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Tavola rotonda della Scuola superiore delleconomia e della finanza Linternazionalizzazione delle...
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Tavola rotonda della Scuola superiore dell’economia e della finanza
L’internazionalizzazione delle imprese italiane in tempo di crisi
Le imprese nell’aggiustamento competitivo intra-euro
SERGIO DE NARDIS
Roma, 31 ottobre 2013
Crisi euro --> cattivo funzionamento, caduta di credibilità --> effetti macro (squilibri) e micro (imprese)
- anni euro, aumento incontrastato divari competitivi intra-area e …
- … divergenza crescente tra le economie
- contro le aspettative di convergenza che si avevano all’avvio dell’euro
- senza riequilibrio e correzione divergenze, non si supera la crisi e …
- … crescono rischi di disaffezione e rifiuto - nella zona euro è in corso una modalità di aggiustamento:
- Come si corregge senza il cambio? - Con quali conseguenze per le imprese? - Con quali effetti sulla struttura produttiva?- Quanta distruzione, quanta creazione?
Framework europeo per le politiche di riequilibrio: uno strumento, due obiettivi … in conflitto
AUSTERITA’
Riduzione deficit
Recessione, disoccupazione
Stabilizzazione debito
Svalutazione interna
Risanamento fiscale
Riequilibrio competitivo
Squilibri area euro: i deficit si riducono, i surplus no (avanzo tedesco al 7% del PIL); passi significativi nel
riequilibrio competitivo intra-euro?
Saldo delle partite correnti in % del PIL
-6
-4
-2
0
2
4
6
8
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
-H1
Area euro tedesca
Area euro mediterranea
Area euro
L’allocazione della capacità produttiva indica di no: polarizzazione centro-periferia, in atto dall’avvio dell’euro, si è accentuata negli ultimi
anni; un riequilibrio competitivo avrebbe dovuto determinare l’opposto
Crisi greca euro e avvio grandi austerità
Effetti indesiderati di politiche deflative (pro-cicliche) in economie dove la domanda interna conta per il 60%
e più nel fatturato degli esportatori
Asimmetria di aggiustamento
Inflessibilità salariale
Caduta prolungata del mercato interno
Indebolimento capacità produttiva industriale
Credit crunch
Esempio Italia: le imprese esportatrici, cioè le migliori, sono esposte alla compressione della domanda interna, 2/3 del loro fatturato è realizzato in Italia; ciò è rilevante
quando il fatturato interno cade del 9-10% all’anno
Imprese manifatturiere esportatrici: quota del fatturato complessivo venduta sul mercato
interno (valori %) – anno 20100-9 79,0
10-19 76,3
20-49 73,0
50-249 62,0
250 e oltre 62,3
Totale 65,6 7
Implicazioni micro di un aggiustamento, se ci fosse il cambio: 1) imprese sono eterogenee, distribuzione sbilanciata con pochi esportatori
(circa 20% in Italia); 2) svalutazione cambio = sussidio all’export + protezione all’import, avvantaggia tutti i produttori e non modifica distribuzione, ma
aumenta costi dei concorrenti. Sposta asticella competitività, ampliando numero esportatori
Media costo unitario di
produzione nella nazione
Implicazioni micro di un aggiustamento, senza il cambio svalutazione interna: non ha successo se si limita ad abbassare il costo
medio; ha successo solo se si ha riallocazione dai peggiori ai migliori, cioè si ingrossa la coda delle imprese più competitive; nel percorso base produttiva può restringersi se distruzione prevale su creazione, mercato lavoro peggiora
Aggiustamento competitività: attraverso peggioramento del mercato del lavoro; quanto più aumenta la disoccupazione, tanto più cresce l’export
Miglioramenti di competitività (riduzioni di Clup) ottenuti non con riduzioni di salari (eccezione Grecia), ma con labour shedding:
caduta dell’occupazione spiega aumenti di produttività
Contrazione potenziale industria italiana: caduta non tutta strutturale, risente del ciclo; se si corregge per effetti
ciclici (produttività, ore lavoro) il calo resta, però, forte…e si verifica con la seconda recessione, quella della domanda interna
Deterioramento del mercato del lavoro: dal 2011 spostamento della curva posti vacanti/tasso di
disoccupazione; incidono i senza lavoro di lungo periodo
Perdita permanente di output: quanto seria? Difficile dirlo, incertezza stime potenziale. A titolo di esempio confronto tra trend potenziale pre e post “seconda”
recessione, secondo le stime IMF: circa mezzo punto di crescita di differenza all’anno; la perdita cumulata di output è stata dunque severa, quasi 3 volte più di
quella (già forte) misurata dall’output gap
Crescita potenziale prima della crisi 2011-13: +0,7%
Crescita potenziale dopo crisi 2011-13: +0,3%
Quali implicazioni:ciò che si dovrebbe fare (e non verrà fatto)
• Correggere il framework di policy europeo: rendere ottimale coordinamento politiche economiche che devono differenziarsi a seconda delle condizioni dei paesi
• Rendere simmetrico l’aggiustamento; ciò comporterebbe
• Stimolo fiscale in Germania e nelle economie CORE; questi paesi hanno adottato austerità, aumentando le difficoltà dei paesi in deficit
• Politica monetaria BCE più espansiva, con target di inflazione più elevato del 2% per alcuni anni
• Quindi, salari e prezzi più elevati in Germania e nelle economie satellite
Svalutazioni interne nei paesi in deficit (GIPSI) poco sostenibili, occorrerebbero anche rivalutazioni interne nei paesi CORE e tassi di
inflazione medi dell’area euro più alti del target BCE del 2%
Svalutazioni e rivalutazioni interne necessarie per il riequilibrio competitivo intra-area
Divario inflazionistico 1999-2013 GIPSI-CORE da azzerare, in punti % 12
Situazione attuale (autunno 2013), lungo periodo di aggiustamento
1. Tasso di inflazione CORE annuale 1,9
2. Tasso di inflazione GIPSI annuale 0,9
3. Inflazione media area euro 1,5
4. Numero di anni per necessari l’azzeramento 12
Azzerando il divario in 4 anni, si riduce di 3 punti all’anno
Una prospettiva difficile (anche per il rientro del Debito/PIL)
5. Tasso di inflazione CORE annuale 3,0
6. Tasso di inflazione GIPSI annuale 0,0
7. Inflazione media area euro 1,8
Una prospettiva sostenibile (anche per il rientro del Debito/PIL)
8. Tasso di inflazione CORE annuale 4,5
9. Tasso di inflazione GIPSI annuale 1,5
10. Tasso di inflazione media area euro 3,3