_.Chi Ride Ultimo - A.a. FAIR

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IL GIALLO MONDADORI NUOVA SERIE - NUMERO 502 - 14 SETTEMBRE 1958 - 6883 LlG TITOLO ORIGINALE: YOU CAN DIE LAUGHING TRADUZIONE DI: BRUNO JUST LAZZARI COPERTINA DI: CARLO JACONO PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA Siamo arrivati all'ultimo « Jolly ». Non perché abbiamo esaurito i grossi nomi (il prossimo è un Fischer!), ma perché il calendario ce lo impone : l'estate gialla che vi abbiamo « fatto su misura » con una serie di «cannonate» volge alla fine. E finisce in bellezza: figuratevi un po', questo è il giallo più spassoso, più azzeccato di A. A. Fair, e le matte risate che ci farete andranno di pari passo con la trama misteriosa. Poiché anche se divertente, non è detto che questo romanzo sia meno riuscito degli altri, come rompicapo poliziesco. Bertha Cool scoppia sempre più nell'adipe e nella rabbia furiosa che l'assale, e Donald Lam viene qui bistrattato in un modo indegno: «Un investigatore voi? Mi fate ridere!» gli dice sul muso, senza un po' di creanza, lo zotico cliente. E cosi la grassa Bertha, come il sergente Sellers. Tutti addosso a lui, povero Donald. Eppure, è l'unico, al solito, ad avere nella scatola cranica materia grigia da vendere. È l'unico a raccapezzarsi in un imbroglio che sembra non avere capo né coda. Bertha vuole il petrolio. Sellers vuoi fare bella figura. Quel tal Corning vuole l'uranio. E lui vuoi solo dimostrare che «ride bene chi ride ultimo ». Voi volete divertirvi, invece, E sarete gli unici, con Donald Lam, a non restare delusi. Editore: ARNOLDO MONDADORI Direttore Respon. ALBERTO TEDESCHI - Pubblicaz. autorizzata - Redazione e amministrazione: ARNOLDO MONDADORI EDITORE, Via Bianca di Savoia, 20 • Milano. IL GIALLO MONDADORI. September 14, 1958. IL GIALLO MONDADORI is published weckly by Arnoldo Mondadori Editore, Milan, Italy, Printed in Italy, Entered as second-class matter at the Post Office at New York. Second-class mail privileges authorized at N.Y. Subscriptions $ 14,50 a year in USA and Canada. Number 502.

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IL GIALLO MONDADORI

NUOVA SERIE - NUMERO 502 - 14 SETTEMBRE 1958 - 6883 LlG

TITOLO ORIGINALE: YOU CAN DIE LAUGHING TRADUZIONE DI: BRUNO JUST LAZZARI

COPERTINA DI: CARLO JACONO PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

Siamo arrivati all'ultimo « Jolly ». Non perché abbiamo esaurito i grossi nomi (il prossimo è un Fischer!), ma perché il calendario ce lo impone : l'estate gialla che vi abbiamo « fatto su misura » con una serie di «cannonate» volge alla fine. E finisce in bellezza: figuratevi un po', questo è il giallo più spassoso, più azzeccato di A. A. Fair, e le matte risate che ci farete andranno di pari passo con la trama misteriosa. Poiché anche se divertente, non è detto che questo romanzo sia meno riuscito degli altri, come rompicapo poliziesco. Bertha Cool scoppia sempre più nell'adipe e nella rabbia furiosa che l'assale, e Donald Lam viene qui bistrattato in un modo indegno: «Un investigatore voi? Mi fate ridere!» gli dice sul muso, senza un po' di creanza, lo zotico cliente. E cosi la grassa Bertha, come il sergente Sellers. Tutti addosso a lui, povero Donald. Eppure, è l'unico, al solito, ad avere nella scatola cranica materia grigia da vendere. È l'unico a raccapezzarsi in un imbroglio che sembra non avere capo né coda. Bertha vuole il petrolio. Sellers vuoi fare bella figura. Quel tal Corning vuole l'uranio. E lui vuoi solo dimostrare che «ride bene chi ride ultimo ». Voi volete divertirvi, invece, E sarete gli unici, con Donald Lam, a non restare delusi.

Editore: ARNOLDO MONDADORI Direttore Respon. ALBERTO TEDESCHI - Pubblicaz. autorizzata - Redazione e amministrazione: ARNOLDO MONDADORI EDITORE, Via Bianca di Savoia, 20 • Milano.

IL GIALLO MONDADORI. September 14, 1958. IL GIALLO MONDADORI is published weckly by Arnoldo Mondadori Editore, Milan, Italy, Printed in Italy, Entered as second-class matter at the Post Office at New York. Second-class mail privileges authorized at N.Y. Subscriptions $ 14,50 a year in USA and Canada. Number 502.

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PERSONAGGI PRINCIPALI

DONALD LAM BERTHA COOL investigatoriLAWTON CORNING affarista del TexasYVONNE CLYMER WELLS la moglie «scappata»LUCILLE PATTON sua cugina DRURY WELLS il marito piantato in assoESTELLE AMBLER la prima moglie di WellsWANDA WARREN ragazza «in prestito»FRANK SELLERS sergente della Squadra OmicidiSIGNORA RALEIGH il «gazzettino» del vicinatoSIGNORA BRADFORD ex-guardarobiera

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Aprii l'uscio su cui era scritto: "Cool e Lam investigatori". I nomi dei soci erano dipinti in basso a sinistra: B. COOL, DONALD LAM, e in alto, a destra, la parola: "Avanti". Il B. Cool della società erano gli ottantadue chili di Bertha, ma, lei non avrebbe mai permesso che si scrivesse il suo nome di battesimo per esteso.- A chi è nei guai non piace rivolgersi a una donna - spiegava spesso Bertha. - Preferisce aver a che fare con un uomo e lo vuole attaccabrighe, coriaceo, e duro a morire. Non si fida di una donna. Generalmente, tutti credono che le donne siano creature fragili e conturbanti."lo sono dura a morire, attaccabrighe, coriacea come un qualsiasi uomo di questo paese! Lasciate che mi vedano e non ci metteranno molto ad accorgersi che, al mio confronto, la maggior parte degli uomini sono femminucce."Su questo punto, niente da dire. Ottantadue chili di muscoli e l'inflessibilità d'un rotolo di filo spinato, Con tutto ciò, aveva ragione lei a proposito del nome sulla porta. Molti che, avendo sentito parlare dell'agenzia, venivano a consultare il socio più importante, avrebbero fatto dietrofront nel vedere un nome di donna. Quando entrai nella sala d'attesa, c'era in aria odor di burrasca. La telefonista m'indicò l'ufficio di Bertha Cool, una delle dattilografe mi strizzò l'occhio, inclinando la testa in direzione della porta con la scritta: B. Cool - Private. La ragazza dell'archivio si tuffò dietro gli schedari, fece capolino sorridendo, mi indicò l'ufficio di Bertha e si rituffò. Sorrisi apertamente per mostrar loro che avevo capito il motivo di tutta quella mimica e mi diressi all'ufficio della mia socia. Elsie Brand, la mia segretaria, alzò gli occhi dalla macchina da scrivere. - Buongiorno, Donald, avete visto Bertha? Scossi la testa. - Non la farete franca.Queste parole stavano ancora aleggiando sulle sue labbra, quando la maniglia gemette sotto l'enorme mano di Bertha Cool che apriva la porta come se avesse voluto scardinarla.

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- Be'? Dove diavolo sei stato? - Fuori. - Questo lo sapevo - ruggi lei. - Fuori! Talmente fuori, che non c'è stato verso di pescarti, e abbiamo perduto forse il più grosso affare che sia mai stato proposto alla nostra agenzia. - Che affare? - Petroli - rispose Bertha fulminandomi coi suoi occhietti avidi. - Siediti e bada alla tua pressione - le consigliai. Bertha guardò l'orologio. - Tornerà alle dieci e mezzo. - Allora, il cliente non è perduto. - Lo sapremo solo quando sarà qui. - Come si chiama? - Lawton C. Corning. Texas.- Voleva veder me? - No, voleva me - rispose Bertha. - Qualcuno gli ha dato il nostro indirizzo dicendogli che l'agenzia poteva svolgere un buon lavoro, per lui. Ma quando ha visto che ero una donna, ha temuto che fossi troppo sensibile e arrendevole, e ha chiesto di parlare con te. Santo cielo! Ma perché gli uomini sono tanto scemi da credere che, loro soli, al mondo, possono essere coriacei? "Guarda te, per esempio! Una smorfiosetta ben fatta, con un vitino da vespa e un bel paio di gambe, può menarti per il naso come le pare. Non arrivi neanche a sessantasette chili, calzato e vestito, e in vita tua non hai fatto altro che buscarle. lo, invece, ho i miei ottanta chili, e neanche un grammo di sentimentalismo, Trova l'uomo capace d'infinocchiarmi, la donna capace di smontarmi col sentimento e ... " - Ottanta chili? Sei dimagrita? Bertha arrossi. - Be'! "Sto" per dimagrire. Ho iniziato una dieta. - Erano ottantadue, secondo le ultime informazioni - insistei. - Oh, che barba! Quando arriverà quel tale, cerca di essere in ufficio. Può rappresentare, per noi, una miniera d'oro, sempre che i quattrini non ti facciano schifo. Scommetto che hai appena finito di far la prima colazione con una pupa dagli occhi di cerbiatta, e che, a mezzogiorno, hai appuntamento con... La interruppi: - Tornerà alle dieci e mezzo? Lei guardò l'orologio. - Esattamente fra un quarto d'ora. Detto ciò, fece dietrofront e rientrò nel suo uno ufficio con uno sbatacchiar di porte. Rivolsi un bel sorriso a Elsie Brand. - Be', anche oggi abbiamo incominciato la nostra giornata! - Eccome! Sembrava impazzita. S'è attaccata al telefono e vi ha cercato dappertutto. Si vedeva sfumare sotto il naso il suo bell'affare di petroli. - Che ne sai di questa storia?- Niente. Solo che, a sentir lei, si tratta di petroli. Per Bertha, basta la parola. Andai a sedermi alla scrivania. Elsie aveva già aperto la corrispondenza, e cominciai a sfogliarla. La solita dose di reclami e di consigli, più due lettere di certi individui disposti a fornirmi informazioni su quello che poteva essere un affare molto importante. Volevano, però, una percentuale. Quelle due lettere meritavano una risposta. Le misi da parte e, buttai tutte le altre scartoffie nel cestino della carta straccia. - Rispondi a queste due, appena avrai un minuto di tempo - dissi a Elsie, - Desiderate che dica qualcosa di particolare? - Solo quello che ti sembra opportuno.

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Sulla mia scrivania il cicalino cominciò a vibrare freneticamente. Diedi un'occhiata all'orologio, erano esattamente le dieci e ventotto, - Puntuale, l'amica - osservai. - Riservatemi un pozzo di petrolio, già che ci siete, Donald - mi pregò Elsie. - Ma certo! Anche due. Bertha non ne vorrà più di uno. E mi avviai verso l'ufficio di Bertha Cool.

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Il nostro uomo era marcato: "Texas" dalla testa ai piedi. Aveva una gran sagoma tutta ossa, zigomi alti, bocca volitiva, occhi grigio-acciaio e sopracciglia a cespuglio. Stivali da cow-boy, nuovi fiammanti, un cinturone ornato di un'enorme fibbia d'argento e, posato sulla sedia, accanto a lui, un cappello gigantescoBertha era ai sette cieli, sembrava una vedova benestante che presenta la figlia da marito a un miliardario.- Signor Corning, vi presento Donald Lam. Donald non è un colosso, ma è intelligente. Quando si occupa di un caso, va sino in fondo. Ogni tanto le busca, ma non molla; non è vero Donald? Ignorai la domanda e porsi la mano a Corning.- Lieto di conoscervi.- Come va? - Esclamò Corning, proiettando in avanti una mano enorme che inghiottì la mia in una morsa, e sollevando la spalla per scassarmela meglio.- Il signor Corning è del Texas - mi spiegò Bertha, raggiante.- Davvero? Mormorai senza staccargli lo sguardo di dosso. Poi, andai a sedermi, massaggiandomi le dita indolenzite. - E adesso, sarà bene che diciate esattamente al signor Lam quello che desiderate - suggerì Bertha a Corning.- E' semplicissimo. Voglio che mi troviate la signora Wells: Yvonne Wells. - E poi? - chiese Bertha con fare speranzoso. - Nient'altro – rispose Corning in tono definitivo. Gli occhietti avidi della mia socia cominciarono ad ammiccare a tutta velocità. - Non mi avete mica detto questo, un'ora fa. - Ve lo dico adesso. - Avevate accennato a una faccenda di petroli. - Mi avete frainteso. - Storie! - abbaiò Bertha, - Credo di aver detto che non potevo iniziare certe operazioni, prima di aver ritrovato quella donna e ottenuto la sua firma. - Avete parlato di "operazioni minerarie" - insistette Bertha. - Se ho detto qualcosa di simile, non me ne ricordo più.- Avete parlato anche di trivellamenti. - Devo essermi confuso con un altro affare che ho per le mani. - Non potremmo esservi utili anche per quello? - No. Uno per agenzia è più che sufficiente. - Potremmo occuparci di tutti e due per una cifra inferiore, e farvi risparmiare quattrini. - Non m'interessa di risparmiar quattrini. Voglio pagare il giusto prezzo ed essere servito come si deve. Può darsi che io abbia confuso questo affare con un altro, quando ho parlato con voi la prima volta, signora Cool, ma ci tengo a confermarvi che in questo "caso" il petrolio non c'entra, ossia che non ho detto nulla riguardante pozzi, diritti minerari o trivellamenti. Desidero incaricare voi due di ritrovarmi la signora Wells. E' tutto quello che avete da fare: Trovatela e informatemi. Semplicissimo, no?

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- Sarà poi così semplice? - chiesi a mia volta. - Come diavolo volete che lo sappia? - ribatté Corning. - Se vedremo che è troppo complicato, lasceremo perdere, e mi occuperò d'altro. Bertha si lasciò sfuggire un mezzo ruggito, poi si riprese, e si stampò sulle labbra un sorriso glaciale. - Di dove debbo cominciare? - chiesi a Corning, - Da Drury Wells. Abita al numero 1638 di Frostmore Road. E' uno di quei quartieri nuovi dove chiunque può comprare un mezzo ettaro di terreno... e di indipendenza. Lui vi possiede una casetta, pochi alberi da frutta e un orto. - Sua moglie abita con lui? - Si e no. - Come sarebbe a dire? - Sono sempre marito e moglie e figurano di vivere insieme, ma la moglie non c'è.- Nessuna idea di dove possa essere? - E' proprio per saperlo che mi rivolgo a voi due.- Avete parlato con Drury Wells? Lui mi osservò Con l'aria di uno che, al poker valuta un avversario intento a spingere un bel mucchio di gettoni verso il centro del tavolo. - Si - rispose un attimo dopo. - E Wells, che cosa dice? - Lui pensa che sua moglie sia scappata Con un altro. E' piuttosto turbato. - Avete interrogato i vicini? - Uno solo. - Chi? - Una certa signora Frances Raleigh. - Dove abita? - Alla porta accanto. - E lei, che ne pensa?Corning mi guardò dritto negli occhi. - Pensa che la signora Wells sia sepolta sotto le dune di sabbia che costeggiano la spiaggia. - Siete stato alla polizia? - Non voglio aver a che fare con la polizia - rispose Corning, - Mi ha l'aria di una faccenda complicata. - Che scoperta! Se avessi pensato che si trattava semplicemente di cercare a destra e a sinistra, me ne sarei occupato io. - E quel terreno che vi interessa, nella Contea di San Bernardino? - suggeri Bertha, Lui assunse un'aria dignitosa e gelida. - Non ho mai detto una cosa simile! Avrò forse accennato che, alla signora, poteva interessare un certo terreno, e che questa poteva essere una traccia, per arrivare fino a lei. - Ho avuto l'impressione che quel terreno vi interessasse, - A me interessa di ritrovare la signora Wells. Bertha pareva pronta a inghiottire con appetito un piatto di limatura di ferro!- Com'era, questo Wells, quando gli avete parlato? - m'informai. - Ostile, o pieno di buona volontà? - Pieno di buona volontà. Mi ha detto che è ansioso quanto me, di ritrovare sua moglie. - Fatemi un assegno di mille dollari - dissi. - Andrò a dare un' occhiata in giro. Può darsi che la trovi, e può darsi che no. Quando, tra onorari e spese, saranno finiti i mille dollari, ne riparleremo. Corning cavò fuori il libretto degli assegni. Bertha cominciò a chiudere e ad aprire le mani. l brillanti sfolgoravano. Corning riempi un assegno e lo sospinse sul tavolo. Lo presi. Era su una banca di San Antonio, Texas. Pagabile all'ordine di Cool e Lam, Per

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centocinquanta dollari. Gettai 1'assegno sulla scrivania di Bertha. - E' un assegno di centocinquanta dollari. Avevo detto mille. - So benissimo quello che avete detto. Centocinquanta è il massimo che io possa offrire in questo momento. Capirete, rappresento un importante gruppo con vasti interessi. Questa è una faccenda abbastanza poco importante, e tale voglio che resti. - Non credo che anticipi di questa mole, ci permetteranno di ottenere le informazioni che cercate. - Come volete! - disse Corning afferrando il cappello e allungando una manaccia abbronzata verso l'assegno posato sulla scrivania. In un bagliore di diamanti, Bertha gli strappò l'assegno dalle dita.- Faremo una prova - disse, scandendo le sillabe. - Quando questo assegno sarà agli sgoccioli, ve lo faremo sapere. Potrete allora lasciar perdere o proseguire. - Chissà che in quel momento non l'abbiate già trovata - disse Corning. - Può darsi - rispose Bertha freddamente.- Dove vi si può trovare? - All'Hotel Dartmouth. Mi tratterrò dieci giorni. - Informateci, se cambiate indirizzo. - Non ci saranno cambiamenti. Ci strinse la mano e 'usci. Bertha attese che la porta si fosse richiusa, poi, afferrata una coppa di plastica, piena di mollette fermacarte, la sbatté per terra. Si tirò su la gonna e si mise a calpestare con gli alti tacchi le mollette. Infine, con una pedata, fece volare la coppa all'altro capo della stanza. Tornai a sedermi in poltrona e accesi una sigaretta. - Che il diavolo ti trascini, Donald Lam! - ringhiò. - Se tu fossi stato al tuo posto, un'ora fa, avremmo cacciato il naso in quei pozzi di petrolio. Quel fetente ha in mano un contratto che deve essere firmato dalla signora Wells. Ci avrebbe sganciato un bel mucchio di quattrini per trovarla. - Non è ancora detta l'ultima parola. - Chiacchiere! - ruggì Bertha - siamo a terra! Deve aver visto un maledetto avvocato il quale gli avrà detto che per pescare una persona scomparsa era inutile parlare di petrolio con una agenzia di investigatori. L'avvocato gli ha suggerito di venir qua e di incaricarci delle ricerche come se si trattasse di un semplice caso di persona scomparsa: - Be'! E non è quello che facciamo? - Al diavolo, si! - esclamò Bertha furente. Cercai di fare un anello di fumo. Bertha suonò il campanello per chiamare la sua segretaria: - Jane, raccogli quelle mollette e rimettile nella coppa. Quel maledetto aggeggio è caduto dalla scrivania. Strizzai l'occhio a Jane e uscii dalla stanza.

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Frostmore Road era difficile da definire. Né carne né pesce. Anni prima, qualcuno aveva lanciato lo slogan: "Un mezzo ettaro e l'indipendenza". Il terreno desertico era stato irrigato e diviso in piccoli lotti. Poco tempo dopo, quei piccoli lotti erano stati, alla loro volta, suddivisi a metà e quelli che li avevano acquistati con lo slogan "Un mezzo ettaro e l'indipendenza", erano riusciti, a loro volta , a dividerli in appezzamenti da costruzione. Con il continuo afflusso di gente nella California del Sud, anche quella zona era destinata a popolarsi, di giorno in giorno, sempre di più; Per il momento si era a metà evoluzione. l proprietari potevano allevare un limitato numero di conigli e di polli e il terreno era abbastanza fertile per dare, grazie all'irrigazione, al concime e all'olio di gomito, un modesto raccolto di legumi. Il numero 1638 era un villino bianco; che abbisognava di una buona plastica facciale, Era troppo grande per essere una casa da bambole, e troppo piccolo per essere comodo. In compenso,

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nell'insieme, era piuttosto pretenzioso. Il suo posto naturale sarebbe stato nelle colonne degli annunci economici con una descrizione di questo genere: "Due camere, stanza da bagno, cucina, salotto, stanza da pranzo, entrata di servizio, esposto al sole, splendida vista sulla montagna". Conoscevo quel tipo di casa. Le camere erano così piccole che, spingendo i letti gemelli contro le pareti, rimaneva in mezzo esattamente il posto per posare un paio di pantofole. Per muoversi nella stanza da bagno, bisognava avere un certo allenamento, se non si voleva scorticarsi le tibie. La linea di demarcazione, puramente teorica, che separava il salotto dalla sala da pranzo era impercettibile. Per essere sinceri, non esisteva. La cucina doveva avere press'a poco le dimensioni di quella di una roulotte relativamente moderna. Drury Wells rispose alla mia scampanellata. Aveva due occhi slavati, era alto, curvo e lento, sia nei movimenti sia nel parlare. Sui trentacinque anni, indossava una camicia frusta, calzoni di tela rappezzati e scarpe a doppia suola di tipo militare. Sembrava infischiarsene altamente del proprio aspetto. A dire il vero, sembrava infischiarsene di tutto. - Salve! Che cosa posso fare per voi? - Mi chiamo Donald Lam, - Come va la vita, signor Lam? Ci stringemmo la mano. - Sono investigatore. - Che schifo! - Privato - aggiunsi.- Oh! - Vorrei dire due parole a vostra moglie.- Anch'io. - Non sapete dov'è? - No. - Nessuna idea? - Entrate e sedetevi. Potete fumare. Mi precedette nel minuscolo salotto. L'unica poltrona, doveva esser stata imbottita di noccioli di pesca disposti su una piastra di cemento. Me l'offri e prese per sé una volgare sedia. - Quando avete visto vostra moglie per l'ultima volta? - Tre giorni fa.- Da quanto tempo abitate qui? - Su per giù, lo stesso tempo. Abbiamo litigato due o tre giorni dopo aver traslocato.- E se n'è andata? - Esattamente. - Quando? Di notte? La mattina? Il pomeriggio? - La mattina, quando mi sono alzato, era già partita.- Vi alzate per tempo? - No, se non è proprio necessario. Mi piace di stare a letto, se appena posso. - E quella mattina eravate rimasto a letto? - Proprio cosi. Al diavolo! Ha tagliato la corda senza neanche prepararmi la prima colazione. - Vedo. Vi ha lasciato tutto da fare, eh? - Già. - Una carognata! Lui mi guardò furtivamente con gli occhi. scialbi e dichiarò: - Eh, si! E' scocciante, doversi arrangiare da soli, senza una donna. - E il motivo di quella lite? Nessuno. - Vi ha lasciato due righe per dirvi che se ne andava?- Non mi ha lasciato un accidenti, solo le stoviglie sporche nell'acquaio. - Le stoviglie della cena?

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- No. Deve essersi preparata una tazza di caffè, due uova e dei panini, prima di prendere il largo. - Non l'avete sentita preparare la prima colazione?- No, deve aver fatto tutto in punta di piedi. - Non avete sentito il profumo del caffè? - No. - Quanti vestiti ha portato con sé? Ha vuotato l'armadio? - No. - Sapete che vestiti aveva? Potreste dire che cosa manca? - No. - E la sua famiglia? Vostra moglie ha parenti presso i quali potrebbe essere andata ad abitare? - Non ne so nulla. Non ci siamo mai curati del parentado. So che aveva uno zio. Le ha lasciato un po' di terreno, quando è morto, circa una settimana fa. Non so dirvi se ha altri parenti; e me ne infischio! - Dove vi siete sposati? - Dite un po'! Che ne direste se, tanto per cambiare, vi interrogassi un poco io? Perché volete vedere mia moglie? - Devo parlarle.- Di che? - Dei motivi per cui è scappata. - Anch'io avrei voglia di vederla, ma non al punto da essere subissato da sconosciuti che vengono a cacciare il naso negli affari miei. Avete una sigaretta, per caso? Gliene diedi una. - Avete un mestiere? - gli chiesi. - Mi occupo della casa. Ho in progetto di piantare un giardino. - Ma, avete un mestiere? Come tirate avanti? - Mi occupo degli affari miei, e tiro avanti benone.- Qualcuno ha visto vostra moglie andarsene?- Non lo so. - E i vicini? - Uno dei due è una persona a posto. Nell'altra casa, invece, abita una pettegola maledetta. - Chi è la pettegola? Col pollice indicò la casa in questione. - Una certa Raleigh, - E' sposata? - Si. - Il marito è in casa?- Lavora. - E' un chiacchierone anche lui? - Poveretto! No! Non riesce mai a dire una parola. - Avreste niente in contrario, se dicessi due parole alla signora Raleigh? - Siamo in un paese libero, no? - Può darsi che io vada a farle una visita. - Affar vostro. - Contate di restar qui ad aspettare? - Le do una settimana di tempo. Dopo, che vada all'inferno! - Volete dire che, dopo, non la riprenderete più in casa? - Esattamente. - Potrebbe essere stata colpita da amnesia e non ricordare dove abita. - Anch'io posso essere colpito da amnesia, e non ricordarmi più di lei. - Non direi che mi aiutate molto - osservai.

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- Cosa volete di più, gratis? Venite a dirmi che volete vedere mia moglie, io vi dico che lo vorrei anch'io, e vi racconto tutti i particolari della sua partenza. - Avete una macchina? - Come no? Un catorcio,- Non l'ha presa? - No, perbacco! Non gliel'avrei perdonata. - Come si è allontanata, allora? - A piedi, immagino. - C'è una fermata d'autobus, da queste parti? - A circa ottocento metri.- Ha preso una valigia? - Non lo so. Vi ho già detto che non l'ho vista. - Perché? Non sapete quante valigie avete? - Ora, si, che lo so.- E prima no? - Ho l'impressione che ne manchi una, ma non ne sono sicuro. - E i vestiti? Li avete contati? Lui scosse il capo. - Ne ha lasciato qualcuno?- Già. - Se doveva percorrere ottocento metri trascinandosi dietro una valigia, non poteva portar via molta roba. - Il ragionamento fila. - Vostra moglie aveva altri beni, oltre a quelli lasciatile dallo zio? - E' una cosa che vi riguarda?- No. Tanto per sapere. - Non ne so nulla. I suoi beni non mi hanno mai interessato... Dite un po', come avete detto che vi chiamate? - Lam, Donald Lam, - E siete un investigatore?- Si. - E c'è chi vi paga per farlo? - Non la varo certo per niente. - Be', se qualcuno è così scemo da pagarvi, dovreste guadagnarveli, quei soldini, io, personalmente, non ho niente contro di voi, ma non mi va di avere tra i piedi degli estranei che si occupano di tutto, tranne che dei fatti loro. - E' così che la prendete?- Già, la prendo proprio così. - Bene. Farò una piccola ricognizione nei paraggi .- Me lo immaginavo.Mi alzai - Arrivederci.- Arrivederci. Mi diressi alla porta d'ingresso. Lui abbozzò il gesto di alzarsi per riaccompagnarmi, ma cambiò idea, e mi fece un cenno con la mano, avvicinandosi alla poltrona nella quale ero stato seduto. Vi si lasciò cadere, posò i piedi su una seggiola e, tirata una lunga boccata dalla sigaretta che gli avevo offerta, cacciò fuori il fumo dal naso. Arrivai alla casa più a ovest. Un nome era dipinto sulla cassetta delle lettere: W. Charles Raleigh, Suonai e, quasi immediatamente, la maniglia si mosse. Poi, come se la persona ferma dietro l'uscio avesse capito che era meglio aspettare un istante e non farmi sapere che aveva spiato il mio arrivo,

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la maniglia si fermò per alcuni istanti a mezza corsa, quindi riprese a girare e la molla scattò. Una donna sulla cinquantina, dagli occhi neri e il viso a lama di coltello, si affacciò borbottando: - Come state? - con una rapidità tale che le due parole le uscirono dalla bocca in un colpo solo. - Come state voi? - le risposi. - Vorrei alcune informazioni sulle persone che abitano qui accanto, e...- Perché volete delle informazioni sui miei vicini? Anche questa volta, un crepitio di parole, un autentico fuoco tambureggiante. - Sono un investigatore - risposi. - Be', finalmente! Era ora che qualcuno si decidesse a far qualcosa. Entrate, entrate subito e sedetevi. Quando penso a quella infelice qui accanto e vedo che tutti se ne disinteressano, mi dico che è la cosa più scandalosa che io abbia mai vista. E' la condanna della nostra Polizia e della nostra civiltà, semplicemente! Entrate, vi prego, e sedetevi. Come avete detto che vi chiamate? - Non ve l'ho detto. Mi chiamo Donald Lam. - lo sono la signora Raleigh. - L'avevo già capito. - Adesso sedetevi là. Voglio dirvi tutto quello che so. E prendete nota che io non sono né una portinaia né una ficcanaso, ma una persona come tante altre. Cerco di comportarmi da buona vicina, non voglio imporre la mia presenza e mantengo le distanze. Cerco solo di essere un'amica. Io sono del parere che in una zona come questa, dove la gente vive a contatto di gomito, si deve imparare a comportarsi da esseri umani. Ho ragione, o torto? - Direi che avete ragione. - Be', mio marito, Wendell... si chiama cosi, ma a lui non piace. Preferisce che lo chiamino W. Charles, Forse avrete notato che il nome sulla cassetta delle lettere è W. Charles Raleigh. Perché, in nome di Dio, ha cambiato nome? lo non ne ho la più pallida idea, ma è cosi... be', dicevo, Wendell sostiene che sono sempre mescolata a tutto come il prezzemolo. A sentir lui, abbiamo dovuto lasciare la nostra precedente abitazione perché cacciavo il naso negli affari degli altri. "Non vorrei davvero che Wendell potesse pensare che, in questo caso io spettegolo e faccio la spia. Meno male che siete venuto di vostra iniziativa, signor Lam, e senza il minimo incoraggiamento da parte mia. Avete detto che siete un investigatore? - Investigatore privato. - Che cosa intendete dire? - Che non appartengo alla polizia. - Volete dire che, dopo tutto ciò che è accaduto, la polizia non interviene ancora?- Non ancora. - Ah, be'! lo non ci capisco più niente! - esclamò la raganella.Non battei ciglio. - Ma - prosegui lei - sarà meglio che vi dica tutto quello che so. Dopo tutto, non è mica un segreto. "E' successo la notte di venerdì scorso, il giorno tredici. Mio marito ha il sonno pesante. lo, no. Basta il più piccolo rumore a svegliarmi. Ho sentito una baraonda qui accanto, e ho capito che era una lite bella e buona. Doveva essere press'a poco la mezzanotte. Vi ho già detto che non sono curiosa, ma c'è un limite a quello che un vicino può sopportare. Mi sono alzata per vedere che cosa accadeva. Dopo tutto, potevano essere anche dei ladri che, entrati in casa, stavano torturando quella poveretta per farle dire dove lei e il marito tenevano nascosto, il danaro. Infatti si picchiavano. Drury Wells ingiuriava la moglie come non ne avete idea. Poi, lei si è messa a urlare. E' stato il più terrificante e acuto grido d'angoscia che io abbia mai sentito, e sono pronta a giurarvi, signor Lam, che ho sentito anche un colpo. "Ora, mio marito ha il coraggio di dire che non ho sentito un bel niente. Dice che sono matta. lo credo di sapere quello che sento e quello che non sento. C'è stato un urlo di donna e poi un colpo. Il colpo prodotto da una percossa." - E voi, cos'avete fatto?

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- Ho sollevato leggermente la tendina e ho guardato. C'era luce, nella casa dei Wells, ma le tende erano tirate e non si poteva veder nulla. E sapete cos'è successo, allora, signor Lam? Ve lo dirò subito. Dalla casa, non proveniva più nessun rumore. S'erano picchiati come due pazzi furiosi. Lui l'aveva ingiuriata, lei aveva urlato. E improvvisamente era sceso il silenzio. Perciò, non ditemi che quell'uomo non l'ha picchiata e uccisa. E, da quello che so adesso, penso che non l'abbia colpita a pugni. L'ha fatto con una specie di randello, e l'ha ammazzata. Ecco quel che penso, signor Lam, l'ha uccisa lui! - Ma che cosa ve lo fa credere? - Vedete, poco fa vi ho detto che lo pensavo; in realtà, lo so. Ne sono certa come sono certa di essere seduta qui, in questo momento. E adesso vi dirò anche come lo so, signor Lam. "Mi sono infilata una vestaglia e, da dietro la finestra, ho guardato quel che succedeva. E sapete che cosa ho visto, signor Lam? - Che cosa? - Ho visto Wells uscire dalla porta posteriore e dirigersi al garage dove tiene la macchina. E sapete che cosa portava? - Che cosa? - Portava sulla spalla un fagotto lungo e grosso, qualcosa che sembrava arrotolato in un tappeto o in una coperta. Qualcosa di scuro. E sapete che cos'era, signor Lam? - Che cosa credete che fosse? - Non si tratta di credere. Lo so di certo. Trasportava il corpo di quella povera donna .. - Avete potuto vederla? - No. La poveretta era completamente avvolta in un tappeto, una coperta, o quel diavolo che era. Non potevo vederla, lei, ma potevo vedere lui. Da come oscillava. quel fagotto, si sarebbe potuto giurare che dentro c'era un corpo umano. Era gettato sulla sua spalla e oscillava pesantemente avanti e indietro come avrebbe fatto un corpo ancora caldo e morbido. Si, insomma, più che oscillare, dondolava. L'uomo è entrato nel garage e ha acceso la luce. E, infine, ho sentito ricadere il coperchio del portabagagli. Sapete com'è, vero? Quella specie di suono metallico che fa il coperchio di un portabagagli quando lo si sbatte per chiuderlo. - Potete descrivermi la signora Wells? - chiesi. - Era piuttosto piccola e molto carina. Non doveva aver più di ventisei anni, forse anche meno. Vorrei proprio sapere che cosa poteva trovarci, un donnino come lei, in un uomo come quello! Non doveva pesare più di cinquantacinque o cinquantasei chili, ed era alta circa un metro e sessanta. - Di che colore aveva gli occhi? - Azzurri .. Capelli rosso naturale e, in calzoncini, era una statuetta. E si vestiva quasi sempre cosi. - Immagino che sarete subito tornata a letto, dopo che lui... - Tornata a letto? Un corno! Sono rimasta seduta alla finestra, a osservare. E sapete che cosa è accaduto, dopo, signor Lam? - Che cosa è accaduto? - Quell'uomo è uscito di nuovo dal garage e ha preso una zappa e un badile. - C'era dunque abbastanza luce per vedere quel che prendeva? - Be', non abbastanza per poter giurare di averlo visto con i miei occhi, ma ho sentito chiaramente tintinnare il ferro della zappa contro quello del badile. Sapete quel che voglio dire, vero? Quel suono di metallo contro metallo... - Continuate, - Lui, allora, ha spento la luce in casa, ha messo zappa e badile nella macchina e ha spento la luce anche in garage. Ha spinto, poi, la macchina nel viale finché la casa non me l'ha nascosta alla vista. Dio solo sa, che cosa ha fatto là! Comunque, l'auto è rimasta ferma parecchi minuti. Poi, lui ha guidato verso la strada ed è scomparso. - Suppongo che abbiate riferito tutto questo alla polizia. - Riferito alla polizia? - esclamò la donna. - Ma, allora, debbo avervi fatto un quadro molto

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approssimativo di Wendell Charles Raleigh! Per me è stato già abbastanza terribile riferirlo a lui! Nel preciso istante in cui gliene ho parlato, per poco non mi strappava la testa. Sembrava che fosse un delitto voler impedire che una vicina venisse assassinata. Ha avuto persino il coraggio di dirmi che, se durante la notte fossi rimasta nel mio letto, anziché andar in giro in vestaglia a caccia di scandali, la mia vita sarebbe infinitamente più felice. - A che ora è tornato a casa, Wells? - Due ore e tre quarti dopo. E adesso, vi dirò, signor Lam, come vedo io le cose. Deve essere sceso a una delle spiagge. - Perché? - Perché quello è l'unico posto dove si può seppellire un cadavere e essere di ritorno a casa in due ore e tre quarti. E anche cosi, deve aver corso e non può aver avuto il tempo di scavare una fossa molto profonda. Con un badile, e nella sabbia bagnata, non credo che si possa scavare una fossa sufficiente in quarantacinque minuti, non vi pare? - L'avete visto tornare? - Si. - L'avete visto tirar fuori qualcosa dall'auto? - No. Ha messo semplicemente la macchina in garage ed è rientrato in casa. Ho visto la luce accesa in cucina per un po', e penso che si sia preparato un caffè. A meno che non abbia tracannato una buona dose di alcool. Secondo me, è il classico tipo capace, dopo aver sepolto il corpo della moglie, di tornarsene a casa, di prepararsi una bella tazza di caffè, di riempirsi d'alcool e di andare a letto con la coscienza perfettamente tranquilla. - E da allora non avete più rivisto la signora Wells? - L'ultima volta che qualcuno l'ha vista o udita, è stato quando ha lanciato quell'urlo. Poi c'è stato il colpo, io... - Ma la scena, l'avete vista?- Vista, no! Ma quel che ho udito...- E l'indomani mattina, non avete visto la signora Wells?- No, certamente. - E il signor Wells?- Verso le undici. E' andato in garage e c'è rimasto un po' di tempo. Poi è uscito e ha cominciato a ciondolare in giro. - E voi,che cosa avete fatto? - Niente. Cioè... ho dovuto chiedere in prestito un po' di zucchero. M'ero accorta che non ne avevo più neanche un grammo. Perciò, sono uscita e sono andata a bussare alla porta della cucina, come faccio sempre con i miei vicini. Amichevolmente, da buoni vicini, sapete! - E che cos'è successo? - Il signor Wells ha aperto la porta della cucina e gli ho chiesto se potevo dir due parole alla signora Wells. Mi ha risposto che sua moglie era a letto con l'emicrania e mi ha chiesto che cosa volevo. Gli ho risposto che desideravo un po' di zucchero in prestito, e lui è andato a prenderne una tazza. - E' stata l'ultima cosa che vi siete fatta prestare? - SI. L'ultima che mi sono fatta prestare. Solo che, poco più tardi, sono andata a restituirla. Ho riempito di zucchero una tazza, fino all'orlo, l'ho riportata, e... - E che cosa avete fatto? - Sono andata alla porta della cucina. - E avete chiesto di nuovo della signora Wells? - Esatto. - Siete riuscita a vederla? - Ma se vi dico che, da quella notte, nessuno ha mai più visto uno solo dei suoi capelli. E' stata l'ultima volta che si è vista nei paraggi. Viva, voglio dire. - E lui, che cosa vi ha detto?

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- Mi ha risposto che la signora Wells aveva preso l'autobus in città. Mentre io so matematicamente che non è vero, perché sono rimasta a sorvegliare la casa. So che non è uscita nell'orto e che non è stata da nessuna parte nei dintorni. - A chi avete raccontato queste cose, oltre a me e al signor Raleigh? - Be'! Ieri pomeriggio è venuto un tale... un certo Corning... un pezzo d'uomo di tipo campagnolo, il quale mi ha detto che stava raccogliendo informazioni sui nostri vicini. Ho chiacchierato un pochino con lui, ma non molto, perché Wendell mi raccomanda sempre di non parlar troppo con gli estranei. - In sostanza, gli avete detto le stesse cose che avete detto a me, vero? - Quasi; ho risposto alle sue domande. Mi sono ben guardata, naturalmente, dal compromettermi con delle supposizioni, ma non volevo essere sgarbata e non rispondere. - Vi faccio i miei complimenti per le vostre capacità di osservazione. Se posso perrnettermi di dirlo, credo che sareste una eccellente investigatrice. - Ma no! Lo dite sul serio? - esclamò la donna, tutta raggiante, - Davvero! Questo è il più bel complimento che potevate farmi, signor Lam! Voi non immaginate che cosa pagherei, perché mio marito vi sentisse!"Scommetto che vivete una vita piena d'avventura e di emozioni - prosegui con invidia. - lo, invece, sono relegata in questo angolo sperduto, tra persone alle quali non capita quasi mai niente." - Capisco benissimo quello che provate - le dissi, stringendole la mano. Tornai alla casa di Drury Wells e suonai il campanello dell'ingresso. All'interno, risuonò una voce. - Chi è? - Lam! - gridai attraverso l'uscio. - Che cosa volete? - Una fotografia di vostra moglie. Ne avete?- No. - Neanche una? - No. Cercai di aprire la porta. Era chiusa con la catena. Mi allontanai allora dall'ingresso principale e mi diressi verso il retro. Diedi un'occhiata al garage. Il vecchio catorcio si trovava là dentro, ed era piuttosto scassato, Stavo prendendo nota del numero di targa, quando improvvisamente, un'ombra calò sulla pagina del notes. Guardai al di sopra della mia spalla. Wells era fermo nell'inquadratura della porta. - Non mi va a genio la gente che ronza intorno a casa mia - disse. - Vi secca se do un'occhiata alla vostra auto? - Si.- Vi dispiace se do un'occhiata al garage, un minuto?- Si. - Bene! - dissi rimettendo in tasca il notes con un sorriso. - Vi disturbo se rimango qui? - Si. Mi allontanai lungo la parete del garage e varcai la soglia. - Potete far a meno di tornare - mi disse Wells. - E dite a quella vecchia scimmia qua di fronte, che se continua ad aprire quella sua lurida bocca, mi rivolgerò a un avvocato. - Vi costerà un sacco di quattrini! - lo ammonii. - Perché non chiamate piuttosto la polizia? Potrebbero andare a dirle due paroline. - Andate all'inferno!Mi segui all'aperto e restò ad osservarmi mentre mi dirigevo verso la casa di fronte. Premetti un campanello e parlai con una grassona, la quale mi disse di non aver udito nulla e di non aver mai cercato di far conoscenza coi nuovi vicini. Non cavai, un ragno dal buco. Fermo in mezzo all'orto, Wells mi osservava, mentre mi allontanavo.

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Dedicai il pomeriggio a un lavoro di ordinaria amministrazione. Ottenni un prospetto della linea di autobus e i nomi dei guidatori. Andai a trovarli e indagai su una giovane donna, fra i ventitré e i ventisei anni,. rossa naturale, con occhi azzurri, alta un metro e sessanta, sui cinquantacinque o cinquantasei chili, con una valigia. La giovane doveva aver preso l'autobus venerdì sera, o sabato mattina presto. Non ottenni niente. Consultai i registri dello Stato Civile e non trovai traccia di un matrimonio tra Drury e Yvonne Wells. Viceversa, trovai registrato un matrimonio tra Drury Wells e una certa Estelle Ambler, avvenuto otto anni prima. Chiamai l'agenzia e chiesi di Bertha Cool, - Bertha? Sono Donald - dissi appena udii la sua voce.- Sentiamo, lavativo; sputa il rospo. - Ho parlato con la signora Raleigh. Lei ritiene che Yvonne, Wells sia stata assassinata venerdì scorso. Ho parlato con quelli che abitano di fronte, Sanno solo una cosa, lavarsene le mani! Ho controllato le linee degli autobus per avere notizie della signora Wells, che, a quanto pure, si è allontanata di casa con un una valigia. Un buco in acqua! Ho consultato i registri dello Stato Civile. Nessuna traccia del matrimonio.- Che bellezza! Sei un genio! Ma si può sapere che razza di lavoro è questo? - Questo? E' un lavoro da centocinquanta dollari! Dobbiamo pur guadagnarci qualcosa. Vuoi che fornisca a Corning un lavoro da cinquecento dollari, per quegli straccioni centocinquanta che ha sganciato? - Un po' scarso, però, anche per centocinquanta. - Pazienza, abbiamo un cliente un "po' scarso". - Non era cosi la prima volta che è venuto in ufficio. Ribolliva d'entusiasmo. Era pronto a scucire un bel po' di dobloni. Scommetto che ci avrebbe dato anche una interessenza sui petroli, purché gli trovassimo quella gentildonna, - Mah! Di lui, so appena quello che si è detto dopo le dieci e mezzo. Ha voluto un lavoro da basso prezzo, e io glielo faccio da basso prezzo. - Santo cielo! Non prenderla così sottogamba, Potresti almeno controllare il numero della macchina e scoprire qualcosetta su quella casa dove abita. - Non credo che serva a molto - obiettai. - Comunque, sempre meglio che niente! - abbaiò Bertha, - Ho la sensazione che si possa riagganciarlo, se gli facciamo un buon lavoro. - D'accordo. Ci dedicherò un po' più di tempo. - Non spendere troppo - mi ammoni Bertha. - Col poco margine che abbiamo, non possiamo permetterei di affrontare grandi spese. - Vedrò di non spendere. Continuai le solite indagini per tutto quel pomeriggio e l'indomani, e spesi un po' di denaro in telefonate interurbane. Raccolsi notizie in merito alla macchina di Wells. L'aveva comprata d'occasione dopo altri quattro o cinque proprietari. Verificai la sua posizione immobiliare. Una faccenda buffa! Wells era entrato in quella casa col patto che fosse completamente arredata. Avrebbe pagato due mesi di pigione. Se il posto gli fosse piaciuto, al termine di due mesi, aveva facoltà di versare un acconto e di firmare un atto d'acquisto. In caso contrario, poteva sloggiare. L'agente immobiliare aveva giudicato la signora Wells "molto, molto carina". Era stato un affare all'amichevole e l'agente non aveva preteso dal cliente nessuna firma. Aveva rimesso a Wells solo una ricevuta sulla quale aveva annotato le clausole dell'accordo, firmata da lui nella sua qualità di mediatore. Aveva chiesto a Wells referenze e questi gli aveva fornito due nomi. L'agente aveva scritto a quelle

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due persone, ma era ancora troppo presto per una risposta. Alle cinque e mezzo del secondo giorno, un martedì, piantai tutto in asso. Non ero riuscite a nulla, ma non mi ero mai illuso di riuscire a qualcosa. Rientrai in ufficio e dettai il rapporto al magnetofono. Informavo che quella della signora Wells era come la ricerca di un ago in un pagliaio, senza sapere dove si trovasse il pagliaio, e che, a parer mio, non si sarebbe ottenuto nulla senza aver prima informato la polizia. I poliziotti avrebbero potuto esaminare la macchina di Wells per vedere se c'erano tracce di sangue, scoprire dove era andato Wells e quando, come si chiamava la moglie da ragazza; chi erano i suoi genitori; e, magari, fare una specie d'inventario per vedere quali vestiti aveva preso con sé. In poche parole, l'unico modo di fare un lavoro proficuo, era di rivolgersi alla polizia, altrimenti le spese sarebbero state troppo forti e le ricerche troppo lunghe. Lasciai detto a Elsie Brand; nel magnetofono, che battesse a macchina diverse copie del rapporto e ne mettesse una sulla scrivania di Bertha Cool. Fatto questo, andai a pranzo, e poi a dormire.

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Mercoledì mattina quando arrivai in ufficio Elsie Brand aveva già scritto a macchina l'intero rapporto. - Ha detto qualcosa, Bertha, non vedendomi qui alle nove? - chiesi. Elsie scosse il capo. - E' un agnellino, stamattina. - Hai messo una copia del rapporto sulla sua scrivania?- Si. - Benone. Attendiamo gli eventi. Ormai, non dovrebbero tardare. Proprio in quel momento, il telefono interno squillò. Presi la cornetta. Era Bertha. - Donald potresti venire un istante nei mio ufficio? C'è anche il signor Corning. - Vengo immediatamente. Hai letto il mio rapporto? - Era sulla scrivania. Non l'ho ancora guardato. Gliel'ho dato da leggere. - Lo sta ancora leggendo?- Si. - Sarò li, prima che lui abbia finito. Mentre posavo la cornetta e passavo davanti alla mia scrivania, Elsie Brand mi guardò pensosa. - Ho paura che non siate troppo ben disposto nei confronti del nostro nuovo cliente, signor Corning - osservò - Non mi va di essere inquadrato. - Me ne sono accorta. Avevo la mano sulla maniglia della porta. - In che modo ha cercato di inquadrarvi, Donald? - Gli avevo detto di prepararmi un assegno di mille dollari se voleva che iniziassimo le indagini. Ha annuito, ha scritto un assegno e me l'ha dato. L'assegno era di centocinquanta dollari. - Un duro, eh? - Un dura! - approvai. - Da quello che ha detto Bertha, mi par di aver capito che non desidera che la polizia ci ficchi il naso. - E' vero. - In realtà, non ne vuol sapere. - E' parso anche a me. - Farà un salto fino al soffitto, quando leggerà il vostro rapporto! - Il soffitto è assicurato.

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Aprii la porta, attraversai l'ufficio esterno, l'anticamera di Bertha, e entrai nel suo ufficio privato. Lawton Corning aveva appena finito di leggere il rapporto. Quando mi vide entrare, balzò in piedi, mi lanciò un'occhiata sprezzante e, con tutta la forza a sua disposizione, gettò i fogli dattiloscritti per terra. - Accidenti a voi! - urlò. Vi ho già detto che non voglio sentir parlare di polizia.Sostenni il suo sguardo. - E allora? - chiesi. - Evidentemente, non avete fatto molta attenzione a ciò che vi ho detto. Tutto quello che avete saputo fare è stato di raccogliere notizie che anche un cretino avrebbe scoperto, e di lavarvene le mani suggerendo l'intervento della polizia. - Vi avevo detto che, per ritrovarla, occorreva un fondo spese di mille dollari. Voi non siete stato del mio parere. - C'è un'iradiddio di cose, sulle quali non sono del vostro parere. - Ne avete il diritto - ribattei. - Voi volete ritrovare la signora Wells. Se volete ricorrere ad agenzie private vi ci vorrà molto tempo e molto denaro, e anche cosi, non è detto che ci riusciate. Se invece vi rivolgeste alla polizia, avreste molte più probabilità di spuntarla, e magari presto. - Ma certo! - disse Corning in tono sarcastico. - Se avete un calletto a un dito del piede, potete tranquillamente curarlo facendovi amputare la gamba all'altezza del ginocchio. - E' un'idea - dissi io, accomodante. - Credete che sia morta? - mi chiese Corning. - Non ne so niente. - Quanto tempo vi occorre per saperlo? Ci state lavorando già da due giorni. - lo non posso costringere la gente a rispondere alle mie domande. La polizia, invece, è autorizzata a far domande e a pretendere le risposte. Corning si alzò e afferrò il cappello. - Rimane qualcosa dei miei centocinquanta dollari? - Sono andati tutti fino all'ultimo cent. Dalla nota risulta che, tenuto conto delle spese e degli onorari, abbiamo speso esattamente tredici cent in più dei centocinquanta dollari. Vi consiglio di chiamare la polizia, prima di mettervi nei guai. - Non ho intenzione di mettermi nei guai, né di chiamare la polizia. - In certi casi, è un dovere civile segnalare determinati fatti. - Non ho doveri civili verso la polizia della California. Cacciò una mano nella tasca dei calzoni, tirò fuori un po' di monete, contò tredici cent e li gettò sulla scrivania di Bertha, con gesto sprezzante. - Fatemi una ricevuta, uno di questi giorni, che io allegherò alla dichiarazione delle imposte. - Poi, rivolto a me: - Agli affari miei Ci penso io, signor Lam, Voi occupatevi dei vostri. - E' esattamente quello che ho intenzione di fare - ribattei. - Suppongo che ora siamo pari. - Eccome! - Non lavoriamo più per voi? - Ci mancherebbe altro! Presi il telefono. - Uscite, per favore - dissi. E formai un numero. Corning aveva la mano sulla maniglia della porta quando mi senti dire: - La Squadra Omicidi, per favore. Lui girò sui tacchi, per guardarmi. - C'è Frank Sellers? - chiesi - Un attimo. Sellers venne all'apparecchio. - Pronto. Chi parla? - Donald Lam, - Ma guarda un po'! Come stai mezza cartuccia? Che cosa fai? Non mi hai rotto le scatole per tanto

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tempo, che... - Ho da segnalarti un probabile omicidio. - Va' al diavolo! - Ma è una cosa seria. - Di chi si tratta? Corning mollò la maniglia, fece dietrofront e si precipitò verso di me con una velocità insospettata. - Lasciate stare quel telefono. - Rimani in linea - dissi al mio interlocutore. - Ho il sospetto che stiano per rompermi il muso. Probabilmente potrai sentire il colpo.Corning frenò il suo slancio, - Chi vuole romperti il muso? - s'informò Sellers, premuroso, - Credo che abbia cambiato idea. E' un tale che non vuole che segnali alla polizia quel che so. - Me ne infischio di quello che vuole! Dimmi il nome di quel galletto e ci penserò io a insegnargli a vivere - ruggì Sellers. - Non è tanto facile. - Ho una voglia matta di vederti - disse Sellers. - Ne sono convinto - risposi. - Benissimo, Donald, vengo subito. Non muoverti e aspettami. Se quel tizio cerca rogne, impediscigli di andar via. - E come faccio a impedirglielo? - Lascia che ti adoperi come punchingball - suggerì Sellers, - E' il miglior sistema ch'io conosca. Così lui si cava il gusto di fare un po' di allenamento e, per te, è tale e quale come se avessi cercato tu di suonargliele, - Hai una matita a portata di mano? - chiesi. - E' inutile che ti disturbi. - Ho matita e carta. Sgancia! - Drury Wells, 1638, Frostmore Road, Ha traslocato da circa una settimana con la moglie, Yvonne, una rossa tra i ventitré e i ventisei anni, peso cinquantacinque-cinquantasei chili, statura un metro e sessanta. Secondo una vicina, una certa signora Raleigh, venerdì sera c'è stata una terribile lite. La vicina dice di aver sentito un colpo sordo. Dopo di che, Drury è uscito trasportando qualcosa che lei ritiene fosse un corpo arrotolato in un tappeto o in una coperta. L'ha portato nella propria auto, e... - Non occorre altro! Salpo subito - m'interruppe Sellers. Corning mi si precipitò addosso. Cercai di schivarlo, Ma lui afferrò con una manaccia enorme la mia nuca e con l'altra il telefono. - Leva l'ancora! - urlai nel ricevitore, proprio nel momento in cui Corning, strappato il filo, scaraventava con una spallata l'apparecchio telefonico nel più remoto angolo della stanza, fatto questo, mi guardò con negli occhi un furore omicida. Bertha, perfettamente immobile, spostava i suoi occhietti da Corning a me, e da me a Corning. Il nostro ex cliente volle dire qualcosa, si controllò, mi spinse di fianco sulla scrivania di Bertha, girò la maniglia della porta, apri l'uscio con un colpo secco, e a gran passi usci dall'ufficio. - Schifoso bastardo! - inveì Bertha, - lo? - chiesi. - Lui - precisò la silfide. Le rivolsi un radioso sorriso. - La tua lealtà verso i soci sta facendo notevoli progressi, Bertha. - Va' al diavolo! Levati dai piedi! Uscii. Vedendomi entrare nella mia stanza, Elsie Brand smise di scrivere a macchina. - Petrolio? - chiese. - Olio di ricino!

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L'indomani mattina, quando arrivai in ufficio, Bertha mi stava aspettando. Era tutta lattemiele. - Ti dispiacerebbe, Donald, venire qua da me un momento per uno scambio d'idee, prima di metterti al lavoro? Bertha sfoggiava quel giorno i suoi anelli più ricchi e i suoi modi più raffinati. Si mise alla scrivania, infilò una sigaretta in un lunghissimo bocchino, l'accese, e incominciò: - Stammi a sentire, Donald! Non possiamo permettere che un qualsiasi fetente bastardo ci prenda per fessi!Restai seduto, in attesa e in ascolto. - Tutti i giornali hanno un archivio - prosegui Bertha.- Va' avanti...- Ieri ci ho pensato un po' su. - Su che? m'informai. - Su quel bastardo del Texas, Donald, La prima volta mi ha parlato della Contea di San Bernardino, io, allora, ho pensato di mettermi in contatto col giornale di San Bernardino e ho persuaso un tizio a frugare negli archivi per vedere se trovava qualcosa sulla signora Wells... Sai che cosa ho scoperto? - Certo. La imbrillantata signora Cool restò a bocca aperta. - Che cosa? - Hai scoperto qualcosa che ritieni di poter trasformare facilmente in moneta sonante. Ti stai leccando i baffi come una gatta davanti a un piatto di crema. Bertha mi osservò pensierosa. La signora Wells ha ereditato un pezzo di terra a circa quindici chilometri a occidente di un minuscolo paesino della California che si chiama Yucca. L'ha ereditato da uno zio del Texas. Lo zio si chiama Aaron Bedford. - Quando è avvenuto? - Circa dieci giorni fa. Bedford è morto e, per testamento, tutti i suoi beni nel Texas vanno alla moglie. Le proprietà in California, invece, più quindicimila dollari, in contanti, sono destinati alla nipote, Yvonne Clymer, se ancora in vita. Qualora fosse morta prima di lui, i terreni vanno all'altra nipote, Lucille Patton, di Sacramento. Attualmente, Yvonne Clymer è la signora Wells. I giornalisti hanno avuto un po' di difficoltà a trovarla. Hanno rintracciato Wells a Banning, dove abitava. Sua moglie era, in quel momento, ospite di amici a Sacramento, ma appena i giornalisti hanno informato Wells dell'eredità, lui si è precipitato al telefono, e ha fatto fuoco, e fiamme perché la moglie rientrasse in aereo. I giornali hanno pubblicato un bell'articoletto e alcune foto. E' carina, lei. - Vedo. Wells non ci ha messo molto, a far fuori i quindicimila dollari della moglie. Ha lasciato quasi immediatamente Banning e ha preso possesso della casa di Frostmore Road. - Eh, eh! - approvò Bertha, - Probabilmente è questo, il motivo della lite. - Hai quell'articolo? Bertha apri il cassetto della scrivania, cavò fuori un ritaglio di giornale e me lo porse. Yvonne Clymer Wells, in gonna e maglione, era stata piuttosto generosa coi fotografi. Quasi tutta gambe, quella fotografia! - Un bel soggetto! - commentai, Bertha aggrottò le sopracciglia. - Maledizione! Smettila di guardarle le gambe e leggi l'articolo. Stiamo lavorando. Lessi l'articolo. Non mi rivelò niente di nuovo. Bertha mi aveva già raccontato tutto. - C'è petrolio, in quel terreno di Yucca - sentenziò Bertha. Feci di no, col capo. - E va bene, furbacchiotto, come lo sai?

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- Conosco un geologo, - E con ciò? - Si parlava di eventuali terreni petroliferi e l'ho interrogato a proposito di quella vallata. - Che cosa ha detto? - Dice che, trivellando, si trova granito. - Ma poi, cretino? Trivellato il granito, che cosa trovi? - Gli ho domandato anche questo. - E allora? - mi aggredì Bertha, tutta speranzosa e protesa in avanti. - Dell'altro granito. La mia socia si addossò alla poltrona e i suoi occhietti cominciarono a brillare. - Per essere un furbissimo, Donald Lam, sei completamente tonto. - D'accordo - accondiscesi. - Fuori tutto! - Quel Corning ha intenzione di gettar soldi a palate in quel terreno, per tirar fuori il petrolio. Ma noi gli falceremo l'erba sotto i piedi, pescheremo la donna e compreremo da lei i diritti minerari, Allora, Corning dovrà trattare con Bertha Cool e si accorgerà che una donna può essere più coriacea di un uomo. Scossi di nuovo il capo. - Non sarebbe corretto. - E perché no? - E' stato nostro cliente, si è fidato di noi. - Un corno! Ha giurato di non aver detto una parola riguardante il petrolio e ha giurato di non avermi mai detto una parola in merito a trivellamenti e a diritti minerari. L'hai sentito anche tu. Inoltre, possiamo intrufolarci e accaparrarci opzioni su tutti i terreni circostanti... Ricominciai a scuotere energicamente la testa. - Perché no? - si stupì Bertha. - Non è morale! - Morale! - urlò Bertha. - Tu, e la tua maledetta morale! Tu...La porta si apri bruscamente e sulla soglia apparve Frank Sellers. - Bene, bene, bene – bofonchiò, - Il solito piccolo colloquio amichevole tra soci. Fatevi calare la pressione Bertha. In questo momento dovete essere sui duecentoquaranta, a giudicare dal colore della vostra faccia. Sellers chiuse la porta con un colpo di tallone, spinse il cappello sulla nuca, e fece rotolare tra le labbra un sigaro masticato e spento. Poi, ci sorrise cordialmente dall'alto, con aria indulgente e bonaria, ma sospettosa. - Uno di questi giorni fate una brutta fine, Sellers, a forza di spalancare le porte degli uffici privati senza farvi annunciare, e senza...- Lo so, lo so - la interruppe Sellers. - Ma voi vedete in me la maestà della legge. La legge non aspetta, prima o poi, la verità si fa strada. E quando voialtri mi date un'informazione su un omicidio, voglio sapere dov'è il fuoco da cui devo togliere le castagne, e se scotta. - State attento, soprattutto, a non bruciarvi le dita - abbaiò Bertha con aria sarcastica.- Me ne guarderò bene - ribatté Sellers. E si appoggiò alla parete la disinvoltura dell'individuo che ha in mano tutti gli atout, e lo sa. I suoi capelli folti e ondulati sbucarono da sotto l'orlo del cappello, proiettato verso la nuca. - Chi di voi due, o mie tubanti tortorelle, vuol parlarmi della signora Wells? - Ve ne abbiamo già parlato - saltò su Bertha. - Corpo d'un cane! Imparate a fare il vostro mestiere, che è ora! Vi serviamo una notizia, calda, appena stornata, e voi che cosa fate? Aspettate di averci dormito su una notte e, solo dopo il riposo, venite a vedere di che si tratta. - Taratata, Bertha! - la canzonò Sellers, - Siete ingiusta, con la polizia. Mezz'ora dopo aver avuto la vostra informazione eravamo già al lavoro, ma troppo tardi. - Che cosa vuoi dire "troppo tardi"? - chiesi. - Poco dopo la vostra telefonata Drury Wells è balzato nel suo vecchio macinino e ha decollato in una nube di polvere. Non si è più visto. Alcuni nostri uomini hanno sorvegliato la baracca tutta la notte. Visto che non si faceva vivo, abbiamo ottenuto un mandato di perquisizione e siamo entrati.

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- Che cosa avete trovato? - Niente, - Che cosa intendete dire? - Intendo dire niente! Vestiti, una montagna di piatti sporchi e tutti i segni di una casa trascurata. Un giardino pieno di erbacce, una pala e una vanga. I tappeti c'erano tutti. - Niente sangue? - Niente sangue, - Come sapete che non mancavano tappeti? - E' un appartamento ammobiliato. Abbiamo chiamato l'agente immobiliare Con l'inventario. Nessun tappeto è scomparso; viceversa, è scomparsa la signora Wells, e anche il marito. La signora Raleigh racconta un romanzo giallo. L'unico guaio è che non si trova neanche uno straccio di cadavere. Bertha e io ci scambiammo un'occhiata. - Perciò, ora mi direte perché "voi" vi siete interessati a questo caso - disse Sellers. - Volevo rintracciare quella donna per un nostro cliente - risposi. - Piantatela, voi due, con quest'aria di mistero! Chi vi ha dato l'incarico? - Ve lo dirò, Frank. Non è uno dei nostri clienti. E' un imbroglione. - E' un cliente, Bertha - la interruppi. - E con ciò? - esclamò la mia socia. - Era un cliente.- Si tratta di un omicidio, sai? - mi ricordò Sellers.- Come fai a saperlo, Frank? - E' quello che cerco di scoprire. - Be, vedi di saperne un pochino di più e poi rifatti vivo. - In questo momento, sto appunto cercando di sapere. di più. - Non da noi, Frank. Te l'abbiamo già detto. - Vi ricordate che siete tenuti a collaborare con la polizia, quando si tratta di omicidio? - chiese Sellers. - Si chiama Lawton C. Corning - sbottò Bertha. - Voleva che ritrovassimo la signora Wells. - Ohhh... cosi va meglio! Il suo indirizzo, Bertha?- Hotel Dartmouth, - Che cos'altro, Bertha? - Ci ha dato un assegno su una banca di San Antonio, di centocinquanta dollari, per un lavoro che ne valeva mille. E' un truffatore. - Sempre meglio, Bertha! Ora si, che state riacquistando la vostra abituale, dolce personalità. A chi assomiglia? - Al Texas, - Mentre mi telefonavi, Donald - disse Sellers, rivolto a me - mi è parso di sentire un leggero colpo. - Non vi siete sbagliato - intervenne Bertha. Sellers continuò a guardarsi. - Cos'è successo, Donald? - Corning non ha apprezzato la mia idea di chiamare la polizia. - Ha scassato il telefono - spiegò Bertha, - Perché? - Bertha è l'unica, qua dentro, ad essere di umore ciarliero - risposi. - Per quanto mi riguarda, quel tale è un cliente. - Non gli importava affatto di scoprire un delitto. Voleva solo trovarla viva e farle firmare delle carte, o qualcosa del genere. - Un delitto in più o in meno, non gli interessava? - chiese Sellers. - Neanche un poco. - Fotografie?

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- Fotografie di chi? - chiese Bertha, - Santa innocenza! - ghignò Sellers. - Buttate giù le carte! Nessuna fotografia della donzella? Le lanciai un'occhiata. La divina signora Cool esitò. - Allora? - insistette Sellers, - E' un segreto - dichiarò Bertha, - E' una cosa che ho scovata fuori io a San Bernardino, ma c'è una fotografia. Vorremmo però che questa informazione rimanesse del tutto confidenziale. Non vogliamo che la sbandierate ai quattro venti... - Fuori, fuori, spicciatevi! - la incalzò Sellers, impaziente. - Di tutto il resto, parleremo dopo. Bertha aprì il cassetto della scrivania e tirò fuori il ritaglio del giornale di San Bernardino. Sellers lesse velocemente l'articolo, poi studiò la fotografia. - E' un bel donnino! Dovrebbe piacere a Donald, - Gli è piaciuta! - affermò Bertha. - Mi piace - corressi io. - Immagino che sarai già andato all'Ufficio del Catasto e che avrai già ottenuto una descrizione del luogo. Bertha non apri bocca. - Che cosa c'è sotto? - Granito - dissi. Squillò il telefono. Bertha afferrò il ricevitore. - Pronto?.. Chi?.. Si, è qua. Restate all'apparecchio. Posò la mano sul ricevitore. - E' per voi, Frank, Volete rispondere?- Certo! Gli unici a sapere che venivo qua sono gli uomini che sorvegliano la casa di Wells. Questo vuol dire che Drury Wells è tornato. Andrò a scrollarlo un tantino. Prese il ricevitore dalle mani di Bertha, e disse: - Si. Parla Sellers. Quando? E' ancora là? Benone. Bloccate la baracca. Siate carogne se occorre, ma bloccatela. Arrivo subito. Sbatté il ricevitore sulla forcella, voltò di scatto la testa e mi ordinò: - Vieni, cervellone! - Dove? - Con me. - Dai Wells? - Esattamente. - Si è fatto vivo? - In questo pasticcio, mi ci hai cacciato tu - disse Sellers, - Adesso farai lavorare quelle meningi che Bertha non la pianta mai di decantare, e mi tirerai fuori. Mettiti in tasca quel ritaglio, e andiamo. - Non abbiamo piacere che esca dal nostro ufficio. E' segreto e confidenziale. Sellers la imbavagliò con un'occhiata gelida. - Preferite che finisca nelle tasche mie o di Donald? L'eterea signora Cool esitò un quarto di secondo. - In quelle di Donald - rispose. - Proprio come pensavo. Vieni, Donald, andiamo. La macchina di servizio era ferma di fronte. Sellers non usò il faro rosso né la sirena, ma non si attenne neppure ai regolamenti stradali e alle limitazioni di velocità. Andò a rotta di collo. - Raccontami quel che è successo. - gli dissi. - Ho ricevuto una telefonata. - Questo lo so. Che cosa ti hanno riferito? - Andiamo a dare un'occhiata. - Wells è tornato? - Ti ripeto che andiamo a dare un'occhiata.

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Capii che tentare di cavargli qualcosa di bocca, era tempo sprecato, non fiatai più e cominciai a riflettere a ciò che poteva essere accaduto. Aveva insistito perché prendessi con me l'articolo e questo fece balenare nella mia mente un'eventualità quanto mai preoccupante. Ci lanciammo sull'autostrada, infilammo per sei o otto chilometri una strada trasversale e arrivammo a Frostmore Road, Una macchina era ferma due o tre case dopo quella dei Wells. Frank Sellers frenò e si fermò accanto al marciapiede. - Ancora qua? - chiese al poliziotto seduto sull'altra macchina. Quello annui. - Benone! - esclamò Sellers, - E' inutile continuare la vigilanza. Restate nei paraggi. Aprite la radio. Mi terrò in contatto. Sellers rimise in moto e andò a fermarsi davanti alla casa dei Wells. - Vieni, Donald, Lo seguii. Il sergente premette il bottone del campanello. La porta venne aperta da un "infarto cardiaco" in maglietta e calzoncini cortissimi. Capelli rossi, occhi azzurri e una figuretta sul genere di quelle donnine dei giornali illustrati. - Ohilà, buongiorno! - esclamò. - Che cosa fate da queste parti, ragazzi? Vi mantenete agli studi vendendo riviste? Siete piazzisti d'aspirapolvere? o vendete spazzole?... Scusatemi se vi ricevo in questa tenuta. E' la mia divisa da fatica. Sono tornata a casa per trovare i piatti sporchi e un dito di unto nella vasca da bagno. Sono una piccola massaia molto occupata. Sellers rovesciò il risvolto del cappotto e mostrò il distintivo. - Polizia. - Oh-oh! Che cosa ho fatto? - Già, che cosa avete fatto? Lei lo guardò con due occhi sorridenti e sfacciati. - Quasi tutto, perbacco! - Raccontatecelo un po'. - Volete entrare, o preferite restare lì impalati? Sono stata con le mani nella rigovernatura, e se devo far quattro chiacchiere con voi, ragazzi, sarà meglio che ci spalmi su un po' di crema. Al giorno d'oggi, una donna deve aver cura della propria pelle, - Mi pare che ci riusciate benone - osservò Sellers. - Lo spero anch'io. Venite avanti. Entrammo nella stanza di soggiorno della minuscola casa. Vi aleggiava ancora l'odore di fumo stantio, ma i portacenere erano stati vuotati e in cucina potei vedere una pila di stoviglie pulite sul tavolo, e un ammasso di piatti sporchi nell'acquaio. Una nube di vapore saliva da un catino d'acqua calda. Canticchiando una canzoncina, la nostra ospite si diresse verso la camera da letto, e tornò poco dopo con le mani profumate di crema. - Eccomi, ragazzi! Cos'è che non va? - Siete la signora Wells? - Dicono!- Qual è il vostro nome? - Yvonne. - Dove siete stata? - In giro. - Per quale motivo ve ne siete andata? - E' un interrogatorio ufficiale? - Potete chiamarlo cosi. Non mi pagano per trascorrere le mattinate a chiacchierare con rosse affascinanti delle loro ultime vacanze di fine settimana. - Un vero peccato. Sembrate fatto apposta. - Lo so. Ma per il momento parliamo di dove siete stata. - D'accordo - si arrese stancamente la rossa. - Mio marito e io abbiamo litigato. Non ho nulla da rimproverargli, a parte il suo carattere infernale. Comunque, ho il sospetto di dargli, di quando in quando, motivo di perder le staffe. Quando è fuori della grazia di Dio, sloggia. Scaraventa un

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fagotto di coperte nella macchina e va a dormire all'aperto. Qualche volta resta via un'ora o due, fino a che non gli è passata. Qualche volta, una settimana. Giorni fa, abbiamo litigato e, come al solito, ha levato le tende, con le sue brave coperte in spalla. Ma questa volta, accidenti! ho voluto puntare i piedi anch'io! Ho aspettato che uscisse e ho deciso di non farmi trovare al suo ritorno. "Non mi sono data neanche la pena di fare la valigia. Solo lo spazzolino da denti, un po' di biancheria, e un vasetto di crema." - Con che mezzo ve ne siete andata? - A piedi. - Sino alla fermata dell'autobus. - L'ultimo autobus era già partito, Ho camminato fino al vialone. - E poi? - Ho fatto l'autostop, - Non era pericoloso, di notte, sola; una bella donna come voi? - Dipende da che cosa intendete per pericoloso. Nella prima macchina, c'era un tale con accanto la moglie. Per poco non è finito nel fosso, a forza di svitarsi il collo per guardare indietro, ma non si è fermato. Nella seconda erano in due. Hanno frenato così di colpo, che s'è sentito odore di gomma bruciata. - E poi? - Come vi chiamate? - Sergente Sellers.- E di nome? - Frank, Le ridevano gli occhi, ma disse: - Frank, è stato terribile! Sapete che cosa hanno avuto coraggio di fare quei due disgustosi individui? Mi hanno fatto delle proposte. E adesso, se avete saputo tutto quello che volevate sapere, me ne torno ai miei piatti sporchi. - Siete tornata questa mattina? - Esatto. - Perché? - Mi sono distratta e la collera è sbollita. Ho pensato che fosse ora di tornare a casa, come una brava donnina, a lavare i piatti. - E' più vecchio di voi? - Si. - Non andate molto d'accordo?- No. Non sempre. Sellers mi diede un'occhiata. - Che cosa gli trovate, esattamente? - chiesi.- E' quello che mi domando anch'io, qualche volta. - Dove e quando vi siete sposati? Lei mi squadrò dalla testa ai piedi. - Dite un po', voi, dove volete arrivare con questa domanda? - E' una domanda abbastanza importante - ribatté Sellers. - Per quanto mi riguarda, è la domanda chiave - rispose Yvonne, - Trovatevi da soli la risposta, io torno ai miei piatti. Si alzò e, ancheggiando un po' troppo, si diresse verso la cucina. Fece scorrere dell'altra acqua calda nel catino. - Volete restare ad asciugare i piatti? - s'informò. Sellers andò ad appoggiarsi allo stipite della porta. - Dove si trova, ora, vostro marito? Lei si mise a ridere.

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- A sentir la signora Ficcanaso, qui accanto, se ne è andato "precipitosamente". Suppongo che fosse stufo di aspettarmi, io, ad ogni modo, pulirò la casa e farò la brava donnetta, Se torna, ci perdoneremo reciprocamente e vivremo felici fino al prossimo battibecco. Se non torna, cercherò di sapere quando scade il contratto d'affitto e metterò tutto in ordine per l'inquilino che verrà dopo di noi. Santo Iddio! Quanta sporcizia è capace di lasciare intorno, un uomo! Sembra un campo di battaglia, questa casa. Intanto si dava da fare, prendeva i piatti dal catino, li metteva nello scolatoio e li risciacquava con acqua calda. - Lo strofinaccio dei piatti, è appeso là -, disse. - No, grazie! - si scherni Sellers, - Mi caccerebbero via, per comportamento indegno di un poliziotto. - Allora; siate almeno cosi gentile da darmelo. Ho le mani bagnate. Non vorrei allagare la cucina. Sellers andò a prendere lo strofinaccio. - Dove debbo posarlo? - Qua, sulla mia spalla. Si contorse, guardando il povero Sellers con aria provocante, e scoppiò a ridere. Lui le lasciò cadere lo strofinaccio sulla spalla. - Piegatelo, ché non mi scivoli giù. Lo piegò. - Grazie. Vi manca solo un po' di pratica. - Vieni - mi disse Sellers. - Ce ne andiamo. Fammi vedere quell'articolo. Gli porsi il ritaglio di giornale. - Che cos'è? - s'informò la signora Wells, alzando gli occhi dal catino dei piatti. - Oh nulla, un semplice controllo. - Ah si. Lo so. E' la foto di San Bernardino; - Come mai non avete fatto del cinema? - le chiese il sergente. - Non me l'hanno mai offerto. Speravo che qualche fotografia sul giornale mi potesse procurare una scrittura. - Perciò ve ne siete andata da casa? E' stato questo il motivo? Lei rise, gli andò vicino e gli diede un colpetto con l'anca. - Fate un sacco di strane domande, ragazzi! Che cosa aspettate per decollare e andar a chiacchierare con la signora Ficcanaso, qua vicino? So benissimo che morite dalla voglia di andarci, e a lei certamente sta scoppiando un'arteria nello sforzo di immaginare quello che sta succedendo. Sellers sospirò, mi restituì il pezzo di giornale e, senza dire una parola, si avviò all'uscita. - Tornate, uno di questi giorni - ci invitò la signora Wells. Varcammo la soglia e scendemmo i gradini. - Accidenti a te! - sbottò dopo un momento Sellers. - Sei stato tu a cacciarmici dentro, Lam, - In che cosa?- In questo dramma giallo. E adesso il cadavere ricompare, sano come un pesce!- E' stata la signora Raleigh a scatenare questo putiferio. _ Non con me, in tutti i casi - ribatté Sellers, - Comunque, andiamo a dirle due paroline, Questa volta, non fu necessario suonare. La pettegola non cercò di nascondere che stava spiando e che ci aspettava. Aprì la porta di colpo, appena arrivammo sotto il porticato. - Oh, buongiorno, buongiorno! Entrate, prego. Muoio dalla voglia di sapere quel che è accaduto laggiù. Sellers si fermò sulla soglia. - Una sola domanda - ringhiò, Avete visto quella donna? - Ma certo!- E' la signora Wells?

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- Si. - E' la moglie che voi credevate assassinata? - Be', che modo di parlare, ispettore! Non ho mai detto che la credevo assassinata. Ho detto solo che avevo avuto impressione che ci fossero delle circostanze sospette. Ho sentito il rumore di un alterco ho sentito urlare e ho visto quell'uomo trasportare qualcosa. - Che aspetto aveva quel qualcosa? - Be', adesso che lo so, direi che erano due coperte. - A sentir voi - incalzò Sellers - era un cadavere avvolto in un tappeto. Era pesante e dondolava... - Be'? Vi pare possibile giudicare il peso di un oggetto, solo guardando un tale trasportarlo? - Dai movimenti di chi la porta, si può capire se una cosa è pesante o no. - Insomma, io... dovete pensare che era notte. lo ho cercato solo di spiegarvi quello che è accaduto, ispettore. E basta. Non ho fatto che il mio dovere. - Non mi avete detto di aver udito un colpo? - chiesi.- Perché? - Sto controllando, e nient'altro. - Questo, evidentemente, non c'entra per niente. Qualunque uomo può picchiare la propria moglie, ma io non ho mai detto di aver udito un colpo. Ho detto che avevo udito un rumore che avrebbe potuto essere un colpo. - Avete parlato di ciò con la signora Wells? - domandò Sellers, - No. E vi pregherei di lasciarmi fuori da tutta questa storia. - Oh, non lo metto in dubbio! Adesso! - E' proprio la signora Wells quella che è uscita in questo momento? - chiesi. - E lei la donna che...? - Vi sembra possibile confondere "quella" donna? - ribatté la signora Raleigh. - Bene. Non credo che ci sia altro - tagliò corto Sellers. - Su, Lam, andiamo! Ci avviammo alla macchina di Sellers. Ferma sulla soglia, la signora Raleigh insistette: - Posso fidarmi di voi? Mi promettete di non tirare in ballo il mio nome, in questa faccenda? Sellers non si prese la briga di voltarsi o di rispondere. - Eccoci qua, cervellone - disse, appena saliti in macchina. - Tu mi hai cacciato in questo ginepraio, e tocca a te, ora, di tirarmici fuori. - Tirarti fuori da che? - Oh da niente! Da meno che niente! Solo dall'aver fatto rapporto su un delitto che non è mai avvenuto. Dall'aver fatto un putiferio su una donna assassinata, il cui cadavere ricompare vivo e in ottima salute. - E che vivo! - Puoi dirlo, e forte - ribatté Sellers - ma le cose non cambiano. Ho piazzato, una dopo l'altra, tre squadre di poliziotti a sorvegliare quella schifosa casa, ventiquattro ore su ventiquattro. L'ho fatta circondare in modo da poter interrogare Wells se si fosse presentato. Di tutto questo devo ora fare rapporto. Non so che faccia fare. - Già che ci sei, perché non mantieni la sorveglianza fino al rientro di Wells, e non lo interroghi? - Su che? - s'informò Sellers con aria sarcastica. - Sulla lite con la moglie? Si strappò di bocca il sigaro maciullato e lo scaraventò a terra, con rabbia. - La prossima volta che mi rifilerai un'informazione, Donald Lam, non meravigliarti se ti chiuderò il telefono sul muso. - Se le cose stanno cosi, non arrabbiarti se la prossima volta che incespicherò in un delitto, mi dimenticherò semplicemente di segnalartelo. Mi guardò serio. - Che Dio ti fulmini! Ora cerchi di giocare sulle parole per tirarmi un colpo basso. Ma io me ne infischio! Una sola cosa m'interessa. Hai una stracciona d'idea per tirarmi fuori da questo vespaio? - Forse. - Cosi va meglio. Sentiamo questa geniale pensata.

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- Prima di archiviare questo caso, dobbiamo cercar di sapere qualcosa di più su Corning. Tu, intanto, tirerai le cose in lungo, il più possibile. Deve aver suggerito lui, a Wells, di prendere il largo. - Stammi a sentire, occhio di lince! Appartengo alla Squadra Omicidi, ricordi? Non crederai mica di compromettermi con una informazione fasulla, per poi rimediare facendomi fare la testa di turco. Rappresento la Omicidi, io! - Non vorrai dire che pretendi un cadavere a tutti i costi? - Voglio una via d'uscita. - Ce l'hai? - Non ancora. - Almeno un' idea? - Ho una specie di mezza idea. - Beato te! mormorò Sellers, lugubre. - Sei maledettamente più a buon punto di me. Sarà bene che tu faccia un po' maturare quella mezza idea, e quando starà in piedi da sola, fammi un fischio.

7 Il venerdì mattina prometteva di essere una bella giornata da California del Sud. Cielo azzurro e sgombro, sole, monti incappucciati di neve splendente come cristallo e, nell'aria, tutto un profumo. Feci la prima colazione nel mio solito ristorante: uova in camicia, pane abbrustolito, caffè e marmellata d'arancio. Consultai di nuovo gli elenchi dello Stato Civile. Drury Wells aveva sposato Estelle Ambler. Nessuna traccia di divorzio. Estelle Ambler aveva dato come indirizzo Sacramento. Ne presi nota, chiesi l'elenco telefonico di Sacramento e cercai sotto Ambler. Trovai una signora Gordon Ambler. L'indirizzo era lo stesso dato da Estelle, Chiesi la comunicazione. - E' in casa Estelle? - domandai. - In questo momento è fuori. Sarà di ritorno tra una mezz'oretta. Devo dirle qualcosa? - mi rispose una voce di donna. - No, grazie. Richiamerò io - E riagganciai. Segnai il prezzo della comunicazione, impostando nel mio libriccino una nuova rubrica intitolata "Spese in sospeso". Telefonai quindi alle Linee Aeree. Un Convair diretto a Sacramento avrebbe decollato di li a quarantasette minuti. Prenotai un posto, mi arrampicai sullo sgangheratissimo macinino dell'agenzia e mi precipitai all'aeroporto. Speravo di fare in tempo a telefonare a Bertha, ma mentre sistemavo la macchina e pagavo il biglietto, stavano già chiamando i passeggeri. Arrivai di corsa all'apparecchio e nell'allacciarmi la cintura, mi chiesi che cosa sarebbe stato più funesto per la pressione arteriosa della grossa Bertha: se una giornata intera senza sapere dov'ero, o una telefonata interurbana da Sacramento. Se non era zuppa, era pan bagnato. Perciò mi accomodai nella poltrona e cercai di riposare. Di solito, il ronzio perfettamente sincronizzato dei motori mi concilia quasi subito il sonno. Quella volta, non ci riusci. Abbassai lo schienale e chiusi gli occhi, ma il mio cervello cominciò a lavorare a tutto gas. Rialzai lo schienale e guardai dall'oblò. Sotto l'aereo, serpeggiavano i meandri dell'antica Ridge Route, Poi, ci lasciammo sulla sinistra i monti Frazier e Sawmill e sorvolammo la valle di San Joaquim. Vedevo lontanissime, sotto di me, piccole come mosche, le macchine che si muovevano lentamente, sul nastro dell'autostrada. Sulla destra, la Sierra Nevada sembrava una solenne processione di cime nevose, stagliate contro l'azzurro del cielo. Me ne stavo seduto, con gli occhi incollati all'oblò, e le meningi mi giravano veloci come i motori dell'aereo. Eppure ci doveva essere una soluzione di quel mistero. Intanto però, dovevo confessare che ero alla deriva. Dire che Bertha non avrebbe approvato quello sperpero di tempo e di denaro, era un esprimersi con eccessiva moderazione. In realtà, Bertha sarebbe esplosa.

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L'hostess servi la colazione, e mi rilassai. Appena atterrati a Sacramento, mi recai in un garage che noleggiava macchine senza autista, mostrai i documenti, e presi una macchina. Puntai sulla casa degli Ambler. Era una di quelle tipiche vecchie case che ricordano gli antichi tempi della California, Un baraccone a due piani, con altissimi soffitti e grandi finestre dalle persiane di legno. Davanti alla casa, un gruppo d'alberi creava una macchia d'ombra. Alberi piantati un sacco d'anni prima dell'invenzione dell'automobile. Mi arrampicai su per una scala di legno che stava in piedi per miracolo, arrivai sotto un porticato coperto, e suonai. Apparve sulla soglia una donna dai capelli grigi con due occhi splendenti come quelli di un uccello. - Abita qui la signora Wells? - Si. - Voi siete la signora Ambler? - Si. - Desidererei parlare un istante con la signora Wells. - Di che cosa? Le dedicai il mio più affascinante sorriso, e risposi: - E' una cosa personale. Riguarda il suo matrimonio, ma non ho nessuna intenzione di annoiarla, Avrei anzi piacere che assisteste anche voi al colloquio, signora Ambler, se avete tempo. Forse ci potrete aiutare. - Come vi chiamate? - Donald Lam, - Sareste, per caso, quello che ha telefonato stamattina chiedendo di Estelle? - Si. - Perché avete telefonato? - Per sapere se c'era. - Perché? - Volevo evitare di spendere per l'aereo e di perdere tempo su una pista sbagliata.- Che cosa fate nella vita? - Sono investigatore. Investigatore privato. - Che cosa state cercando? - Cerco di scoprire che cosa è successo alla seconda signora Wells. - La seconda signora Wells! - Si. - Non esiste nessuna seconda signora Wells. - Credo di avere delle informazioni che sarete felice di conoscere. - Entrate. Attraverso una piccola anticamera la seguii in un grande soggiorno, dal soffitto altissimo. Ampie finestre si aprivano su un cortile ombroso che dava alla stanza un senso di riposante frescura. - Sedetevi. Vado a chiamare mia figlia. La donna uscì dalla stanza e tornò pochi minuti dopo accompagnata da una bruna: dagli occhi stanchi, che sembrava avesse rinunciato a ogni speranza nella vita. Le sue spalle s'incurvavano desolatamente, e gli angoli della bocca erano piegati all'ingiù. Doveva aver rinunciato da tanto tempo a essere carina, che ormai s'era scordata di come si fa. - Questa è mia figlia, Estelle Wells - la presentò la signora Ambler. - Mi chiamo Donald Lam, Sono investigatore, e vado in cerca di alcune informazioni.- Su Drury? - Si. - E' un investigatore privato - si affrettò a dire la signora Ambler. - Non credo che faccia molta differenza - rispose Estelle. - Ha dato a mia figlia delle terribili delusioni - spiegò la signora Ambler.

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- Avete figli? - Due. - Che età hanno?- Cinque e sette. - Estelle non sta bene - intervenne la signora Ambler. - Tutta colpa di quell'uomo. Le ha rovinato la salute. - Lavorate? - chiesi a Estelle, - Saltuariamente - precisò la madre. - Non è in grado di fare un lavoro regolare. Non ci riesce fisicamente, e neanch'io ho una salute di ferro. Siamo sole e dobbiamo occuparci dei bambini. - Il padre non provvede al mantenimento? - Si e no - rispose la signora Ambler. - E questo mi preoccupa. Noi siamo contrari al divorzio. Drury ha cercato varie volte in questi ultimi cinque anni di ottenere quella che lui chiama la "sua libertà". Ha offerto una sistemazione amichevole se Estelle gli avesse accordato il divorzio. Ma lei non accetterà mai. Credetemi, quell'individuo è marcio fino al midollo, signor Lam, tutto, tutto marcio!Scossi il capo. - Naturalmente, se, prendessimo noi l'iniziativa e se ottenessimo il divorzio il tribunale lo condannerebbe a passarle gli alimenti, e se non li versasse potremmo farlo arrestare. Ma, in questo modo, saremmo costrette a minacciarlo continuamente per costringerlo a fare il suo dovere, e lui cederebbe solo dopo una lunga serie di pressioni da parte nostra. E' stato sempre cosi, da quando Estelle lo ha piantato. Lei dovrebbe tirar avanti, coi denti per allevare i bambini, e stare continuamente addosso a Drury Wells. Solo all'ultimo minuto, si deciderebbe a dare qualcosa. Altro che guerra dei nervi! E' un artista nel genere. - Sapete che cosa faccia di preciso? - Non ne ho la più pallida idea. Probabilmente. niente. E' il più gran fannullone che abbia mai visto in vita mia. - Come vi tenete in contatto con lui, per via dei bambini? - C'è un indirizzo dove, prima o poi, si può sempre rintracciarlo, Quello di suo fratello, il dottor Carleton Wells. - Medico? - Dentista. Ha un gabinetto a Los Angeles, Drury è sempre in contatto con Carleton, ma nessuno all'infuori della famiglia, sa che sono fratelli. Carleton è scandalizzatissimo del come si comporta Drury. E' un gentiluomo, nel vero senso della parola. Se non ci fosse lui, Drury non farebbe nulla per i bambini. Presto o tardi, Carleton riesce sempre a scoprire dov'è il fratello e le lettere che gli scriviamo per suo tramite finiscono sempre con l'arrivargli. - Immagino che sarà nuovamente nei guai - disse Estelle Ambler - E'· una cosa seria? Le rivolsi un sorriso rassicurante.- Sto solo assumendo informazioni sul suo conto. Vediamo! Conoscete una ragazza chiamata: Yvonne? Una rossa di circa ventitré o ventisei anni, con una bella figuretta, su per giù sui sessanta chili? - Una volta avevo anch'io una bella figuretta - mormorò Estelle con aria pensosa e triste. - E' un fatto che Drury s'interessa sempre alle belle figurette, e non so come faccia a trovarne. Sa essere simpatico, quando vuole, ma io credo che ciò che veramente attira le donne, sia la sua aria indifferente. - No. Non conosciamo nessuna Yvonne - la interruppe la signora Ambler. - Un momento! - esclamò Estelle. - Ti ricordi. quell'Yvonne Clymer che abitava di fronte a noi, dall'altra parte della strada, a Burbank? Ho avuto sempre dei sospetti su di lei. Drury la riaccompagnava spesso a casa. Diceva d'incontrarla per caso, alla fermata dell'autobus, quando rincasava. - Si - approvò la signora Ambler, non del tutto persuasa. - Yvonne Clymer corrisponde alla

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descrizione e, quella volta che sono venuta a trovarti, ho notato che le stava parecchio dietro. Mi chiedo... - Sicché Wells non si è mai riammogliato? - chiesi. Estelle scosse il capo energicamente. - Non intendo divorziare. - Non può riammogliarsi -disse la signora Ambler, - Che cosa sapete di quella Clymer? - domandai, - Da quello che mi ricordo, era una sgualdrinella insolente, col fuoco al sedere. Non poteva far a meno di metter gli occhi addosso a tutti gli uomini della casa - disse Estelle con una certa acidità. E quando li posava su Drury, si poteva essere certi che lui si voltava immediatamente- Sapete dove si trovi ora?La donna fece cenno di no, con la testa. - Ma vive a Burbank? - Credo. - Potete darmi il suo indirizzo di Burbank? - Bisogna che lo cerchi. - Perbacco! Dovrei ricordarmelo, E' stato poco prima che ci separassimo definitivamente . Siamo rimasti là quattro mesi. Quella era un'altra caratteristica di Drury, Non riusciva mai a star fermo. Passava da un posto all'altro e da una cosa all'altra. - Debbo avere quell'indirizzo su una lettera - disse la signora Ambler. - Vado a cercarvela, signor Lam, Usci dalla stanza con aria frettolosa e riapparve poco dopo con una busta. - Eccola, Non disturbatevi a ricopiare l'indirizzo, tenetela pure, l'indirizzo del mittente è scritto in alto, a sinistra. Yvonne Clymer abitava al di là della strada, a quattro o cinque case di distanza. - Viveva coi genitori? - Con la madre. Lavoravano entrambe. La madre era divorziata e, da quello che ho sentito dire, Yvonne era la sua degna figlia. Una donna bellissima. - Aveva una bella figura - disse Estelle. - Benone - conclusi. - Forse ripasserò fra non molto. Sto facendo delle verifiche per un affare di terreni. - E' inutile che siate riservato con noi - avverti Estelle. - So benissimo che è nei guai. Ho sempre temuto il giorno in cui sarebbe finito in prigione, ma sapevo che, presto o tardi, sarebbe arrivato. - Viene qualche volta a vedere i bambini? La signora Ambler increspò le labbra. - Abbastanza spesso, per imbrogliare la situazione. Spera che, un giorno o l'altro, Estelle gli impedisca di vederli, e gli offra così un pretesto per accusarla di crudeltà mentale. Ma non gli servirà a niente. Estelle ne sa tante, sul suo conto, che non otterrà mai il divorzio, anche se lui, probabilmente, non lo sospetta nemmeno. Dovreste vedere certe lettere che mia figlia ha trovato fra la sua roba. Lettere di una dozzina di donne. Ciniche, spaventose! Non so come le donne possano scrivere cose simili. - Drury voleva sempre che gli scrivessero - disse Estelle con voce stracca, - Soddisfava il suo egoismo e lusingava la sua vanità. - Nel caso che arrivasse, per far visita ai bambini, non ditegli che sono stato qua. Vorrei condurre l'inchiesta con molta discrezione. - State tranquillo - mi rassicurò la signora Ambler. - Estelle capisce. Estelle mi porse una mano molle, con un pallido sorriso. La signora Ambler mi riaccompagnò alla porta. - E' una cosa terribile vedere la vita di una donna spezzata in quel modo - disse. - Estelle vive nel continuo terrore di apprendere che il padre dei suoi figli è finito in prigione. Se stesse alla larga da loro, Estelle potrebbe almeno raccontare ai piccoli che il loro babbo è morto. Nessuno saprebbe

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niente di lui, e gli altri bambini non potrebbero mortificarli. Se finisse in prigione sarebbe una tragedia spaventosa!- Cercherò di essere più discreto possibile - la rassicurai, e andai a sedermi in macchina, per riflettere. Trovai un elenco telefonico della città e volli vedere se esisteva una Lucille Patton, La fortuna era dalla mia. Trovai l'indirizzo e il numero del telefono. Ci andai. Era una casa da appartamenti. La portinaia mi disse che Lucille Patton lavorava in un ufficio statale. Non sapeva quale. Aggiunse che tornava quasi sempre a casa verso le cinque meno un quarto. La portinaia aveva la lingua lunga ed era felice di poter chiacchierare. Avevo un po' di tempo da perdere, presi una seggiola, mi sedetti e intrattenni brillantemente la donna. Lei mi offri da bere e parlammo a lungo del più e del meno. Infine, riportai il discorso su Lucille, La chiacchierona non chiedeva di meglio. Lucille occupava da oltre cinque anni, un appartamentino in quella casa. Era un'inquilina ordinata e rispettabile, ma, nello stesso tempo, alla mano. Tutti le volevano bene. Parlava pochissimo della sua famiglia e, da quel che si sapeva, non era mai stata sposata. Era alta un metro e sessanta e pesava circa cinquantacinque chili. Una bellissima brunetta dai capelli corvini, ciglia e sopracciglia dello stesso colore, e occhi grigi. La portinaia dall'alto dei suoi quarantacinque anni, pensava che Lucille non doveva averne più di ventisei o ventisette. Aveva un ottimo carattere e un mucchio d'amici, ma sapeva tenere per sé le proprie faccende personali. Aveva un buon impiego e pagava regolarmente la pigione. La portinaia volle offrirmi un altro bicchiere. Rifiutai. Lei ne riempi uno per sé, dopo di che cercò di farmi cantare chiedendomi che cosa facevo e perché m'interessavo di Lucille. Le risposi che un mio amico sulla Costa Orientale, aveva conosciuto Lucille, durante un soggiorno a Sacramento e mi aveva raccomandato, se fossi passato per Sacramento, di telefonarle. Mi aveva, detto che era molto educata, di buona compagnia, mai di cattivo umore, e piena di brio. - E' proprio Lucille - approvò la portinaia. Riuscii a sganciarmi verso le cinque meno un quarto. Avevo saputo dove Lucille lavorava, e la portinaia s'era offerta di presentarmela, se avessi aspettato ancora un po'. Ma io vedevo le cose diversamente. Guidai la macchina fino all'angolo della via, trovai un buco dove fermarmi, proprio vicino alla svolta, aprii la portiera e aspettai sul marciapiede. Dopo tutte quelle descrizioni, non ebbi difficoltà a riconoscere Lucille Patton, quando apparve. Mi tolsi il cappello. - La signorina Patton? Si fermò e mi rivolse un'occhiata penetrante. I suoi occhi si posarono sulla mia faccia, scesero alle mie scarpe, e rimontarono verso il viso. - Desiderate? - Vorrei parlarvi. Si scostò leggermente. - Di che cosa? - Di Drury Wells. La sua faccia si chiuse. - E di vostro zio Aaron Bedford. Ho delle informazioni che possono interessarvi. Feci presa. Stava già allontanandosi, ma si fermò a metà dello scatto. I suoi occhi grigi, freddi e scrutatori affrontarono i miei. - Passo ufficiale, affare personale, o semplice curiosità? - chiese. - Diciamo una miscelanea di tutti e tre. Sono un investigatore. - Fate vedere le credenziali. - Investigatore privato. - Ah! - esclamò, scostandosi di nuovo.

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- Potrei forse evitarvi una inchiesta ufficiale, se mi concedeste un colloquio. - Sentite! Non intendo continuar a parlare in mezzo alla strada. Non intendo neanche salire in macchina con voi. Perciò è inutile che teniate aperta la portiera con quell'aria invitante. Se avete in mano degli atout, cominciate col far vedere il vostro gioco. Dopo, se avrò voglia di saperne di più, ve lo dirò. - Vostro zio Aaron Bedtord possedeva un terreno nella Contea di San Bernardino. E' morto, e ha lasciato il tutto a Yvonne Clymer. - E con ciò? - Yvonne Clymer dice di essere sposata con Drury Wells. Se quel matrimonio c'è stato, è un caso di bigamia. - E poi? C'è una quantità di casi di bigamia. - Non volete dunque proteggere Yvonne? - Perché dovrei? - E' vostra cugina; dopo tutto. - Siamo parenti, ma non l'ho mai vista in vita mia. - E va bene! Rinuncio! Sto facendo delle indagini e sono arenato. Ho bisogno di tutte le informazioni che posso pescare. Credo che voi possiate aiutarmi, - In che modo siete arenato? - E' una lunga storia. - Come mi avete riconosciuta? - Sono stato a casa vostra e ho simpatizzato con la portinaia. Mi ha fornito una vostra descrizione. - E che cosa vorreste che facessi? - Vorrei parlarvi. - Non faccio conversazione con sconosciuti all'angolo della via, qualunque sia il pretesto. - Volete che andiamo a casa vostra e che chieda alla portinaia di presentarmi? Si è già offerta. - Non risolverebbe nulla. - Lei sa di voi solo quello che le avete detto. lo ne so esattamente altrettanto. - Eccovi la chiave della messa in moto. Volete sedervi al volante?... lo mi siederò accanto a voi. Finché sarete al volante, nessuno potrà rapirvi, oppure ... Improvvisamente, scoppiò a ridere. - Ho l'impressione che siate un buon diavolo. Credo che abbiate più paura voi di me che io di voi. - Pensavo che voleste essere rassicurata. - Datemi la chiave. Gliela porsi. - Passate dall'altra parte. Passai dall'altra parte, e lei si mise al volante. Mi sedetti al suo fianco e chiusi la portiera. Provò la chiave, inserì il contatto e si assicurò che tutto funzionasse a dovere. Poi sfilò la chiave, apri la borsetta e ve la lasciò cadere dentro. - A Posto. Raccontatemi tutto. - Mi chiamo Donald Lam, Ecco il mio biglietto da visita. Lo osservò. - Chi è B. Cool? - Che lo crediate o no, B vuol dire Bertha, - Grazioso! - Mica tanto, quando si è conosciuta Bertha, - E' più vecchia di voi? - Più vecchia, più grassa, più carogna e più cinica. - Come mai vi siete associato a lei? - E' una lunga storia. - E che cosa volete sapere da me?- Giorni or sono, mi è stato chiesto di fare indagini su un certo Drury Wells; un cliente voleva rintracciare la moglie di Drury. Sono andato a parlare con Wells. Mi ha detto che avevano litigato e

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che sua moglie era scomparsa. Lui credeva che fosse scappata con un altro. - Continuate. _ Una vicina ha udito delle voci durante la notte, il chiasso di un alterco, un urlo, poi un colpo sordo e infine silenzio. Successivamente; Drury è uscito di casa portando qualcosa sulla spalla. Quel qualcosa era arrotolato in una coperta o in un tappeto. Poteva essere un corpo, come potevano essere delle coperte. Ha raccolto una zappa e una pala, ha cacciato in macchina il fagotto che aveva sulla spalla, la pala, la zappa, ed è partito. Tutto questo poco dopo la mezzanotte. E' tornato a casa due ore e tre quarti dopo. Se ne stava seduta, mi spiava con la coda dell'occhio e mi valutava. Poi, fissato per un attimo la strada, disse: - Nient'altro? - Ora arriviamo alla parte complicata della storia. Il nostro cliente non ha voluto pagarci abbastanza per poter portare a termine le indagini. Ritenendo che quella donna fosse stata assassinata, ho telefonato a un mio amico poliziotto e gli ho raccontato tutto. Lui si è recato sul posto, ha interrogato la vicina e ne ha concluso che si trattava di omicidio. Wells non era più nei paraggi. Il poliziotto ha fatto sorvegliare notte e giorno la casa sperando che Wells tornasse. Non è ricomparso, è ricomparsa invece la sua cosiddetta sposa. Era viva, ben portante e di ottimo umore. Aveva due grandi occhioni innocenti e un paio di anche semoventi. Il poliziotto si è coperto di ridicolo, e io pure! "In certo qual modo, non ho in mano tutti gli elementi della faccenda. Ci terrei a conoscerli," - Perciò siete venuto a Sacramento a cercar me? - No. Sono venuto qua per vedere la moglie di Wells, quella vera. Non c'è stato divorzio. Speravo che lei potesse darmi qualche indicazione. Mi ha suggerito, solo una pista. Lei crede che questa seconda moglie possa essere una certa Yvonne Clymer, che tirava il roccolo a Wells quando ancora abitavano a Burbank. Io so, di certo, che è lei. "Vostro zio è morto poco tempo fa. Ha lasciato un terreno nella Contea di San Bernardino a sua nipote, Yvonne Clymer. I giornalisti l'hanno rintracciata sotto il nome di signora Wells. Ha ereditato quel terreno e quindicimila dollari in contanti. Qualora però fosse premorta allo zio, quell'eredità verrebbe a voi. Ecco perché ho pensato che poteste sapere qualcosa." - Che altro? - Tutto qua, - Dove andrete, dopo? - Torno a Los Angeles, Evidentemente vi rimborsano le spese di viaggio, altrimenti non andreste a spasso in una macchina presa a nolo. Apri la borsetta, ci frugò dentro, ne cavò la chiave e la inserì nel cruscotto, fece schioccare la cerniera, cacciò la borsetta di fianco e disse: - Stando cosi le cose, Donald, mi inviterete a pranzo e mi chiamerete Lucille, - In conclusione, si direbbe che il rapito sono io! Volete chiamare gli sbirri? - Non ancora. - Forse ne avrete voglia più tardi - disse, mettendo in moto. - Qual è esattamente il programma? - Credo di aver qualcosa da dirvi, ma, voglio saperne un po' di più sul vostro conto, prima di decidermi. Per una donna, il miglior sistema per giudicare un uomo è di pranzare con lui, di ballare con lui, e di scoprire la sua tecnica amorosa. - E se lui si guardasse bene dal farvi la corte? - Scoprire, in tal caso, se si tratta di indifferenza, di timidezza o di inesperienza.- E se non fosse nessuna di queste tre cose? - Ne terrei conto ugualmente.

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- Pro o contro? - Dipende. - Da che? - Dall'uomo e dai sentimenti della donna. - E va bene! Mettetemi alla prova. Dove andiamo? - In un ristorante dove potremo mangiare, bere cocktail e ballare. - Non volete fermarvi un momento a casa per cambiarvi? - Lo vorrei, ma non lo farò. La portinaia ha occhi e orecchie. Inoltre, chiacchiera troppo. - Sommerà due più due e indovinerà tutto. - Niente affatto. Quando tornerò a casa, mi informerà che siete stato là e che, secondo lei siete venuto a cercarmi. Prima che mi chieda se vi ho visto, le dirò di descrivervi, di dirmi a chi somigliavate, se avevate una faccia simpatica, ecc... Non le racconterò frottole, ma facendole fare quella descrizione svierò i suoi sospetti. Otterrò così il vostro ritratto, visto coi suoi occhi. - Donne!- Furbine, non vi pare? Mi addossai allo schienale. Lucille guidava con la perizia di una professionista. Chiusi gli occhi. - Già stanco? - Sttt...! Mi sto concentrando. - Su che? - Sull'esame che devo affrontare. Ho una fifa blu. Rise. Una melodiosa risata di gola che mi fece alzare gli occhi e riprendere in esame la questione. Era bella, e per niente santarellina. Non aveva paura di me e provavo la sgradevole impressione che avesse preparato il suo piano di battaglia nel tempo che era rimasta seduta in macchina a insistere perché le dicessi esattamente quel che volevo. Ci fermammo davanti a un ristorante alquanto pugno-in-un-occhio. Era troppo presto perché ci fosse molta gente nella sala da pranzo, ma il bar era piuttosto affollato. Entrammo, il cameriere venne a prendere le ordinazioni, e lei scelse un Manhattan, Ordinai anch'io un Manhattan. Un quarto d'ora dopo bevemmo un altro Manhattan, Venti minuti dopo un terzo Manhattan. L'alcool le faceva effetto, e anche a me. Vedevo i suoi occhi brillare e le guance imporporarsi. Adesso era più vivace, ma si controllava perfettamente. - State per caso ubriacandomi? - chiesi. - Sto distruggendo i vostri complessi. - Sono già distrutti, Quando andiamo a pranzo? - Subito, se siete d'accordo. Mangiare non la spaventava! Ordinò una bistecca al sangue con patatine al forno, una macedonia di frutta e caffè. Ordinai anch'io le stesse cose. C'era un grammofono a gettoni e ballammo un po'. Era carina. La tenevo stretta, e lei mi lanciava di tanto in tanto un'occhiata che mi turbava. Sapevo che continuava a soppesarmi e che, nel frattempo, cercava di provocarmi. Innaffiammo il dolce con due whisky. Rabbrividii pensando alle reazioni di Bertha davanti alla nota spese. Ordinammo un altro whisky, e decisi di fare di quella nota spese uno dei più bei falsi della storia contemporanea. Uscimmo dal locale, il portiere ci portò la macchina e Lucille si mise al volante. Si tirò la gonna fin sopra al ginocchio, per guidare più comodamente, ritengo. Aveva due gambe splendide. S'infilò tra le macchine con l'elegante morbidezza di una trota che sguscia dentro una buca in un torrente di montagna. Attraversò un ponte, usci dalla strada asfaltata, percorse duecento metri di un viottolo, svoltò a destra e arrivò a un posteggio ombreggiato d'alberi, sulla riva di un corso d'acqua. Poteva essere un fiume, una laguna o un grosso serbatoio. Non lo

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seppi mai. I raggi della luna si riflettevano sull'acqua. Lucille spense il motore e si appoggiò allo schienale. Per un attimo regnò il silenzio, rotto soltanto dagli scoppiettii del motore che si raffreddava. Poi una rana in cerca d'avventure cominciò a gracidare. Altre rane si unirono al concerto. E la notte si riempi di rumori. Lucille si contorse sul sedile, scivolò sotto il volante e mi venne vicina, con la testa rovesciata sullo schienale, le guance contro la mia spalla. Aveva gli occhi socchiusi; Il chiaro di luna disegnava curve sul suo corpo. La gonna era sempre di qualche centimetro più in su delle ginocchia. Le passai un braccio intorno alla vita. Alzò leggermente il mento, e la baciai. Fui percorso da brividi. Quel bacio mi attraversò dalla testa ai piedi e provocò reazioni a catena. Mi chiesi che cosa poteva, essere e che cosa ci si aspettava esattamente da me, quando, ad un tratto, i miei pensieri infilarono un circuito molto meno sensato. Me la strinsi tra le braccia, le sfiorai la fronte con le labbra e le passai le dita lungo la nuca. Sospirò e mi si rannicchiò contro. Restammo cosi circa dieci minuti o un quarto d'ora, a contemplare il riflesso della luna sull'acqua, a respirare il dolce tepore della notte, ad ascoltare i rumori notturni provenienti dalla riva. Poi, lei si mosse leggermente, si appoggiò, languida, contro di me e la baciai di nuovo. Questa volta non mi fermai. Improvvisamente mi respinse e scivolò al volante. Cercai di andarle vicino, ma mi scostò con la destra, inserì il contatto con la sinistra, accese i fari e parti verso la strada. - Lucille! - mormorai dolcemente. - Si, Donald - sussurrò lei, altrettanto dolcemente.. - Sto cercando di dirvelo, - Di dirmi che cosa? - Voi vi chiedevate che cosa mi aspettassi esattamente da voi. Fin dove potevate arrivare. Credo che sia meglio dirvelo in questo modo. Basta ampiamente. - Per voi. - Per tutti e due, Donald, Siete un carissimo ragazzo. Non sciupate questa impressione. Attraverso il parabrezza, il chiaro di luna, giocava sul suo volto e potevo vedere le sue labbra abbozzare un leggero sorriso. Respirava con la bocca socchiusa. I suoi occhi erano spalancati ed espressivi. Guidava con l'evidente volontà di allontanarsi al più presto da quel luogo e percorreva il sentiero spingendo la macchina al massimo. Rallentò solo dopo aver raggiunto la strada asfaltata, dopo aver attraversato un ponte ed essersi infilata in una marea di macchine. Ora, pareva più calma, e un paio di volte la sorpresi a guardarmi con la coda dell'occhio. Non parlavamo. Percorse alcune vie, giunse a quella che portava alla sua casa, svoltò e, spenti i fari e tolto il contatto, si fermò davanti al portone. - Salgo da voi? - chiesi. - Neanche parlarne! Mi rincantucciai sul sedile e non aprii bocca.- Avete superato l'esame - disse Lucille. - Trenta e lode. Che cosa volete sapere, Donald? - Tutto quello che sapete voi. - Donald, non so proprio se potrà esservi utile; comunque, la situazione è questa. La mia famiglia non ha avuto mai molti quattrini, ma uno di noi, lo zio Aaron, parti per il Texas e comprò dei terreni che, a quell'epoca, non valevano un soldo. Riuscì a conservarli. Viveva in una piccola baracca allevando un po' di bestiame e riuscendo a stento a combinare il pranzo con la cena. Proprio allora... be' , sapete quel che è successo.. Saltò fuori il petrolio, e lui divenne ricco. Sua moglie era morta, viveva da solitario. Venne qua, in California. Io ero l'unica della famiglia che qualche volta gli avesse scritto. Lo accompagnai in giro per Sacramento, gli tirai su il morale e feci di tutto per distrarlo. Riparti per il Texas e mi scrisse spesso. "Un giorno, mi annunciò che aveva fatto testamento e che lasciava tutto a me. Ne fui sbalordita. Gli risposi che ero stata affettuosa con lui perché era mio zio e perché era solo, non per interesse. Era meglio, aggiunsi, che facesse delle ricerche e vedesse se non c'erano anche altri parenti.

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- Vi ha dato ascolto? - Si, Mi scrisse per dirmi che aveva un altro parente, una certa Beatrice Clymer, che questa aveva una figlia, Yvonne, e che abitavano a Burbank. Aveva intenzione di lasciare a me la parte più importante del suo patrimonio, ma avrebbe dato alle due donne abbastanza per tirare avanti onestamente. Aggiungeva che non c'erano altri membri della famiglia. - Avete queste lettere? Lucille annui, - Continuate. Che cosa accadde dopo? - Oh, l'inevitabile! Una pollastrella del Texas adocchiò quel miliardario celibe e allo stato brado, e gli gettò la lenza. - Lo sposò? - Lo sposò. E lui inghiotti l'amo, la lenza e la canna. Naturalmente, lei concepì subito un odio profondo per la mia modesta persona. Mi accorsi che stava mettendomi contro lo zio Aaron. Questi cambiò il tono delle sue lettere. Subito dopo il matrimonio, mi scrisse che, logicamente, le disposizioni testamentarie erano cambiate, ma che mi lasciava un terzo dei suoi beni. Poi mi scrisse che mi avrebbe lasciato tutto quello che aveva in California, mentre i suoi averi nel Texas sarebbero andati alla moglie. Circa due mesi dopo, seppi che stava vendendo tutte le sue proprietà in California e che le convertiva in denaro liquido. Poi morì e, per testamento, tutto andò alla moglie, tranne quel pezzo di terra laggiù, nella Contea di San Bernardino, che lasciò alla nipote Yvonne Clymer insieme con quindicimila dollari. - Questo vuol dire che, nel frattempo la madre, Beatrice, era morta? - Suppongo. Era morta, o era caduta in disgrazia presso la moglie dello zio Aaron. Vi confesso, Donald, che in questa storia cerco di non essere amara. Sarei una terribile bugiarda se vi dicessi che me ne infischio del denaro. Non ci tengo a essere ricca, ma vorrei avere abbastanza quattrini da sentirmi al sicuro. Una ragazza che deve guadagnarmi da vivere scrivendo a macchina, arriva, prima o poi, a chiedersi che cosa sarebbe di lei, se si ammalasse se diventasse artritica o dovesse abbandonare il lavoro per un motivo qualsiasi... Non so a quanto ammonti esattamente il patrimonio dello zio Aaron, ma deve essere piuttosto cospicuo. Se avessi da parte alcune migliaia di dollari, mi sentirei meglio. Non desidero di essere una femmina di lusso, di viaggiare su e giù per l'Europa, di vivere in ambienti mondani, circondata da individui che cercano di sposarmi per il mio denaro, tuttavia... - Ma un giorno o l'altro vi sposerete. Troverete la sicurezza nel matrimonio. - Proprio questo, mi spaventa, Donald, Il matrimonio non è la sicurezza. Vi sposate. Rinunciate alla vostra indipendenza. Avete dei figli, una casa. Perdete la linea, lo slancio, la personalità e le amicizie. Poi, vostro marito salpa alla ricerca del miraggio della giovinezza. Mi avete raccontato voi la storia di Drury e di sua moglie, quella che abita qui. Che né è di lei? - Già. Un punto a vostro favore. - Ha bambini? - Due. - E lei? Che cosa fa? - Be', lavora, quando può, ma non ha molta salute, - Vedete? lo ho paura di rinunciare alla mia indipendenza. Ho avuto diverse occasioni di sposarmi, Non ero innamorata e non ho accettato, ma, un paio di volte, ci sono andata abbastanza vicino per considerare la cosa con molta serietà. So benissimo che un giorno, mi capiterà il "colpo di fulmine" e non penserò più all'avvenire. Mi getterò in avanti, e farò il tuffo... Ma è una cosa che spaventa, Donald, se si pensa a quello che può capitare. - Si ha sempre paura, pensando a quello che può capitare. E' tanto facile immaginare il peggio...- Credo che abbiate ragione.- Bisogna lanciarsi in avanti e vivere la propria vita come si presenta. Giocate le vostre carte come meglio potete e continuate a sorridere. Non potete fare lo struzzo e rifiutarvi di guardare in faccia la vita. La vivete e dovete viverla, fino alla morte.

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- Lo so. Non fraintendetemi Donald, lo non cerco di fuggire. Volevo dirvi solamente quello che provo, a proposito di tutta questa faccenda. Riconosco di essere un po' amara, ma è la prima volta che ne parlo con qualcuno. - Sapete niente sul conto della donna che ha sposato vostro zio? - Assolutamente niente. Era molto più giovane di lui e il matrimonio è avvenuto all'improvviso. Niente fidanzamento. Niente. Presa la decisione, si sono sposati. Credo che l'abbia incontrata in un albergo. Era cameriera. Ma ci sapeva fare e non aveva dubbi su ciò che voleva. - Avete tutte quelle lettere di vostro zio? - Si. - Conservatele. Che cosa sapete di Yvonne Clymer? Niente? - Sarei malvagia se ripetessi tutto quello che ho sentito. Non la riconoscerei, se la incontrassi. In realtà non è sua nipote, ma qualcosa come una pronipote. - Va bene. Farò qualche piccola indagine. - Vi serve a qualcosa, questo che vi ho detto, Donald? - Francamente, no. Mi crea un pochino di sfondo. E basta. Nella posizione di Drury Wells, c'è qualcosa di losco, ecco la cosa importante. Ma ciò non infirma la validità del testamento Bedford. Forse si tratta di bigamia, forse di concubinaggio. Chi lo sa? - Donald, siete sposato? - No. - Fidanzato? - Nemmeno. Tacque per un istante, poi riprese: - E' stata una splendida serata, Donald. Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno. Non ho nessuno con cui confidarmi, e solo Iddio sa perché vi ho raccontato tante cose. Di sicuro, c'è solo che... che mi piacete. Mi siete piaciuto fin dal momento in cui vi ho visto in piedi, accanto alla portiera aperta, e, in quel momento, ho creduto che foste in cerca di avventure... Probabilmente mi sentivo sola, stasera. Non parliamo più di affari, Donald, pensiamo solo ad augurarci la buonanotte... "Be', Donald, questo è tutto quanto so, oltre al fatto che mi piacete e che avete superato l'esame a pieni voti... Se non ci mettete troppo a baciarmi, farete ancora in tempo a riportare questa macchina nel garage che ve l'ha noleggiata e a prendere l'aereo per Los Angeles, con una mezz'ora di margine."Teoricamente aveva ragione. In realtà, non andò secondo le previsioni, e per un pelo non persi l'aereo.

8

Il sabato mattina, l'ufficio era aperto. Si chiudeva a mezzogiorno. Nel pomeriggio, Bertha e io ci riunivamo, di solito, un'oretta e stabilivamo il programma di lavoro per la settimana seguente. Lei desiderava anche verificare ogni settimana i conti e i saldi in banca e vedere come si presentava la situazione. Arrivai in ufficio sabato mattina, alle nove in punto. Bertha non c'era ancora. Dissi a Elsie di avvisarmi non appena fosse comparsa. Arrivò verso le nove e dieci e Elsie corse ad avvertirmi. Entrai nell'ufficio privato di Bertha e, per non sbagliare, l'aggredii. - L'ufficio si apre alle nove. Dove diavolo sei stata? Bertha alzò gli occhi, apri la bocca, cercò di dire qualcosa, ma non ci riuscì. La sua faccia divenne paonazza. Infine ricuperò la parola. - Dove sono stata? Razza d'un microbo bastardo! Hai la faccia di bronzo di chiedere dove sono stata "io"? Dove diavolo sei stato tu, piuttosto! Come ti è saltato in mente di non lasciar detto a nessuno dove andavi? Ieri ho perso la giornata a chiamare tutte le Sirene con la faccia imbellettata

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con cui te la spassi di solito, per cercar di sapere dove diavolo ti eri imboscato. "Ci vuole una bella faccia tosta per sparire cosi, senza dire una parola! Per chi mi prendi? Per la tua serva? E poi, il signore ha l'impudenza di sbattere quella porta per chiedermi dove sono stata io!" - L'ufficio si apre alle nove. Ero qua ad aspettarti. Andò talmente fuor dei gangheri che cominciò a tartagliare. - Be', lasciamo perdere - dissi io, magnanimo. - Non parliamone più. Capisco che il fatto di essere titolare d'una ditta, non vuol dire esserne schiavi. Dopotutto, Bertha, entrambi abbiamo il diritto di evadere, di quando in quando. Lasciamo perdere. Invece di lasciar perdere, Bertha esplose. - Microscopico bastardo! Fai apposta, a irritarmi. Cerchi di prendermi di contropiede. E, che Dio ti spacchi, se ci riesci! Mi conosci abbastanza bene, per usare le meningi e abbindolarmi, prima ancora che possa aprir bocca. Sono furibonda contro di te e, nello stesso tempo, fiera della tua scaltrezza. - D'accordo! E adesso dimmi che cos'è accaduto, ieri, di così importante. Bertha increspò le labbra a cuore. - Che Dio mi perdoni, Donald, ho paura! - Di che hai paura? Aprì un cassetto della scrivania, ne cavò due documenti d'aspetto ufficiale e me li porse. - Dacci un' occhiata. Lessi l'intestazione. Mi bastò, "Tribunale di Prima Istanza dello Stato della California, Contea di Los Angeles, attore Drury Wells; contro Bertha Cool e Donald Lam in persona e Bertha Cool e Donald Lam quali titolari della ragione sociale Cool e Lam," Non ebbi bisogno di voltare le pagine della citazione né di leggere la querela. Mi bastò darle una scorsa. Drury Wells aveva fatto un bel colpo. Dichiarava di abitare al Numero 1638 di Frostmore Road; che i convenuti erano penetrati in casa sua, interrogando deliberatamente i vicini, in modo da insinuare nella mente di detti vicini la convinzione che il querelante fosse un assassino e da nuocere alla sua reputazione nel vicinato. I convenuti avevano poi segnalato alla polizia che l'attore aveva assassinato una donna che viveva con lui, in qualità di moglie. In seguito a queste informazioni, la polizia aveva messo la casa sotto sorveglianza, aveva esposto lui alla pubblica curiosità, l'aveva costretto a nascondersi, l'aveva sottoposto a contrarietà e fastidi, gli aveva causato sofferenze morali e aveva compromesso la sua salute e la sua posizione nella società, eccetera, eccetera. Chiedeva cinquantamila dollari per danni e spese e centomila dollari di ammenda. Gettai la querela e le citazioni sulla scrivania di Bertha. - Bene. Conosci i fatti. - Non ne sono più sicura. - Che cosa vuoi dire? - Non hai visto che in quel documento dichiara che tu hai "insinuato" nella mente dei vicini l'idea che lui avesse commesso un delitto. - Continua. - Naturalmente, appena ricevuta la citazione, ho cercato di raggiungerti. Ho pensato poi che l'unica cosa da fare era di indagare laggiù e di ottenere da quella signora Raleigh una dichiarazione scritta con la quale affermasse che era stata "lei" a dirti che quel tale aveva assassinato la moglie. - Com'è andata? - Ho portato con me un'amica, come testimone. Ci siamo andate. La signora Raleigh ha negato di averti mai detto nulla del genere. Dice che sei andato in casa sua e le hai chiesto che cosa sapeva del vicino che aveva assassinato la moglie. Il vicino, da parte sua, dichiara che hai fatto anche a lui la stessa domanda che se anche non lo hai affermato, le tue domande lasciavano ugualmente capire che la signora Wells era scomparsa in circostanze losche. Siamo conciati bene! Quanto a quella

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Raleigh, è morta dalla paura!- Che cosa vuoi dire per morta dalla paura? - Voglio dire che è invecchiata di dieci anni. Ne avrà il fiatone per un pezzo. - Le hai detto "perché" volevate sapere che cosa mi aveva riferito? - Certo! Per quale altro motivo sarei andata da lei?- Le hai detto che eravamo citati in giudizio? - Naturalmente, - "Prima" di chiederle quella dichiarazione? - Be', volevo esser franca. Ho giocato a carte scoperte. - Una brillantissima manovra, Bertha! Quella ha una fifa blu del marito e appena ha saputo che c'era in ballo una querela, neanche l'ora ti avrebbe detto. - E va bene - tagliò corto Bertha, - Ma non ha parlato anche con Frank Sellers? Non può lavarsene le mani in questo modo. Sprofondai nella poltrona, per riflettere un tantino. - Come avrai notato non dice che la donna con lui convivente è sua moglie. Parla della donna che viveva con lui in qualità di moglie... Sai: Bertha, quella telefonata a Frank Sellers sta diventando maledettamente importante. Credi che Frank ci darà una mano? - Frank non vorrà compromettersi. Testimonierà che tu gli hai detto che era stato commesso un delitto. E' già nei guai e non vorrà correre il rischio di finire sul lastrico per aiutar noi. - Accidenti! Questo fa di Corning un testimone importantissimo. Era presente a quella telefonata. - Donald! C'è pericolo che vincano la causa? - No, Se riusciamo a far sputare a qualcuno la verità. Ma con quella cialtrona della Raleigh che si sgonfia... che indirizzo ti ha dato Corning? - Hotel Dartmouth. - Ci vado. - Vai a parlargli? - Sì, se c'è. Vedrò di strappargli una dichiarazione scritta, se ci riesco. - Donald! ti polverizzerà! - Se fa una dichiarazione all'avvocato di Wells. prima che io sia riuscito a pescarlo, ci polverizzerà sul serio. Gli occhi di Bertha rimpicciolirono.- Ci caccerebbe in un bel guaio, non è vero? - Che cosa? - Il fatto che tu hai insistito per segnalare alla polizia che era stato commesso un delitto, mentre Corning non voleva a nessun costo, e cercava d'impedirti di telefonare. Tu, invece... - Non fa niente, basta che lui dica la verità. - Hai detto che avevi da segnalare un delitto - insistette Bertha, - Non ho detto neanche una parola riguardo a Wells. Ho riferito ciò che la signora Raleigh affermava che lui aveva fatto. - Ieri, l'ufficiale giudiziario cercava te, Donald, Possono rivolgersi a me, al posto tuo?- No. Una citazione deve essere notificata personalmente all'interessato. - Ma mi hanno consegnato due copie. Una delle due dev'essere per te. - No. Te l'hanno notificata una volta come Bertha Cool, e un'altra volta quale titolare della società.Il che vuol dire che sei citata tu, in persona, e come rappresentante dell'agenzia. La mia citazione, faranno probabilmente in modo di farmela avere oggi. - E allora che cosa dobbiamo fare? - Ci rivolgeremo a un avvocato. Una delle prime cose da fare è di ottenere una deposizione di Drury Wells. Non credo che gli farà piacere. Intanto, andrò da Corning. Bertha spinse indietro la poltrona e girò intorno alla scrivania. - Ascolta, Donald. Per mezzo dollaro mi venderei l'anima. Lo so, ma, che Dio mi fulmini, non posso farei nulla. Sono nata cosi. Prima che arrivassi tu, avevo sulle mie spalle tutto il peso di

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questa schifosa agenzia e dovevo far continuamente miracoli di equilibrio. Ho preso l'abitudine d'esser spilorcia. Ogni volta che spendi cinque cents, in un modo che non mi sembra giustificato, sento un rombo negli orecchi e la pressione mi saetta in alto. Ma ora siamo, pari pari, nella melma. Voglio che tu sappia che Bertha si rende conto che è stata la tua astuzia e il tuo spirito d'iniziativa a tirar su l'agenzia. Di un'impresa da quattro soldi, che vivacchiava alla giornata, sei riuscito a fare qualcosa d'importante. Continuerò a scalciare di fronte alle tue note spese e alla tua disinvoltura in fatto di quattrini, ma, che Dio mi spacchi, Donald, quando c'è aria di burrasca, Bertha è al tuo fianco, spalla a spalla. Che si vinca, si perda, o si pareggi, non mi sentirai brontolare. Si piantò sui piedi ben divaricati e, allungando la mano carica di anelli, esclamò: - Qua la mano, socio! I suoi occhietti tondi e lucenti erano velati di lacrime. - E adesso, va' da quel figlio d'un cane di Corning e cerca di ottenere qualcosa di scritto. Ieri, con quella Raleigh della malora ho scombinato tutto. E' una cosa che non ammetterei mai, se non avessi una fifa porca!

9 L'hotel Dartmouth era un alberghetto che cercava di darsi un sacco d'arie. Il portiere mi disse che si sarebbe informato se il signor Corning c'era, e mi chiese il mio nome. Gli dissi di avvertirlo che c'era il signor Wells. Il portiere trasmise il messaggio a Corning e divenne, immediatamente, la cordialità fatta uomo. - Salite. Il signor Corning dice che sarà felicissimo di ricevervi. - Grazie. - Appartamento 362 A, terzo piano, sul davanti. - Grazie - ripetei, e presi l'ascensore. Schiacciai il bottone di madreperla del campanello del 362 A. La porta si apri di scatto. Sulla faccia di Corning era dipinto un cordiale sorriso, che, appena lui mi vide, si trasformò in una grinta feroce. - Che diavolo volete? esclamò. - Vorrei parlare un momento d'affari. Era in maniche di camicia, col colletto slacciato, e. mi guardava dall'alto del suo corpaccio, cercando di riordinare le idee. - Ho alcune informazioni complementari che potrebbero interessarvi, - Gli annunciai. - Perché avete detto al portiere di essere Wells? - Ho pensato che sarebbe stato più facile arrivare a voi come Drury Wells che non come Donald Lam. Se ne stava fermo, bloccava il passaggio, e si sforzava di riflettere, Feci un passo avanti con la tranquilla disinvoltura della persona sicura di sé. - Apprezzerete le mie informazioni, ve lo assicuro. Si scostò, mi lasciò passare, richiuse l'uscio con una pedata e mi indicò una seggiola. Che lo affittassero a giornata, a settimana, o a mese, quell'appartamento doveva costare un occhio della testa. C'erano tre o quattro stanze e il soggiorno era arredato bene. Corning doveva aver offerto un ricevimento, poiché in fondo alla stanza c'era un fornitissimo bar portatile e bicchieri per almeno una dozzina di persone. Quasi tutte le bottiglie della prima fila erano vuote a metà, o a due terzi. La seconda fila, in fondo al bar, era intatta. - Allora - ringhiò - di che si tratta? - Se mi dite esattamente quel che volete, credo di essere in grado di aiutarvi.- Ve l'ho già detto. Voglio ritrovare la signora Wells!- Per far che? - Occupatevi dei maledettissimi affari vostri! Voglio solo vederla, e basta. - Ma certo. Niente da dire, quella donna è un amore. Me n'ero già accorto dalle fotografie, ma non

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c'è fotografia che possa renderle giustizia. Splende di vitalità, di grazia...Era chino in avanti, seduto sull'orlo della sedia. - Che cosa volete dire? L'avete vista?- Certo. - L'avete ritrovata? - Naturalmente. - Corpo d'un cane! Perché non mi avete informato? - E' quello che faccio. Vi sto informando. - Dov'è? - Prima vorrei sistemare un paio di cosucce,- Che cosucce? - Vi ricordate l'ultima volta che siete venuto nel nostro ufficio e ho chiamato quel mio amico della Squadra Omicidi?- arr. Si. - Gli ho detto che una certa signora Raleigh, abitante di fianco alla casa di Drury Wells, mi aveva dichiarato d'aver sentito un alterco, a tarda notte, e un colpo sordo. Poi, di aver visto Wells uscire dal garage portando qualcosa sulla spalla e di ritenere che potesse esser un corpo avvolto in una coperta. Vi ricordate? - Ricordo tutta quella conversazione. - Era questa, la sostanza? - Infatti. - Ricorderete che neanche una volta ho detto che secondo la "mia" opinione, Wells aveva assassinato la moglie. Ho semplicemente riferito un colloquio che avevo avuto con la signora Raleigh. Corning volle dire qualcosa, e i suoi occhi si socchiusero un tantino. - Mi sembrate maledettamente preoccupato per questa faccenda! - Volevo solo accertarmi che ricordaste bene quella telefonata. Lui rifletté un istante. - Dov'è la signora Wells? - chiese. - Al numero 1638 di Frostmore Road, - Si, lo so, è il suo indirizzo. - Appunto. E c'era l'altro ieri, E' piuttosto affascinante.- Volete dire che è tornata? - E' tornata. Sta ripulendo la casa, lavando i piatti, facendo i letti, vuotando i portacenere... - Ed era laggiù l'altro ieri? - Si. - Ma, allora, corpo d'un cane, perché non me l'avete detto l'altro ieri? - Mi avevate liquidato. Stavo occupandomi d'altro.Si alzò, si abbottonò la camicia, rifece il nodo alla cravatta, afferrò il cappotto ch'era posato sullo schienale d'una sedia, se l'infilò e disse: - Venite. Andiamo. Potrete identificarla. Le avete parlato? - Certo che le ho parlato. - Benissimo. Andiamo. - Desidererei un memorandum di quella telefonata, per mostrarlo a quel mio amico della Squadra Omicidi. Perché non si faccia l'idea che...- Certo, certo! Sistemerò tutto io. Sarò ben lieto di occuparmi di voi, Lam, Però, avreste potuto avvertirmi l'altro ieri. Ho passato un mare di guai per cercar di scovare quella donna. Non riesco assolutamente a spiegarmi il suo ritorno in quella casa. E' l'ultimo luogo al mondo dove sarei andato a cercarla. - E' là. Se non ci aveste liquidati, in questo momento l'avreste già vista, avreste concluso il vostro

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affare e sareste in viaggio per il Texas, - Riconosco di aver commesso un grosso errore, Lam. Ho sottovalutato la vostra abilità. - Grazie. - Cercherò di indennizzarvi.- Quel memorandum scritto riguardante la telefonata... - Appena sarò sicuro che avete ragione in merito alla signora Wells... appena l'avrò vista, vi farò tutte le dichiarazioni che vorrete. Me le detterete voi. Io scriverò e firmerò. - Volete che andiamo con la mia macchina? - chiesi. - No. Guiderò io. Scendemmo nell'atrio. Corning lanciò la chiave al portiere, in piedi dietro il banco, e disse: - Resterò via un paio d'ore. - Venite, Lam. Il portiere senti che mi chiamava Lam e scetticamente alzò un sopracciglio. - Buona sera, signor Wells - disse. - Buona sera - risposi, con nella voce una freddezza pari alla sua. Uscimmo dall'hotel e ci dirigemmo alla macchina di Corning. L'amico si destreggiava abilmente in mezzo al traffico. Mi accorsi che non voleva darmi informazioni. E neanch'io ci tenevo a darne a "lui." Perciò, mi accomodai sul sedile e lo lasciai guidare. Svoltammo finalmente in Frostmore Road, verso la casa dei Wells. Corning frenò di colpo e scese. - Vorrei parlare alla signora Wells a quattr'occhi, per qualche minuto, Lam, Poi vi chiamerò a far da testimonio. - D'accordo. Entrate e parlatele. lo vado a fare quattro chiacchiere con la signora Raleigh. Corning sali i gradini del portico e io mi diressi alla casa dei Raleigh, La pettegola mi attendeva sull'uscio. - Oh, eccovi finalmente, signor Lam! Sono terribilmente preoccupata, sapete. Alcune persone sono venute a farmi un sacco di domande. - Raccontatemi tutto.- Che razza di storia! - Raccontatemela! Sono venute due donne. Mi hanno detto che Wells ha iniziato un'azione giudiziaria contro di voi. - E poi? - Poi, è arrivato un avvocato, con una stenografa. Mi hanno fatto fare una deposizione. Non me ne hanno lasciato copia. La stenografa aveva con sé una portatile e ha battuto a macchina la deposizione. L'ho letta rapidamente e mi è parso che andasse bene. L'ho firmata e, subito dopo, la ragazza ha frugato in una busta e ha tirato fuori un piccolo timbro notarile. Ha detto: - Alzate la mano destra. Io ho alzato la mano destra e quella ha proseguito: - Giurate solennemente che quanto avete detto è la verità?- Era la verità? - m'informai. - Naturalmente! Avevo forse esagerato alcune cosucce, ma era la verità. Si, la pura verità. - E glielo avete confermato? - Che altro avrei potuto fare, date le circostanze?- E poi? - Poi, quella ragazza ha detto "Voi giurate solennemente" e ci ha schiaffato il timbro. Ha firmato in veste di notaio e ha passato la carta all'avvocato. Prima che avessi il tempo di dire una parola, quello è uscito dalla porta come un fulmine. - Naturalmente! Aveva ottenuto ciò che voleva. Perché avrebbe dovuto rimanere? Che cosa avete detto in quella dichiarazione? - Solamente la verità. E basta. - Mettiamo le cose a posto, signora Raleigh. Vi ricordate che sono venuto qua e che vi ho fatto alcune domande sui vostri vicini?

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- E' esatto. - E voi mi avete risposto che avevate udito una lite e un colpo sordo? poi, che Wells era uscito portando sulla spalla qualcosa che avrebbe potuto essere un corpo, lo aveva caricato in macchina, era uscito dal garage, aveva raccolto una zappa e una pala e se n'era andato. Che era tornato due ore e tre quarti dopo ed era rimasto un po' di tempo in cucina, poi aveva spento le luci, era andato in camera da letto ed era rimasto là, con la luce accesa, il tempo di spogliarsi, dopo di che aveva spento e, evidentemente, era andato a dormire. Vi ricordate di avermi detto che eravate convinta che lui l'avesse uccisa? - Che l'aveva uccisa! esclamò la donna. - E' quello che mi avete detto. - Ma siete pazzo! lo non vi ho mai detto una cosa simile, signor Lam! Che cosa state dicendo? Voi mi avete interrogato su quelle persone laggiù e mi avete chiesto come erano i loro rapporti. lo vi ho detto che, a parer mio, andavano d'accordo, a parte una lite piuttosto grave avvenuta una sera. Vi ho detto di aver udito due voci adiratissime, ma di non aver capito quel che dicevano. Vi ho detto anche che Wells era uscito un momento, ma non ho mai parlato di un corpo che avrebbe trasportato sulla spalla. Dove volete arrivare? A farmi dire quello che non ho detto? - Non un corpo - ripresi io pazientemente. - Voi mi avete detto che era qualcosa avvolto in un tappeto o in una coperta, qualcosa che oscillava e dondolava come un corpo. - Ma che razza d'idea! lo non vi ho mai detto niente di simile. Vi ho riferito che l'avevo visto uscire di casa, ma che era buio, e non potevo veder bene. Portava, si, qualcosa sulla spalla. Poteva essere una coperta o un tappeto o... Be, credo che avrebbe potuto essere qualunque cosa. Ma io vi ho detto ch'era una coperta o un tappeto. - E mi avete detto che aveva una zappa e una pala?- lo? Non ho mai detto questo! Siete impazzito? - Che cosa "avete" detto a proposito di una zappa e di una pala? - Già, vi ho detto che avevo sentito un suono metallico. Ma, santo Cielo, Signore Iddio! Questo non vuol dire che...Il campanello della porta d'ingresso squillò. Lei balzò dalla sedia. - Vado a vedere chi può essere - esclamò. Spalancò la porta e, un attimo dopo, Corning entrò nella stanza. - Dov'è la signora Wells, questa mattina? - chiese. - Non mi ha l'aria di essere in casa. Mi sembra che siano spariti tutti. - Già, già! Credo proprio che non ci sia... Ma, io non so niente. Ho troppo da fare in casa per starmene seduta a spiare i vicini. Signor... Siete già stato qua, ma non riesco a ricordare... Signor. Già, come vi chiamate? - Corning. Lawton C. Corning, del Texas.- Ma si, certo, il signor Corning! Ebbene, io, sono troppo occupata per perdere tempo a cacciare il naso negli affari degli altri. - Mi pare che ve la caviate bene a fare l'uno e l'altro - disse Lawton Corning. - Di là, nessuno è in casa, Dov'è la signora Wells? Era in casa, ieri sera? - Proprio, non saprei dirvelo. Ho un marito, una casa di cui occuparmi, devo cucinare. Cerco di essere una buona vicina; se occorre, presto qualsiasi cosa a chiunque, ma non vado a cacciare il naso negli affari degli altri. La notte scorsa ero occupata. - Avete visto le luci accese, laggiù? - chiesi io. - Mi sembra di non aver neanche guardato. Corning e io ci scambiammo un'occhiata. - Dite un po'! Che cosa avete? - chiese Corning. - Nulla - rispose lei con aria compunta. - Ma non ci tengo a farmi la nomea di impicciona. E poi, quell'avvocato che è venuto qui, mi ha ordinato di... - Che avvocato? - abbaiò Corning.

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- Un avvocato che è venuto qua con una donna che ritengo fosse la sua segretaria. Mi hanno fatto un sacco di domande, poi quella donna ha aperto una macchina da scrivere portatile, se l'è posata sulle ginocchia, e ha scritto mentre io parlavo. Quand'ebbi finito, mi hanno dato un foglio da leggere e da firmare. - Un avvocato? - Si, un avvocato. - Vi ha detto che cosa voleva? - Be, mi ha detto che rappresentava il signor Wells. Il suo cliente aveva l'intenzione di scoprire chi aveva sparso la voce che lui avesse ucciso la moglie, e il responsabile, chiunque fosse, lo avrebbe trascinato in giudizio. Mi ha chiesto se ero stata io a propalare quelle voci, e io gli ho risposto di no, che non c'entravo per niente. Gli ho riferito che alcune persone erano venute qui a farmi delle domande, ma che io non m'ero mai sognata di dire che Wells aveva assassinato la moglie, o qualcosa di simile! Scherziamo? L'altro ieri è stata tutto il giorno in casa a metter ordine. Come si poteva pensare che l'avessero assassinata? Lentamente, un sorriso si distese sulla faccia di Corning, - Adesso comincio a vedere chiaro. Avete detto che quell'avvocato è arrivato qua con una segretaria, e che se ne sono andati con una vostra dichiarazione scritta. L'avete firmata, signora Raleigh? - Naturale che l'ho firmata. Credo anche di aver prestato giuramento. Sono, anzi, un po' contrariata per questa faccenda, in quanto non mi hanno lasciato nessuna copia. Quella ragazza mi ha fatto alzare la mano destra e mi ha detto: "Questa è la verità, che Dio mi assista". Ha frugato poi nella busta e ha preso uno di quei sigilli coi quali si bolla la carta. Ha impresso il sigillo sul foglio, l'ha firmato, e l'ha dato all'avvocato. - Avete rilasciato una deposizione - disse Corning. - Se cambiaste qualcosa di ciò che avete detto in quel documento, sareste colpevole di falsa testimonianza. - Un momento! Come si fa a sapere quello che si è detto in una deposizione, se non lasciano una copia di quello che uno ha firmato? - Date le circostanze suggeri Corning - la miglior cosa è di non dir nulla e, soprattutto, di non firmar nulla, signora Raleigh, Cosicché la signora Wells se ne è andata via di nuovo? - Non so assolutamente nulla. Non caccio il naso negli affari altrui, io. Ho già abbastanza da fare, anche senza incollare il naso alla finestra per scoprire continuamente quello che accade all'intorno. - Bene, bene, bene! - approvò Corning. - lo avevo "detto" a Lam che, secondo me, non avrebbe dovuto parlarne alla polizia. "Dite un po', signora Raleigh! Quando la signora Wells è tornata a casa, come è rientrata? L'ha accompagnata qualcuno in macchina? E' tornata con l'autobus? Oppure …?" - Per pura combinazione, l'ho vista rientrare. Era a piedi. Dev'essere scesa alla fermata dell'autobus. - Aveva con sé una valigia? - Una borsa. Non una valigia, Solo una borsa, un po' grande, che non sembrava molto pesante. - Quando è andata via, aveva con sé la medesima borsa?- Non potrei dirvelo, signor Lam, non l'ho vista andar via. Non le ho prestato la minima attenzione. L'ho appena intravista, mentre lavorava nell'orto come al solito, e le ho detto "Buon giorno". Punto e basta! - Non le avete chiesto se era stata via? - Be, può darsi che le abbia detto qualcosa come "mi siete mancata" o press'a poco. Ma lei aveva da fare, e io pure. Non abbiamo parlato molto. - Voi probabilmente avrete molto da fare, Corning, e io vorrei restare un pochino con la signora Raleigh. Se volete andare, io prenderò un tassi - dissi. Lui sorrise, facendo una smorfia. - Non mi muoverò di qua, Lam, Non ho fretta e vorrei sentire ciò che dirà la signora Raleigh, Dopo tutto, sono interessato anch'io a questa faccenda, non vi pare?

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- Vi ricordate del sergente Sellers, quel poliziotto che è venuto qua? E vi ricordate che il sergente Sellers e io siamo andati a far visita alla signora Wells, prima di venire da voi? - chiesi alla signora Raleigh, - Non so di che cosa intendete parlare.- Vorreste dire che non ci avete visti andare dai Wells? - Vi ho visti, si, ma non so se stavate parlando con "lei", o no. Vi informo un volta per tutte, signor Lam, che ho altro da fare io che sorvegliare i miei vicini. - Brava! - approvò Corning. E, inoltre, signora Raleigh, accettate un piccolo consiglio da un uomo che modestamente ne ha visti di tutti i colori. Se avete firmato un dichiarazione sotto giuramento, se l'avete consegnata a un avvocato e non avete copia quanto avete dichiarato, fate attenzione prima di dir "qualcosa" a “qualcuno". Dopotutto, potreste contraddirvi, per quel che ne sapete! - lo non mi contraddico. Spero solo di riuscire ad avere una copia di quello che ho firmato. Chiuso l'incidente. Comunque, credo che il signor Corning abbia ragione. Ho detto tutto quello che avevo da dire. - Le personalità importanti, quando vengono intervistate, usano una frase fatta, se non vogliono rispondere disse Corning. - Dicono semplicemente: "Nessuna dichiarazione". E nessuno può interpretar la male, deformarla falsarla. Gli occhi acuti della signora Raleigh scrutarono la faccia sorridente di Corning. - Già, in fondo, è un'idea! Volevo solo spiegare... - Le spiegazioni possono venir deformate - la interruppe di nuovo Corning. - Si, lo penso anch'io. - lo non voglio altro che mettere le cose a punto, signora Raleigh - insistei. - Vi ricordate di avermi detto che, secondo voi, Drury Wells aveva ucciso la moglie? - Nessuna dichiarazione. - Che cosa avete detto, allora, al sergente Sellers a proposito di quella lite? - Nessuna dichiarazione. Corning sorrise, beato. - Brava, signora Raleigh! Non vorrei per tutto l'oro del mondo, far qualcosa che possa dispiacere al nostro amico Donald Lam, qui presente, ma "potreste" trovarvi nei guai con questa storia. L'avvocato sta cercando prove per un processo, non è vero? - A quanto pare, chiede centocinquantamila dollari di danni. - Guarda, guarda, guarda! - fece Corning. - Date le circostanze, signora Raleigh, ritengo che sarebbe da parte vostra una politica sbagliatissima intrattenervi col signor Lam, o con altri. Sarebbe meglio che diceste semplicemente "Nessuna dichiarazione", e non una parola di più. - Mi siete veramente di grande aiuto, voi! - dissi a Corning. Lui si drizzò. - Cerco di essere scrupolosamente onesto. Mi sono reso conto che la signora Raleigh non conosce molto bene i suoi diritti in materia e che, evidentemente, non ha mai approfondito le probabili responsabilità in cui può essere incorsa. - Responsabilità? - si stupì la signora Raleigh, - Sono incorsa in responsabilità? - Dipende da ciò che avete dichiarato, naturalmente precisò Corning, - Però, potrebbero ugualmente querelarvi, - Santo cielo! Ma non hanno ragione di farlo. Non ho mai detto niente a nessuno. Mi diressi alla porta. - Può darsi che ci si riveda, signora Raleigh, - Avete un avvocato, signora? - chiese Corning. - Un' avvocato? Che me ne farei, mio Dio? No, certo! - C'è un ottimo studio legale, qua in città, che si occupa dei miei affari - le disse Corning. - Sarei felice di raccomandarvi, se lo desideraste. - Che cosa volete che me ne faccia di un avvocato?

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- Potrebbe essere una buona idea. Sono matematicamente sicuro che un avvocato vi consiglierebbe di non parlar con nessuno e di non fare alcuna dichiarazione a chicchessia, se non in sua presenza. - Bene. Non mi rivolgerò all'avvocato, ma, in compenso non farò dichiarazioni. Credo di aver parlato già troppo.. - E va bene - dissi a Corning. - Andiamo. Chissà che non mi si presenti l'occasione di fare anch'io qualcosa per voi, più tardi. - Non parliamone. L'unica cosa che potevate fare per me era di avvisarmi, due giorni fa, che avevate ritrovato la signora Wells. Non me lo avete detto. Immagino che avrete sorvegliato la casa e aspettato che se ne andasse, prima di informarmi che era tornata. - Vi ho già detto che ieri ero occupato. Vi ho dato la notizia, appena tornato. - Potevate telefonarmi, - Se ben ricordate, noi non lavoriamo più per voi. - E' esatto. Voi non lavorate più per me. Non mi dite nulla, e io non vi debbo nulla. Ma, nei confronti della signora Raleigh, qui presente, io mi sento obbligato, perché la signora Raleigh è stata molto gentile quando sono venuto a farle visita. E, se fossi io, signora Raleigh, risponderei semplicemente: "Nessuna dichiarazione" a tutte le domande che mi venissero rivolte sull'affare Wells. Sono sicurissimo che "a me" non avete mai parlato di delitto o di vostri sospetti. Avevate la bocca cucita. - Grazie, signor Corning. Grazie mille. - Di niente, Vedrò di spiegare al signor Lam che, per quanto ne so io, voi non siete certamente il tipo di donna da parlare a vanvera, e che non mi avete mai fatto capire che sospettavate un delitto - Grazie, signor Corning più ci ripenso e più apprezzo questo vostro interessamento Ci alzammo e uscimmo, dopo averle stretto la mano e averle detto quanto eravamo felici di quella visita. Salimmo nella macchina di Corning, Lui mise in moto. - E adesso, razza di maiale! So finalmente perché vi siete preso il disturbo di venirmi a parlare del ritorno a casa della signora Wells, e so perché mi avete tenuto accuratamente nascosta questa informazione e fatto in modo che l'affare mi sgusciasse di tra le dita. Ora stiamo pari e patta. Voi non mi dovete niente. lo non vi devo niente. - Non è esattamente così. - Che altro c'è? - lo vi devo qualcosa, e ho tutte le migliori intenzioni di pagarvi... Scendo qui all'angolo. Prenderò l'autobus, Mi sorrise.- Volete tornare dalla signora Raleigh, e tentar di ottenere quella dichiarazione. Che il diavolo vi porti, Lam! Se volete scendere, non sarà certo alla fermata dell'autobus. Rientriamo per un'altra strada. Mi abbandonai sul sedile. Non c'era niente da fare. Corning non apri bocca fino all'albergo. Fermò la macchina, apri la portiera e disse: - Un investigatore, voi? Mi fate ridere! Scesi. - Riderà bene chi riderà l'ultimo - dissi, e mi allontanai. Ritrovai il macinino dell'agenzia e mi recai all'ufficio dello sceriffo. Uno degli aiutanti, che conoscevo da tempo, chiamò il Texas e controllò i dati particolari di immatricolazione dell'auto di Corning. Era proprio sua, la macchina. Abitava a San Antonio. L'aiutante chiamò lo sceriffo di San Antonio. Conosceva bene Corning. In affari era un fulmine. S'era fatto un patrimonio, prendendo opzioni su terreni petroliferi. Era considerato un attaccabrighe senza scrupoli, un individuo pericoloso da ostacolare, e aveva fama d'essere un furbacchione. Andai, in macchina, a San Bernardino. La redazione del giornale locale non seppe fornirmi molti ragguagli. Avevano ricevuto un trafiletto del giornale di San Antonio con la notizia della morte di Aaron Bedford e dell'omologazione del

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testamento da parte della vedova. Tutti i beni nel Texas andavano a costei. Alla nipote, Yvonne Clymer, aveva lasciato un legato di quindicimila dollari e un pezzo di terreno nella Contea di San Bernardino. Un'indagine aveva rivelato che Yvonne Clymer aveva abitato a Burbank, ma che adesso era la signora Wells. La ragazza aveva telefonato a un amico per annunciargli che si trasferiva a Banning. Pensando di poterne cavare un buon articolo di cronaca locale, il capo redattore aveva telefonato subito al corrispondente a Banning di interessarsi della cosa. Questi aveva comunicato che la signora Wells era un gran bel pezzo di donna, ragion per cui decisero di mandare un fotografo e di fare un breve articolo, con gran sfoggio di gambe. Mi feci dare il nome del corrispondente di Banning e mi misi in cammino. Ci arrivai che annotava. Pescai il mio uomo e gli offrii da bere. Si ricordava benissimo di quella storia. Era andato da Wells ed era stato il primo a dargli la notizia. La signora Wells era in viaggio, a far visita alla sua famiglia, ma stava per tornare. Wells disse che le avrebbe telefonato per affrettare il suo rientro. Si era segnato il numero del corrispondente e aveva promesso di chiamarlo appena la moglie fosse arrivata. L'indomani mattina, aveva telefonato, e... - L'indomani mattina? chiesi. - Si, l'indomani mattina. - Non quella notte stessa? - Si trovava dalle parti di Sacramento. Ha preso immediatamente l'aereo! - mi spiegò il giornalista. - Vedo. Dunque, vi ha telefonato e voi vi siete recato a casa sua? - Esatto. - E, allora, come è andata? - Appena ho visto quel donnino, ho capito che si poteva cavarne un articolo coi fiocchi. Ho chiamato subito l'ufficio di San Antonio per sapere fin dove potevo arrivare. Il caporedattore mi disse che contava di farne una bella pagina e mi mandò un cronista e un fotografo. Si sarebbe impostato l'articolo sulla fotografia. Un primo piano di gambe! - Vi ha seccato il fatto che vi mandassero un cronista?- No. Era segno che il caporedattore riteneva interessante la mia notizia. Per me, questo è solo un riempitivo. Faccio il giornalista indipendente a ore perse, ma ho un lavoro regolare. - Che cosa sapete di quel terreno? - Assolutamente nulla! Neanche pensarci di destare l'interesse dei lettori con un pezzo o di terra in mezzo al deserto. Ero, invece, sicuro di appassionarli con gli attributi di cui disponeva con una certa dovizia quella signora Wells. - Potete dirmi dove abitavano? - Era riportato nell'articolo. Ne avete un ritaglio, non è vero? - Si, avete ragione. - Era una Casa d'affitto. Erano andati ad abitarci da poco. Non ho trovato gran che su Wells. Ho idea che sia un irrequieto, e, detto tra noi, Lam, non mi stupirei che quella coppia fosse alquanto irregolare. - Che cosa ve lo fa pensare? - Oh! Una semplice intuizione, quella che si acquista a forza di intervistare la gente. Non c'era atmosfera familiare, e quella donna... Al diavolo! Non lo so! Aveva l'aria di essere disponibile. Purtroppo sono sposato e non ho approfondito l'argomento. Una semplice intuizione. Sapete com'è: A me interessava solo ricavare la storia di una casalinga locale che aveva ereditato quindicimila dollari e un pezzo di terra da un parente ricco del Texas, Sarebbe stata una storia banalissima, se si fosse trattato di una brava massaia dalle mani screpolate per i lavori di casa e con fatture da pagare. Ma appena ho visto la signora Wells, ho capito subito che quelle gambe, avrebbero fatto una bella pagina. Ed era stato così, infatti. - Non avete parlato coi vicini, o con qualcun altro- No, ho raccolto le notizie e abbozzato l'articolo. La fotografia era quella che era. E adesso, ditemi

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una cosa perché mi fate tutte queste domande? - Vorrei trovare la signora Wells.- Perché?- Per farle firmare delle carte. - I Wells abitano da qualche parte a Los Angeles. C'è qualcosa d'interessante in quelle carte? Qualcosa da cavarne un articolo? - Vogliono farle un'offerta per quel terreno.- Perché?Alzai le spalle. - Bene! Sentite - insistette il giornalista. - Tenetemi al corrente, se si combina la vendita o se scoprite qualcosa. Ci teniamo a seguire queste storie locali. La regione intorno a Yucca è maledettamente d'attualità in questi tempi. Si direbbe che vi sia accorsa mezza Los Angeles. - D'accordo. Se ci sarà qualcosa di veramente interessante ve lo farò sapere. E grazie per le informazioni. - Qualcuno deve avere una terribile fretta di comperare quel terreno - disse lui. - Non credo. Qualcuno ha forse una terribile fretta di "rubarlo", ma non credo che sia disposto a pagarlo bene. - Comunque, voi cercate di trovarla? - Proprio così. - E credete che ci potrebbe scappare un articolo? - Per ora, no. Forse in seguito. - Se adesso non apro bocca, mi segnalerete quello che, eventualmente, succederà in seguito? - D'accordo. Se salterà fuori qualcosa che interessi la stampa, vi darò la precedenza sugli altri.

10

Passai la notte del sabato a Banning, in un Motel. Nessuno sapeva dov'ero. L'aria di montagna era fredda, secca e pura. Il Motel era arretrato di un blocco di case, rispetto alla strada. Mi addormentai ascoltando i rumori assorditi della circolazione. Il rombo degli enormi camion arrampicantisi verso i passi della Imperial Valley e, come rumore di fondo, l'acuto lamento dei motori delle auto. Mi svegliai in un mattino di domenica, limpido e fresco. Mi vestii, mi feci la barba e, in un ristorante, presi un caffè e latte con una grossa fetta di prosciutto e due uova. Feci il pieno e ordinai una razione supplementare di panini e un'altra tazza di caffè. Con la macchina dell'agenzia scesi la strada provinciale fino al bivio di Twentynine Palms e, subito dopo, mi arrampicai per la strada a serpentina che scala il colle verso un pianoro coperto di strani alberi chiamati comunemente "Giosuè", immense sagome accavallate, che lanciano verso l'azzurro cupo del cielo le loro grottesche braccia. Ero stato nervoso e agitato tutta la notte. Ora invece avevo una sensazione di calma di distensione, e la certezza che tutto si sarebbe accomodato. L'aria di montagna aveva fatto effetto. Mi fermai a Yucca, a bere un'altra tazza di caffè. Comperai una carta della regione e mi informai in giro. La febbre dell'uranio aveva invaso tutta la zona. C'era un gran viavai di gente equipaggiata nei modi più strani: tende, sacchi a pelo, vanghe, pale, carte, bussole... Tutto l'armamentario da esplorazione. Il miglior sistema per non destare troppa curiosità era di atteggiarmi a ricercatore di Uranio. Scovai un posto dove noleggiavano contatori Geiger e vendevano prospetti con le indicazioni sul modo di localizzare il minerale di Uranio e di picchettare una concessione mineraria, nonché altre raccomandazioni diverse. Feci le cose in grande. Comperai il prospetto, affittai l'ultimo contatore Geiger in magazzino, feci un sacco di domande idiote e riuscii a ottenere sufficienti informazioni per essere press'a poco sicuro di rintracciare il terreno che cercavo. Avviandomi ero sicuro che nessuno mi aveva preso per un investigatore. Ero semplicemente uno dei tanti cercatori di Uranio.

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Uranio!Improvvisamente, ci fu uno scatto nel mio cervello. Perché m'ero fissato che Corning fosse a caccia di petrolio? Avevo pur detto a Bertha che in quella zona non c'era petrolio e che, a trivellare, si trovava granito e sotto il granito, dell'altro granito. Non era una zona petrolifera quella, ma di giacimenti di Uranio. Ne avevano scoperto, da quelle parti, e da allora la gente stava setacciando le montagne. La maggior parte trascurava i terreni che sembravano essere proprietà privata. La mia discreta inchiesta mi aveva rivelato che per un certo tempo, un uomo aveva abitato su quel pezzo di terra e che vi aveva costruito una vecchia baracca. Quel poveretto s'era in seguito rovinato, cercando di scavare un pozzo. Era un veterano della ricerca. Aveva comperato per pochi soldi una partita di traversine, le aveva usate per armare un pozzo e aveva scavato in profondità, sperando di trovare l'acqua. Ci aveva rimesso fin l'ultimo soldo senza riuscire a trovare una vena, aveva rinunciato al contratto d'affitto e se n'era andato. Cercai la mia strada in mezzo ad un dedalo di viottoli: in una zona tutta avvallamenti. Per quanto fossi stato attento, sbagliai due volte, ma riuscii a ritrovare la via giusta e arrivai infine in un sito che sembrava essere quello che cercavo.La strada seguiva il margine del terreno. Riuscii a individuare un angolo, seguii la strada fino all'altro angolo, rilevai le indicazioni della bussola e mi feci un'idea abbastanza precisa della configurazione del terreno. La vecchia baracca sconquassata era stata costruita a pezzi e bocconi con tutti i materiali trovati in giro: vecchie assi, pezzi di lamiera ondulata, e grandi bidoni di zinco tagliati, appiattiti e inchiodati sulle pareti. Una porta sgangherata si fregiava di un foro, tappato con tela di sacco. Oscillava, di traverso, sui cardini. All'interno c'era puzza di topi e il particolare odor di chiuso delle capanne inabitate. In un angolo, una pila di vecchi giornali era stata rosicchiata dai topi che vi avevano fatto il nido. Una lettiera accostata al muro, era ancora coperta di vecchi rami di pino ora completamente secchi e cadenti. Un fornello, ridotto ad una sola gamba, era sostenuto da mattoni. Un armadio conteneva ancora resti di stoviglie. Il pavimento era coperto di carta, di schegge di vetro e di detriti. Dietro la, capanna, un salice teneva duro, sfidando i venti del deserto. Diedi una rapida occhiata in giro, ma non vidi neanche l'ombra di un pozzo. Solo dopo un po' scorsi un rialzo di terra e qualcosa che somigliava a una vecchia botola. Ne afferrai un angolo, la sollevai, e quasi immediatamente mi giunse un soffio d'aria gelida. Avevo sotto gli occhi un foro di circa due metri che affondava nel buio. Rimisi a posto il coperchio di legno, tornai alla macchina, presi il contatore Geiger e cominciai a saggiare. Ottenni poche deboli indicazioni. Le seguii fino alla cresta di granito e la costeggiai. Il contatore si bloccò. Ogni tanto reagiva abbastanza, perché la cosa presentasse un certo interesse. Camminai, mi arrampicai, saggiai e feci progetti fino a che le mie povere gambe non mi ressero più. Ottenni delle indicazioni interessanti, ma niente di positivo. In complesso, un modo originale di passare la giornata, nient' altro. Stavo risalendo in macchina, quando, improvvisamente, ebbi un lampo di genio. Presi il contatore Geiger, tornai al pozzo, sollevai un angolo della botola, la strappai via, e guardai giù. Non avendo una torcia elettrica, non riuscivo a vedere il fondo, ma il pozzo, sembrava ben puntellato. Una scala, inchiodata ai pali, scendeva sottoterra, costruita secondo tutte le regole della miniera. Tastai i pioli. Sembravano solidi e in buono stato. Mi arrampicai allora su un'altura, a poca distanza dal pozzo, e osservai attentamente i dintorni. Mi rendevo conto della pericolosa situazione in cui mi sarei trovato se fosse arrivata una persona malintenzionata mentre mi trovavo nel pozzo. Mi legai al collo il contatore Geiger e, saggiando cautamente la solidità dei pioli, cominciai a

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scendere. Era buio l'aria era secca e aveva un odore particolare di marcio che, per il momento, non riuscivo a definire esattamente. Continuai a scendere fino a che l'apertura quadrata del pozzo si ridusse alle dimensioni di un francobollo. L'odore si fece più forte. La scala sembrava solida, ma improvvisamente decisi di non insistere oltre. Soffrivo di claustrofobia, Mi afferrai alla scala, guardai con nostalgia il quadratino di cielo azzurro sopra la mia testa, slegai il contatore Geiger e lo puntai. Impazzi, come un biliardino automatico. Udivo nel microfono, un crepitio simile a quello di una mitragliatrice. Mi rimisi l'apparecchio a bandoliera, impugnai i pioli e, nonostante le gambe molli, risalii veloce come una scimmia. Quando finalmente emersi alla luce di quel pomeriggio assolato, all'aria libera, respirai a pieni polmoni. Ero madido di sudore e tremavo come una foglia. Salii di nuovo sulla piccola altura e mi guardai intorno. Non c'era anima viva. Spinsi, tirai, tornai a spingere, e finalmente risistemai la botola sull'apertura del pozzo. Tornai alla macchina e rientrai a Yucca. Restituii il contatore Geiger preso a nolo, ricuperai la cauzione e dovetti rispondere alle rituali domande: - Non avete trovato niente, non è vero? Coraggio, bisogna insistere. Ce n'è in abbondanza, nella montagna. Se si potesse trovarlo il primo giorno, saremmo tutti milionari! Ma nella zona c'è... Non si sa mai quando si azzeccherà il filone... Be', tornate un altro giorno. Basta che gironzoliate lassù; male non può farvi e chissà che non vi faccia molto bene... Un tale, un ragioniere, ci andava tutte le settimane, da tre mesi. Un mese fa ha imbroccato un bel filone. Avrete letto la notizia sui giornali, no? - A ovest di qua? - chiesi. - No. Piuttosto a est. Ma ce n'è dappertutto, qua in giro.- D'accordo, a presto. Saltai in macchina e tornai a Banning.

11

Appena arrivato, cercai la casa occupata a suo tempo dai Wells e ispezionai i paraggi. La casa a est era disabitata, e un cartello "da vendere" era inchiodato sulla facciata. La casa a ovest, invece, era abitata. Suonai. Con passo pesante, una donna sulla cinquantina, robusta e ben piantata, venne ad aprire. Le elargii il mio più affascinante sorriso. - Mi chiamo Lam, Tratto affari immobiliari. Sapete qualcosa a proposito di quella casa in vendita, laggiù, in fondo alla via? - So appena che è da vendere. Vi abitavano certi Smith. Lui è dovuto partire per il Nord. Se ne occupa un agente immobiliare. Il suo numero di telefono è sulla tabella... - Lo so - la interruppi ma pensavo che fosse difficile pescarlo di domenica. - Lo troverete, io credo, Domenica è una giornata buona per gli affari Immobiliari. - Grazie. E la casa qui accanto? Ne sapete qualcosa?- E' da affittare, ammobiliata. - Sapete chi vi ha abitato per ultimo? - Certi Wells- Possiamo parlarne un momentino? Una voce d'uomo chiamò dall'interno della casa. - Chi c'è, Amanda? - Uno che chiede informazioni sugli stabili – rispose la donna. Le feci un bel sorriso. - Posso sapere il vostro nome? - Boswell. Mio marito è Oscar Boswell. - Desidererei qualche informazione sul signore e la signora Wells.

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Lei cambiò faccia. - Sono rimasti qui pochissimo. Lei ha ereditato. - Amanda! - chiamò la voce maschile imperiosamente, in tono di avvertimento. - Vengo - rispose la donna accingendosi a chiudere la porta. - Solo un minuto, signora Boswell. Tanto vale dirvelo subito, sono un investigatore.- Oh!Udii un cigolio di scarpe e Oscar Boswell, si affacciò all'uscio. Aveva cinque anni più della moglie, venticinque chili di meno, ed era più basso di lei di una testa. Sembrava agitato. - Che c'entra la polizia? - domandò. Sfoderai un altro smagliante sorriso. - Come state signor Boswell? Mi chiamo Lam, Donald Lam. Allungai il braccio e, fatto un passo avanti, sorpassai la signora Boswell, per stringere la mano al marito. Questa manovra mi permise di entrare. Cominciai subito a parlare, velocemente. - Non sono della polizia, signor Boswell. Sono un investigatore privato. Sto raccogliendo informazioni sulle amicizie e sulle abitudini delle persone che abitavano qui accanto. - Perché?Sorrisi. - Non lo so esattamente. Un nostro cliente desidera alcune informazioni, non so altro. Suppongo che sia in rapporto con quella eredità. lo desidero solo alcune informazioni. - Noi non sparliamo dei nostri vicini. Noi non sparliamo della gente. Era un ometto spaventato, alto circa un metro e sessantacinque, Aveva tutto del topo grigio; baffi grigi cascanti e la testa calva con una frangetta di capelli bianchi sopra le orecchie. Portava un paio di occhiali sulla punta del naso, in modo da guardarmi al di sopra delle lenti. - Per carità, signor Boswell! - esclamai. - Io non voglio mica pettegolezzi. Cerco solo di conoscere i fatti. - Mi voltai verso la signora Boswell, - Eravate al corrente dell'eredità capitata alla signora Wells? - L'ho letto sul giornale.- La conoscevate fin da prima che ereditasse? - Avevano traslocato solo pochi giorni prima. - L'avevate incontrata? - Non faccia a faccia. L'avevo intravista nel cortile.- Non siete andata a farle visita, da buona vicina? - Avevo intenzione di farlo, ma prima volevo darle il tempo di sistemarsi. - Ed è capitata l'eredità. Prima ancora che avesse finito di sistemarsi? - E' andata via prima che arrivasse la notizia.- Dov'è andata? - A Sacramento. - Amanda! - intervenne decisamente Oscar Boswell, e di colpo cominciò a parlare velocemente in tedesco. Afferrai abbastanza però, per capire che le ordinava di non dire altro. Gli sorrisi. - Appunto! Sono proprio queste, le informazioni che cerco, signora Boswell. Che cosa è avvenuto, dopo che la signora Wells è partita? Sarà meglio che me lo diciate. - Mia moglie non sa niente - intervenne nervosamente il marito. - Ha solo sentito un alterco, e nient'altro. - Durante la notte? - chiesi.- Si, durante la notte. - E l'indomani la signora Wells è partita? - E con ciò? E' andata a trovare la sua famiglia.- Come lo sapete? - L'ha detto il marito.

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- A chi l'ha detto? - A me. - Gli avete chiesto dov'era sua moglie? - No, no! Non cosi sfacciatamente. Ho fatto un'allusione. - Perché? - Be', perché... perché Amanda era preoccupata, ecco perché! - E' logico che fosse preoccupata - dissi. - Temevate che le avesse fatto del male, non è vero? Avete udito un colpo sordo, signora Boswell? - No, no! - rispose il marito, - Nessun colpo. Per lo meno, lei non può giurarlo.- E poi – insistetti - Wells ha messo in moto la macchina e si è allontanato, non è cosi?- Ebbene? Che c'è di male? chiese Boswell. - Un uomo ha bene il diritto di andare e venire come gli pare. Siamo in un paese libero, no? - Tutto dipende da ciò che intendete per libero. - Mi rivolsi alla signora Boswell. - L'avete visto caricare un corpo nella macchina? - No, no e no! - gridò Boswell, - No, Amanda, basta! La donna non fiatò, tenne le labbra strette e fece una faccia da sfinge. Intervenni. - Se avete intenzione di nascondere informazioni di questo genere, andrete incontro a serie noie. - Sentite! - Oscar Boswell stringeva il risvolto della mia giacca tra il pollice e l'indice e, nello stesso tempo, mi supplicava con gli occhi. - E' andata cosi. Una semplice lite, una semplice lite tra marito e moglie, tranne per quanto riguarda gli urli, e dopo... - E dopo? - Be', forse un colpo, forse qualcosa ch'è caduto dal tavolo sul pavimento, forse una sedia rovesciata. Chi può sapere? - E dopo, più nessun rumore? - Che cosa c'è di strano? Non vuol dir niente. Possono essersi accorti che avevano svegliato i vicini. - A che ora è avvenuto? - Intorno alla mezzanotte, il giorno in cui hanno traslocato. - Allora, voi spiavate dalla finestra? - lo non spiavo un bel niente. Era Amanda a curiosare. Mi sono sgolato a dirle di andare a letto. Erano cose che non ci riguardavano. Mi voltai verso Amanda, - Che ne ha fatto del corpo? - No, no e no! - urlò Oscar. - Non c'era nessun corpo. Ma non capite? E' tornata. Non era neanche ferita. Una cosa terribile! Un errore imperdonabile! Amanda avrebbe potuto attirarci addosso un sacco di guai. - Voleva avvertire la polizia? - chiesi. Il silenzio di Oscar Boswell mi diede la risposta affermativa che mi aspettavo. - Che cosa ha caricato in macchina? - domandai alla signora Boswell. Mi rispose il marito. - Solo un rotolo di coperte. Amanda non voleva crederlo, quella notte. - Potevate vederlo? - le chiesi, guardandola negli occhi. - L'ho visto. L'ho visto caricare in macchina alcune coperte e partire. - E' tornato? - Si. - Quando? - Circa... oh, circa tre ore dopo. - Avete aspettato che rientrasse? - No no - si schernì la donna. - Ero andata a letto. L'ha sentito mio marito, quando è tornato. - Ho il sonno leggero - spiegò lui. - E l'avete sentito tornare?

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- Si, ho sentito la macchina. - E poi? - Be', dopo non so. Ho dato un'occhiata. Una luce si è accesa, quindi si è spenta. E' andato a letto. E anch'io. Tutto questo non ci riguardava. Noi non siamo di quei vicini che ti mettono nei guai. - L'indomani mattina, però, avete parlato con Wells? - Si, ho parlato con lui.- Che cosa gli avete detto?- Mi sono informato come stava sua moglie. Gli ho chiesto se, per caso, non era caduta e non s'era ferita. - Che cosa ha risposto? - Mi ha riso in faccia. M ha raccontato che sua moglie aveva deciso di recarsi da suoi a Sacramento, e che lui l'aveva accompagnata in centro all'autobus della notte. Ha aggiunto che non voleva che partisse perché, appena traslocato, c'era da fare un sacco di cose. Avevano litigato. Lei aveva fatto la valigia. Lui aveva insistito. Lei s'era impuntata. La valigia era posata su un piccolo tavolo, entrambi avevano voluto afferrarla. Il tavolo s'era rovesciato e la valigia era caduta a terra. Erano allor scoppiati entrambi in un grande risata. Era ridicolo accapigliarsi per una simile inezia. Era la loro prima lite. Lui aveva ceduto e l'aveva accompagnata all'autobus. Mi ha detto che sua moglie aveva con sé una valigia e un grosso pacco, regali per la famiglia. - E dopo, cos'è accaduto?- Non m'interessava altro - rispose Boswell. - Amanda però non era ancora convinta e voleva raccontare quello che era successo. Io le ho detto che era pazza. Non abbiamo aperto bocca. Noi viviamo la nostra vita, che i nostri vicini vivano la loro, Hanno litigato? La valigia è caduta a terra? Non è vero niente? A noi che ce ne importa! - E in seguito, la signora Wells è tornata? - Si. Quattro giorni dopo. - L'avete vista? - chiesi alla signora Boswell, Anche questa volta mi rispose il marito. - Appena tornata, il fotografo del giornale l'ha fotografata. Non sapevamo nulla, in quel momento. Più tardi, abbiamo letto la notizia sul giornale. - Avete visto la fotografia In prima pagina?- Si. - Era somigliante? - Le si vedevano soprattutto le gambe. - Era rossa di capelli? - Si. Rossa e piccola, con una bella figuretta. Veste molto bene, all'ultima moda. - Non siete andato a farle visita per congratularvi della sua fortuna? - E' andata mia moglie. - Certo che sono andata! - Intervenne la signora Boswell.- Quando? - Il giorno in cui è apparsa la notizia. - Era emozionata? - Perché? - Per aver ereditato tutto quel denaro e quel terreno? - Non è mica un gran che. Il terreno è in pieno deserto, un sito dove neanche un coniglio troverebbe di che vivere. Per il denaro è diverso. - Ve ne ha parlato? - Certamente. - Siete andato a trovarla? - Si. - Sono stati gentili?

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- Gentilissimi. Oscar Boswell intervenne nervosamente. - Come vedete, signor Lam, l'aver ascoltato quella lite avrebbe potuto procurarci un mucchio di seccature. Mi rincresce che l'abbiate saputo. Se non aveste capito il tedesco, Amanda non avrebbe parlato, non avrebbe detto nulla. Mi capite? - Capisco. - Non dimenticate che vi abbiamo raccontato tutto questo in via riservata. - Naturalmente. Guardò la moglie. Lei lesse nel suo sguardo una specie di segnale, fece dietrofront e si diresse verso l'interno della casa. Lui mi porse la mano. - Molto lieto di avervi conosciuto, signor Lam, Grazie, grazie mille. Come avrete capito, mia moglie è nervosa. Purtroppo ha molta immaginazione. - Sono contento che mi abbiate detto tutto. Questo chiarisce la situazione - dissi. - Chiarisce che cosa? - Il motivo per cui sua moglie è partita così precipitosamente - risposi. - E' molto bella - osservò la signora Boswell, parlando al di sopra della spalla e avviandosi poi con passo deciso verso la cucina. Il marito mi accompagnò alla porta e mi strinse di nuovo la mano. - Ho deciso di non dir niente a nessuno - mi confidò. - E' un' ottima decisione - approvai. - Veramente un'ottima decisione. Non dite niente a nessuno. Hanno litigato, e con ciò? Moltissima gente litiga. Sulla sua faccia apparve un ampio sorriso. - Grazie, grazie, grazie, grazie, signor Lam! Vedo che mi capite; è esattamente quello che ho detto io ad Amanda, Arrivederci. La porta si richiuse. Tornai alla macchina dell'agenzia e rientrai a San Bernardino. Misi la macchina in posteggio, presi l'elicottero per Los Angeles e di là, l'aereo per San Antonio. Mi concessi solo tre ore di sonno in un albergo di San Antonio, poi mi alzai e andai a cercare informazioni su Aaron Bedford.

12

La targa fissata alla porta dell'ufficio, diceva: AARON BEDFORD. INVESTIMENTI. AVANTI. Entrai. In anticamera vidi un tavolo per la segretaria, un telefono interno e una, fila di raccoglitori. Non c'era nessuno. La porta che dava nell'ufficio propriamente detto, era socchiusa. Avanzai e vidi una donna seduta ad una scrivania. Riempiva di carta due grandi cesti di vimini posati per terra. Frugava nella scrivania, prendeva le carte, le scorreva alla svelta, e le gettava nei cesti. Era così presa, che non mi senti entrare, - La signora Bedford? - m'informai. La donna alzò gli occhi, sorpresa. - Si. - Mi chiamo Donald Lam - dissi sorridendo. - Che cosa volete? Aveva un petto opulente e labbra sottili, lunghe ciglia e occhi freddi e calcolatori. Era una bruna dai capelli nerissimi, lucidi e ondulati. Il nero le donava. Era più circospetta di un pugile alla prima ripresa. - Vorrei avere dei ragguagli sui beni di vostro marito in California. - Non ne ha. - Toh! M'era parso di capire che ne avesse. - Non ne ha. Mio marito ha venduto tutte le sue compartecipazioni in California, prima di morire.

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Perché vi interessa, signor Lam? - Sto cercando di controllare certi titoli di proprietà in California. Non ha un pezzo di terra, da qualche parte, nella zona di Yucca? Lei mi concesse un gelido sorriso. - E' molto se lo si può chiamare un terreno. E' un pezzo di deserto arido che non serve a niente. Non c'è acqua. Tranne polvere, non dà altro. Mi avvicinai e sfoderai tutto il mio fascino. - Ritenete consigliabile l'acquisto di quel terreno? La bruna mi squadrò per qualche secondo, poi divenne più cordiale. - Consigliabile per chi? - Per me. Sorrise. - No. - Ma era di proprietà di vostro marito? - E con questo? - Era un abile uomo d'affari, lui. - Che cosa vorrebbe dire? - Non, l'avrebbe comprato, se non l'avesse ritenuto vantaggioso. - Come sapete che l'ha comprato? - Non era suo? - Si. - Temo di non comprendere. Di colpo di venne la cortesia fatta persona. - Sedetevi, prego. Vi racconterò la storia di quel pezzo di terra. Mio marito l'ottenne in una permuta. Fu, in un certo senso, il premio, la piccola differenza in più, che un buon mediatore pretende sempre. Mio marito era un maniaco in fatto di scambi. Ci teneva moltissimo a quei piccoli premi. Quella volta, l'individuo col quale trattava l'affare, offrì una grande estensione di terreno in California. Mio marito è sempre stato profondamente convinto dall'enorme valore speculativo dei terreni di qualsiasi genere, quindi accettò di trattar quell'affare. - Sei mesi fa, durante un soggiorno in California, prendemmo la macchina e andammo a vedere il posto. Impiegai due giorni a rimettermi dall'incubo di quella distesa desolata e senza segno di vita. Anni fa, un poveraccio aveva speso una pazzia di tempo e di denaro per tentar di scavare un pozzo. La capanna è un rudere. Marcia e infestata dai topi. Il pozzo è scavato nel granito secco e friabile, e termina nel granito secco e friabile. "Abbiamo liquidato tutti i nostri beni in California, fatta eccezione di quel pezzo di terra. Avevamo alcune parenti laggiù, le quali si leccavano le dita al pensiero di ereditare parte del patrimonio di mio marito. Io lo consigliai di conservare quel terreno per loro. Che se lo disputassero pure!" La donna scoppiò in una risata aspra e fredda. - Potreste darmi qualche notizia su queste parenti della California? - La so lunga sul loro conto, però non le ho mai viste. Una è molto bella, ma avida. L'altra è impudente, aspra e avida. - Una delle due, è una certa signora Wells? - Mi pare. E' senz'altro la più simpatica delle due. - C'è anche una Lucille Patton, a Sacramento, non è vero? La conoscete? - La conosco come le mie tasche! - rispose selvaggiamente. Poi aggiunse: - Però come vi ho già detto, non le ho mai viste. - Vi scrivevate? Lei fece, col capo, un cenno negativo. - Con me, no. Con mio marito. - E dal punto di vista minerario, vostro marito non potrebbe aver pensato che ci fosse del petrolio? Sorrise, e mi indicò due frammenti di roccia nera, posati su una mensola sopra la scrivania.

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- Vedete quelle due pietre? Annuii. - Provengono da quel terreno. Soltanto perché si trattava di roccia nera, Yvonne Wells pensava che fosse petrolifera. Mandò a mio marito quei frammenti precisando che provenivano dal suo terreno nel deserto. Lei riteneva che ci potesse esser petrolio. Petrolio in quel terreno! Questa si che è buona! Consigliai perciò mio marito di dirle che, dopo morto le avrebbe lasciato quel pezzo di terra così, se c'era petrolio, un giorno sarebbe stata ricca. La signora Bedford rise nuovo, Una risata cattiva stridula, senza gaiezza. - Vedete, signor Lam, l'avvocato di mio marito diceva che era meglio ricordare le due nipoti nel testamento aveva suggerito ad Aaron di lasciare a ognuna cento dal dollari. Io invece gli dissi di lasciargli tutti i suoi beni in California, e, in seguito, realizzare tutto, tranne quel terreno. Mio marito rispose che aveva promesso loro qualcosa di sostanziale. Io, allora consigliai di lasciare un po' di denaro a Yvonne, se ci teneva tanto, ma lo avvisai che gli avrei strappato gli occhi se avesse lasciato qualcosa a quella sgualdrina di Sacramento! "Non vorrei sembrarvi acida, signor Lam, ma quella Patton era assolutamente intollerabile. Non so perché vi racconto tutto ciò, forse perché non ho potuto dare sfogo alla terribile tensione morale che ho subito, e perché... insomma è cosi facile confidarsi con voi. Mi sembrate una persona comprensiva." E mi sorrise. - Grazie. - Avete una personalità simpatica. Mi rincrescerebbe di vedervi gettar via del denaro e mordervi le dita per quel terreno. - Infinite grazie. Segui una pausa. - E quelle parenti della California, come hanno accolto la notizia del matrimonio del signor Bedford? Questa domanda diede alla donna la possibilità di assaporare il suo trionfo. Si sentiva sola e cercava qualcuno a cui parlare. Discutere delle parenti della California era per lei una piacevole distrazione, - Mi hanno subito detestata. Eccome! Avevano già quasi artigliato con le loro manine avide il patrimonio di Aaron. Poi sopravvenni io. Aaron s'innamorò di me e mi sposò. Si vide allora ingigantire un amaro disappunto! "Credete che abbiano cercato di comprendermi? Figuratevi! Io ero l'avventuriera l'arrivista, la guardarobiera diventata albergatrice! Un'intrigante! "Potete immaginare una cosa più assurda, Lam? Quelle due piccole miserabili, sfacciate, con le loro lettere false piene di un affetto insipido, con gli occhi avidi puntati sul patrimonio di Aaron e convinte che fossi una donna a caccia di quattrini! Avrei potuto rider loro in faccia. Non ho voluto. Le disprezzo. Credevano che io non sapessi leggere tra le righe di quelle loro lettere intriganti. Straccione! Le sapevo a memoria. Le ho incastrate, quelle due santarelline, Ho avuto un'idea luminosa." - Vostro marito era in buoni rapporti con Lawton C. Corning? - Oh sii Aaron non simpatizzava molto. Conservava piuttosto le distanze, ma aveva il "massimo" rispetto per il signor Corning, - Andavano d'accordo? - Si. Corning ha fatto diversi affari con mio marito. Corning è sempre a caccia di contratti. Va in giro e adocchia le proprietà. Talvolta tratta sulla base di un compenso fisso e di un premio. Altre volte acquista in proprio. In questo caso, cerca di tirare all'osso la cifra. Mio marito ha trattato con lui diversi affari e lo stimava molto. - E siete proprio sicura che tutti i suoi beni in California siano stati venduti?- Nel modo più assoluto. Tutti, tranne quel pezzo di terra desertica. - Non credete che possedesse altri beni, di cui ignorate l'esistenza? - No. Sapevo tutto sul suo patrimonio. Tutto quello che possedeva in California è stato venduto, tranne quella terra. L'ha lasciata alla nipote, quella che era cosi sicura di trovarci il petrolio.

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Guardate un po' quella pietra! C'è dentro tanto petrolio quanto ce n'è nel legno di questa scrivania. Insistetti. - Ho sentito dire che Lucille Patton avrebbe ereditato mica male alla morte del signor Bedford. - Lo credeva lei! - rispose, asciutta, la signora Bedford, staccando nettamente le parole come se al posto delle labbra avesse avuto un paio di forbici. - Credo di non aver mai visto in vita mia una zitella più sfrontata. Prima d'incontrare me, mio marito era molto solo. Era andato in California e vi assicuro che quella intrigante gli aveva messo le unghie addosso. Avreste dovuto vedere le lettere che gli scriveva con aria, indifferente. Signoriddio! Voleva che il suo caro zietto Aaron sapesse che in qualsiasi momento avrebbe trovato in casa sua un focolare, che la sua famiglia si preoccupava per lui, che se avesse voluto trasferirsi in California avrebbe potuto trovare una casa nella stessa Sacramento, e che lei non voleva neanche un soldo delle sue ricchezze. Che cara! Per carità! Non era giusto che lasciasse tutto a lei. Era meglio che si informasse se c'erano altri parenti. Lei gli voleva bene solo per lui, per nessun altro motivo! - Non era probabile che fosse sincera?- Una probabilità su dieci milioni, direi. - Potete darmi l'indirizzo della signora Wells? - Il mio avvocato ha una lettera del marito, di Drury Wells. Era dalle parti di Frostmore Road. Io... - Frostmore Road, numero 1638?- Esatto. Ora mi ricordo numero.- Avete quella lettera? Lei scosse il capo. - Sto appunto mettendo in ordine un po' di queste vecchie scartoffie, Mio marito aveva la mania di conservar tutto. Vedeste che iradiddio... Guardate! La scrivania era zeppa di carte e quei raccoglitori, là in quell'angolo, sono pieni di corrispondenza personale. - I raccoglitori in anticamera contengono invece le carte d'affari, suppongo. - L'unica al corrente di tutto era la sua segretaria, ma ora non fa più parte dell'ufficio. L'ho licenziata. Si dava troppa importanza. Voleva portar lei i calzoni... Si, Insomma, non è un'espressione molto canonica, ma rende bene l'idea. - Non c'era nessuno incaricato dell'archivio? - Si. Se ne occupava una ragazza, ma l'ho licenziata dopo la morte di mio marito. C'erano anche altre due donne, che mi trattavano con gelida cortesia. Per il solo fatto che avevano lavorato a lungo per Aaron, sembrava che lui fosse loro proprietà privata! "Finché è vissuto non ho aperto bocca. Dopotutto, non credo che una donna debba cacciare il naso negli affari del marito. Si era affezionato a loro e andavano d'accordo, ma appena ho avuto in mano le redini, le ho scaricate." Si drizzò e aggiunse: - Siete una persona molto simpatica, signor Lam, Eccovi un biglietto col nome dello Studio che amministra i beni di mio marito. Se andate là, vi daranno tutte le informazioni che desiderate. In quanto alla signora Wells, credo che potrete pescarla a quell'indirizzo, di Frostmore Road, a Los Angeles. "Se cercate di fare delle speculazioni, può darsi che qualche investimento di mio marito, nel Texas, possa interessarvi. Telefonerò allo studio, legale, se credete, e darò ordine che si mettano a vostra disposizione." - Grazie. Grazie mille. Mi rincresce di avervi importunata, ma... - Ma vi pare! E' stato un piacere, far quattro chiacchiere con voi. La morte di Aaron è stata per me un grave colpo, e bisogna che io faccia "qualcosa" per distrarmi. Come vedete sto facendo un po' d'ordine e separando la pula dal fieno. E c'è una terribile quantità di pula! - Vi capisco perfettamente - dissi, lanciando un'occhiata ai due cesti di vimini. - Ho avuto però anche delle consolazioni, sapete! Gli amici di Aaron sono stati molto, molto gentili con me, e questo è stato un gran conforto. Siamo d'accordo! E' stata una cosa terribilmente improvvisa, ma credo che sia ancora il modo meno sgradevole di morire.

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La ringraziai, uscii dall'ufficio e andai a cercare il portiere dello stabile. Era uno svedese bassotto che fumava una pipa corta. Aveva gli occhi azzurro slavato, che sembravano opachi e appannati. Gli diedi un mio biglietto. - Sono un investigatore. Ho motivo di credere che "Maria la Morfina" opererà stanotte in quest'edificio. - Chi è "Maria la Morfina". - "Maria la Morfina" è la più astuta ladra di droga che ci sia attualmente sul mercato. In questa casa ci sono medici e dentisti. Hanno tutti, per i casi d'urgenza, una certa provvista di stupefacenti. "Maria la Morfina" penetra di notte nelle case dove ci sono ambulatori e vi assicuro che è la migliore scassinatrice che ci sia in circolazione! Senza dire una parola, lo svedese tirò una boccata dalla pipa. - Bene! Dopo la chiusura degli uffici, voi fate funzionare un solo ascensore. Quello che sale dalla cantina. Non è vero? Lui approvò con un cenno del capo. Tirai fuori di tasca un biglietto da venti dollari. - Ci terrei ad essere di servizio, stanotte, e ad occuparmi io dell'ascensore, come aiuto portiere. - Voi mi pagate “me” - si stupì. - Si, proprio io vi pago "voi". - Supponiamo che quella tizia prenda l'ascensore. Ci sarà una baraonda? - Niente baraonda - lo tranquillizzai.. - Mi limiterò ad assicurarmi che si trovi nell'edificio, poi prenderò il telefono e chiamerò la polizia. La bloccheremo. Io lavoro per un'agenzia che in base ad un polizza di assicurazione, ha la sorveglianza degli ambulatori di medici e di dentisti. Noi vogliamo pizzicare "Maria la Morfina". A noi interessa sole vederla in prigione. La polizia si prenda pure tutti gli onori. Vogliamo però evitare di metterle una pulce nell'orecchio mentre; se dessi ora quest'informazione alla polizia quella organizzerebbe subito un servizio di sorveglianza intorno alla casa e Maria mangerebbe la foglia. E' una dritta, quella! L'uomo allungò la mano per prendere i venti dollari. Glieli diedi. Piegò il biglietto se lo cacciò in tasca. - A che ora comincia la pulizia degli uffici? - Alle sette. - Sarò qui alle sette - annunciai io allora. - Può darsi però che debba aspettare parecchio. Lui approvò. Più semplice di cosi... !

13 Mi ripresentai alle sette meno qualche minuto. Durante le due prime ore fui quasi sempre occupato a far salire o scendere i ritardatari. Poi quel viavai cessò. Il portiere svedese ascoltava alla radio la cronaca di un incontro di pugilato. Le donne addette alla pulizia degli uffici scesero coi carrelli dalle ruote gommate contenenti l'armamentario per la pulizia e grandi sacchi di tela nei quali avevano vuotato la carta straccia dei cestini. Poca roba, al sesto piano, oltre a ciò che la signora Bedford aveva cestinato. Lo svedese continuava a fumare la pipa e ad ascoltare la radio. L'incontro era terminato, ma una voce gracchiante annunciava musica in dischi, e il brav'uomo, con la testa rovesciata all'indietro e le dita incrociate alla nuca, ascoltava beatamente, a occhi chiusi , avvolto da una nube azzurra di fumo. Lavorai svelto. C'era un guazzabuglio di corrispondenza privata: vecchi ritagli di giornale, articoli tolti da riviste, richieste d'impiego. Il defunto Aaron teneva da conto tutto. Smistai tutte le lettere che presentavano una calligrafia femminile, le cacciai nella mia spaziosa borsa e quasi nello stesso momento in cui lo svedese spegneva la radio, decisi di andarmene, Passata la mezzanotte, non viene più - gli dissi.

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- No? Scossi la testa. - Tornate domani? Altro cenno negativo con la testa. - Fate voi! Tornate quando vi pare. Gli dissi che non avrei fatto complimenti. Lo svedese mi riportò con l'ascensore al pianterreno. Rientrai in albergo e presi un aereo che partiva all'una del mattino. Durante il viaggio aprii la borsa e lessi le lettere. Ce n'erano sei o otto di Lucille e quattro di Yvonne. Le lettere di Lucille erano di quelle che fanno andare in estasi uno zio solitario, e fanno impazzire una moglie che tira il colpo all'eredità. Le lettere di Yvonne erano scaglionate in tre anni. Missive insipide, tutte impregnate della condiscendenza propria della gioventù per la vecchiaia e la solitudine. Commenti sul tempo, su un paio di balli, su un film, il resoconto su una passione per un divo della T.V. e l'assicurazione che la famiglia desiderava che lui avesse cura di sé. La quarta lettera era diversa. Gli parlava di Drury Wells che aveva conosciuto da poco. Le aveva procurato un impiego fantastico in un ufficio di collocamento per attori o modelle, nel quale lui aveva degli interessi. Forniva modelle ai fotografi di foto pubblicitarie e, a volte, per il cinema. Cosi almeno diceva lui, e Yvonne gli credeva. Wells le aveva promesso una carriera sensazionale. Aveva grandi relazioni in diverse Società Cinematografiche e poteva influire molto nel lancio, a Hollywood, di una ragazza. Diceva di essere "fidanzata" con Wells e aggiungeva che non c'era da meravigliarsi che facessero un viaggio lampo nel Nevada o nell'Arizona e si sposassero con una cerimonia semplicissima e senza pennacchi.Gli raccontava che lei e il fidanzato erano andati a fare un giro nel deserto, che avevano fatto merenda sul terreno di San Bernardino e che la baracca era in sfacelo. Allegava alla lettera alcune fotografie, fatte da lei. Qualcuno aveva scavato un pozzo per 'cercare l'acqua', e la roccia estratta dal pozzo le sembrava petrolifera. Era nera e pesante. Yvonne gliene mandava tre campioni in una scatola. La lettera era ancora nella sua busta, con le fotografie. Erano mediocri istantanee scattate con una macchina da quattro soldi, senza telemetro. Alcune erano sfocate. In altre lei s'era mossa. Fotografie volgarissime, insomma, prive d'anima, prese senza gusto senza un minimo di esperienza, C'era anche un primo piano di Drury Wells, passabilmente sfocato. Non feci fatica a ricostruire tutta la storia. La lettera era stata scritta circa dieci giorni prima che Bedford morisse. Probabilmente, Corning si trovava nell'ufficio, quando erano arrivati quei campioni. Ce n'erano solo due sulla mensola sopra la scrivania. Bedtord doveva aver fatto matte risate a proposito di quelle rocce petrolifere. Corning, invece, dritto, aveva avuto un'altra idea, lui! Si era messo in tasca uno dei tre campioni l'aveva controllato con un contatore Geiger. Gli era bastato Ma, ahimè, Bedford era conservatore e prudente. Conosceva bene Corning e sapeva quel che valeva. Corning voleva avere quel terreno per un tozzo di pane. Poi Bedford era morto improvvisamente, e Corning, conosciute le clausole del testamento, era partito in caccia di Yvonne Wells. chiaro come la luce del sole! Arrivai a Los Angeles prima dell'alba, presi un autobus per San Bernardino, ricuperai la macchina dell'agenzia e mi recai a Banning. Appena aprirono, mi recai agli sportelli della Compagnia Telefonica. Mi presentai come Drury Wells e chiesi se per caso c'era qualche conto in sofferenza per chiamate interurbane, da quando avevo lasciato il mio domicilio. Una contabile fece laboriose ricerche tornò con un estratto conto ammontante a dodici dollari e ottantacinque cents. Mi sgridò perché non avevo informato la Compagnia Telefonica del trasloco e non avevo dato il nuovo indirizzo. Le risposi che volevo, prima di tutto, controllare il mio conto. Lei ribatté che l'estratto conto mi era già stato spedito al mio nuovo indirizzo. Io contrastai dicendo che non avevo

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mai ricevuto niente e che non avrei pagato un soldo se non mi davano un estratto conto particolareggiato. Altra discussione e, finalmente, quella scorbutica mi presentò la copia della fattura. Pagai i dodici e ottantacinque cents e studiai, in macchina, le interurbane fatte da Drury Wells. Il giorno prima che apparisse l'articolo di cronaca sulla giovane casalinga di Banning erede di un terreno nel deserto, c'era stata una chiamata interurbana per Los Angeles. Entrai in una cabina telefonica, chiamai il numero di Los Angeles e chiesi chi era all'apparecchio. Mi rispose l'Agenzia Waldorf, per attori e modelle. Mi scusai dicendo che avevo sbagliato numero e riagganciai. Risalii in macchina e mi sedetti al volante per ponzare in pace un quarto d'ora. Poi chiamai Bertha, Era appena arrivata in ufficio. - Cercano di te, Donald - mi annunciò. - Un cliente? - Suppongo che sia un cliente. E' una donna. - Oh! Giovane, carina? - Giovane e carina. E c'è anche un tale che ciondola nel corridoio. Credo che sia un ufficiale giudiziario. - Già, lo prevedevo. Non verrò in ufficio oggi, Bertha.- Come? E se c'è qualcosa d'importante, che si fa? - Te ne occuperai tu. - E se non vogliono parlare con una donna? - Falli pazientare. - Che cosa significa questo atteggiamento? - Non voglio essere citato. - lo, però, sono stata citata!- Perché, diavolo, non dovremmo finire nella stessa galera? - E' meglio essere in due galere diverse. - Come faccio a pescarti, se avessi bisogno di te? - Metti un annuncio negli Avvisi Economici dell'"Examiner". Riagganciai prima che strappasse il telefono dal muro come aveva fatto Corning. Intuivo che la Compagnia Telefonica non avrebbe potuto sopportare l'amputazione di due telefoni, l'uno dopo l'altro, a una settimana d'intervallo. Chiamai Lucille Patton a Sacramento. - Donald! - esclamò, quando le ebbi detto chi ero. E provai un certo non so che, nel sentire la gioia che c'era nella sua voce. - Vorrei parlarvi di un terreno nel deserto - dissi. - Che ne direste di affidare a me l'incarico di negoziarlo? - Di che cosa state parlando, Donald? Non possiedo nessun terreno nel deserto. - Non siatene cosi sicura. Chissà che non possa trattare per vostro conto un affare di una certa importanza. - Vi darò il cinquanta per cento - disse lei, ridendo. - Vi basta? - E' troppo, e troppo poco. - Come sarebbe a dire? - Concedetemi il quindici per cento e un invito a pranzo, come premio. - D'accordo per il quindici per cento, Donald. E sarò sempre disponibile per pranzare con voi... tutte le volte che verrete in città. - Benone. Mandatemi un telegramma all'agenzia. L'indirizzo lo avete sul biglietto che vi ho lasciato. Dichiarate nel telegramma che l'agenzia ha l'esclusiva gestione di tutti i vostri beni situati nella Contea di San Bernardino, e che ci riconoscete il quindici per cento di provvigione su tutti gli affari che potremmo trattare. - Il telegramma partirà fra un quarto d'ora - mi assicurò Lucille.

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- D'accordo. Va benissimo. - Non dimenticate il resto, Donald, - Che resto? - L'invito a pranzo. - Non lo dimenticherò. Presi la strada per Los Angeles e ci arrivai poco prima di mezzogiorno. Il direttore dell'Agenzia Waldorf, per attori e modelle, era un uomo dallo sguardo sfuggente, che disse di chiamarsi Norwalk Lykens.Gli diedi un nome fasullo chiacchierammo un po' di cose che non interessavano nessuno dei due, e finalmente arrivammo al dunque. Volevo una rossa dinamica, di ventisei anni al massimo, ma sopra i ventuno. Gli esposi le caratteristiche fisiche richieste. Aggiunsi che quella ragazza mi serviva per risolvere un affare. Mi occorreva una persona disposta a fare un lavoro extra, pur di guadagnare un po' di quattrini in più. Volle sapere a quanto ammontava il supplemento con davanti agli occhi la visione di ciò che avrebbe fatto Bertha, se avesse visto l'effettivo elenco delle spese, gli feci scivolare venti dollari nella mano sudaticcia, Precisai che quelli erano per lui, e che ci sarebbe stato un supplemento di centocinquanta dollari per la ragazza, se mi avesse procurato quella che volevo io e se lei avesse fatto ciò che desideravo. Il direttore scosse il capo, lo scosse di nuovo, e continuò a scuoterlo, Poi, si diresse a uno schedario e prese alcune fotografie. La terza, era di una ragazza che avevo visto, l'ultima volta, intenta a lavar piatti nella casa occupata da Drury Wells. - Chi è? - m'informai. - E' Wanda Warren. Questo, veramente, è il suo nome d'arte, Non so granché sui suoi precedenti, ma è un fenomeno! Non abbiate dubbi, è una bellezza! Osservai attentamente le altre fotografie, poi tornai a quella di Wanda Warren. - E' disponibile? - chiesi. - Posso informarmi. Telefonò. Wanda Warren sembrava disponibile. L'amico Norwalk volle sapere se doveva farla venire in agenzia.- Andrò io da lei - dissi. - Datemi il suo numero di telefono. Lui sorrise e scosse il testone. Non lavoriamo in questo modo. - Perché? - Gli elenchi costituiscono il nostro capitale. - Quanto prendete, in un affare del genere? - Cento dollari. - Scherziamo? Voi siete già pagato. Quanto per l'agenzia? - Restate un istante in linea, Wanda - disse lui, e posata la mano sulla cornetta, aggiunse: - Settantacinque, ultimo prezzo. - Settantacinque - confermai - e mi date l'indirizzo. L'uomo si decise e disse, nella cornetta: - Questo signore verrà da voi tra una mezz'oretta, Wanda. Si tratta di un lavoro alquanto speciale. Riagganciò, firmò una ricevuta per i settantacinque dollari che gli avevo versato e mi diede un pezzo di carta con un indirizzo. - Sono certo che quella ragazza vi soddisferà sotto ogni aspetto.- E se cosi non fosse? - Noi non possiamo garantire i risultati.- E per avere un'altra ragazza? - Altra ragazza, altra spesa. - Sorrise, sforzandosi essere cordiale. - Non possiamo garantire il risultato - ripeté.

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- Bene. Correrò questo rischio. - Andrà benone, è dinamica, piena di brio e slancio e ha già avuto molti incarichi speciali, anche fuori Sacramento, ma per lo più qua. Tutti sono entusiasti del suo lavoro. - D'accordo. Mi fido di voi. Si direbbe che conoscete le donne. Lui si fregò le mani, rise, e annui. - Se le conosco!

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Era una di quelle case nelle quali si entra schiacciando il bottone corrispondente al nome dell'inquilino. Percorsi la lista dei nomi, accanto alla porta; trova quello di Wanda Warren e pigiai il bottone. Pochi istanti dopo, squillò la soneria e la porta su strada si apri. La sospinsi e salii le scale fino all'appartamento della Warren, Premetti il campanello e la ragazza venne ad aprire. - Questa poi, che mi venga un accidente! - esclamò. Per un attimo i suoi occhi rotearono preoccupati, poi, improvvisamente sorrisero. - Dov'è il vostro amico, lo sbirro? - mi chiese. - Quello che non la pianta mai di masticare un sigaro tutto sbavato? - E' nei paraggi. Era elegantissima, in un tailleur marrone scuro molto attillato che metteva in risalto la sua figuretta. Aveva dedicato molte cure alla pettinatura. Era particolarmente bella e molto, molto attraente. - Sentite - riprese. - Siete stato molto carino a venirmi a trovare. Immagino che vogliate farmi una predica, ma invece sarete cosi un tesoro da andarvene. Ho un appuntamento d'affari con un cliente. - Il cliente sono io. - No! - esclamò lei, costernata. - E perché no? - Voi... Ma io credevo ... Le mostrai l'indirizzo avuto da Norwalk Lykens e la ricevuta del denaro che gli avevo versato. - Se è così! Entrate. Voi, allora, sareste il mio nuovo padrone. Che cosa si fa? La seguii nell'appartamento. Chiuse la porta e restò un attimo in piedi a osservarmi. - Non state impalato. Mettetevi comodo. Non credo che vi siate preso il disturbo di assumermi solo per star seduto qua a chiacchierare, non è vero? - No. Allora, che si fa? - Che cosa volete fare? - Ditemi quel che desiderate, e io vi dirò se lo voglio fare o no. - Vi siete fatta passare per la signora Wells. Perché? - Non ero una bella signora Wells? - Sareste stata una bella signora con qualunque nome- Non ero forse una sposa devota? - E che ne so? - Mi avete pur vista lavare i piatti, pulire la casa, vuotare i portacenere... - Non odiate i lavori casalinghi? - lo non odio nulla, quando c'è movimento e varietà. Io odio ciò che è noioso: il lavoro d'ufficio, alzarsi al mattino a un'ora fissa, sapere in anticipo quello che accadrà nella giornata. Non posso soffrire che gli stessi uomini mi facciano le stesse proposte, nello stesso modo. Mi piace la vita varia. - Vi piacerebbe di continuare a essere la signora Wells?- A pagamento? Annuii. - Ci sto. Che cosa devo fare?

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- Avete ancora la chiave di quella casa? Scosse il capo. - L'avete ancora?Altro cenno del capo. - Andateci e mettetevi al lavoro - le ordinai. - Che cosa devo fare? - Mah! Spazzate e fate un po' di pulizia.- E dopo? - Dopo, verrò a prendervi e andremo in un angolino dove la signora Raleigh possa vederci. - E poi, che cosa faremo? - Andremo via in auto, insieme. - E poi? - E poi, verrete con me, ci siederemo e aspetteremo un po'. - E che cosa avverrà? - Parleremo. - E...? - Può darsi che facciamo un viaggetto. - Mi piacerebbe. - Perché siete stata assunta da Drury Wells?, - Non faccio domande. Mi offrono del denaro. Mi dicono quel che devo fare. E io lo faccio. - Che cosa voleva Wells? - Voleva una moglie. - Perché? - Non gliel'ho chiesto. Se ho ben capito, la sua prima moglie gli contestava una sentenza di divorzio ottenuta nel Messico, Ho avuto l'impressione che si aspettasse una citazione. Non ho fatto domande. Ero pagata per fare un lavoro, e l'ho fatto. - E siete stata sua moglie?- Solo in teoria - rispose lei, ridendo. - Dopo tutto, sapete com'è, Donald: recitare una parte va bene, ma ci sono dei limiti. Ve lo dico così di passaggio affinché impariate le regole del gioco. - Non credevo che aveste tanto rispetto per le regole del gioco. Era difficile interpretare il suo sorriso. - Personalmente, no. Ma vi stavo parlando nella mia veste "ufficiale". - Benissimo. Siete e pronta per uscire? Annui e aggiunse. - Ho pronta anche una valigia. - Per il momento non ne avrete bisogno. Avete la macchina? - No. - Allora, prendete un, tassi. Andate al 1638 di Frostmore Road, Indugiate un po' nell'orto, un paio di minuti. Assicuratevi che i vicini vi vedano. Rimanete però vestita così. Dovrete essere pronta a partire subito. - Quando lascerò quella bicocca? - Quando verrò a prendervi. - Vale a dire? - Probabilmente una mezz'ora dopo che sarete arrivata. - D'accordo. Vi avviso però di una cosa. Se laggiù dovessi trafficare per casa, mi cambio. Se trovo qualcosa nell'armadio per coprirmi, bene, altrimenti mi tolgo quello che ho addosso, senza pensarci su due volte. Non intendo affatto sciupare quest'abito. E' un ferro del mestiere. - Non dovrete fare lavori pesanti. Fate solo finta di armeggiare a destra e a sinistra. Se la signora Raleigh viene a farvi visita e attacca discorso, raccontatele quello che vi pare; tanto non è la verità. - Non preoccupatevi. Troverò qualche frottola. Mi diverto un mondo a inventar bugie per le

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ficcanaso come la signora Raleigh, - Non calcate troppo la dose! - le raccomandai. - Niente paura - mi rispose lei, e allungò una mano. - Che cosa volete? - Di che pagare il tassi. Sorrisi amaro e feci un altro salasso al poco denaro ancora disponibile. Poi uscii e telefonai a Elsie Brand, - Elsie, ti ricordi di quel marcantonio dinoccolato del Texas che è venuto l'altro giorno, Lawton G. Corning? - L'ho visto uscire. Perché? - E' al Dartmouth Hotel. Guida personalmente la sua macchina. Ha la targa del Texas, Salta in un tassi, va a quell'albergo e resta in vedetta finché non lo vedi uscire; Telefonami allora alla Stazione di Servizio Atlas, quella all'angolo di Frostmore Road e della provinciale di Whittington. Il numero è sull'elenco. Desidero essere avvertito appena lascia l'albergo. - Signorsì, Nient' altro, Donald?- Nient'altro. Se dovesse capitare qualcosa, e per un motivo qualsiasi lui si allontanasse dall'albergo senza che tu possa raggiungermi, prendi un tassi e di all'autista di portarti, battendo tutti i record di velocità, al numero 1638 di Frostmore Road, Troverai. in casa una donna. Falla uscire. Dille che lavori per me. Prendi con te qualche biglietto dell'agenzia, per dimostrarglielo. - Va bene, Donald, Che cosa racconto a Bertha? - Dille che ti assenti un minuto. Il resto glielo racconterai al ritorno. - Attualmente è in preda a follia pura! Sta camminando su e giù per l'ufficio! - Lasciala camminare. Dopo tutto, un po' di moto le farà bene. Sbrigati! - Son pronta. Salii in macchina e corsi alla Stazione di Servizio Atlas. Feci fare il pieno, controllare l'olio, la pressione delle gomme e il livello d'acqua nella batteria. Al tizio del rifornimento dissi che stavo aspettando una telefonata piuttosto importante, e che sarei rimasto ad attendere. Che mi chiamasse immediatamente se chiedevano di me. Mi rispose di fare come a casa mia, e ciondolai in giro per quasi un'ora. Finalmente il telefono squillò. Era Elsie Brand. - Pronto! Donald? - Si. - E' uscito. - Quando? - Due minuti fa. - Non sai dov'è diretto? - No. E' uscito dall'ascensore e ha attraversato l'atrio. L'uomo del garage gli aveva portato la macchina davanti alla porta un paio di minuti prima che lui arrivasse. E' salito ed è partito. - Com'era? - m'informai. - Agitato? - Agitato? Gesumaria! Ha attraversato l'atrio di corsa. E' balzato in macchina con un volteggio e si è infilato nel traffico come se avesse avuto il fuoco al sedere. - Ottimamente, Elsie. Molte grazie. - E adesso, che cosa faccio? - Torna in ufficio e cerca d'impedire a Bertha di esplodere. Verrò anch'io tra un po'. Di' a Bertha di rispondere, a chiunque telefonasse, che sto per arrivare. - Vi sembra prudente, Donald? Fanno di tutto per consegnarvi una citazione. - Lo so. Ma adesso possono citarmi quanto vogliono. - Contento voi... Vi conosco da un pezzo, e so che sapete quel che fate. Riagganciai, risalii in macchina e puntai sulla casa dei Wells. Mi fermai proprio davanti, salii i gradini e suonai. Wanda Warren venne ad aprire. - Salve! - esclamò.

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- Salve! Vendo spazzole, vi interesserebbe? - Eccome! Mi servirebbero per spazzar via dalla mia strada quelli che dico io.- Chi sono quelli che dite voi? - La signora Raleigh, esempio. - Le avete parlato? - Parlato, eccome! Ha cercato di farmi cantare. E sapete che cosa succederà? - No. - Credo che avremo visite. - Visite? - Dal come si è comportata, giurerei che è pagata per avvertire qualcuno del mio ritorno. Donald, credete che sia la polizia? - Avete paura? - Non in modo particolare. Non mi preoccupo per la pubblicità, ma non, vorrei mettermi troppo in vista. Per quanto ... a pensarci bene, un giornale potrebbe anche tirar fuori un articolo pepato: "Un uomo assume una modella rossa e la fa passare per sua moglie", o un altro titolo del genere. - Calmatevi. - Che si fa? - Pronta a partire? - Mi sono tolta le calze, per trafficare nell'orto. Ci sono dei ramoscelli che vi fregano un paio di calze come niente fosse, e ... - Rimettetevi le calze tagliai corto. Lei obbedi. - Sono graziose - apprezzai. - Grazie. Non mi lamento. Che cosa si fa adesso? - Uscite. Salite nella mia macchina. Vorrei però che, un attimo prima, fingeste di esitare come se dovessi fare opera di persuasione. - Davanti a tutti? - E perché ve lo chiederei, altrimenti? - D'accordo. Saprete voi quel che fate. - Avete la chiave?- Si. - Benissimo. Chiudete a chiave la porta. Mi basta che la signora Raleigh ci veda con comodo. - Non datevi pensiero - ribatte Wanda. - Ci ha già visti con comodo. In un milionesimo di secondo, quella riesce a veder tutto. E' al corrente di tutto quanto avviene nel vicinato. - Andiamo, andiamo!Chiudemmo la porta, e ci avviammo alla macchina. Un istante prima di salire, mi voltai verso la mia compagna e cominciai a parlarle a tutta velocità, agitando le mani come se cercassi di spiegarle qualcosa. - Vedete, l'importante - inventai, così su due piedi - è che non si tratta di firmare un contratto per tutta la vita. Suvvia! Siate sportiva, mollate e versatemi un milione di dollari. Lei restò un momento perplessa, poi rispose: - E va bene. Se la mettete cosi, Donald... Sarebbe una vergogna, da parte mia, aver tutto e rifiutare a voi qualche casetta. -Finalmente. Così mi piacete. Mi guardava e i suoi occhi ridevano. - Mio Dio, è evidente che per primi bisogna aiutare gli amici. Che cosa volete farmi vedere, ora? - Venite più vicina - dissi. Mi venne vicinissima. I suoi capelli mi accarezzavano la guancia. Sentivo il tepore del suo corpo. - Non esageriamo!- Oh! - esclamò lei, scostandosi un po'. - Vi avevo preso alla lettera.

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- Infatti. - Credevo che voleste dire: addosso. - Eh si - sospirai. - Statemi abbastanza vicina. - Capito. Così va bene? - Benissimo. E ora salite in macchina, prendiamo il largo. - Prendiamolo pure. La portai in ufficio. Entrammo, e la porta di Bertha si apri con fracasso. Stava per dire qualcosa ma, osservata attentamente Wanda Warren, chiuse la bocca. In quel momento, alle mie: spalle, la porta si apri. Un ometto sgusciò nella stanza e disse tutto d'un fiato. - Donald Lam, vi rincrescerebbe guardare un momento da questa parte? Mi voltai. L'ometto mi cacciò tra le mani alcune carte e declamò: - Copia di citazione e querela nella causa Wells contro Cool e Lam. Una copia a titolo personale e una quale socio di fatto. Piroettò e usci com'era entrato. Bertha squadrò Wanda dalla testa ai piedi. Wanda Warren guardava la grassona con placida curiosità. - Che il diavolo mi trascini! - mormorò Bertha in un soffio. Inarcai le sopracciglia. - Fate le cose per benino, quando vi ci mettete, non è vero, Donald? - Come? - chiesi stupito Bertha frullò sui tacchi e rientrò nel suo ufficio sbatacchiando l'uscio. Feci entrare Wanda nel mio ufficio e la presentai a Elsie Brand. - Puoi tenermi questa ragazza fuori circolazione, un momento, Elsie? Fu la volta di Elsie di osservarla; con la flemma e il distacco di un mercante di bestiame che valuta un bue da vendere al macellaio. - Direi di si.Entrai nell'ufficio di Bertha. - Dove l' hai trovata? - chiese la mia eterea socia.- L'ho noleggiata. - Noleggiata? Annuii. - Perché? In che modo?- Pagando. - Tu paghi del denaro? sbottò Bertha. La sua collera ingigantì a vista d'occhio. - A volte, ho la tentazione di prendere quel tagliacarte e tagliarti la gola da un'orecchia all'altra, Donald Lam! Che cosa intendi, maledizione, per noleggiata? - Noleggiata. - Coi quattrini dell'agenzia? Le feci segno che aveva indovinato. - Mi farai diventar matta! - ruggì Bertha, - Che bisogno hai di noleggiare una donna! Se ti basta un'occhiata perché tutte le ragazze del mondo, che Dio le strafulmini, ti caschino ai piedi! Lo sa il Padreterno che cosa fai loro! Per i miei gusti non sei che una mezza creatura. Se avessi trent'anni di meno e fossi sulla breccia, non mi sognerei di guardarti due volte. Invece, collezioni un reggimento di ragazze che ti contemplano in ammirazione. E oggi, mi capiti tra i piedi con quella miss Universo, e hai il coraggio di dirmi che hai dovuto noleggiarla. - Ma quella è un tipo speciale - riuscii a dire. - Ma guarda! - Lei ci riporterà in agenzia il signor Lawton C. Corning. - Ma si può essere più scemi? - urlò Bertha. - Corning non verrà più in questa agenzia neanche per

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un milione di dollari! Mi ha telefonato stamattina. - Che cosa voleva? - Piccolezze! Solo sfogare la sua bile. Solo dirmi la sua opinione sulla gente che fa il proprio mestiere, come lo facciamo noi. Solo informarmi che avevi tentato di infinocchiarlo, che ti aveva messo i bastoni tra le ruote tanto per inquadrarti un tantino, che non sei poi tanto dritto e che, d'altronde, neanch'io sono un fenomeno d'intelligenza! - E tu, che cosa gli hai risposto? - Gliene ho dette un sacco e una sporta! Ho aspettato che quel figlio di un cane riprendesse fiato, e gliene ho dette! Che Dio mi spacchi, se non gliene ho dette! - Perfetto - approvai. - Che cosa c'è, di perfetto? - Quando sarà qui, potrai farlo strisciare ai tuoi piedi! - Senti, Donald! Ne ho piene le tasche, delle tue sublimi idee. Se Lawton Corning torna in questo ufficio, con sentimenti amichevoli, io sono pronta a spingere un pistacchio con la punta del naso da qui fino ... - Fin dove? - m'informai. Bertha si fece prudente. - Maledizione! -. ringhiò. - Non sarebbe la prima volta che ti vedo tirar fuori un coniglio da un cappello a cilindro. Non voglio correre il rischio di dover spingere dei pistacchi, ma voglio... E poi, no! che ti venga un accidente! Lo spingerò, quel maledetto pistacchio! Non sai tutti i particolari della faccenda, Non sai quello che gli ho detto al telefono. - Come vuoi - mi arresi. - Dovrai spingerlo, quel pistacchio. - Non ho detto fin dove. - Già. Fin dove? - Senza mai fermarmi, di qui a... di qui. .. - Deciditi, una buona volta. - Senza fermarmi, di qui alla porta di questo fetente ufficio - deflagrò Bertha. - E col naso, lo spingerò. - - Cosi va bene - approvai. - Vado un momento nel mio ufficio. Non andar via. - Ho tentato di avvisarti che quel lombrico ti aspettava fuori, per notificare la citazione. e adesso, che cosa faremo? - Sta' tranquilla. Siamo a cavallo. - Sono felice che ti sei dato all'ippica. C'è speranza che ti rompa l'osso del collo. Quanto paghi d'affitto per quella rossa? - Non pensare a lei, pensa piuttosto a quello che dirai a Lawton Corning. Tornai nel mio ufficio e lasciai sola Bertha, torturata dalla curiosità, ma troppo fiera per confessarlo. Non badai a Wanda Warren. Avevo già dettato quattro cinque lettere quando squillò il telefono. Sollevai la cornetta e rimbombò la voce, mezzo strozzata, di Bertha. - Donald, Puoi venire qui da me un attimo? - Immediatamente - risposi. Strizzai l'occhio a Elsie, nell'attraversare il suo ufficio, e dalla sala d'aspetto entrai nell'ufficio di Bertha. Lawton C. Corning, con un enorme sorriso falso dipinto sulla faccia, mi porse una mano delle dimensioni d'un prosciutto. - Donald - cominciò subiti a dire. - L'altro giorno ho perso la calma. Non c'è dubbio. Sono stato ridicolo e sono venuto a scusarmi, Stavo appunto dicendo alla signora Cool che in questa faccenda mi son comportato come l'ultimo dei cafoni. Ho perso le staffe, e... insomma mi sono comportato da idiota. Avrei dovuto darvi quei mille dollari, quando me li avete chiesti. Sono venuto a chiedervi scusa e a dirvi come la pensavo. Eccovi un assegno di ottocentocinquanta dollari. E' il saldo di quanto mi avete chiesto in acconto. Adesso, buttatevi a pesce, e trovatemi la signora Wells. Se anche verrà a costare qualche centinaio di dollari in più, non ne farò un dramma. E poi, so che vi

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serviranno quattrini per le spese. Fate tutto quello che occorre! Fatelo a modo vostro. Ho in voi una fiducia illimitata. - Grazie! Mi porse un assegno di ottocentocinquanta dollari. Lo respinsi. - Un momento! Aspettate un attimo, Lam! Non siate permaloso. Sono stato un idiota. Sono venuto apposta per scusarmi, da uomo a uomo. Ho chiesto scusa anche alla signora Cool. - Non è questo. E' semplicemente, che i tempi sono cambiati - risposi. - Be'! vediamo, Lam - insistette Corning. - Sono un uomo d'affari, io. Non mi accontento di parole. Voglio fatti. Non mi mossi dalla poltrona. Lo osservavo, e Bertha osservava me come un gatto spia un topo. - Questo è l'assegno di ottocentocinquanta dollari intestato all'Agenzia - prosegui Corning. - Voglio che mi troviate la signora, Wells. Bene! Ora vi farò un'altra proposta. Se riuscite a pescarla entro ventiquattro ore, vi do un premio di duemila dollari. Se ce ne mettete quarantotto, il premio si riduce a mille dollari. Settantadue ore, a cinquecento dollari. Se invece la trovate dopo trascorse settantacinque ore, nessun premio. - Che cosa significa questa storia? - chiesi. Lui rovesciò il capo all'indietro e scoppiò a ridere . - Donald Lam, siete un asso del poker! Ma non illudetevi di infinocchiare Lawton Corning. Riconosco che vi siete destreggiato bene. Sono pronto a scucire quattrini, ma non bluffate. Sono convinto che potete trovarmi la signora Wells entro un'ora, se veramente lo volete. Cerco di far in modo, pagando, di accelerare i tempi. - Mettetelo per iscritto – dissi. - La mia parola vale oro! - ribatté lui, furibondo. - Non è la vostra parola che mi preoccupa. E' la vostra memoria. - Allora, ascoltatemi! - disse infuriato. - Niente trucchi. So che Wells si è già sposato una volta. Forse ha ottenuto il divorzio, forse no. Non ne so nulla. Comunque, non voglio che mi facciate degli scherzi e che mi ritroviate la prima moglie, con la pretesa che, legalmente, lei è l'unica signora Wells. La signora Wells che voglio io, è quella che da signorina si chiamava Clymer? Yvonne Clymer. - E' esattamente ciò che desidero sia messo per iscritto. Non voglio che possiate tirar fuori la scusa che si tratta di un malinteso. Voglio vedere la vostra proposta nero su bianco. - Benissimo. Datemi un pezzo di carta. - Tirò fuori una, stilografica. - Nell'altro ufficio c'è una segretaria e una macchina da scrivere - lo informai. - Niente macchina da scrivere. Voglio scrivere di mio pugno, parola per parola. - Fate pure, Era rosso d'ira. Si sedette e per alcuni minuti scrisse rapidamente. Poi, succhiò l'estremità della stilografica, e riprese a scrivere. Bertha cercava disperatamente di incontrare il mio sguardo, ma io continuavo a guardare fuori dalla finestra. - Fatto. Ecco la mia proposta - dichiarò Corning. - Ve la leggo: "A Cool e Lam: Vi consegno con la presente una provvigione di ottocentocinquanta dollari. Vi incarico di ritrovare la signora Yvonne Clymer Wells, la quale può, essere, o non essere, legalmente la moglie di Drury Wells, ma conviveva con lui come sua moglie. Se la ritroverete entro ventiquattro ore da adesso, vi pagherò un supplemento di duemila dollari Se non la ritroverete entro ventiquattro ore, ma entro quarantotto, vi verserò un premio di mille dollari. Se questo non avverrà entro le quarantotto ore, ma prima dello scadere delle settantadue, verserò un premio di cinquecento dollari. Provvederò anche al pagamento delle vostre spese vive, nel limite di cento dollari al giorno, oppure cinquecento dollari a forfait".

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Corning si voltò verso noi. - Vi va bene cosi? - Aspettate! - dissi. - Che cosa intendete per "ritrovare"? Supponiamo che io la trovi a Banning, per esempio, e che ve lo comunichi. Se voi indugiate ad andarci, potreste risparmiare duemila dollari. - Qualora mi informaste di averla ritrovata, verrà il momento in cui me lo comunicherete, - Aggiungetelo in fondo alla lettera.- Non ne ho l'obbligo. E' un accordo tra noi. Tremante d'ira, scrisse la postilla: "Quando la troverete e mi informerete del posto esatto dove si trova, avrete assolto il vostro compito". - Scrivete l'ora - dissi. Annotò l'ora. - Firmate. Firmò. Presi il foglio e scrissi In fondo "Letto e approvato senza riserve" e firmai "Per Cool e Lam" , Donald Lam. Porsi allora il foglio a Bertha: - Conservatelo!Corning consegnò a Bertha l'assegno, si alzò, si diresse alla porta, si voltò come se avesse voluto dir qualcosa, poi cambiò idea e, usci pesantemente dall'ufficio. I tacchi, dei suoi stivali da cow-boy, martellavano il linoleum. - Che mi venga un accidente! - esclamò Bertha, - Signoriddio! Come speri di cavartela, Donald? Non ci arrivo! E ora, che cosa farai? Sollevai la cornetta, chiesi la linea esterna e formai il numero della Squadra Omicidi. Parlai con Frank Sellers, - Mi hai detto che ti ho messo nei guai e che contavi su di me per venirne fuori - gli ricordai. - Puoi dirlo. Allora, che novità ci sono, mezza cartuccia? - Ti ricordi di quel bocconcino in calzoncini e maglione che lavava le stoviglie al numero 1638 di Frostmore Road? - E chi se lo dimentica! - E' qua nel mio ufficio. Credo che abbia da raccontarti qualcosa che ti piacerebbe di sentire. - Portamela qua. - Ma neanche per idea - ribattei. - Per via dei giornalisti. - Ho già sgambato abbastanza su piste del cavolo, per causa tua, Lam. - Sto per scoprire qualcosa. Se vuoi approfittarne, sarà meglio che tu ci sia, quando scoppierà la bomba. Altrimenti, sai come sono i giornalisti! Un altro poliziotto li abbindolerà, e così, tu avrai lavorato, ma la gloria se la beccherà lui. Rifletté un attimo, poi dichiarò: "Vengo". - Benone. Fa' il pieno di benzina e d'olio alla macchina - aggiunsi.

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Sellers era un tipo terribilmente sospettoso, permaloso e prudente. Era sempre preoccupato che un altro funzionario potesse trovarsi sul posto quando veniva scoperto un cadavere o risolto un delitto. - Siediti, Frank - gli dissi. - Riposati i piedoni e... Sellers divaricò ben bene i piedi, fece rotolare tra le labbra il sigaro masticato e ribatté: - Finiamola con le chiacchiere! l miei piedi mi sostengono benissimo. Parla. Bertha intervenne: - Per l'amor di Dio, Frank, non siate cosi...Il sergente le accennò di tacere. - Lasciate parlare mezza cartuccia. Muoio dalla voglia di sentire la versione che il nostro cervellone ci darà di questa faccenda senza capo né coda.

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- Drury Wells e sua moglie vivevano a Banning, prima di trasferirsi a Frostmore Road - cominciai, - E con ciò? - ringhiò lui. - Sono stato a Banning e ho interrogato i vicini. Quelli che abitano nella casa accanto, quella che si affaccia sulla camera da letto dei Wells, avevano qualcosa da raccontare. - Che cosa? - Il rumore di una lite, un colpo sordo e silenzio. Wells ha trasportato qualcosa sulla spalla, l'ha messo in macchina, si è allontanato, è tornato circa tre ore dopo ed è andato a letto. Il giorno seguente: neanche l'ombra della moglie. Era andata a trovare i suoi parenti. - Questa, poi! - esclamò Sellers. Alzai il capo e tacqui. Lui restò impalato a ponzare, - Maledizione! - esclamò dopo un poco. - Che cos'è Una copia con carta carbone Perché continuano a suonar sempre lo stesso disco? - Tu, che ne pensi? - m'informai.- Non ne capisco un accidente.- Vuoi fare altre quattro chiacchiere con la rossa che hai visto a Frostmore Road?Lui annui, Andai a chiamare Wanda Warren. Appena entrata, la rossa guardò Bertha, Frank Sellers e me, e disse: - Be', direi che c'è il numero legale per il dibattito.- Infatti! - rispose Sellers, - Che cosa avete da raccontarci? - Lascia che ti spieghi a grandi linee - intervenni - All'inferno le grandi linee! - sbottò Sellers. - E' lei che voglio sentire. - Non scocciarmi, Frank! - gridai. - Abbiamo davanti a noi solo ventiquattro ore per risolvere questa faccenda. Se non ci riusciamo, sfumano duemila dollari. Tu mi farai, perciò il sacrosanto piacere di ascoltarmi, e solo dopo potrai far domande. Non aspettai il suo permesso e esposi la faccenda a grandi linee, cominciando dalla prima visita di Corning nel nostro ufficio e terminando con l'ultima. Mostrai a Sellers anche l'accordo firmato da Corning. Gli tenni nascosto soltanto il mio viaggio a Sacramento e il patto concluso con Lucille Patton. Ben piantato sui piedi divaricati, col cappello sulla nuca e le spalle inarcate, Sellers mi ascoltò sino alla fine.Improvvisamente, dopo aver massacrato un po' il sigaro, Si voltò verso Wanda Warren che era seduta nella poltrona occupata poco prima da Corning. - Come vi guadagnate da vivere? - le chiese. - Sono modella. Faccio del teatro. Accetto qualsiasi lavoro. - Per esempio? - Quando si riunisce il Parlamento - intervenni - lavora per gli agenti elettorali. Viene qua durante le vacanze parlamentari. - Vedo, vedo - borbottò Sellers, voltandosi per poterla squadrare dalla testa ai piedi. Lei gli rivolse un affascinante sorriso, cambiò posizione e accavallò le gambe. - Stiamo parlando d'affari - ringhiò Sellers. - Non cercate di parlarmi con le gambe. Fatelo con la bocca.- Che cosa volete sapere? - Questo pasticcio non può essere saltato fuori cosi, per caso. Conoscevate da prima quel Wells? - No, non l'avevo mai visto. Sono sincera, sergente. E' la verità vera. Per me, era un lavoro come tanti altri. Ha telefonato all'agenzia e... - Vi meritereste un paio di sberle - urlò Sellers. - Bugiarda! Wells non è ricorso a voi, per un affare del genere all'improvviso. Vi conosceva già. Lei scosse il capo

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- Non mentite! - esplose Sellers. - Quei due là, possono confermarvi che quando io do una parola, la mantengo. Collaborate con, me e vi concederò una scappatoia. Mentite, e vi giuro che farò in modo che non possiate più lavorare in questa città. E può darsi che mi dia d'attorno per non farvi lavorare più da nessuna parte. Wanda ci pensò su un momento. - Tiratevi giù la gonna - le ordinò Sellers. Lei si tirò giù la gonna sulle ginocchia. - Sbrigatevi a parlare. La ragazza, respirò a fondo. - Si - ammise - lo conoscevo. - Così va meglio. Come l'avete conosciuto? - E' interessato nell'agenzia. - Volete dire che lavorate per lui? - Si, in un certo senso. Direttore è Norwalk Lykens, ma Wells ci ha messo dei quattrini. Non so esattamente quanto. So appena che, ogni tanto, dà ordini, e ... - E, di tanto in tanto, vi faceva l'asino - aggiunse Sellers. - Si - ammise Wanda, guardandolo in faccia. - Oh! Cosi cominciamo a andar meglio - disse Sellers. - Bene! E adesso, passiamo al periodo di Banning. Che cosa ha fatto? - Ha telefonato a Lykens, gli ha ordinato di rintracciarmi e di fargli telefonare immediatamente. - L'avete fatto? - Si. - Che cosa è successo, allora? - Mi. ha ordinato di andar da lui, in velocità. - E dopo? - Dopo, mi ha detto quello che dovevo fare. Sellers si avvicinò alla finestra diede un'occhiata nel cortile, si tolse di bocca i resti del sigaro e li gettò nel vuoto. Poi, si voltò verso di me. - Benissimo, furbacchione, Adesso rivolgerò a te qualche domanda. Perché quella ripetizione? - Tu, che pensi? - lo non penso. Voglio che pensi tu.- Circa due ore e quarantacinque minuti, tutte e due le volte - osservai.- Tu credi che ... Vedo! - riprese. - Avete un compasso? - chiese a Bertha. La divina apri il cassetto della scrivania e gli porse un compasso. - La California del Sud ordinò Sellers. Bertha riaprì il cassetto gli diede la carta richiesta - Due ore e quarantacinque tra andata e ritorno - osservò Sellers. - Quarantacinque minuti per far sparire il cadavere, vuol dire un'ora per l'andata e una per il ritorno Un'ora, col traffico in città diciamo che siano sessantacinque chilometri. Tra i cinquantacinque e i sessantacinque... Bene! Vediamo dove abitava l'amico, a Frostmore Road, Ottimamente! Ecco pressa poco il punto. Adesso vediamo in che scala siamo. Regolo il compasso sui sessanta chilometri... Ecco. Posiamo la punta su Frostmore Road e tracciamo un cerchio di sessanta chilometri di raggio. Ora, tracciamo un cerchio uguale con centro Banning. L'intersezione di questi due cerchi si trova... Maledizione! Quanto sei furbo! Nei due punti dove gli archi s'incrociano non è possibile seppellire neanche un gatto. Sono entrambi in pieno centro abitato. - E' logico! - dissi. - Be', che cosa cianci allora? Perbacco, Non era questa la tua sublime pensata? Scossi il capo. - No, era la "tua" pensata. - E va bene. Fuori questa maledettissima idea. - Quando i giornalisti andarono da lui, Wells sapeva che gli avrebbero fatto un sacco di domande

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sulla moglie. Più tardi, capì che gliene avrebbero fatte delle altre, sempre di più. Se avessero cacciato il naso a Banning, sarebbe saltato fuori che c'era stata una lite, un colpo, che s'era allontanato da casa per due ore e quarantacinque minuti, che era poi tornato e che, in seguito, sua moglie era scomparsa. Perciò si trasferì a Frostmore Road, e ... - Sei un genio, Donald Lam! Ho capito - m'interruppe Sellers, improvvisamente ringalluzzito. - Che io sia dannato se non l'hai azzeccata. - Lo penso anch'io. Se no, non ti avrei telefonato. - Hai un' idea precisa?Scossi la testa. - Che cosa ci serve? - mi chiese. - Una torcia elettrica. - Ce l'ho, - Una pala. - Idem. - E allora, che cosa aspettiamo? - A me, lo chiedi? - rispose Sellers. Mi voltai verso la rossa. - Voi potrete restar qui, finché ... - No, perbacco! - intervenne Sellers. - Lei viene con noi. Questa ragazza non si avvicinerà a un telefono, non manderà messaggi e non ci giocherà brutti tiri. Venite, sorellina. Giocate con me a carte scoperte, e io giocherò a carte scoperte con voi. Se invece cercate di passarmi in curva, sarò il tipo più coriaceo e carogna che abbiate incontrato nella vostra breve vita di spillaquattrini! Vieni, mezza cartuccia .. Andiamo!

16 Il sergente Sellers insistette perché ci fermassimo a San Bernardino. Bisogna seguire le regole - dichiarò. - Ci occorre uno sceriffo. Sei sicuro che non sia competenza della Contea di Riverside? - San Bernardino - assicurai. - D'accordo. Cerchiamo un vice sceriffo. Le regole vanno rispettate. Fermò, cominciò a salire i gradini del Municipio, ma, improvvisamente, fece dietrofront e tornò vicino alla macchina. - Ascoltami bene, mezza cartuccia! Se questa è un'altra informazione fasulla ... - Va' all'inferno! - esclamai innervosito. - Non posso garantire le informazioni che do. Te le sgancio e basta. Lui tirò fuori un sigaro nuovo dalla tasca, se lo cacciò in bocca e si mise a masticarlo, guardandomi con aria truce. Improvvisamente, senza dire una parola, si voltò e risalì i gradini. Tornò accompagnato da un vice sceriffo. Non si prese il disturbò di presentarci. I due poliziotti salirono davanti, e io dietro insieme con Wanda Warren. La ragazza mi lanciò un'occhiata mi sorrise e mi si rannicchiò vicino. Scossi il capo severamente. - Faccia da beccamorto! - protestò. - Mi annoio, sola in quell'angolo. Sellers si volse e sogghignò. Quando lo ebbe convinto che cercava soltanto di fare la gatta, la ragazza mi avvicinò le labbra all'orecchio e sussurrò: - Donald, potreste evitarmi i giornalisti? Alzai le spalle. Lei mi si appoggiò contro con maggiore insistenza. - Cercate - mormorò in un soffio. Le sue labbra mi sfiorarono la guancia, e la ragazza si rincantucciò in fondo sedile. - Che Dio mi protegga! - sospirò. - Non ho mai visto una simile assemblea di iceberg! Attraversammo Banning, Sellers disse: - Indicami dov'è la casa.

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Gli diedi le indicazioni opportune e ci fermammo davanti all'edificio.- Chi sono i vicini che hanno udito quei rumori? Puntai un dito verso casa. Sellers si voltò verso il vice-sceriffo e inarcò le sopracciglia con aria interrogativa, Il poliziotto annuì. - Aspettami qui con la ragazza - ordinò Sellers. - E, ascoltami bene, Lam, niente sgambetti. Voglio che questa ragazza sia qui, quando tornerò, e non voglio che, nel frattempo, scenda dalla macchina. Mi hai capito bene? Feci un cenno col capo. I due poliziotti scesero ed entrarono in casa. - Donald, quei due possono cacciarmi nei guai. Un po' di pubblicità tendenziosa nei giornali, un po'... - Farò del mio meglio, ma non posso promettervi nulla.- Donald, potrei fare una corsa alla toeletta della Stazione di Servizio. Le sorrisi. - Non potreste impedirmelo - insistette lei. - Non provatevici - le dissi. - Giocate a carte scoperte, con Sellers, e lui vi darà una mano. - Credete? - A patto però che non bariate. Ci pensò un momento. - Siamo intesi? - insistetti. E ora, se mi parlaste un po' di Yvonne Clymer?- E' una collega. - Una modella? Wanda annui. - Wells l'ha conosciuta all'agenzia? , - No, la conosceva da prima. E' stato lui a istradarla in quel mestiere. - E allora? - Poco tempo dopo, sono andati a vivere insieme. Non erano sposati. - E poi? - lo credo che abbiano litigato. Tra loro due tutto è andato liscio come l'olio finché lei è stata solo una modella, ma quando lui ha cercato di farne una donna di casa ... sono cominciati i guai! - Dove si trova lei, ora, Wanda? La ragazza distolse improvvisamente lo sguardo. Dov'è? - ripetei. - Vorrei saperlo anch'io. - Dove pensate che possa essere? - lo... Donald, non ne so nulla. - Che cosa vi ha detto Wells? - Dapprima non mi ha detto niente. Mi ha fatto correre qui a tutta velocità. Mi ha detto che dovevo recitare la parte della moglie. - Ha precisato il perché?- Si.- Che cosa vi ha raccontato? - E' una lunga storia, Donald, Tutto è imperniato su un divorzio nel Messico. Lui mi ha confessato che era sposato. Questo lo sapevo già, da Yvonne. Mi ha detto che sua moglie era una poco di buono, un'arpia. Che non voleva ridargli la sua libertà, ma che, nello stesso tempo , non voleva tornare a vivere con lui. Ha aggiunto che gli impediva di vedere i suoi figli e parlava loro male del padre. "Lui ha mandato i documenti necessari nel Messico e ha ottenuto una sentenza di divorzio. Una di quelle sentenze che non valgono granché, ma... Immagino, che sia meglio di niente." - Proseguite. Cos'è accaduto?

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- Lui e Yvonne sono andati a vivere insieme. - Questo, però, non spiega ancora perché voleva che vi fingeste sua moglie. - Si aspettava che la prima moglie gli piantasse grane. A mio modesto avviso, lui temeva che gli venissero notificate delle citazioni, a Yvonne e a lui. Da quello che ho capito, io dovevo affermare di essere Yvonne e un ufficiale giudiziario sarebbe venuto a notificarmi un atto. Lui, allora, al momento opportuno, avrebbe potuto comprovare che l'ufficiale giudiziario aveva preso un granchio. - Vi ha detto questo? - Si, infatti. - E Yvonne dov'era? - A sentir lui, era nascosta e non voleva farsi pescare. - Non gli avete rivolto domande? - Vedo che non conoscete bene Drury Wells, Donald, Non è il tipo cui si fanno domande ... specialmente se siete una ragazza il cui pane dipende dai suoi capricci. - E' il vostro caso? - In un certo senso, si. - Ha un' interessenza nell'agenzia e sa essere spietato, quando vuole. Una ragazza... si, insomma, le è capitato una cosa poco simpatica! - Che cosa le è successo? - Wells ha proibito all'agenzia di procurarle lavoro, e quando la poveraccia ha cercato di cavarsela da sola, lui ha fatto in modo che fosse arrestata e... insomma, lei non immaginava che potesse accaderle una cosa simile- Che potesse accaderle che cosa? - Wells ha messo una pulce nell'orecchio alla Squadra del Buon Costume e l'hanno a arrestata. Le hanno trovato in casa della marijuana; e io so di sicuro che lei non fumava. - Ma, coi vicini, come contava che ve la sbrogliaste? - Non capite, Donald? Erano appena arrivati. Abitavano in quell'appartamento da un giorno solo. Yvonne non aveva ancora preso contatto con nessuno. L'avevano vista, e basta. Yvonne e io ci rassomigliamo molto. Abbiamo la stessa figura, la stessa carnagione e lo stesso colore di capelli. l suoi vestiti mi vanno a pennello, e a lei i miei. Sono dunque venuta qua e finto di essere sua moglie. Quasi subito è apparsa sui giornali la storia di quell'eredità. Drury non sapeva che pesci pigliare e ha chiamato Yvonne al telefono. Lei gli detto di tener duro e di insistere nella commedia. - Ha telefonato a Yvonne - Wanda annui. - Ne siete sicura? Avete udito la conversazione?- Si. - Le avete parlato anche voi? - No. Ma ho sentito lui che le parlava. - Che giorno era? - Il primo giorno in cui ho cominciato a recitare la parte di moglie. - Il colloquio, è avvenuto là, in casa? '- Si. - Che razza di colloquio? Amichevole, o ...- Amichevole. - E adesso dov'è Yvonne? - E' sempre nascosta. - Wells e voi vi siete allontanati di qui piuttosto bruscamente, non vi pare? - Già. - Perché? - Per sviare quei tali che volevano fargli la notifica.- Dite un po', Wanda. Ci credete, voi, a questa storiella?

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- lo ... io ci ho creduto, allora. - E adesso? - Adesso, io..; be', non so che dire. C'era qualcosa di losco, nel come, appena giunti a Frostmore Road mi ha fatto andar via, e poi tornare. In seguito ho letto sul giornale la storia della querela contro voi e la vostra socia, Ho una gran paura che si tratti di un nuovo genere di imbroglio. - E se cosi fosse? - Allora ci sarei immischiata, e non ne ho nessuna voglia. - Wanda, guardatemi negli occhi. Mi guardò. E improvvisamente i suoi occhi divennero affettuosi e teneri. - Mi piacete, Donald - disse in tono suadente. - Vi siete tanto esercitata che lo dite in modo quasi perfetto - osservai. - Non pensateci! Non è questo il momento. Vi è mai passato per la testa che potrebbe trattarsi di omicidio? Trasalì come se l'avessi schiaffeggiata, e guardò altrove. Non fece a tempo a rispondere alla mia domanda, ma non avevo bisogno di risposta. La porta della casa si apri e Sellers venne lentamente verso la macchina. Spalancò brutalmente la portiera. - Venite- ordinò. - lo? - domandò Wanda inarcando le sopracciglia dipinte ed esagerando la sorpresa. - Tutti e due - disse Sellers. Lo seguimmo. Sellers sospinse l'uscio come se fosse stato in casa sua e disse: - Entrate. Lo seguimmo anche nel soggiorno. I Boswell, terribilmente a disagio, erano seduti accanto al vice-sceriffo. - E' questa la donna? chiese Sellers. - Salve! - esclamò allegramente Wanda rivolta ai Boswell, - Ja, ja! E' proprio lei - disse Amanda. - Guardatela bene - insistette Sellers. - E' lei! Il sergente si voltò verso Oscar Boswell. Boswell annui energicamente. Sellers aggrottò le sopracciglia, trasse di tasca un sigaro, se lo piantò in bocca, lo morse selvaggiamente e disse: - Questa volta, ci sei dentro fino al collo, mezza cartuccia!Non fiatai. Sellers e l'uomo di San Bernardino si scambiarono un'occhiata. Il sergente si voltò bruscamente. - Basta così, amici - disse. - Volevamo saper solo questo. Grazie. Ci fece un breve cenno col capo e disse: - "Venite". Tornammo alla macchina. Sellers schiacciò rabbiosamente l'acceleratore e fece descrivere all'auto un cerchio completo. - Dove vai, adesso? - gli chiesi. - Dove diavolo credi che vada? Riaccompagno Jerry a San Bernardino. Poi, torno a casa. E la prossima volta che mi capiti fra i piedi con un'idea sballata, io ... - Continua in questa direzione, e sarai la più bella testa di legno di tutte le polizie riunite. Svolta, e prendi l'altra strada, quella di Twentynine Palms. - Perché? - chiese lui. - Tu che cosa credi? - ribattei. Proseguì per altri due minuti, Poi, la macchina rallentò, Sellers si accostò marciapiede, si voltò e guardò fisso alla luce del tramonto, studiando la mia faccia e masticando il sigaro. L'uomo di San Bernardino continuava a guardare dritto davanti a sé. Nel suo atteggiamento, tutto indicava che non voleva aver a che far con me o con le mie idee. - Hai già sprecato tanto tempo, che un'ora e mezzo in più non farà una gran differenza - dissi a

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Sellers. Il sergente rifletté, non guardò il vice-sceriffo e chiese: - Voi che ne dite Jerry?- Per me è indifferente. Sellers si scostò dal marciapiede, e, bruscamente la macchina fece un balzo in avanti e un perfetto dietrofront. Al di sopra della spalla, il sergente ringhiò: - Vado sino in fondo, mezza cartuccia. Non credo che tu sappia quello che fai, ma non voglio lasciarti neanche una scappatoia. Questa volta, non avrai scuse. Nell'interno della macchina, l'ostilità e diffidenza regnavano sovrane, Wanda Warren, con voce satura di sensualità, tentò di alleggerire l'atmosfera. - Quando si va a mangiare? - Oggi non si mangia! - le rispose Sellers facendo vibrare la lancetta del tachimetro. Dovemmo accendere i fari prima ancora di arrivare a Cabazòn. Il tramonto sul deserto era magnifico. A ovest, il cielo era scarlatto, con la cima nevosa del San Jacinto soffusa di una luce rosea, e ad est di un malva scuro. Fui l'unico ad ammirare il tramonto, Sellers, inarcando le larghe spalle con aria aggressiva, procedeva a rotta di collo nella notte. - Prendi la strada per Twentynine Palms - gli dissi. Come se non avesse udito! Però, al bivio svoltò a sinistra e cominciammo ad arrampicarci attraverso la valle di Morongo fino a Yucca. - Dobbiamo svoltare a sinistra e infilare un viottolo, più avanti - gli dissi. - Va' piano, che cerco di rintracciarla. Era un'impresa di sesto grado, riconoscere i viottoli al buio. Se avessi sbagliato, il poliziotto di San Bernardino si sarebbe convinto di essere stato brillantemente menato per il naso, e Sellers non ci avrebbe messo molto a essere della stessa idea. Proteso in avanti, con le braccia appoggiate allo schienale del sedile anteriore per vederci meglio, concentrai la mia attenzione sugli incroci. Wanda Warren mi era scivolata vicino e, presa la mia destra tra le sue mani, la stringeva di tanto in tanto, quasi a farsi coraggio. La fortuna mi assistette. Riconobbi uno per uno tutti gli incroci e, finalmente, i fari illuminarono l'angusto sentiero pieno di solchi che portava alla capanna squinternata. - Svolta qua - dissi a Sellers. . Sterzò. I fari illuminarono. la porta a sghembo e la tela di sacco che turava il foro. - Punta i fari dietro la casa - dissi al sergente. - Devi illuminare un monticello di terra ... No! Sei troppo a sud. Fa' marcia indietro e punta più a nord. Aspetta! Sei andato troppo in là. Torna indietro. Ecco, ci sei. Andiamo! Scesi. Gli altri mi seguirono. Li condussi alla piattaforma di legno. - Bisogna sollevarla - dissi. Senza dire una parola, Sellers si curvò, infilò le sue manacce sotto uno spigolo della pesante tavola, la sollevò e la fece ricadere di fianco. - Attento a non finir dentro - lo avvertii. Alla vista di quel foro buio, il sergente fece un passo indietro. - Datemi una mano, Jerry - disse. - Bisogna mettere in chiaro questa faccenda. Voglio andarci in fondo. Spostammo completamente la piattaforma che nascondeva l'apertura quadrata del pozzo. - Ecco fatto! - disse Sellers. - Che cos'è questa roba? - Ciò che ti avevo promesso! - gli dissi. Il vice-sceriffo si chinò sul pozzo, lo osservò attentamente, poi esaminò la scala. - Io discendo - disse. - D'accordo - approvò Sellers. - E' la vostra, Contea.

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Il giovanotto tastò i pioli della scala e scese, centimetro per centimetro, a testa bassa per ripararsi gli occhi con la falda del cappello. Sellers muoveva la torcia per illuminare il fondo del pozzo. - Donald, sei responsabile della ragazza. Tienila d'occhio. Non voglio incidenti. - Che cosa credete che voglia fare? - chiese Wanda. - Che mi metta a correre per il deserto?- Perché no?Osservammo il vice-sceriffo che scendeva pian piano la lunga scala, più veloce, da che si era persuaso della resistenza dei pioli. Aveva in tasca una torcia e quando arrivò in fondo, vedemmo muoversi il fascio luminoso. - Avrei bisogno della pala - gridò. - Arriva - rispose Sellers Legò una sottile corda al manico della pala e la calò in fondo al pozzo. Udimmo Jerry gridare: - Va bene. - Poi, il rumore della pala che raschia una pietra. Poi, un minuto di silenzio. Improvvisamente Jerry chiamò: - Risalgo, sergente.- Che cosa c'è, laggiù? - muggì Sellers.- Vi dico che risalgo - ripeté il vice-sceriffo. Sellers puntò il fascio luminoso della torcia e restammo a osservare il giovanotto che si arrampicava su per la scala. Quando arrivò a livello del terreno, Sellers lo afferrò sotto le ascelle e lo aiutò a uscire. - Venite qua un momento - disse a Sellers.Si allontanarono e le loro voci divennero un brusio. Discussero per circa un minuto e mezzo. Poi, Sellers tornò indietro. - Jerry rimane qua – disse - Noi andiamo a Yucca,- Che cosa c'è? - chiese Wanda Warren. - Che cosa succede? - Niente! - rispose Sellers, e si avviò verso la macchina.Saliamo tutti e tre davanti. Poi, improvvisamente, si voltò verso di me: - E va bene, mezza cartuccia, hai vinto!Mi afferrò una mano, e la stretta fu proporzionata al suo senso di sollievo. Tornammo a Yucca. E' un paese dove di notte si va a finire sui marciapiedi. Riuscimmo ugualmente a trovare una cabina telefonica e Sellers fece due telefonate. Quand'ebbe terminato, gli dissi: - Devo farne anch'io un paio. Lui non fece obiezioni. Chiamai per primo il giornalista di Banning, quello che mi aveva dato l'informazione. - Chiamate il giornale di San Bernardino - gli consigliai. - Avvisate i vostri colleghi che si precipitino nell'ufficio dello sceriffo. Se voi intanto veniste a Yucca e ciondolaste un po' nei paraggi, potreste certamente pescare qualcosa. - Che cosa? - Notizie importanti. - Abbastanza importanti da accorrere in piena notte? - Una storia pazzesca! Fate in modo di rintracciare il vostro redattore a San Bernardino e ditegli di mandare qualcuno all'ufficio dello sceriffo, immediatamente. Riagganciai e chiamai l'Hotel Dartmouth, Fui fortunato. Corning era in camera sua. - Parla Donald Lam, Ho ritrovato la signora Wells. - Ah! Dove siete, Lam? - In questo preciso istante, sono in un paese chiamato Yucca, sulla strada per Twentynine Palms. - Che diavolo fate là? - E' il telefono più vicino.

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- Dite di aver ritrovato la signora Wells?- Si. - Dove? - Credo sappiate dov'è il terreno di Aaron Bedford, a ovest di Yucca non è vero?- E allora? - Si trova là. - Ma voi scherzate! - E' la pura verità. - Statemi a sentire, Lam! Non sono nato ieri. Voi avete tenuto quella donna sotto una campana di vetro fin dal principio del pomeriggio. Che cos'è, ora, questa imbecillissima idea di andare a Yucca per dirmi che l'avete trovata? - Ve lo dirò quando sarete qua. - Non intendo assolutamente mettermi in viaggio stanotte. - Fate come vi pare. Io il mio dovere l'ho fatto. Vi ho detto che è qui. - Maledizione! - borbottò lui. - Avreste potuto portarmela in albergo meno di venti minuti dopo la firma di quell'impegno col quale vi riconoscevo un premio. Voi... - Insomma, volete star a discutere, o volete vedere la signora Wells? - Voglio vederla. - Allora trasportate qua le tende! - dissi, e riagganciai. Uscito dalla cabina, mi avvicinai alla macchina, nella quale Sellers stava chiacchierando con Wanda Warren. - E adesso? - chiesi. - Andiamo a mangiare un boccone. Trovammo aperto un ristorantino dove ci servirono una discreta bistecca e patate fritte. Sellers bevve tre tazze di caffè e parlò poco. Wanda Warren moriva dalla paura, ma si sforzò ugualmente di far la corte a Sellers. Tanto valeva che tentasse di sedurre un frigorifero. Risalii in macchina, tornammo al pozzo. Ci fermammo e spegnemmo i fari e il motore. La lampada elettrica di Jerry sembrava una lucciola folleggiante nell'oscurità. Venne verso di noi. - Tutto in ordine? - chiese - Tutto in ordine - dichiarò Sellers. Prendete questa macchina e andate a Yucca a mangiare un boccone. Vi consiglio di bere alcuni litri di caffè. Farete da guida agli altri, appena arriveranno. - D'accordo - disse Jerry - Questa maledetta torcia sta per spegnersi.- Ho trovato a Yucca alcune pile e un'altra torcia - rassicurò Sellers. Jerry montò in macchina e si allontanò nella notte. Riunii alcuni tronchi secchi di alberi di Giosuè, rami di salvia e radici e accesi un fuoco da campo. Era uno spettacolo strano. Le fiamme, proiettavano ombre tremolanti e illuminavano Frank Sellers cupo, pensoso e silenzioso, e una Wanda Warren evidentemente preoccupata di trovarsi in un sito dove l'unica arma a sua disposizione faceva cilecca. Ogni tanto cambiava posizione, si girava su un fianco, posava il gomito nella sabbia e il mento nella mano mettendo in mostra alla luce del fuoco le sue forme generose. Sellers non la guardava nemmeno, ma lei continuava ad agitarsi e a voltarsi. Ogni tanto si vedeva brillare una gamba nuda, poi, con una modestia piena di buon gusto, dopo essersi accertata che avevamo appagato l'occhio, la ragazza tirava giù modestamente la gonna. Una statua di legno avrebbe avuto più successo! Un paio di volte mi rivolse uno sguardo patetico. Le sorrisi con simpatia, e tutto restò al punto di prima. Ero quasi sempre in giro per il deserto a raccogliere legna per il fuoco. Sopra le nostre teste, le stelle brillavano placidamente. Il fuoco crepitava al centro di un cerchio rosseggiante di calore che arrivava appena a pochi metri di distanza. Nel deserto, il freddo gelido della notte era sempre più

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acuto. Dopo un po', dovemmo girarci e rigirarci, rivolgendo al fuoco prima la schiena, poi il petto. Continuavo ad ammassar legna. Poi, finalmente, apparvero nel deserto luci di fari e quattro macchine avanzarono lungo la strada. I raggi luminosi oscillavano in alto e in basso a seconda che le ruote passavano sui buchi o sui rialzi della strada fangosa, La fila d'auto svoltò sul terreno, guidata da Jerry che pilotava la macchina di Frank Sellers. I nuovi arrivati si misero al lavoro con slancio e abilità, Collocarono un riflettore, e sul pozzo fu eretta un' impalcatura. Vi fissarono un verricello e, al gancio di acciaio, venne appesa una barella di tela. lo mi allontanai a cercar legna. Traballante, vedemmo arrivare una macchina della stampa. Ne scese un fotografo il quale cominciò a mitragliare un po' tutti. Il giornalista che avevo incontrato a Banning venne avanti e cominciò a stringere mani a destra e a sinistra. I poliziotti scesero nel pozzo. Si udivano voci e il rimbombare di ordini. Infine, fu dato un segnale e gli uomini cominciarono a tirar la fune infilata nel verricello in cima al treppiede. Poco dopo, la barella cominciò a salire. Il magistrato inquirente si chinò a guardare. Poi, qualcuno arrivò con una coperta. Guardai l'orologio. Mezzanotte. L'operazione s'era svolta Con tanta precisione che non c'eravamo accorti dei particolari e del tempo che, per forza, si era impiegato. Scorsi una luce nel deserto e intravidi due fari che apparivano e scomparivano seguendo le asperità del terreno. La macchina veniva avanti a tutto gas. - Fatto, mezza cartuccia. Abbiamo finito - mi annunciò Sellers. - Ancora un attimo! - pregai. - Resta qua. Ho bisogno di un testimone.- Per che cosa? - s'informò - Per quello che succederà. La macchina stava arrivando a gran velocità e, appena il guidatore giunse in un punto da dove si vedevano le luci intorno alla capanna, accelerò ancora di più. Entrando sul terreno, la macchina prese un'imbardata, proiettò una nube di sabbia, e si fermò colpo. I fari si spensero e la voluminosa carcassa Corning sgusciò, intorpidita da dietro il volante. Gli andai incontro. - Che cos'è questa nuova cretinissima idea, Lam? - domandò lui, indignato. - Ho trovato la Wells. Ecco tutto. Guardò al di sopra della mia spalla, in direzione del gruppetto d'uomini che arrotolava la fune e smontava l'impalcatura. Poi, alla vista di Wanda Warren, i suoi occhi s'illuminarono e, a gran passi, raggiunse la ragazza. - Salve mia cara! Come state? - esclamò. - Credo di conoscervi. Ho visto la vostra fotografia sui giornali. Wanda provò un tale sollievo nello scoprire finalmente qualcuno pronto a subire il suo fascino, che si voltò di scatto. - Oh, davvero? - disse sorridendo e sfarfalleggiando le ciglia. - Siete in errore, Corning lo avvertii. - Che diavolo volete dire? mi chiese lui, al di sopra della spalla. - Quella non è la signora Wells. E' Wanda Warren. Corning si guardò intorno. - E' l'unica donna presente - osservò. Puntai un dito in direzione della barella nascosta dalla coperta. - No, non è l'unica donna - presente. Ecco là Yvonne Clymer, conosciuta anche come Yvonne Wells. Feci un passo avanti e prima che qualcuno potesse impedirmelo strappai di colpo la coperta. La temperatura del pozzo, fredda e costante, aveva un po' ritardato la decomposizione, ma il corpo era nudo e gonfio. Lawton C. Corning diede un'occhiata ai lineamenti sconvolti dalla morte,

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traballò fuori dal cerchio di luce e, appena al buio, rigettò violentemente. Mi allontanai da lui, in preda alla nausea. Sellers mi venne vicino. - Dov'è Wells? - mi chiese. Alzai le spalle. - Vieni - dissi. E insieme ci avvicinammo a Wanda Warren. - Dove si trova Wells? - chiese il sergente. La ragazza scosse il capo. - Non scuotete il capo davanti a me! - scattò Sellers. - Vi manderò al fresco, e non sarà certo per vagabondaggio. Vi appiopperò tra capo e collo una bella accusa per complicità in omicidio. Dov'è Drury Wells? - Non lo so; sinceramente. Io so appena che ha investito quattrini nell'agenzia. Chissà che Norwalk Lykens non possa dirvelo! lo, no di certo. - Quando l'avete visto, l'ultima volta? - Saranno... saranno due giorni. Mi disse quello che dovevo fare, mi diede precise istruzioni e una chiave di casa. - Credo che si possa rintracciarlo - dissi a Sellers.- Come? - Vieni, vedrai. Mi avvicinai a Lawton C. Corning, il quale, barcollando, era arrivato, presso la sua macchina. Apri la portiera, frugò nel cassettino del cruscotto, ne trasse una bottiglia piatta e tracannò una robusta sorsata. - Per regolare i nostri conti, potrete venire domani nel mio ufficio - gli dissi. Si asciugò la bocca col dorso della mano e tappò il fiasco. - Regolare i nostri conti? Quali? - Per aver ritrovato Yvonne Clymer. Mi guardò come se gli avessi sferrato un pugno nello stomaco. - Come? Razza d'imbroglione! Non posso mica trattar affari con un cadavere. - Il vostro contratto non dice che io dovessi ritrovare la donna viva. Voi avete riso di me! E io vi ho avvisato: riderà bene chi riderà l'ultimo. Continuate pure a ridere.. ma venite nel mio ufficio in mattinata, e portate il libretto degli assegni. - Porterò il mio avvocato - urlò lui, furibondo. - Uno in gambissima, però - gli consigliai. - Ne avrete bisogno. - Potete esserne maledettamente sicuro! - urlò. - E quando avrà finito di parlare, non sarete più così sicuro di voi, ve lo dico io. Maledizione!- Coraggio, mezza cartuccia, andiamo - disse Sellers. - La ragazza viene con noi. Discuterai più tardi, con questo tizio. La nostra, fu la prima macchina a infilare la via del ritorno. Sellers apri il riscaldamento e disse: - Sono gelato fino al midollo delle ossa. - Potremmo bere una tazza di caffè a Banning – suggerii.Lui annui. Wanda Warren si rannicchiò accanto a me e di nuovo le sue dita cercarono a tentoni la mia mano. A Banning, prendemmo caffè. - E allora, mezza cartuccia? - disse - Cosa si fa? Guardai la ragazza e scossi il capo. - Bene! - disse Sellers. - Ti seguo. Uscimmo sul marciapiede. Sellers cacciò la ragazza in macchina, si voltò di scatto verso di me e sbatté la portiera. - Qual è il programma Lam? - Ha un fratello, dentista Si chiama Carleton Wells Carleton è sempre, in grado di raggiungere il fratello: quando occorre. Sellers mi guardò e lentamente un ampio sorriso si stese sulla sua faccia. - Che cosa aspettiamo, perbacco! Risalimmo in macchina Sellers parti come un pazzo facendo

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oscillare la lancetta del tachimetro sopra i centoventi. - Vi dispiacerebbe accompagnarmi a casa? - domandò Wanda Warren col suo più seducente sorriso. - Ma figuratevi! - rispose Sellers, sorridendo da un'orecchio all'altro. - Dove abitate? La ragazza gli diede l'indirizzo del suo appartamento. - Prima, però, vorrei che vi intratteneste con alcune persone - disse Sellers. - Mica giornalisti, per caso? - chiese lei. - Mio Dio, no! - la rassicurò Sellers. - Si tratta di una donna. Una donna simpatica come poche. - Come si chiama? - chiese Wanda Warren. - Chiamatela semplicemente "guardiana". Non occorrono altri nomi.

17

Il dottor Carleton Wells abitava in un elegante villino, circondato da aiuole perfette e tenute con cura, in un quartiere di ville eleganti, tutte circondate da aiuole altrettanto perfette e tenute con cura. Era gente che aveva, nel proprio garage, due macchine e che, a onta del matrimonio, faceva vita mondana. Le donne avevano bambinaie, erano socie di club e organizzavano balli. Gli uomini conservavano un corpo snello e abbronzato, grazie alle domeniche mattina passate sui campi di golf. Era un luogo dove le macchine della polizia sostavano di rado. Sellers frenò e fermò la macchina davanti alla villa dei Wells. Salimmo i gradini dell'ingresso e il sergente premette il pollice sul campanello. Una soneria squillò all'interno della casa: Sellers continuò a schiacciare il campanello a intervalli regolari, in modo che la soneria continuasse a squillare. Si accese una luce, in una camera in alto. La finestra si aprì e un uomo gridò: - Chi è? - Polizia! - annunciò Sellers, - Che cosa c'è? - Vogliamo dirvi due parole. - A che proposito?- Volete che lo urli ai quattro venti? - domandò Sellers. La finestra si chiuse di scatto. Una luce si accese nell'atrio. Risuonarono passi per le scale. La porta trattenuta dalla catena, si socchiuse di cinque miseri centimetri. Una voce passabilmente spaventata, disse dall'altra parte: - Posso vedere le vostre carte d'identità, per favore? Sellers tirò fuori dalla tasca un portacarte di cuoio e lo apri, mostrando il distintivo e la tessera. Li infilò nello spiraglio. Un attimo dopo, venne sganciata la catena. Il dottor Wells era un uomo dall'aria spaventata e dalle spalle strette. Il tipo da ulcera duodenale. Indossava una veste da camera sul pigiama, ed era in pantofole. - Che cosa succede? - domandò. - Siete parente di Drury Wells? - E' mio fratello. - Dove si trova? - Non lo so. Sellers sospinse il battente ed entrò. Lo seguii. - Fate un po' di luce - ordinò il sergente. Il dottor Wells accese una lampada. Entrammo nel soggiorno. - Volete... - il dottor Wells si schiarì la gola - ... bere qualcosa? - Sono in servizio - rispose Sellers. - Dov'è vostro fratello? - Vi ho detto che non lo so. Ricevo sue notizie di tanto in tanto, ma non so dove si trovi

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attualmente. - Quando avete avuto sue notizie, l'ultima volta? - Circa una settimana fa. - Dov'era in quel momento? - Non l'ha precisato ... Vedete, ha delle noie in famiglia e si tiene, come dire, fuori del giro. - Sapete come raggiungerlo - Ogni tanto mi telefona. - Ogni quanto tempo? - A volte passa un mese senza che si faccia vivo. Poi mi telefona due o tre giorni di seguito. Dovete capire sergente, è mio fratello, c'è poco affiatamento tra noi. A parer mio, ha trattato moglie e i figli in un modo indecente. Provvede al loro mantenimento solo quando è assolutamente costretto. Secondo lui, sua moglie agisce da idiota rifiutandogli il divorzio e lui... insomma, cerca di fargliela pagar cara. Io non sono d'accordo. - Come potete rintraccialo? - chiese Sellers. - Vi ho già detto, sergente che è impossibile. Non so davvero... suppongo che lo cerchiate perché si è di nuovo sottratto ai suoi obblighi di famiglia. E' cosi? - E' ricercato per omicidio - disse Sellers.- Per che cosa? - Mi avete sentito benissimo. Per omicidio.- Ma è impossibile!Sellers trasse di tasca un sigaro e se lo infilò in bocca. - E ora - disse - insistete a proteggere un individuo ricercato per omicidio? E' una faccenda maledettamente seria, e io sono il tipo da renderla ancora più maledettamente seria. Afferrate? Il dottor Wells annui. - Perciò, torno a chiedervelo: dov'è vostro fratello? Wells scosse la testa. Mi alzai di scatto. Al di sopra della spalla, Sellers mi chiese: - Che cosa ti prende, mezza cartuccia? - Ho un' idea. - Falla aspettare. - lo me ne vado - dissi. - Credo d'aver trovato una pista. Sellers mi lanciò un'occhiata, poi tornò a occuparsi di Wells. - Resta qua, Lam, - Ti ho detto che ho una pista - ripetei, e uscii dal soggiorno. Una donna, in vestaglia. e camicia, era ferma a metà della scala, intenta ad ascoltare. Quando uscii nell'atrio, lanciò un breve grido di paura e risali la scala di corsa. Mi avviai alla porta d'entrata, l 'aprii, la chiusi sbattendola, e tornai in punta di piedi a un armadio a muro, ne aprii l'uscio, scostai un impermeabile e un ombrello, mi piegai per spingere la porta e me la chiusi alle spalle lasciando solo un piccolo spiraglio. Sentii Sellers dire: - Voglio Drury Wells e non mi va di esser menato per il naso! - lo non vi meno per il naso, sergente. - Benone! - esclamò Sellers. - Torno alla Centrale. Sono convinto che volete coprire vostro fratello. Avete circa un quarto d'ora per cambiare idea. Chiamate la Centrale, chiedete alla Squadra Omicidi, e dite che volete parlare col sergente Sellers. Udii il rumore che fece Sellers nello spingere indietro la sedia, poi quello dei suoi piedi che attraversavano con passo pesante il soggiorno e l'atrio. Sorpassò l'armadio in cui ero nascosto e uscì all'aperto. Udii il lamento del motore e la macchina della polizia allontanarsi. Poi, una voce femminile, terrorizzata, disse:

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- Carl, devi dirglielo, Dal soggiorno non giunse nessuna risposta. La donna scese. Udii il ronzio del quadrante del telefono. La donna mi passò davanti ed entrò nel soggiorno. - Carl, non puoi fare una cosa. simile. In un caso come questo, è tuo dovere ... Era chiaro che il dottor Wells, al telefono, otteneva risposta. Lo sentii dire: - Drury! Che hai fatto di nuovo, questa volta? Un minuto di silenzio, poi aggiunse: - E' stata qua la polizia. Ti cerca... No. Dicono che non è per quello... E' la Squadra Omicidi. Dicono che è per un omicidio... - Di nuovo, altro silenzio. Poi il dottor Wells prosegui: - Non posso proteggerti più a lungo, Drury. Ti do ventiquattro ore... punto e basta! - Riagganciò, Sentii Wells e la moglie lanciarsi in una breve discussione, poi spensero le luci e salirono la scala. Aspettai. circa cinque minuti, attraversai quindi in punta di piedi l'atrio buio, trovai la catena di sicurezza, la sganciai, aprii la porta uscii e richiusi. Scesi i gradini tagliai attraverso le aiuole verso il marciapiede e mi avviai di buon passo chiedendomi se avrei dovuto andar lontano per trovare un tassi. In quel momento, fui investito dai fari di una macchina che svoltava l'angolo. Mi arrivò vicina a tutta velocità Mi voltai a guardare e i fari spazzarono il marciapiede. L'auto scivolò lungo il marciapiede e si fermò. La portiera si apri di colpo. - Sali, mezza cartuccia - mi gridò Sellers. Salii. - Che cosa ha fatto? - domandò subito il sergente - Sapevi quello che valevo fare? - mi stupii. - Te l'ho lasciato fare.Restai senza parola. - Ha telefonato? - Si. Sellers girò in mezzo al gruppo di case e ripartì verso la villa dei Wells. Schiacciò di nuovo il campanello. Il dottor Wells scese borbottando. - E' una vergogna - E' una ... Sellers entrò, lo afferrò per la vestaglia, torse il tessuto, e per poco non lo soffocò, Poi lo mandò a sbattere come un fagotto contro il muro. - E adesso! - ruggì. - Che numero telefonico avete chiamato, appena ho voltato la schiena? - lo non ho chiamato nessun numero. Sellers lo strappò dal muro aumentò la stretta, e lo mandò di nuovo a sbattere contro la parete, così forte da far tremare la casa. - Vestitevi. Siete in arresto. - Per quale motivo? - Per tentativo di sottrarre un criminale alla Giustizia, e complicità in omicidio, su questo non c'è dubbio. Ma troverò anche altri motivi, strada facendo. Vi sbatterò in prigione. - Vi giuro che non ho chiamato nessuno, io...- Mente - dissi. - No, io non mento. Io ...- Quando siete salito, avete messo la catena di sicurezza alla porta, non è vero? - Gli chiesi. Mi guardò con una espressione strana. - Si. Da qualche parte, sopra le nostre teste, un bimbo cominciò a piangere. - E invece, un minuto fa, quando siete sceso ad aprire, era staccata dal suo gancio - gli ricordai. - Pensateci un momento. Sellers scosse il capo in direzione della scala. - Come la prenderanno vostra moglie e i vostri bambini, quando vedranno domattina la vostra

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fotografia sulla prima pagina dei giornali? Voi e il vostro prezioso fratello arrestati per omicidio! Come la prenderanno i vostri amici? E la vostra clientela? I vostri compagni di golf saranno fieri di voi, non è vero? Il dottor Wells parve raggrinzirsi nella sua veste da camera. - Vestitevi - ordinò Sellers. Sergente, io... vi dirò. Io... - Vestitevi - ripeté Sellers. - Vi dico ... io ... - Benissimo - disse Sellers. - Venite così! - E lo trascinò alla porta. - No, no, no! Mi vesto. - Salgo con voi - disse Sellers. Il sergente lo segui al primo piano. Udivo una donna singhiozzare e un bimbo piangere. Poi Sellers e il dottore scesero. - Non potete far questo, senza un mandato - disse il dottor Wells. - Non lo sto forse facendo? - Comunque, non ve la caverete così a buon prezzo!- Staremo a vedere. Sellers spinse il dottor Wells lungo il marciapiede verso la macchina. L'auto parti con un ruggito. Sellers mi chiese allora: - Ha telefonato a suo fratello, Donald? - Si, gli ha telefonato. Ha detto a Drury che non poteva più proteggerlo e che gli dava ventiquattro ore di tempo per scappare. . - Non ci occorre altro - disse Sellers. - E' più che sufficiente per trascinarlo davanti ai giurati. Ci vollero altri due minuti prima che Wells crollasse e ci desse un indirizzo. Era ora che vi faceste furbo commentò Sellers. Accese il faro rosso e ci lanciammo a rotta di collo. Non si servì della sirena. Sellers era vecchio del mestiere. Conosceva tutti i trucchi. Spense il faro e tolse il contatto parecchie case prima di quella a cui eravamo diretti, e scivolò lungo il marciapiede di destra, il più sotto possibile. Non bloccò la macchina col freno a pedale, ma, progressivamente, col freno a mano, tolse la chiave dal contatto, se la mise in tasca e si rivolse al dottor Wells. - Non voglio correre rischi, in questa faccenda. Non voglio essere costretto a sparare. Quando saremo davanti all'uscio e vostro fratello domanderà chi è, dite solamente "Carleton", Nient'altro. Solo Carleton, E basta. Avete capito? Il dottor Wells annui, - Andiamo! - ordinò Sellers. Entrammo nella casa, salimmo un corridoio e ci fermammo davanti a una porta dalla quale filtrava un raggio di luce. Qualcuno all'interno si moveva freneticamente. Si udivano risuonare dei passi. Ombre passavano e ripassavano davanti al raggio di luce. Sellers fece un cenno capo al dottor Wells. Wells bussò timidamente l'uscio. Di colpo, all'interno cessò ogni movimento. Sellers guardò il dottor Wells e scosse il capo. Con una vocetta stridula e spaventata, il dottor Wells disse: - Sono Carleton, Drury.I passi si avvicinarono alla porta. - Chi? - chiese una voce d'uomo, dall'interno. - Carleton. Fammi entrare.Una chiave girò nella toppa. Venne tirato un chiavistello. La porta cominciò aprirsi. Sellers la spinse con la spalla e si gettò in avanti impugnando la pistola.

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- Niente da fare, Wells disse. - Mani in alto. Resta cosi. Polizia. Sei in arresto Sospetto di omicidio. Va' contro quel muro. Appoggiaci le mani, palme in avanti. Adesso un passo indietro. Resta chino, in avanti, palme a muro. Drury Wells lanciò un' occhiata a Sellers, guardò me, e vide la faccia di suo fratello. Senza dire una parola, si voltò e si avviò alla parete, appoggiò le mani in avanti, poi indietreggiò. Evidentemente, era già stato perquisito altre volte. Sellers mi fece un segno con la testa. - Perquisiscilo, mezza cartuccia. Sfilai una 38 dalla fondina sistemata sotto l'ascella sinistra e, per maggior sicurezza, gli tolsi il coltello dalla tasca posteriore dei calzoni. - Nient' altro? - chiese Sellers. Lo tastai con cura. - Tutto qua. E' disarmato.- Voltati - disse Sellers a Wells. Drury Wells si voltò. - E' una vergogna! Sono stato malmenato, e... Si fermò di colpo, e mi guardò fisso. - Siete voi il responsabile di tutto. Dirò ai miei avvocati di modificare la querela, domani, e di chiedere centomila dollari, in più, per danni e spese. - Piantala! - scattò Sellers. - L'unico avvocato al quale parlerai domani. sarà quello che ti difenderà in tribunale per omicidio. Sei accusato di aver ucciso la tua moglie illegittima. Wells scoppiò a ridere. - Cosicché ci siete cascato, anche voi? Quel fetente d'investigatore cerca di costringermi a ritirare la querela, ecco tutto. Avete visto mia moglie, e ... - E' esatto - disse Sellers. - L'ho vista. - Come potete allora accusarmi di averla assassinata? - Perché quando l'ho vista io era quello che ci può essere di più morto. Era in fondo al pozzo scavato in quel terreno che ha ereditato. C'è rimasta due settimane. "Wanda Warren ci ha raccontato tutta la storia. Che ti sei rivolto all'agenzia e l'hai assunta per impersonare laggiù tua moglie. E adesso, ti decidi a parlare, o vuoi tentare ancora il bluff?" Drury Wells si raggrinzò negli abiti. Sulla sua faccia apparvero segni di terrore. - Omicidio di primo grado, compiuto a sangue freddo e deliberatamente prosegui Sellers. - Nessuna circostanza attenuante. Le hai sfondato il cranio con un randello. Poi l'hai portata via e sotterrata. Subito dopo, hai assunto una persona perché prendesse il suo posto in modo da crearti una via d'uscita. Hai lasciato il paese, ti sei recato altrove e avete recitato di nuovo tutta la scena, nel caso che qualche vicino avesse parlato troppo. Hai cercato di dare l'impressione che tutte le volte che litigavate, prendevi le coperte e te ne andavi a dormire all'aria libera. Sei stato cosi prudente da rimaner fuori tutte e due le volte, lo stesso tempo affinché il racconto dei vicini concordasse. Hai recitato una bella commedia alla signora Raleigh, Probabilmente, pensavi che qualcuno si sarebbe compromesso abbastanza da potergli appioppare una querela e da costruirti così un ottimo paravento. "Avanti! prendi il cappello. Andiamo a fare un giretto. Tu e tuo fratello, vi lego insieme con le manette." Alla minaccia, Carleton Wells sobbalzò. - Drury! Per l'amor Dio, diglielo! - Dirgli che cosa? - chiese Drury- E' la verità? - domandò Carleton. Drury inghiottì due volte di seguito la saliva. - No, non è la verità - disse. - E' stato un incidente, Carl. Lo giuro.

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Sellers, che stava tirando fuori le manette, si fermò a metà del gesto e mi rivolse un'occhiata significativa. - Che cosa intendi dire per incidente? - E' caduta, e ha picchiato la testa contro la vasca da bagno. Non riuscivo a convincermi che fosse morta. E' stato un incidente. - Come ha fatto a cadere? - domandò Sellers, Wells si passò di nuova la lingua sulle labbra. - L'ho colpita. - Così va meglio! - disse Sellers. - Avete un pezzo di carta e una matita? - chiesi. Wells mi guardò con odio. - Buona idea! - fece Sellers. - Mettilo per iscritto, prima che ci muoviamo. Così non cercherai di inventare frottole e di infinocchiarci. Potrà essere utile anche a te. Afferrò Wells per il bavero del cappotto, lo fece piroettare e lo cacciò su una sedia davanti alla scrivania: - Nessuno può costringermi a scrivere nulla - disse Wells. - Ho anch'io i miei diritti e li conosco. - Ma certo, hai anche tu dei diritti! - gli disse Sellers, - Un mucchio di diritti! Non sei obbligato a testimoniare contro te stesso. Hai diritto a essere assistito da un avvocato durante tutto il procedimento a tuo carico. Hai il diritto di controinterrogare i testi. Sei ritenuto innocente fino a quando non avrò dimostrato la tua colpevolezza in maniera irrefutabile. E quando avrai finito di fare il furbone e sarai nella cella della morte, avrai ancora il diritto di farti leggere la sentenza, prima di entrare nella camera a gas. E, secondo l'usanza, la notte prima dell'esecuzione avrai il diritto di ordinar da mangiare tutto quello che desidererai. Tu ... - Basta! - urlò Drury Wells. - Non volevi parlarmi dei tuoi diritti? Te ne parlo io, invece. Li conosco uno per uno. A scatti, Drury apri il cassetto della scrivania, ne cavò un foglio di carta e cominciò a scrivere. Quand'ebbe terminato, Sellers s'impadronì del foglio, lo lesse e disse: - Mettici la data.Wells obbedi. - Firmate qua, come testimonio - disse Sellers al dottor Wells. Il dentista lesse la dichiarazione, si sedette e firmò. Gli tremava talmente la mano che la firma era quasi illeggibile. - Firma qua, mezza cartuccia - mi disse Sellers. Firmai anch'io, come testimonio. - Benissimo! Andiamo. Voi, dottor Wells, chiamate un tassi e tornate da vostra moglie e dai vostri bambini. E quando sarete a casa, ringraziate Iddio di aver due bei bimbi. Sellers si voltò verso di me. - Complimenti, Donald! Avevo sempre pensato che Bertha esagerasse, quando magnificava il tuo sublime cervello... Comunque, mi hai reso un bel servizio, stanotte. - Non ne parlare nemmeno! Sorrise e trasferì il sigaro nell'altro angolo della bocca. - Sta' tranquillo, non ne parlerò! - disse. - Sono io quello che ha risolto questo misterioso omicidio. E tu puoi chiamarti da te, un tassi. Il prigioniero, me lo porterò via da solo.

18

Quando entrai, Bertha stava aprendo la posta. - Che cos'hai fatto, fino adesso, Donald? - mi chiese. - Ho rimediato duemila dollari. - Ha pagato? - Pagherà. - Dov'è? - L'ultima volta che l'ho visto stava rimettendo la cena.

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- Donald! Di "chi" stai parlando? - Del nostro cliente di Corning. - Sei andato via e l'hai lasciato solo? - Certo. - Dopo aver trovato la signora Wells?- Ma sii - Ma si può sapere che cosa ti è frullato per la testa? - Ho pensato che il nostro ultimo colloquio si svolgerà meglio in tua presenza. - Perché? - Perché preferisco faccia il versamento a te- Perché? - Perché quando si tratta di quattrini io non sono abbastanza duro. - Sacrosanta verità! Se uno te la chiedesse, gli molleresti la camicia, compresi i bottoni dei polsini. - Be'! resta qua, Bertha. Corning arriverà come un ciclone. Sarà folle di rabbia. Ci accuserà di averlo imbrogliato. Sarà fuori di sé e digrignerà i denti. - E io, che cosa dovrò fare? - Incassare i duemila dollari. - Credi che sarà facile, date le circostanze? - Preferisci stracciare il contratto e restituirglielo? - chiesi. - Che cosa ti permetti di insinuare, maledizione! - urlò Bertha. - Io voglio quei duemila dollari. - Lo sospettavo .. - Allora, che cosa devo fare? - Lui arriva sputando fiamme - dissi - e... La porta venne proiettata in avanti come se un ciclone avesse scelto per epicentro il nostro ufficio. Corning apparve e entrò nella stanza a passo ginnastico. Dietro di lui, un ometto panciuto, calvo, e con due occhi a sfera e una borsa sotto il braccio. - Razza di truffatori! - urlò Corning, - Sporchi bugiardi! Voi ... - Controllatevi - suggerì l'ometto panciuto, Corning si calmò, fremente d'ira. L'ometto disse a Bertha: - La signora Cool, immagino? La grassona annui. Si rivolse poi verso di me. - Il signor Lam? Annuii. L'ometto apri la borsa e ne trasse un portacarte. Con dita dalle unghie curatissime tirò fuori due biglietti da visita. Ne porse uno a Bertha e uno a me. Lessi "Gaston Lavierre DuBois , avvocato". - Lieto di conoscervi, avvocato DuBois - dissi, stringendogli la mano. - Sono qua per conto del mio cliente, signor Corning, Vi devo notificare che i duemila dollari da voi richiesti, non vi saranno pagati. - Perché? - La signora Wells è morta. Il mio cliente voleva ottenere da lei dei diritti minerari. Per questo voleva trovarla, Lo sapevate? - Come potevo saperlo? - chiesi. - Lo sapevate certamente - ribatté DuBois. - Il mio cliente dichiara di averlo detto alla signora Cool, la prima volta che è venuto in questo ufficio. Quando uno dei soci è a conoscenza di una determinata cosa, l'intera società ne è legalmente al corrente. Voi... Mi voltai stupito verso Bertha, - Ma quest'uomo non ha affermato a spada tratta di non aver nessunissimo interesse ai diritti minerari di quel terreno, quando ci ha assunti per ritrovare la signora Wells? - Eccome! - sbottò Bertha.

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La romantica signora aveva gli occhi scintillanti e tutto il suo atteggiamento dimostrava che era pronta a esplodere e che aspettava solo una scusa per lanciarsi in una delle sue solite bordate. DuBois si voltò verso Corning. - Non gli avete mica detto questo, non è vero, Corning? - No - affermò l'omaccione.Sorrisi ironicamente. - Un uomo di parola! Un perfetto vecchio gentiluomo del Texas! Inutile firmare accordi. La sua parola vale oro. Lui arrossi di fronte al mio disprezzo, ma non fiatò, - Non ho mai detto una cosa simile a questi due lestofanti. Ho detto alla signora Cool di risolvermi una faccenda di diritti minerari. - Avete a mano quel contratto? - chiesi a Bertha. La mia socia me lo porse. - Siete avvocato - dissi a DuBois. - Un accordo scritto implica una perfetta comprensione da entrambe le parti. Non può venir modificato da qualcosa che è stato detto prima che l'accordo venisse stipulato. Sbaglio? L'avvocato si passò una mano sul cranio, cautamente. - Benissimo! - proseguii. - Ascoltate. Vi leggo il contratto. DuBois si voltò verso Corning. - Questo accordo, l'avete firmato? - Certo che l'ho firmato! - esclamò Corning. Ma è stato quando credevo che fosse viva, e ... - Vi hanno detto che era viva? - gli chiese DuBois. - Era inutile che me lo dicessero. Sapevano che io "credevo" che fosse viva. Ma, insomma! La prima cosa che ha fatto Lam, ieri mattina, è stato di andare a casa dei Wells a prendere quella donna che io credevo fosse la signora Wells, e di portarla via con sé. Io avevo sganciato un po' di quattrini alla vicina, a quella signora Raleigh perché sorvegliasse ciò che accadeva nella casa accanto e ... - Un momento - intervenne DuBois. - Voi dite che la signora Wells si è allontana in macchina col signor Lam - Esatto. - Ma se era morta. - Ma io parlo della donna che credevo fosse la signor Wells - spiegò Corning. - Che cosa ve lo faceva credere? - Ma... insomma... la signora Raleigh mi aveva detto ... - La signora Raleigh era a loro "soldo"? - Maledizione! no! - sbuffò Corning. - Era al “mio” soldo. Sorrisi all'avvocato. L'ometto non ricambiò il sorriso. - Cool , o Lam, vi hanno mai detto che la signora Wells era viva, prima che firmaste questo coso? - Non mi pare che me l'abbiano detto, loro però sapevano quello che pensavo io - insistette Corning. - Come lo sapevano? - Be'... Santo cielo! Lo sapevano dal mio modo d'agire. - Noi non pratichiamo la lettura del pensiero - dissi all'avvocato. - Lui voleva a tutti i costi la signora Wells. E noi ci siamo impegnati a trovare la signora Wells. Sono questi i termini del contratto. Un contratto scritto. DuBois rifletté un attimo. Poi si voltò verso Corning. Un profondo sospiro sgorgò dalla sua pappagorgia. - Fate un assegno di duemila dollari - disse. Corning cominciò a sbuffare, come un motore di motocicletta in una giornata fredda. Poi, incontrò lo sguardo dell'avvocato e tirò fuori il libretto degli assegni. - Se poi vorrete discutere dell'uranio che si trova in quel terreno, in qualsiasi momento, sono il

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vostro uomo dissi. Corning lasciò cadere la stilo sul tavolo. - "Voi" siete il mio uomo? Annuii. - Che cosa intendete dire? - Yvonne Clymer è morta circa ventiquattro ore prima di Aaron Bedford. Quel terreno è quindi di proprietà di Lucille Patton, di Sacramento, e io ho ottenuto da Lucille Patton l' autorizzazione a occuparmi di tutte le transazioni relative. Corning si sedette, guardandomi sbalordito. Gli passai davanti e uscii dalla stanza. Entrai nel mio ufficio e chiamai Sacramento. Ebbi la comunicazione con Lucille Patton. - Se volete farvi un mare di quattrini - le dissi - sarà bene che prendiate l'aereo diretto di mezzogiorno e che veniate qua. Verrò a prendervi alle due e venticinque all'aeroporto. - Che cosa intendete dire con un mare di quattrini?- Sto trattando un affare per l'uranio del vostro terreno.- Il "mio" uranio, il "mio" terreno? - Proprio così! Cercherò di ottenervi una somma in contanti alla firma dell'accordo, una rendita mensile garantita, e una percentuale sugli utili. - Scherzate? - Vi espongo solamente dei fatti così come stanno. - Prenderò l'aereo, Donald,- Ricordatevi che siete invitata a pranzo - aggiunsi.- Per me va benissimo. Riagganciai proprio mentre la porta si spalancava bruscamente. Sulla soglia, torreggiava una Bertha Cool che sembrava l'indignazione fatta donna. - Ci mancava solo la pazzesca idea di parlare ad un tale mentre sta firmando un assegno! - sbottò a pieno volume. - Che cosa succede? Non l'ha firmato? - Per firmato, l'ha firmato! Ma è il principio, che mi preoccupa! Non si deve "mai" muoversi o parlare quando un cliente firma un assegno. Lo sai benissimo. E invece, maledizione, scegli proprio quel momento per cacciare in testa a Corning quella storia dell'uranio. E come se non bastasse, esci dall'ufficio! Corning è rimasto talmente senza fiato che ha lasciato cadere la stilografica proprio prima che l'assegno fosse firmato. Davvero, ti avrei strangolato! - Ma "ha" firmato l'assegno? - Si. L'ha firmato e, subito dopo, è diventato mansueto come un agnello. Per tre o quattro minuti non ha fatto altro che dirmi che razza di scaltro demonietto eri tu, e che gioia, era stata, di lavorare con noi. Vuol invitarti a pranzo. Ti aspetta nel mio ufficio. - Digli pure che sono occupato, Bertha. Devo andare all'aeroporto a prendere una mia amica che arriva da Sacramento - Ah, eri là, venerdì, Donald? A fare gli occhi da pesce stracco a quella sirena di Sacramento? - E' stato in quell'occasione che ho incontrato per la prima volta la signorina Patton - risposi cercando di riacquistare la mia dignità. Bertha restò piantata a guardarmi. - Corning è un cliente. Dobbiamo accordarci con lui. Sta cercando di fare la pace. Quella donzella può prendere un tassi. In questo momento Corning aspetta la tua risposta. - Corning - spiegai - ha detto che come investigatore lo facevo ridere. Io ho risposto: "Riderà bene chi riderà l'ultimo". Ripetigli lo pure, questa è la mia risposta. La faccia di Bertha divenne bianca come uno straccio. Mi alzai, aprii il cassetto della scrivania e le porsi pacchetto legato con un nastro. - Questo è un regaluccio per te - annunciai. Sulla faccia di Bertha le emozioni si succedevano a ritmo vorticoso. Strappò la carta e aprì

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l'elegante astuccio Per un attimo non si raccapezzò. Ma, mentre scappava per il corridoio, udii un urlo di rabbia seguito da un scricchiolio sul pavimento. Bertha calpestava imprecando il pistacchio che aveva trovato nell'astuccio.

FINE