LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

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Bilancio sociale 2009

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Il Bilancio Sociale di LiberoMondo si prefigge di presentare non solo le attività e i risultati “economico-quantitativi”, ma soprattutto le motivazioni e lo spirito che animano il nostro operare insieme, come soci di una cooperativa, per il commercio equo e la cooperazione sociale. Per questo pubblichiamo anche i dubbi e le domande che ci hanno accompagnato nell’arco dell’anno, segnalando le difficoltà incontrate e non solo gli obiettivi raggiunti, allo scopo di aprire un confronto schietto con tutti coloro con cui collaboriamo. Il Bilancio sociale è uno strumento importante per rendere effettivi gli obblighi di trasparenza propri di una organizzazione di commercio equo. I dati sulla continuità degli acquisti, i prefinanziamenti e i saldi ai produttori, le attività di formazione, le scelte strategiche devono essere resi pubblici allo scopo di fornire tutti gli elementi utili a valutare l’operato delle nostre organizzazioni e il rispetto dei criteri del Commercio Equo e Solidale.

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"C'è chi insegnaguidando gli altri come cavalli passo per passo: forse c'è chi si sente soddisfatto così guidato.

C'è chi insegna lodando quanto trova di buono e divertendo;

c'è pure chi si sente soddisfatto essendo incoraggiato.C'è pure chi educa,

senza nascondere l'assurdoch'è nel mondo,

aperto ad ogni sviluppoma cercando d'essere franco all'altro come a sé,

sognando gli altri come ora non sono;ciascuno cresce solo se sognato".

Danilo Dolci

Cari soci di LiberoMondo,cari amici delle Botteghe del Mondo,

"Ciascuno cresce solo se sognato": anche LiberoMondo può crescere solo se sognata�solo se ciascuno di noi non rinuncia a pensare la nostra cooperativa diversa da quel che è�non fuori o contro, ma oltre le discussioni, oltre le critiche, oltre le accuse�

Abbiamo provato quest'anno nelle riunioni di revisione e programmazione a dedicare tempo adesprimere cosa ci piacerebbe che fosse LiberoMondo, non per gli altri, non per i produttori, maper noi stessi; esprimere come desideriamo, come sogniamo LiberoMondo, in un contesto sem-plicemente di condivisione con gli altri, in cui gli altri potessero solo ascoltare e non replicare�tutti sono riusciti ad esprimersi e sono venute fuori cose interessantissime!

Questo Bilancio Sociale 2009 è la condivisione con tutti voi dei nostri sogni fattisi realtà, fattisiesperienza concreta giorno dopo giorno, anche con discussioni e contrasti, ma con la voglia sem-pre di sognare un LiberoMondo migliore.

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1. LA COOPERATIVA LIBEROMONDO

1.1 LiberoMondo, piccola presentazione ...................................................................................7

1.2 Riflessioni di inizio anno ........................................................................................................8

1.3 LiberoMondo come cooperativa sociale ............................................................................11

1.4 L’organizzazione ...................................................................................................................14

1.5 Il fatturato 2009 .....................................................................................................................19

1.6 La promozione commerciale ..............................................................................................23

1.7 Ricerca e sviluppo prodotti..................................................................................................26

1.8 La base finanziaria ................................................................................................................33

1.9 Informazione e Comunicazione .........................................................................................36

1.10 Agices ....................................................................................................................................40

1.11 WFTO ....................................................................................................................................45

2. PICCOLI PRODUTTORI GRANDI PROGETTI

2.1 La mappa dei produttori......................................................................................................52

2.2 Acquisti esteri nell’anno 2009 ..............................................................................................54

2.3 La continuità del rapporto ..................................................................................................62

2.4 Il prefinanziamento dei produttori.....................................................................................64

2.5 Il Comitato Progetti...............................................................................................................67

Viaggi Missione ...........................................................................................................................69

- India.......................................................................................................................................70

- Sri Lanka ...............................................................................................................................82

- Nepal......................................................................................................................................90

- Kenya ..................................................................................................................................107

- Ecuador...............................................................................................................................112

- Paraguay.............................................................................................................................137

3. COLLABORAZIONI IN RETE

3.1 Associazione Scambiarti: Progetto Coad.........................................................................152

3.2 Cooperativa Pace e Sviluppo: Progetto Centro Salinas.................................................154

3.3 Cooperativa Terre Solidali: Progetti in Honduras e Guatemala..................................156

3.4 Cooperativa VarioMondo: Progetto Rwanda .................................................................158

3.5 Cooperativa Nazca: Progetto Impronte di Pace..............................................................160

3.6 Ong Vis: Progetto Chankuap.............................................................................................162

3.7 AQ System: Campagna e Progetto filtri dell'acqua........................................................164

Indice

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3.8 L'Associazione e il Progetto Tatawelo ...........................................................................166

3.9 Cooperativa Mondo Solidale: Progetto El Bosque ......................................................168

3.10 Cooperativa Unicomondo: Progetto Matembwe.........................................................169

3.11 Cooperativa Vagamondi: Progetto Araliya ..................................................................170

3.12 Cooperativa Ravinala: Progetto Madagascar ...............................................................171

3.13 Associazione Croce del Sud: Progetto Zabré................................................................172

3.14 Cooperativa Raggio Verde: progetto Artes Maconde e Linea Be Cotton ................173

3.15 Cooperativa Fair: progetto Rajilaskmi Cotton..............................................................174

3.16 Cooperativa Quetzal: Progetto Apj ................................................................................176

3.17 Associazione Sole: Progetto Muteko Wahu ..................................................................177

3.18 Cooperativa Pangea Niente Troppo: progetto La Ruashi ..........................................178

3.19 Cooperativa Il Ponte: Progetto Alsar .............................................................................179

3.20 Cooperativa Ad Gentes: progetto Asarbolem ..............................................................181

4. I FORNITORI ITALIANI

4.1 L'Associazione Libera e le cooperative di LiberaTerra .................................................185

4.2 La Cooperativa Sociale la Fraternità (la Madre Terra) ..................................................188

4.3 La Cooperativa L'Arcolaio ...............................................................................................189

4.4 La Cooperativa Sociale Il Pungiglione............................................................................190

Bilancio al 31/12/2009......................................................................................................................

Nota integrativa al bilancio............................................................................................................

Relazione del Collegio Sindacale ..................................................................................................

Indice

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1. La Cooperativa LiberoMondo

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1.1 LiberoMondo,

LiberoMondo è una Cooperativa Sociale di tipo B, nata nel maggio 1997 dallanaturale evoluzione dell'Associazione di volontariato Tsèdaqua.

1) È una centrale di importazione che acquista direttamente in 30paesi del Sud del Mondo da 95 organismi di produttori .

2) È una cooperativa sociale di tipo B: un terzo dei propri socilavoratori viene da situazioni di disagio sociale.

3) È una centrale di distribuzione: * di prodotti artigianali (più di 7.000 referenze), * di prodotti alimentari equosolidali (circa 320 referenze), * di cosmesi e detergenti equosolidali (circa 65 referenze),* di prodotti alimentari biologici di cooperative sociali e dicooperative del consorzio "LiberaTerra" che lavorano suiterreni confiscati alle mafie (circa 75 referenze).

4) È una centrale di distribuzione in tutta Italia di prodotti artigianaliimportati da progetti seguiti direttamente da Botteghe delMondo e di linee di prodotti sviluppati in collaborazione conaltre realtà di commercio equo.

5) È un'insieme di laboratori di trasformazione:a) il laboratorio di pasticceria;b) il laboratorio di pasta con aromi del commercio equo e soli-

dale; c) i laboratori di confezionamento: oltre il 90% dei prodotti ali-

mentari trasformati sono confezionati nei laboratori della no-stra cooperativa sociale.

6) È una cooperativa che fa informazione e sensibilizzazioneattraverso incontri, conferenze, relazioni, schede e dossierinformativi sui produttori del “sud del mondo”.Nel 2009 ha attivato la "Bibliotequa", centro di documentazionee di programmazione di attività nelle scuole.

7) Gestisce direttamente una Bottega del Mondo, con venditadiretta al pubblico a Bra (CN).

8) LiberoMondo aderisce a:- AGICES (Assemblea Italiana del Commercio Equo e Solidale)come socio fondatore;

- WFTO (World Fair Trade Organization): organismo interna-zionale di commercio equo e solidale che unisce importatorie produttori;

- WFTO Europa, associazione che riunisce i soci europei diWFTO;

- Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie: socia, dal2008, dell’associazione nazionale;

- ItaliaNat’s, associazione che appoggia e promuove i Movi-menti dei bambini lavoratori;

- Campagna Abiti Puliti: coalizione che rappresenta in Italia laClean Clothes Campaign;

9) È uno strumento di finanza etica: tramite quote e prestiti sociali.

10) LiberoMondo è una centrale di importazione che rimane fermanella decisione di non vendere alla grande distribuzione, ma diavere quali unici ed esclusivi clienti le Botteghe del Mondo e alcunipunti selezionati della piccola distribuzione.

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1.2 Riflessioni di inizio anno

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Com'è nostra tradizione, nelle riunioni di revisione e programmazione di inizioanno abbiamo cercato di condividere insieme alcuni spunti di riflessione e do-mande su LiberoMondo e sulla nostra attività.Vogliamo renderne partecipi tutte le botteghe, in uno spirito di condivisione e ditrasparenza sulla nostra struttura sociale e organizzativa.

1) LiberoMondo di fronte alla crisi economica

Ci eravamo detti lo scorso anno che, dopo il periodo di "vacche grasse"(2001-2005) e di "vacche magre" (2006-2008), stavamo entrando in un pe-riodo di crisi economica (2009-2010 e forse anche oltre). Quest'anno ci siamo trovati in effetti in mezzo ad una crisi economico-so-ciale non semplice, in cui tutto sommato il settore del commercio equo esolidale (ancora di nicchia) ha tenuto, pur se alcune realtà hanno avutoparecchie difficoltà.La nostra struttura, sia come fatturato che come margini, ha retto, anche senon scontato che ciò avvenisse, date la complessità e le difficoltà del mo-mento.Siamo consapevoli che la situazione economica e sociale che ci sta attornoè molto fragile e delicata? Siamo consapevoli che LiberoMondo vive in questa fragile situazione e hadei vincoli molto forti per i criteri a cui si ispira (ad esempio, non si pos-sono migliorare i margini facendo leva su un abbassamento dei prezzi deipropri fornitori) ed è legata strettamente a congiunture instabili (per esem-pio, il cambio euro/dollaro) che possono condizionare pesantemente i ri-sultati di bilancio di fine anno?

2) Si tira tutti insieme

A volte quest'anno l'impressione è stata che non tutti in LiberoMondoci rendessimo conto della gravità della situazione economica e sociale checi circondava, e che dessimo per scontato che nella nostra cooperativa il la-voro ci sarebbe stato sempre, senza alcun problema e senza alcuna diffi-coltà.Alcuni soci lavoratori hanno avuto ed espresso (anche nell'Assemblea del12 dicembre 2009) la percezione che non tutti contribuivano nel medesimomodo o meglio, che alcuni soci lavoratori tiravano ed altri "se la prende-vano un po' comoda". Nessuno chiaramente si pone il problema dinanzi ad esigenze di salute, adesigenze familiari ed a mille altri motivi personali che ciascun socio lavo-ratore ha, ma - soprattutto in determinati periodi dell'anno molto carichidi lavoro (fortunatamente!) - l'evidente differenza di approccio/attacca-mento al lavoro da parte di alcuni soci, in particolare in alcuni settori, hacreato diversi malumori.Si cercheranno sicuramente alcune soluzioni pratiche per il 2010, ma que-sta percezione è sicuramente molto pericolosa per una struttura come lanostra, in cui oltretutto il lavoro "in più", spesso, è lavoro volontario (siaper i soci lavoratori che per quelli espressamente definiti come volontari),in cui la responsabilità maggiore di alcune persone non è retribuita ma "faparte del gioco" e della volontà personale di ciascuno.O si tira tutti insieme o LiberoMondo rischia di scricchiolare nell'aspetto che piùla caratterizza: ne siamo tutti pienamente consapevoli?

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3) Noi non possiamo andare sui tetti

Di fronte alle ristrutturazioni, ai licenziamenti, alle casse integrazioni èormai diventata quasi pratica abituale di protesta il salire in alto sui tettidelle fabbriche, quasi allontanandosi dalla vita quotidiana, più vicini aDio che ai loro simili - direbbe qualcuno - o cercando una visibilità altri-menti irrecuperabile - direbbe qualcun’altro. Hanno cominciato nell'estate2009 gli operai dell'Innse, gli ultimi- per adesso - sono stati quelli della Ya-maha, appena scesi dal tetto della fabbrica di Lesmo.Prima c'era almeno un padrone a cui gridare "Agnelli, Agnelli vaffanculo!",i padroni li intravedevi la mattina quando entravano nello stabilimentocon la macchina dai vetri scuri, ma ne conoscevi bene il carattere. Adessospesso c'è una multinazionale oppure una società con sigle sconosciute econ sedi altrettanto sconosciute.Noi abbiamo la fortuna non solo di non avere padroni (giacché in una coo-perativa i soci sono i padroni, anche se non l'abbiamo ancora forse tutti as-sorbito in noi stessi), ma di non dover nemmeno salire sui tetti per prote-stare o presentare le nostre proposte.Le sedi per poter partecipare ed offrire agli altri le proprie idee ci sono (as-semblee, riunioni aperte del Cda, riunioni responsabili, riunioni di set-tore…), ma le sappiamo sfruttare tutti al meglio? Questo non significa che non ci siano responsabilità differenziate, ruolidiversi (a seconda, spesso, non delle capacità di ciascuno ma delle "spallelarghe" per sopportare i pesi senza incrinarsi), e nemmeno il fatto che sepoi "la cooperativa" (cioè l'insieme dei soci, o meglio la maggioranza) attuao direttamente (nell'assemblea) o indirettamente (nelle decisioni presedagli amministratori, sempre smentibili in qualunque assemblea dallamaggioranza dei soci) scelte differenti dal mio pensiero è perché "nonascolta"… O alla fine per alcune persone sono più comode le critiche sottobanco, imugugni, la volontà di essere sempre semplici dipendenti (e si dipendesempre da qualcuno) e non padroni, per cui il lavoro e le soluzioni devonoarrivare sempre dall'alto (da quelli che prendono le decisioni) e non da sestessi e da un maggior impegno e coinvolgimento?

4) "Meshesh o mashashal", scappare o migliorare?

Questo gioco di parole in lingua amarica con il cambio solo delle vocalichiaramente in italiano non rende, ma il concetto è molto chiaro ed inte-ressante.Di fronte alle difficoltà, di fronte alle discussioni e alla diversità di opi-nioni che spesso si traducono in conflitti espliciti o latenti, di fronte allastanchezza e al possibile esaurimento a volte delle risorse fisiche e mentalidi ognuno, la prima tentazione che viene è il "meshesh", il fuggire, il chie-dere meno responsabilità, il diventare passivi e rinunciatari…Il fuggire, lo scappare dalle proprie responsabilità e dal proprio ruolo chesi ha in cooperativa è più semplice e immediato, ma ha ripercussioni su sestessi e su tutti gli altri; invece avere la saggia pazienza di aspettare - sop-portando magari anche cose che a volte feriscono un po'- dare tempo allastruttura e alle persone con cui lavoriamo fianco a fianco, capire che i no-stri tempi non sono quelli degli altri e cercare di cambiare le vocali, di "ma-shashal", di migliorare innanzitutto le relazioni e il nostro modo di porci, pervedere se il problema si può vedere da un'altra angolazione.Scappare o migliorare?

5) Uno per volta…

Mentre si evadevano per ore di seguito ordini con articoli di artigia-nato "uno per tipo", il primo pensiero che veniva era: "Non potevano or-dinarne di più?", però ci è servito per una riflessione sul lavoro manuale:tante volte ci dimentichiamo che tutti quegli oggetti (ma varrebbe ancheper i prodotti alimentari - e chi ha impacchettato migliaia di panettoni inlaboratorio lo sa bene!) non sono sfornati a decine o a centinaia da dei mac-chinari, ma sono fatti manualmente, uno per volta, dalle sapienti manidegli artigiani… e questo proprio noi che lavoriamo nel commercio equodovremmo ricordarcelo sempre."Uno per volta" è una regola che vale sempre, di fronte a lavori che sem-brano lunghi, faticosi, interminabili…

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"Uno per volta" è anche riscoprire la bellezza non della quantità ma dellasingolarità. Come diceva un pittore tanzaniano, questo dipinto TingaTinga non lo fac-cio tante volte altrimenti perde di valore - e non per gli altri, ma per mestesso: è uno, e l'uno, il singolo è importante.Forse l'aver investito in questi ultimi anni come LiberoMondo sull'artigia-nato artistico (da produttori in Zimbabwe, Tanzania, Etiopia, Mozam-bico…) ha anche questo significato: ricordarci l'importanza del singolo la-voro manuale.

6) LiberoMondo ha ancora un ruolo politico all'interno del commercioequo e solidale italiano?

Già nelle riflessioni del 2007 ci chiedevamo se non fosse necessario perla nostra struttura riprendere e aggiornare alcuni discorsi, come quellidella grande distribuzione, della certificazione o della scelta dei produttori.Dopo due anni, l'impressione è che ci siano ancora meno discussioni all'in-terno del mondo del commercio equo, o meglio che si dia per assodato -soprattutto in un periodo di difficoltà economiche per tutti - che ci sonoaltre precedenze, altre priorità e alcuni discorsi rimangono all'interno diAgices o di altre sedi ma faticano a diventare dibattito comune, almeno al-l'interno delle Botteghe del Mondo, che sembrano "in tutt'altre faccendeaffaccendate". Cosa possiamo fare come LiberoMondo in tale direzione? Possiamo ripren-dere alcuni temi, svilupparli internamente e discuterli all'esterno o lidiamo per assodati, vivendo sempre un po' di rendita a riguardo?

7) Ripensare il nostro ruolo di cooperativa sociale

Ce l'eravamo dati come obiettivo nelle riflessioni dello scorso anno efinalmente, dopo mesi di riflessioni del Consiglio di Amministrazione, in-contri con "esperti" di cooperative sociali, discussioni animate e aspettativeche si erano fatte molto “alte”, abbiamo cominciato nell'Assemblea del 12dicembre 2009 un percorso di approfondimento e di confronto sul nostroessere cooperativa sociale.Nonostante i timori di chi l'aveva organizzata, il fatto di aver lasciato unatraccia aperta ha permesso un confronto franco e sereno in cui tutti hannoparlato ed espresso la loro opinione.Siamo sicuri di aver iniziato un percorso lungo ma proficuo in cui abbiamobisogno dell'apporto di tutti.In fondo, se in questi pochi anni di vita della cooperativa siamo riusciti afare 37 progetti di inserimento è stato grazie al contributo e all'impegno ditutti.

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1.3 LiberoMondo

PremessaFin dalla sua costituzione LiberoMondo ha fortemente voluto che la

cooperazione sociale fosse un elemento fondante e caratterizzante del pro-prio modo di operare nell'ambito del commercio equo e solidale.Siamo tutti consci che questa scelta vada continuamente confermata e ap-profondita non solo nel lavoro quotidiano, ma debba anche essere oggettodi un confronto aperto tra tutti i soci, utile a condividere motivazioni, fi-nalità e a definire strategie di azione comuni.Per questo motivo si è scelto di dedicare gran parte dell'ultima assembleadel 2009 a questo tema, in modo da mettere le basi per un percorso cheproseguirà nel 2010 e che si prefigge di coinvolgere tutti i soci attraversomomenti dedicati.Naturalmente si tratta di un cammino appena intrapreso e che necessita diessere approfondito. Non si tratta infatti, almeno nell'immediato, di defi-nire un aspetto puntuale o di prendere una decisione su una qualche par-ticolare azione da mettere in atto, ma di dedicare del tempo per condivi-dere le idee, le motivazioni e le aspettative di ciascuno, per elaborare unorientamento comune, pur nel rispetto delle singole individualità.Per ottenere questo risultato è necessario costruire un "linguaggio comune"tra i diversi soggetti coinvolti, creare un livello di conoscenza reciprocache consenta di evitare fraintendimenti e incomprensioni. Bisogna infattitenere presente che, nel corso dei tredici anni di vita della nostra coopera-tiva, la base sociale si è ampliata, includendo di volta in volta nuovi sociche hanno portato con sé i propri vissuti e le proprie esperienze. È quindiindispensabile non dare nulla per scontato o come "già detto", essere di-sposti a mettersi continuamente in discussione, a ridefinire il nostro mododi essere cooperativa.Non a caso questa necessità è emersa in modo particolare dalle personeche sono entrate a far parte di LiberoMondo nel corso degli ultimi anni, in-serendosi in un gruppo che già era costituito. I momenti di scambio e con-fronto possono aiutare i nuovi arrivati a inserirsi e a diventare coprotago-nisti, a dare il loro contributo per la realizzazione di un progetto condi-viso.A volte il singolo socio, ivi compreso il socio lavoratore, fa fatica a perce-pirsi come parte di un gruppo che opera e agisce sulla base di motivazionie scopi condivisi, a scorgere al di là dell'operatività quotidiana il sensocomplessivo dell'agire collettivo. Questo può demotivare il singolo e gene-rare un senso di solitudine. La comunicazione interna circa le attività in es-sere nei vari ambiti, può sicuramente essere molto utile per far percepireai soci che il proprio apporto contribuisce alla composizione di un disegnopiù ampio.Non è sempre facile rendersi conto che dietro i "numeri" c'è una storia, unvissuto, che vanno riscoperti continuamente. D'altra parte bisogna ricono-scere come non sia sempre così facile per le singole persone o per i diversisettori trasmettere agli altri ciò che si è fatto o si sta cercando di realizzare.Questo vale un po' in tutti gli ambiti, ma mentre per alcuni di essi si rie-sce, almeno in determinati momenti, a dare un'idea di cosa si sta realiz-zando, come ad esempio nel caso del lavoro con i produttori, anche graziea strumenti quali video e report dei viaggi o di loro visite presso la nostrasede, in altri casi questo risulta molto più difficile, come nel caso dell'a-spetto "sociale". Chi per vari motivi vi è direttamente coinvolto riesce a co-glierlo, ma non sempre riesce a comunicarlo, oppure non può farlo, perrispetto alle persone coinvolte. Si ritiene infatti fondamentale preservare ildiritto di ciascuno di vedere tutelata la propria privacy.Alcuni hanno lamentato una difficoltà nel cogliere l'atteggiamento com-plessivo della cooperativa in merito agli aspetti "sociali", il bisogno di unmaggiore confronto non solo sugli aspetti generali, ma anche su questionipiù specifiche e "tecniche". La sensazione è che in settori diversi si opericon modalità diverse. A volte è come se alcune cose rimanessero preroga-tiva solo di qualcuno.

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Altri, pur condividendo l'importanza di proseguire un confronto sulle pre-messe della nostra azione in ambito sociale, ritengono si debba fare moltaattenzione a quali dinamiche si vanno a strutturare. Ritengono infatti chesia fondamentale evitare atteggiamenti che, seppur con le migliori inten-zioni, rischiano di innescare relazioni che tendono a creare una distinzionetra soggetti attivi che svolgono una funzione o un servizio e soggetti esclu-sivamente passivi che ne beneficiano.In questo senso si sottolinea l'importanza che ognuno si senta parte inte-grante del gruppo, seppur con modalità e bisogni diversi, e non oggettodell'azione del gruppo. Ciascuno dovrebbe sentire la responsabilità di dareil proprio contributo, al meglio delle proprie possibilità e della propria si-tuazione del momento. Per contro il gruppo dovrebbe essere in grado dicercare di accogliere ciascuno dei suoi membri, configurando il proprio in-tervento in base ai bisogni e alle necessità delle singole persone. Natural-mente si tratta di un processo complesso e che necessita di tempo, ma chesi ritiene possa favorire una reale integrazione.

LiberoMondo: una cooperativa sociale e il suo territorio di rife-rimento

LiberoMondo è una cooperativa sociale di tipo B che da ormai 12 anniopera e si interfaccia con altre realtà presenti sul territorio. Si è ritenutoquindi opportuno, prima di entrare nel vivo della discussione, ricordare lacornice istituzionale in cui si inserisce la nostra organizzazione, dando atutti la possibilità di avere un quadro comune e di chiarire eventuali dubbi.Una cooperativa è un'associazione autonoma di persone che si unisconovolontariamente per soddisfare i propri bisogni economici, sociali e cultu-rali e le proprie aspirazioni attraverso la creazione di un'impresa a pro-prietà comune, controllata democraticamente.In base alla natura dei soci e alle finalità che gli stessi intendono perse-guire si possono distinguere diverse tipologie di cooperative: di consumo,di credito, di produzione e lavoro, edilizie, agricole e della pesca.La legge 381/91 ha introdotto nell'ordinamento giuridico italiano unanuova figura di cooperativa, la cui finalità consiste (art.1) nel "perseguirel'interesse generale della comunità alla promozione umana e all'integra-zione sociale dei cittadini attraverso:

a) la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi;b) lo svolgimento di attività diverse - agricole, industriali, commercialio di servizi - finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantag-giate".

Ai tradizionali caratteri di democraticità e mutualità, si é aggiunto il prin-cipio di solidarietà come segno distintivo della cooperazione sociale, allaquale è stato riconosciuto un ruolo attivo nell'attuazione di forme di col-laborazione con il sistema pubblico di protezione sociale. Inoltre, pur con-correndo, a fianco di altre organizzazioni pubbliche e private senza fini dilucro, alla realizzazione di finalità di interesse generale, la cooperativa so-ciale mantiene la forma giuridica di impresa, con un approccio ai problemirelativi alla produzione, organizzazione e gestione orientato a criteri di ef-ficienza.

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All'interno del quadro normativo vigente sono quindi definite due tipolo-gie di Cooperative Sociali:

° le cooperative sociali di tipo A sono finalizzate alla gestione di ser-vizi-socio sanitari ed educativi. Sono generalmente cooperative che sioccupano di gestire servizi ed attività a favore della persona: assistenzadomiciliare, gestione di case famiglia, di case di riposo, di asili nido, dicentri di aggregazione giovanile,…..;° le cooperative sociali di tipo B sono invece finalizzate all'inserimentolavorativo di persone appartenenti a specifiche categorie di persone cheprovengono da situazioni di disagio. Tale inserimento può avvenire tra-mite lo svolgimento di attività lavorative nei settori dell'agricoltura,dell'industria, dell'artigianato e dei servizi.

LiberoMondo, in quanto cooperativa sociale di tipo B, ha tra gli obiettiviprioritari l'avvio di percorsi di inserimento nel mondo del lavoro a favoredi persone che provengono da situazioni di disagio sociale. In modo moltoschematico è possibile individuare due tipologie di inserimento:

° di tipo socializzante, che ha come obiettivo prioritario il fornire unambiente protetto in cui sviluppare le capacità relazionali;° di tipo lavorativo, che ha l'obiettivo, dopo un periodo più o menolungo di formazione/apprendistato mirato allo sviluppo delle capacitàlavorative e relazionali, di arrivare ad un'assunzione presso la coopera-tiva stessa o presso altre strutture ritenute adatte alla persona coinvoltanel progetto.

Gli inserimenti vengono realizzati in collaborazione con strutture pubbli-che o private e sono preceduti dalla stesura di un progetto, elaborato sullabase di incontri con operatori e familiari, che fissa tempi e obiettivi. I risul-tati raggiunti e le problematiche emerse vengono analizzati nel corso diperiodici incontri di verifica.Nel corso degli ormai dodici anni di attività, LiberoMondo ha collaboratocon numerosi enti e strutture:

- Consorzio socio-assistenziale INT.ES.A.- Consorzio socio-assistenziale Alba - Langhe - Roero- Servizio Tossicodipendenze (Ser.T.)- Casa Circondariale di Alba- Dipartimento di Salute Mentale (DSM)- Servizio Politiche Attive del Lavoro (SPAL) del Comune di Bra- Consorzio Compagnia di Iniziative Sociali (CIS)- Cooperativa O.R.SO- Cooperativa Il Ginepro- Comunità Terapeutica "La Redancia"- Comunità Terapeutica "Il Tavoletto"

I progetti di inserimento sono stati 37, di cui 23 di tipo lavorativo, chehanno portato a 17 assunzioni, e 14 con finalità formative e socializzanti.

LiberoMondo e il suo modo di essere cooperativa socialeLa legge 381/91 definisce ciò che lo stato italiano riconosce essere una

cooperativa sociale e quali compiti e finalità le attribuisce. Da un punto divista formale ciò può essere sufficiente ed esaustivo.Prendendo in considerazione ciò che accade ci si rende immediatamenteconto che la realtà non è così monolitica, non solo e non tanto a causa dellediverse attività pratiche/produttive che vedono impegnate le singole orga-nizzazioni, ma per il diverso modo di vivere e intendere la cooperazionesociale. Nel momento in cui si afferma che una cooperativa è "un'associazione au-tonoma di persone che si uniscono volontariamente per soddisfare i pro-pri bisogni economici, sociali e culturali e le proprie aspirazioni attraversola creazione di un'impresa a proprietà comune, controllata democratica-mente", si pone un chiaro accento su quella che è la componente valoriale,motivazionale che ispira l'azione dei singoli e del gruppo nel suo com-plesso.Diventa quindi indispensabile che tutti i componenti di una cooperativacondividano motivazioni, aspirazioni in modo da costruire una visionecondivisa, un quadro di riferimento comune.Per questo motivo si è scelto di non indirizzare la discussione in modotroppo strutturato o sulla base di linee definite a priori, ma si è preferito

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avviare il percorso nel modo più aperto possibile raccogliendo le idee egli stimoli che ciascuno degli intervenuti ha voluto offrire, senza dare nullaper scontato o sottointeso.I soci di LiberoMondo hanno condiviso quelli che per loro sono gli ele-menti che dovrebbero essere alla base di una cooperativa sociale e per con-tro quali possono essere le maggiori difficoltà ed ostacoli da affrontare,non limitandosi a considerare la sola esperienza di LiberoMondo, ma cer-cando di spaziare in orizzonti più ampi.

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Cooperativa sociale è: Difficoltà, ostacoli, punti deboli

°struttura orizzontale e non verticistica°ambiente di lavoro armonioso e responsa-bilizzante° consapevolezza° opportunità di ripartire e di essere auto-nomi°riscoprire e vedere affermata la propria di-gnità° reciproca mutualità° impegno nelle relazioni° mettersi in gioco sul piano delle relazioni° condivisione di una visione° formazione° relazione con il territorio° centralità delle relazioni° valorizzazione delle persone dando a cia-scuno la possibilità di esprimere le propriepotenzialità° fiducia reciproca° importanza e valorizzazione del lavoromanuale° saper vedere le potenzialità delle persone° gratuità° partecipazione che, se vissuta piena-mente, porta alla libertà° imparare ad ascoltare° convivialità e socialità

° visione assistenzialistica° relazioni non paritarie: una parte (sog-getto) agisce in modo univoco sull'altra(oggetto)° individualismo° diversi modi di mettere in pratica la vi-sione condivisa° trovare il modo per mettere in praticala visione condivisa° poca coscienza del significato di esseresocio e socio-lavoratore° modi diversi di intendere il ruolo delsocio (diritti-doveri)° difficoltà di trovare il proprio posto° mancanza di ricette prestabilite e ne-cessità di esplorare nuovi percorsi° difficoltà di valorizzare il contributodel singolo° difficoltà del singolo di sentirsi valo-rizzato dal gruppo° possibile esaurimento risorse fisiche ementali del singolo° difficoltà di avere una visione di in-sieme° difficoltà di restituire agli altri una vi-sione di insieme° difficoltà di mantenere una comunica-zione efficace° avere più possibilità di partecipare° difficoltà di dare un senso al propriolavoro, di vedersi inseriti in un progettopiù ampio° percepire che non tutti contribuisconoe si impegnano in uguale modo.

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1.4 L’organizzazione

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L'organizzazione concreta della Cooperativa LiberoMondo rispecchiada una parte le normative vigenti a livello di cooperative sociali, alle qualici dobbiamo attenere (gli organi sociali e le responsabilità relative ad essi);dall'altra rispecchia anche il nostro stile.

Gli organi socialia. Assemblea Soci: nel 2009 si è ritrovata a maggio per analizzare il bilancioe dare le indicazioni programmatiche al Consiglio di Amministrazione ea dicembre per trattare il tema "Cooperazione sociale. LiberoMondo e ilcontesto locale. Dinamiche e prospettive".

b. Consiglio di Amministrazione: si è ritrovato ogni mese - a volte a sé, a voltein riunione congiunta con la riunione dei responsabili - per analizzare iproblemi principali, deliberare le assunzioni e prendere le decisioni ope-rative.Presidente: Emanuele GiordanaVice Presidente: Luca GioelliConsiglieri: Gianfranco Giordana, Giovanna Avalle, Massimo Sottimano,Daniela Melotti

c. Collegio Sindacale: si è ritrovato trimestralmente per effettuare le verifi-che di legge ed ha partecipato ai Consigli di Amministrazione.Presidente: Silvia Marengo.Sindaci effettivi: Giuseppe Cagliero, Gianluca BergiaSindaci supplenti: Giorgio Giuseppe Boglione, Mario Bonada

Gli organi esecutiviResponsabili di settoreSono attualmente 11 e gestiscono l'attività pratica della cooperativa, coor-dinando il lavoro ed il personale dei rispettivi ambiti di competenza.I soci lavoratori di ciascun settore si riuniscono, generalmente con cadenzamensile, per analizzare e discutere tra loro e con il direttore generale l'an-damento delle attività e le eventuali problematiche.I responsabili e il direttore generale di riuniscono mensilmente nelle Riu-nioni dei Responsabili per pianificare, controllare e verificare le attivitàcomplessive della cooperativa.

I responsabili della cooperativa sono i seguenti:° Settore amministrazione: Giovanna Avalle° Settore segreteria & assistenza clienti: Luciano Mondino° Settore logistica: Angelo Allocco ° Settore controllo artigianato: Milena Busso° Settore commerciale: Diego Negro ° Settore comunicazione Luca Gioelli° Settore prodotti alimentari: Gianfranco Giordana° Settore laboratorio pasticceria: Romina Rivoira° Settore laboratorio confezionamento Massimo Sottimano° Settore importazioni & progetti: Emanuele Giordana° Bottega di Bra: Stefania Gerbaudo.

Il direttore generale si occupa dell'operatività complessiva della cooperativaed ha il compito di coordinare il lavoro dei responsabili di settore, di favo-rire il flusso delle informazioni tra i vari ambiti della cooperativa, di gestireil personale in collaborazione con i responsabili di settore, di proporre alConsiglio di Amministrazione le nuove assunzioni.

I lavoratoriLe cooperative possono avvalersi delle prestazioni sia di personale dipen-dente che di soci lavoratori, ma LiberoMondo ha scelto di optare per que-sta seconda soluzione, eccetto nei casi di assunzione di breve durata.

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Dopo un periodo di prova iniziale, si richiede al dipendente di diventaresocio lavoratore, in modo da poter condividere pienamente i diritti e i do-veri connaturati al fatto di essere parte di una cooperativa.

a. I soci lavoratori Tutti i soci lavoratori della cooperativa, a prescindere dalla mansione (di-rettore, magazziniere, pasticcere…) percepiscono il medesimo stipendionetto in busta. E' una scelta in cui crediamo fermamente, convinti che nonci siano lavori di serie A e serie B e che tutti in cooperativa debbano impe-gnarsi al meglio delle proprie capacità ed esperienza.Anche la responsabilità dipende dal lavoro che uno è chiamato a svolgere(e quindi non è univoca, bensì diversificata a seconda dei ruoli), ma non im-plica, a nostro parere, una diversificazione di stipendio.

Le retribuzioni corrisposte da LiberoMondo sono conformi a quanto pre-visto dal Regolamento di Gestione del Registro di Agices (art 5.2):"Il trattamento economico dei lavoratori è rapportato alla quantità e qualità del-l'attività lavorativa prestata a favore dell'Organizzazione, secondo quanto con-cordato per iscritto con ciascun lavoratore, comunque non inferiore a quanto even-tualmente è stabilito da disposizioni di legge, da tariffe professionali, da contrattio da accordi collettivi nazionali e locali, per lo svolgimento di pari o analoghe man-sioni e attività. Eventuali divergenze in difetto o in eccesso per funzioni analoghedovranno essere evidenziate e motivate.”.La cooperativa ha sempre applicato a tutti i soci lavoratori il contratto dellacategoria consumo-commercio che prevede 14° mensilità.Attualmente tutti i lavoratori sono assunti al terzo livello, eccetto le per-sone assunte a tempo determinato, che partendo dal quarto livello passanola terzo non appena l'assunzione diventa a tempo indeterminato.

Retribuzione lorda 1.510 euroNetto in busta paga 1.110 euroCosto mensile per LiberoMondo 2.580 euro

LiberoMondo ha scelto di essere una cooperativa sociale di tipo B e perquesto motivo almeno un terzo del personale assunto deve essere costi-tuito da soci svantaggiati, ossia persone con lievi handicap di natura fisicao mentale, o provenienti da situazioni di disagio sociale.Lo stipendio dei soci svantaggiati usufruisce di una fiscalità particolare,per cui a parità di salario il loro costo lordo è inferiore a quello di un socionormodotato, dato che i contributi sono a carico dello Stato.

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Organigramma

DIREZIONEEmanuele

COLLEGIO SINDACALEMarengo Silvia,, Bergia Gianluca e Cagliero Giuseppe

AMMINISTRAZIONE Giovanna (6 ore)

LEGENDAsv socio volontarioin inserimento lavorativo cl contratto di collaborazione1/2 part timecs consulenza di altra cooperativatf tirocinio formativomt maternità

COMMERCIALEDiego

Sabrina (6 ore)ValentinaMichela

Graziella (pulizie)

LOGISTICA

Angelo

Paolo T.FrancoDavideLuigi (sv)Gianni (sv)

CONTROLLOARTIGIANATO

Milena

RobertoAntonello Federico (1/2)Tonino (in)Gianluca (in)

Marco

promotoriAlessandroPaolo M.Fabrizio S.WalterDanilo

Paola

budget e controllo gestioneGianfranco

SEGRETERIA & ASSISTENZA CLIENTI

Luciano

ASSEMBLEA

*aggiornato a settembre 2010

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L'obiettivo che la cooperativa si prefigge è che, dopo un percorso di inse-rimento, anche i soci svantaggiati arrivino a percepire il medesimo stipen-dio netto dei soci normodotati. I parametri di valutazione tengono conto delle potenzialità della personae dell'impegno dimostrato.Attualmente la retribuzione netta in busta paga dei soci svantaggiati variada 850 a 1.110 euro al mese.

b. I soci volontariLa nostra cooperativa condivide da tempo il proprio lavoro con numerosicollaboratori volontari che prestano il loro prezioso servizio gratuitamentee in tutti i settori.Anche nel 2009 i soci volontari hanno costituito una delle colonne portantidella nostra cooperativa:

- nella bottega: 6 volontarie hanno affiancato in modo continuativo lacommessa part time;- in magazzino: 2 persone, una con cadenza quotidiana, l'altra settima-nale, hanno collaborato per la movimentazione delle merci verso forni-tori e clienti e nel controllo qualità dei prodotti artigianali;- nel laboratorio di confezionamento: 1 volontario tutti i giorni;- nel consiglio di amministrazione: il lavoro di 5 consiglieri su 6 non èretribuito.

c. Gli inserimenti lavorativiUno degli obiettivi prioritari della cooperativa è l'avvio di percorsi di in-serimento nel lavoro per persone che vivono situazioni di disagio sociale.In modo schematico è possibile individuare due tipologie di inserimento:Tali inserimenti avvengono a due livelli:

- di tipo socializzante, che ha come obiettivo prioritario il fornire unambiente protetto in cui sviluppare le capacità relazionali;- di tipo lavorativo, che ha l'obiettivo, dopo un periodo più o menolungo di formazione/apprendistato mirato allo sviluppo delle capacitàlavorative e relazionali, di arrivare ad un'assunzione presso la coopera-tiva LiberoMondo o presso altre strutture ritenute adatte alla personacoinvolta nel progetto.

Gli inserimenti avvengono in collaborazione con strutture pubbliche (Asl,Sert..) o con altre cooperative o comunità (Comunità Terapeutica La Re-dancia, Consorzio Iniziative Sociali…) e sono preceduti dalla stesura di un

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CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONELuca, Massimo S., Giovanna, Gianfranco, Emanuele, Daniela M.

COMUNICAZIONE& SITO

Luca

Daniela M.Marco

centro di documentazioneDanilo (sv)Lorenzo (sv)Angelo (sv)

PRODOTTI ALIMENTARIGianfranco (sv)

Fabrizio P.Marco (con grafica)Samuela (tf)

IMPORTAZIONI& PROGETTI

Emanuele

Francesca Luca

comitato progettiLuigi E. (cs)Antonio (cl)LucaEmanueleDiegoFrancesca

LABORATORIOPASTICCERIA

Romina

Franca (mt)Tiziana (1/2)CristinaAry

LABORATORIOCONFEZIONAMENTO

Massimo S.

ElisaBouchra (7 ore)Teresa (1/2)Sabina (1/2)Barbara (1/2)Alessio (1/2)Daniela T.Carla (1/2)Claudio (sv)Federico (in)Paolo (1/2)Magazzino laboratorioMassimo D.

della cooperativa LiberoMondo*

BOTTEGA BRA

Stefania (1/2)

Gabriella (sv)Rosita (sv)Luigina (sv)Agnese (sv)Giovanna (sv)Silvana (sv)

DEI SOCI

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progetto, elaborato sulla base di incontri con operatori e familiari.I risultati raggiunti e le problematiche emerse vengono analizzati nel corsodi periodici incontri di verifica.Nel corso del 2009 sono stati effettuati due inserimenti lavorativi in colla-borazione con il Consorzio Socioassistenziale I.N.T.E.S.A. di Bra.Le persone sono state inserite nel magazzino dei laboratori e nel settorecontrollo qualità dell'artigianato, sulla base di una valutazione delle loroattitudini e capacità lavorative.LiberoMondo offre il personale e le strutture, mentre i costi assicurativi el'eventuale retribuzione di borsa lavoro sono a carico dell'ente proponentel'inserimento.Il nostro obiettivo, ove è possibile, è quello di arrivare ad una vera e pro-pria assunzione, inizialmente a part time per poi valutare il passaggio atempo pieno, se la persona è in grado di sostenere un orario di 8 ore gior-naliere.

d. Il PresidenteIl Presidente, che ha attualmente anche funzioni di amministratore e di di-rettore generale, percepisce un compenso di 2.580 euro lordo, pari a 1.610euro netti, in quanto, a differenza degli altri soci lavoratori dipendenti,una parte dei contributi previdenziali sono a suo carico. Il costo mensileper LiberoMondo è identico, ma il netto in busta paga è più alto.

e. I collaboratori a progettoNel corso del 2009 si è mantenuta la collaborazione a progetto solo per An-tonio Carlucci, che ha effettuato alcuni viaggi di verifica ai produttori inAfrica e ha partecipato alle riunioni del Comitato Progetti.Per quanto riguarda invece Luigi Eusebi (che l'anno scorso aveva avutouna collaborazione a progetto con noi), quest'anno la collaborazione per iviaggi di verifica in America Latina e per le riunioni del Comitato Progettiè continuata, ma è stata fatturata come consulenza dalla cooperativa Cin-que Stagioni di Torino, essendo lui stato assunto da tale struttura.Il costo lordo mensile per LiberoMondo dei collaboratori a progetto è lostesso degli altri dipendenti (ossia 15,75 € all'ora). Mentre il netto in bustapaga è più alto, in quanto parte dei contributi sono a carico del collabora-tore stesso.

f. La formazioneLa cooperativa offre ai propri soci momenti di formazione nel corso del-l'anno.In alcuni casi si tratta di momenti aperti a tutti i soci, in altri di percorsi stu-diati appositamente per le persone impegnate in specifiche mansioni.Tra i momenti di formazione comuni possiamo citare gli incontri con i pro-duttori, le relazioni sui viaggi missione, gli incontri con rappresentanti dialtre realtà del commercio equo e solidale italiano ed europeo, gli ap-profondimenti circa l'evoluzione del commercio equo a livello italiano edinternazionale.Con riferimento ai percorsi differenziati:

- per i soci dei laboratori di produzione la formazione si articola in duemomenti, comprendenti rispettivamente la parte sociale (corsi di forma-zione organizzati da cooperative di servizi e finalizzati all'approfondi-mento di strumenti e modalità di affiancamento ai soci svantaggiati) ela parte produttiva (incontri di elaborazione dati e di impostazione tec-nica);- per i soci dei settori della logistica, del controllo qualità e degli ufficisono previsti riunioni logistiche, corsi sulla sicurezza ed il primo soc-corso;- per i soci della nostra bottega e per i promotori sono previsti invececorsi di formazione di marketing, approfondimenti sui produttori, pro-getti e linee di prodotti, riunioni di approfondimento sull'attualità delcommercio equo italiano ed internazionale.

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1.5 Il fatturato 2009

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4.000.000

3.000.000

2.000.000

1.000.000

5.000.000

6.000.000

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 20072006 2008

Fatturato magazzino dal 1998 al 2009

gennaio

febbra

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mag

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giugno

luglio

agosto

sette

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ottobre

novembre

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280.301 303.371

Distribuzione fatturato mensile 2009

568.638

315.564 301.347231.964 264.124

139.696

451.073

792.190

1.046.223

584.666

Il fatturato 2009 del magazzinoIl fatturato globale delle vendite all'ingrosso dei prodotti di Libero-

Mondo è di 5.228.024 euro esclusi, come al solito, i valori delle merci alcosto e delle materie prime. La ripartizione per categorie di prodotti è laseguente:

- artigianato: 1.402.607 euro - alimentari 3.417.661 euro - detergenza 215.370 euro - cosmesi 139.267 euro - incensi e oli essenziali 45.877 euro - libri e materiale informativo 7.241 euro

L'anno commerciale 2009 registra un incremento del fatturato generale,rispetto al precedente, dell'1,60%. Il dato si rivela in linea con le previsionieffettuate a inizio anno, e la prima impressione è quindi positiva, conside-rando che tale risultato è stato raggiunto in un contesto economico (gene-rale e del commercio equo italiano in particolare) certamente non florido etranquillo.Diamo, come di consueto, una veloce lettura d'insieme, prima di passare adalcune considerazioni sui prodotti.

La distribuzione del fatturato lungo l'anno conferma quanto rilevatonei precedenti esercizi, vale a dire la prevalenza delle vendite nell'ultimoquadrimestre (con un'incidenza sulle vendite totali del 54%); dei restantiquadrimestri, il primo quadrimestre sale lievemente rispetto al 2008, rag-giungendo il 28% del fatturato totale, mentre il secondo scende di circamezzo punto (confermando così la tendenza al ribasso dell'ultimo bien-nio).

2009

200.000

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Le vendite per area geografica ci dicono che le regioni del Nord, purconfermando il maggiore apporto di fatturato degli anni scorsi, continuanoa diminuire il proprio peso percentuale sul totale delle vendite (accen-tuando in tal modo la discesa dell'anno scorso, per una complessiva con-trazione di sei punti: dal 74% di fine 2007 al 68% attuale), a vantaggio so-prattutto del Centro e del Sud e Isole (che salgono rispettivamente al 20%e al 9%).Una parola infine sull'estero, dove la situazione continua ad essere in con-tinua evoluzione. Segnaliamo, in particolar modo, i buoni risultati dellecollaborazioni con alcuni gruppi francesi, greci, portoghesi, spagnoli e te-deschi.

Composizione fatturato 2009

artigianato=1.413.051

alimentari=3.428.503

1.200.000

Ripartizione categorie merceologiche nei mesi (2009)

det+cosm

alimentari

artigianato

gennaio

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luglio

agosto

sette

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ottobre

novembre

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Ripartizione fatturato2009 per zone

2.75

Nord

Centro

Sud

Isole

Estero

3.115.85

20.26

68.02

Le vendite per cliente confermano la grande maggioranza dell'areacommerciale "equosolidale" (oltre il 93%), mentre il 7% è costituito da ne-gozi specializzati in prodotti biologici e da altri punti vendita della piccoladistribuzione. Il 53% circa del totale dei nostri clienti è costituito da botte-ghe singole e/o medio piccole, mentre il restante 47% è costituito da orga-nizzazioni di commercio equo che gestiscono più punti di vendita al det-taglio, oppure specializzate nella vendita all'ingrosso (è questo il caso di al-cune realtà europee).

La tipologia del prodotto conferma la tradizionale prevalenza degli ali-mentari (che rappresentano il 65% circa dell'intero fatturato), seguiti daiprodotti dell'artigianato (29% circa del fatturato) e della detergenza e co-smesi (6%). Rispetto all'anno precedente, il 2009 differisce per la sostan-ziale stabilità nell'andamento complessivo mensile del gruppo degli ali-mentari e per la notevole irregolarità nelle vendite dell'artigianato (in sen-sibile calo fino a settembre; in deciso recupero nell'ultimo trimestre). Lacategoria degli alimentari, come quasi sempre del resto, si presenta con an-

80,00

Ripartizione percentuale fatturati per zone

2009

2008

2007

60,00

40,00

20,00

Nord Centro Sud Isole Estero

cosmesi=130.491

detersivi=215.370

inc+oli ess.= 45.877libri=9.865

1.000.000

800.000

600.000

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damenti differenti nell'ambito dei gruppi merceologici. Da evidenziare, inparticolar modo, il perdurare delle criticità di alcune referenze tradizio-nalmente legate alla regalistica (natalizi, torroni e pralineria in generale) el'andamento incostante di alcune altre a più lunga commercializzazione(cereali, confetture, succhi, spezie, confetteria). Le motivazioni sono mol-teplici: dalla frenata delle aziende nel proporre i classici cesti natalizi, allerotture di stock dovute al ritardo nelle forniture dei produttori, senza di-menticare alcuni problemi legati alle forniture di alcuni nostri terzisti. Daregistrare, invece, il buon risultato ottenuto con molte altre linee del nostrolistino alimentari (vini, snack dolci e salati, creme spalmabili, frutta secca,creme vegetali, caramelle, tè e tisane). Buono l'andamento, in generale, deiprodotti di altre cooperative sociali (marchi "Madre Terra", "Libera", "L'ar-colaio").

Spostando lo sguardo sull'artigianato, la chiusura dell'anno ha confermatoquanto già emerso in molti mesi, vale a dire l'arretramento di alcune cate-gorie importanti (bomboniere e presepi su tutte) e, all'opposto, il consoli-damento di altre (bigiotteria, giochi, cesteria, oggettistica in legno e pietra).

Tra i produttori di artigianato, è da evidenziare una significativa in-versione di tendenza nella ripartizione delle vendite per continente: è innetta ripresa, infatti, il peso dei produttori asiatici (che consolidano così illoro primato), mentre scende l'incidenza dei produttori latinoamericani,in costante crescita nel triennio precedente; i produttori africani restano, in-vece, abbastanza stabili. La ripartizione delle vendite per continente, per-tanto, è la seguente: Asia 49,5%; America Latina 31%, Africa 19,5%.

Da sottolineare il buon andamento della vendita delle linee di deter-genza per la casa e cosmesi, grazie anche al primo anno completo di com-mercializzazione dei prodotti della linea di cosmetici "Taama" e all'intro-duzione dei nuovi prodotti per la cura della persona "Lympha Benessere".

Infine, buoni risultati sono stati ottenuti anche sui due versanti dellecollaborazioni con altre realtà dell'economia solidale (commercio equo enon solo). Di Libera e Madre Terra abbiamo già parlato; riportiamo nellatabella di fianco l'elenco di tutte le collaborazioni in essere a dicembre 2009.

Nel complesso, è cresciuta parecchio la percentuale di prodotti distribuitidalla nostra cooperativa e provenienti dalle ormai tante collaborazioni.Ecco alcuni numeri al riguardo.

Collaborazioni artigianato: 109.131 euro (+72% rispetto al 2008), perun totale di 14 realtà. Collaborazioni alimentari: 514.208 euro (+ 15%), per un totale di 6realtà.Collaborazioni detersivi: 215.370 euro, (+ 19%), per un totale di 3 realtàCollaborazioni cosmesi: 129.328 euro (+ 89%), per un totale di 6 realtà

Il totale delle collaborazioni ammonta a 968.037 euro (+27% rispetto al2008), pari a un'incidenza sul fatturato finale pari al 18,5% (nel 2008 l'inci-denza era pari al 14,7%). Quasi un milione di euro, quindi, sono stati fat-turati con prodotti derivati, in un modo o nell'altro, da progetti gestiti in-sieme ad altre organizzazioni.

Artigianato

Ad Gentes - PaviaSeñor de Mayo - Bolivia) Il Ponte - Giaveno(Casa de las Artesanias - El Salvador)Pangea - Roma (La Ruashi - Congo)Quetzal - Alba (APJ - Brasile)Raggio Verde - Cossato(Artes Maconde - Mozambico e Caraiberas - Brasile)Ravinala - Reggio Emilia(Progetto Madagascar)Scambiarti - Verona(COAD - Perù)Unicomondo - Vicenza(Matembwe - Tanzania)Variomondo - Limbiate (Caritas Butare - Rwanda)Vagamondi - Formigine(Araliya - Sri Lanka)

Tessile e abbigliamento

Fair - Genova(Rajilakshmi Cotton - India)Il Piccolo Principe - Casarsa d. Delizia(Alpaquita - Bolivia)Pace e Sviluppo - Treviso (Centro Salinas - Ecuador)Raggio Verde - Cossato (linea "BE Cotton" - India e Italia)

Alimentari

Equomercato - Cantù (marmellate e sughi - Kenya; caffè - Uganda)Mondo Solidale - Ancona(caffè El Bosque - Guatemala)Tatawelo - Firenze(caffè Tatawelo - Messico)L'arcolaio - SiracusaLibera Terra - varie sediMadre Terra - San Clemente

Cosmesi e detergenza

Croce del Sud - Piombino(Pag la Yiri - Burkina Faso e linea Taama)Equoland - Firenze(Ajanta - India)Equo Mercato - Cantù (Agua Escondida - Messico)Mondo Solidale - Equo Mercato - Fair(linea cura del corpo "Lympha Benessere")Mondo Solidale - Equo Mercato - Fair(linea detergenti "Lympha")

Le collaborazioni nel 2008

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Il fatturato al minuto: la bottega di BraPer la bottega di LiberoMondo il 2009 è stato un anno particolarmente po-

sitivo, al di là di quelli che erano gli stessi obiettivi che ci si era prefissati adinizio anno in fase di revisione e programmazione. Nel 2009 siamo infatti riusciti ad invertire la tendenza negativa che contrad-distingueva da qualche anno il fatturato della bottega, che non solo è cre-sciuto rispetto all'anno precedente, ma ha addirittura fatto registrare un li-vello più alto dal 2007 ad oggi. Uno dei principali motivi che hanno contri-buito al raggiungimento di questo risultato è stato sicuramente il considere-vole aumento della vendita di artigianato, categoria all'interno della qualehanno spiccato soprattutto le bomboniere, i presepi e l'abbigliamento estivo.Positivo è stato inoltre l'andamento dei prodotti alimentari, con un partico-lare apprezzamento per le ultime novità, e dei prodotti di cosmesi e deter-genza. Al di là dell'andamento del fatturato e delle statistiche, comunque, il2009 è stato indubbiamente un anno positivo per quello che questi numerirappresentano, e cioè il gradimento e la fiducia che i clienti della bottega cihanno accordato, che gratifica non solo, chi si occupa della gestione dellabottega (un particolare e sincero ringraziamento va tributato alle instancabilivolontarie) ma tutti i soci della cooperativa LiberoMondo.Anche per quanto riguarda l'ambito della sensibilizzazione ed informazione,l'obiettivo, non meno importante, di incrementare le attività della bottega sulterritorio braidese si è concretizzato grazie all'impegno, a titolo volontario,del socio Danilo che ha organizzato e condotto degli incontri di formazionepresso alcuni istituti scolastici cittadini.In conclusione si è trattato quindi di un anno particolarmente positivo sottotutti i punti di vista, che speriamo rappresenti un significativo punto di par-tenza per un 2010 altrettanto positivo.

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76.090

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1997

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100.000

120.000

74.90879.347

101.83893.709

99.244 99.435 99.117 95.418

Fatturato bottega di Bra (1997-2009)

2008

93.372

107.441

2009

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1.6 La promozione commerciale

La promozione commerciale nell'anno appena concluso ha toccato, ana-logamente al 2008, la quasi totalità delle botteghe, in tutte le regioni delterritorio nazionale. Come di consueto, l'attività principale è stata quelladella promozione diretta presso il cliente, scandita in tre passaggi stan-dard annuali, seguita da altri eventi specifici: fiere, giornate in magazzino,momenti informativi in bottega, accoglienza presso lo show-room.

Visite alle bottegheSono state contattate quasi tutte le botteghe italiane, com'è emerso dalle

dettagliate e costanti relazioni dei promotori commerciali. In linea gene-rale, vale la pena di evidenziare i seguenti punti qualificanti:

- aumento delle visite totali;- mantenimento delle zone di promozione su tutto il territorio nazio-nale;- intensificazione dei passaggi annuali in alcune botteghe; - aumento del numero di interventi extra commerciali (serate, incontriformativi vari);- attività di "consulenza" per le botteghe (in occasione di manifestazioni,promozioni in bottega, ecc.).

I promotori commerciali di LiberoMondo hanno svolto in gran parteattività a tempo pieno (Alessandro Fabrizio, Paolo e Walter); Marco ha li-mitato l'attività di promozione ad alcuni clienti in Veneto, Trentino e Friuli(nell'ultima parte dell'anno, infine, ha effettuato con Fabrizio alcune visitecongiunte, sancendo così il "passaggio di consegne" dei propri clienti, pre-visto da inizio 2010); Diego ha limitato le proprie visite ad alcuni depositie alla zona Lazio (fino a giugno): da settembre in avanti c'è stato l'inseri-mento di Francesca in Lazio e Umbria (temporaneo fino ad agosto 2010).Si è dato avvio, infine, a un primo tentativo di promozione in Europa(Diego e Walter), soprattutto nelle zone Francia, Spagna e Grecia.

La ripartizione delle regioni a fine 2009 / inizio 2010 è la seguente:

- Alessandro in Lombardia; - Walter in Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Sardegnae clienti Francia; - Fabrizio in Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e To-scana ;- Francesca in Lazio e Umbria;- Diego per alcuni depositi e clienti estero;- Paolo in Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Si-cilia.

Il lavoro dei promotori si è concentrao soprattutto nei periodi compresitra fine gennaio-marzo, maggio-luglio e settembre-novembre. Negli altri periodil'attività, tuttavia, non si è quasi mai arrestata del tutto, concentrandosi subotteghe eventualmente sfuggite in precedenza oppure effettuando pas-saggi supplementari presso clienti già visitati.

La promozione resta senza dubbio un elemento insostituibile dell'atti-vità commerciale della nostra cooperativa, e la risposta delle botteghe èstata, ancora una volta, molto positiva. Va segnalato come la visita in bot-tega sia diventata, al di là dell'aspetto puramente commerciale, un mo-mento particolare di approfondimento e riflessione in merito a svariate te-matiche, e tale constatazione è di grande soddisfazione per noi, perché cipermette di ampliare il confronto e la conoscenza reciproca, consolidandoil rapporto di fiducia instaurato negli anni precedenti. Vanno sottolineati,a tale riguardo, tre importanti obiettivi raggiunti nel corso dell'anno:l'informazione sempre più capillare in merito ai nostri prodotti; l'approfon-dimento su progetti e produttori; l'aumento degli incontri "extra-commer-ciali" in bottega (tramite la partecipazione a serate, seminari, conferenze,

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corsi di formazione, interventi nelle scuole, soprattutto all'interno di per-corsi didattici elaborati da parecchie botteghe).

Non sono mancate, ovviamente, anche le difficoltà, dovute soprattuttoall'accavallarsi di iniziative in alcuni momenti dell'anno, con la conse-guente difficoltà nel fornire risposte esaustive a tutte le domande; alle au-mentate esigenze specifiche delle botteghe, soprattutto in relazione allaqualità e quantità dell'informazione, commerciale e non; alla non sempreefficace promozione in certi periodi (a causa, ad esempio, dell'accavallarsidegli arrivi e/o del concentrarsi di richieste delle botteghe in determinatimesi).

FiereNel corso dell'anno la cooperativa ha partecipato direttamente alle se-guenti manifestazioni:

Tuttaunaltracosa Family - Milano (maggio)Salon Européen de Commerce Equitable - Lione (ottobre)Tuttaunaltracosa - Osnago (ottobre)Altrocioccolato - Gubbio (ottobre)

Inoltre, LiberoMondo è stata rappresentata da altre organizzazioni in quat-tro appuntamenti:

Fa' la cosa giusta - Milano (marzo) Equa - Fiera regionale ligure del commercio equo - Genova (maggio)Terra Futura - Firenze (maggio)Eco&Equo - Ancona (novembre)

Nel complesso il bilancio è positivo, pur con luci e ombre che riassu-miamo brevemente. Sottolineiamo innanzitutto come, mai come que-st'anno, gli appuntamenti si siano concentrati in alcuni periodi del calen-dario, rendendo notevolmente più difficile e faticosa la gestione deglistessi. Tolto l'appuntamento di "Fa' la cosa giusta" (peraltro gestita dallacooperativa Altro Spazio di Lainate), tutti gli altri si sono svolti in maggio(tre, di cui due addirittura nello stesso fine settimana) e in ottobre (treweekend consecutivi). Un sentito ringraziamento a tutta la cooperativa perla collaborazione e l'impegno (prima, durante e dopo gli eventi).

Tuttaunaltracosa Family (15/17 maggio) ha assunto ormai definitiva-mente il suo profilo di appuntamento per il pubblico, anche se ancoramolte botteghe, soprattutto lombarde, continuano a partecipare a questoappuntamento (visto, non a torto, come un riferimento per il commercioequo regionale). Buona la gestione e l'impatto con il pubblico milanese(come al solito sempre numeroso, attento e "generoso" negli acquisti). Ab-biamo partecipato con uno stand di 48 mq dedicato esclusivamente ad al-cune linee di prodotti (alimentare, cosmesi e aromaterapia).

Il Salon Européen (2/4 ottobre), giunto nel 2009 alla seconda edizione,si è presentato con numerose iniziative, conferenze, e un'area decisamentefruibile (a parte i parcheggi, gestiti forse più all'italiana che alla francese…).La partecipazione degli espositori non è stata in linea con le previsioni, ecosì il pubblico, soprattutto quello professionale (mentre i privati, tuttosommato, hanno risposto bene). Le cause sono da individuare in alcunescelte dell'organizzazione, fra cui: il prezzo elevato d'ingresso per i pro-fessionali; le conferenze e i workshop quasi tutti a pagamento; i prezzi ab-bastanza elevati degli stand. L'organizzazione è stata complessivamentemolto buona (parecchio qualificato e motivato l'apporto di molti giovanivolontari). Abbiamo incontrato meno visitatori rispetto all'edizione 2008,sebbene i risultati, probabilmente, siano stati più concreti.

Tuttaunaltracosa nazionale (9/11 ottobre), quest'anno giunta alla quin-dicesima edizione, si è svolta a Osnago. La scelta di ottobre, purtroppo, haappesantito ulteriormente un periodo tradizionalmente molto intenso perla cooperativa. Si è scelto di riconfermare gli spazi dell'edizione prece-dente, pur con notevoli miglioramenti, soprattutto nell'area promotori e ar-tigianato (molto apprezzato da tutte le botteghe l'allestimento della zonadedicata a quest’ultimo). Abbiamo ricevuto la visita di 93 botteghe (di cui53 lombarde), e consegnato 101 borse "assaggio" (cioè con i nuovi prodottiin uscita, più il bilancio sociale 2008). L'anno precedente, a Parma, le bot-

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teghe di passaggio furono 108 e a Milano, nel 2007, 110. Da notare come ilcalo sia avvenuto soprattutto a carico dei clienti dell'area Centro-Sud.

Altrocioccolato (16/18 ottobre): partecipazione congiunta Libero-Mondo-L'arcobaleno di Gubbio. Qualche problema di logistica di troppoe un giorno in meno di fiera rispetto al 2008 (venerdì pomeriggio - dome-nica sera, anziché giovedì pomeriggio - domenica sera). Le vendite (ge-stite dalla bottega L'arcobaleno) sono state comunque in linea con le aspet-tative, e la risposta del pubblico è stata, anche quest'anno, decisamente po-sitiva (grazie anche a un weekend soleggiato).

Altre manifestazioni A "Fa' la cosa giusta" di Milano ci siamo appoggiati alla bottega Altro Spa-zio di Lainate, mentre ad "Eco&Equo" di Ancona la nostra rappresentanzaè stata curata dalla cooperativa Mondo Solidale. Ad "Equa" di Genova inostri prodotti (alimentari) sono stati promossi dal coordinamento botte-ghe della Liguria, mentre a Firenze ("Terra Futura"), lo stand è stato ge-stito dall'associazione "Il Granello di Senapa" di Prato. Positive, nel com-plesso, tutte e quattro le esperienze.

Giornate in magazzinoUna sola giornata di formazione, nel mese di maggio, dedicata alla co-

smesi. Al di sotto delle aspettative la partecipazione, anche perché maggioè già di per sé un mese ricco di appuntamenti (la giornata era stata inprima battuta prevista in aprile, ma il sovrapporsi con l'assemblea Agices(analogamente a quanto accaduto nell'ottobre 2008, in concomitanza del-l'incontro con i gruppi di Libera Terra), ci ha costretti a posticipare l'incon-tro. Molto interessanti, comunque, gli argomenti trattati. Impossibile pre-vedere un secondo incontro in autunno, a causa dell'accavallarsi di inizia-tive tra metà settembre e inizio novembre.

Serate con le bottegheSerate ma non solo… Il dato significativo è l'aumento di richieste da

parte delle botteghe, per incontri di diverso tipo: informazione per i socidella bottega, incontri aperti al pubblico, interventi nelle scuole. Le tema-tiche sono state le più disparate: l'esperienza di LiberoMondo, approfon-dimenti sui progetti e prodotti, Agices, commercio equo in generale… Il bi-lancio è sicuramente positivo, anche se ciò ha comportato, in alcune setti-mane, un sovraccarico di lavoro notevole per alcuni promotori.

NewsletterAnalogamente agli altri anni, nel 2009 sono stati inviati alle botteghe

numerosi fogli informativi via e-mail (19 in totale). Il foglio informativo,pur essendo di natura prevalentemente commerciale, è anche un foglio dicollegamento tra LiberoMondo e le botteghe, permettendo un rapido ecompleto aggiornamento su prodotti, attività e iniziative.

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1.7 Ricerca e sviluppo prodotti

Continua la nostra instancabile ricerca di prodotti nuovi, sollecitati siadai clienti (le Botteghe del Mondo e la piccola distribuzione) che per farfronte alla crisi hanno sempre bisogno di novità, sia in campo alimentareche soprattutto artigianale e cosmetico; sia dai produttori, in parte quellistorici e conosciuti che desiderano diversificare le loro produzioni, am-pliare il numero di produttori di 1° grado coinvolti, sperimentare nuovimercati, in parte quelli nuovi, che chiedono di entrare nel circuito del com-mercio equo e di non essere scartati a priori perché "arrivati tardi" o per-ché comunque è più comodo continuare con produttori conosciuti e ma-gari anche più strutturati e organizzati.

Chiaramente per LiberoMondo l'inserimento di prodotti e, soprattutto,produttori nuovi non deve andare a scapito di quelli conosciuti. L'espe-rienza di questi anni ci insegna che è proprio dal rinnovamento dei pro-dotti e dall'inserimento anche di nuovi produttori che possono venirenuovi stimoli e nuovi suggerimenti per i produttori che rischiano di asse-starsi un poco.

I nuovi prodotti alimentariLa nostra cooperativa è sempre stata molto attiva nell'offrire alle Botte-

ghe del Mondo nuovi prodotti alimentari, anche grazie ai nostri labora-tori di confezionamento che ci permettono di effettuare lavorazioni pic-cole e controllate.Il nostro primo impegno quando pensiamo a un nuovo prodotto è semprestato quello di cercare di garantire la qualità totale: qualità del prodotto equalità della trasformazione. Quest'anno abbiamo lavorato da una parte sull'ampliamento di alcune no-stre linee già consolidate (tè, cereali, snack salati, cioccolatini, biscotti,creme al cacao e cioccolato in tavolette), dall'altra ad un rinnovamentocompleto di altre, principalmente le caramelle e la frutta secca.In questo momento il listino prodotti alimentari di LiberoMondo com-prende più di 400 referenze ed è uno dei listini più completi nell’ambitodel commercio equo italiano.Dall'inizio dell'anno 2009 sono stati inseriti 60 prodotti totalmente nuovi.

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Cereali e legumi

Orzo macinatoRiso BasmatiMais per popcorn Fagioli all'uccelletto in vetroLenticchie Pusha in vetroZuppa Primavera in vetroCrema di oliveCrema di scalognoCrema di noci/scalogno Crema di noci

Frutta secca

Mandorle pelate italiane della Coop. ArcolaioBanana chips

Dolci

Mandorline - biscotti al riso e maisPaste di mandorla della Coop. ArcolaioAmaretti siciliani della Coop. Arcolaio

Cioccolato e creme spalmabili

Pepita - cioccolato bianco al mirtilloJuanita - cioccolato fondente alla mentaEquoBonita Green - crema spalmabilesenza latte e senza oli vegetali aggiunti

Cioccolatini e torrone

Tropic al limoneTorrone al rhum

Caramelle

Propoli - Pasticche propoli e miele

Salati

Gallette di maisGallette di riso rosaSpizzichi - Cracker di focaccia al naturaleSpizzichi - Cracker di focaccia alle oliveSpizzichi - Cracker di focaccia al rosmarinoCaserecci- Grissini al naturaleCaserecci- Grissini alle erbe

Liquori

Limoncello di Libera

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Tè e Tisane

Tè English Breakfast in bustine Tè English Breakfast sfusoTisana al tiglioTisana alla malvaTisana camomilla/finocchioCamomilla sfusaTè e tisane in scatola regalo

Snack

Cannoli di riso - con crema di cacao e noccioleBoom Cake - Tortina al cacao Boom Cake - Tortina all'arancia Scacciapensieri - con crema di cacao e noccioleMambo - cioccolato al latte e biscottoMambo - cioccolato al latte e cinque cerealiMambo - cioccolato bianco e cereali al cacao

Ricorrenze

Uova di Pasqua al cioccolato al latte 350gUova di Pasqua al cioccolato fondente 350gUova di Pasqua al cioccolato all'arancia 350g

Rimedi naturali

Propoli in soluzione idroalcolica goccePropoli in soluzione idroalcolica sprayPropoli in soluzione analcolica spraySciroppo balsamico miele/propoli

Bevande

Bebida Fresh Gazzosa 275 mlBebida Fresh Gazzosa 1 ltBebida Fresh Chinotto 275 mlBebida Fresh Chinotto1 ltBebida Fresh Ginger 275 mlBebida Fresh Ginger 1 lt

Pasta

Tagliatelle fungi in scatola regaloRiccioli funghi in scatola regalo

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I nuovi prodotti artigianaliNel momento in cui le principali centrali europee diminuiscono i loro

acquisti di artigianato e aumentano quelli di alimentari per la Gdo, pen-siamo sia necessario e urgente andare controcorrente ed investire nei pro-dotti artigianali. Questi ultimi, generalmente, garantiscono ai produttoriun valore aggiunto superiore ai prodotti alimentari (che sono spesso ma-terie prime e non prodotti finiti) e permettono di coinvolgere anche realtàdi base molto piccole.LiberoMondo punta alla valorizzazione dell'artigianato tradizionale locale,suggerendo modifiche relative a dimensioni, colori, disegni… che lo pos-sano rendere maggiormente vendibile nelle Botteghe del Mondo.Da qualche anno, LiberoMondo ha iniziato a proporre alle botteghe alcunelinee di artigianato artistico, tipicamente africano. E’ una scommessa nonsemplice, in quanto si tratta di articoli unici e particolari appartenenti auna tipologia di prodotto ancora poco sperimentata dalle Botteghe delMondo, ma che crediamo potrà dare buoni risultati. In particolare ci rife-riamo a:

- le statue in pietra di Tengenege, Zimbabwe;- i batik della Community of Weya, Zimbabwe;- i quadri Tingatinga dell'omonima cooperative, Tanzania;- le statue in ebano e i tipici "Ujamaa" del Villaggio di Mwenge, Tanza-nia;- le maschere e le statue in legno di Mysha, Ghana.

Dal punto di vista più generale, nel 2009 abbiamo lavorato in quattro dire-zioni:

- avvio delle relazioni con 12 nuovi produttori, con l’introduzione di un si-gnificativo numero di nuovi prodotti;- sviluppo di nuovi prodotti da abbinare alle referenze alimentari da ricor-renza (Natale e Pasqua);- design di nuovi design per linee dei giochi (con Selyn- Sri Lanka), delleceramiche, dei cesti e delle borse (con Craft Village - Vietnam), degli og-getti in feltro (con Mahaguthi - Nepal), delle bomboniere in pietra sapo-naria (con Smolart - Kenya);- ampliamento e rinnovo della collezione Presepi 2009, arrivata a più di900 referenze disponibili, - ampliamento collezione Bomboniere 2009, con più di 700 articoli prove-nienti da 35 produttori;- ampliamento del lavoro con l'Etiopia: ben 12 produttori sono stati coin-volti in un lavoro di design e sviluppo prodotti grazie alla nostra colla-boratrice in loco, Hiruth Wondaferew, che si è anche occupata di orga-nizzare l'esportazione.

Presso la nostra sede sono disponibili circa 10.000 referenze artigianali, pro-venienti da 95 produttori di Asia, Africa e America Latina.

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I nuovi prodotti cosmetici

I Solari TaamaA ottobre 2008 avevamo lanciato la linea Taama in collaborazione con

L'Associazione Croce del Sud di Piombino (cfr. capitolo delle collabora-zioni).A maggio 2009 abbiamo ampliato la linea con 2 referenze di Solari: laCrema protettiva e l'Olio abbronzante. Pur essendo prodotti di non sem-plice formulazione, la Daymons di Torino ha lavorato tenacemente per riu-scire a conseguire un buon risultato, anche se non essendoci conservanti ecoloranti, la Crema protettiva risulta un poco spessa sulla pelle, ma il risul-tato di protezione dal sole e di abbronzatura per entrambi i prodotti è ve-ramente ottimo.

La linea Ikiam

La lavorazioneLa preparazione dei prodotti della linea Ikiam inizia nel cuore della fo-

resta, dove gli Achuar e gli Shuar raccolgono le foglie dell’ishpik, i fruttidell’ungurahua e i preziosi rizomi dello zenzero. Nelle comunità Achuardi Juyukamenta, Wichim e Wasakentsa si realizzano anche alcuni processidi distillazione (per gli oli essenziali di zenzero e ishpik), tramite processiecocompatibili, senza alcun uso di alcuni agenti contaminanti e con l’uti-lizzo razionale e controllato dell’unico combustibile a disposizione, le-gname.La restante parte della distillazione e la formulazione/preparazione dei co-smetici avvengono nel laboratorio specializzato che Fundación Chankuappossiede e gestisce nella propria sede di Macas. Sempre nel magazzino diMacas avvengono il confezionamento e la spedizione a LiberoMondo.Si compie quindi interamente in Ecuador tutto il ciclo di lavorazione, dallacoltivazione delle essenze al prodotto finito, e questo è un aspetto estrema-mente importante del progetto sostenuto da Chankuap, in quanto la crea-zione di elevato valore aggiunto ricade totalmente sui lavoratori ecuado-riani impegnati nelle varie filiere coinvolte: coltivazione, distillazione, pre-parazione dei cosmetici, confezionamento e vendita.

La Fundación Chankuap

La linea Ikiam Alma Amazonica è parte di un progetto più ampio di va-lorizzazione e tutela delle risorse forestali promosso da FundaciónChankuap – Recursos para el futuro, un’organizzazione non governativaecuadoriana che dal 1996 lavora ccon gli indigeni delle popolazioniAchuar, Shuar e i coloni meticci che popolano la regione amazzonica vicinoalla frontiera con il Perú (province del sud-est di Morona, Santiago e Pa-staza).L’area interessata, ricoperta per lo più da foresta tropicale caratterizzatada una ricchissima biodiversità, è una regione povera, contraddistinta daforti disuguaglianze economiche e sociali e scarsamente collegata con ilresto del paese (le comunità indigene si trovano oltre la Cordillera del Ku-tukú, accessibile solo via aerea, nel Cantón Taisha e nella zona del Valledel Upano, collegata attraverso strade che per lunghi tratti versano in con-dizioni precarie).La filosofia generale del progetto mira al ristabilimento di una relazionesana tra uomo e territorio amazzonico, attraverso la protezione del pre-zioso ambiente circostante e la creazione di risorse economiche per le co-munità indigene.

La Fundación Chankuap (il nome è mutuato dall’omonimo fiume chescende dalla Cordillera del Kutuki) è sorta all’interno del mondo missio-nario, salesiano nello specifico, con la finalità di principale di operare a fa-vore della popolazione locale sotto il profilo economico e sociale e con l’o-biettivo di porre un freno alla forte emigrazione verso Stati Uniti ed Europa(un problema endemico nel paese e in tutta la zona andina).Gli interventi si snodano lungo tre direttrici principali: formazione tec-nica di alto livello per gli studenti indigeni, soprattutto per quanto con-cerne le tematiche legate alla valorizzazione delle risorse naturali; ricerca

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scientifica sulla biodiversità vegetale; elaborazione di prodotti trasformatiad alto valore aggiunto.Durante i primi anni di attività, grazie a finanziamenti provenienti dallacooperazione canadese, venne privilegiato soprattutto l’aspetto della pro-duzione (arachidi e cacao), del recupero delle specie vegetali native e dellariforestazione.Nel 2002 furono avviate le prime sperimentazioni relative alle distillazionidi piante aromatiche e medicinali locali, all’interno di un piano più ampiodi ricerca finalizzato allo sviluppo di filiere produttive sostenibili diprodotti naturali (oli essenziali, spezie e infusi) e ad alto valore aggiunto.I canali commerciali prioritari individuati per sostenere tali attività produt-tive furono il fair trade, il mercato locale e quello nazionale.

Fundación Chankuap gestisce inoltre tredici empori, denominati “Tien-das comunales - Centros de acopio”, ripartiti fra le diverse comunitàShuar e Achuar delle province di Morona Santiago e Pastaia. Si è così co-stituita una piccola rete commerciale, con due obiettivi importanti: garan-tire la fornitura di prodotti di prima necessità alle comunità e funzionareda primo centro di raccolta per i prodotti agricoli e forestali. Le “tiendas”appartengono alle comunità e Chankuap si incarica della formazione delpersonale addetto e del monitoraggio della gestione.La Fundación ha inoltre ottenuto la certificazione organica per alcuni pro-dotti, lungo tutta la filiera produttiva, logistica e commerciale.

Chankuap è governata da un’Assemblea Generale, che si riunisce unavolta all’anno, e da un Direttivo composto da sei persone.La gestione tecnica è affidata a sette aree operative (amministrazione, pro-duzione, risorse naturali, trasformazione, commercializzazione, educa-zione e salute), in costante contatto con le comunità dei produttori, a lorovolta organizzate in “Grupos Solidarios de Trabajo o GST” (formati es-senzialmente da gruppi di famiglie). Ogni GST nomina un proprio coor-dinatore, che li rappresenta nel contatto diretto con la Fundación.

Al fine di seguire in maniera più approfondita ed efficace i progetti nellearee abitate dai gruppi indigeni Achuar e Shuar, sono stati firmati accordiformali di cooperazione con varie organizzazioni, fra cui alcune confede-razioni e comunità indigene: “Nacionalidad Achuar del Ecuador-NAE”,“Federación Interprovincial del Pueblo Shuar del Ecuador-FIPSE”, “Nacio-nalidad Shiwiar del Ecuador-NASHIE”, “Asociación Shuarde Taish”, “Co-munidad Shuar de Pampants”, “Comunidad Shuar de Pitiur”.

I prodotti della linea IkiamOli per massaggi

Olio per massaggi al mandarino è particolarmente ricco di olio essenziale dimandarino, naturalmente ricco di "note di testa", vale a dire quei profumifreschi, fruttati, molto volatili, che si avvertono velocemente: particolar-mente gioiosi, lasciano una sensazione di leggerezza e felicità e sveglianoil bambino che è in noi.

Olio per massaggi all'ishpink (base cannella), proviene dai delicati calici fio-rali dell'Ocotea quixos, pianta originaria della foresta amazzonica. L'aromadelicato, dolce e ampio, di media volatilità, è una tipica "nota di cuore" chevi donerà creatività e ispirazione e darà alla vostra pelle una sensazioneenergizzante e stimolante.

Olio per massaggi all'arancio, ricco in olio essenziale di arancio, dona ener-gia ed equilibrio al corpo. Caratterizzato da "note di testa", fresche, fruttatee volatili, vi lascerà con una sensazione particolarmente leggera e serena,dopo una lunga e stressante giornata di lavoro.

Olio per massaggi allo zenzero dall'aroma speziato e penetrante, dona unasensazione rigenerante al corpo, grazie al benefico effetto antiossidante.Non appena lo applicherete, noterete le inconfondibili "note di base", tipi-che dei profumi densi e caldi, che riconducono alla terra, donano stabilità,forza ed energia e aiutano la concentrazione.

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Creme mani e corpo

Crema corpo multivitaminica citronella idratante ed emolliente, presenta spic-cate proprietà antiossidanti e rigenerative, grazie alle vitamine del com-plesso B ed E. La presenza di olio di ungurahua amplifica in modo eccezio-nale l'azione emolliente e nutritiva, mentre l'olio essenziale di citronellaapporta un benefico effetto rilassante e piacevoli note profumate diagrumi. La crema mantiene un tocco leggero e garantisce efficacia permolte ore dopo l'applicazione.

Crema corpo multivitaminica zenzero, idratante ed emolliente, presenta spic-cate proprietà antiossidanti e rigenerative, grazie alle vitamine del com-plesso B ed E. La presenza di olio di ungurahua amplifica in modo eccezio-nale l'azione emolliente e nutritiva, mentre l'olio essenziale di zenzerodona una spiccata azione energizzante.La crema mantiene un tocco leggero e garantisce efficacia per molte oredopo l'applicazione.

Crema mani alla citronella, leggera e non grassa, apporta le proprietà dermo-purificanti della citronella e lascia un profumo fresco e leggero di limone.

Crema mani alla curcuma (ingrediente di protezione e nutriente), possiedeun tocco leggero e non grasso, dalle spiccate proprietà emollienti e dal pro-lungato effetto durante la giornata.

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1.8 La base finanziaria

Finanza etica: capitale sociale, prestiti sociali e Shared InterestPrestiti sociali

Anche nel corso del 2009 è proseguito il sostegno da parte della base so-ciale nei confronti della nostra cooperativa, sostegno preziosissimo cherende concreta la volontà di tante persone di impiegare in maniera etica everificabile i propri risparmi. Diverse persone nuove hanno accolto questamodalità di impiego dei propri risparmi, decidendo di convogliare all'in-terno della nostra operatività somme più o meno importanti, ma che nelcomplesso costituiscono un "nocciolo duro" di peso sostanziale fra le fontidi finanziamento della nostra cooperativa. La legge ci consente infatti di raccogliere denaro (entro i limiti individualie collettivi rispettivamente di euro 31.776,00 pro-capite per singolo socioe tre volte il patrimonio netto come valore complessivo) dalla base socialeper il conseguimento del nostro scopo. Nel corso del 2009, ben 46 socihanno prestato alla cooperativa Liberomondo 861.917 euro ad un costomedio del 3% circa. Per effettuare prestiti è necessario essere soci, presentare la richiesta al con-siglio di amministrazione; normalmente la durata del prestito è di 12 mesi,con rinnovo annuale espresso, ma se il socio lo desidera può effettuareprestiti anche per periodi più brevi. In caso di necessità il socio può chie-dere il rimborso senza difficoltà; gli interessi vengono corrisposti per tuttala durata del prestito, ed in ogni caso, per praticità, o liquidati o capitaliz-zati al 31/12 di ogni anno. La tassazione sugli interessi maturati è ad oggidel 12.5%, viene operata dalla cooperativa alla fonte e versata all'Erarionei termini previsti dalle normative vigenti. Gli interessi netti così liquidatinon devono più essere inseriti nella dichiarazione dei redditi del socio per-sona fisica. Viene costituito un libretto di prestito sociale nominativo, senzanessun tipo di spesa.

Capitale socialeUn altro importantissimo supporto di natura finanziaria che alcuni soci

hanno scelto di dare alla nostra cooperativa è stata la sottoscrizione di ca-pitale sociale. Il nostro capitale sociale è composto da due tipi di azioni :le azioni "socio cooperatore" dal valore di 50,00 euro caduna e le azioni"strumento finanziario" dal valore di 100,00 euro caduna. Per essere soci ènecessario possedere almeno 1 azione socio cooperatore, questa viene rim-borsata nel caso in cui si desideri recedere da socio. Se poi il socio lo desi-dera può sottoscrivere le azioni strumento finanziario che possono essererimborsate, senza che ciò comporti il recesso da socio. Al 31/12/2009 il ca-pitale sociale ammonta a 234.700 (nr 200 azioni socio cooperatore e 2247azioni strumento finanziario).

Shared InterestUn'altra importante fonte di finanziamento attivata dalla nostra coope-

rativa proviene da Shared Interest, una sorta di banca etica del RegnoUnito che, oltre ad effettuare operazioni di micro-credito con i produttoridel Sud, ha attivato strumenti di finanziamento rivolti agli importatori. Icapitali di cui dispone questa organizzazione sono raccolti a tasso zero sulmercato britannico, con l'unico obbligo di rendicontare sull'impiego dei

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capitale sociale

n. soci 62 67 67 86 95 108 122 132 140 142 147 156 156

entità 27.837 28.095 28.095 111.864 138.307 155.507 155.507 201.950 202.850 209.800 225.350 211.050 234.700

prestito sociale

n. soci - 12 14 13 20 23 23 26 32 38 40 40 46

entità - 73.853 126.237 138.380 317.280 407.752 476.029 514.029 603.255 683.715 738.327 784.856 816.917

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medesimi in merito alle attività di supporto dei produttori del Sud delMondo. Per questo Shared Interest si è rivolta agli importatori di commercio equomembri di WFTO (il nuovo nome di IFAT); la linea che attualmente è a di-sposizione della nostra cooperativa è di 150.000 euro ed il meccanismo difunzionamento è semplice: quando un importatore deve effettuare il pre-finanziamento al produttore può chiedere a Shared Interest di effettuarloin vece sua; al ricevimento della merce la stessa Shared Interest effettua ilsaldo e solo allora si apre il periodo di credito nei confronti dell'importa-tore di cinque mesi, trascorsi i quali lo stesso deve saldare Shared Interest. Si tratta di uno strumento importante perché aiuta l'importatore proprioin un punto nevralgico: egli può pagare Shared Interest, nel momento incui ha già iniziato a vendere e magari anche ad incassare la merce ordinatae ricevuta dal produttore, anche se questi, proprio con l'intervento di Sha-red Interest ha ugualmente ricevuto, in linea con i principi del commercioequo, prefinanziamento ll’ordine e saldo alla consegna. Con questo supporto si attenua la forte tensione finanziaria cui sono sog-getti gli importatori di commercio equo, derivante dal pagare la merce di-versi mesi prima di poterla vendere. A causa dei costi purtroppo piuttostoelevati la linea estera con la SI nel corso del 2009 è stata utilizzata in ma-niera significativa solo per "traghettare" il periodo estivo, come sempre unpo' più difficile sul fronte della liquidità.

Finanza convenzionale: Gli affidamenti bancariIl 2009 sul fronte bancario è stato un anno che ha visto alcuni cambia-

menti, dopo diversi anni scarsi di novità sostanziali. E' risultato determi-nante ricercare il contenimento dei costi ed affrancarsi da una sorta diblanda "posizione dominante" dei due istituti principali. Con detti istitutila relazione e l'operatività erano e permangono ottime ma non si è riuscitiad ottenere condizioni significativamente migliorative anche quando la si-tuazione generale di calo dei tassi lo avrebbe consentito. Diverse banche si sono proposte con condizioni valide e concorrenziali;sono dunque iniziati i rapporti con tre nuovi istituti. Degno di nota è chequesti nuovi rapporti sono partiti senza garanzia fidejussoria del CdiA, fi-nalmente il lavoro (leggi il fatturato) stesso della Liberomondo tende a ga-rantirne (anche se per ora solo parzialmente) le linee di operatività banca-ria. Grazie alla flessibilità ed adeguatezza del programma di contabilità nonsi verifica un aggravio di lavoro amministrativo proporzionale; così comel'esenzione dall'imposta di bollo cui come Onlus abbiamo diritto non com-porta una proliferazione di costi legata al maggior numero di linee banca-rie. Ecco il dettaglio degli affidi al 31/12/2009.

Banca Regionale Europea° 113.000,00 euro di fido cassa,° 430.000,00 euro di fido utilizzabili per gli anticipi all'importazione,per la presentazione di ricevute bancarie e anticipo fatture ° 125.000,00 quale linea aggiuntiva temporanea di smobilizzo del cre-dito sbf (novembre 2009/marzo 2010)

Banca di Credito Cooperativo di Cherasco° 10.000,00 euro di fido cassa,° 450.000,00 euro di salvo buon fine ° 300.000,00 euro di finanziamento all'importazione

Banca Credito Cooperativo di Casalgrasso° 100.000,00 euro promiscuo ° 10.000,00 euro di fido cassa

Banca di Credito Cooperativo di Alba Langhe e Roero° 10.000,00 euro di fido cassa ° 115.000,00 euro di fido utilizzabili per la presentazione di ricevutebancarie e anticipo fatture° 190.000,00 euro per gli anticipi all'importazione

Cassa di Risparmio di Alessandria° 10.000 di fido cassa° 250.000 euro di salvo buon fine° 60.000 euro di finanziamento all'importazione

Cassa di Risparmio di Savona° 10.000 di fido cassa ° 100.000 di anticipo fatture Italia° 50.000 di finanziamento all'importazione

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Banca del Piemonte° 10.000 di fido cassa° 100.000 di salvo buon fine° 100.000 di anticipo fatture Italia ed estero

Dall'ottobre 2007 abbiamo inoltre acceso una linea di credito presso la do-gana di Genova di 100.000 euro per il differimento di 90 giorni dell' iva edi 30 giorni del dazio. Tale linea è gestita con la collaborazione dello spe-dizioniere Unione del Porto che ci supporta nelle pratiche di sdogana-mento dei container ed assistita da una garanzia fideiussoria assicurativa.

L'importanza della gestione degli incassi La nostra struttura si relaziona con un numero molto elevato di clienti,

e tenere sotto controllo le scadenze ed i relativi incassi costituisce ormaiuna funzione fondamentale della segreteria. Questo si traduce in una per-sona dedicata quasi totalmente … Ci permettiamo di spiegare ai nostriclienti perché a volte siamo così martellanti ed insistenti…Si potrebbe pensare che la centrale di importazione abbia "le spalle grosse"visto le maggiori dimensioni rispetto ad una bottega, ma è esattamente ilcontrario… Importare direttamente (ed alcune botteghe che seguono unprogetto proprio ne sono più che consapevoli) comporta una forte esposi-zione finanziaria, dovuta alla necessità di pagare il prefinanziamento alproduttore parecchi mesi prima di ricevere la merce dal 50% al 100% delvalore dell'ordine. Quando arriva un container di artigianato, la merce passa dapprima at-traverso il controllo qualità che ne accerta l'integrità e procede alla codificadei singoli pezzi. Successivamente, i prodotti vengono messi a scaffale epossono essere venduti. Una volta emessa la fattura, l'incasso dovrebbeavvenire dopo sessanta giorni e solo a questo punto LiberoMondo iniziaa "rientrare" finanziariamente relativamente all'importazione in questione.Se si tratta invece di un'importazione di materie prime, i tempi si allun-gano ulteriormente e di conseguenza aumenta lo sforzo finanziario che lanostra cooperativa sostiene. Infatti, le materie prime (zucchero, miele, favedi cacao, ecc.) prima di arrivare in bottega compiono un percorso decisa-mente più lungo: devono essere trasformate da fornitori esterni alla coo-perativa o nel laboratorio di biscotti/pasta interno alla LiberoMondo. Talepassaggio può essere a volte anche piuttosto complesso: si pensi alle favedi cacao che devono essere prima trasformate in pasta, burro e polvere esolo successivamente si potranno utilizzare per la produzione dei vari pro-dotti (Equo Bonita, Baci di Dama, Gocce di Cacao, Doble, tavolette Mo-rena e Pepita, ecc.); tutto ciò comporta un nuovo impegno finanziario do-vuto al saldo delle fatture dei fornitori esterni che producono per la nostracooperativa o al pagamento degli stipendi dei soci lavoratori che sfornanogli squisiti biscotti e confezionano quasi tutti i prodotti alimentari a mar-chio LiberoMondo.Va infine considerato il fatto che si parla sempre di grandi quantità di pro-dotti e, di conseguenza, di pesanti impegni finanziari, in quanto si cercasempre di importare container pieni al fine di abbattere i costi totali e ot-timizzare il lavoro con il produttore.Un altro elemento critico che caratterizza le vendite nel circuito del com-mercio equo e solidale è la forte stagionalità: la buona parte del fatturatosi realizza nell'ultimo quadrimestre dell'anno. Per far sì che i prodotti sianotutti pronti e disponibili in tale periodo, la cooperativa deve organizzarele varie produzioni nella prima parte dell'anno e ciò implica l'assunzionedi notevoli impegni finanziari in un periodo molto difficile quale è l'estate.Spesso ci siamo trovati ad avere crediti scaduti da incassare (anche per lebotteghe l'estate è tempo di "vacche magre") e dunque a non avere liqui-dità sufficiente per fare fronte agli impegni con i fornitori o, peggio an-cora, per anticipare l'IVA allo Stato, operazione indispensabile per lo sdo-ganamento dei container in arrivo.

Speriamo che una sempre maggiore comunicazione e consapevolezzadiffusa della ricaduta di un ritardo nei pagamenti possa spingere le bot-teghe che (comprendiamo bene) attraversano un momento di difficoltàa non chiedere a noi di "finanziarle", ma ad assumersi in prima personal'impegno e la responsabilità di un'esposizione in proprio. Può sembrareuna richiesta forte, ma crediamo che sia fondamentale per chi si impe-gna nel commercio equo essere consapevole delle proprie responsabilitàanche nei confronti della nostra cooperativa che importa.

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1.9 Informazione e Comunicazione

LiberoMondo ha cercato nell’arco degli anni di investire sempre mag-giori risorse umane ed economiche nel tentativo di creare strumenti e oc-casioni di approfondimento all’interno del movimento italiano del com-mercio equo.La Carta Italiana dei Criteri, di cui AGICES è depositaria, definisce il Com-mercio Equo e Solidale come “un approccio alternativo al commercio con-venzionale; esso promuove giustizia sociale ed economica, sviluppo so-stenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente, attraverso il commercio,la crescita della consapevolezza dei consumatori, l’educazione, l’informa-zione e l’azione politica”.Tale definizione pone giustamente in risalto i diversi elementi fondantiche devono caratterizzare il modo di essere e di operare delle organizza-zioni che si riconoscono in questo movimento, ivi compreso l’aspetto infor-mativo ed educativo.LiberoMondo, partecipe fin dall’inizio delle attività dell’Assemblea Ge-nerale Italiana del Commercio Equo e Solidale, ha partecipato alla stesuradella Carta dei Criteri e non può che riconoscersi in tale definizione. Per questo motivo è stato profuso il massimo impegno per fornireun’informazione il più possibile completa e trasparente circa le scelte e leattività della nostra cooperativa.Naturalmente questo non significa che non c’è nulla da migliorare, anzi,questo tipo di atteggiamento ha contribuito a stimolare la richiesta di sem-pre nuove e più dettagliate informazioni da parte dei nostri partner, “co-stringendoci” a continuare sulla strada intrapresa e contribuendo ad ap-profondire il livello del confronto e dello scambio con le organizzazionicon le quali LiberoMondo collabora, siano esse produttori, Botteghe delMondo, ONG.

LiberoMondo Informa SociLa comunicazione interna è un elemento importante per favorire la par-

tecipazione informata dei soci che, secondo le proprie disponibilità, pos-sono e devono essere coinvolti nella gestione della stessa.Per esercitare questo fondamentale diritto di partecipazione e di demo-crazia è necessario consentire a tutti di avere accesso alle informazioni inmodo puntuale e trasparente. Il bollettino informativo LiberoMondoInforma Soci, inviato con cadenza mensile ai membri della cooperativa, èstato pensato proprio come agile strumento di comunicazione interna.Oltre a essere aggiornati sull’andamento delle varie attività, i soci ricevonoanche materiali di approfondimento sui temi del commercio equo e soli-dale, su iniziative a livello locale.

LiberoMondo Informa LiberoMondo Informa è uno strumento di comunicazione indirizzato

agli operatori del commercio equo, in particolare le Botteghe del Mondo,e ai nostri soci e volontari.Vuole essere uno strumento agile, ma al contempo utile ad informare suimeccanismi del commercio equo, la relazione con i produttori, le iniziativedella nostra cooperativa, le filiere dei nuovi prodotti e le loro caratteristi-che, le valutazioni del Comitato Progetti. Nel corso del 2009 sono stati pub-blicati 3 numeri che sono stati distribuiti gratuitamente alle Botteghe delMondo, a soci e volontari. Per facilitarne la consultazione, LiberoMondoInforma è inoltre disponibile nella sezione “Documenti” del sito internetdella cooperativa in formato pdf. I dati rispettivi al download indicanoche si tratta di uno strumento apprezzato ancorché semplice e ancora damigliorare.

Bilancio socialeLa realtà di una organizzazione di commercio equo e solidale è varie-

gata e complessa e spesso è difficile comunicarla in modo da darne un

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quadro che sia sufficientemente chiaro e completo.Il Bilancio Sociale, che LiberoMondo redige e pubblica fin dal 2001, vuoleessere uno strumento utile non solo a presentare le attività e i risultati “eco-nomico-quantitativi” dell’anno precedente, ma soprattutto le motivazionie lo spirito che animano il nostro operare insieme, come soci di una coo-perativa, per il commercio equo e la cooperazione sociale. Per questo mo-tivo pubblichiamo anche i dubbi e le domande che ci hanno accompagnatonell’arco dell’anno, segnalando le difficoltà che abbiamo incontrato e nonsolo gli obiettivi raggiunti, allo scopo di aprire un confronto schietto contutti coloro con cui collaboriamo. Il Bilancio sociale è inoltre uno strumentoimportante per rendere efficaci ed effettivi gli obblighi di trasparenza cheuna organizzazione di commercio equo ha nei confronti delle botteghe,dei consumatori e dell’opinione pubblica in generale.I dati sulla continuità degli acquisti, i prefinanziamenti e i saldi ai produt-tori, le attività di formazione e sensibilizzazione, le scelte strategiche de-vono essere resi pubblici allo scopo di fornire tutti gli elementi utili a va-lutare l’operato delle nostre organizzazioni e il rispetto dei criteri del Com-mercio Equo e Solidale.Il Bilancio Sociale di LiberoMondo viene inviato gratuitamente ai soci, atutte le Botteghe del Mondo ed è inoltre possibile scaricarlo in formatostampabile visitando la sezione “Documenti” del sito internet della coope-rativa.

Mostre e dossier informativiL’attività di sensibilizzazione, informazione ed educazione svolta dalle

Botteghe del Mondo, attraverso iniziative pubbliche, incontri nelle scuole,corsi di formazione per soci e volontari, è molto importante. L’apporto dioperatori preparati è fondamentale e deve essere supportato da materialiadeguati ed aggiornati. Convinta dell’importanza di questo lavoro, Libe-roMondo ha cercato di dare il proprio contributo realizzando alcuni stru-menti che si ritiene possano essere utili a tale scopo come ad esempio dos-sier informativi e mostre. Attualmente LiberoMondo dispone di tre mo-stre, i cui allestimenti da parte delle Botteghe del Mondo e i vari eventicollegati sono stati segnalati sul nostro sito internet.

“Ssit Lequil Lum (I frutti della Madre Terra). La raccolta del caffè nelChiapas zapatista”Mostra fotografica, formata da 15 pannelli e disponibile in due copie, cheattraverso una galleria di immagini illustra il percorso del caffè e il lavorodi donne e uomini che quotidianamente, tra tante difficoltà e grandi sod-disfazioni, costruiscono l’autonomia.È stato inoltre pubblicato un brevedocumento dal titolo “Camminare domandando. Il movimento zapatistae il progetto Tatawelo” che presenta in modo più approfondito il tema.Questi due materiali sono stati pubblicati in collaborazione con l’Associa-zione Tatawelo. Nel 2009 è stata richiesta in 12 occasioni.

“Le mani sul cacao”, è un breve percorso di riflessione sulle magie delcioccolato, sul ruolo delle multinazionali e sulle proposte del CommercioEquo e Solidale; insomma, una breve storia dedicata ad una risorsa dolceper pochi e amara per molti. La mostra, disponibile in due copie, si com-pone di 18 panelli ed è accompagnata da campioni di diverse fasi della la-vorazione del cacao (fave, pasta e burro di cacao) in modo da fornire al vi-sitatore un’esperienza non solo visiva. È inoltre disponibile una piccolaguida, dal titolo “Le mani sul cacao”, che si propone di condurre il lettorenel mondo dolce e amaro del “Cibo degli Dei” e nella filiera equosolidaledel cioccolato di LiberoMondo. Nel 2009 gli allestimenti sono stati 19.

La “Mostra dei dipinti delle donne di Weya” è stata realizzata per far co-noscere e valorizzare le capacità artistiche ed espressive di un gruppo fem-minile di un villaggio dello Zimbabwe. La mostra dei dipinti è compostada 23 tele, ognuna accompagnata da una targhetta esplicativa in plexiglascontenente il testo inglese originale e la traduzione in italiano, eseguitacercando di conservare il più possibile i tempi del racconto e la forma delracconto delle artiste. Il catalogo della mostra, “Comunità artistiche. L’e-sperienza di Weya e Tengenenge in Zimbabwe”, lungi dal pretendere difornire un quadro complessivo ed esaustivo su persone, ricerche e movi-menti, intende porre l’attenzione su alcuni esempi che possono costituireun’interessante e originale interrelazione fra esperienza artistica e com-mercio equo e solidale. Nel 2009 è stata richiesta 5 volte.

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VideoLiberoMondo è spesso chiamata a presentare le proprie attività, il pro-

prio modo di fare commercio equo, i produttori con i quali si relaziona, lefiliere dei propri prodotti, i trasformatori con i quali collabora.Per meglio rispondere a queste richieste sono stati realizzati ed autopro-dotti due video, che crediamo, pur nella loro semplicità, possano essereutili in occasioni di incontri, serate, momenti di formazione per i volon-tari e gli operatori delle botteghe.Nel 2008 erano stati realizzati e distribuiti alle botteghe due video, uno suilaboratori di produzione della cooperativa e l’altro sulla filiera di produ-zione della linea cosmetica Taama.Nel 2009 sono stati realizzati una serie di filmati che hanno come protago-niste le organizzazioni di produttori con le quali LiberoMondo collabora.Al momento sono stati pubblicati due video: “Smolart, un gruppo dimutuo aiuto per la lavorazione artistica della pietra saponaria”, “Tree Sa-vers, tutela dell’ambiente e lavoro per le fasce povere della comunità” I due filmati sono stati presentati e distribuiti gratuitamente alle botteghein occasione della fiera Tuttaunaltracosa che si è tenuta a Osnago nel mesedi ottobre ed è tuttora possibile richiederne una copia.LiberoMondo ha inaugurato, a marzo 2009, la propria pagina sul popo-lare sito internet YouTube dando la possibilità agli utenti che vi si colle-gano di visualizzare una serie di video, otto per il momento, che presen-tano le attività della cooperativa stessa e di alcuni produttori di commer-cio equo.

Sito Internet

Il sito internet è uno strumento importante per la comunicazione traLiberoMondo e le Botteghe che in esso possono trovare tutti gli aggiorna-menti circa le attività della nostra cooperativa. Particolare attenzione è de-dicata alla presentazione dei produttori e delle filiere dei prodotti, attra-verso schede e approfondimenti.Molto apprezzata è la possibilità di sca-ricare materiale informativo come il Bilancio Sociale, il LiberoMondoInforma e le relazioni dei viaggi di verifica presso i produttori.Le schededei prezzi trasparenti dei prodotti alimentari, già presenti e scaricabili,sono state riviste, arricchite con nuove informazioni e vengono costante-mente aggiornate.L’impegno profuso è stato ripagato dal numero considerevole di utentiche hanno visitato il sito e ciò ci incoraggia a proseguire sulla strada intra-presa. Il sito vuole infatti essere non uno spazio chiuso, ma un luogoaperto in cui dare visibilità alle iniziative e alle riflessioni delle Botteghe delMondo e di quanti si occupano di economia solidale.

Campagne e iniziative di sensibilizzazione

LiberoMondo è conscio che il commercio equo e solidale è una tesseradi un mosaico più complesso, di cui fanno parte iniziative e movimentidell’economia sociale, ONG, organizzazioni nazionali e internazionali chesi occupano di diritti e di ambiente.La scelta di creare sinergie e azioni comuni, oltre ad essere una metodolo-gia di lavoro auspicabile, è ormai sempre più una necessità per affrontarele sfide del nostro tempo. Il lavoro in rete permette di condividere puntidi vista e risorse, di valorizzare le singole esperienze e di porle a serviziodi progettualità condivise.Per questo motivo LiberoMondo ha scelto dicollaborare con altre organizzazioni, di partecipare a momenti di confrontoe di aderire a campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Campagna Abiti PulitiLa Campagna Abiti Puliti è la coalizione che rappresenta in Italia la

Clean Clothes Campaign, campagna internazionale nata per rafforzare i la-voratori e migliorare le loro condizioni di lavoro nel settore dell’industriatessile mondiale.Essa ha l’obiettivo di porre fine all’oppressione, allo sfruttamento e agliabusi che subiscono milioni di lavoratori, per la maggioranza donne espesso bambini, impiegati in questo settore.LiberoMondo aderisce alla Campagna Abiti Puliti (Clean Clothes Cam-paign) e ne sostiene le attività anche attraverso una percentuale sul rica-vato delle lenzuola e degli asciugamani importati congiuntamente con Fairda Rajlakshmi Cotton.

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Niente regali alle mafie, i beni confiscati sono cosa nostraPromozione della campagna dell’associazione Libera contro un emenda-mento introdotto in Senato alla legge finanziaria che, infatti, prevede lavendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare entro tre o seimesi. E' facile immaginare, grazie alle note capacità delle organizzazionimafiose di mascherare la loro presenza, chi si farà avanti per comprareville, case e terreni appartenuti ai boss e che rappresentavano altrettantisimboli del loro potere, costruito con la violenza, il sangue, i soprusi, finoall'intervento dello Stato.

“T.V.B. – Ti Voglio Bere”, campagna nazionale per il risparmio idrico e lavalorizzazione dell’acqua della rete promossa dal Centro Studi Ambientalidi TorinoIl progetto T.V.B. Ti voglio bere mira proprio a educare a un consumo re-sponsabile dell'acqua, stimolando la presa di coscienza individuale e col-lettiva sulla necessità di modificare i comportamenti quotidiani attraversol'acquisizione del concetto di risorsa limitata, e attraverso la consapevo-lezza che una scelta apparentemente semplice come il bere l'acqua di ru-binetto può avere grandi ripercussioni, soprattutto da un punto di vistaambientale.

Incontri, seminari e convegniLiberoMondo ha organizzato o partecipato a numerosi incontri, semi-

nari, convegni che hanno visto coinvolti diversi soci della cooperativa erappresentanti dei produttori.Questi momenti di scambio e di confronto hanno permesso non solo dipresentare le attività e le scelte di LiberoMondo, ma ancor più di ricevereinteressanti stimoli e di costruire una fitta rete di relazioni e di scambi. Cilimitiamo a segnalare alcune iniziative:

° “Incontro con Mahaguthi”, presentazione delle attività di un’organiz-zazione nepalese di commercio equo a cura di Sunil Chittrakar (diretoredi Mahaguthi) in occasione della fiera Tuttaunaltracosa tenutasi aOsnago.°“Tingatinga Painters, pittura popolare della Tanzania”, mostra di pre-sentazione della attività e delle opere pittoriche di un gruppo di arti-sti tanzaniani organizzata in occasione della fiera Tuttaunaltracosa te-nutasi a Osnago.° nel mese di maggio si è tenuto, presso la sede della cooperativa, il con-sueto appuntamento di formazione per le botteghe e i soci che è statodedicato ad approfondire le filiere di produzione delle linee di cosmesidi LiberoMondo.

LiberoMondo e il territorio localeLiberoMondo è una realtà che ha instaurato una fitta rette di relazioni

a livello nazionale e internazionale, ma al contempo ha anche una sua di-mensione locale che si esplicita nelle attività della propria Bottega delMondo di Bra e nelle collaborazioni con le altre organizzazioni del territo-rio. La cooperativa partecipa al coordinamento della Scuola di Pace di Brache si occupa di attività di formazione e sensibilizzazione, organizza se-rate, convegni e iniziative nelle scuole cittadine.Il 23 maggio 2009 è stata inaugurata la Bibliotequa di LiberoMondo. Pressola sede della cooperativa è ora disponibile uno spazio dove è possibile con-sultare e prendere in prestito libri, riviste documenti inerenti il commer-cio equo e solidale, l’economia sociale, il consumo critico, la nonviolenzae molti altri temi di carattere sociale, politico e culturale.Sono state riprese in modo più sistematico e strutturato le relazioni conalcuni istituti scolastici del territorio per l’organizzazione di momenti diformazione ed è continuata la collaborazione con studenti universitari perla realizzazioni di ricerche e tesi di laurea.

Formazione internaSono stati organizzati degli incontri destinati in particolare ai soci lavo-

ratori in occasione delle visite di rappresentanti delle organizzazioni diproduttori, proiezioni di video sui progetti e di condivisione delle informa-zioni raccolte nel corso delle visite di monitoraggio realizzate dal ComitatoProgetti di LiberoMondo.

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1.10 Agices

LiberoMondo ha preso parte ai lavori di AGICES fin dalle prime riu-nioni che, nel 1998-1999, portarono alla stesura della Carta Italiana dei Cri-teri del Commercio Equo e Solidale.Nel corso del 2009 ha partecipato alle riunioni del direttivo, alle due as-semblee nazionali, tenutesi nei mesi di aprile e ottobre.È importante per il movimento italiano avere un luogo di confronto e discambio che consenta, a tutte le organizzazioni che lo desiderano, di con-dividere un percorso volto alla promozione e alla tutela del CommercioEquo e Solidale nel suo complesso, al di là dei campanilismi e degli inte-ressi delle singole realtà, siano esse importatori o botteghe.AGICES nasce proprio dalla volontà di cooperazione delle organizzazioniitaliane no-profit che da anni promuovono i prodotti e la cultura del com-mercio equo e solidale in Italia e dall'esigenza di dar loro una rappresen-tanza nei confronti della società civile e delle istituzioni.Chiaramente non si tratta di rinunciare alle proprie convinzioni e scelte oaderire a un pensiero unico che abolisce un sano confronto e una dialetticaanche accesa, purché corretta , ma di accettare che alcuni risultati sonopossibili solo se si è capaci di collaborare con gli altri, sulla base di criteriminimi condivisi, in un quadro di regole chiare e nel rispetto delle reci-proche differenze e peculiarità.Il commercio equo e solidale, da idea sconosciuta ai più, è ora una realtàsempre maggiormente presente e radicata anche nel contesto sociale ita-liano. Parecchi soggetti dell'economia tradizionale hanno cominciato adaffacciarsi su questo mondo e senza dubbio questo è un risultato impor-tante.L’attenzione del consumatore medio rispetto alle filiere produttive è au-mentata, da un lato a causa di alcuni scandali emersi negli ultimi anni, dal-l’altro per una maggiore consapevolezza ed educazione a quelle che sonole problematiche legate alla produzione, al consumo e al successivo smal-timento dei rifiuti.La richiesta di maggiore trasparenza che emerge da una parte dell’opi-nione pubblica sta spingendo un numero crescente di aziende a cercare dirassicurare i consumatori, anche attraverso marchi di garanzia o certifica-zioni etiche, ambientali, sociali, biologiche,….A volte si tratta di vere e proprie certificazioni che si rifanno a standardinternazionali, concesse da organismi autorizzati, in altri casi si tratta piùsemplicemente di controlli interni e autocertificazioni.Spesso non è semplice per il consumatore riuscire ad orientarsi tra una mi-riade di loghi, marchi, bollini, più o meno credibili o affidabili.Le organizzazioni di commercio equo e solidale, dopo aver giustamentecercato di formare le persone al consumo critico, devono anch’esse esserein grado di rendere ragione di quello che dichiarano, mettere a disposi-zione tutte le informazioni utili a permettere al consumAttore di valutareil loro operato, di scegliere in modo consapevole, senza pretendere di es-sere considerate a priori “eque” o di essere esentate da qualsivoglia giudi-zio o controllo.Questo è uno degli obiettivi primari di AGICES che ha istituito e gestisceil Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e Solidaleallo scopo di verificare gli standard e gli indicatori che traducono in pra-tica i principi contenuti nella Carta Italiana dei Criteri del CommercioEquo e Solidale, in maniera oggettiva e trasparente.

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1. Il sistema di controllo di AGICESIl 21 ottobre 2009 ICEA (Istituto per le Certificazioni Etiche e Ambien-

tali) di Bologna ha rilasciato la certificazione al sistema di controllo cheAGICES applica nei confronti delle organizzazioni di Commercio Equo eSolidale iscritte al Registro.Si tratta di un grande passo avanti in termini di garanzia, controllo e tra-sparenza da parte delle organizzazioni italiane di commercio equo e soli-dale.La certificazione del sistema di controllo arriva infatti alla fine di un lungopercorso che è stato intrapreso per assicurare ai consumatori e agli entipubblici l'affidabilità e la coerenza con i principi del Commercio Equo e so-lidale da parte della organizzazioni iscritte al Registro AGICES.Il certificato è stato consegnato in occasione dell'Assemblea dei Soci che siè tenuta a Milano lo scorso 24 e 25 ottobre.Il Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale diAGICES, qualifica gli iscritti verificando gli standard e gli indicatori chetraducono in pratica i principi contenuti nella Carta Italiana dei Criteri delCommercio Equo e Solidale.Le organizzazioni italiane, autorizzate all'utilizzo della dicitura "iscritto alRegistro AGICES", devono poter dimostrare ai cittadini e alle istituzionipubbliche e private di essere "eque e solidali", in quanto operanti nel ri-spetto di criteri chiari e condivisi.Passata una prima fase costitutiva e sperimentale, AGICES ha deciso difare un salto di qualità per rendere il suo sistema di controllo più efficacee credibile, in un'ottica di trasparenza e rigore.I soci sono stati concordi circa la necessità di un sistema di certificazioneesterno che dovesse comunque prevedere per AGICES la possibilità dimantenere il controllo sui criteri e sulla norma, di gestire direttamente ilmarchio "iscritto al Registro AGICES", di essere coinvolta nella formazionedegli auditor (valutatori) e nella comunicazione esterna.Sulla base di queste indicazioni è stato strutturata una procedura di mo-nitoraggio e verifica del rispetto dei requisiti, gestita dal Comitato di Ge-stione del Registro AGICES, che consta di 3 fasi: autovalutazione, verificainterna, verifica esterna.

a. AutovalutazioneL'organizzazione socia ogni anno compila i Moduli di Autovalutazione efornisce tutti i documenti e le informazioni richieste a supporto. L'autova-lutazione è un momento importante per il socio, che verifica la propria ri-spondenza ai criteri del commercio equo e solidale, e mette in atto, lad-dove ne verifichi la necessità, misure volte a migliorare le proprie prassi.L'idea che AGICES vuole proporre è quella della necessità di un migliora-mento continuo.Questa fase è stata avviata contestualmente alla fondazione dell'associa-zione.

b. Verifica internaIl secondo livello del sistema di monitoraggio prevede diverse proceduredi controllo che sono suddivise in ordinarie e straordinarie.Strumenti di verifica ordinari:

° il Comitato di Gestione del Registro (CGR) verifica la corretta compi-lazione di tutti i Moduli di Autovalutazione, che devono essere compi-lati annualmente dai soci, e la loro congruenza con la documentazionea supporto (bilancio, report annuale,…);° il CGR procede direttamente o attraverso valutatori qualificati, a vi-site ispettive (audit) a campione;° il CGR assume in ogni momento informazioni atte a verificare even-tuali inadempienze o comportamenti scorretti;° i soci sono registrati all'interno del sito del SAW (Social Accountabi-lity Watch); questo è un Osservatorio sulla Responsabilità Sociale utilea far conoscere e dare evidenza ai comportamenti socialmente respon-sabili delle organizzazioni, coinvolgendo in modo attivo i diversi por-tatori di interesse (lavoratori, sindacalisti, ambientalisti, consuma-tori,….). È una piattaforma web nella quale le imprese inseriscono vo-lontariamente il proprio profilo e accettano di ricevere osservazioni suipropri approcci, comportamenti, risultati da parte delle diverse partiinteressate, sia attraverso il canale sistematico dei "monitori", sia conprovenienza dal pubblico generico.

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Le organizzazioni che ricevono osservazioni, devono dare risposta aqueste attraverso il sistema, che garantisce assoluta sicurezza e riser-vatezza nella triangolazione delle informazioni organizzazione - parteinteressata - gestore del sistema (C.I.S.E di Rimini e, per le organizza-zioni di commercio equo, anche il Comitato di Gestione del Registro).Al pubblico generico, il sistema restituisce statistiche sul numero di os-servazioni ricevute e gestite.Ogni sistema di garanzia (certificato e non) risulta più credibile ed ef-ficace se, oltre ad essere gestito da tecnici preparati, prevede anche lapartecipazione attiva di tutte le parti interessate al sistema stesso, ivicompresi quindi consumatori, lavoratori, sindacati, ambientalisti,…

Strumenti di verifica straordinari:° Il CGR può decidere di avviare azioni di monitoraggio e verificastraordinarie, ogni volta che ne ravvisi necessità o su segnalazione delConsiglio Direttivo o di almeno due Soci. Il controllo della compila-zione dei moduli di autovalutazione è stato avviato fin dall'inizio, manel 2007 AGICES è entrata nel vivo della seconda fase del monitorag-gio soci, avviando le visite ispettive a campione.

Le organizzazioni che hanno ricevuto una visita ispettiva nel 2009 sonostate 25, mentre il numero salirà a 40 nel 2010. Nel contempo sono state ef-fettuate anche alcune visite ispettive straordinarie.

c. Verifica esternaEntro la fine del 2009 il Sistema di controllo di AGICES sarà certificato daun ente di certificazione terzo e indipendente. Non sono quindi le singoleorganizzazioni ad essere certificate, ma l'efficacia del Sistema di controlloche AGICES ha predisposto per verificare, in maniera oggettiva e traspa-rente, i propri soci circa il rispetto dei criteri del commercio equo e solidale,attraverso standard e indicatori che traducono in pratica i principi conte-nuti nella Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale.I soci, sottoposti al sistema di controllo, potranno quindi utilizzare la di-citura: "Organizzazione iscritta al Registro AGICES. Sistema di Controllocertificato da (nome ente certificatore)".Il Sistema di Controllo di AGICES così strutturato offrirà maggiori garan-zie, anche grazie alla certificazione da parte di un ente esterno autorizzatoe alla trasparenza del processo.Il rendere visibili a terzi come si lavora, secondo quali regole e criteri, per-mette di aumentare il livello di fiducia da parte dell'opinione pubblica,delle istituzione pubbliche e private.La certificazione non è il fine ultimo, ma semplicemente uno strumentoper dare maggiore credibilità al lavoro delle organizzazioni di commercioequo, ma ancor di più per spronare queste ultime ad analizzare seriamentela propria attività, apportando all'occorrenza le necessarie correzioni, inuna logica di miglioramento continuo.

2. Gruppo di lavoro sui “nuovi criteri”Nel corso dell'assemblea dei soci che si è tenuta a Milano il 24 e 25 ot-

tobre 2009 è stato avviato un percorso che, senza voler mettere in discus-sione il chiaro orientamento espresso dai soci in occasione dell’assembleatenutasi a Torino nell’ottobre 2008 in tema di “allargamento della base so-ciale”, mira a riflettere sugli scenari futuri, su come coinvolgere nel per-corso AGICES altri soggetti, su quale ruolo potrebbe avere l’ associazionerispetto a chi non è socio ma magari intende beneficiare del suo sistema dicontrollo.È stato quindi costituito un gruppo di lavoro che deve riflettere riguardoa:

° eventuali nuove categorie di criteri/Soci AGICES, analizzando l'evo-luzione del settore: attività di cooperazione ed educazione, sviluppo difiliere eque economia sociale e solidale, ristorazione e catering, ecc.);° criteri attualmente in vigore potenzialmente escludenti per i soci AGI-CES (raccolta dati ed analisi relativa alla situazione di Organizzazioninon ammesse ad AGICES perché non rispondenti agli attuali requisitie di organizzazioni socie escluse negli ultimi anni per mancato rispettodei requisiti);

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° ruolo che AGICES potrebbe avere in tema di monitoraggio e certifica-zione: es. prevedere la possibilità di iscrivere al Registro AGICES anchenon Soci, occuparci della certificazione di soggetti al di fuori del terri-torio nazionale, ecc.° quale possa essere, a medio-lungo termine, la base sociale fondante diAGICES tenendo conto anche dello scenario internazionale (es. ipotesidi criteri internazionali per le Botteghe del Mondo sostanzialmente di-versi da quelli italiani).

Il gruppo, composto di 7 persone (tra cui , in rappresentanza del direttivo,Luca Gioelli di LiberoMondo), ha approfondito i vari punti e ha riferito alConsiglio Direttivo. Quest’ultimo ha elaborato un documento che è statopresentato nel corso della assemblea che si è tenuta nel maggio 2010. I socihanno dato mandato al direttivo di continuare ad approfondire l’argo-mento.

3. Legislazioni sul Commercio Equo e Solidalea. Legislazione nazionaleNel corso della precedente legislatura era stato depositata una propostadi legge sul commercio equo, ma il suo iter si era interrotto a causa del rin-novo del Parlamento. Con l’inizio della nuova legislatura il progetto dilegge è stato nuovamente depositato, ma la commissione parlamentarecompetente non lo ha ancora discusso.Il Sistema di Controllo predisposto da AGICES per le organizzazioniiscritte al Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e So-lidale è perfettamente coerente con quanto previsto da tale proposta dilegge.Il 18 dicembre 2009 si è tenuto a Roma un seminario organizzato per ap-profondire il tema di una possibile legislazione sul commercio equo e so-lidale cui un rappresentante di AGICES ha partecipato in qualità di rela-tore.I funzionari hanno infatti elaborato un nuovo testo di legge che, a diffe-renza di quello precedentemente depositato, è sbilanciato a favore dellacertificazione di prodotto e non riconosce il ruolo fondamentale svoltodalle organizzazioni di commercio equo.Questa scelta è sicuramente dettata dal fatto che tale soluzione risulta dipiù facile gestione e, probabilmente, anche dal fatto che ci sono maggioriinteressi e pressioni a perseguire questo tipo di approccio.AGICES ha avuto un incontro con alcuni funzionari che si stanno occu-pando della questione, proprio qualche giorno prima del seminario, e hafatto presente la propria posizione molto critica a riguardo, evidenziandoche l’impianto proposto non rispecchia assolutamente il movimento delcommercio equo italiano. Sarà importante seguire con molta attenzionel’evoluzione della situazione nel corso del 2010.

b. Legislazioni regionali Le regioni italiane che si sono dotate di un legislazione sul commercioequo e solidale sono dieci. Ad Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Liguria,Marche, Toscana e Umbria, si sono aggiunte Lazio, Piemonte, Emilia Ro-magna, nel 2009, e, a gennaio 2010, Veneto.LiberoMondo ha seguito, per ovvie ragioni geografiche, il percorso che haportato all’approvazione della legge piemontese.

La legge piemonteseAlla fine del 2005 le organizzazioni piemontesi del commercio equo e so-lidale vennero interpellate da alcuni consiglieri regionali che intendevanolavorare a una proposta di legge regionale che normasse il settore.Un gruppo di coordinamento, appositamente costituito e composto da Al-berto Anfossi (Mondo Nuovo), Juan Saavedra (Coop. Isola) e Luca Gioelli(LiberoMondo), ha raccolto e dato sistematicità ai contributi provenientidalle varie organizzazioni, e, in contatto con AGICES, ha seguito sia il per-corso di legge avviato a livello nazionale che le esperienze simili avviatein altre regioni italiane.Allo scopo di costruire una base comune di conoscenze e di aprire un con-fronto allargato con tutte le forze politiche è stato organizzato, a febbraio2007, un seminario sul tema della legge coinvolgendo sia le organizzazionipiemontesi di commercio equo che i politici interessati.

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Questo ha consentito al coordinamento piemontese di consolidare la pro-pria posizione di interlocutore nei confronti delle diverse forze politiche.Numerosi consiglieri regionali appartenenti a diversi partiti politici si sonopoi resi disponibili a depositare, nel mese di ottobre dello stesso anno, undisegno di legge che, per scelta delle organizzazioni, ricalca la bozza pro-posta da AGICES.Il Consiglio Regionale del Piemonte ha poi invitato i rappresentanti delcoordinamento piemontese e di AGICES a partecipare alla consultazioneindetta dalla VII Commissione sulle proposte di legge sul CommercioEquo e Solidale. La consultazione si è svolta giovedì 6 dicembre 2007presso la sede del Consiglio Regionale.Soprattutto grazie al buon lavoro di coordinamento la proposta delle or-ganizzazioni ha raccolto molti consensi e costituirà il documento base peril lavoro della Commissione.Dopo più di un anno di stallo, nel maggio del 2009 un funzionario regio-nale ha ripreso in mano la bozza di legge integrandola con altre proposteavanzate da alcuni consiglieri regionali ed ha elaborato un nuovo testoche comunque ha manteneva pressoché inalterata la struttura e la filoso-fia iniziale.In ogni caso le organizzazioni piemontesi per correggere alcuni passaggidel testo rielaborato hanno inviato alcuni emendamenti che sono stati ingran parte accolti.In data 28 ottobre 2009, è stata approvata dal Consiglio Regionale la Leggen. 26. “Disposizioni per la promozione e la diffusione del commercio equoe solidale”.Sono quindi ripresi i contatti con i funzionari regionali per lavorare allastesura del provvedimento attuativo che è stato approvato successiva-mente approvato a febbraio 2010.

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La World Fair Trade Organisation (WFTO), ex IFAT, è un'organizza-zione che opera a livello mondiale e che riunisce quasi 350 organizzazionidi commercio equo e solidale, sia produttori che importatori, presenti in 70paesi.La base sociale è composta per la maggior parte, circa il 65% del totale, daorganizzazioni situate in Africa, Asia e America Latina.WFTO ha implementato un sistema di monitoraggio che consente alle or-ganizzazioni socie che vi aderiscono l'utilizzo del marchio FTO (Fair TradeOrganisation).Il suo scopo è quello di svolgere un ruolo di collegamento tra le organiz-zazioni di commercio equo creando uno spazio di confronto comune checoinvolge sia produttori che importatori.I soci si riuniscono in assemblea ogni due anni per definire le linee politico-strategiche dell'organizzazione, mentre la gestione ordinaria è curata daldirettivo, composto da nove membri, coadiuvato dal direttore generale edal personale operativo della sede centrale che si trova in Olanda.La struttura organizzativa prevede inoltre cinque coordinamenti "regio-nali", che hanno lo scopo di facilitare lo scambio e il confronto tra i soci al-l'interno delle rispettive aree continentali e di favorire un'azione congiuntasul territorio di riferimento. Si tratta di COFTA (Africa), WFTO Latinoame-rica, WFTO Asia, WFTO Europe, soci Nord America e Pacifico.Mentre i primi quattro si sono dotati di una propria struttura organizza-tiva e di una forma giuridica legalmente riconosciuta, l'ultimo è tutt'oraun coordinamento informale.Nell'anno che intercorre tra un'assemblea generale e la successiva hannoluogo le assemblee dei coordinamenti "regionali".

LiberoMondo è socia di WFTO, accreditata dal 2003 quale FTO, e di WFTO Eu-rope.

Il coordinamento dei soci italiani di WFTOLa realtà del commercio equo, sia nelle pratiche che nelle scelte politi-

che, non è completamente omogenea né a livello internazionale, né neivari ambiti nazionali. Questo vale anche per l'Italia, dove, nonostante dif-ferenze anche sostanziali, almeno su certe tematiche è possibile indivi-duare quello che potremmo definire come "modello italiano".Questo si caratterizza in modo significativo rispetto al resto dell'Europa,per lo meno quella centro settentrionale: basti citare a titolo di esempio il"caso Nestlè" nel Regno Unito, il ruolo delle Botteghe del Mondo, gli equi-libri tra organizzazioni di commercio equo e il marchio FLO,…Se a questo si aggiunge che il "modello italiano" è in una posizione di mi-noranza nel contesto generale, ben si capisce la scelta dei soci italiani diWFTO e WFTO Europe di confrontarsi, attraverso incontri periodici, percercare, ove possibile, di elaborare proposte e strategie comuni, allo scopodi essere maggiormente efficaci e incisivi.Questo lavoro, iniziato nel 2005, ha dato e continua a dare buoni risultati,vedi il caso degli standard per le Botteghe del Mondo, e sta contribuendoad accreditare "il modello italiano", centrato sulle organizzazioni e su unlivello di partecipazione democratica che, seppur con mille difetti, è all'a-vanguardia nel panorama del commercio equo internazionale.

World Fair Trade OrganizationLa Conferenza dell'Asian Fair Trade Forum, che si è tenuta in Sri Lanka

nell'ottobre 2008, ha anche ospitato la Conferenza Mondiale Annuale diIFAT Global. I soci intervenuti hanno deciso, a larga maggioranza, di cam-biare il nome dell'organizzazione in World Fair Trade Organisation(WFTO) con la conseguente adozione di un nuovo logo.A seguito di tale decisione l'Asian Fair Trade Forum, IFAT Europa e IFATLatinoamerica hanno cambiato i loro nomi rispettivamente in WFTO Asia,WFTO Europe e WFTO Latinoamerica.

1.11 WFTOWorld Fair Trade Organization

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Integrazione tra WFTO Europe e News!L'assemblea generale dei soci europei ha fatto proprio un documento

di intesa tra WFTO Europe e News! (network europeo delle Botteghe delMondo) inerente l'integrazione tra le due organizzazioni. Questo significache News! confluirà in WFTO Europe e, compatibilmente con il terminedegli impegni in essere, cesserà le proprie attività. WFTO Europe ora sioccuperà anche del coordinamento del Botteghe del Mondo europee edelle attività connesse all'organizzazione della Giornata Mondiale delCommercio Equo.

Sustainable Fair Trade Management SystemWFTO è impegnata nella elaborazione di un sistema, il Sustainable Fair

Trade Management System (SFTMS), che dovrebbe ridefinire le metodo-logie di controllo, monitoraggio e certificazione dei propri soci in modotale da poter consentire loro di apporre un marchio sui propri prodotti.Non si tratterebbe in ogni caso di una certificazione del prodotto, ma diuna certificazione dell'organizzazione.Il direttivo di WFTO ha affidato ad un'agenzia di consulenti l'incarico diapprofondire il tema e di elaborare una proposta. Nel corso del 2008 sonostate presentate alcune bozze che hanno ricevuto i commenti e le rifles-sioni dei soci.Dieci organizzazioni italiane membre di WFTO, tra cui LiberoMondo, purcondividendo lo spirito della proposta, che nelle intenzioni mira a favorireun migliore accesso al mercato per le organizzazioni di produttori, hannoevidenziato alcune importanti carenze e richiesto correzioni e modifiche.A questo scopo è stato elaborato un documento, inviato al direttivo diWFTO, ai coordinamenti continentali e infine presentato e discusso all'as-semblea annuale di WFTO Europe, in cui sono stati evidenziati una seriedi punti deboli della bozza del SFTMS e le relative proposte di modifica.L'assemblea di WFTO Europe, tenutasi a Roma a settembre 2008, ha ac-colto e fatto propri i punti fondamentali del documento dei soci italiani eha dato mandato al proprio direttivo di sottoporre quanto emerso alWFTO.In modo particolare il testo approvato ha sottolineato la necessità di:

- prevedere che il sistema si occupi non solo del primo acquisto, macopra anche i passaggi successivi che compongono la filiera di produ-zione e commercializzazione;- modificare i criteri proposti in modo da renderli coincidenti con gli at-tuali standard di WFTO;- rivedere in modo sostanziale la struttura di gestione del sistema inmodo che WFTO mantenga il controllo sulla definizione dei criteri esulla loro eventuale modifica;- approfondire i vantaggi e gli svantaggi di un sistema di certificazione"chiuso", riservato quindi ai soli soci, e di un sistema di certificazione"aperto"(come quello previsto dalla bozza presentata), ossia accessibileanche ai non soci di WFTO, con particolare attenzione alle conseguenzeche potrebbero derivare dalla eventuale concessione del marchio anchea tali soggetti;- analizzare approfonditamente la questione dei costi di avvio e ge-stione del sistema, ponendo particolare attenzione a rendere il tutto ac-cessibile anche ai piccoli produttori;- approfondire le possibili interazioni con il sistema FLO in merito al-l'applicazione e gestione del SFTMS, valutando se sia opportuno omeno sviluppare delle collaborazioni in tale senso.

Le perplessità e le proposte delle organizzazioni italiane sono state nuova-mente presentate agli altri soci e ai consulenti incaricati di sviluppare il si-stema in occasione della Conferenza Generale Annuale che si è tenuta inSri Lanka ad ottobre 2008.Oltre ai soci italiani, anche i rappresentanti di WFTO Europe e WFTO La-tinoamerica hanno espresso una posizione critica riguardo alla bozza pre-sentata.In seguito alle osservazioni e ai contributi pervenuti il documento relativoal SFTMS è stato parzialmente rivisto, ma nonostante ciò, la maggioranzadei soci presenti alla Conferenza Generale Annuale che si è svolta in Nepalnel maggio 2009 non ha ritenuto opportuno procedere alla sua approva-zione.

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Su proposta dei soci europei, con un'importante contributo delle organiz-zazioni italiane presenti (AGICES, CTM Altromercato e LiberoMondo), èstato invece predisposto un ulteriore percorso di approfondimento e diconfronto per arrivare ad una nuova versione del SFTMS da sottoporre al-l'approvazione dell'assemblea, se possibile nel corso del 2010. Per suppor-tare il lavoro dello studio di consulenza è stato istituito un gruppo di la-voro composto da un rappresentate per ciascuno dei cinque coordinamenticontinentali e da un membro del direttivo di WFTO.Nei mesi successivi sono stati inviati questionari e chiesti contributi ai soci,materiale che, unito a 10 audit pilota e alle indicazioni emerse dalla con-ferenza di maggio, dovrebbero costituire la base di partenza per il prose-guimenti del lavoro.Uno degli intenti dichiarati è quello di cercare di integrare il sistema congli standard ISO9001 e ISO14001, in modo che un solo audit consenta di ot-tenere tutte e tre le certificazioni.

Criteri per i "rivenditori al dettaglio" di prodotti di Commercio Equo (Fair Trade Retailers)

L'idea di definire criteri comuni a livello internazionale per i "venditorial dettaglio" del Commercio Equo, questa è la dicitura scelta, è stata lan-ciata a maggio 2005, nel corso della Conferenza Generale Annuale diWFTO di Quito.La prima proposta, elaborata da NEWS!, è stata presentata in occasionedelle assemblee "continentali" che si sono tenute nel 2006. Quella dei socieuropei si è svolta a Parigi nel mese di settembre.In tale occasione le organizzazioni italiane presenti (AGICES, CTM Altro-mercato, Commercio Alternativo e LiberoMondo) hanno mosso critichesostanziali sia riguardo al processo di elaborazione che, aspetto ben piùimportante, ai contenuti della proposta.La sua stesura è avvenuta senza consentire una reale partecipazione deivari soci che si erano resi disponibili, ma soprattutto i criteri proposti eranodel tutto insufficienti ed inadeguati. Basti pensare che non era richiesto alle organizzazioni di occuparsi di at-tività di informazione e sensibilizzazione e il criterio fondamentale per de-finirle "venditori al dettaglio" era quello secondo cui i prodotti di commer-cio equo dovevano costituire almeno il 60% della merce presente in magaz-zino, magari invenduta da tempo, senza fare cenno a cosa questo signifi-casse in termini di percentuali di vendita.L'azione coordinata dei soci italiani ha evidenziato questi problemi, sia diforma che di sostanza, e ha convinto l'assemblea della necessità di ap-profondire la discussione. Il direttivo ha quindi deciso di ritirare tale pro-posta.Dopo la conferenza di Parigi si sarebbe dovuto avviare un percorso cherealmente coinvolgesse i soci nella definizione di un nuovo testo, ma cosìnon è stato e nel corso della Conferenza Generale Annuale tenutasi aBlankenberg (Belgio) nel maggio 2007 è stato ripresentato il documentooriginale senza alcuna modifica. Messo ai voti è stato bocciato quasi all'u-nanimità.Il direttivo di WFTO ha quindi deciso di affidare il coordinamento del pro-cesso di elaborazione dei criteri per i "rivenditori al dettaglio" del Com-mercio Equo a WFTO Europe, che ha istituito un apposito gruppo di la-voro a cui hanno partecipato, per l'Italia, Giorgio Dal Fiume, in veste di co-coordinatore, e Enrico Avitabile, quale rappresentante di AGICES.È stata elaborata una proposta che prevede quattro criteri/standard validia livello internazionale per tutte le organizzazioni che hanno punti di ven-dita al dettaglio. È stata poi prevista la possibilità per i singoli coordina-menti "continentali" di aggiungere una serie di altri criteri pensati per ilproprio specifico contesto, come nel caso di WFTO Europe.Tra i punti salienti e qualificanti della proposta possono essere citati:

- definizione generale di Bottega del Mondo - "rivenditore al dettaglio"di prodotti di commercio equo;- criteri dei selezione riguardo l'origine dei prodotti in vendita (da pro-duttori WFTO e FLO, importazioni dirette o indirette,…);- percentuale minima derivante dai prodotti di commercio equo sul to-tale dei ricavi da vendita;- utilizzo degli eventuali utili derivanti dall'attività: almeno il 90% deveessere reinvestito per sviluppare e migliorare le attività di CommercioEquo e a sostegno dei produttori, mentre il restante 10% può essere de-

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stinato a progetti sociali e di solidarietà o essere diviso tra i soci/proprie-tari;- criteri relativi allo sviluppo di pratiche rispettose dell'ambiente;- promozione di azioni di informazione e sensibilizzazione.

Il documento presenta inoltre alcune proposte circa il sistema di monito-raggio da adottare, ma al momento alcuni aspetti rimangono ancora dadefinire. In modo particolare si tratta di valutare se sia più efficace un con-trollo centralizzato da parte di WFTO o sia meglio affidare questo com-pito ai coordinamenti nazionali.Le organizzazioni italiane hanno operato di concerto con AGICES propo-nendo il suo sistema di criteri e standard, ma naturalmente è stato neces-sario trovare delle soluzioni che tenessero conto dell'esperienza di tutti ipaesi europei.In Italia, ad esempio, dove la regola è che le organizzazioni di commercioequo devono essere senza scopo di lucro, si ha a che fare con cooperativeed associazioni, mentre in altri paesi le forme giuridiche scelte sono di-verse e contemplano anche imprese sociali, ditte individuali o comunquerealtà profit.Nonostante siano state presentate le ragioni della scelta fatta in Italia, nonè stato possibile inserire un criterio che avrebbe escluso in partenza molterealtà situate in altri paesi europei. Si è quindi scelto di ragionare della so-stanza e non della forma, non concentrandosi sulla natura giuridica del-l'ente, ma sulla modalità di gestione degli utili. In questo modo è stato tro-vato un compromesso che sostanzialmente poco si discosta da quella cheè la prassi in Italia, seppur con una piccola discrezionalità da parte delleorganizzazioni nella destinazione del 10% degli utili.Il documento è stato inviato a tutti i coordinamenti continentali con la ri-chiesta di discuterlo e di inviare commenti, critiche, emendamenti, cheperò non sono purtroppo pervenuti.Nel corso della Conferenza Generale Annuale di WFTO svoltasi in Nepalnel maggio 2009, si è tenuto un incontro sul tema, ma la proposta non èstata messa in votazione in assemblea.Al direttivo di WFTO è stato richiesto di rilanciare il percorso chiedendoa tutti i coordinamenti continentali di esprimersi sulla proposta in mododa poter arrivare ad una conclusione, così come auspicato da WFTO Eu-rope e da numerosi soci europei.Quest'ultima ha organizzato un seminario che si è tenuto a Madrid a metàsettembre, nel corso del quale si è deciso di costituire un gruppo di lavoroche si occupi di valutare la possibilità di sviluppare un sistema unico a li-vello europeo per il monitoraggio delle organizzazioni.WFTO Global è stata messa a conoscenza dell'avvio di questo percorso chedovrebbe produrre una proposta da inviare ai soci di WFTO Europe al-meno due mesi prima della prossima assemblea che dovrebbe tenersi nelcorso del 2010. A differenza di quanto stabilito il gruppo non ha ancoraavviato i lavori.Sempre a Madrid è stato deciso di costituire altri due gruppi di lavoro:uno si dovrebbe occupare di sviluppare servizi formativi a favore delle or-ganizzazioni europee mentre l'altro dovrebbe preoccuparsi del coordina-mento di campagne di pressione e sensibilizzazione.

Normativa europea sul Commercio EquoL'Unione Europea non ha in programma di emanare una direttiva sul

Commercio Equo e Solidale, mentre è possibile si stia pensando a una nor-mativa generica circa il "commercio etico-sostenibile" in cui includereanche il Fair Trade.Questa prospettiva potrebbe rivelarsi pericolosa in quanto invece di essereforiera di maggiore chiarezza, potrebbe generare confusione, assimilandoed equiparando esperienze in alcuni casi molto diverse per genesi e pra-tica, con il rischio di stravolgere, o per lo meno rendere più blandi, i criterie i principi del Commercio Equo e Solidale.La situazione potrebbe cambiare nel momento in cui in più paesi europeivenissero approvate leggi nazionali su tale materia, a maggior ragione sequeste normative fossero in contrasto tra loro. In questo caso la Commis-sione Europea sarebbe "obbligata" a intervenire per ridare omogeneità ecoerenza al quadro normativo dei paesi membri.Al momento i paesi in cui sono stati avviati percorsi legislativi in tema diCommercio Equo e Solidale sono tre (Belgio, Francia e Italia) e i contenuti

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delle proposte in essere sono, purtroppo, molto diversi.Le posizioni tra i soci di WFTO Europe su una eventuale direttiva europeasono articolate e in alcuni casi opposte: se da un lato si tratta di un percorsosicuramente insidioso, una norma di tale genere potrebbe infatti stravol-gere i criteri privando di fatto le organizzazioni della possibilità di definireprincipi e prassi del Commercio Equo, dall'altro potrebbe costituire, se op-portunamente strutturato, un riconoscimento ufficiale e un importantestrumento di tutela e promozione.FINE (acronimo di FLO, IFAT - ora WFTO, News! ed EFTA, coordinamentiinternazionali di organizzazioni di Commercio Equo e Solidale) ha costi-tuito un gruppo di lavoro per approfondire la questione e seguire l'evolu-zione della situazione in ambito istituzionale.Si tratta di un tema complesso che ha diverse implicazioni giuridiche e perquesto motivo si è deciso di affidare ad uno studio legale internazionale ilcompito di analizzare l'impatto delle normative in discussione in Belgio,Francia e Italia rispetto alla vigente legislazione europea in tema di liberoscambio, alle regole previste dall' Organizzazione Mondiale del Commer-cio (WTO) e alla attuale configurazione del movimento europeo del Com-mercio Equo e Solidale.Lo scenario si complica ulteriormente dal momento che l'ISO (Organizza-zione per la Standardizzazione Internazionale), ha iniziato a valutare lapossibilità di definire uno standard sul Commercio Equo e Solidale. Nelcaso ciò si concretizzasse le ripercussioni, in positivo o in negativo, sareb-bero sicuramente significative.In data 1 luglio si è tenuto a Bruxelles un incontro tra esponenti delle Di-rezioni della Commissione Europea che si occupano di commercio equo ealcuni rappresentanti del Fair Trade Advocacy Office.Oggetto della discussione è stata la Comunicazione della Commissionedel 5 maggio 2009 in cui si afferma che il Commercio Equo, così come de-finito a livello internazionale, viene riconosciuto ed apprezzato, che con-tinueranno ad essere stanziati fondi a finanziamento di appositi bandi eu-ropei, ma che nessun riconoscimento legale o operativo - specie in sede diFair Procurement - può essergli riconosciuto, perché ciò turberebbe la li-bera concorrenza e creerebbe una sperequazione rispetto ad altri modellidi "commercio sostenibile/etico".Ricapitolando:

- il Commercio Equo è incluso nella più grande famiglia del "commer-cio etico/sostenibile" e nessuna discriminazione positiva può essere am-messa;- disponibilità a finanziare bandi europei accessibili alle organizzazionidi commercio equo, ma nessuna volontà di aprire un confronto sullelinee politico-commerciali;- nessun specifico riferimento al Commercio equo nelle normative chesi occupano di promuovere concretamente il commercio o di orientaregli acquisti pubblici.

All'incontro era presente anche un rappresentante di EuroCoop, organiz-zazione che include anche Coop Italia, che ha caldamente sponsorizzato ilCommercio Equo e il proprio ruolo in questo ambito.Questo tipo di approccio della Commissione Europea potrebbe quindicreare dei problemi sia sul fronte del riconoscimento politico del Commer-cio Equo che dell'inserimento di criteri ad esso favorevoli nelle normativerelative agli acquisti pubblici.L'eventuale approvazione di leggi nazionali o di normative regionali incontrasto con questa impostazione potrebbe però contribuire a riaprire ildibattito su questo tema.

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2. Piccoli produttoriGrandi progetti

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La mappa

GuatemalaCopavicDe La SelvaEl Bosque*

MessicoMiel del SurMujeres por la DignidadSsit Lequil Lum*

ColombiaPiel Acida

EcuadorCamariCentro Exportaciones SalinasFundaciòn ChankuapMcch

PerùCandelaCiapManos AmigasMinkaCoad*

BoliviaSeñor de Mayo*

CileCalypsoCanto de AguaComparte

BrasileApiliderCentro YantenCopermateCoopealnorProgetto OnçaApj*Carraiberas*

ParaguayArtesvidaComitè Nueva EsperanzaMimbipà

Burkina FasoWatinomaPag La Yiri*

MaliFac Gest

GhanaMysha

SudafricaCoppercraftStellar Winery

MaroccoGie Targanine

Legenda* progetti di collaborazioni in rete

CongoLa Ruashi*

El SalvadorAlsar*

RwandaCaritas di Butare*

TogoAvec Gie

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dei produttori

ZimbabweCommunity of WeyaMapepaMzilikaziTengenenge Community

MadagascarRavinala*

TanzaniaBellartsGoig HandicraftsMkombozi GroupsRstgaTcrs Women GroupTingatinga CooperativeZaspoMatembwe*

KenyaBega Kwa BegaSmolart

EtiopiaBosco ChildrenEgiserà/TokumaKechene PotteryMisrach CenterOssaSignum VitaeTree SaversWomen’s Fuelwood

ThailandiaY Development

PalestinaSindyannaHoly LandYwcaPeace Steps*

Sri LankaGospel HouseSelynSiyathAraliya*

IndiaAshaEmaImaginationNavdanyaSipaRajilaskmi Cotton*

NepalAcpChildren NepalKumbeshat T.S.MahaguthiManushiSana HastakalaWSDP

BangladeshBaseCreationDhakaUsha

VietnamCraft LinkCraft VillageEcolinkK’Long

FilippinePredaSalay

IndonesiaMitra Bali

MauritiusCraft Aid

MozambicoMuteko Wahu*Artes Maconde*

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2.2 Acquisti esteri nell'anno 2009

Considerazioni generaliNel corso del 2009 abbiamo importato dal 62% dei 90 produttori con

cui si relaziona LiberoMondo.Dal 38% non abbiamo importato per diversi motivi, esplicitati singolar-mente più sotto: per ritardi dei produttori, per arrivi a fine 2008 (in realtàpochi quest'anno), per giacenze di prodotto, per difficoltà organizzativedei produttori.

* I nuovi produttori (11 nel 2009), anche se inferiori rispetto agli annipassati, continuano comunque a segnalare il nostro desiderio di coinvol-gere realtà nuove, spesso piccole e senza sbocchi commerciali, e ancoranon conosciute nel commercio equo e solidale europeo.

* Ma il primo dato che emerge è senz'altro il seguente: il 2009 è stato ilprimo anno dal 2000 che abbiamo importato meno dell'anno precedente (circa250.000 euro).Questo è stato un grave problema per noi e indubbiamente per i produt-tori, anche se è molto differenziato da paese a paese e da produttore a pro-duttore (qualcuno come vedremo è rimasto stabile o addirittura aumentatocome volume d'acquisti).

Quali le cause? (ci soffermiamo qui su quelle comuni all'artigianato e al-l'alimentare, mentre sulle cause specifiche vedremo in seguito):

1) il cambio euro/dollaro favorevole a LiberoMondo, soprattutto daaprile in poi, con un aumento del 3% di acquisti in dollari sia per l'ali-mentare sia per l'artigianato, con relativo adeguamento dei prezzi daparte dei produttori;2) hanno chiuso alcuni nostri produttori "storici" (Surya, Tinajas) chenon siamo riusciti a sostituire con altri simili su analoghe categorie diprodotti;3) alcuni produttori hanno avuto problemi strutturali e non sono riu-sciti a mandarci tutto ciò che avevamo ordinato - pensiamo soprattuttoad alcuni produttori africani;4) da parte nostra, nel corso dell'anno abbiamo limitato gli acquisti, inparticolare di artigianato, data la situazione di crisi economica.

Aspetti positivi1) Uno dei principali elementi positivi di quest'anno è stato l'essere riu-

sciti a far fronte agli impegni finanziari di prefinanziamento e saldo, me-glio di qualunque anno precedente garantendo ai produttori puntualità,precisione e rapidità; non si sono presentati problemi neanche da settem-bre a dicembre come era avvenuto lo scorso anno. Chiaramente - è inutile nascondercelo - oltre al grosso lavoro sulle lineebancarie da parte dell'amministrazione, una delle cause principali è statala forte diminuzione degli acquisti di quest'anno. Comunque è un ele-mento da non dare per scontato, date le segnalazioni da parte dei produt-tori riguardanti altre realtà di commercio equo.

Anno Produttoridi cuinuovi

2004

2005

2006

2007

2008

2009

51

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67

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21

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PROSPETTO ACQUISTI ESTERI FOB DAL 2000 AL 2009 (IN EURO)2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 %

alimentari/cosmesi 48.300 89.500 123.025 166.410 201.221 219.709 325.739 487.367 537.563 469.141 -13%

artigianato 162.414 295.260 305.525 363.053 462.408 596.021 731.160 789.643 755.282 577.715 -23%

TOTALE euro 210.714 384.760 428.550 529.462 663.629 815.730 1.056.899 1.277.010 1.292.845 1.046.856 -19%

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2) Il cambio euro/dollaro: consideriamo il fatto che i produttori latinoame-ricani non chiedono quasi mai i pagamenti in euro (con qualche "grossa"eccezione, come il Paraguay o la cooperativa Ssit Lequil Lum del Messico),mentre i produttori africani o asiatici richiedono sempre più il pagamentoin euro, a fronte dell'oscillazione del dollaro, a cui spesso si accompagnain parallelo un'oscillazione delle loro monete locali. LiberoMondo cerca divenire incontro il più possibile a tali richieste, soprattutto nei confronti deiproduttori africani e dei piccoli produttori asiatici. Contrariamente alle previsioni di inizio anno, il cambio è stato favorevolealle nostre importazioni, meno nel primo trimestre (1,25/1,30), più nel pe-riodo successivo (1,40/1,50).Considerando che, nel 2009, sono state pagate in dollari il 50% delle impor-tazioni di alimentari/cosmesi (contro il 47% del 2008) e il 66% di quelle diartigianato (contro il 63% del 2008), questo ci ha aiutato non poco a man-tenere margini accettabili, nonostante tutti i problemi.

3) Siamo riusciti a organizzare alcune grosse importazioni, aumentandoi container da 40 piedi, riuscendo in tal modo a calmierare l’aumento deicosti senza incidere in modo significativo sui prezzi finali o su una ridu-zione dei margini della struttura.

Problemi1. La crisi mondiale ha portato alcuni grossi problemi pratici per le no-

stre importazioni:- dal lato dei produttori: alcuni, più strutturati, hanno ridotto il personalecon conseguenti problemi nel produrre documenti corretti per l'esporta-zione o hanno dovuto aumentare i prezzi dato il calo degli ordini; questospesso perché non avevano più ordini sufficienti, cosa che in alcuni casi haaggravato problemi strutturali preesistenti nei produttori stessi;- dal lato dei costi: il punto precedente ha portato ad un aumento notevoledei noli, a cui si è aggiunto un aumento delle spese fisse del porto di Ge-nova, soprattutto per le soste.

2. Per quanto riguarda le materie prime, "soft commodities" o "break-fast commodities" (cacao, zucchero, tè, tisane…), in confronto ai due anniprecedenti, si sono sbloccate positivamente alcune situazioni critiche: risodell'Ecuador (che abbiamo ricominciato ad acquistare solo perché i pro-duttori di Camari avevano una sovrapproduzione), caffè del Messico(dove per il primo anno per necessità dei produttori stessi abbiamo im-portato con l'Associazione Tatawelo due container), zucchero del Para-guay (solo nella seconda parte dell'anno, ma per una mancata scorta no-stra).Una materia prima che è rimasta problematica - per scarsità di raccolto nel2009 e per inasprimento delle norme di esportazione da parte di alcunipaesi come Messico e Brasile - è stato il miele, che per il secondo anno con-secutivo non siamo riusciti ad importare direttamente.

* Un'attenzione particolare in un'ottica 2009/2010 va data sicuramente aiprezzi delle materie prime:Le breakfast commodities chiudono il 2009 con quotazioni in borsa chehanno raggiunto i massimi, in controtendenza rispetto ai cereali (sprintcosì eccezionali da attirare sempre di più l'attenzione dei fondi e degli in-vestimenti speculativi). Nello specifico:

- il cacao ha avuto un aumento in quest'ultimo anno del 28,6%, raggiun-gendo a dicembre a New York la quotazione più alta degli ultimi 31anni: oltre i 3.500 dollari a tonnellata; noi stessi siamo passati a pagarlodai 2.370 dollari del 2008 ai 3.450 dollari del 2009;- il caffè qualità arabica è salito quest'anno del 30,2%, registrando unodei migliori risultati degli ultimi 11 anni;- lo zucchero è aumentato in quest'anno del 165%, ai massimi da 28 anni;- il tè è aumentato dell'83,5%;- il succo di arancia è aumentato dell'88,8%.

Cosa c'è dietro questa escalation dei prezzi? Banalmente il mercato.Più precisamente da un lato la domanda dei paesi emergenti (Cina edIndia in testa, ma non solo), dall'altro il fatto che questi prodotti proven-gono dai paesi del Sud del mondo dove la produzione è meno resistenteai fattori esterni come il clima, i conflitti, l'accesso al credito.Ad esempio la produzione di cacao è in calo per il quarto anno consecu-tivo: non succedeva così dal crollo del 1965/69, e in gran parte è dovuta ai

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problemi di invecchiamento delle piante del cacao e ai conflitti della Costad'Avorio, da cui dipende il 40% del cacao del mondo.La quotazione del tè ha risentito del crollo del 10/20% delle produzioni deiprincipali paesi esportatori (Kenya, Sri Lanka, India) falciati dalla siccità.La produzione dello zucchero è stata decimata dal Niño in Brasile (primoproduttore) e dalle piogge in India (secondo produttore).Il caffè ha risentito della perdita di produzione della Colombia.Il prezzo del succo d'arancia si è alzato a causa della malattia degli arancie del clima freddo in Brasile e in Florida.

3. Continua la difficoltà di valutazione sugli aumenti dei prezzi FOB daparte dei produttori:

- il relativo adeguamento dei prezzi da parte dei produttori per il cam-bio euro/dollaro (con qualcuno che ha cercato di "tutelarsi" forse piùdel dovuto) anche se il cambio con la moneta locale spesso non è così di-retto; comunque la conoscenza e la fiducia reciproca con la quasi tota-lità dei produttori ha permesso almeno di avere spiegazioni puntualie "sincere" riguardo ad alcuni aumenti;- non c'è stata mai contrattazione dei prezzi, bensì a volte solo segnala-zione di quanto avrebbe inciso sul cliente finale (e quindi sulla vendi-bilità del prodotto in futuro) l'aumento prospettato, in modo da preve-nire future domande su relative diminuzioni di acquisti;- abbiamo cercato il più possibile di riassorbire gli aumenti dei prezziFob nei nostri margini, andando però ad apportare, ove necessario,anche piccoli ritocchi sui prezzi finali dei prodotti.

Gli acquisti di alimentari e di cosmesi* Il numero di produttori da cui abbiamo importato nel 2009 è dimi-

nuito rispetto al 2008: 17 produttori contro i 21 del 2008, con 4 produttorinuovi: Craft Aid delle Isole Mauritius, Imagination dell'India, Chankuapdell'Ecuador e Pag la Yiri del Burkina Faso.Abbiamo anche ripreso gli acquisti da Zaspo della Tanzania e Ecolink delVietnam, da cui avevamo importato nel 2007.

Asia

produttori paese 2009 2008 differenza

Sipa India 27.472,50 5.903,50 365%

Imagination India 26.657,28 - nuovo

Sindyanna Palestina 20.364,00 111.138,00 -82%

Ywca Palestina 8.250,00 45.475,00 -82%

Ecolink Vietnam 4.694,10 nel 2007

Tea Promoters India - 8.072,00

Siyath Sri Lanka - 7.885,86

TOTALE 87.437,88 201.438,81 -57%

ACQUISTI DI ALIMENTARI/COSMESI PER PAESE

Africa

produttori paese 2009 2008 differenza

Zaspo Tanzania 22.864,40 - nel 2007

Craft Aid Mauritius 14.134,45 - nuovo

Gie Targanine Marocco 8.922,84 5.670,00 34%

Pag La Yiri Burkina Faso 2.140,00 - nuovo

Citrusdal Sudafrica - 22.542,60

Ely Bee Senegal - 8.895,40

Avec Gie Togo - 8.320,26

Dagaba Tanzania - 8.078,40

Fac Gest Mali - 5.397,00

Cape Natural Tea Sudafrica - 2.923,20

TOTALE 48.061,69 58.903,66 -18%

America Latina

produttori paese 2009 2008 differenza

Mcch Ecuador 87.134,44 108.388,21 -20%

Centro Salinas Ecuador 85.335,48 36.395,99 135%

Ssit Lequil Lum Messico 45.084,75 26.013,00 73%

Mimbipà Paraguay 44.819,75 58.782,00 -24%

Comparte Cile 35.468,15 36.579,32 -3%

Camari Ecuador 22.381,04 11.061,96 102%

Apilider Brasile 8.014,46 - nuovo

Chankuap Ecuador 5.403,43 - nuovo

Progetto Onça Brasile - 2.299,44

TOTALE 333.641,50 277.220,48 20%

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* Per quanto riguarda i 9 produttori da cui non abbiamo importato:- Citrusdal per mancanza di prodotto e decisione del produttore di pas-sare ad avere solo grossi clienti;- Fac Gest, Avec Gie: i produttori hanno rimandato la spedizione al 2010;- Projeto Oñca, Cape Natural Tea, Tea Promoters, Siyath: per giacenza diprodotto invenduto;- Dagaba: per bocciatura del progetto dopo la visita in loco di ToninoCarlucci;- Ely Bee: per bocciatura del progetto dopo il secondo tentativo, per pro-blemi legati alla qualità del prodotto e alla quantità di prodotto conse-gnato, senza un possibile compromesso con il produttore.

* Per quanto riguarda le 4 diminuzioni di acquisto, tre (Mcch, Sindyanna,Ywca, Mimbipà) sono dovute a giacenza di prodotto invenduto, mentre nelcaso di Comparte la piccola differenza è imputabile esclusivamente al cam-bio euro/dollaro.

* Per quanto riguarda gli aumenti di acquisto sono da segnalare: - Centro Salinas per aumento di prodotti e scorte (prevedibilmente si ri-percuoterà sugli acquisti 2010); - Camari: per la ripresa delle importazioni di riso Indica; - Sipa: nuova linea di oli essenziali, in parte usati anche per la lineaLympha Benessere;- Ssit Lequil Lum: per necessità dei produttori abbiamo importato duecontainer anziché uno, insieme all'Associazione Tatawelo.

Gli acquisti di artigianatoAmerica Latina

Si conferma, per il secondo anno consecutivo, il primo continente dacui importiamo, seppur con una diminuzione del 15%. Tale diminuzionecorrisponde tuttavia ad una media tra i paesi da cui abbiamo aumentatogli acquisti (Cile Ecuador e soprattutto Perù) e quelli da cui sono dimi-

Africa

paese 2009 2008 differenza

Kenya 40.494,06 84.848,31 -52%

Etiopia 25.461,46 23.287,49 9%

Ghana 10.700,79 26.252,10 -59%

Tanzania 10.409,60 9.422,68 10%

Mozambico 1.028,50 8.305,00 -78%

Sudafrica 4.204,90 21.354,57 -80%

Burkina Faso - 2.368,00

TOTALE 92.299,31 175.838,15 -45%

Asia

paese 2009 2008 differenza

Vietnam 59.016,95 28.632,87 122%

Bangladesh 56.676,90 46.058,30 23%

Nepal 45.740,33 22.902,91 100%

India 30.479,54 38.609,31 -21%

Thailandia 17.463,24 39.100,01 -55%

Sri Lanka 15.577,08 64.304,10 -76%

Indonesia 12.497,83 16.931,06 -26%

Palestina 3.816,24 5.075,75 -25%

Filippine - 26.732,73

TOTALE 241.268,11 288.347,04 -16%

America Latina

paese 2009 2008 differenza

Perù 156.175,91 120.088,19 32%

Paraguay 50.536,96 101.665,78 -50%

Cile 13.233,84 11.818,63 6%

Guatemala 9.954,75 11.939,85 -17%

Ecuador 8.039,18 6.414,10 25%

Colombia 4.254,57 5.682,24 -20%

Messico 1.682,20 nuovo

Venezuela - 12.955,87

Argentina - 10.381,56

Brasile - 7.128,66

Bolivia - 3.021,72

TOTALE 577.715,07 755.281,79 -23%

ACQUISTI DI ARTIGIANATO PER PAESE

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nuiti (Guatemala, Colombia e soprattutto Paraguay).I paesi da cui importiamo sono passati da 10 a 7 (mancano Venezuela, Ar-gentina, Brasile, Bolivia, ma si aggiunge il Messico).I produttori sono passati da 14 a 12, con un produttore nuovo, Mujeres porla Dignidad del Messico, introdotto grazie alla collaborazione con l'Associa-zione Tatawelo.Per quanto riguarda i 4 produttori da cui non abbiamo importato:

- Tinajas: per chiusura (si spera temporanea) del progetto;- Patagonia Candles: per giacenza di prodotto invenduto;- Lua Nova: per aumenti dei prezzi Fob del 25%;- Projeto Alpaquita: per giacenza di prodotto e problemi organizzatividel produttore stesso.

Per quanto riguarda le 5 diminuzioni di acquisto (De la Selva, Piel Acida,Canto de Agua, Manos Amigas e Comparte) queste sono state tutte dovute agiacenza di prodotto invenduto.Per quanto riguarda gli aumenti sono da segnalare Ciap, Camari e Calypso.

AsiaL'Asia per il secondo anno consecutivo passa al secondo posto come

continente da cui importiamo prodotti artigianali, anche se a pochissimadistanza dall'America Latina, con una diminuzione del 16%. Da alcunipaesi sono tuttavia aumentati gli acquisti (Bangladesh e soprattutto Viet-nam e Nepal), mentre da altri sono diminuiti (India, Thailandia, Sri Lanka,Palestina e Indonesia).I paesi da cui importiamo sono passati da 9 a 8, mancando le Filippine.I produttori sono passati da 19 a 16, con un produttore nuovo, Ema dell'In-dia, da cui avevamo importato nel 2001 e nel 2002; abbiamo ripreso anchead importare da Sana Hastakala, da cui avevamo importato nel 2007.Per quanto riguarda i 6 produttori da cui non abbiamo importato ci sonoSurya Group, per chiusura (si spera temporanea) del progetto, e 5 produt-tori (Salay, Gospel House, Usha, Sipa e Preda) per giacenza di prodotto inven-duto.Per quanto riguarda invece le 6 diminuzioni di acquisto:

- Y Development, Selyn, Holy Land e Acp: per giacenza di prodotto inven-duto;- Asha: per errata valutazione e eccessiva prudenza nell'ordine da partenostra;- Craft Link: per definitivo passaggio degli acquisti a Craft Village.

Per quanto riguarda gli aumenti segnaliamo Craft Village e Mahaguthi concui abbiamo sviluppato nuove linee di prodotti; Creation, Base, Mitrabali,Dhaka e Manushi per aumento di scorte di prodotto.

ACQUISTI DI ARTIGIANATO DALL’AMERICA LATINA

America Latina

produttori paese 2009 2008 differenza

Ciap Perù 111.878,51 74.602,99 50%

Comité ArtesVida - Mimbipà Paraguay 35.698,96 - diverso*

Manos Amigas Perù 29.282,91 32.281,62 -9%

Minka Perù 15.014,49 13.203,58 14%

Nueva Esperanza - Mimbipà Paraguay 14.838,00 - diverso*

De La Selva Guatemala 9.954,75 11.939,85 -17%

Camari Ecuador 8.039,18 6.414,10 25%

Calypso Cile 8.407,26 6.463,30 19%

Piel Acida Colombia 4.524,73 5.682,24 -20%

Canto de Agua Cile 2.930,00 3.010,00 -3%

Comparte Cile 1.896,58 2.345,33 -19%

Mujeres por la Dignidad Messico 1.682,20 - nuovo

Mimbipà Paraguay - 101.665,78 *

Tinajas Venezuela - 12.955,87

Patagonia Candles Argentina - 10.381,56

Lua Nova Brasile - 7.128,66

Projecto Alpaquita Bolivia - 3.021,72

TOTALE 244.147,41 291.096,60 -16%

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AfricaLe importazioni dall'Africa rilevano una fortissima diminuzione (del

45%) e tale diminuzione ha cause più strutturali in confronto alla diminu-zione del 14% del 2008, che aveva invece cause più contingenti.

Le importazioni dal Kenya registrano una diminuzione del 52% dovuta inparte alle giacenze di prodotto (effettivamente le importazioni da questopaese nel 2007/2008 erano state molto elevate), in parte alla difficoltà daparte dei produttori a sviluppare nuovi prodotti. Pensiamo di riuscire arisalire nel 2010.Per quanto riguarda il Ghana invece il problema è forte, in quanto, nono-stante noi ci relazioniamo con un produttore di secondo grado organiz-zato, la vendibilità dei prodotti di questo paese è scesa ancor di più del2008 dopo parecchi anni di vendita. Qui difficilmente vediamo soluzionisostanziali, anche se stiamo facendo alcuni tentativi sui prezzi, sulla qua-lità e sulla presentazione dei prodotti.Per quanto riguarda il Sudafrica e il Mozambico avevamo fatto scorte ec-cessive nel 2008.In positivo le importazioni dalla Tanzania sono risalite leggermente, ma cisarà bisogno di un intervento forte nel 2010, mentre finalmente per l'Etio-pia, dopo 2 anni di lavoro, si cominciano a vedere i risultati dell'investi-mento fatto da LiberoMondo nei viaggi e nel lavoro con Hiruth Wondafe-rew, la nostra coordinatrice dei progetti in Etiopia.Dal Burkina Faso non abbiamo più importato per difficoltà di vendita delprodotto e mancanza del catalogo nuovo, mentre dallo Zimbabwe vor-remmo riprendere nel 2010 dopo il viaggio missione.I produttori sono passati da 14 a 17, con 4 produttori nuovi, tutti dell'Etio-pia.Per quanto riguarda i 3 produttori da cui non abbiamo importato: Tcrs perdifficoltà del progetto, nonostante il nostro ordine in aumento rispetto al2008; Kapula Candles e Watinoma, per giacenza di prodotto invenduto.Per quanto riguarda le 6 diminuzioni di acquisto:

- Bega kwa Bega: per cambio euro/dollaro, quindi per il produttore nonè stata una diminuzione; - Mkombozi Group e Mikono: per mancato invio di prodotti a fronte delnostro ordine;- Smolart, Misha, Muteko Wahu, Egiserà, Coppercraft: per giacenza di pro-dotto invenduto.

ACQUISTI DI ARTIGIANATO DALL’ASIA

Asia

produttori paese 2009 2008 differenza

Craft Village Vietnam 58.487,90 24.184,35 141%

Mahaguthi Nepal 33.966,70 18.011,82 88%

Creation Bangladesh 33.321,34 15.862,40 110%

Y Development Thailandia 17.463,24 39.100,01 -55%

Asha India 16.083,49 30.609,31 -48%

Selyn Sri Lanka 15.577,08 51.438,94 -70%

Ema India 14.396,05 nuovo

Base Bangladesh 14.440,51 13.500,10 6%

Mitra Bali Indonesia 12.497,83 10.223,35 22%

Dhaka Bangladesh 8.838,98 6.233,20 41%

Manushi Nepal 6.971,35 1.297,53 437%

Holy Land Palestina 3.816,24 5.075,75 -25%

Sana Hastakala Nepal 2.757,72 - nel 2007

Acp Nepal 2.044,56 3.593,56 -44%

Craft Link Vietnam 529,05 4.448,52 -89%

Heed Handicrafts Bangladesh 76,07 - campioni

Salay Filippine - 24.186,70

Gospel House Sri Lanka - 12.865,16

Usha Bangladesh - 10.462,60

Sipa India - 8.000,00

Surya Group Indonesia - 6.707,71

Preda Filippine - 2.546,03

TOTALE 241.268,11 288.347,04 -16%

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Per quanto riguarda gli aumenti: sono da segnalare quelli a due produt-tori etiopi, Tree Savers e Bosco Children.La percentuale degli acquisti dall'Africa sul totale acquisti è passata dal26% del 2005, al 21% del 2006, al 24% del 2007, al 23% del 2008, al 16% del2009.L'obiettivo del 30% che ci eravamo proposti per il 2009/2010 purtroppo nonsarà raggiunto.Le cause sono molteplici:

- la crisi ha colpito effettivamente soprattutto l'artigianato più artisticoe quello meno vendibile, anche per una qualità spesso inferiore e menostandardizzata rispetto ai prodotti asiatici;- la difficoltà delle organizzazioni dei produttori africani a rinnovare iprodotti;- la difficoltà delle organizzazioni dei produttori africani ad avere strut-ture stabili in grado di esportare con facilità.

Da parte nostra cercheremo nel 2010/2011 di investire in alcuni paesi (inparticolar modo Etiopia, Tanzania e Zimbabwe) e di aumentare la compen-sazione dei margini con produttori di altri continenti per diminuire i prezzial pubblico e quindi aumentare la vendibilità dei prodotti.

ACQUISTI DI ARTIGIANATO DALL’AFRICA

Africa

produttori paese 2009 2008 differenza

Smolart Kenya 39.689,08 83.910,25 -53%

Mysha Ghana 10.700,79 26.252,10 -59%

Egiserà/Tokuma Etiopia 4.928,83 6.448,22 -24%

Signum Vitae Etiopia 4.763,80 - nel 2007

Bellarts Tanzania 4.663,11 3.171,00 47%

Bosco Children Etiopia 4.386,24 4.386,24 217%

Coppercraft Sudafrica 4.204,90 18.576,00 -77%

Tree Savers Etiopia 3.581,28 3.500,00 2%

Produttori vari Etiopia 3.124,70 - nuovo

Tinga Tinga Cooperative Tanzania 2.981,52 - nel 2007

Misrach Center Etiopia 2.378,62 - nuovo

Mikono Tanzania 1.495,72 3.719,68 -60%

Kechene Pottery Etiopia 1.461,00 - nuovo

Mkombozi Groups Tanzania 1.269,25 2.532,00 -50%

Muteko Wahu Mozambico 1.028,50 8.305,00 -78%

Women’s Fuelwood Etiopia 837,00 - nuovo

Bega Kwa Bega Kenya 804,98 938,06 -14%

Kapula Candles Sudafrica - 2.778,57

Watinoma Burkina Faso - 2.368,00

Tcrs Tanzania - 1.442,50

TOTALE 92.299,31 168.327,62 -45%

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ACQUISTI TOTALI DAI PRODUTTORI

produttori paese 2009 2008

Ciap Perù 111.878,51 74.602,99

Mimbipà Paraguay 95.356,71 160.447,78

Mcch Ecuador 87.134,43 108.388,21

Centro Salinas Ecuador 85.335,48 36.395,99

Craft Village Vietnam 58.487,90 24.184,35

Ssit Lequil Lum Messico 45.084,75 26.013,00

Smolart Kenya 39.689,08 83.910,25

Comparte Cile 37.364,73 38.924,65

Mahaguthi Nepal 33.966,70 18.011,82

Creation Bangladesh 33.321,34 15.682,40

Camari Ecuador 30.420,22 17.476,06

Manos Amigas Perù 29.282,91 32.281,62

Sipa India 27.472,50 13.903,50

Imagination India 26.657,28 -

Zaspo Tanzania 22.684,40 -

Sindyanna Palestina 20.364,00 111.138,00

Y Development Thailandia 17.463,24 39.141,42

Asha India 16.083,49 41.025,92

Selyn Sri Lanka 15.577,08 51.438,94

Minka Perù 15.014,49 13.203,58

Base Bangladesh 14.440,51 13.500,10

Ema India 14.396,05 -

Craft Aid Mauritius 14.134,45 -

Mitra Bali Indonesia 12.497,83 10.223,35

Mysha Ghana 10.700,69 26.252,10

De La Selva Guatemala 9.954,75 11.939,85

Gie Targanine Marocco 8.922,84 5.670,00

Dhaka Bangladesh 8.838,98 6.233,20

Calypso Cile 8.407,26 6.343,30

Ywca Palestina 8.250,00 45.475,00

Apilider Brasile 8.014,46 -

Manushi Nepal 6.971,35 1.297,53

Chankuap Ecuador 5.403,43 -

Egiserà/Tokuma Etiopia 4.928,83 6.448,22

Ecolink Vietnam 4.694,10 -

Bellarts Tanzania 4.663,11 3.171,00

Piel Acida Colombia 4.524,57 5.682,24

Bosco Children Etiopia 4.386,24 13.339,27

Coppercraft Sudafrica 4.204,90 18.576,00

ACQUISTI TOTALI DAI PRODUTTORI

produttori paese 2009 2008

Holy Land Palestina 3.816,24 17.666,20

Tree Savers Etiopia 3.581,28 3.500,00

Produttori vari Etiopia 3.124,70 -

Tinga Tinga Arts Tanzania 2.981,52 -

Canto de Agua Cile 2.930,00 3.010,00

Sana Hastakala Nepal 2.757,72 -

Misrach Center Etiopia 2.378,62 -

Pag La Yiri Burkina Faso 2.140,00 -

Acp Nepal 2.044,56 3.593,56

Mujeres por la Dignidad Messico 1.682,20 -

Mikono Tanzania 1.495,72 2.277,18

Kechene Pottery Etiopia 1.461,00 -

Mkombozi Groups Tanzania 1.269,25 2.532,00

Muteko Wahu Mozambico 1.028,50 8.305,00

Women’s Fuelwood Etiopia 837,00 -

Bega Kwa Bega Kenya 804,98 938,06

Craft Link Vietnam 529,05 4.448,52

Salay Filippine - 24.186,70

Citrusdal Sudafrica - 22.542,60

Tinajas Venezuela - 12.955,87

Gospel House Sri Lanka - 12.865,16

Usha Bangladesh - 10.462,60

Patagonia Candles Argentina - 10.381,56

Ely Bee Senegal - 8.895,40

Avec Gie Togo - 8.320,00

Dagaba Tanzania - 8.078,40

Tea Promoters Tanzania - 8.072,00

Siyath Sri Lanka - 7.885,86

Lua Nova Brasile - 7.128,66

Surya Group Indonesia - 6.707,56

Fac Gest Mali - 5.397,00

Projecto Alpaquita Bolivia - 3.021,72

Cape Natural Tea Sudafrica - 2.923,20

Kapula Candles Sudafrica - 2.778,57

Preda Filippine - 2.546,03

Watinoma Burkina Faso - 2.368,00

Projecto Onça Brasile - 2.299,44

Tcrs Tanzania - 1.442,50

Page 64: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

2.3 La continuità

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Uno dei criteri fondamentali del commercio equo e solidale, che spessoi produttori ritengono più importante del prezzo, è la continuità della re-lazione commerciale, ossia la garanzia di poter contare su un rapporto dipartenariato stabile e continuativo.Vediamo come nel 2009 LiberoMondo ha affrontato questo aspetto fonda-mentale della propria attività.

Il Regolamento di Gestione del Registro di AGICES prevede che:

Co

nt

in

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Art 6.5 " Ogni anno l'Organizzazione, nel caso importi direttamente da pro-duttori di Commercio Equo e Solidale, assicura una relazione stabile misura-bile attraverso il rinnovo dell'ordine al 60% dei produttori da cui ha importatol'anno precedente.In caso di non raggiungimento, l'ente deve aver redatto una relazione scrittacirca le cause del non raggiungimento di continuità e possibilmente aver defi-nito un piano di intervento/sostegno ai produttori partner."

Art 6.6 "Dopo un periodo di prova (max 2 anni x ogni nuovo produttore),l'Organizzazione, nel caso in cui importi direttamente da produttori di Com-mercio Equo e Solidale, deve assicurare una relazione stabile con il partner pro-duttore, misurabile attraverso il raggiungimento annuale di un valore d'ac-quisto prodotti pari ad almeno il 70% del valore acquisti dell'anno precedente.In caso di non raggiungimento, l'ente deve aver redatto una relazione scrittacirca le cause del non raggiungimento di continuità e possibilmente aver defi-nito un piano di intervento/sostegno ai produttori partner".

In conformità a quanto previsto pubblichiamo qui di seguito l'elencodei produttori dai quali, nel corso del 2009, LiberoMondo ha acquistatoper un importo inferiore al 70% di quanto ordinato nel 2008.L'elenco si riferisce a tutti i produttori con cui LiberoMondo collabora,compresi quelli che si trovano nel periodo di prova di 2 anni.Ai produttori non compresi nella tabella seguente è stato garantito un ac-quisto pari almeno al 70% del fatturato dell'anno precedente.

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Non acquisto

per giacenze elevate di prodotto

Cape Natural Tea Sudafrica

Gospel House Sri Lanka

Kapula Candles Sudafrica

Patagonia Candles Argentina

Preda Filippine

Progetto Onça Brasile

Salay Filippine

Siyath Sri Lanka

Tea Promoters India

Usha Bangladesh

Watinoma Burkina Faso

per altri motivi

Avec Gie Togo rimando al 2010 della spedizione da parte del produttore

Citrusdal Sudafrica mancanza di prodotto e decisione del produttore di passare ad avere solo grossi clienti

Dagaba Tanzania bocciatura del progetto dopo la visita in loco di Antonio Carlucci

Ely Bee Senegal bocciatura del progetto dopo il secondo tentativo, per problemi legati alla qualità e allaquantità del prodotto consegnato, senza un possibile compromesso con il produttore

Fac Gest Mali rimando al 2010 della spedizione da parte dei produttori

Lua Nova Brasile aumenti dei prezzi FOB del 25%

Projecto Alpaquita Bolivia problemi organizzativi del produttore

Surya Group Indonesia chiusura (si spera temporanea) del progetto

Tcrs Tanzania difficoltà del progetto, nonostante nostro ordine in aumento rispetto al 2008

Tinajas Venezuela chiusura (si spera temporanea) del progetto

Diminuzione di acquisto oltre il 30%

per giacenze elevate di prodotto

Acp Nepal

Coppercraft Sudafrica

Mysha Ghana

Muteko Wahu Mozambico

Selyn Sri Lanka

Sindyanna Palestina

Smolart Kenya

Y Development Thailandia

Ywca Palestina

per altri motivi

Asha India errata valutazione ed eccessiva prudenza nell’ordine da parte nostra

Craft Link Vietnam definitivo passagio degli acquisti di ceramiche a Craft Village

Mikono Tanzania mancato invio di prodotti a fronte del nostro ordine

Mkombozi Groups Tanzania mancato invio di prodotti a fronte del nostro ordine

Page 66: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

LiberoMondo ha sempre rispettato questo criterio, senza mai applicaretassi di interesse sui prefinanziamenti ai produttori.Le modalità di pagamento relative alle importazioni, che nel corso del 2009hanno coinvolto 56 organizzazioni di produttori, sono state le seguenti:

- in 26 casi è stato fatto il 50% di anticipo;- in 4 casi il 50% all'ordine e il 50% prima della partenza del container,cioè mediamente 40 gg prima di ricevere la merce;- in 16 casi è stato dato il 100% di anticipo;- in un caso è stato dato il 90% di anticipo:- in 2 casi è stata richiesta del produttore il pagamento "controdocu-menti", per cui appena arrivano i documenti del container in banca(mediamente 15/20 giorni prima dell'arrivo del container) li ritiriamopagando il 100% del valore della fattura. Applichiamo questo metodosolo nel caso di esplicita richiesta del produttore;- in un caso, invece della modalità "controdocumenti" abbiamo concor-dato con il produttore il pagamento 100% a merce pronta, prima dellapartenza del container;- in un caso il pagamento è stato fatto su richiesta del produttore conlettera di credito;- in 3 casi il produttore non ha richiesto l'anticipo essendo una piccolacifra, ed è stato fatto il saldo al 100% appena la merce ci è arrivata;- in un caso non abbiamo fatto noi il prefinanziamento, ma è stato fattodall'Associazione Croce del Sud che segue direttamente il progetto inBurkina Faso;- solo in un caso (Ywca della Palestina) abbiamo concordato con il pro-duttore - dopo anni di problemi di qualità dei prodotti - di non fare ilprefinanziamento, ma di effettuare il saldo non appena la merce è ar-rivata ed è stata controllata nel nostro magazzino.

Uno dei principali elementi positivi di quest'anno è stato l'essere riuscitia far fronte agli impegni finanziari di prefinanziamento e saldo, meglio diqualunque anno precedente garantendo ai produttori puntualità, preci-sione e rapidità; non si sono presentati problemi neanche da settembre adicembre come era avvenuto lo scorso anno. Chiaramente - è inutile nascondercelo - oltre al grosso lavoro sulle lineebancarie da parte dell'amministrazione, una delle cause principali è statala forte diminuzione degli acquisti di quest'anno. Comunque è un ele-mento da non dare per scontato, date le segnalazioni da parte dei produt-tori riguardanti altre centrali italiane di commercio equo e solidale.Riportiamo qui di seguito nel dettaglio la tabella dei prefinanziamenti.

Il prefinanziamento, ossia il pagamento anticipato con interessi a tassozero di almeno il 50% del valore della merce, è uno dei principi cardinedel commercio equo e solidale.Può sembrare banale e scontato soffermarsi su questo aspetto, ma vi assi-curiamo che così non è, se si analizzano le prassi in uso a livello interna-zionale.

Il Regolamento di Gestione del Registro di AGICES, prevede che:

2.4 Il prefinanziamento dei produttori

Art. 6.7 “L'Organizzazione, nel caso in cui importi direttamente da produt-tori di Commercio Equo e Solidale, rispetta le richieste dei produttori per ciò cheriguarda il prefinanziamento. In caso di richieste di prefinanziamento supe-riori al 50% l'ente risponde a seconda delle proprie possibilità o valutazioni.L'ente redige ogni anno un rapporto e/o ha a disposizione un elenco e/o evi-denze contabili contenente tutti i prefinanziamenti effettuati, a disposizionedel Comitato di Gestione del Registro AGICES.NOTA: E' considerato prefinanziamento l'anticipo ai fornitori a tasso zero -senza costi - per il fornitore. Altra forme di anticipazioni con l'applicazione diun tasso di interesse sono considerate attività di credito - cfr. Art.5.8 CartaItaliana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale.”

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America Latina

produttori paese prefinanziamento note importo data

Apilider Brasile SI 8.222,57 20/04/2009

Calypso Cile SI2.800,003.194,65

09/02/200924/12/2009

Camari Ecuador SI6.924,803.059,352.725,37

03/04/200906/10/200930/12/2009

Canto de Agua Cile NOnon richiesto, ma saldo al100% immediato all’arrivo conDHL

Centro Exportacionesde Salinas

Ecuador SI9.218,29

12.292,1224/03/200908/06/2009

Chankuap Ecuador SI 90% 5.505,95 25/03/2009

Ciap Perù SI12.404,5812.469,553.205,75

07/12/200907/12/200929/12/2009

Comparte Cile SI14.541,564.557,76

15/01/200926/06/2009

De La Selva Guatemala SI 5.551,15 09/03/2009

Manos Amigas Perù SI 12.076,78 07/12/2009

MCCH Ecuador SI29.138,5114.626,58

27/10/200928/10/2009

Mimbipà Paraguay SI

12.000,00250,00

7.100,007.700,00

19/02/200915/07/200929/07/200913/10/2009

Minka Perù SI 6.374,24 07/12/2009

Mujeres por la dignidad Messico NOnon richiesto, ma saldo al100% immediato all’arrivo conDHL

1.663,05 24/09/2009

Piel Acida Colombia SI 2.216,64 25/03/2009

Ssit Lequil Lum Messico SI8.100,00

14.000,0026/06/200910/11/2009

Africa

produttori paese prefinanziamento note importo data

Bega Kwa Bega Kenya SI 100% 747,43 23/12/2009

Bellarts Tanzania SI nel 2008

Bosco Children Etiopia SI 100% 4.386,24 03/03/2009

Coppercraft Sudafrica SI 100%4.209,901.350,00

09/02/200930/12/2009

Craft Aid Mauritius SI 100% 14.120,00 07/09/2009

Egiserà/Tokuma Etiopia SI 100% 4.928,83 20/05/2009

Gie Targanine Marocco SI 100% 8.922,84 27/02/2009

Kechene Pottery Etiopia SI 100% 1.461,00 03/03/2009

Mikono Tanzania SI 100% nel 2008

Mysha Ghana SI 2.100,00 22/07/2009

Misrach Center Etiopia SI 100% 2.206,81 03/03/2009

Mkombozi Groups Tanzania SI 100% 1.269,25 02/03/2009

Muteko Wahu Mozambico SI 2.600,00 27/02/2009

Pag La Yiri Burkina Faso NOil prefinanziamento è stato

fatto dall’associazione Crocedel Sud con cui collaboriamo

Produttori vari Etiopia SI 100% 1.756,00 09/07/2009

Smolart Kenya SI3.614,839.580,92

11.121,25

09/02/200922/06/200924/12/2009

Tinga Tinga Arts Tanzania SI 100% all’acquisto nel 2008

Tree Savers Etiopia SI 100% 3.581,28 20/05/2009

Women’s Fuelwood Etiopia SI 100% 837,00 03/03/2009

Zaspo Tanzania SI nel 2008

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Asia

produttori paese prefinanziamento note importo data

Acp Nepal SI50% all’ordine e 50% primadella partenza del container

2.158,41 06/04/2009

Asha India SI9.196,29

17.124,0120/04/200930/12/2009

Base Bangladesh NOcontrodocumenti richiesto dalproduttore

Craft Link Vietnam NOnon richiesto, ma saldo al100% immediato all’arrivo conDHL

Craft Village Vietnam SI15.648,856.215,904.234,32

29/01/200902/10/200927/10/2009

Creation Bangladesh NOlettera di credito richiesta dalproduttore

Dhaka Bangladesh NOcontrodocumenti richiesto dalproduttore

Eco-Link Vietnam SI 100% 4.834,91 11/03/2009

Ema India SIrichiesto dal produttorepagamento 100% prima della

partenza del container16.234,30 29/09/2009

Holy Land Palestina SI 2.017,07 13/03/2009

Imagination India SI 13.260,00 08/06/2009

Mahaguthi Nepal SI50% all’ordine e 50% primadella partenza del container

7.846,699.603,178.306,56

28/01/200903/03/200924/12/2009

Manushi Nepal SI50% all’ordine e 50% primadella partenza del container

3.772,453.573,22

28/01/200914/05/2009

Mitra Bali Indonesia SI 6.407,06 29/07/2009

Sana Hastakala Nepal SI50% all’ordine e 50% primadella partenza del container

1.732,03 11/05/2009

Selyn Sri Lanka SI 8.112,09 24/03/2009

Sindyanna Palestina SI4.470,00

22.865,0010/06/200904/12/2009

Sipa India SI 100%5.500,003.975,007.800,00

28/01/200908/05/200908/06/2009

Y Development Thailandia SI3.057,586.318,01

24/04/200903/09/2009

YmcA Palestina NO

dati i problemi di qualità del2008, abbiamo concordato coni produttore di non fare il pre-finanziamento ma di fare su-bito il saldo appena arrivata econtrollata la merce

Page 69: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

2.5 Il Comitato Progetti

Il Comitato Progetti di LiberoMondo ha proseguito la sua attività dianalisi e valutazione delle organizzazioni di produttori/esportatori con iquali LiberoMondo collabora.Il Comitato Progetti è composto attualmente da 5 persone: Luigi Eusebi,Antonio Carlucci, Diego Negro, Luca Gioelli ed Emanuele Giordana. Adinizio 2010 si è aggiunta anche Francesca Minerva.Nell'arco del 2009 il Comitato Progetti si è riunito in 7 occasioni, per un to-tale di 9 giorni lavorativi, ed ha esaminato 21 griglie di valutazione elabo-rate in seguito ai viaggi di verifica effettuati dagli stessi componenti delgruppo.Nell'arco di due anni di attività il Comitato Progetti ha esaminato 46 gri-glie di valutazione e l'obiettivo è quello di arrivare a valutare tutte le orga-nizzazioni con le quali LiberoMondo collabora.

La scelta delle realtà partner da visitare/valutare tiene conto di alcuni cri-teri di priorità che potremo sinteticamente schematizzare come segue:

- situazioni problematiche o di crisi- progetti "prioritari"- progetti nuovi.

Nella riunione del 9 novembre, l'ultima dell'anno, si è provveduto ad unarevisione dell'elenco delle organizzazioni di produttori con cui Libero-Mondo si relaziona.Vi sono alcuni progetti che non compaiono più in questo elenco in quanto,anche nei casi in cui non è stata redatta una griglia di valutazione, il Co-mitato Progetti li ha concordemente esclusi dall'elenco dei partner di Libe-roMondo in seguito a visite effettuate, a informazioni raccolte e, in alcunicasi, a reticenze e difficoltà ad ottenere chiarimenti e informazioni.È stata inoltre stilata una proposta circa il piano dei viaggi di verifica perl'anno 2010 e il calendario per gli incontri del Comitato Progetti per ilprimo semestre del prossimo anno.

LiberoMondo ha sempre reso pubbliche le relazioni e i report redatti inseguito alle visite ai produttori partner. Contestualmente alla costituzionedel Comitato Progetti, la nostra cooperativa ha scelto di pubblicare su LMInforma, seppur riassumendole e contestualizzandole, le delibere relativealla valutazione dei progetti. In ogni numero del "periodico" vengonoquindi presentate alcune valutazioni, siano esse positive o negative, al finedi rendere intellegibile e trasparente in lavoro del Comitato Progetti.

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Page 70: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

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Produttore Paese Prodotti Valutazione Data

Sindyanna Palestina alimentari positiva 27 febbraio

Ywca Palestina alimentari positiva 27 febbraio

Minka Perù artigianato positiva 27 marzo

Manos Amigas Perù artigianato positiva 27 marzo

Progetto Alpaquita Bolivia artigianato positiva 27 marzo

La Kochalita Bolivia artigianato positiva 05 maggio

Fundaciòn Chankuap Ecuador cosmesi positiva 05 maggio

Coppercraft Africa Sudafrica artigianato positiva 1-2 luglio

Bellarts Tanzania artigianato positiva 1-2 luglio

Tinga Tinga Arts Tanzania artigianato positiva 1-2 luglio

Zaspo Tanzania artigianato positiva 1-2 luglio

Mkombozi Groups Tanzania artigianato positiva 1-2 luglio

Moto Tanzania artigianato positiva 1-2 luglio

La Coronilla Bolivia alimentare positiva 30 luglio

Mahaguthi Nepal artigianato positiva 30 luglio

Corporaciòn Gruppo Salinas Ecuador artigianato positiva 1-2 settembre

Bega Kwa Bega Kenya artigianato positiva 1-2 settembre

Smolart Kenya artigianato positiva 1-2 settembre

Goig Tanzania artigianato positiva 1-2 settembre

Selyn Sri Lanka artigianato positiva 1-2 settembre

Mcch Ecuador alimentari positiva 9 novembre

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Valutazioni Comitato Progetti

Page 71: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

Viaggi missione 2009

Page 72: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

Shining IndiaNegli ultimi anni si è molto parlato del boom

dell'India, del gigante Indiano, dell'incredibileIndia, dell'India splendente (shining India), dellasperanza Indiana. Col suo tasso di crescita medio superiore al 7% dal1997, l'India è cresciuta a un ritmo pari al doppio diquello mondiale. Il colosso indiano, insieme aquello cinese, è stato capace di ridisegnare gli equi-libri geopolitici internazionali, mettendo in discus-sione l'ordine mondiale scaturito dalla GuerraFredda.Il paese ha registrato un livello di crescita del Pil del9,6% nel 2006, del 9,0% nel 2007 e del 6,6% nel 2008.E per il quinquennio 2007-2012 si prevede rag-giunga il 10%. Secondo un recente studio dellaDeutsche Bank, entro il 2020, Cina e India sarannorispettivamente, dopo gli Stati Uniti, la seconda e laterza economia al mondo.L'india ospita 1.027 miliardi di abitanti, più del dop-pio della nostra Europa. E i due giganti asiatici rap-presentano da soli il 40 per cento dell'intera popola-zione mondiale.Tuttavia, a differenza della Cina, l'India ha perseve-rato nella difesa della democrazia e conserva il suopluralismo e le enormi differenze non solo in ter-mini economici, ma sul piano religioso, culturale edei comportamenti. “L'India - ha scritto Rampini - è il primo caso sto-rico di una democrazia nata da un'immensa na-zione con un'alta percentuale di analfabeti, primaancora che vi si formasse un ampio ceto medio. E'un esempio unico di liberaldemocrazia fondata sulconsenso di una maggioranza di poveri e di conta-dini.I principali fenomeni connessi a questa "via origi-nale alla democrazia", sono stati ben illustrati dallastorica Simonetta Casci in "L'India tra i grandi" (Ca-rocci 2008). Il primo fenomeno riguarda la creazionee l'alternanza di coalizioni, costitute dal Partito delCongresso (che nel 1947 era guidato da JawaharlalNehru e che fino agli inizi degli anni '80 ha domi-nato la politica indiana), e dal Bharatiya JanataParty (BJP), formazione di destra indù, fondato nel1980. Alle elezioni del 2004 clamorosa è stata lasconfitta del BJP, che ha dovuto rispondere del costo

sociale provocato dalla politica neoliberista e dalladestabilizzazione causata dalla sua ideologia comu-nitaria, sfociata nei tragici scontri inter-religiosi enel massacro di musulmani nello stato del Gujaratnel 2002. Il congresso è così tornato alla guida delpaese ed è stato riconfermato anche nel 2009. Conl'appoggio di Sonia Gandhi, presidente del partito,il primo ministro Manmohan Sing ha formato l'Uni-ted progressive Alliance, una coalizione di governocomposta da vari partiti regionali. E' risultato evi-dente che, data l'estrema diversificazione regionale,il raggiungimento di un equilibrio da parte dei par-titi dominanti richiede una politica più pragmaticae meno ideologica. L'insuccesso ha inoltre dimo-strato come il movimento nazionalista indiano e l'i-deologia dell'hindutva (induità), non siano concilia-bili con la moderna democrazia indiana.Il secondo fenomeno è costituito dall'ascesa dei par-titi delle caste inferiori, in particolare nello stato del-l'Uttar Pradesh, che domina la scena politica nazio-nale con una popolazione di circa 166 milioni. Gra-zie al loro peso in parlamento, i partiti che rappre-sentano i più deboli hanno ottenuto le loro quoteper le assunzioni garantite nel pubblico impiego enelle università. L'effettiva partecipazione politicadei gruppi sociali inferiori a livello nazionale ha in-dicato ormai un irreversibile adattamento della ge-rarchia indù alla democrazia.Il terzo fenomeno riguarda l'affermazione dell'au-togoverno locale, con il rilancio del panchayati raj,antica forma di autogoverno dei contadini nei vil-laggi, fondato sul progetto gandhiano di diffonderela democrazia in India: si trattava di collegare fraloro, in cerchi sempre più ampi, comunità autosuf-

Produttori: Asha, Sipa, Imagination, Ema,Navdanya

Periodo: luglio-agosto 2009A cura di: Francesca Minerva

Superficie: 3.287.263 kmqPopolazione: 1.156.897.766 ab.Indice di sviluppo umano (HDI/ISU rank): 60,9Indice di povertà umana (HPI/IPU rank): 28Aspettativa di vita: uomini- 62 anni/donne 65 anniAlfabetizzazione: 34%Popolazione sotto la soglia di povertà (-2$ al giorno): 25%Incremento demografico: 3,5%

DATI UNDP 2008

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Dintorni di Calcutta - Bengala occidentale

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ficienti e autogestite, conservando il senso di appar-tenenza e di solidarietà che caratterizza il villaggio.Riferendosi in particolare al Avviato negli anni '90 (inparticolare con il 73° emendamento alla Costituzioneapprovato nel 1991) il panchayati raj può favorirel'empowerment di gruppi sociali inferiori nel conte-sto rurale riducendo il costo sociale della globalizza-zione e della modernizzazione.In sintesi, le ampie coalizioni, che permettono di con-tenere ideologie antidemocratiche puntando sull'e-terogeneità dell'India, la comparsa sulla scena di par-titi rappresentanti le caste più basse e la spinta versola governance locale denotano, nonostante le sue com-plesse dinamiche, la vitalità della democrazia in-diana1.

India: terra di contraddizioniLa vitalità economica e politica dell'India sono

tuttavia pervase dalle contraddizioni più estreme: ilprimo volto dell'India, modernità e alti tassi di svi-luppo, è testimoniato dall'interesse di colossi qualiMicrosoft, Dell, Hunday e Ibm e dalla scelta di delo-calizzazione intrapresa da molte aziende. Il secondoè fatto di una serie di riti, di templi colorati, matri-moni combinati, povertà e analfabetismo e di ritmipropri di una società rurale dove le caste esistono an-cora.Il paese vanta centri d'eccellenza tecnologica ma allostesso tempo oltre un terzo della popolazione vive incondizioni di povertà cronica. L'India sforna oltre200mila laureati in ingegneria ogni anno, più deldoppio dell'America e dell'Europa, ma al tempostesso ha 380 milioni di analfabeti.Anche le disparità territoriali sono acute: il sud delpaese ha servizi e livelli di istruzione spesso d'eccel-lenza, mentre in alcuni stati settentrionali, come l'Ut-tar Pradesh, il più popoloso, la metà dei bambinisotto i 3 anni soffre di malnutrizione cronica.Persiste il sistema delle caste e in alcune zone ruraligli ex "intoccabili" sono bersaglio di intolleranza.Insieme alle disuguaglianze sociali e le caste, l'anal-fabetismo e la discriminazione contro le donne, altrafaccia della medaglia del boom indiano è il suo costoambientale. Molte multinazionali sono andate a produrre in Asiaanche per approfittare di normative ambientali menosevere. Greenpeace ha di recente pubblicato uno stu-dio sull'accumulo di montagne di rifiuti elettronici,che provengono da tutto il mondo e vengono depo-sitate nella periferia di Nuova Delhi.Il surriscaldamento climatico avrà effetti più pesantinel subcontinente asiatico che in ogni altra parte delpianeta. Lo scioglimento dei ghiacciai dell'Himalayasta sconvolgendo il flusso del Gange. Il ritmo deimonsoni, che per millenni ha scandito la vita agri-cola, si sta sregolando rapidamente. La mancanza diacqua apre scenari inquietanti per gli approvvigio-namenti alimentari2. Tale situazione è strettamente connessa al modello di

sviluppo indiano degli ultimi decenni: lo sviluppoeconomico indiano ha vissuto un'accelerazione apartire dagli anni '90, quando il passo delle riformevelocizzò, sulla spinta dei programmi di stabilizza-zione cui il paese dovette sottoporsi sotto l'egida delFondo Monetario Internazionale, in seguito alla crisidella bilancia del pagamenti del 1991.Tali riforme includevano la liberalizzazione del com-mercio internazionale e degli investimenti esteri, ladrastica riduzione dei monopoli pubblici, il liberocorso del tasso del cambio della rupia e lo smantel-lamento del sistema delle licenze per il sistema in-dustriale.Questo nuovo approccio di politica economica con-sentiva l'approvazione di investimenti diretti dall'e-stero (FDI) a capitale misto con maggioranza di ca-pitale estero e di FDI a capitale esclusivamenteestero nelle cosiddette "special economic zones", areeesentasse nelle quali le imprese sono considerateoperanti in territorio straniero.Le nuove politiche hanno abolito parzialmente o to-talmente le restrizioni ai FDI in molti settori chiavedell'economia, inclusi quelli precedentemente riser-vati in modo esclusivo al settore pubblico (per esem-pio l'estrazione, la raffinazione e la distribuzione dipetrolio e derivati)3.Fra le aree su cui le riforme non sono intervenute fi-gurano il mercato del lavoro, il settore agricolo e ilregime di favore per le piccole imprese. Le riforme epocali neoliberiste, dunque, non hannotoccato la principale fonte di occupazione del paese,rappresentata dall'agricoltura. Anzi, ne hanno peg-giorato le condizioni. Il progresso economico ha cau-sato centinaia di milioni di nuovi poveri, come con-seguenza dei processi di deruralizzazione e urbaniz-zazione che stanno caratterizzando il "nuovo corso"indiano.La maggior parte della popolazione povera è con-centrata nelle zone rurali. Benché l'agricoltura contri-buisca a meno del 18% del Pil indiano, la sua impor-tanza nella struttura economica, sociale e politica èdi molto superiore a questo indicatore. Circa il 72 percento dell'1,2 miliardi di indiani vive ancora nellezone rurali4. La povertà è particolarmente diffusa fra i membridelle caste e delle tribù nelle aree rurali del paese. Lezone più povere sono alcune regioni del Rajasthan,del Madhya Pradesh, del Uttar Pradesh, del Bihar,del Jharkhand, dell'Orissa, del Chhattisgarh e del

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“Case” sulle strade di Mumbai

1 Cfr. Simonetta Casci, L'ordinamento politico e la forza del plu-ralismo, in in L'India tra i grandi, Carocci 20082 Cfr. Federico Rampini, La speranza indiana, Mondadori 20083 A. Amighini e S. Chiarlone, L'integrazione nell'economia glo-bale: promesse e anomalie, in L'India tra i grandi, Carocci 20084 Ifad, 2008

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Slum di Mumbai

che forniscono corsi di formazione alle organizza-zioni partner, dimostra anche gli sforzi fatti per lacreazione di network locali efficaci.Nonostante non esistano studi specifici sull'impattodel commercio equo in India in termini quantitativi,tuttavia un'analisi qualitativa mostra l'efficacia delcommercio equo nel creare opportunità di lavoro,nel migliorare le condizioni lavorative di piccolicontadini e artigiani in tutto il paese. Secondo il Fair Trade Forum India, che include 75membri, sono oltre 100.000 i produttori beneficiaridel commercio equo.Per la maggior parte si tratta di organizzazionigrandi (di II livello), che riuniscono decine e a voltecentinaia di gruppi di produttori (di I livello). Que-ste forniscono formazione tecnica e facilitano l' ac-cesso al mercato dei gruppi di I livello. Molte delleorganizzazioni di primo livello hanno raggiunto an-ch'esse capacità organizzative e dimensioni tali dapotersi relazionare direttamente con il mercato na-zionale e internazionale. Questo processo, rinforzatoda molti acquirenti del Nord che spesso preferi-scono relazionarsi direttamente con il produttore diprimo grado e ridurre così i costi, sta mettendo incrisi, secondo quanto sostenuto dal Fair TradeForum India, il sistema di network interno, nonchéle organizzazioni di secondo livello, che si vedonoscavalcate. Per quanto riguarda gli investimenti nei progetti so-ciali, sostenuti dalle stesse organizzazioni di com-mercio equo indiane, occorre segnalare come l'effi-cacia dei programmi sociali rivolti ai produttori ègarantita solo dalla presenza di fondi extra prove-nienti da agenzie internazionali, NGO o Fair Tradepartners. E non tutte le organizzazioni sono ingrado, spesso per mancanza di risorse umane, diportare avanti attività di found raising in modo co-stante. Senza tali fondi aggiuntivi, il solo prezzoequo, che i produttori indiani cercano di manteneresempre molto competitivo, non garantisce la realiz-zazione di progetti sociali.

LiberoMondo in IndiaLiberoMondo acquista dall'India un'ampia va-

rietà di prodotti che vanno dagli incensi, ai saponinaturali, alla bigiotteria all'artigianato in cuoio, pie-tra e legno fino al riso basmati.I principali partner indiani di LiberoMondo sono:Asha: organizzazione storica del commercio equo etra i principali partner di LiberoMondo, con sede aMumbai, riunisce 70 piccoli gruppi di artigiani ditutto il paese.Sipa: altro partner di vecchia data, network di realtàFair Trade di tutta l'India del Sud.Imagination: piccola organizzazione di primo li-vello, situata ad Auroville, nel Sud del paese e de-dita prevalentemente alla produzione di saponi na-turali, con cui LiberoMondo ha iniziato a collabo-rare nel 2009.Ema: organizzazione di Calcutta, impegnata nellaproduzione di cuoio, candele e strumenti musicali.Navdanya: grande organizzazione con sede a De-radhun, nel nord del paese, che riunisce migliaia dicontadini di tutta l'India promuovendo l'agricolturaorganica.

West Bengal. Importanti cause della povertà fra lapopolazione rurale indiana - sia a livello indivi-duale, sia di comunità - sono la mancanza d'accessoai beni produttivi e alle risorse finanziarie, gli altitassi d'analfabetismo, assistenza sanitaria insuffi-ciente e un accesso molto limitato ai servizi sociali. In generale le donne sono la categoria più svantag-giata nella società indiana, benché il loro status varimolto secondo l'estrazione etnica e sociale. Ledonne sono particolarmente esposte alla diffusionedell'Hiv/Aids dalle zone urbane alle zone rurali.Nel 2005 si stima che 5,7 milioni di uomini, donnee bambini indiani erano infetti da Hiv/Aids, la mag-gior parte nella fascia d'età 15-49 anni e quasi il 40%(2,4 milioni nel 2008) sono donne5.Come conseguenza di tale situazione critica, tra il2005 e il 2009, oltre 8.000 agricoltori si sono tolti lavita, secondo i dati dello stesso governo indiano.

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IL COMMERCIO EQUO IN INDIA:SGUARDO D'INSIEME

Il movimento Fair Trade in India ha una lungastoria. Da un lato l'India è sempre stato un paese diabili commercianti, dall'altro nella stessa filosofiagandhiana erano presenti una serie di principi moltovicini a quelli della carta del commercio equo: l'ideadi un lavoro libero dallo sfruttamento, centrato sullasalvaguardia della dignità umana, sull'autorealizza-zione e sul controllo della filiera produttiva.Gli anni '70 hanno rappresentato un momento signi-ficativo per lo sviluppo del movimento cooperativi-stico in diverse aree del paese. Per molte associazioniindiane dunque, l'ingresso nel mondo del commer-cio equo è stato la prosecuzione di un percorso orga-nizzativo avviato sin da decenni. Le organizzazioni indiane di commercio equo hannoraggiunto dimensioni, capacità commerciali e orga-nizzative di alto livello. Indubbiamente beneficianoanche della generale espansione economica delpaese, delle facilitazioni per le esportazioni e dellacrescita del mercato interno. La loro attiva partecipazione nei forum regionali(Fair Trade Forum India e Asia Fair Trade Forum),

5 National AIDS Control Organisation

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Storia e struttura di una delle più grandi organizzazioni indiane di commercio equo

ASHA riunisce 71 gruppi di produttori di tutto ilPaese che realizzano un'ampia gamma di prodotti la-vorati a mano: manufatti di legno, pietra, ottone,ferro, acciaio, ebano, cuoio, carta riciclata, prodotti diabbigliamento in cotone, seta e lana.Asha significa "speranza" in sanscrito ed è una dellepiù antiche e più grandi organizzazioni indiane nel-l'ambito del commercio equo e solidale. E' stata fon-data nel 1975 a Mumbai al fine di sostenere in tuttal'India gruppi di artigiani svantaggiati attraverso lacommercializzazione dei loro prodotti. "A queltempo - spiega l'attuale responsabile delle esporta-zioni, Ruel Satyavrata - l'organizzazione era moltopiccola: l'ufficio contava appena cinque impiegati equattro addetti al confezionamento. Erano tempi dif-ficili: i produttori non avevano alcun canale disponi-bile per vendere sul mercato e dipendevano dai pre-stiti bancari, con alti tassi d'interesse. Vi era una man-canza d'opportunità e know-how. Asha fu fondataproprio per aiutarli nella commercializzazione deiprodotti, per frenare l'emigrazione degli artigiani ru-rali verso le città e migliorare le loro condizioni divita". Fra i clienti iniziali vi erano alcune organizzazionicattoliche degli USA e del Regno Unito, che hannosostenuto Asha offrendole stimoli soprattutto nellosviluppo dei prodotti. Superato un periodo criticonegli anni '80, quando, in alcune occasioni, i membridel consiglio direttivo hanno dovuto autotassarsi perpagare alcuni gruppi di produttori, a partire daglianni '90 Asha è cresciuta in maniera significativa (10-15% all'anno) ed ha registrato un aumento delle ven-dite, specie dopo essere diventata membro dell'exIfat. A partire da quel momento, Asha ha iniziato apromuovere attività nel sociale, fra cui programmieducativi, sanitari e di promozione del risparmio. Asha è ora particolarmente impegnata nella promo-zione del commercio equo e solidale a livello nazio-nale; a tal fine ha inaugurato recentemente dei puntivendita a Mumbai all'interno di grandi centri com-merciali.Asha è membro di: Wfto, Asia Fair Trade Forum edel Fair Trade Forum India, di cui è anche stato pro-motore. Lucas Caldeira, attuale manager di Asha, èfra i nove membri del consiglio direttivo del Wfto, dicui è tesoriere e rappresentante indipendente.Asha distribuisce i prodotti dei suoi artigiani a circa40 organizzazioni del Nord del mondo.

Progetti educativi e sanitariAsha ha uno staff di "operatori sociali" che risie-

dono negli stati in cui sono concentrati il maggior nu-mero di artigiani. Lavorano come link fra Asha e igruppi di produttori, seguono l'andamento degli or-dini e sono responsabili della qualità dei prodotti edella puntualità delle consegne. Coordinano inoltreprogetti sanitari ed educativi e la formazione tecnicavolta ad aumentare efficienza e produttività. Il 2 per

cento del prezzo FOB è dedicato ad attività nel so-ciale. Tra i programmi sociali vi sono:

- Centro medico (Saharanpur)Nella cittadina del nord dell'India in cui sonoconcentrati la maggior parte degli artigiani dellegno, Asha ha inaugurato dal 2006 un piccolostudio medico. Presso il centro, un medico pagatoda Asha offre visite gratuite due volte la setti-mana e distribuisce gratuitamente farmaci agliartigiani della zona, perlopiù carpentieri. Il costodi una visita presso un normale consultorio è dicirca 150 rupie, cui si aggiunge la spesa delle me-dicine.Per il mantenimento del centro Asha spende15.000 rupie al mese, tra le spese dell'affitto e ilcosto del medico.

- Progetto Accademia (Agra)La E-Accademia è stata avviata nel 2004 per of-frire corsi d'informatica e d'inglese ai figli degliartigiani. Attualmente il progetto ha 20 studenti emette a disposizione 3 computer.

- Biblioteca dei giocattoli (Jaipur) Asha ha aperto una biblioteca dei giocattoli nelvillaggio di Bagru (Jaipur), per arricchire il ruolodel gioco nella crescita dei bambini. La bibliotecaè dotata di giocattoli, giochi didattici, libri illu-strati, ecc. Un totale di 30 bambini beneficia delprogetto ogni anno. Oltre alle attività ricreative, ivolontari e gli operatori di Asha organizzanoanche classi di studio.

- Progetto istruzione (Jaipur) e Progetto gruppidi studio (Moradabad)L'obiettivo di questo progetto è la promozionedel processo didattico dei figli degli artigiani (50beneficiari), attraverso l'organizzazione di gruppidi studio. In parallelo all'istruzione formale ognisettimana sono condotte diverse attività ricrea-tive.

- Assistenza didattica:Il Programma di Assistenza Didattica di Asha èincentrato sui figli degli artigiani. Nel 2008-2009Asha ha fornito assistenza didattica a 164 bam-bini.

- Cucine senza fumo:Il progetto "Cucine senza fumo" è stato introdottonel 2005 per ridurre l'effetto nocivo derivante dal-l'utilizzo del legno come combustibile da cucina.20 artigiani in totale dal Saharanpur e dal Mora-dabad hanno ricevuto cucine a gas, un cilindro eun tavolo.

- Istituto della speranza (Andhra Prasesh):L'Hope Institute of Textile Crafts (Istituto dellaSperanza dei manufatti tessili) è stato creato nel1992 nel villaggio di Chandramampalli, per av-viare alla sartoria le ragazze del villaggio.

Tra i gruppi di produttori che vendono i loro pro-dotti attraverso Asha, abbiamo visitato i produttoridel legno a Saharampur, nel, Nord del paese e i pro-duttori di noci del sapone, a Trichy, nel Sud.

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polazione di questa città.Asha collabora con dieci piccole e medie aziendedella città e paga i prodotti circa il 10% in più delmercato tradizionale.

A Saharampur vive uno dei "social worker" diAsha, Bisu, che visita regolarmente i gruppi di ar-tigiani per coordinare con loro gli ordini e pro-muove, specialmente tra le donne, progetti di ri-sparmio collettivo.

Produttori di legno Saharampur - Uttar Pradesh

Tra i prodotti distribuiti da Asha, il legno è tra leprincipali categorie in termini di vendite. La mag-gior parte della produzione del legno è concentratanella città di Saharampur, nello stato settentrionaledi Uttar Pradesh. L'Uttar Pradesh è quinto stato per estensione del-l'Unione Indiana ed il primo per popolazione, con175 milioni di abitanti. La principale attività econo-mica è l'agricoltura e lo stato è uno dei più poveridel paese.Saharampur ospita circa 30 mila artigiani del legno,prevalentemente musulmani, riuniti in centinaia digruppi che vanno dai laboratori familiari alleaziende piccole, medie e grandi. A Saharampurvengono prodotti ogni giorno decine di migliaia diportagioie, mobili, portapenne da tavolo, portain-censi, portalettere, fermalibri, cornici per foto emolti altri oggetti di quel noto legno scuro e intar-siato presenti nei negozi di artigianato etnico e nellebancarelle di tutto il mondo. Grandi aziende di esportazioni della vicina Delhiorganizzano quotidianamente spedizioni per ilGiappone, il Brasile, gli Stati Uniti, l'Italia, la Spa-gna, la Germania e il resto del mondo. Il boom diesportazioni di questi prodotti si è verificato soprat-tutto dal 1998 al 2002.Ogni mattina, sulle strade di Saharampur, si presen-tano i mercanti di legname che vendono la materiaprima organizzando una sorta di asta. I mastri deilaboratori gridano l'uno sull'altro per accaparrarsiil miglior legno al miglior prezzo possibile. Proprietario del legname è il governo dello stato,che vende ai grossisti. Nella zona ci sono circa 50grandi mercanti di legname.La lavorazione del legno è una specializzazione deimusulmani, che costituiscono circa la metà della po-

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Ansa: produttori di noci del saponeANSA si trova nel Tamilnadu meridionale, terza

economia più grande fra gli stati indiani e lo statopiù industrializzato del paese, nella città di Tiruchi-rappalli, comunemente conosciuta come Trichy.ANSA distribuisce diversi integratori alimentari eprodotti cosmetici ecologici ad aziende nazionali einternazionali. Tra i suoi principali prodotti vi sonole noci del sapone.Le noci del sapone provengo da un albero chiamatoSapindus, che contiene saponina. La specie è ampia-mente coltivata sulle parti più alte delle pianureIndo-Gangetiche, nelle regioni Shivaliks e sub-Hi-malayane ad altitudini comprese fra i 200m e i1500m. Conosciuto anche come "albero delle nocidel sapone", è uno dei più importanti alberi delle re-gioni tropicali e sub-tropicali dell'Asia. Le noci delsapone sono usate da lungo tempo nel mondo occi-dentale per la produzione del sapone, insieme adaltri additivi chimici. Oggi le noci del sapone sonocomunemente disponibili nei negozi biologici in Eu-ropa, mentre in India non sono comunemente usatee vendute. In alcuni villaggi, le donne le usano perpreparare shampoo naturali e per lavare i tessuti diseta delicati; tuttavia le noci del sapone sono rara-mente usate in lavatrice.Le noci del sapone hanno proprietà insetticide einoltre sono usate nella medicina ayurveda per iltrattamento dell'epilessia, della psoriasi, dei pidoc-chi e delle emicranie. Alcuni studi hanno mostratoche la saponina delle noci del sapone inibisce la cre-scita delle cellule tumorali. Ansa acquista le noci del sapone da grossisti nell'Hi-machal Pradesh, India settentrionale. Non ha peròalcun contatto diretto con gli agricoltori che raccol-gono le noci del sapone e non dispone di informa-zioni sul prezzo che ricevono per ogni chilo di noci.Ansa distribuisce le noci acquistate e vari gruppi didonne, che si occupano della snocciolatura a manodelle noci. Queste vengono poi confezionate in sac-chi di cotone e spedite ad Asha, a Mumbai, che poile vende sul mercato internazionale del commercioequo.Le donne che lavorano da casa nella snocciolaturadelle noci del sapone sono pagate su base produt-tiva: 4,50 Rs. al chilo. Considerando che ci vuoleoltre un'ora per snocciolare un chilo di noci del sa-pone e che le donne lavorano dalle 4 alle 5 ore algiorno, esse ricevono circa 20 rupie al giorno (circa0,35 euro). Durante la valutazione hanno denunciatodi essere sottopagate.Oltre alla questione del prezzo poco equo risulta cri-tico il tipo di filiera: dai raccoglitori nell'India setten-Artigiano del legno di Asha - Saharampur

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trionale alle unità di lavorazione al Sud fino all'orga-nizzazione esportatrice a Mumbai e infine in Italia.Appare inoltre incoerente il fatto che i raccoglitori dinoci, che non è una materia prima particolarmenteelaborata, siano completamente esclusi dalla catena.

fessionisti dello sviluppo sociale. Questa organizza-zione tuttavia fallì a causa di problemi di gestione.Nell'agosto 1984, i membri di COMPROMA si reseroconto della necessità di costituire un organismo al-ternativo, un'agenzia di commercializzazione, pervendere i loro prodotti sul mercato internazionale.Ritenevano che il nuovo organismo avrebbe potutofornire accesso e servizi di formazione ai suoi mem-bri, oltre a fornire un supporto nella commercializza-zione. Oxfam Bridge sostenne questa decisione e no-minò il sig. Panchu perché facilitasse il processo dicostituzione di un'organizzazione e di una rete.Questo processo sfociò nella formazione di Sipa nel1986. All'inizio, nel 1986, Oxfam Trading commissionava aSipa prodotti fatti a mano e prodotti tessili. Il mer-cato internazionale di Sipa si espanse quindi gra-dualmente ed altre ATO cominciarono a fare ordiniall'organizzazione. Nel 1989 Oxfam chiuse le sue attività nell'India me-ridionale e il sig. Panchu entrò in Sipa come consu-lente, fornendo assistenza professionale. Il sig. Pan-chu, in qualità di segretario della Sipa, fu tra i pro-motori del Forum di commercio equo e solidale in-diano nel 2001 (Fair Trade Forum India). Sipa ha ospi-tato il segretariato nazionale del Forum fino al 2003. Sipa è membro dell'IFAT, dell' Asia Fair Trade Forume del Fair Trade Forum India.È stata una delle prime organizzazione indiane apromuovere il commercio equo e solidale, avviandopartenariati con le agenzie di sviluppo e le Ong.

LA RETE DI SIPA

La struttura organizzativa comprende un consi-glio d'amministrazione, un consiglio centrale e 3commissioni di lavoro responsabili della distribu-zione, della programmazione e dell'amministra-zione. Attualmente il consiglio d'amministrazione hacirca 36 membri, comprendenti Ong, società coope-rative e gruppi di produttori associati alla Sipa. Inol-tre, ognuno dei 5 stati meridionali è rappresentatoda 5 membri nel consiglio d'amministrazione. I rap-presentanti degli stati costituiscono un capitolo sta-tale.Il consiglio d'amministrazione elegge il ConsiglioCentrale, comprendente un massimo di 15 membriper due anni. La formazione del Consiglio Centrale

Sgusciatura delle noci del sapone - Tamil Nadu

Produttori di Sipa partecipanti al corso di HP

Sipa

Storia e obiettiviSIPA (Federation of South Indian producer asso-

tiations - Federazione delle associazioni dei produttori del-l'India meridionale) è una federazione di 40 agenzievolontarie e cooperative di produttori dell'India me-ridionale. La sede centrale di Sipa è a Chennai, men-tre i gruppi sono negli stati dell'Andra Pradesh, Kar-nataka, Kerala, Pondicherry e Tamilnadu. Sipa è coin-volta in programmi volti alla creazione di reddito, incoordinamento con le Ong e i loro gruppi.

Sipa è nata con l'obiettivo di facilitare la crescita so-cioeconomica di artigiani e produttori marginalizzatinei 5 stati dell'India meridionale. Per conseguire que-sto obiettivo, Sipa promuove e sviluppa una rete diproduttori, fornendo servizi di commercializzazionee rafforzamento delle capacità organizzative e pro-duttive. La finalità di Sipa è orientata allo sviluppoolistico e alla sostenibilità delle imprese.Tra i prodotti commercializzati da Sipa ci sono og-getti in ceramica, giocattoli e bambole in legno lac-cato, articoli decorativi, mobili in palissandro e tavoleintagliate, tessuti, prodotti per tintura, accessori perla casa, sciarpe di seta, panieri, decorazioni nataliziee borse.L'idea di costituire e promuovere Sipa fu suggeritanel 1984 a Chennai da gruppi di produttori preceden-temente affiliati a COMPROMA (Community Pro-duct Marketing), un'organizzazione impegnata nelladistribuzione di prodotti di varie Ong e cooperativedel Sud dell'India. COMPROMA fu promossa nel1978 dal signor Panchaksharam (Panchu), che lavo-rava come consulente di Oxfam Bridge, e da altri pro-

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si svolge attraverso una procedura mista di elezionie nomine.Il Consiglio Centrale comprende Ong, rappresen-tanti di cooperative e di gruppi di produttori. Il per-sonale non è rappresentato nel Consiglio Centraledi Sipa. Benché i detentori di ufficio debbano rimanere incarica per due anni, possono essere rieletti per piùmandati consecutivi. Il presidente fondatore, DavidEdmonds, è rimasto in carica per 15 anni dal 1986sino alla sua morte. Il sig. Panchu occupa la posi-zione di segretario dal 1992.

RELAZIONI DI SIPA CON I PRODUTTORI

La relazione fra Sipa e i suoi produttori è traspa-rente e ben sviluppata. Molti produttori sono mem-bri di Sipa e sono al corrente delle attività dell'orga-nizzazione, della situazione finanziaria e del funzio-namento strategico. La maggior parte dei produt-tori incontrati ha dimostrato un buon legame d'ap-partenenza e di coinvolgimento con l'organizza-zione. La presenza dei produttori nel Consiglio hafacilitato tale processo. L'intensa attività di forma-zione svolta da Sipa rappresenta un incentivo a la-vorare con l'organizzazione.

I produttori potenziali sono identificati sulla basedei seguenti criteri:

- Struttura del gruppo- Infrastrutture di base disponibili per la produ-zione- Competenze degli artigiani

La scrematura iniziale è seguita da visite sul campoper valutare la situazione effettiva.A tutti i gruppi di produttori Sipa paga un anticipodel 50 per cento sugli ordini. Il rimanente 50 percento è pagato attraverso un assegno circolare entro45 giorni dalla consegna. Fra gli attuali 40 gruppi,ricevono ordini per quasi 10 mesi all'anno i produt-tori impegnati nella produzione di giocattoli dilegno, ceramiche, candele, incensi, prodotti di carto-leria.Sipa applica un margine medio del 20%, destinatoalla distribuzione dei prodotti e alla realizzazionedei programmi sociali e di rafforzamento delle ca-pacità.

ProgettiSipa offre sostegno in termini di rafforzamento

delle capacità e sviluppo d'impresa nelle aree deldesign, sviluppo del prodotto, commercializza-zione, formazione informatica, controllo qualità,confezionamento, definizione del costo e delprezzo. Fra i più recenti programmi avviati da Sipavi è un programma di formazione informatica, fi-nanziato dall'azienda americana Hewlett-Packard(HP): sono stati forniti 15 computer portatili e 5computer da scrivania completi di stampante peraddestrare alle strategie MED alcuni partner sele-zionati. Questo progetto è decollato nel settembre2008. Sipa inoltre partecipa regolarmente a fiere nazionalie internazionali. Organizza tour promozionali in

Europa e USA per interfacciarsi in prima personacon i clienti esistenti e per sviluppare nuovi poten-ziali clienti. Sipa offre l'opportunità ai produttori dipartecipare a queste attività e, ad oggi, 4 produttoripartner hanno partecipato a fiere e tour promozio-nali in Europa. In tutte le fiere Sipa distribuisce i ca-taloghi dei prodotti e campioni di merce, per facili-tare il processo di scelta del prodotto. I tour promo-zionali sui mercati si sono rivelati uno strumentodi marketing efficace per aumentare gli ordini e ilgiro d'affari.

Tra i produttori di I grado di Sipa, di cui Libero-Mondo acquista i prodotti vi sono produttori di in-censi.

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Inner Reflection è nata nel 1996 con l'obiettivodi creare opportunità di lavoro formale e di mercatoper le donne più povere dei villaggi situati nei din-torni di Pondicherry, capitale dell'omonimo Stato fe-derale del sud dell'India. Nel '96 il suo fondatore, Riaz Khan, ha avviato laproduzione di candele coinvolgendo 5 artigiane. La competizione delle candele made in China hareso tuttavia difficile le vendite e nel 1999 Inner Re-flection ha avviato anche la produzione di incensi,attività storicamente diffusa nella zona.Primo passo è stato il raggruppare in gruppi e coo-perative donne che lavoravano in modo informaleda casa, legate a intermediari, con i quali spesso siindebitavano. Riunirle in gruppi significava dareloro l'opportunità di sviluppare le loro capacità, con-trattare per pagamenti migliori e rapportarsi con or-ganizzazioni formalmente riconosciute.Col fine di rafforzare le produttrici di incensi, nel2008 Inner Reflection ha condotto un'analisi sulleloro condizioni di lavoro e ha promosso un semina-rio della durata di 3 giorni, durante il quale le pro-duttrici di vari gruppi hanno avuto modo di espri-mere il loro punto di vista sulle principali difficoltàdella loro attività e sul salario necessario. A partire

Impacchettamento degli incensi - Pondicherry

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da quanto emerso durante questo meeting, Inner Re-flection ha stabilito un salario superiore rispetto allaretribuzione media delle produttrici di incenso dellastessa zona. Oggi lavorano con Inner Reflection 88 lavoratrici. Leunità produttrici sono collocate nei tre villaggi diMuthialpet, Reddirpalayam e Chinna Mudalian Cha-rati (quest'ultimo gravemente colpito dallo tzunamidel 2004). Grazie al lavoro di advocacy portato avanti da InnerReflection presso il governo locale, a tutte le lavora-trici è stata rilasciata la "Artisan Card", che garantisceuna serie di coperture dal punto di vista assicurativoe sanitario. Il fondatore di Inner Reflection ha inoltre promossola fondazione e sostenuto lo start up di altre coopera-tive di produttrici di incenso. Con la sua attività dipressione sul governo locale, ha svolto un ruolochiave nella crescita organizzativa e nel migliora-mento delle condizioni delle lavoratrici di incenso ditutta la città.

Incensi: tradizione millenariaIn India la produzione di incensi, comunemente

noti con il loro nome Hindi agarbati, ha una storiamillenaria: le prime testimonianze sono presenti giànei Veda, i testi sacri dell'induismo e tra i testi reli-giosi più antichi del mondo (la loro datazione vienefatta risalire tra il 1.500 e il 5.000 a.C).Gli indiani, sia induisti che buddisti, hanno sempreusato gli incensi nelle loro cerimonie religiose comeofferta per le divinità , nonché come strumento cura-tivo. Per secoli la preparazione di incensi era attivitàesclusiva dei monaci.L'india è il primo produttore mondiale di incensi ela domanda di incensi indiani è in costante aumento,sia nel mercato locale che in quello internazionale.La produzione di incensi ebbe origine nello stato delTamil Nadu, per poi diffondersi anche nel vicinoKarnataka, oggi primo produttore nel paese. La produzione di agarbati è diffusa tra le famiglie ru-rali e semi-urbane, impiega prevalentemente donnee bambini e opera in gran parte nel settore informale.Molte donne lavorano da casa.Gli incensi si dividono in due grandi categorie: Ma-sala e Charcoal.I primi vengono fatti miscelando diverse polveri pro-fumate (come quelle ottenute dalle spezie) e rollandola pasta ottenuta sullo stick di bamboo. Questi in-censi contengono essenze profumate in quantitàmolto ridotte o nulle. Gli incensi charcoal sono ottenuti immergendo lo stickin una miscela di profumi e oli essenziali.

Le materie prime utilizzate per realizzare gli incensisono: il bamboo, varie polveri naturali, acqua e sol-venti chimici, nel caso di incensi tradizionali, Char-coal. La lavorazione degli incensi Masala non pre-vede l'utilizzo di solventi chimici.

Gli steps di produzione degli incensi sono i seguenti:

1. Making pest: si mischiano tra loro 5 diverse pol-veri, si impastano con l'acqua fino ad ottenere unamassa compatta

2. Rolling: la massa ottenuta viene rullata sullestecche di bambù

3. Perfumery: si prepara una soluzione liquida perla profumazione, costituita da oli essenziali di-luiti .

4. Drying: le stecche di incensi così ottenute ven-gono messe ad asciugare

5. Quality checking: vengono eliminati gli stick incui la massa non si è avvolta in modo uniforme(in questa fase si verifica un calo del 15%)

6. Packaging: gli incensi vengono inseriti nelle bu-stine di plastica e poi nelle apposite confezioni dicarta, insieme al foglio informativo.

Le produttrici lavorano circa 8 ore al giorno e sonopagate su base produttiva (32 Rp per ogni 1.000 ba-stoncini). Considerando che la loro capacità produt-tiva è di circa 3.000 bastoncini al giorno, il guadagnogiornaliero medio è di 96 rupie. Confrontato con altre lavoratrici di incenso del suddell'India la condizione delle produttrici di Inner Re-flection è decisamente migliore.Dal seminario organizzato da Inner Reflection nel2008 è emerso che le lavoratrici di Pondicherry gua-dagnano in media 25 rupie per 1.000 sticks. La retribuzione garantita da Inner reflection alle pro-duttrici di incenso è dunque superiore a quello dellelavoratrici non organizzate.

Produttrice di incensi - Pondicherry

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Storia sintetica e obiettivi dell'organizzazione

Ema è stata fondata nel 1977 da un gruppo digiovani ragazzi e ragazze di un college di Calcutta,intenzionati a promuovere il movimento coopera-tivistico. L'idea iniziale era quella di riunire varigruppi di artigiani, in modo che per loro fosse piùsemplice reperire le materie prime e vendere i pro-dotti. Inizialmente aderirono sette cooperative; dianno in anno si sono aggiunti nuovi gruppi e attual-mente le cooperative coinvolte sono 25.All'obiettivo iniziale di sostenere gruppi di artigianinella commercializzazione, se ne è presto aggiuntoun altro: quello di creare un progetto ampio chefosse allo stesso tempo progetto economico, socialee ambientale.Per questo l'associazione, la cui sede iniziale eranella città di Calcutta, ha acquistato un terreno inuna zona rurale in cui poter costruire sia gli ufficisia alcune unità produttive. L'attuale sede di Emasorge a Baruipur, una municipalità di oltre 44 milaabitanti, situata a 25 km da Calcutta, nello Stato delBengala. A Baruipur ci sono gli uffici, 4 unità produttive, unastruttura che ospita i produttori per cinque giornila settimana, una mensa, un grande orto in cui sicoltivano ortaggi, legumi e frutta, sette pozzi artifi-ciali per la raccolta dell'acqua piovana (per uso agri-colo), pannelli solari che forniscono energia pulita esostengono le attività dell'intero centro. Le attività produttive di Ema si inseriscono quindiin un percorso più ampio che mira alla creazione diun gruppo che si relazioni, lavori e viva mettendo inpratica dinamiche di rispetto, reciprocità e aiutomutuo, in cui ognuno possa esprimere le propriepotenzialità, in cui si viva proteggendo la natura ein armonia con essa.

I lavoratori sono scelti tra persone non qualificate,con poche possibilità di trovare impiego altrove, eprivilegiando madri sole e disabili. Attualmentenella sede di Baruipur lavorano oltre 200 persone.Le quattro unità produttive sono le seguenti: unitàdel cuoio, delle candele, degli strumenti musicali edel tessile.Ema si relaziona inoltre con altre unità produttiveesterne, da cui acquista altri prodotti, tra cui oggettiin legno, in pietra e mandala.

Negli anni '90 Ema ha vissuto una serie di problemie spaccature interne, dovute in particolare alla man-canza di consenso verso le scelte del manager di al-lora. Dalla spaccatura è nata, nel 1994, una nuovaorganizzazione, Madhya Khalikata, anch'essa impe-gnata nel commercio equo. Ema ha risentito, anchecon un calo nelle vendite e con perdita di alcuniclienti internazionali, di questi anni di crisi. La diri-genza di Swapna Das, donna brillante e intelligente,ha ridato nuovo slancio e riaperto buone prospet-tive per il futuro e la crescita dell'associazione. Nella sede di Baruipur, vengono elaborati prodottiin cuoio, candele, sciarpe di seta, sciarpe di cotonee strumenti musicali.

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Ema

Produzione di strumenti musicali Baruipur (Calcutta)

Lavorazione del cuoio - Baruipur (Calcutta)

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Imagination è stata fondata nel 1992 da due arti-sti latinoamericani con l'obiettivo di creare opportu-nità di lavoro e realizzare prodotti tessili e saponi na-turali con metodi eco-compatibili. E' una delle piccole "industrie verdi" situate nella cittàinternazionale di Auroville, nello stato del TamilNadu (India del Sud). Coinvolge 54 artigiani dei villaggi vicini, prevalente-mente donne e fornisce loro corsi di formazione indiversi settori quali la sartoria, la tessitura, la produ-zione di batik, bambole e saponi naturali. Oltre aiprogrammi di formazione, Imagination offre ai lavo-ratori una serie di servizi, tra cui l'assistenza sanita-ria e la concessione di prestiti senza interessi; orga-nizza inoltre attività ricreative, compresa una va-canza ogni anno per tutti i lavoratori in una localitàdel sud dell'India. Imagination è gestita da due presidenti: il regola-mento di Auroville relativo alle attività economiche,infatti, impedisce la concentrazione delle responsa-bilità nelle mani di una sola persona.

Imagination fa parte di un più ampio progetto di svi-luppo sostenibile, sociale e ambientale, rappresentatodalla città internazionale di Auroville. Questa "cittàdell'aurora", concepita da Mirra Alfassa (TheMother) sulla base della filosofia del mistico indianoSri Auribondo, è nata nel 1968 per essere un "labora-torio" di convivenza pacifica tra culture diverse. Lasua fondazione venne sostenuta dal Governo Indianoe dall'Assemblea Generale dell' UNESCO che pre-sentò Auroville come "progetto di basilare impor-tanza per il futuro dell'umanità". Alla cerimonia di inaugurazione, il 28 Febbraio 1968,presero parte i rappresentanti di 124 Paesi, ognunodei quali portò con sé una manciata di terreno dallapropria terra natale, tutt'ora conservata in un'urna dimarmo ad Auroville. Centinaia di persone lavora-

rono alla riforestazione e all'irrigazione di un'areache allora era praticamente desertica. Oggi Auroville è una foresta verde, con una riccabiodiversità e un tessuto economico attivo. Vi abi-tano più di 2000 persone provenienti da diversipaesi del mondo, che vivono secondo regole condi-vise e secondo un principio di proprietà collettiva.Al centro della città sorge un grande tempio d'oro eluogo di meditazione, il Matrimandir, intorno a cuisi sviluppano le aree residenziali, i campi coltivati, leguest-house per i numerosi turisti, scuole, campisportivi, piccoli negozi, uffici, bar e ristoranti di cu-cina indiana e internazionale. La cosiddetta "area in-dustriale" è occupata dalle unità produttive di Auro-ville: si tratta di piccole "industrie verdi" che produ-cono oggetti di artigianato, cosmesi e abbigliamentoriducendo al massimo l'uso di elettricità e utiliz-zando, quando possibile, materiali di riciclaggio.Oltre a contribuire all'auto sostentamento della città,queste unità produttive generano opportunità di la-voro regolare per uomini e donne dei villaggi vicini.

SAPONI VEGETALI DHARMA

I saponi vegetali della linea Dharma, realizzati daImagination, sono fatti a base di oli essenziali e digrassi naturali e sono realizzati tramite lavorazionea freddo, dalla saponificazione degli acidi grassi pro-venienti dagli oli di cocco, palma, oliva e dagli oli es-senziali.Gli oli e i grassi naturali vengono trasformati in salesodico e in glicerina grazie all'azione della soda cau-stica (idrossido di sodio). Dalla reazione tra soda,acqua e grassi si ottiene un prodotto ottimo e pro-prio durante la reazione chimica la soda scompare.Il sapone prodotto è totalmente artigianale e realiz-zato senza l'aggiunta di grassi animali o industriali.I saponi Dharma hanno la certificazione "Beautywithout crueltly". Una particolarità: le scatole dei saponi sono stam-pate, una ad una, manualmente da un artigiano diAuroville.

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taglio del sapone - Tamil Nadu

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Navdanya è un movimento per la conservazionedella biodiversità, l'agricoltura sostenibile e i dirittidegli agricoltori, fondata dalla famosa attivista eambientalista indiana Vandana Shiva. E' stata av-viata nel 1987 come programma della ResearchFoundation for Science, Technology and Ecology(RFSTE - Fondazione di ricerca per la scienza, la tecno-logia e l'ecologia)."Navdanya" vuol dire nove semi, che rappresentanola fonte collettiva per la sicurezza alimentare dell'In-dia e un equilibrio ecologico vario a più livelli, dal-l'ecologia della terra all'ecologia del nostro corpo.Une dei principali motti di Navdanya è: "la diver-sità è prosperità".Sin dall'inizio, Navdanya si è occupata di tematichelegate alla biodiversità, all'agricoltura biologica, aidiritti dei popoli, alle risorse naturali e alla sosteni-bilità.Navdanya affronta queste tematiche lavorando su 3livelli, dal micro al macro: a) svolge attività di ri-cerca attraverso i suoi comitati di esperti; b) lavorasul campo con migliaia di agricoltori per promuo-vere l'agricoltura biologica, facilitare la conserva-zione e lo scambio dei semi di delle varietà tradizio-nali 3) distribuendo i prodotti dei suoi partner a li-vello nazionale e internazionale.

Attualmente Navdanya ha oltre 5000 membri intutto il paese.Navdanya ha costruito una fattoria biologica, la"Fattoria biologica della conservazione della biodi-versità", su un area di 20 acri, a Deradhun, fra lemontagne dell' Himalaya e Sivalik, nell'Uttrakand,India settentrionale. La terra era stata precedente-mente desertificata dalla monocoltura di eucalipti eadesso ospita un habitat in cui crescono oltre 650 va-rietà di piante che includono, fra le altre, 250 varietàdi riso, 30 varietà di grano e molte specie di piantemediche. A Deradhun si svolgono attività di ricerca

sul campo, seminari e laboratori di formazione congli agricoltori. Visitano la fattoria e partecipano ailaboratori e ai workshop studenti e volontari datutto il mondo. Grazie soprattutto al prestigio internazionale di Van-dana Shiva nei movimenti sociali e nel commercioequo, Navdanya ha distribuito i suoi prodotti a varieorganizzazioni di commercio equo e ad altri partnerinternazionali. Molte Ong e movimenti sociali di Spagna, Francia,Regno Unito, Canada, USA e di altri paesi sosten-gono Navdanya nel finanziamento dei suoi pro-grammi e delle attività di ricerca.

La coltura del riso è la più diffusa a livello mondiale.Più del 90 % è coltivato in Asia. Si consumano an-nualmente circa 200 milioni di tonnellate di riso. E'l'alimento base della dieta di metà della popolazionemondiale.E' generalmente riconosciuto che il riso è stato colti-vato in origine nella regione dell'India o dell'Indo-Cina. I più significativi ritrovamenti archeologicidella coltivazione del riso in India risalgono al 9000- 8000 a.C. (Mesolitico avanzato). Il riso è anche uti-lizzato in numerosi rituali religiosi in India.Con la diffusione della Rivoluzione Verde in Indianegli anni Sessanta, è aumentato rapidamente iltasso di sostituzione delle varietà tradizionali (so-prattutto riso e grano) con le moderne varietà ad altaresa (HYV). Anche oggi continuano a scomparire atassi preoccupanti le varietà tradizionali, oltre allatrasformazione delle colture indigene e dei relativiecosistemi. In India, oltre il 75% della produzione totale di risoproviene dalle 10 varietà migliorate (HYV), chehanno sostituito la maggior parte delle varietà indi-gene. In realtà, secondo quanto dimostra Navdanyanei suoi esperimenti e studi, le HYV non hannoun'alta resa se la produttività è misurata in terminidi rendimento per volume unitario di acqua utiliz-zata (tonnellate / k. lit) e le varietà indigene sonomeno costose e sostenibili ecologicamente dellamaggior parte delle HYV.

Navdanya

Fattoria di Navdanya - Deradhun

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INTERVISTA A VANDANA SHIVA AGOSTO 2009 - NEW DELHI

Come è nata Navdanya e con quali obiettivi?Ho fondato Navdanya nel 1987, quando era diventato chiaro che poche corpo-

ration volevano controllare tutti i semi della vita, modificando ogni pianta e brevet-tando ogni coltura.Per me questa era un'idea di dittatura, quindi abbiamo iniziato a salvare semi, inmodo che i contadini avessero la libertà di conservare e seminare i loro semi, semidi libertà.Nella fase iniziale abbiamo fondato banche dei semi in diverse comunità del Paese,ma nessuno credeva che si potessero salvare fino a 50 varietà di riso. Il paradigmadella monocoltura e dell'agricoltura industriale era profondamente radicato nellamentalità della gente e sembrava impossibile ipotizzare un'agricoltura diversa.Questo è il motivo per cui ho deciso di costruire la fattoria di Deradhun: avevamobisogno di un posto in cui "educare" il pubblico, i politici e mostrare che attraversola biodiversità è possibile produrre di più e che salvando i semi i contadini possonoaumentare i loro redditi.Ai contadini è sempre stato detto: "liberati dei tuoi semi, comprane di nuovi e diven-terai più ricco!". Invece è successo esattamente il contrario: i contadini che dipendono dai semi dalle

corporation si stanno indebitando. Migliaia di contadini hanno commesso suicidi e la maggior parte di loro si trova pro-prio in aeree in cui la Monsanto ha stabilito il suo monopolio. Questi sono semi del suicidio. Noi abbiamo bisogno di semidi vita.Nella fattoria di Derhadun si può osservare che lavorando con la natura è possibile creare prosperità per gli esseri umani,e che lavorando con la natura possiamo sconfiggere la povertà e la fame.Quest'anno abbiamo una grave siccità, ma i contadini che lavorano nel rispetto della natura e con il modello suggerito daNavdanya - un modello basato sulla biodiversità e l'agricoltura ecologica - sono contadini che non soffrono un collasso agri-colo.Questo modello, ora necessario per affrontare il cambiamento climatico, ha tre grandi vantaggi: 1) protegge la natura e labiodiversità; 2) difende il sostentamento dei piccoli contadini e delle persone più povere, perché la forma migliore per ri-muovere la povertà è l'agricoltura ecologica; 3) permette di produrre cibo e risolvere il problema della fame. E' quindi unavittoria in ogni aspetto: una vittoria per i consumatori, che possono mangiare un cibo migliore, e una vittoria per i produt-tori, che ottengono redditi più alti, non sprecano i loro soldi per comprare semi chimici cari e non distruggono questosplendido pianeta.A Deradhun abbiamo anche avviato una piccola scuola, la scuola dei semi, che è aperta alle persone del mondo: i conta-dini vengono per i corsi e chiunque può venire per imparare come l'agricoltura organica e la biodiversità sono la strada peruscire dalla povertà e dalla catastrofe ecologica nella quale siamo immersi.

Navdanya ha anche dei piccoli negozi. Come funzionano? La nostra fattoria è anche il cuore del Fair Trade locale: Navdanya sostiene i contadini fornendo loro semi, corsi di for-

mazione, ma li sostiene anche creando un mercato giusto, facendo sì che guadagnino un prezzo giusto per il loro incredi-bile lavoro e vendano il loro riso basmati e gli altri prodotti nei nostri negozi. Abbiamo dovuto aumentare i nostri negoziperché il mercato convenzionale è diventato sempre più ingiusto. I negozi sono piccoli spazi di giustizia e la fattoria di Deradhun è un luogo in cui i contadini non sono sfruttati, sono loroa fissarne il prezzo, assicurano una buona qualità e sono partecipi di un network come quello descritto da Gandhi: lui nonvoleva il mondo come una piramide in cui la cima schiaccia la base, che è la forma in cui il mercato globale è organizzato,con 5 multinazionali che controllano e schiacciano il resto del mondo. Gandhi vedeva un mondo fatto di circoli oceanici diamore e compassione. Noi vediamo Navdanya come una forma per dilagare questi circoli oceanici di inclusione, in modoche gli ultimi contadini, gli ultimi bambini, le ultime donne, non siano deprivati della parte del benessere che loro stessicreano.

Tra i principali prodotti di Navdanya c'è il riso basmati. Quali sono le sue peculiarità?Data la scarsità di cibo e la crisi alimentare di oggi, il governo Indiano ha proibito l'esportazione di tutti i risi tranne il

basmati (quello meno utilizzato per il consumo locale perché più pregiato) ma il governo corrompe i commercianti cheesportano il riso non basmati e ora molti commercianti stanno esportando riso non basmati con il marchio del riso basmati:comprano e vendono varie qualità di riso non basmati cospargendole di chimici che gli danno così l'aroma del basmati.Per cui il mercato del basmati è ora completamente corrotto. Quello che compri col nome di basmati non è sempre basmati,ma Deradhun è un posto unico per questa qualità di riso. I contadini che coltivano il basmati stanno coltivando assoluta-mente l'autentico e antico basmati.Per noi il basmati è importante prima di tutto per l'unicità di questo riso - è un riso ottimo - poi perché è un seme che èstato patentato: una compagnia in Texas dichiara di aver inventato il basmati. Il vero basmati che i contadini coltivano è un importante ingrediente di giustizia. Per questo il Fair Trade è importante. Con-sumare il riso basmati autentico è giusto per coloro che lo mangiano e per coloro che lo consumano.

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Lo Sri Lanka, il cui nome ufficiale è RepubblicaDemocratica Socialista dello Sri Lanka, conosciutaanche come Ceylon (nome ufficiale fino al 1972), èuno stato insulare che si trova in Asia, e occupa l'o-monima isola al largo della costa sud-orientale delsubcontinente indiano. Per la sua forma particolaree la sua vicinanza alla costa indiana è stata definita“lacrima dell'India”. La sua capitale amministrativa èSri Jayewardanapura Kotte ed è situata alla perife-ria di Colombo, precedente capitale nonché città piùpopolosa del paese.Il 26 dicembre 2004 le coste sono state travolte dalmaremoto che ha provocato la morte di 31 mila per-sone. Tra le zone più colpite, i litorali a sud-ovest in-torno alla città di Galle e quelli delle regioni tamilnordorientali. Molte vie di comunicazione sono tut-tora interrotte.

La storiaI primi a insediarsi sull'isola furono i veddah, un

popolo nomade dalla pelle scura e di statura bassaquasi come i pigmei. Secondo una leggenda piutto-sto maliziosa, sarebbero stati imparentati con gliyakkha, demoni sconfitti dai singalesi intorno al Vo VI secolo a.C. Diversi regni singalesi misero radicisull'isola durante il IV secolo a.C., il più forte deiquali fu quello di Anuradhapura, nelle pianure delnord. Il buddhismo fu introdotto da Mahinda, figliodell'imperatore indiano mauryano Ashoka, nel IIIsecolo a.C., diventando rapidamente la religionedominante e cardine di un forte ed esplicito nazio-nalismo.

Nei secoli successivi i regni singalesi dovetteroaffrontare a più riprese e con alterne fortune inva-sioni provenienti dal sud dell’India.I portoghesi arrivarono a Colombo nel 1505 e si im-padronirono del monopolio sul commercio di spe-zie e cannella. Nel 1597 i colonizzatori portoghesidetenevano il controllo formale sull'isola, ma nonriuscirono tuttavia a estromettere il potente regnosingalese di Kandy che, nel 1658, si avvalse del-l'aiuto degli olandesi per scacciarli. Agli olandesi in-teressavano il commercio e il profitto molto piùdella religione e della terra. Tuttavia anch’essi tenta-rono di estendere il proprio controllo su tutta l’isolafinché nel 1796 vennero scalzati dagli inglesi. Que-sti ultimi riuscirono ad annientare il regno di Kandy

e nel 1815 diventarono la prima potenza europea agovernare l’intera isola. L'impero avanzava inesora-bilmente con la costruzione di strade, piantagionidi caffè, tè, cannella e noci di cocco (coltivate dacontadini Tamil deportati dall'India meridionale) el'introduzione dell'inglese come lingua nazionale.

Lo Sri Lanka, o Ceylon come ancora veniva chia-mata, ottenne la piena indipendenza in qualità di'dominion' del Commonwealth nel 1948. Il suoprimo governo adottò una politica socialista, raffor-zando i servizi sociali e mantenendo un'economiaforte, ma anche revocando il diritto di voto a800.000 tamil che lavoravano nelle piantagioni dellaregione collinare. Il nazionalista singalese SolomonBandaranaike venne eletto nel 1956 e fece appro-vare in parlamento una legge 'esclusivamenteSinhala' che faceva del singalese la lingua nazionalee riservava di fatto ai singalesi i posti di lavoro e leposizioni migliori. In parte questo doveva servire arimediare allo squilibrio di potere esistente tra lamaggioranza singalese e l'élite colta, cristiana e dilingua inglese; provocò invece le ire della mino-ranza hindu tamil, che cominciò a premere per unsistema di governo federale che desse maggiore au-tonomia alle zone a maggioranza tamil del nord edell'est. I problemi etnici e religiosi dello Sri Lankarisalgono a questo periodo e si sono intensificaticon il rallentamento dell'economia e l'aumentodella competizione per la ricchezza e per il lavoro.Bandaranaike fu assassinato da un monaco buddhi-sta nel 1959, quando stava tentando di ricomporreil dissidio fra le due comunità. La sua vedova, Siri-mavo, prese il suo posto, diventando la primadonna al mondo a ricoprire la carica di primo mini-stro. Proseguì la politica socialista del marito, mal'economia andava di male in peggio. Una rivoltamale organizzata dai Maoisti Singalesi del JVP (Ja-natha Vimukthi Peramuna) fece migliaia di vittime.Un anno dopo, il paese divenne una repubblica eriprese il nome ufficiale di Sri Lanka.

Nel frattempo l'economia continuava a deterio-rarsi e il disagio cresceva tra i tamil del nord. La co-stituzione del 1972 attribuiva formalmente albuddhismo il primato di religione di stato e i postiper i tamil all'università vennero ridotti. Quando ildisagio civile si trasformò in stato di emergenzanelle zone a maggioranza tamil, la polizia e l'eser-cito, male addestrati e prevalentemente singalesi,cominciarono a essere considerati come un nemicodai giovani tamil, che iniziarono una lotta per l'in-dipendenza della loro terra. Junius RichardJayewardene fu eletto nel 1977 e promosse il tamila 'lingua nazionale' nelle zone a maggioranzaTamil. Attribuì anche maggiori poteri al governo lo-cale, ma la violenza e le rappresaglie tra le forze di

Produttori: Selyn, Gospel House

Periodo: agosto 2009A cura di: Luca Gioelli

Superficie: 65.610 kmqPopolazione: 25 milioniEtnie: 75% cingalesi, 18% tamil, 7% moor, 1% altriReligione: 70% buddisti, 15% induisti, 8% cristiani, 7% musulmaniSpese militari: 21% della spesa pubblica totale (Italia: 4,1%)Indice di sviluppo umano (HDI/ISU rank): 99° su 177Indice di povertà umana (HPI/IPU rank): 44° su 108Aspettativa di vita: 71,6 anniAlfabetizzazione: 90,7%Popolazione sotto la soglia di povertà (-2$ al giorno): 41,6%

DATI UNDP 2008

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sicurezza e i giovani tamil sfuggirono presto al con-trollo.

Quando i secessionisti del LTTE (Liberation Ti-gers of Tamil Eelam) massacrarono una pattuglia del-l'esercito nel 1983, una folla singalese inferocita si sca-tenò in due giorni di devastazione, uccidendo diversemigliaia di tamil e bruciando e saccheggiando le loroproprietà. Questo segnò un punto di non ritorno:molti tamil si trasferirono al nord nelle zone a mag-gioranza tamil e i singalesi cominciarono ad abban-donare la zona di Jaffna. I secessionisti tamil recla-mavano il terzo settentrionale del paese e la costaorientale; essi costituivano senza dubbio la maggio-ranza al nord, però a est si trovavano tamil, singalesie meor (musulmani) in parti uguali. Vi fu un'escala-tion di violenza da entrambe le parti, con intimida-zioni e massacri tipici di quella che oggi chiamiamo'pulizia etnica'.

La guerraI mezzi di informazione non ne hanno parlato

molto, eppure, dopo i conflitti in Iraq e Afghanistan,quella in Sri Lanka è stata la guerra recente più vio-lenta. In Iraq la tragica conta dei morti si attesta suiduemila al mese, l’Afghanistan segue alla velocità disettecento morti mensili, il conflitto tra il governo diColombo e gli indipendentisti tamil ha registrato unamortalità media mensile di trecento persone: di granlunga superiore a qualsiasi altra guerra attualmentein corso. Negli ultimi anni, la situazione ha subito undrastico peggioramento, anche a causa della recentescoperta di enormi giacimenti di petrolio e gas natu-rale nello specchio di mare al largo dei territori ribelli.

Questo conflitto, iniziato nel 1983 e costato circanovantamila vittime, per metà civili, affonda le sueradici in una vecchia disputa storiografica che scon-fina nella mitologia. Lo Sri Lanka, 'terra splendente'in sanscrito, è abitato da due popoli assai differentitra loro. La maggioranza dominante singalese, di re-ligione buddista e origine indoeuropea, sostiene diessere l'unica e originaria popolazione di quest'isola.Secondo questa versione - comunemente ritenuta ve-ritiera - la minoranza tamil, di religione induista eorigine dravidica, migrò nel corso dei secoli dall'In-dia meridionale stanziandosi nella parte settentrio-nale dell'isola.I tamil rivendicano di essere autoctoni dello SriLanka fin dalla notte dei tempi, quando l'isola eracollegata al sud dell'India tramite l'istmo di terra notocome il 'Ponte di Adamo', oggi sommerso dal mare.Il regno tamil di Jaffna, effettivamente esistito nelnord dell'isola tra l'XI e il XVI secolo d.C., è la basestorica delle loro rivendicazioni indipendentiste.

Come per molte guerre contemporanee, si trattadi una triste eredità della dominazione coloniale. Permeglio controllare le colonie, i britannici - e non sololoro - ricorrevano all'antico principio del “divide et im-pera”, sfruttando e accentuando le divisioni e i con-trasti all'interno delle popolazioni per impedire cheesse si unissero contro di loro. In Sri Lanka, a quell'e-poca conosciuta come Ceylon, i coloni di Sua Maestàdecisero di emarginare la maggioranza singalese pri-vilegiando i tamil. Ad essi fu data un'istruzione dimatrice occidentale nelle scuole e università costruitenelle zone tamil del nord. Tutti i funzionari dell'am-

ministrazione coloniale erano tamil e anche i mi-gliori posti di lavoro (medico, insegnante, poliziotto,soldato) erano a loro appannaggio. Perfino il lavoronelle piantagioni di tè degli altipiani interni non eradestinato ai singalesi, ma alle centinaia di migliaiadi tamil fatti appositamente venire dal sud dell'In-dia. Con la conquista dell'indipendenza, nel 1948, lamaggioranza singalese si prese la rivincita e iniziò aestromettere i tamil da tutti i settori. L'insofferenzadei tamil crebbe progressivamente con l'aumentaredelle politiche discriminatorie fino alla nascita, neglianni Settanta, di movimenti e partiti nazionalistitamil che iniziarono a rivendicare l'indipendenzadelle loro regioni. Dopo la sanguinosa repressionedelle proteste tamil del 1977 - centinaia di manife-stanti vennero uccisi dall'esercito - gli indipendenti-sti entrarono in clandestinità e scelsero la stradadella lotta armata, che ebbe inizio sei anni più tardi,dopo i sanguinosi pogrom anti-tamil del luglio nerodel 1983. A guidarla fu fin da subito il movimentodelle Tigri per la liberazione della patria Tamil (Libe-ration Tigers of Tamil Eelam - Ltte), fondato da Ve-lupillai Prabhakaran, che da allora ne fu il coman-dante supremo. L'esercito governativo rispose sca-tenando una guerra totale nelle regioni settentrionalie orientali dell'isola. Una guerra che da allora è con-tinuata quasi ininterrottamente. Nel corso degli annil'Ltte – finanziato dalla diaspora tamil sparsa in tuttoil mondo - ha assunto il pieno controllo delle pro-vince nord-orientali dello Sri Lanka, instaurandoun'amministrazione parallela con tanto di governo,parlamento, moneta, banca, sistema postale, ospe-dali, scuole propri, e ha potenziato la propria strut-tura militare dotandosi di marina e aviazione oltreche di una brigata di kamikaze, le famigerate TigriNere.

L’ultima tregua nei combattimenti, raggiunta nelfebbraio 2002, sembrava potesse reggere nonostantele migliaia di violazioni da entrambe le parti. La tra-gedia dello tsunami del dicembre 2004, che unì gliuomini di fronte alla natura, pareva aver messo laparola 'fine' alla guerra, ma l'illusione durò poco. Arovinare tutto è stato un fattore che, almeno in que-sto conflitto, non era mai apparso prima: il petrolio.Le prospezioni sottomarine effettuate dall'India nel2005 hanno rivelato la presenza di enormi giacimentidi petrolio e gas naturale sotto i fondali del Golfo diMannar, proprio al largo della regione controllatadal Ltte. Questo ha certamente giocato un ruolo nonsecondario nella ripresa delle ostilità alla fine del2005, seguita da una drammatica escalation costatapiù di settemila morti e caratterizzata da massiccibombardamenti aerei da parte dell'aviazione gover-nativa – che non ha risparmiato obiettivi civili - e dasempre più sanguinosi attacchi suicidi sa parte delleTigri Nere. A questo si aggiunge il crescente feno-meno delle sparizioni e delle esecuzioni extragiudi-ziali di civili ad opera dei corpi speciali dell'esercitoe soprattutto dei paramilitari collaborazionisti tamildel gruppo 'Karuna'. Un fenomeno che il governo diColombo ha ritenuto “normale” in un contesto dilotta al terrorismo.

Il 19 maggio 2009 il governo singalese ha procla-mato la propria vittoria sui ribelli Tamil. Con l'ucci-sione del leader storico della Tigri Tamil, VelupillaiPrabhakaran, e con la conquista da parte dell'eser-

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Selyn nasce nel 1991 su iniziativa di SandraWanduragala, avvocato cingalese, che iniziò a lavo-rare con 15 donne del villaggio di Wanduragala, neipressi di Kurunegala, capoluogo dell’omonima pro-vincia sita nella parte centro occidentale del paese.La decisione di avviare un progetto che si occu-passe di fornire lavoro, formazione, reddito e auto-nomia alle donne nasce da quella che è stata l’espe-rienza di vita della fondatrice.Da giovane si rese conto “..delle grandi difficoltàche le donne devono affrontare per accudire la fa-miglia, aiutare i figli a costruirsi un futuro e di comela loro dedizione sia un bene prezioso e insostitui-bile per la crescita e il benessere della comunità”.Non sempre è possibile dire lo stesso degli uominiche a volte sono poco presenti o ancor peggio fontedi problemi per le famiglie a causa dell’alcoolismoe delle violenze perpetrate ai danni di mogli e figli.Questa è stata anche l’esperienza di Sandra cheebbe occasione di rendersi conto delle mille diffi-coltà affrontate dalla madre nell’accudire una fami-glia di sei persone con un marito alcolista.Divenuta adulta ed autonoma iniziò a praticare laprofessione legale e si costruì una propria famigliacon due figli, ma non abbandonò l’idea di interve-nire concretamente a favore delle donne, in parti-colare di quelle che non avevano avuto la sua stessafortuna.Pensando a quella che era un’attività tradizionaledell’area, decise di investire il suo denaro personaleper avviare un primo laboratorio di tessitura, alle-stito in un modesto edificio eretto su un piccolo ap-pezzamento di terra che faceva parte della sua dote.Un primo gruppo di 15 donne iniziò quindi a pro-durre tessuti utilizzando i tradizionali telai a mano.Nel 1994 Sandra, che nel frattempo stava prose-guendo il suo lavoro da avvocato, decise di coin-volgere nell’attività il fratello minore, Hilary.Un conoscente di origine giapponese di passaggioa Kurunegala ricevette da Sandra un piccolo ani-male di pezza, realizzato per l’occasione quale donoper la figlia. Il regalo piacque molto non solo all’in-teressata, ma anche ad amici e conoscenti che ne ri-chiesero altri esemplari.

cito delle ultime trincee del Ltte nel distretto di Mul-livaikal, si è definitivamente concluso un conflittoche in 26 anni ha causato la morte di oltre 90 milapersone.

Più che una vittoria, un massacro. A pagare ilprezzo più alto di questa guerra sono stati, soprat-tutto negli ultimi mesi, i civili tamil. Da quando èiniziata, a gennaio 2009, la travolgente avanzata del-l'esercito singalese verso le ultime roccaforti del Lttesulla costa orientale di Mullaitivu, sono morti oltre9 mila civili tamil, contro circa 2.500 guerriglieri delLtte e 1.300 soldati singalesi. Una strage di civilicausata dagli indiscriminati bombardamenti gover-nativi su villaggi, tendopoli di sfollati e perfinoospedali. Un crimine di guerra che si è consumatonella più totale indifferenza della comunità interna-zionale.

Un crimine di guerra di cui sono corresponsabilile Tigri Tamil, che, quantomeno nelle ultime setti-mane, impedivano ai civili di fuggire usandoli difatto come scudi umani. Una pratica criminale allaquale i comandi del Ltte non erano mai ricorsi inpassato perché i civili tamil sfollati dai combatti-menti hanno sempre scelto di fuggire in territorioribelle, piuttosto che in territorio governativo, perpaura di finire rinchiusi nei ‘campi d'accoglienza'del governo (prigioni a cielo aperto dove i profughivengono trattati come prigionieri e come sospettiterroristi, quindi interrogati, a volte torturati e uc-cisi) o di essere comunque condannati a una vitafatta di emarginazione e persecuzioni razziali. Pochierano i fortunati che si potevano permettere di fug-gire all'estero, in India o addirittura in Europa.In Sri Lanka, i leader sopravvissuti delle Tigri Tamilhanno annunciato di voler proseguire politicamentela lotta per la costituzione di uno stato Tamil indi-pendente.L'annuncio è arrivato con un messaggio registratodel capo delle relazioni internazionali, SelvarasaPathmanathan, secondo il quale il movimento con-tinuerà a perseguire l'obiettivo di uno stato tamil in-dipendente, con la lotta politica. "La battaglia delpopolo tamil - ha dichiarato - ha raggiunto unnuovo livello. E' ora di proseguire con la nostra vi-sione politica per il conseguimento della nostra li-bertà". Inoltre, Pathmanathan, che è ricercato dal-l'Interpol perché accusato di avere procurato armiall'organizzazione, ha annunciato la formazione diun governo di transizione e di un comitato direttivoche dovrà decidere le azioni future del gruppo, se-condo principi democratici.Per alcuni analisti, la nuova formazione potrebbeguadagnare presto numerosi consensi e supporti fi-nanziari fra la popolazione tamil che ha dovuto la-sciare l'isola.L'offensiva militare governativa, che ha posto finead una guerra che si protraeva da 26 anni, ha la-sciato sul campo diverse migliaia di civili tamil,mentre 250 mila profughi sono stati richiusi incampi militari, dove è stato più volte denunciato ilmancato rispetto dei diritti umani basilari .

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Selyn

Lavoro al telaio

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In questo modo un po’ casuale ebbe inizio la produ-zione di pupazzi, giochi e altri articoli per bambini eragazzi.L’attività di Selyn si è andata ampliando nel corsodegli anni, così come la sua gamma di prodotti, finoad arrivare a contare circa 360 dipendenti, cui si de-vono aggiungere alcuni gruppi esterni.La difficile situazione economica degli ultimi anni haprovocato una flessione degli ordini e una conse-guente riduzione del personale che ad agosto 2009contava di 328 unità. Ciò è avvenuto sostanzialmentenon rimpiazzando il personale che nel frattempo hadeciso di dimettersi per cause personali, quali adesempio, nel caso delle donne, il matrimonio o la na-scita dei figli.

Il ruolo delle donne nella società e nella famigliaè ancora fortemente ancorato a modelli tradizionaliche influenzano in modo sostanziale anche le possi-bilità di accesso e di permanenza nel mondo del la-voro. Selyn è nata proprio con l’intento di offrire adonne, soprattutto quelle appartenenti alle classi so-ciali meno abbienti, l’opportunità di essere maggior-mente autonome e protagoniste sia in ambito fami-liare che all’interno della società.

La strutturaSelyn è un impresa privata di proprietà di Sandra

Wanduragala e di suo fratello Hilary. Entrambi pre-stano la loro opera all’interno della struttura, anchese in modi e tempi diversi: Sandra si divide infatti trale attività legate a Selyn, all’istituto scolastico da leifondato e, anche se in misura sempre più trascura-bile, all’esercizio della professione legale.Selyn impiega direttamente 328 persone (90% dellequali sono donne) che prestano il loro servizio pressole diverse unità produttive dedite a una o più fasidella lavorazione:

TinturaSelyn acquista il cotone grezzo e provvede alla

tintura presso una unità ubicata in una zona ruralenei pressi di Kurunegala in cui lavorano sei uomini.Il centro è dotato di un impianto per il trattamentodelle acque di lavorazione.

TessituraI filati opportunamente tinti vengono poi messi a

disposizione delle cinque unità che si occupano dellatessitura: quattro sono attrezzate con telai manuali ecoinvolgono 93 donne, mentre una è dotata di telaielettrici e dà lavoro a 29 persone.Le pezze di tessuto possono essere quindi utilizzatenella realizzazione di abbigliamento, tra cui i bellis-simi sari, e articoli tessili per la casa, come tovaglie,copriletto, tendine,…In questo caso sono le stesse unità di tessitura aprovvedere anche a questa fase della lavorazione.La maggior parte dei tessuti sono però destinati al-l’unità produttiva allestita presso la sede che si oc-cupa della produzione di giochi e articoli per bam-bini.

“Fabbrica dei giochi”Si tratta dell’unità produttiva più grande sia dal

punto di vista degli spazi che del personale assunto.Al momento vi lavorano 170 persone, nella quasi to-talità donne, impegnate nella realizzazione di alle-gri e coloratissimi pupazzi in pezza, giochi, e articoliper bambini.I modelli “nascono” nel dipartimento sviluppo pro-dotti che si occupa della realizzazione di un proto-tipo scegliendo i colori e definendo l’esatta succes-sione delle operazioni da compiere.Dopodiché si passa alla produzione vera e propriache inizia con il taglio delle pezze, la cucitura ma-nuale o a macchina dei singoli componenti, l’assem-blaggio, il controllo qualità e l’imballaggio per laspedizione.

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La “Fabbrica dei Giochi” di Selyn

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Alle 298 persone impiegate nell’attività produt-tiva vanno aggiunte altre 30 persone che si occu-pano del magazzino, della gestione dei due puntidi vendita al dettaglio (Kurunegala e Colombo),dell’amministrazione, dello sviluppo prodotti, delcoordinamento dei gruppi di lavoro esterni.In caso di necessità Selyn si avvale della collabora-zione di alcuni gruppi esterni anche se nel corso del2009, a causa del poco lavoro, la maggior parte diquesti gruppi non è stata coinvolta.Fa eccezione una cooperativa di donne situata neipressi di Batticaloa, a cui vengono commissionatitessuti e capi di abbigliamento, soprattutto sari.Questa organizzazione si trova in una delle regioniche sono state duramente provate dalla guerra tra leforze governative e le Tigri Tamil. Selyn sta cer-cando di avviare ulteriori contatti e collaborazioniin queste aree per dare il proprio contributo fattivoalla pacificazione e al miglioramento delle condi-zioni della popolazione civile.

Responsabilità socialeSelyn è un’impresa molto attenta alle implica-

zioni economiche e sociali della propria attività enon si limita al rispetto delle disposizioni di legge,ma ha implementato una serie di servizi e di condi-zioni migliorative a favore di dipendenti e artigiani.Il contratto di lavoro prevede indennità di mater-nità, fondo pensione, fondo “liquidazione”, festivitàe ferie pagate, fondo malattia e infortuni, premi pro-duzione.Selyn ha predisposto un “piano casa” finanziatocon fondi accantonati dall’azienda. I dipendenti, cheperiodicamente vengono selezionati, ricevono uncontributo utile alla ristrutturazione della propriaabitazione o, ove necessario, alla costruzione di unanuova.Ogni anno vengono donate alcune bici a lavoratoriche si sono particolarmente distinti o che si trovanoad affrontare particolari difficoltà di trasporto.Selyn offre inoltre la possibilità di accedere a formedi credito agevolate.La tessitura è un’attività tradizionalmente comple-mentare al lavoro agricolo e tutt’ora diversi lavora-tori, in occasione delle due stagioni del raccolto edei due periodi della semina chiedono e ottengono

dei giorni di ferie per potersi occupare del lavoronei campi.

Selyn destina una parte significativa degli utili asostegno delle attività del Royal International Insti-tute, istituto scolastico fondato da Sandra Wandu-ragala e tutt’ora di sua proprietà.Le scuole pubbliche sono spesso sovraffollate, ca-renti in strutture e materiali didattici, con inse-gnanti a volte poco preparati e/o motivati.Tutte le famiglie che sono in grado di permetterselotendono quindi a iscrivere i propri figli a scuole pri-vate, spesso situate in altre città, nel tentativo di ga-rantire loro migliori opportunità per il futuro.

Sandra sperimentò tutto questo quando, in unacittà di provincia come Kurunegala, dovette cercareuna scuola che potesse fornire un’educazione ade-guata alla figlia maggiore.Si rese conto che, mentre lei sarebbe stata in gradodi superare questo problema grazie alle buone con-dizioni economiche della sua famiglia, la maggiorparte degli altri genitori non avrebbe potuto fare al-trettanto. Di qui la decisione di fondare, nel 1990,una piccola scuola privata che nel primo anno di at-tività coinvolse 60 bambini.L’iniziativa ha avuto un notevole successo e ora glialunni sono 1.800, distribuiti nella quattro sezionidell’istituto: scuola materna, scuola elementare,scuola media, scuola superiore.Aumentando il numero degli iscritti è stato di voltain volta necessario cercare nuove sedi che in alcunicasi sono state concesse in affitto da enti pubblici,ma purtroppo la collaborazione delle istituzioni èpiuttosto carente.

Il principio ispiratore dell’iniziativa è semprestato quello di offrire anche ai figli delle famigliemeno abbienti la possibilità di avere accesso a unaistruzione di buon livello, senza doversi trasferire ea costi accettabili. Le quote di iscrizione sono statetenute appositamente basse e non avrebbero con-sentito di sostenere i costi dell’attività.Non si tratta di un’attività pensata per generareprofitti per il proprietario, anzi la maggior parte deicosti, inclusi l’acquisto dei terreni, la costruzionedegli edifici e tutte le altre opere necessarie sonostati finanziati con gli utili derivanti dall’attivitàcommerciale di Selyn o con fondi personali di San-dra Wanduragala.

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Scuola materna Royal International Institute

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Gospel House è una impresa nata nel 1976 nellacittà di Colombo ad opera di John Karunaratne che,preoccupato per le condizioni di vita dei giovani di-soccupati, decise di attivarsi per cercare di dare unarisposta ai loro bisogni. Utilizzando il motore di unaasciugatrice dismessa, regalatogli da un pastore pro-testante del luogo, costruì un tornio per la lavora-zione del legno.Tearcraft (ora “Created”), organizzazione inglese diispirazione cristiana impegnata nel sostenere pro-getti nel cosiddetto “Sud del Mondo”, venne a cono-scenza di questo progetto e inviò un primo ordinedi alcuni articoli in legno, dando inizio alle esporta-zioni di Gospel House.John purtroppo morì di cancro nel 1983, ma manife-stò la chiara intenzione e il desiderio che il progettoproseguisse: “Gli uomini di Dio devono andare, mail loro lavoro deve continuare”, così ricordano i suoifamigliari.Per questo motivo la moglie, Noeline, e i figli, Shi-ran e Modestus, si fecero carico delle attività checontinuano tutt’ora. Shiran parlando del senso dellavoro dell’organizzazione afferma: “Se prendendouna particolare decisione posso dare lavoro anche auna sola persona in più, bene questo è ciò che farò”.Nonostante si tratti di un’azienda privata gli even-tuali utili non vengono divisi tra i proprietari, ma,seguendo l’impostazione iniziale data dal fondatore,vengono reinvestiti per lo sviluppo dell’organizza-zione e delle sue attività. I tre proprietari in ogni casolavorano all’interno dell’organizzazione e percepi-scono uno stipendio mensile.

Gospel House è stata fondata primariamente peroffrire un lavoro nell’ambito della produzione di gio-chi in legno, oggetti artigianali utilitari e ornamentalia giovani poveri e con un basso livello di istruzionee di formazione.Si propone di contribuire all’economia nazionale va-lorizzando le risorse sostenibili del paese con l’uso ditecnologie appropriate, allo scopo di elevare le con-dizioni di vita di dipendenti, produttori, delle lorocomunità e di lavorare per il mutuo beneficio di tuttii soggetti che compongono la filiera dal produttoreal consumatore.Nelle proprie linee guida l’organizzazione pone l’ac-cento sull’importanza di un atteggiamento respon-sabile nei confronti dell’ambiente e sul rispetto delletradizioni culturali locali.Gospel House è associata a WFTO e alla sua istanzaregionale, WFTO Asia (ex Asian Fair Trade Forum –AFTF). In collaborazione con le altre organizzazionisingalesi ha dato vita a un coordinamento nazionaledel commercio equo e solidale.

Produzione internaLe attività di Gospel House sono iniziate nei

pressi di Colombo, ma sono poi state trasferite 80 kmpiù a nord, nelle vicinanze della città di Madampe.I dipendenti che prestano la loro opera presso lasede centrale sono 37.

Il personale viene selezionato seguendo l’idea ini-ziale del fondatore di dare lavoro a giovani poverie con scarsa istruzione. Si tratta di un’impostazionetutt’ora attuale in un contesto in cui la disoccupa-zione giovanile è molto alta, tanto che il 40% deigiovani di età compresa tra i 25 e i 29 anni è ancoradipendente dai genitori1.

Nel corso dell’esperienza lavorativa presso lastruttura i giovani hanno l’opportunità, oltre che diricevere uno stipendio, anche di formarsi e di col-mare alcune delle lacune legate alla loro prepara-zione scolastica.I nuovi assunti sono formati all’interno dell’aziendae viene loro richiesto, così come a tutto il personaleimpegnato della produzione, di ruotare in tutte lemansioni in modo da assicurare che vengano acqui-site e sviluppate il numero maggiore di capacità.La legge prevede che il periodo di apprendistatopossa durare 4 anni, lasso di tempo in cui è data lapossibilità di corrispondere uno stipendio inferiore.Gospel House prevede invece un solo anno di ap-prendistato dopodiché l’inquadramento del dipen-dente diventa quello di “lavoratore qualificato”. Al-cune persone, terminato il periodo di formazione,decidono di sfruttare le conoscenze acquisite peravviare proprie attività.Lo stipendio base inclusi i benefit e le integrazioniè di circa 10.000 rupie cingalesi al mese anche se na-turalmente gli operatori più qualificati arrivano aguadagnare di più. Il salario previsto dalla leggeper un operatore qualificato del settore è di circa9.000 rupie. Nel caso l’azienda sia chiusa o non ci siano ordini idipendenti ricevono, così come definito per legge, il50% del salario minimo giornaliero. I premi produt-tività possono arrivare al corrispettivo di 2 o 3 men-silità, ma naturalmente non sono corrisposti a tuttii lavoratori.Vengono riconosciute tutte le festività e 14 giorni diferie pagate all’anno a cui si possono aggiungere deipermessi speciali per gravi motivi di famiglia. È ri-conosciuto il congedo per maternità che dura 6mesi, di cui 4 pagati e 2 no.È previsto il ricorso agli straordinari per gli uomini,ma non è mai obbligatorio. Per le donne che ven-gono dai villaggi il lavoro dopo le 19:00 non è con-

Gospel House

1 Indra Tudawe, “Plugging information gaps about Sri Lanka’schronically poor”, Jan 2003.

Unità di produzione

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sentito, a meno che il datore di lavoro non provvedaal trasporto a casa. Gospel House non richiede oredi lavoro straordinario alle donne in quanto nonpuò prendersi la responsabilità per la loro sicu-rezza.La remunerazione dello straordinario è del 10-15%superiore a quanto previsto dalla legge.Per i dipendenti sono inoltre previsti i seguenti be-nefit:

- EPF (Employees’ Pension Fund): schema pen-sionistico statale obbligatorio a cui i dipendenticontribuiscono con un 8% del salario e la dittacon il 12%.- ETF (Employees’ Trust Fund: schema stataleobbligatorio per il quale la ditta contribuisce conun 3%. Tale fondo contribuisce alle spese medi-che più importanti, può essere utilizzata comeassicurazione sulla vita che può essere ritiratadai famigliari in caso di decesso del lavoratore odallo stesso in caso di spese straordinarie e mo-tivate, viene corrisposta come liquidazione nelmomento in cui il dipendente lascia il lavoro.- Fondo Assistenziale per i lavoratori (WorkersWelfare Fund): schema assicurativo ulteriorepredisposto da Gospel House nel maggio 2003.Il lavoratore contribuisce con 15 rupie al mese,mentre Gospel House con parte del profitto del-l’azienda. È gestito da un comitato di tre personeelette dai dipendenti stessi- In caso di morte di un famigliare vengono cor-risposte 1.000 rupie.- 1.000 rupie in caso di spese ospedaliere o cureprescritte dal medico.- In caso di nascita di un figlio 1.000 rupie ven-gono depositate a nome del neonato.- In caso di matrimonio vengono corrispostedalle 1.000 alle 3.000 rupie, in base all’anzianitàdi lavoro presso l’azienda.- Gospel House si presta inoltre a fungere da ga-rante per prestiti richiesti alle banche da parte didipendenti e produttori per spese quali l’affittodella casa, l’acquisto di un motociclo,…

Gli ambienti di lavoro sono confortevoli, salubri,ben illuminati e dotati di servizi igienici separati peruomini e donne. I locali sono attrezzati con sistemiper l’aspirazione delle polveri e i lavoratori sonoforniti di mascherine, anche se qualcuno dei lavo-ratori non sempre le utilizza soprattutto quando sitrova ad operare in ambienti aperti. Le dotazioni disicurezza e gli estintori sono disponibili e facilmenteraggiungibili vengono effettuati corsi di formazionecirca la prevenzione degli incendi.Sono inoltre previste ispezioni annuali per verifi-care la conformità dell’ambiente di lavoro rispettoalle legislazioni correnti in materia di sicurezza.

Gruppi esterniGospel House Handicrafts produce i propri pro-

dotti presso la sede di Madampe, ma parte delle la-vorazioni vengono affidate a realtà esterne. Si trattaper lo più di gruppi informali, famiglie allargate,

che operano presso il domicilio di uno dei membrie che si collocano in un raggio che va dai 10 ai 120km di distanza dalla sede.In alcuni casi si tratta di persone segnalate da asso-ciazioni benefiche o da gruppi organizzati della so-cietà civile (come ad esempio organizzazioni nongovernative, chiese cristiane, tempi indù, ecc…) inquanto in situazioni economiche difficili o conscarse opportunità di inserimento nel mondo dellavoro.Le varie unità non superano generalmente le 10-12persone anche se vi sono gruppi più numerosi,come nel caso della produzione degli articoli infibra di cocco. Questo progetto avviato dal CRUF,organizzazione non governativa locale in seguitoallo tsunami del 2004, coinvolge circa 200 persone.La maggior parte delle unità produttive esternesono composte prevalentemente da donne e si oc-cupano principalmente della levigatura dei pezzirealizzati presso la sede.L’età delle persone che fanno parte dei gruppi è ete-rogenea anche perché i molti casi si tratta di fami-glie allargate in cui i vari componenti, secondo lapropria capacità e disponibilità di tempo, collabo-rano all’esecuzione del lavoro affidato.Nel momento in cui viene effettuato l’ordine igruppi ricevono un pagamento pari al 50% dell’am-montare totale della commessa. Su richiesta, pos-sono essere versati ulteriori anticipi nel corso delperiodo della produzione fino a un massimo del90% del valore dell’ordine. Gli anticipi sono liberida interessi o da qualsiasi altro costo per chi li ri-ceve.Il restante 10% viene versato successivamente alconferimento dei prodotti in modo da poterne ve-rificare la qualità e la quantità e comunque entro 20giorni dalla data di imbarco.Non esistono contratti nazionali o salari minimi pergli artigiani che svolgono la loro attività in modoindipendente o informale e gli artigiani dei gruppiesterni vengono quindi pagati a cottimo. Il costodel lavoro viene calcolato in base al rapporto traquantità prodotta e ore di lavoro. Il risultato vienediscusso con lo staff e con produttori. In alcuni casiGospel House ha proposto lei stessa un aumentodei prezzi o offerto premi per l’alta produttività. Ingenere la remunerazione è di un 15% superiore aglistandard di “mercato”.I pagamenti possono essere tracciati e verificatinella loro congruità grazie a note di consegna deiprodotti controfirmate dai produttori, che vengonopagati generalmente per mezzo di assegni.

È da sottolineare come il numero dei gruppicoinvolti non è al momento così stabile, soprattuttoa causa del calo delle vendite che sta colpendo nonsolo Gospel House Handicrafts, ma anche altri pro-duttori, in modo particolare chi si occupa di produ-zione artigianale.L’organizzazione tende chiaramente a tutelare il piùpossibile i dipendenti e, nonostante si evidenzi lavolontà di garantire la continuità del rapporto, i la-voratori dei gruppi esterni sono coloro che perprimi subiscono gli effetti del calo delle vendite.In occasione della visita che ha avuto luogo ad ago-sto 2009 erano stati segnalati 15 gruppi esterni, che

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sono diventati 14 a marzo 2010. D’altra parte bisognaanche ricordare che molte delle persone, soprattuttodonne, che fanno parti di questi gruppi svolgonoaltre attività, soprattutto in ambito familiare e agri-colo, e in una buona parte dei casi il lavoro artigia-nale ha un ruolo complementare volto all’integra-zione del reddito. In ogni caso è importante ribadire come la continuitàdegli ordini da parte di botteghe e importatori siauno degli aspetti più importanti per garantire la so-stenibilità delle organizzazioni dei produttori.

Impatto della produzioneGospel House dimostra una certa attenzione alle

problematiche ambientali sia per quanto riguarda lascelta delle materie prime utilizzate che per la ge-stione degli scarti di lavorazione.L’organizzazione è specializzata nella produzione diarticoli in legno per bambini: puzzle, giochi, acces-sori e mobiletti.I prodotti sono realizzati utilizzando come materiaprima principale il legno di Albizia falcataria o pan-nelli di fibra a media densità (MDF).L’Albizia falcataria è una pianta a crescita molto ra-pida che viene anche utilizzata per proteggere dalvento le coltivazioni di tè. Gospel House ha strettoun accordo con i proprietari di una piantagione perutilizzare gli alberi che vengono abbattuti quandonon più utili allo scopo.Il MDF (Medium Density Fibreboard) è un pannellodi fibra di legno a media densità prodotto a partireda tondame, scarto o cascame di lavorazione.Alcuni prodotti di piccole dimensioni vengono rea-lizzati utilizzando la “polvere di legno” prodotta nelcorso delle lavorazioni. In questo modo l’aspirazionedelle polveri risulta essere importante non solo dalpunto di vista della salute dei lavoratori, ma ancheper la riduzione dell’impatto ambientale della pro-duzione.Le vernici utilizzate sono chimiche, ma per un nu-mero di prodotti sempre maggiore si utilizzanoquelle a base alchidica, usate prevalentemente nelcampo delle vernici organiche.È importante sottolineare che per imballare i prodottisi è scelto di non utilizzare più, ove possibile, mate-riale plastico come il polistirene, ma di sostituirlo coneco pellets.I giochi e gli altri articoli destinati ai bambini sono inpossesso della certificazione CE.

CRUFGospel House ha saputo intessere una serie di re-

lazioni sia a livello locale che internazionale, anchegrazie alla attiva partecipazione della famiglia Karu-naratne alle attività della comunità protestante. Que-sto ha consentito loro di avviare una serie di attivitàin ambito sociale, sia direttamente che dando vita anuove realtà come nel caso della Community Resto-ration and Uplifment Foundation, organizzazionenon governativa creata per gestire interventi e pro-getti a favore delle comunità colpite dallo Tsunamiche il 26 dicembre 2004 ha devastato buona partedelle regioni costiere dello Sri Lanka.Pur essendo stata fondata a inizio del 2005 l’organiz-

zazione è stata ufficialmente riconosciuta, secondoquanto previsto dalla legge cingalese, nel giugno2006.La CRUF è nata allo scopo di fornire aiuto alle per-sone che avevano perso la famiglia, i propri cari, ipropri effetti personale, le proprie proprietà, inclusala casa. Inizialmente sono stati forniti generi diprima necessità come cibo e acqua, vestiti, tende, main conseguenza dell’esperienza e dell’attività di Go-spel House Handicrafts, accanto a ciò vennero da su-bito attivati progetti volti alla generazione di redditoper la popolazione locale.In particolare si è provveduto alla costruzione di bar-che da pesca, all’avvio della produzione di spago uti-lizzando fibre di cocco, alla manifattura di sempliciarticoli tessili.La CRUF si è occupata della costruzione di un vil-laggio composto da 48 case nuove, di una scuola ma-terna, di un centro comunitario e sono inoltre stateriparate 150 abitazioni parzialmente danneggiate.È stato finalizzato un progetto di riforestazione cheha portato, nell’arco di due anni, al reimpianto di 200mila alberi.È stata avviata una piccola manifattura tessile, cheopera secondo i principi del commercio equo e soli-dale e un centro di formazione che hanno coinvoltopersone colpite dallo tsunami. Tale progetto ha in-cluso anche una scuola materna per i figli degli arti-giani.Nel corso degli anni sono stati avviati progetti anchein aree non colpite dallo tsunami, ma a favore di per-sone in stato di necessità.CRUF è un’organizzazione non governativa e non siè potuta occupare della vendita dei prodotti realiz-zati nell’ambito dei vari progetti, ma si è avvalsadella collaborazione e dell’intermediazione di Go-spel House che ha offerto la propria disponibilità e ipropri canali commerciali.I fondi necessari per le varie attività sono stati rac-colti grazie al contributo dei membri dell’organizza-zione e da numerosi donatori privati sia locali chestranieri, molti dei quali collaboravano con GospelHouse Handicrafts da diversi anni.

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Pescatore della zona colpito dalloTsunami del 2004

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Pur essendo uno stato di dimensioni medio-pic-cole, il Nepal presenta una notevole varietà di climied ambienti naturali, comprendendo territori chespaziano dalla pianura del Gange alla catena mon-tuosa dell'Himalaya. Otto dei quattordici "ottomila"del pianeta si trovano in territorio nepalese.Il paese può essere indicativamente diviso in trefasce parallele che, da sud a nord sono:

- il Terai, pianura gangetica a 100 m s.l.m., carat-terizzata da un clima tropicale;- una zona intermedia di natura collinare e mon-tagnosa;- la catena dell’Himalaya.La storia antica del Nepal non presenta docu-

menti storiografici largamente attendibili, e si perdenella leggenda. Si narra che in tempi remoti la valledi Kathmandu fosse un lago, ed il bodhisattvaManjusri fendendo il terreno con un colpo di spadacreò la gola di Chobar, facendo così defluire leacque.Intorno all'ottavo secolo a.C. i Kirati (o Kiranti) fu-rono i primi abitanti della valle a darsi un'embrio-nale organizzazione sociale. Nel VI secolo a.C., se-condo la cronologia tradizionale, nacque SiddhartaGautama (il Buddha storico) vicino a Lumbini, cittàsituata nella parte meridionale del paese ai confinicon l'India: l'avvenimento è testimoniato da una co-lonna commemorativa fatta qui erigere nel II secoloa.C. dall'imperatore buddhista indiano Ashokadella dinastia Maurya.Nel IV secolo d.C. il territorio fu invaso dai Li-chhavi, che introdussero l'Induismo ed il relativo si-stema sociale (Muluki Ain), unitamente alla suddivi-sione della popolazione in caste.Dal IX al XII secolo i Thakuri ebbero la supremaziasulle altre etnie, seguiti nel XIII secolo dai Malla. Aquel tempo il Nepal non era un regno unito, ma uninsieme di stati costantemente in guerra fra loro.Nella stessa valle di Kathmandu vi erano alcunecittà-stato indipendenti, ciascuna con il proprio so-vrano. Spesso i governanti delle singole città eranolegati da vincoli di parentela, ma all'occasione nonesitavano a dichiararsi reciprocamente guerra.

L'unità politica nepalese è un fatto relativamenterecente: verso il XVIII secolo, al declino della stirpe

dei Malla, si assistette all'affermazione degli Shah,famiglia che regnerà sul paese fino al 2008, anno incui è stata proclamata la repubblica. Costoro, a par-tire dal regno di Gorkha, sottomisero progressiva-mente gli altri regni locali finché, durante la festadell'Indra Jatra del 1768, Prithvi Narayan Shah nonconquistò con il suo esercito Kathmandu e fu inco-ronato primo re del Nepal unificato.Le tensioni con l'India britannica sfociarono nellaguerra anglo-nepalese (1815-1816) che terminò conuna grave disfatta del paese himalayano. La pacevenne siglata con il trattato di Sugauli che sancì lacessione di parte del Terai e del Sikkim alla Compa-gnia Britannica delle Indie Orientali in cambio dellaconservazione dell'autonomia.

Nella notte del 14 settembre 1846 ebbe luogo unevento che avrebbe influenzato la vita politica delpaese per oltre un secolo. Un ufficiale dell'esercito,Jang Bahadur Kunwar, fece assassinare a tradi-mento numerosi membri della Corte e dell'esercitomentre erano radunati nel cortile di Kot. Grazie aquesto espediente, alla sua scaltrezza, nonché alladebolezza del re Rajendra, riuscì ad accentrare sudi sé il potere, riuscendo a farsi nominare Maharajadal sovrano, con garanzia di trasmissione del titoloai suoi discendenti. Si creò così una diarchia nellaquale il monarca era esautorato di ogni potere,mentre il governo era in mano alla famiglia Rana(il nuovo cognome adottato da Jang Bahadur).Il periodo dei Rana presenta, oltre a numeroseombre, anche alcune luci: essi abolirono la schia-vitù ed il sati, l'usanza indù di gettare la vedova(viva) sulla pira funeraria del marito.Furono i primi a confrontarsi con i costumi euro-pei, e sotto il loro governo venne introdotta l'archi-tettura neoclassica a Kathmandu. A loro si devonoi primi tentativi di modernizzazione del Paese.

Una svolta si ebbe solo nel 1947 con la fonda-zione del Partito del Congresso Nepalese ad operadi Bishweshwar Prasad Koirala, su ispirazione delPartito del Congresso indiano. L’ultimo primo mi-nistro ereditario, Mohan Shamsher, rassegnò le di-missioni il 12 novembre 1951.Nel 1955 re Tribhuvan morì, e la corona passò al fi-glio Mahendra. Costui indisse le prime elezionidella storia del paese, che si tennero nel 1959. Fu-rono vinte dal Partito del Congresso nepalese, e Bi-shweshwar Prasad Koirala assunse la carica diPrimo Ministro. Nel 1962 il re dichiarò la messa albando dei partiti politici e decise di reinstaurarel'antico sistema indiano dei panchayat, basato sulleassemblee locali. Questo sistema rappresentativodalla struttura piramidale rimase in vigore fino al1991 e risultava essere completamente apartitico.

Produttori: ACP, Children Nepal, Women’sSkill Development Project,Mahaguthi, KumbeshwarTechnical School

Periodo: Maggio- Giugno 2009A cura di: Luca Gioelli

Nome completo del paese: Repubblica del NepalSuperficie: 140.800 kmqPopolazione: 27.676.547 abitanti (tasso di crescita demografica 2,2%)Indice di sviluppo umano ISU (2008): 142° su 177Indice di povertà umana IPU: 84° su 108Aspettativa di vita alla nascita: 62,6 anniTasso di analfabetismo: 51,4% della popolazione al di sopra dei 15anniPopolazione con meno di 2$ al giorno: 68,5%Tasso di cambio: 1 euro = 103,748 Rupie Nepalesi (24 maggio ’09)

DATI UNDP 2008

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Nel 1972, a Mahendra successe il figlio Birendra, chenon volle mutare l'assetto istituzionale del paese.Dopo l'inasprirsi della violenza e della protesta po-polare fu però costretto ad indire, nel 1981, un refe-rendum sul sistema politico in vigore: una debolemaggioranza si espresse ancora per il mantenimentodei panchayat.

Nel 1990, in un clima di aperta rivolta (“Jana An-dolan”, ossia movimento popolare), il re dichiarò de-caduto il vecchio sistema, e si accinse ad assumere ilruolo di sovrano costituzionale.Nel decennio 1991-2001 vi fu una successione di go-verni di coalizione senza maggioranze sufficiente-mente forti e, generalmente, senza un preciso indi-rizzo politico. Nel 1996, dopo un ultimatum al go-verno, il Partito Comunista Maoista Nepalese diedeinizio alla lotta armata attraverso azioni di guerriglia.Il primo giugno 2001, secondo i resoconti ufficiali, ilprincipe ereditario Dipendra compì una strage nelpalazzo reale quale furiosa risposta al rifiuto dei suoigenitori di accettare la sposa da lui scelta. Dipendrauccise il re Birendra e la regina Aishwarya insiemead una decina di altri parenti, poi rivolse la mede-sima arma contro di sé e fece fuoco, ma non morì al-l’istante. Nonostante fosse in coma era ancora il prin-cipe ereditario e venne proclamato re sul letto dell'o-spedale. Spirò pochi giorni dopo, ed il 4 giugno 2001fu insediato per la seconda volta (la prima fu dal no-vembre 1950 al gennaio 1951) lo zio Gyanendra, fra-tello di Birendra.Il primo febbraio 2005 Gyanendra destituì il governoguidato da Sher Bahadur Deuba, dichiarando loStato d'emergenza, assumendo su di sé il potere ese-cutivo e nominando un Consiglio dei ministri di suafiducia.

Nella primavera del 2006 scoppiò la seconda mo-bilitazione generale per la democrazia nella storia delpaese (“Loktantra Andolan”, ossia movimento de-mocratico, o “Jana Andolan II”). Centinaia di mi-gliaia di nepalesi, tra cui gli studenti guidati dal loroleader Gagan Thapa, scesero in piazza per chiedere ilritorno alla democrazia. Il 21 aprile, dopo una setti-mana di ininterrotti cortei di massa, re Gyanendra ri-nunciò al potere assoluto, ed invitò i sette maggioripartiti dell’opposizione (tra cui non figurava il Par-tito Comunista Maoista del Nepal) a designare unnuovo primo ministro. La scelta cadde su Girija Pra-sad Koirala, che giurò il 30 aprile 2006. Lo stessogiorno si riunì il Parlamento, per la prima volta dal2002, che approvò all'unanimità la proposta di Koi-rala per indire l'elezione di un'Assemblea Costi-tuente.Il 16 dicembre 2006, a seguito di un accordo con il go-verno nepalese per una Costituzione provvisoria, iMaoisti fecero il loro ingresso in Parlamento e nel go-verno del paese, iniziando un percorso di disarmo.Bisogna sottolineare che non tutti i membri del mo-vimento maoista accettarono l’accordo e i dissidentidiedero vita a una frangia scissionista che intendevalottare a favore dell'indipendenza del Nepal meridio-nale.

Il 28 dicembre 2007 è stato approvato dal parla-mento, sulla base di un accordo che ha coinvolto isette partiti principali, tra cui quello maoista, unemendamento costituzionale che ha costituito difatto il primo passo per la trasformazione del Nepal

in una repubblica federale, sancendo in questo modola fine della monarchia. Le elezioni che si sono te-nute il 10 aprile 2008 hanno visto la netta vittoria delpartito maoista, che ha ottenuto 220 seggi su 601. Il28 maggio 2008 è stata proclamata la repubblica.

Il 4 maggio 2009, dopo meno di un anno qualecapo del primo governo del Nepal repubblicano, si èdimesso il Primo Ministro Pushpa Kamal Dahal, co-nosciuto anche come Prachanda, “il terribile”, leaderdel Partito Comunista del Nepal (maoista) che nelleelezioni del 2008 ottenne oltre il 36% dei voti.Tutto è cominciato il 3 maggio quando il premieraveva deciso di rimuovere dal suo incarico il Capo diStato Maggiore dell’esercito, il generale Katawal, ac-cusato di aver disobbedito agli ordini del governoper aver arruolato più di tremila nuovi soldati,quando, stando agli accordi di pace firmati nel 2006,la priorità sarebbe dovuta andare agli ex membridella guerriglia maoista (Pla), e per aver reintegratootto generali senza consultare il governo.Considerando incostituzionale la decisione di ri-muovere il generale Katawal, il presidente RamBaran Yadav lo ha riconfermato in carica. Allo stessotempo Prachanda ha nominato un altro generale,filo-maoista, nuovo capo di stato maggiore.Nei giorni successivi si sono verificati degli scontritra manifestanti favorevoli al ex primo ministro e leforze dell’ordine, mentre si susseguivano le manife-stazioni in diverse zone del paese. Le strade che col-legano Kathmandu alla regione separatista del Terai,nel sud del paese, sono state bloccate da scioperi aoltranza, rendendo impossibile far arrivare i camionnella capitale.

Il 25 maggio 2009, Madhav Kumar Nepal, capodel partito comunista marxista-leninista, ha preso laguida di un nuovo governo di coalizione formato da22 partiti, con la possibilità di contare su una mag-gioranza di 350 voti in Parlamento, contro i 251 del-l’opposizione.Il 4 giugno però si è assistito alla prima crisi delnuovo governo quando il partito Madhesi Ja-nadhikar Forum ha deciso di abbandonare la coali-zione di governo e di espellere 7 suoi membri.Le proteste e gli scioperi sono continuati e la ten-sione ha fatto temere che la situazione potesse dege-

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Le strade di Kathmandu

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nerare verso nuovi scontri armati, timore che nonha fortunatamente avuto riscontro.Il 31 agosto, il Partito Comunista del Nepal (maoi-sta) ha deciso di formare un governo ombra com-posto da 18 “ministeri” allo scopo di controllare l'at-tività dell'esecutivo del premier Madhav KumarNepal.Nel mese di novembre, per cercare di controllare lasituazione, il governo ha disposto lo schieramentodi 5.000 uomini nelle diverse città del, ma, nono-stante ciò, il 12 novembre un migliaio di manife-stanti maoisti hanno circondato gli uffici governa-tivi per protestare contro il Presidente Ram BaranYadav. A guidarli è stato il leader del partito maoi-sta nepalese ed ex primo ministro, Puhpa KamalDahal. I maoisti hanno messo in atto un gheraò,protesta con cui si circonda il luogo della manife-stazione per impedire l'entrata di altre persone.

Dopo un’interruzione di oltre cinque mesi, il 25dicembre sono ripresi i lavori dell’assemblea costi-tuente nepalese che deve redigere il testo dellanuova costituzione della più giovane repubblica hi-malayana. Nonostante molte questioni siano staterisolte, il Partito Comunista Maoista, pur potendocontare sul 40% dei membri dell’assemblea, non èriuscito a fare approvare alcuni suoi emendamenti.Tra questi, il cambiamento della bandiera nazionale,attualmente la stessa del periodo monarchico, l’in-troduzione delle parole “guerra del popolo” nelpreambolo della costituzione, e il nome della stessacarta costituzionale, che per i maoisti avrebbe do-vuto essere “Costituzione della Repubblica Fede-rale Popolare del Nepal”. I maoisti hanno ancheperso sul fronte della definizione del federalismo,nella quale non verrà citata la divisione su base et-nica, così come non verrà incluso il riferimento alsecolarismo. Via libera a larga maggioranza inveceper la libertà di stampa e il pluralismo, fortementevoluti dal partito del Congresso.

Non contenti di questa situazione, i maoistihanno inoltre annunciato che, se il governo non ac-cetterà le loro condizioni, riducendo i poteri del pre-sidente e lavorando per uno stato federale su baseetnica, avvieranno una nuova ondata di protesteper ristabilire “la supremazia del popolo” nel paese.Una proposta, questa, avversata da tutti gli altripartiti che, comunque, non rinunciano a qualchestrappo alla regola per cercare di catturare maggioriconsensi.A dispetto di quanto dichiarato, infatti, il Partito delCongresso e altre formazioni che siedono nell’as-semblea costituente hanno infatti dato il loro appog-gio a gruppi politici legati all’etnia Newar nella lottaper il riconoscimento di una provincia su base et-nica. Il 26 dicembre è stata istituita la Provincia au-tonoma Newar che comprende la città di Kath-mandu e la sua valle.

A inizio gennaio 2010, sono stati rilasciati due-cento ex bambini soldato, arruolati dai maoisti du-rante la guerra contro il governo centrale e, dal2006, rinchiusi in un campo di “soggiorno” situatonel sud del paese. Le Nazioni Unite stimano che, almomento della cessazione delle ostilità, dei circaventimila guerriglieri detenuti nei campi di prigio-nia circa tremila fossero minorenni.

Il processo di reinserimento degli ex bambini-sol-dato dovrebbe proseguire, seppur tra mille diffi-coltà.

Il paese sta attraversando un momento di tran-sizione che dovrebbe portare, anche grazie al la-voro dell’Assemblea Costituente, al consolida-mento del sistema democratico. Nonostante questobisogna sottolineare che il clima politico rimaneteso e le numerose forze politiche, nella ricerca dimaggiori consensi, sono facilmente portate ad as-secondare, se non a favorire o fomentare, le semprepiù frequenti rivendicazioni provenienti dai diversigruppi etnici e sociali.

Le condizioni di lavoro in NepalIl primo dicembre 2008, in un incontro del La-

bour Advisory Committee (LAC) è stato raggiuntoun accordo tra le rappresentanze sindacali e quelledatoriali circa la fissazione di nuovi minimi sala-riali mensili: lavoratore non specializzato 4.600rupie nepalesi (NPR), semi specializzato 4.650, spe-cializzato 4.760, altamente specializzato 4.950. Il sa-lario minimo giornaliero per lavoratore è stato fis-sato in 190 NPR.Le parti hanno anche convenuto di non applicarela nuova struttura salariale alla produzione dellajuta, almeno fino a quando il corrispondente salariogiornaliero indiano rimarrà fermo a 142 NPR algiorno.

Negli ultimi anni il governo nepalese ha adot-tato una serie di provvedimenti per favorire il pas-saggio da cottimista a lavoratore dipendente, inmodo particolare per coloro che svolgono il propriolavoro all’interno delle organizzazioni/imprese.Evidentemente si tratta di un provvedimento chedà maggiori garanzie agli artigiani, ma che stacreando non poche difficoltà anche alle organizza-zioni di commercio equo. In genere le retribuzionidegli artigiani vengono calcolate a cottimo, anche acausa della volatilità del mercato che rende difficilegarantire un lavoro continuativo.

Alcuni lavoratori, così come alcune personedello staff delle organi hanno segnalato che se daun lato l’assunzione a tempo determinato dà sicura-mente maggiori garanzie al lavoratore, dall’altro sipuò tradurre, nel caso di alcuni lavoratori partico-larmente capaci, in una “riduzione dello stipen-dio”, se l’azienda non valuta in modo appropriatoi vari livelli di specializzazione e di produttività.In ogni caso risulta evidente come per la stragrandemaggioranza dei lavoratori si tratti di una conqui-sta importante, la cui sostenibilità non può però es-sere scaricata esclusivamente sulle organizzazionidel “Sud del Mondo”, ma dovrebbe responsabiliz-zare ancora di più gli importatori circa alcuni im-portanti aspetti che rendono una relazione equa esolidale: il pagamento di un prezzo equo, la conti-nuità delle relazione, il rispetto dei tempi di paga-mento.

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Fair Trade Group NepalIl Fair Trade Group Nepal, costituitosi come

gruppo informale nel 1993 e legalmente registratocome organizzazione non governativa nel 1996, è ilcoordinamento delle organizzazioni nepalesi di com-mercio equo.Le relazioni tra le varie organizzazioni nepalesi dicommercio equo, così come avviene in molti paesi,non sono state sempre buone. In una prima fase èprevalsa la competizione e la concorrenza, ma l’isti-tuzione di FTG Nepal e il lavoro comune per la pro-mozione e la tutela del commercio equo nel paese hafatto sì che nell’arco degli anni si costruisse una retedi organizzazioni sufficientemente cooperativa.FTG Nepal ha offerto la possibilità alle organizza-zioni di commercio equo di confrontarsi sulle strate-gie e sulle prassi che dovrebbero caratterizzare il lorooperato. Questo ha fatto sì che venissero individuatiuna serie di regole e di strumenti condivisi come, adesempio, il Fair Wage Standard.Si tratta di un quadro di riferimento per la fissazionedei salari e delle remunerazioni che i membri delcoordinamento si sono impegnati a rispettare e cheinclude norme circa la non discriminazione tradonne e uomini.

considerato da molte donne alla stregua di un hobbyo al massimo un lavoro saltuario. È loro convinzioneche donne con un livello di istruzione molto basso oinesistente possono essere formate, sia da un puntodi vista teorico che pratico, e diventare abili arti-giane, capaci di organizzarsi e di rendere remunera-tiva la loro attività.Questo porta a una maggiore autostima e all’au-mento della considerazione e del peso di cui godonoa livello sia famigliare che sociale, contribuendo arenderle maggiormente autonome e al contempopartecipi delle decisioni che riguardano loro stessee le proprie famiglie.ACP rivendica il fatto di non essere un ente assisten-ziale, ma di operare, pur con intenti e finalità sociali,in modo professionale e con un’organizzazione effi-ciente che mira a garantire la sostenibilità della strut-tura. Per questo motivo ritiene fondamentale avva-lersi delle prestazioni di personale qualificato, checonsenta di gestire al meglio i vari settori di compe-tenza, ma, altresì, motivato ad operare a favore di ar-tigiani e artigiane a basso reddito nel tentativo di mi-gliorare le loro condizioni di vita.ACP è un’organizzazione non governativa e inquanto tale la legislazione del paese non le permettedi essere in possesso di una licenza di esportazione.Per questo motivo ha costituito una società control-lata (o come, la definiscono loro, una organizzazione“sorella”), la Nepali Craft Trading Pvt. Ltd., che sioccupa di tutte le attività legate all’export.

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L’Association for Craft Producers (ACP) è una or-ganizzazione non governativa nepalese, associazionesenza scopo di lucro, che attualmente lavora con circa1.200 produttori in ben 15 distretti del paese.L’associazione è stata costituita nel 1984 da ungruppo di persone, prevalentemente donne, concompetenze in ambito economico e sociale e conesperienza nel settore dei progetti di sviluppo a fa-vore delle donne.L’obiettivo principale di ACP è quello di sostenerecon le proprie attività artigiani, ma, come detto, so-prattutto artigiane, a basso reddito, permettendo lorodi vivere degnamente del proprio lavoro.Proprio per questo motivo si è dotata di una strutturache fornisce formazione e servizi di consulenza su de-sign, marketing, gestione.Attraverso l’attività commerciale si vuole dare lapossibilità di un lavoro continuativo ed equamenteretribuito, consentendo agli artigiani di provvedereal sostentamento delle proprie famiglie e di miglio-rare le condizioni di vita della comunità.Nel corso degli anni sono stati sviluppati diversi pro-getti in ambito sociale quali programmi di educa-zione di base e corsi di igiene, rivolti in particolarealle donne, assistenza sanitaria, consultori famigliari.L’intera attività è orientata a favorire uno svilupposostenibile che tenga in considerazione la salute e lasicurezza dei lavoratori e il rispetto dell’ambiente,evitando, ove possibile, materiali o processi produt-tivi inquinanti.ACP si fregia del fatto di aver contribuito a cambiarela percezione del lavoro artigianale che prima era

Association for Craft Producers

Lavorazione del feltro

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La struttura organizzativaACP è retta da un consiglio di amministrazione

composto da 9 persone (7 donne e 2 uomini) di cui3 sono stati tra i soci fondatori. Si tratta di personecon una formazione culturale e professionale ele-vata e con una lunga esperienza in campo econo-mico e sociale.Proprio la volontà di condividere e di mettere a ser-vizio della comunità, in particolare delle donne, leproprie capacità ha spinto queste persone a impe-gnarsi in ACP.Il consiglio di amministrazione è il responsabile ul-timo dell’organizzazione e ne definisce le linee po-litiche e strategiche, decide sulle assunzioni e sullemansioni del personale.La signora Meera Bhattarai, socia fondatrice dell’or-ganizzazione, oltre a far parte del consiglio di am-ministrazione ricopre anche il ruolo di direttore ge-nerale, con compiti di coordinamento dell’operati-vità della struttura che è organizzata in settori di at-tività: settore amministrativo e contabile, settoreproduzione, settore progetti e programmi.Si tratta di una persona di estrazione sociale e cul-turale elevata, dotata di forte personalità e carisma,attorno a cui ruotano un po’ tutte le attività. La cen-tralità e importanza di questa figura può rappresen-tare, in prospettiva, un elemento di debolezza perl’organizzazione. Lei stessa pare rendersi conto diquesta situazione e sottolinea l’importanza di for-mare persone capaci e motivate che possano prose-guire il lavoro.Negli ultimi anni si sono andate delineando altrefigure che, perlomeno nei rispettivi ambiti di com-petenza hanno assunto un ruolo di riferimento. Adesempio la rappresentante attuale di ACP in sensoal FTG Nepal è la signora Revita Shrestha, attualeresponsabile del settore “progetti e programmi”.

La struttura operativaL’obiettivo primario dichiarato da ACP è quello

di concentrare le proprie attività a favore di arti-giani a basso reddito, dando priorità alle donne. Leattività si rivolgono sia ai produttori che si sono in-sediati nelle città o nei sobborghi, che alle popola-zioni delle aree rurali. In Nepal il sistema delle caste e della appartenenzaetnica ha ancora una sua influenza e di fatto condi-ziona in modo significativo la vita delle persone, so-prattutto nelle aree rurali. Per questo motivo anchele organizzazioni di commercio equo quando par-lano delle persone coinvolte nelle loro attività fannospesso riferimento a questi fattori.ACP dichiara di voler mantenere un certo equilibriorivolgendosi sia ai principali gruppi etnici che alleminoranze. Stimano che gli artigiani che collabo-rano con loro appartengano ai seguenti gruppi: 39%Newar, 15% Brahmin, 19% Chhetri e 27% a mino-ranze etniche.L’operatività è gestita da uno staff di 60 persone chesi occupano della parte amministrativa, delle atti-vità produttive interne alla sede, dei progetti e deiprogrammi sociali.ACP fornisce però lavoro ed assistenza a oltre 1.200artigiani, 90% dei quali donne.

Circa 90 persone prestano il loro lavoro come arti-giane nei laboratori attivi presso la sede: prepara-zione delle materie prime (tintura della lana o delcotone, cardatura della lana,..) per le unità produt-tive interne ed esterne, decorazione con la tecnicadel block printing (xilografia - decorazione contamponi e timbri), ceramica, falegnameria, feltro,screen printing (serigrafia).Gli altri 1.100 artigiani operano in unità produttiveesterne che si configurano come gruppi informalicoordinati da un “capo gruppo”, come laboratori opiccole imprese a gestione famigliare.Ai 1.200 artigiani citati, vanno aggiunti altri 150 la-voratori che fanno riferimento ad alcune impreseesterne a cui ACP si rivolge per alcune lavorazioni.In momenti di particolare lavoro è possibile chesiano coinvolti dei lavoratori occasionali.I vari settori sono coordinati da responsabili che in-sieme con il direttore esecutivo concordano il pianodelle attività.

Condizioni contrattualiLe persone che a vario titolo lavorano per ACP pos-sono essere suddivise in alcuni gruppi in base altipo di contrattualità che li lega alla struttura e alloro inquadramento.

Personale permanenteA questa categoria appartengono le persone as-sunte in modo permanente. Percepiscono uno sti-pendio fisso mensile, integrazioni definite dallalegge e benefit previsti dall’organizzazione. In que-sta categoria rientrano: le persone che compongonolo staff e gli operatori della sede, le artigiane che la-vorano nei laboratori interni alla struttura.

Personale “registrato”Si tratta di personale che non è assunto a tempo in-determinato, ma che ha firmato un documento, ge-neralmente chiamato “entry form”, che viene cu-stodito tra i documenti amministrativi dell’organiz-zazione e che definisce e riconosce ufficialmente lacollaborazione della persona con l’ente. In generepotremmo definirli come artigiani “registrati”. Inquesto caso il lavoratore percepisce o un salario o,molto più frequentemente, una retribuzione a cot-

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Controllo qualità

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timo ma usufruisce anch’egli di tutti i benefit previ-sti dalla struttura.Circa 80 artigiani “registrati” ricevono un salariofisso.

Personale esternoSi tratta sostanzialmente di artigiani e artigiane chenon si recano al lavoro presso la sede dell’organizza-zione, ma lavorano presso il proprio domicilio o ingruppi informali, in genere coordinati da una “capogruppo” che si occupa di tenere i contatti con ACP.Queste persone possono essere “registrate”, cioè averfirmato un “entry form”, oppure no. Nel primo casogodono di tutti i benefit e le integrazioni previsti dal-l’organizzazione nel secondo caso, no.I lavoratori che appartengono a questa categoria chevengono pagati a cottimo.

Personale di aziende “esterne”In alcuni casi la struttura può affidare la produzionead aziende esterne. In questo caso il personale nonha relazioni con ACP, ma il suo inquadramento e lecondizioni di lavoro dipendono dall’impresa, in ge-nere a gestione famigliare, per cui prestano il loroservizio. I membri del FTG Nepal hanno stilato unprotocollo con alcune direttive circa gli accordi daprendere con eventuali ditte esterne che prevedonodegli impegni in merito al rispetto dei diritti dei lavo-ratori.

Gli artigiani appartenenti ai gruppi “Personale re-gistrato” e “Personale Esterno” sono circa 1.100 (90%donne), anche se è difficile stabilirne il numeroesatto. Soprattutto i gruppi più piccoli o di nuova co-stituzione sono quelli più difficilmente censibili. Iproduttori registrati sono in genere quelli che lavo-rano da più tempo e in modo continuativo con lastruttura. Secondo i dati raccolti risultano essere circa600, ossia la metà dei produttori coinvolti.I componenti dello staff, il personale della sede ivicomprese le artigiane dei laboratori interni ricevonoun salario mensile, mentre la maggior parte deglialtri artigiani vengono pagati a cottimo.La remunerazione di un’artigiana che riceve uno sa-lario mensile parte da circa 6.000 rupie al mese a cuivanno aggiunti i vari benefit.Una produttrice “esterna” della maglieria, “regi-strata” ma che lavora a domicilio ed è pagata a cot-timo, guadagna tra le 4.500 e le 15.000 rupie al mese,in base al tempo che dedica alla produzione e alle suecapacità.Nella valutazione delle remunerazioni è importanteconsiderare anche i benefit offerti da ACP, che sonomolto numeri: programma di risparmio, prestiti age-volati, premio produzione, fondo previdenza, servi-zio mensa gratuito, servizio di assistenza psicologica,programmi di educazione informale, sussidi per l’i-struzione dei figli, indennità per le festività, congedoe indennità di maternità e paternità, fondo malattieed emergenze,….L’organizzazione, per quanto riguarda questo am-bito, ha fissato due obiettivi per il 2010:

- aumentare il numero di artigiani che beneficianodel lavoro e dell’assistenza, aumentando al con-tempo le retribuzioni, siano esse fisse o a cottimo;- aumentare del 50% il fondo destinato alla coper-

tura dei costi dei programmi a beneficio dei pro-duttori: tal fondo dovrebbe passare da 3.567.379(5% del fatturato dell’anno di riferimento) a5.351.069 rupie, ossia da circa 34.600 euro a quasi52.000 euro.

Comitato consultivo dirigenti e produttoriLa possibilità di avere un reddito proprio fornisce

alle donne un’importante riconoscimento sia in am-bito familiare che sociale, ma altrettanto fondamen-tale risulta essere la crescita della consapevolezzadelle proprie capacità e abilità nell’ambito della rela-zione e della partecipazione alla vita del gruppo e alprocesso decisionale.Anche in considerazione di questo aspetto la diri-genza di ACP ha costituito un comitato cui parteci-pano i rappresentanti dei produttori e i membri delcomitato dei “dirigenti”.Lo scopo è quello di sviluppare buone relazioni inambito lavorativo, favorendo cooperazione, traspa-renza e comunicazione, dando la possibilità ai parte-cipanti di scambiarsi suggerimenti e condividereidee utili al miglioramento dell’associazione e so-prattutto lavorare insieme per il raggiungimento diobiettivi comuni e condivisi.Il comitato si riunisce tendenzialmente una volta almese e si occupa di decisioni che riguardano i pro-duttori: ad esempio, alcuni dei programmi e dei be-nefit, come il congedo per maternità e l’indennità perle festività, sono stati avviati proprio su proposta delcomitato.

Impatto della produzione e attenzioni ecologiche

La sede di ACP è stata dotata di una serie di stru-menti utili a ridurre l’impatto sull’ambiente delle la-vorazioni e dei materiali utilizzati.La tintura della lana e del cotone richiede moltaacqua che, a processo terminato, deve poi esseresmaltita in modo appropriato. Per cercare di ridurrel’impatto di questa lavorazione ACP ha predispo-sto, presso la sede dell’organizzazione, un sistema digrondaie che consente di raccogliere l’acqua piovanain un apposito serbatoio interrato da 300.000 litri.L’acqua così raccolta viene utilizzata per le necessitàproduttive.La tintura di lana e cotone, così come il block prin-ting, producono acque di lavorazione che vengonoraccolte in una cisterna. Nel 1994, grazie a un contri-buto dell’UNIDO fu costruito un primo sistema ditrattamento delle acque di lavorazione, che nel 1997venne implementato con un nuovo depuratore ac-quistato con il supporto di SNV, ente della coopera-zione governativa olandese.Il depuratore è in grado di processare 15.000 litri diliquidi reflui al giorno.La questione ancora aperta è quella dello smalti-mento dei fanghi risultanti. Questi vengono conse-gnati all’ente per la gestione dei rifiuti, ma non visono “certezze” che vengano smaltiti in modo ap-propriato.È stato inoltre avviato un processo per sostituire gliinchiostri a base di kerosene utilizzati per il blockprinting con degli inchiostri a base d’acqua.

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Viene promosso l’uso di carta riciclata e privilegiatol’uso di legno “dolce”, a crescita più rapida, inmodo da non intaccare le foreste e poter ripristinarevelocemente gli alberi abbattuti.Viene scoraggiato l’utilizzo di sacchetti di plasticaed è stato proibito il fumo all’interno dei locali aduso comune.La situazione dei gruppi di produttori esterni è in-vece di più difficile gestione, anche se sono stati av-viati programmi volti alla riduzione dell’impattoambientale. Ad esempio nel caso della produzionedi articoli in metallo viene promosso l’utilizzo dimaterie prime riciclate e la fornace del Lalitpur Sin-ging Bowl Group è stata dotata di una ciminiera conun particolare filtro in modo da ridurre le emissioni.Emerge una certa attenzione ai temi ambientali, manon è semplice trasferire tale sensibilità ai produt-tori esterni anche perché gli eventuali adeguamentinecessitano di fondi.

realtà di Pokhara non è fatta solo di alberghi e ri-storanti.Dove ha sede CN e si svolgono la maggior partedelle sue attività, si stima che 13.000 mila bambinivivano in quartieri/zone povere e degradate, più di8.000 lavorino come manovali e circa 130 dormanoper strada. Naturalmente le più a rischio sono lebambine che spesso trovano un’occupazione come“domestiche” presso le case delle famiglie bene-stanti.Questo è, in estrema sintesi, il contesto in cui operaChildren Nepal e che ha indirizzato le scelte e lelinee di azione dell’organizzazione.

Children Nepal (CN) è un’organizzazione nongovernativa e no profit impegnata a promuovere idiritti, il benessere e lo sviluppo dei bambini che vi-vono ai margini della società. Lavora direttamentecon i bambini e le loro famiglie con attività prati-che, aiutandoli a sfuggire agli effetti della discrimi-nazione, dello sfruttamento e della violenza basatisulla casta, la disabilità, il genere e lo stato sociale.È stata fondata nel 1995 da un gruppo di professio-nisti impegnati nell’ambito dell’educazione, dellasalute e dei servizi sociali che avevano vissuto espe-rienze simili nel corso della loro infanzia. Loroerano preoccupati per il numero di bambini che vi-vevano ai margini della società con le loro famiglieche non erano in grado di provvedere loro un ade-guato supporto alle necessità materiali, come un ri-paro, assistenza medica, ed emotive a causa dellapropria formazione e del fatto che essi per primierano cresciuti nelle stesse situazioni. Molti bam-bini, non in condizione di ricevere un’educazioneadeguata o di frequentare scuole incapaci di affron-tare il problema dei bambini emarginati, non veni-vano raggiunti dalle istituzioni sociali. Come risul-tato molti di questi bambini sono sfruttati ed espo-sti alla violenza e al crimine, soffrendo per pro-blemi di salute fisici e/o mentali.

Nel corso degli anni CN è cresciuta ed ha aiu-tato molti bambini e le loro famiglie. Con le proprieinfrastrutture, l'organizzazione è cresciuta diven-tando un centro che offre risorse alle persone e allealtre organizzazioni che vogliono lavorare con

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Children Nepal

Il Nepal è un paese “in via di sviluppo”, se-condo un gergo che sarebbe probabilmente da ri-vedere nei suoi presupposti, con una situazione po-litica che da alcuni anni si presenta turbolenta e an-cora in cerca di un equilibrio.La popolazione è di circa 27,6 milioni di abitanti, dicui circa la metà con meno di 18 anni. Il tasso di al-fabetizzazione maschile è del 63%, quello femmi-nile del 35% (2004), dato che non sorprende consi-derato che solo il 79% dei ragazzi e il 60% delle ra-gazze è iscritto a scuola, ma solo il 27% dei bambiniconclude la scuola primaria.

Il lavoro minorile costituisce un serio problemae circa 2,6 milioni di bambini sono sfruttati in que-sto modo dal momento che le famiglie li mandanoa lavorare, anche lontano da casa, per contribuireal sostentamento della famiglia. A questo si ag-giunga che secondo le statistiche circa il 63% deibambini nepalesi è stato o sarà malnutrito, almenoin un periodo della propria vita.I bambini sono privati dell’elementare diritto adun’educazione a causa della povertà, dell’analfabe-tismo di massa e di problemi socio-economici,come lo sfruttamento del lavoro minorile, la trattadelle bambine, il lavoro in condizioni di schiavitù ela discriminazione nei confronti delle bambine.Anche solo con questi pochi dati è possibile ren-dersi conto di quanto sia delicata la condizione deibambini e quanto questi siano vulnerabili, in Nepalcome negli altri paesi poveri.

Pokhara è una città di circa 200 mila abitanti, trale più popolose del Nepal, situata a circa 200 kmdalla capitale Kathmandu (circa 8 ore di autobus).È una delle località che attraggono più turisti per-ché, oltre alla bellezza del luogo e alla sua storia, daqui partono molti percorsi per gli appassionati deltrekking.La zona in cui risiedono i turisti è quella che costeg-gia il Pewa Tal, il pittoresco lago in cui si specchianole vette innevate che incorniciano la vallata. Ma la

Staff di Children Nepal

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bambini in circostanze difficili e uno spazio in cuiformarsi e scambiarsi esperienze.Nella sua opera per migliorare la situazione dei sin-goli bambini, CN è innanzitutto impegnata a lavo-rare con le loro famiglie, aiutandole ad affrontare iproblemi della vita quotidiana e creando opportu-nità di accesso ai fornitori locali di servizi. Quandoalle famiglie vengono dati tali possibilità e sono inse-rite nelle reti di supporto della comunità, sono in unaposizione migliore che consente loro di avere unruolo attivo nel loro futuro a medio-lungo termine edi richiedere i servizi di cui realmente necessitano.CN crede che sarà possibile giungere a un cambia-mento sociale vero e durevole solo lavorando astretto contatto con la società civile e concentrandola maggior parte del proprio lavoro a questo “livellodi base”.

La visione di CN, che emerge anche dai loro do-cumenti, contempla una “società in cui tutte le diffe-renze, come ad esempio quelle di classe sociale, ge-nere, religione, stato fisico o mentale, sono valutatecome espressioni di comunità e patrimoni culturalidiversi; in cui tutte le persone hanno l’opportunità ela capacità di soddisfare i propri bisogni primari e lasocietà stessa si compiace della partecipazione ditutti i suoi membri ad ogni livello del processo de-mocratico.”

La missione che CN si prefigge di portare a ter-mine è quella di facilitare processi che rendano ca-paci i bambini lavoratori e le loro famiglie di assu-mere un ruolo attivo e determinante nella soluzionedei loro stessi problemi attraverso il rafforzamentodelle loro competenze, la crescita della fiducia e lascoperta e l’utilizzo delle capacità esistenti; questoporterà al più efficace miglioramento a lungo ter-mine delle loro condizioni di vita.

Children Nepal ha come scopo di:- rafforzare le capacità dei bambini e delle rispet-tive famiglie che vivono ai margini della societàin modo che possano soddisfare le proprie esi-genze fondamentali;- provvedere il supporto necessario per l’integra-zione sociale e aiutare le persone a rompere il cir-colo vizioso della discriminazione basata sullacasta, la disabilità, il genere e lo stato sociale;- accrescere le capacità dei membri e dei volontaridi CN in modo che questi possano raggiungeregli scopo precedentemente menzionati.

Gli obiettivi sono:- accrescere l’accesso di bambini che si trovano incondizioni particolarmente difficili e delle loro fa-miglie ai servizi esistenti;- migliorare le condizioni socio-economiche dellefamiglie attraverso la formazione di gruppo e leattività pratiche;- mettere in condizione i bambini di diventarebuoni cittadini attraverso lavori di gruppo, la pra-tica della non-violenza, il rifiuto della corruzionee della discriminazione delle persone a causadella casta, del genere, della disabilità e della con-dizione sociale;- mobilitare la società civile, coloro che fornisconoservizi alla persona e tutte le persone interessateper la protezione e la cura dei bambini che vivono

situazioni di difficoltà;- essere auto sostenibili grazie alla produzione ela vendita di prodotti artigianali, promuovendoseminari di formazione e sviluppando collabora-zioni tra persone e organizzazioni che condivi-dono le stesse idee;- sviluppare, testare e documentare strategie perpromuovere l’auto-sviluppo della comunità e at-tività auto-sostenibili;- aumentare buone relazioni con organizzazionisimili in modo da lavorare in questo campo conmaggiore forza, evitando le duplicazioni e con-dividendo le risorse.

CN opera nell’ambito del proprio lavoro socialesecondo un approccio olistico e vede la famiglia e lacomunità locale come principali obiettivi e al tempostesso come principali risorse per raggiungere leproprie finalità.CN crede che per giungere a un reale miglioramentodella condizione dei bambini la famiglia deve essereassolutamente coinvolta e partecipe del tentativo.L’organizzazione lavora a più livelli: livello micro-base con i bambini e le famiglie, livello medio conscuole, distretti, fornitori di servizi di salute, altre or-ganizzazioni non governative e cooperative, e infinelivello “macro” sostenendo la causa, promuovendoazioni di pressione e momenti di formazione circa idiritti dei bambini, l’uguaglianza per tutte le personee il miglioramento dei servizi sociali previsti per ipoveri.

Le attività di Children Nepal possono essere rag-gruppate per aree tematiche:

- Bambini e giovani° Centro di contatto e accoglienza° Inclusione scolastica° Formazione professionale e collocamento al la-voro° Gruppi di auto aiuto per bambini e giovani° Campi di orientamento° Alfabetizzazione informatica e supporto all’e-ducazione di base

- Famiglia° Consulenza famigliare° Gruppo di auto aiuto per genitori° Programmi di generazione di reddito per le fa-miglie° Microcredito

- Comunità° Mobilitazione sociale per la protezione e lacura dei bambini e dei loro diritti° Educazione alla Pace per i giovani° Lavoro di rete tra organizzazioni della societàcivile

- Generazioni di risorse interne° Suryamukhi Handicrafts

- Sviluppo delle capacità° Formazione e gruppi di lavoro

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Nel corso dell’anno luglio 2007 – giugno 2008 (lavisita è stata effettuata a giugno 2009 e in quel mo-mento non erano ancora disponibili i dati relativi alperiodo luglio 2008 – giugno 2009) per il quale, insede di visita erano disponibili i dati, 949bambine/ragazze, 380 bambini/ragazzi, 381 famigliehanno beneficiato dei diversi servizi offerti da Chil-dren Nepal. Ben 358 bambini, di cui 238 bambine,hanno ricevuto un sostegno per la scuola e il 99% diloro ha terminato con successo gli studi.Duecento bambini sono stati sostenuti economica-mente grazie ai contributi di privati cittadini di altripaesi quali, ad esempio, Belgio, Canada, Dani-marca, Germania, Italia, Olanda, Regno Unito, Spa-gna, Stati Uniti, Svizzera.Inoltre 28 giovani hanno terminato con successo glistudi secondari e 20 ragazze sono hanno portato atermine con profitto il corso di formazione profes-sionale.

Le risorse economiche necessarie allo svolgi-mento delle attività sono dovute ai finanziamenti diorganizzazioni non governative internazionali oalle donazioni di privati (55%), il 43% è dovuto al-l’autofinanziamento (vendite di artigianato cui siaggiungono le quote dei soci, contributi liberali e ilnoleggio di spazi e attrezzature del centro), il re-

stante 2% è dovuto ai contributi degli enti locali.

Suryamukhi HandicraftsChildren Nepal ha avviato, nel febbraio del

1999, un programma volto alla generazione di red-dito chiamato Suryamukhi Handicrafts (il termineSuryamukhi in sanscrito significa “dal volto splen-dente come il sole”) che si prefigge di creare oppor-tunità di lavoro per donne a basso reddito per aiu-tarle ad aumentare le loro risorse e a migliorare leloro condizioni di vita. Oltre a fornire una fonte direddito e un supporto sociale a queste donne,Suryamukhi è stato pensato per contribuire al so-stegno dei programma e delle attività di ChildrenNepal.

Si tratta, almeno al momento, di un ambito chenon è strutturato e pensato come una vera e pro-pria unità produttiva a se stante, ma più che altrocome un programma di sostegno a donne in diffi-coltà, molte delle quali madri o sorelle dei bambiniinseriti nelle attività del centro. In questi casi il coin-volgimento di queste persone nell’attività artigia-nale è da leggersi come funzionale a un interventointegrato, un progetto complessivo che coinvolgenon solo i minori, ma necessariamente anche glialtri componenti della famiglia.

Le persone che usufruiscono di questo pro-gramma sono attualmente 40, tutte donne. Nonsono assunte, ma pagate a cottimo, anche se vieneloro garantito, pur in carenza di ordini, il lavoro pertutto l’arco dell’anno. La produzione eventualmentein eccesso viene stoccata in attesa di essere venduta..Base sociale e struttura operativa

La base sociale di CN è attualmente compostada 6 membri a vita e da 71 membri ordinari cheeleggono il consiglio di amministrazione dell’orga-nizzazione.La gestione delle attività è affidata allo staff che sicompone di 17 persone, ivi compreso il direttoreesecutivo, il Signor Ram Chandra Paudel, uno deifondatori dell’organizzazione.Lo staff e il personale docente è assunto con con-tratto a tempo indeterminato e gode di tutti i bene-fici concessi dalla legge. Gli stipendi, differenziatisecondo la mansione svolta sono comunque gene-ralmente superiori alle disposizioni di legge. Comenel caso di altre organizzazioni nepalesi di com-mercio equo si parte da una remunerazione attornoalle 6.000 Rs al mese.Il personale è qualificato e motivato: molti degli at-tuali dipendenti/operatori hanno dapprima fre-quentato il centro in qualità di volontari.Le 40 donne impegnate nella produzione vengonoinvece remunerate a cottimo utilizzando come basedi calcolo i valori appena enunciati.Children Nepal si avvale anche della collabora-zione di circa 50 volontari locali e di volontari in-ternazionali.

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Laboratorio di produzione di Suryamukhi

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Il Women’s Skill Development Project (WSDP) fufondato e registrato ufficialmente secondo quantoprevisto dalle leggi nepalesi nel 1975, che fu dichia-rato dalle Nazioni Unite “anno internazionale delledonne”. Esso fu avviato come centro di formazione finanziatodal governo, con lo stesso nome che ha ora, per of-frire la possibilità alle donne che lo desideravano diimparare a tessere, tagliare e cucire.WSDP fu creato con l’intenzione di aiutare i più biso-gnosi e aiutare le donne povere e analfabete a svilup-pare le proprie capacità.

Dopo il 1989, quando in Nepal fu introdotta la de-mocrazia, il centro cominciò a declinare in quanto ilgoverno non era più in grado di finanziarlo. Moltedonne non erano in grado di trovare lavoro, fino ache una impiegata, Ramkali Khadka, vide le poten-zialità del progetto e prese l’iniziativa. Ella iniziò rac-cogliendo fondi/investimenti dai componenti dellasua famiglia e dai componenti della comunità. Con un capitale iniziale di appena 10.000 rupie ne-palesi (poco meno di 100,00 euro) a disposizioneRamkali Khadka e tre colleghe, Shanti Thapa, LaluGurung e Surya Panday, iniziarono a produrre arti-gianato e WSDP si trasformò gradualmente in un’or-ganizzazione non governativa autosufficiente e disuccesso.

WSDP ha sempre prodotto borse, anche se agliinizi queste avevano un design un po’ “antiquato” ederano realizzate in modo molto semplice con il soloutilizzo di cotone naturale color panna.Shanti, Lalu and Surya parteciparono, a Kathmandu,a un corso di formazione sulla tintura/colorazionedei materiali e il controllo di qualità. Filati di colorenero vennero poco dopo inseriti nei lavori al telaio ealla fine furono in grado di introdurre nuovi e diffe-renti colori.Nei primi anni ’90, quando WSDP si stava ancora av-viando e contava solo 16 lavoratori, in confronto aiquasi 200 attuali, l’organizzazione beneficiò dell’aiutodella sua prima volontaria di Voluntary ServiceOverseas (VSO), organizzazione britannica che inviagiovani volontari a prestare servizio nei paesi in viadi sviluppo.Questa volontaria prestò il suo servizio per due annidurante i quali si occupò delle questioni inerenti ilmarketing: prese le borse e le portò nelle zone più fa-mose e popolari di Pokhara, dove le vendette consuccesso ai turisti occidentali. Nel 1994 arrivò la se-conda volontaria di VSO che si dedicò allo sviluppodi nuovi modelli, creando la “baby bag”, a tutt’ora ilprodotto più venduto da WSDP.Da quel momento in poi Ramkali e le sue lavoratricicontinuarono a creare nuovi modelli e differenticombinazioni di colori.

Nel 1995, WSDP ottenne la registrazione come or-ganizzazione non governativa e diventò parte delFair Trade Group Nepal. Questo fu un passo signifi-cativo in quanto da quel momento WSDP iniziò a es-sere promossa anche attraverso le organizzazioni dicommercio equo e solidale.

A partire dal 1996 le vendite e il fatturato dell’orga-nizzazione sono cresciuti in modo stabile.Nel 2002 due nuove volontarie si unirono al pro-getto, una giapponese legata alla JICA (Japan Inter-national Cooperation Agency) che si incaricò dello stu-dio di nuovi modelli e una statunitense legata agliAmerican Peace Corps che aiutò l’organizzazione aristrutturare la parte commerciale.Entrambe ebbero un impatto degno di nota e WSDPcontinuò a svilupparsi e a crescere. Alcune altre vo-lontarie che prestarono per brevi periodi la loroopera diedero comunque un contributo, seppur piùlimitato.Nel marzo del 2003 WSDP si associò a IFAT (attualeWFTO) e grazie a fiere e mostre a cui partecipò ingiro per il Nepal fu in grado di stabilire nuovi con-tatti ed espandere il proprio mercato, che successi-vamente raggiunse l’Europa, così come il Giapponee gli Stati Uniti.

WSDP ha sempre avuto come obiettivo quello dicreare opportunità di lavoro per le donne, in partico-lare quelle più bisognose. Per questo motivo, fin dal-l’inizio, vennero introdotti una serie di criteri e atutt’oggi l’obiettivo primario dell’organizzazione ri-mane quello di offrire opportunità di formazioneprofessionale alle donne in modo da renderle auto-nome e autosufficienti.Nell’arco degli anni sono state formate persone pro-venienti da situazioni e contesti sociali, economici,etnici estremamente diversi. Molte provenivano davillaggi rurali ed erano vedove, divorziate, disabili,vittime di violenze, alcune erano state allontanatedalle loro case e dai loro villaggi.WSDP ha offerto loro corsi di formazione in moltediscipline: taglio, cucito, tessitura, tintura, gestionedelle attività e molti altri aspetti legati alla produ-zione artigianale.Hanno potuto inoltre usufruire di corsi sulla curadella salute e la lingua inglese, tutti offerti gratuita-mente da volontari locali e/o stranieri.Nel corso degli anni WSDP ha aiutato centinaia didonne ad acquisire le abilità professionali necessa-rie a renderle autonome. A tutt’oggi è una dellepoche organizzazioni della regione formata dadonne.

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Women’s Skill Development Project

Preparazione dell’ordito

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Struttura e organizzazioneI soci attuali sono 183, tutte donne, a cui si de-

vono aggiungere le 3 fondatrici a cui è riconosciutolo status di soci a vita.Come previsto da statuto, tutti i soci hanno dirittodi partecipare ai processi decisionali e, riuniti in as-semblea, eleggono il direttivo che è composto di 9membri e si riunisce con cadenza trimestrale.Le decisioni prese o gli orientamenti generali ven-gono resi pubblici anche grazie ad apposite bache-che e lavagne predisposte all’interno della sede del-l’organizzazione. Numerose informazioni sono affisse all’internodella sede e consentono alle socie di WSDP e alleproduttrici che collaborano con la struttura di es-sere a conoscenza di alcuni aspetti importanti ine-renti le sue scelte organizzative e attività. A titolo diesempio possono essere citati i seguenti pannelli:

- la composizione della base sociali e degli or-gani elettivi;- l’organigramma della struttura;- il sistema di calcolo utilizzato per il pagamentodelle stoffe che riporta chiaramente tutte le indi-cazioni del caso;- l’elenco dei servizi riservati agli associati e ingenerale a tutte le produttrici che collaboranocon la struttura;- lo schema di calcolo del prezzo dei prodotti conesplicitate le varie voci di costo, i margini e illoro utilizzo, secondo uno schema paragonabileal prezzo trasparente;- i giorni di vacanza e le festività retribuite;- gli orari di lavoro.La struttura operativa prevede un organi-

gramma diviso in più settori, ciascuno coordinatoda un responsabile. I componenti dello staff sono 15e sono coordinati da un direttore esecutivo.Se si considerano anche le donne che non sonosocie, ma che al bisogno prestano la loro opera a fa-vore di WSDP, il numero delle persone coinvoltesale a 380.Le remunerazioni sono più alte dei minimi contrat-tuali e in media gli operatori ricevono un compensoche va dalle 7.000 alle 8.000 rupie al mese.Le socie-produttrici vengono pagate a cottimo se-condo un sistema di calcolo prefissato sulla basedella difficoltà del lavoro da svolgere e sulla quan-tità degli articoli prodotti.In questo caso la base di calcolo utilizzata come pa-rametro supera i minimi salariali e si aggira sulle8.000 rupie al mese.Anche le produttrici che collaborano occasional-mente con WSDP vengono pagate con lo stesso si-stema a cottimo.

Fino al presente l’organizzazione è stata impe-gnata strutturarsi e a divenire auto sostenibile,anche perché non usufruisce di finanziamenti daparte del governo o di organizzazioni non governa-tive.In ogni caso l’organizzazione offre alle produttriciuna serie di servizi e programmi:

- formazione: le insegnanti e le assistenti usufrui-scono di corsi di aggiornamento permanenti,mentre i nuovi membri ricevono una formazionedi base per lo sviluppo delle proprie capacità

nell’ambito della tessitura, tintura, taglio e cu-cito, produzione di bambole,….- attività ludico ricreative: feste e momenti diincontro in occasione della celebrazione delleprincipali festività, picnic, …- visite di istruzione: visite organizzate pressoluoghi di interesse storico/culturale, uscite permomenti di formazione esterni alla struttura,..- borse di studio: borse di studio per i figli delleproduttrici per una somma che va dalle 5 alle 7mila rupie- assistenza medica: assistenti degli ospedali lo-cali forniscono assistenza medica alle produt-trici- premi: nel corso dell’anno vengono assegnatipremi per le persone che maggiormente si di-stinguono nelle attività svolte, per le donne di-sabili in riconoscimento del loro impegno,….- momenti di ristoro: a tutte le produttrici vieneofferta la possibilità di consumare la bevandatradizionale, il tè, nel corso della giornata.

Alle produttrici permanenti vengono inoltre offertii seguenti servizi: giorni di vacanza retribuiti, fondoper i momenti di ristoro offerti presso la sede alleoperatrici, fondo pensione per gli impiegati, inden-nità per il pasto fuori casa, fondo spese per le cele-brazioni religiose, visite formative in Nepal e all’e-stero, corsi di aggiornamento, corsi di educazionealla salute.

La produzione artigianaleWSDP ha un’ampia gamma di prodotti in co-

tone tessuto e confezionato a mano: borse, astucci,portafogli, zaini, sciarpe,… La linea principale èrealizzata con fibre di cotone tinte con colori di ori-gine chimica, ma certificati AZO-free, ossia senza

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Consegna dei tessuti

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derivati dell'azoto e auto-fissanti con acqua calda,più eco-compatibili e sicuri per chi ne viene a con-tatto.A partire dal 2006 è stata avviata la produzione di ar-ticoli tinti con colori di origine completamente natu-rale, mentre più recentemente è stata introdotta unalinea di prodotti realizzati tessendo l’allo, fibra natu-rale di origine locale ricavata dalla specie botanicaGirardinia diversifolia, anche conosciuta come “orticagigante himalayana”.Si tratta di una fibra più grezza, non adatta a tutti itipi di lavorazione, che viene utilizzata da sola o ab-binata a fibre di cotone.

La prima fase di lavorazione prevede che le ma-tasse di cotone siano lavate e bollite in modo da net-tarle da sporco e impurità, per poi passare, ove ne-cessario, alla tintura. Per ridurre l’impatto di tale pro-cesso, le acque vengono utilizzate quattro volte e,successivamente, vengono trattate grazie all’utilizzodi un sistema di cisterne in modo da far sedimentarei residui delle colorazioni. I fanghi vengono poi rac-colti e conferiti alla società che si occupa dello smal-timento dei rifiuti.I filati tinti vengono stesi ad asciugare al sole. Unavolta pronti si procede stendendo i fili grazie a unaserie preordinata di paletti, in modo da prepararel’ordito. Si passa alla preparazione dell’ordito sten-dendo i fili grazie a una serie preordinata di paletti.Gli abbinamenti di colore sono stabiliti in questa fase,ed i fili, una volta ordinati, sono pronti per essere tra-sferiti sul telaio.

Le artigiane di WSDP utilizzano il tradizionale te-laio a tensione, il più facile e il meno esoso da realiz-zare. È formato da due traverse in legno, i subbi, sucui si deve legare il filo che forma l'ordito. Quest’ul-timo viene tenuto fermo da due pattine sottili, men-tre con un pettine, il liccio, si batte il filo che forma latrama.Un estremo di questo tipo di telaio va legato ad un al-bero o ad un sostegno fisso, mentre l'altra estremitàdeve essere legata alla vita della tessitrice, permet-tendole di controllare la tensione dell’ordito con ilproprio corpo. Questo tipo di telaio è molto leggero e facilmente tra-sportabile tanto che era utilizzato dalle popolazioninomadi.

Le fasi della tintura e della preparazione dell’or-dito avvengono presso la sede dell’organizzazione,mentre la tessitura può essere svolta anche presso lapropria abitazione. Le donne lavorano spesso nelleloro case site nelle zone rurali in modo da poter con-temporaneamente accudire alla famiglia e alla casa.Normalmente un tessuto di sette metri di lunghezzae 40 centimetri di larghezza viene preparato in duegiorni. La striscia così realizzata viene riconsegnatapresso la sede di WSDP per essere pesata e, al mo-mento del conferimento, l’artigiana viene puntual-mente pagata.I tessuti vengono quindi tagliati e cuciti per ottenerei prodotti desiderati che, una volta terminati ven-gono sottoposti al controllo qualità per essere poi im-ballati e spediti ai clienti.La tintura e la tessitura si svolgono sotto dei porti-cati molto ben arieggiati, mentre le operazioni di ta-glio, confezionamento, controllo qualità e imballag-gio dei prodotti finiti dispongono di apposite salette.

La storia ufficiale in genere si occupa della na-scita, espansione e caduta degli imperi e dei condot-tieri e solo di rado rivolge la sua attenzione alle vicis-situdini dei popoli e alla vita quotidiana della stra-grande maggioranza delle persone, spesso in lottaper la sopravvivenza o impegnate a rivendicare ipropri diritti.A volte questo silenzio viene rotto grazie all’emer-gere di figure che in virtù della propria personalitàe carisma, riescono a farsi portavoce dei diritti e delleistanze delle fasce povere ed emarginate.

Nella storia recente del Nepal può essere citato atale riguardo il gandhiano Tulsi Mehar Shrestha.Egli nacque da una famiglia del modesto ceto medioNewar nel 1896, nel distretto di Lalitpur, zona a suddi Kathmandu, e, in seguito a un percorso di forma-zione e di crescita personale, decise di esporsi pub-blicamente contro l’oppressione delle fasce più po-vere e emarginate della società, tra cui le donne, at-taccando in modo particolare il rigido sistema dellecaste.La sua visione di riforma della società e di sviluppodelle comunità enfatizzava il ruolo delle donne, chedovevano essere aiutate, grazie all’educazione e aprogrammi volti alla generazione di reddito, ad es-sere autonome ed autosufficienti.La promozione e attuazione di questa idea causò uncerto scompiglio all’interno della società del tempo espinse il Primo Ministro Chandra Shumsher J. B.Rana ad accusare Tulsi Mehar Shrestha di operarecontro lo stato, costringendolo all’esilio onde evitareuna lunga prigionia.Per questo motivo si trasferì in India, entrando incontatto e collaborando in modo stretto con ilMahatma Gandhi. Visse in numerosi ashram e si de-dicò intensamente all’apprendimento delle tecnichedi filatura e tessitura.La collaborazione con Gandhi gli consentì di matu-rare un’importante esperienza nell’ambito del lavoroa favore delle fasce povere ed emarginate della po-

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Mahaguthi

Produzione della carta

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polazione e rafforzò le sue convinzioni, tanto daspingerlo a ritornare, nel 1923, in Nepal per metterein pratica quanto appreso e contribuire al cambia-mento sociale del proprio paese.Anche grazie all’appoggio di Gandhi, che scrisseuna lettera la Primo Ministro nepalese, ottenne ilpermesso di fare ritorno in patria e di avviare unpiccolo progetto inerente la filatura e la tessitura.Tulsi Mehar si stabilì a Shankhamul Ghat, nel di-stretto di Lalitpur, sulle sponde del sacro fiumeBagmati, e diede vita alla prima manifattura tessilenepalese, utilizzando una pacco di cotone grezzoofferto dall’illustre amico indiano.

L’organizzazione così fondata prese, nel 1927, ilnome di Shree Tin Chandra Kamdhenu Charkha Pra-charak Mahaguthi e fu una delle prime realtà paeseattive in ambito sociale. In seguito, per onorare lamemoria di Gandhi, Tulsi Mehar fondò una se-conda organizzazione, la Nepal Gandhi Smarak Nidhi,che, nel 1973, si fuse con la prima, dando vita alNepal Charkha Pracharak Gandhi Smarak Mahaguthi.Nella valle di Kathmandu era tradizionalmente pre-sente una piccola produzione di cotone, la cui fila-tura e tessitura era svolta a livello domestico. L’atti-vità promossa da Tulsi Mehar costituiva il primotentativo di organizzare questa produzione, incre-mentando le possibilità di lavoro e di reddito dimolte famiglie.Nella zona di Mangal Bazar venne inaugurato uncentro per la vendita al dettaglio, dove venneroperò concentrati anche lo stoccaggio della materiaprima e la produzione.

Dallo sviluppo di questa che inizialmente erauna struttura di piccole dimensioni nacque, nel1984, Mahaguthi, Craft With a Coscience, organiz-zazione che attualmente beneficia oltre un migliaiodi produttori distribuiti in diverse parti del Nepal.Fedele alla sua visione, Tulsi Mehar aspirava allacreazione di un centro di formazione di tipo resi-denziale, che si occupasse di donne vedove o ab-bandonate. Questo fu possibile nel 1977 quando fuinsignito del “Nehru Award”, quale riconoscimentodelle sue attività in ambito sociale, e ricevette in pre-mio la somma di 145.000 Rupie, che egli destinòcompletamente alla creazione di un centro di tiporesidenziale per la formazione e la riabilitazione perdonne vedove e abbandonate. Il centro, a cui vennepoi dato in onore del suo fondatore il nome di TulsiMehar Mahila Ashram, è dotato di strutture abita-tive, di un piccolo centro medico, di laboratori diproduzione, di un asilo con una piccola area giochi.L’ashram offre un percorso formativo gratuito strut-turato in due anni, nel corso dei quali donne in dif-ficoltà, accompagnate dai propri figli, possono usu-fruire dell’ospitalità e dei servizi del centro.Mentre le madri apprendono a tessere, cucire, lavo-rare a maglia, seguendo al contempo corsi di alfabe-tizzazione, i figli possono frequentare la scuola e ac-cedere a percorsi educativi.Tulsi Mehar morì nel 1978, poco dopo l’inaugura-zione dell’ashram.Il centro accoglie ogni anno circa 80 donne scelte trale più povere ed emarginate, e le sue attività sono fi-nanziate in modo significativo da Mahaguthi, cheogni anno versa alla struttura il 40% dei propri pro-fitti.

Lo scopo sociale di Mahaguthi è quello di for-nire servizi sociali, tecnici e finanziari a gruppisvantaggiati di produttori, in modo particolaredonne, e fornire loro accesso al mercato locale e in-ternazionale. Obiettivi dichiarati sono:

- promuovere piccole attività artigianali- supportare singoli artigiani o piccoli gruppi af-finché possano migliorare le proprie capacità or-ganizzative e i processi produttivi;- promuovere la cultura tradizionale, l’arte e l’ar-tigianato, coniugando lo sviluppo di nuovi pro-dotti, con le tecniche e i modelli tradizionali;- diffondere le pratiche del commercio equo conattenzione al rispetto dell’ambiente;- promuovere azioni di sensibilizzazione dell’o-pinione pubblica e di pressione sulle istituzionipubbliche per promuovere il commercio equo elo sviluppo sostenibile.

Produzione internaLo staff dell’organizzazione si compone di 37

persone a cui si aggiungono 67 donne (di cui 4 condisabilità) che lavorano nella unità produttiva in-terna dedicata alla produzione di capi di abbiglia-mento e articoli di tessuto.Le persone dello staff sono assunte con contratti atempo indeterminato e ricevono uno stipendiomensile stipendi mensili differenziato in base allemansioni, ma comunque non inferiore alle 6.000rupie.Le lavoratrici che prestano la loro opera nel labora-torio di produzione tessile interno, sono state pa-gate a cottimo fino alla fine del 2008, per poi essereanch’esse assunte a tempo indeterminato a inizio2009 e la loro remunerazione è equiparata a quelladegli altri dipendenti.Anche nel caso del pagamento a cottimo si assumecome valore di riferimento lo stipendio di 6.000rupie nepalesi al mese, valorizzando in modo pro-porzionale il tempo lavoro necessario alla produ-zione di ogni singolo articolo. Gli artigiani esperti eparticolarmente rapidi possono arrivare a guada-gnare cifre superiori, vicine anche alle 8.000/9.000Rs al mese.

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Assemblaggio astucci per torroni LiberoMondo

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Produzione esternaMahaguthi si relaziona, inoltre, con circa 85

gruppi esterni di produttori, arrivando a coinvolgerecirca 1.000 artigiani e artigiane. L’andamento dellevendite influenza la continuità dei rapporti con i pro-duttori: con alcuni le relazioni commerciali sono re-golari, mentre con altri sono più sporadiche.Qui di seguito vengono presentate molto brevementele attività di alcuni dei gruppi con i quali Mahaguthisi relaziona.

Tulsi Mehar Mahila AshramL’ashram offre a circa 80 donne un percorso for-

mativo gratuito strutturato in due anni, nel corso deiquali donne in difficoltà, accompagnate dai proprifigli, possono usufruire dell’ospitalità e dei servizidel centro.Mentre le madri apprendono a tessere, cucire, lavo-rare a maglia, seguendo al contempo corsi di alfabe-tizzazione, i figli possono frequentare la scuola e ac-cedere a percorsi educativi.Il centro per coprire parte dei costi di mantenimentodella struttura, cerca di vendere i prodotti realizzatinell’ambito delle attività di formazione. Mahaguthi,oltre a versare all’ashram il 40% dei propri utili (nel2008 sono stati versate 2 milioni di rupie), è impe-gnato a trovare sbocchi di mercato per tali prodotti.Al momento riesce a coinvolgere circa 15 donne a cuispetta il 50% del ricavo delle vendite. Mahaguthiversa questo importo all’ashram che provvederà aconsegnarlo alle donne alla fine dei due anni di for-mazione in modo che possano utilizzarlo per avviaredelle piccole attività artigianali. Questo è possibilegrazie al fatto che durante la loro permanenza al cen-tro non devono sostenere alcuna spesa, in quantotutto il necessario viene fornito loro gratuitamente.

A-one Import ExportSi tratta di un’impresa privata che si occupa della

produzione di oggetti in feltro. Pur avendo iniziato aprodurre dei cappelli in feltro fin dal 1989, l’iniziovero e proprio delle attività è da far risalire al 1992.Nelle fasi iniziali la A-one è stata supportata dal Da-nida, organismo governativo danese che si occupa diprogetti di cooperazione.Attualmente la struttura dà lavoro a 100 persone, 60impegnate nella produzione del feltro e 40 dedite allacucitura degli articoli o in altre attività collegate.Il 50% del personale è assunto a tempo indetermi-nato, mentre l’altra metà è pagata a cottimo. Il salarioparte da un minimo di 4.700 – 5.000 rupie al mesefino ad arrivare ad un massimo di 15.000 rupie, sti-pendio corrisposto alla persona con maggiore espe-rienza nella produzione del feltro che si occupa delcontrollo qualità, della formazione del nuovo perso-nale e della realizzazione dei modelli più complicati.La struttura, ritenendo il suo apporto indispensabile,non vuole correre il rischio di perdere i suoi servigi.I lavoratori hanno diritto a due mesi di maternità e auna liquidazione che equivale a una mensilità.L’indennità per malattia è 50% a carico del datore dilavoro e 50% a carico del dipendente. Non è previstala pensione, che spetta solo ai dipendenti pubblici.

Il processo produttivo, per quanto semplice, per-mette di creare bellissimi e originali oggetti utiliz-

zando tecniche che sono rimaste sostanzialmente im-mutate nei secoli.La lana, naturale o opportunamente tinta, viene dap-prima cardata e poi composta allo scopo di ottenerela forma desiderata. A questo punto viene insapo-nata e successivamente frizionata, fino ad ottenerel’infeltrimento.Il prodotto, una volta terminato, viene centrifugatoo posto al sole ad asciugare, per poi essere finito eritoccato.

Liku Khimti Paper ProductsLa Liku Khimti Paper Products è una cooperativa

che si occupa della produzione di fogli di cartagrezza, tradizionalmente conosciuta come Loktapaper. Questo tipo di carta è prodotta artigianal-mente in Nepal seguendo una tradizione che siperde nei secoli. Per la lavorazione viene utilizzata lacorteccia della Daphne Cannabina o della DaphnePapyracea (chiamata Lokta). Questi alberi crescononelle foreste del Nepal tra i 1.900 e i 3.000 metri ehanno notevoli capacità rigenerative che consentonoloro di ricrescere velocemente una volta tagliati.La cooperativa ha 11 soci, 8 donne e 3 uomini, unodei quali di nome Gangaram è l’attuale presidente.

La Cooperazione Svizzera e l’UNDP, che nel 2005hanno sostenuto la nascita del gruppo, hanno chie-sto a Mahaguthi di entrare nel progetto per metterea disposizione le sue competenze e supportare lacooperativa nelle attività di commercializzazione.Attualmente Mahaguthi acquista il 90% della loroproduzione, mentre il restante 10% viene vendutodirettamente sul mercato locale.

Le comunità locali hanno ottenuto dal governo ilcompito di gestire il patrimonio boschivo, per cui gliunici autorizzati alla raccolta della corteccia utiliz-zata per la produzione della carta, sono gli abitantidella zona. La cooperativa acquista la materia primadagli abitanti delle montagne circostanti al prezzo,nel 2009, di 82 Rupie/kg, contro le 63 Rps/kg del2007.La corteccia viene immersa in bidoni pieni di acquache poi vengono posti a bollire su dei fuochi alimen-tati a legna, più recentemente a gas.Le strisce di corteccia vengono poi inserite in unamacchina che, grazie a una serie di lame, le riducein poltiglia. Questa può essere tinta aggiungendodelle sostanze coloranti, prima di essere stesa su deitelai e di essere lasciata ad asciugare al sole.La cooperativa si occupa solo della produzione difogli di carta che vengono acquistati da Mahaguthi ovenduti direttamente sul mercato locale. Il prezzodei fogli varia in funzione della grammatura:1 foglio da 5 grammi = 1 Rupia1 foglio da 20 grammi = 2 Rupie1 foglio da 40 grammi = 4 Rupie

La cooperativa ha sede a Rasanalu, comunità dicasa sparse, a circa 300 km da Kathmandu. A di-spetto della distanza non così elevata, il tempo dipercorrenza del tragitto è di circa 9 ore, di cui le ul-time 2 su una pista in terra battuta, segnalata sullemappe come sentiero per il trekking. La strada asfal-tata, o comunque segnalata come tale sulle cartine,termina infatti nella località di Jiri da cui un tempopartivano gli scalatori alla conquista dell’Everest.

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Kumbeshwar Technical School è stata fondata nel1983 da Siddhi Bahadur Khadgi, ex membro delConsiglio di Stato. Situata a Lalitpur (Patan) unadelle 3 principali città della valle di Kathmandu, lascuola è adiacente al tempio di Shiva a cinque livelliche si trova nella piazza chiamata Kumbeshwar.Il quartiere è in maggior parte popolato da apparte-nenti all’etnia Newar, la popolazione originaria dellavalle. La comunità locale si compone principalmentedi Newar appartenenti alle caste inferiori, come ma-cellai, barbieri, autisti, lavoratori, manovali e brac-cianti, spazzini. Il nome della famiglia rispecchial’occupazione dei suoi componenti.

La scuola è stata legalmente registrata nel 1987,secondo quanto previsto dal Governo Nepalese,presso il Ministero dell’Educazione e degli Affari So-ciali, il Consiglio per l’Educazione Tecnica e l’Istru-zione Professionale (CTEVT), Il Consiglio Nazionaledi Coordinamento dei Servizi Sociali (ora Consigliodella previdenza sociale – SWC), l’Ufficio dell’Am-ministrazione Distrettuale (CDO) e l’Ufficio Distret-tuale per l’Educazione. La scuola ha sviluppato fortilegami con altre organizzazioni non governative edè inoltre impegnata a favore dello sviluppo socio-economico delle donne e dei bambini di famiglie abasso reddito.

Sebbene il target dei beneficiari sia stato ampliatonel 1986, la scuola fu inizialmente avviata allo scopodi assistere la comunità “Pode”, tradizionalmentespazzini, casta che occupa il livello più basso, e altrigruppi socialmente ed economicamente svantaggiatiinclusi bambini soli che vivevano nel quartiere, im-migrati in cerca di lavoro da aree remote del paese.I “Pode” sono considerati “intoccabili” e hannopoco peso nell’ambito delle decisioni sociali e politi-che, sono privati dell’educazione e perfino della pos-sibilità di partecipare alle attività religiose. Le lorocondizioni di vita sono estremamente povere. No-nostante l’importanza del tempio di Shiva sito nellapiazza Kumbeshwar, il luogo era carente di serviziigienico-sanitari e di impianti di scarico, rendendo

Il costo del trasporto dei fogli di carta da Rasanalua Kathmandù è di circa 200 Rupie.Compatibilmente con gli ordini, la produzione puòessere effettuata dai mesi di luglio/agosto fino adaprile, per poi essere sospesa durante il periododelle piogge monsoniche.I ricavi della vendita vengono suddivisi equamentetra i soci della cooperativa che svolgono questa at-tività compatibilmente con il lavoro dei campi.

Mahaguthi ha scelto di avere come fornitore pre-ferenziale per i fogli di carta Lokta questa coopera-tiva valutando il progetto molto valido. In questosenso è allo studio un nuovo progetto per favorireun ulteriore miglioramento degli standard qualita-tivi, attraverso corsi di formazione e fornitura di at-trezzature.Si tratterebbe di un ulteriore investimento di Maha-guthi su questo gruppo che ha già beneficiato inpassato di questi servizi.

Everesti Gateway Herbs PV Ltd.La Everesti Gateway Herbs PV Ltd. è una pic-

cola impresa di proprietà famigliare con sede a Jiriche si occupa della produzione di fogli di carta. Iltipo di lavoro è molto simile a quello svolto dallacooperativa Liku Khimti Paper Products. Le per-sone che lavorano sono 16, divise in 4 gruppi di 4individui, uno impegnato nella preparazione della“poltiglia” e le altre 3 impegnate nella sistemazionedei telai e nella rimozione dei fogli essiccati.Il personale non vive nel paesino di Jiri, ma pro-viene dalle comunità sparse sulle montagne e oltrea fornire la propria opera lavorativa presso la sede,si occupa della fornitura della corteccia che fungeda materia prima.

Oltre alla “carta Lokta”, viene prodotto un se-condo tipo di carta chiamato “carta giapponese”che è realizzata a partire dalla corteccia di un alberosempre appartenente alla famiglia della DaphnePapyracea, ma che dà luogo a fibre più piccole con-ferendo alla carta maggiore uniformità, ma ancheminore resistenza. Mentre la carta lokta può esseretinta anche dopo essere stata essiccata, la “cartagiapponese” non può sopportare lo stesso tipo ditrattamento in quanto una volta seccata non puòpiù essere bagnata, pena la rottura del foglio.Mahaguthi paga a questa organizzazione lo stessoprezzo per i fogli di carta che viene riconosciuto allacooperativa di Rasanalu, anche se nel caso dellaLiku Khimti Paper Products, si deve accollare deicosti di trasporto più elevati.

Progetti e serviziMahaguthi fornisce consulenza tecnica e forma-

zione ai gruppi con cui collabora, promuove pro-getti volti al miglioramento delle capacità gestionalie organizzative, organizza corsi e per il migliora-mento della qualità.In collaborazione con organizzazioni locali e stra-niere organizza laboratori di formazione per la crea-zione di nuovi design, finanzia l’acquisto di piccolimacchinari e di utensili utili al miglioramento dellaproduzione e delle condizioni di lavoro.A titolo di esempio possono essere citati alcune ini-ziative svolte nel corso dell’annualità 2007/2008:

- formazione nella colorazione della carta, grazieal supporto tecnico di una consulente filippina:i costi dell’iniziativa sono stati interamente so-stenuti da Mahaguthi; - attività di microcredito a favore dei produttoridei tessuti Dhaka e della carta;- una piccola cooperativa di produttori di foglidi carta, la Liku Khimti Paper Products di Rasa-nalu, nel distretto di Ramechhap, ha usufruitodi formazione per il miglioramento della qua-lità dei prodotti e delle tecniche di produzione,ivi compresa la fornitura di strumenti di lavoro(telai, fornelli,..).

Mahaguthi destina il 40% degli utili a sostegnodelle attività del Tulsi Mehar Mahila Ashram, chefornisce a donne e madri in condizioni di estremadifficoltà e ai loro figli, formazione, ospitalità, cibo,indumenti, cure sanitarie, nell’ambito di percorsibiennali.

Kumbeshwar Technical School

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ai bambini della comunità locale appartenenti afamiglie a basso reddito2. fornire educazione tecnica e formazione pro-fessionale a donne e giovani appartenenti a fami-glie a basso reddito ed aumentare la loro possibi-lità di accedere a una più ampia gamma di op-portunità di lavoro3. creare e sostenere programmi volti a generarereddito che beneficino direttamente gruppi abasso reddito, soprattutto donne4. migliorare gli standard di alfabetizzazione el'educazione generale degli studenti.5. fornire educazione, formazione e assistenzaagli orfani e donne indigenti6. mettere in grado la comunità locale e altri be-neficiari delle attività di KTS di assumersi ap-pieno la responsabilità di se stessi e del propriofuturo.

Attività produttiveKTS è un’organizzazione impegnata in molte at-

tività sociali, educative e produttive. Di queste ul-time, molte sono gestite internamente, come nel casodella falegnameria, della tintura dei filati, della tes-situra dei tappeti.L’attività produttiva che coinvolge più persone èperò quella relativa ai lavori a maglia. In questo casole persone che si ritrovano presso il centro per svol-gere il loro lavoro sono una minoranza, circa 28, im-pegnate sia nella produzione che nel controllo qua-lità, mentre le altre svolgono il loro lavoro presso lapropria abitazione: si tratta di circa 470 persone,nella quasi totalità donne, tra cui alcune disabili.Circa il 20% di loro lavora direttamente con KTS,mentre la parte restante fa riferimento a uno dei 13gruppi informali collegati all’organizzazione.Le persone complessivamente coinvolte, in modo in-diretto, sono però molte di più, oltre 2.000. Si trattaspesso dei componenti dei diversi nuclei familiari.

Lo staff e il personale docente è assunto con con-tratto a tempo indeterminato e gode di tutti i bene-fici concessi dalla legge. Gli stipendi, differenziati se-condo la mansione svolta sono buoni e comunquegeneralmente superiori alle disposizioni di legge.

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l’intera area adiacente molto sgradevole e non certocongeniale per stabilirvisi.

Il Signor Siddhi Bahadur Khadgi, che è vissuto eha cresciuto la propria famiglia in questo luogo, potèconstatare le urgenti necessità della zona e della po-polazione che vi viveva. Decise di accettare la sfida eavviò un programma di educazione indirizzato pro-prio alla comunità “Pode”. Il tutto iniziò con un cen-tro diurno che si prendeva cura dei bambini che ledonne “Pode” erano solite portare sulle loro spallementre spazzavano le strade.Successivamente il centro venne ristrutturato e prese,nel 1983 il nome di Kumbeshwar Technical School(KTS).Proprio in quell’anno, Kabindra Khadga, figlio delfondatore, avviò, accanto al centro per i bambini, seiclassi di alfabetizzazione per adulti e un programmadi alimentazione e vaccinazione.Nel 1984 furono introdotti un programma di educa-zione primaria per i bambini e uno, per gli adulti, diformazione alla tessitura di tappeti.

In oltre 25 anni di attività dell’organizzazione e di23 anni di formazione professionale e di programmivolti alla generazione di reddito per le fasce più po-vere delle popolazione, KTS è lentamente, ma costan-temente cresciuta fino al presente. Le attuali attivitàcomprendono: un scuola materna e primaria per 250bambini, una comunità per 20 bambini senza casa,programmi di formazione professionale per giovaniragazzi e ragazze da quindici anni in su, in ambitiquali la falegnameria, la tessitura di tappeti, la fila-tura e il lavoro ai ferri da maglia e un centro diurnoper i bambini figli delle persone in formazione e deiproduttori.KTS nel corso dei primi anni di attività riuscì ad ac-cantonare un piccolo fondo grazie ai ricavi derivantidalle vendite dei prodotti. Questo ha consentito al-l’organizzazione di riuscire a dare continuità alle pro-prie attività senza eccessive difficoltà anche nei mo-menti in cui non erano disponibili fondi esterni.

Il 24 maggio 2008 il presidente fondatore SiddhiBahadur Khadgi ha inaugurato la nuova sede di KTS.La struttura portante è stata completata anche se i la-vori sono completamente conclusi solo per tre deicinque piani più sottotetto e terrazza che compon-gono l’edificio.La realizzazione della nuova sede è stata possibileanche grazie al contributo di alcune organizzazionipartner tra cui SERRV International e Ten ThousandVillages. Per finanziare la costruzione è stato inoltrenecessario prendere in prestito la somma di 2 milionidi rupie nepalesi (circa 19.000 euro) dal fondo di pre-videnza sociale del personale della scuola. I corsi diformazione e l’unità di controllo della qualità del la-voro a maglia (ai ferri) e gli uffici amministrativi sonogià stati trasferiti (giugno 2009) nel nuovo edificio.L’attività di ricerca fondi continua allo scopo di com-pletare gli spazi destinati al centro gratuito di assi-stenza all’infanzia, all’area di accoglienza e soggiornogratuiti per le persone in formazione provenienti daaree rurali e villaggi remoti, ai corsi di formazione inmaglieria, al laboratorio di design e al magazzino distoccaggio.Gli obiettivi primari di KTS sono:

1. fornire scuola materna ed educazione primaria

Kumbeshwar - Scuola primaria

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Come nel caso di altre organizzazioni nepalesi dicommercio equo si parte da una remunerazione at-torno alle 6.000 Rs al mese.Le persone esterne che conferiscono i propri pro-dotti a KTS vengono remunerate a cottimo utiliz-zando come base di calcolo i valori appena enun-ciati.Sia i lavoratori assunti che i produttori a cottimopossono usufruire di numerosi servizi offerti dal-l’organizzazione quali ad esempio agevolazioni perl’accesso al credito, contributi per cure mediche edegenze ospedaliere.

Progetti e serviziKumbeshwar Technical School è un’organizza-

zione molto impegnata in ambito sociale attraversonumerose attività volte a fornire pari opportunitàalle fasce emarginate e socialmente ed economica-mente svantaggiate.I programmi sono rivolti prevalentemente ai bam-bini, ai giovani e alle donne e coprono un’ampiagamma di attività che possono essere però raggrup-pate come segue:

- scuola materna e primaria- comunità per minori (orfanotrofio)- programmi di formazione professionale- centro diurno per minori

Vengono inoltre finanziate borse di studio per l’e-ducazione secondaria a favore di bambini chehanno frequentato le scuole primarie presso il cen-tro.Possono poi essere citate a titolo di esempio alcuneiniziative:

- in occasione della giornata mondiale del com-

mercio equo è stato offerto al personale femmi-nile di KTS, ai produttori alla comunità locale ealle persone indigenti un check up medico ecure gratuite grazie alla preziosa collaborazionedi personale medico qualificato;- corsi sulla salute e la prevenzione a favoredelle donne, del personale, dei produttori e deipartecipanti ai programmi di formazione pro-fessionale: operatori qualificati dell’organizza-zione Nahuda hanno dato informazioni su pre-venzione e cura della salute con particolare at-tenzione alle donne e a malattie quali il tetano,l’HIV e le precauzioni da prendere nel corsodella gravidanza;- vaccinazione contro la tubercolosi dei bambiniche frequentano la scuola materna e primaria,anche grazie al contributo della municipalità diLalitpur;- corsi di alfabetizzazione a favore di produttorie donne della comunità locale tenuti da “MahilaWachat Sakriya Samuha” (Active Women’s Sa-ving Group), gruppo locale costituito da donne.

Tutte queste attività non producono utili, anzi ven-gono offerte gratuitamente o a costi calmierati allafasce indigenti della popolazione, alle persone in-serite nei percorsi formativi e al personale di KTS.Le attività produttive, oltre a generare reddito perle persone coinvolte, consentono con i ricavi dellevendite di finanziare tali attività.Un ruolo importante rivestono anche le donazionidi istituzioni pubbliche e private o di singoli citta-dini.A questo proposito possono essere ricordate dueiniziative:

- Worldwide Friends of Kumbeshwar Kids, ini-ziativa a cui aderiscono più di 150 persone, lamaggior parte straniere, che sostengono econo-micamente le attività di KTS- “KTS Cookbook”, libro di ricette tipiche nepa-lesi che viene venduto allo scopo di raccoglierefondi.

Importante è anche l’apporto dei volontari che af-fiancano il personale nelle varie attività.

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Finitura dei maglioni

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Smolart, gruppo di auto aiuto, è formato da arti-sti che vivono a Tabaka, piccolo villaggio situato apochi chilometri da Kisii, nella parte occidentale delKenya, a circa 400 km dalla capitale Nairobi.Si tratta di una zona prevalentemente rurale caratte-rizzata da attività agricole e artigianali. Nell'area diTabaka è pero presente un particolare tipo di pietrasaponaria, detta "Kisii stone", reperibile in diversevarietà di colore e di durezza. La presenza di questotipo di materiale ha favorito lo sviluppo di piccoleattività artigianali per la maggior parte a conduzionefamigliare.La pietra saponaria viene estratta da piccole cave uti-lizzando utensili molto semplici e sfruttando unica-mente il lavoro manuale degli addetti.I singoli artigiani acquistano poi il materiale grezzoda cui ricavano diverse tipologie di oggetti come sca-tole, statue, suppellettili, scacchiere,…Gli artigiani non sono generalmente in grado diprovvedere in proprio alla commercializzazione delprodotto finito, che viene per lo più acquistato dagrossisti o intermediari che ne curano la vendita sulmercato interno o l'esportazione.Smolart (acronimo di Small Medium and Large Art)è un'organizzazione di auto mutuo aiuto, costituitanel 1990 su iniziativa di un gruppo di artigiani e ri-conosciuta ufficialmente con atto del Ministero dellaCultura e degli Affari Sociali. Dopo un periodo ini-ziale di rodaggio, il gruppo divenne pienamenteoperativo nel 1994.Attualmente i soci sono circa 200, di cui 140 donne,tutti impegnati nella lavorazione della pietra sapo-naria.La cultura e la tradizione dei Kisii prevedono che lascultura sia a totale appannaggio degli uomini, men-tre le donne dovrebbero occuparsi esclusivamentedel lavoro nei campi, badare ai figli e alla casa. Smo-lart ha voluto infrangere questo tabù promuovendol’arte della scultura tra le donne, anche se ha dovutoscontrarsi con non poche resistenze da parte dellacomponente maschile della comunità.Le attività sono dirette da un comitato di gestione,eletto ogni tre anni dall'assemblea dei soci e compo-

sto da 7 membri (al momento 4 donne e 3 uomini).Un loro ruolo importante è quello di fungere danodo di collegamento tra le attività dell'organizza-zione e la base sociale.Questo riveste una particolare importanza, dal mo-mento che il villaggio è costituito da diverse comu-nità distribuite anche a una certa distanza dal "cen-tro" di Tabaka.All'interno del comitato di gestione vengono elettidirettore, vice-direttore, segretario e tesoriere, men-tre gli altri tre membri sono a capo di altrettanti sot-tocomitati che si occupano di specifici aspetti dellavita associativa.I requisiti richiesti per l'affiliazione sono il raggiun-gimento della maggiore età, la residenza nella co-munità locale, la condivisione degli obiettivi del-l'organizzazione e la disponibilità (ove sia necessa-rio) a seguire un percorso formativo circa le moda-lità produttive e il controllo qualità.

Produttori: Smolart, Bega Kwa Bega

Periodo: Giugno 2009A cura di: Antonio Carlucci

Smolart

Superficie: 582 650 kmqPopolazione: 36.913.721 (2003)Indice di sviluppo umano ISU (2008): 148° su 177Indice di povertà umana IPU (2008): 60° su 108Aspettativa di vita: 52,1 anniPopolazione con meno di 2 $ al giorno: 58,3%

DATI UNDP 2008

KenyaKenya

Antonio Carlucci con il direttore di Smolart

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Al momento dell'ammissione si è tenuti al versa-mento, una tantum, di una quota associativa. Nelcaso in cui il nuovo socio non sia in grado di ottem-perare a questa disposizione, può essergli concessodi provvedere poco alla volta con una percentualesul fatturato realizzato.

ObiettiviSmolart è nata allo scopo di migliorare la condi-

zione di vita dei lavoratori delle cave e degli scul-tori. Oltre ad occuparsi degli aspetti prettamenteproduttivi, la sua attività è anche indirizzata a soste-nere progetti comunitari in campo sanitario ed edu-cativo, iniziative volte a migliorare le condizioniabitative e ambientali, interventi a favore di orga-nizzazioni che si occupano di campagne di coscien-tizzazione riguardo l'AIDS.Il lavoro di Smolart mira a:

° sradicare la povertà tra i suoi membri e le rela-tive comunità di appartenenza;° migliorare le condizioni sociali, economiche eambientali dei produttori marginalizzati;° promuovere il commercio equo e la giustiziasociale;° assicurare condizioni di lavoro salutari nel ri-spetto dei diritti dei lavoratori;° utilizzare materie prime e tecnologie locali;° combattere la discriminazione di genere, ga-rantendo condizioni eque tanto agli uominiquanto alle donne, generalmente più esposte acondizioni di sfruttamento lavorativo;° proteggere l'ambiente e gestire le risorse inmodo sostenibile;° promuovere le tradizioni culturali locali, soste-nendo l'attività artigianale attraverso la forma-zione in campo organizzativo e gestionale;° promuovere interventi a favore di educazionee salute, progetti comunitari inerenti l'approvvi-gionamento idrico, i servizi igienici e le struttureabitative.

I prodottiLa produzione è completamente manuale, com-

presa l'estrazione della pietra grezza dalla cava, cheviene poi lavorata utilizzando attrezzi molto sem-plici. I lavoratori delle cave non fanno parte né di-pendono direttamente dalla cooperativa, ma sonospesso assunti a giornata dai proprietari dellestesse. Mentre gli uomini si dedicano alla scultura,le donne hanno l'incarico di rifinire e di dipingere ipezzi, assicurando nelcontempo il controllo della qualità.Le tecniche utilizzate esaltano le caratteristiche dellapietra naturale. Nella cultura locale, l'eredità arti-stica viene trasmessa di generazione in generazione:i genitori insegnano ai propri figli il gusto della la-vorazione artigianale e i segreti della lavorazionedella pietra. Questo consente loro di sviluppare unproprio stile artistico e sperimentare nuove vie peresprimere se stessi e la cultura di cui sono parte in-tegrante.Gli artigiani traggono ispirazione da numerosefonti. In primo luogo dalle tradizioni e dai racconticon i quali sono stati cresciuti fin da piccoli, quando,

accovacciati ai piedi dei familiari, assistevano al la-voro degli adulti. Un ruolo importante è giocatoanche dalla formazione ai valori e alle tecniche ar-tistiche. A influenzare la vena creativa contribui-scono in modo inequivocabile l'osservazione del-l'ambiente circostante e i fatti della vita di tutti igiorni.Il mercato locale non offre grosse possibilità e lamaggior parte dei prodotti viene venduta all'estero,per la quasi totalità ad organizzazioni di commer-cio equo. Il prezzo del prodotto viene stabilito te-nendo conto dei costi di produzione, compresaun'equa retribuzione del lavoro, dei costi di ge-stione dell'organizzazione e di una quota parte dadestinare ai progetti di carattere sociale.

Aspetti sociali e ambientaliGrazie al lavoro svolto in questi anni, l'organiz-

zazione ha incrementato le vendite di prodotti arti-gianali, riuscendo a garantire maggiori redditi aipropri associati e ad implementare i servizi loro of-ferti, che vanno dallo sviluppo di nuovi prodotti alcontrollo della qualità.Il livello di vita degli artigiani è migliorato, in mododa consentire loro di provvedere all'educazione deifigli, di migliorare la propria situazione abitativa ele condizioni sanitarie.

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Lavorazione della pietra saponaria

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E' stato inoltre possibile contribuire a progetti comu-nitari che hanno coinvolto scuola, orfanotrofio e altrestrutture di interesse comune.Parte dei ricavati sono stati investiti nella realizza-zione di una nuova struttura che comprende la sededel gruppo, l'ufficio, il magazzino ed alcuni labora-tori di produzione accessibili a tutti i membri.La pietra saponaria, come tutte le risorse, dovrebbeessere utilizzata cercando di ridurre gli sprechi e mi-nimizzare gli effetti negativi sull’ambiente. Smolartha promosso compagne di sensibilizzazione per latutela dell’ambiente, cercando di ottimizzare l’uti-lizzo della pietra e soprattutto elaborando un pro-gramma che prevede il recupero delle cave esaurite.I terreni dopo essere stati livellati vengono riforestati.

schiavi dalla droga e dall'alcol finisce nelle magliedelle organizzazioni criminali e degli spacciatori didroga. Le donne, che costituiscono il 55% della po-polazione di Korogocho, sono le vittime più usualidalle mafie e bande di quartiere.

"Spalla a spalla"Bega Kwa Bega è un espressione in lingua ki-

swahili che significa "spalla a spalla". Questo nomeè stato scelto da una cooperativa formata da gruppidi auto-aiuto nati dalle attività della parrocchia dellacomunità di Korogocho, una delle baraccopoli diNairobi.Il nome deriva da un anziano, chiamato appuntoVecchio Korogocho (Mzee Korogocho) che fu tra iprimi ad insediarsi nella comunità e a lottare a fa-vore dei diritti della gente e per la concessione diterre per l'insediamento.La vita degli abitanti è molto dura e sopravvivere èuna sfida. La maggioranza delle persone non puòsoddisfare le proprie necessità, vivendo in miseri al-loggi e in condizioni molto difficili, a causa di po-vere strutture sanitarie, inadeguati impianti fognarie strade dissestate.Bega kwa Bega ha iniziato la sua attività nel 1991 condue gruppi, quello dell'Udada e quello delle Mamawa Vyondo, dediti rispettivamente alla produzionedi collane e cesti.

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Bega Kwa Bega

KorogochoNairobi, la capitale del Kenya, è una delle città

del mondo con il maggior numero di baraccati. E' unnumero enorme, 2 milioni e mezzo di persone chevivono nel 5% della terra disponibile.Secondo i dati di UN HABITAT - l'Agenzia delle Na-zioni Unite che si occupa dei senza casa, a Nairobiesistono 199 baraccopoli, da quelle immense comeKibera con i suoi oltre 800 mila abitanti a quelle piùpiccole con nemmeno 2000 abitanti.Per dimensioni Korogocho è la quarta baraccopoli diNairobi, dopo Kibera, Mathare e Mukuru kwanjenga. E' una delle zone più densamente abitate einstabili tra gli slums di Nairobi. La popolazione pre-sente all'interno di Korogocho ha subito negli ultimianni un forte incremento; probabilmente oggi vi-vono al suo interno più di 200 mila persone.Korogocho è situata nel distretto di Kasarani nellazona est di Nairobi su terreno in parte di proprietàdel governo e in parte di proprietà di privati. Anchese si tratta di un cosiddetto "insediamento infor-male", la maggior parte dei suoi abitanti, circa l'80%del totale, paga un affitto per vivere in condizioni di-sumane in baracche fatiscenti e prive di tutto.Lo slum confina con la discarica di Dandora doveconfluiscono i rifiuti di tutta l'area urbana di Nairobie che costituisce una risorsa "preziosa" per i nume-rosi "cercatori" che vivono grazie alla loro attività direcupero e separazione dei rifiuti.La criminalità ha raggiunto livelli altissimi: si costi-tuiti dei gruppi di "vigilanti" di quartiere per cercaredi mantenere un certo ordine, ma spesso sono pro-prio loro che a comportarsi da criminali in altri quar-tieri. Bega kwa Bega, così come ogni altro abitantedella zona, deve pagare una tangente di circa 100scellini kenioti, circa 0,80 euro, al mese a questigruppi di vigilanti. Le forme di violenze sono molte:violenze domestiche, stupri, rapine, uccisioni. Sistima che solo il 20% degli episodi di questo generesiano ufficialmente censiti. Tra i giovani c'è un altoconsumo della famigerata bevanda alcoolica "Chan-gaa", la cui produzione è illegale a causa delle gra-vissime conseguenze che ha sulla salute dei giovaniche la consumano. Spesso la massa di giovani resi

Korogocho

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Lo scopo dell'con l'intenzione di:° combattere il problema della disoccupazionenella comunità di Korogocho;° migliorare lo stato sociale, economico e spiri-tuale dei membri;° ridare fiducia e dignità alle persone;° elevare il livello di vita degli abitanti della ba-raccopoli.

Naturalmente non è facile riuscire a realizzare tuttoquesto, ma l'impegno profuso da quantistanno collaborando con il progetto sta dando ot-timi risultati. Il piano di lavoro prevede obiettiviconcreti e valutabili quali:

° essere stabili economicamente e potenziare lastruttura migliorando la gestione;° creare una buona relazione con i clienti esi-stenti ed espandere il mercato dei prodotti, alfine di garantire un lavoro continuativo ai pro-duttori;° rinforzare le capacità tecniche ed amministra-tive dei membri;° accrescere la qualità artigianale attraverso laformazione e il sostegno agli artigiani e offriresupporto per lo sviluppo di nuovi prodotti;° costruire una maggiore unità tra i membri in-seriti in diversi progetti in varie aree del paese.

Bega kwa Bega svolge un ruolo di coordinamento edi sostegno dei vari gruppi, che, comunque, hannouna propria gestione amministrativa. L'organo digestione è il comitato esecutivo, e funge da puntocentrale di coordinamento di tutte le attività: è com-posto da 10 persone, ovvero da due rappresentantiper ciascuno dei cinque gruppi che attualmente nefanno parte. Viene eletto ogni anno dall'assembleagenerale e i suoi compiti principali sono:

° cura delle relazioni tra i vari gruppi fungendoda nodo centrale della rete;° assistenza per la programmazione e la valuta-zione economica dei gruppi;° affiancamento e sostegno ai gruppi nello svol-gimento delle loro attività;° aiuto nella commercializzazione dei prodottiattraverso la rete del Commercio Equo e Soli-dale;° invio, ricezione degli ordini e coordinamentodelle attività produttive.

Come detto, Bega kwa Bega è composto da cin-que gruppi di artigiani che si sono formati conl'aiuto della chiesa cattolica di St. John, parrocchiadi Kariobangi.Udada significa comunità della sorellanza. La suaattività è iniziata nel 1991 ed è composto da 10donne, ex prostitute, che creano e confezionano col-lane, bracciali, cinture, croci, utilizzando perle divetro, sementi, argilla ed altri materiali.Mama wa Vyondo, gruppo delle mamme, è natonel 1992 e le 20 donne che lo compongono sonotutte madri sole. Realizzano cesti in sisal, borse ecappelli.Dolls costituito nel 2003 con donne provenienti dal-l'esperienza nel gruppo delle Udada. Attualmenteè composto da 10 persone impegnate nella produ-zione di borse di stoffa, bambole tradizionali afri-cane..

Kochkanga, costituito nel 1997, è composto da 8giovani donne che realizzano a mano batik ed abitiin tessuto "tie e dye". Il nome significa infatti stoffedi Korogocho. Lo scopo del progetto è permettere adisoccupati, uomini, donne e giovani, costretti aconvivere con gli enormi problemi della vita nellebaraccopoli, come alcolismo, droga, crimine e pro-stituzione, di generare un reddito sufficiente per sestessi e per le loro famiglie. I prodotti artigianalivengono venduti in piccola parte sul mercato localee soprattutto tramite la rete del commercio equo esolidale.Kindugu, comunità della fratellanza, è un gruppocomposto da 20 giovani che ha iniziato lasua attività nel 1994 per combattere la piaga dell'al-col, della droga e della criminalità, offrendo alter-native concrete di impegno. I componenti delgruppo producono oggetti in legno ed osso, arrediin papiro e foglie di banano.

Storie di vitaViolet Alusha - "Ero senza lavoro, non avevo isoldi per dar da mangiare i miei bambini e facevo laprostituta. Da quando sono entrata a far parte diBega kwa Bega le cose sono migliorate tantissimo:adesso posso pagare l'affitto della casa, se cosi la sipuò chiamare, posso mandare i bambini a scuolaed ho una vita più dignitosa".

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Sede di Bega Kwa Bega

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Mary Wamboi's - "Madre di quattro bambini abban-donata dal marito, raccoglievo piccoli oggetti nelladiscarica vicino a Korogocho e li vendevo per raci-molare un po' di soldi per sfamare i mie figli. Poi hoavuto la fortuna di entrare a far parte del progettoBega kwa Bega e da allora molte cose sono cambiatein meglio per me e per i miei figli".

Lucy Nyambura - "Avevo tanti sogni ma ad un trattosi interruppero dopo l'incidente di mia padre che inun incidente stradale perse entrambe le gambe edanche il lavoro di autista. Con mio padre che non po-teva più lavorare la nostra vita era diventata difficile.Poi sono entrata nel progetto Bega kwa Bega, mihanno aiutato finanziariamente per permettermi difrequentare corsi di informatica, economia, inglese esegretaria d'azienda. Adesso posso dire che sonouscita da un tunnel buio della mia vita".

Rosemay Murure - "Facevo la prostituta per le stradedi Corococho, ma un giorno Padre Alex mi prese emi portò in piccola comunità cristiana chiamataUdada. Li ho cominciato una nuova vita, lavorandoe guadagnando i soldi per andare avanti".

Ann, Pauline e Grace - Tre giovane ragazze che,dopo essere rimaste incinta, vennero abbandonatedai rispettivi fidanzati, furono emarginate dalle lorofamiglie e finirono presto a prostituirsi per le stradedi Nairobi. "Grazie a Bega kwa Bega che è venuta innostro aiuto e ci ha tirate fuori da quello squallore,

adesso possiamo finalmente vivere una vita più de-cente e rispettabile".

Tersia Ndinda - Madre abbandonata dal marito condue bambini. "La mia dignità si era persa per lestrade di Nairobi facendo la prostituta, sfruttata eumiliata alla mercè degli uomini; era l'unico modoper guadagnare un po' di soldi per sfamare i mieifigli".

Mary Angwesi - "Dopo aver fatto i lavori più disu-mani, avevo perso ogni speranza nella vita. Poi sonovenuto a conoscenza di un gruppo di donne che pro-duceva cestini (Mama Wa Vyondo); una donna delgruppo mi ha presentato ai responsabili di Bega kwaBega e fui subito accolta nel progetto. Adesso non misento più a disagio e imbarazzata quando sono conla gente, perché, da quando sono con Bega kwa Begae lavoro, ho riacquistato la mia dignità".

Caroline Anyango - "Prima morì mio marito poi lamia unica figlia femmina a causa dell'AIDS. Con lamorte di mio marito è venuto a mancare quel mi-nimo di sostentamento per me e per i bambini. Hodovuto fare ogni tipo di lavoro, anche la prostituta.Non ho potuto mandare i miei figli a scuola perchésono entrata a far parte del progetto Bega kwa Begaquando erano già grandi, ma quello che non ho po-tuto fare per i miei figli adesso posso farlo per i mieinipotini".

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Antonio Carlucci in visita

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In Ecuador, uno dei paesi più piccoli dell´Ame-rica Latina, poco meno esteso dell´Italia, si concen-trano quattro ecosistemi molto diversi: la Costa, laSierra, l’Amazzonia, l’arcipelago delle Galápagos.L’Ecuador conosciuto come zona strategica dell’im-pero degli Incas è arricchito dalla storia di 700 cul-ture indigene, la principale delle quali è il quechua.Si tratta di un paese attraente e molto particolare,per la bellezza paesaggistica, la selva, la forestaAmazzonica, le cime innevate dei vulcani, molti deiquali ancora attivi, le spiagge, ma soprattutto lagente. E´ meta costante di itinerari turistici di tutti igeneri, da quello d´avventura, all´etnico, ecologico,responsabile. Raramente si pensa all´Ecuador comeun paese amazzonico anche se quasi la metà del suoterritorio appartiene a questo bacino, conosciutocome il più grande ecosistema di selva tropicale,una riserva biologica ricca di milioni di specie d´in-setti, piante, uccelli e altre forme di vita, molte dellequali non ancora catalogate. Questa diversità è co-nosciuta con il termine di biodiversità, comprendele differenze tra gli esseri viventi, includendol´uomo, le culture, i saperi, le tradizioni ancestrali.

Nell´Amazzonia ecuatoriana la colonizzazionespagnola non è riuscita ad imporsi pienamente e gliinsediamenti risalgono ad un´epoca relativamentetardiva (fine ottocento), con l´arrivo dei missionaricattolici, che vi operano da oltre un secolo. Il rela-tivo isolamento non è però stato sufficiente per pro-teggere la regione dalla conquista e durante il no-vecento l´Amazzonia è stata depredata dai governidei diversi paesi del bacino e da imprese nazionalie straniere, che considerano la regione un liberomercato di risorse conquistabili, senza rispetto perl´ambiente e le popolazioni originarie. Il territoriopresenta molte differenze al suo interno: nel nordl´apertura di pozzi petroliferi ha compromesso inmolte zone l´ambiente, trascinando con sé un in-dotto di attività illegali (facilitate dall´apertura divie transitabili), come il commercio del legname, ilnarcotraffico, la criminalità organizzata. Nel sud lasituazione è apparentemente meno drammatica,anche se la conflittualità è latente per il monopoliodelle risorse naturali. In quest´area vivono gli Shuared Achuar, appartenenti al gruppo degli Jibaros, co-nosciuti e mitizzati dai tour operator come il popolodegli irriducibili guerrieri, i famosi “tagliatori diteste”. Negli anni settanta i territori indigeni hanno

ottenuto il riconoscimento legale da parte dellostato, che ha conferito un titolo collettivo di pro-prietà alle confederazioni indigene nel frattempocostituitesi, consentendo di evitare la svendita delterritorio ai coloni. Viaggiando per le provinceamazzoniche si incontrano villaggi relativamenteisolati ma anche piccole e medie cittadine commer-ciali, che hanno come principale attività la commer-cializzazione di prodotti importati a basso prezzo.I principali prodotti sono il petrolio (nel nord), lerisorse minerarie ed il legname (nel sud), senza di-menticare che quasi il 20% delle entrate del paeseprovengono dalle rimesse degli emigrati.

In Ecuador ci sono 16 etnie indigene, per un to-tale di 3 milioni di persone (su 14 milioni totali). Alivello politico le organizzazioni nazionali indigenesono in questo momento su posizioni parzialmentecritiche verso il governo, in quanto su alcuni temi,come quello della Ley Minera e dello sfruttamentodelle ricchezze minerali a giudizio di indios e realtàdi base viene perseguita una linea liberista e “entre-guista” verso multinazionali e paesi stranieri, conti-nuando la politica storica del paese di depaupera-zione delle risorse e inquinamento dell’ambiente.Su temi più generali invece è evidente il processodi cambiamento e di discontinuità rispetto al pas-sato ed alla travagliata storia di questo paese, chesi caratterizza nella mappa politica del continentein continua evoluzione come una delle “punte”progressiste, insieme a Bolivia, Paraguay, Vene-zuela, in parte Brasile, Uruguay, Argentina, Nica-ragua, El Salvador, come i recenti vertici continen-tali con la partecipazione anche del Presidente USAObama hanno sancito e confermato.

La “Revolución Ciudadana” del Presidente Rafael Correa, eletto e rieletto

In un Paese in cui dal 1996 al 2006 si sono alter-nati alla guida del governo sette presidenti e nes-suno è riuscito a terminare il proprio mandato, è unfatto degno di nota che il progressista Rafael Correa(ex-militante del movimento del commercio equoecuatoriano, il primo caso al mondo di un Presi-dente della Repubblica con trascorsi, pur brevi, nelfair trade) sia stato riconfermato il 26 aprile 2009alla presidenza dell’Ecuador per altri quattro anni,vincendo al primo turno, altro caso inedito nellastoria del Paese. Un trionfo: malgrado avesse lastampa contro – “in malafede e corrotta”, l’ha definitail presidente – Correa ha ricevuto più del 50% deivoti, con un distacco del 20% sul suo principale av-versario, l’ex presidente Lucio Gutiérrez (destituito

Produttori: Camari, MCCH, FundaciònChankuap, CorporaciònGruppo Salinas

Periodo: Gennaio 2009A cura di: Luigi Eusebi

Superficie: 272.000 kmqPopolazione: 14 milioni di abitanti (emigranti all’estero: 20%)Percentuale di popolazione sotto la soglia di povertà: 70% Mortalità infantile: 30 x 1000Disoccupazione: 10% - Sottoccupazione: 65%Reddito pro-capite: 1.200 dollari/anno (l’80% della ricchezza delpaese si concentra nelle mani del 10% della popolazione) Analfabetismo: 19% Aspettativa di vita: 72 anni (donne) – 67 anni (uomini)Acqua potabile nelle case: 60% - Denutrizione: 66% - Il 22% dellapopolazione non ha la luce elettrica, l’83% non possiede il telefonoSalario minimo 2009: 218 dollariIndice di Sviluppo Umano (posizione/valore): 72/ 0,775

DATI UNDP 2008

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nel 2005 in seguito a sollevazioni popolari, capeg-giate dalle potenti organizzazioni indigene), e più deivoti raccolti da tutti e sette i candidati presidenzialimessi insieme. Per la legge elettorale sarebbe comun-que bastato il 40% dei consensi o una differenza di10 punti percentuali rispetto al secondo candidato.Eletto Presidente la prima volta alla fine del 2006, l’e-conomista di 47 anni Rafael Correa ha inanellato intre anni una serie consecutiva di risultati elettorali fa-vorevoli, determinanti per avviare un reale cambia-mento nel paese: la vittoria, con l’82% dei voti, nel re-ferendum per la convocazione di un’Assemblea co-stituente (aprile 2007); l’affermazione, nel settembredello stesso anno, del suo movimento politico,Alianza País, come forza di maggioranza; il successo,con oltre il 60% dei ‘Sì’, nel referendum per l’appro-vazione della nuova Costituzione (28 sett´08). UnaCostituzione tra le più avanzate al mondo, insiemeall´altrettanto recente Costituzione della Bolivia (ap-provata nel gen´09) di impronta bolivariana (nellaversione “socialismo del XXI secolo”), che afferma traaltri punti qualificanti il carattere plurinazionaledello Stato ecuatoriano, introduce la “Pachamama”(madre terra) come soggetto di diritto, determina trai valori fondamentali nel preambolo della Costitu-zione il “buen vivir” (sumak kawsay, in lingua que-chua), un termine assai di moda negli ambienti alter-mondialisti ma soprattutto concetto chiave della cul-tura indigena andina, un “complesso organizzato,sostenibile e dinamico di sistemi economici, politici,socio-culturali, ambientali”, orientato all’inclusionee all’equità sociale. Vale a dire in sintesi un modelloche ricerca non il “vivere bene”, ma il “ben vivere”(concetti lessicamente simili ma profondamente di-versi). La Costituzione inoltre proibisce il latifondo,stabilisce una gestione dell’acqua “pubblica o comu-nitaria”, prevede l’incremento progressivo dei finan-ziamenti all’educazione ed alla sanità, riconosce alloStato “il diritto di amministrare, regolare, controllaree gestire i settori strategici”, tra i quali “l’energia intutte le sue forme”, le telecomunicazioni, le risorsenaturali non rinnovabili, il trasporto, la raffinazionedegli idrocarburi, la biodiversità, il patrimonio gene-tico, vieta la presenza sul suo territorio di basi mili-tari straniere o l´eventuale cessione a forze armate odi sicurezza estere, definisce come obiettivo strate-gico prioritario il processo di integrazione con i paesilatinoamericani e dei Caraibi.

Tra i provvedimenti di Correa una certa risonanzaaveva avuto nel nov´08 la decisione di sospendereunilateralmente il pagamento di una parte del debitocontratto dai governi anteriori, sulla base dei risul-tati dell´Auditoria sul debito estero, il lungo lavoro diindagine sul processo di indebitamento dell´Ecuadorcondotto da un´apposita commissione indipendentecostituita nel 2007 e composta anche da rappresen-tanti dei movimenti sociali. In politica estera Correaha raccolto consensi per il sostegno ai processi di in-tegrazione latinoamericana, la vicinanza ai Paesi del-l’Alba (Alleanza Bolivariana delle Americhe, un con-sesso sorto soprattutto per iniziativa di Chavez in ri-sposta al famigerato Alca imposto dagli USA) a cuituttavia l’Ecuador ancora non aderisce, la difesa delladignità nazionale, di cui il presidente ha dato provasoprattutto durante la crisi con la Colombia, del

marzo 2008, quando si è sfiorata una guerra, in se-guito all’incursione militare ispirata dalla CIA delleforze armate colombiane in territorio ecuatoriano,conclusasi con l’assassinio del portavoce delle FARCRaúl Reyes e di altri guerriglieri. In quell´occasionefu provvidenziale il sostegno dato all´Ecuador danove (su 12) presidenti dei paesi vicini, i quali con-dannarono in modo netto un´azione illegale, comequella colombiana, probabilmente ispirata dagli StatiUniti.

Non mancano naturalmente anche le critiche algoverno: per la scarsa valorizzazione dei popoli in-digeni - i quali non si riconoscono nello slogan poli-tico ripetuto sui media come un mantra dalla propa-ganda governativa, quello della “Rivoluzione citta-dina”, in quanto non tutelerebbe la cultura e i terri-tori autoctoni – per il non adeguato riconoscimentodei movimenti sociali, che ritengono di non averevoce per influenzare le politiche pubbliche (come nelcaso del ritiro della personalità giuridica ad AcciónEcológica, un´Ong storica impegnata dal 1989 nelladifesa dell’ambiente e dei diritti indigeni, molto cri-tica nei confronti dello sfruttamento minerario con-dotto dalle grandi multinazionali con il beneplacitodel governo), o ancora per il limitato impegnonell´abbandono, pur graduale, del modello predato-rio precedente di economia estrattivista.E´ comunque evidente che il governo di Correa rap-presenta uno dei motori principali (tra l´altro conmeno conflitti interni della Bolivia di Morales o delParaguay di Lugo, più coraggioso del Brasile di Lula,meno esposto alla gogna mediatica del Venezuela diChavez) del tentativo di trasformazione in senso piùdemocratico ed attento alle classi sociali emarginateche si sta compiendo in quasi tutti i paesi dell´Ame-rica Latina, come è emerso chiaramente anche dal-l’incontro che i movimenti sociali hanno tenuto coni cinque presidenti (Morales, Lugo, Chavez, Correa,Lula) durante l’ultimo Forum Sociale Mondiale aBelém nel gen´09. Come ha ribadito Correa: “Non vi-viamo in America Latina un epoca di cambi, ma un cam-bio di epoca! Siamo qui per i poveri. Il nostro impegno è

Rafael Correa

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nuova Costituzione, è necessario condurre una va-lutazione precisa della rotta che sta prendendo que-sto processo. Si sono scatenate controversie per de-finire con esattezza la natura del governo e il suoorientamento ideologico. Molte istanze progressi-ste, derivanti da differenti cammini di resistenza,sono state incorporate nell’esperienza ed hannopreso la forma concreta di politiche pubbliche, de-creti, articoli costituzionali, leggi, ecc. Questo fattocorrisponde a una novità in Ecuador e costituisceun laboratorio nel mondo intero. Facendo un rias-sunto di quanto sta avvenendo: in politica ambien-tale la Costituzione ha stabilito principi che non vi-gono in nessun altro paese al mondo; nella politicadel lavoro, le agenzie di lavoro interinale sono stateeliminate e il Presidente ha mantenuto una vici-nanza con i lavoratori (ad es. l´approssimazione delvalore del salario reale al paniere di riferimento);nelle pari opportunità sono state introdotte le quotefemminili nella partecipazione elettorale e varie do-mande di inclusione e protezione economica per ledonne sono oggi realtà; sul tema della sovranità na-zionale per un paese che da dieci anni ha adottato ildollaro come propria moneta la storica base norda-mericana di Manta sta per essere smantellata, cosìcome ineccepibile è stata l’attitudine mantenuta daCorrea nel grave episodio di Angostura (bombarda-mento colombiano in territorio ecuadoriano, che haquasi provocato un conflitto tra i due paesi); nellapolitica indigenista, pur tra i malumori delle orga-nizzazioni indigene nazionali, la nuova Costitu-zione tutela molteplici diritti culturali a favore dellecomunità ancestrali e il governo ha dimostrato lavolontà di migliorare le condizioni di vita ricono-scendo la discriminazione sofferta nei secoli dai po-poli indigeni; in politica economica un nuovo corsoè stato aperto, attraverso l´incremento della spesacorrente, la riduzione delle importazioni e la costru-zione di un apparato industriale nazionale; il go-verno è estremamente vigile agli investimenti esteri,negoziando contratti più favorevoli, espellendo leimprese inadempienti e assicurandosi che le inie-zioni di capitali siano realmente utili e inserite in unpiano nazionale; inoltre il governo ha deciso, conun gesto di grande spessore politico, di sospendereil pagamento della parte illegittima del debitoestero dopo una rigorosa verifica; in politica esterasi sono cercate alleanze strategiche importanti,dando priorità agli sforzi di integrazione latinoame-ricana e contribuendo alla sfida per creare unmondo multipolare, economicamente e politica-mente; nella politica educativa si è assicurata la co-pertura dell’educazione fino all´Università, si è in-crementato il numero e la professionalità degli inse-gnanti; in campo sanitario si sono registrate conqui-ste notevoli verso la garanzia della copertura me-dica a tutti i cittadini, sono state concesse attenzionispeciali per le malattie terminali e i portatori di han-dicap; nella politica sociale la costruzione di case haraggiunto livelli senza precedenti, in un paese dovela maggioranza della popolazione non dispone diabitazione propria. Infine, i grandi progetti di infra-struttura rimasti paralizzati per decenni hanno co-minciato a prendere forma: il paese disporrà di cen-trali idroelettriche, aeroporti, raffinerie, strade.

quello di sradicare la miseria e lasciare un Paese più giu-sto e più equo”. Principale compito del nuovo man-dato sarà quindi quello di elevare il livello di vitadella popolazione ecuatoriana, nell´educazione, abi-tazione, impiego, salute, trasporto, offrendo ai 3 mi-lioni di immigrati in vari Paesi (circa il 20% della po-polazione), la possibilità di “tornare e di trovare la fe-licità che sono andati a cercare in altre parti del mondo”.L´altra priorità, come detto, è l’integrazione dei Paesilatinoamericani, mediante l’adozione di misurecoordinate non solo in campo economico, strin-gendo sempre più le relazioni con i governi che con-dividono l’opzione “dolce” - adattata paese perpaese al proprio contesto - verso un “socialismo delXXI secolo”…

Situazione politica attualeLa comparsa di un nuovo fronte progressista in

Ecuador a partire dal 2007 ha tracciato una linea di-visoria in America Latina, consolidando internazio-nalmente il nuovo asse e dando gambe al tanto au-spicato cambio che nel paese si era manifestato invarie forme negli ultimi 20 anni, senza però solu-zioni elettoralmente praticabili e teoricamente coe-renti. Rafael Correa è riuscito a colmare un vuoto dirappresentanza per l´allontanamento della gentedalla politica istituzionale, soprattutto di fronte al-l’incapacità di formulare una proposta alternativa,segnale di una mancanza di un leader carismatico.La ‘notte neoliberale’ non aveva attenuato intera-mente la resistenza del popolo e le sue aspirazionidi cambio come è successo in Europa, ma aveva in-debolito le rappresentazioni sindacali e partiticheclassiche, un processo oggi mondiale. L’apparizionedi un leader fortemente carismatico che ha approfit-tato di una sequela di eventi quasi fortuita, è statafacilitata da diversi importanti fattori: la presenza diquadri e di una società civile orientata verso un cam-bio profondo delle strutture economiche e politichefrutto di anni di lotta, una sensazione di frustrazionemolto forte tra la popolazione, soprattutto nei set-tori medi, causata dal fiasco dei soggetti politici tra-dizionali.

Correa ha impresso un corso qualitativamentedistinto rispetto ai predecessori, negli ambiti piùsvariati. Di fronte alla sesta tappa elettorale della ‘Re-volución Ciudadana’ e dopo il rinnovamento della cor-nice istituzionale attraverso l’approvazione di unaE

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Nonostante un’agenda così ambiziosa sarebbe stataimpensabile non più di tre anni fa, le aspettative ge-nerate dalla vittoria hanno creato un grado di impa-zienza in alcuni settori che non sono riusciti ad ac-cettare che alcuni dei propri obiettivi principali nonottenessero luce verde da parte del governo, o che ilcorso del processo non fosse abbastanza radicale. Al-l’isterica ma prevedibile reazione dei settori oligar-chici, reazionari e liberali, si è sommata la testardag-gine postmoderna di alcuni ed il radicalismo setta-rio di altri, creando una divisione in seno alla sini-stra ecuatoriana, diminuendo le possibilità di cre-scita non tanto elettorale, quanto politica del movi-mento della ‘Revolución Ciudadana’. Per quanto siavero che in molte aree ci si sarebbe potuti aspettarepiù coraggio da parte del governo, risulta chiara lamancanza di una visione generale da parte digruppi che hanno preferito allontanarsi dal processoal non vedere accolta la propria istanza.

Il Socialismo del secolo XXI, apparato ideologicoancora in costruzione e punto di riferimento del Pre-sidente Correa, continua a essere un contenitore an-cora poco chiaro, ma costituisce uno scheletro im-portante a cui coloro che aspirano a cambiare lestrutture economiche e politiche dovrebbero rife-rirsi. L’esperienza di governo ha il merito di esserepassata dalla retorica alla concretezza del cambio so-ciale: un salto non indifferente considerando le vel-leità di coloro che, negli ultimi venti anni, hanno teo-rizzato una non ben definita ‘autonomia dei movi-menti sociali’ e hanno evitato di formulare soluzionipolitiche. Sebbene questo possa aver causato una ri-duzione degli spazi alla base dell’ideologia della de-mocrazia partecipativa di cui si fa portavoce Movi-miento País (partito di governo del Presidente Cor-rea), ciò dovrebbe essere inteso con maturità nelcontesto delle esigenze della ‘real politik’, dove nontutte le istanze progressiste possono essere appro-vabili. Il pragmatismo adottato da Correa aiuta ilprogetto di trasformazione a resistere agli attacchidegli oppositori. C’è bisogno di aprire più spazi pos-sibili di democrazia popolare, dal basso, partecipa-tiva: una sfida affrontata dalla nuova Costituzione,che in pratica difetta ancora di meccanismi oliati edi implementazione. Ciò è comprensibile data lamancanza di esperienza della cittadinanza, perquanto sempre più politicizzata, ma tuttora pocoinformata e cosciente. L’approfondimento della par-tecipazione democratica dovrebbe essere presentetra le priorità della legislatura.

Allo stesso tempo Correa non ha limitato i rischidi un distacco di alcuni quadri importanti dei set-tori sociali: di fronte alla mancanza di leader politicidi base preparati e formati. Sono intanto saliti sulcarro di Movimiento País personaggi politicamenteabulici, attratti dai vantaggi materiali che comportala militanza nel partito di governo. Non è raro tro-vare anche a importanti livelli persone corrotte, in-capaci di comprendere la prospettiva politica del go-verno e che introducono ideologie e replicano mo-delli simili a quelli della tanto disprezzata ‘partito-crazia’. Il pericolo è la deformazione dell’identitàdella ‘Revolución Ciudadana’ o, come nel caso ve-nezuelano, la mancata apparizione di leader di rife-rimento e la consolidazione di piccole tendenze al-

l’interno della maggioranza legate solamente ainomi, ma non alle idee, fenomeno relativo alla cul-tura politica dei cosiddetti ‘caudillos’. Qualsiasi mo-vimento o partito intenzionato a portare avanti uncambio sociale e culturale duraturo non può trala-sciare la necessità di formare con rigore etico i pro-pri militanti e con valori ideologici di riferimento, lacui assenza corre il rischio di scadere nel qualun-quismo. La distanza tra la cittadinanza e la politicaè stata evidente, a partire dal ritorno alla democra-zia, nell’apparizione di macchine elettorali me-schine, pronte a ripartire prebende in tempi di ele-zioni. Movimiento País ha la possibilità di avvici-narsi alla popolazione e ricreare un vincolo tra po-litica e cittadini, organizzando eventi culturali, ri-creativi e sportivi, promovendo il dibattito ecreando centri di coesione sociale. Questo non sa-rebbe risultato di un semplice calcolo elettorale,bensì un’opportunità per ottenere un feedback dallapopolazione e costituirebbe una forma di aggrega-zione popolare affine al tipo di cittadinanza che sivuole ottenere. E´ necessario che gli attori socialischierati con il cambio facciano un fronte comune eappoggino il governo di Rafael Correa, che, perquanto orientato a sinistra, mantiene al suo internodiverse componenti ideologico-politiche. Non èpensabile operare un cambio sociale senza contarecon l’appoggio della classe media e di settori im-prenditoriali nazionali e stranieri. Le classi popo-lari non contano con il livello organizzativo e teo-rico sufficiente per operare una trasformazione im-mediata della società. L’Ecuador continua ad es-sere un paese povero che ha bisogno di sviluppo.La priorità maggiore per la popolazione risulta es-sere la generazione di posti di lavoro, la diffusionedell’educazione, il superamento delle strutture diprivilegio e ingiustizia. Distanziarsi da un processoche la maggioranza della popolazione interpretapositivamente per gli effettivi miglioramenti imple-mentati sarebbe un errore madornale, occorre lot-tare per aumentare gli spazi dall’interno e indicarela necessità di cambi più profondi, diffondendo co-scienza sociale.

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Camari è un Sistema Nazionale di Commercia-lizzazione Solidale (senza personalità giuridica pro-pria) sorta nel 1981 come emanazione per la partecommerciale del Grupo Social FEPP (Fondo Ecuado-riano Populorum Progressio), una ONG di matrice cat-tolica che dal 1970 promuove progetti e pratiche disviluppo sociale ed economico in tutto il paese. IlFEPP collabora oggi con 1.500 organizzazioni dibase, 60.000 famiglie contadine e urbane, indigeni,afro-ecuatoriani, meticci in 52 differenti aree, dispo-nendo di dieci uffici decentrati.

La parola “camari” in lingua quechua significa“dono”. Ha sede a Quito, la capitale, è strutturata incomitati, gruppi di coordinamento differenziati aseconda delle attività: commercializzazione di pro-dotti agricoli, artigianali, gestione amministrativa,attenzione al cliente, sviluppo di progetti sociali,rete distributiva interna. I soci sono circa 240, tracooperative, associazioni, divisi in 32 coordina-menti provinciali; le famiglie e le organizzazioni dibase coinvolte in tutto l´Ecuador sono 1.960. Gliobiettivi principali sono lo sviluppo delle capacitàproduttive e la commercializzazione dei prodottiagricoli e artigianali, favorendo il rafforzamentodelle organizzazioni di base, diminuendo la dipen-denza e lo sfruttamento a cui spesso i produttorisono sottomessi, consolidando progetti che sianosostenibili economicamente e rispettosi delle risorseumane e ambientali. Attraverso l´unione, il coordi-namento, lo scambio di informazioni, l´acquisizionedi migliori conoscenze professionali, l´ottimizza-zione dei processi di trasformazione e commercia-lizzazione, i gruppi produttori riescono a rafforzarecompetenze e competitività, evitando di cadere neiricatti spesso imposti dagli intermediari. La propo-sta integrale di Camari, grazie anche alle sinergiecon il FEPP, è quella di rafforzare la partecipazionedei soggetti più deboli - piccoli gruppi di area ru-rale e etnie indigene - con un maggiore protagoni-smo sul mercato e nella filiera produttiva oltre chea livello sociale.

Camari adotta due principali strategie operative:sostegno all´impresa, con rafforzamento della ge-stione e amministrazione, e indirizzo socio-politico,rivolto alla formazione generale dei produttori perun corretto e più efficace impiego delle risorse. Ven-gono studiate azioni differenziate per il settore agri-colo e quello artigianale, diminuendo il livello diconcorrenza interno ed ottenendo un migliore ac-cesso al mercato. Gli obiettivi specifici sono: costitu-zione di una struttura autonoma propria, incre-mento del numero di produttori ed aumento dellevendite, promozione della coltivazione biologica ein generale di filiere produttive naturali, anchenell´artigianato, implementazione di pratiche etichee sostenibili nella produzione e nella vendita.Le linee di azione sono rivolte alla commercializza-zione, alla cura di tutte le fasi produttive e logistiche(catalogazione, controllo qualità, packaging, adem-pimento delle pratiche burocratiche per la venditainterna e per le esportazioni, promozione, forma-

zione tecnica).In diverse province dell´Ecuador Camari ha co-

stituito 32 “Centros de Negócio Campesino”, coordi-nati da cinque uffici decentrati (oficinas regionales),che promuovono l´organizzazione in rete dei pro-duttori, appoggiano il miglioramento in tutte le fasiproduttive, l´efficienza gestionale, tutto in una vi-sione e seguendo criteri di economia solidale. Inconcreto, i Centri si occupano di acquisto, assi-stenza, vendite al dettaglio e all´ingrosso, export. Atale scopo sono attivi otto “Infocentros” regionali(oltre a quello della sede centrale di Quito e ai cin-que degli uffici decentrati), per la formazione delpersonale alla conoscenza ed all´utilizzo di sistemiinformatici, internet, gestione contabile, data base,flussi commerciali, analisi della domanda/offerta,prezzi dei mercati locali, budget, business plan,marketing, etc.

Fin dall´inizio della sua storia Camari ha attivatouna rete di negozi in varie città del paese, costi-tuendo un sistema centralizzato di gestione deipunti vendita e di sostegno ad altre tiendas nonsocie. In passato tale attività era più estesa, in se-guito ad una ristrutturazione e razionalizzazionedelle attività ora sono rimasti attivi cinque puntivendita. Si stipulano accordi diretti con i gruppiproduttori, definendo quantità, qualità, data di con-segna, prezzo della merce, secondo criteri equi e so-stenibili. Inoltre vengono promossi tramite la reteservizi di microcredito, formazione professionale,assistenza tecnica, logistica.Come detto Camari si configura come il bracciocommerciale del FEPP, che in quanto istituzionesenza fini di lucro non gestisce direttamente la retedi vendita, occupandosi statutariamente di azionisociali. L´assemblea generale è convocata due voltel´anno, è composta da due delegati del FEPP e dairappresentanti dei produttori. Il direttivo è compo-sto da due delegati FEPP e sei persone elette dallabase (vicepresidente, sindaco, segretario, tre consi-glieri). Un rappresentante di Camari a sua volta faparte del direttivo del FEPP, che si riunisce ogni duemesi.Inizialmente la priorità individuata era stata quelladi concedere crediti ai produttori affinché potesseroacquistare le materie prime e i macchinari necessarialla lavorazione. Con il tempo si sono fatti investi-menti per migliorare il livello della produzione, ilcontrollo qualità, la formazione interna, oltre a per-fezionare strategie di marketing.

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I gruppi produttori si trovano in 18 delle attuali24 province dell´Ecuador, sono strutturati in ma-niera assai diversa a seconda della zona e delle esi-genze specifiche. In alcuni casi il lavoro è svoltopresso le famiglie, in altri in comunità, in qualchecaso si tratta di mini-imprese. Tale sistema misto per-mette soprattutto alle donne di badare anche alle in-combenze domestiche e di aiutare la famiglia nei la-vori agricoli. Nei gruppi artigianali si riscontra unanetta prevalenza femminile (80%), a differenza dellerealtà agricole (90% di uomini). Alcuni dei gruppi di-pendono totalmente per la vendita dal sistema Ca-mari, mentre altri sono più autonomi. I posti di la-voro creati nel tempo con questa impostazione sonostati 250, oggi operano direttamente presso la strut-tura 40 persone, tra negozi, uffici, logistica (la mag-gior parte donne, compreso lo staff direttivo, recen-temente rinnovato). A tutti i dipendenti è garantitoun regolare contratto di lavoro e vengono elargiti be-nefit legati all´anzianità di servizio, al numero difigli, viene riconosciuta un´assicurazione sul lavoro eil pasto diurno. Consulenti esterni, a volte cooperantistranieri, si occupano di realizzare studi di mercato,produrre informazioni specialistiche su temi come laformazione del prezzo, il mercato potenziale, la con-giuntura economica.

Il margine medio applicato da Camari sui pro-dotti per l´esportazione è del 25-30%, mentre per levendite nazionali di prodotti agricoli raramente si su-pera il 6%, altrimenti si pregiudicherebbe la compe-titività. Nel 2008 c´è stato un utile di circa 100.000dollari, derivane dall’attività commerciale e – soprat-tutto - dai progetti di cooperazione, uno dei quali incollaborazione con gli altri soggetti del fair trade na-zionale per il mantenimento di un agente commer-ciale in Spagna. Il fatturato complessivo è di circa 1,5milioni di dollari ed è generato dalle vendite sul mer-cato nazionale, ingrosso e dettaglio, e dalle esporta-zioni.Le vendite all’estero sono rivolte per il 90% a orga-nizzazioni di commercio equo, ma negli ultimi annihanno subito una contrazione fino a stabilizzarsi suvalori vicini ai 500.000 dollari. Considerando le ven-dite per macro categorie merceologiche si evidenziache il 73% dell’artigianato (300.000 dollari circa) vieneesportato contro solo il 10% degli alimentari che in-vece vengono venduti prevalentemente sul mercatolocale.

Per alcuni prodotti alimentari sono sorte anchedifficoltà esterne non governabili, dovute a politicheo norme protezionistiche dei paesi occidentali, comenel caso dell´orzo. Oggi nel paese dispongono di cin-que succursali con punti vendita, compresa la sededi Quito, dove centinaia di prodotti a marchio Ca-mari o provenienti da altre organizzazioni di com-mercio equo o da produttori di base locali, vengonodistribuiti al pubblico, oltre che proposti a imprese,industrie, supermercati, ospedali, hotel, ecc. La tipo-logia di prodotti, nel caso degli alimentari, spazia daquelli certificati bio, a materie prime di base, a pro-dotti trasformati (grani, farine, dolci, confetteria,carni, insaccati, latticini, ortaggi, zucchero, funghisecchi, quinoa, caffè, cioccolato). Nel caso dell´arti-gianato si promuovono prodotti etnici, di uso quoti-diano domestico, oggetti decorativi associati a tradi-

zioni e valori rituali, regalistica, ceramica, tessili, bi-giotteria, legno, oggetti in pasta di sale, cuoio, cartariciclata, ecc. In qualche occasione Camari vende ser-vizi ad altre imprese utilizzando la tecnologia acqui-sita negli anni, come ad esempio per la classifica-zione del riso, macinazione di grani, imballaggio,trasporto, esportazione di prodotti per conto terzi Ilgoverno di Rafael Correa, sensibile ai temi dell´eco-nomia solidale, sta sostenendo questo progetto me-diante gli acquisti pubblici che privilegiano le pro-duzioni di base (riso, fagioli, quinoa, zucchero). Ilsettore dell´e-commerce, attivato anni fa in rete conaltri soggetti del paese, non ha dato i risultati speratied è oggi in fase di stallo. Anche il mercato equo an-drebbe rafforzato, visto che i contatti sono in mas-sima parte con Italia e Spagna.

I contatti con il commercio equo risalgono al1986: iniziarono con l´esportazione di prodotti arti-gianali e successivamente, dieci anni dopo, si ag-giunsero alimentari. All´interno del paese Camaricollabora con il governo, con il PMA (Programma Ali-mentare Mondiale dell´ONU), con il Comitato interna-zionale per lo Sviluppo dei Popoli, la Croce Rossa,la Conferenza Episcopale Ecuadoriana, con diversisoggetti (circa 30) di cooperazione internazionale,principalmente italiana. Camari è socio storico diWFTO (ex IFAT), fa parte del RELACC, la principalerete nazionale del commercio equo, ha la certifica-zione bio per le produzioni di funghi, panela, qui-noa, ed ha ottenuto (prima realtà in Ecuador) l´ISO9001 per la qualità generale legata alla gestione. Incollaborazione con il FEPP si occupa di finanza eticasvolgendo un’importante ruolo all’interno del pro-prio paese e ha attivato numerose collaborazioni coni principali operatori europei del settore. Il livello direlazione e di trasparenza è più che buono, dopoanni di turbolenze e continui ricambi interni. Per Li-bero Mondo si tratta non solo di un partner storicoma l´inizio delle relazioni ha costituito una sorta di“battesimo”, visto che quando ancora operava l´As-sociazione Tsèdaqua di Bra i primi contatti diretti coni produttori del sud del mondo nel 1991 furono av-viati proprio con questa realtà.

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E´ una istituzione privata senza fini di lucro,oggi caratterizzata come Fondazione, sorta nelmarzo 1985 ad opera delle Comunità Ecclesiali diBase dell´Ecuador. "Maquita Cushunchic Comerciali-zando como Hermanos"(MCCH) significa "diamociuna mano commercializzando come fratelli", ed èscritto in parte in spagnolo e in parte in lingua que-chua, in quanto si voleva rappresentare l´unionedelle comunità indigene e contadine delle monta-gne con quelle dei quartieri periferici delle città.Tale slogan, ormai un´icona nel settore, riassume lemotivazioni che hanno portato alla costituzione diquesta organizzazione. E´ stata concepita in unadelle zone più povere della periferia sud di Quitocon l´obiettivo di creare una rete comune di com-mercializzazione di generi alimentari. Con il tempoMCCH ha assunto dimensioni ragguardevoli ed èramificata in tutto il paese, in 18 delle 24 province(in 11 di queste dispongono di uffici). Per anni sonostate mantenute centinaia di piccole e medie orga-nizzazioni di base, ognuna con un punto vendita, letiendas populares o campesinas. Oggi tale strutturadi punti vendita è stata ridimensionata, puntandosu altri canali distributivi. Si è cercato di mantenereuna modalità partecipativa dei gruppi con assem-blee decentrate, che nominano i rappresentanti chepartecipano alle assemblee generali. MCCH è unastruttura di secondo livello, che si occupa delle atti-vità commerciali, dell´assistenza finanziaria e tec-nica ai soci contadini ed artigiani. L´obiettivo prin-cipale è la circolazione di beni di prima necessità inun circuito che unisce aree rurali ed urbane, cer-cando di diminuire il più possibile il rapporto conintermediari e speculatori, rafforzando il potere dinegoziazione dei gruppi sui mercati interni edesteri, in un´ottica di percorso condiviso di autosvi-luppo. I settori di intervento sono differenziati, dalcoordinamento e gestione di spacci popolari allatrasformazione dei prodotti, fondi comunitari persviluppo di progetti, gruppi di donne, pratica delcommercio equo e del turismo responsabile.

I rapporti con l´estero risalgono al 1987 e perquanto riguarda il cacao dal 1992 è stato avviato un"Programma Cacao", per venire incontro a nume-rosi piccoli produttori del campo che cercavano diuscire dalla dipendenza dai coyotes. L´Agroexpor-tadora Maquita (impresa separata ma collegata allaFondazione) gestisce un magazzino per la raccoltadelle fave di cacao e la commercializzazione diretta,oltre all´assistenza tecnica, organizzazione di corsiprofessionali, informazione costante su prezzi e an-damenti di mercato. Esistono centri di raccolta na-zionali a Guayaquil e Portoviejo dove si riceve ilprodotto dai piccoli produttori, lo si prepara per lavendita e soprattutto si cerca di negoziare condi-zioni più favorevoli. Il successo di tale iniziativa haavuto un risultato clamoroso nel 2003-2004, quandol'Agroexportadora Maquita è diventata il primoesportatore del paese di cacao in grani. MCCH, at-traverso la formazione permanente, permette di co-noscere meglio le regole del mercato, di seguire

tutta la filiera del cacao per opporsi alla strategiadegli intermediari di speculare sul lavoro dei con-tadini. Ad esempio è prassi comune tarare in modoscorretto le bilance al momento del peso dellamerce, e in generale cercare di pagare al minimo laproduzione. Grazie al lavoro di MCCH negli ultimianni i prezzi offerti (non solo ai soci) per la venditadel cacao sono aumentati e si è ottenuto un effettoregolatore del mercato a favore di tutti i piccoli pro-duttori dell´Ecuador. La zona prioritaria di inter-vento per quanto riguarda la produzione di cacao èquella costiera, in particolare le regioni di Manabi,Los Rios, El Oro, Esmeraldas, Guayas.Dal 1991 è stato inaugurato anche un settore che sioccupa di turismo alternativo, per valorizzare eproporre itinerari differenti rispetto alle proposteclassiche dei tour operator, per far conoscere le tra-dizioni e la cultura di questo paese andino, attra-verso il contatto diretto con le persone ed i produt-tori. MCCH è stata la principale organizzazione cheha promosso la nascita del RELACC (Red Latinoa-mericana de Comercialización Comunitaria), una retedi cooperative e gruppi del continente che si pre-figge di attivare spazi comuni di scambio commer-ciale, tecnico, sociale, politico, culturale.

La mission è di lavorare per modificare la strut-tura e le relazioni economiche nella società, per fa-vorire l´inclusione delle persone più svantaggiate,utilizzando processi equi nella formazione, produ-zione, commercializzazione, basandosi sui valoridell´economia solidale, ispirandosi - come naturalevista l´origine della struttura - alla promozioneumana e cristiana. La figura centrale e il fondatoredi MCCH è padre Graziano Mason, un missionariotrevigiano di grande personalità che da 35 anniopera in Ecuador. La visione dell´organizzazione, inun piano quinquennale, è di riuscire a migliorare lecondizioni sociali ed economiche dei soci, rispet-tando i principi della socio-economia solidale, me-diante il rafforzamento di reti locali autogestite e si-stemi produttivi e commerciali equi. L´obiettivoistituzionale è rafforzare le capacità interne, otti-mizzando le risorse e diversificando la produzione,controllando tutta la filiera e badando al rispettodell´equità di genere, etnica, generazionale. MCCHopera secondo principi che orientano il lavoro, oltreche la condotta di persone e organizzazioni checompongono la Fondazione:

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Assistenza tecnica ai piccoli produttori

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- vivere una fede liberante che si applica concre-tamente nella condivisione con gruppi socialiemarginati- praticare una commercializzazione equa, traspa-rente, onesta- esercitare azioni politiche ma non partitiche- promuovere la partecipazione attiva della popo-lazione- perseguire una maggiore uguaglianza nelle que-stioni di genere ed etniche- basarsi sui principi della nonviolenza- rispettare la natura e le radici culturali- considerare la famiglia come un pilastro fonda-mentale nel percorso organizzativo- stimolare la produzione e consumo naturale,biologico, sano

Politica di qualitàEsiste da sempre una preoccupazione per giun-

gere a standard di produzione che coniughino qua-lità e principi etici, curando l´assistenza tecnica edumana, l´organizzazione efficiente, la ricerca di cer-tificazioni esterne di qualità. In questo momento,dopo anni di continue trasformazioni, oltre ad unarotazione frequente del personale con funzioni diret-tive, il lavoro della Fondazione è distribuito in 18delle 24 province dell´Ecuador, nelle regioni dellaCosta, della Sierra, dell´Oriente, per un totale di 183organizzazioni di base, corrispondenti a 43.080 fami-glie, provenienti principalmente dalle classi socialipiù povere. L´approccio è integrale e integratore,partendo dalle necessità concrete della gente per ten-tare di dare risposte pratiche, che valorizzino le po-tenzialità e le risorse esistenti. Il centro strategicodell´azione è la priorità data alla "persona", vale adire subordinare le soluzioni ai vari problemi alle ne-cessità umane (necessità primarie e materiali maanche autostima, conoscenza reciproca, spiritualità).Le linee operative si ispirano allo sviluppo umano eproduttivo, a quello tecnico, al microcredito, all´orga-nizzazione con finalità sociali, alla commercializza-zione. MCCH in sintesi si struttura in due macroaree, sociale e commerciale, che agiscono sinergica-mente.

MetodologiaSi parte da una concezione di sviluppo sosteni-

bile, che ricerca compatibilità economica, sociale,ambientale, in un´ottica di empowerment per arri-vare a migliorare le capacità individuali e collettivesecondo i principi dell´ESSERE, FARE, DECIDERE.A livello sociale si promuove la partecipazione,l´equità, l´esercizio dei diritti civili, l´uso dolce dellerisorse ambientali, un´organizzazione economica ef-ficiente, efficace, competitiva. La politica del lavoroconta con diverse strategie, strumenti di acquisi-zione di tecnologia produttiva, formazione socio-economica ed umana, al fine di favorire lo sviluppodelle persone in modo armonico, secondo principi evalori plasmati dalla convivenza e dalla tolleranza,per giungere al miglioramento della qualità di vitaindividuale ed alla costruzione di una società ispi-rata alla giustizia e al rispetto delle diversità. Il tuttocon una particolare enfasi data ai principi dell´eco-nomia solidale, oggi presenti anche nella costitu-zione del paese. La Fondazione opera ispirandosi a quattro principi:

- formazione umana, con piani di sviluppo rivoltialle organizzazioni di base;- rafforzamento socio-organizzativo, che facilita eorienta le singole strutture interne e la forma giu-ridica di volta in volta prescelta, dando prioritàalle reti locali, zonali, provinciali, nazionali cheoperino in collegamento con altri movimentidella società civile e formino leader popolari concapacità di gestione tecnica, imprenditoriale, po-litica;- sviluppo produttivo e di servizi, attraverso pro-grammi che migliorino le capacità economicheperseguendo forme di strutture alternative chesiano coerenti con i principi etici generali e conl´utilizzo di tecnologie adeguate alla realtà locale;- commercializzazione comunitaria, dove in ognizona e in base alle caratteristiche di ciascun pro-dotto vengano implementati processi funzionantiche mantengano valori equi, pur in presenza distrategie di marketing e di volumi produttivi ecommerciali competitivi.

MCCH dispone di tre imprese sociali, ciascuna specia-lizzata nello sviluppo di prodotti-servizi in rete:

1) Agroexportadora Maquita: dal 1991 esportacacao prodotto da piccole organizzazioni conta-dine che operano in forma associativa. Tale atti-vità ha permesso di posizionarsi sul mercato trai maggiori esportatori del paese per quantità equalità, con una discreta resa in termini produt-tivi, opportunità stabili e distribuzione delle ven-dite a condizioni vantaggiose. Si è costituita a fine2009 una nuova impresa, Choco-Export, conMCCH come socio principale, insieme ad altre 5imprese di secondo livello, per gestire l´esporta-zione.2) Comercializadora Maquita: coordina le orga-nizzazioni di trasformazione, agricole, artigianalidei principali prodotti secondo tre macro linee diprodotti: alimenti trasformati, con valore ag-giunto in termini di autogestione e sostenibilità eun continuo lavoro di formazione per mantenerestandard di alto profilo e certificazioni produt-

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Metodologia di lavoro con le organizzazioniuzco)

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tive di qualità; artigianato, dal 1989 MCCH haavviato una rete di talleres artigianali diffusi invarie zone del paese che cercano opportunità diaccesso al mercato nazionale ed estero, con l´uti-lizzo di infrastrutture appropriate; prodotti inarea rurale andina, si valorizzano le produzionidi largo consumo e tradizione, connotandosicome una sorta di ponte tra produttori e consu-matori3) Operadora di turismo Maquita Cushunchic:promuove il turismo alternativo, offrendo pac-chetti ad alto valore aggiunto sociale, etnico, cul-turale, ecologico. Raggruppa varie organizza-zioni dei differenti ecosistemi dell´Ecuador(Costa, Sierra, Amazzonia) e ricerca anche inquesto segmento di mercato la possibilità di ga-rantire a comunità di base le condizioni perpoter vivere del proprio lavoro. Attualmente visono tre centri con uffici per lo sviluppo di que-sta attività nelle varie regioni.

OrganizzazioneLa presenza di MCCH è orientata alla realizza-

zione di "cicli" di sviluppo che prevedono un pe-riodo di lavoro diretto, intensivo, sistematico chepuò durare dai 10 ai 15 anni, in modo da raggiun-gere un livello organizzativo ed economico tale dapermettere poi la continuità delle singole espe-rienze in modo autonomo. A tale scopo sono previ-ste tappe di identificazione, di esecuzione e infinedi uscita progressiva dai progetti implementati. Ter-minato ciascun ciclo la relazione con le strutture dibase passa ad essere di consulenza esterna, a se-conda di quanto di caso in caso venga identificatocome utile, partendo da sei settori considerati stra-tegicamente prioritari: ambientale, partecipativo,genere, principi etici, identità e cultura, generazio-nale Oltre al cacao, MCCH vanta una ricca gamma diprodotti, quasi tutto ciò, tra alimentari e artigianato,che è possibile sviluppare nel paese con il lavorodelle piccole organizzazioni: marmellate bio, zuc-chero, funghi, cereali, farine, riso, prodotti trasfor-mati, artigianato in tagua, paglia, balsa, cuoio, cera-mica, tessili, ecc.

Una delle priorità naturali di MCCH è la ricercadi finanziamenti di supporto alle organizzazioni dibase con cui collabora in tutto il paese. Negli annisono stati numerosi i progetti di appoggio socialeottenuti grazie a fondi della cooperazione europea,di ONG o importatori equi. Per avere un´idea nelsolo 2007 MCCH ha potuto disporre di 2.650.000dollari per progetti di sviluppo a favore dei propriassistiti, come laboratori per la produzione di mar-mellate e confetture, rafforzamento organizzativo ecommerciale dei gruppi, formazione ai valori soli-dali per i produttori del cacao, scuole di prepara-zione professionale e umana nelle comunità conta-dine, sviluppo di sistemi di controllo della qualitànel campo, promozione dell´agricoltura bio in arearurale, costruzione di case comunali, centri di sa-lute, turismo alternativo, formazione ai valoridell´agroecologia, miglioramento delle tecniche diproduzione dell´artigianato. Nel 2007 hanno rice-vuto un premio da parte di un´organizzazione USA

per i programmi di sviluppo sociale e per la qualitàdei prodotti naturali (marmellate, funghi, panela).Ci sono due gruppi di studenti interni al circuito diMCCH che si sono formati in economia solidale.

Inizialmente i rapporti tra LiberoMondo eMCCH erano mediati da Camari, poi nel 2007 si èiniziata una collaborazione diretta per l´esporta-zione del cacao, che è valutata come positiva anchese ci sono stati alcuni episodi iniziali problematici.Con il fair trade MCCH vanta una tradizione antica,praticamente dalla fondazione negli anni ottanta,anche se di fatto solo a partire dal 1993 l´attività haraggiunto livelli considerevoli, prima tramite MaxHavelaar poi autonomamente.Vista la pressante richiesta della base di far crescerele opportunità commerciali la struttura ha iniziato acollaborare anche con traders convenzionali.Per quanto riguarda il cacao stanno esportando1.300 tonnellate/anno alla Ferrero, nota impresa ita-liana che di fatto offre a MCCH condizioni moltovantaggiose in alcuni casi anche migliori di quantoprevisto come condizione minima dal commercioequo: versa un prefinanziamento pari al 50% del va-lore dell'ordine e fa donazioni a fondo perduto peril finanziamento di progetti sociali.A livello generale l´elenco dei partner di MCCH èvasto, ed oltre ai compratori finali ed alle ONG ven-gono mantenute relazioni privilegiate con impresedi trasporto, banche, enti pubblici e privati, clienti,intermediari, ecc. Fa parte dell´Associazione diesportatori di cacao dell´Ecuador (Anecacao), cheriunisce una trentina di imprese tra cui la Nestlé-Ecuador…

La struttura organizzativa di MCCH, risultato didecenni di sperimentazioni, cambiamenti, aggiusta-menti è basata su una politica gestionale sinergica,che si sviluppa con metodologia dinamica per ri-spondere alle varie richieste, con livelli differenti aseconda delle funzioni di responsabilità. L´organi-gramma è un sistema di processi intercomunicanticon un nucleo centrale di direzione e orientamentoper la realizzazione degli obiettivi istituzionali. Talespazio è il Direttivo, composto da Presidente (Gra-ziano Mason), direttore e vice (dopo diversi tenta-tivi di affidare tali responsabilità a tecnici o mana-ger esterni ora si preferisce scegliere quadri interni,spesso missionari/e, come nel caso della direttrice,hermana Maria Jesús Perez, e della vice Luz MariaCuadrado). L´Assemblea generale è formata dai lea-der delle organizzazioni di base e ha il compito divalutare quanto fatto e stabilire le priorità future. Sisvolge di solito nell´ultimo trimestre dell´anno.MCCH si avvale anche di consulenze esterne, spe-cie nel settore giuridico, per definire linee di azionefondamentali in un quadro legale di riferimento. Nell´esecuzione delle strategie sono stati identifi-cati tre settori di azione:

- strategico: sono i programmi e le analisi di svi-luppo a lungo termine, che definiscono le politi-che aziendali; oltre all´equipe di direzione parte-cipano anche i settori finanze, progetti, marke-ting e i singoli responsabili di settore;- produttivo: si tratta dei processi dove la prio-rità è la soddisfazione del cliente e il migliora-mento delle condizioni di vita dei lavoratori;

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sono coinvolti i coordinamenti provinciali, i set-tori di mercato, logistica, operazioni; in partico-lare i coordinamenti provinciali dispongono ditecnici specializzati in ciascuno degli assi portantidi attività;- funzionale: sono gli ambiti interni a MCCH disupporto ai settori strategico e produttivo; unruolo importante lo gioca il settore contabile e diamministrazione interna, sia per il rispetto delleleggi sia per il sostegno alle singole iniziative pro-duttive; inoltre sono coinvolti i settori di sviluppoumano, sistemi informatici, servizi generali perl´ottimizzazione delle risorse ed una sufficientecircolazione delle informazioni.

MCCH persegue da sempre una politica interna dispirito di squadra e di interazione tra i diversi settori,che condividono innanzitutto principi e missione.Tale impostazione prevede una presenza forte intutte le istanze decisionali delle figure carismaticheche hanno fatto la storia dell´organizzazione. Ancheper tale motivo in passato diversi quadri e figure didirezione se ne sono andati o sono stati rimossi, inquanto legati ad un´impostazione più aziendale, conruoli e competenze definite. Le istanze interne principali sono le seguenti:

- Assemblea dei soci, due volte l´anno;- Direttivo, ogni tre mesi e comunque tutte le volteche sia necessario;- Comitato Esecutivo, riunioni mensili con tutti iresponsabili delle diverse aree e linee commer-ciali;- incontri periodici con tutti i lavoratori per raffor-zare lo spirito di gruppo ed informare sui risul-tati ottenuti, oltre alla celebrazione mensiledell´eucarestia.

In MCCH operano complessivamente 117 lavoratori,cui si aggiungono un certo numero di stagisti e vo-lontari, a volte stranieri, che si alternano ed il cui nu-mero è variabile.

LogisticaLa sede di MCCH è situata in una grande palaz-

zina nella periferia sud di Quito (zona dove si trovala parrocchia di Graziano Mason), e dispone di cin-que installazioni che funzionano da uffici, magaz-zini, show-room, laboratori produttivi. Ogni spaziodispone di servizi di base come luce, acqua, telefono,connessione internet, in spazi luminosi, puliti, ordi-nati. Nella parte esterna ci sono giardini, alberi,piante ornamentali. Qualunque sia la zona e il tipo dioccupazione MCCH cerca di dare ai lavoratori glistrumenti di cui hanno bisogno in modo che il lavorosia realizzato al meglio possibile, in un ambientesano. Ogni sede provinciale dispone di uffici chemantengono contatti quotidiani con la centrale diQuito. Nei centros de acopio (centri di raccolta) onelle fincas si dispone di uffici, sale, magazzini, set-tori per il seccaggio dei prodotti, a volte anche giar-dini e parcheggi. Nel caso della zona di produzionedel cacao, situata alla "Pepa de Oro" a Vinces, nellaprovincia de Los Rios, oltre a quanto già descritto, cisi propone di cercare nicchie di mercato, adatte al li-vello dei diversi prodotti di base, di ridurre i costidella filiera e di incrementare la produttività, diadottare tecnologie appropriate a questa tipologiaagricola, di favorire il lavoro collettivo delle varie co-munità, di trovare soluzioni architettoniche ed am-bientali per contenere gli effetti devastanti di cata-strofi naturali come El Niño.

Cacao world…Il settore del cacao, secondo una stima fatta a

gennaio 2009 dal dirigente incaricato, coinvolge circa8.000 cacaoteros organizzati in 120 piccole associa-zioni e cooperative autonome. La maggioranza èstrutturata in associazioni, mentre pochi sono i pro-duttori individuali, che non hanno diritto ai benefitsprevisti da MCCH (formazione, mezzi di trasporto,vivai con piante nuove, microcredito a interessibassi). Negli uffici di Guayaquil lavorano 20 per-sone: il dirigente, la contabilità, agronomi e tecniciagricoli, personale di supporto (addetti al peso, al ri-cevimento del cacao, al controllo dei parametri tec-nici, al carico e scarico della merce, guardie, autista,fattorino). Ogni centro di raccolta dispone di uncoordinatore, contabile, guardie. I lavoratori hannoregolare contratto di lavoro controfirmato dalle au-torità competenti secondo modalità diverse: contrattia tempo indeterminato, a tempo fisso con paga ora-ria, a progetto, ecc. Tutti dispongono di previdenza,assicurazione. Ogni figura direttiva risponde ad unprofilo funzionale con una descrizione dettagliata diresponsabilità, funzioni, personale da gestire e ruolodirettivo da cui dipendere.

In Ecuador in generale i livelli salariali sono assaidifferenziati, specie nel terzo settore. MCCH ha com-missionato ad un ente di consulenza uno studio ac-curato ed il risultato emerso è che la media degli sti-pendi pagati è del 30% più alto di quanto si riscon-tra in analoghi settori. Inoltre la Fondazione offre aipropri lavoratori altri benefits, non previsti dalla le-gislazione, come un fondo solidale in caso di emer-genze dimostrabili, un sussidio di anzianità o fami-liare, un bonus di produttività in base al raggiungi-

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Raccolta del cacao

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mento dei risultati, un´assicurazione sulla vita eduna privata di tipo sanitario, l´offerta di acquisti aprezzi scontati di prodotti di base e di quanto ven-duto internamente, oltre al microcredito a tassi fa-vorevoli (3-4% annuo).

L´inflazione nel paese è attualmente al 10%annuo e il paniere dei prodotti di base è di 350-400dollari mensili. I contadini produttori del cacao delcampo guadagnano mediamente oltre 200 dollarimensili, non molto ma comunque il doppio dellamedia dei campesinos del settore. Le fave di cacaovengono pagate 105 dollari/quintale di libbra, cioè100 libbre che corrispondono a circa 45 kg. Tale va-lore va tutto al produttore meno due dollari/quin-tale di libbra che sono destinati al centro di raccolta.Circa 10 US$/quintale di libbra servono per le spese,alcuni produttori si servono anche di braccianti pa-gati 10 dollari al giorno. Per le regole stabilite daMCCH i piccoli produttori devono avere appezza-menti tra 1 e 3 ettari. Spesso esiste in area rurale unatale dipendenza dagli intermediari e ingenuità daritenersi grati verso i "chulqueros" (usurai) che ognianno ipotecano l´acquisto del raccolto, anche sespesso pagano meno della metà del valore di mer-cato del cacao. Ora ogni mattina si può ascoltare allaradio il prezzo e la quotazione che Maquita offre aiproduttori. Va comunque detto che MCCH in alcunicasi, quando non è in grado di onorare gli impegnipresi con grossi compratori a causa di un raccoltoinferiore al previsto, compra parte del cacao daicommercianti, pur selezionati e a prezzo concor-dato. Nonostante gli sforzi in ambito locale la quo-tazione dipende dalle borse di Londra e New York,dove la speculazione sui contratti futures muovefino a dieci volte tanto il volume fisico del cacao ef-fettivamente trattato (il valore al momento della vi-sita era di 2.300 US$/ton, contro i 2.750 dollaridell´anno precedente).Ciò nonostante non si sottrae al "gioco" dei futurestenendo d´occhio gli andamenti, visto che i brokerspagano subito, alla presentazione dei documenti diexport dopo circa una settimana (quindi con tempidi pagamento più brevi di quanto può avvenire nel-

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l'ambito del fair trade). Ogni centro di raccolta do-vrebbe essere autosostenibile e produrre un utile di5-6 dollari per ogni 100 libbre. Si calcola in mediache solo il 5% del costo finale di una tavoletta dicioccolato finisca nelle tasche del cacaotero, quindi ilvero business lo fanno le industrie di lavorazionedel cioccolato.

La materia prima è la pianta, vale a dire la Theo-broma Cacao, originaria delle aree andine della concaamazzonica. Attualmente è in atto una politica diriforestazione e di semina di cacao nazionale, anchese ormai molto diffusi sono cloni. MCCH lavora perla valorizzazione del cacao nazionale fino e diaroma, per le proprietà organolettiche, per l´affer-mazione del valore aggiunto ecuatoriano, oltre cheper le qualità intrinseche del prodotto. Il cacao è di-sponibile tutto l´anno, anche perché sviluppandosiin regioni estese permette di compensare local-mente eventuali difficoltà legate a variazioni diclima.In Ecuador in generale non esiste una cultura diconsumo di cioccolato, nonostante la rigidità clima-tica di alcune zone andine. Trattandosi di un pro-dotto ad alto valore energetico la maggior partedella popolazione, che si trova in aree temperate,non ha sviluppato la pratica dell´utilizzo del cioc-colato.Il cacao appartiene alla famiglia botanica delle Ster-culiacee, è originario dell'America Centrale ed è col-tivato in varie regioni a clima caldo umido. E´ unaspecie prettamente tropicale, cresce tra i 20º di lati-tudine nord e sud, le condizioni climatiche idealisono comprese tra 25 e 32 gradi, con precipitazioniabbondanti e regolari, assenza di sole eccessivo epoco vento. I terreni devono essere profondi, fre-schi, poco argillosi. L´habitat ideale è quellod´ombra, meglio se con la presenza del banano. Lapianta è alta dai 6 agli 8 metri, cresce velocemente,strutturandosi in 3-5 branche che ramificano moltoe formano una densa chioma. Le varietà coltivatevengono potate e tenute ad un´altezza di 5-6 metri.Dal secondo anno la pianta entra in fioritura, dalquarto inizia a fruttificare regolarmente. E´ una spe-

Foto di gruppo con padre Mason

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zia la fermentazione che determina la qualità delcioccolato come prodotto finale. Si tratta di un la-voro soprattutto maschile, in genere è troppo fati-coso per donne e giovani, che in qualche caso aiu-tano per funzioni collaterali come la pulizia dellacabossa o la gestione contabile. La produzione dopoessere stata stoccata nei centri di raccolta locali èportata dai contadini alla struttura centrale di rife-rimento, dove viene pesata e classificata. Si paga ilprezzo concordato per la settimana emettendo re-golare fattura, con indicati dati come l´umidità edaltri parametri. MCCH fornisce ai produttori assi-stenza e formazione agricola, oltre che amministra-tiva. Il cacao viene lasciato seccare al sole, in caso dipioggia si utilizza un seccatore a gas, che tratta ilprodotto per il tempo necessario, in questa fase sisviluppa il caratteristico aroma di cioccolato e dimi-nuisce la parte amara (la temperatura deve stare aldi sotto dei 50 gradi). Dopo circa due settimane sieffettua la cernita, ripulitura, stoccaggio e confezio-namento in sacchi di juta (costales) da 69 kg. e siinvia tutto al porto di Guayaquil, per l´invio a clientio mercati di destino. Nei centri di raccolta sono statiinstallati dei programmi informatici in cui vengonoregistrate le operazioni ed i pagamenti ai singoliproduttori. In caso di valori alti di umidità i sacchivengono separati e inviati a Guayaquil per unanuova fase di seccatura. Se invece la fermentazionedel cacao è più alta di quanto concordato viene ap-portata una riduzione del prezzo al contadino. Icentri di raccolta ricevono un prefinanziamentodall´Agroexportadora, ma pagano i soci solo allaconsegna, in quanto si è valutato che sarebbe troppoalto il rischio di non ricevere nulla se si pagasse inanticipo. Ogni 15 giorni circa vengono in zona perverifiche e aggiornamenti anche i principali "boss"di MCCH.In Italia il cacao importato da LiberoMondo vieneinviato all´ICAM di Lecco, che effettua direttamentela torrefazione: le fave sono selezionate, tostate, sgu-sciate, macinate, fino ad ottenere la massa/pasta dicacao, che è la base per le lavorazioni del cioccolato.Si effettua ancora l´operazione di potassatura, perneutralizzare gli acidi, e "spremuta" per ottenere ilburro di cacao e in polvere, grasso o magro.

Nel 2008 sono state prodotte 3.700 tonnellate dicacao, incluso il segmento organico (20-25%), certi-ficato da EcoCert. In generale in Ecuador si produ-cono oltre 100.000 tonnellate di cacao, di cui il 70%coltivato da piccoli produttori (75% cacao fino, 25%cacao tradizionale; il 75% di tutta la produzione èbiologico, anche se spesso non certificato). Il paeseè il primo produttore mondiale di cacao fino diaroma, con circa il 67% del totale. Si esporta il 55%della produzione in Europa, il 35% negli USA e il10% nel resto del mondo. Nell´area di produzionedi quanto esportato a LM sono seminati circa 58.750ettari a cacao, ed altri 48.000 consorziati con altrecoltivazioni (banane, caffè, agrumi, mais, ecc.) e sitotalizza il 23% della produzione nazionale, di so-lito della migliore qualità (fino di aroma), divisi in13.717 UPAS (Unidades Productivas Agrícolas). Dopol´exploit del 2004 (primi esportatori di cacao delpaese), ancora oggi MCCH è tra i primi cinque.Si calcola che circa 100.000 famiglie lavorino in que-sta attività in Ecuador, per un totale stimato di

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cie cauliflora, cioè fiorisce direttamente sul fusto e suirami principali. Il frutto, botanicamente una cabos-side, ha la forma di un melone, raggiunge fino a 25cm. di lunghezza e pesa 500-600 gr. Il colore variacon la maturazione, dal verde-giallo al rosso porporaal viola. Ogni cabosside contiene tra i 40-50 semi,piatti, tondeggianti, lunghi 3 cm. circa, avvolti dauna polpa bianca. Dal punto di vista commerciale, esistono tre speciedifferenti di cacao, denominate rispettivamentecriollo, forastero e trinitario. Il primo ha semi tondeg-gianti, che danno un cacao delicato e aromatico, ilsecondo fornisce un prodotto con aroma marcato,utilizzato nella preparazione degli amari, l'ultimo èun incrocio tra criollo e forastero. Messico, Brasile,Colombia, Ecuador, Costa d'Avorio, Ghana, Nigeria,Camerun, Malesia sono i principali produttori mon-diali. Il cioccolato è un alimento ricchissimo di car-boidrati, che costituiscono la frazione principale(circa il 64%), di grassi (22%), proteine (6%). Tra isali minerali (4% circa), vanno segnalati soprattuttoil magnesio, potassio, fosforo, ferro, calcio. Tra i prin-cipi attivi presenti in misura significativa, la teobro-mina, la caffeina, la guanina, alcuni composti dellaserie dei tannini e vitamine del gruppo B. La teobro-mina, in particolare, ha attività vasodilatatrice e diu-retica, agisce come eccitante muscolare. 100 grammidi cioccolato forniscono 542 calorie. Una tazza dibuon cioccolato ne fornisce 190 circa. Il cioccolatofondente ha il pregio di contenere poco colesterolo.

L´attenzione all´ambiente è uno dei principi fon-danti l´attività di MCCH e si evince dalla formazioneeffettuata sul campo affinché i produttori sviluppinopratiche naturali organiche e utilizzino concimi bio-logici (in particolare escrementi di gallina). Nellevarie piantagioni l´uso diffuso di principi di colturabio favorisce la produttività, abbatte i costi di pro-duzione, considerando che quasi sempre si utiliz-zano materiali originari delle stesse "fincas" (terrenodi proprietà del contadino). Si cerca inoltre di trat-tare in maniera adeguata i residui solidi e si prov-vede a riciclare e rivendere (5 US$/sacco) gli scartidel cacao e la pula del riso, anch´essi utilizzati comeconcime.La raccolta dei produttori collegati a MCCH è ma-nuale, in modo da non danneggiare la pianta e ga-rantire le successive fruttificazioni. Il frutto vienestaccato e aperto delicatamente, si estraggono i semi,avvolti in una sottile pellicola biancastra. Da qui ini-

Cabossa aperta

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600.000 persone coinvolte. La produzione deigruppi seguiti da MCCH è di mediamente 5-6 quin-tali di cacao per ettaro, bassa rispetto alla media na-zionale (15 quintali per ettaro), anche perché inqualche caso si tratta di piante un po' vecchie chenecessitano di trattamenti specifici adeguati.Nel solo settore del cacao le vendite del 2008 diMCCH sono state di oltre 6 milioni di dollari, di cuiil 15% nel mercato nazionale e l´85% per l´esporta-zione (il 22% al fair trade). La media mensile di ex-port di MCCH è di 600 tonnellate metriche. Quasi il50% delle vendite va alla Ferrero, il resto transitaanche tramite brokers internazionali. Non si appli-cano le quotazioni FLO, sia perché il prezzo delcacao fluttua diverse volte durante l´anno sia per-ché MCCH poco esporta al fair trade. I produttoriindividuali ricevono un valore inferiore (95 dol-lari/quintal invece dei 105 previsti per le associa-zioni ed i gruppi). L´Agroexportadora deve versarealla Fondazione un corrispettivo pari al 10-15%delle vendite annuali (nel 2008 circa 60.000 US$)

L´incontro a Quito con gli uffici centrali e lemassime cariche di MCCH è stato cordiale e aperto,più difficile, almeno inizialmente, quello con il ge-rente dell´Agroexportadora del cacao (provenientedal profit, con un curriculum sorprendente, essendostato prima funzionario della Nestlè, poi responsa-bile dell´export in una multinazionale del settorebananero, mentre ora lavora da 13 anni a MCCH),come se il contatto fosse non prioritario, visti i bassivolumi di acquisto di LiberoMondo. Come siascolta talvolta nel mondo dell´economia solidale,MCCH come l´Agroexportadora non godono sem-pre di… buona stampa nel fair trade locale e inter-nazionale. Comunque va detto che è stato compiutoun percorso di valorizzazione di piccole organizza-zioni contadine, visto che all´inizio del lavoro conil cacao si puntava a imprese tradizionali (attual-mente la percentuale di prodotto consegnato da pic-coli produttori è del 60%).

La Fundación Chankuap "Risorse per il Fu-turo" è un organizzazione non governativa del Sud-Est dell’Ecuador, nata nel 1996, che lavora con gliindigeni delle popolazioni Achuar, Shuar e i colonimeticci nella regione amazzonica vicino alla fron-tiera con il Perù. La strategia operativa è l´idealecontinuazione delle attività produttivo-economicheiniziate nel 2002 con l´obiettivo di ottenere un si-gnificativo valore aggiunto per le produzioni indi-gene delle Province ecuatoriane di Morona Santiagoe Pastaza, a favore delle comunità che si trovanodietro la Cordillera del Kutukú (accessibile solo viaaerea), nel Cantón Taisha e nella zona del Valle delUpano, Cantón Morona (collegata attraverso strade,pur precarie).Si tratta di una regione povera, con grandi disugua-glianze economiche e sociali, con scarse vie di co-municazione, un´area di circa 600 mila ettari rico-perta per l´87% da foreste tropicali e con una riccabiodiversità.

Chankuap è impegnata a fornire servizi utili allosviluppo sociale integrale e sostenibile nella regioneamazzonica e cerca di valorizzare le potenzialità deigruppi più vulnerabili, rispettandone l’identità estimolando l’autogestione e la solidarietà. Gli inter-venti si fondano su tre direttrici principali: forma-zione di alto livello per gli studenti indigeni sullavalorizzazione delle risorse naturali, ricerca scienti-fica sulla biodiversità vegetale, elaborazione di pro-dotti trasformati ad alto valore aggiunto. I gruppiproducono soprattutto olii essenziali di varie spe-cie, tra cui i più caratteristici sono l´ishpink (cannellanativa), lo zenzero e un particolare olio vegetale diuna palma autoctona: l'ungurahua.In tutto sono coinvolte nei progetti produttivi circa1.350 persone e 67 gruppi di base delle differentietnie indigene (315 famiglie Achuar, 37 del gruppoKurinúa, 328 Shuar, oltre a 157 famiglie di colonimeticci delle aree urbane). Lo strumento organiz-zativo interno principale di gestione delle attivitàsono i Gruppi Solidali di Lavoro (GST), che provve-dono a pianificare le diverse attività gestite daigruppi di produttori. La Fundación Chankuapsorge all´interno del mondo missionario cattolico,in particolare dei Salesiani, che operano prevalente-mente nel territorio degli indios Achuar. La Funda-ción è stata ideata per sostenere le attività produt-tive collegate al lavoro della missione, con una par-ticolare attenzione alla formazione ed alla specia-lizzazione tecnica, con l´obiettivo di sviluppare lecomunità coinvolte. I membri attuali (soci) dellaFondazione sono tre salesiani presenti nell´area da35 anni, che lavorano con Shuar ed Achuar, mentregli altri soci sono laici, anch´essi con una lungaesperienza con gli indios.

Il lavoro con le comunità é iniziato con il recu-pero delle sementi autoctone, la riforestazione e ar-ricchimento delle foreste, la produzione per l´auto-consumo, la commercializzazione dell´eccedente.Inizialmente la vendita era unicamente di materiaprima, fattore che economicamente rendeva poco

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Fundaciòn Chankuap

Essicazione del cacao

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sostenibile l´attività. In una seconda fase sono statiavviati dei processi di trasformazione, ottenendomargini di utile che potessero garantire alle famigliemaggiore sostenibilità per le loro produzioni. Nel2002 sono iniziate le sperimentazioni delle prime di-stillazioni di piante aromatiche e medicinali locali.L´esperimento faceva parte di un piano di ricerca dirisorse naturali per lo sviluppo di filiere di oli essen-ziali, spezie, infusi arrivando a prodotti ad alto va-lore aggiunto, basso peso e volume, facilmente tra-sportabili a costi contenuti.I gruppi sono dislocati all’interno della foresta e iltrasporto dei prodotti avviene per mezzo di piccoliaerei, fatto che rende troppo esosa la commercializ-zazione dei prodotti agricoli tradizionali che risul-tano così essere troppo cari. I canali commercialiprioritari individuati sono stati il fair trade, il mer-cato locale e nazionale.

Nel corso degli anni la Fundación Chankuap hastretto relazioni con l´ONG italiana VIS, l´UniversitàPolitécnica Salesiana (UPS) di Quito, le Facoltà diChimica delle Università di Ferrara e Pavia.Un´equipe di cooperanti e personale accademico haformato un gruppo di esperti nella valorizzazionedelle risorse naturali per lo sviluppo di prodotti na-turali, fitoterapici, cosmetici. Grazie a tali collabora-zioni è stata lanciata nel 2007 un’innovatrice linea dicosmetici i cui ingredienti principali sono olii essen-ziali di alta qualità. Ikiam, Alma Amazónica, è unalinea di 23 prodotti tra cui si trovano saponi liquidi,olii per massaggi, creme nutritive e multivitaminicheper le mani, i capelli e il corpo, body splash (lozioniper il corpo), shampoo, repellenti, ottenuti dalla tra-sformazione di olii essenziali di agrumi (lime, aran-cia, mandarino), erbe come l´erba luisa, fiori comel´ishpink (simile alla cannella), piante come l´ungu-rahua (il frutto di una palma), radici come lo zenzeroe la cúrcuma. Si tratta del risultato più concreto degliinterventi di cooperazione del VIS in Ecuador a fa-vore degli indigeni Achuar e Shuar, ai quali è stataofferta formazione tecnica, valorizzando le capacitàdi produzione, trasformazione e commercializza-zione dei prodotti della foresta.

Ikiam (“foresta”, in lingua Achuar) è stata presen-tata prima a Macas, capitale della provincia, e poi aQuito, dando il via alla commercializzazione nelmercato nazionale. Si stanno effettuando promozionie test commerciali in diverse città dell´Ecuador doveesiste un potenziale di mercato per posizionare que-sta nuovo marchio. Si sono sviluppate anche formuleper ottenere saponi solidi per l´export e prodotti fito-farmaceutici per il mercato nazionale, come sciroppi,gel analgesici.Due tecnici della Fundación sono stati formati sulletecniche di produzione e 12 promotori indigeni sonostati formati nelle tecniche di distillazione, in mododa poter compiere questa lavorazione direttamentenelle aree rurali. Il progetto in forma generale cercadi stabilire una relazione sana tra uomo e territorio,a partire dalle risorse delle terre amazzoniche, pro-ducendo e trasformando secondo modalità che inte-grano saperi e culture, valorizzando le risorse dellepopolazioni indigene, le piante medicinali, i fruttidella chacra (l´orto Achuar). Le popolazioni della re-gione stanno cercando una terza via tra l´azione pre-datoria ed “energivora” dello sfruttamento selvaggio

della foresta e le teorie conservazioniste di alcunistudiosi: proteggere l´ambiente senza rinunciare aprodurre e vivere dei frutti del proprio lavoro, inte-grando differenti produzioni per un´economia alter-nativa. Tutto è iniziato nel 1996 grazie all’azione diun missionario salesiano italiano, morto nel 2006, inaccordo con la Federazione delle Nazioni Indigenedell’Ecuador, una potente organizzazione con cuideve confrontarsi chiunque in Ecuador abbia a chefare con gli indios. Oggi il presidente della Fonda-zione Chankuap è un altro salesiano italiano. I mis-sionari vivono nella casa di Sevilla, un piccolo sob-borgo a pochi chilometri da Macas, dove si trovanoanche le suore e i novizi indigeni (che raramente ar-rivano ad ordinarsi sacerdoti, in quanto la culturaShuar mal tollera il celibato, pur non prevedendo lapoligamia come nel caso degli Achuar). Qualche po-lemica interna, sia nel contesto locale sia con le co-munità indigene, esiste a causa della grande esten-sione di proprietà terriere di cui godono i salesiani.All’epoca dell’inizio del progetto la regione era af-flitta da una profonda emigrazione verso USA edEuropa (un problema endemico nel paese e in tuttala zona andina), anche per l’isolamento geograficoed economico della provincia, una delle più periferi-che dell’Ecuador. Nonostante le distanze non sianograndi come nel caso dei giganti del continente comeBrasile o Argentina, i tempi di percorrenza terrestrisono comunque lunghi e faticosi, a causa dei tra-sporti precari e dei rilievi presenti nel del territorio.Inizialmente il lavoro sulla produzione fu finanziatograzie all’appoggio della cooperazione canadese, chesi era occupata della realizzazione di strade, radiocomunitarie per le comunicazioni tra i villaggi, sec-catori per i prodotti e del recupero di specie vegetalinative. Il nome Chankuap riprende quello di unfiume della regione, vicino alle missioni dove inizial-

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mente operava il fondatore, nell´area della Cordil-lera del trans-Kutukú.

Chankuap lavora in rete con gli altri soggetti del“comercio justo” del paese, Camari ed MCCH so-prattutto. Era uno dei promotori della Red del Co-mercio Electronico ma gli scarsi risultati finora otte-nuti hanno ridotto questo filone di attività. La Fon-dazione dispone di un sito internet dove è possibiletra l´altro effettuare gli ordini. La commercializza-zione verso l’Europa è iniziata con l’export di ara-chidi, recuperando un’attività tradizionale che stavaperdendosi in zona. Esiste anche un settore deditoalla produzione di artigianato e bigiotteria, svilup-pato dalle donne indigene. Un importante valoreaggiunto, sia per la linea dei cosmetici che dei pro-dotti fitoterapici, è l´essere in grado di realizzare iprodotti finiti in loco, esperienza pressoché unicaper questa tipologia di articoli, perlomeno nell’am-bito del commercio equo.La produzione è agroecologica, rivolta all’autocon-sumo ed alla vendita. Le aree di produzione sonopiccole (30x40 mt. in media), nel rispetto della pre-servazione della foresta. La Fundación offre agli in-dios strumenti, stivali, machete, pale, formazionetecnica, microcredito, installazione di seccatori epiccoli macchinari per la prima lavorazione sulcampo. Per salire sugli alberi della foresta vieneusato un antico e pratico sistema a “bicicletta”(corde metalliche legate ai piedi, simili a quantofanno i Maya dello Yucatan del Chicle e gli indiosbrasiliani con le noci dell’Amazzonia), che consentedi arrampicarsi agilmente sulle palme per racco-gliere i cocchi, ma senza rovinare la pianta.

Contesto geografico e culturaleGli indios presenti nella Provincia di Morona

Santiago (il paese è diviso amministrativamente in24 Province) sono circa 80.000 (8.000 nell’area delprogetto). In passato erano soprattutto raccoglitori,ora hanno molti contatti e partnership con organiz-zazioni di appoggio, principalmente missioni eONG straniere. Molti non parlano spagnolo. Le lin-gue Shuar e Achuar hanno parecchie somiglianze,provenendo da una radice comune, che si è andatadifferenziando nel tempo in seguito a divisioni econflitti. Le due popolazioni si trovano ora separateanche geograficamente da fiumi e rilievi. I villaggisono sparsi, oltre che nella provincia di MoronaSantiago, nella confinante provincia di Pastaza edanche in Perù, con il quale fin dal 1942 è in corsouna disputa sulla definizione dei confini tra i duepaesi nella zona Amazzonica sud orientale, “prov-visoriamente” (da 60 anni…) demarcata dal trattatodi Rio de Janeiro.La Provincia di Morona Santiago vive una fase direcessione, con poche risorse nell´allevamento e nel-l’agricoltura, con scarsi sbocchi di mercato, anche acausa delle precarie vie di comunicazione. La zonaè invasa da prodotti di contrabbando che giungonodal vicino Perù, disponibili a prezzi stracciati.Macas, la capitale della provincia, è situata a 1.100metri sul livello del mare ed ha circa 13.000 abitanti.Nelle aree indigene non esistono strade, ci si muovea piedi o con piccoli aerei, l’accesso e la logistica

sono molto precari, si potrebbe dire che ci si trovain presenza di regioni e difficoltà d’altri tempi... Esi-ste da anni un progetto per sviluppare un sistemapiù razionale di trasporto fluviale, adeguato allazona.

La regione indigena oggetto del progetto (partebassa del Rio Pastaza, nell’Oriente della zona orien-tale dell’Ecuador) ha fama, nel paese e all’estero, diessere zona “selvaggia”, anche per i miti diffusi daagenzie di viaggi e guide turistiche sulle pratichedi riduzione dei crani che le culture indigene prati-cano da sempre. A conferma si segnala un episodiorecente, quando alcuni anni fa una coppia di turistiitaliani entrata clandestinamente nell’area alla ri-cerca di sciamani, è stata decapitata… La praticaera utilizzata in passato nelle guerre interne,quando si mostravano come trofei i crani dei ne-mici, ridotti di un terzo. Gli Achuar sono 20.000 inEcuador, gli Shuar circa 50.000. Per entrare nelle co-munità è necessario un permesso, non viene vistacon simpatia l’entrata di estranei, specie dei gringos.La Fundación Chankuap opera prevalentementecon l’etnia Achuar, ma per sviluppare i progettideve firmare accordi di cooperazione con la NAE(Nacionalidad Achuar Ecuador), organizzazione cherappresenta ufficialmente gli Achuar. La NAE ècomposta da nove organizzazioni, 5 a Morona San-tiago e 4 a Pastaza, ogni associazione è divisa incentri (al momento sono 64), ha un proprio consi-glio di governo, coordina diversi progetti raggrup-pati in Assi di lavoro: educazione, salute, ordina-mento territoriale, produzione, legalizzazione.Delle 46 comunità Achuar sono 28 quelle contem-plate nelle attività della linea Ikiam, mentre all’ini-zio erano solo 4. Si è dovuta vincere parecchia dif-fidenza, qualcuno sosteneva anche che Chankuapfosse una strategia di penetrazione nelle comunitàindigene ideata dalle multinazionali del petrolio.Ogni comunità dispone di proprie strutture orga-nizzative interne, a partire da una specie di capovillaggio detto Sindico, eletto ogni due anni (cariche

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introdotte dopo l’arrivo dei missionari, in quanto nonappartenenti alla tradizione). I Sindicos sono di so-lito giovani che hanno studiato e maneggiano con re-lativa disinvoltura il know-how dei bianchi. Nelle co-munità esiste anche un direttivo e un presidente. LaNAE a sua volta è membro di una confederazione in-digena nazionale, la CONAIE (Confederazione delle Po-polazioni Indigene del´Ecuador), anch´essa oggi su po-sizioni parzialmente critiche verso Correa. GliAchuar occupano la zona dell´alto Chankuap e deisuoi affluenti, e la regione del Rio Pastaza. A causadella localizzazione geografica il popolo Achuar si èmantenuto nella storia relativamente isolato, di fattonon si sono sviluppate relazioni costanti con le co-munità meticcie, a parte gli scambi commerciali. In-torno al 1970 si sono maggiormente consolidati i con-tatti con il mondo missionario cattolico e protestante,che gradualmente hanno provocarono cambiamentinella struttura sociale, nel pensiero, nei valori di rife-rimento, nel funzionamento economico e culturale,nella religione. Alcuni antropologi hanno rilevato inepoche più recenti un fenomeno di “shuarizzazione”degli Achuar, per le relazioni sempre più strette coni “cugini”, sia di tipo linguistico che culturale. Sonocomparse scuole radiofoniche bilingue, negozi e pistedi atterraggio dei piccoli aerei, si sta diffondendo laformazione di piccole associazioni, l´introduzione difigure di comando o coordinamento interno primasconosciute.Una celebrazione di comunione e partecipazionemolto importante nella cultura Achuar è la wayus(una bevanda tradizionale): parlando molto lenta-mente, prima dell´alba, si raccontano i sogni, si co-municano le ultime notizie, si analizzano i problemidella comunità, domandando ai visitanti il motivodel viaggio, ricordando fatti storici, riti, guerre tri-bali, o anche chiedendo in sposa una ragazza alla fa-miglia. Il nome Achuar viene da Achu (uomo delpantano o palma molto grossa) che come detto si se-pararono dagli Shuar a causa di conflitti interni. Unmito Shuar ricorda che essendosi quasi totalmenteeliminati a furia di farsi la guerra,i due gruppi deci-sero di comune accordo di separarsi. Gli Achuar sitrasferirono nella zona bassa, con grandi pantani ezone pianeggianti, mentre gli Shuar rimasero nellazona collinare e montagnosa. La separazione av-venne molto tempo fa, tant’è vero che anche se le duelingue sono ancora molto simili (circa l´80% dei voca-

boli sono gli stessi), la cultura si è parecchio diversi-ficata.Le case indigene, in legno o mattoni, risentono delcontatto con i bianchi e i villaggi si concentrano in-torno alle piste di atterraggio delle avionetas, i pic-coli velivoli che collegano le comunità con il capo-luogo della regione. Gli Achuar in qualche villaggiodispongono di generatori e corrente elettrica. Inmetà delle comunità esiste una radio ricetrasmit-tente, anche per ascoltare la potente radio Achuarnella regione, che trasmette (dalle 04.00 alle 06.00 edalle 18.00 alle 20.00) programmi di salute ed educa-tivi. La Fundación Chankuap per poter comunicaretramite la radio paga 700 dollari annui e spesso i tec-nici agricoli effettuano la formazione per le comu-nità direttamente tramite programmi radiofonici. Ledue radio che trasmettono rispettivamente inAchuar e in Shuar sono “La voz de la NAE” e “Aru-tam” (che significa lo spirito, la forza degli elementidella natura).Gli Shuar hanno tre organizzazioni di rappresen-tanza a livello nazionale, riconosciute dai coordina-menti indigeni, contro l’unica degli Achuar, e sonopiù… anarchici dei loro “parenti”, oltre che più nu-merosi. Ogni comunità è composta mediamente da15-20 famiglie, per 150-200 persone in totale. Lamaggioranza delle famiglie non ha entrate fisse,salvo chi lavora nell´educazione e nella scuola. Ilmezzo principale di sussistenza sono le attività agri-cole, la caccia, la raccolta di piante native. Negli at-tuali progetti della Fondazione sono interessate di-rettamente oltre 300 famiglie Shuar.Va sottolineato che la cultura indigena della regioneè ancora piuttosto machista, è comune la poligamia,gli uomini hanno in media 3-4 donne. In generale ledonne sono sottomesse in vari aspetti, raramente(ancora oggi) detengono il controllo del denaro gua-dagnato. La Fundación ha preferito agire con pru-denza in campo antropologico, con processi lenti diformazione e coscientizzazione.

Organizzazione e funzionamentoI progetti sviluppati sono stati resi possibili gra-

zie al sostegno finanziario di numerosi donatori, fracui il Ministero degli Affari Esteri e la ConferenzaEpiscopale Italiana, e all’apporto di cooperanti inloco del VIS. Esiste una partnership storica con leUniversità di Ferrara e di Pavia per le analisi dei pro-dotti e le ricerche su qualità e proprietà delle mate-rie prime. In particolare si sta lavorando sulle ara-chidi, che negli ultimi anni hanno presentato pro-blemi di qualità. Per la distribuzione dei prodotti alivello nazionale Chankuap usufruisce della rete deinegozi di Camari, MCCH, Gruppo Salinas, SinchiSacha, oltre a partecipare a fiere locali e forumsull´economia solidale. A livello di struttura esisteun’Assemblea Generale della Fondazione che si riu-nisce una volta all’anno e un Direttivo di sei persone.Internamente la Fondazione si è strutturata in settearee, ciascuna con un responsabile: amministra-zione, produzione, risorse naturali, trasformazione,commercializzazione, educazione, salute. Per potereseguire i progetti nelle aree indigene (assistenzatecnica in area agricola, trattamento delle risorsedella foresta, microcredito, vendita) sono stati fir-

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Luigi Eusebi (a sinistra) durante la visita al progetto

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mati accordi formali di cooperazione con le orga-nizzazioni di rappresentanza. La base partecipaprincipalmente nello sviluppo della rete commer-ciale, con un ruolo attivo nella scelta di prodotti, tec-nologia da utilizzare, politica dei prezzi. Per il restonon vi è coinvolgimento diretto, come avviene fre-quentemente in realtà gestite dalle missioni sale-siane. Questo problema è stato discusso a lungonelle assemblee dei soci. La giustificazione data èche la base non sarebbe ancora preparata per condi-videre la gestione, d’altro canto le potenti confede-razioni indigene dell’Ecuador considerano in que-sta fase Chankuap un socio strategicamente impor-tante.Il responsabile commerciale-export e figura centraleper la gestione operativa economica è un quiteño(originario di Quito) esperto di marketing, cheviene da una lunga esperienza nel profit e che cono-sce il fair trade europeo. I tecnici locali, spesso diorigine indigena, lavorano con un sistema definitoa giornate. Nell’arco di un mese, si dedicano per 22giorni alla visita delle comunità prestando consu-lenza e formazione e riposano nei restanti 8 giorni.

Ci sono due modalità di contrattazione internaalla Fundación: assunzione regolare secondo il re-gime del Código de Trabajo nazionale e consulenze aprogetto. In un caso si ricevono le gratificazioni pre-viste dalla legge, assicurazione, previdenza,nell´altro si è pagati in base a ruolo, livello profes-sionale, zona di intervento. La Fundación riconoscein media salari superiori al minimo nazionale (218US$/mese nel 2009), gli stipendi vanno dai 250 US$delle funzioni più basse ai 1.300 dollari della Segre-taria Generale. I tecnici prendono tra i 500 e i 650dollari mensili. Non vengono riconosciuti altri be-nefits, essendo una ONG senza fini di lucro. Even-tuali utili di esercizio (quando ci saranno…), comeprevisto da statuto, devono essere reinvestiti nellecomunità. Per quanto riguarda i produttori di base,le entrate provenienti dalla vendita dei diversi pro-dotti permettono di soddisfare i bisogni delle fami-glie contadine ed indigene, in particolare il dirittoall´educazione ed alla salute. Presso la sede diMacas funziona anche il Centro de Acopio, un ca-pannone di 440 mq. adiacente ad uffici e laboratoriche serve per ricevere e trasformare i prodotti agri-coli. Nel Centro ci sono anche essiccatori artigianalidi legno, distillatori, un piccolo settore formazione.Ci sono inoltre 13 tiendas comunales nelle aree indi-gene, di proprietà della Fondazione, che trattanooltre 400 prodotti. Il negozio principale è a Macas esta per essere aperto un altro punto vendita a Quito.

La maggior parte delle materie prime utilizzateper la linea Ikiam sono frutto di antiche tradizionifamiliari nell’ambito dell’alimetazione (arachidi,cacao), della medicina (hierba luisa, jengibre, cúr-cuma), della cosmetica (ungurahua). Gli indios uti-lizzano da secoli questi prodotti, in particolare conle arachidi è stato svolto un lavoro di recupero delletradizioni, visto che nelle comunità se ne stava per-dendo l’utilizzo. Il lavoro più pesante, di “desmonte”per la semina, è svolto dall’uomo, mentre la raccoltaè fatta principalmente dalla donna. Dalle spezie eda altre piante aromatiche si estraggono gli oli es-senziali, che apportano alla pelle nutrimento e pro-

tezione, diffondendo delicate fragranze (rilassantenel caso dell´hierba luisa, rinfrescante per il limone,equilibrante per l´arancio, stimolante per il manda-rino). I prodotti sono adatti a tutti i tipi di pelle, perl'igiene e l'idratazione quotidiana, per una profu-mazione senza alcool con essenze naturali. Partico-lare cura viene data al tipo di coltivazione, alla sta-gione di semina e raccolta, al trattamento preven-tivo contro le infestazioni prima e dopo il raccolto,al controllo di qualità. A causa delle distanze e deldifficile accesso molte comunità possono essere rag-giunte solo via aerea. Il sistema di produzione èquello tradizionale chiamato “huerta o aja” (orto oparcella) e tutta la costruzione del progetto produt-tivo punta a rispettare le tecniche tradizionali adat-tate al contesto, con l’utilizzo di strumenti tipici perl’agricoltura, applicando prodotti elaborati con ma-teriali naturali della zona (estratti), concimi natu-rali, tecnologie appropriate (es. potatrici aeree perla riabilitazione ed il mantenimento delle pianta-gioni di cacao, essiccatori ecologici, sacchi per il tra-sporto).

La prima finalità della Fundación Chankuap èdi appoggiare le famiglie produttrici, sviluppandole potenzialità con criteri di equità di genere, per ga-rantire la sicurezza alimentare in un sistema di pro-duzione tradizionale nel rispetto delle risorse natu-rali e di uno sviluppo sostenibile. A tale scopo sonostati ideati e strutturati, su richiesta delle comunità,i Grupos Solidarios de Trabajo - GST, che sonoraggruppamenti di famiglie che permettono di svi-luppare le produzioni applicando le conoscenze tra-dizionali per raggiungere livelli di qualità e quan-tità adeguati, in modo continuo e stabile. Ogni GSTha un coordinatore e dispone di promotori locali. Sistipulano accordi scritti, dove vengono indicatiquantità, prezzi, tempi di consegna. Si paga la ma-teria prima al momento della consegna, anticipandoil denaro alle comunità indigene. Coordinatori epromotori usufruiscono di formazione tecnica eumana, che verte su temi come tecniche di coltiva-zione, agricoltura biologica, certificazione, costi diproduzione, analisi dei bisogni delle comunità, pia-nificazione, valutazione, leadership, lavoro inequipe, attenzione per l’ecosistema, utilizzo di resi-dui solidi, contaminazione ambientale. La Fonda-zione garantisce assistenza mediante l’apporto dicooperanti tecnici, oltre a personale proprio e tec-nici locali indigeni. Le equipe di tecnici effettuanocostantemente visite di campo, monitorando la pro-duzione, la tracciabilità dei prodotti, il rispetto deicriteri previsti per la certificazione. Le attività ven-gono studiate in ogni GST, con la partecipazione deisoggetti interessati e la supervisione delle autoritàdi villaggio (non c’è un vero e proprio capo, a volteè presente uno sciamano, di solito la relazione è configure ibride come i presidenti e i sindaci di villag-gio).

Nelle singole comunità ci sono piccoli centri diraccolta. I prodotti alimentari risultato di una primatrasformazione sono trasportati verso Macas attra-verso un sistema di piccoli aerei o per lunghi cam-mini fluviali o terrestri, dove vengono divisi nellediverse linee di produzione, elaborazione e trasfor-mazione, per poi essere distribuiti sui vari mercati,

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il più significativo e strategico dei quali è il commer-cio equo. Si effettua un rigoroso controllo di qualità,curando la tracciabilità mediante la numerazione deilotti di materia prima consegnata. Nel caso delle fo-glie, queste sono comprate subito dopo il raccolto, siverifica la qualità organolettica, passando poi al pro-cesso di distillazione mediante spruzzi di vapore, ot-tenendo gli olii essenziali che vengono utilizzati perle creme multivitaminiche, nutritive, body splash, oliper massaggi. C’è un distillatore artigianale da 1.000kg. nel Centro de Acopio, due “secaderos” che hannouna capacità rispettivamente di 24 quintali di mate-ria prima (per 72 ore di lavoro) e 160 libbre (per 4-5giorni, a seconda dalla presenza del sole). Nel casodei rizomas di jengibre e di curcuma, una volta com-prati sono immediatamente lavati per eliminare resi-dui di terra e impurità, sono separati in macchine diacciaio inox, per passare poi alla distillazione. Nonviene aggiunto nessun additivo chimico. Anche l’oliodi ungurahua viene purificato mediante una mac-china filtratrice a pressione, per essere reso disponi-bile come materia prima per i cosmetici. Tutti i pro-dotti passano per il laboratorio, dove vengono mi-scelati con altre materie prime vegetali e in qualchecaso chimiche per ottenere i vari sottoprodotti. Leiniziative hanno raggiunto un discreto risultatonell´organizzazione e pianificazione della base pro-duttiva, sviluppando azioni formative in tutte le fasi,dalla semina, al raccolto, al post-cosecha (dopo rac-colta), al trattamento delle risorse naturali. Ciò per-mette di affrontare un mercato che richiede conti-nuità, volume, qualità. I prodotti contengono aromie proprietà uniche delle biodiversità amazzonica,studiati con uso di tecnologie appropriate e sosteni-bili. Nel caso delle arachidi (arachis hypogaea) da sot-tolineare il lavoro di recupero e di cura della qualità(compresa l’attenzione al problema delle aflatossineche compromettono raccolto e vendite) per una

pianta presente in America del Sud in un gran nu-mero di sottospecie e che riveste un ruolo impor-tante nella dieta dei popoli indigeni.

Tra il 2002 e il 2008 le vendite di cosmetici e fito-farmaci sono più che decuplicate, arrivando a rag-giungere il 15% del totale generale (nel 2008 l´incre-mento è stato del 111%). Il mercato extra comes èconcentrato soprattutto negli USA e riguarda pre-valentemente le arachidi. In genere il prezzo per l’export è doppio rispetto aquello nazionale. Interessante notare comeChankuap abbia effettuato, prima di lanciare lalinea Ikiam, studi di mercato per valutare l´inci-denza delle linee di prodotti cosmetici sulle venditein vari paesi del mondo. Ad esempio l´Europa è ilpiú grande mercato produttore, seguita da USA eGiappone, con volumi di vendita di 45 miliardi dieuro (Germania 22,5%, Francia 19%, Regno Unito16,2%, Italia 15%, Spagna 9,5%). Il maggior con-sumo pro-capite è in Francia. Il mercato si divide inprodotti per il bagno (27%), cura dei capelli (26%),cura della pelle (21%), profumi e fragranze (16%),cosmetici (10%). Il mercato dei green cosmetics stacrescendo del 10% all´anno, con volumi di 2,8 mi-liardi di dollari/anno. La materia prima viene acqui-stata alla consegna, per cui si è dovuto attivare unfondo rotativo. Nel calcolo dei prezzi non sono staticonteggiati costi amministrativi, in quanto si usanospazi e personale che si occupa anche di altri pro-getti della Fondazione. Chankuap non ha per oraraggiunto utili di esercizio, nel 2007 ci sono stati2.000 dollari di perdita, nel 2008 un sostanziale pa-reggio. Sono necessari 50.000 dollari annui di speseper logistica e gestione, salari, materia prima, tien-das comunitarie nei villaggi, ecc. I tecnici ed i re-sponsabili sono pagati grazie a progetti esterni.Nella costruzione dei prezzi la strategia utilizzata èstata quella di cercare di formare una media tra i

Luigi Eusebi e Alessandro Baglioni con alcuni membri della Fundaciòn

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vari prodotti, visto che alcuni sono venduti in per-dita, altri in utile. Per il responsabile commerciale,che proviene dal profit, è molto strano lavorare contale criterio, a suo avviso i prodotti in perdita do-vrebbero essere eliminati dall´assortimento o rivi-sti nel calcolo dei prezzi.

L’organismo interno di gestione è il Direttivo,coordinato dalla Segreteria Generale, eletta ognidue anni dall’Assemblea. All’assemblea spettano icompiti statutari di studiare e condividere le atti-vità e le strategie della Fondazione. Quando neces-sario per temi di particolare rilevanza vengono con-vocate assemblee straordinarie. E’ in corso di attua-zione un piano strategico per il quadriennio 2008-2012, elaborato in forma congiunta dai soci dellaFundación e i lavoratori dell’organizzazione. Unruolo importante è esercitato dalla direzione dellemissioni salesiane, anche se dopo la morte del fon-datore il peso specifico è diminuito, visto che gli at-tuali missionari non dedicano molto tempo al pro-getto. Al di là delle cariche formali la conduzionequotidiana è in mano ai tecnici. Anche i cooperantioccupano una posizione strategica, avendo con-dotto molte attività negli ultimi anni sul piano dellosviluppo prodotti, delle ricerche di mercati solidali,nella formazioni di tecnici e promotori indigeninelle comunità. La partecipazione della base èbassa, anche se il ruolo importante esercitato inEcuador dai coordinamenti indigeni garantisce unasorta di monitoraggio costante rispetto agli anda-menti strategici generali. Per lo sviluppo dei mini-negozi nelle comunità della foresta viene dato unmicrocredito di 300-400 dollari a interessi zero edanche formazione specifica. La determinazione delprezzo è frutto di un processo di discussione collet-tiva fatto anche con le comunità.

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Zona e popolazioneSalinas è un piccolo villaggio della Sierra Ecua-

toriana che si trova nella zona nord della Provinciadi Bolivar, nel Cantón Guaranda. Si estende su alti-tudini comprese tra i 600 e i 4.200 metri con unatemperatura media di 10°C. Era uno dei principalisiti di produzione di sale del paese. La sua storia,che si è costruita passando attraverso molte turbo-lenze e avvenimenti sociali, politici, economici, èoggi conosciuta nel paese e all´estero per una sin-golare e riuscita esperienza di autogestione pro-mossa da organizzazioni di base contadine. E´ di-ventata amministrativamente una Parrocchia nel1884, mentre in epoche precedenti era stata domi-nata dagli indios Tomabelas.

Quando iniziò l´attività promossa da padre An-tonio Polo, nel 1970, la mortalità infantile era del45% e l´analfabetismo raggiungeva l´85%. Nonc´erano strade continue, né acqua potabile, luce elet-trica, telefono, le case erano fatte di terra e paglia.L´unica fonte di reddito erano le miniere di sale,una vita e un lavoro durissimi, dove si lasciava eva-porare l´acqua salata, la si trasportava al villaggio,si bolliva in grandi pentole fino a che si seccava ilsale, questo si modellava in grande balle avvoltenella paglia. Una potente famiglia di origini colom-biane si considerava padrona del sale e quindi dellazona. Con l´arrivo dei missionari (Alberto Paneratie Antonio Polo) e dei volontari dell´OperazioneMato Grosso venne creata la prima cooperativa dimicrocredito e si cercò di ottenere dallo stato il li-bero uso delle miniere. Si ottennero, grazie ad unduro lavoro ed alla resistenza ai meccanismi di op-pressione precedenti, importanti risultati ed il con-trollo della produzione ma risultò subito chiaro cheil sale non avrebbe potuto rappresentare un futuroper l´economia locale. Grazie anche alla tradizionalementalità solidale tra i popoli andini si iniziaronouna serie di attività economiche cooperativisticheche progressivamente hanno portato alla complessaorganizzazione attuale.

La grande maggioranza degli abitanti dellazona sono contadini, agricoltori, allevatori. Con losviluppo delle attività costruite negli anni sonosorte nuove professionalità, anche grazie allo svi-luppo ed alla cura data all´istruzione scolastica nellaregione. Sono cresciuti con il tempo, da famigliecontadine molto povere, professori, contabili, am-ministratori di cooperative, autisti, tecnici alimen-tari, artigiani di diverse categorie, ecc. La popola-zione è composta soprattutto da indigeni, che pro-vengono dalle zone alte della Parrocchia. Il 90%vive in area totalmente rurale ed il 10% si trova aSalinas o nelle vicinanze. Il 52,50% sono uomini(5.292 persone) ed il 47,50% donne (4.788), la popo-lazione rurale è suddivisa in 33 “recinti”. Ogni fami-glia ha una media di 5 figli, solo il 5% della popola-zione può essere considerato meticcio. Il 95% degliabitanti sono di fede cattolica, il 5% evangelici.

Corporaciòn Gruppo Salinas

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La parrocchia (una definizione amministrativache definisce un insieme di comunità) di Salinas, ap-partenente alla cittadina di Guaranda, capoluogodella provincia di Bolivar, è il fulcro di una serie diattività che hanno dato vita a forme associative e or-ganizzative di cui FUNORSAL (Fundación de Orga-nizaciones Campesinas de Salinas) è stato il princi-pale risultato, trasformandosi negli ultimi anni inCorporación Gruppo Salinas. Queste attività, dedi-cate al miglioramento globale delle condizioni di vitadella popolazione della regione, danno particolarerilevanza alla commercializzazione di prodottiagroalimentari verso i mercati nazionali ed interna-zionali. Si tratta di un'organizzazione che riunisce 65cooperative, con sede a Salinas. Le comunità coin-volte sono 33, composte da una media di 100-800persone ciascuna. Amministrativamente l´Ecuador ècomposto da 24 province, che si suddividono in can-tones, questi ultimi sono composti da parroquias. Sa-linas è la capitale della parrocchia, estesa in 490 kmq.per 10.000 abitanti complessivi, di cui circa 1.000 vi-vono nel paese. Di fatto quasi tutta la vita e l´attivitàdel villaggio è oggi in qualche modo collegata al la-voro della Corporación. Nata nel 1971, l´organizza-zione coordina una serie di microimprese per la pro-duzione di yogurt, formaggi, marmellate, insaccati,mobili, tessuti, l'allevamento di trote, persino la ge-stione di un ostello per turisti e tante altre attività.Opera prioritariamente nel mercato interno, ma peril commercio equo produce funghi, torrone, marmel-late, zucchero, cacao, artigianato. La storia iniziò inseguito all'arrivo nella zona dei missionari Salesianie dei volontari dell'Operazione Mato Grosso nel1971. Venne costituita inizialmente una cooperativadi risparmio, che sarebbe servita da primo passo perriscattare il territorio dal potere dei grandi proprie-tari terrieri e ridare alle comunità indigene il con-trollo sulle proprie risorse. Le attività si sono molti-plicate negli anni: la produzione e la vendita si sonosviluppate in modo decisivo dopo il 1982, con lacreazione della struttura centralizzata FUNORSAL econ le successive iniziative economiche seguenti. IlGruppo lavora per il miglioramento delle condizionidi vita nel territorio, valorizzando le risorse locali,rafforzando la fiducia e le capacità degli abitanti,creando un sistema di economia locale fondato sullavalorizzazione delle risorse della comunità. I pro-dotti sono molto diversi tra loro, per la varietà digruppi e conoscenze coinvolte, sono l'espressionedegli ambienti naturali del territorio (che si estendedai 600 ai 4.200 metri ai piedi del vulcano Chimbo-razo, il più alto del mondo) e delle genti che lo abi-tano. È ancora attivo il progetto iniziale di risparmio,che fornisce credito a famiglie e micro-imprese, esi-stono programmi di educazione, centri dedicati aigiovani e alle donne, un programma per controllarei rifiuti, uno per la riforestazione e il pascolo, un pro-getto di turismo responsabile-ecologico che porta ivisitatori a conoscere la realtà delle cooperative dellaCorporación. Una corporazione, in Ecuador, è una ti-pologia di persona giuridica che assomiglia alle fon-dazioni. I beni non possono essere distribuiti, in casodi fallimento non c´è divisione delle risorse tra i soci,che vengono invece trasferite a enti simili della zona.Questa forma organizzativa, l´ultima nata all´interno

di un percorso quasi quarantennale, è quella attual-mente adottata dal progetto Salinas, che ha deciso diriunire sotto questa veste le varie realtà che lavoranoin modo comunitario seguendo i principi dell´eco-nomia solidale. La Corporación GRUPPO SALINASè nata come un´istanza che tutela e promuove lo svi-luppo della popolazione: stabilisce direttrici di la-voro istituzionale sviluppando politiche condivisedi gestione delle differenti attività, la sua esperienzaè oggi diffusa anche all´esterno della zona origina-ria e viene studiata anche a livello accademico comemodello di alternativa economico-sociale di suc-cesso.

Nel GRUPPO esistono due imprese dei prodottia marchio “El Salinerito”, una per il livello nazio-nale: CONA (Comercializadora Nacional) e l´altra,il Centro de Exportaciones, incaricata della promo-zione e vendita a livello internazionale.

° Il Centro de Exportaciones. Ha iniziato ad operarenel 2003, dopo le esperienze pioniere degli anni ´70-´80. Dalle prime vendite internazionali effettuate avolontari ed amici in Italia e Germania in scatole da20 kg si è passati ad una maggior professionalizza-zione e ad una gamma di prodotti più ampia, coin-volgendo gruppi di appoggio all´estero e le primeagenzie di fair trade (in Italia dal ´96 CTM e Equo-land). Gli aspetti logistici erano curati dalla mis-sione salesiana e da Funorsal attraverso il Centro deAcopio, che si incaricava anche di raccogliere pro-dotti artigianali provenienti da aree vicine a Salinas,come Salazaca, Baños, Otavalo, etc. Con il progres-sivo incremento di quantità, ordini ed esigenze le-gali e merceologiche, nacque la necessità e urgenzadi creare un servizio interno specializzato per leoperazioni di esportazione. Alcuni progetti e unitàproduttive collegate possono esportare diretta-mente, o utilizzando altri vettori, come nel caso diFacundo Vela e della Copropap.

Giorno di mercato

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°CONA – Comercializadora Nacional. Questastruttura è stata creata nel 1992, come attività dicommercializzazione di Funorsal, anche grazie adalcuni fondi per migliorare l´infrastruttura. Dal2005 é stata attivata CONA per offrire un serviziopiù professionale, che integrasse le varie organizza-zioni produttive della Corporación che produconoper il mercato nazionale. Una parallela strategia fucostruire una propria rete di Tiendas ubicate nelleprincipali città dell´Ecuador, e inoltre fu creato unconsorzio di Queserias con l´obiettivo di includerealtri piccoli gruppi di produttori di differenti zonedel paese, che utilizzassero la stessa tecnologia econsolidassero la produzione in modo da coordi-nare in forma centralizzata la domanda interna diprodotti.

° Consorzi di produttori associati. La scommessadi Salinas è stata quella di portare cooperative rela-tivamente piccole a raggiungere e conquistare spazidi mercato significativi senza forzare ritmi e strut-ture esageratamente grandi, non calibrate per il con-testo locale. Si tratta di una strategia, che pur attra-verso momenti difficili ha permesso di trasferireknow-how e competitività ad altre realtà simili, chehanno accettato di coordinarsi per ottenere qualitàe quantità adeguate, attraverso lo strumento deiConsorzi. Tale strategia ha permesso alleanze conaltre organizzazioni e reti di tiendas comunitarias(MCCH, PHD, Camari - Fepp, distributori autoriz-zati), che oltre a diffondere e moltiplicare i canali divendita hanno controllato il rispetto dei requisiti dilegge e strutturato il flusso delle merci verso i diffe-renti mercati, posizionando prodotti e quantità a se-condo della circostanze. Tale penetrazione ha con-sentito una relativa stabilità, che permette di gestiremomenti inevitabili di crisi ed una partecipazionemaggiore alle comunità coinvolte. I vari consorziche si sono formati hanno consentito di ridurre icosti di produzione e commercializzazione, in unraggio d´azione a livello provinciale e nazionale, aseconda del tipo di prodotti e produttori. I gruppioggi beneficiati superano i 130, a cui vanno sommatii fornitori di materia prima, i soci delle cooperative,lavoratori, amministratori, tecnici, dirigenti delleimprese. Solo nella regione di Salinas i beneficiatisono circa 3.000 famiglie, e non è stimabile il nu-mero degli associati negli altri consorzi.

Punti vendita propri. Oltre alla priorità data allafase produttiva, era necessario organizzare anche ilsistema distributivo e si è arrivati con il tempo a in-stallare una rete di negozi nelle principali città delpaese (Quito, Guayaquil, Cuenca, Guaranda). Pa-rallelamente a questa rete, che oggi dà lavoro a 60persone, sono stati attivati promotori e agenti divendita per le zone non servite dalle tiendas. La retedei consorzi ha permesso anche di attivare processidi standardizzazione della produzione delle varieimprese, per essere competitivi sia all´interno chenelle vendite internazionali.

I soci della Corporazione Gruppo Salinas sonotutte realtà con personalità giuridica indipendente,sorte progressivamente nel corso dell´evoluzionedel progetto e delle attività.

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Sono membri della Corporazione “GRUPPO SALI-NAS” le sei organizzazioni più volte citate, chehanno sottoscritto lo statuto e i cui delegati parteci-pano alla Junta Directiva: Fundación de Organiza-ciones Campesinas de Salinas (FUNORSAL), Fun-dación Familia Salesiana Salinas (FFSS), FundaciónGrupo Juvenil Salinas (FUGJS), Cooperativa deAhorro y Crédito “Salinas” Ltda (COACSAL), Aso-ciación de Desarrollo Social de Artesanos Texsal Sa-linas (TEXSAL), Cooperativa de Producción Agro-pecuaria “El Salinerito” (PRODUCOOP).La Junta Directiva si riunisce ogni tre mesi e, inmodo straordinario, su convocazione del Presidenteo di almeno tre membri. Le cariche durano due annied è prevista la rielezione. Il patrimonio è variabilee illimitato ed è composto dalle quote dei soci, dadonazioni di enti pubblici e privati nazionali e in-ternazionali, dai proventi della vendita di beni oprestazione di servizi e dai beni mobili e immobili.I beni non appartengono ai soci, così come eventualidebiti contratti non saranno esigibili o imputabili aisingoli soci, per cui la responsabilità della Corpora-ción è limitata al capitale sociale.

1. FUNORSAL (Fundación de OrganizacionesCampesinas de Salinas)

E´ una realtà di carattere sociale, senza fini dilucro, ispirata da principi di promozione umana in-tegrale dei gruppi e organizzazioni contadine di Sa-linas. E´ di fatto il cuore e la mente di tutto il pro-getto, rappresenta l´istanza centrale a cui ispirarsi,il luogo di verifica dei criteri e il motore dei serviziofferti dal centro verso le comunità coinvolte, che sisono formate nel tempo grazie al lavoro iniziatonegli anni settanta. La fondazione è anche un´isti-tuzione di promozione e assistenza tecnica cheopera come agente di trasformazione sociale, edu-cativo e finanziario attraverso progetti di sviluppoagropecuario, agroindustriale e artigianale, ecologi,di promozione della donna, commercializzazione,salute, turismo, ecc. Per sostenere il complesso delleattività sviluppa azioni produttive, in forma comu-nitaria o come appoggio alle organizzazioni benefi-ciate.

2. FFSS (Fundación Familia Salesiana Salinas)La struttura, così come il complesso degli enti fa-

centi capo alla missione salesiana, parte da principicristiani che devono permeare lo sviluppo delle co-munità, appoggiando l´azione anche evangelizza-trice tipica di questo genere di organizzazioni, la pa-storale educativa e il settore della salute. Anch´essa,come è nello spirito salinero, mantiene attività pro-duttive che puntano all´autogestione e alla speri-mentazione di nuove strade, secondo una tradi-zione che negli anni ha dimostrato di funzionare. Ivalori principali sono una maggior maturazionedella fede cristiana, la solidarietà, il lavoro collet-tivo, la trasparenza amministrativa.

3. FUGJS (Fundación Grupo Juvenil Salinas) Nata dal gruppo amatoriale “Grupo Juvenil” dei

primi anni settanta, si è trasformata poi in Fonda-zione, in modo da poter destinare gli utili generatia favore dell’avvio di nuove iniziative in area rurale.Dispone di imprese produttive e attività di servizi.

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4. COACSAL (Cooperativa de Ahorro y Crédito “Sa-linas Ltda.”)

La “Cooperativa Salinas” è una sorta di apripistadelle altre organizzazioni, ha iniziato con 15 soci nel1972, per aiutare la popolazione a liberarsi dalla sot-tomissione all´“Hacienda” del potentato locale. Nel1978 ha cominciato la produzione di latticini, chehanno contribuito in modo determinante a diffon-dere l´immagine ed il marchio di Salinas. A partiredal 2006 l´attività si è concentrata sulla microfinanzaper migliorare la struttura operativa, passando ilramo d´impresa produttivo alla nascente PRODU-COOP. L´aspirazione attuale è di diventare la realtàdi riferimento per una rete di microimprese di mi-crocredito di tutta la Provincia e delle regioni vicine.

5. PRODUCOOP (Cooperativa de Producción Agro-pecuaria “El Salinerito”)

E´ nata come germinazione della Cooperativa Sa-linas, per rendere più efficaci, professionali, modernele attività produttive, mediante i principi dell´econo-mia solidale. La Quesera (caseificio) “El Salinerito”costituisce ancora oggi l´esempio di maggior suc-cesso e fama del progetto. L’elemento fondamentaleche ha consentito lo sviluppo di questa attività, chenegli anni ha formato centinaia di “queseros”, è statala possibilità di avere a disposizione, in loco e perlungo tempo, un tecnico di origine svizzera partico-larmente competente in materia.Qui si sperimentano nuove tecnologie, si effettua ilcontrollo qualità, si cura la tracciabilità della mag-gior parte delle “plantas” socie. E´ evidente la lea-dership nel settore produttivo, basti segnalare che ilconsorzio di Queserías (caseifici) rurali dell´Ecuadorè costituito da 70 realtà affiliate presenti in cinqueprovince del paese. 22 di queste si trovano nella par-rocchia e trasformano circa 8.500 litri di latte algiorno.

6. TEXSAL (Asociación de Desarrollo Social de Ar-tesanas Texsal Salinas)

Le donne della comunità di Salinas sono state sto-ricamente le prime ad organizzarsi e ad avviare, findal 1974, attività di produzione di lana. Attraverso illavoro manuale hanno potuto vivere dignitosamentee migliorare e far crescere le capacità e la cultura co-munitaria, che è diventata un modello per le comu-nità indigene coinvolte. Texsal gestisce oggi con com-petenza ed efficacia fondi di microcredito e una unitàdi tintura vegetale dei filati, materia prima poi uti-lizzata per la produzione di manufatti per il mercatointerno ed estero.

Gruppi esterniLa Corporación Gruppo Salinas collabora anche

con alcune realtà che non fanno parte della galassiadelle strutture che fanno riferimento alla comunitàdi Salinas di Guaranda.

Coop. COPROPAP (Cooperativa de Productores dePanela El Paraiso)

Questa realtà si trova nella parte nord del paese,a circa 900 chilometri di distanza (un giorno com-pleto di viaggio in auto). E’ nata nel 1992 comegruppo di piccoli agricoltori di El Paraiso, della Par-rocchia Pacto, nel Cantón Quito, Provincia di Pichin-

cha, con l´obiettivo di formare e di migliorare laqualità di vita delle famiglie di soci e lavoratori dellacooperativa. Dal 1995 ha iniziato ad esportare zuc-chero ampliando i propri canali di vendita tramiteMCCH e nel 1998 ha ottenuto la certificazione bio-logica da CCPB Italia. Oggi conta 21 soci (tra cui tredonne) che rappresentano 20 unità produttive fami-liari e svolge il proprio lavoro secondo i criteri delcommercio equo, con una particolare attenzione alrispetto dell´ambiente. Ogni socio dispone di unapropria planta, nella quale lavorano le famiglie edaltri lavoratori contrattati per servizio prestato (inmedia il cinquanta per cento del personale addetto).La struttura è retta da un Consiglio direttivo di cin-que persone elette di anno in anno, cui si affiancanoun collegio sindacale composto da 3 membri ed ungerente (responsabile) di nome Rubén. Si sta valu-tando la possibilità di variare la forma giuridica tra-sformandosi in associazione, visto che la gestione diuna cooperativa è per loro cara.MCCH, il loro principale cliente, effettua i paga-menti ogni 15 giorni, ma non hanno molto controllosui flussi di ordini e denaro. Il pagamento quindici-nale non è però calibrato rispetto al funzionamentodella cooperativa, che ha un flusso operativo a ciclocontinuo: dal lunedì al mercoledì si effettua il tagliodella canna, dal giovedì al sabato si trasporta e si la-vora la panela, il sabato pomeriggio si effettua ilcontrollo qualità, la domenica si emettono gli asse-gni, si pagano i soci e la merce parte in camion perQuito. Se i pagamenti non fossero settimanali il si-stema entrerebbe in crisi e i produttori si allontane-rebbero perdendo la fiducia.Vorrebbero poter aumentare i prezzi dei prodottiperché faticano a rientrare dei costi (ad es. il tra-sporto è caro per la difficoltà di accesso, la distanza,il fatto che le piantagioni di canna da zuccherospesso si trovano lontane), ma sono costantementefrenati dal problema di non essere più competitivi. Questo progetto ha la fortuna di vantare come lea-

Lavorazione zucchero Panela

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der storico Rubén Tufiño, un simpatico produttoremolto dinamico e preparato che ha avuto ed ha unruolo fondamentale nello sviluppo avuto da questacooperativa. Dato il meritato successo ed il buon po-sizionamento sul mercato, ottenuto anche grazieanche ai progetti di sviluppo e cooperazione conCTM (via MCCH), potrebbe essere valutata la pos-sibilità da parte di LiberoMondo di spostare partedegli ordini verso realtà più piccole e meno orga-nizzate, gravitanti anche geograficamente intorno aSalinas.Gli uffici si trovano sono presso la casa di Rubén.La sua famiglia ha sei componenti che sono socidella cooperativa: oltre a lui anche la madre e quat-tro fratelli ne fanno parte. Dispongono della certifi-cazione biologica, tramite l’ente di certificazione te-desco BCS.I soci lavorano durante tutto l´anno, a volte in abbi-namento con attività di allevamento. Non hanno fi-nora avuto un controllo sulle vendite ed il mercato,affidando a Salinas e soprattutto ad MCCH la ge-stione delle relazioni con i clienti. Anche la contabi-lità è affidata ad un contabile esterno di Quito. La cooperativa Copropap della panela dimostra unforte impegno sociale ed ha attivato servizi per ibambini della comunità di El Paraiso, oltre a forma-zione per i contadini, soci e non, con la preoccupa-zione di insegnare il mestiere a quante più personepossibile. Si assicura anche ai soci il “seguro socialcampesino”. L´ambiente umano interno è ottimo,corrispondente all´immaginario ideale di una coo-perativa.Uno dei fattori di successo della cooperativa él´unione interna, le buone relazioni umane, la tra-sparenza emersa in maniera chiara anche durantela visita al progetto, la forte e condivisa leadershipdel presidente, una preoccupazione per una ge-stione equa delle risorse, per il rispetto dell´am-biente e per la partecipazione dei soci alla vita edalle decisioni.

Asociación de trabajadores autonomos “La Dolo-rosa” – Marmellate “La Carlita” - Facundo Vela

Anche la realtà del villaggio di Facundo Vela ènata grazie alla presenza in loco a partire dalla finedegli anni settanta di volontari e missionari catto-lici. In particolare l´attività di produzione delle mar-mellate è sorta per l´intervento della volontaria tre-vigiana Carla Sbeghen (da cui il nome del marchio“La Carlita”) che nel 1978 iniziò a riunire un gruppodi ragazze del luogo per sviluppare qualche attivitàproduttiva. Oggi la volontaria, nonostante l´etàavanzata, vive ancora presso la comunità insieme aimissionari. L´obiettivo principale è stato quello dioffrire opportunità di lavoro che frenassero l´emi-grazione verso le grandi città del paese e l´estero,fenomeno tipico di queste zone, utilizzando risorselocali, come la frutta (mora, arancia, chamburo, ana-nas, guayaba, tomate).Facundo Vela è un piccolo paesino dal clima tipica-mente equatoriale situato molto più in basso di Sa-linas, a circa 800 sul livello del mare, seppur si trovia “sole” tre ore di auto su strade improbabili.Inizialmente l’unico locale a disposizione fu usavauna stanzetta della scuola del paese, piena di umi-dità e poca ventilazione e la produzione era piutto-

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sto rudimentale. Le infrastrutture furono poi pro-gressivamente potenziate grazie al contributo diONG italiane e svizzere.La sede attuale, che esiste da 27 anni, fa partedell´Associazione La Dolorosa (dal nome della Ver-gine, patrona della parrocchia), che gestisce l´atti-vità, curando anche la formazione, la qualità, lacommercializzazione, oltre ad attività di microcre-dito ed a una panetteria. L’associazione da lavoro a43 persone, di cui 6 si occupano della produzionedi marmellate, ma coinvolge anche altri 200 conta-dini non soci.A differenza di Salinas la realtà di Facundo Velapare meno professionale, non tanto sul piano tec-nico, visto che l´infrastruttura è buona (gli impiantisono recenti, frutto del grosso progetto di coopera-zione internazionale Fileras gestito con CTM e ilCRIC), ma per lo spirito e la modalità di lavoro.Spesso le consegne tardano complicando gli invii diordini maggiori gestiti da Salinas e sembra essercimeno coordinamento interno. Anche in sede di vi-sita in loco il direttivo dell´organizzazione non si èpresentato senza dare alcuna giustificazione e gli in-contri sono stati gestiti da una tecnica alimentare(Elisabeth), che vive con Carlita e i missionari e chenon ha poteri decisionali interni alla struttura.La gestione e le relazioni interne sembrano essereuno dei punti critici, per un certo sfilacciamento in-terno, poca coesione e intraprendenza, isolamentonon solo geografico. Salinas e le persone di riferi-mento non hanno di fatto poteri di influenza sulprogetto e le relazioni non sempre fluiscono sere-namente.

Marmellate “La Carlita” - Facundo Vela

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Servizi forniti ai produttoria) Assistenza amministrativaOgni gruppo o settore è coordinato da un ammini-stratore generale che provvede alla sostenibilità edal corretto funzionamento delle singole imprese.b) Educazione/FormazioneDalla fondazione del progetto la scuola e l´educa-zione sono stati tra gli obiettivi primari della propo-sta. Nel 1970 c’erano solo tre scuole a Salinas che orasono diventate 29, tra cui cinque collegi, sparsi nellaparrocchia. Sono stati creati e rafforzati nel tempo i“Cursos modulares de profesionalización campesina”, rea-lizzati con l´appoggio di varie istituzioni e di docentia livello universitario, oltre ai promotori interni ric-chi di esperienza pratica. c) Centri per la donnaUno degli obiettivi principali del lavoro è semprestato quello di occuparsi di questioni di genere,anche se in questo settore i risultati sono ancora pre-cari e provvisori. I Centros Femininos hanno consen-tito di aprire uno spazio di incontro tra donne dellacomunità, visto che la cultura rurale ancora forte-mente machista non permette loro di esprimersi li-beramente.d) Ecologia – EcoturismoAspetti importanti come l´agricoltura biologica, laprotezione dei boschi, la riforestazione, i vivai, lepiante native, la difesa del suolo, gli orti sperimen-tali, la differenziazione e il riciclaggio dei rifiuti, iltrattamento delle acque, la valorizzazione della me-dicina naturale, sono tutti elementi che negli annisono stati inseriti nella cultura e nella prassi della po-polazione. Produzioni come quella dei funghi sonoadatte alla forestazione con l´utilizzo di pini, cosìcome il proliferare delle trote, che necessitano diacque pulite e fiumi non contaminati da prodotti chi-mici.e) Appoggio alla gioventùSono stati costruiti due piccoli centri per ragazzi, di-visi per sessi, affinché i giovani della regione possanoterminare gli studi e, al pomeriggio, dopo la scuola,apprendere le nozioni per la gestione di imprese co-munitarie di base, all’interno di un percorso che miraa formare i futuri potenziali nuovi leader comunitari.d) Consulenze tecnicheLa struttura centrale di Salinas dispone di un´equipetecnica che appoggia le varie cooperative e microim-prese, presenti in 33 comunità, mantenendo alti stan-dard qualitativi e organizzativi.g) MicrocreditoE´ un elemento fondamentale sempre presente nellastoria del progetto, perseguito diffondendo una cul-tura di cooperazione e di accesso al risparmio. Almomento circa 3.000 soci ricevono appoggio me-diante meccanismi interni e linee di credito dedicate.

Condizioni lavorativeI lavoratori della Corporación e dei gruppi colle-

gati hanno un vero contratto di lavoro, che com-prende i benefici di legge legali e sociali (assunzione,previdenza, assicurazione, benefit, ferie, mutua,ecc.). I lavoratori stagionali sono inquadrati come la-voratori occasionali, del tipo cocopro andino… Moltidi loro sono di fatto tenuti in prova per qualche mese

per poi essere inseriti negli organici in forma stabile.Ogni lavoratore deve integrarsi con un´equipe pro-duttiva e rispettare i principi di Salinas. Ogni sociopersona giuridica del Gruppo ha dei regolamenti in-terni e manuali operativi, dove sono riportate le fun-zioni di ciascun addetto, impiegato o dirigente. I la-voratori possono essere soci (nelle cooperative), condiritto al voto per le decisioni strategiche, come leelezioni dei CdA, mentre nel caso delle fondazionile regole sono diverse: la massima autorità interna èil direttivo, eletto dai soci fondatori (persone giuri-diche). Si cerca di mantenere livelli sufficienti di de-mocrazia interna in ogni realtà, in modo che ciascunlavoratore, dagli operai ai direttori, possa parteci-pare, disporre delle informazioni, aver diritto ad es-sere eletto nelle varie organizzazioni interne.Nel caso di Facundo Vela esiste un direttivo demo-craticamente eletto, ma l´impressione generale è diuna struttura poco coordinata e un po´ anarchica.La coop. Copropap della panela garantisce all´in-terno delle plantas contratti di lavoro per le fami-glie dei soci e per i lavoratori esterni prestatori diservizi e mantiene nel tempo buoni livelli di parte-cipazione e democrazia.

Sono previsti nella struttura tre livelli di inqua-dramento: operai, amministrativi, direttivo.Il salario ecuatoriano è di 218 dollari mensili (inizio2009), mentre a Salinas gli stipendi variano tra i 300e i 750 dollari a seconda della funzione, anzianità diservizio, livello, responsabilità, preparazione pro-fessionale. Non vi sono benefits diretti. In quasi 40anni di attività le condizioni di vita degli abitanti diquello che nel 1970 era un villaggio di poco più dimille persone dedite alla produzione di sale ed altripochi manufatti sono migliorate nettamente, le fa-miglie vivono dignitosamente, i bambini possonoandare regolarmente a scuola, molti riescono a fre-quentare l´università. Considerando che i genitoriraramente erano alfabetizzati ciò ha significato unmiglioramento significativo - in una sola genera-zione - del livello di vita e di istruzione, oltre all´in-nalzamento della qualità di vita complessiva, misu-rabile dai servizi sanitari, alimentazione più sana ericca, possibilità di disporre di risorse anche per lespese personali. Salinas utilizza il principio dell´Uti-lizzazione Comunitaria dell´Eccedente: una volta pa-gate le spese (salari, materia prima, servizi, tasse,debiti) eventuali surplus vengono gestiti dalle coo-perative, le quali attraverso i proprio organi di de-cisione destinano risorse a nuovi investimenti, assi-stenza sociale, microcredito, ecc. Questo si è rivelatonegli anni un criterio vincente e di forte coesione,diminuendo le differenze tra le classi sociali e fun-gendo da ammortizzatore e equilibratore sociale.Solo in casi sporadici, anche per pressioni statalidettate dalle norme della legge sul lavoro, esiste unaripartizione degli eventuali utili tra i singoli sociNel caso della cooperativa della panela viene garan-tito il salario minimo ai lavoratori, e come benefitvengono riconosciuti formazione e assistenza tec-nica gratuita, che a volte viene offerta anche ad agri-coltori indipendenti delle regioni limitrofe. Inoltrequando possibile la cooperativa svolge attività so-ciali di sostegno alla comunità di El Paraiso, soprat-tutto con i bambini, oltre all´assicurazione per gli

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agricoltori. Migliorando il livello di vita delle fami-glie si riducono i rischi di lavoro infantile, in modoche i ragazzi possano completare l´iter scolastico,con accesso ad un´alimentazione più ricca e assi-stenza medica. Negli ultimi tempi tali servizi sonostati ridotti, anche per l´aumento causato dalla dol-larizzazione del sistema economico nel paese e l´au-mento dei prezzi degli attrezzi, materiali di produ-zione e tutto ciò che riguarda la filiera produttiva.

Materie prime, qualità e preoccupazioniecologiche

Uno dei principi cardine che ha ispirato nei de-cenni il lavoro di Salinas é stato l´utilizzo delle ma-terie prime disponibili in zona, cercando volta pervolta di trovare la migliore soluzione produttiva,progettuale, commerciale. Ciò ha portato negli annialla nascita di microimprese comunitarie ed all´uti-lizzo razionale di materie prime come latte, funghi,canna da zucchero, frutta, cacao, erbe aromatiche,lana, paglia, ecc., che sono stati trasformati in pro-dotti di base, migliorando la situazione economicadei soci delle varie strutture. Uno dei fattori di suc-cesso è stata la strategia di puntare fin dall´inizioalla vendita di prodotti trasformati e non solo dimaterie prime, dando maggior valore aggiunto allevarie filiere. In questo modo, ad esempio, dal latte siricava il formaggio, dal cacao il cioccolato, dalleerbe tisane ed oli essenziali, dalla lana tutta unalinea di tessili. Attualmente vi sono 65 microim-prese comunitarie sul territorio che danno lavoro a250 persone, i fornitori di materia prima sono piùdi 900, e non si limitano alla produzione ma sonoanche gestori delle loro piccole attività. Tutti questivalori hanno contribuito all´aumento dell´autostimanelle comunità, grazie anche alla buona accetta-zione dei prodotti finiti nei mercati nazionali edesteri, fattori che stanno permettendo di costruireuno sviluppo autonomo.Nel caso dello zucchero di Copropap la materiaprima utilizzata è la canna, che viene coltivata e la-vorata nelle singole unità di produzione dei soci.L´impatto economico sull´economia e sulla culturalocale è significativo, considerando che si tratta diun´attività tradizionale da cui dipendono molti la-voratori, famiglie, negozi. Esistono beneficiari di-retti ed indiretti, con una diminuzione dell´esodomigratorio verso le città ecuatoriane e straniere.La realtà di Facundo Vela è nata con l´obiettivo divalorizzare le risorse della zona, tra le quali la fruttatropicale ha da sempre rappresentato l´elementotrainante.Sono stati sviluppati progetti di riforestazione inaree diverse, tra cui la semina di milioni di semi dipino integrati da piante native, si sono incrementatele attività destinate alla creazione di boschi, mentrea livello di soci e famiglie sono state sviluppateazioni di raccolta differenziata e riciclaggio dei ri-fiuti, convertiti in concimi (tramite il programma“Salinas limpio”, un modello e caso di studio chegiunge da una realtà periferica andina in un paeseche sotto questo aspetto deve ancora crescere). Nel caso della panela sono state sviluppate azioniper la coltivazione bio, la conservazione del suolo edei fiumi, la riforestazione, il turismo responsabile,

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in una regione dove esistono imprese minerarie cheaggrediscono l´ambiente con produzioni contami-nanti. Tutta la linea e la strategia di lavoro di Salinasè rivolta al compimento delle norme sanitarie e qua-litative per mantenere i prodotti su standard ade-guati ai mercati esteri coinvolti. Si sta discutendol´avvio delle procedure per ottenere l´ISO 9000, ul-teriore passo per il miglioramento della filiera pro-duttiva. Nel caso della panela vi sono attestazionidi numerosi clienti stranieri che testimoniano comesi tratti di una delle migliori del paese. Le marmel-late, sia di Facundo Vela come di Salinas sono dibuona qualità, 100% naturali, non si usano ingre-dienti o additivi chimici, pur non essendo certificatecome bio, anche se le due produzioni sono tenuteseparate. Vengono svolte analisi HACCP, del brix(quantità di zucchero, a seconda delle richieste delmercato), del PH (misura l´acidità), analisi micro-biologica.

Organizzazione e dati di vendita (2008)

US$ %Esportazioni mercato convenzionale

195.000 4,83 Fair Trade

345.000 8,54 Mercato Nazionale

1.700.000 42,08Tiendas di Economia Solidale

1.800.000 44,55

4.040.000 100,00

La gestione interna della Corporazione è con-dotta in accordo con le modalità decise dal coordi-natore generale e le equipes interne, in modo da dif-ferenziare meglio le varie unità produttive. Perquanto riguarda le realtà socie, ciascuna mantieneuna propria autonomia amministrativa e direttiva,le cooperative sono gestite in modo partecipativo,l´assemblea annuale elegge i propri delegati e rap-presentanti. I lavoratori della Corporazione sonocontrattati in base alle competenze individuali ed alsettore di riferimento. Le Fondazioni sono coordi-nate da un direttivo, la gestione operativa è dele-gata a lavoratori scelti e contrattati secondo le ne-cessità interne.Le relazioni con LM sono iniziate nel 2002 in seguitoad un viaggio promozionale in Italia da parte di al-cuni rappresentanti di Salinas. In seguito furonomesse le basi per creare una vera centrale di espor-tazione. Si iniziarono e vendere zucchero, funghisecchi, marmellate. Fino ad allora le venditeall´estero erano state triangolate tramite Camari eMCCH.

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La regione, chiamata Repatriación, fu indivi-duata e « ripatriata » nel 1963 per decisione dei go-verni dell´epoca che puntavano a ripopolare unpaese con pochi abitanti e troppi emigranti per per-mettere ai paraguayos reduci dalla guerra del Chacoche desideravano ritornare (dall´Argentina soprat-tutto, oltre a Bolivia ed altri paesi vicini) di poter ri-cominciare con una nuova vita e una nuova attivitáagricola e commerciale. A ciascuna famiglia vennerodati dall´istituto del Bienestar Rural circa 20 ettari diterreno nella zona. Va sottolineato come il paesenell´ultimo secolo sia stato martoriato da guerre egolpes senza fine e decimato nella popolazione, so-prattutto maschile.Il contesto di riferimento è una zona rurale caratteriz-zata da precario sviluppo e da grande instabilitàdella popolazione. Recentemente c´è stata un´ondatamigratoria in occasione di una distribuzione di ter-reni da parte dello stato a favore della Congrega-zione Pueblo de Dios. 600 famiglie si sono trasferitein una zona di colonizzazione nella regione nel di-partimento di San Pedro, nella quale si sono dovuteinstallare le infrastrutture di base, come energia elet-trica e acquedotto. Molte persone, un terzo della po-polazione della regione, hanno deciso di emigrareper mancanza di prospettive concrete. Forte è anchela crescita demografica: frequenti sono i casi di ra-gazze madri e di famiglie numerose. Il livello di sco-larizzazione è scarso e la qualità dell’insegnamentobassa. Diffusissimo l’alcolismo fra gli uomini. Signi-ficativo l’esempio della comunità di origine nord-eu-ropea dei Mennoniti che si è installata a poche decinedi chilometri da Pueblo de Diós. Nell’arco di 80 annihanno rafforzato comunità chiuse (non sono am-messi matrimoni misti né soci esterni nelle loro coo-perative), che hanno accresciuto possedimenti e atti-vità industriali dedicate alla trasformazione dei pro-dotti agricoli.

Storia e regole della Congregazione Pueblo de Diós

La Congregación Cristiana Pueblo de Dios si defini-sce come un´istituzione spirituale, apolitica, aposto-lica, filantropica, senza fini di lucro. E´ nata nel no-vembre del 1940 nel distretto di Yihovy e si è stabilitanel dipartimento di Repatriación nel giugno del 1963.Come si evince dal nome, Repatriación faceva parte di

una strategia governativa per riportare nel paese,poco abitato, molti dei suoi figli costretti ad emi-grare a causa delle guerre, della situazione politicao economica.Pueblo de Dios propone una forma di vita comuni-taria propria, che deriva alle sue origini dalla con-fessione pentecostale (i fondatori erano dei pente-costali che si erano allontanati per gravi dissidi). E´organizzata in modo gerarchico e sono presenti duecoordinamenti, uno di tipo giuridico e l’altro di tipospirituale. E´ diretta e amministrata dal Consigliodegli Anziani e presieduta dall´Anciano Principal,ora l´Hermano Andrés Fretes, la cui carica è secondola loro fede, rivelata dallo Spirito Santo. Andrés, oSan Juán, il “Nome Spirituale”, è il quarto “papa”della Congregazione dalla sua fondazione. Il Con-sejo de Ancianos è composto da 12 uomini e 12donne. Il Consiglio si occupa di gestire la parte spi-rituale, il lavoro, l´organizzazione generale, le sceltestrategiche. Legalmente c´è un Direttivo, elettonelle assemblee ogni tre anni, composto da 10membri, tra cui Presidente e Vice. Si avvale dellacollaborazione di consulenti qualificati in campogiuridico ed economico e dispone anche di unCorpo di Sicurezza, in contatto con la polizia nazio-nale e il potere giudiziario. Nel Pueblo vivono at-tualmente circa 3.500 persone (il 10% degli abitantidi tutto il distretto di Repatriación, tra di loro per-sone di diversi paesi, l´85% sono paraguayani),mentre i simpatizzanti o congregati sparsi nelle 62filiali paraguayane e nel resto del mondo (Argen-tina 20 filiali, Brasile 20, Italia 10, Uruguay 3) sonocirca 320.000. Alcune persone dispongono di casapropria, mentre altri vivono in “pavillón”. Sonoiscritti come struttura legalmente riconosciutapresso il Ministero del Culto.

Ci sono nel villaggio piccoli negozi per le neces-sità quotidiane, officine meccaniche di vario genere,anche se un po´ precarie, alcuni campi per la colti-vazione dei prodotti di sussistenza, un impianto inpessime condizioni per la produzione di zuccheroper l´autoconsumo, vivai, coltivazioni di erbe e spe-zie, falegnameria, sartoria, allevamento di maiali,galline, due scuole (la primaria di 8 anni e la secon-daria di 6 anni), un maternal (asilo), un posto di sa-lute pubblica, laboratori di odontologia, un centrodi medicina alternativa, cucine comunitarie per ipasti a disposizione delle persone più bisognose,servizi di lavanderia, alcune strutture ricreative. Sidisputano un campionato di calcio e uno di volley,pensati come momenti di ricreazione, fraternizza-zione ed educazione fisica.

La parte spirituale prevede una vita semplice,di ricerca interiore, ispirata alla Bibbia, in un con-tatto/colloquio costante con Dio, supportato dagli

Produttori: Mimbipà, ArtesVida,Comité Nueva Esperanza

Periodo: Dicembre 2009A cura di: Luigi Eusebi

Nome ufficiale: República del Paraguay Lingua: spagnolo e guarani (la popolazione è bilingue)Superficie: 406.752 kmqIndice di sviluppo umano (dati 2004): 0,797 Aspettativa di vita (2004): 71,2 anniAlfabetizzazione (2004): 86%Popolazione (2006): 6 milioni Popolazione sotto la soglia di povertà (2004): 33,2%Popolazione con accesso all´acqua potabile e servizi sanitari di base(2004): 80%

DATI UNDP 2008

ParaguayParaguay

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insegnamenti dei consiglieri esperti e degli Ancia-nos. Una ricerca costante del bene del prossimo, as-sistenza 24 ore su 24 per orazioni, battesimi, consi-gli spirituali, momenti cadenzati di preghiera indi-viduale e collettiva (la “reunión”, di norma due volteal giorno, alle 12.00 e alle 18.30, nella Casa de Ora-ción, una specie di palazzetto dello sport ricco di im-magini legate alla loro fede), canti di quelli che ven-gono chiamati salmi, danze, rappresentazioni spet-tacolari a sfondo religioso. Si onora il sabato (ilgiorno festivo biblico) con lunghissimeriunioni/culto e il riposo settimanale, mentre il restodel calendario è piuttosto originale: celebrano laPassione tutti gli anni l´08 di aprile, il Capodanno il09, e concludono il 10 con la Pasqua. I festeggia-menti solenni attraggono nella “casa madre” diCaaguazu migliaia di persone. Il Paraguay, puravendo una maggioranza di cattolici, è un paeselaico, un po´ come il vicino Uruguay.

Alcuni degli ancianos sono considerati profeti.Impartiscono consigli e orazioni a chi soffre o ne-cessita di guida spirituale. Grande attenzione è ri-servata alla presenza degli spiriti, alcuni buoni mamolti altri no, vere e proprie entità maligne, da cuibisogna difendersi costantemente con la preghierae le buone opere. Credono all’esistenza di un para-diso, chiamato morada, e di un inferno. Le donne la-sciano crescere i capelli e portano un velo che inibi-sce la vanità personale. Vivono ritmi legati alla na-tura, tendenzialmente si alzano prestissimo (anchealle 03.00, per la prima preghiera e i canti, a voltepercorrendo le vie del villaggio) e altrettanto prestovanno a dormire. La dottrina non è di facile com-prensione, anche perché i congregati sono in mas-sima parte persone semplici che non badano più ditanto alla teologia. Non è priorità della congrega-zione fare proseliti ed anche per questo la lettera-tura è scarsa, legata principalmente a testi scritti dapersone e osservatori esterni. I riferimenti principalisono lo Spirito Santo, che si manifesta in vari modi(spesso in sogno) indicando a ciascuno il percorsospirituale e di vita, la ricerca del bene, le operebuone verso il prossimo, lo sforzarsi di non criticaregli altri, la preghiera continua, la lotta contro gli spi-riti immondi. Le regole esistono, però c´è una certatolleranza verso chi non riesce a praticare ogni pre-cetto. Per eventuali inadempienze (leggere) delle re-gole non esiste il rischio di essere espulsi dal Pue-blo. Anche la cultura della donazione e del non ri-cevere stipendi fissi va diminuendo con gli anni.Garantire lavoro è uno dei modi per diminuirel´esodo, una delle piaghe del paese.

Un elemento forte è la ricerca continua di unapace interiore e l´attenzione verso il prossimo, che simanifesta sia attraverso un percorso continuo di ri-spetto delle diversità, sia tramite azioni concrete disostegno ai più bisognosi, come nel caso dei pro-getti produttivi con cui collabora LiberoMondo, chehanno come mission la ricerca di risorse per svilup-pare attività di assistenza sociale. Da tenere in con-siderazione il fatto che, mentre in Paraguay Pueblode Dios gode di un certo rispetto, anche per i nu-meri che presenta (3.500 persone che vivono nellacomunità centrale della zona di Caaguazu, 62 casedella congregazione sparse per il paese, circa160.000 simpatizzanti, in un paese con una popola-

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zione di 6 milioni di abitanti, di cui un numero im-precisato, ma prossimo ai due milioni, emigrato),all´estero spesso si leggono valutazioni critiche neiloro confronti.Non aiuta la comprensione di questo microcosmoil fatto che un´esperienza che ha 70 anni non di-sponga di una bibliografia, anche per il basso livellodi scolarità di molti suoi adepti. L´impressione ge-nerale è di un ambiente abbastanza sereno, più de-cifrabile sul piano del percorso antropologico per ifedeli del Paraguay, mentre rispetto agli esterni chevivono lì l´impressione è che si tratti a volte di per-sone approdate in seguito alla ricerca di basi da cuiripartire per una nuova vita.

Tra le cose positive riscontrate in loco, oltre allavita comunitaria ed alla ricerca di una serenità per-sonale e collettiva, esiste uno stile abbastanza so-brio, una pace e tranquillità generale favorita ancheda un´ubicazione geografica decentrata, una poli-tica salariale che propone in prima battuta (in modonon vincolante, infatti ci sono molte eccezioni) ilnon riconoscimento di stipendi ai singoli lavoratorima una forma di scambio, per cui le persone piùcoinvolte non dispongono di un salario ma possonochiedere all´amministratore della congregazionequello di cui hanno bisogno. Alcuni, specie gli stra-nieri, integrano con risorse proprie, frutto di prece-denti disponibilità e dell´appoggio di famigliari eamici.Pueblo de Dios quando si tratta di partecipare allavita del paese ha stabilito in passato un certo fee-ling con le forze moderate del Paraguay, tramiteanche qualche senatore/deputato simpatizzantedella congregazione che appartiene al Partido Co-lorado. Se si pensa che il Paraguay ha alcuni tristiprimati (come quello di essere il paese con il mag-gior numero di golpe avvenuti in poco più di un se-colo, la dittatura più lunga e feroce del continentecon 37 anni di presidenza Stroessner, fattosi “eleg-gere” per 7 volte), e avendo vissuto a lungo una sta-gione politica di apparente libertà che in AmericaLatina è conosciuta come “democradura”, possonoessere considerate imbarazzanti le simpatie politi-che storiche del Pueblo. Bisogna però riconoscereche negli ultimi anni vi è stato un aumento dei con-tatti con il governo progressista di Fernando Lugo,anche per l´apertura di canali di solidarietà istitu-zionale che hanno portato al finanziamento di partedella costruzione della Casa per gli Anziani, graziead un progetto con la Segreteria di Azione Socialedella Presidenza della Repubblica.

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Mimbipá è una società a responsabilità limitata,nata nel 2003, che si occupa della commercializza-zione di prodotti biologici ed equi. Il nome, che si-gnifica "città lucente", risplendente, è legato alla mi-tologia guaranì, una delle più importanti etnie indi-gene dell´America Latina presente ai tempi dellaconquista europea. La "città lucente", secondo la leg-genda, si trovava nel cuore della foresta, in un giar-dino incantato.Mimbipá è stata creata al fine di rispondere alle ne-cessità commerciali e logistiche della congregazionePueblos de Diós, sia per le vendite sul mercato locale(ultimamente anche a progetti in partnership conenti pubblici), che all'estero. Cura le pratiche di esportazione dei prodotti per ilcommercio equo italiano e in particolare segue la fi-liera delle produzioni di zucchero, erbe/tisane, oltread occuparsi di altre linee con vendita più sporadicae che non vengono trattate dalla cooperativa Co-prosa. Questa realtà, molto più grande e riconosciutaall'interno del Pueblo, produce mais, grano, cannada zucchero e tutti i prodotti agricoli coltivati inestensioni maggiori.

Mimbipá ha avviato le sue attività nel 1997, ma,inizialmente, si trattava di un Comité di Coprosa,ossia un comitato interno di settore, figura giuridicaprevista dalla legge sulle cooperative del Paraguay.I Comité sono gruppi di lavoro composti da almeno10 persone o gruppi informali che si uniscono persviluppare lavori collettivamente. Ogni Comité è au-tonomo, i soci pagano quote sociali individuali allacooperativa e ricevono vari tipi di assistenza tecnica.Coprosa è formata da 12 Comité (divisi in gruppi diproduttori primari, di produttori di erbe aromatichee officinali, di artigiani, di donne). Il 3% di quantoguadagnato viene girato alla cooperativa, che uti-lizza il denaro anche per il sostegno di contadini eartigiani non soci, con il principio del mutuo soste-gno.L´inizio delle attività è stato determinato dal lavorosvolto da alcuni italiani, membri della congrega-zione, che avevano realizzato una ricerca di mercato,soprattutto nell'ambito del commercio equo, per ca-pire e valutare cosa avrebbe potuto essere esportato.La prima vera e propria esportazione avvenne nel´98, con il supporto di Coprosa, che fece da tramiteper la fatturazione e la spedizione. Con gli anni Mim-bipá si è professionalizzata ed ha raggiunto l´auto-nomia nel controllo delle operazioni commerciali, ar-rivando a fornire servizi e a curare le transazionicommerciali per altri comitati interni al Pueblo.

Dal 2003, Mimbipà è diventata un´impresa legal-mente registrata e autonoma al fine di potersi occu-pare della coltivazione e della commercializzazionedi prodotti biologici ed equosolidali. Con lo sviluppodelle vendite di erbe e tisane si ebbe anche un finan-ziamento di Etimos per la costruzione di una propriaunità di trasformazione e produzione dello zuccherodi canna. L´uscita formale da Coprosa è stata deter-minata anche dal finanziamento di Etimos, in quantoera necessario disporre di fidejussori esterni. Altro

motivo fu la richiesta degli enti per la certificazionebiologica di separare le produzioni bio da quelleconvenzionali. Dal 2004 sono iniziati i contatti com-merciali con Libero Mondo, prima con la vendita dizucchero di canna bianco, poi di erbe e di artigia-nato in palo santo (quest´ultima linea è stata sospesadal 2008 in seguito a delibera del Comitato Progettidi LiberoMondo).

In questo momento Mimbipà si avvale del la-voro di due persone della comunità, Gustavo Fretese Mary Ledesma, mentre gli altri due soci italiani se-guono a distanza le attività. L´impegno è ancora"militante", nel senso che di fatto non percepisconostipendi fissi, ma per lo scelta devolvono il salarioalla Congregazione. Negli ultimi anni Mary e Gu-stavo, che prima vivevano presso la sede dell'orga-nizzazione, si sono resi logisticamente autonomitrovando una sistemazione abitativa indipendente.La necessità di questa scelta pare evidente soprat-tutto nel caso di Mary che nel frattempo ha avutoun figlio e ne sta crescendo uno adottato.

L'organico di Mimbipà comprende ancora le 20famiglie di produttori di erbe medicinali e spezieche vivono in varie zone del paese, cui vanno ag-giunte le persone che lavorano presso il centro de aco-pio (centro di raccolta) delle erbe. In questa strut-tura, che è situato presso la sede all´interno dellaCongregazione, lavorano attualmente 15 persone,tra cui 12 donne, che cercano di trovare mezzi di so-stentamento per le famiglie. Nel centro de acopio leerbe sono frazionate, pulite, preparate e imbustatesecondo la composizione di ciascun prodotto. I mac-chinari più obsoleti sono stati sostituiti negli ultimianni con attrezzature più moderne.

Progetti in corso- Mimbipà possiede una unità per la produzionedello zucchero di canna per il mercato locale,ma, nel corso degli anni, non è stata curata a do-vere e ora le sue condizioni sono precarie. At-tualmente è pressoché inattiva e solo saltuaria-mente vengono viene prodotto dello zuccheroper il consumo interno al Pueblo.

Mimbipà

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- E´ stata attivata una piccola falegnameria in-terna al Pueblo, attrezzata con gli strumenti dilavoro principali.- È in cantiere da anni un progetto per la costru-zione di una struttura centralizzata possa ospi-tare le installazioni di Mimbipá, gli uffici, igruppi di lavoro, un magazzino per lo stoccag-gio della merce in uscita, diversi vivai per unapiù razionale coltivazione delle erbe/tisane. Inquesto senso non sono stati fatti passi avanti e lasituazione è rimasta la stessa del 2007, sia per ca-renza di fondi, dovuta anche a debiti bancari, siaperché è stata data priorità ad altri investimenti.- La struttura sta facendo il possibile per garan-tire strumenti di lavoro adatti alle necessità e ser-vizi di assistenza medica per i soci e i lavoratoristagionali dell´impresa.- Grazie ai ricavi degli ultimi anni, è stato ristrut-turato l´ufficio, ora più accogliente e funzionale.Rimane, invece, ancora da risolvere il problemadella scarsa qualità delle connessioni internet etelefoniche. La causa di questi disagi è dovutaalla distanza del Pueblo dai centri abitati e allepessime condizioni delle antenne per le comu-nicazioni. Si cerca di ovviare a tali difficoltà conl´uso del cellulare, di chiavette USB per le con-nessioni satellitari e frequentando gli internetpoint dei centri abitati più vicini.- Negli ultimi tempi, soprattutto per lo sviluppodel progetto della Casa degli Anziani del ComitéNueva Esperanza, Mimbipá ha iniziato ad ope-rare come una sorta di ONG interna al Pueblo,per trovare fondi ed alleanze esterne, specie go-vernative, sfruttando la congiuntura favorevoleal sociale apertasi con il governo di FernandoLugo.

OrganizzazioneE´ una srl formata da 4 soci, ciascuno responsa-

bile di settori diversi: produzione e imballaggio,commerciale e amministrazione, marketing, rela-zioni con l´estero. Essendo solo due gli operatori inloco i meccanismi decisionali sono amichevoli. I la-voratori occasionali sono coloro che vengono as-sunti e pagati per la parte finale della lavorazionedei prodotti per l´export e la logistica finale. Hannocontratti di lavoro regolari stagionali e ricevonobuste paga. Nel caso delle erbe, le famiglie di produttori svol-gono le operazioni di: coltivazione, raccolta, essicca-zione, consegna al deposito. Nella quinta Mimbipàc´è una persona assunta (capataz) con salario fisso(170 euro/mese circa) per la vigilanza e la supervi-sione. In tutto ci sono 3 uomini che lavorano nellacura delle erbe, cui si aggiungono, in occasionedella preparazione di un ordine, altre 10-12 personeche vengono assunte per curarne la preparazione ela spedizione.

Occasionalmente viene offerta formazione daparte di agronomi interni alla comunità. Qualcheproduttore si è lamentato del fatto che, a volte, le ri-sorse economiche vengono destinate a fini diversiper la congregazione e che la filiera produttiva delleerbe non sia ben organizzata.Date le regole generali della congregazione le que-

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stioni legate alle garanzie lavorative ed ai rapportiinterni vanno contestualizzate, anche se sono in fasedi miglioramento, lento ma costante. Si è consoli-data la prassi, in passato quasi inesistente nel Pue-blo, di riconoscere salari e condizioni standard, so-prattutto a chi è meno coinvolto. I lavoratori sonohermanos della Congregazione, così come i saltuariche vengono attivati nella logistica al momentodella lavorazione e spedizione degli ordini. Le garanzie sono legate al flusso degli ordini, oltreche alla qualità del lavoro delle persone. Nella mi-sura delle sue possibilità Mimbipá cerca di mante-nere adeguato il livello della struttura, garantendoa soci e lavoratori un supporto per le spese medi-che.

Nel caso dei gruppi interni di produzione delleerbe il problema sono gli scarsi ordini, che costrin-gono i lavoratori a dedicarsi ad altre attività agri-cole. Si provvede nei lunghi tempi morti a servizidi pulizia e mantenimento. Altra difficoltà è il fattodi investire in tipi di erbe che sono state richiesteuna sola volta, lasciando poi i produttori senza mer-cato e senza possibilità di utilizzo dei prodotti inloco, anche perché per alcuni prodotti sono neces-sari anni per la crescita.

Chi lavora per Mimbipá viene pagato secondole norme nazionali sui salari. I due dipendenti sonomembri attivi della congregazione e hanno optatoper un lavoro volontario, ricevendo rimborsi spese.I lavoratori saltuari e gli addetti alle erbe ricevonouna retribuzione di 6-7 euro al giorno per otto ore dilavoro, con eventuali straordinari retribuiti nel pe-riodo di evasione ordini. Il capataz, fisso tuttol´anno, riceve il salario minimo. Negli anni in cui siè riusciti a totalizzare un utile è stato diviso tra isoci.I lavoratori interni ricevono al momento del paga-mento mensile un "recibo de pago", una specie dibusta paga, come previsto dalla legge. I saltuarivengono saldati alla consegna della merce e conloro non c´è un contratto scritto. Le piantine per leerbe vengono fornite da Mimbipá e alla consegna sipagano in media 1,15 euro al kg.I produttori di zucchero sono ormai fuori dalla fi-liera di Mimbipá, lavorano e consegnano la canna adue imprese della regione o producono per l´auto-consumo. Dopo il passaggio da Iturbe a Manduvirádiversi contadini sono andati a vivere nella nuovacomunità della congregazione, nel dipartimento diSan Pedro.

Ambiente e materie primeIl problema principale di Mimbipá è la scarsità

dello spazio di lavoro della sede, compattato tra uf-fici, magazzino, carico e scarico della merce, anchese, dal 2007 ad oggi, la situazione, almeno per gliuffici e i macchinari di base, è migliorata. Nel Pue-blo le comunicazioni sono precarie, i telefoni fissipoco funzionanti.

Nella lavorazione delle erbe un fattore di di-sturbo è costituito dalla polvere circolante, che acausa del poco spazio disponibile può provocare fa-stidio agli addetti. I produttori di erbe officinali edaromatiche utilizzano per raccogliere le piantespontanee una parte delle superfici del bosco e dei

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terreni coltivati. L´utilizzo delle erbe e la valorizza-zione degli orti serve anche al consumo interno dipersone e animali.

La "quinta Mimbipá" è un terreno di 6 ettari allaperiferia del Pueblo. Viene seguita dal capataz in unambiente bucolico, con la cura di erbe, orti, campi. Sitratta dello stesso terreno dove Mimbipá aveva ini-ziato la costruzione di un capannone/magazzino/uf-fici, fermo però da oltre due anni.

Mimbipà commercializza prodotti tipici dell´agri-coltura e della produzione del paese. La canna dazucchero è una delle principali attività del Diparti-mento di Caaguazu e del Paraguay.Anche nel caso delle erbe/tisane si tratta di prodottiin buona parte di origine locale (salvo le varietà cheall´inizio del progetto furono importate dall´Italia ri-tenendo potessero riscuotere successo nel mercatoequo). L´uso e la commercializzazione delle erbe edelle tisane è una tradizione del paese, che ha eredi-tato dalle antiche culture indigene guarani, soprat-tutto nel consumo del mate. Le principali erbe colti-vate nei gruppi interni al Pueblo, oltre a quelle desti-nate all´export, sono foglie di arancio, mandarino, ce-drón, limone, eucalipto, menta, guaco.

Tradizione culturale dei prodottiLo zucchero e i derivati della canna sono consu-

mati da sempre dalla popolazione locale, mentrevengono esportati da circa 50 anni. Il taglio dellacanna è manuale. Nei campi si producono anchesoia, mais, manioca. Come detto esiste una piccolafabbrica interna, in pessime condizioni, di proprietàdel Pueblo, che provvede alle vendite locali.

Ci sono differenze tra lo zucchero "blanco" equello integrale: nel primo caso si separa quello cri-stallizzato mediante centrifugazione della melassa,mentre nel caso dello zucchero integrale il processoè artigianale e non si centrifuga la melassa, provve-dendo a "cucinare" e poi a raffreddare lo zucchero,che per questa ragione si caratterizza come integrale.

La tradizione di consumare tisane ed erbe offici-nali è molto antica nel paese, basti pensare al tereré,il mate con acqua fredda, tipico del Paraguay, a dif-ferenza del modo di preparazione dei paesi vicini delCono Sud, che bevono il mate con acqua calda e inzucchette più grandi.

Organizzazione della produzioneZucchero - Per la parte precedente la consegna in fab-brica, dopo la raccolta, il taglio e la pulizia dellacanna si preparano delle "fardas" (balle), che si cari-cano sul camion con il "guinche". Ciascuna fardaviene pesata e poi lavorata.

La canna viene frazionata, si estrae il "sugo", que-sto viene purificato scaldandolo a poco più di centogradi, portando il ph a 7,2, eliminando leimpurità.Viene poi schiarito con l´uso della calceidratata ( è una procedura ammessa anche in ambitobiologico e se ne impiegano 700 gr. per tonnellata),passato per un processo di evaporazione dell´acquafino a giungere ai valori ammessi nella concentra-zione del saccarosio, poi cristallizzato, centrifugatofino ad ottenere la melassa, seccato, pesato, impac-chettato. Si svolgono poi le operazioni di analisi per

campioni con produzione di un certificato di confor-mità. Gli eventuali lotti non conformi sono destinatialle vendite locali, sotto il controllo del settore dicontrollo qualità di Wendell Trading.Terminata la lavorazione lo zucchero non passa perMimbipá ma viene direttamente inviato per le pra-tiche per l´imbarco, in sacchi da 25 kg. La raccolta vada maggio a dicembre. Lo scarto della canna, il ba-gazo, viene usato come biocombustibile.

La lavorazione è svolta con criteri di tracciabilità,anche perché lo zucchero di Manduvirà è tutto cer-tificato biologico, ogni sacco possiede un codice eogni lotto è identificato, per riconoscere origine edestino. Vengono prelevati campioni di ciascunlotto i quali sono conservati, per controllo ed ana-lisi, per due anni. La fabbrica alla quale si appoggiaManduvirá si chiama Senci Ypirota, che a sua voltafa capo all´engenio Wendell Trading Inc., che hal´autorizzazione per la certificazione biologica.Un´ipotesi di lavoro e di sviluppo per Manduvirá èdi poter contare in futuro su una propria “azuca-rera”, per poter governare tutta la filiera produttiva.Manduvirà conta con circa mille soci, e non avrebbedifficoltà ad ammettere produttori della Congrega-zione e gli stessi Gustavo e Mary nella sua compa-gine sociale.

Erbe/tisane - Le famiglie di produttori delle terre delPueblo o nelle regioni limitrofe seminano erbe e ti-sane. Si raccolgono le erbe spontanee che crescononei campi, mentre in qualche caso si coltivanopiante appositamente scelte per il mercato equo, se-lezionando le specie più adatte in termini di qualità.Quando la lavorazione avviene nei gruppi interni leerbe dopo essere state raccolte vengono seccate conil sistema "barbacúa" (barbecue o secadero artesa-nal, una cassetta rudimentale con circolazione in-terna di aria calda a 80º, che scalda le foglie per 18-30 ore per poi uscire dal "camino"), o comunque inmodo naturale (sole, vento, ombra, a seconda dellavarietà e della quantità d´acqua di ciascuna).Le erbe vengono consegnate secche al deposito. Lefoglie sono seccate per separare impurità e rametti.Nel deposito si effettua il peso delle erbe, la sele-

la raccolta delle erbe per le tisane

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zione manuale delle foglie, la macina al mulino, in-fine si passa alla macchina che separa il fraziona-mento fino (per i filtri) da quello "grueso" (per i pac-chetti sfusi). Dopo il controllo qualità si procede alconfezionamento in sacchi di cartone, di 15 o 20 kg.a seconda del volume di ciascun prodotto, si sigillae si etichetta. Il packaging finale per la vendita alpubblico si effettua in Italia.

Composizione prezzo, venditeFino al 2007 gli eventuali utili erano utilizzati per

la costruzione della struttura centrale di Mimbipá.Negli ultimi anni è stato destinato a spese più ur-genti, come la realizzazione di altre opere e l´am-modernamento di uffici e macchinari, oltre che pa-gare i salari ai lavoratori fissi, le parcelle al conta-bile, sostenere spese per l´elaborazione di progettidi cooperazione con enti pubblici.Gli altri due Comité di Artigianato, Artes Vida eNueva Esperanza, sono autonomi rispetto a Mim-bipá per la gestione e amministrazione del denaro ed´ora in avanti anche per le spedizioni.

Dati vendite ultimi anni

Zucchero: 36.285 euro (2007)13.500 euro (2008)49.102 euro (2009)

Erbe/tisane: 44.984 euro (2007)36.880 euro (2008)11.219 euro (2009)

Composizione prezzo

Zucchero:costo prodotto e trasformazione 89%spese generali 5%utile 6%

Erbe/tisane (media): costo prodotto, mano d´opera etrasformazione 45-65%spese generali 20-25%utile 20-25%

Comité “Nueva Esperanza”

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Storia organizzazione

Nel 1998, in una piccola sartoria di produzionedi biancheria intima formata da cinque ragazze didiverse nazionalità della Congregazione ''Pueblo deDios'', e' sorta la proposta di cercare una fonte diguadagno per sviluppare un progetto a favore deglianziani ed ammalati della Comunità. Questa, purdando agli abitanti la possibilità di usufruire di untetto e di cibo giornaliero, non ha risorse proprie persostenere le cure mediche, essendo gli anziani prividi qualunque tipo di assistenza, privata o pubblica.Un ulteriore obiettivo del progetto, ideato findall´inizio, è stato di dare un lavoro fisso ad alcuneragazze della Comunità, che già svolgevano attivitàdi volontariato.

Si cominciò con una ricerca per realizzare arti-coli che potessero interessare i mercati equi euro-pei, utilizzando l'esperienza interna acquisita primadalla Coop. Coprosa Ltda poi da Mimbipà, che ave-vano avviato precedentemente attività di esporta-zione.I tentativi fatti negli anni sono stati diversi. Si e' cer-cato di sfruttare al meglio alcune risorse tipiche delpaese, ad esempio il puro cotone grezzo, unendoloalle capacità di cucito e di lavoro all'uncinetto delgruppo che si era formato nel frattempo.Sono state prodotte tovaglie, guanti da cucina, pre-sine, portapane, tende, vestiti ed altro, fino ad arri-vare in modo quasi casuale ad un prodotto che hafinito per riscuotere maggior interesse: i sacchettinidi lienzo utilizzati come bomboniere rustiche.

Gli ordini sono stati inizialmente bassi, ma congli anni si sono consolidati: il primo ordine di unacerta consistenza è stato fatto da Libero Mondo nel2003. In quell´anno il Comité ha deciso di organiz-zarsi meglio dandosi un nome, Nueva Esperanza, edun´organizzazione formale, come previsto dalleleggi del Paraguay in materia di cooperative. Ha au-mentato il numero dei soci (12 persone), associan-dosi alla Coop. Coprosa, organizzando riunioni tri-mestrali (con verbali regolarmente trascritti nellibro degli Atti), tenendo una contabilità traspa-rente, dando lavoro, pur saltuario, a circa 80-90 ra-gazze. Negli ultimi due anni, soprattutto nel 2008,grazie anche ai positivi riscontri della prima visitain loco, si è registrato un incremento degli ordini.

I componenti del Comité, chiamati soci attivi (difatto le 5-6 donne che costantemente lavorano nellasartoria) o soci collaboratori (coloro che partecipanoregolarmente alle riunioni ma che collaborano soloper gli ordini più grandi), hanno deciso volontaria-mente, fino ad ora, di destinare i loro stipendi in be-neficenza per sostenere il progetto (trattenendo lespese per l´alimentazione ed altre necessità di basequotidiane).Le ragazze non iscritte al Comité' ricevono una pagacalcolata in base al salario minimo del Paraguay ealle ore impiegate per la realizzazione del lavoro.Offrono anch´esse una percentuale, variabile dacaso a caso, a favore del progetto.

essiccazione delle erbe per le tisane

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Il denaro con il quale si è realizzata parte della casadegli anziani ed ammalati proviene dai margini le-gati alle vendite esterne, visto che il fatturato dellevendite locali, riferite ai soli lavori di confezione diabiti per la gente del posto, è molto basso e viene uti-lizzato integralmente per sostenere le spese di ge-stione della sartoria.

L´elemento di maggior rilievo e importanza nellastoria recente di questa realtà è il progetto ''AncianosFelizes'' L´opera è stata ufficialmente inaugurata, allapresenza di autorità varie, nel dicembre´09 (con unamenzione pubblica nei discorsi inaugurali, visibileanche attraverso striscioni di ringraziamento, versoLiberoMondo), pur non essendo ultimata, né nellacostruzione, né soprattutto nei servizi medici.Attualmente sono operativi i settori nutrizionali epsicologici e la distribuzione periodica gratuita difarmaci. Da gennaio 2010 è attiva la mensa, rivolta acoloro che soffrono di denutrizione (colazione epranzo offerti a 40 persone sotto la supervisione diun dietologo). Si spera di andare a regime entro il2011, consentendo di assistere 157 anziani, non solodel Pueblo, dei quali circa una ventina in forma resi-denziale.E´ già stato fatto un primo censimento degli utentipotenziali, che ha individuato in 300 casi coloro chenecessiterebbero di accompagnamento (su una basenel Pueblo di circa 500 persone appartenenti allaterza età). L´idea è di occuparsi, nel tempo e a rota-zione, di tutti i casi. Il costo totale stimato dell´operaè di oltre 150.000 euro. Questo progetto è stato con-siderato all´interno della Congregazione come unvero e proprio simbolo, indice tra le altre cose dell´ot-timo inserimento del Comité e della sua principaleleader all´interno della Comunità.

I primi contatti del gruppo con il Comes furonopresi nel 1998 attraverso una congregata italiana cheviveva in Paraguay. Si iniziò con l'esportazione dierbe medicinali e nacque l´idea del Comité NuevaEsperanza. Libero Mondo, dopo alcuni test, nel 2003fece il primo ordine consistente, dando inizio a unarelazione di lavoro mantenuta e rafforzata nel tempoe che oggi è diventata più costante.

Il ruolo della coordinatrice, Donatella Fanna, oraè parzialmente cambiato, di fatto è una semplicesocia del Comité senza incarichi formali, ha il com-pito di ideare nuovi modelli e di mantenere le rela-zioni pubbliche con l´esterno, grazie anche ad unruolo di un certo prestigio nella congregazione. Allafine del 2009 c´è stato un ricambio parziale nellacompagine sociale, con tre persone che sono usciteed altre quattro entrate.Il Consiglio di amministrazione si riunisce trime-stralmente in riunioni ordinarie, per prendere deci-sioni riguardo l'attività svolta, gli investimenti, la ge-stione dei lavoratori, la politica di prezzi, sia per iprodotti che per il pagamento degli stipendi. Datal´esiguità e la parziale informalità del gruppo di fattol´organo di gestione e la base coincidono.

Organizzazione del lavoroIl lavoro è legato agli ordini, per cui il concetto di ga-ranzia va contestualizzato: il settore di cucito, con-trollo qualità, impacchettamento viene svolto dalleragazze del Comité' che operano in modo fisso du-

rante la settimana nel laboratorio, mentre il lavoroall'uncinetto, la preparazione delle testine degli an-geli e sposini (foderatura, collaggio cappelli), delleali (taglio e montaggio) ed il taglio del cordoncinovengono svolti dalle lavoratrici saltuarie che sonostate ritenute idonee per svolgere tale funzione. Inseguito all´aumento degli ordini le persone coin-volte sono aumentate, in qualche caso sfiorando lecento donne, ed anche la qualità della lavorazione èmigliorata.

L´anima del progetto è la friulana DonatellaFanna, che ha di fatto il coordinamento generale,specie per le transazioni con il Comes italiano,anche se, con il suo attuale spostamento in Italia, orala figura responsabile in loco è Alicia Caballero. Do-natella ha vissuto in Paraguay per oltre 20 anni,prima svolgeva attività amministrative bancarie. Siera avvicinata per caso a Pueblo de Dios, in un viag-gio in loco per accompagnare un´amica. Attrattadall´ambiente, dalla proposta di fede e di vita, dopoaltri due viaggi di perlustrazione decise di cambiarevita e di fermarsi presso la Congregazione, nellaquale oggi ricopre incarichi di un certo prestigio.

Gli stipendi vengono calcolati sulla base del sa-lario minimo del Paraguay (ott´09: 1.408.000 Gua-rani = circa 200 euro), calcolando le ore di serviziosvolte dalle lavoratrici saltuarie. Come detto diversepersone del Comitè (più o meno la metà dei soci) se-guono i principi ispiratori della congregazione e ri-nunciano allo stipendio, in modo da favorire lo svi-luppo di progetti sociali interni, di cui comunquepossono godere i benefici come membri della con-gregazione. A partire dal 2010 si è deciso comunquedi riconoscere una parte del salario minimo (un set-timo) ai lavoratori in modo da contribuire alle en-trate personali e familiari. Agli abitanti del Pueblo sicerca di garantire i bisogni di base, come alimenta-zione, alloggio, educazione primaria.

L´attività si svolge all´interno del villaggio, di-stante in tutti i sensi dai ritmi e dall´organizzazionedel mondo esterno. Nello specifico, alcuni lavorisono svolti nelle case delle persone, mentre il labo-ratorio ospita i settori del cucito, controllo, spedi-zione.

Comité Nueva Esperanza

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Materia prima, produzioneSi tratta di tela, filo, cordone di puro cotone, pro-

dotto localmente, mentre le sfere di polistirolo e lajuta sono comprate in Paraguay ma provengono dalBrasile. I capelli degli angioletti sono scarti della la-vorazione del legno nel villaggio, ripuliti ed essic-cati. Le linee produttive sono state ideate inizial-mente da persone straniere facenti parte della Con-gregazione, nell´ottica della ricerca di mercati equiche potessero sostenere i progetti e quindi non sonomanufatti tradizionali nell'economia del paese.Non vi è nessun impatto sull´economia della zonavisto che Pueblo de Dios funziona in modo auto-nomo. Al limite esiste un indotto più generale le-gato all´utilizzo dei servizi e delle attività commer-ciali della cittadina di Caaguazu, distante circa 25chilometri dal Pueblo, che costituisce il riferimentocommerciale e culturale prioritario per la vita dellacomunità.

Dopo l'acquisto della materia prima, la tela vienemisurata, tagliata e passata alle macchine per essererifinita. Successivamente si procede alla divisionedei pezzi, che vengono trasferiti alle macchine dacucire o consegnati alle sarte esterne al gruppo base.I sacchetti vengono nuovamente divisi, ripuliti e gi-rati per passare all´ultima fase di lavoro, che consi-ste nella cucitura del bordo, completando cosi laconfezione. I prodotti finiti sono ritirati dalle ra-gazze che svolgono il lavoro manuale all´uncinettocon stiratura finale. Lo stesso procedimento si ap-plica anche per il corpo in tela degli angioletti, glisposini, le farfalle, le casette, i sacchettoni.Nel caso degli angioletti il lavoro viene diviso trachi fodera la testina, chi attacca i capelli, chi taglia eprepara le ali, chi le unisce al corpo con gli ultimiritocchi, come fiorellini, cappellini, veli da sposa.Nel caso delle ali delle farfalle ed il modello prima-vera/estate, la tela è consegnata a chi la inamida estira, passando poi al taglio ed alla rifinitura deibordi con l´uncinetto. Ogni articolo viene control-lato, completato con il cordoncino ed impacchettatonel laboratorio del Comité.

I ruoli funzionali sono in teoria intercambiabili,ma tendenzialmente ogni persona mantiene neltempo la funzione a cui è stata destinata. La conse-gna per la spedizione viene fatta a Mimbipá, chedispone di un ufficio e di sale adibite a magazzino.Gli uomini del Comité, quando non vi sono ordinida evadere, collaborano ora alla costruzione dellaCasa per gli Anziani.

Commercializzazione e sviluppo futuroNel 2006 sono stati prodotti per l´export 11.000

sacchettini di lienzo colorati e 4.000 bomboniere au-tunno-primavera. Per la produzione interna sonostati prodotti circa 300 pezzi tra confezione di ve-stiti, asciugamani, tovaglie ed altro.Nel 2007, l'esportazione e' stata di 30.000 sacchettinirustici e 14.000 sacchettini colorati, mentre la pro-duzione interna e' stata di circa 260 confezioni varie.Nel 2008-2009 sono stati prodotte per l´export113.000 bomboniere. Oltre alle vendite presso ilCommercio Equo e' stato attivato un circuito di ven-dite locali per circa 300 euro.

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Libero Mondo continua ad essere l´unico com-mittente del Comité Nueva Esperanza. Questo con-sente all’equipe fissa di avere lavoro continuativosolo per alcuni mesi all’anno, dimostrando la neces-sità di aumentare gli ordini e/o di trovare altreforme di vendita, per poter mantenere le lavoratriciin modo stabile e fidelizzato.Un´ipotesi attuale è di aumentare la gamma di pro-dotti/linee offerte, come gli articoli natalizi e nuovimodelli per l´export e il mercato interno. Inoltre siè pensato di sostituire alcuni articoli a bassa rota-zione nelle vendite con altri che riscuotono più in-teresse. Una recente idea, concepita nel corso delleriunioni in loco, è quella di provare ad affiancarealla tradizionale produzione di artigianato anche lacoltivazione di alcune erbe.

La mission principale del Comité Nueva Espe-ranza, oltre a garantire lavoro per i soci più attivi edi collaboratori esterni, è quella di completare alcuneopere sociali interne alla congregazione, come nelcaso del progetto "Ancianos Felices". Negli scorsianni si è attivata una piccola clinica di riflessologiae medicina naturale, gestita attualmente da due ra-gazzi italiani "congregati".

Un ´ipotesi strategica di maggior respiro per ilfuturo è di rafforzare l´organizzazione associandoanche le collaboratrici esterne per poi fondare unacooperativa, anche se sono stati valutati nel corsodell´ultima visita in loco costi e benefici ed il fattoche una struttura meno agile come una cooperativaaumenterebbe i costi fissi e le incombenze formali,senza garanzie di ricavi corrispondenti. Tra i van-taggi possibili invece si è evidenziato che una figuragiuridica più ortodossa e visibile avrebbe le caratte-ristiche adeguate per poter presentare qualche pro-getto ad enti pubblici paraguayani.

Gli incassi delle vendite venivano inizialmentedepositati su un libretto di risparmio presso laCoop. Coprosa, modalità poi interrotta per l´esi-genza di investire nei progetti sociali. I membri delComité, associati in forma individuale alla Coprosa,possono beneficiare di piccoli prestiti che vengonocalcolati in base alle quote sociali versate ed alla fi-ducia di cui godono, oltre ad altri servizi di tipo am-ministrativo. Qualsiasi persona può farne parte, conla condizione di condividerne i principi e rispettarele regole statutarie.Il clima umano interno che si respira è piuttosto se-reno, la relazione umana è quasi ottimale così comela trasparenza nelle comunicazioni.

centro anziani - visita medica

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PresentazioneNel 1997 Cristina Mazzonetto, appartenente alla

Congregazione Pueblo de Dios e arrivata in Para-guay diversi anni prima insieme a madre e sorelle,venne incaricata dai responsabili della comunità diavviare alcune attività a favore dell'infanzia.Fu costituito un gruppo di genitori e volontari perorganizzare iniziative nel settore. Venne fondata nel2000 l'associazione senza fini di lucro "San Infancia",formata da genitori ed insegnanti della comunità.Esiste anche una San Infancia Italia, con lo scopo disostenere le attività in loco. Emerse la necessità di di-sporre di spazi destinati all'insegnamento e ad atti-vità ricreative. Questa esperienza non diede risul-tati, per la mancanza di risorse economiche oltre cheper la scarsa partecipazione dei soci. L´associazioneè rimasta in stand-by per anni fino ad essere riatti-vata recentemente per il progetto di costruzionedella scuola.

Con la vendita sporadica di torte e panini iniziòun percorso di autofinanziamento per disporre di ri-sorse economiche, mentre Cristina, vantando unaprecedente esperienza aziendale e imprenditoriale,valutava come e dove investire. Nel 2000 si progettòla costruzione di un laboratorio-scuola a due piani,con annessa cucina sociale, per svolgere corsi di for-mazione e organizzazione del tempo libero per bam-bini e ragazzi adolescenti, per tentare di frenare ilfatto che nel paese, come nella congregazione, era co-mune abbandonare la scuola per lavorare con la fa-miglia nei campi.Si pensò, analogamente a quanto ideato con la costi-tuzione di Mimbipá, di avviare iniziative che canaliz-zassero forme di sostegno in Italia. Con l´appoggiodi una coppia di italiani che per primi hanno avviatoi contatti con il commercio equo, nel 2002 si arrivò alcontatto con Libero Mondo ed alle prime presenta-zioni di campioni. L´esperienza ebbe un seguito e siconcretizzarono i primi ordini. Nel 2004 il gruppo ac-quistò l'edificio utilizzato attualmente come labora-torio, negozio, spaccio, grazie anche ai ricavi dellevendite.

Il Comité Artesvida naque formalmente nel 2005,soprattutto per rispondere a necessità amministra-tive, legate alla legislazione del paese in materia dicooperative. Dal settembre 2009 si è trasformato inuna srl, per la parte commerciale import/export. E´composto da due socie, Cristina e la sorella Marghe-rita e si è reso autonomo da Mimbipá. Il cambio diragione sociale, così come i progetti avviati, è statoapprovato dalle autorità della Congregazione.Lo sviluppo dell'attività produttiva e la cura metico-losa dei dettagli per mantenere alti standard di com-petitività ha assorbito gran parte delle energie delComitè, soprattutto di Cristina, che è rimasta l´unicapersona del primo gruppo ispiratore dell'associa-zione San Infancia.

La mission iniziale di un lavoro finalizzato al fi-nanziamento di progetti educativi per i ragazzi della

comunità, pur rimanendo un’obiettivo del gruppo,è stato penalizzato da questa situazione. Nell´ul-timo anno, anche in seguito agli stimoli del primoviaggio in loco ed alle richieste delle autorità delPueblo, i progetti sociali sono stati avviati con l´ini-zio dei lavori di costruzione della struttura.

Cristina vive nella congregazione dal 1993 e pre-cedentemente operava nel campo della moda e deldesign. Le risorse di cui dispone sono prevalente-mente frutto di mezzi propri e della famiglia di ori-gine, oltre che delle attività complementari all´arti-gianato, come la vendita interna di prodotti. Da se-gnalare la presenza attiva nel Comité di altri mem-bri della sua famiglia, le sorelle e la madre, che col-laborano dall´Italia e in loco, passando una partedell´anno in Paraguay, mentre quando risiedono inItalia vivono presso le case venete della Congrega-zione.Avvengono vendite avulse, ma abbastanza regolari,presso gruppi di appoggio e amici/parenti in Italia.Esiste anche una serie di attività parallele, non mar-ginali, di vendita nel villaggio e nella zona di abbi-gliamento e calzature.

Tra i progetti sociali avviati da ArtesVida si se-gnalano:

- Finanziamenti e prestiti per l'acquisto di mac-chinari, elettrodomestici, appoggio per spese sa-nitarie/medicinali, ristrutturazioni delle abita-zioni dei lavoratori del Comité e delle loro fami-glie- Il sabato, il giorno di festa nel Pueblo, si orga-nizzano animazioni per i bambini e la distribu-zione di un pasto comunitario. Occasionalmentevengono dati materiale scolastico e vestiti- Da qualche mese è partita la progettazione e larealizzazione della struttura di San Infancia, suterreni prospicienti l´abitazione di Cristina, suuna superficie 4.718 mq. con possibilità di inse-rire moduli aggiuntivi come giardini, piazza ag-gregativa, campo da volley ed altre attrezzature.

Artesvida

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Lo spirito del progetto è di proporre un nuovo einnovativo modello educativo complementare alsistema scolastico di base, molto deficitario inParaguay, con l´apporto anche di professionisti.Si punta a beneficiare circa 700 bambini e ra-gazzi tra i 2 e i 18 anni, coinvolgendo 150 fami-glie. Il budget previsto è ambizioso, supera i 700mila dollari, di cui 182.000 come apporto localein infrastrutture. I lavori di costruzione termine-ranno entro il 2010, il resto, dagli arredi alle at-tività, progredirà man mano che ci sarannofondi disponibili.

Organizzazione internaPer l´acquisto di materia prima per i prodotti da

paesi stranieri e per l´importazione in Paraguay divestiti e calzature Artes Vida si avvale di un impor-tatore di Asunción.E´ necessario spirito di adattamento per renderefunzionale l´ambiente di lavoro, anche per la pre-senza di molteplici attività parallele, dalla produ-zione alla vendita-spaccio interno. Ma rispetto alpassato, anche a detta dei partecipanti al progetto,la situazione è migliorata, con l´aumento di spazi estrutture per i laboratori produttivi.L´attività si svolge in prossimità della residenza diCristina, al punto che, anche architettonicamente,non è definibile dove finisce la residenza privata edove iniziano i laboratori. Anche le opere legate allacostruzione dei nuovi progetti sono in aree adia-centi. In qualche caso sono stati rilevati terreni deivicini, mentre c´è un comodato con la Congrega-zione per l´utilizzo dei terreni per il progetto SanInfancia.Un aspetto positivo, quasi unico in Paraguay, è laraccolta differenziata praticata da Artes Vida e daisuoi abitanti, grazie al lavoro di Margherita.

Filiera produttivaIl marketing e le relazioni con i clienti, la ricerca

di mercati, lo studio dei campionari, l'organizza-zione del lavoro, la pianificazione, la formazione delpersonale ed il controllo della produzione sonoesclusivamente a carico di Cristina, che gestiscequesta attività in modo totalizzante, mantenendo ilcontrollo sulle attività, anche se recentemente la di-minuzione degli ordini l´ha portata a investire piùconcentrazione verso altri progetti. Per la gestioneamministrativa e fiscale ora si appoggia ad unacommercialista esterna.Una volta ricevuti gli ordini si contrattano i lavora-tori per distribuire gli incarichi, procedere alle variefasi di produzione, acquistare la materia prima, rac-cogliere i manufatti e imballare i prodotti finiti. I la-voratori vengono pagati con valori prossimiall´80% del salario minimo (ora prossimo ai 200euro) in quanto non operano ad orario integrale,salvo sotto consegna ordini. I collaboratori esternivengono pagati per il servizio svolto in base ad ac-cordi diversi.

Si offrono opportunità di lavoro a coloro che di-mostrano di avere capacità reali, senza discrimina-zioni legate all´istruzione, età o nazionalità, valu-tando ogni situazione, con una estrema cura della

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qualità del lavoro svolto.Alcune persone cercano di integrare con qualcheextra legato a piccoli servizi nella comunità, diversisoci lavorano presso Cristina nelle attività collegate,come i lavori di casa o di "bottega", servizi dellastruttura, rivendita interna, ecc. (gli uomini oraanche nei lavori di costruzione, uno è insegnantenella scuola). Esiste un alto turn-over, dovuto ad as-senze frequenti determinate da problemi di salute edi organizzazione della comunità, all'incertezza dellavoro, all´instabilità che porta frequentemente ademigrare.Chi collabora con il Comité deve accettarne regole eprassi, entrare nella logica secondo la quale la qua-lità della produzione è la priorità, al punto da doverrifare i pezzi, quando non conformi, fino a quandovengono reputati soddisfacenti.

La maggior parte delle tele viene lavata, inami-data e stirata prima di arrivare alla fase di taglio.Anche per la produzione delle borsette più semplicila tela viene prima lavata e stirata. Si distribuisconoi teli inamidati a coloro che li tagliano e che ripor-tano, successivamente, i vari elementi. Le fasi di la-voro successive sono ricamo, piegatura, assemblag-gio. Il prodotto viene terminato, sottoposto a minu-zioso controllo (e, se non soddisfacente, rimandatoin produzione), ed alla fine imballato, pronto per laspedizione. Fino ad ora si è scelto di non ricorrere asistemi di taglio meccanizzati per non sottrarre unaporzione di lavoro manuale. Oltre alle macchine dacucire si dispone ora di una nuova bordatrice mec-canica.

L´organico è composto attualmente da 16 colla-boratori fissi e circa una trentina saltuari. Si trattadi una stima sulle persone che hanno collaborato

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negli ultimi due anni, considerando una notevole ri-duzione del personale stagionale (fino al 2008 "gira-vano" per questa realtà fino a 200 persone).Tra i saltuari si registra un turnover anche del 60%annuo, anche se nell´equipe più stabile negli ultimidue anni c`è stato un consolidamento e maggiore fi-delizzazione. Il timore, anche per l´equipe, è che al-cune donne possano emigrare, avendo espresso l´in-tenzione di venire in Europa a lavorare come ba-danti.La maggior parte dei lavoratori appartiene alla con-gregazione, pur non essendo una condizione neces-saria, diversi soci sono parenti tra loro.

Obiettivo prioritario è di offrire la garanzia di unlavoro costante, anche se negli ultimi anni si è regi-strata una contrazione degli ordini e di conseguenzauna diminuzione delle persone coinvolte nel pro-getto, alle quali è difficile garantire un salario fisso.Attualmente gli ordini del commercio equo permet-tono di lavorare da novembre a maggio, con la diffi-coltà di dover mantenere la struttura tutto l´anno.Si tratta di una struttura abbastanza piccola, incen-trata sulla personalità della sua leader che ha unruolo molto importante. Sarebbe importante riuscirea far crescere maggiormente l’interazione degli altrimembri del gruppo. In questo senso bisogna ricono-scere che rispetto alla visita del 2007 sono emersi se-gnali di maggiore partecipazione nella gestione, so-prattutto da parte dei lavoratori che da più tempofanno parte del gruppo. Aleggia su questa attività il rischio costante di insta-bilità da parte dei partecipanti, per ragioni economi-che generali (in un paese dove l´emigrazione è assaidiffusa).La questione della materia prima costituisce un ele-mento da tenere in attenta considerazione in quantoparte di essa è importata e non di produzione locale.Qualche progresso è stato fatto, provvedendo,quando economicamente possibile, ad aumentare lamateria prima nazionale. Il cotone è di produzionenazionale, così come i cordoni, cestini, terracotte, mala juta continua ad essere importata. Gli accessorisono di produzione nazionale o di zone confinanti, ifilati sono importati. E` stata fatta una ricerca di ma-terie prime nei paesi confinanti, ma gli alti dazi e lecomplicazioni burocratiche hanno sconsigliato dipercorrere questa strada.

Gestione economica e prospettive futureLa retribuzione è inferiore al salario minimo per

i collaboratori fissi, a fronte di un orario di lavoromedio minore del tempo pieno, mentre è variabileper coloro che operano come saltuari o apprendisti.Cristina trattiene per sè il rimborso completo dellespese vive e di struttura.In qualche caso, come per l´eterno problema della co-municazione telefonica e internet, è più volte interve-nuta con fondi propri per attivare l´antenna delle co-municazioni del villaggio, che viene ripetutamentebruciata dai fulmini, rendendo ancora oggi un´odis-sea l´utilizzo di computer con connessione esterna,telefoni fissi, mezzi di comunicazione. Anche peropere come la pavimentazione e l´illuminazionedelle vie adiacenti alla casa e laboratorio a volte sonostati apportati fondi interni, in attesa di interventi

anche municipali di sostegno.Gli utili sono utilizzati per miglioramenti logi-

stici interni, nella casa, nei laboratori, nei punti ven-dita, per l´acquisto di attrezzature, per lo sviluppodelle attività. Attualmente la maggior priorità a tuttii livelli è rivolta alla realizzazione del progetto dellascuola-laboratorio, la cui parte costruttiva dovrebbeconcludersi negli ultimi mesi del 2010.Si vorrebbe offrire un luogo di aggregazione a 700bambini e adolescenti dai 2 ai 18 anni, spazi scola-stici e di formazione al lavoro, insegnamento dellelingue, informatica e internet, biblioteca, mensaquotidiana, con l´effetto di migliorare l´alimenta-zione nel Pueblo, qualche attività agricola collate-rale con produzione di ortaggi, leguminose e cerealicome contropartita della comunità per l´utilizzo dialcuni servizi.

L´assistenza ai bambini, uno degli obiettivi cheha generato il progetto, si manifesta in parte conaltre modalità, come la refezione e l´animazione of-ferta ogni sabato ai bambini del villaggio, oltre cheattività di formazione per giovani e adulti chespesso avvengono nei locali del Comité. Negli altrigiorni della settimana ci sono momenti fissi di in-contro, dove ai bimbi sono offerti insegnamenti divario genere e possibilità di giocare. In caso di ne-cessità viene facilitato l´acquisto di medicinali o ge-neri di necessità per il lavoro. Nel progetto della cu-cina sociale all´interno della scuola sarà allestita ladistribuzione di integratori alimentari ad alto po-tere nutritivo, per favorire un corretto sviluppo psi-cofisico dei bambini.

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3. Collaborazioni in rete

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3. Collaborazioni in rete:

E' un percorso sperimentale di rete tra strutture diverse che, quindi, nonimplica né la fusione (presente o futura) delle strutture che collaborano, néla piena condivisione di tutti i principi e le metodologie con clienti e for-nitori (altrimenti avrebbe più senso logico e di costi la fusione).I punti irrinunciabili, base di ogni nostra collaborazione, sono stati finora:l'esclusione della grande distribuzione dalla filiera di commercio equo el'esigenza di costruire filiere totalmente sostenibili.In un periodo in cui la scelta sembra solo tra il franchising e la crisi, è unpercorso alternativo che stiamo provando con alcune realtà, alcune pic-cole, altre di medie dimensioni.Abbiamo continuato questo percorso anche nel 2009, rafforzandolo ulte-riormente con l'avvio di 7 nuove collaborazioni che, unite alle altre già at-tive, fanno sì che LiberoMondo collabori in maniera concreta e fattiva con21 realtà italiane di commercio equo e solidale.Il margine che LiberoMondo si tiene per il proprio lavoro lo decide la Bot-tega stessa che collabora con noi e attualmente varia da un 5% (cioè sottoi costi di trasporto in Italia) ad un 15%.Non è una semplice distribuzione di prodotti, ma si tratta di una vera èpropria collaborazione in cui l'ente (cooperativa, associazione o ong) chesi rapporta a LiberoMondo diventa un partner strategico per la centraledi importazione, che consiglia prodotti (modifiche, prezzi…) ma sa anchea sua volta ascoltare critiche e suggerimenti, rinunciando ad importare di-rettamente prodotti in concorrenza con quelli di queste strutture con cuisi relaziona.E' un occasione per LiberoMondo di avere ancora l'umiltà come centraledi rapportarsi alla pari con altre strutture, come "cliente" di alcuni prodotticon i propri clienti: è un percorso ricco di esperienze nuove, di conoscenzadi progetti gestiti da altri e molto interessante per il confronto con il pro-prio lavoro e le proprie metodologie di centrale di importazione.Simbolo di questo cammino sempre più ricco e profondo è stata nel 2009la linea Cafè Tatawelo studiata e prodotta in collaborazione con L'Associa-zione Tatawelo e concretizzatasi, per le botteghe, ad inizio 2010.LiberoMondo ha deciso di cessare la produzione della propria linea Equo-Mondo e di offrire alle Botteghe del Mondo e ai Gas una linea completa dicaffè che potesse offrire un modello concreto di collaborazione tra una cen-trale di importazione e un'Associazione su un prodotto strategico come ilcaffè - ognuno facendo il "proprio mestiere" - ma con una sinergia che puòmoltiplicare le risorse da destinare in loco ai produttori.

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3.1 Associazione ScambiartiProgetto Coad

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LiberoMondo, grazie alla segnalazione della Bottega La Buona Terra di Verona, haconosciuto a fine 2008 l'Associazione Scambiarti di Verona ed ha iniziato nel 2009una collaborazione nella distribuzione alle botteghe del mondo degli animaletti inceramica e delle calamite del progetto Coad del Perù.

L' Associazione ScambiartiScambiarti Onlus è un'associazione di Verona, promossa dal MLAL

(Movimento Laici America Latina) e dalla Cooperativa La Buona Terra nel1997.Le parole chiave e guida per l'associazione sono: solidarietà, sostenibilità,natura, cultura, artigianato e arte. Questi i principali obiettivi:

- informazione e sensibilizzazione alla solidarietà, cooperazione e svi-luppo;- promozione di azioni sociali ed economiche tendenti ad eliminare losfruttamento e a promuovere una cultura equa e solidale;- salvaguardia dei diversi patrimoni culturali, ambientali e sociali, comeforma di reciproco scambio e crescita;- salvaguardia dell'integrazione socio-culturale, della sostenibilità am-bientale e dei diritti dei lavoratori;- collaborazione con altre associazioni/enti operanti nella medesima di-rezione;- sostegno a progetti di sviluppo e a iniziative d'assistenza e d'inter-scambio.

Per il raggiungimento delle proprie finalità l'Associazione Scambiarti sipropone come "vetrina" delle varie produzioni di piccole comunitàrurali/indigene o di microimprese artigianali, che realizzano manufatti ori-ginali e di qualità; promuove, gestisce e realizza progetti di cooperazioneinternazionale.

Scambiarti Onlus è impegnata soprattutto nella promozione di progetti disviluppo rurale, indirizzati alla realizzazione di microimprese compati-bili, sostenibili e socialmente utili, nelle quali la produzione artigianale di-viene la continuazione naturale della produzione agricola.La rivitalizzazione culturale e la sostenibilità economica di piccole comu-nità rurali ed indigene avvengono proprio attraverso il riscatto della loroidentità culturale e la diffusione dei loro prodotti.Scambiarti ha scelto di "salvare l'artigianato, le culture e le tradizioni locali"anche per favorire una migliore relazione dell'uomo con la natura e gli ani-mali.

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Tra i progetti promossi da Scambiarti vi sono:

° Promozione di microimprese ecosostenibili in Località Villa Ana(Provincia di Santa Fè, Argentina), promosso in partnership con MLALdi Verona e col contributo della Regione del Veneto. Il progetto è ri-volto alle Comunità della Cuna boschiva santafesina e alla Coopera-tiva El Quebracho Colorado. ° Appoggio alla Fundacion Nuestros Pibes di Santa Rosa La Pampaper il consolidamento della cuenca cunicola pampeana (Argentina).° Interscambio culturale Italia-Ecuador "Schiavitù - Razzismo ieri eoggi - come liberarsene", progetto rivolto alle Comunità rurali afro-equatoriane della Valle del Chota e del Mira (Ecuador). ° Sostegno al progetto biodiversità a favore della Fundacion Otonga(Ecuador), per la conservazione e l'ampliamento della foresta integraleOTONGA ed il sostegno agli indigeni "Tagueros" dell'area di Otonga.Il progetto è stato realizzato in collaborazione e con il contributo diBIOFOREST di Pordenone, del Parco Natura Viva di Bussolengo e dialcune Scuole superiori della Provincia di Verona, ed è rivolto alla Fun-dacion Otonga (Ecuador).° Sostegno alla Associazione di medici kirghizi "Pravo Na Jizn" (Di-ritto alla vita) ed al loro progetto di educazione, formazione ed assi-stenza; il progetto si sviluppa attraverso l'importazione di artigianatotradizionale del Kyrgyzstan, realizzato da ragazze madri e donne capo-famiglia di Bishkek.° Campagna Madagascar (2007-2010): l'Associazione Scambiarti haaderito alla Campagna di Conservazione del Madagascar lanciata daiParchi Zoo aderenti alla EAZA (European Association Zoo and Aquaria) ealla UIZA (Unione Italiana Zoo e Acquari): all'interno di uno specificoprogramma/progetto di interscambio, ha siglato un accordo di coope-razione con la locale associazione di artigiani "Soana Vela" e ha iniziatol'importazione di animaletti artigianali realizzati a mano secondo letradizionali tecniche locali e con materiali naturali: prevalentementesisal e rafia, fibre vegetali ottenute dall'agave e dalla palma.

Progetto CoadIl progetto su cui si è instaurata una collaborazione con LiberoMondo

riguarda i produttori di Coad (Ceramicas Originales Artisticas Decoradas). Coad è una microimpresa di Lima (Perù) che produce ceramiche da colle-zione rifinite e decorate a mano da artigiani locali e da ex ragazzi di stradache hanno appreso il mestiere.Le ceramiche sono ottenute con un processo di lavorazione manuale chepermette solo una produzione giornaliera limitata. Una prima cottura a1020°C per 12 ore trasforma l'argilla bianca in ceramica. Dopo la decora-zione a mano con colori naturali, i pezzi vengono riposti in forno per la se-conda cottura. Questo processo di vetrificazione dà una colorazione natu-rale brillante e resistente.

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Per maggiori informazioni:www.scambiarti.it

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3.2 Cooperativa Pace e sviluppo

LiberoMondo ha importato fin dal 2003 dalla Corporaciòn Gruppo Salinas dell'E-cuador prodotti alimentari. Dopo l'ultimo viaggio missione in loco da parte diLuigi Eusebi, era stata fattauna pressante richiesta da parte dei produttori di importare anche prodotti artigia-nali.LiberoMondo ha deciso, dato il rapporto storico della cooperativa Pace e Sviluppocon i produttori ecuadoregni e l'ottimo lavoro di sviluppo prodotti fatto con ledonne, di non importare direttamente artigianato da Salinas, ma di appoggiarenella distribuzione la cooperativa veneta. Anche i produttori dell'Ecuador sonostati molto contenti ed hanno approvato tale decisione.

La Cooperativa sociale Pace e SviluppoLa Cooperativa sociale Pace e Sviluppo è una fitta rete di cittadini che

opera nelle provincie di Treviso, Padova e Venezia ed è impegnata nelladistribuzione di prodotti del commercio equo e solidale, nella diffusione diuna cultura di pace e di sviluppo sostenibile, nella sensibilizzazione alletematiche della finanza etica, della cultura e di più equi rapporti tra Norde Sud del mondo.La Cooperativa, socia fondatrice del Consorzio CTM Altromercato, è natanel 1993 e oggi conta oltre 1600 soci. Pace e Sviluppo ha aperto e gestisce 12 Botteghe del Mondo.La Cooperativa si pone come obiettivo la creazione di un percorso econo-mico di giustizia e solidarietà per i produttori del Sud del mondo, mediantela vendita dei loro prodotti, importati secondo principi di rispetto e di giu-stizia. Si propone anche di sensibilizzare i cittadini del Nord del mondosulle responsabilità e sul valore del consumo e del risparmio e sul valoredell'incontro tra culture.I soci hanno deciso di definirsi come "cittadini consapevoli che operanoperché l'economia sia capace di garantire sviluppo sostenibile e giustiziasociale per tutti".

Progetto Centro Salinas

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Progetto SalinasLa Cooperativa sociale Pace e Sviluppo ha avviato un progetto di gemel-

laggio con i centri femminili di Salinas de Bolivar (Ecuador): un'importanterelazione commerciale e culturale che permette di promuovere prodotti ri-spettosi delle persone e dell'ambiente, di tessere le trame di relazioni cul-turali dirette e di intrecciare importanti legami personali con la popola-zione ecuadoriana anche attraverso lo scambio di volontari che in variomodo collaborano con il progetto.Salinas è un piccolo paese della sierra ecuadoriana, a 3.550 metri di altezza,situato nella parte nord della regione di Bolivar, a circa cinque ore di mac-china a sud di Quito, capitale dell'Ecuador. Salinas è una cittadina cono-sciuta e visitata per la particolarità del suo sviluppo economico che ha of-ferto ai suoi abitanti opportunità lavorativa evitando che emigrassero versole città. Padre Antonio Polo, missionario salesiano che dagli anni '70 vivea Salinas, ha dato l'impulso alla nascita di una serie di micro imprese a con-duzione cooperativistica. Così sono nati il caseificio, la fabbrica del ciocco-lato, del torrone, degli oli essenziali, dei funghi secchi, delle marmellate. Al-cuni di questi prodotti vengono importati dalla rete del commercio equo evenduti nelle botteghe del mondo italiane. Pace e Sviluppo ha scelto di avviare un progetto di gemellaggio con i cen-tri femminili per offrire un'opportunità lavorativa alle donne altrimentiescluse dal mercato; il lavoro comunitario permette loro di esprimere crea-tività e libertà al di fuori delle mura domestiche e di garantire un apportoeconomico alla famiglia offrendo momenti d'incontro e confronto in unambiente rurale dove il ruolo della donna non è valorizzato.Le produttrici tessono prodotti in lana e intrecciano graziosi cestini in pa-glia in un progetto che risponde pienamente ai principi del commercioequo.Tutte le fasi di lavorazione dei prodotti in lana si svolgono a Salinas, garan-tendo la tracciabilità della filiera: le pecore pascolano sui prati dei villaggivicini, vengono tosate e la lana viene filata alla filanda del paese dove ledonne si recano per acquistarla e la utilizzano per confezionare caldi capidi abbigliamento.Anche le fasi di lavorazione dei cestini si svolgono a Salinas e nei villaggicircostanti: le donne raccolgono sui prati la "paja" del paramo, la fanno sec-care per due-tre giorni, la ripuliscono e poi la intrecciano con l'ago e la "ca-buya" creando dei cestini resistenti e di qualità.Il gemellaggio negli anni si è sviluppato grazie anche ai viaggi di alcunivolontari che con il loro contributo hanno fatto nascere la linea con le tintevegetali, la linea dei cesti, la linea bimbi. Pace e Sviluppo ha finanziato uncorso di formazione per potenziare le competenze delle donne e miglio-rare la qualità dei prodotti.

Per maggiori informazioniwww.pacesviluppo.itwww.anoiimporta.org

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3.3 Cooperativa Terre solidaliProgetti in Honduras e Guatemala

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La cooperativa Terre SolidaliLa cooperativa sociale Terre solidali è nata a Sanremo nel 2005 con l'o-

biettivo di contribuire alla costruzione di modelli economici e sociali alter-nativi e sostenibili. La Cooperativa, partendo dai bisogni primari insoddi-sfatti di un'ampia parte della popolazione mondiale e dalla consapevo-lezza della rilevanza dei gesti quotidiani degli individui, si impegna a pro-muovere comportamenti e scelte a favore del bene comune, dell'ambiente,della democrazia economica e della dignità umana. La cooperativa promuove e diffonde il commercio equo e solidale, l'agri-coltura biologica e biodinamica, il consumo consapevole e la finanza etica,prodotti e soluzioni ecologiche.Terre solidali è una Cooperativa Sociale di tipo B; attraverso l'inserimentolavorativo di persone considerate svantaggiate dalla legge 381 del 1991,tenta di fare impresa coniugando valori e pratiche quali efficacia econo-mica, partecipazione, giustizia, solidarietà verso le comunità impoveritedel sud del mondo e verso coloro che nella nostra società accusano il disa-gio e l'emarginazione sociale.I soci aderenti alla cooperativa sono oltre 100. Terre Solidali importa direttamente prodotti di artigianato da piccole coo-perative guatemalteche e honduregne.

Progetti Honduras e Guatemala

La Luciernaga - HondurasLa cooperativa "Luciernaga" (La Lucciola) è un progetto dell'Organiz-

zazione "Azione per lo sviluppo comunitario" (ADP) di Tegucigalpa, Hon-duras. L'associazione, costituita quasi interamente da donne che hanno su-bito violenze e maltrattamenti, promuove una serie di programmi volti alsostegno sociale e psicologico della donna, tra cui un centro di accoglienza,percorsi di formazione e programmi di microcredito."La Luciernaga" è nata dallo sviluppo del laboratorio terapeutico che l'As-sociazione aveva previsto per le donne del Centro di Accoglienza. Il labo-ratorio, dove vengono prodotte candele decorative, originariamente fupensato in funzione terapeutica (recupero della stima, lavoro di gruppo,reinserimento sociale, ecc...). La necessità economica di tante donne ha fattosì che il laboratorio potesse divenire poi una risposta al problema lavoro. Dopo un attentato subito nel 2005, che ha completamente distrutto il labo-ratorio mettendo a rischio la vita di tutti gli ospiti, La Luciernaga ha ri-preso la produzione di candele grazie all'aiuto della solidarietà internazio-nale e alla determinazione delle donne e ha ripreso così anche il percorsodi riscatto di donne povere e vittime di violenza ed oppressione. Terre Solidali sostiene la Casa Rifugio con donazioni (raccolte in Italia at-traverso le cosiddette bomboniere della solidarietà). Inoltre ha consolidatoil rapporto commerciale con La Luciernaga alla quale riconosce il 32% delprezzo finale delle candele.

Cooperativa Magu - HondurasLa cooperativa MAGU nasce nel 1986 nella comunità della Arada nel

sud dell'Honduras e prende il nome dai due cognomi tradizionali dellazona, Manzanales e Gutierrez. La zona è abitata dai Lenca gruppo indi-geno più numeroso in Honduras (circa 250 mila persone). I Lenca lavoranoprevalentemente come braccianti agricoli nelle piantagioni di caffè e vi-vono in una condizione di estrema povertà e di oppressione: il governocentrale non riconosce né lingua, né religione, né autonomia sulle terre an-cestrali.Attualmente la cooperativa è formata da 22 donne dedite alla produzionedi oggetti in terracotta secondo la particolare tradizione locale che non pre-vede l'uso del tornio: tutti gli oggetti sono infatti modellati a mano. La re-gione è molto secca e storicamente le donne si sono dedicate alla produ-

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zione di anfore per il trasporto dell'acqua dai pozzi ai villaggi. Le donne erano anche incaricate della costruzione di statue rappresenta-tive delle divinità protettrici che decoravano i luoghi di culto, dei moniliornamentali indossati dai sacerdoti durante le celebrazioni religiose e lefeste. La cooperativa ha ripreso la produzione con le medesime tecniche epartendo dalle linee originarie ha sviluppato decine di modelli di fine ar-tigianato artistico. Attraverso questa lavorazione, comunemente detta a"negativo", sugli oggetti si fissano disegni la cui colorazione è quella natu-rale dell'argilla più o meno sfumata. Il lavoro collettivo (le donne lavoranoinsieme sotto gli alberi), contribuisce a mantenere la propria lingua e recu-perare un senso di socialità che andrebbe altrimenti perduto.

Asociación Chajulense Va'l Vaq Quyol - GuatemalaL'Asociación Chajulense Va'l Vaq Quyol, (il cui nome in lingua maya-

ixil significa "l'unione") è stata fondata nel 1988 grazie all'appoggio dellachiesa cattolica locale, con l'obiettivo di promuovere il miglioramento dellecondizioni di vita della popolazione maya-ixil. L'associazione, che ha sedenel dipartimento di El Quiché, duramente colpito dal conflitto armatodegli anni '80, affonda le sue radici alla metà degli anni '70, quando per laprima volta venne fondata una cooperativa di risparmio e credito, in se-guito sciolta a causa della guerra. Per molti anni l'esercito guatemaltecoha infatti cercato di debellare ogni sforzo organizzativo e cooperativisticonella zona. Attualmente il progetto Asociación Chajulense Va'l Vaq Quyol ruota at-torno ad una serie di attività comunitarie a carattere economico e socialeper promuovere il miglioramento delle condizioni di vita della locale po-polazione maya-ixil. L'Asociación produce manufatti tessili e prodotti ali-mentari. Si tratta sempre di tessuti tipici locali che vengono lavorati dalle donnechajulensi, per le quali la tessitura rappresenta un'attività tipica, che ap-prendono fin da bambine. Il lavoro viene svolto con il tradizionale telaioa cintura, in cui la stoffa si tende fra il tessitore e un albero, o palo, postodi fronte.

El Puente - GuatemalaEl Puente è un'organizzazione di commercio equo che offre appoggio

alle cooperative e ai gruppi organizzati di vari produttori del Guatemalaper la commercializzazione diretta nel mercato fair trade e lo sviluppo pro-dotti. Le organizzazioni aderenti a El Puente puntano a mantenere le proprieeconomie locali e le proprie tradizioni culturali e artistiche come la tessi-tura attraverso i telai a cintura, i ricami secondo le sacre rappresentazionidel mondo maya e soprattutto un modo di lavorare comunitario che mirialla responsabilità di ciascuna persona e alla socializzazione di costi e be-nefici. Le organizzazioni che compongono El Puente sono: la Cooperativa SanPedro Unido, la Asociación Comunal de Chuacruz la Asociación de AutoAiuda Chinimayá, le Tejedoras de San Juan, la Asociación de Desarrollo In-tegral Páulense, la Asociación de mujeres en Acción de Comalapa, il Cen-tro de Comercio Maya CEPCOMA, la Cooperativa de Vidrio Soplado Co-pavic.La Cooperativa Terre Solidali ha effettuato un primo acquisto dal Puentenel 2005, privilegiando gruppi la cui produzione di tessile non è rappre-sentata all'interno del circuito italiano del commercio equo e solidale.

Per maggiori informazioniwww.terresolidali.it

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3.4 Associazione VariopintoProgetto Rwanda

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LiberoMondo ha da sempre attuato una scelta preferenziale per i progetti africani,anche in paesi difficili e poco battuti dal commercio equo e solidale. L'incontro nel2009 con l'Associazione Variopinto e la cooperativa Variomondo (che gestisce labottega del mondo di Limbiate) è stato fin da subito proficuo. Ci siamo subito tro-vati entrambi consapevoli della difficoltà del lavoro in Africa ma, nel contempo,dell'estrema necessità per il commercio equo di non perdere questa sfida e oppor-tunità.

L' Associazione VariopintoVariopinto è un'associazione di volontariato di Limbiate (MI) senza

scopo di lucro che promuove ed organizza attività sociali e culturali, ap-poggia progetti umanitari e sostiene iniziative per la diffusione di una cul-tura di giustizia e solidarietà tra gli uomini, senza alcuna distinzione.Da 13 anni si occupa delle problematiche del settore giovanile in Italia edalla fine del 1994 ha iniziato a collaborare, insieme ad altre associazioni,a progetti mirati in Rwanda.Variopinto da sempre promuove momenti d'incontro e conoscenza sulleproblematiche dell' Africa, con particolare attenzione alla realtà ruandese.L'attività viene svolta attraverso la promozione di rappresentazioni tea-trali, mostre fotografiche e pittoriche, rassegne, convegni, esposizioni,anche in collaborazione con scuole, comuni, parrocchie, gruppi e associa-zioni.

Il progetto Rwanda

L'Associazione "Variopinto Onlus" dal 1995 ha intrapreso un camminoin Rwanda, in modo particolare a Tumba, un quartiere di Butare, cittadinanel sud del paese, con l'apertura di una casa famiglia per ragazzi orfani.Variopinto, che collabora con le autorità religiose e la società civile pre-senti sul territorio, appoggia lo sviluppo di servizi educativi e scolasticirivolti soprattutto alle giovani generazioni, nella consapevolezza dell'im-portanza che rivestono l'educazione e l'istruzione.Da subito si è ritenuta fondamentale l'attenzione all'istruzione primaria,che a Tumba era pressoché assente. La scuola primaria, inaugurata nel2000 e ampliata con altre 4 aule nel 2003, costruita in collaborazione con laDiocesi che ne ha la gestione, è oggi frequentata da circa 1200 bambini/eper i primi sei anni del ciclo scolastico.Ad essa, nel 2003 si è aggiunta la scuola materna che ha accolto oltre 165bambini/e dai 3 ai 6 anni che vivono in situazione precaria e disagiata. Nel2007 è stata siglata una collaborazione tra Variopinto e le autorità civili diTumba per la realizzazione di "5 Scuole Materne decentrate", dislocate nelquartiere per permettere a tutti i bambini di iniziare un percorso educa-tivo. Questo accordo, che prevede un forte coinvolgimento degli abitanti,ha visto l'inaugurazione dei primi due asili nel 2009 e di altri due nel 2010.Nel 2008 è stata inaugurata anche la scuola secondaria, la cui gestione ècondivisa con la Diocesi di Butare e la Direzione didattica del territorio, chela rende una vera novità nel panorama scolastico ruandese, permettendola frequenza alla stessa a tutti i ragazzi del quartiere indipendentementedalla loro situazione economica.Si tratta di un importante impegno economico e progettuale che sta pro-seguendo con l'ampliamento della struttura affinché questa possa acco-gliere gli studenti, ad oggi circa 600, anche nei tre anni successivi della spe-cializzazione, portando il numero totale degli iscritti a circa 800. Inoltre, su richiesta della Diocesi, dal 2005, Variopinto ha avviato una col-laborazione per la gestione del Centro per ragazze di strada Nyampinga,che ospita 60 bambine e ragazze prive di una famiglia o allontanate daessa a causa di situazioni problematiche e che rischiano di finire nel mondodella prostituzione, della droga e del degrado. Per 18 di loro che hanno frequentato un corso professionale presso il Cen-tro stesso, dal 2009 è stato avviato l' Atelier de Couture Nyampinga, che

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rappresenta un passaggio importante in vista di un reinserimento lavora-tivo e sociale, sia attraverso una produzione per il mercato interno che peril mercato italiano, attraverso i canali del commercio equo e solidale. Unasperanza concreta di futuro, con la prospettiva di una vita dignitosa. Gra-zie all'atelier, inoltre, hanno ritrovato la bellezza dello stare insieme, il so-stegno anche affettivo di educatrici professioniste, nonché la possibilità digestire un piccolo contributo economico che viene loro riconosciuto comeincentivo a proseguire. Se pensiamo poi che alcune di loro camminano percirca un'ora e mezzo per arrivare dalle colline, in cui vivono con la fami-glia dove sono state reinserite, non possiamo fare a meno di pensare che,davvero, questo progetto rappresenta per loro un'aspettativa di futuro.

Nel 2010 è stata inoltre aperta una Casa di Accoglienza temporanea per5 ragazze orfane (ma adulte) che possono soggiornare nel centro, assistiteda educatrici, e sperimentare una vita autonoma. Da ultimo, ma non meno importante è il Centro situato a Mugombwa, par-rocchia distante circa 20 kilometri dalla città di Butare che, dal Settembre2008, accoglie 16 ragazzi e ragazze con situazioni di disabilità fisica o men-tale. Il Centro garantisce loro la possibilità di una "normale quotidianità",fatta delle cose più semplici come il cibo assicurato giornalmente, la fre-quenza alla scuola, la cure sanitarie, la possibilità di giocare e cantare. Da non dimenticare è il supporto offerto che Variopinto offre alla Coop.Variomondo, la Bottega di Variopinto con sede a Limbiate (Mi), per il re-perimento dei prodotti artigianali da inviare in Italia. Nata nel 2005, la bot-tega si è sviluppata grazie a un' idea dei soci di Variopinto, principalmenteper cercare di garantire un'opportunità di lavoro continuativa alle tantepersone che in Rwanda chiedevano da tempo all'Associazione un aiutoper l'avvio di attività produttive.L'Associazione regolarmente visita, promuove e sostiene circa 25 gruppidi artigiani del territorio e delle parrocchie della Diocesi, che propongonooggetti di artigianato tipici della tradizione e della cultura ruandese. Tra questi, alcuni gruppi di donne e ragazze che producono dei piccoli pa-nieri chiamati "agaseke", frutto di lunga storia e tradizione, realizzati amano, in fibra vegetale tratta dalla foglia dell'agave. Questi cesti, da con-tenitori di semi, arachidi o piccoli oggetti da conservare o trasportare, di-vengono oggi, nella loro forma più piccola, panieri di speranza per tantedonne che, con il loro lavoro, cercano faticosamente di porre le basi per unfuturo diverso.

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Per maggiori informazioni:www.variopinto.org

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3.5 Cooperativa NazcaProgetto Impronte di pace

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LiberoMondo ha, da sempre, dato priorità ai progetti in Palestina. Ne è prova laforte relazione di questi anni con i produttori Sindyanna, Ywca e Holy Land. Percui, fin dall'inizio del progetto LiberoMondo ha manifestato a Nazca la possibilitàdi fare da “cassa di risonanza”, e di distribuire i sandali in tutte le botteghe delmondo italiane.Possibilità che non è partita nel 2009, per bassa produzione di sandali, e si è final-mente concretizzata nel 2010.

La cooperativa NazcaLa cooperativa Nazca, socia del consorzio CTM Altromercato, è nata

nel 1991 dall'impegno di 3 associazioni di cooperazione internazionale(ACRA-CESVI-COSPE) che hanno colto nel commercio equo uno stru-mento nuovo ed efficace per realizzare sviluppo nei paesi del Sud delmondo.La cooperativa si distingue per una sua peculiarità: gestione dell'attività dimagazzino rivolta a gruppi di volontariato dell'area milanese (circa 50),botteghe del Mondo (circa 30), gruppi di acquisto solidale, negozi alimen-tari e biologici, per i quali è punto di riferimento distributivo, informativoe formativo.Nella sede di Milano, oltre al magazzino, Nazca gestisce un punto venditaal dettaglio e tutta l'attività di coordinamento della cooperativa grazie allavoro di personale dipendente e volontario; inoltre, da alcuni anni, spe-rimenta l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate."Nazca" è il nome di una pianura peruviana dove si trova l'insieme piùimpressionate e complesso di grandi raffigurazioni geometriche tracciatesul terreno in età pre-incaica, che sono comprensibili solo da una visualeaerea e tra cui spiccano le rappresentazioni di uccelli come il colibrì (pica-flor). Le linee di Nazca rappresentano una forma di dialogo tra la naturae l'uomo, tra il cielo e l'uomo.

Progetto Peace Steps (Impronte di Pace)Nazca, in collaborazione con l'associazione italiana Vento di Terra, so-

stiene il progetto "Impronte di Pace", che ha come obiettivi la generazionedi reddito e l'affinamento del processo produttivo secondo criteri etici esolidali, attraverso lo sviluppo di una cooperativa no-profit per la lavora-zione della pelle nei campi profughi di Shu'fat (Gerusalemme) e Kalandia(Ramallah). Nazca distribuisce direttamente e attraverso LiberoMondonelle botteghe del mondo italiane i sandali realizzati nei campi profughi.La Palestina è un luogo ricco di risorse possibili, intellettuali ed umane, de-vastato da un conflitto senza fine ma con grandi potenzialità. Il modello diintervento di Vento di Terra Onlus parte dalla necessità di costruire reti dalbasso, relazioni forti e consolidate con i soggetti attivi nella comunità lo-cale, primi ed essenziali motori di un possibile cambiamento. La metodo-logia è quella dello sviluppo partecipato di comunità in un contesto diemergenza perenne, che permetta alla comunità stessa di elaborare formei modi per rispondere ai bisogni che ritiene prioritari.Il modello è centrato sulla valorizzazione delle competenze locali, sullapossibilità di supportare uno sviluppo integrato nel rispetto delle diffi-coltà e delle differenze esistenti. La strategia d'intervento segue lo sviluppodi diverse aree: economica, educativa e sanitaria ed è orientata a promuo-vere processi di sviluppo sostenibili. Gli interventi sono rivolti alla popo-lazione palestinese dei campi profughi e di zone disagiate particolarmentecolpite dal conflitto e prevedono il coinvolgimento diretto di organizza-zioni, Istituzioni e personale locale.Le principali attività promosse dal progetto sono:

- fondazione di una cooperativa no-profit per la lavorazione della pelle;- generazione di reddito nei Campi Profughi target dell'intervento e re-investimento dell'utile nei servizi sociali per minori;- generazione di posti di lavoro;

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- formazione alla gestione della cooperativa no-profit e marketing;- formazione tecnica sulla lavorazione della pelle;- promozione del turismo di territorio nei campi profughi;- formazione educativa e manageriale;- promozione delle attività educative;- miglioramento dei materiali e delle attrezzature del Centro;- sostegno all'implementazione del lavoro di rete.

I sandali sono fabbricati con pelle di cammello e ovini locali, lavorata econciata sempre in Hebron da un'altra piccola azienda. La suola è compo-sta da un'altra piccola fabbrica con materiali importati internazionalmente.Sono venduti in un elegante sacchetto di tela. Le attrezzature utilizzateper la cucitura, il taglio e l'assemblaggio finale dei sandali sono di origineitaliana, relativamente obsolete, ma perfettamente funzionanti.La produzione è quantitativamente limitata, sia a causa delle chiusure delmercato palestinese imposte da Israele, che dalle dimensioni ridotte del-l'azienda, dove lavorano circa 5 operai.

Per maggiori informazioni:www.naczacoop.it

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3.6 Ong VisProgetto Chankuap

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LiberoMondo è nata a partire dall'esperienza dell'Associazione Tsèdaqua, nata asua volta da un gruppo di giovani dell'oratorio salesiano di Bra. La collaborazionecon l'Ong Vis è stata dunque naturale e si è sviluppata soprattutto nella sinergiad'intervento nel progetto K'Long in Vietnam.Nel 2008 - dopo aver finanziato il progetto di sviluppo alla Fundaciòn Chankuape aver avviato una collaborazione con l'Università di Ferrara sulle formulazionidei prodotti cosmetici- il Vis ha proposto a LiberoMondo un intervento complemen-tare per quanto riguardava la distribuzione in Italia, che si è concretizzata ad ini-zio 2010 con la prima importazione di prodotti cosmetici elaborati direttamente neilaboratori ecuadoregni.

VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) Il VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) è una Ong che dal

1986 si occupa di educazione allo sviluppo e cooperazione internazionalepromuovendo progetti in decine di paesi in via di sviluppo. Il VIS si ispira ai principi cristiani e al carisma di don Bosco, affiancandoautonomamente, come organismo laico, l'impegno sociale dei Salesiani nelmondo.Particolare attenzione è riservata all'educazione interculturale e all'ap-profondimento del tema delle migrazioni. Centrale e trasversale è il temadei diritti umani, componente costante anche dei progetti nei Paesi in Viadi Sviluppo, principalmente indirizzati ai minori e ai giovani, nella consa-pevolezza che essi costituiscono la fascia più debole della popolazione eche investire sulle nuove generazioni è fondamentale per lo sviluppo. Gli interventi, che si innestano sui criteri di priorità definiti da NazioniUnite (Obiettivi di Sviluppo del Millennio) e Unione Europea (ConsensoEuropeo sullo Sviluppo), sono impostati secondo un approccio integratoe puntano principalmente sull'educazione come fattore di promozioneumana con l'obiettivo di allargare conoscenze, possibilità, pari opportu-nità e superare le discriminazioni anche di genere; iniziative che ruotanointorno ai volontari internazionali che, affiancando le comunità salesianein loco, vivono alcuni anni della loro vita a servizio di una comunità“altra”, facendosi ponte tra la propria e le altrui realtà.Il VIS ha lavorato per oltre dieci anni in Ecuador insieme alla FundaciónChankuap, promuovendo un progetto di sviluppo di filiere produttive so-stenibili di prodotti naturali e ad alto valore aggiunto, che è stato soste-nuto da LiberoMondo attraverso la commercializzazione dei cosmeticidella linea "Ikiam, alma amazzonica".

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Fundación Chankuap La Fundación Chankuap (il nome è mutuato dall'omonimo fiume che

scende dalla Cordillera del Kutuki) è sorta in Ecuador all'interno delmondo missionario salesiano, con la finalità principale di sostenere econo-micamente e socialmente la popolazione locale e con l'obiettivo di porre unfreno alla forte emigrazione verso Stati Uniti ed Europa (un problema en-demico nel paese e in tutta la zona andina).Gli interventi di Chankuap si snodano lungo tre direttrici principali:

- formazione tecnica di alto livello per gli studenti indigeni, soprattuttoper quanto concerne le tematiche legate alla valorizzazione delle ri-sorse naturali; - ricerca scientifica sulla biodiversità vegetale; - elaborazione di prodotti trasformati ad alto valore aggiunto.

Durante i primi anni di attività, grazie a finanziamenti provenienti dallacooperazione canadese, è stato privilegiato soprattutto l'aspetto della pro-duzione di arachidi e cacao, del recupero delle specie vegetali native edella riforestazione. Nel 1998, grazie ad un progetto finanziato dal Vis, sono state avviate leprime sperimentazioni relative alle distillazioni di piante aromatiche e me-dicinali locali, all'interno di un più ampio progetto per lo sviluppo di fi-liere produttive. Tra i principali risultati del lavoro congiunto tra il Vis e la FundaciónChankuap vi è l'elaborazione di una linea di cosmetici che include sham-poo, saponi, creme, oli per i massaggi, tutti ottenuti dalla trasformazionedi oli essenziali di agrumi (lime, arancia, mandarino ed erba luisa), zen-zero, curcuma, ishpink (simile alla cannella) e ungurauha (frutto dellapalma). Parte integrante del progetto è stato lo sviluppo di reti per la commercia-lizzazione, tanto sul mercato nazionale quanto su quello estero; il com-mercio equo è stato individuato come un canale commerciale prioritarioper il sostegno al progetto e in quest'ottica si è inserita la collaborazione traVis, Fundación Chankuap e LiberoMondo.

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Per maggiori informazioni:www.volint.it

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Stimolata dalla lettura della Guida al consumo consumo critico, e conun buon imprinting africano sul valore dell'acqua e sull'importanza di va-lorizzare le risorse locali, nasce nel 1998 la piccola impresa AQsystem, cheintraprende uno studio della filiera per individuare tecnologie appropriateper il trattamento dell'acqua potabile, da distribuire attraverso un circuitocommerciale alternativo (come quello delle botteghe del commercio equoe solidale) e contribuire, quindi, a salvaguardare un bene comune semprepiù soggetto al rischio della sua completa mercificazione, che avrebbe con-seguenze disastrose e insostenibili.Dopo quasi dieci anni di esperienze di cooperazione nei paesi in via di svi-luppo con varie ONG, e l'apertura di un negozietto di commercio equo esolidale (il Baobab di Biella), nasce l'idea di sviluppare un progetto di con-sumo critico che valorizzi la risorsa locale acqua potabile, alternativo sia al-l'insostenibile mercato dell'acqua in bottiglia, sia al comportamento delsettore commerciale dei cosiddetti "depuratori" domestici. E' l'inizio di unpercorso, una storia in continua evoluzione, la ricerca delle soluzioni mi-gliori nel rispetto della normativa ma anche con sensibilità e buon senso.Con la stessa logica, a partire dal 2005, AQsystem ha studiato e realizzatoun sistema di distribuzione di detersivi ecologici e concentrati alla spina,in modo da ridurre l'impatto ambientale degli imballaggi utilizzati.Attraverso la ricerca e la promozione di tecnologie appropriate, le propo-ste commerciali vogliono essere espressione di valori ecologici, sociali esolidali. Nell'ottica della sostenibilità ambientale e sociale, AQsystem pro-pone di bere l'acqua di rubinetto, adottare sistemi per il risparmio idricoe utilizzare detersivi ecologici e concentrati alla spina.Per essere attenti anche ai bisogni di popolazioni lontane e solidali conloro, AQsystem collabora con la ong CISV per contribuire a sostenere unprogetto di cooperazione in Burkina Faso.

Progetto "rubinetto alternativo"Come noto, per la nostra salute è consigliabile bere molta acqua - so-

prattutto fuori dai pasti - nella quantità di 1-2 lt al giorno. Purtroppo, daun lato la pubblicità e dall'altro l'inconsapevole confusione fra gradevo-lezza, spesso compromessa dall'odore di cloro, e sicurezza sanitaria dell'ac-qua potabile, ha portato negli ultimi decenni a preferire l'acqua in bottigliaa quella del rubinetto, anche se non ci sono validi motivi per farlo. In Ita-lia vengono così consumati ogni anno oltre 11 miliardi di litri di acqua im-bottigliata e prodotte circa 200.000 tonnellate di rifiuti di plastica.Il consumo di acqua in bottiglia di plastica (PET) comporta:

° consumi di petrolio per produrre le bottiglie di plastica (8 kg per 240bottiglie ovvero 360 lt d'acqua);° consumi di gasolio (ed emissioni) per il trasporto delle bottiglie diplastica vuote verso l'impianto di imbottigliamento, quindi piene finoal punto vendita (valutati in 6 lt l'anno a persona), di nuovo vuote versogli impianti di smaltimento;° consumi di benzina (ed emissioni) dei consumatori: spesso decidiamodi utilizzare l'auto per andare al supermercato perché dobbiamo tra-sportare pesanti casse d'acqua, mentre per fare soltanto la spesa po-tremmo riuscire ad evitarlo (ipotizziamo, per comodità di calcolo, 2 ltl'anno a persona);° la maggiore presenza delle auto nelle strade urbane e dei camion sulleautostrade;° la fatica di portare le casse d'acqua in casa (soprattutto per gli an-ziani), quindi differenziare e infine trasportare i rifiuti plastici fino allacampana per la raccolta;° il ritiro e lo smaltimento della plastica da parte del gestore dei rifiutila quale, nella migliore delle ipotesi, viene riciclata per produrre alcunetipologie di prodotti (oggetti di arredo urbano, maglie di pile...), peraltro di utilizzo limitato e non necessario.

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3.7 AQ SystemCampagna e progetto filtri dell’acqua

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Se il consumo annuo totale di combustibili fossili pro capite è superiore a8 litri di gasolio/benzina più 8 kg di petrolio, allora una famiglia di quat-tro persone consuma almeno 64 litri di combustibili fossili per bere 1440lt di acqua in bottiglie di plastica invece dell'acqua potabile del rubinettodi casa. È assurdo utilizzare oltre 4,4 lt di risorse fossili solo per traspor-tare 100 lt d'acqua, producendo notevoli danni ecologici e aumentando lespese.In realtà non ci sono vantaggi per la salute a bere acqua imbottigliata. Solospecifiche acque minerali sono importanti in alcuni casi terapeutici, sottoconsiglio medico, e non a scopi genericamente salutistici, come vienespesso suggerito. D'altra parte, invece, l'acqua potabile che arriva in casaè frequentemente controllata; inoltre per legge, fino a pochi anni fa, vari li-miti erano più restrittivi rispetto alle acque minerali. Per quanto riguardail timore dei calcoli renali, alcuni studi degli ultimi anni inducono i me-dici a consigliare un ampio apporto di calcio con la dieta (oltre 1 grammoal giorno), che oltre a prevenire l'osteoporosi e le malattie cardiovascolari,in alcuni casi può ridurre il rischio di formazione dei calcoli stessi. Piutto-sto è importante, come prevenzione, una elevata assunzione di acqua (2-3litri al giorno). In sinstesi il problema della durezza dell'acqua è tecnolo-gico (depositi di calcare nelle tubazioni, in caldaia, nella lavatrice) più chesanitario.Inoltre l'acqua imbottigliata:

° dovrebbe stare al fresco e al buio per non perdere le caratteristiche di-chiarate;° ha una scadenza indicata, valida solo se non è esposta alla luce e aglisbalzi di temperatura;° soddisfa le esigenze del bere, ma in realtà la maggior parte dell'acquaviene ingerita attraverso i cibi e le bevande preparate con l'acqua di ru-binetto.

Il grosso ostacolo al consumo dell'acqua di rubinetto è il sapore dovuto es-senzialmente al cloro o allo stato delle tubature. D'altronde la presenza dicloro al rubinetto è la garanzia di potabilità (anche se il cloro puo' pro-durre sostanze indesiderate dette cloroderivati ed inquinamento ambien-tale). Quando la clorazione non è elevata, lasciare l'acqua in una brocca ocaraffa larga in cima (in modo che l'ampia superficie dell'acqua faciliti l'e-vaporazione del cloro) può risolvere in parte il problema organolettico.Diversamente, analizzando tecnica, normativa, e considerando aspetti sa-nitari, ambientali e sociali, nonchè di qualità ed economia domestica, siapprende che il Decreto Ministeriale 443/90 che disciplina le apparecchia-ture per il trattamento dell'acqua potabile ad uso domestico, contempla letecnologie adatte per eliminare questi problemi. Si tratta di filtri larga-mente utilizzati dalle aziende alimentari industriali ma raramente propo-sti commercialmente per uso domestico.Con questi sistemi è semplice ed economico ottenere in sicurezza acquadeclorata al punto di erorgazione. Al contrario il mercato dei così erroneamente detti “depuratori domestici”( il DM443/90 ne vieta per la vendita con tale dicitura) generalmente pro-pone costosi sistemi ad osmosi inversa, spesso inutili o inadeguati, oppurefiltri e caraffe filtranti a buon mercato, poco validi o che non rispettano lanormativa italiana.

In conclusione, anche se per legge avremmo diritto ad un'acqua insa-pore, inodore e incolore, bisogna ammettere che la garanzia sanitaria (ilcloro), spesso in funzione dello stato delle tubature, puo creare qualchedifficoltà tecnica a soddisfare il piacere di un buon bicchiere di acqua di ru-binetto, e la scappatoia delle acque in bottiglia, ci ha lavorato sopra moltobene. E se, da un lato, è sicuramente corretto chiedere maggiori investimenti perl'ammodernamento delle reti e delle tecnologie usate negli acquedotti, dal-l'altro non è sbagliato, come acconsentito dalla legge, un intervento appro-priato di declorazione dell'acqua, il più vicino possibile al punto di eroga-zione, prima del suo prelievo.Risulta quindi appropriata, qualora necessario e purchè a norma di legge,la proposta di intervento di filtrazione o trattamento sotto al lavello se-condo il DM 443/90, diversificando l'acqua per bere e cucinare (declorata)da quella per lavare le stoviglie, la frutta, le verdure.

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Per maggiori informazioni:www.aqsystem.it

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La collaborazione tra LiberoMondo e l’Associazione Tatawelo è partita nel 2006 at-traverso una co-importazione di caffè proveniente dalle cooperative zapatiste delChiapas (Messico). La collaborazione si è rafforzata con gli anni e nel 2010 ha dato vita alla nuovalinea comune di caffè "Progetto Tatawelo".LiberoMondo, oltre a pagare il prezzo Fair Trade alla cooperativa di produttoriSsit Lequil Lum, versa 10 centesimi per ogni chilo di caffè verde all'associazioneTatawelo per i progetti sociali in Chiapas.

Il progetto Tatawelo è nato nel 2003 dalla sinergia tra diverse realtà del-l'economia solidale italiana (G.A.S., botteghe, associazioni e soci indivi-duali) per sostenere le comunità indigene dello Stato del Chiapas, attra-verso la commercializzazione del loro caffè.Nel 2005 viene costituita legalmente, a Firenze, l'Associazione Tataweloche dall'anno successivo inizia a seguire direttamente tutta la filiera delprogetto. Attraverso la quota progetto (10 centesimi di ogni pacchetto venduto),l'Associazione finanzia attività volte al rafforzamento delle capacità pro-duttive, gestionali e al raggiungimento della sovranità alimentare dei con-tadini. In Italia Tatawelo ha collaborato fino al 2009 con la cooperativa socialePausa caffè, facendo tostare il proprio caffè all'interno della casa circonda-riale di Torino e favorendo così l'inserimento lavorativo di detenuti. Hasuccessivamente portato avanti questo percorso con la fondazione dellacooperativa Pawahtun e la prospettiva di continuare il percorso di torre-fazione sociale con l'inserimento lavorativo di ex-detenuti che hanno ap-preso in carcere il mestiere del tostatore.L'associazione promuove inoltre iniziative di sensibilizzazione e informa-zione sui temi del mercato mondiale, del commercio equo e del movi-mento zapatista. Nel 2009 Tatawelo ha avviato una collaborazione con la facoltà di SviluppoEconomico e Cooperazione Internazionale dell'Università di Firenze, cheha permesso ad alcuni studenti di realizzare un tirocinio in Chiapas.

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3.8 L’Associazione e il Progetto Tatawelo

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La cooperativa Sssit Lequil LumLa cooperativa Sssit Lequil Lum (dal tzeltal "i frutti della madre terra")

è costituita da circa 500 indigeni zapatisti di etnie chol e tzeltal che vivononella regione nord del Chiapas. La cooperativa è nata nel 2003, anche se leesperienze aggregative di lavoro collettivo risalgono agli anni '90. Già daallora, infatti, molti contadini iniziarono a organizzarsi per strutturareforme alternative di economia, svincolate dal mercato tradizionale e daicosiddetti “coyotes”, intermediari al soldo delle grandi imprese. La cooperativa è nata per promuovere la commercializzazione del caffè,ma anche la produzione collettiva, lo scambio di prodotti, la coltivazionedi frutta, verdura, l'allevamento e per promuovere reti di economia alter-nativa a livello locale.Dopo una fase in cui ha lavorato per il miglioramento della qualità delcaffè e per dotarsi della struttura gestionale e amministrativa necessaria,nel 2007 la cooperativa ha iniziato a esportare caffè, relazionandosi pre-valentemente con i gruppi europei di solidarietà con gli zapatisti. L'ingresso in reti di economia alternativa ha permesso ai produttori di ve-dere valorizzata la loro attività agricola e trarre benefici per la crescita com-plessiva delle loro comunità.La Ssit Lequil Lum è sostenuta in loco dalla Ong messicana Desmi, che ac-compagna l'auto-sviluppo delle comunità indigene attraverso corsi di for-mazione sull'agricoltura organica e il sostegno allo sviluppo di un mer-cato locale. Tuttavia a gestire l'intero processo, dalla raccolta del caffè alla commer-cializzazione, sono gli stessi soci indigeni e in particolare i quattro respon-sabili del direttivo, che vengono eletti ogni tre anni.Nel corso del 2009, la cooperativa ha raggiunto una struttura piuttostoconsolidata, avendo formato al proprio interno persone in grado di gestirela varie fasi di un'esportazione, dalla produzione coordinata di centinaiadi soci, fino all'esportazione. Grazie ai fondi della quota progetto ha co-struito un proprio ufficio e ha avviato la vendita del caffè anche nel mer-cato locale. Obiettivo per gli anni a venire è quello di acquistare un terreno su cui co-struire un ufficio più amplio con annesso un magazzino e i macchinariper tostare e macinare il caffè per il mercato nazionale in proprio.Le difficoltà sono molteplici e legate ad un contesto estremamente milita-rizzato e a un clima di repressione verso i movimenti sociali e verso ognitentativo di auto-organizzazione. Tuttavia, il fatto di gestire in autonomiaun'attività produttiva e commerciale, strutturati in un'organizzazione dibase, sta rappresentando per i soci della cooperativa un'importante mo-tivo di riscatto umano e sociale, oltre che economico.

Per maggiori informazioni:www.tatawelo.it

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3.9 Cooperativa Mondo Solidale

Dal 2006 LiberoMondo sostiene il progetto El Bosque della cooperativa MondoSolidale acquistando il caffè importato dal Guatemala e utilizzandolo nella sualinea di caffè. Inoltre dal 2006 LiberoMondo distribuisce in tutte le Botteghe delMondo Italiane il Caffè El Bosque 100% arabica macinato da 250g moka eespresso.

La Cooperativa Mondo SolidaleLa Cooperativa Mondo Solidale è una cooperativa sociale delle Mar-

che che comprende 16 Botteghe del Mondo, oltre 2.000 soci e 5 soci lavo-ratori. E' una cooperativa strutturata in modo democratico e partecipativo;svolge attività di commercio alternativo, promozione dell'economia soli-dale, informazione e formazione, denuncia dell'ingiustizia sociale ed eco-nomica e porta avanti progetti di cooperazione con il Sud del mondo.Mondo Solidale importa direttamente dalla Cooperativa Nueva Esperanzadi El Bosque in Guatemala, dall'Associazione Alsi del Perù, dall'Associa-zione Uvip del Kenya e dall'Associazione Assema del Brasile.

La Cooperativa la Nueva Esperanza di El Bosque Enrique, Modesto, Pedro, Felipe, Josè, Isabel, Marta... sono loro che per

un anno intero curano e poi raccolgono il caffè "El Bosque". Hanno la for-tuna di vivere in un luogo che la natura ha reso ricco con una vegetazionelussureggiante ed incontaminata e di produrre uno dei migliori caffè almondo; ma avevano la sfortuna di svendere il loro caffè in bacche a pochidollari il quintale.Nel 2003 Enrique, Modesto, Pedro, Felipe, Josè, Isabel, Marta... hanno fon-dato la cooperativa "La Nueva Esperanza": ora coltivano e raccolgono illoro caffè, lo selezionano, lo lavorano fino a farlo diventare "caffè oro"pronto per l'esportazione e poi lo inviano a Mondo Solidale.

El Bosque è un piccolo villaggio situato in una vasta zona boschiva a 1500metri di altitudine, nel municipio di Santa Cruz Naranjo, a sud-est di Cittàdel Guatemala e abitato da un centinaio di famiglie che vivono coltivandopiccoli appezzamenti di terreno.La relazione tra la comunità di El Bosque e Mondo Solidale è iniziata nel2003, in seguito al crollo dei prezzi del caffè provocati dalla crisi interna-zionale. I piccoli coltivatori della comunità, che già vivevano in una situa-zione precaria, ne sono stati duramente colpiti e si sono trovati sul puntodi abbandonare la coltivazione del caffè, loro principale fonte di reddito. La collaborazione con Mondo Solidale ha permesso alla cooperativa di or-ganizzare esportazioni annuali, registrarsi presso Anacafè (AssociazioneNazionale del caffè) e a Inacoop (Federazione Nazionale delle Coopera-tive), ed ottenere la licenza per l'esportazione del caffè. La cooperativa hainoltre acquistato una macchina per la lavorazione del caffè pergamino eha elaborato un progetto per la costruzione di un beneficio con centro sa-nitario annesso. Quest'ultimo progetto, del valore di 60.000 dollari, è stato finanziato daMondo Solidale con il contributo del Comune di Macerata.Alla fine del 2005, l'uragano "Stan" ha causato in Guatemala, oltre a mi-gliaia di morti, la perdita di gran parte del raccolto di caffè, mettendo adura prova un'economia già in difficoltà. Nel tentativo di dare un sostegnoalla comunità di El Bosque, Mondo Solidale ha deciso di garantire per leimportazioni dal 2006 sino al 2010 un prezzo pari a 135$ per 100 libbre.

Gli obiettivi per il futuro sono:-dare continuità alle importazioni;-continuare a sostenere la scuola di El Bosque;-concretizzare la realizzazione del centro sanitario, per il quale è giàstato individuato un terreno e realizzato un progetto di massima;- alla cooperativa "La Nueva Esperanza" attualmente aderiscono unaquarantina di famiglie e la speranza è che se ne aggiungano di nuove.

Progetto El Bosque

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Per maggiori informazioni:www.mondosolidale.it

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3.10 Cooperativa Unicomondo Progetto Matembwe

LiberoMondo ha da sempre attuato una scelta preferenziale per i progetti africani(dalla Tanzania importa dal 2001), per cui è stata una decisione naturale quella diappoggiare la cooperativa Unicomondo nella distribuzione dei cesti provenientidal progetto di Matembwe, che abbiamo visitato e conosciuto direttamente nei no-stri viaggi missione in Tanzania.

La Cooperativa UnicomondoLa Cooperativa Unicomondo opera sul territorio della provincia di Vi-

cenza per la promozione dei principi e dei valori del commercio equo esolidale. Unicomondo è una cooperativa che raggruppa più di dieci Bot-teghe del Mondo e una sede operativa/magazzino.

E' gestita quasi interamente da soci volontari ed impiega dieci persone.Unicomondo conta complessivamente più di 700 soci.

Progetto MatembweLa Cooperativa Unicomondo sostiene i progetti promossi dalla Ong

CEFA in Tanzania.La Tanzania è un paese posizionato nell'immensa regione dell'Africa del-l'est, dove i tassi di povertà raggiungono i livelli più alti. Il Cefa, Ong diBologna presente in Tanzania da oltre 25 anni, ha avviato un ampio Pro-getto-Paese che ha come obiettivo generale il miglioramento della qualitàdella vita della popolazione a partire dai bisogni primari dell'alimenta-zione e della produzione agricola. Il CEFA con i suoi volontari si è impe-gnato nella gestione di un allevamento avicolo, nella produzione di mar-mellate, nella realizzazione di due piccole centrali idroelettriche e nell'av-vio di progetti di formazione.Tra questi, il progetto Matembwe Village Company (MVC), promosso daCEFA e sostenuto da Unicomondo, si prefigge di promuovere uno svi-luppo sostenibile e permanente della realtà locale attraverso la promo-zione e il sostegno dei piccoli gruppi famigliari che lavorano artigianato,soprattutto cesti ma anche legno (taglieri). L'attività artigianale, oltre a in-fluire positivamente aumentando il reddito delle famiglie coinvolte, vuolecreare nuove opportunità professionali per giovani e donne che solita-mente sono ai margini della realtà produttiva tanzaniana. Il progetto punta inoltre alla vendita di oggetti artigianali nei circuiti delcommercio equo e solidale, e in questo senso la Cooperativa Unicomondosostiene il progetto attraverso l'importazione e la distribuzione dei cesti"Matembwe". I cesti prendono il nome dalla zona di Matembwe (distretto di Njombe,regione di Iringa, Tanzania) in cui sono prodotti. Questi vengono realiz-zati con un'erba spontanea locale chiamata "malulu", essiccata e intrecciataa mano da gruppi di donne che svolgono tale attività presso le propriecase, nel tempo "libero" dopo i lavori domestici. Sono usati abitualmentedalle stesse donne per trasportare alimenti.

Per maggiori informazioni:www.unicomondo.org

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3.11 Cooperativa VagamondiProgetto Araliya

Dal 2005 LiberoMondo sostiene il progetto Araliya della cooperativa Vagamondidi Formigine (Mo), distribuendo in particolar modo i fiori per bomboniera, tullee scatole in foglia di palma. Nel 2007 abbiamo aggiunto ai nostri prodotti pasqualiil rametto Araliya: ovetti di cioccolato confezionati con i fiori del medesimo pro-getto.

Cooperativa VagamondiLa società Cooperativa Vagamondi scrl è stata costituita nel 2002 per

occuparsi della gestione dell'attività di commercio equo e solidale a For-migine. Alla fine del 2007 Vagamondi diventa Cooperativa Sociale.L'attività della cooperativa è rivolta in particolare alle donne italiane e stra-niere presenti sul territorio di Formigine che si trovano in una condizionedi disagio sociale ed economico. Alle donne, spesso madri che faticano atrovare lavoro, dopo segnalazione da parte del Cav (Associazione centroaiuto alla vita e dei servizi sociali), viene offerto un lavoro che consisteprevalentemente nel confezionamento di bomboniere. In cooperativa cisono inoltre educatrici che si prendono cura dei loro figli in un ambienteprotetto. Oltre alla classica attività di vendita, nel 2004 Vagamondi ha ini-ziato l'importazione diretta dallo Sri Lanka di alcuni prodotti, tra cui quelliin “cacca di elefante” realizzati da Eco Maximus e quelli del gruppo Ara-liya.In questo momento, direttamente e indirettamente, Vagamondi occupa 80persone in Sri Lanka e 6 a Formigine, impegnati nel seguire i vari progettiavviati.

Progetto AraliyaAraliya è il nome di un profumatissimo fiore bianco originario dello Sri

Lanka, che in lingua cingalese significa bellezza di donna e viene usato, se-condo antiche tradizioni, per dare il benvenuto agli ospiti. Il "Progetto Araliya", avviato grazie all'appoggio della Coop. Sociale Va-gamondi e l'Associazione "Cose dell'Altro Mondo" ONLUS, sostiene ungruppo di donne molto povere dello Sri Lanka dando loro un impiego,vari servizi assistenziali e commercializzando i loro prodotti.Il progetto coinvolge 80 donne (molte delle quali mamme di bambini sor-domuti) che producono piccoli fiori, tulle e coccarde utilizzati per la con-fezione di bomboniere e realizzati interamente a mano e con materiale lo-cale. Sono diverse le realtà che compongono Araliya...

Gruppo tulle: il ricamo del tulle semplice era affidato a 5 donne che la-voravano all'interno delle loro case. Nel 2008 è stato inaugurato un ma-gazzino in cui ora le donne si ritrovano per lavorare insieme.Gruppo Nathalia: il primo nato in Araliya, attivo fin dal 2004 all'in-terno delle aule della scuola materna gestita dalle suore delle "Figliedella Provvidenza".Gruppo Camari è il nome della donna che ha ideato i fiori in fibra dicocco: vedendo la difficoltà nel reperire il materiale usato per realiz-zare il fiore Araliya, ha cominciato a idearne altri utilizzando materiali'poveri' e di uso quotidiano. E' nato così il fiore “Camari” che ora vienelavorato dalla signora Camari nella sua stessa casa, risistemata ed am-pliata per accogliere il gruppo di produttrici.Gruppo Jasemine: anche la casa della signora Jasemine è stata risiste-mata ed ampliata, per ospitare 10 donne che lavorano i fiori realizzatiin fibra di cocco.Gruppo Concy: Concy è un'altra produttrice del gruppo storico; ha la-vorato fin dall'inizio i fiori realizzati con la cacca di elefante.Gruppo Sriany: il tulle della pace è diventato un classico della produ-zione di quella realtà.

Tra i progetti sostenuti da Vagamondi in Sri Lanka vi sono la scuola ele-mentare gestita da Sr. Chidimma, dell'ordine delle "Figlie della Provvi-denza" di Modena e il Convitto "Domus Fabbriani" per sordomuti.

Per maggiori informazioni:www.vagamondi.net

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LiberoMondo distribuisce ormai da cinque anni nelle Botteghe del Mondo i pro-dotti importati da Ravinala dal Madagascar: oggetti in carta di antaimoro e ma-tasse di rafia. A questi si sono aggiunti, nel 2009, la cesteria e i giocattoli in me-tallo riciclato.

La cooperativa sociale Ravinala è nata nel 1987 dall'esperienza di ungruppo di persone da anni impegnate in progetti di volontariato interna-zionale. "Il mondo è come una grande risaia: il lavoro porta frutto attraverso losforzo di tutti". In questo proverbio del Madagascar, paese in cui Ravinalaè impegnata da anni, è racchiuso il senso della cooperativa.

Progetto Madagascar: un'isola, tanti prodotti Carta antaimoro

La carta Antaimoro, comunemente detta carta di riso sebbene di risonon abbia nulla, prende il suo nome da un gruppo etnico che vive sullacosta est del Madagascar. Questo tipo di artigianato non è tipico del paese,bensì proviene da naviganti arabi approdati casualmente sulla costa estdell'isola; questo piccolo gruppo spinto dalla necessità di trascrivere i ver-setti del corano per poterli trasmettere, qui utilizzò un arbusto, l'avoha,dalla cui corteccia si poteva ottenere una carta simile alla pergamena. Lapopolazione Antaimoro, fortemente influenzata dalla tradizione araba ap-prese l'arte di fabbricare la carta e la diffuse in varie zone del Madagascar.La lavorazione della carta Antaimoro si articola in diverse fasi: inizial-mente la corteccia dell'avoha viene fatta bollire in grosse pentole, dopo diche viene pestata con grossi martelli in legno oppure nei mortai. Le grossepalle di impasto che si ottengono vengono sciolte all'interno di una cor-nice-telaio con graticcio che galleggia in una vasca piena d'acqua. L'acquaviene aggiunta finché la pasta non è completamente sciolta ed uniforme-mente distribuita sul supporto. Il telaio, con la carta ancora impregnatad'acqua, viene deposto sui banchi di lavoro dove le donne la adornano conpetali, foglie e ramoscelli, facendo aderire il tutto in un foglio uniforme. In-fine il telaio viene posto ad asciugare “al sole e al chiaro di luna” e il foglioè poi pronto per essere staccato dal telaio ed utilizzato.

Rafia e PagliaLa lavorazione artigianale di rafia e paglia viene eseguita soprattutto

dalle donne. Si tratta di prodotti naturali che vengono intrecciati a manoper dare forma a tantissimi oggetti. Prima di procedere all'intreccio le fibrevengono colorate con tinture naturali. Per alcuni tipi di lavorazione si uti-lizzano dei telai su cui le fibre più sottili vengono intrecciate a costituire unvero e proprio tessuto che, ulteriormente lavorato (taglio e cucito), forni-sce borse e cappelli. Altri tipi di fibre invece, vengono intrecciate a manoper ottenere cappelli, vassoi, cesti, pochette o bomboniere. La paglia vieneanche utilizzata per un altro tipo di lavorazione: una specie di mosaico ot-tenuto dall'accostamento di frammenti di paglia diversi per forma, dimen-sioni e tonalità di colore.

Latta“Di qualunque materiale tu sia fatto puoi sempre brillare” recitava il film

d’animazione “Robots”: l'infanzia è l'età dell'impossibile e del meraviglioso,del saper vedere anche in una macchina di latta la propria auto spaziale evolante che vorremmo possedere domani. In Madagascar tutto viene ri-ciclato, nulla deve essere sprecato. Ed ecco quindi che anche latte, lattine,barattoli vuoti trovano una loro collocazione per essere trasformati in mo-dellini di automobili, camion, motociclette, aeroplani. Le lattine vengonoraccolte o acquistate a peso, poi aperte e ripulite all'interno. I fogli ven-gono poi tagliati, modellati e saldati fino ad ottenere la forma desiderata.

3.12 Cooperativa RavinalaProgetto Madagascar

Per maggiori informazioni:

www.ravinala.orgRavinala Italia

www.ravinala.mgRavinala Madagascar

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Dal 2008 LiberoMondo collabora con l'associazione Croce del Sud per la sua lineadi cosmetici Taama. Croce del sud fornisce la materia prima principale, il burro dikarité, proveniente dal Burkina Faso. In Italia, LiberoMondo fornisce altre mate-rie prime provenienti da produttori del commercio equo che vengono lavorate dalleerboriste del laboratorio Daymons Naturalerbe di Torino.

Associazione Croce del SudNata nel 1992, l'associazione Croce del Sud e' impegnata in progetti di

cooperazione internazionale ispirati ai principi del Commercio Equo e so-lidale. Nel 2009 è nata anche la Cooperativa CROCE DEL SUD per la gestionedella Bottega di Piombino, affidata a volontari e lavoratori. La cooperativa si occupa anche dell'importazione e commercializzazione diprodotti realizzati in Burkina Faso dagli artigiani di Pag-la yiri: cesteria,tessuti in bogolan, oggetti in legno, strumenti musicali e burro di Karitè.

Progetto ZabréCon il sostegno del Comune di Piombino, della Provincia di Livorno e

di altre associazioni del territorio, Croce del Sud dal 2004 collabora conl'Association Pag-la-Yiri ("Donna fondamento della casa e della società”)per un progetto d'importazione diretta dal Burkina Faso e la realizzazionedi progetti sanitari e di scolarizzazione per la comunità del villaggio diZabrè. Pag-la-Yiri è un'associazione nata nel 1975, composta da 10.000 donne, at-tiva in 3 provincie e che raggruppa 703 gruppi di base. L'associazione ha loscopo di trasformare qualitativamente la società burkinabè in favore deigruppi più emarginati e meno istruiti: le donne, le bambine, gli anziani, iportatori di handicap e gli orfani.

Come previsto dal "Progetto Zabré: adotta una scuola, adotta un diritto", nelcorso del 2009 la costruzione della scuola "la Fille" di Zabré è stata termi-nata, grazie al sostegno della comunità di Piombino.Oltre alla realizzazione della scuola, nel settembre 2009 il Sig. Kabore Fi-dele, operatore sanitario del dispensario pubblico di Zabrè, ha partecipatoad un corso di formazione all'uso di un piccolo laboratorio d'analisi (san-gue, urine ecc..) organizzato dalla Croce del Sud insieme al Responsabilee all'equipe dei medici e dei tecnici del laboratorio di analisi del P.O. di Vil-lamarina e con la partecipazione del Comune di Piombino. Il piccolo labo-ratorio, acquistato con il contributo del Comune di Piombino, dell'ASL 6 edella Croce del Sud, sarà donato al dispensario di Zabré insieme ai consu-mabili necessari al suo funzionamento che dovranno essere acquistati.

3.13 Associazione Croce del SudProgetto Zabré

Per maggiori informazioni:www.bottegacrocedelsud.it

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LiberoMondo collabora da parecchi con la Cooperativa Raggio Verde. In partico-lare dal 2008 è iniziata la distrib uzione di varie linee di prodotti provenienti dalprogetto “Artes Maconde” in Mozambico(legno, batik, bigiotteria, cesteria); dacirca un anno inoltre, è stata attivata la vendita della linea “BECotton” (linea in-timo in cotone bio).

Cooperativa Raggio VerdeLa Cooperativa Raggio Verde è nata nel 1997 . Nel 1998 viene inaugu-

rata la prima Bottega Raggio Verde a Cossato. Dal 1999 Raggio Verde di-versifica le proprie attività avviando quelle legate al catering, ai distribu-tori automatici di caffè e alla consegna a domicilio dei prodotti. Dal 2000, su richiesta dell'Associazione Cuore Attivo di Borgomanero,Raggio Verde inizia a partecipare al Progetto Mozambico, intervenendocome importatore in un progetto di Commercio Equo Solidale.Al momento attuale la Cooperativa gestisce 5 botteghe del mondo più unain fase d'allestimento, e segue 3 progetti di importazione, uno in Mozam-bico, uno in Bangladesh e uno in Brasile. È stato inoltre avviato un impor-tante e ambizioso progetto di produzione e promozione di capi in abbi-gliamento in cotone biologico proveniente da progetti di commercio equo,che crea un ponte diretto tra il nord e il sud del mondo.

Progetto Be CottonLa coltivazione del cotone effettuata nelle abituali modalità intensive

impegna il 40% di tutti i pesticidi utilizzati in agricoltura su scala mon-diale. I prodotti di abbigliamento EquoSolidali per questo motivo non sonosempre in grado di fornire sufficienti garanzie da un punto di vista am-bientale.Le linee di abbigliamento biologico non offrono oggi garanzie da un puntodi vista sociale e dei diritti dei lavoratori: le ricerche effettuate tra i produt-tori del Sud del Mondo dimostrano mancanza di rispetto dei diritti umanifra le aree convertite alla coltivazione del cotone biologico (Turchia,Burkina Faso, India) mentre i distretti tessili già inseriti nei circuiti di com-mercio EquoSolidale (Bangladesh, Sudamerica) garantiscono ai lavoratoridiritti e guadagni equi a chi produce.Il progetto “BECotton” nasce proprio per rispondere ad una domanda chenon solo i consumatori pongono ma che il mondo pone e porrà in misurasempre maggiore: coniugare il rispetto dei diritti umani e il rispetto delnostro pianeta.Due sono gli elementi che fanno di “BECotton” un progetto unico ed ini-mitabile e che permettono di coniugare due esigenze fondamentali nellaproduzione dell'abbigliamento: la tradizione e la tracciabilità.

Il Biellese, dove vengono lavorati i capi della linea “BECotton”, è unaterra dove l'esperienza produttiva nella tessitura, la tintoria, il finissaggiodi tessuti in cotone per maglieria e la confezione degli stessi prodotti ènota al mondo intero.Molte imprese italiane ed europee hanno scelto la strada più semplice percompetere nel mercato globale: delocalizzare. Questa scelta è spesso peròper nulla equa né solidale, sia per il territorio da cui si trasferisce la pro-duzione sia per il territorio in cui si sceglie di produrre. Nello stesso tempoquesta scelta non garantisce il valore qualitativo che la nostra produzioneè in grado di offrire.Queste considerazioni hanno portato Raggio Verde a progettare una lineadi abbigliamento in grado di unire le capacità produttive di materia primadel sud del mondo con le competenze diffuse del territorio biellese nellatrasformazione del cotone, dalla tessitura fino alla confezione.La scelta di produrre i capi nel territorio assume così un duplice valore. Unsegno chiaro che il territorio ha ancora molto da offrire, arricchendo nellostesso tempo i prodotti di due caratteristiche inimitabili: essere biologicoed equo nello stesso tempo.

3.14 Cooperativa Raggio VerdeProgetto Artes Maconde e linea Be Cotton

Per maggiori informazioni:www.raggioverde.com

www.becotton.com

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Dal 2006 LiberoMondo collabora con Fair nella promozione della Campagna AbitiPuliti, di cui è socia, destinando a questa il 3% del margine di vendita degli asciu-gamani e l'1% di quello delle lenzuola, prodotti in India dalla Rajlakshmi Cotton.

Cooperativa Fair[fair] è consulenza, formazione su economie solidali, comunicazione so-ciale e cooperazione internazionale.[fair] è un pool di professionisti, esperti ed operatori al servizio delle or-ganizzazioni del Commercio equo e solidale,del Terzo settore e delle piccole imprese responsabili. [fair] è un contributo alla crescita di un economia a misura di persona.[fair] Professionisti capaci di futuro.

Progetto Rajlakshmi CottonNella ricerca di una sempre maggiore sostenibilità sia sociale che am-

bientale abbiamo scelto di sostenere un progetto di cotone organico cheha positivamente coniugato entrambi questi aspetti. Dal 2001 la Rajlakshmi Cotton Mills P Ltd, produce e esporta prodotti tessilie abbigliamento in cotone organico.Si tratta di un'impresa particolare, che ha scelto di investire sulle personee sull'ambiente, sostenendo il Mahima Organic Project e il Solidaridad-VOFA Project. Il Mahima Project vicino a Indore, in India, è un progetto formato da pic-coli produttori tradizionalmente impegnati nella coltivazione organica.Mahima Organics è l'organizzazione che si occupa di garantire la forma-zione, il coordinamento delle attività e la vendita dei semi di cotone pro-dotti con un premio superiore del 15/20% ai prezzi del mercato convenzio-nale. Il Solidaridad Project sviluppato nello stato dell'Andhra Pradesh, in India,e lanciato nel 2003 dalla organizzazione olandese Solidaridad, è formatoanch'esso da piccoli produttori che coltivano campi totalmente privi di ir-rigazione artificiale, dipendenti quindi dalla piovosità. A questo si collegaanche il VOFA Project, composto invece da produttori di maggiori dimen-sioni, coordinati e formati all'interno della filiera.Tutte le fibre di cotone sono acquistate e filate nell'impresa gemellaMaikaal Fibers Ltd, vicino a Indore in India centrale.Maikaal Fibers Ltd è stata la prima impresa in India a cominciare la pro-duzione cotone organico certificato in fibra e filato. I progetti di cotone or-ganico e tutte le unità produttive sono certificate da SKAL (www.skal.com,organizzazione olandese accreditata da IFOAM con standard estrema-mente elevati) e sono conformi alle pratiche del commercio equo e soli-dale.Rajlakshmi Cotton Mills P Ltd, ad esempio, riconosce un Fair Trade Pre-mium spesso superiore a quello individuato da FLO Cert in 22 Rupie perkg di cotone.Nel 2002 inoltre è nata GreenLicense, moderno stabilimento dedicato alconfezionamento che impiega oggi circa 120 persone.

Rajlakshmi Cotton Mills P Ltd sostiene e promuove le pratiche del com-mercio equo in tutti i progetti di cotone organico e in tutte le unità pro-duttive direttamente controllate o associate alla filiera, in particolare:

a) i progetti di cotone organico sono attualmente sotto ispezione daparte di Max Havelaar ed è in corso la certificazione Fair Trade per isingoli progetti, prevista per la fine del 2005. b) La filanda " Maikaal Fibers Ltd" è già stata pre-ispezionata da FLO esegue tutte le pratiche del Fair Trade.c) le unità produttive e le imprese di confezionamento inoltre seguonocomportamenti conformi alle richieste contenute nel codice di condotta

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3.15 Cooperativa FairProgetto Rajlaskmi Cotton

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della Clean Clothes Campaign e stanno lavorando per ottenere la cer-tificazione da Max Havelaar.

Rajlakshmi Cotton Mills P Ltd produce cotone organico per Greepeace dal2004, che ha ispezionato i suoi stabilimenti nel 2002, trovando standardadeguati.Nel 2003 Oxfam-Magasins du Monde ha visitato tutti i progetti e ispezio-nato i diversi siti produttivi; a seguito della visita è cominciato un pro-gramma per la certificazione dell'unità di confezionamento da parte dellaFair Wear Foundation, come previsto dalla Clean Clothes Campaign ed èstato messo a punto un programma formativo per la sede di Calcutta:Chanda Korgaokar, esperta della Clean Clothes Campaign in Belgio, hasvolto la formazione sul campo. Il programma continuerà nel 2005 fino al definitivo adeguamento alle pre-scrizioni della Clean Clothes Campaign. Il codice di condotta adottatodalla Rajlakshmi Cotton Mills segue principi di produzione responsabile.Tutti i prodotti sono prodotti in rispettando le leggi e secondo un approc-cio etico e umano all'impresa.

Per maggiori informazioni:www.abitipuliti.org

www.faircoop.it

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3.16 Cooperativa QuetzalProgetto APJ

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Data anche la vicinanza geografica, LiberoMondo da diversi anni ha avviato col-laborazioni con la cooperativa Quetzal di Alba, su progetti di sensibilizzazione einformazione.Nel 2008 ha iniziato a sostenere Quetzal nella distribuzione della bigiotteria diA.P.J. del Brasile, di cui ha anche conosciuto i responsabili e il fondatore, il mis-sionario albese Don Giovanni Lisa.

La cooperativa QuetzalLa cooperativa Quetzal nasce ad Alba, in provincia di Cuneo, nel giu-

gno del 1992, con l'intento di realizzare il progetto di una Bottega delMondo in cui coesistessero commercio equo e solidale e alimentazione bio-logica. Fin dalla fondazione, Quetzal aderisce alla Carta Italiana dei Criteridel Commercio Equo e Solidale.Gli obiettivi della Cooperativa sono principalmente il sostegno e la diffu-sione del commercio equo e solidale, della finanza etica e degli ideali chene sono alla base; la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui rapportitra Nord e Sud del mondo e sul consumo responsabile, nonchè la promo-zione della cultura del biologico e la vendita di prodotti biologici e biodi-namici certificati.Proprio per promuovere gli obiettivi istituzionali, nel 1993 Quetzal diventasocia di CTM Altromercato, consorzio di oltre cento Botteghe del Mondoche operano sull'intero territorio nazionale. Inoltre, dal 2000, al fianco diQuetzal, opera l'associazione culturale Verso Sud che ha la finalità di so-stenere iniziative di formazione e informazione sui temi dell'interculturae progetti educativi rivolti alle scuole.

Progetto A.P.J. (Brasile)L'associazione A.P.J. (Apreder Produzir Juntos) è nata nel 1984 su pro-

posta di un missionario albese e di un gruppo di brasiliani. E' un entesenza fini di lucro che opera a Teofilo Otoni, nello stato brasiliano delMinas Gerais, situato nella regione geografica del Sudeste e popolato dauna numerosa comunità italiana (10% della popolazione).L'A.P.J. è organizzata in due grandi ambiti: la cooperativa A.P.J. che pro-muove la formazione umana, professionale e cooperativista, e la Casa del-l'Adolescente o Officina Pedagogica, che lavora per la prevenzione, for-nendo uno spazio educativo a ragazzi a rischio. Questa struttura accoglieattualmente più di 800 ragazzi in due turni, mattino e pomeriggio, e la-vora a stretto collegamento sia con la scuola che con le famiglia da cui pro-vengono gli adolescenti.Le persone che lavorano nei vari settori superano il centinaio, a secondadei periodi. Ogni settore prevede l'inserimento di personale specificata-mente preparato per svolgere funzioni di formazione professionale, dicoordinamento produttivo e di amministrazione, senza togliere responsa-bilità e autonomia che sono proprie del cooperativismo.Il Minas Gerais, inoltre, è la regione delle pietre semipreziose (ametista,topazio, tormalina, berillo, quarzo, apatite, kunzite ecc) e preziose (acquemarine e smeraldi) e Teofilo Otoni è il mercato più importante. La CoopA.P.J. acquista le pietre grezze dai cercatori che lavorano nelle campagne;nel laboratorio, dove lavorano circa 8 persone, le trasforma poi in anelli,orecchini, collane e braccialetti. Inoltre, dagli scarti di lavorazione si otten-gono altri oggetti, come animali, immagini religiose e vasi, che vengonoanch'essi commercializzati dalla cooperativa Quetzal.

Per maggiori informazioni:www.coopquetzal.itQ

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La collaborazione con l'associazione Sole è nata in occasione del viaggio in Italiadel responsabile dell'associazione Muteko Wahu (Mozambico), che ha visitato lasede di LiberoMondo. Da questo incontro è nata l'idea dell'importazione congiuntadei batik e della loro distribuzione nelle Botteghe del Mondo.

L'Associazione "SOLE" L'associazione Sole opera dal 2003 nel mondo del volontariato, ed è im-

pegnata prevalentemente nel sostegno di progetti in Mozambico e inBurkina Faso. Ha come principi fondanti l'equità e la giustizia sociale, lacentralità della persona, l'autosviluppo.Sole sostiene piccole realtà in Mozambico e in Burkina Faso:

- lavorando insieme alle persone, missionari e locali impegnati nella ri-duzione della povertà;- finanziando progetti di auto-sostentamento con l'obiettivo di resti-tuire dignità al lavoro delle persone;- valorizzando l'artigianato locale e le cooperative di artigiani, secondoi principi del commercio Equo;- appoggiando centri di formazione in ambito professionale ed educa-tivo, verificando l'avanzamento dei progetti e l'utilizzo dei finanzia-menti.

Per realizzare le sue attività, l'Associazione Sole raccoglie fondi tramitedonazioni, mostre-mercato, vendita di bomboniere solidali e progetti dicooperazione decentrata.Sole organizza inoltre mostre, convegni e attività culturali con lo scopo didiffondere una cultura della solidarietà e della pace.L'associazione Sole destina il 100% dei fondi ricavati con le iniziative e ledonazioni per il sostegno dei progetti. Le spese di amministrazione e ge-stione sono sostenute dai soci attraverso quote e contributi personali.

Associazione Muteko WahuL'associazione Muteko Wahu, che in lingua mozambicana vuol dire "il

nostro lavoro", è formata da nove giovani artisti, di età compresa dai 22 ai30 anni, che lavorano a Maputo, nel quartiere dell'aeroporto.Da diversi anni gli artisti si dedicano alla produzione dei batik e uno diloro lavora il legno.Attraverso l'antica arte del batik i giovani di Muteko Wahu, ognuno con ilproprio stile, illustrano su tela il mondo rurale mozambicano con i suoielementi tipici: il sole, rappresentato direttamente o richiamato nelle formetondeggianti a rappresentare il bene che benedice la vita, le figure slan-ciate a indicare la volontà di crescita e di miglioramento, l'acqua come ele-mento di vita, gli eleganti intrecci di figure femminili a simboleggiare comei destini del clan siano strettamente collegati.L'associazione Sole sostiene direttamente questo centro di formazione aMaputo, con l'obiettivo di tramandare questa tecnica antica, offrire con-crete opportunità di lavoro e di favorire processi di riscatto economico esociale attraverso l'arte. Muteko Wahu svolge inoltre attività a favore dei ragazzi del quartiere: for-nisce libri, materiale scolastico e uniformi per la scuola. Ha inoltre avviatoun corso di formazione sulla tecnica di realizzazione dei batik fornendogratuitamente tele e pennelli.

Per maggiori informazioni:www.soleonlus.org

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3.17 Associazione SoleProgetto Muteko Wahu

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Durante un viaggio in Congo nel 2008, LiberoMondo ha visitato i produttori delProgetto La Ruashi, che collaborano dal 2006 con la cooperativa Pangea- NienteTroppo di Roma. Ritenendo molto valido il progetto, ha deciso di dare la propriadisponibilità per la distribuzione in tutta Italia degli animaletti e della bigiotteriain malachite di La Ruashi.

La cooperativa Pangea- Niente troppoPangea-Niente Troppo è il frutto della fusione fra due organizzazioni

romane, la Cooperativa Sociale Pangea (nata nel 1991 come Associazione,trasformatasi nel 1993 in Cooperativa e nel 2003 in Cooperativa Sociale) ela Cooperativa Sociale Niente Troppo (nata nel 2001 come Associazione,trasformatasi nel 2003 in Cooperativa Sociale).E' una Cooperativa Sociale, organizzazione senza fini di lucro, il cui scopoè diffondere il commercio equo e solidale e la finanza etica come strumentidi cooperazione e di tutela dei diritti umani. Opera a Roma, dove gestisce quattro Botteghe del Mondo e svolge attivitàculturali e di educazione allo sviluppo: pubblicazione di materiali info-educativi, anche con il sostegno della Commissione Europea; proposte allescuole di ogni ordine e grado di percorsi ed itinerari didattici; organizza-zione di corsi di formazione per insegnanti ed educatori e per operatori diBotteghe, incontri e seminari per il pubblico in generale, eventi ed inizia-tive; promozione e sostegno a campagne di sensibilizzazione e boicottag-gio.Pangea-Niente Troppo coopera con diverse realtà locali, nazionali ed inter-nazionali, è socia del Consorzio Ctm altromercato ed è iscritta al RegistroAGICES (Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e So-lidale).

Il progetto La RuashiL'importazione dal Congo da parte di Pangea è iniziata dalla collabo-

razione con l'associazione Amka onlus, che opera dal 2001 nella regionedel Katanga, ai confini meridionali con lo Zambia.Amka, attraverso personale congolese, sostiene l'emancipazione della po-polazione che vive alla periferia di Lubumbashi e nei villaggi vicini. Inter-viene nel settore educativo con progetti di istruzione e alfabetizzazione,in quello sanitario, gestendo un centro di salute, un programma di pre-venzione della trasmissione madre-figlio del HIV e garantendo l'accessoall'acqua ai villaggi in cui opera. Ha promosso inoltre un intervento di microcredito a sostegno delle attivitàproduttive ed è in quest'ambito che è nata una collaborazione con Pangea-Niente Troppo per l'avvio di un progetto di Commercio Equo e Solidale:Amka ha individuato tre cooperative operanti nella periferia di Lubumba-shi, nel quartiere La Ruashi, concedendo loro dei piccoli crediti per soste-nere le attività produttive, che avevano risentito fortemente dei conflitti incorso alla fine degli anni '90. Le cooperative Huru, Tujikaze e Mawazo (chein lingua swahili significano rispettivamente Libertà, Forza e Conoscenza)sono costituite da artigiani impegnati prevalentemente nella lavorazionedella malachite, minerale semi-prezioso presente nelle miniere di rame vi-cine alla città. La cooperazione tra Pangea e Amka onlus ha reso possibilel'accesso al mercato del commercio equo e solidale italiano ai 190 artigianidi La Ruashi. Dal 2006 vengono effettuati due ordini l'anno, prefinanziatial 50% e saldati alla consegna. I prodotti importati in Italia sono monilirealizzati in malachite, frutto dell'incontro tra la lavorazione tradizionalee il gusto dei consumatori italiani che frequentano le Botteghe.

Per maggiori informazioni:www.commercioequo.orgP

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3.18 Cooperativa Pangea Niente TroppoProgetto La Ruashi

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3.19 Cooperativa Il PonteProgetto Alsar

La cooperativa Il PonteIl Ponte è una società cooperativa senza scopo di lucro, con sede a Gia-

veno (TO), che gestisce tre punti vendita di commercio equo nella provin-cia di Torino. Da anni è impegnata nella diffusione del commercio equo esolidale, per uno sviluppo sostenibile, rispettoso dell'uomo e dell'am-biente.La Cooperativa Il Ponte, oltre alla vendita dei prodotti, si impegna in atti-vità di formazione sui temi inerenti ai rapporti Nord-Sud, interculturalità,tolleranza e solidarietà, collaborando da anni con comuni e scuole in pro-vincia di Torino. Inoltre Il Ponte sostiene un progetto di educazione popo-lare nella comunità di S. Francisco Echeverria in El Salvador (Centroame-rica): ha mantenuto i maestri durante il loro iter universitario (necessarioper ottenere l'abilitazione dallo Stato), contribuisce alla fornitura del ma-teriale didattico per la scuola, ha finanziato la costruzione di una biblio-teca, e da quest'anno sostiene un progetto di qualificazione professionalea beneficio dei giovani della comunità. Presso la Cooperativa Il Ponte funziona stabilmente anche uno sportello difinanza etica, e si organizzano periodicamente iniziative culturali di ap-profondimento su diversi temi rivolti alle scuole.

La cooperativa AlsarDa più di dieci anni la cooperativa Il Ponte è impegnata in un progetto

di importazione diretta di prodotti di artigianato tipico da El Salvador. IlPonte, in piena osservanza dei principi del commercio equo e solidale, ga-rantisce agli artigiani salvadoregni una vita dignitosa, sia pagando unprezzo giusto per il loro lavoro, sia permettendo loro di reinvestire partedegli utili nella crescita della comunità nella quale vivono."Casa de las Artesanias" fu fondata nel 1977 dall'ONG salvadoregna Fun-dasal, con il proposito di consolidare una struttura commerciale autonomaper dare sostegno agli artigiani in cerca di nuovi sbocchi sul mercato na-zionale ed estero, e di aumentare i loro redditi così da migliorarne le con-dizioni di vita. Nel 2005, per iniziativa degli stessi lavoratori, "Casa de lasArtesanias" è diventata una vera e propria cooperativa di artigiani comple-tamente autogestita, cambiando il nome in Alsar (Alianza Salvadoreña deArtesanos de Responsabilidad Limitada). Attualmente Alsar, che ha la sua sede a La Palma (dipartimento di Chala-tenango), conta 64 soci (di cui 25 in attività), compresi anche gli artigianiche vivono in altri municipi, come Ilobasco, Concepcion e Quetzaltepe-que, e che lavorano non solo il legno ma anche il copinol - un seme dellapianta omonima, diffusissima in Centro America -, la terracotta e i pro-dotti tessili.I prodotti dell'artigianato salvadoregno sono conosciuti in tutto il mondoper la loro alta qualità, ma soprattutto per l'originalità e la perizia degliartigiani nell'elaborarli: raffigurano paesaggi, oppure immagini religiose,o ancora le scene più caratteristiche della vita "campesina".Alsar è formata per più della metà da donne imprenditrici, rimaste vedoveo abbandonate dai mariti, a cui tocca mantenere la famiglia. Nei loro labo-ratori vengono spesso impiegati studenti che lavorano per pagarsi gli studioppure giovani madri bisognose di aiuto, senza però trascurare molti pic-coli artigiani - quelli che vivono in villaggi isolati - ai quali viene affidatauna parte del lavoro per aiutarli a sopravvivere. Col tempo, anche grazie ai canali di esportazione del commercio equo esolidale, Alsar è riuscita a crescere e a far conoscere i suoi prodotti in tuttoil mondo. In questo modo, oggi, molte famiglie sono in grado di sostenersicon il loro lavoro.

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Azioni e progetti di utilità socialeAgli artigiani che vivono nei luoghi più isolati del dipartimento di Chala-tenango viene consegnato il materiale da dipingere direttamente a domi-cilio, affinché possano completare la lavorazione con il disegno o la pit-tura, e senza doversi recare sul posto di lavoro.Grazie al ricavato delle vendite dei prodotti, Alsar ha potuto realizzareprogetti di utilità sociale a favore dei lavoratori e delle loro famiglie come,ad esempio, l'acquisto di prodotti alimentari e di prima necessità ("cana-stas basicas") per gli abitanti più poveri dei villaggi del municipio. Inoltre,si è potuto allestire un servizio di trasporto presso gli ambulatori di zonaper tutti coloro che hanno problemi di salute o di malattia. Nei laboratori artigianali di ogni socio si offre alle giovani madri la possi-bilità di lavorare e, nello stesso tempo, di badare ai loro bambini, adot-tando ogni precauzione per tutelare la loro salute e sicurezza.Nei limiti del possibile, ai lavoratori ed ai collaboratori vengono concessidegli anticipi sul compenso che ricevono, affinché possano far fronte alleloro necessità più impellenti.Attualmente Alsar si sta dedicando anche a due nuovi progetti: l'acquistodi giochi per i bambini e l'assistenza sanitaria gratuita a tutti i lavoratori,grazie anche al sostegno di una ong.

Per maggiori informazioni:www.coopilponte.org

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Dopo aver importato direttamente dall'Associazione Asarbolem per qualche anno,LiberoMondo ha deciso, d'accordo con gli stessi produttori, di interrompere l'im-portazione diretta e sostenere l'attività di importazione dell'Associazione Ad Gen-tes di Pavia, da anni legata ai produttori di questo progetto. LiberoMondo distri-buisce oggi i prodotti di maglieria e gli accessori di abbigliamento in lana e in al-paca importati da Ad Gentes.

Associazione Ad GentesL'associazione Ad Gentes è nata nel 1994 da persone provenienti da di-

verse esperienze di volontariato, volte a promuovere la sensibilità dell'ac-coglienza e della condivisione, all'insegna dello spirito missionario.Il primo passo è stato l'apertura di un negozio di commercio equo e soli-dale a Pavia. Nel 1998-1999 Ad Gentes ha poi avviato i progetti di sviluppo"Uova di Pasqua" e "Señor de Mayo", che hanno permesso di stabilire rap-porti di continuità con i produttori. Il trasferimento della bottega in un locale più ampio e centrale della cittàe l'apertura di un secondo negozio nella città di Binasco hanno rappresen-tato un'altra tappa importante nella crescita dell'associazione.Ad Gentes promuove il commercio equo e solidale tra i consumatori delnord ed i produttori del sud del mondo per far crescere una società daiconsumi solidali; si impegna a fornire ai propri clienti il materiale informa-tivo sui prodotti in vendita; mantiene relazioni stabili e continuative congli artigiani dei due progetti, offre loro supporto tramite forme di prefinan-ziamento e appoggio in situazioni difficili.

Associazione Artigianale Boliviana Señor de Mayo (ASARBOLSEM)

L´Associazione Artigianale Boliviana Señor de Mayo - ASARBOLSEM - ènata nel 1989 per l´impegno di animatori di gruppi e comunità rurali bo-liviane con l´obiettivo di costruire un´impresa sociale autogestita, econo-micamente, socialmente ed ecologicamente sostenibile. All´epoca della co-stituzione si voleva cercare di dare risposte immediate e concrete ad unasituazione disastrosa, anche a causa delle avversità climatiche e della crisidel settore delle miniere, storicamente centrale nell´economia boliviana. Señor de Mayo è socio IFAT dal 1998, di cui è membro attivo anche per leattività di monitoraggio e valutazione. E´ stata riconosciuta dal PNUD(Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), come una delle 15 impresemodello in America Latina; in Bolivia ha avuto il riconoscimento dellastella di platino per la qualità dei prodotti tessili e un premio per il migliormarchio per il logo ASARBOLSEM. La produzione è prevalentemente di tessili in alpaca al 100%, fatti a manoo in telai rustici, cuciti e rifiniti, oltre a strumenti musicali andini, artigia-nato in legno, ceramica decorativa e utilitaria. Señor de Mayo, la cui sede si trova in un quartiere povero di El Alto, VillaJuliana, riunisce comunità e produttori di origine quechua e ayamara diarea suburbana e rurale. Nel 2008 ha inaugurato la Casa del Artesano, dovesono situati magazzino, uffici, dormitori, show-room e bottega. Il progettoè stato co-finanziato dalla cooperazione italiana, CTM e dalla coop. AdGentes di Pavia. Señor de Mayo lavora con 18 gruppi o organizzazioni di base (tre dei qualicomposti da persone svantaggiate), che forniscono le differenti linee pro-duttive. In totale sono coinvolte circa 200 persone (95% donne). Lo scopoprincipale è la promozione e la valorizzazione delle donne indigene boli-viane, che nella maggior parte dei casi sono emarginate, sole, con moltifigli a carico. Fondatrice e anima di Señor de Mayo è Antonia Moscoso, una donna in-digena di origini umili che ha dato un contributo significativo allo svi-luppo dell'attività e che gode di prestigio all´interno dello stesso governoMorales (in cui ricopre la carica di ministro dello sviluppo produttivo edell’economia plurale).

3.20 Cooperativa Ad Gentes Progetto Asarbolem

Per maggiori informazioni:www.adgentes.org

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4. I Fornitori italiani

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4.1 L’Associazione Libera

Nel 2009 è continuata la collaborazione con la cooperativa LiberaTerraMe-diterraneo (unione delle cooperative: Placido Rizzotto (siciliana), Terre diPuglia (pugliese), ed è iniziata la collaborazione con la cooperativa della Si-cilia Lavoro e Non Solo e il progetto della Campania Le Terre di don BeppeDiana.

e la cooperativa Lavoro e Non Solo

Contromafie - Stati generali dell'antimafiaTra il 23 e il 25 ottobre 2009 si è tenuta a Roma l'iniziativa "Contromafie

- Stati generali dell'antimafia", organizzata da Libera. Sono state tre giornate molto intense, che hanno coinvolto oltre 2.000 per-sone (moltissimi i giovani) provenienti da tutta Italia, soprattutto dal Sud,ma anche ospiti internazionali come i giovani di Flare, network europeodell'antimafia costituito recentemente. Hanno aperto l'incontro gli interventi istituzionali tra cui quelli di GiorgioNapolitano e del Sindaco Alemanno. Il fondatore di Libera, Don Ciotti, ha fatto poi il punto della situazione sulpercorso dell'associazione negli ultimi 3 anni, da quando si erano tenuti iprimi Stati generali dell'antimafia: "E' cresciuto il numero di scuole e uni-versità che aderiscono alle iniziative di Libera; - ha ricordato - è cresciutoil numero di giovani che partecipano ai campi estivi, così come il numerodi coloro che aderiscono alla manifestazione del 21 marzo, giornata dellamemoria e dell'impegno contro la mafia; sono nate nuove cooperative chesi impegnano sulle terre confiscate e sono state coinvolte 30 nazioni euro-pee nella lotta al crimine organizzato attraverso il network di Flare". DonCiotti ha però anche sottolineato come ci sia bisogno di un maggior impe-gno per creare una cittadinanza attiva, perché "se siamo sprofondati in unasocietà senza valori la responsabilità è anche nostra", ovvero di quel "noi"che, come ha ricordato più volte, è il "soggetto della lotta alla mafia e delcambiamento sociale". Che l'impegno per la lotta alla mafia e per il cambiamento sociale debba es-sere un impegno di tipo globale è stato il principale messaggio di Contro-mafie. Nelle riunioni plenarie e nei diciassette gruppi di lavoro tenutisi invarie sale della città, si sono toccati infatti temi molto ampi: la mafia nelcontesto internazionale, la situazione politica attuale del nostro Paese, ilruolo chiave della scuola, della ricerca, e della cultura: dai giornali a inter-net, allo sport, alle fiction televisive. Come ha sottolineato con efficacia ilprocuratore antimafia Pietro Grasso, la lotta alla mafia deve essere accom-pagnata da politiche economiche e finanziarie che regolino il libero mer-cato, da scelte che tutelino l'ambiente, i migranti e le donne vittime di tratta,da un'informazione libera, da una cultura che crei sapere critico e, ovvia-mente, da una magistratura autonoma. Purtroppo le politiche attuali delnostro paese, a partire dallo scudo fiscale, stanno invece appiattendo la no-stra società e rischiano di fare il gioco della mafia. Un gruppo di lavoro è stato "Per un'economia di solidarietà: confische, riu-tilizzo e nuova economia nei territori liberati dalle mafie". Erano presentii soci della cooperative di Libera Terra, che hanno ricordato gli obiettiviprimari di chi lavora sui patrimoni confiscati: "la nostra mission - ha dettoValentina Fiore di Libera Terra Mediterraneo (nuovo soggetto imprendito-riale partecipato dalle cooperative di Libera Terra) - è consolidare l'espe-rienza delle imprese sociali e diventare motori di uno sviluppo economicosano”. Per far questo - ha sottolineato Gianluca Faraone, Pres. della Pla-cido Rizzotto - è necessario un intervento da parte della politica che favo-risca le aziende impegnate su uno sviluppo sostenibile, perché "non è pos-sibile che oggi, chi fa una scelta di consumo critico, ovvero si impegna a tu-tela della collettività e dell'ambiente, debba farlo pagando di più e sacrifi-cando il proprio stipendio".Oltre ai soci delle cooperative, gli interventi previsti erano quelli di varierealtà che stanno sostenendo Libera: Banca Etica, ben tre interventi delleCoop, Unipol (che ha raccolto 500mila euro destinando a Libera un euro su

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ogni polizza), e il network Cooperare con Libera Terra, agenzia di sostegnoalle cooperative di Libera, di cui fanno parte diverse cooperative, struttureassociative associazioni, enti pubblici. Queste le principali proposte e gli appelli lanciati alla fine dei tre giorni: co-stituire una commissione indipendente che valuti le leggi italiane alla lucedella Dichiarazione universale dei diritti umani; istituire un'agenzia na-zionale dei beni sottratti alle mafie (che assicuri trasparenza e rapidità nel-l'assegnazione delle ricchezze restituite alla collettività"); estendere a li-vello europeo una normativa per l'utilizzo sociale dei beni confiscati allemafie; promuovere una proposta di legge di iniziativa popolare per intro-durre nel codice penale il delitto contro l'ambiente.

Libera, tutti i suoi soci e i molti giovani presenti escono sicuramente conpiù forza e rinnovato entusiasmo da questi tre giorni intensi di formazionee dibattito.

Cooperativa Lavoro e non soloLa cooperativa sociale Lavoro e non solo nasce nel gennaio 1998 come

frutto di una collaborazione tra il DSM-ASL e l'associazionismo sociale diCanicattì (AG), con l'intento di favorire l'inserimento sociale e lavorativo dipazienti psichiatrici.E' una struttura dell'ARCI Sicilia nel cui percorso svolge un ruolo determi-nante, recuperando e valorizzando nel suo campo specifico il patrimonioculturale ed esperienzale dell'Associazione a partire da quello concernentel'antimafia che ne ha rappresentato e ne rappresenta l'impegno assoluta-mente prioritario, al punto da caratterizzarne fortemente l'agire sociale emotivarne in buona parte la stessa esistenza.La Cooperativa Sociale "Lavoro e non solo" dal febbraio 2000, gestisce un'a-zienda agricola su terreni confiscati alla mafia nel territorio di Corleone eMonreale.L'attuale compagine sociale è composta da 13 soci ( di cui 5 cosiddetti svan-taggiati L.n. 381/91 e 3 soci sovventori).Le professionalità presenti all'interno della cooperativa sono: dott. Com-mercialista, Operai Agricoli Specializzati, Operai Agricoli Qualificati, Ope-ratori Sociali.

La Cooperativa ha avuto affidati, nel tempo, dal Consorzio Sviluppo e Le-galità costituito dai comuni di Altofonte, Corleone, Camporeale, Mon-reale, Piana degli Albanesi, Roccamena, S. Cipirello e S. Giuseppe Jato:

- 100.00 ha di terreno, di cui 28.00 ha nel territorio di Corleone e 72.00ha nel territorio di Monreale.

La Cooperativa ha avuto affidati, dal Comune di Corleone:- Edificio su 3 elevazioni di circa 150,00 mq per piano (Confiscato a

Grizzafi).- Edificio su 3 elevazioni di circa 70,00 mq per piano (Confiscato a Pro-venzano).

Inoltre da settembre del 2004 la Cooperativa ha avuto affidati dal Comunedi Canicattì (AG) altri 19.00 ha di terreno confiscati alle famiglie mafiosedel territorio.

Attività Agricola In questi anni di attività, la cooperativa ha indirizzato il proprio lavoro fi-nalizzandolo a due obiettivi:

- la costruzione di un gruppo coeso con la consapevolezza non solo chepoteva costruirsi una opportunità lavorativa ma soprattutto che potevacontribuire ad un processo di cambiamento di quel territorio;- bonificare quei terreni incolti e abbandonati da anni e provare a co-struire un'ipotesi di sviluppo della cooperativa partendo da quei pochiettari di terreno a noi affidati (nel 2001 erano 10,50 ha di seminativi)pensando a colture che potessero garantire redditi e opportunità di la-voro per i soci.

Le scelte colturali in questi anni sono state quasi sempre fatte tenendoconto sia delle vocazioni colturali e produttive della zona, sia dalla consi-stenza dell'azienda agricola (10,50 ha nel 2001, 28,00 ha nel 2002, 36,50 ha

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nel 2004 ai 120 circa del 2008 ) e sia dalla quantità degli investimenti eco-nomici che la cooperativa era in grado di sostenere.

Progetti

LiberArci Dalle SpineIl progetto "LIBERARCI DALLE SPINE" punta a creare e gestire una

azienda agricola, nei terreni di Corleone, valorizzando specificità colturalisiciliane, quale il ficodindia, che può essere considerato a pieno titolo unadelle icone della sicilianità, e colture biologiche tipiche del territorio. In-tento della cooperativa è anche quello di favorire l'inserimento socio-la-vorativo di soggetti svantaggiati cosi come definiti dalla L.n. 381/91.Il progetto, sia per la genuinità e qualità dei prodotti dell'azienda (coltiva-zione biologica e naturale) sia per il valore sociale (utilizzo di beni confi-scati alla mafia, inserimento lavorativo di soggetti con disagio psichico) siconfigura come strumento idoneo a sviluppare nuovi bacini occupazio-nali garantendo percorsi d'inserimento individualizzati a partire dalla sol-lecitazione delle matrici culturali e della relazione interpersonale che vieneattivata nel piccolo gruppo di lavoro.

I semi della legalità

Il progetto "I semi della legalità" ha per obiettivi:- Trasmettere l'esperienze acquisite per l'esatta applicazione della legge109/96 a tutti coloro che vogliono scommettere su questa opportunitàdi lavoro e riscatto del territorio;- Realizzazione di una Azienda Agricola che oltre alle operazioni coltu-rali, con l'impiego di manodopera locale specializzata, prevede l'inse-rimento a pieno titolo di soggetti svantaggiati (L.n. 381/91) nelle atti-vità produttive;- Rafforzare il progetto "LIBERA TERRA" con la nascita di prodotti

agricoli di qualità provenienti da colture biologiche tipiche del territo-rio di Canicattì.

Per maggiori informazioni:www.libera.it

Le terre di don Peppe DianaDal grano della terra di camorra sono nati i "Paccheri" di don Peppe

Diana. Il grano è quello prodotto su un bene confiscato a Pignataro, rac-colto ai primi di agosto da decine di ragazzi provenienti da tutt'Italia, ar-rivati a Castel Volturno, in un terreno confiscato al camorrista MicheleZaza, per contribuire a creare la prima cooperativa Libera Terra della Re-gione Campania. Da quel grano sono stati prodotti circa 35.000 pacchi (500 gr.) di paccheriin confezione speciale. Una prima confezione è stata consegnata ai geni-tori del parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra il 19 marzo del1994 nella sua Chiesa per non aver mai chinato la testa contro la violenzae l'arroganza della camorra.Il pacco reca la scritta "Il g(i)usto di Campania - Le terre di don Peppe Diana"e contiene paccheri artigianali fatti dai pastai di Gragnano, per sostenere lanascita della cooperativa "Le terre di don Peppe Diana". La semola viene lavorata con metodo artigianale ed essiccata lentamente abasse temperature, per mantenere inalterato il gusto del grano duro rac-colto sui terreni confiscati alla camorra unito a quello coltivato dalle coo-perative che gestiscono i terreni confiscati alla mafia e dagli agricoltori cam-pani e del sud Italia che ne condividono il progetto di riscatto.Sull'incarto sono rappresentate tutte le piante che crescono spontanee neinostri campi di grano ove non è impiegato alcun diserbante nocivo perl'uomo e per l'ambiente. Con questa pasta si sostiene il progetto "Verso la cooperativa le Terre di DonPeppe Diana - Libera Terra Campania" per la gestione delle terre confiscatealla camorra nei comuni di Castelvolturno e Cancello Arnone, creandonuove opportunità di lavoro pulito, giusto e legale.

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4.2 La cooperativa sociale La FraternitàLa Madre Terra secondo noi....

Il 23 e 24 luglio 2009 si è svolta la prima visita di LiberoMondo ad un'al-tra cooperativa sociale: la Rimini Servizi, di cui distribuiamo da parecchianni i prodotti biologici a marchio Madre Terra.Appena arrivati ci siamo resi conto delle cose che ci accomunano. Comenoi lavorano con persone in difficoltà e spesso emarginate dalla società,cercando di restituire ad ognuno la dignità.Nella laboratorio "La Pietra Scartata" lavorano circa 35 persone, impegnatecon tempi diversi e diverse mansioni.Le fasi delle lavorazioni sono principalmente manuali: cernita, lavaggio,invasettatura ed etichettatura.La Pietra Scartata non è però solo una realtà produttiva, è qualcosa di più:è un luogo di accoglienza dove si condivide qualsiasi cosa. Si condivide illavoro e i problemi legati ad esso e alle persone che lo svolgono, si condi-vide l'ora del pranzo (si pranza tutti insieme in un salone adibito a mensa)e l'ora della preghiera nella piccola cappella situata sopra il laboratorio, sicondividono anche le vacanze, infatti una parte delle ferie estive la trascor-rono tutti insieme.Infine sentendo parlare coloro che portano avanti i progetti legati alla coo-perativa, ci si rende conto che per loro alla base di tutto c'è la fede, il viverela cooperativa non come puro e semplice lavoro ma quasi come una "mis-sione".E' stata una prima esperienza ma, dati i buoni riscontri, sicuramente da ri-petere nel 2010 come percorso di conoscenza e confronto con altre realtàdi cooperative sociali.

Per maggiori informazioni:www.lamadreterra.com

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Anche nel 2009 è continuata la collaborazione e la distribuzione di pro-dotti della Cooperativa sociale L'Arcolaio di Siracusa.Giovanni Romano, di professione educatore, ha investito in quest'attivitàforze, risorse e tempo ed è il presidente della cooperativa."Quando nel 2003 abbiamo cominciato, pensavamo ad un panificio per riforniredi pane le carceri vicine. Distribuire un prodotto fresco si è rivelato complesso, epoi c'erano già gli appalti esterni con prezzi più concorrenziali rispetto ai nostri,per cui abbiamo rinunciato.La creatività non ha chiuso però le porte all'inventiva. Dopo qualche mese nascel'idea di produrre dolci valorizzando uno dei prodotti del territorio siracusano: lamandorla.In questi anni sono stati venticinque i detenuti che hanno preparato dolci e hannocontribuito al consolidamento dell'azienda.Attualmente ve ne lavorano tre a tempo pieno e 6 nei periodi di maggior produ-zione.Due di loro sono anche diventati soci della cooperativa.Le materie prime sono tutte biologiche e prodotte in Sicilia e nei campi interni alpenitenziario: dalle mandorle ai canditi tutto è certificato e garantito come prodottoetico. Solo lo zucchero di canna proviene dal sud del mondo attraverso la rete delcommercio equo e solidale, all'interno della quale si inserisce anche la linea "Dolcievasioni" tramite la distribuzione della cooperativa LiberoMondo.I pasticceri sono i detenuti stessi: alcuni di loro scontano condanne lievi, altri piùlunghe. La possibilità di un lavoro li preserva dalla depressione o dalla tentazionedel suicidio.Ho visto anche situazioni apparentemente senza possibilità di recupero mutarsigrazie a questa attività.In carcere sei tagliato fuori da tutto, dalle possibilità di un futuro, dagli affetti, edè veramente difficile declinare la parola dignità.Il percorso di questi anni non è stato facile e gli introiti bastano appena a coprirele spese.Ci sono ancora i macchinari da pagare, i fornitori, gli stipendi.Nessuna banca è stata così folle da finanziare questo progetto. Solo la banca Eticaha creduto in noi.Sulla commercializzazione L'Arcolaio ha fatto scelte di legalità, rifiutando propo-ste allettanti che avrebbero potuto consentire la distribuzione in grandi catene.La qualità dei nostri prodotti non passa solo dal gusto; tra gli ingredienti non pos-sono mancare i valori e su questi occorre lavorare con pazienza ed umiltà.Tante sono poi le relazioni intrecciate sul territorio: con l'amministrazione peni-tenziaria, con gruppi di acquisto solidale, con altre cooperative sociali. Per me sono il vero patrimonio della cooperativa e la sua assicurazione per il fu-turo".

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4.3 La cooperativa sociale L’Arcolaio

Per maggiori informazioni:www.arcolaio.org

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4.4 La coop. sociale Il Pungiglione

Ormai da circa 10 anni la cooperativa promossa dall'Associazione PapaGiovanni XIII svolge principalmente attività terapeutiche d'inserimentosociale di persone provenienti da aree di estrema povertà, e progetti socio-educativi indirizzati a tutti coloro che, per diversi motivi, non riescono adinserirsi nella rete socio-lavorativa e che, tramite la cooperativa, riescono adottenere gli strumenti giusti per affrontare le piccole e grandi difficoltàquotidiane. Le attività svolte riguardano l'apicoltura, la produzione dimiele e derivati dell'alveare, attività di falegnameria, tutto supportato daattività didattiche formative. Le persone che vengono accolte al centro ini-ziano un percorso formativo ed educativo e allo stesso tempo imparanoun vero e proprio mestiere, a gestire se stessi collaborando con altre per-sone inserite e approcciarsi in maniera positiva con il territorio.

Attualmente la cooperativa possiede circa 1200 alveari produttivi, unabuona lavorazione di cera, sia per l'apicoltura che per altri usi, una produ-zione di piante officinali (in particolare Aloe), una falegnameria per la pro-duzione di materiale per l'apicoltura e per la produzione ed installazionedi infissi e piccola falegnameria e un punto vendita ; dall'inizio del pro-getto ad oggi il numero di persone che sono state inserite è di circa 150.

Visto l'andamento positivo del progetto per l'anno 2010, l'obiettivo saràanche quello di organizzare corsi di lingua italiana per gli immigrati pre-senti sul territorio, sia per quelli che vivono e lavorano presso la coopera-tiva sia per coloro che provengono da realtà esterne. Tutto questo è neces-sario per compiere un'integrazione nel contesto sociale, creando modellinuovi che potranno rappresentare in futuro punti di riferimento per altriimmigrati e modificare comportamenti sbagliati che spesso vengono as-sunti nei loro riguardi.

Attività in via di realizzazione Settore formazione Linguistica

Il progetto nell’anno 2009 ha visto come novità l'introduzione di uncorso di lingua italiana rivolta agli immigrati. Gli stranieri che usufrui-ranno di questa opportunità saranno sia quelli che vivono e lavorano nelcentro sia quelli esterni che risiedono nelle zone limitrofe. Lo scopo delcorso sarà quello di fornire allo straniero una base linguistica-culturale chegli permetterà di interagire con le realtà quotidiane e, in particolare, di in-serirsi nel mondo del lavoro. L'immigrato potrà acquisire una capacità diespressione e di comprensione necessaria per evitare situazioni e compor-tamenti a rischio di devianza e degrado sociale, attenuare tensioni deri-vanti dal mancato inserimento nel tessuto sociale e garantire comporta-menti adeguati e più consapevoli.L'intervento si prefigge di creare nuovi modelli sociali in cui l'immigratonon rappresenti più simbolo di paura e diffidenza, ma sia collocato nellasocietà come individuo formato e informato in grado di assumere ruolispecifici e adeguati. L'iniziativa didattica si svilupperà nell'arco di un anno,con lezioni settimanali, seguendo percorsi di comunicazione orale e scrittae di laboratorio utilizzando materiali interattivi, video e audio.

Settore accoglienzaL'accoglienza, attualmente è garantita da un percorso di tipo familiare

nelle quattro case famiglia della zona dove sono inserite persone adultecon varie problematiche: carcere, droga, alcol, prostituzione, lieve di-sturbo mentale e handicap. E’ inoltre attivo un centro di accoglienza per15 persone adulte, provenienti prevalentemente dal carcere ed inserite daiservizi sociali in un percorso di vita strutturato. È garantita infine un' ac-coglienza attuale a circa 25/30 persone, che a vario titolo sono inserite nelprogetto "Rinascere".

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Settore formazione lavoro° falegnameriaTutti gli impianti sono finiti, sono state acquistate macchine che garanti-scono elevati standard di sicurezza e velocità nella produzione.

° apicolturaIl numero di alveari è attualmente di circa 1000 unità, distribuiti in 22apiari sparsi sul territorio circostante, i terreni dove sono dislocati sonotutti dati in uso gratuito, salvo qualche chilo di miele.Questo settore merita molta attenzione, in quanto il miele raccolto nellaLunigiana (unico caso, per ora in Italia) ha ottenuto la certificazione dellaComunità Europea DOP (Denominazione di origine protetta).Con l'ampliamento del laboratorio del miele è iniziata la produzioneanche di altri prodotti delle api: il polline, la propoli, la pappa reale e leregine, che consentiranno l'inserimento di almeno altre 2-3 persone.Nella nuova struttura in progetto è prevista una scuola residenziale diapicoltura (in Italia non ne esistono).

° lavorazione ceraÈ stato avviato all'inizio del 2006 un laboratorio per la lavorazione dellacera, unico nel circondario per un raggio di 200 Km.Il laboratorio attuale è piccolo per le prospettive di lavorazione previste:è stato deciso pertanto di spostare l'attuale sede ampliandone le dimen-sioni con l'inserimento di una nuova linea. Questo consentirà l'inserimentodi almeno 2 persone.

Rapporti con il territorio

Il fulcro del progetto e il punto più importante è proprio quello dicreare un mutuo rapporto con il territorio, in modo da creare una societàpiù giusta dove l'uomo venga sempre messo al primo posto. Molti sono irapporti che si stabiliscono con le istituzioni locali, quelle regionali e mi-nisteriali, con la gente comune e con le associazioni di volontariato.

Progetti in divenire- Nuova struttura su due piani di circa 500 mq - Realizzazione fattoria socio didattica - terapeutica, sistemazione spa-zio circostante circa 30.000 mq per la fattoria, con predisposizione direcinti per animali, casette rifugio, percorsi didattici per scuole-gruppietc. progetto pilota regionale.- Ricerca finanziamenti e inizio lavori realizzazione Caseificio per la la-vorazione del latte della Lunigiana.- Collaborazione nella gestione del consorzio di tutela del miele DOP,a servizio del territorio, per un utilizzo al meglio di questa importanterisorsa in sinergia con tutte le realtà produttive. E’ con l’obiettivo di so-stenere altri prodotti tipici che stanno emergendo e consolidando sem-pre più lo slogan "ambiente - qualità - solidarietà"

Per maggiori informazioni:www.ilpungiglione.org

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LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

Reg. Imp. 02575550047 Rea 0218204

LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

N. Iscrizione Albo Società Cooperative A107015

Sede in VIA VITTORIO EMANUELE 282 - 12042 BRA (CN) Capitale sociale Euro 234.700,00 i.v.

Bilancio al 31/12/2009

Stato patrimoniale attivo 31/12/2009 31/12/2008

A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti

(di cui già richiamati )

B) Immobilizzazioni

I. Immateriali 20.052 27.083

- (Ammortamenti)

- (Svalutazioni) 20.052 27.083

II. Materiali 488.494 461.036

- (Ammortamenti) 291.731 240.857

- (Svalutazioni) 196.763 220.179

III. Finanziarie

- (Svalutazioni)

Totale Immobilizzazioni 216.815 247.262

C) Attivo circolante

I. Rimanenze 1.826.760 1.873.644

II. Crediti- entro 12 mesi 2.952.567 3.050.607

- oltre 12 mesi 18.494 14.630 2.971.061 3.065.237

III. Attività finanziarie che non costituisconoImmobilizzazioni

774 258

IV. Disponibilità liquide 49.915 21.064

Totale attivo circolante 4.848.510 4.960.203

D) Ratei e risconti 11.632 2.975

Totale attivo 5.076.957 5.210.440

Stato patrimoniale passivo 31/12/2009 31/12/2008

Page 196: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

A) Patrimonio netto

I. Capitale 234.700 211.050

II. Riserva da sovrapprezzo delle azioni

III. Riserva di rivalutazione

IV. Riserva legale 50.223 35.115

V. Riserve statutarie

VI. Riserva per azioni proprie in portafoglio

VII. Altre riserve 134.230 100.489

VIII. Utili (perdite) portati a nuovo

IX. Utile d'esercizio 33.116 50.359

IX. Perdita d'esercizio

Acconti su dividendi

Copertura parziale perdita d’esercizio

Totale patrimonio netto 452.269 397.013

B) Fondi per rischi e oneri

C) Trattamento fine rapporto di lavoro subordinato 216.480 172.652

D) Debiti

- entro 12 mesi 4.226.550 4.428.789

- oltre 12 mesi 44.377 93.138 4.270.927 4.521.927

E) Ratei e risconti 137.281 118.847

Totale passivo 5.076.957 5.210.439

Conti d'ordine 31/12/2009 31/12/2008

1) Rischi assunti dall'impresa

Fideiussioni

ad altre imprese 6.250

6.250

Avalli

Altre garanzie personali

Garanzie reali

Altri rischi

6.250

2) Impegni assunti dall'impresa 340.127

3) Beni di terzi presso l'impresa

4) Altri conti d'ordine 3.034.448 2.951.265

Totale conti d'ordine 3.040.698 3.291.392

Conto economico 31/12/2009 31/12/2008

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LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

A) Valore della produzione

1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni 5.485.951 5.479.609

2) Variazione delle rimanenze di prodotti inlavorazione, semilavorati e finiti

3) Variazioni dei lavori in corso su ordinazione

4) Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni

5) Altri ricavi e proventi:

- vari 36.089 36.502

- contributi in conto esercizio 6.500 21.731 - contributi in conto capitale (quote esercizio) 15.159 12.416

57.748 70.649 Totale valore della produzione 5.543.699 5.550.258

B) Costi della produzione

6) Per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci 2.500.380 2.635.409

7) Per servizi 1.567.274 1.683.200

8) Per godimento di beni di terzi 179.689 184.118

9) Per il personale

a) Salari e stipendi 733.058 743.036

b) Oneri sociali 172.198 167.993

c) Trattamento di fine rapporto 56.813 56.172

d) Trattamento di quiescenza e simili

e) Altri costi 962.069 967.201

10) Ammortamenti e svalutazioni

a) Ammortamento delle immobilizzazioniimmateriali

19.400 25.065

b) Ammortamento delle immobilizzazionimateriali

54.654 54.234

c) Altre svalutazioni delle immobilizzazioni

d) Svalutazioni dei crediti compresi nell'attivocircolante e delle disponibilità liquide

13.300 13.000

87.354 92.299

11) Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci

46.884 (263.776)

12) Accantonamento per rischi

13) Altri accantonamenti

14) Oneri diversi di gestione 33.519 30.892

Totale costi della produzione 5.377.169 5.329.343

Differenza tra valore e costi di produzione (A-B) 166.530 220.915

C) Proventi e oneri finanziari

15) Proventi da partecipazioni:

16) Altri proventi finanziari:a) da crediti iscritti nelle immobilizzazionib) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni c) da titoli iscritti nell'attivo circolante d) proventi diversi dai precedenti:

- da imprese controllate - da imprese collegate - da controllanti

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LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

- altri 191 1.045 191 1.045 191 1.045

17) Interessi e altri oneri finanziari:- da imprese controllate - da imprese collegate - da controllanti - altri 110.633 126.190

110.633 126.190

17-bis) utili e perdite su cambi 4.698 (14.374)

Totale proventi e oneri finanziari (105.744) (139.519)

D) Rettifiche di valore di attività finanziarie

18) Rivalutazioni:

19) Svalutazioni:

Totale rettifiche di valore di attività finanziarie

E) Proventi e oneri straordinari

20) Proventi:- plusvalenze da alienazioni - varie 6.814 6.197 - Differenza da arrotondamento all'unità di Euro

6.814 6.197 21) Oneri:

- minusvalenze da alienazioni - imposte esercizi precedenti - varie 4.085 8.105 - Differenza da arrotondamento all'unità di Euro 1

4.085 8.106

Totale delle partite straordinarie 2.729 (1.909)

Risultato prima delle imposte (A-B±C±D±E) 63.515 79.487

22) Imposte sul reddito dell'esercizio, correnti, differite

e anticipate

a) Imposte correnti 30.399 29.128

b) Imposte differite

c) Imposte anticipate

d) proventi (oneri) da adesione al regime diconsolidato fiscale / trasparenza fiscale

30.399 29.128

23) Utile (Perdita) dell'esercizio 33.116 50.359

Il Presidente del Consiglio di amministrazioneGIORDANA EMANUELE

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Reg. Imp. 02575550047 Rea 0218204

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N. Iscrizione Albo Società Cooperative A107015

Sede in VIA VITTORIO EMANUELE 282 - 12042 BRA (CN) Capitale sociale Euro 234.700,00 i.v.

Nota integrativa al bilancio chiuso il 31/12/2009

Premessa

Signori soci,il bilancio chiuso al 31/12/2009 evidenzia un utile d’esercizio, al netto delleimposte, di euro 33.116,00.Nell’esercizio 2009 la cooperativa ha conseguito i risultati positivi nel seguitoriassunti.Si è consolidata tra le prime centrali a livello nazionale di importazione e didistribuzione di prodotti equosolidali, unica tra le maggiori, inoltre, a non servirsidel canale di vendita della “grande distribuzione”.I soci, al 31/12/2009, sono 157, di cui sei sono persone giuridiche .L’attività sociale è stata molto intensa: l’assemblea dei soci di approvazione delbilancio a maggio e l’assemblea di discussione su “LiberoMondo comecooperativa sociale” a dicembre, 18 riunioni del Consiglio di Amministrazioneaperte a tutti i soci, decine di incontri con i produttori, riunioni mensili deiresponsabili di settore (laboratori, evasione ordini, controllo qualità, segreteriaamministrazione…). E’ inoltre stata svolta una giornata di incontro sui nostri progetti di cosmesi equa esolidale (linea Ikiam e linea Taama) con le Botteghe clienti aperta a tutti i socivolte alla presentazione dei progetti di maggior rilievo per la cooperativa.

Importazioni dirette e distribuzione commercialeAbbiamo importato nel 2009 da 58 produttori (di cui 12 nuovi) dell’Africa, Asiaed America Latina con una diminuzione delle importazioni del 17%.

Abbiamo distribuito circa 8.000 referenze di prodotti artigianali, 300 varietà diprodotti alimentari equo e solidali e oltre 200 prodotti alimentari biologici e dicooperative sociali, della Cooperativa La Fraternità (ex Rimini Servizi),dell’Associazione Libera, e della cooperativa sociale L’Arcolaio, aumentando ilfatturato all’ingrosso di circa l’1,60%.

Abbiamo inoltre continuato a sviluppare un piano commerciale basato sulla visitadiretta alle botteghe per far conoscere la nostra cooperativa e per promuovere inostri prodotti, con sette persone dedicate a questo lavoro che hanno visitato granparte dell’Italia; in particolare abbiamo continuato l’investimento di una personadedicata alla promozione nel Sud Italia, area spesso trascurata anche dalle centralidi importazione del commercio equo e solidale, che ha dato un buon riscontro siadal punto di vista commerciale, sia – soprattutto- dal punto di vista dellasensibilizzazione: incontri con i volontari, con le scuole, con la cittadinanza.

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Trasformazione dei prodottiLe ore lavorate nei laboratori di produzione e confezionamento sono state 14.100contro le 15.300 del 2009.Nella ripartizione delle ore lavorate il 36% è rappresentato dal laboratorio dipasticceria, il 64% dai confezionamento e pasta.Per quanto riguarda il laboratorio di pasticceria abbiamo avuto un piccolodecremento della produzione arrivando a 126.000 confezioni di biscotti. Il laboratorio della pasta ha avuto una produzione sostanzialmente in linea con il2008.L’inserimento di nuovi prodotti ha contribuito con un carico di lavoro di 800 ore,pari al 5,6% del totale.E’ stato fatto l’investimento della Lavaoggetti nel laboratorio della pasticceria cheha avuto un ottimo ritorno nel miglioramento dei tempi di lavoro.Anche la revisione totale della flowpackatrice del laboratorio di pasticceria haportato ad un lavoro della macchina lineare e senza più interruzioni come gliscorsi anni..

Bottega di Bra Le vendite al dettaglio realizzate tramite le bottega di Bra ricoprecomplessivamente l’1,8% del fatturato complessivo della cooperativa.La Bottega, dopo anni di stasi o piccoli decrementi, ha avuto una crescita del 15%ed ha comunicato un lavoro sul territorio, tramite l’appoggio di Danilo Giusti eMassimo Sottimano, di incontri nelle scuole e di partecipazione alle attività dellaScuola di Pace di Bra.

Informative specificamente richieste dalla legge per le società cooperative

Ai sensi dell’art. 2513 del Codice Civile si evidenzia che la cooperativa ècostituita ed operante nel rispetto della legge 8 novembre 1991 n. 381 ed in quantoCooperativa sociale risulta a Mutualità prevalente.La percentuale delle persone svantaggiate, al 31/12/2009, rispetto al numerocomplessivo dei lavoratori è del 50%, ed è pertanto rispettato il limite previstodalla vigente normativa.Per quanto riguarda le vendite ai soci, esse sono circa il 10% delle vendite dellabottega, ossia circa 10.115 euro.

Ai sensi dell’articolo 2545 del codice civile e dell’articolo 2 della legge 31gennaio 1992 n. 59 si relaziona quanto segue:

• La cooperativa ha organizzato un’impresa che persegue – mediante lasolidale partecipazione della base sociale – scopi sociali ed educativi alfine di contribuire a realizzare una nuova economia della sobrietà e dellafraternità, operando nell’ambito di un progetto di commercio nazionale edinternazionale equo e solidale, attivando rapporti commerciali con gruppi ecooperative di produttori e trasformatori di paesi del sud del mondo.La cooperativa opera inoltre nell’interesse generale della comunità allapromozione umana ed alla integrazione sociale dei cittadini mediantel’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, nelle percentuali e comedefinito dalla legge 8/11/1991 n. 381.

• L’attività prevista nell’oggetto sociale si è concretizzata materialmente con

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quanto indicato nella premessa della presente nota integrativa.• In particolare si comunica che, nel corso dell’anno 2009, oltre al

proseguimento dei rapporti di lavoro con i soggetti svantaggiati iniziati nelprecedente anno, sono stati effettuati due inserimenti in collaborazione conil Consorzio I.N.T.E.S.A. di Bra.e con il Consorzio socio assistenzialelanghe e Roero.

• Tali inserimenti, effettuati presso il magazzino dei laboratori e il settorecontrollo qualità artigianato, a seconda delle attitudini e possibilitàlavorative, sono soggetti a verifica periodica congiunta con i responsabilidella cooperativa. Il costo di questi inserimenti è rimasto interamente a carico degli enti concui è stata stipulata la convenzione.

• Nel corso dell’esercizio sono stati occupati n. 29 lavoratori soci, n. 2 socicollaboratori a progetto, n. 3 lavoratori non soci e n. 1 amministratore acompenso (il Presidente del CdA).

• I soci svantaggiati complessivamente impegnati nel corso del 2009 sonostati n. 13.Hanno prestato la loro opera n. 13 soci volontari per circa 600 giornate dilavoro.

• Il costo dei soci lavoratori ha costituito il 95% circa del totale del costoper il personale

Ai sensi dell’articolo 2528 ultimo comma del codice civile si specifica che nelcorso dell’esercizio:

- sono stati ammessi n. 8 nuovi soci risultanti in possesso dei requisiti di leggee statuto;

- sono state presentate n. 8 domande di recesso di soci;- non sono stati autorizzati trasferimenti di azioni in capo a nuovi soci;- non è stato escluso alcun socio a norma di statuto e di regolamento.

Criteri di formazione

Il presente bilancio è stato redatto in forma abbreviata in quanto sussistono irequisiti di cui all'art. 2435 bis, 1° comma del Codice civile; non è stata pertantoredatta la Relazione sulla gestione. A completamento della doverosa informazionesi precisa in questa sede che ai sensi dell'art. 2428 punti 3) e 4) C.C. non esistononé azioni proprie né azioni o quote di società controllanti possedute dalla societàanche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona e che né azioniproprie né azioni o quote di società controllanti sono state acquistate e / o alienatedalla società, nel corso dell'esercizio, anche per tramite di società fiduciaria o perinterposta persona.

Criteri di valutazione

I criteri utilizzati nella formazione del bilancio chiuso al 31/12/2009 non sidiscostano dai medesimi utilizzati per la formazione del bilancio del precedenteesercizio, in particolare nelle valutazioni e nella continuità dei medesimi principi.

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La valutazione delle voci di bilancio è stata fatta ispirandosi a criteri generali diprudenza e competenza nella prospettiva della continuazione dell'attività.L'applicazione del principio di prudenza ha comportato la valutazione individualedegli elementi componenti le singole poste o voci delle attività o passività, perevitare compensi tra perdite che dovevano essere riconosciute e profitti da nonriconoscere in quanto non realizzati.In ottemperanza al principio di competenza, l'effetto delle operazioni e degli altrieventi è stato rilevato contabilmente ed attribuito all'esercizio al quale talioperazioni ed eventi si riferiscono, e non a quello in cui si concretizzano i relativimovimenti di numerario (incassi e pagamenti).La continuità di applicazione dei criteri di valutazione nel tempo rappresentaelemento necessario ai fini della comparabilità dei bilanci della società nei variesercizi.La valutazione tenendo conto della funzione economica dell’elemento dell’attivoo del passivo considerato che esprime il principio della prevalenza della sostanzasulla forma - obbligatoria laddove non espressamente in contrasto con altre normespecifiche sul bilancio - consente la rappresentazione delle operazioni secondo larealtà economica sottostante gli aspetti formali.

Deroghe

Non sono state effettuate deroghe a quanto sopra esposto.

In particolare, i criteri di valutazione adottati nella formazione del bilancio sonostati i seguenti.

ImmobilizzazioniImmaterialiSono iscritte al costo storico di acquisizione ed esposte al netto degliammortamenti effettuati nel corso degli esercizi e imputati direttamente allesingole voci.I costi di impianto e di ampliamento, i costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicitàcon utilità pluriennale sono stati iscritti nell'attivo con il consenso del Collegiosindacale e sono ammortizzati in un periodo di cinque esercizi.L'avviamento, acquisito a titolo oneroso, è stato iscritto nell'attivo con il consensodel Collegio sindacale per un importo pari al costo per esso sostenuto e vieneammortizzato con l’utilizzo dell’aliquota prevista dalla normativa fiscale.Le migliorie su beni di terzi sono ammortizzate in un periodo di cinque esercizi.MaterialiSono iscritte al costo di acquisto e rettificate dai corrispondenti fondi diammortamento.Nel valore di iscrizione in bilancio si è tenuto conto degli oneri accessori e deicosti sostenuti per l'utilizzo dell'immobilizzazione, portando a riduzione del costogli sconti commerciali e gli sconti cassa di ammontare rilevante.Le quote di ammortamento, imputate a conto economico, sono state calcolateattesi l'utilizzo, la destinazione e la durata economico-tecnica dei cespiti, sullabase del criterio della residua possibilità di utilizzazione, criterio che abbiamoritenuto ben rappresentato dalle seguenti aliquote, non modificate rispettoall'esercizio precedente e ridotte alla metà nell'esercizio di entrata in funzione delbene:

- impianti generici: 10%

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- macchinari: 12,50%- attrezzature: 20%- mobili e arredi: 12%- elaboratori e macchine ufficio: 20%- automezzi: 20%.

Non sono state effettuate rivalutazioni discrezionali o volontarie e le valutazionieffettuate trovano il loro limite massimo nel valore d'uso, oggettivamentedeterminato, dell'immobilizzazione stessa.

Operazioni di locazione finanziaria (leasing)Le operazioni di locazione finanziaria sono rappresentate in bilancio secondo ilmetodo patrimoniale, contabilizzando a conto economico i canoni corrispostisecondo il principio di competenza. In apposita sezione della nota integrativa sonofornite le informazioni complementari previste dalla legge relative allarappresentazione dei contratti di locazione finanziaria secondo il metodofinanziario.

CreditiSono esposti al presumibile valore di realizzo. L'adeguamento del valore nominaledei crediti al valore presunto di realizzo è ottenuto mediante apposito fondosvalutazione crediti, tenendo in considerazione le condizioni economiche generali,di settore e anche il rischio paese.

DebitiSono rilevati al loro valore nominale, modificato in occasione di resi o direttifiche di fatturazione.

Ratei e riscontiSono stati determinati secondo il criterio dell'effettiva competenza temporaledell'esercizio.Per i ratei e risconti di durata pluriennale sono state verificate le condizioni che neavevano determinato l'iscrizione originaria, adottando, ove necessario, leopportune variazioni.

Rimanenze magazzinoLe giacenze di magazzino di materie prime, ausiliarie e prodotti finiti sono iscritteal minore tra il costo di acquisto o di fabbricazione e il valore di realizzodesumibile dall'andamento del mercato, applicando il metodo FIFO.

Fondi per rischi e oneri

Non sono presenti in bilancio.Fondo TFR

Rappresenta l'effettivo debito maturato verso i dipendenti in conformità di legge edei contratti di lavoro vigenti, considerando ogni forma di remunerazione aventecarattere continuativo.Il fondo corrisponde al totale delle singole indennità maturate a favore deidipendenti alla data di chiusura del bilancio, al netto degli acconti erogati, ed èpari a quanto si sarebbe dovuto corrispondere ai dipendenti nell'ipotesi dicessazione del rapporto di lavoro in tale data.

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Imposte sul redditoLe imposte sono accantonate secondo il principio di competenza; rappresentanopertanto gli accantonamenti per imposte liquidate o da liquidare per l'esercizio,determinate secondo le aliquote e le norme vigenti.

Riconoscimento ricaviI ricavi per vendite dei prodotti sono riconosciuti al momento del trasferimentodella proprietà, che normalmente si identifica con la consegna o la spedizione deibeni.I ricavi di natura finanziaria e quelli derivanti da prestazioni di servizi vengonoriconosciuti in base alla competenza temporale.I ricavi e i proventi, i costi e gli oneri relativi ad operazioni in valuta sonodeterminati al cambio corrente alla data nella quale la relativa operazione ècompiuta.

Criteri di conversione dei valori espressi in valutaI crediti e i debiti espressi originariamente in valuta estera sono iscritti, ai sensidell’art. 2426 n. 8 bis c.c., in base al tasso di cambio a pronti alla data di chiusuradell’esercizio. Gli utili e le perdite che derivano dalla conversione dei crediti e deidebiti sono rispettivamente accreditati e addebitati al Conto Economico alla voce17 bis Utili e perdite su cambi.Il risultato netto derivante dall'adeguamento ai cambi di fine esercizio costituisceuna perdita che concorre alla formazione del risultato d'esercizio.Non esistono immobilizzazioni in valuta.

Garanzie, impegni, beni di terzi e rischiLe garanzie, gli impegni, i beni di terzi, i nostri beni presso terzi ed i rischi sonoindicati nei conti d’ordine sulla base del loro valore nominale.

Attività

A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti

Non sono presenti crediti verso soci per versamenti ancora dovuti.

B) Immobilizzazioni

Non sono state effettuate rivalutazione e/o svalutazioni delle immobilizzazionimateriali e immateriali, né sono stati imputati oneri finanziari ai conti iscrittinell’attivo.Non esistono immobilizzazioni di natura finanziaria.Nell'esercizio non sono stati imputati oneri finanziari ai conti iscritti all'attivo.

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C) Attivo circolante

I. Rimanenze

Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 Variazioni1.826.760 1.873.644 (46.884)

I criteri di valutazione adottati sono invariati rispetto all'esercizio precedente emotivati nella prima parte della presente Nota integrativa.La valutazione adottata rispetto a quella effettuata con il criterio dei costi correntinon differisce in modo rilevante.

II. Crediti

Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 Variazioni2.971.061 3.065.237 (94.176)

Descrizione Entro12 mesi

Oltre12 mesi

Oltre5 anni

Totale

Verso clienti 2.641.415 2.641.415Verso impresecontrollateVerso imprese collegateVerso controllantiPer crediti tributari 19.601 19.601Per imposte anticipateVerso altri 291.551 18.494 310.045Arrotondamento

2.952.567 18.494 2.971.061

Non sono presenti, nel bilancio al 31/12/2009, crediti vincolati.Nella voce “Crediti Tributari” sono indicati crediti per IVA pari a euro 19.399 ecrediti verso erario per imposta sostitutiva sul TFR per euro 202.Un importo significativo dei crediti al 31/12/2009, pari a Euro 168.589 è espressoin moneta estera. I criteri di conversione dei valori espressi in valuta sono riportatinella presente nota integrativa.

La ripartizione dei crediti al 31/12/2009 secondo area geografica è riportata nellatabella seguente (articolo 2427, primo comma, n. 6, C.c.).

Crediti perArea

Geografica

V / clienti V/Controllate

V /collegate

V /controllanti

V / altri Totale

Italia 2.588.653 41.225 2.629.878Bangladesh 10.534 10.534Ecuador 38.087 38.087India 37.997 37.997Indonesia 12.495 12.495Kenya 11.787 11.787Nepal 8.257 8.257

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Perù 69.244 69.244Vietnam 4.443 4.443Benin 1.946 1.946Togo 25.400 25.400Ghana 2.100 2.100Messico 14.000 14.000Palestina 22.865 22.865Paraguay 8.472 8.472Sudafrica 1.193 1.193Spagna 14.610 14.610Portogallo 6.551 6.551Grecia 18.281 18.281San Marino 1.859 1.859Germania 9.657 9.657Francia 1.804 1.804Totale 2.641.415 310.045 2.951.460

III. Attività finanziarie

Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 Variazioni774 258 516

Descrizione 31/12/2008 Incrementi Decrementi 31/12/2009In imprese controllateIn imprese collegateIn imprese controllantiAltre partecipazioni 258 516 774Azioni proprieAltri titoliArrotondamento

258 516 774

La partecipazione iscritta nell’attivo circolante tra le attività finanziarie è relativaalla quota di partecipazione in Unionfidi Piemonte Società cooperativadi garanzia collettiva dei fidi, ed è valutata al costo disottoscrizione.

IV. Disponibilità liquide

Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 Variazioni49.915 21.064 28.851

Descrizione 31/12/2009 31/12/2008Depositi bancari e postali 47.351 16.762AssegniDenaro e altri valori in cassa 2.564 4.302Arrotondamento

49.915 21.064

Il saldo rappresenta le disponibilità liquide e l'esistenza di numerario e di valorialla data di chiusura dell'esercizio.

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D) Ratei e risconti

Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 Variazioni11.632 2.975 8.657

Misurano proventi e oneri la cui competenza è anticipata o posticipata rispetto allamanifestazione numeraria e/o documentale; essi prescindono dalla data dipagamento o riscossione dei relativi proventi e oneri, comuni a due o più esercizie ripartibili in ragione del tempo.

Passività

A) Patrimonio netto

Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 Variazioni452.269 397.014 55.255

Descrizione 31/12/2008 Incrementi Decrementi 31/12/2009Capitale 211.050 28.950 5.300 234.700Riserva legale indivisibile 35.115 15.108 50.223Differenza da arrotondamento all'unità di Euro 1 1Riserva ordinaria indivisibile 100.488 33.741 134.229Arrotondamento .Utili (perdite) portati a nuovoUtile (perdita) dell'esercizio 50.360 33.116 50.360 33.116

397.014 110.915 55.660 452.269

Nella tabella che segue si dettagliano i movimenti nel patrimonio nettoCapitalesociale

Riservalegale

AltreRiserve

Risultatod’esercizio

Totale

All’inizio dell’esercizio precedente 225.350 29.246 87.383 19.562 361.541Destinazione del risultato dell’esercizio (19.562)- attribuzione dividendi- altre destinazioni 5.869 13.106Altre variazioni (14.300)Risultato dell’esercizio precedente 50.360Alla chiusura dell’esercizio precedente 211.050 35.115 100.489 50.360 397.014Destinazione del risultato dell’esercizio (50.360)- attribuzione dividendi- altre destinazioni 15.108 33.741Altre variazioni 23.650Risultato dell’esercizio corrente 33.116Alla chiusura dell’esercizio corrente 234.700 50.223 134.230 33.116 452.269

Si precisa che una quota del 3% degli utili netti realizzati nell’esercizio 2008 (pariad euro 1.511) è stata destinato ai fondi mutualistici per la promozione e losviluppo della cooperazione ai sensi dell’articolo 11 punto 4 della Legge31/01/1992 n. 59 e di quanto previsto dallo Statuto sociale.

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Il capitale sociale è così composto.

Azioni/Quote Numero Valore nominale Totale

Azioni ordinarie 200 50 10.000End

Azioni strumento finanziario 2.247 100 224.70

Totale 234.700

Le azioni strumento finanziario sono parte del capitale sociale ai sensi di quantoprevisto dall’art. 15 lettera a) numero 2) dello statuto sociale.

Si sottolinea che, stante la natura di società cooperativa, tutte le riserve presentinel patrimonio netto sono riserve indivisibili che pertanto non possono essereripartite fra i soci né durante l’esistenza della società né all’atto del suoscioglimento in conformità al dettato di legge ed alle previsioni statutarie.

B) Fondi per rischi e oneri

Non esistono, nel presente bilancio, fondi accantonati a fronte di rischi ed oneri.

C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato

Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 Variazioni216.480 172.652 43.828

La variazione è così costituita.

Variazioni 31/12/2008 Incrementi Decrementi 31/12/2009

TFR, movimenti del periodo 172.652 56.813 12.985 216.480

Il fondo accantonato rappresenta l'effettivo debito della società al 31/12/2009verso i dipendenti in forza a tale data, al netto degli anticipi corrisposti.

D) Debiti

Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 Variazioni4.270.927 4.521.927 (251.000)

I debiti sono valutati al loro valore nominale e la scadenza degli stessi è cosìsuddivisa (articolo 2427, primo comma, n. 6, C.c.).

Descrizione Entro12 mesi

Oltre12 mesi

Oltre5 anni

Totale

ObbligazioniObbligazioni convertibiliDebiti verso soci perfinanziamenti

861.917 861.917

Debiti verso banche 1.802.552 44.377 1.846.929Debiti verso altri

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finanziatoriAccontiDebiti verso fornitori 1.390.647 1.390.647Debiti costituiti da titoli dicreditoDebiti tributari 41.145 41.145Debiti verso istituti diprevidenza

31.994 31.994

Altri debiti 98.296 98.296Arrotondamento (1) (1)

4.226.550 44.377 4.270.927

Non sono presenti debiti in relazione a operazioni che prevedono l’obbligo diretrocessione a termine.I “Debiti verso soci per finanziamenti” sono disciplinati da apposito regolamentodei prestiti sociali approvato dai soci della cooperativa e rispettano quantoprevisto dalle norme di legge e dallo statuto sociale. In particolare il rapporto tra iprestiti soci ed il patrimoni netto è, al 31/12/2009, pari a 1,91.I "Debiti verso fornitori" sono iscritti al netto degli sconti commerciali; gli sconticassa sono invece rilevati al momento del pagamento. Il valore nominale di talidebiti è stato rettificato, in occasione di resi o abbuoni (rettifiche di fatturazione),nella misura corrispondente all'ammontare definito con la controparte.La voce "Debiti tributari" accoglie solo le passività per imposte certe edeterminate. Nella voce debiti tributari sono iscritti debiti per imposta IRES, paria euro 2.733, debiti per imposta IRAP per euro 433, debiti per ritenute d’accontoIRPEF per euro 24.548, debiti Verso dogane per IVA e dazi differiti per euro13.431.L’importo dei debiti in valuta al 31/12/2009è pari ad Euro 12.637.Non sussistono debiti assistiti da garanzia reale su beni sociali.

La ripartizione dei Debiti al 31/12/2009 secondo area geografica è riportata nellatabella seguente (articolo 2427, primo comma, n. 6, C.c.).

Debiti per AreaGeografica

V / fornitori V /Controllate V / Collegate V /Controllanti

V / Altri Totale

Italia 1.369.178 98.296 1.467.474India 526 526Sri Lanka 165 165Bangladesh 70 70Equador 57 57Senegal 4.444 4.444Indonesia 12.373 12.373Nepal 139 139Austria 1.514 1.514Germania 2.181 2.181Totale 1.390.647 98.296 1.488.943

E) Ratei e risconti

Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 Variazioni137.281 118.847 18.434

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Rappresentano le partite di collegamento dell'esercizio conteggiate col criteriodella competenza temporale.

Conti d'ordine

Tra i rischi assunti dall’impresa sono indicate le fidejussioni rilasciate dallasocietà pari ad euro 6.250.Negli altri conti d’ordine è indicato il valore nominale delle nostre merci pressoterzi in conto lavorazione (Euro 187.229), delle nostre merci presso terzi inviaggio (Euro 155.911), delle nostre merci presso terzi in conto vendita (Euro2.171) e delle fideiussioni ricevute da terzi a garanzia di debiti sociali (Euro2.689137).

Conto economico

A) Valore della produzione

Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 Variazioni5.543.699 5.550.258 (6.559)

Descrizione 31/12/2009 31/12/2008 VariazioniRicavi vendite e prestazioni 5.485.951 5.479.609 6.342Variazioni rimanenze prodottiVariazioni lavori in corso su ordinazioneIncrementi immobilizzazioni per lavori interniAltri ricavi e proventi 57.748 70.649 (12.901)

5.543.699 5.550.258 (6.559)

Nella voce “Altri ricavi e proventi” sono iscritte le quote di competenzadell’esercizio 2009 dei contributi in conto capitale ricevuti dalla società (per euro15.159) ed i contributi in conto esercizio (per euro 6.500).

I ricavi delle vendite e delle prestazioni vengono così ripartiti:98,20 % circa – ricavi commercio ingrosso e produzione1,80 % circa – ricavi commercio dettaglio negozio di Bra

B) Costi della produzione

Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 Variazioni5.377.169 5.329.343 47.826

Descrizione 31/12/2009 31/12/2008 Variazioni

Page 211: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

Materie prime, sussidiarie e merci 2.500.380 2.635.409 (135.029)Servizi 1.567.274 1.683.200 (115.926)Godimento di beni di terzi 179.689 184.118 (4.429)Salari e stipendi 733.058 743.036 (9.978)Oneri sociali 172.198 167.993 4.205Trattamento di fine rapporto 56.813 56.172 641Trattamento quiescenza e similiAltri costi del personaleAmmortamento immobilizzazioni immateriali 19.400 25.065 (5.665)Ammortamento immobilizzazioni materiali 54.654 54.234 420Altre svalutazioni delle immobilizzazioniSvalutazioni crediti attivo circolante 13.300 13.000 300Variazione rimanenze materie prime 46.884 (263.776) 310.660Accantonamento per rischiAltri accantonamentiOneri diversi di gestione 33.519 30.892 2.627

5.377.169 5.329.343 47.826

Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci e Costi per serviziSono strettamente correlati a quanto esposto nella parte introduttiva della Notaintegrativa e all'andamento del punto A (Valore della produzione) del Contoeconomico.

Costi per il personaleLa voce comprende l'intera spesa per il personale dipendente ivi compresi imiglioramenti di merito, passaggi di categoria, scatti di contingenza, costo delleferie non godute e accantonamenti di legge e contratti collettivi.

Ammortamento delle immobilizzazioni materialiPer quanto concerne gli ammortamenti si specifica che gli stessi sono staticalcolati sulla base della durata utile del cespite e del suo sfruttamento nella faseproduttiva sulla base di quanto indicato nei “criteri di valutazione” della presentenota integrativa.

Altre svalutazioni delle immobilizzazioniNon sono state effettuate svalutazioni delle immobilizzazioni materiali e/oimmateriali.

C) Proventi e oneri finanziari

Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 Variazioni(105.744) (139.519) 33.775

Descrizione 31/12/2009 31/12/2008 VariazioniDa partecipazioneDa crediti iscritti nelle immobilizzazioniDa titoli iscritti nelle immobilizzazioniDa titoli iscritti nell'attivo circolanteProventi diversi dai precedenti 191 1.045 (854)(Interessi e altri oneri finanziari) (110.633) (126.190) 15.557Utili (perdite) su cambi 4.698 (14.374) 19.072

(105.744) (139.519) 33.775

Page 212: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

Utile e perdite su cambiGli utili su cambi non realizzati derivanti dalla valutazione ai sensi dell’art 2426n. 8 bis c.c. sono pari a euro 2.408;Le perdite su cambi non realizzate derivanti dalla valutazione ai sensi dell’art.2426 n. 8 bis c.c. sono pari a euro 1.369;Il risultato netto della componente valutativa è pertanto negativo per euro 1.039.

Imposte sul reddito d'esercizio

Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 Variazioni30.399 29.128 1.271

Imposte Saldo al 31/12/2009 Saldo al 31/12/2008 VariazioniImposte correnti: 30.399 29.128 1.271IRES 16.186 13.869 2.317IRAP 14.213 15.259 (1.046)Imposte sostitutiveImposte differite (anticipate)IRESIRAP

30.399 29.128 1.271

Sono state iscritte le imposte di competenza dell’esercizio. Ai sensi dell'articolo 2427, primo comma, n. 14 C.c. si evidenzia che nel presentebilancio non sussiste fiscalità differita e/o anticipata.

Operazioni di locazione finanziaria (leasing)

La società ha in essere n. 4 contratti di locazione finanziaria relativi ad automezzistrumentali per la società.Conformemente alle indicazioni fornite dal documento OIC 1 - I PRINCIPALI EFFETTI

DELLA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO SULLA REDAZIONE DEL BILANCIO D'ESERCIZIO, nellatabella seguente sono fornite le informazioni sugli effetti che si sarebbero prodotti sulPatrimonio Netto e sul Conto Economico rilevando le operazioni di locazionefinanziaria con il metodo finanziario rispetto al criterio cosiddetto patrimonialedell'addebito al Conto Economico dei canoni corrisposti.

Attivitàa) Contratti in corsoBeni in leasing finanziario alla fine dell'esercizio precedente, al netto degli ammortamenti complessivipari a Euro 8.575 alla fine dell’esercizio precedente

23.846

+ Beni acquisiti in leasing finanziario nel corso dell'esercizio 22.505- Beni in leasing finanziario riscattati nel corso dell'esercizio- Quote di ammortamento di competenza dell'esercizio 10.985+ / - Rettifiche/riprese di valore su beni in leasing finanziario Beni in leasing finanziario al termine dell’esercizio, al netto degli ammortamenti complessivi pari a Euro19.560

35.366

b) Beni riscattatiMaggior valore complessivo dei beni riscattati, determinato secondo la metodologia finanziaria, rispettoal loro valore netto contabile alla fine dell’esercizio

c) PassivitàDebiti impliciti per operazioni di leasing finanziario alla fine dell'esercizio precedente 23.627+ Debiti impliciti sorti nell'esercizio 16.672- Riduzioni per rimborso delle quote capitale 8.229- Riduzioni per riscatti nel corso dell’esercizio Debiti impliciti per operazioni di leasing finanziario al termine dell'esercizio 32.070d) Effetto complessivo lordo alla fine dell’esercizio (a+b-c) (2.051)

Page 213: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

e) Effetto netto fiscale (645)f) Effetto sul Patrimonio Netto alla fine dell’esercizio (d-e) (1.406)L'effetto sul Conto Economico può essere così rappresentatoStorno di canoni su operazioni di leasing finanziario 11.089Rilevazione degli oneri finanziari su operazioni di leasing finanziario 1.613Rilevazione di- quote di ammortamento

- su contratti in essere 10.985- su beni riscattati

- rettifiche/riprese di valore su beni in leasing finanziario Effetto sul risultato prima delle imposte (1.510)Rilevazione dell’effetto fiscale (474)Effetto sul risultato d'esercizio delle rilevazioni delle operazioni di leasing con il metodofinanziario

(1.036)

Informazioni sugli strumenti finanziari emessi dalla societàGli strumenti finanziari emessi dalla società sono, ai sensi dell’art. 15 n. 2 dellostatuto sociale, azioni di valore nominale unitario di 100 euro emessi ed offerti insottoscrizione ai soci cooperatori e finanziatori. Gli strumenti finanziari emessi dallasocietà sono, ai sensi dell’art. 15 n. 2 dello statuto sociale, azioni di valore nominaleunitario di 100 euro emessi ed offerti in sottoscrizione ai soci cooperatori efinanziatori. Alla data del 31/12/2009 le azioni “strumento finanziario” sono 2.247per un ammontare complessivo di euro 224.700. Tali strumenti costituiscono parte integrante del patrimonio sociale .

Informazioni relative alle operazioni realizzate con parti correlate La società non ha posto in essere operazioni con parti correlate.

Informazioni relative agli accordi non risultanti dallo stato patrimonialeLa società non ha in essere accordi non risultanti dallo Stato Patrimoniale.

Proposta di destinazione del risultato d’esercizio

Si propone all’assemblea dei soci di destinare l’utile di bilancio al netto delleimposte, pari ad euro 33.116, come segue:

• A Riserva legale indivisibile (30%) 9.935• Ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione (3%) 993• A Riserva straordinaria indivisibile 22.188

Il presente bilancio, composto da Stato patrimoniale, Conto economico e Notaintegrativa, rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale efinanziaria nonché il risultato economico dell'esercizio e corrisponde alle risultanzedelle scritture contabili.

Il Presidente del Consiglio di amministrazione GIORDANA EMANUELE

Page 214: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

LIBEROMONDO SOCIETA’ COOPERATIVA SOCIALESede in VIA VITTORIO EMANUELE 282- 12042 BRA (CN)

Reg. Imprese 02575550047Capitale sociale Euro 234.700,00 i.v.

Relazione del Collegio Sindacale al Bilancio chiuso al 31.12.2009

Il progetto di Bilancio dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2009, che il Consiglio di

Amministrazione sottopone alla Vostra approvazione, è stato redatto secondo le disposizioni di

legge ed è costituito dallo Stato Patrimoniale, dal Conto Economico e dalla Nota Integrativa. Tale

complesso di documenti è stato messo a disposizione del Collegio Sindacale nel rispetto del temine

imposto dall’art. 2429 C.C..

I sindaci preliminarmente informano:

- che la funzione di controllo contabile ex. art. 2409 bis c.c. è loro attribuita ai sensi dell’art. 32 del

vigente statuto, adeguato alle nuove norme del diritto societario in vigore dal 2004 in data 11

dicembre 2004;

- che tutti i membri effettivi del Collegio Sindacale – ai sensi dell’art. 2409 bis, co. 3° c.c. – sono

iscritti nel Registro dei Revisori istituito presso il Ministero della Giustizia;

-che gli esiti della duplice funzione di controllo attribuita ai Sindaci sono formalizzati in un unico

documento accompagnatorio al progetto di bilancio al 31 dicembre 2009, chiaramente suddiviso per

tipologia di relazione richiesta dalla normativa e con la disponibilità di chiarire ogni aspetto che

sarà ritenuto opportuno in sede di assemblea;

-che tutte le deliberazioni dai Sindaci sono state assunte collegialmente e all’unanimità.

Informativa specificatamente richiesta

dalla legge per le società cooperative

Ai sensi dell’art.2454 del codice civile e dell’articolo 2 ella legge 31 gennaio 1992 n. 59 si attesta

che gli amministratori in sede di nota integrativa hanno relazionato indicando specificatamente i

criteri seguiti per la gestione sociale e per il conseguimento dello scopo mutualistico e che le

informazioni da essi forniti risultano veritiere.

Ai sensi dell’art. 2513 del Codice Civile si rammenta che la cooperativa è costituita ed operante nel

rispetto della legge 8 novembre 1991 n. 381 ed in quanto Cooperativa sociale risulta a Mutualità

prevalente.

Page 215: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

Relazione di giudizio sul bilancio di esercizio

art. 2409-ter, primo comma, lettera c) del Codice Civile

I Sindaci danno atto:

1. di aver svolto il controllo contabile del bilancio d’esercizio chiuso al 31.12.2009, esercizio

coincidente con l’anno solare e non interrotto da alcun evento di natura straordinaria

precisando che la responsabilità della relazione del bilancio compete all’organo

amministrativo della Società, mentre al Collegio Sindacale spetta la responsabilità del

giudizio tecnico-professionale basato sul controllo contabile;

2. che l’esame è stato condotto secondo i principi statuiti per la revisione contabile. In

conformità a detti principi, la revisione è stata pianificata e svolta al fine di accertare se il

bilancio d’esercizio sia viziato da errori significativi e se risulti, nel suo

complesso,accettabile. Il procedimento di controllo comprende l’esame, sulla base di

verifiche a campione, degli elementi probativi a supporto dei saldi e delle informazioni

contenuti nel bilancio, nonché la valutazione dell’adeguatezza e della correttezza dei criteri

contabili utilizzati e della ragionevolezza delle stime effettuate dagli amministratori.

Riteniamo che il lavoro svolto fornisca una ragionevole base per l’espressione del nostro

giudizio professionale.

3. che per la redazione del bilancio, che risulta conforme alle risultanze contabili della società,

sono state seguite le norme, di cui agli artt. 2423 C.C. e segg., introdotte con decreto

legislativo 9 aprile 1991, n. 127. In particolare si rileva che:

- sono state rispettate le strutture previste dal Codice Civile per lo Stato Patrimoniale e per il

Conto Economico, rispettivamente all’art. 2435 bis, esponendo in maniera comparativa i dati

dell’esercizio precedente;

- nella redazione del bilancio gli amministratori non hanno derogato alle norme di legge, ai

sensi dell’art. 2423 C.C.;

- sono stati rispettati i principi di redazione previsti dall’art. 2423-bis del codice civile;

- quanto ai criteri di valutazione e/o alla classificazione delle poste di bilancio utilizzati, essi

non sono stati modificati rispetto al precedente esercizio.

4. che per quanto riguarda le voci del Conto Economico, il controllo a campione eseguito ne

accerta una sostanziale corretta imputazione dei costi e dei ricavi nonché una loro corretta

classificazione.

In conclusione, a nostro giudizio, il sopramenzionato bilancio nel suo complesso è redatto con

chiarezza e rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria e il

risultato economico della società.

Page 216: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

Relazione sui risultati dell’esercizio e sull’attività svolta dal Collegio Sindacale

art. 2429 del Codice Civile

Nel corso dell’esercizio chiuso 31.12.2009, come previsto dall’art. 2403 del C.C., la nostra attività è

stata ispirata alle norme di comportamento del Collegio Sindacale raccomandante dai Consigli

Nazionali dei Dottori Commercialisti e Ragionieri.

1. In particolare:

- abbiamo vigilato sull’osservazione della legge e dell’atto costitutivo e sul rispetto dei

principi di corretta amministrazione

- abbiamo partecipato alle riunioni del Consiglio di Amministrazione e diamo atto di

aver ottenuto dagli amministratori informazioni sul generale andamento della

gestione e sulla sua prevedibile evoluzione, e possiamo ragionevolmente assicurare

che le azioni poste in essere sono conformi alla legge e allo statuto sociale e non

sono manifestamente imprudenti, in potenziale conflitto di interesse o in contrasto

del patrimonio sociale

- abbiamo valutato e vigilato – per quanto di nostra competenza – sull’adeguatezza del

sistema amministrativo e contabile nonché sull’affidabilità di quest’ultimo a

rappresentare correttamente i fatti di gestione, e a tale riguardo non abbiamo

osservazioni che debbano essere evidenziate nella presente relazione

2. Nel corso dell’esercizio non sono pervenute al Collegio Sindacale denuncie ai sensi

dell’articolo 2408 Codice Civile e non sono emersi fatti censurabili da richiedere la

segnalazione e/o la menzione nella presente relazione.

3. Il Collegio Sindacale, nel corso dell’esercizio, non ha rilasciato pareri ai sensi di legge.

4. Per l’attestazione che il bilancio di esercizio al 31.12.2009 rappresenta in modo veritiero e

corretto la situazione patrimoniale e finanziaria e il risultato economico della Vostra società

ai sensi dell’articolo 2409-ter, terzo comma del Codice Civile rimandiamo alla prima parte

della nostra relazione.

5. Lo stato patrimoniale ed il conto economico evidenziano un utile di € 33.116,00 e si

riassumono nei seguenti valori:

Stato PatrimonialeA) Crediti verso i soci per i versamenti 0B) Immobilizzazioni 216.815

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C) Attivo Circolante 4.848.510D) Ratei e risconti attivi 11.632Totale attivo 5.076.957 A) Patrimonio netto 452.269 B) Fondo rischi ed oneri 0C) Trattamento di fine rapporto 216.480 D) Debiti 4.270.927 E) Ratei e risconti passivi 137.281Totale passivo 5.076.957Conto EconomicoA) Valore della produzione 5.543.699B) Costi della produzione 5.377.169SALDO 166.350C) Proventi e oneri finanziari (105.744)D) Rettifiche di valore di attività finanziarie 0SALDO 60.786E) Proventi ed oneri straordinari 2.729Risultato prima delle imposte 63.515Imposte sul reddito 30.399Utile d’esercizio 33.316

6. In considerazione di quanto sopra esposto, non avendo osservazioni da formulare, il

Collegio Sindacale non rileva motivi ostativi all’approvazione del bilancio di esercizio al

31.12.2009, né ha obiezioni da formulare in merito alla proposta formulata dal Consiglio di

Amministrazione per la destinazione dell’utile d’esercizio.

Con osservanza.

Bra, 10 aprile 2010

Il Collegio Sindacale

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Page 219: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio sociale 2009

"Johnny penso' che un partigianosarebbe stato come lui,

ritto sull'ultima collina,guardando la citta'

la sera della sua morte.Ecco l'importante:

che ne rimanesse sempre uno".

Beppe Fenoglio

16.45 Pagina 193

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SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALEVia Vittorio Emanuele, 282

12042 Bra (Cuneo)Tel. 0172.499169-Fax 0172.499074

www.liberomondo.org • [email protected]