TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI...

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1 Copyright © 2014 Zanichelli Editore SpA, Bologna [5753] Questo file è un’estensione online dei corsi di disegno di Sergio Sammarone ORGANIZZAZIONE DEL CANTIERE La complessa macchina che trasforma il progetto di un edificio in ma- nufatto non può funzionare senza un’organizzazione rigorosa. Uo- mini, macchinari e materiali devono trovare in questa struttura un coordinamento razionale per eliminare disfunzioni e tempi morti. Per garantire che il cantiere funzioni bene e in sicurezza, esso deve innanzi tutto essere recintato e chiuso ai non ad- detti ai lavori. Il cantiere può essere aperto solo dopo che ne sia stata autorizzata l’attività; per tutta la durata dei lavori deve restare ben visibile al- l’esterno il cartello con le indi- cazioni relative al cantiere e ai suoi responsabili. Le figure professionali preposte all’attività del cantiere sono le se- guenti: Direttore dei lavori: è incaricato dal committente di controllare che i lavori avanzino in conformità con le indicazioni di progetto e con il capitolato d’appalto. Direttore di cantiere: su incarico della ditta appaltatrice dei lavori, coordina tutta l’attività produttiva, garantendo il rispetto dei tempi e della qualità previsti, nonché delle norme di sicurezza. Assistente di cantiere: dirige le maestranze, provvede alla disponi- bilità di materiali e macchinari, cura i lavori di realizzazione. Contabile: tiene aggiornati i registri di cantiere, realizza computi sui materiali, conteggia i dati relativi alla manodopera. glossario Betonaggio e betoniera: termini derivati da beton, che in francese indica il cemento. •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI Cantiere Cartello che vieta l’ingresso al cantiere ai non addetti ai lavori. Cartello con i dati dei responsabili di cantiere. La strutturazione fisica del cantiere comporta una particolare abi- lità di pianificazione, basata su esperienza di cantiere e su attenta analisi degli elaborati di progetto esecutivo. In aree talora ristrette de- vono trovare posto: macchine di movimento terra; gru; ponteggi; impianto di betonaggio; impianto di carpenteria; impianto idrico; officina; materiali da costruzioni; locali per maestranze (WC, mensa, dormitori); ufficio tecnico. Tutto questo insieme di impianti e materiali deve avere spazi suffi- cienti per spostamenti e lavorazioni, affinché non si verifichino inter- ferenze tra le diverse attività e rischi per la sicurezza dei lavoratori. Betoniera. Macchinari e impianti utilizzati in cantiere.

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1Copyright © 2014 Zanichelli Editore SpA, Bologna [5753]Questo file è un’estensione online dei corsi di disegno di Sergio Sammarone

ORGANIZZAZIONE DEL CANTIERE

La complessa macchina che trasforma il progetto di un edificio in ma-nufatto non può funzionare senza un’organizzazione rigorosa. Uo-mini, macchinari e materiali devono trovare in questa struttura uncoordinamento razionale per eliminare disfunzioni e tempi morti.

Per garantire che il cantierefunzioni bene e in sicurezza,esso deve innanzi tutto essererecintato e chiuso ai non ad-detti ai lavori. Il cantiere puòessere aperto solo dopo che nesia stata autorizzata l’attività;per tutta la durata dei lavorideve restare ben visibile al-l’esterno il cartello con le indi-cazioni relative al cantiere e aisuoi responsabili.

Le figure professionali preposte all’attività del cantiere sono le se-guenti:

• Direttore dei lavori: è incaricato dal committente di controllare chei lavori avanzino in conformità con le indicazioni di progetto e conil capitolato d’appalto.

• Direttore di cantiere: su incarico della ditta appaltatrice dei lavori,coordina tutta l’attività produttiva, garantendo il rispetto dei tempie della qualità previsti, nonché delle norme di sicurezza.

• Assistente di cantiere: dirige le maestranze, provvede alla disponi-bilità di materiali e macchinari, cura i lavori di realizzazione.

• Contabile: tiene aggiornati i registri di cantiere, realizza computisui materiali, conteggia i dati relativi alla manodopera.

glossarioBetonaggio e betoniera: termini derivati da beton, che in franceseindica il cemento.

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TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI

Cantiere

Cartello che vieta l’ingressoal cantiere ai non addetti ai lavori.

Cartello con i dati dei responsabili di cantiere.

La strutturazione fisica del cantiere comporta una particolare abi-lità di pianificazione, basata su esperienza di cantiere e su attentaanalisi degli elaborati di progetto esecutivo. In aree talora ristrette de-vono trovare posto:

• macchine di movimentoterra;

• gru;• ponteggi;• impianto di betonaggio;• impianto di carpenteria;• impianto idrico;• officina;• materiali da costruzioni;• locali per maestranze

(WC, mensa, dormitori);• ufficio tecnico.

Tutto questo insieme di impianti e materiali deve avere spazi suffi-cienti per spostamenti e lavorazioni, affinché non si verifichino inter-ferenze tra le diverse attività e rischi per la sicurezza dei lavoratori.

Betoniera.

Macchinari e impianti utilizzati in cantiere.

CICLO PRODUTTIVO DEL CANTIERE

Con l’avanzamento dei lavori la struttura del cantiere si evolve perconsentire l’avvicendamento di impianti, macchinari e maestranzenecessari alle singole fasi della produzione.

Dopo la recinzione dell’area di cantiere, si eseguono i lavori di sban-camento, cioè lo scavo del terreno su cui sorgeranno le fondazioni. Inquesta fase il cantiere è strutturato esclusivamente in funzione dellemacchine di movimento terra.

Mentre la struttura cresce verso l’alto, nei piani inferiori comincia-no i lavori di muratura.

Ai carpentieri subentrano gradualmente i muratori.

ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

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Lavori di sbancamento.

Per eseguire i lavori di fondazione, il cantiere si deve conformare inmodo da consentire gli spazi necessari per tracciare lo spiccato sulterreno; vengono installati le gru e gli impianti di carpenteria, idrico,di stoccaggio dei materiali e di betonaggio. Oltre ai tecnici del can-tiere, in questa fase hanno un ruolo prevalente i carpentieri.

Lavori di fondazione.

Gradualmente vengono realizzate le strutture verticali del primopiano e quindi le relative strutture orizzontali, salendo piano perpiano. Anche in questa fase è fondamentale il lavoro di carpenteria,per realizzare sia le casseforme sia le armature metalliche.

Preparazione di solai.

Tamponamenti.

Non appena i lavori di muratura lo consentono, cominciano i lavorid’installazione degli impianti: ai muratori si aggiungono elettricisti eidraulici.

Installazione di impianto idraulico.

Per i lavori di finitura compaiono altri specialisti per la posa di pavi-mentazioni, intonaci, infissi, manti di copertura, tinteggiatura.Gradualmente il cantiere viene smantellato per consentire la siste-mazione delle aree a terra (marciapiedi, strade, zone verdi, ecc.).

Stesura di intonaci.

glossarioCarpentiere: è l’operaio specializzato nella preparazione, formaturae congiunzione di elementi della costruzione in legno o in metallo(casseforme, armature, ponteggi, ecc.).

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CANTIERE E PREFABBRICAZIONE

La presenza, parziale o integrale, di strutture prefabbricate si riflet-te sulla struttura e l’organizzazione del cantiere. Un cantiere cheutilizza solo alcune strutture prefabbricate (travi, pannelli) inseritein un organismo prevalentemente tradizionale, può assumere unaconfigurazione molto vicina a quella usuale. Dove però gran partedell’edificio viene realizzata mediante l’adozione integrale di siste-mi di prefabbricazione, il cantiere può assumere una conformazio-ne del tutto diversa.

Elementi caratteristici di una produzione basata su sistemi prefab-bricati sono i seguenti:

1. Prevalenza delle operazioni di montaggio su quelle di lavorazione.2. Necessità di impianti di sollevamento e trasporto di grande portata.3. Disponibilità di notevoli aree di stoccaggio degli elementi.4. Parziale o totale scomparsa di impianti di carpenteria e beto -

naggio.5. Ininfluenza delle condizioni atmosferiche sui tempi di lavorazione.6. Eliminazione quasi totale dei tempi morti (presa e maturazione

dei leganti, ecc.).7. Pianificazione rigorosa dei tempi di approvvigionamento dei mate-

riali.

Come si può notare l’elemento «tempo» gioca un ruolo determi-nante in un cantiere industrializzato. Altro elemento fondamenta-le è la disponibilità di maestranze corrispondenti a figure professio-nali estremamente specializzate. Scompaiono quasi totalmente car-pentieri e muratori, soppiantati da attrezzisti e montatori, a lorovolta molto differenziati in diverse specializzazioni. Spesso è moltoridotto l’apporto lavorativo di piastrellisti, intonacatori e decoratori.

Una tale organizzazione di cantiere consente di contenere i costisolo quando le dimensioni sono notevoli, realizzando le cosiddette«economie di scala». Per questo i sistemi prefabbricati trovano

TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI

glossarioStoccaggio: accumulazione di materiali in magazzino (in inglese stock).

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Montaggio di pilastro prefabbricato.

Montaggio di trave prefabbricata.

Montaggio di blocco prefabbricato.

Montaggio di parete prefabbricata completa di finiture.

I soggetti operanti nel Servizio di prevenzione e protezione dai rischihanno come obblighi quelli sinteticamente riportati di seguito.

� Obblighi del datore di lavoro• Organizza e dirige il Servizio di prevenzione e protezione dai rischi .• Designa il responsabile del servizio e il medico competente.• Elabora un documento sui rischi presenti in azienda, sulle misure

di prevenzione e i dispositivi di sicurezza, nonché il programmadi attuazione delle misure stesse.

• Nel caso di aziende che occupano fino a 10 addetti, può sostituireil suddetto documento con autocertificazione di valutazione dei ri-schi e di adempimento dei relativi obblighi.

• Designa i lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di pre-venzione e di emergenza (incendi, pronto soccorso, evacuazione).

• Permette ai lavoratori, mediante il loro rappresentante per la sicu-rezza, di verificare l’applicazione delle misure di sicurezza e prote-zione.

• Affida ai lavoratori compiti adeguati alle loro capacità e condizionidi salute.

• Dà ai lavoratori i mezzi idonei di protezione dai rischi sul lavoro.• Richiede ai lavoratori l’osservanza degli obblighi in materia di sicu-

rezza e di uso dei mezzi di protezione, sia individuali sia collettivi.• Informa i lavoratori sui rischi connessi alle lavorazioni.• Consulta nei casi previsti il rappresentante dei lavoratori per la si-

curezza.• Adotta le misure necessarie per la prevenzione di incendi e per

l’evacuazione dei locali in caso di pericolo grave e immediato.

� Obblighi dei lavoratoriOgni lavoratore deve prendersi cura della propria sicurezza e salute, e diquelle delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui possano ri-cadere gli effetti delle sue azioni o omissioni. In particolare i lavoratori:

• osservano disposizioni e istruzioni impartite dal datore di lavoro edai preposti ai fini della protezione;

• usano correttamente macchinari, utensili, sostanze pericolose,mezzi e attrezzature di lavoro, nonché i dispositivi di sicurezza;

• segnalano immediatamente al datore di lavoro o al preposto le de-ficienze dei mezzi suddetti o le condizioni di pericolo di cui venga-no a conoscenza;

• non rimuovono o modificano senza autorizzazione i dispositivi disicurezza, di segnalazione o di controllo;

• non compiono di propria iniziativa operazioni o manovre che nonsiano di loro competenza ovvero che possano compromettere la si-curezza propria o di altri lavoratori;

• si sottopongono ai controlli sanitari previsti nei loro confronti;• contribuiscono, insieme con il datore di lavoro, dirigenti e preposti,

all’adempimento di tutti gli obblighi per tutelare la sicurezza e la sa-lute dei lavoratori.

� Formazione dei lavoratoriIl lavoratore ha diritto a ricevere dal datore di lavoro una formazio-ne adeguata in materia di sicurezza e salute, con particolare riferi-mento al proprio posto di lavoro e alle proprie mansioni.

ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

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PREVENZIONE E PROTEZIONE DAI RISCHILa cultura antinfortunistica ha negli ultimi decenni subìto un’acce-lerazione causata da modi di lavorazione a ritmi sempre più spinti,con macchine sempre più veloci e potenti; ma alle spalle di questaattenzione all'antinfortunistica c'è anche una nuova e diffusa sen-sibilità per i problemi della salute.

La legislazione sulla sicurezza nel lavoro, per le necessità di det-tagli e aggiornamento, è talmente vasta da consentire qui solo unrichiamo alle principali norme italiane o europee in materia di pre-venzione e protezione dai rischi.

MISURE GENERALI DI PROTEZIONEIl Decreto Legislativo n. 81 del 2008 ha unificato e armonizzato tuttele leggi in materia di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro,acquisendo così la denominazione di «Testo unico sulla sicurezza».

Esso indica le misure generali che bisogna adottare per la protezionedella salute e per la sicurezza dei lavoratori. In sintesi esse sono:

• previsione ed eliminazione dei rischi;• programmazione della prevenzione, integrando in essa le condi-

zioni tecniche produttive e organizzative dell’azienda;• rispetto dei princìpi ergonomici per rendere il lavoro più funziona-

le e comodo (anche nei metodi di lavoro, eliminando monotonia eripetitività);

• misure di protezione collettiva e individuale, con priorità di quellecollettive;

• misure igieniche e sanitarie sull’ambiente di lavoro per garantireil benessere dei lavoratori;

• misure di emergenza in caso di pronto soccorso, lotta antincendio,evacuazione;

• informazione, addestramento e partecipazione dei lavoratori allequestioni della sicurezza e della salute;

• totale gratuità per il lavoratore delle misure di sicurezza e salute sullavoro.

SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONEDAI RISCHI IN AZIENDALo stesso D.Lgs. 81/08 definisce il Servizio di prevenzione e prote-zione dai rischi come l’insieme di persone, sistemi e mezzi finalizza-ti alla prevenzione e protezione dai rischi nell’azienda; i soggetti in-dividuati al suo interno sono:

• datore di lavoro (la persona fisica o giuridica titolare del rapporto dilavoro e responsabile dell’impresa);

• lavoratore (chiunque svolga un’attività lavorativa nell’ambito del-l’organizzazione del datore di lavoro, indipendentemente dal tipodi rapporto contrattuale);

• responsabile del servizio di prevenzione e protezione (persona, desi-gnata dal datore di lavoro, in possesso di attitudini e capacità adeguate);

• medico competente (specialista in medicina del lavoro, nominatodal datore di lavoro);

• rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (eletto dai lavoratori).

Antinfortunistica e sicurezza

nota beneIn materia di sicurezza gli allievi di istituti di istruzione o di corsidi formazione professionale sono equiparati ai lavoratori.

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glossarioPrevenzione: ogni attività intesa a eliminare le cause di rischio.

Ergonomia: disciplina scientifica che studia le condizioni e l’ambiente dilavoro per adattarli alle capacità e ai limiti psicofisiologici del lavoratore.

Sicurezza del lavoro: condizione lavorativa nella quale è preservata l’integrità psicofisica del lavoratore.

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DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Negli ambienti di lavoro si manovrano utensili e macchine che pos-sono provocare infortuni e malattie professionali.

Per proteggersi da questi rischi è necessario usare indumentiadeguati; in generale si lavora con la tuta, escludendo dall’abbiglia-mento sciarpe, maniche larghe, catenelle, capelli lunghi e sciolti,che impigliandosi in ingranaggi o parti in movimento potrebberocausare incidenti. Ma soprattutto bisogna fare uso dei dispositivi diprotezione individuale (DPI), prescritti per le mansioni lavorative.

Un elenco indicativo, anche se non esauriente, è allegato alD.Lgs. 81/08.

DISPOSITIVI DI SICUREZZA DELLE MACCHINE

Una Direttiva emanata dal Consiglio della Comunità Europea nel1989, meglio nota come Direttiva Macchine, si occupa della sicurez-za delle macchine. Recepita da varie leggi italiane, essa comprende,tra le altre, le seguenti norme.

� Sicurezza e affidabilità dei sistemi di comando

Progettati e realizzati per essere sicuri e affidabili, i sistemi dicomando delle macchine devono resistere alle normali sollecitazio-ni di funzionamento e agli agenti esterni; essi inoltre non devonocausare pericoli in caso di errori nella manovra.

� Avviamento

L’avviamento della macchina deve essere possibile solo con un’azio-ne volontaria sul previsto dispositivo di comando.

� Dispositivo di arresto

Il dispositivo di comando deve consentire l’arresto della macchinain condizioni di sicurezza.

� Arresto di emergenza

Ogni macchina deve es-sere munita di uno o piùdispositivi di arrestod’emergenza, facilmen-te accessibili. Usual-mente il pulsante d’arre-sto d’e mer ge nza è rossoe a forma di fungo (v. fi-gura a lato).

Le macchine, inoltre, devono essere progettate e realizzate per evi-tare rischi dovuti a:

• caduta o lancio di oggetti (con schermi per trucioli, schegge, pezzilavorati);

• elementi mobili (con dispositivi di protezione dei cinematismi);• energia elettrica (con dispositivi vari, quali salvavita, messa a terra,

ecc.);• elettricità statica (con

dispositivi di scarica);• errori di montaggio

(con indicazioni scrit-te o disegnate sullamacchina);

• rumore (con dispositi-vi di insonorizzazione,ecc.);

• radiazioni (con scher-mi protettivi);

• emissione di polveri egas (con dispositivi diaspirazione).

Le macchine progettate erealizzate in conformitàalla Direttiva Macchineportano impresso (e benvisibile) il marchio CE,riprodotto qui a fianco.

TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI

PROTEZIONE DI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

• Caschi di protezione per l’ industria (caschiper miniere, cantieri, industrie varie)

• Copricapo leggero per la protezione del cuoiocapelluto (berretti, cuffie con o senza visiera)

• Copricapo leggero di protezione (cuffie, cappelliin tessuto, tela cerata, ecc.)

Testa

Udito • Palline e tappi per le orecchie• Caschi con apparato auricolare• Cuffie (con eventuale attacco per ricezione

a bassa frequenza)• Cuscinetti adattabili ai caschi di protezione

per l’ industria

Occhi e viso • Occhiali (a stanghetta, a maschera)• Occhiali di protezione da raggi (laser, raggi X,

ultravioletti, ecc.)• Schermi facciali• Maschere e schermi per saldatura ad arco

(a mano, a cuffia o adattabili ai caschi protettivi)

Vie respiratorie • Maschere e apparecchi antipolvere, antigas, ecc.• Apparecchi isolanti a presa d aria

Mani e braccia • Guanti contro le aggressioni meccaniche• Guanti contro le aggressioni chimiche• Guanti contro le aggressioni elettriche• Guanti contro le aggressioni termiche

Piedi e corpo • Scarpe, scarponi e stivali di sicurezza• Grembiuli di cuoio• Pannelli protettivi• Cinture di sicurezza

Casco, scarpe di sicurezza, occhiali e guanti sono alcuni DPI molto frequenti.

glossarioInfortunio: evento traumatico accidentale che compromette l’integrità fisica del lavoratore.

Malattia professionale: malattia causata dall’ambiente o dalle condizioni di lavoro.

Dispositivo di protezione individuale: qualsiasi attrezzatura, da indossareo tenere, messa a disposizione del lavoratore per proteggerlo da rischi.

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interruttore a chiave

spia bianca (impianto sotto tensione)

fusibile

pulsante di emergenzapulsante di arresto

pulsante di avvio

Schermo protettivo montato su un tornio.

Marchio di conformitàdella macchina allenorme della ComunitàEuropea

SICUREZZA DEI LUOGHI DI LAVORO

Il D.Lgs. 81/08 illustra le caratteristiche dei luoghi di lavoro.

In generale gli ambienti di lavoro devono essere:

• costruiti e mantenuti in buono stato di stabilità, conservazione efunzionalità;

• dotati di spazio, arredi e attrezzature idonei per svolgere attività la-vorative in condizioni confortevoli e sicure;

• ben difesi dagli eventi atmosferici e provvisti di un sufficiente iso-lamento termico;

• ben aerati, garantendo ai lavoratori aria salubre in quantità suffi-ciente;

• provvisti di superfici dei pavimenti, pareti e soffitti tali da agevola-re pulizia e igiene;

• ben illuminati da luce naturale e artificiale, in quantità adeguata altipo di lavorazione;

• tenuti a temperatura adeguata all’organismo uma no, tenendo con-to di mansioni e sforzi lavorativi.

PREVENZIONE E PROTEZIONE DAGLI INCENDI

Dal D.Lgs. 81/08 e dal D.M. del 10 marzo 1998 sono dettate lenorme per la prevenzione e la lotta agli incendi.

In generale gli edifici devono essere:

• realizzati con strutture e materiali resistenti al fuoco;• provvisti di sufficienti vie di fuga, scale esterne di sicurezza, porte

tagliafuoco;• dotati di impianti antincendio (bocche d’acqua con manichette) e di

segnalazione o allarme (rivelatori di fumo, suonerie di allarme,ecc.);

• forniti di dispositivi antincendio mobili (estintori) e di protezionedal fuoco.

In particolare:

• le vie di fuga devono essere ampie e libere;• le uscite devono avere porte di facile apertura (con maniglioni an-

tipanico), ben segnalate da cartelli;• in luoghi opportuni devono essere installati armadietti di pronto

impiego antincendio, contenenti coperta antifiamma, mascheraantigas, casco e tuta di protezione, ascia, ecc.);

• gli estintori devono essere distribuiti in quantità e luoghi adegua-ti, facilmente raggiungibili e ben segnalati;

• cartelli appositi devono segnalare materiali infiammabili;• il personale deve essere addestrato all’uso corretto dei dispositivi

antincendio (attivazione di un estintore o di un idrante, tipologie difuoco e mezzo adeguato al l’estinzione della fiamma, ecc.);

• un piano di evacuazione deve essere predisposto per l’allontana-mento ordinato dalle zone di pericolo;

• nelle scuole il piano di evacuazione deve essere portato a conoscen-za di tutto il personale e degli studenti, con le modalità di dirama-zione dell’allarme, l’assegnazione dei compiti specifici, e deve esse-re simulato in apposite esercitazioni.

ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

ATTIVITÀ

Transito

AMBIENTI

Corridoi, scale

ILLUMINAMENTO

70 ÷ 100 lux

Lavori ordinariMagazzini,officine 100 ÷ 200 lux

Lettura, scrittura Uffici 200 ÷ 400 lux

Studio Scuole 300 ÷ 500 lux

Lavori di precisione,disegno

Laboratori,uffici tecnici ≥ 500 lux

Valori di illuminamento consigliati per ambienti esterni.

In particolare:

• i passaggi, destinati al transito di persone o veicoli, devono:– avere pavimenti privi di buche o dislivelli pericolosi; – essere privi di ostacoli che, se non possono essere rimossi,

devono comunque essere ben segnalati;• le aperture nel suolo, nei pavimenti o nelle pareti devono essere

provviste di protezioni da rischi di caduta, con parapetti, barriere,ecc.;

• i servizi igienici (gabinetti e lavabi) devono essere dislocati in pros-simità del luogo di lavoro, in quantità sufficiente e in condizioniconfortevoli;

• gli ambienti in cui si faccia uso di sostanze nocive (vernici, colle,prodotti chimici, ecc.) o si eseguano lavorazioni con rilascio di gaso polveri (saldatura, taglio e levigatura del legno, ecc.) devono esse-re dotati di appositi impianti di aspirazione e filtraggio;

• i sistemi di sollevamento, le funi e le catene devono essere omolo-gati e sottoposti a controlli periodici;

• gli impianti elettrici devono essere progettati e realizzati secondo lenorme di legge, con relativa certificazione di conformità;

• le apparecchiature elettriche devono essere provviste di certifica-zione di rispondenza alle norme, garantita da un’etichetta con mar-chio; in Italia la garanzia è fornita dal marchio IMQ.

glossarioIl marchio IMQ è rilasciato dall’Istituto del Marchio di Qualità,l’ente preposto alla certificazione dei prodotti elettrici.

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CLASSE

A

COMBUSTIBILE

Solidi (legno,carta, plastica)

MEZZO DI ESTINZIONE

Acqua, polvere,schiuma

B Liquidi (petrolio,benzina)

Schiuma, polvere,CO2

CGas (metano,propano, ecc.)

Schiuma, polvere,CO2

DMetalli(magnesio, ecc.)

Schiuma, polvere,sabbia,CO2

E Impianti elettrici Polvere, CO2

Mezzi di estinzione adeguati alla classe di fuoco e al tipo di combustibile.

PRIMO SOCCORSO

Negli ambienti di lavoro devono es-sere installati armadietti (ben se-gnalati) contenenti materiale sani-tario di primo soccorso.

I lavoratori devono essere infor-mati sulle procedure di pronto soc-corso. In caso di infortunio le curesanitarie devono essere prestate so-lo da personale autorizzato.

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SEGNALETICA DI SICUREZZA

L’importanza della segnaletica nel sistema di prevenzione e prote-zione nei luoghi di lavoro è evidente; essa deve avere una immedia-tezza e una chiarezza di comunica zione che può essere garantitasolo dalla più precisa unificazione delle sue carat teristiche.

Le norme italiane in materia di segnaletica di sicurezza (il D.Lgs.81/08 e le nome UNI) hanno recepito Direttive del Consiglio dellaComunità Europea.

La segnaletica di sicurezza distingue diversi tipi di segnali, carat-terizzati da forma e colori particolari, ai quali corrispondono preci-si messaggi o istruzioni.

TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI

AVVERTIMENTO

Forma: triangolare.Colori: nero su fondogiallo con bordonero.

DIVIETO

Forma: cerchio.Colori: nero su fondobianco con bordo ebanda rossi.

PRESCRIZIONE

Forma: cerchio.Colori: bianco sufondo azzurro.

ATTREZZATUREANTINCENDIO

Forma: quadrato.Colori: bianco sufondo rosso.

Pericolo generico Tensione elettricapericolosa

Carrelli di movimentazione Attenzioneai carichi sospesi

Sostanze nocive o irritanti Sostanze velenose

Materiale infiammabile Dispersore di terra Materiali corrosivi Pericolocavi ad alta tensione

Materiali radioattivi Materiali esplosivi

Vietato l’ ingressoai non addetti

Vietato il transitoai pedoni

Non passaresotto i carichi sospesi

Non rimuoverei dispositivi di sicurezza

Vietato l’usodi fiamme libere

Vietato spegnerecon acqua

Casco di protezione Protezione dell’udito Protezione degli occhi Protezione delle vierespiratorie

Schermo di protezione Guanti di protezione

Calzature di sicurezza Indumenti protettivi Cintura di sicurezza Assicurarsi che protezionie sicurezze siano a posto

Controllare periodicamentefuni e catene

Uscita di sicurezza Uscita di sicurezza

Carrelli a passo d’uomo

per disabiliScala di sicurezza Cassetta pronto soccorso Direzione pronto soccorso Doccia di emergenza

Estintore Idrante Lancia antincendio Allarme antincendio Telefono anticendio Direzione da seguire(in aggiunta ai precedenti)

SALVATAGGIO

Forma: quadrato orettangolo.Colori: bianco sufondo verde.

SICUREZZA IN CANTIERE

L’integrazione europea, volta a favorire la libera circolazione di mer-ci e persone nell’ambito dei paesi della Comunità, ha sviluppato unapolitica di intervento per l’omogeneizzazione e la regolamentazionedi comportamenti e attività produttive. In particolare le direttive co-munitarie in materia di sicurezza e prevenzione si sono soffermatesui settori più arretrati sotto il profilo tecnologico e organizzativo. Traquesti, principalmente in Italia, figura sicuramente il settore dellecostruzioni.

Le statistiche europee registrano nel settore edile una frequenzadi infortuni doppia rispetto a quella media degli altri settori, infortu-ni gravi di frequenza tripla rispetto alla media e infortuni mortali pa-ri a un terzo del totale. L’attività di cantiere presenta vari fattori di ri-schio per la salute e l’integrità fisica del lavoratore; essi sono partico-larmente notevoli anche per le condizioni ambientali in cui normal-mente si svolge il lavoro: in luoghi generalmente disagiati, all’ariaaperta e quindi esposti alle intemperie.

Per intervenire su questi fattori di rischio la Comunità Europea,oltre alle direttive in precedenza illustrate, è intervenuta sia sull’in-quadramento della situazione attuale dei rischi sia sulla definizionedi norme per la prevenzione e la sicurezza nei cantieri.

• Elettricità. Macchinari elettrici, usati all’aperto e in condizioni tal-volta precarie, possono comportare pericoli di folgorazione; l’uso diDPI (guanti e scarpe isolanti) e grande cautela nelle lavorazioni so-no d’obbligo.

• Radiazioni. Diverse lavorazioni (saldatura, uso di apparecchiaturedi controllo su impianti e strutture) espongono a radiazioni ioniz-zanti o di altro tipo (laser, ultravioletti o infrarossi); l’uso di attrez-zature qualificate e di DPI adeguati (schermi, occhiali e tute) sonoassolutamente d’obbligo.

• Rumori. Le lavorazioni di cantiere sono spesso rumorose e posso-no comportare danni fisici e psichici, soprattutto su chi opera sul-la fonte di rumore. Anche in questo caso sono previsti DPI ade-guati (cuffie, caschi, tappi per le orecchie).

• Sostanze chimiche. La loro azione nociva può verificarsi sia percontatto sia per inalazione. L’impiego di DPI adeguati (maschere,guanti, occhiali) e il rigoroso rispetto delle istruzioni d’uso sonoindispensabili in questi casi.

• Polveri e fibre. Lavorazioni che liberano polveri o fibre sono moltofrequenti in cantiere; i rischi conseguenti al contatto e all’inalazio-ne vanno prevenuti con l’adozione di DPI (maschere, tute, occhia-li) e di altri dispositivi (schermi, filtri, aspiratori).

• Sostanze liquide o fluide. Getti o schizzi di liquidi o fluidi possonocolpire e nuocere al lavoratore; anche in questo caso è previsto l’usodi DPI (occhiali, caschi, tute) e particolare cautela nelle lavorazioni.

A tutti questi rischi specifici c’è da aggiungere quello più comples-sivo dell’ambiente e dell’organizzazione di lavoro nel cantiere; unascarsa cura nella razionale strutturazione del cantiere e un modo ap-prossimativo e improvvisato di operare sono i principali rischi nelsettore delle costruzioni.

Per questo le norme europee e italiane sulla sicurezza delle lavora-zioni nei cantieri si sono sempre più indirizzate verso la pianifica-zione della sicurezza in senso complessivo.

NORMATIVA SULLA SICUREZZA IN CANTIERELa sicurezza e la salute nel settore delle costruzioni sono problemida considerare in tutto il percorso produttivo, dalla progettazione, aicollaudi finali, e perfino ai problemi di manutenzione dell’edificio odi smaltimento di rifiuti e demolizioni.

Le scelte del progettista (nella scelta di materiali o tecnologie, nel-la scelta del luogo, nelle caratteristiche formali e dimensionali dellestrutture) hanno già una notevole influenza su eventuali rischi da la-vorazione.

Questa considerazione ha indotto la Comunità Europea a emana-re Direttive, in seguito recepite dalle leggi nazionali.

La Direttiva CEE 57/92, relativa alla sicurezza e al l’igiene del lavo-ro nei cantieri temporanei e mobili, poi recepita in Italia dal D.Lgs.81/08, estende la pianificazione della sicurezza all’intero ciclo pro-duttivo, inserendo in esso due nuove figure, con ruolo strategico nel-la prevenzione dei rischi: il coordinatore della sicurezza in fase diprogetto e il coordinatore della sicurezza in fase esecutiva.

I coordinatori della sicurezza hanno un ruolo significativo nei rap-porti con gli altri protagonisti del processo produttivo: committente,progettista, direttore dei lavori e impresa. In materia di sicurezza an-che queste figure hanno ruolo e responsabilità. Vediamo sintetica-mente quali.

• Il committente. Designa il progettista, il responsabile della sicurez-za in fase di progetto e in fase esecutiva, incarica il direttore dei lavo-ri. Controlla che la documentazione di progetto includa il piano del-la sicurezza, trasmettendo quindi gli elaborati alle autorità competen-ti. Affida all’impresa l’appalto di esecuzione delle opere, redigendoun contratto che precisi anche le garanzie di sicurezza sul lavoro.

ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

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FATTORI DI RISCHIO

Tra i più frequenti fattori di rischio nelle lavorazioni di cantiere figu-rano quelli elencati di seguito.

• Caduta dall’alto di persone. Lo sviluppo verticale delle costruzioniimpone spesso l’uso di ponteggi e scale; in questi casi è previstal’adozione di dispositivi di protezione collettiva (come parapetti,gabbie) e individuale (cintura di sicurezza).

• Caduta dall’alto di cose. Usando, ad altezze talora notevoli, materia-li e strumenti, è necessario prevenire gli infortuni per caduta di og-getti mediante passerelle, piattaforme, schermi inclinati e reti pro-tettive sui ponteggi, imbracature e funi di sicurezza per macchina-ri di notevoli dimensioni.

• Urti e schiacciamenti. Movimenti di macchinari e persone posso-no provocare infortuni da prevenire con dispositivi di protezione in-dividuale (DPI) adeguati alla lavorazione in atto e con un’attenta or-ganizzazione dell’ambiente di lavoro.

• Tagli e abrasioni. L’uso di materiali e macchinari taglienti deve esse-re accompagnato dall’impiego di DPI (guanti, casco, occhiali, ecc.).

• Vibrazioni. Strumenti ad aria compressa, macchinari per il costipa-mento del calcestruzzo e numerose altre macchine trasmettono al-l’organismo del lavoratore vibrazioni che possono indurre disturbio malattie; l’adozione di macchinari qualificati e l’accorta turnazio-ne del lavoro possono attenuare gli effetti di questo rischio.

Fonte: INAIL, 2007.

INFORTUNI IN EDILIZIA

PARTI DEL CORPO PERMANENTI MORTALI

Testa e collo 23% 57%

Braccia e mani 5% 1%

Tronco e bacino 11% 25%

Gambe e piedi 30% 3%

Più parti 1% 14%

Totali 100% 100%

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• Il progettista. Nell’adozione di materiali e prodotti, tecniche co-struttive, scelte tipologiche e formali, inserisce nel progetto aspet-ti determinanti per la sicurezza.

• Il direttore dei lavori. Dovendo vigilare sull’esecuzione dell’ope-ra da parte dell’impresa in conformità con le specifiche del pro-getto, il direttore dei lavori deve adoperarsi per una qualità delprodotto nel rispetto delle condizioni di sicurezza previste dallalegge e dal contratto.

• L’impresa. Oltre agli impegni contrattuali legati all’appalto deilavori, l’impresa ha obblighi e responsabilità dirette sull’applica-zione delle norme di prevenzione e sicurezza nelle lavorazioni. Idatori di lavoro, durante l'esecuzione dell'opera, osservano le mi-sure generali di tutela di cui al D.Lgs. 81/08 (v. pagine preceden-ti) e curano, in particolare:

– il mantenimento del cantiere in condizioni ordinate e disoddisfacente salubrità;

– la scelta dell’ubicazione di posti di lavoro tenendo conto del-le condizioni di accesso o di circolazione;

– le condizioni di movimentazione dei vari materiali;– la manutenzione, i controlli (iniziali e periodici) degli impian-

ti e dei dispositivi in funzione della sicurezza;– la delimitazione e l’allestimento delle zone di stoccaggio e di

deposito dei materiali, in particolare per le materie pericolose;– lo stoccaggio e la corretta evacuazione di detriti e macerie;– le condizioni di rimozione dei materiali pericolosi;– l’adeguamento, secondo l'evoluzione del cantiere, della du-

rata effettiva da attribuire ai vari tipi di lavoro o fasi di lavoro;– le interazioni con altre attività all’interno o in prossimità del

cantiere.

Nell’ambito della rete di relazioni, talvolta conflittuali, che si crea-no tra questi diversi protagonisti del ciclo produttivo, i coordinato-ri per la sicurezza hanno i seguenti compiti.

• Il coordinatore della sicurezza in fase di progetto. Collaborandocon il progettista, elabora il Piano di sicurezza e coordinamentoper il cantiere; appronta il Fascicolo per la manutenzione in sicurez-za dell’opera, contenente elementi utili per la sicurezza e la salu-te nelle lavorazioni. Per nuovi prodotti o tecniche di lavorazionepreviste dal progetto egli elabora indicazioni sulla formazioneadeguata degli addetti.

• Il coordinatore della sicurezza in fase esecutiva. Coordina l’at-tuazione delle disposizioni contenute nel piano di sicurezza eadegua il piano della sicurezza all’evoluzione dei lavori. Inoltre fa-vorisce l’informazione tra tutti i soggetti operanti. In caso di gra-vi inosservanze delle norme di sicurezza propone al commiten-te la sospensione dei lavori, l’allontanamento dell’impresa o larisoluzione del contratto. In caso di pericolo grave e imminentesospende le singole lavorazioni fino alla comunicazione scrittadegli adeguamenti effettuati dall’impresa.

� Piano di sicurezza e coordimento (PSC)

Il piano è costituito da:

• una relazione tecnica;• prescrizioni operative correlate alla complessità dell’opera da rea-

lizzare e alle eventuali fasi critiche del processo di costruzione.

Il piano contiene:

• l'individuazione, l’analisi e la valutazione dei rischi;• le procedure esecutive, gli apprestamenti e le attrezzature per ga-

rantire la prevenzione degli infortuni e la tutela della salute dei la-voratori;

• la stima dei relativi costi;• le misure di prevenzione dei rischi risultanti dalla eventuale pre-

senza simultanea di varie imprese, prevedendo l’utilizzazione diimpianti comuni (infrastrutture, mezzi logistici e di protezione col-lettiva).

� Piano operativo di sicurezza (POS)

Il POS è redatto a cura di ciascun datore di lavoro delle imprese ese-cutrici, in riferimento al singolo cantiere interessato; esso contiene al-meno i seguenti elementi:

• dati identificativi dell’impresa esecutrice, che comprendono: no-minativo, indirizzi e recapiti, specifica attività e lavorazioni svoltein cantiere, nominativi degli addetti alla gestione delle emergenzein cantiere (pronto soccorso, antincendio, ecc.), del rappresentan-te dei lavoratori per la sicurezza, nominativo del medico compe-tente, del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, deldirettore tecnico di cantiere e del capocantiere, numero e relativequalifiche dei lavoratori dipendenti dell’impresa esecutrice e deilavoratori autonomi operanti in cantiere per conto dell’impresa;

• specifiche mansioni, inerenti la sicurezza, svolte in cantiere da ognifigura nominata allo scopo dall’impresa esecutrice;

• la descrizione dell’attività di cantiere, delle modalità organizzativee dei turni di lavoro;

• l’elenco dei ponteggi, delle macchine e degli impianti utilizzati nelcantiere;

• l’elenco delle sostanze e dei preparati pericolosi utilizzati nel can-tiere con le relative schede di sicurezza;

• l’esito del rapporto di valutazione del rumore;• l’individuazione delle misure preventive e protettive, integrative ri-

spetto a quelle contenute nel PSC, adottate in relazione ai rischiconnessi alle proprie lavorazioni in cantiere;

• le procedure complementari e di dettaglio, richieste dal PSC;• l’elenco dei dispositivi di protezione individuale forniti ai lavorato-

ri occupati in cantiere;• la documentazione in merito all’informazione e alla formazione

fornite ai lavoratori occupati in cantiere.

TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI

ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

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EVOLUZIONE DEL CONTROLLODI QUALITÀDa oltre tre secoli l’industrializzazione ha ri-voluzionato la vita planetaria, introducendoprepotentemente nuovi modi di produzione,consumi di massa e dinamiche internazio-nali del mercato che hanno modificato alleradici le società, le economie, le culture. Ilvalore che il prodotto possiede non è più le-gato al suo uso ma al suo consumo; quindi ilprodotto (merce o servizio) non deve soddi-sfare solo le esigenze di funzionalità, ma an-che quelle di indurre una più ampia soddi-sfazione da parte del consumatore (assisten-za, valore estetico, ecc.), tale da invogliare ul-teriori consumi verso prodotti dello stessofornitore (la cosiddetta fidelizzazione).

Il legame che il prodotto instaura tra forni-tore e utente si è pertanto gradualmente este-so ad aspetti non solo espliciti (il prodottofunziona?) ma anche impliciti: il prodotto èdurevole, affidabile, sicuro? Al termine delsuo ciclo vitale il prodotto può essere facil-mente smaltito? Quale impatto ha la sua pro-duzione sull’ambiente? L’assistenza è buo-na? L’azienda fornitrice è solida e quindi of-fre garanzie di rapporti futuri?

Le esigenze poste dal consumatore e dallasocietà hanno gradualmente imposto alleimprese fornitrici controlli sempre più ampie approfonditi. Le metodologie sul controlloproduttivo negli ultimi ottant’anni si sonoevolute ed estese: dal collaudo del singoloprodotto alla attestazione di qualità del siste-ma produttivo aziendale.

La mondializzazione dei mercati sta por-tando verso la qualificazione di interi siste-mi produttivi; campagne e leggi per la quali-tà si stanno moltiplicando. Gli Enti di nor-mazione, internazionali, europei e italiani(dalla fine degli anni Ottanta), definisconoconcetti e norme sul Sistema di qualità. LaComunità Europea esprime una politica co-munitaria per rafforzare la capacità di nor-mazione e l’armonizzazione legislativa degli

Sistema qualitàstati membri in merito alla sicurezza e allaqualità dei prodotti; per la libera circolazionedi merci e servizi la Comunità sta eliminan-do sia le barriere fisiche e fiscali (dogane) siaquelle tecniche (norme e regolamenti nazio-nali tra loro contrastanti).

A seguito di questa tendenza generale il te-ma della qualità si sta imponendo in qualsia-si campo e dimensione aziendale: dalle gran-di industrie alla piccola impresa, dal settoreindustriale a quello commerciale o turistico,fino a quello dell’edilizia (tradizionalmenterestio a una dinamica dimensione d’impre-sa). Anche le leggi italiane recepiscono nor-me e indirizzi europei in merito alla qualifi-cazione dei sistemi produttivi aziendali.

LA NORMAZIONECosì è definita la Normazione dalla ISO (In-ternational Standardization Organization):«attività svolta per stabilire, relativamente aproblemi effettivi o potenziali, disposizioniper gli usi comuni e ripetitivi, miranti a otte-nere l’ordine migliore in un determinatocontesto».

Dalla definizione si capisce che la norma-zione è passata da una dimensione di stan-dardizzazione del prodotto a quella più am-pia di attività volta a definire uso e prestazio-ni del prodotto, caratteristiche dei processiproduttivi, relazioni con la società umana econ l’ambiente. La normazione ha quindi ac-quistato un ruolo centrale tra la produzionee la commercializzazione.

2000CAMPAGNE NAZIONALI PER LA QUALITÀ NAZIONI

1990

1980

1970

1960

1950

1940

1930

1920

SISTEMI DINAMICI DI QUALITÀ GESTIONE AZIENDALE

GARANZIA DI QUALITÀ ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

CONTROLLO TOTALE DI QUALITÀ TUTTE LE FUNZIONI

AFFIDABILITÀ - MANUTENIBILITÀ PROGETTAZIONE

CONTROLLO STATISTICO DI QUALITÀ PRODUZIONE DI SERIE

CONTROLLO DELLA PRODUZIONE PRODUZIONE

ISPEZIONE COLLAUDO FINALE

METODOLOGIE PER LA QUALITÀ AREE INTERESSATE

COMMERCIALIZZAZIONE

NORMAZIONE

Certificazione

Qualità

PRODUZIONE

Responsabilità legaleda prodotto

Affidabilità

Soggetti di questa attività sono gli Enti dinormazione, che operano a diversi livelli (in-ternazionali, comunitari o nazionali); i prin-cipali sono:

• in ambito internazionale l’ISO (Internatio-nal Standardization Organization) e l’IEC(International Electro technical Commission);

• in ambito europeo il CEN (Comitato Eu-ropeo Normazione) e il CENELEC (Comi-tato Europeo Normazione Elettrica);

• in ambito italiano l’UNI (ente per l’UNifi-cazione Italiana) e il CEI (Comitato Elet-trotecnico Italiano).

ENTI DI NORMAZIONE AI VARI LIVELLI

Tutti i settori Livello Settore elettrico

ISO Internazionale IEC

CEN Europeo CENELEC

UNI Italiano CEI

UNI EN ISO

EN ISO

UNI ISO

ISO

UNI EN

EN

UNI

Norma internazionale elaboratadall’ ISO, adottata dal CEN e diconseguenza recepita obbligato-riamente dall’ Italia

Norma pubblicata dal CEN e iden-tica a una norma ISO

Norma elaborata dall’ ISO e adot-tata in Italia

Norma internazionale elaboratadall’ ISO

Norma europea elaborata dal CEN

Norma recepita (obbligatoriamente)a livello italiano dalla corrisponden-te norma europea EN

Norma nazionale italiana elaboratadall’UNI

approfondimentiStoria della normazione(8 pagine)

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I campi della normazione sono:

• unificazione di base (terminologie, simbo-logie, unità di misura, norme sul disegno);

• metodi generali;• metodi specifici;• macchine;• prodotti;• materiali e parti.

Molteplici sono oggi i tipi di norme con cui sipuò avere a che fare in Italia; questi sono iloro significati:

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IL SISTEMA DI QUALITÀLe prime norme espresse dalla ISO nel 1987 sono state riprese a livel-lo europeo dal CEN e successivamente dalla UNI. Queste norme – leUNI-EN ISO 9000 – hanno dato un quadro di riferimenti e defini-zioni della qualificazione produttiva .

� Qualità

È l’insieme delle proprietà e delle caratteristiche di un prodotto o diun servizio che gli conferiscono la capacità di soddisfare esigenzeespresse o implicite.

In questa definizione appare chiaro che la qualità è misurata dallasoddisfazione del cliente (customer satisfaction), non solo per le esi-genze esplicite (idoneità all’uso) ma anche per quelle implicite (curaestetica, sicurezza, assistenza, ecc.). È anche da notare che il termine«qualità» in questa definizione non esprime, come oggi spesso acca-de, un livello di eccellenza assoluta o relativa.

� Sistema di gestione della qualità

Consiste in tutta la struttura organizzativa, le responsabilità, le proce-dure e le risorse messe in atto per la conduzione aziendale della qua-lità. Il Sistema di gestione della qualità deve far percepire al clienteuna qualità costante, puntuale e rassicurante.

� Politica della qualità

È l’insieme degli obiettivi e degli indi-rizzi generali di una azienda per quan-to riguarda la qualità, espressi in modoformale dalla Direzione.

� Controllo della qualità

È l’insieme delle tecniche e delle attivi-tà, di carattere operativo, impiegate persoddisfare i requisiti di qualità.

� Assicurazione della qualità

È l’insieme delle azioni pianificate e si-stematiche necessarie a dare adeguata fi-ducia che un prodotto o un servizio sod-disfino determinati requisiti di qualità.

� Miglioramento continuo

Attività ricorrente mirata ad accrescere la capacità di soddisfare i requi-siti per la qualità. Essa è la metodologia fondamentale del Sistema digestione per la qualità e si conforma al ciclo PDCA (acronimo di Plan,

Do, Check, Act). Secondo questo ciclo la Di-rezione di un'organizzazione deve definire lapolitica della qualità e predisporne la pianifi-cazione (Plan ); governando risorse umane estrumentali guida la realizzazione (Do ) delprodotto o servizio. Ogni processo deve poiessere soggetto a controlli e analisi statistiche(Check ), dalle quali derivano azioni migliora-tive (Act ) dalle quali riparte il ciclo.

IL SISTEMA QUALITÀ SECONDO LE NORMELe norme UNI-EN ISO 9000 descrivono accuratamente le regolesulla esecuzione dell’opera, sulla gestione aziendale e sulla rispon-denza del prodotto alle esigenze del committente. Nel loro com-plesso queste norme delineano i requisiti del sistema di qualitàaziendale.

La dettagliata descrizione del sistema qualità nella normativaoffre però indicazioni generali, valide per tutti i tipi di aziende, da

adattare al singolo settore e soprattutto alla realtà della singolaimpresa.

Le norme UNI-EN ISO 9000 costituiscono un gruppo formato da:

• UNI-EN ISO 9000, che fornisce i princìpi e i concetti fondamenta-li di sistemi di gestione per la qualità, oltre alla terminologia e alledefinizioni.

• UNI-EN ISO 9001, che specifica i requisiti di un modello di siste-ma di gestione per la qualità valido per tutte le organizzazioni, in-dipendentemente dal tipo e dimensione delle stesse e dai prodottiforniti. Essa può essere utilizzata per uso interno, per scopi con-trattuali e di certificazione.

• UNI-EN ISO 9004, che contiene le linee guida per il miglioramen-to progressivo dell’azienda attraverso la soddisfazione dei clienti edelle altre parti interessate (dipendenti, collettività, soci dell'orga-nizzazione, fornitori).

� Principi di gestione per la qualità

La norma UNI-EN ISO 9000 definisce i cardini di una gestione per laqualità aziendale. Essa identifica gli otto princìpi di gestione per laqualità che possono essere utilizzati dalla Direzione per guidare l’or-ganizzazione verso il miglioramento delle prestazioni.1.Orientamento al cliente

Le organizzazioni dipendono dai propri clienti e dovrebbero pertantocapire le loro esigenze presenti e future, soddisfare i loro requisiti e mira-re a superare le loro stesse aspettative.

2.Guida della DirezioneI capi stabiliscono unità di intenti e di indirizzo dell’organizzazione.Essi dovrebbero creare e mantenere un ambiente interno che coinvolgapienamente il personale nel perseguimento degli obiettivi dell’organizza-zione.

3.Coinvolgimento del personaleLe persone, a tutti i livelli, costituiscono l’essenza dell’organizzazione eil loro pieno coinvolgimento permette di porre le loro capacità al serviziodell’organizzazione.

4.Approccio per processi Un risultato desiderato si ottiene con maggiore efficienza quando le re-lative attività e risorse sono gestite come un processo.

5.Approccio sistemico alla gestioneIdentificare, capire e gestire (come fossero un sistema) processi tra lorocorrelati contribuisce all’efficacia e all’efficienza dell’organizzazione nelconseguire i propri obiettivi.

6.Miglioramento continuoIl miglioramento continuo delle prestazioni complessive dovrebbe esse-re un obiettivo permanente dell’organizzazione.

7.Decisioni basate su dati di fattoLe decisioni efficaci si basano sull’analisi di dati e di informazioni.

8.Rapporti di reciproco beneficio con i fornitori Un’organizzazione e i suoi fornitori sono interdipendenti; un rapportodi reciproco beneficio migliora, per entrambi, la capacità di creare valore.

Questi otto princìpi di gestione per la qualità costituiscono la baseper le norme sui sistemi di gestione per la qualità nell'ambito della fa-miglia ISO 9000.

L’intero impianto normativo promuove un approccio per processi,che permette di mantenere in continuità un controllo sui legami trai singoli processi, sulle loro connessioni e interazioni.

Il processo è definito come un insieme di attività correlate o intera-genti che trasformano elementi in entrata in elementi in uscita.

TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI

À

À

À

À

PLAN

DO

ACT

CHECK

ENTRATA

PROCESSO

USCITA

Tutti i processi possono essere compresi in quattro maxiprocessi:

• responsabilità della Direzione;• gestione delle risorse;• realizzazione del prodotto;• misurazione, analisi e miglioramento.

Il legame tra i quattro maxipocessi è illustrato nello schema seguente.

ri, tra azienda e cliente. Attraverso il manuale della qualità si forni-sce al cliente una presentazione dell’esistenza del sistema qualità inazienda; quindi esso è pubblico e verificabile, attraverso eventualisopralluoghi del cliente, nella sua rispondenza al modo di operaredell’impresa. Nel manuale della qualità risiede pertanto una fonda-mentale assicurazione della qualità verso l’esterno.

� Procedure

Il manuale della qualità deve elencare le procedure che descrivanoin modo dettagliato le modalità operative per ogni attività del pro-cesso produttivo. Le procedure non sono pubbliche (come è invecerichiesto per il manuale di qualità) e devono essere costantementeaggiornate. Anche se nella stesura materiale le procedure hanno unsapore burocratico, esse hanno un ruolo determinante per garanti-re uno standard di prestazioni funzionali al sistema qualità.Attraverso le procedure si realizza:

• una descrizione scritta e dettagliata delle istruzioni di lavoro;• una sequenza controllabile delle fasi lavorative;• una diffusione delle informazioni e una distribuzione delle man-

sioni in caso di avvicendamento del personale;• una registrazione delle fasi di lavoro e di ogni responsabile coinvolto.

� Il piano della qualità

Nella norma UNI-EN ISO 9001 è anche previsto il cosiddetto pianodella qualità, un documento che specifica i processi del sistema digestione per la qualità (compresi i processi di realizzazione del pro-dotto) e le risorse da associare a uno specifico prodotto, progetto ocontratto.

Il piano della qualità può essere uno strumento per garantire unapianificazione chiara ed efficace quando vi sia un nuovo prodotto,un nuovo processo oppure particolari specifiche da parte del cliente.

CERTIFICAZIONE DELLA QUALITÀ� La certificazione

La garanzia che un’azienda operi attraverso un sistema qualità puòessere particolarmente forte attraverso un accertamento da unaparte terza (rispetto ad azienda e cliente): la certificazione della qua-lità. È infatti previsto che organismi indipendenti accertino l’esi-stenza di un sistema qualità aziendale e che esso sia conforme allenorme UNI-EN ISO 9000. Gli organismi di certificazione devonogarantire al massimo la necessaria competenza, affidabilità eimparzialità; essi pertanto devono essere abilitati da organismi diaccreditamento. In Italia l’organismo di accreditamento è il Sincert.

Per ottenere ottenere la certificazione da un organismo accredita-to dal Sincert, l’azienda deve anzitutto avviare un percorso di ade-guamento della propra organizzazione a quanto richiesto dallanorma alla quale intende aderire volontariamente. Quindi conse-gna la documentazione richiesta (soprattutto il manuale della qua-lità), si sottopone all’audit da parte dell’organismo di certificazionee, in caso positivo, ottiene la certificazione.

L’azienda che abbia ottenuto la certificazione è autorizzata a comu-nicarla ai clienti oppure in etichetta, ma in modo corretto; il consuma-tore, infatti, non deve essere indotto a confondere la certificazione di

ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

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MIGLIORAMENTO CONTINUO DELSISTEMA DI GESTIONE DELLA QUALITÀ

Clientee altreparti

interessate

Clientee altreparti

interessate

Responsabilitàdella Direzione

Gestione dellerisorse

Misurazione,analisi,

miglioramento

Realizzazionedel prodotto ProdottoElementi

in entrataElementiin uscita

Attività con valore aggiunto Flusso di informazioni

Requisiti

Soddisfazione

Il ciclo di miglioramento illustrato sopra s’intreccia anche con l’altrociclo dello stretto rapporto tra azienda e cliente; il processo produtivo,infatti, è fondato sui requisiti del cliente e finalizzato alla sua massi-ma soddisfazione. La misura di tale soddisfazione è elemento indi-spensabile per instaurare il miglioramento continuo del sistema.

REQUISITI DI UN SISTEMA DI GESTIONEDELLA QUALITÀLa norma UNI-EN ISO 2001 definisce i requisiti di un sistema digestione della qualità.

� Requisiti generali

• Determinazione dei processi all’interno dell’organizzazione.• Determinazione della sequenza e dell’interazione tra i vari proces-

si di un’organizzazione.• Introduzione di criteri e metodi atti ad assicurare il controllo e l’ef-

ficacia dei processi.• Disponibilità di risorse e informazioni adeguate al funzionamen-

to e al monitoraggio dei vari processi.• Monitoraggio, misura e analisi dei processi.• Attuazione di azioni necessarie per conseguire i risultati pianifica-

ti e ottenere il miglioramento continuo dei processi.

� Requisiti relativi alla documentazione

I documenti prescritti dalla norma sono i seguenti.

• Dichiarazioni sulla politica per la qualità e sugli obiettivi per la qua-lità.

• Manuale della qualità.• Procedure documentate richieste dalla norma stessa.• Documenti, comprendenti registrazioni, ritenuti necessari per as-

sicurare l’efficace pianificazione, funzionamento e controllo deivari processi.

� Manuale della qualità

Il principale documento in cui si esprime e si sintetizza un sistemaqualità è il manuale della qualità.

Esso consiste nella descrizione delle regole e del funzionamentodel sistema qualità aziendale, del rapporto tra azienda e subfornito-

glossarioAudit o verifica ispettiva è un processo sistematico, indipendentee documentato svolto sull'organizzazione per ottenere informazionida valutare con obiettività, al fine di stabilire in quale misura i criteridi riferimento sono stati soddisfatti. Le verifiche possono essere svoltedall'organizzazione al proprio interno per radiografare lo stato di salutedel Sistema di Gestione della Qualità (verifica di parte prima), da uncliente su un fornitore (verifica di parte seconda) o da una parte terzaal fine di rilasciare una certificazione (verifica di parte terza).

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CERMET(Certificazione eMetrologia)

ICIC(Istituto di certificazioneimprese delle costruzioni)

ICIM(Istituto di certificazioneindustrie meccaniche)

ICMQ(Istituto certificazionee marchio qualità)

IGQ(Istituto di garanzia dellaqualità per la siderurgia)

IIP(Istituto italiano diplastici)

IMQ(Istituto del marchio diqualità)

Settori industria, edilizia,agroalimentare,servizi pubblici, scuola

Settore edile

Settore meccanico

Settore edile

Settore siderurgico

Settore materie plastiche

Settore elettrico,telecomunicazioni,informatica

ORGANISMO DICERTIFICAZIONE

CERTIQUALITY(Istituto di certificazionedella qualità)

Settore chimicoe ambientale

SETTOREPRODUTTIVO

TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI

sistema di gestione per la qualità ISO 9000,che riguarda l’organizzazione aziendale, conle cerificazioni di prodotto, che riguardano lecaratteristiche proprie del prodotto stesso(chimiche, fisiche, biologiche, ecc.).

La certificazione di un sistema qualitàaziendale non è un traguardo ma unatappa. L’impegno maggiore dell’azienda èquello di mantenere il livello di qualità rag-giunto e certificato. Pertanto il sistema qua-lità deve essere verificato a intervalli regolarisia da parte dell’impresa stessa sia da partedell’organismo di certificazione.

ENTI DI NORMAZIONE

ORGANISMI DI ACCREDITAMENTO

ORGANISMI DI CERTIFICAZIONE

AZIENDE PRODUTTRICI

SISTEMI QUALITÀ AZIENDALI

CERTIFICAZIONE SISTEMI QUALITÀ

ACCREDITAMENTO DIORGANISMI DI CERTIFICAZIONE

NORMATIVA TECNICA

I gradi della qualità degli organismi e funzioni.

� Organismi di certificazione in Italia

Gli organismi italiani di certificazione, ac-creditati dal Sincert secondo i criteri fissatidalla norma UNI CEI EN ISO/CEI 17021,operano spesso in settori specifici; tra essi fi-gurano i seguenti.

STRUTTURA DI UN SISTEMA DI QUALITÀ AZIENDALEL’esistenza di un sistema qualità aziendale deve anzitutto essere il frutto di una scelta con-sapevole di tutta l’azienda; spetta alla sua Direzione esprimere la politica della qualità azien-dale in un documento che informi chiaramente sugli obiettivi, sulle strategie, sui metodi dilavoro e di verifica, sulle risorse umane e strumentali. Tale politica deve essere compresa,attuata e sostenuta a tutti i livelli dell’organizzazione.

L’azienda quindi dovrà avvalersi di un organigramma aziendale, che descriva in modopreciso responsabilità, autorità e rapporti reciproci di tutto il personale che dirige, esegue everifica attività che influenzano la qualità.

� Organigramma aziendale

L’organigramma aziendale è lo schema che descrive la struttura organizzativa dell’azienda;in esso sono visualizzati i rapporti funzionali e gerarchici dei diversi organi aziendali checoncorrono alla produzione.

Nelle piccole aziende gli organigrammi sono in genere semplici, per la molteplicità dellefunzioni svolte talora dal singolo addetto; già in un’azienda di medie dimensioni l’organi-gramma diventa articolato e complesso.

SETTOREAMMINISTRATIVO

UFFICIOPERSONALE

UFFICIOCONTABILITÀ

UFFICIODOCUMENTAZIONE

SETTORETECNICO

UFFICIORICERCHE

UFFICIOSTUDI

SETTOREPROGETTAZIONE

SETTOREPRODUTTIVO

REPARTOLAVORAZIONI

REPARTOMANUTENZIONI

REPARTOCOLLAUDI

SETTORECOMMERCIALE

UFFICIOACQUISTI

UFFICIOVENDITE

ASSISTENZAALLA CLIENTELA

DIREZIONEGENERALE

CONTROLLOQUALITÀ

FORMAZIONE

RESPONSABILEDELLA QUALITÀ

POLITICADELLA QUALITÀ

RISORSE

MANUALEDELLA QUALITÀ

PROCEDURE ORGANIGRAMMAPIANI

DELLA QUALITÀ

ORGANIZZAZIONEPRODUTTIVA

DIREZIONE

STRUMENTI

CERTIFICAZIONE

SISTEMA QUALITÀ AZIENDALEPer attuare un sistema qua-lità aziendale la Direzionedeve indicare un responsa-bile della qualità, che abbiacompetenza e responsabili-tà sull’applicazione delsistema. Altro compito fon-damentale della Direzioneè quello di prevedere le esi-genze interne di controlli,reperire i mezzi adeguati,assegnare compiti a perso-ne debitamente formateallo scopo.

Per ottenere la certificazio-ne, un sistema qualitàaziendale deve possedereuna struttura conforme airequisiti delle norme UNI-EN ISO 9000.

ELEMENTI DI UN SISTEMA QUALITÀ � Valutazione e controllo dei fornitori

Elemento del sistema qualità aziendale, che influisce in modo determinante sulla qualitàdella produzione, è quello della valutazione e controllo dei fornitori. Le norme UNI-EN ISO9000 richiedono che ogni azienda definisca le procedure operative da applicare regolarmen-te in tema di approvvigionamenti. Attraverso queste procedure si realizza:

Organigramma di un’aziendadi medie dimensioni.

• selezione dei fornitori con schede di valutazione, qualità del prodot-to e del servizio;

• ordini d’acquisto scritti, dettagliati e autorizzati secondo preciseresponsabilità;

• controlli sulle forniture, con registrazioni e responsabilità definite;• trasparenza del rapporto azienda-fornitore mediante la chiarezza del-

la documentazione e la tempestiva segnalazione di eventuali difetti.

� Gestione del parco macchine

Pilastro fondamentale del sistema qualità è l’accurata gestione delparco macchine. Le norme in merito richiedono:

• elenco completo di ogni macchina o attrezzatura con relative sche-de per l’identificazione, dati tecnici, documenti di conformità allenorme;

• registrazione della dislocazione di tutti i mezzi attraverso un do-cumento scritto e consultabile da tutti;

• definizione di un piano di manutenzione programmata, con sca-denzario e schede di intervento, con lo scopo di assicurare la con-tinuità della produzione in condizioni di sicurezza.

� Offerte e contratti

Nodo centrale del rapporto azienda-cliente è la gestione di offerte econtratti. Per evitare malintesi e contenziosi le norme esigono:

• accurata stesura di offerte da sottoporre al cliente;• attenta analisi degli ordinativi e dei contratti;• eventuali modifiche al contratto devono essere concordate con il

committente.

� Processo produttivo

In merito alla gestione del processo produttivo le norme indicano:

• individuazione e pianificazione dei processi produttivi;• istruzioni di lavoro scritte e dettagliate;• controlli sull’attuazione dei processi.

� Prove, controlli e collaudi

Per garantire la qualità della produzione, l’azienda deve porre grandeattenzione a prove, controlli e collaudi mediante:

• predisposizione e attivazione di procedure documentate di prova,controllo e collaudo;

• registrazione su verbali dei risultati delle prove effettuate.

� Strumenti di prova e collaudo

Per rendere le prove e i collaudi affidabili, l’azienda deve garantirel’efficienza degli strumenti di prova e collaudo tramite:

• predisposizione e attivazione di procedure di controllo della taratu-ra e manutenzione delle apparecchiature;

• chiare istruzioni d’usoper assicurare la com-patibilità della mi-sura con leesigenze ri-chieste.

� Controllo del prodotto non conforme

L’efficacia del sistema qualità aziendale è legata alla sua capacità dicontrollo del prodotto non conforme ai requisiti specificati. In tal sen-so l’impresa deve:

• attivare procedure di trattamento dei materiali o servizi non confor-mi acquistati da subfornitori;

• attivare procedure documentate per assicurare l’esclusione di unprodotto non conforme dall’utilizzazione o installazione;

• registrare su moduli di non conformità le cause, i provvedimenti egli interventi correttivi e preventivi.

� Addestramento del personale

La qualità dell’impresa è anzitutto fondata sull’addestramento delpersonale; pertanto l’azienda deve:• definire l’organigramma con compiti e mansioni per ogni funzio-

ne o addetto;• individuare le esigenze di formazione del personale sulla base del-

le competenze necessarie;• attivare un piano di addestramento per il personale che ne abbia bi-

so gno;• conservare la documentazione sulle attività di formazione effettuate.

VANTAGGI DELL’ADOZIONE DEL SISTEMA DI QUALITÀL’introduzione in azienda del sistema qualità incontra sicuramenteostacoli e difficoltà: prima di tutto una resistenza culturale all’innova-zione. Il passaggio a una struttura aziendale basata su procedure econtrolli documentati, oltre che un investimento notevole di risorse, èsoprattutto una continua sfida per la competitività e il miglioramento.

Sicuramente per le piccole aziende il sistema qualità può essere per-cepito come un inutile appesantimento burocratico di una strutturaaziendale già in difficoltà. È però da notare che quella del sistema qua-lità e della sua certificazione è ormai una strada obbligata. Oltre agli ob-blighi di legge, anche la dimensione europea e mondiale del mercatoimpone l’adozione di metodi gestionali più adatti alla ottimizzazionedi tempi e costi, a una rispondenza del prodotto alle richieste e alleaspettative della committenza. Questa via obbligata garantisce peròdei vantaggi; in estrema sintesi essi sono elencati di seguito.

� Vantaggi interni all’azienda

• Con un proprio sistema qualità aziendale e la certificazione di con-formità alle norme l’impresa riduce la richiesta di verifiche da par-te del committente sul processo produttivo.

• Regole e procedure documentate di controllo della qualità indivi-duano responsabilità e competenze precise, innescano un circolovirtuoso (il ciclo PDCA) per il miglioramento della gestione e del-l’organizzazione aziendale.

• Organigrammi, pianificazione e controlli del processo produttivo,piani di formazione garantiscono il personale sui propri diritti edoveri in merito a sicurezza, condizioni di lavoro e responsabilità.

• L’informazione estesa a tutto il personale sull’attuazione del siste-ma qualità (attraverso documenti della politica aziendale, manua-le della qualità, piano della qualità) inducono consapevolezza e mo-tivazione da parte dei lavoratori.

� Vantaggi esterni all’azienda

• La certificazione di qualità garantisce il cliente sulle aspettative diqualità del prodotto o servizio.

• Si realizza maggior trasparenza nella concorrenza, consentendo alcliente raffronti con la qualità dei servizi o prodotti di altri fornitori.

• Il sistema qualità, attraverso la soddisfazione del cliente, contribui-sce a fidelizzarlo e quindi a consolidare economicamente l’azienda.

• Mediante la certificazione di qualità, l’impresa migliora la sua im-magine e quindi la propria capacità di penetrazione sul mercato.

ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

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Gli elementidi un sistemadi qualità aziendale.

Gestioneparco macchine

Offerte econtratti

Processoproduttivo

Prove, controllie collaudi

Strumenti perprove e collaudi

Controllo prodottonon conforme

Addestramentodel personale

SISTEMAQUALITÀ

Valutazione econtrollo fornitori

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TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI

TECNICHE DI RIPRODUZIONEI disegni per loro stessa natura nascono per una comunicazione del-le intenzioni dell’autore; rilasciare ad altri una copia del proprio dise-gno, trattenendone l’originale, è frequente esigenza anche nelle eser-citazioni didattiche. Tanto più importante diventa l’esigenza di ripro-duzioni numerose e di buona qualità, quando il disegno è un elaborato di progetto; di esso, infatti, occorrono numerose copie chevanno depositate presso varie istituzioni preposte al controllo e al ri-lascio delle eventuali concessioni.

Il bisogno di riprodurre copie di un disegno è comunque presentedurante tutta la fase di elaborazione del progetto, laddove l’uso di di-segni già realizzati si rende utile per quelli in corso di esecuzione.

Le tecniche di riproduzione hanno negli ultimi anni subìto un’evo-luzione qualitativa impressionante: basta confrontare una fotocopiacomune di dieci anni fa con quelle di oggi, senza parlare delle copiea colori e ad alta definizione che in pratica riproducono fedelmentestampe a colori.

RIPRODUZIONE DA SUPPORTI CARTACEIDisegni realizzati su carta possono essere riprodotti con tecniche di-verse.

� Eliografia

Da originali realiz-zati su carta tra-sparente (carta dalucido, poliestere,ecc.) si ottengonocopie su carte foto-sensibili esposte asostanze ammo-niacali (donde il ti-pico odore di que-ste copie).

Le copie posso-no essere ottenutesu carte opache didiversa grammatu-ra, oppure su cartetrasparenti (radex, poliestere, ecc.) destinate a ulteriori elaborazioni.

Riproduzione e archiviazione degli elaborati

Macchina eliografica.

� Fotografia

Riproducendo disegni su pellicola, si possono ricavare stampe dialta qualità e di vari formati. Per i suoi costi elevati rispetto alle foto-copie, viene ancora usata per scopi editoriali o espositivi.

� Fotocopia

È una comunissima tecnica di riproduzione che ormai consente di ot-tenere alte presta zioni a costi contenuti; si possono avere copie in-grandite o ridotte, in bianco e nero o a colori, su carte varie (opache,trasparenti, adesive). Sia gli originali sia le copie possono avere forma-ti ridotti (A4) o molto grandi (rullo della larghezza del formato A0).

Il processo di riproduzione avviene mediante un apparato otticoche invia segnali per la carica elettrica dei punti di un rullo metallico;su questi punti aderisce l’inchiostro in polvere (toner), di carica oppo-sta e che con il calore del rullo viene liquefatto e trasmesso alla cartada stampare.

Macchina fotocopiatrice di grande formato.

� Digitalizzazione (scanner)

Digitalizzando un’immagine (disegno, foto) la si può convertire inun file che può essere utilizzato dal computer e quindi elaborato,stampato, archiviato, inviato per posta elettronica o immesso nel web.

Lo strumento che converte un’immagine analogica in digitale è loscanner, macchina con-cettualmente simile auna fotocopiatrice, mache invia i segnali alcomputer invece che alrullo di stampa.

Diffusissimo ancheper usi personali, lo scan-ner può avere dimensio-ni anche molto grandi earrivare a risoluzionimolto elevate nell’acqui-sizione dell’immagine.

Stampante multifunzione che riunisce lefunzioni di stampante, scanner e fotocopiatrice.

RIPRODUZIONE DA SUPPORTI MAGNETICII disegni realizzati con tecniche informatiche possono essere dupli-cati con mezzi assai diversi per qualità e dimensioni delle stampe.

Le comuni stampanti (laser, a getto d’inchiostro) servono a otte-nere stampe di bozza, su formati A4 e A3, sia a colori sia in biancoe nero, utilizzabili per il controllo in fase di elaborazione grafica.

Vediamo ora le principali strumentazioni per ottenere stamped’uso professionale.

glossarioGrammatura: peso in grammi di un metro quadrato di carta; una comunecarta per fotocopie ha una grammatura intorno agli 80 g/m2.

Digitalizzazione: è il processo di trasformazione di un'immagine,di un suono, di un documento in un formato digitale, cioè in codicebinario in cui tutto è rappresentato da combinazioni di zero e uno(in inglese «cifra» si dice digit). Il computer può interpretare edelaborare solo dati digitali.

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glossarioRisoluzione: misura il rapporto tra il numero dei punti riconoscibilisingolarmente e le dimensioni entro cui sono stampati. È misuratain punti/pollice (dpi). La risoluzione di una stampante laser normaleè di 600 dpi, mentre in una fotografia di alta qualità è di 4000 dpi.

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� Plotter

Consentono di realizzare stampe su carte opache, trasparenti o ade-sive, di formati dall’A4 al rullo di altezza A0. Ne esistono di risolu-zione e velocità molto diverse. Le tecniche di spostamento li distin-guono in plotter piani (lacarta è fissa, mentre si spo-sta il tracciatore), e in plottera foglio mobile (la carta simuove lungo una direttricee il tracciatore secondo laperpendicolare).

A seconda del tipo di trac-ciatore del segno si hanno:

• plotter a pennino;• plotter termici;• plotter a getto

d’inchiostro.

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Plotter a getto d’inchiostro.

Plotter piano.

� Fotounità

Le fotounità o unità di fotocomposizione consentono di ottenere stam-pe su carte o pellicole, con alte risoluzioni (dai 1000 ai 4000 dpi, in ra-pidissima crescita). Con queste macchine si ottengono le pellicole inselezione di colore (cioè con la separazione dell’immagine nei quattrocolori fondamentali per la stampa: ciano, magenta, giallo e nero) dal-le quali si realizzanole lastre per la stam-pa. Per le loro carat-teristiche le fotouni-tà sono destinate arealizzare stampe dialta qualità a costinotevoli, e pertantosono utilizzate perscopi editoriali oespositivi.

Fotounità.

TECNICHE DI ARCHIVIAZIONEGli elaborati grafici originali devono essere conservati in modo daconsentirne la loro facile reperibilità anche a distanza di tempo;essi infatti possono rendersi necessari per adempimenti ammini-strativi o legali concernenti il progetto, ma possono anche rendersiutili per altri lavori di progettazione.

Tralasciando il problema, pur fondamentale ma troppo persona-le, del metodo di classificazione degli elaborati, vediamo con qualimezzi si può realizzare un’archiviazione senza danni per la qualitàdei disegni.

ARCHIVIAZIONE DI SUPPORTI CARTACEII fogli dei disegni originali vengono conservati senza piegature, e per-tanto possono essere arrotolati oppure mantenuti distesi.

I fogli arrotolati vengono racchiusi in tubi di cartone o di plastica,in genere etichettati all’esterno per riconoscerne il contenuto. Questicontenitori sono riposti in mobili portadisegni, con celle ad alveare,disposte in orizzontale (preferibili per la buona conservazione) o inverticale.

I disegni distesi, invece, possono essere conservati in cassettieredi dimensioni A0, oppure possono essere provvisti di strisce applica-te sul bordo del foglio e quindiappesi all’interno di appositimobili.

Oltre ai disegni originali de-vono essere conservate anche leduplicazioni, in particolarequelle recanti firme, timbri e au-torizzazioni. Questi elaboratiperò possono essere piegati econservati in appositi raccogli-tori.

Altra tecnica per archiviare idisegni è quella di ricavarne co-pie su microfilm.

Mobile portadisegni ad alveare.

Mobile portadisegnia cassettiera.

Dispositivoper appendere tubiportadisegni.

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ARCHIVIAZIONE DI DATI DIGITALII disegni realizzati al computer sono molto comodi per l’archivia-zione. Bisogna però notare che essi occupano molta memoria e chequindi richiedono memorie di massa di notevoli dimensioni; a que-sto fine si sono sviluppate ottime tecniche di compressione dei dati.

Il problema dell’organizzazione di un archivio informatico deveessere risolto badando soprattutto alla sua durevolezza; il vorticososviluppo della tecnologia informatica potrebbe infatti rendere inu-tilizzabile un archivio poderoso e ben strutturato. Trovare il modoper rendere un archivio indipendente dalla tecnologia usata è unapriorità assoluta.

In secondo luogo è importante trovare il modo di «navigare»attraverso il mare di dati archiviati, di accedere all’archivio con moda-lità semplici ed efficaci: a questo scopo esistono appositi software digestione degli archivi.

Infine è da tenere presente la necessità di un facile aggiornamen-to dell’archivio, senza per questo doverne smantellare una buonaparte.

Oltre a queste necessità, che impongono una vera e propria pro-gettazione degli archivi di notevoli dimensioni, vediamo su qualisupporti si può creare un archivio.

Se per i piccolissimi archivi può bastare un flash disk, per archiviprofessionali bisogna ricorrere a ben altre memorie di massa.Elenchiamo i principali tipi di supporti gestiti dai vari drive:

• nastri magnetici;• hard disk magnetici rimovibili;• cartucce magnetiche rimovibili;• cartucce magneto-ottiche rimovibili;• dischi ottici (CD-R, CD-RW, DVD-R).

TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI

Lettori e masterizzatori CD e DVD.

Flash disk Usb con funzioni di lettore MP3.

Hard disk esterni.