Talybe- mostra sulla detergenza bio e di commercio equo e solidale

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1 www.talybe.it 1 TALYBE BIOEQUO: UNA SCELTA PER LE PERSONE E L’AMBIENTE “La prima linea di detergenti con tensioattivi equosolidali e da agricoltura biologica”

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“Talybe Bioequo: una scelta per le persone e l’ambiente” racconta, in undici poster, il progetto Talybe relativo alla detergenza biosolidale: dal produttore al consumatore critico viene illustrata - in modo essenziale e con il supporto di immagini particolarmente belle e suggestive - la filiera di progetto dei detersivi e dei prodotti per l’igiene della persona. Ideale per iniziative in bottega, eventi promozionali per la vostra clientela e serate di approfondimento per soci/volontari, la mostra è composta da pannelli 50 x 70 in tela cerata, resistenti e dall’allestimento pratico e veloce.

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TALYBE BIOEQUO: UNA SCELTA PER LE PERSONE E L’AMBIENTE

“La prima linea di detergenti con tensioattivi equosolidali e da agricoltura biologica”

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Il canto popolare brasiliano intona l’essenza dell’impegno che le donne quebradieras di cocco babassù vivono ogni giorno per garantire la sopravvivenza loro, delle proprie famiglie e della foresta pre amazzonica dove il babassù nasce.

Il progetto detersivi è nato non sulla scia di una moda, ma sulla ferma convinzione che fare commercio equo significa restituire dignità alle persone e alla comune Madre Terra.

E’ un lavoro iniziato 4 anni fa e proseguito con dedizione affinché ogni dettaglio etico ed ambientale fosse curato con attenzione.

La mostra raccoglie e valorizza i tratti salienti di questo ambizioso progetto di commercio equo e solidale chiamato Talybe, promosso dalla cooperativa Mondo Solidale in collaborazione con le cooperative Equo Mercato, Fair e LiberoMondo.

“Per cambiare la società un modo c’è, partecipare senza avere paura di essere donne!”

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L’albero della vitaLa palma da cocco babassù è comunemente chiamata, nello stato brasiliano del Maranhão dove cresce, l’albero della vita, poiché da essa si ricavano prodotti alimentari per l’uomo e per il bestiame, fibre resistenti con cui si fabbricano cesti e i tetti delle case, foglie per la concimazione organica, carbone per alimentare il fuoco delle cucine. Dai semi, in particolare, si ricavano olio e farina per uso alimentare, olio e grassi vegetali per saponette, cosmetici e detergenti.

La palma da cocco babassù è una specie endemica della fascia amazzonica, dove cresce in un’area estesa di circa 18 milioni di ettari. Il suo utilizzo razionale e sostenibile concorre attivamente alla salvaguardia di questa importante specie vegetale della fascia preamazzonica.

Il frutto della pianta, il cocco di babaçu, viene raccolto senza che essa venga tagliata. L’utilizzo di questa risorsa naturale è dunque mezzo di preservazione della foresta brasiliana, così come del sostegno alla vita di migliaia di famiglie agroestrattiviste. Dall’esistenza di questa pianta, infatti, dipende la vita di 300 mila famiglie.Le attività produttive legate al babaçu sono molte e fondamentali sia per le famiglie che per le intere comunità rurali: non solo permettono l’integrazione del reddito, la permanenza nelle aree rurali e consolidano il ruolo delle donne e la loro consapevolezza, ma rafforzano anche la coesione sociale, diventando un vero strumento di tutela per i diritti delle famiglie agro-estrattiviste. Il babaçu, quindi, non è solamente una risorsa economica, ma è anche un elemento culturale e tradizionale per intere comunità.

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Sebbene tutte le parti della palma da cocco babassù siano importanti per la vita della popolazione di molte province dello stato del Maranhão, il seme è sicuramente il dono più prezioso, perché da esso si ricava l’olio di babassù, il vero protagonista dei detergenti biosolidali Talybe.

L’utilizzo dell’olio di babaçu, ottenuto già in Brasile con la certificazione biologica e utilizzato nella produzione dei tensioattivi, offre numerosi e importanti vantaggi, perché consente di:

P produrre tensioattivi ecologici, eliminando le molecole di origine petrolchimica;

P preservare la foresta preamazzonica, anziché distruggerla;

P dare fonte sicura di reddito a decine di migliaia di famiglie rurali che lottano per restare nelle terre di origine e difendere i loro diritti;

P rispettare la salute delle persone che utilizzano i detersivi ed i detergenti;

P rispettare l’ambiente in cui i detergenti, una volta utilizzati, vengono rilasciati.

Per fare un detergente bio equo… Ci vuole un seme!

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A partire dagli anni ’80 la condizione della popolazione rurale dello stato del Maranhão è diventata più critica, a causa del rafforzamento dei diritti di proprietà dei grandi latifondisti, della distruzione delle palme di babaçu (per fare spazio a pascoli e colture per l’allevamento) e delle privatizzazioni di vaste aree forestali.

Le famiglie agro-estrattiviste di molti territori decisero di reagire a questa situazione, unendosi in cooperative, associazioni e piccole imprese

fondate sui principi dell’economia solidale e del partenariato. Grazie a questa spinta, e su iniziativa di numerosi leader delle comunità rurali e dei sindacati dei lavoratori, venne fondata nel 1989, nella regione del Mearim, l’ONG ASSEMA (Associação em Áreas de Assentamento no Estado do Maranhão).

Babaçu Livre!

ASSEMA sostiene e coordina il lavoro di svariati gruppi (associazioni e cooperative) di contadini e raccoglitori di noce babaçu, al fine di migliorare le condizioni di lavoro, aumentare le conoscenze tecnico-professionali e difendere i diritti delle comunità rurali.Le aree tematiche di intervento di ASSEMA sono: agricoltura familiare, sicurezza alimentare, cooperativismo, sviluppo rurale sostenibile, lotta per i diritti umani, “educação do campo”, rafforzamento della donna in area rurale, creazione di reddito e di lavoro.

Dopo una lunga fase di rivendicazioni e lotte, ASSEMA ha ottenuto l’approvazione, in 14 municipi dello stato del Maranhão, della Legge “Babaçu Livre”, che garantisce il libero accesso alla raccolta dei frutti, proibisce il taglio degli alberi e lo sfruttamento indiscriminato del suolo (a causa delle colture intensive e il conseguente uso di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti chimici).

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Una delle risorse più apprezzate della palma da cocco babaçu è costituita dalle ottime fibre vegetali che si ricavano dalle foglie e dai tronchi delle vecchie piante: grazie ad esse, infatti, si possono costruire capienti cesti e resistenti strutture per i tetti delle case. Nella municipalità di Lago do Junco (regione del Médio Mearim dello stato del Maranhão) opera una cooperativa, la Coppalj, che si è certamente ispirata alla resistenza e versatilità della fibra del babassù: forte della propria esperienza coordina, sostiene e difende il lavoro di numerosi soci raccoglitori di cocco (soprattutto donne, le “quebradeiras de coco” delle comunità vicine).

Coppalj: una cooperativa di… fibra

Le socie“quebradeiras” depositano le noci raccolte presso alcuni centri di raccolta di proprietà di Coppalj, che, ogni settimana, provvede al ritiro e alla lavorazione (10 tonnellate alla settimana, da cui si ricavano soprattutto olio e farine). La cooperativa Coppalj paga le noci di babaçu a un prezzo più alto rispetto a quello che le quebradeiras potrebbero ottenere dagli “intermediari” delle industrie trasformatrici locali.Le noci acquistate da Coppalj sono solo quelle di alta qualità e certificate biologiche, e anche il metodo estrattivo dell’olio è naturale e non utilizza solventi.

La Cooperativa Coppalj è socia di ASSEMA, e ad essa si appoggia per tutti i programmi di formazione tecnica e assistenza a beneficio dei propri soci.

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L’olio di babassù importato in Italia dalla Cooperativa Mondo Solidale è di alta qualità, perché ottenuto solo dalle noci migliori e con certificazione biologica.

La cura del dettaglio…

Per preservare ed esaltare al massimo le proprietà del prodotto ci siamo affidati a due piccoli trasformatori italiani, da sempre estremamente attenti alla cura del processo produttivo. Il criterio della qualità non è stato l’unico seguito nella determinazione della filiera dei detergenti Talybe: la produzione dei tensioattivi, infatti, è controllata da poche grandi aziende a carattere multinazionale, e nella scelta del trasformatore abbiamo privilegiato realtà italiane di dimensioni medio-piccole: l’azienda Allegrini di Grassobbio, già nota a più di una bottega del mondo, cura la produzione dei tensioattivi a partire dall’olio di babassù (al proprio interno, inoltre, ha attrezzato un piccolo ma qualificato laboratorio di ricerca e sviluppo dei tensioattivi).

Per le medesime ragioni, la scelta del fornitore per la formulazione e la produzione dei detersivi è stata affidata ad una azienda medio-piccola, specializzata nella produzione di detergenza convenzionale e biologica: la ditta Pierpaoli di Senigallia, molto legata alla cooperativa Mondo Solidale e al commercio equo, sia territorialmente che storicamente.

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Prodotti pensati per le persone…

L’olio biologico di babassù non è l’unico ingrediente di qualità del commercio equo presente nelle linee Talybe della detergenza casa e persona. Dai produttori indiani di SIPA e Phalada provengono, infatti, gli oli essenziali tal quali utilizzati nei formulati (non sono stati utilizzati profumi).

Da SIPA provengono gli oli lavanda vera, tea tree oil, arancio, limone, olio di legno cedro, vetyver.Da Phalada provengono lemon grass, citronella, rosmarino, menta piperita, cannella, lime, menta spicata, basilico selvatico indiano, rosmarino.

I detersivi e detergenti Talybe non sono solamente biologici ed equosolidali, ma anche efficaci… Facile a dirsi, ma in realtà è piuttosto complesso ottenere formulati completamente vegetali, non testati su animali, senza conservanti né profumi di sintesi, senza etossilati, senza sequestranti, parabeni, formaldeide e, nello stesso tempo, in grado di offrire ottime performance di lavaggio e di cura della pelle.

I detersivi sono stati sottoposti a test comparativi di efficacia, i quali hanno dimostrato che la linea Talybe detersivi per la casa assicura performance pari o migliori rispetto ai prodotti convenzionali leader di mercato.

La linea benessere Talybe è stata valutata tramite consumer test che hanno rivelato prestazioni superiori ai leader di mercato, nel settore cosmesi a certificazione biologica.Le linee sono allo stesso tempo efficaci e delicate: sono infatti dermatologicamente testate e possono essere consigliate anche a coloro che manifestano intolleranze ai normali tensioattivi di origine petrolchimica e ai profumi di sintesi. In particolare, la linea persona è dermatologicamente testata su pelli sensibili, è nichel tested e a pH fisiologico.

I prodotti sono certificati ICEA per BioEcoDetergenza e BioEcoCosmesi e LAV stop ai test sugli animali.

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Facciamo ora qualche confronto tra i detersivi tradizionali e quelli Talybe.Un lavaggio in lavatrice con una dose di detersivo bucato tradizionale necessita di circa 300 litri di acqua per essere reso innocuo.Un lavaggio in lavatrice con una dose di detersivo bucato Talybe necessita di circa 48 litri consentendo un risparmio dell’84% di acqua.

In media i detersivi Talybe consentono un risparmio idrico del 70% e quindi una pari riduzione dell’impatto ambientale dato dall’uso di detersivi.Se, ad esempio, si utilizzassero per un intero anno e in tutta Italia il detersivo Talybe bucato o altri con la stessa percentuale di risparmio idrico, al posto dei detersivi tradizionali, si potrebbero risparmiare oltre 60 km cubi di acqua: una volta e mezzo il Lago di Garda… E parliamo solo del bucato!

I detersivi, purtroppo, sono una delle principali fonti di inquinamento domestico, una volta rilasciati nel terreno, e questo dato non poteva essere trascurato nello sviluppo delle linee Talybe della detergenza.

L’inquinamento dei detersivi, oggi, non si valuta più con il vecchio concetto della biodegradabilità, bensì valutando la tossicità delle sostanze: questo valore, chiamato Volume Critico di Diluizione, viene calcolato misurando quanta acqua serve per diluire il prodotto fino a rendere le molecole innocue per le forme di vita acquatiche.

… e per l’ambiente

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Alla classica modalità della vendita del flacone “usa e getta” (oggi “usa e ricicla”…), si è venuta affiancando, negli ultimi anni, la modalità di gestione del prodotto sfuso, che prevede il riempimento, da una tanica generalmente abbastanza capiente (10 o 20 Kg), di flaconi che vengono riutilizzanti più volte per la stessa funzione. In questo caso si favorisce il riuso anziché il riciclo (cioè lo smaltimento nella plastica e la nuova fusione del materiale per rigenerare la plastica), ed è un bene, perché il riuso è sempre meno impattante ed energeticamente più conveniente di ogni forma di riciclo. Il consumatore, quindi, ha un’ottima opportunità, scegliendo la modalità che più rispetta l’ambiente.

Lo stesso grande vantaggio è alla portata dei gestori dei punti vendita (botteghe del mondo, negozi bio, ecc.): scegliendo i contenitori in plastica rigida (taniche da 10 o 20 litri in HDPE) per la vendita dei prodotti sfusi, e utilizzando il sistema del riuso, si ha un vantaggio sensibilmente più alto rispetto a qualsiasi forma di riciclo.

Facciamo una sintetica comparazione tra i tre sistemi più comuni di vendita dei detersivi in Italia.

P Il tipo “classico”, vale a dire solo il riciclo: il cliente compra il flacone pieno e, una volta che lo ha utilizzato completamente, lo getta nel contenitore della plastica, per il riciclo (prelievo dei flaconi, trasporto alla ditta specializzata, fusione della plastica e produzione di nuovi contenitori).

P Il tipo “misto” prevede la coesistenza di pratiche legate al riuso (effettuato dal consumatore) insieme ad altre legate al riciclo (effettuato dal rivenditore): nel negozio sono presenti i contenitori per la vendita del detersivo sfuso, che il cliente compra riempiendo più volte lo stesso un flacone vuoto. Il rivenditore, invece, una volta svuotato il contenitore grande dello sfuso, lo getta negli appositi contenitori della plastica e nella carta, per il classico riciclo: in questo caso, infatti, vengono utilizzati contenitori (in genere taniche da 10 litri) composti da un cartone rigido esterno e da una plastica interna (sacca) che, una volta svuotata, viene gettata nel bidone di riciclo della plastica. Viene aperto un altro contenitore, fornito dal distributore e il ciclo si ripete.

P Il tipo “riuso”, invece, prevede che in tutte le fasi (distributore, rivenditore e cliente) si utilizzino contenitori (taniche e flaconi) che poi vengono riutilizzati, senza alcun tipo di riciclo. Nessun rifiuto viene prodotto, in quanto le taniche vengono rimesse continuamente in circolo.

Sul pannello successivo sono riportati i passaggi relativi ai tre tipi differenti di distribuzione, con i materiali impiegati, i relativi passaggi, e i costi energetici. Viene alla fine fatto un bilancio energetico finale.

Meglio il riuso del riciclo!

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Costi energetici a confronto...

Tanti lavaggi in più!

C. 280,15 Kg di CO2 equivalente per 1000 litri di prodotto detergente confezionato, nel sistema C (solo riuso), come quello previsto per i detersivi Talybe.

Se vogliamo tradurre questi numeri e percentuali in una pratica quotidiana come il lavaggio in lavatrice, dedurremo che: il sistema del riuso consente di far funzionare una lavatrice da 2KW per circa 172 ore in più rispetto al sistema A e circa 75 ore in più rispetto al sistema B. Il terzo sistema (solo riuso) permette quindi di effettuare:

P circa 115 lavaggi in più del sistema A (solo riciclo);

P circa 50 lavaggi in più del sistema B (riuso + riciclo).

Il riuso dimostra quindi di essere il sistema che permette di risparmiare di più, con performance decisamente migliori nei confronti dei primi due sistemi.

503,72

A)

368,00

B)

280,15

C)

Meno CO2 nell’atmosfera!Traduciamo questi passaggi in costi.L’emissione di Kg di anidride carbonica equivalente nei tre casi è:

A. 503,72 Kg di CO2 equivalente per 1000 litri di prodotto detergente confezionato, nel caso della distribuzione secondo il tipo “classico” (tipo A: riciclo di tutti i flaconi, senza distribuzione dello sfuso);

B. 368,00 Kg di CO2 equivalente per 1000 litri di prodotto detergente confezionato, nel caso del riciclo “misto” dei soli contenitori utilizzati per il ricarico (tipo B: involucro esterno in cartone e sacca interna in plastica);