Tassisti su marte, il futuro tra ride e car sharing

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Tassisti su Marte, il futuro in bilico tra ride&car sharing By Marco Di Lullo 1 Partendo dalle 121 nuove tesi del Cluetrain Manifesto 2015, in un articolo precedente abbiamo visto come le nuove tecnologie stanno stravolgendo le regole tradizionali dell’economia. Che i mercati siano conversazioni è ormai assodato: centinaia di milioni di utenti ampliano quotidianamente, spontaneamente e dal basso, l’offerta dei contenuti, vivono contemporaneamente i processi di acquisto attraverso molteplici punti di contatto (negozi fisici, siti, pagine facebook, app etc), interagiscono direttamente sia con le imprese che con gli altri utenti/consumatori, attraverso blog, forum, siti d’opinioni e social network, ricercano pareri e consigli utili per i propri acquisti, scrivono recensioni etc. Quali sono gli effetti? E’ presto detto: l’informazione circola più liberamente, i mercati divengono più concorrenziali, la qualità viene confrontata, ed i prezzi, solitamente, si abbassano, in sintesi gli utenti stessi si avvantaggiano. Ciò vale a maggior ragione nel caso dell’economia collaborativa (sharing economy), ovvero in quel particolare nuovo modello economico basato su pratiche di scambio e condivisione i cui esempi più famosi sono Airbnb, Uber o le molteplici community di car sharing, car pooling, bike sharing, book crossing o di crowdfunding presenti in rete e non solo, di cui avevamo parlato sempre nello scorso articolo. Anche se non tutti sono d’accordo sugli aspetti positivi del cambiamento in atto quel che è certo è si spostano gli equilibri di mercato, non più unico predominio degli operatori tradizionali, che, sempre più spesso, provano a mettere in piedi delle contromosse, come se non capissero o non volessero capire quanto i tempi siano cambiati. Emblematico il caso dei tassisti (da qui il titolo del post), che negli ultimi mesi hanno sollevato un’ondata di proteste in tutto il mondo proprio contro Uber, l’azienda americana che attraverso UberPop, un’app per il ride sharing (corsa condivisa), mette in collegamento diretto passeggeri e autisti non professionisti o chiunque voglia condividere dietro un semplice rimborso spese un passaggio sul proprio mezzo. A Milano, in febbraio, la protesta ha addirittura avuto degli accenti sessisti nei confronti della manager di Uber Italia, Benedetta Arese Lucini. L’epilogo, negativo per gli utenti(per ora), è stato la sentenza del 26 maggio scorso che ha decretato la “concorrenza sleale” di UberPop nei confronti dei taxi, imponendo un blocco per il quale l’azienda ha già fatto ricorso e che sarà discusso il 2 luglio prossimo. La sentenza da pochi giorni è diventata esecutiva ma Uber, pur sospendendo temporaneamente il servizio, non si è data giustamente per vinta e si è appellata anche al governo. 1 Marco Di Lullo è consulente manageriale e trainer con esperienza in diversi contesti aziendali e formativi nazionali. Si occupa di organizzazione aziendale (in particolare knowledge management), marketing e comunicazione (focus: Corporate Social Responsability e Work Life Balance), e ricerca in ambito socio-economico. Attualmente collabora con Estrogeni srl, agenzia di marketing e comunicazione. Il presente articolo è stato pubblicato al seguente link

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Tassisti su Marte,

il futuro in bilico tra ride&car sharing By Marco Di Lullo1

Partendo dalle 121 nuove tesi del Cluetrain Manifesto 2015, in un articolo precedente abbiamo visto come

le nuove tecnologie stanno stravolgendo le regole tradizionali dell’economia.

Che i mercati siano conversazioni è ormai assodato: centinaia di milioni di utenti ampliano

quotidianamente, spontaneamente e dal basso, l’offerta dei contenuti, vivono contemporaneamente i

processi di acquisto attraverso molteplici punti di contatto (negozi fisici, siti, pagine facebook, app etc),

interagiscono direttamente sia con le imprese che con gli altri utenti/consumatori, attraverso blog, forum,

siti d’opinioni e social network, ricercano pareri e consigli utili per i propri acquisti, scrivono recensioni etc.

Quali sono gli effetti? E’ presto detto: l’informazione circola più liberamente, i mercati divengono più

concorrenziali, la qualità viene confrontata, ed i prezzi, solitamente, si abbassano, in sintesi gli utenti stessi

si avvantaggiano. Ciò vale a maggior ragione nel caso dell’economia collaborativa (sharing economy),

ovvero in quel particolare nuovo modello economico basato su pratiche di scambio e condivisione i cui

esempi più famosi sono Airbnb, Uber o le molteplici community di car sharing, car pooling, bike sharing,

book crossing o di crowdfunding presenti in rete e non solo, di cui avevamo parlato sempre nello scorso

articolo.

Anche se non tutti sono d’accordo sugli aspetti positivi del cambiamento in atto quel che è certo è si

spostano gli equilibri di mercato, non più unico predominio degli operatori tradizionali, che, sempre più

spesso, provano a mettere in piedi delle contromosse, come se non capissero o non volessero capire

quanto i tempi siano cambiati.

Emblematico il caso dei tassisti (da qui il titolo del post), che negli ultimi mesi hanno sollevato un’ondata di

proteste in tutto il mondo proprio contro

Uber, l’azienda americana che attraverso

UberPop, un’app per il ride sharing (corsa

condivisa), mette in collegamento diretto

passeggeri e autisti non professionisti o

chiunque voglia condividere dietro un

semplice rimborso spese un passaggio sul

proprio mezzo. A Milano, in febbraio, la

protesta ha addirittura avuto degli accenti

sessisti nei confronti della manager di Uber

Italia, Benedetta Arese Lucini.

L’epilogo, negativo per gli utenti(per ora), è stato la sentenza del 26 maggio scorso che ha decretato la

“concorrenza sleale” di UberPop nei confronti dei taxi, imponendo un blocco per il quale l’azienda ha già

fatto ricorso e che sarà discusso il 2 luglio prossimo. La sentenza da pochi giorni è diventata esecutiva ma

Uber, pur sospendendo temporaneamente il servizio, non si è data giustamente per vinta e si è appellata

anche al governo.

1 Marco Di Lullo è consulente manageriale e trainer con esperienza in diversi contesti aziendali e formativi nazionali. Si occupa di organizzazione aziendale (in particolare knowledge management), marketing e comunicazione (focus: Corporate Social Responsability e Work Life Balance), e ricerca in ambito socio-economico. Attualmente collabora con Estrogeni srl, agenzia di marketing e comunicazione. Il presente articolo è stato pubblicato al seguente link

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Ora, se proviamo a tirare le somme, tutto questo polverone si è trasformato in un grande boomerang per i

tassisti, che certo non godono di buona fama in Italia: Uber continua a crescere e i motivi per cui i taxi non

piacciono sono sempre sotto gli occhi di tutti, dalle difficoltà a reperirne uno, dati i pochi taxi/procapite di

cui disponiamo (si veda in tal senso un report dell'Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici

locali di Roma) alle tariffe mediamente più alte o al limite in media con le altre capitali europee (si v. qui),

senza considerare la qualità del servizio ed i particolare dei conducenti, che un’indagine a nostro avviso

sempre attuale decretava tra i più scarsi d’Europa.

Resistere a Uber, ormai attivo in 200 città e 55 nazioni del mondo, sembra però impossibile (a meno che i

taxi non cambino realmente), anche se qualcuno sta pensando a delle soluzioni, quali ad esempio limitare

le ore di guida per gli autisti UberPop o obbligarli a fare delle assicurazioni ad hoc. Il punto è però un altro:

aldilà delle tariffe economiche cosa offre di tanto irresistibile? Intanto prima di prendere una macchina

UberPop si può sapere il costo del tragitto in anticipo (questa si chiama trasparenza), al termine della corsa

si può pagare direttamente con la carta di credito pre-registrata online senza dover avere necessariamente

con se i soldi contanti, infine, dopo la fine della corsa, il passeggero può votare l’autista (e viceversa..ecco

l’importanza del feedback!).

Si spiegano tante cose da questa prospettiva, anche, non a caso, la contemporanea crescita in Italia del car

sharing , dominio di Eni, Trenitalia e Fiat (con Enjoy) e Mercedes con (car2go) …che lo stop vada ad

agevolare proprio questo servizio, preferito spesso ai taxi, è fuori di dubbio, con buona pace della loro

lobby.