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senza filtro

appuntamento annuale dell’ European Tobacco Wholesalers Association (E.T.V.),quest’anno si è tenuto ad Amburgo.Oltre ai consueti report sui rispettivi mercati nazionali del tabacco, da ormai qualche annoil focus principale del meeting è inevitabilmente centrato sugli effetti della famigerata TPD,

quelli già prodotti e quelli, purtroppo, di prossima introduzione.E.T.V. rappresenta un punto di vista privilegiato, che permette di confrontare i vari sistemi nazionali,tanto diversi nella loro struttura ma altrettanto simili nelle problematiche che presenta un mercatocosì complesso come quello del tabacco.Tutto questo raccontato e spiegato direttamente dai protagonisti del settore.

Rimando al prossimo numero la cronaca dei lavori riservando a questarubrica una lapidaria considerazione.Il modello nostrano, quello che nel settore amiamo definire “La filieraitaliana del tabacco” risulta essere di gran lunga il migliore. Avendo un pubblico di lettori professionali sono cosciente che non sianecessario spiegarne le ragioni. O forse si?

Carmine Mazza

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TABACCOPianeta Tabacco Mensile dei distributori di tabacco lavoratoAnno IV - numero IX - Settembre 2017

Direttore editoriale: Carmine Mazza

Direttore responsabile: Gianluca Bertoldo

Comitato di redazione:Ciro CannavacciuoloGianluca BertoldoCarmine Mazza

Amministratore Unico: Riccardo Gazzina

Direzione e redazione:Agemos Editrice e Servizi S.r.l. a socio unicoViale Mazzini, 25 - 00195 RomaTel. 06.699.24.348 - Fax 06.697.88.817E-mail: [email protected]

Stampa:Tipolitografia New Graphic - RomaVia Antonio Tempesta, 40 - 00176 Roma

Autorizzazione del Tribunale di Roman. 103/2014 del 16/05/2014

Pianeta Tabacco - organo di informazionesindacale dell’Associazione Nazionale Venditorie Distributori di Tabacco è destinato esclusiva-mente agli operatori del settore.

Questo periodico è associato all’Unione StampaPeriodica Italiana

sommario“Ho smesso di fumare. Vivrò unasettimana in più e in quella settimanapioverà a dirotto”. (W. Allen)

Speciale Il Libro11

“Toscano” e “Macedonia”: brevi estratti daiprimi capitoli del saggio di Carl Ipsen“Fumo. Italy’s love affair with cigarette”

Cronaca17

Assalto al deposito di Rovigo: furto disigarette per 60.000 euro

High Lights6

Fum(ett)o d’autore: Corto Maltesetra denunce surreali e romanticiprofili

Eventi15

Toscano originale millesimato: grande festa a Roma per il nuovo sigaro di Manifatture Sigaro Toscano

Depositi & Gestori20

TP di Bolzano: distribuzione completa edefficiente da parte dei fratelli Alfonso edElisabetta Culin

Le “ultime” dal mondo del tabaccoNews24

Fino al 7 gennaio ad Arezzo. “La porta dell’Angelo”:nei bronzi e nelle terrecotte di Ugo Riva i tormentie le speranze dell’uomo

Mostre29

Mika Hakkinen, il “finlandese volante”Tabacco e Motori32

Ciro...del Mondo34

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a magnifica estate del 1967 non fu sol-tanto la leggendaria “Summer of love”,che prese il via sull’onda dell’uscita lon-dinese di Sergent Pepper dei Beatles e

trovò il suo apice a San Francisco e nel festival diMontery che lanciò in orbita un fiammeggianteJimi Hendrix. Nel luglio ’67 faceva anche la suacomparsa, tra le pagine della rivista Sergente Kirk,un personaggio leggendario che ha segnato la sto-ria del fumetto d’autore mondiale: Corto Maltese.Per i pochi che non conoscessero Corto Maltese,va precisato che costui è il protagonista di unaserie di fumetti ideati e creati dal maestro HugoPratt, punta di diamante dei disegnatori italiani ericonosciuto artista del genere. Avventuriero, cor-saro, esploratore e cacciatore di tesori, le sue av-venture hanno stregato intere generazioni dilettori e continuano a farlo oggi. Corto Maltese èda sempre considerato molto di più di un semplicefumetto d’avventura. Lo stesso Pratt, scomparsonel 1995, preferiva chiamare la sua opera “lettera-tura disegnata” piuttosto che fumetto convenzio-nale, da lui peraltro mai disprezzato, dato che ildisegno di mille avventure gli ha dato da vivere daragazzo in occasione delle sue peregrinazioni ingiro per il mondo. Le innumerevoli referenze let-terarie e storiche presenti nell’opera, i personaggirealmente esistiti che compaiono nelle varie vi-cende, e la profondità dei discorsi ne fannoun’opera che ha interessato non solo gli appassio-nati di avventura a fumetti. Umberto Eco, tantoper fare un nome, era un devoto appassionato

delle gesta del marinaio creato da Pratt. Natural-mente però l’occasione per celebrare i cinquan-t’anni di Corto sulle pagine di “Pianeta Tabacco”non può che essere legata ad una peculiare carat-teristica del personaggio del maestro di Mala-mocco: l’inveterata passione per il fumo che hasempre caratterizzato la figura insieme romanticae tenebrosa di Corto Maltese.

LA DENUNCIA DEL CODACONSTale passione ha di recente attirato l’attenzionenientemeno che del Codacons, l’onnipresente as-sociazione “a difesa dei consumatori”. Questo

TRA DENUNCE SURREALI E ROMANTICI PROFILI

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ente spesso al-l’onore delle cro-nache nostrane,forse anche per ilfatto che ama immensamente guadagnare visibilitàcon iniziative spesso strampalate, ha pubblica-mente denunciato il fascinoso marinaio a causadell’insana attrazione per le “bionde”. La denun-cia, sporta all’Autorità Garante della Concorrenzae del Mercato, all’Autorità per le garanzie nelle te-lecomunicazioni e alla Procura della Repubblicadi Roma, riguarda nello specifico la nuova storiainedita di Corto Maltese, Equatoria, pubblicata inestate su “Repubblica” a puntate e ora in uscita involume per Rizzoli Lizard. “Il divieto di propagandapubblicitaria dei prodotti da fumo – specifica il Coda-cons – è esteso ai comportamenti posti in essere da chiun-que, e non solo alle società produttrici di sigarette, comechiarito dalla Corte di Cassazione: ciò indipendentementedall’esistenza, o non, di un accordo tra il titolare del mar-chio prioritario e colui che successivamente lo utilizzi neglielementi qualificanti”. A rendere ancora più curiosala vicenda il finale del comunicato stesso, in cui ilpresidente Carlo Renzi si rivolge direttamente alpersonaggio di Pratt incoraggiandolo a gettare viain futuro il pacchetto di sigarette: “Una vera cam-pagna di civiltà non promuove certo la sigaretta e il fumoutilizzando l’immagine di un personaggio amato dai lettorima mira a sensibilizzare la collettività sulle gravi proble-matiche e conseguenze, spesso mortali, connesse al tabagi-smo. Per questo ci aspettiamo che Corto Maltese ‘smetta’di fumare, ovvero che venga finalmente eliminata la siga-retta dai disegni. Nel frattempo, in attesa di questa saggiadecisione segnaliamo il caso alle autorità competenti”. Detto che l’iniziativa del Codacons si commenta da

sola - anche sepurtroppo, al di làdella sua estempo-raneità, denuncia

una volta ancora il clima oppressivo e tendenzial-mente liberticida che caratterizza ogni discorso at-tinente il fumo - va per fortuna registrato che lapubblicistica nostrana di qualità regala anche mo-menti celebrativi non scontati ai protagonisti menoconvenzionali dell’immaginario fumettistico. Equale penna se non quella – sempre leggiadra – diFrancesco Merlo, scrittore e giornalista punta dilancia di “Repubblica”, avrebbe potuto meglio cele-brare il Corto fumatore? Sulle pagine del quotidianofondato da Eugenio Scalfari e diretto da Mario Ca-labresi questa estate il virtuoso catanese ha dedicatoquella che ben si può definire una elegia allo strettorapporto tra l’eroe prattiano e la sigaretta.

CORTO MALTESE NELL’ARTICOLO DI “REPUBBLICA”

“Più fumo che fumetto – ha scritto Merlo - CortoMaltese tiene la sigaretta (meglio, il cigarillo) semprein bocca e dunque cinquant’anni dopo accende,bella e infelice, la nostalgia di com’era il mondoprima dell’oncologia. Fumare era infatti un mododi vivere e tutti cercavamo di farlo come lui, mo-dello inarrivabile di lunghe e vitalissime esalazionidi libertà e di avventura. Altro che sozza abitudinee vizio cancerogeno. Il naso di Corto Maltese eracertamente predisposto alle catene del carbonio, ma‘l’uomo del destino’ mai avrebbe maltrattato sestesso definendosi ‘come un turco’. Al contrarioamava il fumo e i suoi gesti così felicemente inna-turali, anche se c’è solo una tavola in cui HugoPratt, che nella vita fumava le Gauloises senza filtro,ci spiega l’estetica, la bellezza di un fumo senzacolpa, la pienezza leggera di una coscienza felice,della coscienza di Corto appunto che è il contrariodella Coscienza di Zeno. Il racconto si intitola Il se-greto di Tristan Bantam, e Corto Maltese sta sedutonella veranda della pensione Java a Paramaribo,nella Guyana olandese: «Con un gesto misurato ac-cese uno di quei sigari sottili che si fumano solo inBrasile o a New Orleans: stava recitando per unpubblico invisibile». Ecco, è moderna o è antica lafumata scenica di Corto Maltese oggi che il fumo èstato espulso dall’attività godereccia, e non sta piùFrancesco Merlo

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8tra Bacco e Venere? Paolo Sorrentino fa fumaretutti i personaggi dei suoi film perché, mi ha detto,«i gesti del fumo sono molti cinematografici, ilfumo rende opache le luci e sottolinea il mistero».E mi ha raccontato: «Mi sarebbe piaciuto fare ac-cendere la sigaretta anche ad Andreotti, ma pur-troppo non aveva mai fumato. Tuttavia qualcosa sulfumo l’aveva detta, e io l’ho ritrovata». E vedremose Sorrentino riuscirà a far fumare anche Berlusconinel film che sta preparando su di lui. Nel 1967,quando Hugo Pratt disegnò ‘Una ballata del maresalato’ e accese i primi sigari caraibici al suo Cortoerano passati ben sette anni dalla ‘Dolce vita’. Mar-cello Mastroianni e tutti gli altri succhiatori fellinianidi sigarette e sniffatori di mondanità avevano giàmostrato cosa stesse per diventare la mala aria deisalotti italiani e delle trattorie romane, e quanto ilfumo, non solo quello del tabacco e dei pensieri im-polverati (‘Lucy in the Sky’ dei Beatles è del 1967),potesse offuscare le menti ancora prima di distrug-gere i polmoni. E invece Hugo Pratt scappò dallasua epoca e si rifugiò nel mondo a cavallo dellaGrande Guerra, e forse perché aveva già vissutomille vite e in guerra (la Seconda) aveva indossatosei divise, sino a definirsi, in un distintivo autopro-dotto, ‘self soldato’: «Si sente una specie di mappa-

mondo fracassato o esploso» scrisse di lui AlbertoOngaro nel bel racconto che gli dedicò nel 1970.Di sicuro, prima e dopo la guerra di trincea le navisulle quali Pratt imbarcava il suo marinaio avevanoancora quel movimento agile e rotondo ‘da cigno’che fece innamorare Hegel: «lo strumento la cui in-venzione fa il più grande onore tanto all’arditezzaquanto all’intelligenza dell’uomo». Dunque fumavaCorto Maltese, e non come i coevi del suo inven-tore Hugo Pratt, vale a dire come i ragazzi deglianni Sessanta, ma come appunto si fumava sui pi-roscafi, senza bruciori di tonsille, senza mal di gola:la sigaretta come stile e come medicina, per muo-versi bene con gli altri e per sentirsi meglio da soli.E perciò nessuno di noi arrivò mai a soffiare ilfumo come Corto Maltese che, molto meglio diHumphrey Bogart e di Rita Hayworth, trasformavale boccate in forme bianche disegnate dal vento,sbuffi lunghi ed energici come le ali dei gabbiani involo. Fisicamente Corto era persino più verticaledei sui filiformi sigaretti ma anche dei bocchinidelle signore della sua ‘bellissima epoque’. E mai siintossicava di nicotina e di catrame ma al contrario,solo fumando, si ricaricava tra un’avventura e

un’altra, come

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Maigret e come Tex persino. C’erano anche tantimorti è vero, mai però per quelle orribili malattieoggi evocate per legge sopra i pacchetti di sigarette.Al contrario il fumo era l’ultimo regalo alla vita delcondannato. E infatti la duchessa russa che, biondae impellicciata gli muore tra le braccia, con gli occhiridotti a una fessura raccoglie tutte le sue forze eimplorante gli sussurra: «Cortoscka. Dammi una si-garetta». E sembra di sentire la voce arrochita dalfumo di Marlene Dietrich. Poi, quando si affacciavasul Ponte a guardare il mare dall’alto ma non dalcielo, il fumo di Corto Maltese si confondeva conquello dei camini che solo apparentemente sonouguali, perché invece ogni nave ha i suoi fumi, comefossero impronte digitali, e quelle di Corto eranoimpronte di tabacco. Perciò lo imitavamo male noiragazzi che leggevamo le sue strane storie, così di-verse dagli altri fumetti d’epoca, e presto ci sa-remmo scatenati a fumare di tutto, senza l’eleganzadi Corto, ma con la foga distruttiva di Eric Claptone con il ritmo ribelle di Bob Marley che veniva daglistessi Caraibi di Corto, ma non gli somigliava. C’èsolo una storia nella quale Corto Maltese si concedequalcosa di diverso, lo sballo appunto. Ma è senzaspiegazioni. Nello stesso racconto della duchessac’è una cinese che, mentre gli parla, riempie concura una pipa per oppio e, subito dopo averla ac-cesa, gliela passa. E Corto fuma a lungo, ma senzadeliqui. Anche in questi inediti, che come tutti gliinediti somigliano agli ovuli non fecondati, il ciga-rillo, la pipa e insomma i fumi ci arrivano con laforza del politicamente scorretto, ma senza eccitareper fortuna i soliti estremisti che qualche anno faa Sartre, nella foto poster della mostra celebrativa,cancellarono la sigaretta dalla mano. Sartre eraestremo anche come tabagista: ne fumava quarantaal giorno inframmezzate da almeno sei pipate, eaveva rapporti “forti” con l’alcol e con gli eccitanti.Togliere il fumo all’esistenzialismo è come toglierela pipa a Simenon, il sigaro a Churchill, il cigarillo aCorto. Sartre ne sarebbe stato nauseato. Ma c’èpoco da fare: i valori sono cambiati al punto cheoggi non solo si fuma — fortunatamente — sem-pre di meno, ma è anche vietato nei locali pubblicie intanto i gesti sono diventati cheap. Addiritturac’è chi, per vergogna, fuma di nascosto. Ve lo im-maginate Corto che, dopo essersi guardato in-torno, si appiattisce su un muro, poi si lasciascivolare dentro un portone e, infine, si ingozza di

mentine? Giustamente contro il fumo si sonoespressi medici e scienziati di ogni disciplina, nonsolo perché coinvolge la bocca, gli occhi, il naso, ilcuore, i polmoni… Abbiamo provato a destruttu-rare anche la gestualità, a semiotizzare, tutti pro-fessori di Gestalt, tutti Umberto Eco, tutti medicidella mutua. Lo stesso Corto Maltese, chissà comee quando, deve avere sofferto di qualcosa, un’in-fiammazione della faringe o un’irritazione dellemucose o magari un inizio di enfisema, poveroCorto. Infatti, negli ultimi racconti fuma sempremeno «proprio come accadde a Hugo Pratt» mi haraccontato Francesco Rubino che è stato il suo al-lievo prediletto e che mi ha fatto da Virgilio dentroil fumo che è il magico segno grafico di Corto Mal-tese. Certo, mai Corto si sarebbe ridotto alla siga-retta elettronica, a svapare invece di fumare, sfigatoconsumatore di surrogati, di lune nel pozzo scam-biate per lune nel cielo”.E quando ancora non si è terminato di assaporarela splendida prosa barocca dell’ottimo Merlo, eccofar capolino nella nostra mente un tarlo: ma iprossimi a beccarsi la denuncia del Codacons a‘sto punto saranno per forza Tex Willer e i suoipards, mannaggia!

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Il Libro

TOSCANOLa prima Guerra Mondiale

La Grande Guerra ha rappresentato un mo-mento cruciale per la storia del fumo in Occi-dente. Secondo la rivista “Il Tabacco” (“organo dellacoltura, dell’industria e del commercio del tabacco”, men-sile fondato nel 1897) il consumo di tabacco au-mentò in tutti i Paesi belligeranti addirittura del30 – 40%. I soldati fumavano, sigari e sigaretteerano i loro compagni privilegiati. Quando, dopoalterne vicende, l’Italia entrò in guerra nel mag-gio del 1915 a fianco della Triplice Intesa, fuquasi subito istituita una apposita commissioneche si occupasse della distribuzione dei sigari aisoldati i quali, per la gran parte fumatori, “ne ave-vano bisogno come dell’acqua”. La commissione, consede a Roma, raccolse quindi i denari necessariall’acquisto di sigari e sigarette da inviare alfronte. La prima grossa partita fu di fatto inviatain poche settimane. Ma non continuò semprecosì. Al contrario delle truppe americane, per lequali la fornitura di tabacco era regolare e conti-nua, quelle italiane dovevano contare sul “buoncuore” di privati. Nel 1917, Araks, fabbrica conbase a Ginevra, donò 10.000 sigarette ai soldatiitaliani, donazione che peraltro avrebbe potutoessere considerata una violazione della neutralitàda parte della Svizzera. Anche Muratti avevafatto qualcosa di simile qualche anno prima in

occasione della Guerra di Libia. In un modo o nell’altro, le truppe italiane, co-munque, ricevettero le loro sigarette. In una ri-costruzione di quegli anni proposta dal film del1923 Il Grido dell’Aquila, pellicola peraltro cele-brativa della marcia su Roma, le scene ambientatenegli anni della Grande Guerra propongono in-sistentemente immagini di soldati che fumano.Di contro, in “Addio alle armi”, il romanzo di Er-nest Hemingway, per gran parte ambientato inItalia prima e dopo la sconfitta di Caporetto del1917, c’è sorprendentemente poco spazio per ilfumo, mentre ce n’è moltissimo per l’alcol. Solopoche scene, tra cui quella del luogotenenteHenry che offre ad ognuno dei meccanici dellasua ambulanza un pacchetto di sigarette Mace-donia, e quella dell’autista inglese che offre adHenry una sigaretta dopo che è stato ferito alfronte austriaco, raccontano di questa diffusaabitudine. Forse, semplicemente ad Hemingwaynon interessava documentare quanto fosse dif-fuso il fumo tra gli italiani, in particolare, tra isoldati.La guerra arrestò il flusso regolare del tabacco,sia in foglie che in prodotto finito. Il tabaccostraniero e “nemico”, dall’Austria e dalla Germa-nia, scomparve dagli scaffali italiani, e durantel’ultimo anno di guerra fu imposto un divieto pertutte le importazioni, presumibilmente per pro-

“Toscano” e “Macedonia”:brevi estratti dai primi capitoli

del Saggio di Carl Ipsen

Ne abbiamo scritto la recensione ed iniziato la pubblicazione di alcuni brani trai più significativi e indicativi dei contenuti e del particolare tipo di analisi propostadall’Autore, nel numero di marzo di “Pianeta Tabacco”. Parliamo del saggio“Fumo. Italy’s love affair with the cigarette” scritto dal Professor Carl Ipsen, do-cente del dipartimento di storia dell’Università dell’Indiana, orginale lettura degliultimi cento anni di storia d’Italia proposta attraverso l’analisi delle abitudini,usi e costumi legati al fumo. Continuiamo a seguire il “viaggio” descritto da Ipsen,con brevi estratti tratti dai primi capitoli, “Toscano” e “Macedonia”.

“Fumo. Italy’s love affair with the cigarette”

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Il Libro

teggere gli interessi economici del Monopolio, equindi dello Stato. Il costo elevato del tabaccod’importazione portò a nuove misure per inco-raggiare la coltivazione interna, in particolarel’aumento dei corrispettivi pagati ai coltivatori,avviato nel 1916 e cresciuto costantemente peralmeno un decennio. Le misure seguirono quelledel decennio prebellico e furono efficaci, moltopubblicizzate e ben recensite da “Il Tabacco”.Un’area che visse una considerevole crescita fula Puglia, nel sudest del Paese dove, tra le altrecose, il tabacco poté sostituirsi alla vite, distruttadalla Phylloxera che aveva devastato la regioneall’inizio del secolo. La pesante inflazione che siaccompagnò alla guerra, in ogni caso, comportòun fortissimo aumento dei prezzi delle sigarettee degli altri prodotti del tabacco: nel 1918 eranocirca raddoppiati rispetto al 1914.

MACEDONIAIl cinema tra le due guerre

Con l’avvento del sonoro nel cinema, negli anniTrenta, la rappresentazione del fumo nei film ita-liani cambiò. Il dialogo prendeva il posto dellasovrabbondante teatralità dei gesti, e il fumo re-cuperò la propria dimensione di “normalità”,continuando comunque ad essere protagonista.Il cinema degli anni Trenta rifletteva gli usi e leattitudini al fumo di quel tempo: a raccontarnele caratteristiche, l’opera di due registi, Alessan-dro Blasetti e Mario Camerini, generalmente ri-conosciuti come i più importanti del periodocompreso tra le due guerre.Nelle scene iniziali del primo film sonoro ita-liano, Resurrectio di Blasetti (1931), il primo pianoè dedicato ad una sigaretta. L’immagine è fermasu mani femminili: una tiene un biglietto nel

quale è scritta la fine di una storia d’amore, l’altrasorregge una sigaretta che vediamo “muoversi”verso e da un posacenere, come se la donna nedisegnasse la spira mentre ne contempla il mo-vimento. Resurrectio è un film straordinario, in cuiscorrono immagini bellissime che rimandano asogni e ricordi, accompagnate da pochissimi dia-loghi. Pietro Gadda, l’amante respinto e prota-gonista del film, è circondato da donneproblematiche, che fumano, bevono, e frequen-tano club e bar fino alle prime ore del mattino.Accanto ai protagonisti di quel mondo deca-dente, che percorrono insicure la loro strada percasa dopo una notte di baldoria, si muovono per-sone oneste e lavoratrici che camminano inquelle stesse strade per raggiungere i loro postidi lavoro, fabbriche e negozi. Gadda, un direttored’orchestra, pensa di togliersi la vita e tenta di uc-cidere l’amante, ma alla fine viene salvato proprioda uno di quegli onesti lavoratori, una commessacarina, senza l’abitudine del fumo. Il messaggio sociale – la divergenza tra una upperclass decadente e i lavoratori semplici e sereni chevanno cantando al lavoro – è un classico temadegli anni Trenta e troverà espressione in moltialtri film del periodo. Il fumo, abbinato al vizioe alla vita llicenziosa, gioca il ruolo interessanteed è strumento per evidenziare il contrasto.Nel suo cinema Blasetti non ha lasciato moltis-simo spazio al fumo, anzi, la gran parte dellescene ne è priva: non fumano le folle festantinella Napoli di quegli anni ne La tavola dei poveridel 1932 e, insolitamente, non fumano i borghesiin festa nella Venezia degli anni Cinquanta(Amore e chiacchiere, 1957). Ci si chiede se Blasettinon avesse bandito il fumo dai suoi set, ad ecce-zione di speciali circostanze. Perfino Mastro-ianni, accanito fumatore, nei film di Blasetti nonsi accompagna quasi mai ad una sigaretta (adesempio, Peccato che sia una canaglia, 1954 o La for-tuna di essere donna, 1955).Nei quindici anni o più seguiti a Resurrctio e conl’avvento della televisione, le scene si animano difumatori, uomini e donne, negli uffici, ristoranti,le case, i parchi, per strada, nei treni e nelle sta-zioni, perfino nei collegi femminili. Di questa“evoluzione” porto due esempi cronologica-mente significativi. Il primo, Treno Popolare, di

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Il Libro

Raffaello Matarazzo, è un film fascista del 1933.Racconta la storia dei viaggi in un treno di terzaclasse, organizzati dal regime per far conoscerealla classe lavoratrice italiana il proprio Paese,narrando, nello specifico, la cronaca di un viaggiotra Roma e Orvieto. I passeggeri, tutta genteonesta e sincera (ad esclusione di un marito don-naiolo) appartengono ad un’Italia rurale e sem-plice. Un paio di sigarette durante il viaggio, eancora qualcuna dopo il pranzo che i viaggiatorisi sono portati con loro. Un’assenza, quella dellasigaretta, che può essere interpretata come ilsegno di una sorta di frugalità della classe operaia“omologata” dal regime. I personaggi appaionofelici dei benefici che procura loro il regime, legite e gli sconti sui viaggi, e non hanno necessitàdi spendere le lire guadagnate con la loro faticasu un qualcosa di effimero come il tabacco. Ma di fatto, pur essendo rari i riferimenti in que-sto senso, molti fumavano, e fumavano tanto. Losi documenta in “In due si soffre meglio” di NunzioMalasomma (1943), in cui scopriamo che la fri-vola e borghese Giuliana fuma cinquanta siga-rette al giorno. E, pur se non “documentata” daimmagini, lo si deduce a volte dai dialoghi deifilm. In “Trenta secondi d’amore” di Mario Bonnard(1936) Piero (Nino Besozzi) è affascinato daGrazia (Elsa Merlini), sposata a un dentista.Quando Piero esce dall’ospedale, Grazia, che haimparato a guidare, lo travolge accidentalmente:Piero propone di scambiare il dovuto delle150,000 lire di danno con un bacio della duratadi trenta secondi. Offesa, Grazia esclama alla suafamiglia: “mi ha chiesto un bacio come se avesse chiestouna sigaretta!”, sottintendendone la estrema po-polarità. Un esempio simile, quello del direttoredel giornale in Stasera niente di nuovo di Mario Mat-toli (1942), il quale commenta al collega redattoreManti, dopo che questi ha scritto un articolo par-ticolarmente brillante, “Hai buttato giù l’articolocome se avessi fumato una sigaretta. Un capolavoro”.Anche nei film di Mario Camerini, altro nomedel cinema italiano tra le due guerre, il fumo as-surge ad abitudine diffusa e consolidata tra tuttele classi sociali, pur se in particolare tra gli uo-mini. Lo raccontano Ma non è una cosa seria(1936), un classico del genere “telefoni bianchi”,protagonista Vittorio De Sica nel ruolo del be-nestante Memmo Speranza, e Gli uomini, che ma-

scalzoni! (1932), una commedia romantica am-bientata a Milano con protagonisti ancora Vit-torio De Sica nel ruolo del meccanico/autistaBruno e Lia Franca nel ruolo di Mariuccia, ad-detta alle vendite in una boutique di lusso. Lapellicola, si può dire sia “avvolta dal fumo”. Ilpadre di Mariuccia, autista del pullmino del ci-mitero, fuma, così come il datore di lavoro diBruno, a dimostrare ancora la trasversalità delfumo rispetto alle classi sociali: e, a differenzadelle pellicole di Blasetti, si fuma molto nellescene corali. E’ circa a metà pellicola, che si re-cita la scena più significativa: Mariuccia con leamiche si intrattiene insieme ad un gruppo digiovani, che le invitano a seguirli nelle loro auto.Le ragazze vanno, solo Mariuccia è titubante, ri-fiuta ripetutamente l’offerta di uno di loro di ac-compagnarla a casa fino a quando non realizzache l’autista del giovane è proprio Bruno, con ilquale si sente ancora in collera per una prece-dente disavventura. Per ripicca, decide di accet-tare e sale in auto. Lì, il corteggiatore rivela lesue intenzioni, Mariuccia dichiara di non sentirsiin imbarazzo e, a dimostrazione di ciò, chiedeuna sigaretta, recitando il ruolo di ragazza eman-cipata, e la accende, con gesto civettuolo, tenen-dola tra le labbra e avvicinandola all’altra giàaccesa dell’uomo. A questo punto Bruno nonpuò sopportare oltre l’affronto: ferma l’auto,scende, si toglie la divisa da chauffeur e, accen-dendo anche lui una “bionda”, se ne va. Maanche Mariuccia scende dall’auto e segue Bruno,segnando così l’inizio della loro riconciliazione.Sigarette protagoniste anche ne Il Signor Max(1937). Fingendo di essere il benestante Max,Vittorio De Sica (nella realtà Gianni, venditoredi giornali) fuma “stravaganti” sigarette straniere,le Samos Export. Lauretta, la donna da lui cor-teggiata nella sua vera identità, lavora come do-mestica presso una signora dell’alta società, cheGianni frequenta come Max. Lauretta nota quelleparticolari sigarette che riconducono a Max, male nota di nuovo durante una serata con Gianni.Di fronte alle domande curiose della ragazzaGianni cerca di giustificarsi rispondendo chenormalmente non fuma quella marca: ma l’in-ganno dura poco, e infine Gianni sceglie la feli-cità con Lauretta. E, probabilmente, con unpacchetto di Nazionali.

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Eventi

n evento in grande stile ha salutato il“debutto” dell’ultimo “stortignaccolo”lavorato dalle sapienti mani delle siga-raie di Lucca e “firmato” Manifatture

Sigaro Toscano. E’ stato presentato il 20 settem-bre al MACRO Testaccio, il Museo d’Arte Con-temporanea di Roma, alla presenza di numerosiospiti e personalità del mondo delle Istituzioni,dell’imprenditoria, della politica, della cultura e delgiornalismo, il sigaro “Toscano Originale Millesi-mato”, un prodotto esclusivo e ad edizione limi-tata che pur ricordando il “Toscano Originale”,racchiude all’interno un ripieno semplicementeunico. Infatti, il Kentucky della Valtiberina e delTennessee viene sottoposto, dopo la prima fer-

mentazione in acqua, a una seconda fase di fer-mentazione, ma questa volta nelle botti di roveredel vino Rosso di Montalcino. Questa innovativa interazione, grazie alle micro-fermentazioni che attiva, esalta il gusto forte e de-ciso e le note intense tipiche del sigaro ToscanoOriginale. Ma non solo: il tabacco utilizzato è soloKentucky 2015, anno straordinariamente caldo nelquale è stato prodotto un tabacco eccezional-mente carico di profumi e sapori. Un Toscanod’annata, quindi, che qualifica uleriormente l’am-pia selezione a disposizione degli amatori, comespiegato in occasione dell’evento romano dal Pre-sidente di Manifatture Sigaro Toscano Aurelio Re-gina. “Siamo molto orgogliosi di questo nuovo sigaro

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Grande festa a Roma per il nuovo sigaro di Manifatture Sigaro Toscano Pi

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Eventi

Toscano - ha affermatoil Presidente -. E’ un si-garo che nasce dalla sele-zione del raccolto del 2015,ecco perché ‘millesimato’,proprio come gli spumantiprodotti con vini di unasingola annata. Come tuttii nostri sigari più pregiati èfatto a mano dalle sigaraiedi Lucca e il particolareprocesso di fermentazionegli conferisce un carattereforte ma dal gusto naturale”. “Con questo prodotto - hadichiarato Gaetano Maccaferri, Presidente del-l’omonimo gruppo industriale che controlla Ma-nifatture Sigaro Toscano - celebriamo due eccellenzeitaliane. Mst ci sta dando grandi soddisfazioni: il fatturatoin continua crescita indica che stiamo andando nella giustadirezione e speriamo, con questo ultimo arrivato, non solodi stupire i clienti affezionati al sigaro Toscano, ma di con-quistarne nuovi”.

BACCO, TABACCO ED ARTENon c’è dubbio che il “millesimato” incontrerà ilfavore degli appassionati: potente ed equilibrato,in esso il gusto appagante e saziante del tabaccoKentucky si abbina ad una aromaticità decisa, dalsapore tendente al dolce ma con positive noteamare e con sentori speziati e tostati che richia-mano i frutti di bosco e il legno aromatico e i sen-tori tipici del vino rosso. Queste, le sue carattertistiche: forma bitroncoco-nica, riepino Kentucky nazionale e nordameri-cano, fascia Kentucky nordamericano,essiccazione a fuoco, fermentazione lunga. La ele-gante confezione di vendita è costituita da un car-tonato contenente un cofanetto ligneo cherichiama le coste delle doghe di una botte,all’it-

nerno del quale tre si-gari sono adagiati su unalloggiamento in legnosagomato, completa-mente estraibile. “Bacco e Tabacco”,quindi, insieme adunire due eccellenzedella migliore tradi-zione italiana, quali ilsigaro Toscano e ilrosso di Montalcino.Un ulteriore successo

per Mst, società che comprende 250 coltivatori,dal Veneto alla Campania, un centro di raccoltaa Foiano della Chiana (Arezzo), due manifatture,a Lucca e a Cava dei Tirreni (Salerno) e 400 di-pendenti. Nel 2016 ha prodotto 192 milioni disigari, per un fatturato di oltre 102 milioni dieuro, di cui 23 milioni esportati in 52 Paesi nelmondo. Quest’anno la produzione di Toscanodovrebbe superare nel complesso i 200 milionidi sigari, di cui 37 milioni di pezzi esportati in 70Paesi nel mondo, con la new entry Turchia. E ilgiro d’affari è atteso in ulteriore crescita, oltrequota 105 milioni. La serata dedicata al Toscano Originale Millesi-mato ha proposto anche la preview della mostra“Segnali di Fumo”, promossa dalla FondazioneMaccaferri in collaborazione con la FondazioneGiuliani e curata da Adrienne Drake e LorenzoBenedetti. In mostra nove artisti – Cyprian Gail-lard, Laurent Grasso, Paolo Icaro, Ann VeronicaJanssens, Giovanni Ozzola, Claudio Parmiggiani,Reynold Reynolds, Gavin Turk e Pae White –con una selezione di oltre tredici opere di grandidimensioni, fra cui installazioni site specific e am-bientali, incentrate sul tema del fumo come statoalternativo di percezione della realtà. Gli artisti

hanno scelto di utilizzare il fumo come me-todo di creazione, strumento attraverso cuileggere e osservare il mondo, elemento per-cettivo per offrire nuove prospettive artisti-che, consentendo di cogliere diverseangolazioni da cui appunto percepire laluce, l’immagine, l’oggetto e il suono: cosìin alcuni casi il fumo è il paesaggio, in altriuna modalità di percezione, in altri ancoraun luogo di situazioni evocative.

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Cronaca

ncora i depositi di tabacco nel mirinodei malviventi. L’ennesimo attacco haquesta volta colpito il magazzino di Ro-vigo, gestito da Paolo Gallana.

Il furto è avvenuto sabato 2 settembre intorno alle20.30. Almeno tre individui hanno forzato il can-cello esterno, successivamente si sono avvicinatial portone di carico ed hanno provveduto ad in-debolire, tramite l’utilizzo di un flessibile, la sbarraesterna di protezione. Infine hanno sfondato ilportone con un furgone ed in un paio di minutihanno caricato circa 25 scatole per poi dileguarsi.Il valore del furto è di circa 60000 euro.“Quando è scattato l’allarme è arrivata prontamente una vo-lante della polizia e successivamente siamo arrivati io e miofratello ma ormai non c’era più traccia dei ladri”, raccontaGallana. “E’ il primo furto che subiamo anche in considera-zione del fatto che ci siamo trasferiti in questo nuovo sito sola-mente nel maggio di quest’anno. Le Forze dell’Ordine ci hannocomunicato che solo pochi giorni prima era stato preso di miraun altro deposito a Grottammare con modalità simili”.Una cronaca che si ripete purtroppo con frequenzae che mantiene alta l’attenzione su un fenomeno di

particolare gravità. I furti ai depositi, così come gliassalti ai furgoni di trasporto del tabacco, rappre-sentano una pericolosa deriva oltre che un gravedanno per l’attività dei gestori, sempre più espostie a rischio nello svolgimento della loro attività. At-tività che rappresenta un servizio svolto con effi-cienza e professionalità, che necessita la massimaattenzione e tutela.

Assalto al Deposito di Rovigo:furto di sigarette per 60.000 euro

Assalto al Deposito di Rovigo:furto di sigarette per 60.000 euro

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lfonso Culin è un “montanaro”, schivoe di poche parole, ma volenteroso egrande lavoratore. E’ cresciuto insiemealla sorella Elisabetta tra i tabacchi del

magazzino già gestito dal papà Emilio, per ben 52anni, dal 1959 al 2011, alla guida del deposito diBolzano. Per l’esattezza, l’attività è passata già nel2008 alla società Livezia, che ha come responsabilii figli del signor Emilio, Alfonso ed Elisabetta, mafino al 2011 Emilio ha continuato nell’attività, fin-ché a causa di un grave problema alla vista ha do-vuto rassegnarsi alla meritata pensione.Dal 1995, e dopo ben cinque traslochi con carichipratici ed economici non indifferenti, l’alloraDFL, oggi TP, ha sede nella nuova zona commer-ciale di Bolzano sud, facilmente raggiungibile e

praticabile sia per il ricevimento dei generi che peri clienti che ritirano personalmente i tabacchi. Ilfabbricato dove è ubicato il magazzino è di re-cente costruzione, appositamente progettato erealizzato allo scopo di ottimizzare il servizio allaclientela e di garantire l’attività di carico e scaricodella merce in sicurezza ed efficienza. Lo stabile èinfatti dotato di parcheggio antistante, piano mo-bile di carico e scarico, montacarichi e sistemi diallarme e videosorveglianza in ottemperanza alledisposizioni vigenti per l’attività svolta.E’ davvero una lunga storia di famiglia, che si av-vicina a compiere 60 anni di attività e che ha vis-suto trasformazioni e cambiamenti: duegenerazioni di gestione che hanno visto il passag-gio dal sistema in regime di monopolio all’attuale

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Lassù sulle montagneTP di Bolzano: distribuzione completa ed efficiente da parte dei Fratelli Alfonso ed Elisabetta Culin

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coordinato da Logista. “Il cambiamento certo non èstato facile ed indolore. L’attuale sistema ha imposto nuoviruoli nei quali rivenditori e distributore hanno dovuto im-parare a riconoscersi stabilendo nuovi equilibri”, osservaCulin. “Il Transit Point è stata una scelta ‘obbligata’ cheha contratto ulteriormente gli introiti, ma anche ridotto lamole di lavoro, anche se non è cambiato l’impegno di tempolavorativo per svolgere le attività. Sono aumentate notevol-mente le richieste urgenti, e poi ci sono tutte le attività ac-cessorie... sventagliamento colli, annullamento fatture,contatto dei clienti per attività inerenti al commerciale, eancora ci sono sempre le incombenze straordinarie vedi ri-tiro prodotti TPD ed altro ancora. Il bilancio della nostrasocietà ha indubbiamente risentito dei tagli economici dovutialla diminuzione dei corrispettivi; peraltro non è stato digrande giovamento nemmeno il nuovo servizio di trasportoche si è aggiunto a quella che costituiva l’attività primariae cioè la distribuzione diretta del tabacco. Le tariffe stabilitein misura fissa dal fornitore (Logista S.P.A.) e non com-misurate alla distanza impediscono al distributore di equi-librare i corrispettivi per il servizio di consegna dove lerivendite più vicine meriterebbero costi minori rispetto a ri-vendite più lontane e difficili da raggiungere”. Oltre alle rivendite cittadine, infatti, quelle servitedal magazzino di Bolzano si trovano dislocate peroltre il 73% su un territorio esteso tra la Val diNon, Val Venosta, Val Passiria, Val Senales, ValMartello, Val d’Ultimo, Val Sarentino, Val d’Isarcoe Val D’Ega, con tutti i disagi che ciò comporta,specie nel periodo invernale in cui sono frequentineve e ghiaccio. La distanza dal magazzino di al-

cune tabaccherie è di oltre 100 chi-lometri, con dislivelli che superanoi 1.800 metri. “Nonostante tutto”,sottolinea Culin, “abbiamo accettatola sfida e continuiamo a gestire l’attivitàal meglio delle nostre capacità”. Gli or-dini sono gestiti dal sistema WMS,“efficiente e valido, con la sola criticità dinon avere un terminale di riserva”.La gestione familiare è coadiuvatada tre dipendenti, Ugo (marito diElisabetta), Giancarlo e Roberto.300 sono le rivendite servite daldeposito, “non soggette”, spiega Al-fonso Culin, “a rilevanti variazioninei prelievi, anche in virtù del fatto chela città ed i dintorni sono zone di turismosia invernale che estivo. E i rapporti con

i nostri tabaccai sono sempre stati buoni, di reciproco ri-spetto e collaborazione, infatti questo DFL si è sempre di-mostrato disponibile ad ogni richiesta dei clienti seconsentita dalle disposizioni”.Nella storia dell’attuale TP altoatesino, anche ilbrutto episodio di una rapina a mano armatamessa a segno ad un mese dall’installazione del si-stema di videosorveglianza, “un’esperienza che si con-cluse senza gravi conseguenze fisiche per le persone, ma conpesanti ripercussioni a livello psicologico. E anche se i mal-viventi furono in parte arrestati, ovviamente della refur-tiva... nessuna traccia”.Molto impegno, da parte della “squadra” di Bol-zano, anche per i prodotti extra-tabacco. Terzia,racconta il gestore, ha rappresentato una novitàche ha portato ottimi risultati, convinto comunqueche “potrebbero migliorare se i prezzi del listino fosseroconcorrenziali con gli altri distributori” e che “grazie allanostra rete distributiva, Terzia potrebbe sbaragliare qual-siasi concorrente con prezzi migliori”. E’ giudicato in-vece un po’ eccessivo l’impegno richiesto a frontedei compensi riconosciuti, ed “invasivo” l’accen-tramento della distribuzione che la dirigenza hacome obiettivo, limite alla possibilità di commer-cializzare al meglio i prodotti. Nel complesso, unavalutazione positiva di una “grande opportunità dasfruttare ed incentivare, magari con qualche riconoscimentoeconomico in più ed una maggiore sinergia e collaborazioneche dia spazio all’ascolto, oltre che al consiglio, sulla gestionedella catena clienti/magazzino/dipendenti...”. “E’ lastrada giusta – continua Culin – anche se ritengo do-

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vrebbero essere riviste alcune scelte. Ad esempio, sarebbepiù opportuno aumentare, invece che contrarre, i prodottia listino: se il tabacco scende tendenzialmente, scenderannoanche i prodotti ad esso connessi, mentre potrebbero averesorte diversa le altre referenze, non direttamente legate allafiliera del tabacco. Il prossimo listino dovrebbe essere mag-giormente diversificato, noi confidiamo in questo”.E più che positiva è anche la valutazione del rap-porto con l’Associazione. “Il rapporto con AGE-MOS è sempre stato ottimo. E’ una struttura vitale, espero che continui a salvaguardare gli interessi di tutti.Confrontarsi con potenti multinazionali non è senz’altrosemplice, impossibile resistere alle loro azioni impositive ericattatorie da soli: per questo l’Associazione è impor-tante”, conclude Culin.

LA RIVENDITA DI FRAU PATRIZIANEL CENTRO STORICO DI APPIANO

PRECISIONE TEDESCA MA GENTILEZZA E CORDIALITA’

TUTTE ITALIANELa rivendita numero 7 ad Appiano (a 12 km daBolzano), centro famoso per le Vie del Vino (quisi producono ottimi bianchi Chardonnay e Sauvi-gnon, ma anche raffinati rossi Cabernet, Pinot,Schiava), è gestita dalla signora Patrizia Schwarzerinsieme al marito Erich e ad alcuni collaboratori.La tabaccheria, luogo di incontro e di saluto per i13 mila abitanti della città, è molto grande e spa-ziosa, è edicola, libreria e con scaffali pieni di beigiocattoli in legno. La signora Schwarzer, pur diorigini tedesche, ci tiene a difendere la sua “italia-nità”. “Ho fatto tutte le scuole italiane, pur vi-gendo da noi la possibilità di bilinguismo”,racconta. “Si, conosco perfettamente il tedesco, ma sonoorgogliosa di parlare bene l’italiano!” E difatti conver-sando con lei si scopre che non ha accento tede-sco e che il suo italiano scorre benissimo. Unadonna bella e simpatica con cui è piacevole chiac-chierare, che ci racconta così della sua scelta pro-fessionale e delle caratteristiche del suo lavoro.“Sono entrata nell’azienda di famiglia nel 1979 per casoe per necessità perché a quel tempo la prozia che lo gestivaera già avanti negli anni e c’era quindi bisogno di un cam-bio generazionale. Il mio mestiere è davvero vario, ho a chefare con il pubblico con cui ho un dialogo giornaliero, con ivari rappresentanti che vengono e vanno, e non per ultimol’impegno grande di una gestione quotidiana di tutte leadempienze necessarie. Per mia fortuna mio marito mi so-

stiene in questa attività... data la mole di lavoro direi cheè la mia colonna, oggi più di prima: negli anni il lavoro èdiventato più difficile e la burocrazia è aumentata notevol-mente... Una volta c’era più tempo per poterti intrattenerecon il pubblico, ora purtroppo ne rimane molto poco...”. La rivendita di Appiano muove una media di 60-65 chilogrammi a settimana di tabacco, in calo neimesi invernali, non avendo Appiano una stagionesciistica. Il turismo qui inizia a Pasqua e terminaalla fine di ottobre: allora si registra un aumentodi avventori, in particolare stranieri, che acqui-stano tabacco a minor prezzo rispetto al loroPaese, e ai quali la signora Patrizia non manca difar trovare le “bionde” preferite. Sigarette “re-gine”, ma buon trend di vendite anche per il ta-bacco sciolto, “molto diffuso tra i più giovani”, spiegala signora Schwarzer. La quale ha parole di grandeapprezzamento per i gestori del TP di Bolzano.“Un lungo rapporto con il deposito tabacchi... Alfonso edElisabetta, così come prima i loro genitori, lo gestiscono inmodo eccezionale, sempre molto cordiali e disponibili per lasoluzione di eventuali problematiche così come lo sono i lorocollaboratori. Distiamo pochi chilometri dal magazzino,così a volte provvediamo personamelmente al ritiro dellamerce, a volte la richiediamo a domicilio... E non solo ta-bacco, da loro mi rifornisco anche di prodotti diversi”, con-clude Patrizia. Che ci rivela una sua secondaattività, quella di imprenditore agricolo, quale con-titolare di un’azienda lasciata in eredità dal padre,dove si coltiva frutta della Val d’Adige, in partico-lare mele e uva: un grande impegno, conciliare dueruoli con tanta efficienza. Il segreto? “Se non avessimio marito Erich avrei dovuto fare a suo tempo una sceltache non sarebbe stata facile. Devo a lui questa tranquillitànel lavoro e nella nostra vita”, confida.

I tabaccai Patrizia ed Erich Schwarzer

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Sgominata la “banda del tabacco” inCampaniaAl termine di una lunga attività di indagine co-ordinata dalla Procura della Repubblica di SantaMaria Capua Vetere e condotta dalla Polstrada diNapoli, gli agenti hanno arrestato 10 persone, dicui 5 sono finite in carcere e altrettante agli arre-sti domiciliari. Queste sono ritenute dal GIP responsabili di as-sociazione a delinquere finalizzata alla commis-sione di rapine a mezzi industriali effettuate conarmi e sequestro di persona ai danni del traspor-tatore. Hanno compiuto infatti nell’arco degli ul-timi anni numerose rapine nell’area diMarcianise, colpendo autoarticolati che traspor-tavano tabacchi del monopolio di Stato per unvalore (per ognuno dei tir) superiore ai due mi-lioni di euro. Come hanno dimostrato le indaginiil gruppo, composto da pluripregiudicati, riu-sciva a rapinare mezzi così grandi e dotati di an-tifurto satellitare grazie ad una perfettaorganizzazione di uomini e mezzi e ad unmodus operandi fisso, la cui esistenza è testimo-niata dalle intercettazioni, dai video e dalle di-chiarazioni delle vittime.

Il sodalizio criminale utilizzava come basi due ga-rage di proprietà di Salvatore e Raffaele Truglio. Irapinatori lasciavano lì le proprie auto, per poi re-cuperarle dopo il colpo, e salivano sugli autoarti-colati. Nei garage veniva portata anche la refurtivache poi veniva venduta fraudolentemente.I tir guidati dai rapinatori si posizionavano al-l’uscita autostradale di Caserta Sud, nei pressidel sottopassaggio che conduce al centro com-merciale Campania e dove solitamente passanoi tir che trasportano sigarette. La banda appenapossibile bloccava la strada all’autotrasportatore,due o tre di loro lo assalivano armati di pistolae lo legavano con fascette da elettricista e poi simettevano alla guida del camion fino a raggiun-gere un luogo isolato dove, dopo aver disattivatoi sistemi di allarme, avveniva il trasferimentodella merce sui mezzi dei criminali. I rapinatoristudiavano tutto nel dettaglio e lasciavano inauto i propri cellulari per sostituirli con altreutenze telefoniche. In due occasioni la poliziaera già riuscita ad evitare che i colpi andasseroin porto: nell’ottobre 2015 una rapina del tuttoanaloga veniva effettuata ai danni di un camio-nista spagnolo, ma gli agenti, proprio monito-rando le utenze e seguendo alcune autovetture,erano riusciti a recuperare il carico e sequestrarealcuni jammer usati per disattivare l’allarme sa-tellitare.

Prescrizione all’orizzonte per l’ope-razione “Crna Gora”Chi si ricorda di Sandro Cuomo, noto contrab-bandiere di sigarette? Ricordare non è facilis-simo, anche perchè il gruppo di lavoro storicodella Dia, la Direzione Investigativa Antimafia,

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News

che alla fine degli anni Novanta si occupò dellapiù importante delle inchieste sul “traffico dibionde”, l’operazione “Crna Gora”, si è dissolto.Molti hanno consegnato pistola e tesserino per-ché sono andati in pensione: dall’inizio delle in-dagini tra un po’ saranno trascorsi vent’anni. Enel 2021 gran parte dei reati finiranno in prescri-zione, compresi quelli commessi dall’ala militaredell’organizzazione. I cento faldoni che rico-struiscono la “guerra delle sigarette”, mesi di in-dagini, appostamenti, notti insonni, missioniall’estero, inseguimenti in mare, speronamenti difuoristrada corazzati, sequestri di soldi e spara-torie, rischiano di trasformarsi in carta straccia.“Arthema”, lo yacht da mille e una notte lungo30 metri di Gerardo Cuomo, l’uomo consideratodall’accusa uno dei “re delle bionde” che bevevachampagne con banchieri e giudici, è ormeg-giato a Taranto. Lo ha in custodia la Guardia diFinanza che non è mai riuscita ad utilizzarlo per-ché solo per metterlo in moto servono ognivolta 25mila euro di benzina. Che nessuno ha adisposizione. La Ferrari fiammante sequestrataa Perugia al collaboratore di giustizia è in custo-dia giudiziaria dal 1996. Lo Stato continua a pa-gare quotidianamente. Se qualcuno la volesserimettere in moto servirebbero 20mila euro. Poici sono i soldi. Sequestrati e confiscati. La diffe-renza non è di poco conto: i primi saranno re-stituiti con gli interessi; i secondi no. Ogni tantoarriva una lettera da un paradiso fiscale: “Scu-sate, ma di questi 5 milioni di dollari, dopovent’anni, ci fate capire cosa dobbiamo fare?”.E gli imputati? C’è chi è morto, non per causenaturali, chi non ha mai smesso di essere un li-bero cittadino, chi è stato processato. La frega-tura l’anno presa quelli che hanno scelto il ritoabbreviato e il patteggiamento. Gli unici ad es-sere stati condannati: in Italia è sempre megliooptare per il giudizio. Che potrebbe anche nonarrivare mai. Le udienze vanno avanti tra corted’Assise, corte d’Assise d’Appello, corte di Cas-sazione, tra rinvii e slittamenti tecnici: è difficiletrovare ancora un giudice compatibile dopotutto questo tempo. Qualcuno cioè che non sisia espresso con un giudizio, un provvedimento,una sentenza. Ci sono state assoluzioni in primo

grado e sentenze ribaltate in Appello. Insomma,lo Stato non riesce a giudicare in maniera defi-nitiva. E bisognerebbe anche chiedersi che sensoha parlare di certezza della pena quando haicommesso un reato e avevi 20 anni e l’eventualecondanna ti può arrivare quando di anni nei hai40. Magari hai cambiato completamente vita.Anche se - come dice un investigatore - il lattaiovenderà sempre il latte.

Sentenza della Corte di Giustizia Ce21.09.2016La battaglia sulla libera concorrenza e sulla li-bera circolazione delle merci registra semprepiù spesso – nelle aule lussemburghesi dellaCorte di Giustizia europea - lo spostamentodella linea del fronte sul versante del tabacco.La questione giusta più di recente all’attenzionedei giudici comunitari ha riguardato il quesitose uno Stato membro, fissando dei limiti alprezzo minimo di vendita dei prodotti derivantidal tabacco, possa arrivare a falsare la concor-renza ne mercato interno o addirittura ostaco-lare la libera circolazione di tali prodottinell’Unione europea, dando luogo a trattamentidifferenti (e quindi non imparziali) tra opera-tori dello stesso settore. La sentenza della sestasezione della Corte lussemburghese (causa C-221/15) chiarisce agli Stati membri che, fermorestando l’obbligo di lasciare liberi i produttorie gli importatori nella fissazione del prezzomassimo di vendita dei prodotti derivanti daltabacco, gli Stati hanno comunque la possibilitàdi frenare i ribassi. Nel caso specifico, la vi-cenda prende le mosse da un rinvio pregiudi-ziale operato dalla Corte d’appello di Bruxellesin merito all’articolo 15 paragrafo 1 della diret-tiva comunitaria 64/2011 che prevede appuntola libera determinazione da parte dei produttorie degli importatori dei prezzi massimi di ven-dita al dettaglio dei prodotti da fumo. La do-manda posta alla Corte è: il divieto per gli Statimembri di aumentare i prezzi oltre il tetto fis-sato dai produttori impedisce implicitamenteagli stati di frenare anche un ribasso eccessivodei prezzi? Secondo i giudici comunitari la ri-sposta è negativa. Il pregio della sentenza è

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nella chiarezza dell’esposizione delle finalitànormative: “La normativa dell’Unione in materiadi tassazione dei prodotti del tabacco deve garantire ilcorretto funzionamento del mercato interno e, al con-tempo, un livello elevato di protezione della salute. Unodegli obiettivi del Trattato è preservare una unione eco-nomica che presenti caratteristiche analoghe a quelle diun mercato interno in cui ci sia una sana concorrenza.La realizzazione di tale obiettivo nel settore dei tabac-chi lavorati presuppone la applicazione, negli statimembri, di accise sui prodotti di tale settore che nonfalsino le condizioni di concorrenza e non ostacolino lalibera circolazione nell’Unione”. Segue poi il ri-chiamo al citato articolo 15, paragrafo 1 delladirettiva sotto esame: “I produttori o, se del caso, iloro rappresentanti o mandatari nell’Unione, nonchégli importatori di tabacco da Paesi terzi stabilisconoliberamente i prezzi massimi di vendita al minuto diciascuno dei loro prodotti per ciascuno Stato membroin cui sono destinati ad essere immessi in consumo. Ilprimo comma non osta, tuttavia, all’applicazione dellelegislazioni nazionali su controllo del livello dei prezzio sulla osservanza dei prezzi imposti, sempreché sianocompatibili con la normativa dell’Unione”. L’obiet-tivo dell’articolo citato deve essere interpretatoalla luce della finalità di garantire effettiva-

mente il libero gioco della concorrenza. Nonosta ad una normativa nazionale (quella belga,nel caso in esame) che vieta ai venditori al det-taglio di vendere prodotti del tabacco ad unprezzo unitario inferiore al prezzo che il pro-duttore o l’importatore ha indicato sul bollo fi-scale apposto a tale prodotti, nei limiti in cuitale prezzo sia stato fissato liberamente dalproduttore o dall’importatore. Per la Cortequindi la normativa belga non si scontra né conl’articolo 15 citato della direttiva 64/2011 nécon l’articolo 34 del Trattato costitutivo del-l’Unione, che vieta le restrizioni quantitativeall’importazione e tutte le misure di effettoequivalente tra gli Stati membri, né infine conl’articolo 101 dello stesso Trattato, relativo adaccordi tra fornitori e venditori al dettaglio.

Il tabacco nella storia d’Italia: il bellibro di Stefano LevatiRaccontare lo sviluppo e la diffusione del ta-bacco nella nostra penisola, accompagnando lanarrazione con uno sguardo competente ed ap-passionato sulle vicende storiche sullo sfondo.Davvero particolare questa “Storia del tabacconell’Italia moderna, secoli XVII-XIX” dellostorico lombardo Stefano Levati, docente distoria moderna e storia culturale dell’età mo-derna presso la Università Statale di Milano,fresca uscita per i tipi dell’editore Viella. Levatielabora un affresco dello diffusione del tabacconei diversi Stati in cui si articolava tra il Cin-quecento e l’Ottocento lo Stivale: a partire dallamoda americana recepita dalle classi nobili finoalla fama popolare della nicotiana quale erbamagica in grado di offrire rimedi ai mali che inquei secoli affliggevano la popolazione. Il testoracconta del progressivo passaggio dal tabaccoda masticare e sniffare al tabacco da fumo, se-guendo la nascita delle prime fabbriche e ma-nifatture e delle Privative, le antesignane delMonopolio statale. Interessante in particolarela parte dedicata ai diversi modi con cui gli Statipreunitari hanno cercato di regolamentare i fe-nomeni illegali (contrabbando, accaparra-mento) legati al tabacco. Passano i secoli, ma iproblemi purtroppo tendono a rimanere sem-pre gli stessi.

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Non potrò mai considerarmi una non fumatrice, perchètrovo che i fumatori siano sempre le persone piùinteressanti sedute intorno al tavolo.(Michelle Pfei�er)

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omini e donne incompiuti, angeli eva-nescenti e “vuoti” e angeli prigionieri,Madonne ieratiche ed eleganti. Opereche raccontano un percorso intimo e

doloroso, un viaggio e un desiderio di speranza,in una sintesi estetica suggestiva e coinvolgenteche rivela tutto il talento e la sensibilità artisticadel loro Autore. Siamo ad Arezzo dove, nella partepiù alta della città, le possenti mura cinquecente-sche della Fortezza medicea disegnata da Giulianoe Antonio da Sangallo accolgono, quasi ad esserela loro sede naturale, le sculture e i disegni di UgoRiva, artista bergamasco di fama internazionale edalla intensa carriera. Fino al 7 gennaio prossimo,

lo scenario unico del forte rinascimentale ospitala mostra “La porta dell’Angelo”, in tutto 30 operefrutto di tecniche raffinate di abbinamento e con-trasto tra diversi materiali come terracotta ebronzo, in una simbiosi tra religioso e laico checolpisce per significati e bellezza. Un titolo che èun omaggio all’Angelo che, custodito oggi nelMuseo di arte medievale e moderna della città to-scana, sormontava la porta della Fortezza che siapriva verso nord.E’ un’umanità dolente e tormentata, quella cheRiva offre alla sensibilità del visitatore, che nonpuò fare a meno di interrogarsi su quelle figureraffinate ma mutilate, sui quei corpi dolenti in

“...Sono uscite quasi senza fatica, come se da tempo aspettassero che aprissi loro la porta. Le sentivo premere, di tanto in tanto facevano capolino con discrezione...”

“Fare scultura è cosa complessa. La parola, aggiunta alla forma,aiuta a conoscerla meglio, per comprenderne il tutto.”

(Ugo Riva)

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Fino al 7 Gennaio nella Fortezza Medicea di Arezzo

“La porta dell’angelo”: nei bronzi e nelle terrecotte di Ugo Riva

i tormenti e le speranze dell’uomo

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cerca di fuga dalla gabbia dei propri affanni, in-tuire l’anelito all’eternità nelle forme snelle ecave, proprio a sottlinearne l’immaterialità,degli angeli acefali, e allo stesso tempo ritro-vare serenità davanti alle maternità in terracottapolicroma, aggraziate ed allungate, classichenella loro bellezza ma troppo distanti dai lorobambini. Ed è l’angelo a condurci, attraverso lasua porta, in questo percorso: “Ugo Riva lo rap-presenta come uno stato d’animo che ci innalza. Unvento della forma. Le ali della nostra stessa anima”,ha detto Vittorio Sgarbi, curatore della mostraaretina.

LA SCULTURA DELLA FRAGILITA’E’ una storia artistica importante, quella di UgoRiva. Si forma a partire dalla seconda metà deglianni Settanta quando, dopo una breve espe-rienza pittorica, Riva matura la scelta di dedicarsiesclusivamente alla scultura frequentando la bot-tega di Tarcisio Brugnetti. La sua opera, in que-sto periodo giovanile, è vicina alle istanzeespressionistiche, dalle quali in seguito, nel corsodegli anni Ottanta, si allontanerà in favore di unapprofondito studio e recupero della classicitàintesa non come maniera bensì come sorgenteviva da cui attingere emozioni e sentimenti da

rivivere. Nel corso deglianni Novanta ha note-volmente diradato, nelleopere, i riferimenti allamitologia e alla lettera-tura del mondo classico,ma anche nel raccontarela contemporaneità lasua attenzione si è sem-pre rivolta ai sentimentie alle pulsioni che dise-gnano il contorno stessodi una vita umana. L’oggidiventa l’oggetto del suointeresse e nel raccon-tarlo la sua attenzione èsempre rivolta ai senti-menti e alle pulsioni chedisegnano il contorno diuna vita umana piena-mente vissuta. È perquesto che egli rappre-senta l’amore nelle sueinfinite dimensioni: lasensualità, la maternità,l’angosciante solitudinedel singolo. Sin dall’ini-zio della sua carriera spe-rimenta diversi materiali,dal cemento alla pietra,dal marmo al legno, masarà con l’argilla che in-contrerà maggiore affi-nità. Questo materiale

Madonna dell'Ascolto

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grazie alla sua malleabilità gli consentirà di rap-presentare i segni, le vibrazioni e le passioni deisoggetti che ispirano le sue sculture. Con i suoisoggetti e con la sua “scultura della fragilità”Riva cerca di registrare il clima di inquietudine econtraddizione in cui vive l’uomo contempora-neo, sospeso tra l’affermazione di se stesso e ilsentimento della morte. La mostra “La porta dell’Angelo”, curata da Vit-torio Sgarbi, è organizzata dal Comune diArezzo. Main sponsor Estra SpA con il contri-buto di Coingas.

Ugo Riva - “La porta dell’Angelo”Arezzo, Fortezza medicea, fino al 7 gennaio 2018Ingresso liberoOrario: dal martedì alla domenica e festivi, dalle ore 10.00alle ore 14.00 (ultimo ingresso alle ore 13.30) e dalle ore 16.00alle 21.00 (ultimo ingresso alle ore 20.30)

Grande anima. bronzo e ferro 2005 verso

Risorgerò. ferro terracotta plastica 2015

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Mala tempora currunt

Che il Codacons sia diventata un’associazione molto po-tente nessuno ormai lo può più negare, ma chi poteva maiimmaginare che arrivasse a convincere il pur severo giudiceFurio Censo Pippone ad emettere un mandato di cattura nei

confronti di Hugo Pratt?Il clamoroso arresto è stato eseguito questa notte dagli uomini del nucleo “Dagli agli

Untori”, capitanato dal celeberrimo Capitano Uncino. Le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nell’attuale resi-denza del Pratt in via della Libertà, snc, in località “Paradiso dei dannati”. In realtà si è trattata di una vera e propriaretata, in quanto il blitz ha permesso di catturare famosi latitanti ricercati da tempo, alcuni addirittura da “secoli”.Il famoso fumettista è sembrato molto sorpreso, ma non ha opposto resistenza. L’accusa è molto grave. Si imputaa Pratt di aver istigato i lettori di Corto Maltese a pratiche lascive e pericolose, specialmente per i giovani, comequella di fumare. Lo stesso Corto Maltese è stato denunciato a piede libero per concorso esterno in associazione“fumosa”. Una folla minacciosa si è subito radunata intorno alle “volanti” volate sul posto e sembra, dalle primenotizie trapelate da lassù, che abbia cercato di ostacolare le operazioni delle forze dell’ordine. Tra questi sono statinotati pericolosi personaggi, del cinema, della letteratura e della storia che dalla loro dipartita vivono lì.Una delegazione composta dal commissario Maigret, da Humphrey Bogart e dal commissario Basettoni, tra i fermatinel blitz, ha chiesto ed ottenuto di essere ricevuta per protestare contro questa decisione. Ci colleghiamo in direttacon l’onorevole Marco Pannella, sfuggito miracolosamente alla cattura, che ci parla da un luogo segreto. Ciao Marcoci puoi descrivere cosa sta succedendo? “Guarda sono cose da pazzi, sono qui con Mario Soldati ed Ernest Hemingway della direzione della sezione Paradiso del circolo ‘Fumoe Libertà’ e ci stiamo attivando per rispondere a quest’abuso. All’inizio abbiamo pensato ad uno scherzo, fidando sul fatto che il paradossoe l’ironia siano sempre state le armi più efficaci per combattere e sconfiggere le ottusità che periodicamente oscurano le menti. Adesso però cistiamo chiedendo seriamente cosa sta succedendo sulla terra perché da qui sopra non riusciamo proprio più a capire se è colpa di un virusepidemico che ha spento le intelligenze oppure una grave forma degenerativa ed irreversibile. Stiamo aspettando l’arrivo di Sandro Pertini eMarlene Dietrich ma siamo molto preoccupati perché non abbiamo più notizie di Audrey Hepburn, Oscar Wilde e di Cavallo Pazzo. Per-mettetemi ora di leggervi alcuni messaggi che ci sono pervenuti nelle ultime ore appena si è diffusa la notizia di quello che stava accadendo:‘Il fumo ha da sempre rappresentato l’espressione di una civiltà raffinata, questo attacco è il segnale di un declino chesta per abbattersi su di noi e foriero di pericolosi scenari futuri’ - Thomas Mann da La Montagna Incantata. ‘Quandoil dolore opprime, io fumo, come un camino dove si prepara la cena per chi ritorna dai campi’ - Charles Baudelaire daI Fiori del Male. ‘Il vizio esisterà finché esisteranno gli uomini’ – Tacito. Ed infine per chiudere questo primo collegamento viinvio anche questa, giunta da fonte anonima e che meglio di tutte risponde all’oscurantismo di una società che vuole controllare ogni momentodella nostra vita, censurando non solo il presente ma addirittura anche il passato. Dovremmo riderne a crepapelle, se solo avessimo la forzamorale per farlo, invece sembra che questi i tristi figuri trovino sempre più consensi. ‘Fumo perché mi piace, perché mi rilassa eperché innanzitutto mi fa scappare da una realtà che mi opprime’”.Grazie Marco e a presto. Ed ora le Ultime notizie. Il Codacons, ha chiesto la sospensione da tutte le attività pubblichee sportive dell’allenatore del Napoli calcio Maurizio Sarri, accusandolo di essere l’artefice non solo di istigazione alfumo ma anche della crescita del contrabbando in città. La notizia ha suscitato immediate proteste tra i tifosi e cosìsono apparsi, nei vicoli del centro storico i primi striscioni di protesta. In uno, che fa riferimento anche alla recenteiniziativa dell’associazione di Carlo Rienzi sui vaccini, si legge a caratteri cubitali: “Ne’... !!! ma ch’e vaccin’o sa fatt’oRienzi???”.Grazie Napoli che ci apri, come al solito, quando tutto si fa buio, uno spiraglio di luce e di speranza.

di Ciro CannavacciuoloCiro... del Mondo

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