TACCUINO DI VIAGGIO VIENNA DEBORA 2 · Arrigoni, De Gennaro, Ferraina, Saviano, Tavola - Bottani,...

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- Testo e foto di alunni delle classi 3^ A – B (Cremeno - Introbio) - Equipaggio: Domenico e Marco - Insegnanti accompagnatori: proff. Arrigoni, De Gennaro, Ferraina, Saviano, Tavola - Bottani, Cassani, Manzoni, Vitali - Periodo: 23 – 26 marzo 2015 LINEE LECCO INNSBRUCK VIENNA AUSTRIA 2015 SALISBURGO MAUTHAUSEN

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- Testo e foto di alunni delle classi 3^ A – B (Cremeno - Introbio)

- Equipaggio: Domenico e Marco

- Insegnanti accompagnatori: proff. Arrigoni, De Gennaro, Ferraina,

Saviano, Tavola - Bottani, Cassani, Manzoni, Vitali

- Periodo: 23 – 26 marzo 2015

LINEE LECCO

INNSBRUCK

VIENNA

AUSTRIA 2015

SALISBURGO

MAUTHAUSEN

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Lunedì 23 marzo 2015: PARTENZA E ARRIVO A VIENNA

- Ritrovo dei partecipanti:

alle ore 4:30, presso il “Cubino” (Cremeno)

alle ore 4:30, in Via V. Emanuele (piazzale presso la scuola media di Introbio)

- Soste lungo il percorso e arrivo previsto ad Innsbruck verso le ore 11:00

- Visita guidata dagli alunni al centro storico, più pranzo libero

- Ore 13:00 circa: partenza per Vienna. - Ore 19:30: cena nel ristorante convenzionato “CAMELOT RESTAURANT”

(RECHTE WIENZEILE 21 10040 WIEN TEL. 0043 1 5 8 52222) - Trasferimento e sistemazione in ostello: “A&O HOSTEL WIEN HAUPTBANHOF“

(SONNWENDGASSE 11 100 WIEN TEL. 0034 1 60206173801)

Caro diario,

oggi ti voglio raccontare della gita scolastica che noi, studenti delle terze medie

di Cremeno e Introbio, abbiamo appena fatto.

Alle 4:15 della mattina i ragazzi di Cremeno si sono trovati al “Clubino”;

eravamo con i piedi per terra, ma tutto il resto del corpo era

ancora a letto . A farci svegliare è stata l’aria frizzante della mattina.

Salutati i parenti, siamo saliti sul pullman: verso le 4:30 siamo partiti.

Mi sono addormentato quasi subito e, quando mi sono svegliato, c’era un

silenzio sul pullman ...

Dopo ben 7/8 ore di viaggio siamo arrivati a Innsbruck, città il cui significato è

“ponte sul fiume Inn”.

Il primo luogo che

abbiamo visitato è

stata la piazzetta con

il Tetto d’oro e

l’Helblinghaus.

Il tettuccio d’oro,

Goldenes Dachl, è il

simbolo della città. Si

tratta di un “erker” Helblinghaus

Neuer Hof

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tardogotico, che sorge sulla facciata del

Neuer Hof, l'antico palazzo dei conti del

Tirolo, il cui tetto è ricoperto di 2.657

scandole di rame dorate a fuoco. L’edificio

venne costruito intorno al 1420, per volere

di Federico IV d'Asburgo. Tra il 1494 e il

1496, Massimiliano I d'Asburgo fece

aggiungere, dall'architetto Niklas Türing il

Vecchio, il celebre erker. Questo si sviluppa

in due volumi sovrapposti, sormontati dal

celebre tetto dorato. La parte inferiore è

incentrata

su una

finestra tardo-gotica, poggiante su una serie di

stemmi scolpiti (gli originali sono al Tiroler

Landesmuseum) e inquadrata da due alfieri, a

fresco, con gli stendardi dell'Austria e del

Tirolo. Nella parte superiore sporge un balcone

a loggia, con rilievi raffiguranti scene delle

Danza della Moresca e affreschi che mostrano

la vita di corte con Massimiliano I e le sue due

spose, il cancelliere e il giullare. I bei rilievi

sono opera di Gregor Türing, mentre gli

affreschi si devono a Jörg Kölderer.

Sotto il Neuer Hof alcuni compagni hanno esposto il loro lavoro, sfidando la

“paura” di parlare davanti ad alunni e professori di altre classi.

Successivamente siamo andati a visitare il Duomo di San Giacomo, dove ci

sono state spiegate le principali caratteristiche che lo rendono unico al mondo.

Il Duomo di San Giacomo, chiamato anche Dom zu St. Jakob, è il principale

luogo di culto della città di Innsbruck ed è un esempio di architettura barocca

tedesca. Nel 1643 diviene parrocchiale, acquistando l'indipendenza dalla

Dom zu St. Jakob

“Ciceroni” in erba

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potente abbazia di Wilten. Nel 1650 arriva la famosa immagine miracolosa

della Madonna Ausiliatrice, dipinta dal grande pittore tedesco Lucas Cranach il

Vecchio (1520), che trasformerà la parrocchiale in un santuario mariano.

Nel 1689 un violento terremoto colpisce Innsbruck e devasta l'edificio.

Tra il 1717 e il 1724 ne viene eretto uno nuovo, in stile barocco, su progetto di

Johann Jakob Herkomer e Johann Georg Fischer. Nel 1944 la chiesa viene

danneggiata dalle bombe alleate e, nel 1964, dopo esser stata restaurata,

diviene cattedrale, sede della nuova Diocesi di Innsbruck. L’esterno della

chiesa presenta una facciata concava; nella parte superiore figurano delle

finestre a forma ovale, mentre in quella inferiore le finestre assomigliano ad un

rettangolo a punta arrotondata.

Appena sono entrato sono rimasto colpito da tanta maestosità e da tanta

ricchezza. La cattedrale è grandissima e, quando ho alzato gli occhi, sono

rimasto impressionato da come era decorata. La cattedrale di San Giacomo è

luminosa: molte le luci artificiali ma, soprattutto, la luce del sole che entra

dalle grandissime vetrate.

Ho fatto un giro su me stesso e, alle mie spalle, ho notato un enorme

organo. Appena l’ho visto mi sono sentito piccolissimo.

Organo nella controfacciata di S. Giacomo

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Usciti dal Duomo siamo

andati verso il Tiroler

Volkskunstmuseum per

vedere, nella Hofkirche

(la chiesa di corte), la

cappella di San Giorgio

con la tomba

dell’imperatore

Massimiliano I d’Asburgo;

qui sono

raccolti monumenti e

statue in onore degli Asburgo. Al centro di una sala è presente un cenotafio,

circondato da una grata in ferro

con decorazioni d’oro. Intorno al

sarcofago dell’imperatore sono

state erette 28 statue in bronzo,

i così' detti “uomini neri”.

Davvero carina questa città,

peccato che la nostra tabella di

marcia ci imponesse di risalire

sul pullman per partire alla volta

di Vienna, dove abbiamo cenato

in un locale caratteristico che ricordava un antico castello medioevale.

La lunga giornata stava per

concludersi… Il pullman ci ha

accompagnati davanti all’ostello,

dove abbiamo trascorso la nostra

prima notte a Vienna.

L’Hofkirche con il cenotafio di Massimiliano I

Buon appetito al “Camelot Restaurant”!

Interno del Duomo

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Martedì 24 marzo 2015: PRIMO GIORNO A VIENNA

- Ore 7:30: prima colazione in ostello

- Ore 9:00: incontro con le guide e partenza

- Visita di Vienna per l’intera giornata (3 h. al mattino, intervallo pranzo, 3 h. al

pomeriggio).

- Ore 19:00: cena in ostello, visita notturna del centro e pernottamento in

ostello

Caro diario,

questa mattina ci siamo svegliati presto,

abbiamo fatto un’abbondante colazione e

ci siamo incontrati all’ostello con la guida.

Con lei, abbiamo fatto il tour in pullman e,

mentre ci dava le dovute informazioni e ci

poneva anche alcune domande, abbiamo

potuto ammirare:

il Teatro dell'Opera, uno dei teatri più

famosi al mondo, che fu il primo edificio

ad essere costruito nella Ringstrasse;

Il Palazzo del Parlamento (facciata)

La Riesenrad del Prater Il Palazzo del Parlamento (la piazza)

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la ruota panoramica (Riesenrad)

del Prater, il più grande parco

pubblico di Vienna, costruita nel

1897.

Nella Karlsplatz abbiamo visto il

Palazzo della Secessione, con il

suo globo dorato, autentico

manifesto architettonico del

movimento da cui prende il

nome.

Dal pullman abbiamo potuto

ammirare anche la cupola della

Karlskirche, dedicata a S. Carlo

Borromeo, tra le più belle chiese del barocco viennese...

...l’Hofburg, residenza degli Asburgo dal 1283 al 1918, talmente grande da

sembrare una città nella città!

Abbiamo anche attraversato il

Danubio, da uno dei tanti ponti che

La palazzina della Secessione

Facciata del Palazzo della Secessione

La chiesa di San Carlo

Hofburg, dimora dei sovrani d’Austria Ponte sul Danubio

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collegano il centro ai quartieri più moderni.

Vienna è attraversata da quattro affluenti del

Danubio: sono tutti del celebre colore “blu”, che

può variare in base alla luce del sole.

In seguito abbiamo fatto una

passeggiata a piedi per il centro

storico, dove abbiamo ammirato la Cattedrale di Santo Stefano, tra i più

significativi esempi di architettura gotica nell’Europa centrale, arricchita da due

torri e dall'elegante campanile; bellissimo il tetto ricoperto di tegole in

maiolica!

Nel pomeriggio, sazi del pranzo al Burger King, abbiamo visitato

Schonbrunn:ubicato

nell’elegante distretto di

Hietzing, nella periferia

ovest di Vienna, è il più

celebre fra i palazzi

imperiali austriaci, con

più di 1200 stanze al suo

interno! Mi ha colpito

soprattutto la presenza Palazzo di Schonbrunn: la facciata sul grande parco

Stephansdom e le sue guglie

Il tetto con le tegole policrome

Il “bel Danubio blu”

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smisurata di ori,

ovunque, oltre alla

maestosità dei suoi rigorosi

giardini, simbolo della grande

Vienna imperiale. Non vedevo

l'ora, perché era proprio il

luogo che avevo approfondito

prima della partenza e volevo

verificare “dal vivo” le mie

conoscenze. Siamo entrati

dal lato principale del

Castello e, davanti a noi, si è

aperto uno spazio immenso; la guida ci ha munito di auricolari e ci ha condotti

all'interno, negli appartamenti imperiali, dove abbiamo visitato ben quaranta

stanze.

Purtroppo, di queste non posso mostrarti le foto perché era assolutamente

proibito scattarle; comunque ti racconto... abbiamo visto il salone degli

specchi, la grande galleria, stanze con il biliardo, tavole apparecchiate da

posate con il simbolo imperiale inciso, abiti originali dell'imperatrice Maria

Teresa e molto, molto altro ancora.

Usciti dal Castello, la nostra guida ci ha salutati e, accompagnati dai nostri

insegnanti, abbiamo visitato l'immenso parco, camminando lungo i giardini

imperiali privati, abbelliti da fiori,

statue e fontane. In fondo al

lunghissimo viale alberato, il

Blumenparterre, abbiamo visto la

fontana di Nettuno e, oltre, la collina a

prato coronata dalla Gloriette.

La sera abbiamo cenato nel nostro

ostello, prima di raggiungere il centro

della città: fra le luci della sera, abbiamo fatto tappa anche all’Hard Rock Cafè

e in un’elegante, ottima gelateria.

Vienna di sera

La Gloriette (vista dal Palazzo)

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Mercoledì 25 marzo 2015: SECONDO GIORNO A MAUTHAUSEN

- Ore 7:00: prima colazione in ostello

- Ore 8:00: partenza per Mauthausen

- Ore 10:30: incontro con le guide, davanti al monumento Mauthausen

Gedenkstatte

- Pausa pranzo

- Rientro a Vienna e visita alla città

- Ore 19:00: cena in ostello, uscita serale e pernottamento

Caro diario,

questa mattina sveglia ancora prima di ieri perché oggi dobbiamo fare qualche

oretta sulla nostra “seconda casa”: il pullman. Appena partiamo, il pullman si

fa silenzioso: sarà la stanchezza? Sarà la paura di visitare luoghi così pieni di

dolore? Tu cosa ne pensi, fedele amico mio? Sei preoccupato pure tu? Io non

molto, ma ho una specie di ansia, quel leggero mal di pancia e la pelle d’oca

sul collo... Non l’ hai mai provata?! Quando iniziamo a inerpicarci su per la

collina, tutti si

zittiscono e

iniziamo a

guardare con

sospetto quella

struttura, che

sembra un

innocuo castello

ma che, al suo

interno, nasconde

una drammatica

verità, per anni

rimasta oscura.

Però a me sembra

strano che per tanto tempo la gente abbia fatto finta di non sapere, anche se

Esterno del Campo di Mauthausen

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aveva le prove sotto “il naso”.

Quando non ci sarò più, voglio che

tu, caro diario, possa continuare a

trasmettere i miei pensieri in modo

che ancora più gente sappia cos’è

accaduto durante la Seconda

Guerra Mondiale. Torniamo

all’arrivo a Mauthausen. Ti stavo

dicendo che, visto dal basso, sembrava veramente un castello.

Appena siamo arrivati, una guida ci ha accolto e abbiamo iniziato così la nostra

visita. Innanzitutto ci ha fornito alcuni dati storici: ci furono 155.000 morti e i

primi prigionieri arrivarono l'8 agosto 1938. I primi aspetti che ci ha fatto

notare sono state le mura e il portone d’ingresso, chiamato anche "Porta

mongola". Le mura sono state costruite dai detenuti stessi, con le pietre che

ricavavano dalla cava vicina; dalle mura si innalzano torri che incutono paura,

da far venire i brividi. Mi spieghi come si può essere tanto brutali? Come si può

costruire un luogo che, poi, ti riserverà la morte? Pazzesco!!!!

Prima di entrare nel campo, abbiamo notato vari monumenti: ogni nazione ha

voluto celebrare le sue vittime con un monumento simbolico. Quello per me più

significativo è stato il candelabro, perché riesce a ricordarmi che i principali

“protagonisti” di questa catastrofe sono stati gli ebrei.

Piscina all’esterno del Campo

Monumenti commemorativi

O Germania, pallida madre! come insozzata siedi

fra i popoli! Fra i segnati d'infamia

tu spicchi. Bertolt Brecht

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Il secondo ingresso, chiamato dai

prigionieri "Porta mongola" per il suo stile

asiatico, dava accesso all'area di prigionia

riservata ai reclusi. Entrando ci si trova di

fronte ad un piazzale sconfinato,

leggermente in salita, denominato Piazzale

dell'appello (Appellplatz): a destra

figurano edifici in muratura mentre,

sul lato sinistro, le baracche. La

guida ci ha spiegato che in quel

piazzale veniva fatto ripetutamente

l’appello dei detenuti.

A quel punto mi sono ricordato una

lettura fatta in classe:

<<Ci chiamano subito fuori dalla

baracca, ci inquadrano. Arriva un kapò e comincia a impartirci il suo nuovo

ordine: “Mutzen ab! Mutzen auf!” (“Berretto giù! Berretto su!”). Va avanti così

per ore. E noi per ore, nudi in un cortile,

a tirarci su e giù il berretto.

Poi entriamo nella baracca e passiamo la

notte sdraiati uno accanto all’altro, sul

pavimento, nudi, senza nessuna coperta

o riparo. La mattina dopo, di nuovo nudi,

in cortile, e altre ore di “Mutzen ab!

Mutzen auf!”>>.

(da “Per ogni pidocchio cinque

bastonate”, di G. Maris)

Dove c’è il cimitero, in fondo, vidi un salice piangente: una presenza, in quel

luogo, che non mi sembrò casuale. Fin dai miei primi anni, quando osservavo

quell’albero, mi è sempre venuta in mente l’immagine di una donna

La Porta Mongola

Ingresso principale

Il piazzale dell'appello

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accovacciata in lacrime,

mentre i capelli le coprono il

viso. Quel salice era lì per una

ragione specifica:

rappresentare la tragedia di

Mauthausen. Qui tutto sa di

morte ed io guardavo in faccia

i miei compagni per cercare di

capire cosa stessero provando;

li vedevo seri, silenziosi e anch'io non avevo voglia di parlare. E tornava quel

miscuglio di sensazioni che non riesco a definire... tristezza, compassione,

rabbia e tante domande senza

risposta: come può un uomo

trattare in modo così spietato un

altro uomo? Come può la follia di

una persona contagiare tante altre

persone? Com’è possibile che, per

tanti anni, nessuno si sia mai

accorto di niente?

Allora vado a prendere la cartelletta

dove tengo la poesia “Se questo è

un uomo”... e me la rileggo, e mi ripeto che, anche se fa

male, tutti dobbiamo ricordare quello che è stato. Perché è la verità.

E allora l'unica frase che mi viene in mente è quella di Primo Levi, quando dice:

“Nell'odio non vi è nulla di razionale, ma se comprenderlo è impossibile,

conoscerlo è necessario, perché ciò che è

successo può ricominciare.”

La dolorosa visita al Lager era terminata; siamo

tornati sul pullman, ed ho notato che ci è voluto

un po' di tempo perché le facce dei miei compagni

si rilassassero ed arrivasse qualche sorriso; io mi

sentivo particolarmente stanco, quasi svuotato…

Forno per la cremazione

Strumento di tortura Tavolo per la vivisezione

La Sala dei nomi

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Siamo rientrati a Vienna e, visto che c’era ancora una buona parte del

pomeriggio a disposizione, ci siamo fermati alla Hundertwasserhaus, dal nome

dell’architetto che l’ha progettata: si tratta di un complesso di case popolari

costruite dall’artista Friedensreich Hundertwasser. Si trova nel quartiere di

Landstraße, ad est del centro città. E’ detta anche “Casa pazza”: bella,

creativa… vuol esprimere il concetto di natura.

Le facciate sono dipinte e decorate con ceramiche dai colori vivaci. I terrazzi

includono dei giardini pensili, per portare il verde in ogni appartamento.

Quest’opera ci ha colpito molto, perché è una casa davvero originale: un

bellissimo posto in cui vivere!

Comunque ci aspettava un'ultima tappa, il complesso del Belvedere: composto

dal Belvedere Superiore e da quello

Inferiore, fu fatto costruire dal

principe Eugenio di Savoia come

residenza estiva. La nostra intenzione

era quella di vedere il celebre quadro

di Gustav Klimt: “Il bacio”. Purtroppo

però il museo era chiuso.

Siamo entrati dall’ingresso d’onore,

con un’ampia scalinata centrale

coronata da cavalli: si affaccia

sull’acqua, che rispecchiava il palazzo

illuminato dalle luci. Sul retro si apre

Le sgargianti facciate dell’Hundertwasserhaus

Il Belvedere con la grande vasca

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un giardino maestoso, alla francese, utilizzato anche come parco pubblico.

Il nostro percorso è continuato fino al grande cancello barocco del Belvedere

Inferiore; abbiamo passeggiato lungo i viali laterali, che costeggiano i bellissimi

giardini con

ricami vegetali e

di sabbia

colorata.

Infine siamo

tornati all'ostello,

a piedi. Alla sera,

anche se molto

stanco, ho voluto

andare ancora

una volta in

centro per

rivedere

un’ultima volta quei luoghi e quei monumenti: stavolta abbiamo preso la

metropolitana!

Il giardino barocco

Il Bacio (G. Klimt)

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Giovedì 26 marzo 2015: TERZO GIORNO A SALISBURGO E RIENTRO

- Ore 7:00: prima colazione in ostello

- Ore 8:00: partenza per Salisburgo

- Ore 10:30: arrivo a Salisburgo e visita della città

- Pausa pranzo

- Rientro in Italia

- Ore 19:00: cena in autogrill

- Ore 24:00: arrivo a Cremeno - Introbio

Caro diario,

così siamo arrivati al quarto

giorno del nostro viaggio, con

Salisburgo come ultima tappa. Il

5 dicembre del 1996, la città ed

il suo centro storico sono stati

inseriti dall’UNESCO nella lista

del Patrimonio dell’Umanità.

Oggi il tempo non è bello come

gli altri giorni, purtroppo piove.

Arrivati a destinazione, dal pullman abbiamo avvistato su di una collina

l’Hohensalzburg, una poderosa fortezza raggiungibile con la funicolare, nota

come una delle

più grandi

costruzioni militari

nell’Europa

medievale.

Abbiamo iniziato

la visita

raggiungendo il

centro storico,

dove si possono

ammirare torri e cupole barocche, appartenenti a chiese e fastosi palazzi.

Duomo dei Santi Ruperto e Virgilio

Fortezza l’Hohensalzburg,

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Ci siamo diretti verso il centro e

abbiamo visitato il Duomo di

Salisburgo (dedicata ai Santi

Ruperto e Virgilio), la cattedrale

cattolica della città. Essa fu

ricostruita tre volte: nel 774, fra il

1614 e il 1628 (quando fu eretta

nelle forme attuali, dopo un grave

incendio) e nel 1949, quando i

bombardamenti portarono alla perdita

della cupola. La prima struttura era in

stile romanico, la seconda e la terza

in stile barocco. L’interno è a navata

unica, affiancata da quattro profonde

cappelle laterali interconnesse

attraverso archi a tutto sesto, con

transetto e cupola.

La nostra ultima tappa è stata la casa

natale di Mozart, in cui il famoso

musicista venne alla luce il 27 gennaio 1756. Diventata museo, vi sono

conservati arredi d'epoca, ritratti, documenti e

strumenti musicali. Il professor Tavola ci ha

mostrato il pianoforte ed il clavicembalo che

Mozart utilizzava da giovane, insieme ad alcuni

spartiti originali.

Le sale non sono molte, ma si distribuiscono su

più piani e accolgono tecnologie multimediali;

in realtà, la casa non è molto sfarzosa, non la

definirei degna di un musicista tanto celebre.

Verso le 13.00 abbiamo pranzato con un

panino al pesce, mentre alcuni di noi si sono

precipitati verso Starbucks, noto per le sue

Casa di Mozart

Facciata laterale

La cupola suddivisa in ottagoni

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bevande dolci e per torte di vario tipo. Successivamente abbiamo raggiunto il

pullman che ci avrebbe riportato in Italia.

Caro diario, devo proprio dirti che sentirò la nostalgia dell’Austria. È stato tutto

davvero fantastico, dal primo suono della sveglia fino al ritiro serale in ostello.

Eravamo tutti veramente stanchi, ma soddisfatti della bellissima esperienza

che avevamo appena vissuto e che, ne sono certo, ci accompagnerà per tutta

la vita.

Mi sono sempre chiesto perché gli insegnanti chiamassero le gite “viaggi di

istruzione”; ecco, grazie a questo viaggio in Austria credo di averlo proprio

capito!

Voglio concludere dicendo che questa gita è stata davvero un’esperienza

positiva, che ha contrapposto la gioia e l’emozione di stare con i miei compagni

alla profonda tristezza provata nel rivivere la storia del passato.

Le classi terze di Cremeno