te · Orientamento universitario 9 Il carnevale 22 Risultati attività sportive 10 SCIENZA E...

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Periodico del Liceo Bramante di Magenta Anno XXV N. 2 Aprile 2017 Con la seconda edizione cogliamo l’occasione per augurarvi un felice anno nuovo. Le iniziative a cui la nostra scuola ha aderito sono molte, tra cui le olimpiadi della fisica, il gran pre- mio di matematica applicata, i giochi di Archime- de, le cui semifinali sono già state disputate, men- tre per le olimpiadi di italiano la semifinale si terrà a breve. Sempre per ciò che concerne le materie umanistiche, ad aprile si terrà una simulazione del- la prima prova dell’esame di Stato alla reggia di Venaria per le classi quarte e quinte con una trac- cia di carattere storico-letterario incentrata sul Ri- sorgimento italiano. Per far fronte ai recenti episodi di cyberbullismo a livello regionale il tribunale di Milano è stato sede di un incontro per discutere del problema, sia pro- ponendo soluzione sia indagando a fondo le dina- miche che lo causano. La nostra scuola è stata invi- tata a partecipare e ha mandato una delegazione di studenti, accompagnati dalla D.S. e dal prof. Dista- so, ad ascoltare e ad intervenire nella discussione. Una notizia che sicuramente ha emozionato molti di noi è stata quella riguardante l’uscita delle tanto dibattute materie d’esame della maturità 2017. No- nostante l’annunciato ritorno di fisica in seconda prova, la scelta è ricaduta nuovamente su matema- tica, anche a causa delle numerosi petizioni e pole- miche che giudicavano le simulazioni troppo com- plicate per i liceali. Con grande lungimiranza fisica è stata decisa come materia esterna, sebbene la maggior parte degli in- segnanti di fisica siano anche insegnanti di mate- matica, da qui la difficoltà per le commissioni d’e- same; anche inglese e italiano saranno gestite da esterni, mentre scienze, arte, filosofia e storia sa- ranno interne. Si preannuncia una lunga maturità, anche perché gli esami non inizieranno prima del 21 giugno. Gli studenti di quinta di quest’anno saranno inoltre gli ultimi ad affrontare la prova d’esame con questa modalità: è stato infatti annun- ciato che dall’anno prossimo la terza prova sarà sostituita dai test invalsi e la tesina da una relazio- ne sul percorso di alternanza scuola-lavoro svolto durante i tre anni. La nostra consolazione deriva dal fatto che tra po- co sarà periodo di gite. Diverse mete sono state proposte: per le quinte Barcellona e la Provenza, Berlino e la Toscana, mete ricche di collegamenti con gli argomenti del programma e di spunti per gli esami di fine anno. Per le quarte e una terza è stata proposta di nuovo Firenze come meta. Come incoraggiamento per gli ultimi mesi di scuo- la vi lasciamo con una citazione di Winston Chur- chill, sia per chi concluderà il percorso scolastico con la l’esame di Stato sia per chi tornerà l’anno prossimo : “Il successo non è mai definitivo, il fal- limento non è mai fatale; è il coraggio di continua- re che conta”. Editoriale Alice Fortunati, 5^A - Mathilda Guizzardi, 5^B Il Grillo Bramante

Transcript of te · Orientamento universitario 9 Il carnevale 22 Risultati attività sportive 10 SCIENZA E...

Periodico del Liceo Bramante di Magenta

Anno XXV N. 2 Aprile 2017

Con la seconda edizione cogliamo l’occasione per

augurarvi un felice anno nuovo.

Le iniziative a cui la nostra scuola ha aderito sono

molte, tra cui le olimpiadi della fisica, il gran pre-

mio di matematica applicata, i giochi di Archime-

de, le cui semifinali sono già state disputate, men-

tre per le olimpiadi di italiano la semifinale si terrà

a breve. Sempre per ciò che concerne le materie

umanistiche, ad aprile si terrà una simulazione del-

la prima prova dell’esame di Stato alla reggia di

Venaria per le classi quarte e quinte con una trac-

cia di carattere storico-letterario incentrata sul Ri-

sorgimento italiano.

Per far fronte ai recenti episodi di cyberbullismo a

livello regionale il tribunale di Milano è stato sede

di un incontro per discutere del problema, sia pro-

ponendo soluzione sia indagando a fondo le dina-

miche che lo causano. La nostra scuola è stata invi-

tata a partecipare e ha mandato una delegazione di

studenti, accompagnati dalla D.S. e dal prof. Dista-

so, ad ascoltare e ad intervenire nella discussione.

Una notizia che sicuramente ha emozionato molti

di noi è stata quella riguardante l’uscita delle tanto

dibattute materie d’esame della maturità 2017. No-

nostante l’annunciato ritorno di fisica in seconda

prova, la scelta è ricaduta nuovamente su matema-

tica, anche a causa delle numerosi petizioni e pole-

miche che giudicavano le simulazioni troppo com-

plicate per i liceali.

Con grande lungimiranza fisica è stata decisa come

materia esterna, sebbene la maggior parte degli in-

segnanti di fisica siano anche insegnanti di mate-

matica, da qui la difficoltà per le commissioni d’e-

same; anche inglese e italiano saranno gestite da

esterni, mentre scienze, arte, filosofia e storia sa-

ranno interne. Si preannuncia una lunga maturità,

anche perché gli esami non inizieranno prima del

21 giugno. Gli studenti di quinta di quest’anno

saranno inoltre gli ultimi ad affrontare la prova

d’esame con questa modalità: è stato infatti annun-

ciato che dall’anno prossimo la terza prova sarà

sostituita dai test invalsi e la tesina da una relazio-

ne sul percorso di alternanza scuola-lavoro svolto

durante i tre anni.

La nostra consolazione deriva dal fatto che tra po-

co sarà periodo di gite. Diverse mete sono state

proposte: per le quinte Barcellona e la Provenza,

Berlino e la Toscana, mete ricche di collegamenti

con gli argomenti del programma e di spunti per

gli esami di fine anno. Per le quarte e una terza è

stata proposta di nuovo Firenze come meta.

Come incoraggiamento per gli ultimi mesi di scuo-

la vi lasciamo con una citazione di Winston Chur-

chill, sia per chi concluderà il percorso scolastico

con la l’esame di Stato sia per chi tornerà l’anno

prossimo : “Il successo non è mai definitivo, il fal-

limento non è mai fatale; è il coraggio di continua-

re che conta”.

Editoriale

Alice Fortunati, 5^A - Mathilda Guizzardi, 5^B

Il Grillo Bramante

Pagina 2

Il Grillo Bramante

Ben tornato Grillo…..sempre più impegnato e globtrotter!!

E’ bello ritrovare l’entusiasmo e l’interesse a 360° dei nostri giornalisti in erba.

Quest’anno novità nella redazione. Vi è stato un cambio di guardia al vertice: la

capo redattrice “storica”, la prof.ssa Marcogiuseppe Luigina, ha lasciato il com-

pito di guidare la “ sciame“ dei grilli Bramantini alla prof.ssa Ambrosi Alessan-

dra.

Un ringraziamento affettuoso alla prof.ssa Marcogiuseppe per la grande opera

svolta nei cinque anni di guida della nostra testata giornalistica e un benvenuto

e buon lavoro alla prof.ssa Ambrosi.

Un saluto ai giornalisti “ saltati via” verso i diversi ambiti universitari del sape-

re, conseguita la maturità: a loro auguriamo di raggiungere i traguardi desiderati.

Un caloroso “ben arrivati” ai nuovi giornalisti e un “ben ritrovati” ai già speri-

mentati collaboratori.

Buona avventura giornalistica a tutti.

Il saluto del Dirigente Scolastico

Pagina 3

Il Grillo Bramante

In questo numero

LA NOSTRA SCUOLA Stoner 18

Il bullismo 4 La notte degli oscar 19

Evento: Amatrice 5 CULTURA

Tablet school 17 6 Maturità 2018 20

Felici di navigare 7 101 modi di viaggare in Laos 21

Il cyberbullismo 8 DAL TERRITORIO

Orientamento universitario 9 Il carnevale 22

Risultati attività sportive 10 SCIENZA E SCIENZE

OPINIONI Intervista Prof. Di Donato 23

“The Silent (Angry) Majority” 11 BREAK

Da grande voglio fare l’astronauta 12 Top ten 24

La cultura non è merce 13 RICETTE

Sulla sicurezza 14 Bramante ai fornelli-Le chiac-

chere

25

Uomini e stati 15 QUESTIONARIO

Vacanze studio 16 Questionario di Proust 26-27

GRILLO BOX OROSCOPO

Recensione del film “Hanna Arendt” 17 Il nostro oroscopo 28-29

Pagina 4

cognome…fossi un maschio o una femmina. Rimasi

impietrito davanti allo schermo del computer, ma come

si poteva arrivare a tanto? Mia madre contattò imme-

diatamente la mamma di Bianca, il nome fittizio della

ragazza sopracitata, il post venne rimosso ma oramai i

commenti a scuola non si frenavano. Questi episodi

negativi mi hanno fatto conoscere i veri amici, quelli

che sono stati sempre dalla mia parte, quelli con cui

oggi, nonostante non frequentiamo più la stessa scuola,

ci si ritrova per una rimpatriata o una prima visione al

cinema. Anche con i miei attuali compagni di scuola i

rapporti sono ottimi, certo, con qualcuno sono più in

sintonia rispetto ad altri, ma la maturità della nostra età

insieme al clima disteso e sereno che i nostri insegnanti

favoriscono, mi consentono di vivere serenamente la

vita di classe.

L’amicizia e l’affetto, l’appoggio, della propria fami-

glia sono fondamentali per affrontare questa difficile

“battaglia”: soprattutto perché, avendo amici veri al

nostro fianco, la situazione apparirà meno drammatica e

più facilmente superabile.

Rimango allibito alla visione di alcuni video in Internet

in cui sono ripresi atti di bullismo pesante, talvolta vio-

lento, da parte di ragazzi che sembrano più interessati a

una perfetta qualità del video rispetto che all’atto in sé.

Se doveste essere presenti ad atti del genere, mai rima-

nere semplicemente a guardare, bensì intervenite, difen-

dete i più deboli e fermate quei bulli.

Ovviamente, nel caso in cui la situazione dovesse com-

plicarsi, sarebbe meglio recarsi dalla polizia postale

(cyberbullismo) o informare le autorità, con l’aiuto dei

genitori e della propria famiglia. Esistono due modi per

disarmare i bulli: mostrarsi forti e per nulla feriti dal

loro comportamento, nonostante io sappia bene quanto

sia difficile, e l’autoironia, che ho provato più volte ad

utilizzare. Ricordate che nessuno ha il diritto di insul-

tarvi e giudicarvi, perciò non permettete loro di farlo.

Il declino dei bulli e il trionfo dell’Amicizia

Codegoni Leonardo

La nostra scuola

“Sei ridicolo, …ciccione, guarda come sei vestito! …

ma non ti vergogni?...sembri una femmina” queste sono

alcune parole, taglienti come una lama di coltello, che

feriscono l’anima di chi ne è apostrofato. Il giudizio

gratuito e cattivo, l’emarginazione, lo sfottò e l’aggres-

sione verbale (non meno brutale di quella fisica) sono

comportamenti che, assolutamente distruttivi, minano la

stabilità di qualsiasi persona, di qualsiasi età, figuria-

moci quella di un adolescente. Leonardo, 17 anni, al

quarto anno del Liceo Scientifico indirizzo Scienze Ap-

plicate, oggi un ragazzo sereno e in armonia con le per-

sone vicine. Ora direi, ma solo ora, in totale equilibrio

con il mondo. Sto per raccontare di me. Tutti ricordano

gli anni delle Elementari: anni di spensieratezza, di gio-

co. Dalla passione per lo sport ad entrare a far parte di

una squadra di calcio, il passo è breve, tutti bambini di

appena dieci anni. Gioco di squadra…che belle parole,

solo parole. Negli spogliatoi, più di una volta, mentre

ero a fare la doccia, mi nascondevano parti della divisa,

a volte ritrovavo la maglietta dentro il cestino dei rifiu-

ti, sul fondo; sotto le carte, i parastinchi, proprio, non

me li facevano più trovare. A dieci anni queste compor-

tamenti feriscono, perché si arriva a pensare di essere

sbagliati e ci si convince di essere MOLTO “invisibili”.

Ricordo il sostegno dei miei genitori, delle mie due so-

relle maggiori. Alle Medie, in classe prima, non va me-

glio, perché, dopo essere aumentato di peso, i diversi

chili in più rispetto lo standard, mi rendono in classe

oggetto di derisione. Già mi rattristava parecchio riusci-

re a trovare con difficoltà un pantalone della mia taglia!

Ma non cercavo assolutamente comprensione per que-

sto, desideravo solo non essere offeso. Cercavo di non

far vedere che restavo male, facevo l’indifferente pen-

sando che servisse a far cessare le offese, ma non acca-

deva.

Stavo male quando, prima dell’ora di Educazione Fisi-

ca, negli spogliatoi della palestra, ci dovevamo cambia-

re per indossare i pantaloncini corti…c’era sempre quel

piccolo gruppetto che rideva mentre mi osservava.

Sull’autobus che mi portava a casa, per me non c’era

mai posto, perché con il loro zaino ne occupavano due.

Solo l’attenzione dell’assistente mi consentiva di seder-

mi, ma avevo addosso, sempre più, i loro sguardi ag-

gressivi. In terza Media, ho già perso una buona parte

del peso in eccesso, ma i capelli lunghi mi rendono an-

cora vittima dell’“ignoranza”. Una compagna di classe,

su un Social Network, pone una domanda ai suoi

“amici” virtuali chiedendo se io…con tanto di nome e

Pagina 5

La nostra scuola

Giovedì 2 marzo, “Liceo Bramante”. Fuori dall’istituto

noi studenti, selezionati come delegazione per portare

il contributo raccolto per un aiuto alla ricostruzione,

aspettavamo tutti con impazienza che il professore di

religione, Sergio Garavaglia, promotore dell’iniziativa,

venisse a prenderci con il pullmino a nove posti. Desti-

nazione: Amatrice.

Diciamocela tutta: la maggior parte di noi pensava pre-

valentemente al fatto che avremmo saltato le ultime

due ore di scuola. “Poche”, direbbe qualcuno.

“Abbastanza!”, risponderemmo noi.

Il viaggio è stato piacevole: una sorta di breve gita di

due giorni, in cui abbiamo comunque socializzato e

anche scherzato tra noi.

Ci siamo resi conto del grande valore umano di questa

esperienza, quando, la mattina seguente, ci siamo tro-

vati catapultati in una dimensione del tutto nuova e

davvero sconvolgente.

Scopo della trasferta era quello di portare il nostro

contributo materiale (una raccolta di fondi per i terre-

motati) e morale agli studenti e professori del liceo di

Amatrice.

Ora, un conto è vedere un terremoto da lontano, altro

discorso è esplorarlo da vicino. Per quanto, infatti, ci si

possa informare con attenzione e scrupolo, esso rimar-

rà sempre un evento remoto, emotivamente disgiunto

come da un diaframma. Quando, invece, la distruzione

ce la si ritrova davanti agli occhi, quel senso di lonta-

nanza sparisce, per lasciare spazio a mille sentimenti

difficili da esprimere a parole. Di fronte alle macerie,

al giubbotto di un bambino appeso ad un’asta di ferro

tra la polvere, non si può rimanere impassibili. L’accu-

mulo di emozioni è paralizzante, lascia impietriti.

Allo stesso tempo, però, in mezzo a tutta quella distru-

zione, c’era chi cercava di ricominciare, chi – nono-

stante il grande peso del lutto – sta provando a rico-

struirsi un futuro. Tra camion carichi di macerie e for-

ze dell’ordine a presidiare la zona rossa, si sentivano

gli schiamazzi dei bambini che giocavano nel cortile di

una scuola, e si vedevano i ragazzi che avevano prefe-

rito continuare gli studi nel loro borgo, piuttosto che

abbandonarlo. I nostri coetanei erano ragazzi che –

inevitabilmente – portano scritti in volto i segni

dell’immane tragedia: occhi spenti, sguardi sfuggenti,

scarsa voglia di sorridere. Vi era in loro anche un certo

imbarazzo nei nostri confronti, frutto forse di un qual-

che ritegno nell’accettare il nostro gesto di solidarietà.

Ma poi, dopo una breve passeggiata silenziosa, il dia-

framma si è infranto grazie ad una semplice partita di

pallavolo, dal grande valore simbolico: tutto stava a

buttare la palla di là dalla rete, come avevano fatto – e

continuavano a fare – loro, gettando il cuore al di là

dell’ostacolo.

Amatrice Un momento di grande socializzazione

Giulia Caria - Xhoana Shukulli

Pagina 6

re altri laboratori. Uno di essi riguardava la presen-

tazione del dispositivo “Sprout”, che l’azienda HP

propone per il settore didattico e lavorativo. Il di-

spositivo è composto da uno schermo touch di 23

pollici che funge da computer, un piccolo proietto-

re che serve per riprodurre una seconda schermata

su un tappetino e altri accessori. Dopo la presenta-

zione del computer, un ragazzo di HP che si occu-

pa della gestione del personale, ha simulato un col-

loquio di lavoro con un collega neo-assunto, in

modo da darci qualche suggerimento per un futuro

colloquio.

Altri gruppi hanno invece partecipato al workshop

“ Coding e Divina Commedia“, un videogioco

creato grazie all’applicazione “Scratch” e che con-

siste nel ripercorrere, in prima persona, le gesta di

Dante nel viaggio all’Inferno. Esso è strutturato in

due dimensioni ed il giocatore, per portarlo a ter-

mine, ha il compito, per esempio, di terminare dei

dialoghi presenti nell’opera originale o sconfiggere

dei mostri. Il prodotto è ancora in fase embrionale

e, a detta dello sviluppatore, è indicato ad un pub-

blico di giovanissimi per introdurli nel fantastico

mondo creato da Dante.

L’esito complessivo riscosso dal nostro laboratorio

è stato nell’insieme alquanto positivo: molti sono

stati infatti gli studenti e i docenti che hanno voluto

assistere alla presentazione, provenienti da istituti

delle province limitrofe.

La nostra scuola

Sabato 28 gennaio, la classe 2^D LbyD del Liceo

Scientifico Donato Bramante di Magenta, insieme

ai docenti di Lettere e Lingua Inglese, le prof.sse

Dipietromaria e Invernizzi, ha partecipato all'even-

to nazionale Tablet School 17, organizzato da Im-

paraDigitale, tenutosi al Liceo “Leone XIII” di

Milano.

Il Centro Studi ImparaDigitale è un’associazione

nata nel marzo 2012 per promuovere lo sviluppo di

una modalità didattica innovativa, che permette

alla scuola di beneficiare del potenziale offerto

dall’introduzione della tecnologia digitale. Infatti

l’apprendimento del linguaggio della programma-

zione e l’utilizzo fin da giovani del pensiero com-

putazionale, costituiscono un importante strumento

per allenare la mente e la logica, permettendo di

acquisire capacità di analisi e risoluzione dei pro-

blemi, utili anche ad affrontare le sfide che atten-

dono i ragazzi nella vita.

La giornata è iniziata con una plenaria nell’Aula

magna, dove la prof.ssa Bardi, mentore del Tablet

School, ha introdotto i presenti alla manifestazione.

Quindi il fulcro della giornata si è spostato nelle

aule del liceo dedicate ai workshop.

A differenza dell’esperienza dell’anno precedente,

in cui siamo stati semplici fruitori dei workshop

offerti dall’evento, quest’anno abbiamo deciso di

presentare un nuovo progetto interamente prodotto

dagli studenti, chiamato “Learning by drawing a

comic strip”, suscitando l’interesse di numerosi

docenti e alunni interessati al lavoro svolto e desi-

derosi di osservare il prodotto finale. Si tratta infat-

ti di un fumetto in digitale, creato con un applica-

zione online chiamata Pixton, avente per oggetto il

romanzo “The strange case of Dr. Jekyll and Mr.

Hyde”, con didascalie e battute dei personaggi

completamente in Inglese.

Durante il workshop, dopo una breve introduzione

dei docenti, gli alunni hanno prima presentato il

lavoro, poi hanno messo a disposizione dei visita-

tori delle postazioni per poter testare in prima per-

sona gli strumenti e le procedure utilizzate. Gli stu-

denti della 2^D LbyD hanno partecipato al work-

shop a turni, permettendo agli altri alunni di segui-

La classe 2D LbyD partecipa al Tablet School 17 di Impara Digitale

Pedratti

Pagina 7

Felici di navigare

Clara Galli

La nostra scuola

Quello che a molti potrebbe apparire un giorno di

scuola come un altro è in realtà la XIV Giornata

Mondiale per la Sicurezza in Rete, istituita e pro-

mossa dalla Commissione Europea, il cui slogan

recita “Siate il cambiamento: uniamoci per un in-

ternet migliore”.

Ma come fare ad essere il cambiamento? Noi ra-

gazzi del giornalino siamo andati a scoprirlo diret-

tamente alla fonte della giustizia: l’aula magna del

Tribunale di Milano. Due studenti, Codegoni Leo-

nardo e Fortunati Alice, hanno partecipato al tavo-

lo della discussione con articoli da loro preparati.

Lo slogan di questa edizione del Safer Internet Day

ci invita a metterci in gioco e diventare cittadini

responsabili della città digitale. Per aiutarci a fare

ciò, sono intervenuti autorevoli relatori nel campo

scientifico, giuridico, sociale, culturale, della sicu-

rezza e della legalità, moderati da giornalisti ed

esperti.

Con l’avvento delle nuove tecnologie il fenomeno

del bullismo è rimasto al passo con i tempi trasfor-

mandosi anche in cyber bullismo, forse ancora più

preoccupante e pericoloso. Molte sono le vittime di

questo terribile problema e tra di queste c’è anche

la giovanissima Carolina Picchio, una bellissima

ragazza di 14 anni che ha deciso di mettere fine

alla sua vita a causa di un video messo in rete, nel

quale era protagonista di una situazione a sfondo

sessuale. In pochi minuti il video venne visto da

milioni di utenti e i commenti volti a dileggiare e

ad accusa non si fecero attendere: Carolina vide

come unica via di fuga il suicidio. Queste le parole

del padre, un uomo forte nonostante l’immenso

dolore della perdita di una figlia: "Se la giustizia

fosse davvero giusta, questi ragazzi dovrebbero

andare nelle scuole per anni a spiegare quanto male

hanno fatto con i loro video, i loro messaggi, le

loro parole. Questo per me vuol dire metterli alla

prova. Io non urlo, non chiedo galera a vita o puni-

zioni esemplari. Ma pretendo che almeno capisca-

no fino in fondo la gravità del loro comportamento.

Che almeno spieghino ai ragazzini quanti rischi e

quali mostri può creare Internet".

È appunto l’informazione l’arma migliore contro i

La loro forza deriva dall’immenso potere delle pa-

role che, a volte, possono ferire più di un coltello.

Ma come fare a combatterli? Prima di tutto, soprat-

tutto per chi è vittima di bullismo, è necessario tro-

vare persone affidabili e pronte a tenderci una ma-

no. Un valido aiuto può arrivare sia da amici, geni-

tori e professori, ma anche dalle forze dell’ordine.

Durante la conferenza di valore sono stati gli inter-

venti del Comandante Provinciale dei Carabinieri

di Milano e del Comandante Provinciale della

Guardia di Finanza sempre di Milano; essi hanno

affermato di non voler essere considerati nemici,

ma una mano amica a cui aggrapparsi nel momento

del bisogno.

Noi tutti dobbiamo imparare a non prendere con

leggerezza l’importante fenomeno del cyber bulli-

smo perché nel peggiore dei casi potremmo esser-

ne coinvolti come vittime, potremmo, però, anche

diventare aiuti validi per chi in questa trappola è

caduto.

Pagina 8

proposto dall’Associazione Telefono Donna. Una

delle armi principali dei cyberbulli, oltre alle paro-

le, è il silenzio non solo delle vittime, ma anche del

pubblico che assiste alle violenze. L’opera di sensi-

bilizzazione che il Liceo sta svolgendo è quindi di

grande importanza perché rompe quel clima di

omertà e falsa quiete. Se le vittime si accorgono

che il problema non viene ignorato, ma anzi af-

frontato e punito, probabilmente si sentiranno più

sicure a parlarne e dall’altra parte si spera che i

persecutori avranno più paura ad agire se minac-

ciati di serie conseguenze e punizioni. E’ quindi

ammirevole che la nostra scuola, conscia del ruolo

centrale che occupa nell’educazione di ragazzi dai

quattordici ai diciannove anni abbia deciso di oc-

cuparsi attivamente del problema, grazie anche alla

recente legge 216 approvata il 24 gennaio 2017 che

riconosce il cyberbullismo come un crimine perse-

guibile.

La nostra scuola

La diffusione dei social network e di internet ha

causato un profondo cambiamento nella società: ha

creato un mondo parallelo, più freddo rispetto a

quello reale, dove i rapporti che normalmente rego-

lano le relazioni umane sono stati alterati. Un pu-

gno o uno schiaffo essendo violenze fisiche produ-

cono ferite visibili ad occhio nudo e anche la per-

sona che le infligge ne risente in qualche modo. Le

ferite che vengono inflitte con le parole tramite i

social network non sono fisiche, ma non per questo

meno dolorose. Cambia soltanto che il carnefice

non vede il dolore della vittima, lo immagina, ma

non lo vede sul volto di chi ha ferito.

Ed è in questo contesto che si inserisce il problema

del cyberbullismo. Nel mondo reale le armi dei

bulli sono la violenza fisica, l’esclusione dal grup-

po, l’isolamento, gli insulti, ma in questo mondo

parallelo dei social network le armi a disposizione

sono diverse: tutto si basa sulle parole, cosa che di

per sé può sembrare più blanda rispetto a uno

schiaffo, mentre sono due forme di violenza analo-

ghe che colpiscono sfere diverse delle persone.

Il fenomeno ha una maggiore diffusione nel mondo

dei giovani, quindi i mezzi per combatterlo devo-

no essere adeguati. Necessario sarà l’intervento di

scuole, club sportivi e quello di altri ambienti prin-

cipalmente frequentati dagli adolescenti. Il nostro

Liceo D. Bramante, particolarmente sensibile al

problema, nei giorni 14 e 16 aprile 2016 è stato

sede di due conferenza sul tema del cyberbullismo:

il relatore di entrambi gli eventi è stato il Mare-

sciallo Capo della Guardia di Finanza Davide D’A-

gostino, responsabile della Squadra Reati Informa-

tici della Procura della Repubblica presso il Tribu-

nale Ordinario di Milano. Una studentessa della

classe VD di Scienze Applicate del nostro Liceo,

Alberti Camilla, nell’anno scolastico 2015-2016

ha deciso di sviluppare la propria tesina d’esame

sul tema del cyberbullismo e dei reati informatici.

Ha realizzato inoltre un sito web interattivo com-

pleto di database, in cui è possibile analizzare i cri-

mini informatici, avere una panoramica di alcuni

algoritmi di crittografia per la sicurezza informati-

ca, ed inserire eventuali segnalazioni di reati.

Nell’odierno anno scolastico ci saranno incontri

per tutte le classi del biennio secondo un progetto

Il cyberbullismo

Alice Fortunati

Pagina 9

Un aiuto ad orientasi nel labirinto delle scelte future

Margherita Valenti - Francesco Spedicato

La nostra scuola

Il giorno sabato 11 marzo la nostra scuola ha ac-

colto alcuni ex studenti che si sono resi disponibili

per orientare gli alunni delle classi quarta e quinta

nella scelta del corso universitario da frequentare.

L'incontro si è svolto durante l'orario scolastico e

gli alunni hanno avuto la possibilità di porre do-

mande agli universitari presenti riguardo i corsi di

studio ai quali erano maggiormente interessati: da

quelli scientifici, ad esempio fisica, ingegneria,

medicina o biotecnologie, a quelli di stampo uma-

nistico, come lettere, lingue, filosofia e storia. Ma

si è potuto parlare anche di architettura, design e

moda, così da ottenere un quadro completo dell’of-

ferta formativa universitaria.

Non è semplice scegliere la strada da percorrere

dopo le scuole superiori. Pertanto è stato, a nostro

parere, molto utile rivolgersi a coloro che hanno

già compiuto questo passo.

L'iniziativa ha permesso ai ragazzi di sciogliere i

propri dubbi e capire meglio in che cosa consiste la

realtà universitaria, facendo tesoro dell'esperienza

maturata dai loro ex-compagni, ormai universitari.

Tutti questo è stato possibile grazie all’impegno

delle docenti organizzatrici, Baroni, Venturi, Mal-

tagliati, Frascarolo, Tepatti, che si sono fatte carico

dell’organizzazione in maniera tale che ogni stu-

dente potesse trarre il massimo profitto da questa

esperienza.

Pagina 10

Risultati delle attività sportive

La nostra scuola

1-CIONTI FEDERICO 2G

2-DAMENO GIOVANNI 1 E

3-RAGAZZONI FABIO 2E

MASCHI JUNIORES(2000-1999-

1998-1997)

1-CRIVELLI PIETRO 4C

2- OLDANI MATTEO 4C

3- PARENTE GIOVANNI 4 E

CLASSIFICHE DELLA CORSA

CAMPESTRE

29/11/2016

BIENNIO MASCHILE

1-CARUSO MARCO 2C

2-BUSTI STEFANO 2F

3-OGNIBENE GABRIELE 2F

BIENNIO FEMM.

1-RANGONI SARA 1 F

2-FERRARI ALICE 2D

3-TINELLI ALESSIA 2F

TRIENNIO MASC.

1-LOVATI MARCO 4 A

2-AMADORI FEDERICO 5 E

3-SCHIATTARELLA MATTEO 3 G

TRIENNIO FEMM.

GUALDONI PATRIZIA 4 F

CARCANO MARTINA 4 F

GARLASCHE' CRISTINA 4 E

CLASSIFICHE DELLA GARA DI

SCI PILA -AO- 06-02-2017

ALLIEVE (2001-02-03) FEMM.

1-OLDANI ANNA 1 A LES

2-GORLA ELISA 3G

3-COLOMBO LETIZIA 3B

FEMM JUNIORES(2000-1999-

1998-1997)

1-TAMBURELLI MARGHERITA 4E

2- MOSCATELLI ALICE 3C

3-GUGLIO CRISTINA 4E

ALLIEVI (2001-02-03) MASCH.

Pagina 11

Opinioni

“The Silent (Angry) Majority” chi ha votato Trump e perché

Guizzardi Mathilda

La mattina

del 9 novem-

bre 2016

l’élite d’A-

merica si è

svegliata in

un Paese

sconosciuto.

Per il ceto intellettuale, l’autoproclama-

ta classe dirigente costituita dagli ameri-

cani privilegiati e più istruiti, che vivo-

no soprattutto lungo le coste est e ovest

degli Stati Uniti, l’elezione di Donald

Trump era inconcepibile anche solo da

immaginare. In effetti la realtà della

“vera America” è molto diversa da quel-

la che Charles Murray ha definito “la

bolla” (la barriera protettiva di prosperi-

tà e di gruppi auto selezionati che ha

progressivamente separato dalla molti-

tudine la stessa cerchia esclusiva che si

ritiene superiore): il sistema non funzio-

na più già dall’inizio del XXI secolo.

Nicholas Eberstadt, illustre economista

americano oltre che uno dei massimi

teorici dell’uso della demografia per

l’analisi economica, ha studiato a fondo

i fattori economico-sociali che hanno

condotto all’elezione di Donald Trump

da parte della “Silenziosa maggioranza”

di statunitensi nel suo libro “Men wi-

thout work”.

Segnali evidenti da più di quindici anni

indicano che il sistema americano, che

aveva portato a livelli di benessere cre-

scenti generazione dopo generazione, si

è “inceppato” nel 2000.

Tra il 2000 e il 2016 il valore netto dei

redditi americani è più che raddoppiato,

secondo le statistiche, ma, se si guarda-

no i trend macroeconomici reali, questo

dato non ha aiutato le classi operaie, per

le quali la ricchezza non è stata equa-

mente distribuita. I livelli di occupazio-

ne della popolazione americana adulta

non si sono mai ripresi dalla recessione

del 2001, ancora meno da quella del

2008. In realtà gli Stati Uniti sono riu-

sciti a produrre sempre più ricchezza,

sebbene impiegassero considerevolmen-

te meno forza lavoro. La contraddizione

relativa all’economia americana è che

si ritiene ormai “fondamentalmente soli-

da” quando non lo è affatto.

Le ferite economiche del

“popolino” (soprattutto operai e proleta-

ri, ma anche militari) hanno sicuramente

causato, insieme ad altri fattori sociali e

culturali rilevanti, il crollo drammatico

della fiducia riposta da parte dei cittadi-

ni in quasi tutte le istituzioni statali,

sono state, inoltre, il carburante per il

fuoco populista che ha infiammato la

politica americana del 2016. Ansia,

disaffezione, rabbia e illusione sono le

emozioni che hanno caratterizzato tutti

coloro al di fuori della famigerata

“Bolla”, trovandosi in condizioni di

estrema insicurezza economica e larga-

mente ignorati dalle politiche finanzia-

rie dell’amministrazione Obama. Alcuni

problemi, derivanti da questa condizio-

ne, risalgono a ben prima del crollo del

2008: il collasso della famiglia, la seco-

larizzazione e il declino della fede sono

tendenze presenti già fortemente dagli

anni Settanta del Novecento; ma alcune

difficoltà sono cresciute precipitosa-

mente nel nuovo secolo: le condizioni di

salute degli americani bianchi sono peg-

giorate a causa dell’abuso di droghe e

alcol, secondo uno studio di Anne Case

e del Nobel per l’economia Angus Dea-

ton. L’epidemia di antidolorifici e eroi-

na è esplosa accorciando la vita, spe-

cialmente nelle minoranze svantaggia-

te , ma in gran numero anche tra i lavo-

ratori bianchi. Nel 2013 un report della

Drug Enforcement Administration ha

rilevato come più statunitensi siano

morti per overdose (da oppiacei soprat-

tutto) che per incidenti stradali o ferite

da armi da fuoco. Considerando le guer-

re tra gang e le frequenti sparatorie , il

dato è alquanto interessante. Inoltre i

disoccupati tra i 18 e i 54 anni (forza

lavoro primaria) non partecipano alla

società civile con volontariato, attività

religiose o di beneficenza, né prenden-

dosi cura dei figli e degli anziani di ca-

sa, bensì passano il loro tempo guardan-

do televisione, dvd, internet, come se

fosse un lavoro a tempo pieno, nella

maggior parte dei casi sotto l’effetto di

droghe. La possibilità per individui dal

reddito estremamente limitato di otte-

nere farmaci che normalmente coste-

rebbero centinaia di dollari è garantita

dalla tessera del MedicAid, che, con tre

dollari al mese e la prescrizione di un

medico, assicura l’ottenimento di cure

costose. Oltretutto gli assegni di disabi-

lità e i benefit del welfare permettono

uno stile di vita dignitoso, senza biso-

gno di un impiego stabile. L’ascesa di

questi programmi è coincisa con la

perdita del posto di lavoro per molte

persone. È evidente quindi che la mo-

bilità sociale così tipicamente america-

na è forse definitivamente finita.

Coloro che si trovano nella “Bolla”

parlano ancora di queste

“disuguaglianze sociali”, ma per gli

Americani comuni l’astrazione delle

disuguaglianze non importa, mentre la

realtà dell’insicurezza economica inve-

ce sì. Ecco perché la Silent Majority ha

eletto Trump, per avere di nuovo sicu-

rezza, non solo economica, ma anche

politica e sociale. Dal momento che

Trump sta mantenendo tutte le promes-

se fatte in campagna elettorale, anche

le più deliranti purtroppo, la maggio-

ranza che fino ad ora è rimasta silente

davanti alla televisione, drogata, espri-

me il suo sostegno al Presidente, men-

tre l’élite protesta contro il razzismo e

le menzogne dei provvedimenti trum-

piani.

Welcome to the New America.

Pagina 12

Opinioni

Diamine, tutta questa voglia che abbiamo di spaccare

il mondo, di fare qualcosa per cui verremo ricordati, è

solo colpa dell’adolescenza.

Essere adolescenti significa venire mitragliati da conti-

nue trasformazioni psicofisiche, svegliarsi il giorno

prima con una certa idea di mondo e quello dopo aven-

done una completamente opposta.

Significa modellare il modo in cui percepiamo la realtà

che circonda tutti noi, per vivere meglio, con più co-

scienza, sentendoci vulnerabili e poi fortissimi e, so-

prattutto, significa renderci indipendenti, o almeno

desiderare ardentemente di esserlo.

Essere un adolescente significa chiedersi “cosa farò da

grande?” come facevamo da bambini, ma con più con-

sapevolezza e forse anche con paura, costante paura

del futuro e di fare la scelta sbagliata.

Ammirare il panorama del mondo del lavoro dalle fi-

nestre della scuola è talmente spaventoso, ma al con-

tempo allettante, provoca tanti pensieri e ci costringe a

guardare alla nostra interiorità, per capire per la prima

volta che idea abbiamo di noi stessi e cosa potremmo

realmente fare nel corso della nostra vita.

Non è raro che ci rendiamo conto molto più facilmente

di cosa non vorremmo mai fare rispetto a cosa deside-

riamo sul serio.

La motivazione sta di nuovo nel fatto che abbiamo

paura del futuro e della strada che prenderemo, perché

i sogni che abbiamo ci sembrano o troppo grandi o

troppo piccoli per la realtà nella quale viviamo e in cui

dovremo trovare il nostro posto. Per non parlare della

disoccupazione giovanile, fantasma che si aggira furti-

vo nelle nostre menti e distrugge i nostri desideri, ren-

dendo tutto effimero.

Noi, studenti, dopo aver frequentato i primi anni di

liceo ed esserci misurati con le varie discipline, abbia-

mo inevitabilmente maturato delle preferenze tra di

esse, ci siamo appassionati solo ad alcune, quelle il cui

studio non ci è mai di peso. E talvolta riusciamo anche

ad immaginarci approfondire la loro conoscenza, riu-

sciamo a vederci scegliere quella materia come indiriz-

zo dei nostri studi futuri.

C’è, tra noi, chi ha già ben chiara la sua scelta e deve

solo capire come costruire il proprio futuro su di essa,

come ottenere ciò che ha imparato a desiderare, perché

le cose non nascono dai soli desideri: si deve lottare

per averle, si deve cercare la parte migliore di sé e raf-

forzarla, per convincere prima se stessi e poi tutti gli

altri di essere perfetti per il futuro che si è scelto.

Il fatto è che prendere una decisione di questo calibro

necessita tempo, tanto tempo, impegno ferreo e con-

fronto.

Quello in cui tutti coloro che non hanno ancora fatto

una scelta sperano è che un bel giorno la propria voca-

zione si manifesti, lampante, come se fosse sempre

stata lì e avesse solo atteso il momento giusto per pa-

lesarsi. Ma ciò non accade quasi mai per caso: le idee

per il proprio avvenire vanno coltivate, è indispensabi-

le che ci vengano sottoposte tutte le opzioni possibili,

che noi dobbiamo scandagliarle, analizzare e applicare

alle nostre priorità.

Non è detto, poi, che la scelta vada fatta completa-

mente da soli: se ne può, anzi se ne deve parlare con

quante più persone sia possibile, sia con chi deve an-

cora costruire la sua strada, proprio come noi, sia con

chi l’ha già costruita e può portare il contributo di

quegli anni di esperienza che a ogni adolescente irri-

mediabilmente mancano.

Ogni epoca ha posseduto e possiederà un settore lavo-

rativo più sviluppato, semplicemente perché esso si è

meglio adattato alle necessità del momento, dovute al

continuo cambiamento a cui la società è sottoposta

anno dopo anno.

Ecco perché al giorno d’oggi proliferano occupazioni

che anche solo venti anni fa non esistevano, perché il

mondo del lavoro ed i lavoratori stessi si sono adegua-

ti al cambiamento e hanno tirato fuori dal cappello

idee del tutto innovative.

Karl Popper disse “Il futuro è molto aperto, e dipende

da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti

altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodo-

mani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a

sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dal-

le nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da co-

me vediamo il mondo e da come valutiamo le possibi-

lità del futuro che sono aperte.”

E allora, ispirati da queste parole di Popper, possiamo

dire anche noi che non è vero che le porte del nostro

futuro sono chiuse, non è vero che i sogni hanno limiti

invalicabili: perché un pensiero negativo ci farebbe

abbandonare l’impegno e la passione che devono es-

sere sempre presenti nei nostri atti di ogni giorno.

Da grande voglio fare l’astronauta L’adolescenza è una brutta bestia, vero?

Emanuela Deponti - Sara Apicella

Pagina 13

Quando la logica del mercato invade la sfera cultu-

rale è più che mai indispensabile affermare il valo-

re non negoziabile del sapere, la libertà di insegna-

mento e il carattere pubblico del sistema scolastico.

La cultura non è merce

Sara Gualandi

Opinioni

Attualmente fa tendenza credere che i fallimenti

della classe dirigente siano da attribuire alle uni-

versità e, più in generale, al sistema scolastico.

L’istruzione, di conseguenza, viene continuamente

sottoposta a riforme che la modificano secondo

modelli aziendali. In questo meccanismo è impor-

tante tener presente il fatto che nelle università si

intrecciano diversi interessi: quelli di chi vede la

ricerca come un mezzo per formare gratuitamente

quadri aziendali, oppure di chi ha convenienza a

silenziare il pensiero libero e critico.

Infatti l’università, oltre ad essere un terreno fertile

dove maturano le opinioni, contiene settori sensibi-

li dal punto di vista politico, come le facoltà di

economia, diritto e sociologia.

Lavorando in questi ambiti, è possibile effettuare

manovre ideologiche finalizzate all’annientamento

accademico di chi la pensa in modo diverso: in al-

tre parole, l’allineamento delle competenze al pen-

siero unico.

Ciò permette al legislatore di disporre di persone

competenti che siano formate secondo un certo

schema ideologico e che, quindi, useranno le loro

abilità in modo a lui favorevole.

Si consideri che le politiche economiche di stampo

neo-liberista vengono promosse da università come

la Bocconi, che non a caso recluta per l’insegna-

mento economisti di questo orientamento.

Cosa ne consegue? La perdita di autonomia delle

università, che non sono più centri di sviluppo di

cultura e pensiero critico, ma centri di produzione

di pensiero unico. L’uso della parola “produzione”

non è casuale: l’università davvero diventa funzio-

nale alla creazione di individui in serie, con lo sco-

po di essere utili all’economia e di produrre profit-

to.

Accade quindi che non è più il governo ad agire

secondo la volontà dei cittadini, ma sono i cittadini

ad essere forgiati dal governo.

In mezzo a questa rissa tra governo e università c’è

la cultura, calpestata e svuotata del suo valore in-

trinseco: la cultura diventa merce, ha valore solo se

serve a produrre e a guadagnare.

Pagina 14

Sulla sicurezza

Sara Gualandi

Opinioni

Nei programmi elettorali di

destra compare spesso la pa-

rola “sicurezza”.

La sicurezza ha sempre oc-

cupato il primo posto tra le

priorità dei governi di destra

e questo all’occhio del citta-

dino è sembrata cosa buona

e giusta: con un governo che

garantisce la sicurezza, non

capita che – uscendo da

messa – si venga ad esempio

importunati da extracomuni-

tari che chiedono in modo

petulante la carità. Ma il

concetto di sicurezza non è

di per sé connotato in senso

positivo o negativo: dipende

da che cosa l’accompagna.

Ora, mi domando: chi ha

mai visto la sicurezza andare

a braccetto con la giustizia?

Semmai, è sempre stata in-

separabile compagna della

violenza: in nome di una si-

curezza minacciata, ieri

l’Occidente ha armato dei

dittatori che hanno portato

guerra e distruzione, e in no-

me di quella stessa sicurezza

oggi ne arma degli altri.

Si chiamano Erdogan, al-

Sisi e Assad, e, come i ditta-

tori del secolo scorso, calpe-

stano i diritti umani e com-

piono stragi contando sul

tacito appoggio dell’Europa.

All’Italia è molto utile che

vengano alzati i muri contro

i migranti, perché sa bene

che il vantaggio che ne rica-

va è doppio: frena tempora-

neamente la migrazione e

lascia che a sporcarsi le ma-

ni siano i dittatori che, riem-

piendo già le carceri di op-

positori politici che attenta-

no alla sicurezza, poco indu-

giano sull’alzare delle bar-

riere.

Dietro questa sicurezza, in-

somma, c’è violenza, e die-

tro ai rimpatri c’è deporta-

zione.

Sì, deportazione, perché non

si può chiamare in altro mo-

do la ricollocazione forzata

di civili in Paesi dove tortu-

re, stupri e bombardamenti

sono all’ordine del giorno.

Per mettere in sicurezza

l’Europa, che non è l’Europa

dei popoli, ma l’Europa del-

le banche, l’Europa dei ric-

chi, tutti quei civili vengono

di fatto mandati a morire.

E tutto questo perché? Per-

ché continuando a “garantire

la sicurezza”, ma – di fatto –

ostacolando i flussi migrato-

ri, continua ad esistere il sud

del Mondo, che l’Occidente

può sfruttare.

Per garantire la sicurezza,

finiscono sotto i manganelli

migranti, manifestanti e tutti

coloro che in un modo o

nell’altro cercano di espri-

mere un disagio.

Il governo italiano, che

ostenta le sue larghe visio-

ni, il suo antifascismo, il

suo essere di sinistra in sen-

so progressista, merita sol-

tanto lo sdegno che si con-

cede agli ipocriti: quelle ci-

tate sono politiche repressi-

ve, che speculano sulle vite

umane, politiche che con la

tradizione della sinistra non

hanno niente a che vedere.

La sinistra non reprime il

disagio: cercare di contene-

re una forza come quella

dei flussi migratori ne com-

porterà uno sbocco certa-

mente più violento. Non

serve mettere muri a un

processo inarrestabile, per-

ché chi sta peggio di noi,

starà sempre peggio a causa

dello sfruttamento dell’Oc-

cidente, e di quell’eco di

colonialismo che ancora si

fa sentire sotto forma di

sfruttamento e dominio di

innocenti.

Ma, per la sicurezza, questo

ed altro.

Pagina 15

un peccato se gli accordi commerciali venissero

compromessi per via di un omicidio.

Quante volte lo stato insabbia e fagocita ingiustizie

su ingiustizie per un becero interesse economico?

Troppe. E troppe volte i diritti umani sono calpe-

stati in nome dell’economia, del commercio e del

denaro.

La colpa di Regeni? Quella di cercare la verità.

Forse era l’unico che la voleva trovare davvero.

Uomini e stati

Sara Gualandi

Opinioni

Lesioni da calci, pugni e aggressione con un basto-

ne. Tagli, bruciature di sigarette, coltellate, cinque

denti rotti, ventiquattro fratture ossee.

Questi i segni di tortura riportati sul corpo di Giu-

lio Regeni.

La polizia egiziana tenta con un primo annuncio di

far passare le ferite da tortura per traumi dovuti a

un incidente stradale; successivamente non è stato

permesso alla polizia italiana di interrogare ade-

guatamente i testimoni, che invece la polizia egi-

ziana aveva a piena disposizione. Mentre la polizia

scientifica italiana ha steso un dossier in cui attesta

che la morte di Regeni è da attribuire alla rottura di

una vertebra a seguito di ore di tortura, l’autopsia

egiziana non è stata ancora resa pubblica. Ad oggi,

anche senza prove schiaccianti, è evidente che il

governo egiziano è coinvolto nel caso Regeni e che

fa di tutto per negare la propria responsabilità e

nascondere le prove.

Ma parliamo invece delle responsabilità del gover-

no italiano. Il ritrovamento del cadavere è avvenu-

to circa un anno fa e le indagini procedono con i

passi incerti di un bambino. E’ vero che un’indagi-

ne non si risolve con la stessa facilità di un cruci-

verba, ma non si sta parlando di una lite tra vicini

di casa finita male: Giulio Regeni non è stato ucci-

so perché ha toccato l’interesse di uno solo, ma

perché ha toccato qualcuno dei meccanismi delle

dinamiche politiche interne allo Stato egiziano. Per

questo il suo omicidio è qualcosa di più di un nor-

male delitto: non era un uomo contro un altro uo-

mo, ma un uomo contro uno Stato. Ed è vero che

lo Stato è fatto di persone, ma le persone sono con-

nesse e mosse dall’interesse politico ed economico,

che non si è fatto scrupoli ad eliminare quell’osta-

colo umano che era Giulio Regeni.

Anche oggi non sono davvero gli uomini a condur-

re le indagini: le forze di polizia stesse sono mano-

vrate dagli Stati, e anche il governo italiano ha in-

teresse che la tanto invocata “Verità per Giulio Re-

geni” non venga a galla: non dimentichiamo che

l’Italia importa dall’Egitto gas e petrolio, e sarebbe

Pagina 16

lare di qualunque cosa.

Si fa colazione con i pancakes, il bacon e le uova,

ma alla nutella non si può rinunciare, perciò si va

da Tesco, il supermercato del paese e si compra,

insieme alla pizza surgelata, perché la pizza man-

ca. Anche la propria famiglia manca davvero tan-

tissimo: ogni sera si chiamano i propri cari e qual-

che volta si ha desiderio di vederli con skype per

raccontare loro che quel giorno a lezione si è riu-

sciti a descrivere in inglese il progetto di una scuo-

la frutto interamente di una propria ideazione, che

la pasta al ragù scelta a pranzo era ben diversa da

quella ottima mangiata a casa e che di sera si è an-

dati a ballare nell’aula in cui hanno fatto fare i test

di ingresso, trasformata in discoteca per l’occasio-

ne.

L’ultima sera, poi, mentre si prepara la valigia, ci

si sente vuoti e ci si chiede se sia davvero già finito

tutto. Subito dopo si spera di riuscire a far entrare,

in uno spazio così piccolo, tutti i regali comprati

per chiunque si conosca.

Alla fine ci si ritrova nello stesso aeroporto da cui

si è partiti due settimane prima ma si è diversi: ci si

rende conto di aver vissuto qualcosa di unico, che

ha cambiato il proprio modo di essere e ha fatto

stare bene, davvero bene.

Vacanze-Studio

Emanuela Deponti - Alessia Ariti - Sara Apicella

Opinioni

Cos’è una vacanza studio?

Di certo non consiste solo in alcuni giorni passati

all’estero insieme con altre persone, alcune anche

sconosciute.

Una vacanza-studio è un’esperienza di formazione,

in cui tanti ragazzi nello stesso range di età, ma di

Paesi e culture diversi, si incontrano e interagisco-

no tra di loro, con lo scopo comune di migliorare la

conoscenza di una lingua straniera, nel nostro caso

l’ inglese. Incontrare persone che arrivano da una

realtà diversa dalla nostra è uno dei metodi più ef-

ficaci per avere una mentalità più aperta e permette

di migliorare il modo in cui si interagisce con per-

sone che non si conoscono.

Come ci si potrebbe sentire all’estero da soli?

Succede proprio questo: quando si arriva, anche se

si fa parte di un gruppo, ci si sente soli. Ci si trova

a dover seguire una routine diversa dalla propria,

avendo intorno persone che non si sono mai viste

prima e con le quali si comunica con una lingua

che, in alcuni casi, si conosce e si padroneggia non

ancora completamente. Ci si sveglia presto e fa

freddo, davvero molto freddo e perciò ci si ritrova

ad andare in giro per le strade con le felpe pesanti,

le sciarpe e i pantaloni lunghi, mentre, a due ore di

aereo di distanza, gli amici indossano canottiera e

pantaloncini. In alcuni momenti ci si sente fuori

dal mondo, persi in una qualche realtà da college

ideale, con i corridoi che si vedono nei film ameri-

cani e le sale comuni e tutte quelle persone così

diverse che pure si trovano lì per lo stesso motivo

per cui ci troviamo noi e si sentono esattamente

come noi.

Quanto è bello girare per strade che non si sa se si

ripercorreranno mai più e camminare con quel fare

da persona grande, indipendente, insieme ai nuovi

amici?

Quanto è bello scherzare e fare foto e andare da

Starbucks a ordinare in inglese una cioccolata me-

dia con panna extra da portare via?

Si vive in una camera minuscola di cui ci si può

anche lamentare, ma che in fondo ha tutto ciò che

serve, magari la si condivide pure con qualcuno

che non si conosceva prima, oppure con il migliore

amico e si rimane svegli fino a tardi con lui, a par-

Pagina 17

andata incontro, a causa delle numerose cri-

tiche, perché mal interpretata e vista come

una difesa nei confronti di Eichmann.

Alternando flashback, reali riprese effettua-

te durante il processo e narrazioni sulla vita

e la personalità della scrittrice e filosofa

Hannah Arendt, la regista, Margarethe Von

Trotta, ha saputo ben illustrare sia la vicen-

da del processo sia la personalità della pro-

tagonista, alla luce delle sua amicizie negli

Stati Uniti e in Israele, del rapporto col ma-

rito, della tormentata relazione con Heideg-

ger.

Anche la scelta di mantenere la lingua ori-

ginale per tutta la durata del film permette

di apprezzare e capire gli innumerevoli pas-

saggi da una all’altra: tedesco, ebraico e in-

glese ( con forte accento tedesco).

La bravura della regista è stata fondamen-

tale per rendere alla perfezione il clima di

quegli anni, condizionato dallo sgomento

provato di fronte ai crimini di guerra che

stavano man mano emergendo, oltre che per

presentare una personalità così complessa

come quella della Arendt, donna forte e

molto intelligente che è stata esaltata e allo

stesso tempo demonizzata dalla critica.

Recensione del film “Hanna Arendt”

Alice Fortunati

Grillo Box

In occasione della giornata della memoria,

il 27 gennaio, è stata proposta la visione del

film “Hannah Arendt”. Come anche il titolo

suggerisce, la storia ruota intorno alla vita

della filosofa, in particolare riguardo ai fatti

relativi al processo Heichmann, catturato

nel 1961 dal Mossad, i servizi segreti israe-

liani, in Argentina e trasportato a Gerusa-

lemme dove si sarebbe poi tenuto il proce-

dimento. L’avvenimento riscosse molto

scalpore a livello mondiale: fu il primo pro-

cesso contro un nazista tenutosi a Gerusa-

lemme.

La prima scena si apre con l’annuncio della

cattura del gerarca nazista; la Arendt decide

di proporsi come inviata a Gerusalemme

per il New Yorker, periodico con il quale ai

quei tempi collaborava. Era già una intellet-

tuale affermata, aveva pubblicato “Le origi-

ne del totalitarismo” e insegnava come do-

cente universitaria. Ottenuto il permesso, si

reca a Gerusalemme e in sede di processo si

trova davanti il famoso gerarca nazista Ei-

chmann, che sotto il regime hitleriano era

incaricato dei trasporti e delle deportazioni

degli ebrei nei campi di concentramento,

compito eseguito con grande zelo. Quello

che però si ritrova ad ascoltare non è il mo-

stro che si aspettava, non era il diavolo, né

il male in persona, anzi era una persona po-

co acculturata che parlava per luoghi comu-

ni, che era entrato a far parte delle SS per-

ché si era presentata l’occasione, insomma

una persona banale. Tornata negli Stati Uni-

ti inizia così la stesura del celebre testo “La

banalità del male”, dove oltre a riportare del

processo Eichmann, muove gravi accuse

contro i capi ebraici, accusandoli di colla-

borazionismo. Il film prosegue illustrando

tutte le vicende editoriali a cui poi l’opera è

Pagina 18

università, dove restò ad insegnare fino alla sua morte,

nel 1956. Lo strazio procede quando l’autore comunica

che Stoner non superò mai il grado di ricercatore e che

pochi studenti e colleghi, dopo la sua morte, serbarono

di lui un ricordo nitido.

Irritante, vero?

Fatto sta che questo è uno dei libri più banali che io

abbia mai letto. È completamente e assolutamente ba-

nale, dall’inizio alla fine.

D’altronde cosa ci si potrebbe mai aspettare da un libro

che pare trascrivere alla perfezione la vita di un uomo?

E non si parla della vita che si vede nei film, in cui tutto

succede con il fine di andare ad incrementare il livello

di interesse per la storia o di comunicare una solida e

palese morale.

Nel libro di John Williams non c’è niente di tutto ciò.

In questo libro la gente invecchia, sono tutti piuttosto

crudeli e gli amori sfioriscono, oppure si spezzano con

inaudita facilità.

William Stoner pare farsi scorrere addosso tutto quello

che gli succede, sia che si parli di cose brutte sia di bel-

le. È forse il pusillanime per eccellenza, che vive un’e-

sistenza fatta di decisioni di altri?

Pare che quest’uomo abbia vissuto un’esistenza non

ben definita, che non abbia provato le struggenti emo-

zioni che soppesate alla conclusione di una vita hanno il

potere di definirla vissuta.

La verità, che si apprende solo gradualmente nel corso

della lettura, è che queste emozioni sono state sempre

presenti nella loro irruenza anche nella vita di Stoner,

ma egli ha sempre tentato di nasconderle, persino smi-

nuirle, forse senza nemmeno rendendosene conto.

Che dire, ad esempio, dell’incommensurabile amore

che egli, prima da invisibile studente e poi da moderato

professore, prova per la materia che insegna? La lettera-

tura è un vibrante richiamo per lui, che modella la sua

vita, gli permette di esprimere se stesso e gli porta sere-

nità durevole.

Ed ecco che il libro si rivela al lettore in tutta la sua

pienezza, con pagine intere che non hanno motivazione

di essere scritte e non sono spiegabili logicamente ma

che sono lì a comporre una vita che risulta meravigliosa

semplicemente perché vera.

Il fatto è che esistono due tipi di sentimenti in questa

vita: ci sono quelli infiocchettati, che appaiono migliori

solo perché sono stati abilmente costruiti e poi ci sono

quelli che vivono nascosti dentro di noi solo perché

informi, crudi e impregnati di pura verità. Sta a tutti noi

decidere quali scegliere.

Recensione “Stoner” di John Williams

Sara Apicella

Grillo Box

Nell’anno 1965 la casa editrice Viking Press pubblicò

un romanzo che parlava della vita di un individuo qua-

lunque, intitolato Stoner.

Era l’opera di un uomo di nome John Edward Williams,

che di lavoro faceva l’insegnante di Letteratura all’uni-

versità di Denver e che aveva scritto e pubblicato un

paio di libri prima di quello, per i quali non aveva otte-

nuto alcun tipo di riconoscimento o fama.

Due anni prima della pubblicazione, l’agente letterario

del signor Willams espresse la propria preoccupazione

riguardo alla scarsa efficacia commerciale dell’opera

tramite una lettera, alla quale lo scrittore rispose dicen-

do che mai si sarebbe illuso che quel libro diventasse

un best-seller, ma che a suo parere era bello, forse per-

sino molto bello e che perciò meritava di essere letto.

Così il romanzo venne stampato e vendette circa due-

mila copie, guadagnò un buon numero di recensioni

positive e quando fu esaurito, nel giro di un anno, ven-

ne presa la decisione di non ristamparlo.

Sette anni dopo John Edward Williams vinse il Natio-

nal Book Award for Fiction con la sua quarta e ultima

opera, Augustus, dedicato a uno degli uomini più poten-

ti e influenti della storia.

In un’intervista del 1985, durante la quale gli chiesero

se la letteratura esista con il principale scopo di rendere

felici, lui rispose “Assolutamente. Dio mio, leggere

senza gioia è talmente stupido.”

Morì prima di concludere il suo quinto romanzo, che

aveva intitolato Il sonno della ragione.

Per cinquanta lunghi anni Stoner rimase dimenticato.

Nessuno ne parlò più, come se non fosse mai esistito.

Nel 2003 un noto romanziere inglese scrisse sul

“Financial Times” un pezzo in cui presentò con grande

entusiasmo ciò che definì un capolavoro, chiedendosi

come fosse stato possibile mettere da parte un’opera di

quella portata per anni e anni e ripetendo, numerose

volte e con grande enfasi, la domanda

“perché questo libro non è famoso?”

Il romanzo venne ristampato nel 2003, poi nel 2006 e

nel 2011, venne tradotto in una moltitudine di lingue e

sdoganato come best-seller mondiale, la sua venne defi-

nita come una vera e propria resurrezione.

Partiamo dal fatto che tutta la vita del protagonista sia

riassunta nella prima pagina.

Uno apre il libro, pieno di aspettative e di interesse e

vorrebbe gustare la lettura parola per parola ma non

può, perché la vita di William Stoner è spiattellata là,

con fredda schiettezza, neanche un po’ romanzata.

C’è scritto che William Stoner si iscrisse all’università

del Missouri nel 1910, quando aveva diciannove anni e

che otto anni dopo ottenne un incarico presso la stessa

Pagina 19

Cultura

Il giorno 26 febbraio 2017 si è tenuta, al Dolby Theatre di Los Angeles, l’89ª edizione della ceri-

monia degli Oscar.

Per chi non lo sapesse, l’Oscar, il cui nome uffi-ciale è Academy Award of Merit, è il premio

cinematografico più antico e desiderato dagli

artisti del mondo del cinema.

Tale cerimonia è stata presentata dal conduttore televisivo e comico Jimmy Kimmel, il quale ha

ricevuto un compenso pari a “solo” 15mila dollari.

Le candidature ai diversi premi sono state prece-

dentemente annunciate il giorno 24 gennaio dal presidente dell’Academy, Cheryl Boone Isaacs,

insieme con alcuni tra i più illustri artisti cinema-tografici tra cui il regista Guillermo del Toro, le

attrici Jennifer Hudson, Brie Larson e Gleen Close

e gli attori Terrence Howard e Demian Bichir.

Il grande evento è stato trasmesso anche in Italia, in diretta, sul canale Sky Cinema Oscar e in chiaro

su TV8; in questo modo chiunque fosse stato

interessato alla cerimonia ha fatto in modo di non perderla, nonostante la lunga programmazione

notturna.

Si è partiti con la sfilata in passerella delle perso-

nalità cinematografiche più conosciute ed amate

dal pubblico, ossia il lungo Red Carpet: abiti

maschili e femminili molto eleganti, caratterizzati da colori di ogni tonalità, hanno letteralmente

invaso la scena; nel frattempo, alcuni di loro veni-

vano fermati per un’intervista, forse l’ultima occasione fondamentale per esprimere al grande

pubblico, che seguiva la cerimonia da casa, le

proprie sensazioni, i propri pensieri e l’emozione riguardo la possibilità di vincere un premio così

importante ed ambito, ma anche per stemperare il

clima di tensione e preoccupazione che poteva

essersi sviluppato all’interno di ognuno di loro.

Una volta terminato il Red Carpet e occupata la

totalità dei posti disponibili all’interno della strut-

tura del Dolby Theatre, è iniziata la cerimonia di

premiazione vera e propria.

L’esibizione del cantautore statunitense Justin

Timberlake con ‘Can’t stop the feeling’(candidata per la miglior canzone originale) ha fatto alzare in

piedi a ballare tutto il pubblico: sicuramente un

momento dance di grande divertimento.

Durante il corso della serata non si è parlato esclu-sivamente di cinema, ma anche di politica: nume-

rose sono state le critiche generiche, indirette,

negli interventi sarcastici del conduttore, nei di-scorsi degli attori stranieri a favore agli immigrati

e nel fiocco azzurro anti-Trump, ovvero il fiocco

dell’Aclu (American Civil Liberties Union, l’or-

ganizzazione che si batte per i diritti civili).

Di seguito è riportata la lunga lista dei vincitori

del premio Oscar nelle varie sezioni previste.

Miglior Film - Moonlight, prodotto da

Adele Romanski, Dede Gard-

ner e Jeremy Kleiner;

Miglior regia - Damien Chazelle, per la

regia del film La La Land;

Miglior attore protagonista - Casey Affleck,

per la recitazione nel film Manchester

by the Sea;

Miglior attrice protagonista - Emma Stone,

per la recitazione ed interpretazione

strepitosa nel film La La Land;

Miglior attore non protagonista - Mahershala

Ali, per la recitazione nel film Moon-

light;

Miglior attrice non protagonista - Viola

Davis, per la recitazione nel film Bar-

riere;

Miglior sceneggiatura originale - Kenneth Lonergan, per la sceneggiatura origina-

le del film Manchester by the Sea;

Miglior sceneggiatura non originale - Barry

Jenkins e Tarell Alvin McCraney, per la sceneggiatura non originale del film

Moonlight;

Miglior film straniero - Il clien-te (Forushandeh), regia di Asghar

Farhadi (Iran);

Miglior film d’animazione - Zootropolis

(Zootopia), regia di Rich Moore e Byron Howard;

Miglior fotografia - Linus Sandgren, per la foto-

grafia all’interno del film La La Land;

Miglior scenografia - Sandy Reynolds-Wasco e David Wasco, in merito alla

meravigliosa scenografia del film La

La Land;

Miglior montaggio - John Gilbert, per il

perfetto montaggio del film La batta-

glia di Hacksaw Ridge;

Miglior colonna sonora - Justin Hurwitz, per l’emozionante colonna sonora del film

La La Land;

Miglior canzone - City of Stars, canzone scritta dagli autori Justin Hurwitz, Benj

Pasek e Justin Paul facente parte del

film La La Land;

Migliori effetti speciali - Robert Legato, Adam Valdez, Andrew R. Jones, Dan Lemmon, per i

sorprendenti effetti speciali del film Il libro della

giungla;

Miglior sonoro - Kevin O'Connell, Andy

Wright, Robert Mackenzie e Peter

Grace, per il grandioso sonoro del

film La battaglia di Hacksaw Ridge;

Miglior montaggio sonoro - Sylvain Belle-

mare, per il montaggio riguardo il

sonoro del film Arrival;

Migliori costumi - Colleen Atwood, per la realiz-

zazione dei costumi del film Animali fantastici e

dove trovarli;

Miglior trucco e acconciatura - Alessandro Ber-tolazzi, Giorgio Gregorini e Christopher Nelson,

per il fantastico trucco impiegato nel film Suici-

de Squad;

Miglior documentario - O.J.: Made in America,

regia di Ezra Edelman;

Miglior cortometraggio documentario -

Caschi bianchi (The White Helmets), regia di Orlando von Einsie-

del e Joanna Natasegara;

Miglior cortometraggio - Sing, regia

di Kristóf Deák e Anna Udvardy;

Miglior cortometraggio d’animazione -

Piper, regia di Alan Barillaro;

Come emerge dall’interminabile lista sopra ri-portata, il vincitore assoluto di questa lunga notte

risulta essere il film La La Land, con 6 vittorie su

14 nomination; sul finale della serata, è stato proclamato anche vincitore del premio al miglior

film ma solo dopo che tutti i produttori, attori e collaboratori del film sono saliti sul palco eccita-

ti, in procinto di tenere il discorso della vittoria, è

stato annunciato il vero e proprio vincitore del

premio, ossia il film Moonlight.

Che gaffe! Non credo che le scuse dei gestori

della cerimonia basteranno a sanare questo pe-

sante sbaglio, che al contrario verrà sicuramente

ricordato per molto tempo.

L’Italia può ritenersi soddisfatta, nonostante

abbia subito la sconfitta nel premio al miglior documentario, per via della meritata vittoria nella

sezione del miglior trucco e acconciatura; premio

sacrosanto per i truccatori Giorgio Gregorini e Alessandro Bertolazzi, ai quali spetta il merito di

aver reso il film Suicide Squad ancora più spe-

ciale e caratteristico.

E’ soprattutto degno di nota ed ammirazione il trucco della magnifica giovane attrice Margot

Robbie, la quale presta il volto al simbolo del

film Harley Quinn.

Nonostante io abbia riportato esclusivamente la

lista dei vincitori, meritano considerazione ed

apprezzamento anche coloro che sono stati solo nominati e candidati; una candidatura significa

infatti aver svolto un buonissimo lavoro ed è

motivo di felicità e orgoglio per chi la riceve.

Non ci resta che attendere la prossima cerimonia degli Oscar, magari recuperando tutti quei film

già usciti che non siamo riusciti a vedere e guar-

dandone di nuovi al cinema, così da poter fare pronostici per i canditati e i vincitori dell’anno

2018.

La notte degli Oscar Leonardo Codegoni

Pagina 20

Maturità 2018 Codegoni Leonardo

Cultura

Svolta sul fronte “Esami di Maturi-

tà”. Solo nel 2018 saranno operative

le innovazioni previste dalla rifor-

ma, mentre, per gli alunni che af-

fronteranno la maturità nel 2017,

resta tutto uguale agli anni prece-

denti. Per dovere di cronaca preciso

che è la Legge 107 a regolamentare

quest’ultima riforma scolastica, det-

ta riforma della Buona Scuola, il

testo della delega per la riforma

della Maturità è stato presentato

alla Camera dei Deputati. Per l’uffi-

cialità della riforma della Maturi-

tà, però, bisognerà avere ancora un

po’ di pazienza. Infatti, adesso che

la delega è stata approvata dal Con-

siglio dei Ministri è previsto un iter

in commissione che dovrebbe durare

per circa due mesi. Dopodiché la

riforma della Maturità sarà ufficiale

con l’ulteriore, e definitiva, appro-

vazione da parte del CdM.

La bozza di decreto licenziata in

prima battuta dal Consiglio dei mi-

nistri dava la possibilità ai maturan-

di di accedere all'esame finale anche

con qualche insufficienza, perché a

guidare gli insegnanti sarebbe stata

la media del sei e non più la suffi-

cienza piena in tutte le discipline,

condotta compresa. La commissione

Istruzione del Senato è stata peren-

toria nell'inserire tra le "condizioni"

per il parere favorevole l'abolizione

del paragrafo che allarga le porte

alla Maturità anche a coloro che

stentano in qualche materia. Resta

però aperta la possibilità per il Con-

siglio di classe di ammettere agli

esami anche coloro che hanno cin-

que (o quattro) in una o più discipli-

ne a patto che queste insufficienze

restino visibili e pesino sul computo

del credito.

Inoltre verrà dato al nostro percorso

scolastico degli ultimi tre anni un

maggior peso. In sede di scrutinio

finale il Consiglio di Classe attribui-

rà il punteggio che avremo maturato

nel triennio, fino ad un massimo di

40 punti: il rendimento e la carriera

scolastici avranno un significativo

valore, 40 su 100 a fronte degli at-

tuali 25 su 100.

Durante il nostro ultimo anno scola-

stico saremo sottoposti alla prova

Invalsi, che prevederà un questiona-

rio di Italiano e uno di Matematica

oltre ad un test di Inglese, il cui pun-

teggio (riportato sul Curriculum di

ognuno di noi e consegnato insieme

al diploma) non influenzerà il voto

finale, ma la suddetta prova sarà

necessaria per l’ammissione stessa.

Diversamente da ciò che è ancora

previsto, non dovremo più affrontare

la Terza prova, tanto temuta, che

preoccupa gli studenti perché ab-

braccia più discipline. Essa, non

essendo una prova scelta a livello

nazionale, ma predisposta dalle di-

verse Commissioni esaminatrici,

non permette di sottoporre i candi-

dati di tutte le scuole ad una medesi-

ma valutazione delle conoscenze e

competenze.

Allora, ragazzi, niente panico! So-

sterremo solo due prove scritte e

successivamente accederemo all’e-

same orale. La prima prova scritta

sarà quella di Italiano e dovremo

produrre un testo di tipo argomenta-

tivo riguardante temi di ambito arti-

stico, letterario, filosofico, scientifi-

co, storico, sociale, economico e

tecnologico. Dall’analisi del nostro

scritto gli insegnanti, facenti parte

della Commissione, potranno verifi-

care quanto abbiamo compreso degli

aspetti linguistici, espressivi e logico

-argomentativi oltre a valutare la

nostra riflessione critica. La seconda

prova scritta sarà la prova di Indiriz-

zo, ma potrà riguardare più di una

disciplina dei nostri rispettivi corsi

di studio. Dovremo dimostrare le

nostre conoscenze, abilità, compe-

tenze attese in base a quanto richie-

de il nostro profilo educativo, cultu-

rale e professionale in funzione dell’

indirizzo scolastico di ognuno di

noi.

Parte delle ore scolastiche, (200 ore

nel triennio), sono, dall’anno sco-

lastico precedente, già dedicate al

cosiddetto progetto di “Alternanza

Scuola-Lavoro”, in accordo con

quanto previsto dalla vigente nor-

mativa. Nella prova orale della Ma-

turità 2018, non ci sarà posto per la

“classica” tesina, ma saremo valu-

tati in base alla nostra capacità di

ragionamento circa, ad esempio,

l’analisi di un testo, di un documen-

to o di un progetto. Successivamen-

te illustreremo una relazione atta a

far capire le competenze che avre-

mo acquisito durante il nostro per-

sonale tirocinio formativo.

La Commissione esaminatrice sarà

composta da tre insegnanti interni ,

da tre esterni e da un presidente.

Per poter essere ammessi all’esame

dovremo ancora assicurare la fre-

quenza delle lezioni per almeno tre

quarti delle ore scolastiche annuali.

Cerchiamo di vivere l’esperienza

scolastica con serenità, con co-

scienza e impegno, solo così arrive-

remo all’Esame di Stato con la con-

sapevolezza di aver arricchito il

nostro bagaglio culturale e persona-

le, solo così avremo fatto dei note-

voli passi avanti sia dal punto di

vista della conoscenza che della

crescita interiore. Cerchiamo di

vivere l’attesa di questo evento in

modo costruttivo, in fin dei conti

l’esame non è altro che un passag-

gio utile a confermare quanto quoti-

dianamente apprendiamo, il termi-

ne di un percorso di studi che aprirà

le porte a nuovi orizzonti.

Ora non mi resta che esprimere un

caloroso “in bocca al lupo” ai nostri

colleghi di quinta e un determinato

“andrà tutto bene” a noi ragazzi

delle classi quarte, i pionieri di que-

sta “nuova avventura”.

Pagina 21

turisti ad esplorare le Kong Lor Caves e a quelle da

una persona guidate dalle donne della comunità di

Kompor Pluk.

TERRA

La varietà dei mezzi via terra asiatici supera quella

di qualsiasi altro continente. Tra essi vi sono i clas-

sici piedi, utili per le scalate ai magnifici templi

buddisti dai tetti dorati in cima alle colline, detti

Stupa, ma anche le biciclette, usate per girare le

rurali 4000 isole tra una buca e l’altra e fare lo sla-

lom tra bambini che si fermano per salutare, men-

tre giocano o portano le mandrie al pascolo.

Inevitabile per viaggiare a lunghe distanze è il bus

locale, si sa quando si parte ma non quando si arri-

va: le numerose fermate o per far salire donne che

cercano di vendere di tutto, da anatre allo spiedo a

uova fecondate, o per fare qualche riparazione al-

lungano il viaggio.

Decisamente più confortevoli sono i van, o, alme-

no, lo sarebbero se avessero gli ammortizzatori

funzionanti e posti sufficienti per il numero di

viaggiatori, ma non bisogna preoccuparsi, basta

non soffrire il mal d’auto e avere un fondoschiena

adeguato.

Passando a mezzi più piccoli, d’obbligo sono i tuk

tuk, comodi per girare in città: da due, da quattro,

da otto persone…

È necessario affidarsi a uno di quelli per visitare il

Buddha Park a Vientiane, contenente 200 statue

realizzate allo scopo di unire buddhismo e indui-

smo per mezzo dell’arte; anche qui, bisogna tenere

conto di partire abbastanza prima dell’orario di

chiusura poiché il tuk tuk si fermerà inevitabilmen-

te in mezzo al nulla, per ripartire dopo aver dato

una buona dose di colpetti di martello al motore.

Per quanto riguarda i camion, si passa dal song-

thaw (grande tuk tuk) al vero e proprio camion,

stipati in piedi stile carro bestiame.

Insomma, per viaggiare in Laos la cosa di cui è

necessario armarsi è senz’altro tanta pazienza, ma i

paesaggi mozzafiato e la calorosità della popola-

zione ripagheranno di tutte le disavventure, magari

con un piatto di involtini fritti.

101 Modi di viaggiare in Laos

Pilar Lozano

Cultura

La domanda che i miei “venticinque lettori” (cit.

Manzoni) si staranno ora ponendo di sicuro è cosa

sia il Laos? No, non è una malattia genetica o un’i-

sola spagnola in cui fare baldoria, anzi, di baldoria

proprio non si può parlare in Laos, visto che tutti i

locali chiudono alle 11, ora massima per gli abitan-

ti di questo tranquillo, piccolo (ma non insignifi-

cante) Paese del sud-est asiatico. Appunto per la

sua poca fama è uno dei Paesi più difficili in cui

spostarsi, difficoltà che può manifestarsi in situa-

zioni assurde per persone “moderne” come noi, ma

quotidiane per i lao (o laotiani?), ed è proprio qui

che sta il divertimento. Per facilitare l’arduo com-

pito, è meglio suddividere gli svariati mezzi in tre

categorie: cielo, acqua e terra.

CIELO

Per arrivare in Laos è necessario compiere un lun-

go viaggio stile Odissea, passando per tre aeroporti

e due continenti, viaggio che assolutamente vale la

pena, specialmente quando si prende il piccolo ae-

reo per arrivare a Luang Prabang, seconda città del

Laos per dimensioni, dopo Vientiane, ma prima

per turismo e bellezza. Alzando l’oscurante del fi-

nestrino si apre uno scenario pittorico: una distesa

di montagne e colline di un verde intenso che rac-

chiude una natura rigogliosa grazie alla predomi-

nanza dell’acqua, testimone di un paese quasi in-

contaminato, nonostante il passaggio di rivoluzioni

e guerre; un paesaggio da non far rimpiangere i

grattacieli metropolitani.

ACQUA

I fiumi rappresentano per il Laos un’inesauribile

fonte di vita e di sapienza, non a caso molti villag-

gi sorgono lungo il corso del fiume Mekong, il più

lungo di tutta l’Asia, che unisce i suoi vari Paesi.

Nonostante non sia propriamente pulito, i lao ama-

no passare il tempo divertendosi nelle sue acque e

“sfrecciare”, anche molto vicino ai bagnanti, con le

loro imbarcazioni, dalle longtail alle barchette da

sei persone, fino a quelle da tre usate per portare i

Pagina 22

Il carnevale

Alessandro Ferrari

Dal territorio

Il Carnevale Ambrosiano è un even-

to annuale di tipo storico-religioso,

ma che col tempo ha acquisito anche

una tradizione ludico-profana. Le

manifestazioni coinvolgono l'intera

arcidiocesi di Milano e i territori di

alcune delle diocesi vicine.

Ciò che contraddistingue il Carneva-

le Ambrosiano da quello del resto

del mondo è il diverso modo di cal-

colare le date di inizio e fine della

Quaresima.

Il rito ambrosiano intende la Quare-

sima come un periodo di penitenza,

ma non di stretto digiuno. Pertanto,

contando a ritroso 40 giorni a partire

dal Giovedì Santo, si arriva alla pri-

ma domenica di Quaresima: dunque

i quaranta giorni di penitenza inizia-

no alla sesta domenica prima di Pa-

squa.

Il rito romano, invece, all'idea di

quaranta giorni di penitenza sostituì

nel Medioevo quella dei quaranta

giorni effettivi di digiuno, andando a

ritroso dal Sabato Santo. Si saltava-

no, però, le domeniche, in cui non si

digiunava. In questo modo, si giun-

geva esattamente al mercoledì pre-

cedente la prima domenica di Qua-

resima, che venne rinominato

"Mercoledì delle ceneri".

Dal punto di vista religioso, gran

parte delle fonti riguardanti le moti-

vazioni di questo differente tipo di

conteggio riconducono alla trascri-

zione di tradizioni orali, impropria-

mente definite leggende. Esistono

diverse varianti di questi racconti,

ma tutte quante rimandano ad un

canovaccio comune: sembrerebbe

che l'allontanamento del vescovo

Ambrogio da Milano proprio nel

periodo precedente la Quaresima

impedisse l'inizio delle celebrazioni

liturgiche, e così i cittadini prosegui-

rono nel divertimento fino al suo

ritorno.

In realtà non è chiaro se il prolunga-

mento dei festeggiamenti sia stato

autorizzato dal vescovo stesso o sia

stata un'iniziativa dei Milanesi. Fatto

sta che il Carnevale nella città si

prolungò per altri quattro giorni.

Il Carnevale Ambrosiano, in partico-

lare durante tutto il Medioevo, fu

contraddistinto da festeggiamenti

mirati a rovesciare le gerarchie so-

ciali presenti a quel tempo. L'uso

delle maschere, infatti, permetteva

ai cittadini di atteggiarsi come le più

svariate ed importanti personalità.

Ciò significa che per il periodo di

Carnevale i personaggi più altolocati

della città erano costretti a subire lo

scherno delle classi sociali più umili

senza poter far nulla, se non limitar-

si a minacciare censure e condanne.

Durante il Rinascimento prima, ed il

Barocco poi, il Carnevale Ambrosia-

no si elevò a livelli di raffinatezza

superiori: vennero introdotti i carri

che sfilavano in sfarzosi cortei e

comparvero le prime maschere re-

gionali, come Meneghino e Cecca,

Brighella, Rosaura, successivamente

introdotte nella commedia classica

da Ruzante.

Anche in questo periodo, comunque,

non mancarono le polemiche, in par-

ticolare da parte di Carlo e Federico

Borromeo. Esse sfociarono nel 1658

nella sospensione del Carnevale per

la durata di sei anni a causa delle

scorribande di gruppi mascherati

che uccidevano i civili approfittando

del fatto di essere irriconoscibili.

A dispetto di tutte le polemiche ri-

portateci da queste fonti, possiamo

però affermare che il Carnevale Am-

brosiano era rinomato in tutta Euro-

pa. Questa certezza ci viene data ad

esempio dalle lettere che i fratelli

Mozart scrissero alla famiglia du-

rante il loro soggiorno a Milano pro-

prio nel periodo del Carnevale: i

festeggiamenti della città sono de-

scritti in termini entusiastici.

Va detto che anche il Carnevale Ro-

mano ha sempre incontrato lo stesso

tipo di impedimenti di quello mila-

nese, con svariate sospensioni

dell'annuale svolgimento della tra-

dizione da parte di vari Papi, i quali

approfittavano di qualunque prete-

sto per evitare i festeggiamenti: da

una parte a causa, ancora una volta,

delle proteste dei nobili, dall’altra

per la presenza di gruppi criminali

mascherati, che circolavano indi-

sturbati.

In definitiva si può affermare che il

Carnevale, nonostante la sua evolu-

zione nel tempo e per quanto possa

variare da città a città o da nazione

a nazione per i differenti costumi

esibiti (ad esempio, nel Carnevale

Romano le maschere tipiche sono

quelle di Rugantino, Cassandrino,

Don Pasquale, ecc.), rimane sempre

una festa che ha alla base il bisogno

della gente di una valvola di sfogo

prima dell'inizio del periodo di pe-

nitenza, permettendo a tutti di com-

portarsi in modo più estroverso e

stravagante di quanto non si fareb-

be nella vita quotidiana, indipen-

dentemente da chi si è o da ciò

che si rappresenta.

Pagina 23

nergia si è liberata in corrispondenza di un motivo

tettonico basato su faglie dirette, mentre nella zona

dell’Aquila abbiamo avuto, oltre a faglie dirette,

anche altri tipi di faglie, perciò possiamo dire che

vi sono delle somiglianze.

5) Quali sono i modi per classificare un terremoto?

Più che classificare un terremoto possiamo andare a

misurare l'energia che viene sprigionata o gli effet-

ti che provoca. Ci sono quindi due metodi: la scala

Richter misura l'energia sprigionata associando in

modo matematico la massima oscillazione delle

onde, misurate da un sismografo tarato ad una di-

stanza di 100 km dall'epicentro; perciò in questo

modo possiamo misurare, mediante una formula, la

magnitudo, quindi un valore oggettivo. Mentre la

scala Mercalli misura dati soggettivi ovvero i dan-

ni visibili che causa il terremoto.

6) Cosa bisogna fare durante un terremoto?

In generale, durate un terremoto, bisognerebbe rimane-

re fermi e non scappare immediatamente verso le

scale, perché sono le prime a subire danni. Tutte le

case sono costruite secondo adeguati criteri sismi-

ci, ma certamente edifici antichi potrebbero essere

più a rischio data la loro "età". L'ansia e la paura

possono spingerci a scappare all'esterno, ma se ci

si trova in edifici costruiti più o meno recentemen-

te, viste le rigide e severe normative antisismiche,

occorre rimanere fermi o ripararsi sotto tavoli o nei

pressi di colonne portanti. È rarissimo che durante

un terremoto edifici di recente costruzione crolli-

no, però, purtroppo, le mele marce ci sono sempre;

come è successo a L'Aquila nel 2009, l'università è

crollata quando non sarebbe dovuta crollare, men-

tre edifici molto più vecchi hanno resistito all’e-

vento con qualche crepa. Certo è che correre o

buttarsi giù dalle finestre può causare più danni

alla propria persona a causa anche della caduta di

possibili calcinacci.

Intervista al Professor Di Donato

Alessia Ariti - Marco Ottaiano

Scienza e Scienze

Dopo i recenti

fatti accaduti nel

centro Italia,

abbiamo intervi-

stato il professor

Di Donato per

saperne qualcosa

di più sul terre-

moto. Le rispo-

ste che ci sono

pervenute sono

le seguenti:

1) Quali sono le zone più a rischio e perché?

Dal punto di vista sismico, sono più a rischio le zone

montane in generale, sia per la pendenza sia per la

presenza di lineazioni tettoniche, vale a dire strut-

ture che sono più soggette a movimenti, spinte e

faglie che si originano grazie a un movimento ge-

nerale che proviene da sud, visto che la placca afri-

cana tende a spostarsi verso nord.

2) Perché proprio la zona del centro Italia è sogget-

ta a terremoti?

Questo è casuale, potrebbe verificarsi un terremoto

nello stretto di Messina, in Basilicata o in Calabria

piuttosto che in centro Italia, piuttosto che in un

un'altra zona. Le aree colpite dalle scosse sismiche

sono quelle in cui si supera il limite di rottura: la

placca spinge e tutti terreni vengono compressi, la

prima zona che supera questo limite di rottura, vie-

ne colpita dalle scosse; in seguito anche in altre

zone si caricherà l’energia sismica che verrà libe-

rata in futuro.

3) Perciò le scosse potrebbero causare altri danni

intorno alla faglia che si è aperta in centro Ita-

lia?

Certamente potranno esserci altri movimenti sismici

intorno alla faglia, ma non soltanto lì, anche in al-

tre zone ben distanti da essa. Qualsiasi zona po-

trebbero essere colpita, basta solo che venga supe-

rato il limite di rottura.

4) Possiamo dire che esistono delle analogia fra il

terremoto dell’estate scorsa e quello che colpì

l’Aquila nel 2009?

Questo non si può stabilire con certezza, sappiamo sol-

tanto che nella zona di Accumuli e Amatrice l’e-

Pagina 24

Top ten

Sara Gualandi

Break

“Che ragazzo incolto!”

“Sbaglio o dico cose insensate?”

“Bisogna scirre le due cose”

“Qualcuno ha anche le orecchie avvolte nel prosciutto”

“Andiamo alla ricerca dell’infinito perduto”

“Fra Caino e Abele chi mangiava le lenticchie?”

“Questa pietra serena … questa serena pietra”

“Ma tu cammini con gli ossi dei cagnolini?”

“La lavagna è impossessata!”

Prof: “Chi era il nonno di Gesù?”

Alunno: “Abramo”

Pagina 25

chiacchiere hanno sempre la loro forma di

piccole strisce con bordi frastagliati e fritte

in olio o cotte in forno, la sostanza non

cambia. Esse sono quasi sempre accompa-

gnate da zucchero a velo, cioccolato fuso o

miele. Per mantenerci il più possibili legati

alla tradizione vi proporrò la ricetta classi-

ca:

Ingredienti (per 6-8 persone):

-500 gr di farina 00

-140 gr di zucchero a velo

-3 uova

-1 albume d'uovo

-4 cucchiai di olio di semi

-1 bustina di vanillina

-un pizzico sale

-1 arancia (o limone, la scorza garttugiata)

-1 bicchierino di Strega (o grappa)

Per Friggere:

-q.b. di olio di semi

Per Decorare:

-q.b. di zucchero a velo

Preparazione:

Unire assieme tutti gli ingredienti e lavorar-

li fatta eccezione dell'albume d'uovo che

deve essere aggiunto dopo essere stato

montato a neve. Formato un panetto, la-

sciarlo riposare avvolto nella pellicola per

mezz'ora. Dopodiché lavorare la pasta sten-

dendola fino a renderla una sfoglia. Dopo

aver tagliato le varie strisce, immergerle

nell'olio bollente fino a completa cottura.

Tolte dall'olio, posizionarle su della carta

assorbente e lasciatele raffreddare. Servite

poi con una spolverata di zucchero a velo.

Le chiacchere - Bramante ai fornelli

Daniel Lacidogna

Ricette

Al sentir parlare di chiacchiere la prima co-

sa che viene in mente è di certo il Carneva-

le di cui ormai sono il dolce per antonoma-

sia. Ma dove sono nate? E come?

Si pensa che siano nate durante l'epoca ro-

mana con l'utilizzo di una farina che pren-

deva il nome di "frictilia". Esse venivano

fritte nel grasso di maiale dalle donne ro-

mane per festeggiare i Saturnali cioè una

festività romana corrispondente all'odierno

Carnevale. Le chiacchiere venivano prodot-

te in grande quantità questo perché sarebbe-

ro dovute bastare per tutto il periodo. Il loro

nome aveva origine da quello della farina

con cui erano fatte, ma nel corso degli anni

la ricetta ha subito molte modifiche soprat-

tutto nel metodo di cottura: ormai è difficile

trovare qualcuno che frigga le chiacchiere

nelle strutto, poiché sull'onda del salutismo

ormai è probabile trovarle fritte nell'olio o

addirittura cotte nel forno. Questa però è

solo una delle due possibili origini di que-

sto ottimo dolce carnevalesco; l' altra è l'o-

rigine napoletana. La storia fa risalire il no-

me Chiacchiere ad un desiderio della Regi-

na di Savoia. Mentre era a corte, ella aveva

un grande desiderio di "chiacchierare", ma

aveva al contempo fame e ordinò al cuoco

di cucinare per lei e per i suoi ospiti un dol-

ce e la ricetta risultante prese per l'appunto

il nome delle odierne Chiacchiere. Di certo

questa seconda storia ha un che di favoloso,

ma appartiene comunque alla tradizione.

In qualunque dei due casi si voglia credere,

è chiaro che le Chiacchiere siano un dolce

che si tramanda da secoli forse grazie, oltre

che alla sua squisitezza, alla facilità della

ricetta composta di ingredienti semplici ed

economici. Che siano fatte in casa, acqui-

state al supermercato o in pasticceria, le

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Singuaroli: La mancanza di persone care.

Colore preferito?

Tizzoni: Blu... Con un po' di nero.

Singuaroli: Giallo.

Dove vorrebbe vivere?

Tizzoni: Al mare.

Singuaroli: Sto bene qui, sono contenta di

vivere qui.

Scrittori preferiti?

Tizzoni: Risponderò alla domanda dopo...

Singuaroli: Non uno in particolare ma i

“bei libri”.

Poeti preferiti?

Tizzoni: Da brava matematica adoro Dante

Alighieri.

Singuaroli: Lo stesso discorso che per gli

scrittori.

Pittori e musicisti preferiti?

Tizzoni: Per quanto riguarda i musicisti, mi

piace Baglioni; la pittura mi affascina sem-

pre, ma non sono attratta da nessun pittore

in particolare.

Singuaroli: Per quanto riguarda la pittura

amo tutti gli impressionisti, mi piace molto

la musica italiana soprattutto Eros Ramaz-

zotti.

Eroi nella vita reale?

Tizzoni: Mio padre.

Singuaroli: Mio marito che fa il pompiere.

Eroine nella vita reale?

Tizzoni: Non mi viene in mente nessuna

donna…

Questionario di Proust

Alessia Nolli - Daniel Lacidogna

Questionario

Per questo numero abbiamo deciso di inter-

vistare le professoresse di fisica e matema-

tica: Tizzoni e Singuaroli.

Cosa apprezza di più di un essere uma-

no?

Tizzoni: La sincerità e anche la passione.

Singuaroli: L’onestà.

Qual è la qualità che preferisce in un uo-

mo?

Tizzoni: Probabilmente la passione per

quello che fa e per come si pone nella vita.

Mi colpiscono le persone che si appassiona-

no a quello che fanno.

Singuaroli: La dolcezza.

E in una donna?

Tizzoni: La stessa cosa che penso per un uo-

mo.

Singuaroli: Ancora l’onestà.

Qual è il tratto principale del suo carat-

tere?

Tizzoni: La pazzia.

Singuaroli: La testardaggine.

Qual è la sua idea di felicità?

Tizzoni: Felicità vuol dire riuscire a fare tut-

to quello che si vuole con passione. Quindi

raggiungere l'essere veramente se stessi.

Singuaroli: La famiglia.

E di infelicità?

Tizzoni: Esattamente il contrario: essere co-

stretti a fare ciò che non si vuole e vivere

una vita che non è la propria.

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Per finire, qual è il suo motto?

Tizzoni: "Combattere sempre, arrendersi

mai!"

Singuaroli: “Vivi e lascia vivere”

E nella finzione?

Tizzoni: Lupin!

Singuaroli: In particolare nessuno, come

idea possiamo dire una persona che affronta

la vita con tranquillità, al contrario di me,

come Gandhi.

Cibo e bevanda preferita?

Tizzoni: Mi piace tutto il cibo, ma, se devo

scegliere, il pesce in generale. Per la bevan-

da posso dire un po' di vino bianco, tutta-

via, se devo strafare, Coca-Cola.

Singuaroli: Mi piacciono tantissimo i pepe-

roni ripieni, come bevanda invece nulla in

particolare.

Nomi che preferisce?

Tizzoni: Uno l'ho usato: mi piace Matteo,

poi Paolo e Anna.

Singuaroli: Stefano, come mio fratello, e

Aurora.

Se non fosse lei, chi non vorrebbe mai es-

sere?

Tizzoni: Non vorrei essere quello che non

sono, quindi non vorrei essere insensibile,

poco comprensiva e poco passionale.

Singuaroli: Hitler.

E chi vorrebbe essere?

Tizzoni: Mantenendomi coerente, direi

quello che sono e quindi sensibile, com-

prensiva e passionale.

Singuaroli: Gandhi, cioè più tranquilla.

Come vorrebbe morire?

Tizzoni: Innanzitutto non vorrei morire pe-

rò, se proprio devo, vorrei addormentarmi e

non accorgermene e, per esperienza, vorrei

accanto a me solo poche persone care.

Singuaroli: Addormentandomi la sera nel

letto senza accorgermene, ho paura del do-

lore.

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dalla vostra parte, non adagiatevi troppo sugli allo-

ri però. La fortuna sarà affiancata da mesi molto

impegnativi che faranno sentire la loro pressione.

E’ il momento giusto per sistemare situazioni irri-

solte tra amici, famiglia, professori e fidanzate/i.

Non è ancora il momento per voi di mettervi in ca-

nottiera, non vorrete ammalarvi ora! Per l’amore?

Non ancora.

Vergine

I mesi primaverili corrono veloci per voi non fate-

veli scappare e non lasciatevi situazioni irrisolte

alle spalle. Questi mesi vi permettono di elaborare

piani e progetti che avranno grandissimo successo

e nei quali non dovete smettere di credere. Il mo-

mento è quello giusto per buttarsi in nuove avven-

ture, volontariato o attività extracurriculari. Siete

un segno che piace, l’amore vi sta aspettando!

Bilancia

E’ un periodo pieno di provocazioni, opposizioni a

scuola, in casa e in compagnia; non buttatevi giù e

ringraziate per le critiche che vi faranno crescere

molto. Lottate e fate sentire la vostra voce ma, mi

raccomando, mantenetevi cordiali con tutti o po-

trebbero esserci episodi spiacevoli. Sono mesi di

grande felicità, perciò donatela a tutti coloro che vi

sono accanto! Quanto vi piace l’amore…siete alla

ricerca!Come andranno questi mesi???

curatevene ed aspettate con pazienza.

Scorpione

Il 17, numero per voi fortunatissimo! Quindi fissa-

te le verifiche in quel giorno se potete. Tra marzo e

aprile avete un momento di debolezza e di sconfor-

to ma non rattristatevi, perché tutti sono con voi!

Le amicizie precedenti crescono e ne farete molte

nuove! Siate positivi e concentratevi molto. Siete il

segno più romantico, perciò state attenti alle buone

occasioni.

Sagittario

L’oroscopo di primavera

Come andranno questi mesi???

Alessia Nolli

Oroscopo

Ariete

Marzo, aprile e maggio saranno per voi mesi di

grandi scelte, scelte fondamentali ma anche mesi

dinamici ed innovativi. Riuscirete a trovare in voi

tutte le risorse necessarie per affrontare le diverse

materie e riuscirete a realizzare ciò che da tempo

desiderate fare. Saranno mesi belli ma non sempre

facili, siete sempre innamorati ma cercate di non

distrarvi troppo.

Toro

Siete grandi! Tutte le situazioni, anche le più criti-

che, riuscirete a superarle e non dovete assoluta-

mente bloccarvi davanti alle critiche; date sempre

il meglio di voi e vi sarà riconosciuto. Avete voglia

di rinnovamento? E’ il momento giusto! E lo è an-

che per un’ analisi interiore di voi stessi. Purtroppo

per voi non sarà un periodo d’oro per quanto ri-

guarda le “conquiste” , datevi allo studio!

Gemelli

Qualunque cosa vogliate realizzare, qualunque sia

l’ ambito, si apre una nuova fase molto interessan-

te! Rimanete concentrati per quanto riguarda la

vita scolastica ma non dimenticatevi delle amicizie

anche al di fuori. La buonissima notizia è che avre-

te una occasione con la O maiuscola da prendere al

volo e viaggi magari d’ istruzione che vi aspettano.

Eccellenti condizioni per trovare l’ amore e magari

un lavoretto.

Cancro

Sono mesi di transizione per voi, vi saranno tra-

sformazioni che lasceranno a lungo il segno. Siete

un po’ introversi magari colpa della scuola, della

famiglia o dell’amore , ma via quei musi lunghi!

Siamo in primavera! Voi stessi avete desiderato un

grande cambiamento, bene, sta arrivando, siate

pronti. D’ amore per ora non se ne parla ma non

curatevene ed aspettate con pazienza.

Leone

Usate bene la vostra fortuna che in questi mesi sarà

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Impegnatevi in tutto ciò che fate, sia a scuola sia

negli sport sia in qualunque situazione, e sarete dei

campioni. Mesi per voi positivi, rallegrate le perso-

ne un po’ giù e magari vi innamorate anche.

Capricorno

Siete scalatori di montagne! Riuscite a superare i

grandi ostacoli che vi si sono posti davanti a di-

cembre e gennaio e arrivate perfetti all’ obiettivo

finale. Non arrendetevi ad aprile, anche se vi senti-

rete un po’ stanchi, perseverate. La vostra vita sta

prendendo una netta direzione, è quella che avete

deciso voi? Pensateci. State cercando l’ amore,

chissà mai che lo troviate davanti alla macchinetta?

Acquario

Siete in una fase felicissima e avete un ruolo di

grande importanza nella vostra vita e in quella de-

gli altri. Sarete il punto di riferimento per alcuni

dei vostri amici e riacquisirete l’ amicizia di altri

con cui magari avete litigato. Lo studio vi darà

grandi soddisfazioni , ma non vi addormentate e

continuate ad impegnarvi. Questo periodo vi assi-

cura non solo nuove amicizie ma anche nuovi amo-

ri.

Pesci

Fate un salto in avanti, nessuno e niente vi fa pau-

ra, avete preso la vostra decisione! Avete una spic-

cata voglia di competizione e nessuna paura delle

sfide. La famiglia vi sosterrà molto e ne dovete es-

sere grati. Le possibilità che vi si aprono davanti

saranno molte, sta a voi scegliere quella più stimo-

lante ed interessante. L’ amore fa proprio al caso

vostro ma non lasciatevi ingannare.

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Apicella Sara

Ariti Alessia

Barlaam Simone

Codegoni Leonardo

Colombo Lorenzo

Crespi Cristiano

Cucchiani Anna

Deponti Emanuela

Distaso Giuseppe

Ferrari Alessandro

Forgiarini Davide

Fortunati Alice

Fusari Anna

Galli Clara

Gambaro Francesco

Gualandi Sara

Guizzardi Matilde

Ienco Alessandra

Lacidogna Daniel

Nolli Alessia

Ottaiano Marco

“Vero è l’intero”

- Hegel

Se ci chiedi chi noi siamo

che seduti ora stiamo,

rispondiamo per le rime:

"Non siam tutti delle cime".

Siamo tanti ma son uno

son l'unione di ciascuno.

Non "Il resto del Carlino",

del Bramante il giornalino.

Della scuola son coscienza,

del giornal non puoi star senza.

Del Bramante il giornalino

sono il Grillo salterino,

son coscienza di Pinocchio,

ma vi tengo tutti d'occhio!

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