Tecniche innovative di adeguamento sismico di edifici ... elevata pericolosità sismica e, in...
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Marzo 2015 • numero 30 1
Tecniche innovative di adeguamento sismico di
edifici esistenti
Recenti indagini sperimentali condotte dall’Università degli Studi della
Basilicata
AUTORI: prof. Ing. Felice Carlo Ponzo, Università della Basilicata
Ing. Antonio Di Cesare, Università della Basilicata;
Domenico Nigro, Università della Basilicata
Abstract
I recenti eventi tellurici di media-elevata intensità hanno evidenziato che gli edifici esistenti, anche
quando dotati di una certa resistenza alle azioni sismiche, riportano spesso danni alle parti strutturali
e non strutturali di entità tale da renderli inagibili o non utilizzabili a meno di interventi di riparazione.
Tale condizione, derivante dall’utilizzo di normative obsolete o anche dal rispetto di obiettivi
prestazionali basati sul danneggiamento strutturale in caso di sisma, può risultare non più
economicamente sostenibile per la società, soprattutto in un paese come l’Italia caratterizzato da una
elevata pericolosità sismica e, in generale, da un’elevata vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio
convenzionale e di quello a carattere storico, artistico e monumentale.
Numerosi studi teorici, numerici e sperimentali sono stati condotti dal gruppo di ricerca in Ingegneria
Sismica del Laboratorio prove Materiali e Strutture dell'Università degli Studi della Basilicata
(UNIBAS) al fine di verificare l'efficacia di varie tecniche innovative di riparazione locale o di
adeguamento/miglioramento sismico degli edifici esistenti, per la riduzione o eliminazione del
danneggiamento. Tra le principali tecniche indagate negli ultimi anni vi sono l’isolamento sismico,
la dissipazione di energia, il confinamento attivo degli elementi strutturali. Nel corso delle varie
campagne sperimentali sono stati considerati diversi dispositivi e/o sistemi antisismici, basati su
materiali/tecnologie attualmente disponibili o innovative. In questo lavoro è riportata una panoramica
sugli sviluppi conseguiti nell’ambito di tali progetti di ricerca, una breve descrizione delle tecniche
considerate e una sintesi dei principali risultati ottenuti.
Adeguamento sismico delle costruzioni esistenti mediante tecniche innovative
Le strutture esistenti progettate in assenza di specifiche normative sismiche sono caratterizzate,
spesso, da carenze strutturali e/o da dettagli esecutivi insufficienti, tali da determinare danni rilevanti
alle parti strutturali e non, o addirittura collassi, in occasione di terremoti anche di bassa/media
intensità. Su tali aspetti non sempre è facile intervenire con le tecniche tradizionali, se non a costi a
volte incompatibili con il valore intrinseco dell’immobile. Anche per le strutture di recente
realizzazione, concepite con un comportamento strutturale dissipativo, gli obiettivi prestazionali
Marzo 2015 • numero 30 2
prefissati dalle norme prevedono un danneggiamento controllato. In tali casi i costi per la riparazione
possono risultare comunque eccessivi e in alcuni casi non immediatamente sostenibili.
Per tali ragioni la moderna concezione di strutture in zona sismica è orientata verso la progettazione
di strutture a basso grado di danneggiamento (low-damage structures) con prestazioni più elevate
rispetto a quelle attualmente ottenibili. Le tecniche di protezione sismica passiva applicate agli edifici
nuovi o esistenti mirano ad ottenere tali obiettivi con costi comparabili o addirittura inferiori a quelli
degli interventi tradizionali, se valutati nel medio periodo, considerando anche i costi di gestione
(manutenzione strutturale, premi assicurativi, eventuali riparazioni, ecc.). Tali tecniche utilizzano
differenti dispositivi antisismici che introdotti tra il terreno e la struttura o all’interno della stessa
struttura tendono a ridurre la domanda sismica o a incrementare la dissipazione di energia
modificando la risposta dinamica strutturale locale o globale [Skinner 1993; Song 1997; Naeim 1999;
Constantinou et al. 2001, Dolce et al., 2010, Ponzo et al., 2010].
In Italia e in tutto il mondo sono stati effettuati diversi studi sperimentali su strutture reali o in scala
ridotta, al fine di dimostrare l’efficacia delle tecniche di protezione passiva nel ridurre il
danneggiamento legato all’effetto del sisma sulle strutture. Tra gli interventi di adeguamento sismico
degli edifici esistenti, la tecnica basata sull’inserimento di sistemi di isolamento sismico alla base
dell’edificio è sicuramente una di quelle più efficienti. L’intervento prevede l’inserimento di una
discontinuità tra suolo e sovrastruttura tale da determinare un incremento del periodo fondamentale
della costruzione, tale da allontanare la struttura dal campo delle massime accelerazioni spettrali, o,
in alternativa di limitare la massima forza orizzontale trasmessa alla sovra struttura.
Un approccio alternativo consiste nell’inserimento, all’interno della maglia strutturale esistente, di un
sistema specializzato nella dissipazione di energia, attraverso l'introduzione di sistemi di controventi
equipaggiati con speciali dispositivi dissipativi. Tale tecnica rappresenta una delle soluzioni ottimali
per l’adeguamento di strutture intelaiate, soprattutto nel caso in cui non ricorrano le condizioni per
l’applicazione dell’isolamento: es. corpi strutturali separati da giunti sismici inadeguati, riserva di
resistenza orizzontale della struttura insufficiente.
Tra gli interventi locali su elementi strutturali in cemento armato o in muratura, la tecnica di rinforzo
basata sul confinamento attivo, con o senza l’aggiunta di elementi dissipativi, consente di ottenere
significativi incrementi della resistenza e della duttilità globale della struttura. Nei paragrafi seguenti
sono descritti, in sintesi, gli aspetti principali relativi alle tecniche di rinforzo locale o di adeguamento
sismico studiate nel corso dei principali progetti di ricerca sviluppati dal gruppo di ricerca UNIBAS
mediante prove sperimentali e indagini numeriche.
Nel corso delle sperimentazioni sono stati considerati modelli sperimentali rappresentativi di diverse
tipologie strutturali (cemento armato, acciaio, legno o muratura) progettati considerando solo i carichi
gravitazionali o un aliquota ridotta dell’azione sismica [Ponzo et al. 2011]. Nell'analisi dei risultati,
particolare attenzione è stata rivolta all’efficacia delle diverse soluzioni di rinforzo sismico
considerate negli studi, tradotta in termini di i) riduzione del massimo spostamento di interpiano,
correlabile al grado di danneggiamento degli elementi strutturali e non strutturali, e ii) alla massima
accelerazione di piano, correlabile al grado di danneggiamento dei contenuti. Per maggiori dettagli si
rimanda alla bibliografia di riferimento.
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Progetto MANSIDE
Nell’ambito del progetto MANSIDE (Memory Alloys for New Seismic Isolation DEvices) sono stati
testati sette modelli sperimentali identici presso l'Università Tecnica di Atene, tre dei quali con
pannelli di tamponamento [Dolce et al., 2006]. I modelli sperimentali erano costituiti da un telaio
piano in cemento armato, in scala 1:3.3, mostrato in Figura 1a, progettato secondo l’Eurocodice 8
[EC8-1 2004] in corrispondenza di una zona a bassa sismicità e per un suolo di caratteristiche medie.
I modelli sperimentali sono stati testati considerando tre configurazioni: (i) telaio nudo, in cui la
resistenza sismica è basata sulla capacità duttile della struttura esistente, (ii) telaio con isolamento
sismico, con isolatori elastomerici e (iii) telaio con controventi dissipativi (Figura 1b), con dispositivi
di tipo isteretico o basati sulle caratteristiche superelastiche delle leghe a memoria di forma (LMF).
Le prove hanno dimostrato la notevole efficacia delle tecniche di protezione passiva nel migliorare la
risposta sismica del sistema strutturale e, soprattutto, nel proteggere dal danneggiamento gli elementi
strutturali e le parti non strutturali. Come mostrato dalla Figura 1c, infatti, a parità di accelerazione
massima del terreno (PGA) la risposta sismica in termini di spostamento interpiano si riduce
drasticamente per le configurazioni con controventi e con dissipazione rispetto alle configurazioni a
base fissa [Dolce et al., 2007].
a) b)
Modello a base fissa non tamponato
Modello a base fissa con tamponatura
Modello con controventi isteretici
Modello con controventi LMF
Modello isolato con isolatori elastomerici
c)
Figura 1 – Modello sperimentale considerato nel Progetto MANSIDE, a) configurazione a base fissa; b) modello isolato alla base e con controventi dissipativi; c) massimi drift di piano registrato durante le simulazioni sismiche.
99.0
105.0
366.5
90.0
353.0
106.5
112.5
Tavola Vibrante
Celle di carico
99.0
105.0
97.5
Tavola Vibrante
Celle di carico
150.0
90.0
150.0
345.0130.0
Sezione Prospetto
366.5
Shaking
table Shaking table
Load cells
Load cells
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Progetto POP-FESR
L’applicabilità e l'efficacia delle tecniche di protezione passiva che utilizzano controventi dissipativi
o l’isolamento sismico alla base sono state verificate anche attraverso una campagna di prove
sperimentali effettuate nell'ambito del progetto POP-FESR sviluppato presso l'Università della
Basilicata. I test sono stati eseguiti su due modelli sperimentali in scala 1:4 (Figura 2a) e in scala 1:2.5
(Figura 2b), rappresentativi di una struttura di quattro piani realizzata con telai in cemento armato e
progettata per soli carichi gravitazionali secondo le norme sismiche italiane del 1971. I modelli sono
stati testati rispettivamente su tavola vibrante [Cardone et al., 2005] e con la tecnica della pseudo-
dinamica [Dolce et al. 2004]. Per entrambi i modelli i test sperimentali sono stati effettuati secondo
il seguente ordine: i) test con isolamento sismico alla base, ii) test con modello senza alcun rinforzo,
ed infine iii) test sul modello con controventi dissipativi. Nella configurazione i) sono stati considerati
tre diversi sistemi di isolamento sismico, ottenuti accoppiando isolatori a scorrimento con superficie
piana (slitte Acciaio-PTFE) con dispositivi ausiliari dissipativi di tipo elastomerico, isteretico o
ricentranti basati su LMF.
L'analisi dello spostamento interpiano massimo ha mostrato che per entrambe i modelli sperimentali
a base fissa (config. ii) le deformazioni si concentrano al terzo piano, dove è presente una
rastremazione della sezione trasversale delle colonne centrali [Ponzo et al., 2005]. Nel caso dei
modelli sismicamente adeguati (config. i e iii) si evidenzia, invece, una distribuzione più uniforme
degli spostamenti orizzontali di piano lungo l’altezza dell'edificio. La risposta migliore si è ottenuta
nel caso dei modelli con isolamento sismico, che hanno esibito uno spostamento massimo interpiano
di circa 3 volte inferiore rispetto a quello mostrato dal modello a base fissa (Figura 2c).
a) b)
c)
Figura 2 Progetto POP-FESR 1) modelli sperimentali considerati per le prove a) su tavola vibrante (mod.
scala ¼) e b) in pseudo-dinamica (mod. scala 1:2.5); c) confronto tra i drift massimo per i modelli nella
configurazione a base fissa e base isolata con slitte e dispositivi isteretici.
0
1
2
3
4
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5[%]
BF_0.10g_1:2.5 BF_0.11g_1:4
0
1
2
3
4
0 0.5 1 1.5 2 2.5[%]
BI-Steel_0.10g_1:2.5 BI-Steel_0.11g_1:4
Marzo 2015 • numero 30 5
Progetto ILVA-IDEM
Nell’ambito del progetto ILVA-IDEM sono state effettuate una serie di prove di rilascio su una
struttura esistente ricavata da un modulo di un vecchio edificio in cemento armato costruito negli anni
‘70 nella zona industriale ormai dismessa di Bagnoli, Napoli [Dolce et al., 2006e]. La struttura di
prova è composta da due telai principali in direzione longitudinale con sezione dei pilastri
relativamente piccola e poco armata. In direzione trasversale, non essendo presente nessun telaio, la
struttura è stata quindi rinforzata con controventi dissipativi basati sulle Leghe a Memoria di Forma.
Tutte le tamponature e le tramezzature sono state rimosse per evitare interazione con gli elementi
strutturali durante le prove (Figura 3a).
Il principale effetto dovuto all’introduzione dei controventi LMF è l’evidente riduzione dello
spostamento massimo e dell’accelerazione massima, come mostrato dalla Figura 3b, che riporta il
confronto in termini di spostamento tra la struttura senza e con controventi durante le prove di rilascio.
Altri effetti benefici dei controventi sono la riduzione del periodo di vibrazione e dell’entità delle
oscillazioni, dovuti all’incremento di rigidezza, all’effetto ricentrante e all’aumento di smorzamento
che conducono, inoltre, ad un più rapido decremento degli spostamenti.
a) b)
Figura 3 Progetto ILVA-IDEM: a) Struttura dell’edificio di prova e vista del telaio trasversale rinforzato con i
controventi dissipativi basati sulle LMF b) confronto tra gli spostamenti in testa registrati durante le prove di
rilascio nel caso di struttura con e senza controventi ricentranti-dissipativi.
Progetto TREMA e Progetto SICURO
Il progetto SICURO e il progetto TREMA (Tecnologie per la Riduzione degli Effetti sismici sui
Manufatti Architettonici in muratura e c.a) sono due progetti sviluppati utilizzando la tavola vibrante
attiva presso l’ENEA Casaccia per lo studio del comportamento sismico di modelli di edifici in c.a.,
progettati per soli carichi verticali, sismicamente protetti mediante varie tecniche innovative [Dolce
et al 2006a].
Una vasta campagna sperimentale, suddivisa in due fasi, è stata effettuata nell’ambito del primo
progetto su tre modelli identici con struttura tridimensionale a telai in cemento armato a 3 piani, scala
1:4, caratterizzati da dettagli costruttivi tipici degli edifici anni ’70.
Nella prima fase le prove sono state effettuate prima sui modelli con isolamento sismico alla base,
poi sui modelli a base fissa e senza alcun rinforzo e, infine, sui modelli con controventi dissipativi.
In questa fase sono stati considerati gli stessi sistemi di isolamento alla base utilizzati per il progetto
POP-FESR e i sistemi di controventi dissipativi basati su LMF. Il modello isolato è stato sottoposto
a valori di intensità sismica alla base superiori a 1g, ma solo lievi danni si sono manifestati agli
elementi non strutturali. I modelli senza nessun tipo di rinforzo hanno raggiunto, invece, uno stato
Steel ties
SMA Braces
-80
-60
-40
-20
0
20
40
60
80
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
(sec)
(mm
)
Braced frame Test #1
Bare frame Test #6
(s
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limite di collasso per un’accelerazione sensibilmente inferiore. Al termine della prima fase di prova
tutti i modelli sperimentali erano gravemente danneggiati o parzialmente collassati (Figura 4a).
Nella seconda fase, i tre modelli sperimentali danneggiati sono stati riparati e rinforzati (Figura 4b)
considerando tre diversi sistemi: (i) cerchiatura con fibre di carbonio (FRP) in corrispondenza dei
nodi trave-colonna [Dolce et al 2006d], (ii) isolamento sismico con dispositivi elastomerici ADRI
(Added Damping Rubber Isolator) ad alta dissipazione [Dolce et al 2006c] e (iii) confinamento attivo
degli elementi strutturali con aggiunta di elementi dissipativi angolari in acciaio opportunamente
rastremati o forati [Dolce et al 2006b].
Il sistema di isolamento con i dispositivi ADRI, grazie all’elevato smorzamento, si è rivelato
particolarmente efficace nel ridurre gli spostamenti orizzontali e verticali massimi, anche per
terremoti near-fault. Il confinamento con FRP ha determinato un notevole incremento della capacità
di duttilità della struttura in grado di fare fronte a grandi accumuli di spostamento di interpiano. Il
confinamento attivo con l’aggiunta di elementi dissipativi ha permesso invece di incrementare sia la
resistenza che la capacità dissipativa della struttura. Tale tecnica consente, infatti, la possibilità di
alterare nei nodi i rapporti di resistenza tra travi e colonne, rendendo, quindi, perseguibile anche una
progettazione secondo il principio della gerarchia delle resistenze. L'efficacia dei sistemi considerati
è mostrata sinteticamente nella Figura 4c dove sono confrontati i risultati sperimentali in termini di
drift massimo per due valori di PGA: 0.2g e 0.4g rispettivamente.
a)
b)
Model 1 Model 2 Model 3
c)
Figura 4 Progetto SICURO: a) modelli sperimentali della fase 1; b) modelli riparati/rinforzati nella fase 2 con
confinamento FRP, con isolatori ADRI e con confinamento attivo e aggiunta di dissipazione; c) confronto tra le
diverse soluzioni in termini di drift massimo interpiano per una PGA di 0.2g e di 0.4g
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Nell'ambito del progetto TREMA sono stati effettuati numerosi test su tavola vibrante per studiare la
risposta sismica di due modelli sperimentali in muratura identici in scala 1:1.5, nelle configurazioni:
(i) senza nessun intervento di protezione sismica, (ii) con isolamento sismico e (iii) con il sistema di
confinamento attivo della muratura [Dolce et al., 2007a].
I modelli sperimentali erano costituiti da paramenti in muratura di pietra irregolare e malta di scarsa
qualità di spessore 0.25m scarsamente ammorsati con i paramenti ortogonali, a formare una cella
strutturale di due piani, con dimensioni in pianta 3.5m x 3.0m e altezza interpiano di 2.1m, con
orizzontamenti costituiti da travi e tavolato in legno, rappresentativa di una tipica costruzione in
muratura esistente nella zona dell'Appennino centro-meridionale (Figura 5.1). Il sistema di
isolamento sismico in questa applicazione era costituito da isolatori elastomerici tipo ADRI
accoppiati con isolatori a scorrimento tipo acciaio-PTFE (Figura 4.2). Il sistema di confinamento
attivo della muratura portante è stato realizzato, invece, mediante nastri di acciaio inossidabile pretesi
tali da opporsi al danneggiamento strutturale e produrre un significativo aumento della capacità di
duttilità della struttura. L'efficacia del sistema di confinamento attivo era stato già testato presso
l’Università della Basilicata mediante un ampio programma sperimentale effettuato in precedenza su
pannelli in muratura [Ponzo et al., 2009].
1)
3)
2)
4)
Figura 5 Progetto TREMA: 1.Struttura dell’edificio di prova; 2. Sistema di isolamento sismico alla base; 3.a. Struttura rinforzata con il sistema di confinamento attivo della Muratura; 3.b, c, d Danneggiamento subito dal modello non rinforzato; 4. Drift delle pareti in direzione X dei modelli durante la sessione: a) ADRI; b) CAM; c) Edificio non rinforzato, in funzione della massima accelerazione alla base normalizzata (NPA).
Appoggio
Scorrevole
Inox-PTFE
Dispositivo
di isolamento
ADRI
a)
b) c)
Appoggio
Scorrevole
Inox-PTFE
Dispositivo
di isolamento
ADRI
a)
b) c)
B A
C D
x
y
Appoggio
Scorrevole
Inox-PTFE
Dispositivo
di isolamento
ADRI
a)
b) c)
Appoggio
Scorrevole
Inox-PTFE
Dispositivo
di isolamento
ADRI
a)
b) c)
B A
C D
x
y
0.0%
0.2%
0.4%
0.6%
0.8%
1.0%
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0
1° STORY AD
2° STORY AD1° STORY BC
2° STORY BC
INT
ER
ST
OR
Y D
RIF
T
WA
LL
DR
IF
T
NPAX (g)
0.0%
0.2%
0.4%
0.6%
0.8%
1.0%
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0
1° STORY AD
2° STORY AD1° STORY BC
2° STORY BC
INT
ER
ST
OR
Y D
RIF
T
NPAX (g)
0.0%
0.5%
1.0%
1.5%
2.0%
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
I° STORY BCI°S - II°S INTERSTORY X1I°S - II°S INTERSTORY X2I°S - TABLE INTERSTORY X1I°S - TABLE INTERSTORY X2
IN
TE
RS
TO
RY
DR
IF
T
NPAX (g)
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Il confronto dei risultati sperimentali ha evidenziato l'efficacia sia della tecnica dell’isolamento
sismico che del sistema di confinamento attivo. Quest’ultimo ha consentito il raggiungimento di un
intensità sismica circa 4 volte più alta rispetto alla caso di modello non rinforzato. Le prove hanno
evidenziato, inoltre, gli effetti benefici dell’isolamento sismico alla base rispetto alle altre due
configurazioni di prova nel ridurre oltre agli massimi spostamenti di interpiano anche le massime
accelerazioni di piano.
Progetto JETPACS
Un esteso progetto di ricerca denominato JETPACS (Joint Experimental Testing on Passive and semi
Active Control Systems) è stato sviluppato presso l'Università della Basilicata nell’ambito
dell’accordo DPC-RELUIS 2005-08, per indagare sull’applicabilità ed efficacia di differenti
dispositivi di dissipazione di energia di tipo passivo o semi-attivo basati su materiali e/o tecnologie
attualmente disponibili (smorzatori viscosi, dispositivi isteretici) o innovativi (LMF, fluidi magneto-
reologici) [Ponzo et al. 2009a]. Il progetto ha previsto prove su tavola vibrante effettuate
considerando un modello sperimentale base, rappresentativo di un edificio 3D a due piani in scala
1:1.5 con struttura intelaiata in acciaio (Figura 6), sul quale sono stati installati i diversi dispositivi
[Ponzo et al. 2012]. Le prove sismiche sono state condotte e incrementando gradualmente l’intensità
delle accelerazioni alla base fino al raggiungimento dello spostamento interpiano massimo
corrispondente al limite di elasticità del modello [Di Cesare et al. 2012].
PGA 25% PGA 50% PGA 75%
Figura 6 Progetto JETPACS: modello sperimentale e particolare dei dispositivi di dissipazione di tipo isteretico
e visco-ricentranti; Confronto in termini di massimo drift interpiano per una PGA pari al 25%, 50% e 75% di
quella di progetto.
PGA 25%
0 0.25 0.5 0.75
UNIUD
UNINA
UNICAL
UNIBAS_EP
UNIBAS_VR
POLIBA
UNIPARTH
UNIVAQ
Nudo
Drift (%)
1228 196 535
0 0.25 0.5 0.75
Visco-elast UNIUD
Viscous UNINA
HD-steel UNIBAS/UNICAL
Visco-SMA UNIBAS
HD-Aluminium POLIBA
M.R. UNIPARTH
M.R. UNIVAQ
w/o EDBs
Drift (%) 0 0.25 0.5 0.75
Visco-elast UNIUD
Viscous UNINA
HD-steel…
Visco-SMA UNIBAS
HD-Aluminium…
M.R. UNIPARTH
M.R. UNIVAQ
w/o EDBs
Drift (%) 0 0.25 0.5 0.75
Visco-elast UNIUD
Viscous UNINA
HD-steel…
Visco-SMA…
HD-Aluminium…
M.R. UNIPARTH
M.R. UNIVAQ
w/o EDBs
Drift (%)
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Come mostrato dalla Figura 6, i risultati sperimentali hanno dimostrato l’efficacia dei dispositivi
dissipativi investigati sia in termini di capacità di controllo delle vibrazioni sismiche della struttura e
di contenimento degli spostamenti interpiano al di sotto del limite imposto, anche in caso di terremoti
ad elevata intensità, sia in termini di robustezza e di capacità di sostenere un elevato numero di cicli
in campo non-lineare senza danneggiamenti.
Progetto JETBIS
Nell’ambito del progetto JETBIS (Joint Experimental Testing of Base Isolation System), è stata
condotta un’ampia campagna sperimentale per valutare l’efficacia del sistema di isolamento sismico
basato su isolatori a scorrimento a doppia superficie curva (Double Concave Friction Pendulum –
DCFP) in differenti condizioni di lubrificazione delle superfici di scorrimento [Ponzo et al., 2014].
In una prima fase sono state effettuate prove preliminari di caratterizzazione dei dispositivi DCFP
(Figura 7b) presso il Laboratorio Prove Materiali e Strutture dell’Università degli Studi della
Basilicata, secondo le prescrizioni UNI EN 15129, al fine di validare e calibrare i modelli teorici e
numerici. Successivamente, presso il laboratorio di Strutture dell’Università “Federico II” di Napoli,
sono state eseguite prove dinamiche su tavola vibrante considerando un telaio monopiano in acciaio
in scala 1:3, di dimensioni in pianta pari a 2.0m x 2.5 m e altezza pari a 2.9 m (Figura 7a). Il modello
sperimentale è stato sottoposto a terremoti di intensità crescente fino al raggiungimento dello
spostamento limite imposto alla base del modello. Sono state considerate, inoltre, differenti
condizioni di lubrificazione dei dispositivi (superfici lubrificate e non lubrificate) e differenti
disposizioni delle masse del modello (masse eccentriche e masse eccentriche).
a)
c)
b)
Figura 7 Progetto JETBIS: a) modello sperimentale, b) particolari degli isolatori DCFP, c) Confronto in termini
di massimo drift interpiano tra condizione lubrificata e non a vari livelli di PGA.
Il principale effetto ottenuto grazie all’introduzione del sistema di isolamento mediante DCFP è
l’effettiva riduzione degli spostamenti di interpiano e delle accelerazioni della sovrastruttura. Gli
spostamenti alla base del modello, sono risultati maggiori in caso di superfici lubrificate rispetto a
quelli ottenuti in condizioni non lubrificate (Figura 7a). Nel caso di distribuzioni di masse eccentriche
non si sono verificati effetti torsionali significativi. Il confronto dei dati sperimentali con i risultati di
analisi dinamiche non-lineari, nelle quali è stata considerata anche la variabilità del coefficiente
0 40 80 120
d [mm]
Non Lubrificata
Lubrificata
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d’attrito in funzione di velocità e carico verticale, ha dimostrato la validità e l’affidabilità dei modelli
teorici adottati dalle norme [Di Cesare et al., 2014].
Progetto PRES-LAM
Nell’ambito del progetto PRES-LAM sono state effettuate una serie di prove sperimentali su tavola
vibrante presso l’Università della Basilicata su un modello tridimensionale di edificio in legno
lamellare di 3 piani, in scala 1:1.5, con struttura a telaio in entrambe le direzioni realizzata con
collegamenti trave-colonna post-tesi e con l’aggiunta di elementi dissipativi (Figura 8). L’innovativo
sistema costruttivo PRES-LAM [Palermo et al., 2004] applica la tecnologia PRESSS, utilizzata per
le costruzioni in c.a. prefabbricato, ad elementi strutturali in legno lamellare assemblati mediante
l’utilizzo di cavi in acciaio armonico post-tesi. La post-tensione fornisce al sistema strutturale la
capacità di ricentraggio mentre l'aggiunta di elementi dissipativi consente di dissipare energia durante
il moto sismico incrementando sia lo smorzamento che la resistenza del sistema strutturale. Nella
presente applicazione gli elementi dissipativi erano costituiti da angolari in acciaio [Di Cesare et al.,
2013], opportunamente conformati e tarati in funzione della post-tensione applicata. Essi
consentivano di ottenere sotto carico sismico il desiderato legame forza-spostamento con classica
forma a bandiera. Il modello sperimentale è stato testato considerando tre configurazioni differenti:
i) senza aggiunta degli elementi dissipativi, ii) con elementi dissipativi in corrispondenza del nodo
colonna-tavola e iii) con elementi dissipativi in corrispondenza del nodo trave-colonna e colonna-
tavola.
a)
c)
b)
Figura 8 Progetto PRES-LAM: a) modello sperimentale, b) particolari dei collegamenti trave-colonna e
colonna-tavola vibrante, c) Confronto in termini di massimo drift interpiano per una PGA pari al 25% e al 75%
di quella di progetto.
I risultati delle prove sperimentali hanno mostrato l’efficacia del sistema strutturale e l’applicabilità
del sistema PRES-LAM, concepito e testato in Nuova Zelanda considerando il legno microlamelare,
anche al legno lamellare tipo GLULAM (ampiamente diffuso in Europa). A seguito di oltre 80 test
sismici, anche violenti, non è stato riscontrato alcun danno agli elementi strutturali. L’aggiunta dei
dissipatori ha comportato una riduzione degli spostamenti di interpiano massimi in corrispondenza
del terremoto di progetto a conferma della correttezza del metodo di progetto considerato [Ponzo et
al. 2014a].
4000
2000
2000
2015
Trasduttori di spost. assoluti
Celle di carico
Barre dipost tensione
Trasduttori di spost. relativi
Masse aggiuntive
Trave principale
Solaio
Colonna Dispositivi dissipativi
4000
3000
Struttura di riferimento
Attuatore dinamico
Trave secondaria
Rotaie e guide
Muro di contrasto
4000
2000
2000
2015
Trasduttori di spost. assoluti
Celle di carico
Barre dipost tensione
Trasduttori di spost. relativi
Masse aggiuntive
Trave principale
Solaio
Colonna Dispositivi dissipativi
4000
3000
Struttura di riferimento
Attuatore dinamico
Trave secondaria
Rotaie e guide
Muro di contrasto
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5
1
2
3
Drift (%)
0 1 2 3 4
1
2
3
Sess. 1 senza dissipazione
Sess. 2 senza dissipazione
Sess. 2 con dissipazione
Sess. 2 senza dissipazione
Sess. 1 senza dissipazione
Sess. 2 con dissipazione
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5
1
2
3
Drift (%)
0 1 2 3 4
1
2
3
Sess. 1 senza dissipazione
Sess. 2 senza dissipazione
Sess. 2 con dissipazione
Sess. 2 senza dissipazione
Sess. 1 senza dissipazione
Sess. 2 con dissipazione
0 1 2 3 4
1
2
3
Con dissipazione alla base e ai nodi
Con dissipazione alla base
Senza dissipazione
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5
1
2
3
Drift (%)
0 1 2 3 4
1
2
3
Con dissipazione alla base e ai nodi
Con dissipazione alla base
Senza dissipazione
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5
1
2
3
Drift (%)
Marzo 2015 • numero 30 11
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Marzo 2015 • numero 30 12
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