Tecnici della Prevenzione 30 ore “L’alimentazione ... · Nel primo anno di attività ha...

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Natale Sergio Glorioso “L’alimentazione animale nella sicurezza alimentare” Ispezione degli Alimenti di origine animale Tecnici della Prevenzione – 30 ore

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Natale Sergio Glorioso

“L’alimentazione animale

nella sicurezza alimentare”

Ispezione degli Alimenti di origine animale

Tecnici della Prevenzione – 30 ore

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L’Europa si muove verso un Obiettivo Primario:

la sicurezza del consumatore

Garantire

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ATTENZIONE DEI CONSUMATORI

Anni ‘50 - ‘70 Aspetti quantitativi

Anni ‘80 - ‘90 Aspetti qualitativo - nutrizionali

Anni 2000 Aspetti igienico - sanitari

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CONSUMO EXTRADOMESTICO DI CIBO

> 30 % negli ultimi 5 anni

Colazione 43 % Pranzo di studio o di lavoro 33 % Cene di svago 14% Pranzi di svago 7 % Cene di lavoro 3 %

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FATTORI CHE ACCRESCONO I RISCHI

SANITARI DA CONSUMO DI ALIMENTI

Diversificazione della quantità, qualità e fonti di approvvigionamento

Aumento del numero dei pasti consumati fuori casa

Aumento degli spostamenti con “contatti” con alimenti non abituali

Consumo di alimenti non ben conservati

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O.I.E: Office International des Epizooties

Organizzazione internazionale di riferimento per le norme sugli scambi di animali e relativi prodotti

Codice internazionale di Sanità Animale

• Analisi del Rischio è preferibile al rischio zero (valutazione più obiettiva riguardo i provvedimenti da prendere)

• Norme sull’ Analisi del Rischio legato alle importazioni

Le veterinaria ha avuto bisogno di un metodo scientifico per valutare i rischi connessi al commercio internazionale degli animali e dei relativi prodotti

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COSA HA FATTO L’ITALIA PER AFFRONTARE IL RISCHIO

ALIMENTARE ?

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Gli obiettivi generali del

Piano Sanitario Nazionale

• La promozione della salute

• L’ambiente e la salute

• La sicurezza alimentare e la sanità veterinaria

• La salute e il sociale

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Gruppo di lavoro di

Epidemiologia Veterinaria ( GLEV )

1. Costituito nel 2002 per volontà istituzionale

2. Include tutti i rappresentanti di tutti gli II.ZZ.SS., dell’ I.S.S. e dei N.A.S. (con competenze epidemiologiche)

3. Si riunisce presso il Ministero della Sanità

4. Nel primo anno di attività ha raccolto dati sulla contaminazione microbiologica e chimica degli alimenti

5. Fornisce consulenza e indicazioni operative agli Organi Istituzionali

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La sicurezza alimentare e la

sanità veterinaria

•Definire una politica della sicurezza degli alimenti basata sulla valutazione e la gestione del rischio che consenta di uscire gradualmente dalla logica dell’emergenza.

•Ridurre i rischi connessi al consumo degli alimenti assicurando alti livelli di sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti ai consumatori italiani

•Ridurre l’incidenza delle zoonosi e delle malattie diffusive nelle popolazioni degli animali domestici.

• Attivare un sistema attivo di sorveglianza epidemiologica lungo tutte le catene alimentari

• Pianificare analisi e verifiche per il controllo dei processi e dei prodotti

• Creare ed alimentare archivi e banche dati

• Realizzare un Servizio Informativo alimentato dai dati derivanti dalle attività svolte

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SICUREZZA ALIMENTARE:

LA REVISIONE DELLE

NORME COMUNITARIE

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Considerazioni preliminari

Parole chiave: sicurezza alimentare - igiene alimentare - agricoltura biologica - anagrafe zootecnica - tracciabilità

Elementi scatenanti:

diossina e PCB;

Encefalopatia spongiforme Bovina (BSE);

Intossicazioni e tossinfezioni alimentari;

Focolai di malattie infettive e diffusive

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Impegno a:

riesaminare i principi e i requisiti generali delle disposizioni in materia di alimenti;

proporre modifiche regolamentari rivolte ad armonizzare le disposizioni nazionali;

stabilire i fondamenti per la futura legislazione alimentare europea.

Libro Bianco: approccio integrato e globale ai

problemi dell’igiene e della sicurezza alimentare.

Sicurezza alimentare

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Sicurezza alimentare

Revisione del “diritto alimentare” con l’obiettivo di:

mantenere un elevato livello di protezione della

salute umana;

fornire adeguate garanzie di sicurezza;

raggiungere un nuovo equilibrio tra esigenze

sanitarie, ambientali ed economiche.

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Igiene dei prodotti alimentari

• Responsabilità primaria dei produttori;

• obblighi delle autorità competenti per il

controllo ufficiale:

– degli alimenti destinati all’uomo;

– degli alimenti destinati agli animali;

– della sanità animale.

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Rintracciabilità dei prodotti

Importanza dell’identificazione dell’origine dei

prodotti per la tutela dei consumatori.

• Registrazione di tutte le aziende alimentari;

• riconoscimento delle aziende che devono offrire

particolari garanzie di igiene;

• procedure obbligatorie rivolte a ritirare dal mercato i

prodotti che presentano rischio per i consumatori;

• tenuta di registri per l’identificazione dei fornitori degli

ingredienti.

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L'analisi del rischio, a differenza di quanto è stato effettuato fino

ad ora, deve considerare l'intera catena alimentare.

PIANO NAZIONALE

RESIDUI

PIANO NAZIONALE ALIMENTAZIONE ANIMALE

PIANI DI CONTROLLO E MONITORAGGIO DEGLI ALIMENTI

DESTINATI ALL’ALIMENTAZIONE DEGLI ANIMALI

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“DAI CAMPI ..………………… ALLA TAVOLA”

“DAL FORCONE ……….. ALLA FORCHETTA”

“DALL’ARATRO ……………...… AL PIATTO”

Importanza di operare il controllo di ogni fase di produzione, manipolazione, trasformazione,

trasporto, conservazione dell’alimento

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Piano Nazionale di vigilanza e controlli

sanitari sull’alimentazione animale

FINALITA’

- Il PNAA è finalizzato, così come la normativa

comunitaria e nazionale, a fornire ai consumatori

garanzie di salubrità, sicurezza e qualità dei

prodotti di o.a. destinati al consumo umano

MODALITA’ D’AZIONE Vigilanza e controllo sui mangimi

OBIETTIVO La tutela della sanità pubblica

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Cap.1: Piano di monitoraggio ai fini della profilassi della BSE

Cap.2: Piano di monitoraggio per il controllo di farmaci, additivi e metalli pesanti

Cap.3: Piano di monitoraggio per il controllo delle sostanze indesiderabili e dei

contaminanti (Arsenico, piombo, …Aldrin, DDT, ……radionuclidi)

Cap.3.1: Piano di monitoraggio per il controllo Diossine e PCB

Cap.3.2: Piano di monitoraggio per il controllo Micotossine

Cap.4: Piano di monitoraggio per la contaminazione microbica da Salmonella spp

Cap.5: Piano di monitoraggio sulla presenza di OGM

Piano Nazionale di vigilanza e controlli sanitari sull’alimentazione animale

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Le analisi sono effettuate dagli Istituti

Zooprofilattici Sperimentali territorialmente

competenti

Gli accertamenti analitici sono effettuati in conformità a

quanto previsto dalle metodiche comunitarie di

riferimento.

In assenza di metodi di analisi di riferimento comunitari,

gli accertamenti analitici possono essere espletati

adottando metodi internazionali e nazionali

scientificamente riconosciuti.

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VIGILANZA: garantire il rispetto

delle norme vigenti in materia di

divieti sull’intera filiera con controlli

in azienda zootecnica, in

stabilimento di produzione e in

esercizi di vendita

SORVEGLIANZA: raccolta di dati

epidemiologici usando criteri di

campionamento statistico previsto

nelle sole aziende bovine

Il PNAA si propone il duplice obiettivo

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• Una politica

alimentare

efficace richiede

la rintracciabilità

dei percorsi dei

mangimi nonché

dei loro

ingredienti

Controllo Mangimi

• E’ di primaria importanza

l’identificazione chiara dei

percorsi dei mangimi e degli

alimenti e dei loro ingredienti

• Solo attraverso questo

approccio completo ed

integrato si potrà realizzare

una politica alimentare più

coerente, efficace e

dinamica

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Piano Nazionale di vigilanza e controlli

sanitari sull’alimentazione animale

Cap.1: Piano di monitoraggio ai fini della profilassi della BSE

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L’inizio…

stabilimento di produzione di

farine di carne ed ossa ottenute

dalla lavorazione di scarti di

macellazione e di animali morti.

In Inghilterra negli anni 80 si produceva farine di carne (a partire da animali morti, soprattutto pecore morte di una malattia simile alla bse chiamata scrapie) riducendo le temperature di lavorazione e smettendo di utilizzare dei solventi particolari provocando una mutazione del prione della scrapie già presente nelle pecore sin dal 1700 e lo fece diventare capace di contagiare anche il bovino provocandogli una malattia simile e mortale (bse)

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BSE – la trasmissione negli animali

avviene :

ingestione di mangimi contaminati

contatto con organi infetti

trasmissione verticale (5-10%) colostro

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• ci sarebbero state minori produzioni di latte e carne

• avremmo dovuto pensare a come smaltire animali morti e scarti di lavorazione

• …….. sopratutto avremmo forse dovuto fare prima ciò che ci apprestiamo a fare oggi (incenerire questo tipo di rifiuti)

Con l’alimentazione

naturale non sarebbe

successo

ma ……

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Le TSE, Encefalopatie Spongiformi

Trasmissibili, sono un insieme di

malattie spongiformi trasmissibili che

possono colpire sia l'uomo che gli

animali, provocando sintomatologie

parzialmente comuni.

Differenti sono le regioni del cervello

"infettate" dai prioni;

in conseguenza di ciò anche i sintomi

possono essere in parte diversi

ENCEFALOPATIE in quanto colpiscono prevalentemente il tessuto

nervoso ed il cervello, portandolo a progressiva degenerazione;

SPONGIFORMI perchè determinano lesioni con caratteristico aspetto

spugnoso (dovuto alla presenza di numerosi vacuoli) ai tessuti colpiti.

TRASMISSIBILI perchè si possono trasmettere da soggetti infetti a

soggetti sani.

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batterio virus

fungo

Ed ora c’è anche lui

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• Video BSE:

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Parti a rischio in rosso e giallo, in azzurro parti ritenute

sicure

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La categoria di lavoratori più esposta è senz’altro

quella dei macellatori, seguita da quella dei Veterinari

che lavorano nei macelli

• Considerando che solo in Inghilterra, a partire dal 1985 ad oggi sono stati abbattuti oltre 6.000.000 di bovini a rischio bse di cui 2.030 già ammalati e che nessun lavoratore impiegato nelle macellazioni si è ammalato, è da escludere, per le conoscenze attuali, un contagio per contatto diretto.

• La via di contaminazione principale rimane quella alimentare, seguita dalle trasfusioni di sangue di persone già infettate dal prione, e da trapianti di dura madre e cornea con tessuti provenienti da donatori infetti.

• In Inghilterra solo 3 Allevatori nella cui stalla si erano scoperti capi infetti di bse sono morti di nvCDJ. Il contagio è stato attribuito al fatto che gli stessi avevano mangiato parti (cervello, midollo spinale) di loro animali infetti.

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Ed il rischio che una persona

normale si ammali di bse quale è ?

• Possibilità di aver mangiato carne infetta, ma soprattutto alcune parti di animale infetto (cervello, midollo spinale, intestino, milza, occhi)

• Essersi sottoposto a trapianti di cornea o dura madre provenienti da donatori in cui era in incubazione la malattia. Anche l’uso di farmaci prodotti con materiale biologico umano od animale è a rischio se il donatore era infetto da bse (animale) o CJD (uomo). Due esempi : l’uso di gangliosidi ( estratti dal cervello dei bovini) e l’uso di ormone somatotropo di origine umana derivato dalla ghiandola pituitaria posta alla base del cervello.

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Responsabilità

• All’inizio non ci si è resi conto che la malattia del bovino (bse)

potesse essere pericolosa per l’uomo (nvCJD).

• la più grave responsabilità derivi dal fatto di aver permesso ai

Cittadini Italiani di continuare ad alimentarsi , sino al

10/11/2000, con le parti più a rischio dell’animale (cervello,

midollo spinale, intestino, etc.) quando la Comunità scientifica

sapeva già che in queste parti poteva annidarsi il prione

modificato, e sino al 27/3/2001 della colonna vertebrale

(bistecca alla fiorentina) dove esistevano gli stessi rischi.

• A ciò si deve aggiungere che sino al gennaio 2001 non veniva

effettuato il test sul cervello dell’animale macellato, test che ha

permesso di scoprire gli animali ammalati che altrimenti

sarebbero finiti sulla tavola del consumatore.

• Dalle proiezioni statistiche emerge che l’Italia ha una media di

animali ammalati simile a quella degli altri Paesi Europei.

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0

2000

1500

1000

500

4000

3500

3000

2500

1985 1986 1987 1988 1996 1992 1989 2000 1999 1991 1990 1997 1998 1993 1994 1995

First histopathological

confirmation

Feed ban introduced

SRM ban introduced

5

10

20

25

30

vC

JD

CONFIRMED CASES OF BSE AND vCJD IN U.K.

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MRS • “Per materiale specifico a rischio si intende: il cranio, compresi il cervello

e gli occhi, le tonsille, la colonna vertebrale escluse le vertebre della coda

e le apofisi trasverse delle vertebre lombari e toraciche e delle ali del

sacro, ma includendo i gangli spinali e il midollo spinale dei bovini di età

superiore a dodici mesi, nonché gli intestini dal duodeno al retto e il

mesentere dei bovini di qualunque età; il cranio, compresi il cervello e gli

occhi, le tonsille e il midollo spinale di ovini e caprini di età superiore a

dodici mesi o ai quali è spuntato un dente incisivo permanente nonché

milza di ovini e caprini di tutte le età” (Regolamento 1494/2002 che

modifica il Regolamento 999/2001).

Già dal 1998, con l’O.M. 15/06/1998, era stato previsto sul territorio

nazionale la distruzione del materiale specifico a rischio di ruminanti

provenienti dai paesi dove veniva applicato un piano di sorveglianza per

la BSE. Nel 2000 (Decisione 2000/488/CE ) tale obbligo è stato esteso a

tutti i paesi dell’Unione Europea. Attualmente, il materiale specifico a

rischio è normato dal Regolamento (CE) n. 1774/2002, definito e gestito,

quindi, come materiale di categoria 1.

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Classificazione in base alla

valutazione del rischio

• ha coinvolto finora 26 Paesi

• ha come risultato l’assegnazione di ciascun Paese ad uno dei seguenti 4 livelli di rischio geografico (inteso come probabilità che un animale presente in un Paese sia infetto):

• I altamente improbabile

• II improbabile ma non escluso

• III probabile ma non confermato opp. confermato ma a basso livello

• IV confermato, a livelli maggiori

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Come avviene la valutazione?

due sono le componenti alla base del rischio geografico (probabilità che

un animale presente in un Paese sia infetto):

1) la minaccia (challenge) subita dal sistema cioè l’esposizione a casi di

BSE o a contaminazione con BSE che si sta verificando o si è

verificata in quel Paese

2) la stabilità (stability) del sistema cioè l’abilità di quel Paese a far fronte

a quest’esposizione (in termini di riduzione dell’infettività nel tempo

influendo su processing e propagation risk)

L’interazione delle due componenti lungo gli anni determina il livello di

rischio caratteristico di ciascun Paese

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• Prelievo TSE

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2/1/2006 Rischio BSE in alimentazione

animale - ISS

1

10

100

40.000

Cervello di bovina

clinicamente malata che entra in

alimentazione animale

mangimifici

allevamenti

bovini potenzialmente esposti

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In considerazione dei risultati

dell’epidemiosorveglianza (!),

ovvero: zona a bassa

incidenza di BSE vengono

applicate specifiche norme

riguardanti la prevenzione

della BSE ovvero il controllo

dei mangimi nei confronti del

più pericoloso dei fattori di

rischio l’uso di farine di carne

I controlli

sui mangimi

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Abbassando i limiti di età degli animali

destinati al consumo (< 24 mesi)

Escludendo gli organi a rischio dal consumo

Test di laboratorio sui bovini macellati al di

sopra dei 24/30 mesi

Controlli per la prevenzione

(mangime)

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…le farine animali sono vietate agli animali d’allevamento ad eccezione

della farina di pesce per i non

ruminanti…“

Regolamento 2003/1234/CE

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(come sottolineato dal Ministro della Salute con lettera del 12-08-03)

… pertanto sul territorio italiano

vige il divieto di

somministrazione a tutti gli

animali erbivori di mangimi

contenenti proteine derivanti da

tessuti animali.

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Farina di pesce Farina di mammifero

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Un approccio alternativo è rappresentato dall’uso di

metodologie della genetica molecolare

Il DNA dal punto di vista chimico-fisico è una delle molecole biologiche più stabili ed è perciò utilizzabile in saggi diagnostici come molecola

marcatore della presenza di materiale biologico

Determinazione di farine animali tramite PCR nei

mangimi ad uso zootecnico

1 camoscio; 2 capriolo; 3 stambecco; 4 pollo; 5 cervo; 6 tacchino;

7 cavallo; 8 pecora; 9 capra; 10 maiale; 11 bovino

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La razionalizzazione dell’attività di vigilanza e il coordinamento delle

attività espletate dai diversi organismi deputati ai controlli ha

determinato un notevole decremento del riscontro di irregolarità

ANNO 2001 3,17 % irregolarità

ANNO 2002 0,30 % irregolarità

Irregolarità riscontate in Sicilia

anno 1999 n. 7

anno 2000 n. 8

anno 2001 n. 3

anno 2002 n. 0

anno 2003 n. 0

anno 2004 n. 0

Percentuale nazionale

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2003 Mangime

semplice

Mangime

completo

Mangime

composto

Mangime

complementare Totale

Ruminanti 114 38 2 234 388

Non

ruminanti 27 38 0 9 74

2004 Mangime

semplice

Mangime

completo

Mangime

composto

Mangime

complementare Totale

Ruminanti 17 6 20 74 117

Non

ruminanti 2 14 3 2 21

CONTROLLI REGIONALI MANGIMI

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Campionamenti Nazionali MANGIMI

Anno 2005

REGIONE SORVEGLIAN

ZA

VIGILANZA TOTALE

Piemonte 113 166 279

Val d’Aosta 19 0 19

Lombardia 46 380 426

Veneto 105 37 142

Friuli 47 2 49

Liguria 28 17 45

Emilia Rom. 32 404 436

Toscana 57 354 411

Umbria 49 56 105

Marche 130 4 134

Lazio 25 9 34

Abruzzo 78 58 136

Molise 31 45 76

Campania 20 64 84

Puglia 17 92 109

Basilicata 0 26 26

Calabria 28 94 122

Sicilia 21 311 332

Sardegna 35 176 211

TOTALE 901 2305 3206

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Ma quanti test stiamo facendo?

Laboratori

TSE 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Palermo 12.658 24.753 9.964 12.719 11.789 8.387

Ragusa 445 9.647 6.931 8.653 9.353 13.420

Barcellona P.G 0 967 5.043 7.451 3.702 2.471

Catania 0 0 3.178 4.938 2.479 2.171

13.103 35.367 25.116 33.761 27.323 26.449

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ANNO DI

SORVEGLIANZ

A ATTIVA

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

(al 27/08)

TOTALE

(al 27/08)

LABORATORI

OPERATIVI (al

31 dicembre)

20 23 24 25 25 25 25

TOTALE TEST

RAPIDI BSE

EFFETTUATI

465.589 746.678 787.567 785.158 696.775 656.406 397.861 4.536.034

TOTALE CASI DI

BSE

CONFERMATI

50 36 31 7 8 7 2 141

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E la SCRAPIE?

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• Vide Scrapie:

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Protocolli per la sorveglianza della SCRAPIE

della pecora e della capra (Regolamento CE n°

1248/2001)

• Sorveglianza Attiva: Test Rapidi

• Misure di sorveglianza alternative:

Genotipizzazione

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31 1

19

9

14 15

13

108 10

2824

13

7

0

5

10

15

20

25

30

35

40

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

attiva

passiva

Focolai di scrapie in Italia:curva epidemica 1995-2005

CEA - Centro di Referenza nazionale per lo studio e le ricerche sulle encefalopatie animali e neuropatologie comparate

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Numero strutture Test rapidi

2002

Test rapidi

2003

Test

rapidi

2004

Test rapidi 2005

Test

rapidi

2006

Palermo 4.864 3.722 1.725 4.610 9.629

Ragusa 2.134 302 172 223 310

Barcellona 590 2.010 821 8.133 8.905

Catania 0 2.523 1.284 1.207 1.824

7.588 8.557 4.002 14.173 20.668

TEST RAPIDI SCRAPIE

Ma quanti test stiamo facendo?

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E se la BSE passa agli ovini?

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Distribuzione dell’infettività

SNC

Intestino (Placche di Peyer)

Sistema linforeticolare

Come si distribuisce l’infettività nella pecora con BSE ?

…nell’encefalo, nella placenta, nei linfonodi retrofaringei e mesenterici, nel tratto

intestinale (ileo e del colon), nella milza, nel liquido cefalo-rachidiano, nel nervo

ischiatico, nelle ghiandole surrenali e nella mucosa nasale.

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" 4

1

2

8

5

3

22

6

3

2

5

27

18

34

4

2

1

15

4

4

2

213

1

21

2

2

2

1

3

1

1 1

1

1

2

2

11

31

2

1

1

1

175 focolai

>73.000 animali coinvolti

CEA - Centro di Referenza nazionale per lo studio e le ricerche sulle encefalopatie animali e neuropatologie comparate

Dati al 27.4.2005

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEI FOCOLAI DI SCRAPIE NEL PERIODO 1995-2005

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PROGRAMMI DI SELEZIONE GENETICA PER GLI ALLEVAMENTI

OVINI (Direttiva CEE Febbraio 2003)

Art. 2 Programma di allevamento

“Entro il 1° Gennaio 2004 ogni stato membro introduce un programma di allevamento finalizzato alla selezione di ovini resistenti alle TSE………(omissis)”

Art. 4 Status di resistenza alle TSE

“Entro il 1° Gennaio 2004 ogni stato membro istituisce un quadro per il riconoscimento dello status di resistenza alle TSE ………(omissis)”

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Polimorfismo del gene prionico delle pecore

A R

136 171 154

H

V R Q

ARR/ARR

ARQ/ARQ

VRQ/VRQ Malato

Malato

Sano

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Classificazione dei riproduttori

Classe Riproduttori Genotipi Note

1° Classe ARR/ARR Genotipo resistente

2° ClasseARR/ARQ ARR/AHQ

ARR/ARHGenotipo semi-resistente

3° ClasseARQ/ARQ ARQ/AHQ

ARQ/ARH ARH/AHQ

AHQ/AHQ ARH/ARH

Genotipi sensibili o rari

Divieto d'impiegoVRQ/ARQ VRQ/AHQ

VRQ/ARH ARR/VRQ

VRQ/VRQ

Portatori allele VRQ

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INFLUENZA DEL GENOTIPO NEI CONFRONTI DELLA SCRAPIE

NATURALE IN PECORE SICILIANE (Dati preliminari)

• Genotipo Incidenza scrapie naturale

• ARQ/ARQ Alta

• ARQ/ARR Occasionale

• ARR/ARR Resistente

Percentuale dei Genotipi nelle razze siciliane

VALLE DEL BELICE COMISANA

Sensibilità alla malattia 39% 25%

Occasionale 59% 43%

Resistente non riscontrato 16%

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Fine

Domande?

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Piano Nazionale di vigilanza e controlli

sanitari sull’alimentazione animale

Cap.1: Piano di monitoraggio sulla presenza di OGM

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Organismi Geneticamente Modificati

• Il termine collettivo di “organismi geneticamente modificati”

(O.G.M.) è usato in regolamenti e nella letteratura scientifica per

indicare piante, animali e microrganismi che hanno avuto

introdotto segmenti genici in modo diverso dalla ricombinazione

batterica naturale o dalla riproduzione sessuale.

• La biotecnologia degli alimenti è definita come l’applicazione di tecniche biologiche a piante alimentari, animali e microrganismi al fine di migliorare le caratteristiche nutrizionali, organolettiche, la sicurezza, la semplicità di manipolazione, la quantità e l’economia di produzione dei nostri cibi.

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Organismi Geneticamente Modificati

La tecnologia genetica permette di:

•Accelerare questi processi;

•Controllarli consentendo il trasferimento di soli

geni di interesse (riducendo la natura “random”

del trasferimento genico naturale);

•Trasferire geni tra specie diverse.

Da millenni i tradizionali metodi di incroci selettivi sono basati sul trasferimento di migliaia di geni tra individui della stessa specie.

Dal Teosinte al mais

benefici potenziali sicurezza per la salute umana

impatto ambientale

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Organismi Geneticamente Modificati

Metodo diretto PCR

•Clonaggio genico

• Studio mutazioni geniche

• Indagini forensi (studio siti varibili e

famiglie mutigeniche)

• Studio espressione genica

• Monitoraggio infezione (PCRquantitativa)

• Diagnostica (rilevazione marker genomici)

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Organismi Geneticamente Modificati

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Organismi Geneticamente Modificati

Lo sviluppo della coltivazione

delle piante è cominciato

negli ultimi 100 anni

attraverso 3 principali

strategie:

• Ibridazione sessuale

• Mutagenesi

• Variazione della ploidia

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Organismi Geneticamente Modificati

La modificazione genetica delle

piante è cominciata circa 20

anni fa e ormai sono in

commercio numerose specie

e varietà.

3 sono le principali strategie:

• Agrobacterium

• Gene-gun

• Elettroporazione

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Organismi Geneticamente Modificati

Caratteristiche migliorate o

modificate da GM:

• modificazioni nella maturazione

• migliorata tolleranza agli stress

ambientali

• resistenza ai pesticidi

• tolleranza agli erbicidi

• eliminazione degli allergeni

• miglioramenti dell’architettura

della pianta e della fioritura

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Organismi Geneticamente Modificati

USA > Argentina > Canada > Cina

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Organismi Geneticamente Modificati

• MONSANTO

• NOVARTIS

• ASTRA ZENECA

• DUPONT

• AVENTIS

80% dei semi GM sono prodotti da 5

multinazionali

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La sostanziale equivalenza

• Con questo simpatico trucco le industrie biogenetiche hanno spacciato gli OMG come privi di effetti

nocivi per la nostra salute.

Questo principio della sostanziale equivalenza afferma che la manipolazione genetica è

sostanzialmente identica alla selezione dei caratteri tramite incrocio.

Quindi affermano che gli OMG sono praticamente identici agli organismi naturali.

Questa non è nient’altro che una comoda scappatoia legale sfruttata per evitare di apporre etichette

troppo dettagliate sugli OMG. Il cibo transgenico non è riconoscibile e quindi non boicottabile.

Ma la sostanziale equivalenza viene sfruttata anche per un altro motivo : dato che gli OMG non

offrono di più del loro correlativo naturale, questa scappatoia permette di far credere che l’OMG non

offra anche nulla in meno. Quindi un cibo naturale e uno transgenico vengono spacciati per

perfettamente identici.

La sostanziale equivalenza e però praticamente insostenibile.

Infatti perché un incrocio possa avvenire in maniera naturale occorre che le due specie siano uguali

o molto simili, anche se alle volte l’incrocio naturale tra due animali simili può dar vita a ibridi sterili.

La manipolazione genetica invece innesta in un organismo il gene di un organismo completamente

diverso.

Quindi la sostanziale equivalenza viene a cadere in quanto :

• L’inserimento del gene estraneo avviene in un punto a caso della catena del DNA, modificandone in

maniera imprevedibile la sequenza genetica dell’organismo ospite. Occorre ricordare che la

sequenza genetica di un organismo non è casuale bensì soggetta a regole molto precise, anche se

quasi del tutto ignote all’uomo. L’ingegneria genetica procede quindi per prove ed errori,

destabilizzando in maniera imprevedibile l’ordine del genoma dell’organismo modificato.

• L’inserimento del gene ha effetti imprevedibili sull’azione dei geni vicini.

• Dal momento che il compito dei geni è di produrre proteine, il nuovo gene inserito causerà la

produzione di proteine estranee all’organismo che lo ospita. Potrà inoltre inibire o alterare la

produzione di proteine essenziali o modificarne la quantità.

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Organismi Geneticamente Modificati

Presenza di OGM

Libertà di scelta

di consumo

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(...) Un principio inizialmente

sostenuto con forza, ma oggi

molto discusso e fortemente

criticato.

Se una pianta transgenica - si

sosteneva - è sostanzialmente

equivalente ad una già diffusa

nell'ambiente, perché

dovremmo preoccuparci?

Una seconda questione, alla quale si è già

accennato, è che oggi in Europa abbiamo

sostituito al concetto statunitense della

sostanziale equivalenza quello del principio di

precauzione. (...) Alla luce di questa

documentazione si chiarisce che il principio di

precauzione comporta l'inversione dell'onere

della prova, un primo aspetto importante che

dovrebbe avere conseguenze giuridiche; in altri

termini, un prodotto deve essere considerato

pericoloso fino a quando non si dimostri che è

sicuro, mentre fino ad oggi si accettava il

concetto opposto, secondo cui era sicuro finché

non ne veniva dimostrata la pericolosità.

Sembra poca cosa, ma in realtà il cambiamento

è notevole. (...)

E’ un principio nuovo, alternativo a quello

dell'equivalenza sostanziale, è invece il principio

precauzionale, in base al quale dobbiamo

considerare questi nuovi organismi come

potenzialmente a rischio e quindi dobbiamo

effettuare una sperimentazione adeguata prima

di diffonderli nell'ambiente (ammesso che poi

ciò avvenga).

Principio della sostanziale equivalenza …..e principio di precauzione

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L'Europa non si fida degli OGM

• OGM il cui consumo è autorizzato nell'UE: cotone, mais,

proteine batteriche, ceppi di lievito, patata, soia, ravizzone,

barbabietola da zucchero.

• OGM autorizzati alla coltivazione nell'UE: solo una varietà di

patata e una di mais

• Paesi che usano la clausola di "salvaguardia" per vietare gli

OGM: Austria, Francia, Grecia, Ungheria, Germania e

Lussemburgo.

• Secondo l'indagine Eurobarometro 2010: il 61% degli europei

si trova a disagio con i prodotti geneticamente modificati; il

53% pensa che siano dannosi; solo il 21% li ritiene sicuri.

• Gli Stati Uniti sono il paese in cui gli OGM sono più popolari: il

93% dei semi di soia e l'86% del mais coltivato, sono

modificati.

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Organismi Geneticamente Modificati

• Genetici PCR, basati sulla

ricerca del DNA

Test Analitici

Il metodo principale è la PCR:

• sequenza transgenica es. la

resistenza al glifosato

• sequenza regolatoria es. il

promotore 35S e il terminatore

NOS

• sequenza riportata es. la

resistenza alla Kanamicina

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Organismi Geneticamente Modificati

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Novel Food

• Un alimento può essere considerato funzionale o Novel Food se dimostra in maniera

soddisfacente di avere effetti positivi su una o più funzioni specifiche dell'organismo,

che vadano oltre gli effetti nutrizionali normali, in modo tale che sia rilevante per il

miglioramento dello stato di salute e di benessere e/o per la riduzione del rischio di

malattia (American Dietetic Association, 1995).

• Sono tutti quei prodotti e sostanze alimentari per i quali non è dimostrabile un

consumo “significativo” al 15 maggio 1997 all’interno dell’Unione Europea (UE), data di

entrata in vigore del regolamento medesimo.

• Un Novel Food deve essere un alimento vero e proprio e non una capsula o una

polvere, non devono quindi sembrare dei farmaci; devono derivare da un ingrediente

naturale ed il loro effetto salutare deve essere dimostrato scientificamente.

I Novel Food presentano normalmente aspetto, odore e sapore, simili agli alimenti

tradizionali ad esempio:

• Latti fermentati e yogurt con colture probiotiche - Miglioramento della flora microbica

intestinale

• Margarina, prodotti tipo yogurt, formaggio da spalmare a base di grassi vegetali

addizionati con fitosteroli- Riduzione dell'assunzione di colesterolo a livello intestinale

• Uova arricchite in acidi grassi essenziali ω-3 - Riduzione rischio d'infarto

• Cereali per la colazione arricchiti di acido folico - Riduzione del rischio della nascita di

bambini con spina bifida

• Pane, barrette di Muessli arricchiti in isoflavoni - Riduzione del rischio di cancro e

malattie cardiovascolari

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…………………….è possibile ridurre il rischio di malattie (diabete, ipertensione, obesità,

patologie cardiovascolari) e conservare la salute e il benessere con uno stile di vita sano,

caratterizzato da una dieta corretta. Lo sviluppo del mercato dei Novel Food in Europa è stato

favorito dai numerosi studi che hanno evidenziato il ruolo protettivo esercitato da alimenti come

frutta, ortaggi e cereali integrali nella prevenzione delle malattie e dalle ricerche sulle sostanze

protettive presenti nelle piante (fitonutrienti come fitosteroli, antiossidanti ecc).

Per tutelare la salute pubblica, è necessario assicurarsi che i Novel Food siano sottoposti ad

una valutazione unica della loro innocuità in base ad una procedura comunitaria prima della

loro immissione sul mercato della Comunità Europea ed il Regolamento CE n. 258/97, ha

proprio per oggetto l'immissione sul mercato comunitario di nuovi prodotti e di nuovi ingredienti

alimentari e si applica a prodotti non ancora utilizzati in maniera significativa per il consumo

umano.

Per l'immissione in commercio di un nuovo prodotto, il richiedente presenta una domanda allo

Stato membro sul cui mercato deve essere immesso per la prima volta: esso

contemporaneamente trasmette copia della domanda alla Commissione. Si procede alla

valutazione iniziale del comitato scientifico (EFSA), il quale se dà l'approvazione si procede

all'immissione del prodotto o dell'ingrediente alimentare sul mercato.

Il regolamento, inoltre fissa i requisiti specifici riguardante l'etichettatura: qualunque

dichiarazione posta sulla confezione, non deve essere ingannevole e deve essere sostenuta da

fondamenti scientifici validi.

Novel Food

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Novel Food (Normativa di settore)

Regolamento (CE) 258/97 sui nuovi prodotti e i nuovi ingredienti alimentari e

successive modifiche:

Regolamento (CE) 1829/2003 relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente

modificati

Regolamento (CE) 1882/2003 recante adeguamento alla decisione 1999/468/CE

delle disposizioni relative ai comitati che assistono la Commissione nell’esercizio

delle sue competenze di esecuzione previste negli atti soggetti alla procedura

prevista all’articolo 251 del trattato CE (modifica l’art. 13)

Regolamento (CE) 1332/2009 relativo agli enzimi alimentari e che modifica la

direttiva 83/417/CEE, il regolamento (CE) 1493/1999, la direttiva 2000/13/CE e il

regolamento (CE) 258/97

Regolamento (CE) 1852/2001 che stabilisce precise norme per rendere talune

informazioni accessibili al pubblico e per la tutela delle informazioni presentate in virtù

del regolamento (CE) 258/97

Raccomandazione della Commissione del 29 luglio 1997 relativa agli aspetti

scientifici delle informazioni a sostegno delle domande di autorizzazione

all’immissione sul mercato di nuovi prodotti e nuovi ingredienti alimentari, della

presentazione di queste informazioni e della preparazione delle relazioni di

valutazione iniziale, in forza del regolamento (CE) n. 258/97 del Parlamento e del

Consiglio (97/618/CE)

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Procedura di autorizzazione per il tramite del ministero (Novel Food)

Ai sensi del Reg. 258/97, i “novel food” devono ricadere in una delle seguenti categorie:

prodotti o ingredienti alimentari con una struttura molecolare primaria nuova o volutamente modificata

prodotti o ingredienti alimentari costituiti o isolati a partire da microrganismi, funghi o alghe

prodotti o ingredienti alimentari costituiti da vegetali o isolati a partire da vegetali e ingredienti alimentari isolati a partire da animali

prodotti e ingredienti alimentari sottoposti ad un processo di produzione non generalmente utilizzato, che comporta nella composizione o

nella struttura dei prodotti o degli ingredienti alimentari cambiamenti significativi del valore nutritivo, del loro metabolismo o del tenore di

sostanze indesiderabili.

Sono stati esclusi dal Reg. “novel food” gli alimenti OGM (Organismi Geneticamente Modificati), precedentemente contenuti, per essere

disciplinati in modo specifico e autonomo con il regolamento (CE) 1829/2003.

Procedura autorizzativa completa

La procedura per richiedere l’autorizzazione di un “novel food”, che deve rientrare in una delle categorie sopra citate, è piuttosto complessa.

La domanda deve essere presentata ad uno Stato membro, che prepara, sulla base della valutazione scientifica della documentazione

presentata, una “relazione di valutazione iniziale”, da inoltrare alla Commissione UE.

La commissione provvede a trasmettere detta relazione agli altri Stati membri per raccogliere eventuali osservazioni o obiezioni motivate.

Alle obiezioni motivate, quasi sempre formulate, il richiedente è tenuto a rispondere, e i nuovi dati prodotti sono di nuovo valutati e se non

ritenuti sufficienti si acquisisce il parere dell’EFSA. L’atto finale è una decisione di autorizzazione (oppure di diniego) pubblicata sulla

Gazzetta Ufficiale della Comunità.

La procedura attualmente in vigore non fa distinzioni tra prodotti effettivamente innovativi e quelli che, invece, hanno già una storia di

consumo sicuro nel Paese terzo di provenienza, e prevede, inoltre, un’autorizzazione “nominativa” destinata al solo soggetto richiedente.

In Italia la domanda va inoltrata al:

Ministero della Salute

DSVET, DGSAN, Ufficio IV

Viale Giorgio Ribotta, 5

00144 Roma

La documentazione scientifica che va allegata alla domanda e la modalità di presentazione dei dati sono indicate nella Raccomandazione

della Commissione del 29 Luglio 1997.

Consulta la Raccomandazione della Commissione (versione inglese)

Procedura sostanziale equivalenza

In alcuni casi, la procedura è semplificata e consiste nel riconoscimento della “sostanziale equivalenza” del prodotto a quello già autorizzato.

Come ad es. nel caso della commercializzazione di alcune categorie di prodotti già autorizzato come novel food, un eventuale secondo

richiedente deve avviare questa nuova procedura. La stessa procedura semplificata può anche essere seguita per attestare l’equivalenza di

un “novel food” con un alimento tradizionale presente sul mercato.

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Organismi Geneticamente Modificati

La FAO, la FDA statunitense e

l'UE mettono alla base della loro

legislazione sugli OMG in

campo alimentare il cosiddetto

"principio della sostanziale

equivalenza«…………. e` basato sulla

assunzione che gli alimenti a base di OGM

comparati con i loro corrispettivi naturali non

presentano differenze rispetto ad un limitato

numero di caratteristiche scelte, per cui non

dovrebbero esserci ragioni per sottomettere

gli alimenti geneticamente modificati ad una

accurata fase di test

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La situazione in Europa prima del 1998 [modifica]

• La prima direttiva europea atta a uniformare l'approccio degli Stati Membri

riguardo agli organismi geneticamente modificati risale al 1990 (Direttiva

90/220/CEE). Secondo le procedure riportate in questa direttiva sono stati

autorizzati al rilascio deliberato nell’ambiente, per scopi sperimentali e

non, 17 organismi diversi, tra cui 14 piante (ad esempio diverse varietà di

mais, colza e soia) e due vaccini (quello per la rabbia e quello per la

malattia di Aujeszky, ad uso veterinario).

• Inoltre, in accordo con il Regolamento CE 258/1997 sui nuovi prodotti e

nuovi ingredienti alimentari[1], una serie di prodotti derivati da OGM ma

non contenenti OGM - ovvero sostanze prodotte a partire da piante

geneticamente modificate, ma non contenenti i semi portatori della

modifica genetica introdotta - sono entrati nel mercato europeo: oli di soia

e di colza, amido di mais ecc. Questi prodotti sono stati sottoposti a una

procedura di autorizzazione semplificata, basata sul principio di

sostanziale equivalenza. Questi prodotti sono stati perciò autorizzati

seguendo una procedura con meno passaggi poiché era possibile

dimostrare che non c’era nessuna differenza dal punto di vista

nutrizionale, organolettico e tossicologico rispetto ai corrispettivi prodotti

ottenuti a partire da colture convenzionali.

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1998-2004: la moratoria di fatto [modifica]

• Tra il 1990 e il 1997 la mobilitazione degli attivisti anti-OGM ha fatto sì che il dibattito sugli

OGM entrasse nelle agende politiche degli Stati Membri e dell’Unione Europea. La

crescente impopolarità degli alimenti OGM, nonostante le rassicurazioni dal mondo

scientifico, ha fatto naufragare la politica di apertura cautelativa verso gli OGM iniziata con la

direttiva 90/220/CEE.

• Nel 1997 diversi Stati membri hanno iniziato a rifiutare l’autorizzazione all’uso di OGM nei

propri territori appellandosi alla cosiddetta “clausola di salvaguardia”, e nel 1998 diversi

Stati, guidati dalla Francia, hanno votato per un blocco delle autorizzazioni di OGM a livello

europeo fino a che non fosse garantito il diritto di scelta dei cittadini attraverso appropriate

norme di etichettatura ed una revisione della normativa alla luce del principio di precauzione.

• Come conseguenza, tra il 1998 e il 2004 nessun nuovo OGM è stato autorizzato nell’Unione

Europea, venendo a creare una moratoria di fatto. Gli Stati Uniti, in quanto maggiori

produttori di piante OGM, e le multinazionali agrobiotecnologiche, si sono opposti fortemente

a questa moratoria denunciando il mancato rispetto degli accordi sul commercio

internazionale, regolati dall’Organizzazione Mondiale del Commercio, basati sul principio

che solo pericoli per la salute, scientificamente provati, possono costituire una barriera

all'importazione. Un’azione formale presso l’OMC è stata presentata da Stati Uniti, Canada e

Argentina nel maggio 2003, proprio sulla base del fatto che la moratoria europea non era

sostenuta da nessuna evidenza scientifica di rischio per la salute umana, animale o

dell’ambiente.

• Tale situazione di stallo ha comportato, tra l'altro, una drastica riduzione delle attività di

ricerca biotecnologica svolte dai centri di ricerca europei, le cui prove sperimentali sono

drasticamente diminuite da alcune centinaia l'anno a poche decine, come sottolineato in un

report[2] del Joint Research Center europeo.

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• Per superare tale fase l'Europa ha intrapreso una faticosa strada per la riscrittura del panorama

normativo di riferimento. Il nuovo contesto normativo, basato sul principio di precauzione, è oggi

composto dalla Direttiva 2001/18/CE che, sostituendo la 90/220/CEE, riscrive le regole base per

l'approvazione di un nuovo OGM; due Regolamenti (1829 e 1830/2003/CE) che regolano

l'autorizzazione e l'etichettatura/tracciabilità degli alimenti e dei mangimi (food & feed) costituiti o

derivati da OGM; la Raccomandazione 556/2003 che indica le linee guida sulla coesistenza tra

colture OGM e convenzionali, cui le norme nazionali e regionali dovrebbero allinearsi.

• La Direttiva 2001/18/CE sul rilascio degli OGM nell'ambiente, definisce così un OGM:

• « un organismo, diverso da un essere umano, il cui materiale genetico è stato modificato in

modo diverso da quanto avviene in natura con l'accoppiamento e/o la ricombinazione genetica

naturale[3]. »

• Inoltre negli allegati alla Direttiva venivano indicate una serie di norme e valutazioni richieste per

ottenere il via libera alla sperimentazione tra cui:

Descrizione del/i tratto/i e delle caratteristiche introdotte o modificate.

Eventuali modifiche della capacità della pianta geneticamente modificata (PGM) di

trasferire materiale genetico ad altri organismi.

Informazioni su eventuali effetti tossici, allergenici o altri effetti nocivi per la salute umana

riconducibili alla modificazione genetica.

Informazioni sulla sicurezza della PGM per la salute animale, con particolare riguardo ad

eventuali effetti tossici, allergenici o altri effetti nocivi riconducibili alla modificazione

genetica se si intende impiegare la PGM negli alimenti per animali.

Meccanismi di interazione tra le PGM e gli organismi bersaglio (se del caso).

Potenziali cambiamenti nelle interazioni della PGM con organismi non bersaglio risultanti

dalla modificazione genetica.

Potenziali interazioni con l'ambiente abiotico.

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OGM E MANGIMI

Reg. CE 1829/2003 del Parlamento

europeo e del Consiglio del 22

Settembre 2003 relativo agli alimenti e

ai mangimi geneticamente modificati

GUCE L 268 del 18/10/2003

Reg. CE 1830/2003 del Parlamento

europeo e del Consiglio del 22

settembre 2003 concernente la

tracciabilità e l'etichettatura degli

organismi geneticamente modificati e

la tracciabilità di alimenti e mangimi

ottenuti da organismi geneticamente

modificati, nonchè recante modifica

della direttiva 2001/18/CE

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In particolare il regolamento 1829/03

riguarda in generale gli alimenti e i

mangimi geneticamente modificati.

Il regolamento 1830/2003 riguarda

invece la tracciabilità e l'etichettatura di

organismi geneticamente modificati e la

tracciabilità di alimenti e mangimi

ottenuti da OGM.

Grazie alla nuova normativa sarà

possibile scoprire su almeno 30.000

prodotti alimentari per uso umano ma

anche su 32 milioni di tonnellate di

mangimi venduti nell’Ue la presenza o

meno di prodotti transgenici.

Il consumatore, invece, non troverà

sull’etichetta il riferimento Ogm se la

sua presenza è inferiore alla soglia dello

0,9% per ingrediente.

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• Il primo, Regolamento 1829/2003, definisce la procedura comunitaria per

l'autorizzazione di piante geneticamente modificate destinate all'uso in

alimentazione umana o animale. Le aziende che hanno sviluppato un certo

organismo devono presentare domanda di autorizzazione alla Commissione

Europea e produrre un dossier che riporti tutte le informazioni scientifiche

disponibili che permettano di valutarne la sicurezza per la salute umana, animale

e dell'ambiente. La valutazione viene effettuata dall'Agenzia Europea per la

Sicurezza Alimentare (EFSA), che fornisce il suo parere scientifico alla

Commissione. È compito della Commissione di proporre, sulla base dell'opinione

dell'EFSA, se garantire o rifiutare l'autorizzazione. Tuttavia non sono solo

considerazioni scientifiche, ma anche politiche, ad entrare in gioco nel processo di

autorizzazione. Infatti la proposta di autorizzazione viene votata da uno specifico

comitato nel quale tutti gli Stati Membri sono rappresentati da propri esperti in

materia (tramite una procedura definita comitologia, tramite la quale la

Commissione esercita le competenze esecutive assegnatele dagli organi

legislativi). Se non si raggiunge un consenso nel comitato, la decisione viene

rimandata al Consiglio dei ministri, dove deve essere sostenuta dalla

maggioranza qualificata. In caso in cui non si raggiunga la maggioranza in

Consiglio, l'onere della decisione ritorna alla Commissione. Dal momento

dell'entrata in vigore del regolamento, cinque varietà di mais e due di colza OGM

sono state autorizzate per la produzione di alimenti e/o mangimi. In tutti questi

casi la maggioranza non è stata raggiunta né nel comitato di esperti né nel

Consiglio, e quindi l'autorizzazione è stata data dalla Commissione, sulla base del

parere positivo espresso dall'EFSA.

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• Il secondo regolamento, 1830/2003[5], completa il primo dettando le

norme per l'etichettatura e la tracciabilità degli OGM e introduce l'obbligo

di etichettare come “prodotto da OGM” anche gli alimenti nei quali non è

possibile reperire materiale genetico, come gli oli. Viene ammesso dal

regolamento un limite dello 0.9% per la presenza accidentale di OGM

(purché autorizzati) in alimenti non OGM.

Completa il quadro normativo la Direttiva 2001/18/EC[3] sul rilascio

deliberato di organismi geneticamente modificati nell'ambiente, che ha

sostituito la precedente Direttiva del 1990. Punto cardine delle norme

europee è la grande attenzione rivolta alla valutazione di tutti i rischi

potenziali, basata sul principio di precauzione, e il fatto che tutte le

autorizzazioni sono garantite per un limitato periodo di tempo durante il

quale deve essere effettuato un accurato monitoraggio degli effetti

ambientali e sanitari. In questo modo, anche qualora dovessero

presentarsi effetti negativi inaspettati al momento della prima valutazione

scientifica, vi si può porre riparo tramite una revoca dell'autorizzazione o il

mancato rinnovo. Ad oggi nessun OGM autorizzato ha sollevato

problematiche sanitarie o ambientali, e le autorizzazioni sono state

revocate unicamente nei casi di prodotti la cui vendita da parte del

produttore era cessata e di conseguenza non sussisteva un interesse

commerciale nel chiedere un rinnovo.

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0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

Baby Food Mangimi Uso Umano

Totale

Positivo

Negativo

IZS-Sicilia controlli regionali O.G.M.

0

5

10

15

20

25

Baby Food Mangimi Uso Umano

Totale

Positivo

Negativo

0

5

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40

Baby Food Mangimi Uso Umano

Totale

Positivo

Negativo

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

Baby Food Mangimi Uso Umano

Totale

Positivo

Negativo

Anno 2000

Anno 2001

Anno 2002

Anno 2003

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OGM - CONTROLLI REGIONALI

2004

0

10

20

30

40

50

60

70

TOTALE

POSITIVO

NEGATIVO

MANGIMI

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OGM - CONTROLLI REGIONALI

SOIA-MAIS PER USO ZOOTECNICO

(1999-2002)

NEGATIVI

POSITIVI

34% 66%

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Identificazione di sequenze specifiche di mais e soia geneticamente modificati nel

latte • 59 campioni di latte vaccino prodotto da 12 aziende diverse,

acquistati in vari punti della catena di distribuzione commerciale a Catania

Sciacca S. et al. Atti 40° Congresso SItI 8-11 settembre,

2002

• 1 campione di latte di pecora proveniente da un allevamento privato, non soggetto ad alcun trattamento di bonifica

• Il DNA di ciascun campione è stato estratto, quantificato, amplificato ed analizzato per sequenze di mais e soia endogeni (gene zein e Le 1 lectin) e mais e soia GM (gene Cry1A per mais e gene CP4EPSPS9 per la soia)

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CAMPIONI DI LATTE ANALIZZATI SEQUENZE GENETICAMENTE MODIFICATE DI MAIS E SOIA

60 14 da agricoltura biologica

11 destinati all’infanzia

6 da agricoltura biologica destinati all’infanzia

7 (11.7%)

Positivi per sequenze transgeniche della soia

5 Latte “normale”

2 Latte “biologico”

23 (38.3%)

Positivi per sequenze transgeniche del mais

13 Latte “normale”

6 Latte “biologico”

2 Latte “biologico” destinato all’infanzia

2 Latte destinato all’infanzia

30 (50%) Negativi per sequenze transgeniche

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O.G.M.

QUALE

FUTURO ?