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Napoli: una città in “movimento” Sviluppo e partecipazione per la Napoli che vogliamo PROGRAMMA

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Napoli: una città in “movimento”

Sviluppo e partecipazione per la Napoli che vogliamo

PROGRAMMA

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Sommario Premessa 5 1. Un percorso unico: dal “fatto” al “da farsi” 6 2. Democrazia e partecipazione le nuove municipalità e le pari opportunità 8 3. Legalità e serenità dei cittadini 12 4. Il Piano Strategico 15 5. Le regole per l’organizzazione del territorio 21 6. Una amministrazione pubblica efficiente e trasparente 27 7. Le risorse per lo sviluppo 31 8. Guardare all’Europa, guardare al Mediterraneo 33 9. La città dell’innovazione e la rete delle “eccellenze” 37 10. Verso un nuovo modello di sviluppo economico 42 11. Napoli e la cultura: l’autoproduzione e l’accoglienza 48 12. Napoli e i giovani: diritto all’identità ed educazione alla speranza 61 13. Napoli sociale: i diritti di cittadinanza e della dignità umana 65 14. Beni comuni e sviluppo eco-sostenibile 69 15. Difesa del suolo 71 16. Per una migliore mobilità urbana 75 17. Per la riqualificazione, la manutenzione e il decoro urbano 82 18. Le politiche di bilancio per il prossimo quinquennio 90 19. Napoli città di pace e solidarietà 92

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Premessa La stesura di questo Programma è stata resa possibile dal contributo di idee, proposte, critiche emerso nel corso dei 12 forum programmatici svoltisi dal 27 gennaio all’8 mar-zo. Ringraziamo, perciò, le centinaia di cittadini intervenuti nei Forum, o attraverso il sito web, che ci hanno consentito la realizzazione di questo documento.

Il Gruppo di Lavoro

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1. Un percorso unico: dal “fatto” al “da farsi” Napoli, al pari delle altre grandi aree urbane e metropolitane europee, è stata interes-sata nell’ultimo periodo da un intenso processo di modernizzazione che ha investito i diversi aspetti della sua organizzazione economica e sociale. Tali processi hanno impo-sto un ripensamento delle strategie di sviluppo e degli assetti urbanistici e funzionali. La partecipazione attiva a questa appassionante scommessa che riguarda il futuro della città, ha comportato per l’Amministrazione Comunale una serie di scelte necessarie per creare tutte le premesse che consentiranno il “grande balzo” in avanti, anche se in un contesto generale caratterizzato dal rincorrersi e sovrapporsi di numerose emergenze. I risultati dell’azione di governo della città appaiono del tutto chiari ed incontestabili in direzione della realizzazione dei pre-requisiti per il riposizionamento strategico di Napo-li nel quadro geo-economico nazionale ed internazionale e si sono concretizzati in diver-si interventi di alto valore politico. Innanzitutto, il sistema delle infrastrutture materiali ha visto l’avvio, il completamento e la realizzazione di numerose opere, in primis di un sistema di trasporto metropolitano che si pone come il più grande intervento pubblico in tutta l’Europa comunitaria. Tali opere hanno richiesto sacrifici ed indotto un disagio, spesso anche forte, alla collettivi-tà, in termini di qualità della vita urbana, di mobilità e di funzionalità di altri servizi, disagio di cui le istituzioni locali hanno coscienza; ma si tratta, pur sempre, di sacrifici finalizzati al “grande balzo” che la città si prepara nei prossimi anni a compiere. In riferimento al sistema delle infrastrutture immateriali, l’approvazione del Piano Re-golatore Generale della città è andato a colmare un vuoto trentennale e soprattutto ha definito una cornice di certezze istituzionali necessarie per accelerare e razionalizzare i processi di modernizzazione in atto. L’uscita dal dissesto finanziario – inoltre – ha contribuito e contribuirà in maniera de-terminante a rendere possibili tutte le azioni indispensabili per sostenere i processi de-cisionali che andranno definendosi, secondo il Piano Strategico al quale si sta lavorando. Infine, l’approvazione delle nuove municipalità, favorirà il decentramento e la parteci-pazione democratica ai processi decisionali, garantendo un coinvolgimento attivo delle comunità locali, indispensabile soprattutto nelle fasi di grande trasformazione degli as-setti urbanistici e funzionali dei territori cittadini. Il tutto, accompagnato da un’intensa azione di sussidiarietà rispetto ad interventi di competenza del Governo centrale, che in troppe occasioni è apparso scarsamente di-sponibile sul piano delle relazioni istituzionali. Questo – in estrema sintesi – il “fatto”, sul piano della realizzazione delle pre-condizioni per partecipare in maniera vincente alla grande sfida della modernizzazione. Ed è pro-prio partendo da tali risultati che il programma della prossima amministrazione si pone come naturale prosecuzione, ma con un ritmo sempre più accelerato e con maggiori spazi di partecipazione, della passata consiliatura individuando in termini operativi tre piani di programmazione strategica, che riguardano rispettivamente:

1. la qualità urbana, intesa come il complesso delle condizioni e dei servizi in grado di garantire la massima vivibilità del territorio, la mobilità dei cittadini e la loro sicurezza, la qualità dell’aria, la razionalizzazione dei consumi energetici incen-

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tivando comportamenti più responsabili, il contrasto delle vecchie e nuove forme di esclusione sociale, il rafforzamento di fenomeni identitari e fiduciari, il con-trasto al degrado delle periferie facilitando l’accesso al lavoro;

2. il contributo di Napoli allo sviluppo dell’area metropolitana e dell’intera regione attraverso il completamento della grande piattaforma logistica in via di defini-zione nel retroterra metropolitano. In questa direzione saranno privilegiati inter-venti che riguardano il fronte marittimo, la portualità ed il sistema alberghiero;

3. il riposizionamento della città sullo scacchiere geo-politico internazionale, con particolare riferimento al Bacino del Mediterraneo, attraverso la creazione di po-li di eccellenza che riguardano la produzione di nuovi saperi, l’innovazione tec-nologica ed i servizi ad alto valore aggiunto. Tali attività saranno favorite nei prossimi anni dal nuovo Regolamento generale del Fondi Europei di Sviluppo Re-gionale, che prevede la sub-delega ai governi locali per l’attivazione dei pro-grammi.

Per gestire in maniera sistemica i tre piani di programmazione indicati si punterà su una nuova governance: quella che viene definita community governance. Vogliamo rafforza-re l’identità urbana, mettendo a sintesi i diversi livelli e attori decisionali, istituzionali, economici e sociali. Questi tre piani di programmazione si articoleranno sui seguenti assi di intervento:

• Democrazia e partecipazione; • Politiche per lo sviluppo e la internazionalizzazione della città; • Culture, beni culturali e turismo; • Manutenzione e riqualificazione urbana; • Politiche sociali; • Politiche finanziarie, servizi pubblici e risorse strategiche; • La città dell’innovazione; • Legalità e serenità dei cittadini.

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2. Democrazia e partecipazione: le nuove municipalità e le pari opportunità Una democrazia diffusa e una maggiore partecipazione dei cittadini al governo della cit-tà dovranno essere i principi ispiratori durante la prossima consiliatura in tutti i settori. Si è giunti, infatti, dopo ben 30 anni, all’approvazione della Riforma del Decentramento e dei relativi nuovi regolamenti che definiscono l’assetto del Comune e disciplinano la creazione ed il funzionamento delle Municipalità: si tratta di un risultato fondamentale, sia per un governo più efficiente della città sia per una maggiore reale partecipazione dei cittadini alle scelte che riguardano il loro futuro. È essenziale, pertanto, da subito dare concreto avvio a quanto disposto dalla Riforma del Decentramento per fare in modo che la gestione di importanti funzioni previste dal-la riforma (quali la manutenzione di strade, parchi, giardini, edifici scolastici, impianti sportivi; le politiche culturali, sportive e scolastiche) venga al più presto effettivamente trasferita dalle competenze della Giunta comunale a quelle delle diverse Municipalità. A tal fine alcune iniziative risultano essenziali. Occorre innanzitutto promuovere una informazione diffusa sui contenuti della riforma in tutti i suoi aspetti (ad esempio, per quanto riguarda le conseguenze, senza dubbio positive, derivanti dall’aver introdot-to per le liste dei candidati le cosiddette “quote rosa”) ed a tutti i livelli della cittadi-nanza. La corretta informazione, infatti, consente la reale partecipazione ed impedisce interpretazioni erronee e faziose. Occorre, inoltre, effettuare un’attenta ricognizione dei servizi e delle strutture necessarie alla piena attuazione della riforma e al riade-guamento/riallocazione di sedi, risorse umane e strumentali in ciascuna Municipali-tà. Il rischio che il passaggio da un’entità meno estesa, ma senza poteri, la Circoscrizio-ne, ad una più grande come la Municipalità, che ha poteri propri, comporti un allonta-namento del cittadino dai centri di ascolto e di ricevimento dei cittadini va scongiurato attraverso efficaci misure preventive. Un aumento del numero degli sportelli aperti al pubblico, gli URP – Uffici relazione con il pubblico - , dislocati in modo omogeneo e strategico all’interno di ciascuna Municipalità potrà avere un effetto molto rilevante sulla percezione della riforma da parte del cittadino come di un cambiamento fatto “per lei/lui”. Ogni Municipalità dovrà quindi prevedere pochi grandi uffici amministra-tivi, costituenti un unico Servizio Amministrativo della Municipalità (SAM), ed un u-nico Servizio Tecnico della Municipalità (STM), nei quali verranno istruite le pratiche e dove si svolgerà il loro iter burocratico-amministrativo. Sono inoltre da prevedere “mol-ti” piccoli uffici periferici di servizio al cittadino per l’erogazione di informazioni e la presentazione ed il ritiro delle documentazioni e delle certificazioni. A questo proposito un impulso significativo dovrà essere dato all’utilizzazione delle moderne risorse tecnologiche, dotando ad esempio le sedi municipali di postazioni de-centrate che prevedano il trasferimento delle pratiche per via informatica. In questo quadro, la creazione di sportelli diffusi da cui la cittadinanza possa segnalare la necessi-tà di specifici interventi di manutenzione urbana (buche nelle strade, giardini non cura-ti, aule scolastiche non idonee, ecc.) rappresenterà una novità significativa per aumen-tare sia la partecipazione attiva dei cittadini al governo del proprio quartiere sia l’efficienza e l’efficacia della risposta dell’Amministrazione alle richieste di migliore vi-

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vibilità. Pensiamo sia necessaria anche l’istituzione in ogni Municipalità del “responsa-bile della manutenzione di quartiere”, in diretto contatto con la cittadinanza. Un altro punto di notevole importanza concerne la rilevazione e la conseguente for-mazione e motivazione delle competenze necessarie alla piena realizzazione della ri-forma. Non si può attuare, infatti, una riforma, se non si provvede alla formazione ed all’aggiornamento delle figure professionali preposte alla sua realizzazione. Si intende, quindi, procedere alla definizione dei profili professionali richiesti e allo svolgimento di tutte le azioni atte a garantire la creazione di figure professionali adeguate al nuovo si-stema. Il nuovo Regolamento di funzionamento delle Municipalità tende anche a favorire l’utilizzo di diversi strumenti di partecipazione democratica. Occorre, a questo proposi-to, tenere presente che la partecipazione è un processo sociale che va costruito giorno dopo giorno e che non è una “automatica” conseguenza del cambiamento ammi-nistrativo. Le due facce della riforma (aumento dei poteri gestionali delle Municipalità ed ampliamento della partecipazione dei cittadini alle scelte) potrebbero anche genera-re contraddizioni senza una attenta cura da parte dei principali attori, politici e tecnici, a cui è assegnato il decollo dei nuovi organismi decentrati. Uno dei prioritari obiettivi resta pertanto proprio quello di conciliare le diverse esigenze di realiz-zazione di un processo che è di natura amministrativa con quelle di un processo di natura tipica-mente culturale e sociale. Il punto di partenza del processo partecipativo risiede nel riequilibrio del rapporto tra i bisogni del cittadino e i bisogni del territorio, retto dalla filosofia di riaggregare la domanda minuta in una domanda collettiva. Le modalità di-verse di risposta alla riforma andranno debitamente tenute in conto per realizzare quel-li che poi dovranno essere gli interventi per funzionalizzare, in termini di efficacia, i nuovi servizi e la nuova prospettiva di decisione “decentrata”. Una reale e produttiva connessione con gli attori collettivi presenti sul territorio, che rappresentano un primo livello di traduzione della domanda diffusa esistente, dovrà costituire un ulteriore stru-mento strategico di consolidamento dei nuovi organismi decentrati. Da ultimo e non per ultimo, l’orientamento generale dovrà essere quello di “non per-dere il punto di vista della città”. Ragionare per Municipalità potrà rendere più funzio-nale una serie di dimensioni relative ai servizi, ma non dovrà far perdere d’occhio la vi-sione della città nella sua interezza e nella sua eterogenea complessità. Tutto questo sarà indispensabile per controllare rischi di “localismo”, di conflitti e di competizioni tra aree diverse della città, e per tenere fermo come punto di riferimento il riequilibrio del territorio. Un primo elemento – simbolico, ma che va nella direzione suddetta – è la quota di bilancio “partecipativo” che, necessariamente, prevede l’indi-viduazione di scale locali di bisogni, cioè la necessità di stabilire a quale interven-to/ambito destinare maggiori risorse economiche. Altro strumento utile di lavoro sarà la possibilità di siglare protocolli d’intesa tra le Municipalità e tra queste ultime ed enti esterni. Per un monitoraggio costante delle varie fasi di questo delicato processo, e per un rapi-do decollo di tutto il complesso iter burocratico amministrativo necessario per portare a pieno regime la funzionalità di tutte le dieci Municipalità, sarà opportuno delegare ad uno dei futuri Assessori di Giunta il compito specifico di avere rapporti con le Muni-cipalità e con gli altri Assessori comunali responsabili di competenze direttamente o in-direttamente correlate al processo di decentramento. È infine auspicabile che la modalità partecipativa dei “forum” di ascolto, messa in pra-tica nella fase di definizione del presente programma elettorale, possa “a regime” ac-quisire una sistematicità legittimata sia a livello cittadino che di ogni singola Municipali-

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tà. Si dovrà, quindi, costruire, in prosecuzione dei forum, uno spazio di periodico e produttivo confronto, che consenta ai cittadini di parlare al Sindaco ed ai suoi Assessori in modo diretto e trasparente. Questo, ed altri strumenti di comunicazione consentiti dalle moderne tecnologie informatiche (blog, e-mail, sito web, referendum consultivi online su specifiche proposte, sondaggi in rete, ecc.), potranno essere programmati e messi a punto al fine di evitare che il piano della decisione politica sia tenuto separato da quello della informazione e della più ampia compartecipazione possibile. Pari opportunità Se le donne sono una componente sociale determinante per lo sviluppo democratico di una città e di una nazione il fatto che nell’Italia meridionale e quindi anche a Napoli si registrino ancora tassi di disoccupazione molto alti, presenze femminili nei luoghi della decisione scarsamente rilevanti, carichi familiari assai pesanti che privano di serenità la componente fondamentale per la gestione del management e della cura familiare, deve diventare il punto da cui partire per continuare le politiche di buon governo degli ultimi anni scardinando resistenze, difficoltà ad introdurre un’ottica duale secondo il principio di equità. L’obiettivo principale da perseguire è costruire una città a misura di donne e di uomini attraverso politiche di equità di genere, tali da interpretate i bisogni, le aspettative e le problematiche delle donne e degli uomini. Questo significa innanzitutto un’adeguata presenza delle donne nei luoghi della decisione e dei diversi livelli istituzionali, perché un sistema è veramente democratico se realizza la effettiva partecipazione di tutti i cittadini. La prima sfida da perseguire è quella di costruire condizioni affinché le donne di Napoli possano sentirsi libere di scegliere i propri percorsi di vita. Per le donne, infatti, continua ad essere una grande fatica vivere in una grande e com-plessa città come Napoli, organizzare la loro vita, compiere scelte di libertà. Per questo è necessario continuare a incrementare interventi concreti per il miglioramento della loro vita quotidiana favorendone l’inserimento nel mondo del lavoro, migliorando le po-litiche della mobilità urbana, aumentando la qualità e la quantità dei servizi, favo-rendo la conciliazione tra i tempi di vita e quelli di lavoro, rimodellando gli spazi urbani a misura di donne, uomini, bambini ed anziani. Per quanto riguarda l’accesso delle donne al mondo del lavoro, vanno consolidati e am-pliati, nel quadro di una rinnovata attenzione delle competenti istituzioni nazionali, gli interventi già positivamente sperimentati in questa direzione: dal Centro per l’Occupabilità Femminile (COF), all’incubatore d’impresa in corso di avvio, ai percorsi formativi e di valorizzazione delle competenze e a tutte le politiche attive per il lavoro specificamente rivolte alle donne. Per vincere la sfiducia e lo scoraggiamento di quante per troppo tempo sono state ta-gliate fuori dal mercato del lavoro, si è attivata una strategia basata sull’adozione di a-zioni positive, l’utilizzo di fondi europei e il potenziamento della sinergia tra il pubblico ed il privato, con l’obiettivo di interventi finalizzati a costruire una migliore qualità del-la vita per ognuna. Si è, inoltre, costruita una rete di soggetti, strumenti e risorse, sono state sperimentate buone prassi; ora è necessario stabilizzare le migliori. È per questo motivo che bisogna lavorare per riuscire ad aumentare gli stanziamenti ne-cessari per garantire servizi più efficienti ed una migliore distribuzione degli stessi fa-

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cendo uno sforzo per aumentarne anche il numero; in questa direzione va l’impegno per la realizzazione di asili nido anche aziendali, al fine di venire incontro alle esigenze di tante donne che lavorano e di quei genitori che, comunque, ritengono utile far fare ai propri figli questa importante esperienza di socializzazione. Occorre intensificare i servizi domiciliari anche sperimentando strategie innovative di telecompagnia e telesoccorso, promuovere scuole a tempo pieno, rilanciare la diffusio-ne delle banche del tempo e rafforzare le politiche di integrazione socio - sanitaria-scolastica. Per il benessere, la prevenzione e la salute delle donne e delle loro famiglie occorre potenziare i consultori, riservando nei Piani di Zona a queste esperienze risorse specifiche e mirate. Infine, sulla scorta di un lavoro sinergico già avviato, è necessario proseguire per rendere concreta l’istituzione della prima casa per le donne maltrattate e avviare la realizzazione di una “casa delle donne”, punto di riferimento per associa-zioni, imprese e tutte le realtà femminili. Per ciò che concerne la mobilità urbana è necessario consolidare la rete dei servizi e la loro qualità; occorre continuare a perseguire il lavoro già positivamente fatto fin ora dalle Amministrazioni di centro-sinistra che negli ultimi anni hanno governato la nostra città, ma occorre anche fare di più e meglio, sì da fare in modo che ogni singola cittadi-na e singolo cittadino possano sentirsi a proprio agio ed in sintonia con il proprio quar-tiere e con la città tutta e possano muoversi in maniera agile e sicura. Occorre rimodellare gli spazi urbani incrementando il numero di parchi verdi, parchi giochi, campi bocce, piste ciclabili, orti urbani e luoghi ristoro, coinvolgendo attraverso le Municipalità gli abitanti dei quartieri nella scelta di politiche che vanno ad incidere sui loro percorsi di vita. È necessario introdurre in ogni municipalità osservatori per mo-nitorare l’efficacia delle politiche di pari opportunità, prevedere punti d’incontro per le donne al fine di facilitare il costituirsi di attività cooperative, di imprese collettive, banche del tempo, sportelli in grado di rispondere ai differenti bisogni delle donne (gio-vani, anziane, immigrate, disoccupate, ecc.). Potrebbe essere utile introdurre il gender auditing e il bilancio di genere, strumenti ca-paci di verificare l’impatto di genere degli interventi dell’amministrazione destinando risorse adeguate al raggiungimento degli obiettivi di pari opportunità. Il Comune di Na-poli dovrà porsi come partner attivo e propositivo nell’attuazione della Carta per l’equità di genere nei processi di sviluppo, adottata dalla Regione Campania (delibera 16 febbraio 2005 n. 208) strumento fondamentale per porre la sfida dell’equità al cen-tro delle scelte dei governi territoriali. Infine, è necessario consolidare e rafforzare strutture amministrative competenti in ma-teria di pari opportunità, collocando il relativo servizio presso il gabinetto del Sindaco e supportandolo con una delega ad hoc.

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3. Legalità e serenità dei cittadini In una struttura sociale così frammentata ed in presenza di una così grave segmentazio-ne degli interessi, quale quella presente nella nostra città, non è facile far capire a tutti il senso della frase di Cicerone: “servi legum esse debemus, ut liberi esse possimus” (“dobbiamo sottometterci alle leggi, per poter essere (veramente) liberi”). Forse è da qui che occorre prendere le mosse per recuperare il tempo perduto, in fun-zione di una riconsiderazione delle cause – molteplici e non sempre facilmente com-prensibili – che hanno portato, nelle nostre società, ad una progressiva atrofizzazione della giuridicità, come capacità umana fondamentale. A ben vedere, se si continuerà a considerare l’individuo solo un astratto soggetto di di-ritti e non una persona in carne e ossa, con emozioni ed affetti e con bisogni e interessi concreti, che possono e debbono essere accertati e promossi da “istituzioni giuste”, dif-ficilmente si faranno passi in avanti nella tutela e nella promozione della capacità delle persone. Linee Strategiche Il tema della “sicurezza e dell’ordine pubblico seppure fortemente sentito dai cittadini non può costituire “tecnicamente” un punto seriamente spendibile nell’agenda di un amministratore pubblico locale. Infatti, l’art. 117 II comma lett. h del Titolo V della Co-stituzione riserva alla potestà esclusiva dello Stato la competenza su ordine pubblico e sicurezza. E allora quale è il ruolo del Comune in questa delicata materia? Il tema della legalità va vissuto attraverso una molteplicità di prospettive: Si può fare riferimento ad una

• “legalità di modello”: l’ente pubblico territoriale pubblico “Comune”, il più vi-cino al cittadino, deve essere l’esempio del rispetto delle regole. Nell’articolazione del suo funzionamento, per esempio attraverso una distribu-zione strategica e soprattutto riconoscibile di risorse umane e finanziarie, con procedimenti amministrativi garantiti dalla trasparenza, dalla concretezza degli obiettivi, dalla verifica del raggiungimento degli stessi;

• “legalità per induzione, educazione e solidarietà”: è, questa, la modalità, si-curamente più coerentemente legata alle funzioni dell’Ente territoriale. Indurre il rispetto delle regole, prospettare la convenienza del legale sull’illegale, signi-fica garanzia dei diritti e degli interessi dei più deboli, significa indurre coesione e solidarietà sociale, ovviare agli squilibri economici e sociali, con tutto lo stru-mentario che anche la previsione costituzionale mette a disposizione;

• “legalità in repressione”: quella probabilmente più appariscente, più ricono-scibile e, probabilmente, più desiderata da una determinata fascia di cittadi-nanza. Repressione che, esercitabile attraverso la polizia amministrativa in tutte le materie di competenza comunale, individuate nel d.legs.112/98 e leggi colle-gate, non dovrà essere sporadica, ma ispirata a principi di routinaria permanenza

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che convincano i destinatari delle sanzioni della non convenienza di recidiva nell’illecito. Si pensi alla riconoscibilità di una tale attività, per esempio nei campi dell’edilizia, del commercio soprattutto ambulante, della circolazione stradale, delle affissioni, ecc.

In quest’ottica, l’Amministrazione Comunale, durante la precedente legislatura, ha fat-to molto applicando fin dove possibile una sorta di principio di “sussidiarietà” rovescia-to, accollandosi anche doveri e responsabilità che, in senso stretto, vanno al di là delle competenze dell’Ente Locale; basti ricordare l’istituzione dell’Ufficio di “Tutela del cit-tadino dal racket e dall’usura”, posto all’interno della Direzione Politiche Sociali, la co-stituzione del Comune come parte civile nei processi alla criminalità organizzata, l’utilizzo dei beni sequestrati alla camorra per scopi sociali, l’intensa attività di collabo-razione e sostegno alle Associazioni che si occupano di legalità. Il Comune ha svolto inoltre una intensa azione di promozione, prevenzione, sensibilizza-zione con la collaborazione delle scuole, degli imprenditori, delle associazioni e delle forze dell’ordine. È evidente che, senza una grande campagna di acculturazione dei singoli cittadini, gra-zie alla quale la giuridicità – o, se si vuole, il semplice rispetto delle regole – viene inte-riorizzata e vissuta come interesse proprio di ciascuno, difficilmente le istituzioni pub-bliche (tra le quali, va, certo, annoverato anche il Comune, che però non è l’istituzione più competente e responsabile in materia) riusciranno ad intervenire sui malesseri della città causati dalla malavita. Sul terreno dell’iniziativa per garantire la legalità e la serenità dei cittadini, l’Amministrazione Comunale ha sviluppato, nello scorso quinquennio, un’azione forte e coordinata con gli altri poteri dello Stato. Convinti che la legalità è anche un’acqui-sizione culturale e un modo di comportamento, sono state tante le azioni sviluppate in sinergia con il mondo della scuola, al fine di costruire una cultura della legalità. Su que-sta strada intendiamo proseguire nei prossimi anni, facendo delle scuole di Napoli degli avamposti di legalità e puntando a costruire un’azione costante di educazione civica, che partendo dagli studenti e dagli insegnanti e si trasferisca sul territorio grazie alle famiglie. Ma la politica della legalità deve capitalizzare la grande esperienza maturata nella lotta al racket e all’usura, operando per un ulteriore rafforzamento delle associazioni antira-cket. L’impegno è di riuscire a realizzare in ogni Municipalità, un’associazione, co-struendo una vera rete della legalità. Nel nostro approccio, la legalità va di pari passo ad una politica di inclusione sociale e di creazione di sviluppo; nei prossimi anni opereremo sul terreno della sicurezza, con un’azione di sostegno alle imprese che intendono investire nell’area napoletana. Pen-siamo ad un vero “contratto di sicurezza personalizzato”, sottoscritto dalle imprese e dalle istituzioni. Insomma la nostra proposta è un patto tra imprese e istituzioni, che obbliga l’impresa alla segnalazioni di eventuali “richieste” da parte di organizzazioni criminali. Ed è sempre sul terreno di una Amministrazione vicina ai cittadini che intendiamo muo-verci garantendo un’attività di assistenza e supporto ai cittadini e ai turisti vittime di reati, anche attivando un Help Call Center, che garantisca il primo intervento in caso di assistenza sanitaria, psicologica, amministrativa, ecc..

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In questo quadro vanno inserite una serie di azioni mirate a sostegno delle fasce deboli della città, tra cui va evidenziata l’attivazione del servizio di accompagnamento a favo-re degli anziani quando si recano a ritirare la pensione. Ma in una città con tanti problemi di legalità, riteniamo che la cultura della legalità va-da intesa in senso ampio, garantendo a tutti il diritto al riscatto e all’inclusione sociale; tra le cose che intendiamo realizzare c’è la nomina di un “garante dei diritti dei dete-nuti”, in collaborazione con l’Osservatorio Permanente sul Carcere. Grande attenzione verrà posta, inoltre, alle politiche per far crescere una gioventù sa-na, colta, collaborativi ed è per questo che si presterà attenzione ai fenomeni di de-vianza, dal “bullismo” giovanile, attraverso un servizio di assistenza, consulenza e sup-porto alle famiglie e alle scuole. Saranno poi individuati percorsi protetti per i bambini che vanno a scuola, creando vere reti di solidarietà con i commercianti e le forze di Po-lizia del quartiere. I beni confiscati In materia di beni confiscati alla criminalità organizzata abbiamo saputo cogliere appie-no le opportunità offerte dalla Legge 31 maggio 1965 n. 575, come modificata dalla Legge 07/03/96 n. 109, in ordine al trasferimento degli stessi al patrimonio indisponibi-le del Comune per finalità istituzionali o sociali. Dei 44 beni trasferiti ad oggi dallo Stato, sui 94 per i quali è stata proposta la destina-zione d’uso, 14 sono stati utilizzati per l’apertura di uffici o sportelli di forte rilevanza sociale, quali l’osservatorio territoriale sui giovani a Napoli e Provincia, e 14 assegnati in concessione a titolo gratuito ad Organizzazioni del terzo settore per la realizzazione di progetti di grandissimo impatto sociale sul territorio relativi, ad esempio, all’apertura di un Centro socio-educativo per bambini e ragazzi diversamente abili, di Centri di aggregazione per minori e giovani in situazioni di disagio o a rischio, di un Cen-tro per il reinserimento sociale e lavorativo di minori, giovani e adulti entrati nel circui-to penale-penitenziario, di un Centro per senza fissa dimora, di uno Sportello per la formazione civile delle giovani generazioni. L’esperienza di questi anni ci induce a ritenere essenziale sollecitare al Governo l’adozione di misure di snellimento e velocizzazione delle procedure di assegnazione e di acquisizione per consentire che il bene entri nella effettiva e piena disponibilità dell’Ente locale in tempi rapidi e certi dal momento del provvedimento di confisca. Convinti dell’enorme valore simbolico e contenutistico che la realizzazione – negli spazi un tempo vissuti dalla criminalità organizzata e dalla stessa acquisiti grazie alle attività illecite perpetrate nei confronti della Comunità sociale – di iniziative e attività rivolte ai cittadini, soprattutto a quelli delle fasce più deboli e disagiate, moltiplicheremo i nostri sforzi per assegnare quanti più beni immobili possibile alle Organizzazioni del terzo set-tore in base a criteri efficaci e trasparenti di attribuzione. Ne garantiremo la fruibilità ai cittadini privilegiando lo svolgimento al loro interno di progetti che ne consentano la più ampia partecipazione. Chiederemo che il numero dei beni da trasferire venga for-temente incrementato e che si attribuiscano, altresì, al Comune risorse per la ristruttu-razione di quelli che, come spesso accade, vengono resi inabitabili dai precedenti occu-panti prima del rilascio. Così facendo ci proponiamo di contribuire a superare il senso di sfiducia e insicurezza dei napoletani ripristinando l’esercizio della legalità

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4. Il Piano Strategico Con l’avvio dell’elaborazione del Piano Strategico della città, che sarà, innanzitutto, un momento di coinvolgimento di tutte le forze sociali e dei cittadini, allo scopo di cre-are le sinergie necessarie per perseguire nuovi livelli di competitività, di connessione e di creatività, Napoli sta realizzando il processo di collocazione strategica interna, regio-nale ed internazionale. Come è stato rilevato nella conferenza “Innovazione e Regolazione dei Mercati” dello scorso anno, dedicata a La città nell’era neo-industriale: il ruolo dell’innovazione: “La conoscenza e l’innovazione hanno acquisito un ruolo fondamentale nell’organizzazione economica, sociale e territoriale, diventando leve di crescita e fattori di cambiamento. In questo contesto, la città diventa il luogo privilegiato dei processi di cambiamento: da una parte, con una nuova centralità nella produzione, acquisizione e diffusione di cono-scenza; dall’altra, come luogo di sperimentazione di nuovi assetti socio-economici e di nuovi modelli urbanistico-territoriali. L’attitudine della città ad essere motore della knowledge-economy e centro di sperimentazione di nuove modalità di governo del rap-porto locale/globale diventa un fattore cruciale per la competitività del territorio e del sistema Paese, nel quadro dell’integrazione internazionale”. All’interno di un’economia della conoscenza, il primo elemento deve essere quello di sostenere le competenze disponibili a Napoli con punte di eccellenza considerevoli, di realizzare un sistema di connessione in rete e di mettere in campo un’idea di città, che parta proprio dal potenziamento del sapere, nel senso di una città che sia creativa per se stessa, in primo luogo e, poi, offra ai soggetti, alle attività creative un contesto di-namico, capace di valorizzare competenze, di produrre qualità urbane. Questo va fatto puntando alla costruzione di filiere complete e integrate, in cui le componenti tecnico-scientifiche, quelle produttive, quelle culturali, quelle artistiche, siano collegate tra lo-ro e costituiscano effettivamente un sistema. Le linee guida per conseguire quest’obiettivo possono essere così indicate:

• disporre di processi di accumulazione, di conoscenze e competenze in maniera diffusa;

• rafforzare la presenza delle istituzioni per la produzione di saperi e di saper fa-re;

• diffondere organizzazioni che siano capaci di disseminare nel corpo sociale in-formazioni e competenze professionali;

• sostenere un’imprenditorialità rinnovata, capace di utilizzare la conoscenza e di tradurla in nuove idee di sviluppo produttivo e di occupazione;

• attrarre nuovi investimenti e occasioni di crescita economica, sulla base delle potenzialità espansive della città creativa.

In questo quadro, è possibile passare concretamente dalla crisi della città post-industriale allo sviluppo di una città neo-industriale. Non vogliamo certo riproporre il progetto di Nitti, che cento anni fa fu in grado di trasformare Napoli da centro assor-bente e improduttivo dell’economia meridionale a motore di sviluppo industriale. Sa-pendo invece guardare alle nuove frontiere della crescita moderna, in cui si tende a re-alizzare un’economia caratterizzata dalla graduale integrazione tra l’industria e i servi-

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zi, guardiamo ad un’economia connotata da logiche innovative di co-produzione del va-lore, in cui interviene con sempre più forza il consumatore, l’utente finale, considerato uno dei protagonisti del processo di innovazione. Il Piano Strategico, dunque, va considerato come uno strumento in grado di produrre una valorizzazione e uno sviluppo degli strumenti di programmazione disponibili, come una risposta fondamentale alle nuove esigenze di crescita e di modernizzazione della città. Il centro della logica del Piano Strategico è un percorso di partecipazione allarga-ta alle scelte per il futuro della città, cioè un percorso nel quale proprio la partecipa-zione, che deve essere solidale e attiva, rappresenti l’elemento per consolidare gli indi-rizzi e le proposte per uno sviluppo più ampio e lungimirante di Napoli. In questo modo, Napoli può diventare essa stessa protagonista della propria crescita e dell’innovazione. Sviluppo e lavoro nella città di Napoli Lo sviluppo Con l’ “Accordo per lo sviluppo” siglato, dal Comune di Napoli e l’insieme delle forze sociali e dai rappresentanti del mondo produttivo della città, il 23 dicembre 2004, è sta-to delineato un nuovo impianto strategico per la crescita produttiva e occupazionale della città, fondato sulla concertazione come metodo e come costante ricerca del con-senso. L’accordo contiene importanti indicazioni sulle principali politiche di sviluppo: dall’utilizzo e valorizzazione del piano regolatore generale; sul commercio e sul turismo come fattori di crescita; sull’esigenza di proteggere e difendere gli insediamenti indu-striali esistenti e porre le condizione per attrarre nuovi investimenti, puntando su un apparato industriale fortemente legato all’innovazione, alla ricerca, alla qualità del prodotto ed ecologicamente sostenibile. La scelta fondamentale che il tavolo di concertazione propone alla città è quello dell’individuazione del Piano strategico come strumento fondamentale per aprire una nuova fase nella vita economica e sociale della città e mettere al centro della nostra agenda programmatica e amministrativa i temi della crescita della ricchezza prodotta dalla città e della creazione di opportunità di lavoro per i giovani e le donne in primo luogo. Il nostro obbiettivo per i prossimi anni è quello di avvicinare finalmente il tasso di di-soccupazione di Napoli alla media nazionale e agli standard europei. Per fare questo dobbiamo mettere a sistema le grandi scelte infrastrutturali compiute in questi anni (Tav, metropolitana di Napoli); avviare nuovi ambiziosi programmi di grandi opere, anche attraverso una legge obbiettivo che proponiamo al nuovo Governo di isti-tuire per le grandi aree urbane del Sud; utilizzare al meglio le risorse europee anche at-traverso un nuovo protagonismo delle città; portare a compimento le grandi scelte di trasformazione della nostra città (Bagnoli, Napoli Est, l’area Nord, Scampia). Tutte queste grandi politiche di sviluppo dovranno avere un collegamento diretto con le politiche formative, volto a favorire l’occupabilità delle fasce deboli, a rendere più competitivi i nostri giovani sul mercato del lavoro, a proporre opportunità concrete di lavoro a Napoli e nel nostro territorio. La risorsa giovani, la risorsa sapere e la risorsa lavoro devono finalmente collegarsi e intrecciarsi. È questo uno degli obbiettivi princi-pali che ci impegniamo a perseguire nei prossimi cinque anni.

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Una programmazione e una pianificazione, quindi, che indichi le linee guida e la strate-gia politica ed economica da seguire per Napoli, una città che in 10 anni ha cambiato radicalmente il suo volto e che continua a farlo, sia nelle abitudini sia nella sua voca-zione economico-produttiva. In questi anni l’amministrazione ha direttamente investito più di 1.400.000.000 di euro nel sostegno all’economia locale, ponendo le basi di una svolta definitiva della città. Bi-sogna proseguire su questa strada e chiedere sin d’ora con forza al nuovo governo di fa-re del Mezzogiorno e delle sue grandi aree urbane la priorità assoluta. Al nuovo governo chiediamo:

• di rafforzare e rifinanziare strumenti che in questi anni, sia pure impoveriti dal Governo Berlusconi, ci hanno consentito di tenere ancora in piedi politiche di so-stegno al nostro tessuto imprenditoriale, come la Legge 266/97 (legge Bersani);

• di investire sul territorio cittadino nelle cosiddette zone franche, quelle zone cioè, dove all’imprenditore conviene insediare un’attività produttiva in quanto rientranti in una area di degrado urbano e sociale, che gli consente di fruire di risorse e agevolazioni,

• di agevolare le PMI, a livello fiscale, con il ripristino serio, da attuarsi a livello nazionale, del credito d’imposta e con l’impegno a creare un fondo di garanzia, condizione questa indispensabile per lo sviluppo poiché le PMI devono poter ac-cedere ad un sistema creditizio all’altezza di Napoli e del Mezzogiorno.

Un pacchetto di misure, queste, diretto, in un’ottica sistemica e strategica, a far cre-scere l’occupazione e l’innovazione tecnologica in città. Nella passata consiliatura sono state privilegiate attività tese alla riqualificazione del tessuto socio-economico, con particolare attenzione alla promozione di iniziative miran-ti a creare sviluppo e lavoro non centrate esclusivamente sul sostegno finanziario, ma indirizzate a fornire nello stesso tempo servizi all’impresa, agli aspiranti imprenditori, sostenendo l’innovazione tecnologica, lo sviluppo di capacità produttive, la crescita di competenze imprenditoriali, la qualificazione e riqualificazione di figure professionali da implicare nel processo di sviluppo locale. Le agevolazioni che la legge Bersani prevede per le imprese riguardano vari tipi di atti-vità:

studi di fattibilità, progettazione esecutiva, direzione lavori, servizi di consulen-za e assistenza nel limite del 10% del programma di investimenti;

acquisto brevetti, realizzazione di sistema di qualità, certificazione di qualità, ricerca e sviluppo;

opere murarie e/o lavori assimilati, comprese quelle per l’adeguamento funzio-nale dell’immobile per la ristrutturazione dei locali;

impianti, macchinari e attrezzature nuovi in fabbrica; sistemi informativi integrati per l’automazione, impianti automatizzati o robo-

tizzati, acquisto di software per le esigenze produttive e gestionali dell’impresa; introduzione di investimenti atti a consentire che l’impresa operi nel rispetto di

tutte le norme di sicurezza dei luoghi di lavoro dipendente, dell’ambiente e del consumatore.

Per ben due volte, il centro storico, nel suo complesso, è stato oggetto di interventi per lo sviluppo imprenditoriale, ex lege 266/97 art. 14, precisamente nelle annualità 1998 (bando 1999) e 2000 (bando 2001). Sono giunte 1497 domande di partecipazione. Le Zone Franche Urbane, dunque, possono divenire luogo di forte sviluppo, non solo per la grande capacità di attrarre investimenti per lo sviluppo delle imprese, ma anche per

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la riqualificazione dei quartieri che potrà essere realizzata attraverso l’utilizzo di fondi europei e di finanziamenti privati. Tutto ciò grazie ad una politica di fiscalità di vantag-gio delle imprese. Azioni che dovranno essere utilizzate per co - finanziare le opere di riqualificazione dei quartieri. Il lavoro e la formazione L’ottica sistemica deve prevedere, accanto agli interventi di sostegno economico allo sviluppo delle piccole e medie imprese (fiscalità di vantaggio, legge 266/97, program-mazione strategica e Piano locale di sviluppo della città), politiche e interventi diretti a dare ai lavoratori la possibilità di aggiornarsi e apprendere nuove forme, tecniche e mo-dalità di lavoro. La formazione, allora, rappresenta una fase strategica del processo: occorre consegnare agli imprenditori delle persone preparate alle nuove modalità di lavoro che richiedono vari tipi di formazione, quella professionale e quella specialistica. La formazione è pro-prio il trait d’union tra le politiche di sviluppo economico e il mercato occupazionale: deve essere pronta a recepire le necessità del mercato stesso, e con questo deve essere perfettamente legata, interpretarne l’andamento. I progetti con una forte ricaduta occupazionale messi in campo dalla Giunta Iervolino in questi 5 anni di Amministrazione sono stati vari, tra questi:

• C.U.O.R.E. - Centri Urbani Operativi per la Riqualificazione Economica C.U.O.R.E. eroga oggi servizi di sostegno alla creazione di impresa, all’emersione ed allo sviluppo delle imprese esistenti, attraverso un insieme articolato di in-terventi finalizzati a diffondere la cultura della legalità; stimolare la formazione e la cultura di impresa; accompagnare le attività imprenditoriali nella pianifica-zione di un percorso di crescita; creare reti tra imprese; avvicinare le istituzioni alle imprese ed alla popolazione locale.

• EQUAL Varie opportunità di alta formazione anche in collegamento con altre città euro-pee

• COMABA - Consorzio Mare Bagnoli Il Consorzio è nato per recuperare le spiagge di Bagnoli dopo un protocollo d’intesa con il Comune di Napoli. A regime, dal marzo 2007, avrà creato 700 po-sti di lavoro; ad oggi vi sono impiegati circa 200 operatori. Sono già pronti ed o-perativi vari lidi per la prossima stagione estiva.

• Progetto Laboratorio Cantiere Territoriale di Bagnoli Risorse impegnate € 285.000,00.

• Progetto C.O.F. (Centro per l’Occupabilità Femminile) Risorse impegnate € 600.000,00. Utenti contattate: 19.000.

• COPIL - Centro per l’Orientamento, la Promozione e l’Inserimento Lavorativo Risorse impegnate € 1.278.402,74. Utenti contattate: 2400.

• C.O.A. Centro per l’Orientamento all’Autoimpiego Risorse impegnate € 200.000,00.

• Percorsi di inserimento lavorativo femminile Attività realizzate: 4 corsi di formazione di 300 ore ognuno. Risorse impegnate € 450.000,00. Utenti formati: 80 (20 per corso).

• Percorsi per fornire strumenti di base per la creazione di impresa

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Attività realizzate: 4 Corsi di formazione (due di primo e due di secondo livello) di 100 ore ognuno. Risorse impegnate € 112.000,00. Utenti formati: 80 (20 per corso).

• Progetto DLD (Disoccupati di Lunga Durata) - segmento autoimpiego Attività realizzate: Corsi di formazione per l’autoimpiego per i disoccupati inseri-ti nel progetto che ne hanno fatto richiesta. I corsi di 50 ore sono stati realizzati in collaborazione con Sviluppo Italia Campania. Risorse impegnate € 204.000,00. Utenti formati: 420 suddivisi in due corsi.

Oltre a questi interventi sono stati realizzati progetti di alta formazione con master di-retti a creare figure professionali altamente specializzate nel campo della comunicazio-ne, dello sviluppo, della promozione del territorio e della gestione di reti di trasporto. Il reinserimento lavorativo degli LSU Forte è stato l’impegno dell’Amministrazione comunale per favorire la stabilizzazione dei Lavoratori Socialmente Utili. L’attività è stata condotta sempre secondo una logica di sistema: tentare la fuoriuscita dei lavoratori dal bacino LSU e stabilizzarli attraverso progetti di forte impatto e utilità sociale. Infatti:

• con Napoli Servizi sono stati stabilizzati, in due fasi differenti, 510 LSU per la manutenzione e la gestione del verde pubblico e 345 per la manutenzione di im-pianti sportivi e la cura del sistema artistico-museale della città, per un totale di 885 unità;

• con Napoli Sociale sono stati impiegati 120 LSU per garantire ai bambini diversa-mente abili e alle loro famiglie un servizio di trasporto gratuito per le attività scolastiche, educative, sanitarie, ludiche, ricreative;

• con SFUMA sono stati impiegati 80 LSU in 8 centri antifumo realizzati ed operati-vi sul territorio cittadino con oltre 10 mila pazienti trattati in un anno e mezzo. Tale percorso è avvenuto attraverso il Ministero della Sanità e quello del Lavoro attraverso un consorzio privato e superando così per la prima volta i confini dell’intervento esclusivamente pubblico.

• con la rimodulazione delle piante organiche sono stati stabilizzati, nella Pubblica Amministrazione locale, 160 LSU disabili;

• nel call center dell’ospedale Cardarelli sono state impiegate 90 unità LSU; • con SETERNA, infine, 110 LSU sono stati stabilizzati.

Oggi vi sono circa 800 lavoratori LSU a Napoli a fronte dei circa 5600 nel 1994, anche dopo fuoriuscite volontarie dal bacino, incentivi e pensionamenti. Tutte le scelte compiute in questi anni dal Comune di Napoli hanno testimoniato la vo-lontà di farsi carico pienamente di questo gravoso problema. Con gli strumenti normati-vi attuali, tuttavia, è stato messo in campo tutto il possibile sia in termini di progetti di stabilizzazione che di impegno finanziario sopportabile per il nostro bilancio e la stessa tenuta delle nostre società miste. L’obiettivo rimane naturalmente quello di stabilizzare tutti i lavoratori rimanenti nel nostro bacino. Per questo proponiamo la costituzione di un’Agenzia Pubblica nazionale (anche ad esempio Italia Lavoro, attraverso una sua radicale riforma) che assorba i lavo-ratori attraverso un incremento delle risorse destinate al fondo per l’occupazione e li metta a disposizione degli enti locali. L’agenzia potrebbe inoltre coinvolgere anche il

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sistema delle imprese private, sulla base di progetti e investimenti mirati in partnership con le Amministrazioni locali. Accanto alla stabilizzazione dei restanti LSU, l’Agenzia pubblica sarebbe anche un utile strumento per chiudere la vertenza con le cooperative socialmente utili, operanti in condizioni di precariato da oltre venti anni nelle città di Napoli e Palermo, e prevedere la stabilizzazione anche di questo serbatoio con lo stesso sistema previsto per gli LSU.

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5. Le regole per l’organizzazione del territorio Napoli è una città in cammino che ha percorso molta strada in questi ultimi cinque anni, come ha dimostrato la Mostra sul “Lavoro… in Comune” allestita in Galleria alla fine dello scorso anno. Napoli ha fatto più strada di quanto non sia stata colta nella fram-mentarietà delle notizie di cronaca. Ma molto ancora bisogna fare nei prossimi cinque anni per recuperare alcuni ritardi su questioni nodali per la vivibilità urbana e per com-petere con le altre grandi città d’Europa. Bisogna consolidare e arricchire l’esperienza della partecipazione democratica alle scel-te urbanistiche e al tempo stesso accelerare i processi decisionali. La partecipazione è il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte che riguardano il bene comune per eccellenza che è la città. La partecipazione va valorizzata e strutturata senza scalfire il diritto-dovere del Consiglio Comunale e degli altri organi elettivi a decidere in tempi rapidi, dopo un ampio e serrato “ascolto” delle voci della città. Prima di entrare nel merito delle priorità attuative dei prossimi anni, occorre ricordare che l’approvazione della Variante al Piano Regolatore Generale (giugno 2004) e la Ri-forma del Decentramento (settembre 2005) e la creazione delle 10 Municipalità rappre-sentano la premessa per una strategia attuativa tesa a recare in tempi brevi un risoluti-vo miglioramento della qualità dell’ambiente e del decoro della città. Iniziamo allora dalle questioni della “manutenzione” e del “decoro”, questioni solo ap-parentemente meno importanti dei grandi progetti di trasformazione urbana. Sappiamo che i cittadini si lamentano innanzitutto dei problemi minimi e quotidiani, quali ad e-sempio le buche nelle strade. La grande aspirazione è di vivere in una città “normale”, con le strade pulite, i bus in orario, le fioriere colme di fiori. Ebbene, il “ritardo” su questo punto è da ricercare soprattutto sulla difficile gestione del “decoro” su grande scala urbana. In tale ottica, le prime funzioni da decentrare alle 10 Municipalità (di circa 100 mila abitanti, ognuna equivalente a una città media come Trento e Bergamo) sono proprio la manutenzione e il decoro, includendo in questo ter-mine anche l’arredo urbano. Per evitare tuttavia che il decentramento possa apparire uno scaricabarile o (ancor peggio) che si trasformi in una forma di “devolution”, biso-gnerà non solo preservare, ma rafforzare gli uffici tecnici centrali in funzione di coordi-namento, definendo con precisione anche gli ambiti di intervento di delega comunale rispetto a quelli di più stretta pertinenza delle dieci municipalità. Al Comune deve quindi restare la funzione di indirizzo e di controllo sull’intero territo-rio, sviluppando quel processo già avviato che va verso la “manutenzione programmata” delle grandi strade e della rete fognaria, procedendo contestualmente ad una sistema-tica ricognizione del sottosuolo (includendo nella diagnosi cavità e sottoservizi). Avva-lendosi della formula dell’appalto misto va superata la fase delle emergenze, affidando ad un Global Service l’attuazione di un Piano di risanamento sistematico. Al tempo stes-so occorre istituire un call-center e un sito-web interattivo per raccogliere le segnala-zioni dei cittadini che potranno sempre rivolgersi al “responsabile degli interventi ma-nutentivi di quartiere” al quale si è fatto prima riferimento. Analogamente, ognuna delle 10 Municipalità dovrebbe dotarsi di uffici tecnici specifici su Manutenzione e Decoro, dotati di altrettanti call-center. Va ribadita l’importanza di

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tenere collegati in “rete” gli organismi decentrati per non perdere mai di vista il quadro unitario. Tuttavia è indubbio che le Municipalità potranno rappresentare dei centri ge-stionali più “vicini” ai cittadini. Per quel che attiene la riqualificazione della città nel suo insieme, il Nuovo Piano Rego-latore rappresenta un imprescindibile quadro di riferimento che fissa peraltro con rigore il sistema delle “regole certe”. Per questo, va considerato una meta raggiunta della quale andare fieri. Il governo delle trasformazioni urbane è un processo sempre in evo-luzione. Fissate le regole ora si è aperta la fase della definizione delle priorità all’interno di una visione, unitaria e condivisa, del futuro della nostra città. Sarebbe infatti insensato avventurarsi in una rimessa in discussione complessiva del grande “Disegno Generale” faticosamente approvato. Più proficuo è invece confrontare i pareri sulle priorità e sulle modalità degli interventi puntuali. La concreta attuazione del Piano sarà in tal senso anche la più efficace cartina di tornasole sulla validità delle “regole” predeterminate. Solo se alcune norme o alcuni vincoli dovessero rivelarsi un ostacolo al raggiungimento delle finalità del Piano, allora – laicamente – bisognerà ridi-scuterle in Consiglio Comunale, ma in termini puntuali e razionali, senza voler ridisegna-re il quadro d’insieme. Proviamo dunque a tracciare una rapida rassegna dei problemi urbani più urgenti. La priorità assoluta va data alla riqualificazione della Periferia Nord, non fosse altro che per un principio etico di attenzione verso il malessere delle fasce deboli della popola-zione e sulle condizioni di invivibilità determinate dalla giungla di casermoni di cemento accumulati negli anni Sessanta e Settanta senza la minima attenzione alla qualità urba-na in cui esse versano. Sembrò a molti (allora) di aver dato una risposta al “diritto alla casa”. Con il Piano delle Periferie degli anni Ottanta, sono stati poi opportunamente ag-giunti grandi parchi e numerosi servizi sociali. E tuttavia non è stato sufficiente ad ele-vare il livello di abitabilità. Così come non basta demolire le Vele – sostituendole con palazzine condominiali – per risolvere il problema di Scampia. Bisogna prima e soprat-tutto demolire quel modello urbanistico che ha generato tanti ghetti di emarginazione sociale. È necessario superare il mero “diritto alla casa” per rispondere al più profondo bisogno del “diritto alla città”, iniettando nei tessuti periferici massicce dosi di sociali-tà, di commercio, di spettacolarità. L’urbanistica della qualità può rivelarsi la strategia vincente contro il degrado urbano. Bisogna trasformare le periferie in nuove centralità, emule delle moderne città con-temporanee. D’altronde, se è vero che Secondigliano è periferica rispetto al Centro Sto-rico, resta altresì innegabile che è centrale rispetto alla “Area Metropolitana” pressoché coincidente con la Provincia di Napoli. Insomma l’Area Nord può rivelarsi anche una “opportunità” per massicci investimenti privati se sottoposta alla terapia d’urto di un vero e proprio ridisegno urbanistico dell’intera area partendo dalla Società di Trasfor-mazione dell’Area Nord e dalla realizzazione della nuova Facoltà di Medicina e Chirurgia a Scampia. Altrettanto importanti da sciogliere restano però i nodi del riutilizzo dell’Area Orientale (anche considerando le drammatiche condizioni di disoccupazione), della riqualificazio-ne ambientale dell’Area Occidentale (accelerando la realizzazione del progetto di Ba-gnoli) e del recupero del Centro Storico (per valorizzarne l’identità di città d’arte). Nell’Area Orientale sono in corso alcune realizzazioni con capitali privati di forte impe-gno economico e grande impatto occupazionale (due centri commerciali di grandi di-mensioni, un’area di reindustrializzazione di 21 ettari con 14 nuove imprese e la crea-zione di centinaia di posti di lavoro, alberghi, ecc.); tuttavia per l’ambito 13 – cioè

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l’area dei depositi petroliferi – è urgente mettere a punto una strategia che possa pro-muovere gli effettivi investimenti produttivi tesi ad attuare il disegno (enunciato nella “Variante”) di sostituire le industrie inquinanti, ad alto rischio ambientale e a basso li-vello occupazionale, con nuove attività produttive, leggere, pulite e tecnologicamente innovative. Bisogna innanzitutto procedere ad una radicale ristrutturazione dell’attuale impianto infrastrutturale e sostenere con forza le potenzialità già insite nell’area stes-sa, con particolare riguardo al nascente polo aerospaziale. Il Centro Storico – bene tutelato dall’Unesco come patrimonio dell’umanità non solo per la sua storia e le sue innumerevoli testimonianze, ma anche per la complessità sociale che ne costituisce, da sempre, il segno distintivo – deve svolgere un ruolo strategico per il futuro della città. Non solo sede di prestigiose Università (la nostra città ne vanta ben cinque con circa 150.000 studenti iscritti), ma anche punto di forza per lo sviluppo del turismo d’arte e di cultura; sede di gran parte delle attività direzionali della regione e del Mezzogiorno, ma anche luogo per il tempo libero e il divertimento. Il potenziamento della rete di trasporto metropolitano, l’attuazione del “Piano di Ge-stione” voluto dall’Unesco e approvato dall’Amministrazione, la realizzazione di proget-ti integrati come “Sirena” e il “recupero dei bassi”, il completamento del programma di arredo e di riqualificazione urbana previste per la città storica, con un rinnovato impe-gno sulla sicurezza e la legalità, possono garantire un futuro a questa area cruciale della città. Più avanzata è la riqualificazione dell’Area Occidentale. Bagnolifutura, terminata la bo-nifica dell’area di Coroglio, realizzerà al più presto i progetti delle opere pubbliche pre-visti dal Piano Urbanistico Esecutivo (è stato già realizzato il Pontile Nors e sono stati già varati il Parco Sportivo, la Porta del Parco Urbano e il Turtle Point) e, contestual-mente, avvierà le procedure per la realizzazione, da parte dei privati, degli ambiti di attuazione (alberghiero, residenziale, produttivo, ecc.) previsti dal Piano stesso. Nel contempo la Città della Scienza, il centro di produzione Rai, i Centri di Ricerca e gli Istituti universitari presenti sul territorio, sono le premesse per la creazione del Parco Tecnologico della cultura, dell’ambiente e dell’innovazione con l’intendo di creare un vero distretto produttivo integrato. In sintesi i principali punti sono:

− Attuare il Nuovo Piano Regolatore: approvazione dei Piani Urbanistici Attuativi previsti dal Nuovo Piano Regola-

tore; incentivazione, sulla scorta delle delibere approvate in Giunta, alla realizza-

zione di attrezzature pubbliche su suolo privato; definizione e attivazione di procedure atte ad accelerare le attività ammini-

strative per l’approvazione di progetti di iniziativa privata; snellimento delle procedure di DIA e per la concessione del Permesso a Co-

struire. − Guidare e Sostenere le STU “Bagnolifutura” e “Napoli Nord”:

monitoraggio delle attività della Bagnolifutura S.p.a.; completamento della bonifica dell’area di Coroglio; realizzazione delle opere pubbliche previste dal Piano Urbanistico Esecutivo

di Coroglio-Bagnoli; avvio delle procedure per la realizzazione, da parte dei privati, degli ambiti

di attuazione (alberghiero, residenziale, produttivo, ecc.) previsti dal Piano Urbanistico esecutivo di Coroglio-Bagnoli;

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costituzione della Società di Trasformazione Urbana “Napoli Nord”; approvazione del Piano Urbanistico attuativo delle aree di trasformazione di

Scampia. − Promuovere lo strumento del Project financing:

incentivazione della Finanza di Progetto; verifica dello stato di attuazione e ultimazione nei prossimi 4 anni dei due

project finanging aggiudicati (Centro Direzionale e Porto Turistico di San Giovanni a Teduccio).

− Approvare il Piano della Linea di Costa − Realizzare il Programma Innovativo per l’area di Mergellina attualmente in fase

di approvazione − Realizzare il Programma Innovativo per l’area di San Giovanni a Teduccio at-

tualmente in fase di approvazione − Approvare e realizzare le scelte del Piano Strategico della Città di Napoli:

attivazione del processo finalizzato a proporre, confrontare e coordinare i-dee e progetti sul futuro di Napoli;

individuazione delle strategie e politiche innovative in grado di dare maggio-re impulso al progresso sociale, economico e civile di Napoli;

individuazione, tra gli interventi già programmati, di un portafoglio di pro-getti integrati, condivisi e coerenti cui dare priorità di realizzazione e sui quali far convergere le risorse, le competenze e l’impegno per lo sviluppo socio-economico della città;

attuazione dei primi interventi strategici. Per la città storica in sintesi i principali interventi:

− Attuare il “Piano di Gestione” voluto dall’Unesco, redatto e approvato dall’Amministrazione

− Ampliare e realizzare gli interventi di riqualificazione e di arredo urbano della città storica

− Valorizzare il ruolo del Centro Storico per lo sviluppo del settore turistico − Incrementare l’accessibilità grazie al completamento della rete di trasporto su

ferro. In sintesi per i grandi progetti:

− Completare i lavori di restauro e rifunzionalizzazione del Real Albergo dei Pove-ri

− Aprire la Città dei Giovani − Completare i lavori di restauro e rifunzionalizzazione della SS. Trinità delle Mo-

nache quale sede universitaria, parco pubblico e grande attrezzatura di quartie-re (sport, biblioteca, artigianato, ecc.)

− Riqualificare l’area monumentale di piazza Municipio anche grazie al comple-tamento dei lavori di realizzazione del nodo di interscambio tra la linea 1 e la Li-nea 6 nella stazione Municipio

− Riqualificare l’area del “Rione Carità”. Le Periferie come nuove centralità Un programma di lungo periodo e innovativo sulle periferie si pone come uno degli assi portanti del programma. Uno degli elementi fondamentali che Napoli deve promuovere,

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infatti, è un grande programma di rigenerazione dello spazio periferico, urbano e me-tropolitano, attraverso un’iniziativa multidimensionale, che riguardi sia gli interventi di riqualificazione urbana, ma anche i servizi di prossimità, gli eventi, le iniziative artisti-che e culturali e valorizzi le piccole comunità creative, le attività sociali e i centri di so-lidarietà disposti in questi territori. Oggi le periferie vanno trattate come spazio nel quale vanno riconosciuti diversi gradi di disuguaglianza nella capacità di funzionamento della vita urbana. Spazi da connettere al “diritto allo star bene”, alla ricerca di una vita urbana ricca, che offra una possibilità di scelte genuine tra opzioni volte a superare i problemi di radicata deprivazione. Bisogna puntare su una logica capace di produrre catene cumulative di trasformazioni, consape-voli che se non si ha la capacità di ridurre le disuguaglianze nei funzionamenti della vita urbana si rischia di compromettere la stessa stabilità sociale. Per fare questo, serve, innanzi tutto valorizzare quelle realtà che anche nelle periferie esistono: istituzioni, associazioni impegnate e valide; è partendo da queste che si rende possibile giungere alla costruzione di un intreccio di strategie in uno scenario di lungo periodo, andando oltre il tradizionale orizzonte welfarista. In altre parole è ne-cessario dare maggiore forza alle strategie comunitarie e ai programmi di sviluppo re-gionale, portati avanti attraverso i fondi strutturali, con la messa a fuoco in maniera or-ganica di strategie generali per le aree urbane. La periferia è lo spazio della trasformazione della città, come grande posta in gioco per l’intera area metropolitana, trattando le diverse parti come spazi d’integrazione dell’intera città. Per fare ciò, serve un’iniziativa a molte dimensioni, di diversa natura e consistenza, utilizzando modalità anche “leggere”, capaci di favorire i collegamenti tra i vari spazi della rete urbana, aperte alle tante piccole comunità locali, valorizzando anche la creatività come parte significativa dell’economia della conoscenza. Una creati-vità che diventi una risorsa vitale della competitività basata sull’innovazione. D’altronde, la prospettiva di una riqualificazione “creativa” dello spazio periferico co-stituisce elemento forte dell’impostazione del Piano strategico, quando sostiene che occorre “un vasto processo di rigenerazione nella Napoli metropolitana”, ricorrendo “ad una manovra multidimensionale, ma con qualche consistente elemento di concentrazio-ne da studiare, sia dal punto di vista dei soggetti da coinvolgere e delle azioni da pro-muovere, che dal punto di vista del progetto urbano”. Si tratta in sostanza di evitare il distacco tra l’economia (in gran parte sommersa) diffu-sa nelle periferie e le funzioni strategiche concentrate nel centro. Per questo è neces-sario creare le condizioni per valorizzare le periferie anche attraverso la diffusione di funzioni pregiate (Università, centri di ricerca, grandi attrezzature). L’efficacia dell’azione è data dunque dall’intersecarsi di soluzioni urbanistiche, sociali e culturali:

• politiche di sviluppo locale, a partire dall’emersione del sommerso, l’inserimento di nuove attività e la cura del contesto stesso come oggetto di e-conomia;

• ridisegno del contesto (possibilmente in modo incrementale, piuttosto che radi-cale, valutando adeguatamente come gli innesti estrinseci, per esempio le sta-zioni, vengono accolti);

• accrescimento delle dotazioni urbane; • aumento della mixité sociale, tenendo presente che però ciò è possibile se au-

menta il senso di sicurezza di tutti, evitando la concentrazione fisica delle mar-ginalità, evitando le enclaves;

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• garantire la qualità dell’abitare, innovando verso la eco e la bioarchitettura. Il tema particolare, ma generale al tempo stesso, della legalità non può essere trattato come distinto dalle altre qualità del contesto. Alla legalità si deve arrivare in modo pro-cessuale, verrà in gran parte da sola, se vengono soddisfatte almeno in tendenza le priorità indicate. Alla fine, ogni periferia deve diventare città, uno dei poli della strut-tura policentrica metropolitana. Nessi funzionali, connessioni fisiche e virtuali possono impedire che restino mondi a parte. E anche una piena attivazione delle Municipalità può concorrere in questo quadro.

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6. Una amministrazione pubblica efficiente e trasparente Il Comune di Napoli è una grande azienda pubblica. Anzi, è la più grande azienda del Mezzogiorno. Migliaia di lavoratrici e lavoratori, centinaia di “quadri”, decine di diri-genti ai vari livelli. Se ogni azienda ha bisogno di organizzazione, definizione dei proces-si produttivi, sistemi informativi, sistemi di controllo, un’azienda pubblica come il Co-mune ne ha ancor più bisogno. Perché se le aziende private hanno prodotti omogenei, quelli inseriti nel “catalogo” di un Comune sono migliaia e in continua evoluzione. I no-stri “clienti” sono i cittadini, coloro che usano per lavoro, studio, turismo la nostra cit-tà. Noi abbiamo il dovere di organizzarci al meglio per dare servizi e prodotti migliori, aumentare l’efficienza della nostra macchina comunale e l’efficacia della sua azione, nella trasparenza e cercando di spendere meno e al meglio le scarse risorse disponibili. Durante i trascorsi cinque anni abbiamo avviato un grande processo di riorganizzazione, acquisito nuovi quadri dirigenti, formato personale, organizzato gli uffici. Oggi dobbia-mo proseguire l’opera avviata, correggere le inadeguatezze riscontrate e soprattutto decentrare ulteriormente prodotti e attività grazie alla prossima nascita dei dieci muni-cipi. In particolare intendiamo:

• migliorare ulteriormente la macrostruttura rendendola più agile, esaltando le professionalità che in questi anni si sono affinate;

• decentrare e semplificare la maggior parte dei procedimenti amministrativi ren-dendo più facile e trasparente l’accesso per i cittadini;

• procedere in quelle riforme avviate in settori rilevanti per la nostra città: la co-struzione delle municipalità; la riorganizzazione del corpo di polizia municipale; la riorganizzazione del settore cimiteriale e dei servizi funebri; il sostanziale mi-glioramento nel settore della raccolta differenziata dei rifiuti e della nettezza urbana;

• costruire un vero sistema di URP (uffici relazioni con il pubblico) favorendo l’incremento delle attività che possono essere svolte dai cittadini direttamente per via telematica;

• la costruzione di un call center per la realizzazione di un numero unico per tutte le pubbliche amministrazioni operanti in città;

• l’unificazione e riprogettazione dei sistemi informativi in modo da consentire il dialogo e l’aggiornamento sistematico delle banche dati;

• il completamento della costruzione del sistema di customer satisfaction, ren-dendo la macchina comunale capace di intercettare i bisogni e i diritti dei citta-dini e verificare il livello di gradimento sui servizi erogati;

• migliorare il sistema di controllo di gestione e dei controlli interni del Comune di Napoli;

• completare l’attivazione del sistema degli sportelli unici (per le attività produt-tive e per l’edilizia) al fine di semplificare e rendere certo l’iter delle pratiche presentate dai cittadini favorendo anche qui l’uso degli strumenti telematici.

I processi riorganizzativi saranno integrati da azioni positive quali:

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lo stanziamento di adeguate risorse per la formazione del personale, compreso la promozione e il varo di master di alta formazione per dirigenti e quadri d’intesa con le Università napoletane, la società partecipata Stoà, il Formez;

il reperimento di nuove professionalità da inserire nei settori strategici dell’Amministrazione (compresa la realizzazione di una “leva annuale” per gio-vani agenti del Corpo di Polizia municipale garantendo così una adeguato ricam-bio e presenza di maggiori forze nel servizio in strada);

un graduale processo di riqualificazione verso l’alto delle lavoratrici e dei lavo-ratori a più bassa professionalità;

la realizzazione di un sistema di sostegno alle giovani famiglie al fine di favorire la piena pari opportunità dei sessi nelle carriere e nelle attività lavorative;

la qualificazione del sistema di relazioni sindacali che renda le parti partner per lo sviluppo dell’azienda-Comune;

la realizzazione di un piano edilizio per il miglioramento del sistema degli uffici e dei servizi, in particolare ampliando gli spazi per il front office e la sicurezza nei luoghi di lavoro;

la piena dotazione per tutti gli uffici di una rete moderna, adeguata, sicura e ve-loce per la trasmissione, il trattamento e l’archiviazione dei dati e una connessa adeguata attrezzatura informatica.

In poche parole occorre lavorare per un’Amministrazione pubblica “terza” nella tutela dei diritti dei cittadini, sicura ed efficace operando per garantire SERIETÀ nell’azione:

S come semplificazione (nell’accesso, nei procedimenti, nel rapporto tra i cittadini e l’Amministrazione);

E come efficienza (nell’erogazione dei servizi, nell’avanzamento delle pratiche); R come riorganizzazione dei processi produttivi per rendere l’azione amministrati-

va più pronta; I come informazione (cioè adeguati sistemi informativi, capacità di informare ac-

curatamente i cittadini, maggiore utilizzo di Internet per migliorare l’accessibilità continua alle informazioni e agli sportelli);

E come economicità nell’azione per spendere meno ma soprattutto spendere me-glio le scarse risorse disponibili;

T come trasparenza nell’azione amministrativa e come tutela dei diritti dei citta-dini migliorando il sistema dei controlli interni;

A come attenzione ai bisogni dei cittadini e alle loro valutazioni sulla qualità servi-zi erogati.

Servizio Reti/Sia/Siad L’evoluzione delle infrastrutture della rete aziendale rappresenta la premessa fonda-mentale per lo sviluppo delle principali iniziative che l’Amministrazione Comunale vorrà realizzare in futuro. La nuova rete potrà supportare tutte le crescenti esigenze degli uf-fici già presenti sulla attuale rete aziendale ma anche quelle degli altri che in rete non sono ancora. Essa sarà indispensabile per supportare, al meglio, tutti i servizi già realizzati dall’Amministrazione comunale, come il nuovo sistema informativo per l’area demogra-fica ed il portale dei tributi, ma anche per i progetti di e-government grazie alle sue peculiari caratteristiche:

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• la capillarità che deriva dalle dimensioni del nostro Ente; • l’efficienza indispensabile per l’impiego del protocollo informatico e l’accesso ai

diversi servizi in rete; • la sicurezza indispensabile per la protezione di dati di particolare valore per

l’Ente, come quelli demografici o tributari. Ma, soprattutto, l’evoluzione della rete è indispensabile per il successo del radicale processo di decentramento amministrativo avviato dall’Amministrazione che ha portato alla nascita delle Municipalità. Infatti, il loro assetto organizzativo deve prevedere ne-cessariamente infrastrutture e strumentazioni efficienti in grado di far utilizzare in ma-niera appropriata i servizi che oggi già vengono erogati ma talvolta centralmente. Inoltre, nel prossimo futuro, grazie a questa infrastruttura potranno essere realizzati progetti come:

• la parabola di quartiere, e cioè l’accesso unico per il segnale satellitare, con l’eliminazione delle parabole private;

• la tv interattiva pubblica di quartiere con produzione di contenuti da parte di scuole, operatori locali, da diffondere sui media;

• la banca dati territoriale della Municipalità. I progetti potranno coprire all’inizio una o più municipalità aggregate; successivamente potranno essere oggetto di riuso per le municipalità rimanenti. L’altro grande progetto che riguarderà la nostra Amministrazione nei prossimi anni sarà quello della “Dematerializzazione”. A seguito dell’andata a regime del progetto di e-gov denominato Sisdoc, vi sarà lo sviluppo sempre maggiore di servizi sulla rete e il sempre minor utilizzo della carta. Sarà una rivoluzione sul piano organizzativo paragonabile a quella prodotta dall’introduzione, a suo tempo, del personal computer. Statistica Verrà realizzato un progetto che renderà fruibile l’intero pacchetto di dati raccolti col censimento del 2001 che l’ISTAT da poco tempo ha reso disponibile. Sarà quindi oppor-tunamente ordinata una quantità enorme d’informazioni da cui sarà possibile trarre un gran numero di variabili che rappresenteranno con grande dettaglio la complessa realtà della città di Napoli. Questo sistema d’indicatori sociali, demografici ed economici, permettendo anche ana-lisi a livello di singolo quartiere e municipalità, potrà costituire uno strumento fonda-mentale per la pianificazione dell’attività di governo della città di Napoli dei prossimi anni. Protezione Civile In questi anni l’Amministrazione Comunale ha sviluppato una significativa esperienza nel settore delle emergenze attraverso il rafforzamento del Turno di guardia h. 24; ha con-solidato il rapporto con tutte le Associazioni di Protezione Civile attraverso il progetto NOEM; ha in corso attività di studio per la redazione ed adozione del Piano Comunale di Protezione Civile. Tale Piano sarà elaborato in armonia con le Direttive nazionali e regionali in materia, nonché con il Piano di emergenza del Rischio Vesuvio, predisposto dal Dipartimento Pro-

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tezione Civile, il Piano sul Rischio Vulcanico dell’area Flegrea ed il Piano delle Aree a Rischio di Incidente Rilevante per la zona orientale della città. Tale pianificazione si baserà su precise fasi di attivazione in emergenza, sul necessario concorso delle varie componenti dell’Amministrazione Comunale per lo svolgimento del-le funzioni di supporto dell’emergenza e su un’efficace sinergia con le attività dell’Amministrazione Regionale con la quale l’Amministrazione Comunale ha stipulato la Convenzione Quadro per la collaborazione in materia di Protezione Civile. Al fine di garantire l’efficacia delle attività di protezione civile il Comune si doterà di un sistema operativo comunale multipolare che prevederà un Centro Situazioni con fun-zione di Centro Operativo Comunale in caso di emergenza; una Centrale Operativa In-terventi; Strutture Comunali Decentrate unitamente a 10 presidi presso le singole Muni-cipalità.

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7. Le risorse per lo sviluppo Per porre in atto le politiche delineate nei punti precedenti e in quelli che seguono, servono risorse. Le risorse del Comune provengono per metà circa dai trasferimenti del-lo Stato e per il 35% circa dalle entrate tributarie proprie del Comune. In questa ultima legislatura i trasferimenti dello Stato si sono drasticamente ridotti (dal 57,4% del 2001 al 48% del 2005), ma il Comune, pur avendo deliberatamente deciso di non incrementa-re la pressione dei tributi propri, ha risanato in questi stessi anni la situazione di dis-sesto finanziario. Ciò è costato ai cittadini in termini di servizi erogati e di minori investimenti effettuati, ma non in termini di politiche sociali e di solidarietà, e ha permesso di creare le condi-zioni per un grande balzo in avanti. La nuova struttura organizzativa del Comune, attra-verso la costituzione delle Municipalità, la costruzione delle Metropolitana e della piat-taforma logistica, il risanamento finanziario, il nuovo ruolo delle città nelle politiche europee costituiscono le basi che era necessario costruire per la nuova fase dello svilup-po di Napoli. I risultati ottenuti sono il frutto di una attenta gestione delle risorse, di una accentuata politica di lotta all’evasione, di una gestione attiva del debito comunale basata sull’ottimo rating che le principali società mondiali hanno attribuito al Comune e sulle scelte di politica economica, basate sulla più completa trasparenza amministrativa, che hanno contraddistinto la passata sindacatura. Tutte le scelte effettuate sono state ca-ratterizzate dalla ferma decisione di non imporre sacrifici alle fasce più deboli della so-cietà e sono state improntate dal principio forte della solidarietà. I risultati ottenuti mostrano che una sana politica di solidarietà può produrre frutti anche in termini fi-nanziari. Abbiamo inoltre seguito con attenzione la nuova filosofia della Commissione Regionale del Parlamento europea per le aree svantaggiate, che prevede un ruolo nuovo delle cit-tà e delle aree metropolitane come organismi intermedi e attori locali di sviluppo. In questa linea di continuità con il percorso intrapreso (valorizzazione delle risorse in un’ottica di forte solidarietà) si possono individuare gli obiettivi immediatamente rag-giungibili nella prossima consiliatura.

1. Accesso e utilizzo efficiente ai Fondi Strutturali UE con particolare attenzione al Quadro Comunitario di sostegno alle politiche d’infrastrutturazione e ai “Pro-grammi a sportello Bruxelles”. Questi ultimi, in particolare, sono macropro-grammi e linee di finanziamento in numerosi settori strategici, messi a disposi-zione dall’Europa direttamente agli attori locali – senza intermediazioni cioè da parte delle varie amministrazioni – ma poco o affatto sfruttati nella nostra realtà metropolitana e regionale. Cultura, ambiente, trasporti, energia, università, formazione, ricerca, comunicazioni: questi sono solo alcuni dei potenziali settori interessabili da una seria iniziativa in tale direzione.

2. Valorizzazione delle risorse proprie del Comune al fine di finanziare gli investi-menti per lo sviluppo dotandosi di strumenti e organizzazione idonei anche ad accedere direttamente ai fondi europei e ai mercati finanziari.

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3. Rafforzamento delle procedure e delle politiche tese ad aumentare l’efficienza e l’efficacia della spesa anche nell’ottica dell’assoluta trasparenza decisionale e procedurale.

4. Predisposizione di strumenti più efficaci per la lotta all’evasione anche in vista della riforma delle competenze comunali in materia prevista dalla L. 248 (Colle-gato alla Finanziaria 2006).

Per quanto riguarda le società partecipate del Comune di Napoli, occorre innanzitutto consolidare l’obiettivo perseguito in questi anni che è stato quello di riorganizzare e po-tenziare le società stesse per migliorare la qualità dei servizi pubblici. Le azioni che si continueranno a mettere in atto riguardano:

1. il miglioramento dei risultati economci. Infatti nel 2004 tutte le aziende del Co-mune di Napoli, hanno aumentato il fatturato e contenuto i costi. Hanno chiuso in utile: Arin, Metronapoli, Mostra d’Oltremare, Napolipark. Hanno ridotto le perdite: Asia, CTP, Terme di Agnano. Complessivamente nel 2004 le perdite del-le aziende partecipate sono state di circa 54 milioni di euro: 27 milioni di euro in meno rispetto al 2003;

2. il miglioramento della qualità dei servizi pubblici soprattutto nel settore del tra-sporto pubblico, attraverso: il potenziamento e il rinnovamento del parco auto-bus, le nuove stazioni della Linea 1 della metropolitana, la realizzazione dei par-cheggi di interscambio, l’integrazione tariffaria, lo sviluppo della videosorve-glianza.

In prospettiva va poi approfondita l’opportunità della costituzione di una holding del patrimonio comunale o in subordine delle società di servizio partecipate dal Comune che metta a sistema l’insieme delle società controllate perché diventi una fonte di ric-chezza per il Comune. Con una patrimonializzazione di circa quattro miliardi (nella pri-ma ipotesi) o di un miliardo e mezzo di euro (nel caso delle sole società partecipate) la holding potrebbe operare sui mercati finanziari per mettere a frutto il patrimonio con-sentendo al Comune di ottenere risorse liquide disponibili per gli investimenti per lo svi-luppo. La holding, inoltre, gestita da soggetti con elevate competenze, costituirebbe un elemento di maggiore trasparenza gestionale, scindendo in maniera netta le linee poli-tiche da quelle gestionali, realizzando economie di scopo e di scala e mettendo a siste-ma i diversi servizi pubblici locali realizzerebbe risparmi di costi e migliore qualità. Altri strumenti che possono essere attivati immediatamente a costo zero e che permet-tono rendimenti notevoli, sia in termini di risorse attivabili, sia in termini di efficienza ed efficacia della spesa, sono:

• la costituzione all’interno dell’Amministrazione Comunale di una task-force per la lotta all’evasione dei tributi locali, anche attraverso un patto di collaborazio-ne attiva tra il Comune e gli ordini professionali;

• la costituzione all’interno dell’Amministrazione di una task-force integrata per le politiche europee e il reperimento e la gestione di fondi europei e il coordi-namento con la Commissione Europea dei programmi delle Zone Franche Urbane;

• la costituzione di un ufficio comunale per il Project Financing e per la Partnership Pubblico Privata.

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8. Guardare all’Europa, guardare al Mediterraneo Le grandi trasformazioni in atto nell’economia globale offrono ad Mezzogiorno d’Italia ed alle sue maggiori città un’opportunità storica rappresentata, da un lato, dalla neo-centralità del bacino del Mediterraneo negli scambi internazionali e, dall’altro, dalla realizzazione entro il 2010 di una grande area euromediterranea di libero scambio che conterà su circa 300 milioni di nuovi cittadini, compresi tutti i Paesi del Maghreb e pro-babilmente anche della Turchia. Ciò si tradurrà in una forte impennata dei traffici commerciali (beni, servizi, merci, ecc.) e dei flussi finanziari che raggiungeranno il cuo-re dell’Unione, l’area mitteleuropea e francese e di qui al nord Europa, o attraverso il Mezzogiorno d’Italia o attraverso le coste sud di Spagna e Francia. Siamo dunque di fronte ad una grande scommessa e ad una competizione aperta rispet-to alla quale il Mezzogiorno d’Italia e Napoli, in particolare, appaiono in grado di con-correre almeno alla pari, a patto che vengano poste in essere una serie di iniziative che rendano attraenti i nostri territori i quali hanno, dalla loro parte, una serie di potenzia-lità di indiscutibile valore. Su questo piano il Mezzogiorno d’Italia risulta degnamente rappresentato in quanto con-ta 5 delle 45 città mediterranee con oltre 200.000 abitanti (Napoli, Bari, Palermo, Ca-tania, Messina) nelle quali si concentrano sedi universitarie di antica tradizione, alcuni tra i più qualificati istituti di ricerca ed un consistente numero di imprese innovative. Tale concentrazione di risorse materiali ed immateriali fa in particolare di Napoli un ac-cumulatore di ricchezze mobilitabili in direzione dell’integrazione economica del bacino del Mediterraneo. Il problema sta nella capacità/volontà di intercettare le nuove esigenze che vanno ma-nifestandosi nelle aree “periferiche” del bacino e di intercettare in maniera intelligente la domanda di innovazione che tende attualmente a definire un flusso di interscambio privilegiato tra i Paesi del fronte sud e delle regioni dell’Europa continentale o anche extra-europee. I più recenti dati del Fondo Monetario Internazionale rappresentano con puntualità le trasformazioni in atto nell’interscambio tra le due sponde del Mediterra-neo. Mentre l’import/export di prodotti manufatturieri resta stazionario ed anzi vede una progressiva emancipazione dei Paesi del fronte sud, cresce invece in modo rapido la richiesta di tecnologica, di nuove competenze e di nuovi saperi che molto spesso bypas-sa le nostre aree e si indirizza direttamente verso il cuore dell’Europa continentale. Si calcola che circa il 55% della domanda collegata alla ricerca ed alle nuove tecnologie proveniente dall’Egitto, dalla Tunisia e dal Marocco si indirizza verso la Germania ed i Paesi Scandinavi. E qui sta la grande opportunità di Napoli, così come delle altre maggiori città portuali del Mezzogiorno d’Italia, vale a dire intercettare tali flussi di domanda innovativa, po-nendosi come punti nodali di quella rete di città sulle quali si basa la trasformazione del Bacino del Mediterraneo da una grande area geografica ad una grande “area-sistema”, in grado di competere con i maggiori sistemi economico-territoriali del mondo, in primis l’area statunitense, la Cina, il Sud-Est asiatico. Le condizioni per partecipare in maniera vincente a tale affascinante scommessa a Na-poli esistono e non sono per nulla da sottovalutare. Innanzitutto la sua posizione geogra-

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fica che la pone da sempre, e ancor più in prospettiva, come ponte tra l’Europa, l’Asia ed i nuovi Paesi emergenti. I flussi di traffico da e verso la Cina e l’India hanno di fatto ripreso la via del Mediterraneo attraverso il canale di Suez ed il loro volume appare ca-ratterizzato nell’immediato futuro da una crescita di carattere esponenziale. D’altra parte, Napoli si ritrova al vertice di un ideale triangolo che vede le principali rotte del Mediterraneo ed i collegamenti con i corridori europei 5 ed 8 uniti dalla TAV e quindi in grado di proporsi nell’immediato futuro come una moderna ed avanzata piattaforma lo-gistica al servizio dell’intero Bacino mediterraneo. Oltre alla posizione geografica Napoli è in grado di mettere in campo la propria storia e la propria cultura che si traducono in un diffuso potenziale di infrastrutture immateriali, funzionali al nuovo modo di produrre ed alla internazionalizzazione dei rapporti di scambio. Si fa qui riferimento ad un sistema universitario articolato e complesso, ai centri di eccellenza nei comparti della ricerca avanzata, alle sedi di alta formazione ed ai luoghi di produzione della cultura umanistica che già risultano stabilmente inseriti nei circuiti internazionali più prestigiosi. Questi giacimenti di nuovi saperi, di esperienze avanzate, di grandi tradizioni culturali non solo danno prestigio alla città ma si pongono rispetto alla costruzione della “area-sistema” mediterranea come attrattori ad alta va-lenza strategica. Ma siamo anche convinti che la costruzione dell’area di libero scambio euromediterra-nea passa attraverso un nuovo modo di pensare lo sviluppo, imposto dal crescente flusso migratorio dai Paesi più poveri del fronte meridionale verso i Paesi più ricchi della sponda settentrionale; fenomeno che una volta accettato sul piano culturale ed oppor-tunamente regolato può perdere la sua attuale caratteristica di “problema sociale” per assumere i connotati di una nuova risorsa per lo sviluppo. In questa direzione la città di Napoli non è certo al punto zero come dimostra l’intensa attività di integrazione che l’Amministrazione comunale già ha avviato – e consolidato – con le numerose minoranze etniche che operano sul nostro territorio, confermando la sua storica propensione verso un cosmopolitismo senza conflitti e, più in generale, caratterizzandosi come “città del-l’accoglienza”. La dimensione europea, oltre quella nazionale, è di fondamentale importanza per le prospettive di Napoli. Infatti, le città possono essere motori per lo sviluppo e l’occupazione, attraverso l’iniziativa per programmare e utilizzare al meglio i fondi strutturali dell’Unione Europea, che per il periodo 2007-2013 ammontano a 25.624 mi-liardi di euro, movimentando nel complesso, tra cofinanziamento europeo e nazionale, circa 100.000 miliardi di vecchie lire. Una strategia unitaria, orientata a investire sulle città con finanziamenti congrui, può anche ricorrere a risorse nazionali in percentuale superiore a quella della programmazione finora posta in essere. Le città devono indicare i poli di eccellenza su cui puntare e le situazioni di crisi su cui occorre intervenire e de-vono essere chiamate ad una corresponsabilità nell’opera volta a concentrare, potenzia-re e accompagnare una crescita economica e sociale integrata, nel quadro delle priorità comunitarie e nazionali e nel quadro della politica di sviluppo regionale. Le valutazioni sulle difficoltà incontrate dalla strategia di Lisbona, a cominciare dal rapporto Kok, hanno evidenziato che il mancato coinvolgimento delle città nel raggiungimento degli obiettivi, ne ha rallentato e depotenziato gli effetti. Questo significa che le politiche di sviluppo hanno una probabilità di riuscita se le città e i loro governi ne sono i destinatari e i principali attuatori, soprattutto nel campo delle sfide legate alla globalizzazione del-l’economia.

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In questo quadro, le linee guida strategiche per la politica di coesione 2007-2013 e i Re-golamenti per la programmazione dei fondi strutturali hanno fatto entrare le politiche urbane a pieno titolo nell’ambito delle politiche regionali per la convergenza, la compe-titività e l’occupazione. Nel documento della Commissione Europea dal titolo Politica di coesione e città: il contributo delle aree urbane alla crescita e all’occupazione nelle regioni è stato rilevato che “le città sono protagoniste dello sviluppo”, che “nelle città sono concentrate molte capacita professionali, molte attività economiche e istituzioni di alta formazione” e che le città “sono protagoniste fondamentali per raggiungere la coesione sociale. Le città sono centri del cambiamento, basato sull’innovazione, sull’intrapresa e sulla crescita economica. Questa è la ragione per cui la politica a livel-lo nazionale ed europeo ha bisogno di una dimensione urbana”. La Commissione Europea ha anche indicato le idee specifiche per la preparazione di a-zioni urbane in programmi futuri, focalizzandosi sugli obiettivi relativi:

– alla possibilità di rendere le città attrattive, di creare accessibilità e mobilità, di permettere accesso ai servizi, alla cultura;

– alla creazione di innovazione, imprenditorialità ed economia della conoscenza; – all’aumento dei posti di lavoro e al loro miglioramento; – alla promozione dell’inclusione sociale; − alla lotta ad ogni forma di criminalità; – alla estensione delle relazioni fra città e regioni e alla partecipazione dei citta-

dini e alla creazione di network per lo scambio di esperienze; – ai finanziamenti, tra i quali anche le partnership pubbliche e private e l’utilizzo

di prestiti della Banca Europea degli Investimenti (BEI). Inoltre, nel Regolamento “recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione” è stata prevista per la prima volta – come già detto dianzi – la possibilità della sub-delega ai governi locali per la gestione e l’attuazione dei programmi operativi comunitari. In questo modo, le grandi città e le loro Amministrazioni possono assumere il ruolo di organismi intermedi, porta-tori di una progettualità matura e di altre iniziative, in grado di gestire direttamente nuove risorse e di conseguire obiettivi di crescita. La nuova fase dei programmi comunitari richiede che i temi dell’efficienza dei servizi, della riqualificazione delle periferie, dell’inclusione sociale e della sicurezza, del riuso delle aree dimesse, dell’ambiente urbano, della mobilità sostenibile, dell’efficienza e-nergetica, della rivitalizzazione del sistema delle piccole imprese e dei loro servizi, del-l’accesso e della diffusione dei servizi di prossimità, dell’applicazione delle tecnologie come elemento trainante per l’aggiornamento del capitale umano, fino a quelli del ridi-segno e dell’ammodernamento delle funzioni urbane, dell’ accesso alle reti e alle con-nessioni di trasporto – nazionali e internazionali – siano trattati in un approccio globale, in ambito urbano, attraverso un grande piano di riqualificazione capace di agire sull’in-tero sistema urbano, così come di insistere sulla macchina amministrativa indirizzandola sempre più ad obiettivi di efficienza e di competenza. Le politiche nazionali per le città sono completamente mancate in questi anni: la legi-slatura appena conclusa si è caratterizzata per i colpi pesantissimi ricevuti dalla finanza locale, dal sistema del welfare locale, dalla scuola, dall’Università e dalla ricerca. Ep-pure, l’art. 119 della Costituzione prevede espressamente che lo Stato destini risorse aggiuntive ed effettui interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Cit-tà Metropolitane e Regioni “per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la so-lidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo

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esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni”. Viene confermato, quindi, che per realizzare una strategia, che riconosca pienamente lo sviluppo delle città come perno della nuova programmazione, sono necessarie politi-che nazionali – e programmi regionali – di crescita urbana. I criteri di programmazione dei fondi strutturali 2007-2013 forniscono l’occasione per impostare anche in Italia una politica urbana coerente con gli obiettivi europei. La Commissione incoraggia gli Stati membri – e le Regioni – a delegare alle città la gestione dei finanziamenti necessari e ad esplicitare la propria strategia per lo sviluppo urbano, anche in riferimento alle aree della convergenza. In Italia si rendono disponibili per i prossimi sette anni oltre 50 miliardi di euro, una par-te dei quali deve essere destinato alle politiche urbane. Ma questa opportunità non ba-sta per dare slancio alle città e farne le protagoniste in Italia dell’attuazione della stra-tegia di Lisbona. Questo obiettivo può essere raggiunto a condizione che il Governo ag-giunga ulteriori stanziamenti (programmati su scala poliennale e specificatamente de-stinati alle aree urbane, nell’ambito di un nuovo sistema di finanza locale e regionale, in grado di attuare quanto previsto dall’ art. 119 della Costituzione sul coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario) a loro volta attribuiti con il metodo eu-ropeo del cofinanziamento e del partenariato pubblico-privato, facendo convergere, in un’unica strategia per le aree urbane, fondi comunitari e fondi nazionali. Tuttavia, per l’affermazione di un ruolo moderno e competitivo delle grandi città è ne-cessaria anche una nuova fase di governance della comunità (community governance), che riesca a mettere in rete i diversi protagonisti istituzionali, economici e sociali a va-rio titolo coinvolti nel processo di sviluppo, a creare una sinergia tra i diversi interessi dei cittadini e delle forze sociali, a far vivere le identità e le differenze delle principali realtà urbane come una grande ricchezza per il Paese. La metodologia del piano strate-gico della città, che l’amministrazione sta predisponendo, può servire opportunamente a questo scopo. Napoli è dotata delle potenzialità necessarie per avviare un processo innovativo e rac-cogliere la sfida competitiva, ma può anche ottimizzare i principali fattori che vengono considerati essenziali per una “città attrattiva”, in grado, cioè, di attrarre investimenti e occupazione: i trasporti e la logistica, l’accesso ai servizi e agli svaghi, l’ambiente fi-sico e naturale, il settore culturale. La scelta di avere il prossimo 2 ottobre il World Day di UN-Habitat e di costituire a Na-poli una rete di città e organismi a livello europeo, patrocinata dall’Unesco, come os-servatorio permanente sui processi di riqualificazione urbana e di efficace collegamento tra esperienze diverse di capacity building, può contribuire ad attrarre nuove idee, ini-ziative e progetti. Ma, soprattutto, è necessario realizzare nella nostra città, con qual-che anticipo sulle regolamentazioni che saranno adottate dall’Unione Europea, un network internazionale in grado di corrispondere alle nuove linee di finanziamento delle “migliori pratiche” di gestione urbana integrata. Una struttura permanente capace di dialogare con le istituzioni europee e gli organismi internazionali, a cominciare dalle banche d’investimento e sviluppo e di nuove forme di collaborazione strategica a livello della città. Il tema strategico della collocazione di Napoli all’interno della sfida competitiva inter-nazionale è strettamente legato a quelli dell’innovazione programmatica, delle propo-ste e degli strumenti operativi, necessari per rispondere alle mutate esigenze della cit-tà, come a quello delle politiche ordinarie per il miglioramento della qualità urbana.

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9. La città dell’innovazione e la rete delle “eccellenze” Cultura scientifica e rete delle eccellenze Uno degli obiettivi dell’Amministrazione nel prossimo quinquennio, sarà quello di met-tere l’accento sulla valorizzazione della cultura scientifica, dell’innovazione scientifica e tecnologica e della costruzione di reti delle eccellenze. Sebbene le amministrazioni comunali non abbiano responsabilità dirette nel campo della ricerca e della diffusione della cultura scientifica, siamo consapevoli che in una società dominata da quella risor-sa immateriale che è la conoscenza, la capacità di una città di mettere in rete local-mente e a livello internazionale i suoi centri d’eccellenza, è precondizione indispensabi-le per uno sviluppo civile e produttivo armonico. In un recente convegno promosso dall’ACEN e dedicato al Rapporto presentato dallo Studio Ambrosetti sulle città creative, si affermava: “la città deve essere un luogo di eccellenza a tutto campo: economica, sociale, urbanistica, emozionale, culturale”. Uno dei nostri obiettivi sarà di far crescere l’identità della città, che ci deve spingere ad operare, sull’esempio di Barcellona, per “far diventare la città una metropoli im-prenditoriale europea, in grado di irradiare la propria forza al bacino del Mediterraneo, operando per far crescere la qualità della vita, creare un habitat urbano socialmente equilibrato, valorizzando le sue radici culturali”. Con l’avvio del Piano strategico della città, si è messo in moto un processo che mira a ripensare il modello di sviluppo della città, ponendo l’accento sull’economia, sullo svi-luppo delle risorse tecniche, sulla creazione di posti di lavoro e di reddito, sull’imple-mentazione della qualità della vita dei cittadini, migliorando al contempo i nostri stan-dard di competizione e cooperazione a livello internazionale. Una sfida che ci impone di mettere a frutto e soprattutto in rete le tante eccellenze nel campo scientifico e culturale presenti in città; Napoli ospita ben 5 università con oltre 150.000 studenti, ha la prima Città della Scienza italiana, centri di ricerca di assoluto valore mondiale, dei piccoli ma bellissimi musei scientifici universitari, master in comu-nicazione scientifica, una rete di incubatori d’impresa. La scelta di agire su scala urbana è legata non solo alla volontà di valorizzare la quanti-tà e qualità della ricerca e della comunicazione scientifica svolta a Napoli, ma anche perché è a questo livello che più efficacemente è possibile cogliere i nessi tra scienza, tecnologia e qualità del vivere civile. Nel contempo Napoli deve essere pronta a rilanciare la sua azione sullo scenario inter-nazionale, promuovendo la cooperazione e la partnership con le città che si affacciano sul Mediterraneo; in questo contesto un primo passo è certamente quello di rafforzare lo scambio di buone prassi nel settore della società della comunicazione, della scienza, della cultura. Uno degli obiettivi che ci proponiamo nei prossimi anni è quello di costruire un Network delle istituzioni scientifiche cittadine, con il fine di contribuire a coordinare la loro a-zione in ambito locale ed internazionale e promuovere l’organizzazione di strumenti di comunicazione, eventi, momenti di incontro, partecipazione a progetti europei.

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Ed è sul terreno della cultura e della scienza che dobbiamo continuare a fare i nostri sforzi, per far crescere il tenore complessivo delle nostre Municipalità. La democrazia e l’inclusione sociale, nella società della conoscenza, si misura proprio a partire dal tasso di conoscenza dei cittadini, dalla loro capacità d’intervenire nei dibattiti sulle grandi sfide della nostra epoca, dal superamento del “digital divide”. Del resto, il piano d’azione su “Scienza, Società e Cittadini” elaborato dalla Commissio-ne Europea nel 2002, ha dato un forte impulso alla riflessione sui contenuti e le modali-tà per costruire un più saldo legame tra il mondo della ricerca scientifica e tecnologica e gli attori sociali europei, partendo dalla constatazione che l’obiettivo che l’Europa si è data con il Piano di Lisbona – costruire un’economia basata sulla conoscenza – non può essere raggiunto senza una straordinaria mobilitazione che coinvolga il mondo della scuola, della cultura, dell’apprendimento informale. Questo ci impone di legarci alle esperienze europee più avanzate in Europa, come quella sperimentata con successo proprio dalla municipalità di Barcellona. Un distretto formativo integrato Tra gli obiettivi della nuova Amministrazione c’è quello di favorire l’armonizzazione e l’ottimizzazione degli interventi sull’intera filiera sociale dell’innovazione dei saperi, individuando l’area metropolitana di Napoli come un “distretto formativo integrato”, dalla scuola all’università, ai centri di ricerca. In questa direzione il Comune può con-tribuire con politiche che costruiscano una grande stagione di alfabetizzazione informa-tica, partendo dalle nostre periferie; da Bagnoli, Ponticelli, Scampia può nascere un e-sempio di crescita della cultura di base, di creazione di centri di partecipazione, che tocchi e influenzi anche aree più fortunate della città:

a) La rete della cultura scientifica di base. Un progetto di nuova alfabetizzazione scientifica può partire dalle nostre periferie. La Piazza Telematica di Scampia, che presto ospiterà anche un Incubatore di Imprese al femminile, può essere in-nervata con un piccolo Science Centre, sul modello ed in rete con la Città della Scienza di Bagnoli.

b) La Città dei Giovani. Con l’apertura del primo pezzo della “Città dei Giovani” nell’Albergo dei Poveri, si avvia un processo che mira a fare di Napoli una città sempre più ospitale per i giovani di tutto il mondo. Il prossimo passo sarà di fare di Napoli un vero e proprio “campus dei giovani”, in stretta sinergia con le no-stre Università, le istituzioni campane e nazionali, con un piano di servizi e di accoglienza, a cominciare dal potenziamento delle case dello studente, nel qua-dro di una massiccia infrastrutturazione logistica degli atenei napoletani. Da questo versante la scelta di costruire a Scampia la facoltà di medicina, attiva un processo che può vedere in quel quartiere il cuore del progetto Napoli – campus universitario.

c) Incubatori e distretti industriali. Una città moderna promuove lo sviluppo attra-verso una politica di creazione e di attrazione di impresa. In linea con il Piano Regolatore e con il Piano Strategico della città, bisogna operare per favorire l’insediamento di imprese hi-tech eco-compatibili nonché la nascita di incuba-tori d’impresa che possono dare un grande impulso all’attività imprenditoriale consentendo al mondo della ricerca scientifica di verificare nel minor tempo pos-sibile la applicabilità dei loro risultati scientifici al mondo delle imprese.

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Obiettivo della nuova amministrazione sarà quella di creare la città dell’innovazione, puntando in particolare su tre aree:

− a Napoli Nord, che grazie alla STU si è data uno strumento di trasformazione ur-bana, bisognerà costruire un vero Piano di sviluppo dell’area, partendo dalle preesistenze, dal rilancio della Piazza Telematica e dalla valorizzazione della prossima localizzazione dell’Università;

− a Bagnoli e nell’area occidentale la città dell’innovazione è un obiettivo rag-giungibile; qui, conclusa la bonifica e avviati i lavori di ben tre progetti strategi-ci, si dovranno mettere in rete le enormi potenzialità presenti sul territorio, da Città della Scienza, una struttura di assoluto valore internazionale, alle Universi-tà e ai Centri di Ricerca, costruendo un Parco Tecnologico specializzato nella fi-liera dell’ambiente, della cultura e dei mestieri innovativi, con l’intento di crea-re un vero distretto produttivo integrato. In particolare l’incubatore di Città del-la Scienza, membro della rete europea EBN, può essere lo strumento per realiz-zare una vera Area Industria della Cultura, in linea con gli obiettivi prefissi dal PRG per l’area. Creare ed attrarre impresa è possibile per la presenza massiccia sul territorio flegreo di un sistema delle competenze massiccio e qualificato (U-niversità, CNR, Centri di ricerca), sapendo che la qualità e la disponibilità di ca-pitale umano costituiscono un forte fattore competitivo e di attrazione per im-prese innovative e high-tech.

− Infine, Napoli Est. Una delle priorità dell’Amministrazione comunale nell’area orientale, con la bonifica e la trasformazione dell’area ed in particolare dell’ambito 13, sarà quella di creare un grande parco attrezzato e promuovere l’insediamento di attività per la produzione di beni e servizi. Parallelamente grande vigore dovranno avere i progetti già in cantiere, dal progetto ex Feltrinel-li, all’ex ICMI, dalla realizzazione del centro Auchan nell’ex Rosarosa, al proget-to ex Magazzini approvvigionamento Fs.

Napoli Est rappresenta inoltre un caso concreto di zona industriale nella quale ingegne-ria e ricerca spaziale convivono con successo grazie a numerose aziende, per lo più PMI, ubicate nella zona compresa tra via Gianturco e via Galileo Ferraris: Mater, Fox Bit, MARS – una società di Telespazio del Gruppo Finmeccanica /Alcatel, AerMec Sud, Ma-gnaghi Aeronautica, SAM-Società Aerospaziale Mediterranea, Canale 8, Gruppo FORM, K4A, AET, Astro Industry, Lead Tech, Gruppo ITIS, Tecno In. Si tratta di aziende specia-lizzate le cui attività vanno dalla progettazione e produzione dei prototipi di prodotti aerospaziali fino ad operazioni di controllo da terra di esperimenti a bordo di piattafor-me spaziali, per un complessivo di 3000 unità lavorative e un fatturato di circa 300 mi-lioni di euro. Il Comitato si è posto come obiettivo quello di dar vita ad un primo esempio di Cluster in cui aggregare le competenze, i prodotti e i servizi delle imprese integrando e com-pletando la varie fasi della catena produttiva. Per raggiungere tali obiettivi le ditte che operano nel settore hanno proposto iniziative lungo due direttive:

1. pianificare di concerto con gli Enti di competenza (Comune, Regione, Società Napoli Est) i possibili interventi infrastrutturali/servizi sull’area necessari ad un migliore svolgimento delle attività d’impresa;

2. coordinare e presentare un’offerta integrata delle competenze/prodotti/servizi, tenendo ben presente che la competitività mondiale del settore high tech, esige tempi di reazione brevi alle nuove opportunità che il mercato offre.

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Per sviluppare sinergie volte a raggiungere questi obiettivi, è stato stipulato un apposito protocollo di intesa fra l’insieme delle ditte che operano nel Polo aerospaziale di Napoli Est ed il Comune di Napoli. Nella prossima consiliatura sarà dedicata massima attenzio-ne alla realizzazione del suddetto protocollo individuando nel comparto aerospaziale un importante volano per lo sviluppo della città. Il Piano Comunale per l’innovazione Il Piano Comunale per l’Innovazione deve essere un piano naturalmente rispettoso del-le politiche regionali per l’innovazione, nonché di quelle nazionali ed europee. Uno strumento capace di dotare la città di Napoli di identità e visibilità, utile a mobilitare gli attori presenti sul territorio poiché espressione della realtà locale, rivolto e capace di utilizzare tutti gli interlocutori radicati sul territorio (Università, centri di ricerca, si-stemi di imprese). Si tratta di promuovere metodologie di coordinamento basate sulla cooperazione e rispettoso delle diverse identità, aspettative ed esigenze ed interessi dei vari attori. Va tenuto conto che alcuni attori – il caso delle cinque Università presenti sul territorio napoletano – nel generare conoscenza accrescono fattori distintivi della città e favori-scono, con le loro attività le relazioni internazionali. Si può così nei prossimi anni determinare un vero e proprio cluster innovativo che da una parte produce trasferimento di conoscenza dal mondo della ricerca a quello delle imprese, e dall’altro migliora la competitività della città. Sia attraverso la produzione dei brevetti, che attraverso la creazione di aziende e di spin off da ricerca, sia attraver-so il trasferimento di conoscenze al sistema delle Piccole e Medie Imprese. Si può verifi-care una vera e propria fase di rilancio del sistema delle PMI presenti sul territorio na-poletano attraverso queste politiche. Napoli città dell’innovazione La scelta di caratterizzare anche a livello urbano una politica per l’innovazione è legata alla volontà di valorizzare i centri di formazione superiore presenti in città, la quantità e la qualità dei centri di ricerca pubblici e privati, i centri culturali e di intrattenimen-to, nonché quelli della comunicazione scientifica. Il livello cittadino consente di colle-gare meglio scienza, tecnologia, cultura e qualità del vivere civile nella città. È questa una sfida difficile che può essere affrontata con successo e che consente, se perseguita di mirare ad alcuni obiettivi:

1. incoraggiare il protagonismo dei cittadini e la loro capacità decisionale di fronte alle sfide della scienza e della tecnologia contemporanee;

2. costruire un sistema di dialogo tra la scuola, l’università, la ricerca scientifica; 3. creare reti locali e europee di coordinamento tra gli operatori della cultura

scientifica; 4. costruire un Piano Strategico dell’innovazione attraverso un metodo democratico

e partecipativo (“e-democracy”); 5. consolidare l’immagine pubblica della ricerca e dell’innovazione come attività

che generano benessere e quindi elementi chiave per lo sviluppo;

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6. accrescere le occasioni per accedere a nuove opportunità, rafforzando la coesio-ne sociale e riducendo i gap in campo educativo, scientifico e di accesso alla so-cietà dell’informazione;

7. promuovere il ruolo delle istituzioni della comunicazione scientifica operanti a Napoli;

8. rafforzare le sinergie tra città, centri di ricerca e imprese nell’ambito di un si-stema che veda presenti anche la Regione e la Provincia;

9. identificare e promuovere le aree strategiche per lo sviluppo di Napoli nella so-cietà della conoscenza;

10. incoraggiare la conoscenza e la diffusione della qualità scientifica locale presen-te nell’ambiente universitario, nelle piccole e medie imprese, ecc.;

11. garantire la competitività futura della città in termini di ricerca e sviluppo; 12. correggere lo squilibrio tra i generi nell’area della scienza e della tecnologia,

promuovendo la partecipazione e la visibilità delle donne in questi settori; 13. promuovere Napoli a livello internazionale come una città che genera idee, pro-

getti e opportunità; 14. promuovere nuovi poli locali di sviluppo (in particolare Napoli Nord, Napoli Est,

Napoli Ovest) con la messa in rete delle realtà esistenti e prevedendo forme di supporto alla nascita di imprese a forte contenuto innovativo con una particolare attenzione ai processi di brevettazione europea ed internazionale;

15. promuovere il dialogo tra i centri di ricerca e il sistema delle imprese, in partico-lare quelle medie e piccole;

16. favorire lo start-up di imprese innovative e aziende spin-off da ricerca. Tutto questo naturalmente in un’ottica di continua, prioritaria attenzione al problema dell’occupazione. La mancanza di lavoro è, per Napoli, il problema più importante e drammatico ed è attraverso un forte, continuo sostegno alle politiche di sviluppo che l’Amministrazione intende contribuire a sanare la “fame di lavoro” che purtroppo carat-terizza la nostra città.

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10. Verso un nuovo modello di sviluppo economico Un grande impegno attende Napoli: se cogliamo le opportunità e i vantaggi comparati che la storia, la cultura, la posizione geografica e le competenze di Napoli offrono, pos-siamo trasformare la crisi della città post-industriale nello sviluppo di una città neo-industriale. Questa è caratterizzata dalla crescita di produzioni immateriali (informati-ca, elettronica, design, multimedialità, ecc.), dallo sviluppo di nuovi business legati alla cultura, alla salute, al turismo, al sapere, al tempo libero, ecc. e dall’interazione siner-gica tra industria e servizi. La competitività della città è legata alla capacità di:

• avere strutture produttive di beni e servizi di alta qualità; • avere centri di ricerca capaci di produrre conoscenza e innovazione; • attrarre dall’esterno talenti, imprese e capitali;e allo stesso tempo di: • assicurare ai suoi cittadini uno standard di vita elevato e sostenibile nel lungo

periodo; • rispondere alle diverse esigenze dei fruitori “esterni” della città e dei suoi servi-

zi.La capacità di una città di attirare e/o trattenere popolazione giovane rap-presenta un asset importante per lo sviluppo della creatività e per la produzione di idee innovative; da questo punto di vista, si rende ancora più necessario assicurare una mag-giore proiezione della città verso l’esterno, il suo inserimento nei circuiti internazionali e il rafforzamento del suo ruolo di gateway e delle connessioni tra gli attori locali attra-verso le infrastrutture telematiche e attraverso il contributo di soggetti trasversali (“in-tegratori versatili”, ecc.).Se la città riesce a diventare spazio di interazione tra locale e globale, allora è capace di svolgere un ruolo trainante anche per il sistema regionale e il sistema Paese di cui fa parte D’altro lato, la crescita dei fenomeni migratori internazionali e la penetrazione nella città di popolazioni “diverse” dal punto di vista etnico e culturale crea la necessità di gestire le dinamiche di inclusione delle “molte popolazioni” e la valorizzazione di tali presenze rappresenta una delle sfide della città nell’era della conoscenza e dell’in-novazione. Napoli non può svilupparsi senza una nuova industria creativa ed eco compatibile. I ser-vizi, il turismo, l’artigianato e il commercio sono risorse importanti ma non sufficienti. L’high-tech, la creatività, la ricerca e l’innovazione sono il futuro di Napoli senza, per-ciò, tralasciare le produzioni più significative del manifatturiero avanzato e le attività di nuova trasformazione. Senza dubbio il principale patrimonio della nostra realtà è la sua stessa conformazione geografica, che la pone – insieme all’intero Mezzogiorno – quale naturale “molo europe-o” nel Mediterraneo come già si è descritto precedentemente. Ed è proprio su questo terreno che i ritardi ancora oggi preoccupanti vanno rapidamente colmati. L’apertura di Napoli verso i paesi del Mediterraneo è oggi estremamente limi-tata; sia il suo volume di interscambio versi i suddetti paesi che la presenza di imprese “miste” è particolarmente ridotto. Ma è questa una delle sfide da vincere per il prossi-mo futuro.

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Il Quadro Comunitario di Sostegno, le politiche di infrastrutturazione della UE, i Pro-grammi a sportello di Bruxelles, i Fondi Strutturali e di coesione costituiscono un siste-ma comunitario di chances che la città può efficacemente utilizzare. Nell’ottica Comu-nitaria appaiono molto rilevanti le nuove linee di intervento delineate dalla Commissio-ne Regionale del Parlamento europeo che accentuano il ruolo delle città come motori di sviluppo. In particolare, molto rilevante è la possibilità, accettata dalla Commissione Europea, di costruire delle Zone Franche Urbane che permette di utilizzare, a certe condizioni, lo strumento della fiscalità di vantaggio senza violare le norme comunitarie sulla concor-renza. La Francia sta perseguendo da oltre 25 anni una politica di promozione del terri-torio utilizzando principalmente leve agevolative (sovvenzioni a fondo perduto; prestiti a tasso agevolato) e fiscali. Dobbiamo quindi lavorare per creare “zone franche urbane”, localizzate nelle perife-rie depresse, dove, dietro autorizzazione della Commissione Europea, sono previste e-senzioni fiscali per aziende che effettuano nuovi investimenti o incrementano la base lavorativa nelle aree cittadine di maggior degrado e a scarsa occupazione. Altra espe-rienza significativa è quella delle “enterprise zones” inglesi dove le aziende ivi ubicate non sono sottoposte a vincoli di natura amministrativa e beneficiano di semplificazioni in ambito doganale, fiscale, previdenziale, anche se sono tenute a rinunciare, nel con-tempo, ad ulteriori forme di finanziamento pubblico. La Commissione ha autorizzato il regime francese di aiuti intesi a sostenere l’attività economica nei quartieri urbani svantaggiati, considerando la riqualificazione di tali quartieri una delle iniziative dirette alla realizzazione di obiettivi di coesione economi-ca e sociale, in particolare grazie alla riduzione del divario tra i livelli di sviluppo delle regioni. In particolare, per non creare uno squilibrio di concorrenza, i beneficiari non possono essere che delle aziende a diffusione locale, secondo la stretta definizione co-munitaria, che prevede di non superare i 10 milioni di euro di fatturato, e di non supe-rare il numero di 50 dipendenti.

• I siti eligibili: le aree urbane sensibili con almeno 10.000 abitanti, con una disoc-cupazione elevata ed una gran parte della popolazione con meno di 25 anni, ol-tre ad un potenziale fiscale basso.

• Le aziende beneficiarie: quelle installate, create o insediate entro un lasso temporale definito.

• I vantaggi fiscali collegati all’insediamento delle ZFU consistono nell’esenzioni per cinque anni da oneri sociali, imposte sugli utili, tassa professionale e imposte sui fabbricati.

• Le modalità di esenzione: per le aziende già insediate consistono nelle esenzio-ni applicate al 100% per le assunzioni realizzate dopo l’istituzione della Zona Franca Urbana e al 50% per quelle effettuate in precedenza. Per le altre, le e-senzioni sono applicabili dal momento del loro arrivo o del loro insediamento nella ZFU. La durata delle esenzioni, il cui tasso decresce dopo un certo numero di anni, varia fra otto anni, per le aziende con più di cinque dipendenti, e quat-tordici anni per le altre.

È importante evidenziare che la istituzione delle ZFU, data la natura temporanea e de-crescente delle misure di vantaggio, si basa sulla costruzione di un “programma” o “progetto” che preveda gli interventi necessari a ridurre nel tempo le cause del divario di sviluppo tra le regioni (sicurezza, infrastrutture, emersione delle imprese sommerse, ecc.); da questo punto di vista, l’integrazione con altre forme di intervento, quale la

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Legge Bersani o il progetto C.U.O.R.E. del Comune, diventano particolarmente rilevanti. Inoltre, anche se il soggetto principale della “contrattazione” con la Commissione UE resta il governo nazionale, il ruolo del Comune può essere molto importante atteso il potere regolamentare su tributi propri (si pensi ad esempio a tutte le imposte di scopo). Questo sistema può trovare buona applicazione a Napoli, che – prima città in Italia - si pone l’obiettivo concreto dell’adozione di un insieme di misure di questa natura. In sintesi, gli obiettivi della prossima consiliatura sono: • Fare di Napoli la piattaforma logistica avanzata tra flussi di scambi che attraversa-

no il Mediterraneo e l’Europa. La posizione geografica di Napoli, al centro del Medi-terraneo, la compresenza di porto, aeroporto, interporto, punto terminale della TAV che collega Napoli ai Corridoi Europei 5 e 8, e, infine, le opportunità delle aree di-messe di Napoli Est fanno di Napoli il naturale candidato ad intercettare i flussi di traffico provenienti dalla Cina, dall’India e dai paesi rivieraschi in genere. In questo quadro, i vantaggi offerti dal sistema dei trasporti su ferro, a livello urbano e regio-nale, si incrociano convenientemente con le scelte di potenziamento degli stessi tra-sporti su scala macro-regionale, con la creazione di sistemi rapidi di comunicazione lungo le direttrici Roma-Napoli-Salerno e Napoli-Bari.

• Fare di Napoli un attrattore di imprese high-tech e centro di innovazione. Il sistema delle competenze (Università, CNR, Centri di ricerca, la Città della Scienza) esisten-te in Città, la qualità e la disponibilità di capitale umano costituiscono un forte fat-tore competitivo e di attrazione per imprese innovative e high-tech. D’altro canto, complicazioni burocratiche e criminalità costituiscono un ostacolo all’attrattività della città per gli investimenti diretti esteri; tale ostacolo può e deve essere supera-to attraverso la creazione di strumenti amministrativi idonei.

• Fare di Napoli un attrattore culturale e “valorizzare” la storia e la cultura di Napoli trasformando in risorse i suoi beni culturali e paesaggistici, il suo artigianato di qualità e la sua produzione artistica. Cultura, Tempo libero, Centri di innovazione, industria high-tech e servizi avanzati sono sinergici con:

1) Il completamento della piattaforma logistica attraverso interventi di infra-strutturazione delle comunicazioni via mare, via aria e via terra, attrattori di impresa high-tech.

2) La creazione di Strumenti di accompagnamento all’attività di Marketing Ter-ritoriale, che faccia “investment hunting” ma anche che semplifichi le pro-cedure. Si può pensare a contratti di sicurezza sottoscritti dalle imprese e dalle Istituzioni che prevedano un sistema di tutoraggio per i problemi di si-curezza e che assistano l’impresa in ogni fase della sua attività.

3) La costituzione di Zone Franche Urbane. Il Settore Artigianato Completamento della Cittadella dell’Artigianato nell’ex asilo Filangieri Il Comune di Napoli ha avviato un programma di rilancio dell’immagine della città, im-pegnandosi in una gestione innovativa di tutte le risorse economiche della città. In tale ambito, un’attenzione particolare è stata dedicata al comparto artigianale, inteso sia come volano economico sia come strumento culturale, al fine del recupero delle antiche tradizioni e della riscoperta degli antichi mestieri artigiani, tramandatici da una storia plurisecolare.

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Pertanto si continuerà ad assumere iniziative promozionali di sviluppo di prodotti tipici gastronomici e artistici come, ad esempio, Pizzafest; si continuerà a tutelare, valorizza-re e riqualificare la produzione artigianale tipica come quella della ceramica. Ed ancora si continuerà a dedicare particolare attenzione al Borgo Orefici e all’attività orafa, te-nendo conto che per tale comparto è stato di recente avviato, nel contesto del P.O.R. Campania 2000-2006. Il progetto P.01 “Orefici Impresa”, che si sostanzia in un bando per gli aiuti alle imprese artigiane, commerciali e di servizi operanti nel Borgo Orefici per € 9.500.000. L’obiettivo prioritario per il prossimo quinquennio rimane quello di completare ed atti-vare,con la Soprintendenza ai beni ambientali ed architettonici la realizzazione nell’ex asilo Filangieri della Cittadella dell’Artigianato artistico nell’Insula di San Lorenzo Mag-giore nel Centro Antico. Con tale Cittadella vi sarà la possibilità di una contemporanea soddisfazione di impor-tanti obiettivi: la realizzazione della Cittadella dell’artigianato artistico che ospiterà le principali produzioni dell’artigianato artistico napoletano a partire da pastori e cerami-ca; l’organizzazione di concerti, proiezioni, iniziative culturali nonché la rivalutazione di San Gregorio Armeno, dei Decumani, di piazza San Gaetano e della fiera natalizia dei pastori. Parte della Cittadella sarà dedicata alle attività di formazione e di studio protese a con-servare antiche tradizioni artigiane e ad implementarne la diffusione. Commercio Consorzio degli antichi marchi commerciali, delle antiche botteghe artigianali e degli antichi mestieri Sono anni che in tutte le sedi e i convegni si dibatte il tema della tutela dei negozi sto-rici. L’impossibilità di imporre vincoli, di costringere i proprietari degli immobili a man-tenere in vita contratti di locazione non redditizi per garantire la permanenza di una certa libreria o di una bottega presente nel luogo da più decenni rende troppo spesso gli enti pubblici impotenti rispetto alla chiusura di importanti e significative imprese citta-dine per motivi di ordine economico. Legislazione e giurisprudenza stanno elaborando gli strumenti giuridici per la loro tute-la, consapevoli dei danni della distruzione della rete commerciale storica delle città. È quindi evidente che quanto ancora rimane di questo patrimonio, ormai largamente di-sperso, deve essere tutelato. Gli antichi mestieri in Italia sono esercitati, in prevalenza, utilizzando la forma propria dell’impresa artigiana, generalmente di piccole e medie dimensioni. Tutti i Comuni la-vorano sul “Progetto RES TIPICA”, un’iniziativa promossa dall’A.N.C.I. per la difesa e lo sviluppo delle tradizioni locali intese come beni culturali. “RES TIPICA” riconosce l’importanza dei sistemi locali, caratterizzati da vocazioni produttive peculiari e da for-ti relazioni di sinergia, e li aiuta a predisporre “dal basso” fattori localizzativi accoppia-ti a politiche di marketing territoriale per l’attrazione di nuove attività economiche. Nella prossima consiliatura verranno svolte le seguenti attività:

• elaborazione di un progetto dell’amministrazione Comunale nel quale siano defi-nite le cornici di intervento;

• definizione di un piano di marketing urbano;

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• divulgazione dei risultati dello studio e coinvolgimento dei privati per la riuscita del progetto;

• studio di fattibilità tecnica ed economica dell’intervento sulla base delle neces-sità dimostrate nello studio di marketing;

• predisposizione di un bando aperto per l’adesione degli aventi diritto. Il Comune intende così collocarsi nell’ambito della tutela della res tipica e dei marchi storici, delle antiche botteghe, nonché migliorare la rete distributiva in senso lato. Controlli per la legalità effettuati sul commercio in sede fissa e su aree pubbliche Il Comune di Napoli si è posto l’obiettivo prioritario di:

- dare impulso a tutti gli uffici del Comune affinché prendano coscienza dei com-piti dell’Ente tutto sul tema dell’attuazione del decreto legislativo 114/98 (con particolare riferimento al Dipartimento di Polizia municipale e al DAT -Servizio urbanistica ed edilizia abitativa);

- mantenere rapporti con gli altri Uffici interessati (Procura della Repubblica, Pre-fettura, Questura e Camere di Commercio);

- potenziare le risorse strategiche del Servizio Commercio al dettaglio e del Servi-zio Commercio su suolo pubblico.

È stato inoltre istituito un Tavolo di concertazione con le associazioni di categoria, i sindacati dei lavoratori, le associazioni dei consumatori e altre componenti della società civile per avviare le prime fasi di attuazione della riforma; in un secondo momento il Comune ha istituito lo “Sportello per la qualità del commercio e la tutela del consuma-tore” per affrontare studio, istruttoria e sviluppo di progetti ed iniziative tendenti alla realizzazione degli obiettivi del piano di adeguamento della rete commerciale e, segna-tamente, dei seguenti indirizzi di programmazione qualitativa:

1. migliorare la rete commerciale; 2. minimizzare i costi sopportati dall’operatore commerciale, dalla collettività e

dai consumatori privati; 3. decomprimere l’area metropolitana; 4. favorire l’apertura di punti vendita di generi di alta specializzazione; 5. sostenere la realizzazione di livelli di attrezzature interne dei negozi, tali da ri-

spondere alla domanda di qualità dei consumatori locali e alla domanda turisti-ca;

6. favorire la delocalizzazione verso zone periferiche degli esercizi di grande di-mensione;

7. incentivare la localizzazione di centri integrati specializzati; 8. programmare accorgimenti adeguati, a carico degli insediamenti commerciali, in

tema di mobilità, prevedendo la presenza di aree di sosta e sistemi di accesso idonei a non appesantire la circolazione dei veicoli.

Un passo decisivo è stato effettuato attraverso il sistema di georeferenziazione delle at-tività COMUNSEC: il Comune di Napoli in collaborazione con la SECOM ha creato un ar-chivio di tutte le attività svolte nel territorio comunale e questo archivio, oltre a conte-nere tutti i dati soggettivi ed oggettivi normalmente in possesso di tutti i comuni forni-sce l’ubicazione visiva su pianta delle attività consentendo un preciso controllo del ter-ritorio e l’acquisizione di dati indispensabili per una verifica puntuale di tutto ciò che riguarda la rete distributiva. Questo sistema è stato poi utilizzato per realizzare di concerto con il Servizio antiracket e antiusura una importantissima iniziativa in base alla quale questo Comune si è dotato

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di un sistema di collegamento che consente ai Carabinieri, alla Guardia di Finanza e alla Questura di accedere alla banca dati del Comune per effettuare in tempo reale tutte le verifiche necessarie. La sola Guardia di Finanza nell’ultimo anno ha dichiarato di aver effettuato circa 2000 accessi. Totali innovazioni ed un preciso controllo sono stati realizzati anche nel delicatissimo settore dei pubblici servizi. A coronamento dell’attività svolta nel settore della rete distributiva, il Comune di Napo-li nel prossimo quinquennio opererà una estensione di concetti desunti dal controllo ambientale in senso stretto, per effettuare un controllo ambientale in senso lato delle iniziative imprenditoriali del settore distributivo, sottoponendo ogni iniziativa di un qualche rilievo ad un esame specifico, dettagliato, esteso a tutti i possibili risvolti di immediata e di meno immediata percezione, proteso a vigilare sulla tutela ed il soddi-sfacimento di importanti interessi pubblici attraverso forme di studio in collaborazione, di perseguimento di interessi comuni e di realizzazione di un rapporto pubblico-privato improntato al rispetto reciproco e alla consapevolezza che, solo attraverso forme di coinvolgimento e di tutela degli interessi privati, si può ottenere quella forma di rispet-to dei pubblici interessi che garantisce la “normalità” dei settori economici interessati e della qualità della vita dei cittadini.

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11. Napoli e la cultura: l’autoproduzione e l’accoglienza Nel nuovo modello di sviluppo che pensiamo per Napoli, il turismo rappresenta una ri-sorsa fondamentale, parte di quella strategia multipolare di sviluppo che coniughi di-stretti industriali, creazione e attrazione d’impresa, valorizzazione della risorse am-bientali, culturali ed archeologiche, commercio e artigianato. Quella che vogliamo svi-luppare è una vera industria del Turismo, che crei buoni posti di lavori, valorizzando il dato che Napoli è una città metropolitana che presenta delle attrattive uniche, che la rendono conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. L’armonia che si riesce a cogliere in una città come Napoli è un patrimonio assolutamente inalienabile, intoccabile. Napoli è una città che ha la forza della tradizione, ha patrimoni inespressi che debbono essere ancora valorizzati, nei suoi musei, nelle sue piazze, nei palazzi storici, nei giacimenti archeologici, ma anche nelle collezioni private. La cultura dell’accoglienza turistica Una politica del Turismo presuppone un’azione di marketing forte ed articolata, che mi-ri a mettere in rete gli operatori, rafforzare e qualificare l’offerta, promuoverla sui mercati internazionali. La cultura deve diventare sempre più uno degli assi centrali dell’iniziativa partenopea, nella consapevolezza che investendo in tale settore i primi a beneficiarne saranno i napoletani stessi, mentre la città diventerà sempre più in grado di attrarre target differenziati di turisti, capaci di coniugare un turismo estivo con quel-lo culturale e dei grandi eventi. Lo sforzo dell’Amministrazione sarà quello di far “cambiare immagine” alla città, utiliz-zando l’enorme potenzialità che viene dal dinamismo del Porto e dell’aeroporto, “con-vincendo” sempre più turisti a restare almeno per una notte a Napoli, prima di raggiun-gere le isole o la costiera amalfitana. Ricostruire una percezione di sicurezza, aumentare l’offerta di servizi, darsi strumenti di assistenza è parte di una nuova politica che mira ad attrarre tour operator interna-zionali, valorizzando il marchio Napoli. La costruzione di “distretti della cultura”, deve significare un nuovo protagonismo degli imprenditori, capaci di autorganizzazione; deve significare coinvolgere i territori e gli abitanti, costruendo una cultura dell’accoglienza turistica. Coordinare politiche di marketing ed offerta commerciale, costruire e rilanciare stru-menti come i Tourist bureau sono i prossimi passi che intendiamo fare. Altro terreno di lavoro è quello del turismo congressuale, che rappresenta uno dei mercati più interes-santi per le grandi città. Il distretto del turismo congressuale In questo quadro l’area Flegrea rappresenta uno straordinario attrattore, che già oggi ha performance interessanti, grazie alla Mostra d’Oltremare, al Centro Congressi di Cit-

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tà della Scienza, alle tante altre realtà, anche piccole, presenti sull’area, che sta rilan-ciando la sua offerta anche grazie ad un piano significativo di investimenti, Nel mese di dicembre, la Mostra d’Oltremare attivando un Centro Congressi di 5600 posti porrà Na-poli tra le città leader nell’offerta italiana ed europea, in termini di prestazioni nel tu-rismo congressuale. Nei prossimi anni l’Amministrazione opererà per creare una stretta sinergia tra gli ope-ratori, promuovendo una strategia di co-marketing e soprattutto punterà al costituendo sistema alberghiero di Bagnoli, per completare l’offerta. L’offerta alberghiera Il tema dell’offerta alberghiera è un tema che interessa tutta la città; tanto è stato fat-to, tanto bisognerà fare, consapevoli che per essere competitivi, Napoli deve incremen-tare la sua offerta di posti letti, sia nel capo dei tre stelle, che in quelli di lusso. Una grande città di dieci città Napoli, con la riforma del decentramento, diventerà sempre più “una città grande fatta di tante piccole città” e ciò deve rappresentare elemento di tipicità rispetto alle altre capitali. La nostra è una città che ha bisogno di essere percepita e apprezzata “lenta-mente”, richiede tempo ma restituisce affetto: il turista deve sentirsi accolto, adotta-to, e tra lui e la città deve instaurarsi un legame inscindibile. Così Napoli diventa città da vivere in ogni stagione e il flusso turistico di “arrivi” e “ritorni” viene spalmato su tutto l’anno. Il turismo come settore di attività si sposa bene con la cultura e la mentalità napoleta-na, nel senso che richiede prevalentemente organizzazioni di piccole dimensioni con in-tensivo impiego di mano d’opera e basate sull’iniziativa privata. Fra i fattori produttivi l’importanza della mano d’opera (abbondante nel meridione) è di gran lunga superiore a quella del capitale (che invece scarseggia), di qui il valore aggiunto del prodotto turisti-co dipende essenzialmente dall’apporto dell’uomo in termini di originalità, creatività e adattabilità alle necessità del cliente. Però questa rete di imprese ha bisogno di una “copertura” che possa rendere credibile l’offerta turistica su scala mondiale, creando le premesse per una vera e propria internazionalizzazione dei prodotti turistici napoletani e della destinazione Napoli. Napoli ha bisogno di sviluppare un turismo di qualità e turismo di qualità significa turi-smo culturale, significa turismo congressuale, turismo d’affari, turismo dei grandi even-ti-progetto. Conoscere per saper accogliere i turisti nella città di Napoli L’attivazione del sistema di customer satisfaction da parte dell’Amministrazione, per-metterà un nuovo livello di intervento nel campo delle politiche per il Turismo. La misu-razione e valutazione di grandezze come i flussi di incoming, il tempo medio di perma-nenza, il mercato di riferimento, riveste un ruolo fondamentale nel processo di elabora-zione delle strategie politiche.

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Approfondire la conoscenza sui mercati potenziali di provenienza è il miglior modo per progettare l’offerta turistica. Occorre pervenire alla quantificazione dei flussi potenziali di arrivo nella nostra città da capitali come New York, Madrid, Mosca (oggi collegate di-rettamente via aerea con Napoli), intercettando altresì le aspettative, i gusti, le scelte, e definendo l’identikit del turista proveniente da ciascuna capitale, prima ancora di or-ganizzare servizi di accoglienza e ricezione, escursioni, visite e quant’altro. Inoltre, studi di tourist satisfaction evidenziano, ad esempio, quali fattori critici dell’offerta tu-ristica, la sicurezza, principale ostacolo alla promozione e alla valorizzazione della no-stra città, e il fabbisogno di servizi integrati per il cittadino-turista. Un approccio scientifico alla comprensione del fenomeno turistico che insiste o poten-zialmente può insistere sul nostro territorio, contribuisce a fornire anche una base fon-damentale per monitorare ex post i risultati di ciascun intervento, ai fini di valutarne efficacia ed efficienza, ovvero l’impatto delle scelte politiche sullo sviluppo dell’eco-nomia locale. Il “Brand Napoli” come attrattore turistico per eventi-progetto Non è sufficiente ritenere che Napoli sia una città famosa in tutto il mondo e che rientri tra i “must” di molti turisti italiani e stranieri; invero, studi statistici hanno evidenziato che, oltre all’interesse specifico per la città, occorre fare leva sulla organizzazione e promozione di grandi eventi-progetto che siano essi manifestazioni sportive, eno-gastronomiche, culturali, scientifiche o di folklore. La politica dei grandi eventi di respi-ro internazionale crea indotto economico, cambia “l’immagine”, crea familiarità., ren-dendo Napoli un vero attrattore turistico mondiale. Co–marketing e accoglienza Sul piano strettamente operativo, due sono le più macroscopiche applicazioni che l’intervento dell’Amministrazione Comunale intende sviluppare nel settore turistico: da un lato, favorire azioni di co-marketing con operatori internazionali, che significa so-prattutto valorizzare e promuovere all’estero la destinazione Napoli, e, dall’altro, ra-zionalizzare l’informazione e la comunicazione turistica rendendo noti e fruibili itinera-ri, eventi, escursioni e quant’altro proposto al turista in visita nella nostra città. L’accompagnamento del turista in città deve avvenire prima che decida la destinazione Napoli, e ciò può avvenire anche attraverso l’uso intelligente delle tecnologie web sia dal lato dell’offerta – facilitando la costituzione di cooperazioni transnazionali tra ope-ratori – che dal lato della domanda – favorendo la progettazione di soluzioni personaliz-zate di prodotto come di servizio. Il Comune di Napoli come “server” della rete istituzionale L’Amministrazione Comunale deve costruire le premesse per realizzare un incubatore di idee e stimolatore di progetti sul turismo, operando non solo per garantire il quadro normativo di riferimento e di controllo per la città, ma anche facendo da guida, da “server” al network istituzionale. In altre parole, l’Amministrazione Comunale deve “i-

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spirare” e “sostenere” le scelte dei singoli attori e creare le condizioni per una reale condivisione di intenti. Può inoltre fare tutto ciò anche e soprattutto in sinergia con gli altri soggetti istituzionali (Regione e Provincia), con le Università, mettendo insieme le realtà pubbliche e private che costituiscono la filiera del turismo nelle sue diverse tipo-logie, turismo d’affari, turismo culturale, turismo religioso, turismo giovanile. L’abbraccio reale con la città di Napoli Se immaginiamo la città di Napoli come l’hardware di un computer, che ha una memoria storica nel “disco rigido” della città e una contaminazione culturale fonte di energia volta a simulare il suo “processore”, il cuore di Napoli, occorre oggi più che mai instal-lare il software necessario per far funzionare il sistema operativo e i diversi applicativi, configurare la città, e creare un collegamento Internet per far sì che le informazioni de-rivanti dalla memoria storica di Napoli, dai suoi luoghi e percorsi culturali, siano proiet-tati a gran velocità nella rete mondiale raggiungendo infiniti punti terminali di contatto e collegamento virtuale prima, per poi divenire – nel momento dell’incontro – un ab-braccio reale con la città di Napoli. Napoli e la Cultura Napoli possiede un’inestimabile ricchezza culturale, che in una società neoindustriale può diventare la fonte primaria di una crescita sociale ed economica diffusa. La cultura è un fattore fondamentale di coesione e di integrazione sociale. Le attività culturali stimolano l’economia e le attività produttive: il loro indotto aumenta gli scambi, il red-dito, l’occupazione. Un indotto che, per qualità e dimensioni, non è conseguibile con altre attività: la cultu-ra è una fonte unica e irripetibile di sviluppo economico. Tutelare e valorizzare le risor-se culturali, armonizzandole con il territorio e con la vita dei cittadini porta benefici e-videnti anche all’industria del tempo libero e del turismo. La cultura, al di là del suo valore economico, è quindi un ambito strategico di investi-mento pubblico ed un ambito produttivo ad alta tecnologia, con un’ampia gamma di professioni specializzate, e che tiene un serrato dialogo con il territorio. La cultura e le istituzioni culturali non hanno perciò bisogno di un governo statico con finanziamenti a pioggia, ma di una governance dinamica che tenga conto del loro ruolo nello sviluppo del Paese. Lo strumento più proprio per realizzare interventi sistemici è il distretto cul-turale, che tiene insieme tutti i soggetti che possono fare sistema sul territorio marcan-done la fisionomia e la crescita: dal museo alla biblioteca, all’impresa artigiana, all’Università, all’editoria, alla multimedialità, ecc. Riteniamo che per questo bisogna inserire le risorse culturali nei processi di crescita ter-ritoriale e nazionale, qualificare le risorse umane impegnate nel settore culturale, ridi-segnare le relazioni amministrative, introdurre incentivi fiscali, intensificare le relazioni con le imprese private. Reputiamo centrale ed irrinunciabile un forte impegno pubblico, anche secondo quanto stabilito dal protocollo sulla “diversità culturale” approvato di recente dall’UNESCO, che invita a prestare attenzione alla diversità dell’offerta di lavoro creativo, al dovuto riconoscimento dei diritti degli autori e degli artisti, alla specificità di beni e servizi cul-

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turali che non devono essere trattati come semplici prodotti o merci di consumo. Per realizzare questa nuova concezione di sviluppo, che porti la cultura nell’economia, nel-la crescita del territorio e della vita della comunità dobbiamo introdurre gli strumenti finanziari, organizzativi ed amministrativi necessari. Grande città europea, città antica, stratificata e complessa, Napoli trova nella cultura un obbligato ancoraggio identitario e, nello stesso tempo, la forma più evidente del proprio modo di rapportarsi all’esterno, al mondo che muta. Da questo punto di vista quando si insiste – talvolta in maniera un po’ ripetitiva – sulla cultura come risorsa (e, dunque, si pensa al binomio cultura-turismo) non bisogna mai dimenticare che una città dalle caratteristiche di Napoli (si potrebbero in questo senso citare gli esempi assai at-tuali di Berlino, di Parigi, di Barcellona) trova la sua possibilità di parlare (e dunque an-che di “vendersi” all’esterno) solo se prima è stata capace di parlare a se stessa, se ha trovato il modo di fare della cultura un radicamento della cittadinanza. È sotto questa specifica prospettiva, peraltro, che trova plausibilità e pienezza una politica di promo-zione culturale del Comune e trovano motivazione di fondo alcuni punti di riferimento programmatici. Cultura e territorio. I presidi della cultura La questione più generale e cruciale del recupero di un territorio urbano che i cittadini napoletani, anche al di là del tema della criminalità, stentano a sentire come proprio trova nella cultura un nodo-chiave di attacco. I presidi territoriali della cultura possono diventare nei prossimi anni il segno visibile di una progressiva riconquista di aree della città, prive di riferimenti anche e soprattutto sotto questo aspetto. Biblioteche di quar-tiere, mediateche, emeroteche, ma anche videoteche, piccoli archivi sonori e visivi: l’elenco dei linguaggi possibili nei quali si declina oggi la possibilità di fruizione pubblica del sapere è assai vasto e nessuno dovrebbe essere assente in un vasto progetto di fon-dazione di luoghi fisici di socializzazione culturale. Partendo dalla stabilizzazione della biblioteca dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofi-ci, l’obiettivo che ci poniamo è quello di realizzare i ogni Municipalità una biblioteca / mediateca. Questo vale per tutta la città, ma vale particolarmente per quei suoi spazi – le periferie, il centro antico, i Quartieri spagnoli – nei quali la scarsa diffusione della socialità e della cultura è più evidente. Vale anche la pena di sottolineare la funzione di integrazione nella cittadinanza che questo progetto può assumere nei confronti della popolazione di nuova immigrazione, soprattutto se si immaginassero alcuni di questi luoghi come speci-ficamente rivolti ad essi, consentendo l’accesso a materiali librari, visivi o altro, delle culture di provenienza. In questo ambito programmatico non vanno poi dimenticati alcuni progetti forti di cui si parla da tempo e che, in qualche modo, non sostituendosi all’azione capillare dei presi-di, ne rappresenterebbero il complemento e il raccordo tra identità cittadina e rapporto con l’esterno. Teatro Mercadante, PAN e MADRE sono già state realizzazioni determi-nanti (sulle quali occorrerebbe, forse, accentuare gli elementi di conoscenza tra i citta-dini). Nei prossimi anni apriremo il Teatro San Ferdinando, e realizzeremo il Museo di Totò e il Museo della Civiltà di Napoli nei Quartieri Spagnoli

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Autoproduzione e impresa culturale Una politica di promozione culturale all’altezza delle dinamiche contemporanee non può limitarsi a creare occasioni (che siano grandi o piccolissimi eventi) di pura fruizione passiva. La cultura oggi si esprime anche nelle forme sperimentali dell’autoproduzione, talvolta anche a livelli assai minimali ma non per questo poco fecondi e soprattutto po-co interessanti lungo l’asse di sviluppo del rapporto cultura-cittadinanza. Progetti di sostegno all’autoproduzione culturale (anche qui nella contaminazione dei linguaggi scritti, visivi, sonori, figurativi caratteristici del nostro tempo) possono tipica-mente appartenere agli indirizzi programmatici dei prossimi anni. Soprattutto se si pen-sa alla grande quantità di produzioni low-cost che si generano quotidianamente in una città come Napoli appare evidente il ruolo strategico del Comune. Tanto più che non bi-sogna mai dimenticare la scarsa presenza di impresa culturale, di quella moderna forma dell’imprenditorialità immateriale che potrebbe, invece, dare opportunità di crescita e di occupazione alle giovani generazioni di questa città così ricca di intelligenze. Al Comune sta la possibilità di una azione di spin-off, di sostegno in grado di mettere in moto circuiti virtuosi di sollecitazione alla formazione di una cultura di impresa per un verso e, per il verso conseguente, di nascita di imprese culturali. Il carattere fondamen-tale di questa progettazione, compatibile quindi anche con risorse limitate, è quella dello spread, della diffusione sul territorio e della “rete” capace di rafforzare e rendere complementari le iniziative assunte in sede di politica municipale. Coordinamento e raccordo. La rete, le istituzioni Napoli è città ricchissima di istituzioni culturali, di antico prestigio e di permanente vi-talità, basterebbe pensare solo alle sue cinque Università. Spetta al Comune oggi una politica in grado di mettere efficacemente a sistema il patrimonio culturale di queste istituzioni e l’ampiezza delle iniziative che esse assumono con regolarità, ma spesso in reciproca disattenzione. Vale anche qui la pena di sottolineare che da tempo le grandi municipalità metropolitane (Parigi, Londra) hanno assunto questo ruolo nella convinzio-ne che il cittadino per conoscere “l’agenda dei lavori” culturali in essere nel proprio spazio urbano si rivolge in prima battuta al Comune ed è ad esso che riconosce l’attitudine a rendere coeso, evidente e singolare, il discorso plurale condotto da cia-scuna delle Istituzioni sul territorio. Così come dall’esterno è “la città” nel suo insieme che viene colta e interrogata nel momento in cui ci si vuole informare sulla sua “condi-zione di salute” culturale. Questa considerazione impone un rapporto costante di scambi informativi con i centri di cultura presenti in città e la creazione di un luogo, di un “tavolo di concertazione” che sia occasione di razionalizzazione (talvolta anche economica) delle azioni e dei progetti. Sotto questo profilo risulta particolarmente significativo e necessario il raccordo con le Università, perché qui si toccano temi strategici come quelli della formazione delle nuove generazioni, del rinnovamento e sperimentazione dei saperi e anche del rapporto con le realtà esterne, globali, della cultura che le Università – tramiti strutturali tra la città e il mondo – veicolano in permanenza. Ma Napoli è anche una città in cui simboli tradizioni, storia e artigianato sono noti nel mondo; la messa a sistema delle attività e delle competenze connesse a questi possono e debbono creare sinergie e valore aggiunto. La promozione del patrimonio culturale si

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configura sempre più come un’azione coordinata di valorizzazione, non solo di singole emergenze puntuali, ma di sistemi territoriali locali. La strada che sembra vincente è quella del distretto culturale, ossia di un territorio nel quale la presenza di elementi patrimoniali, sia culturali che ambientali, di risorse uma-ne e di produzioni artistiche o artigianali, uniti da storia e tradizione comune, diventa oggetto di specifiche politiche che ne incentivino la logica di sistema. Il cardine di questa strategia risiede in una forte integrazione tra le componenti del set-tore culturale e la dimensione territoriale (patrimonio archeologico ed architettonico, centri storici, servizi alla fruizione, attività di conservazione e recupero, ecc.) e quelle dei settori ad esso connessi: il turismo, la comunicazione museale, il marketing, la pro-duzione specializzata o l’artigianato, ecc. A puro titolo di esempio, si pensi ai siti reali e alla loro connessione con le manifatture reali della seta, del corallo, ecc. ai vini e altri prodotti tipici (la villa del Ventaglio, la mozzarella di Carditello) che caratterizzavano l’epoca storica dei Borbone e la sua cul-tura. Si pensi altresì alla tradizione del Presepe Napoletano, al distretto di San Gregorio Armeno e ai siti o chiese con presepi storici. L’amministrazione non crea Distretti Culturali, ma può impostare una politica che favo-risca e incentivi l’aggregazione e la messe in rete delle Sovrintendenze, degli operatori culturali, artigianali e artistici esistenti sul territorio. Cultura e turismo. Durata e lentezza Come e più di altre grandi città, Napoli non può affidare il nesso cultura-turismo soltan-to alla spettacolarizzazione di grandi eventi pur importanti. Napoli attira attenzione dall’esterno se essa ha capacità di costruire la propria autonoma, vitale quotidianità culturale. Napoli città viva ogni giorno è il miglior biglietto da visita per un turismo a misura delle caratteristiche della città. Una città, insomma, che per 365 giorni all’anno vale la pena di essere visitata per l’aria che vi si respira. Messaggio, questo, rivolto specialmente a quelle fasce giovanili forte-mente attratte da alcune peculiarità napoletane: teatro, musica, cinema. E, dunque, una politica anche di immagine culturale tesa a “ringiovanire” Napoli. Napoli città gio-vane. Va, poi, sempre ricordato che Napoli non si presenta con i caratteri della città di rapida (e forse facile) fruizione culturale come Venezia o Firenze. Napoli è città complessa, un sistema orizzontale e verticale, territoriale e sociale, di città che si scopre solo con len-tezza. Il Comune può aiutare gli attori dell’imprenditoria turistica non solo costruendo “eventi”, ma determinando le condizioni di durata che aiutino la comprensione lenta della città. Politiche culturali “di terreno”, di struttura. E tra queste un vigoroso soste-gno – nei margini non piccoli di gioco che un Comune può mettere in campo in questo ambito – al cosiddetto “turismo congressuale” oggi largamente sottostimato in una città che potrebbe facilmente abbinare la vitalità delle sue istituzioni e dei suoi centri di cul-tura con l’attrattività dei luoghi, il fascino antico della sua immagine. Tra gli strumenti immediatamente realizzabili nella prossima consiliatura ci saranno:

a) consulta degli operatori culturali e realizzazione del Piano per la cultura; b) messa in rete di tutta l’offerta artistico-culturale per una maggiore e costante

fruizione da parte dei turisti e dei residenti anche attraverso la incentivazione dei Distretti Culturali;

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c) realizzazione di biblioteche in ogni Municipalità con una sezione dedicata ai re-sidenti di altre nazionalità;

d) promozione di nuove politiche sui trasporti per collegamenti facilitati con i luo-ghi di interesse artistico e culturale;

e) destinazione di spazi per l’esposizione della produzione di artisti locali con par-ticolare riguardo ai giovani.

Il governo di una città condivisa L’Amministrazione Comunale ritiene di fondamentale importanza per lo sviluppo della nostra città mantenere aperto e vivo il dibattito sulle politiche culturali. È necessario sottolineare l’importanza della cultura quale fattore determinante nella creazione di ricchezza e di sviluppo per l’intera comunità. Napoli ha un patrimonio di beni materiali ed immateriali incalcolabili, ed è su questa immensa ricchezza, artistica e culturale che la città deve investire e deve guardare al futuro. Per cui un’offerta culturale ed una politica di grande supporto ed investimenti è essenziale per il miglioramento della città. È la società stessa che richiede una centrali-tà delle politiche culturali pubbliche, ovvero una sua capacità strategica, all’altezza di far interagire produttivamente ogni risorsa esistente. L’Amministrazione Comunale, dal 2001, proseguendo nel percorso tracciato dal governo locale fin dal 1993, ha fortemente creduto e sostenuto le scelte ed i programmi cultura-li, ritenuti volano dello sviluppo cittadino, promuovendo una complessità di progetti: tra questi, per citarne alcuni, l’istituzione del Mercadante Teatro Stabile della città, grande traguardo raggiunto da questa Amministrazione per una città teatrale come la nostra, fino a tre anni fa incredibilmente orfana del suo teatro pubblico, e la destina-zione dello storico Palazzo Roccella a centro per le arti contemporanee con la sua du-plice vocazione di palazzo di esposizione e centro di documentazione secondo un model-lo innovativo e di carattere internazionale. Esempi concreti per lo sbocco naturale e consapevole di un lungo e complesso lavoro che ha visto in questi anni crescere intorno all’arte la visibilità della città con la sua collocazione come uno dei principali poli dell’arte in Europa. L’edizione numero 0 del festival Napoli Scenainternazionale è stata esemplificativa. Un successo andato oltre ogni aspettativa che per questa ragione crediamo giusto confermare. Un appuntamento che nella sua struttura va a rafforzare anche il definitivo completa-mento dei teatri della città di Napoli che in questo rapporto di scambio trovano nuovi stimoli di sviluppo e rafforzamento. Tutto ciò ha prodotto un indotto economico testi-moniato dal notevole aumento dei servizi di ristorazione, accoglienza ed ospitalità. In questo humus, nell’ultimo decennio si sono nutrite e formate nuove generazioni di registi, di artisti e di operatori, oggi professionisti affermati in Italia ed in Europa sul fronte del teatro, del cinema, della scrittura, della pittura e dell’arte visiva. In questo specifico settore, l’attività espositiva calendarizzata presso i siti monumentali di Castel dell’Ovo e del Maschio Angioino, con i lavori di restauro e modernizzazione di sale e spazi adeguati, ha accolto gran parte delle opere d’arte del nostro patrimonio monumentale civico. Così come i numerosi eventi espositivi che sono stati dedicati ai nostri prestigiosi artisti: a più di 300 assommano, infatti, le esposizioni, realizzate nell’ambito del sistema regio-nale del circuito “Artecard”, tra i quali ricordiamo quelli dedicati all’arte di Mimmo

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Jodice, Carlo Alfano, Umberto Manzo, Lucia Romualdi, Gianni Pisani, Raffaele Lippi, Riccardo Dalisi, Antonio Biasucci, Betty Bee. Così come la costante promozione ed il sostegno ai diversi, straordinari protagonisti del-le varie espressioni della nostra cultura – dal cinema al teatro alla musica – nelle decli-nazioni legate sia alla tradizione che al contemporaneo, sono rintracciabili nelle diffuse manifestazioni, rassegne, eventi e appuntamenti che, dal cuore della città alle sue peri-ferie, si sono realizzate nel corso di questi anni. Ed è proprio grazie a questo insieme consolidato di esperienze e di programmi che, og-gi, possiamo immaginare e prospettare nuovi traguardi per la cultura. Come la necessità di una Casa per la Musica; la definitiva destinazione del Museo dell’Attore, la piatta-forma aggiornata delle tappe di consegna de I Teatri di Napoli, la costituzione – alla quale annettiamo grande importanza – del Museo della Città di Napoli. Ma questo crediamo non basti. I progetti, le strutture, le iniziative e le tante manifestazioni culturali, dall’Estate a Na-poli, alle rassegne a tema, per adulti e giovani, dal centro alle periferie della città con-tinuamente promosse nel corso dell’anno, non solo hanno bisogno di essere rafforzate e migliorate, nella qualità delle proposte e nei servizi offerti, ma, ad esse crediamo ne-cessario aggiungerne altre a concludere il programma di consegna delle diverse struttu-re in corso d’opera. È necessario cioè continuare nella politica di stabilità messa in atto in questi anni per colmare gli imperdonabili vuoti e ritardi che ci sono stati consegnati da un passato poli-tico insensibile alla domanda di cultura espressa dai cittadini. Il progetto culturale da noi messo in moto fin dal ‘93, e che dal 2001 si rappresenta in maniera tangibile nelle tante tappe di consegna ed apertura delle attuali istituzioni civiche e stabili, lo dob-biamo considerare un punto di arrivo certo, una conquista per la città, ma anche, per il futuro che stiamo per affrontare, come nuova sfida e nuovo punto di partenza. Si tratta di un patrimonio complesso che necessita di un’intelligente riflessione capace di pianificarne le tappe e l’impegnativo palinsesto.Bisogna innescare e programmare per la prossima Amministrazione un piano da condividere con il governo centrale, in una prospettiva un progetto unitario, come in un sistema di interazione tra istituzione pub-blica e strutture private di alto profilo. Lavoreremo contemporaneamente su due piani paralleli di uno stesso percorso: da un lato la consegna definitiva di strutture come il Teatro San Ferdinando (maggio-giugno 2006); il Supercinema di San Giovanni a Teduccio (dicembre 2006); l’Auditorium di Viale della Resistenza a Scampia (aprile 2006); l’Auditorium Area Nord a Piscinola-Marianella (gennaio 2007); il Centro Polifunzionale di Soccavo (ottobre 2006). Strutture queste che a ben guardare spingono verso una riqualificazione delle periferie in un processo di integrazione sociale ed economica dell’intero paesaggio cittadino. Sull’altro fronte, varare un programma di creazione di una studiata e necessaria rete di biblioteche e mediateche cittadine, dalla struttura agile e moderna, in particolare in quelle Municipalità attualmente sprovviste. Biblioteche facilmente accessibili alla frui-zione e dotate di tutte le tecnologie, ciascuna con ampie sezioni dedicate alla forma-zione dei bambini e degli adolescenti. Luoghi di aggregazione rivolti alle comunità gio-vanile, verso le quali crediamo doveroso volgere ogni nostra attenzione e un sempre maggiore impegno. In questa visione di ampliamento e decentramento delle postazioni dedicate alla cultu-ra, va inserito anche il progetto di creazione di una sede definitiva dell’Archivio Storico

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della Città, che avrà sede prestigiosa presso il restaurato Albergo dei Poveri, in piazza Carlo Terzo. Nella stessa direzione si muove il piano di recupero di molti altri beni di valore storico-artistico, diffusi sull’intero territorio cittadino. L’impegno per valorizzare la canzone e le tradizioni artistiche napoletane, si è concre-tizzato con la realizzazione dell’Archivio sonoro della Canzone napoletana presso la sede Rai di Napoli, e continuerà completando la catalogazione degli oltre 30.000 titoli disponibil, ai quali si aggiungerà la nuova sezione dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo dell’Amministrazione è costruire il Museo della Canzone napoletana. Riteniamo inoltre, assolutamente necessario, invertire la desertificazione in molti punti della città delle sale cinematografiche, trasformate in grandi supermercati, banche o parcheggi, acquisendone le strutture per destinarle a spazi per la musica, di cui la città è manchevole. Ad esempio cercheremo di costruire un Auditorium per la Musica. Necessario sarebbe rispondere alla sempre più vasta richiesta delle giovani generazioni di su una scuola comunale del cinema, con funzione di formazione di tecnici a supporto dei tanti mestieri e delle tante professioni dei linguaggi cinematografici. In tal modo si avvierebbero al mondo del lavoro decine di tecnici e professionisti non solo nel cinema ma anche nella televisione e nei nuovi media. Ci piacerebbe poi pensare ad uno spazio da destinare alla letteratura, attivo tutto l’anno in una città che ha ispirato le maggiori pagine di letteratura mondiale:da Goe-the, a Leopardi, a Pasolini. Inoltre Napoli ha una tradizione editoriale di alto valore che va sostenuta e rilanciata. Altro importante settore da rafforzare, con risposte adeguate, è una rete cittadina di informazione e di accoglienza che faciliti l’orientamento e le scelte dell’utenza. Sareb-be utile, in questo senso, creare un apposita pubblicazione periodica, di agile consulta-zione e ricca di ogni informazione. È infatti un nostro grande problema l’insufficiente, rispetto all’offerta complessiva, re-te di strutture dedicate alla comunicazione. Immaginiamo infatti la creazione nelle principali piazze della città di Info-point al servizio dei cittadini e dei turisti. Ciò inoltre incentiverebbe nuova occupazione e nuove professionalità rivolte, soprattutto come su detto, alle nuove generazioni e al loro futuro. Stiamo lavorando alla riqualificazione di preziose strutture fino ad oggi sott’utilizzate o per nulla utilizzate, come ad esempio gli spazi dell’ex Ospedale Militare nel cuore del centro storico, che daranno vita, in uno dei quartieri più complessi della città, ad un al-tro polo culturale dove opereranno due università: la Federico II ed il Suor Orsola Benin-casa. Anche l’enorme struttura che ospitava la Centrale del Latte si offre come moder-no spazio al servizio di eventi di cultura, in una municipalità che ne è priva. Si potrebbe per esempio pensare al recupero di questo spazio immaginandone la funzione che in una città come Torino svolge il Lingotto o a Roma l’ India. Stiamo parlando di un grande patrimonio verso il quale è necessario un impegno condivi-so, che deve essere sostenuto da chiunque ricopra incarichi ed abbia responsabilità. Na-poli, cioè, ha bisogno di progetti possibili, concreti e necessari: la sfida è di farne, in-sieme, un grande laboratorio di cultura e di sviluppo. Naturalmente il lavoro dell’amministrazione deve svolgersi in sinergia con le altre isti-tuzioni culturali della città, come ad esempio le Soprintendenze, i conservatori, gli isti-tuti e scuole d’arte, le Università, i centri di formazione, ecc. Ci piace immaginare e lanciare l’idea di un governo programmatico, interistituzionale, quindi capace di essere in rapporto attivo con organismi, associazioni, e istituzioni del privato.

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Napoli: lo sport tra agonismo e cultura La città di Napoli vanta in campo sportivo una grande tradizione: il calcio è ovviamente lo sport più conosciuto, ma paradossalmente la città in questi anni ha raggiunto le vette più importanti del mondo in numerosi altri sport impropriamente definiti “minori”. Nel nuoto e nella pallanuoto la presenza di atleti e squadre napoletane ai massimi livelli è oramai una tradizione (si è raggiunto un top di tre squadre contemporaneamente in massima divisione e un record di medaglie mondiali e olimpiche nel nuoto); nel basket le compagini partenopee, sia maschili che femminili, sono emerse prepotentemente ai vertici dei campionati nazionali; dalla scherma continuano ad arrivare medaglie mondia-li e olimpiche; il canottaggio napoletano continua ad essere il principale serbatoio di una delle squadre nazionali più forti al mondo; il prestigio dei circoli velici napoletani ha creato una fucina di campioni che da anni competono ai massimi livelli della discipli-na mondiale. L’Amministrazione, che in questi anni ha sempre sostenuto lo sforzo dei vari operatori delle diverse discipline sportive, nei prossimi anni intende raddoppiare i suoi sforzi per far crescere la capacità competitiva di Napoli e dei suoi campioni. Ma lo sport deve diventare soprattutto approccio culturale, stile di vita, diritto. Obietti-vo dell’Amministrazione comunale nel prossimo quinquennio, sarà quello di dotare ogni municipalità di un campo di calcio e una piscina; la nostra città deve attrezzarsi sempre più per attivare percorsi finalizzati alla diffusione della cultura sportiva, utilizzando la vetrina costituita dai campioni del mondo agonistico come uno strumento per trasmet-tere il volto più sociale ed educativo dello sport, facendone sempre più uno strumento di aggregazione e diffusione di valori e principi di convivenza e tolleranza. Lo sport deve diventare per tutti i cittadini e le cittadine, in particolare le giovani gene-razioni, un linguaggio, un codice di comportamento, ma anche uno strumento di pre-venzione sanitaria, di inclusione dei “diversamente abili”, di costruzione di una cultura partecipativa. La scuola napoletana, una delle più grandi risorse della città, deve essere un’importante alleata nella costruzione di una cultura dello sport. Nel prossimo quinquennio il programma dell’Amministrazione comunale di Napoli, porrà grande attenzione al tema dello sport, sviluppando un azione su più direttrici.

1. Creazione e consolidamento di strutture stabili. Il primo obiettivo dei prossimi mesi sarà quello di continuare a dotare la città di grandi impianti sportivi, capaci di supportare la politiche di club e associazioni sportive. Nei prossimi anni si pri-vilegerà il completamento o l’apertura di grandi impianti come il nuovo impianto Polifunzionale a Soccavo, un impianto realizzato in questi anni e non ancora a-perto al pubblico. Si tratta di una struttura dotata di palestre con potenziale in-terdisciplinare. Altro impegno riguarda il Palazzetto dello Sport Mario Argento al fine di recuperare i ritardi accumulati in questi mesi, in seguito alle necessarie procedure tecnico-amministrative, e recuperarne definitivamente la funzionali-tà. Per quanto riguarda lo stadio San Paolo, nel corso della consiliatura si è risol-ta positivamente l’affidamento alla Napoli Soccer; il prossimo passo sarà, sempre in collaborazione con la Napoli Soccer, l’adeguamento alle nuove normative sia strutturali che riguardanti la sicurezza, per poter raggiungere i requisiti necessa-ri per ospitare i Campionati Europei del 2012. Altro obiettivo sarà l’estensione dell’uso dell’impianto anche ad altre funzioni sportive. Particolare attenzione verrà prestata alla cura e perfezionamento di tutti gli altri impianti già esistenti.

2. Impianti di quartiere. Obiettivo primario dell’Amministrazione sarà quello di do-tare ogni municipalità di un impianto sportivo contenente “un campo di calcio e

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una piscina”. Questo può avvenire attivando un’azione integrata e sinergica tra l’amministrazione e soggetti pubblici e privati operanti sul territorio. Ad oggi, nonostante le ristrettezze finanziarie degli ultimi anni, si è riusciti comunque a realizzare e rendere fruibili diversi impianti di quartiere, in modo da rispondere alle esigenze delle realtà operanti sul territorio. Nel futuro, facendo esperienza del lavoro svolto e guardando alle realtà più importanti a livello nazionale e in-ternazionale, si intende operare per facilitare l’accesso alla pratica sportiva in ogni zona della città.

3. Manutenzione e gestione. Uno degli obiettivi che intendiamo conseguire è quello della cultura della manutenzione ordinaria degli impianti. Molto spesso, inaugu-rato un centro, la tendenza dominante è quella di dare per scontato che l’impianto funzionerà, senza porsi il problema della manutenzione ordinaria. In questo quadro l’Amministrazione sta studiando modelli gestionali, che mirino ad incentivare un ruolo attivo di associazioni sportive e soggetti terzi, anche nella gestione e della manutenzione degli impianti, come strumento capace anche di creare lavoro e rendere il territorio ricco di strutture funzionanti.

Napoli città di grandi eventi sportivi Ma una città fa anche politica di marketing territoriale nel campo dei grandi eventi sportivi. In questi anni abbiamo portato a Napoli diversi eventi di grande spessore: si so-no svolte manifestazioni di rilevanza mondiale ed europea in diverse discipline: basket, pallanuoto, pallavolo, nuoto, canottaggio, atletica, ippica. Si sono programmati eventi come l’esibizione degli Harlem Globetrotters, i campionati europei di Beach Soccer, i mondiali di nuoto in acque libere, la World League di Pallavolo ed altri. Diversi eventi sportivi promossi negli ultimi anni sono diventati oramai delle vere e pro-prie “classiche”, come, ad esempio, la Maratona Internazionale di Napoli, giunta alla IX edizione, il Gran Premio Ippico di Agnano la Coppa Lysistrata e la Regata dei Tre Golfi, competizioni di spessore nell’ambito velico. Nei prossimi anni, oltre che proseguire nelle tradizioni consolidate, pensiamo di valoriz-zare anche altri eventi già realizzati con successo, come la Maratona del Golfo Capri-Napoli, il concorso Ippico di Piazza del Plebiscito, il trofeo di vela “Marcello Campobas-so”, la Giornata Nazionale dello Sport, organizzata di concerto con il CONI e diverse ga-re podistiche, che potranno diventare altre “classiche” dello sport napoletano, in grado di valorizzare la città anche dal punto di vista turistico. I nostri progetti continueranno ad andare in questo senso: valorizzare lo sport e le mani-festazioni sportive oltre che in considerazione del loro aspetto agonistico, anche come fenomeni aggregativi di massa e come palcoscenico delle immense potenzialità turisti-che della nostra città. Ulteriore impegno dell’Amministrazione sarà quello di evidenziare capacità organizzati-va e ricettività delle strutture in occasione dei Campionati Europei di Calcio, program-mati per il 2012, che potranno fungere da vetrina in grado di valorizzare le potenzialità della nostra città. Particolare attenzione, inoltre, sarà destinata alle attività sportive per persone con di-versa abilità e per chiunque viva condizioni di disagio fisico o sociale: così come realiz-zato negli ultimi anni grazie a manifestazioni come “Insieme nello Sport”, organizzata con il CONI, le “Olimpiadi dei Cardiotrapiantati”, “Un cuore per amico” ed altre inizia-

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tive svolte in zone come Scampia e Ponticelli, si continuerà a valorizzare e stimolare qualunque iniziativa possa favorire l’integrazione e la partecipazione ad attività di di-versi tipi a chi vive condizioni di marginalizzazione sociale.

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12. Napoli e i giovani: diritto all’identità ed educazione alla speranza Il tema della “incertezza del futuro”, riguardante la prospettiva esistenziale dei giova-ni, è uno dei temi più attuali e che interessa anche, e per certi versi soprattutto, le so-cietà dei paesi più sviluppati come il nostro e, quindi, anche la nostra città. La crisi della famiglia, le difficoltà socio-economiche, la tendenza di molti genitori alla delega educativa, i problemi di comunicazione ed il prevalere di stili di vita a volte ec-cessivamente permissivi provocano in molti ragazzi e ragazze insicurezze, incertezze e ritardi nei loro normali processi di crescita e maturazione. La frequente incapacità di noi adulti di esercitare una funzione di autorità rassicurante produce spesso situazioni di disagio relazionale con i giovani. Questi, infatti, oltre che con le tradizionali insidie che da sempre nella storia hanno caratterizzato il periodo de-licatissimo della adolescenza, vanno sperimentando quotidianamente sulla loro pelle gli effetti di una vita tendente a rendere sempre più frammentari e discontinui i rapporti con il “mondo degli adulti”. La crisi del periodo adolescenziale è noto terminare nel momento in cui il giovane as-sume la capacità di entrare a pieno titolo nella società. E questo passaggio, che dovreb-be sancire la completa acquisizione del “diritto all’identità” di un ragazzo o di una ra-gazza, sia sul versante esistenziale che su quello sociale, è oggi certamente reso più dif-ficile rispetto al passato da una società da molti definita come una società del “ri-schio”. La mancanza di prospettive, in termini lavorativi e professionali, determina poi un pro-lungamento di “sosta forzata” dei giovani nell’area familiare, scolastica o universitaria. I sociologi parlano infatti anche di una “generazione della vita quotidiana”, di un ap-piattimento cioè di molti giovani sul “presente”, e di un loro rifiuto alla dimensione progettuale che rischia di trasformarsi in un loro rifiuto del futuro. La crisi delle ideolo-gie e dell’impegno socio-politico ha favorito questa loro opzione per il “privato”, un’opzione che spesso si esprime nel rifiuto di regole e di valori oggettivi. L’indebolimento del ruolo della famiglia induce poi molti giovani a sperimentare i “limi-ti” della società per esplorare la propria “potenza”. Non trovando un quadro familiare sufficientemente stabile, il giovane sposta la scena nel suo quartiere, nella città. Gli at-ti di trasgressione si trasformano così, semplicemente e drammaticamente, in reati (fe-nomeni di bullismo, baby gang, vandalizzazioni di scuole o di beni pubblici, aggressioni, furti ecc.) o in pratiche autolesionistiche (tossicodipendenze, bulimia, anoressia) carat-teristiche di un “vuoto esistenziale” che non si manifesta esclusivamente nei giovani che vivono nelle periferie degradate ma che ormai rappresenta un fenomeno riscontra-bile anche nei quartieri “bene” delle nostre città. Queste problematiche della condizione giovanile chiamano direttamente in causa le re-sponsabilità del mondo degli adulti governato dai principi di un liberismo sempre più spiccato, dalla globalizzazione e da un mercato che provoca incertezza sotto forma di volta in volta di competitività, flessibilità e rischio. La forte deregolamentazione in campo giuslavoristico ha contribuito a determinare il ritorno di precarietà e paura del futuro che il “welfare state” sembrava avere definitivamente debellato. La società con-temporanea, fondata sulla fiducia incondizionata nell’attitudine autoregolamentante

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dell’economia e della finanza e sulla “ideologia della fine delle ideologie”, si rivela co-me una fonte inesauribile di ansie e fobie per molti dei nostri giovani. Pur tuttavia c’è una forte richiesta, sia pur non dichiarata, di “educazione”. E c’è biso-gno, innanzitutto, di una educazione alla speranza. La devianza giovanile può essere prevenuta infatti solo con un nostro maggiore impegno in questa direzione, altrimenti non resta che un’unica via: la repressione. Anche se siamo convinti che in proposito non esistono, per la complessità della proble-matica, ricette miracolistiche e che sia estremamente difficile elaborare ipotesi di in-tervento che siano risolutive, riteniamo che tutte le istituzioni abbiano il dovere di de-dicare nei confronti dei giovani uno straordinario impegno. È per questo che il Comune di Napoli ha concentrato negli ultimi cinque anni una parte notevole della propria at-tenzione alle politiche educative e sociali rivolte ai suoi più giovani cittadini a comincia-re dalla scuola dell’infanzia. Erano appena 16 gli asili nido comunali nel 2001. Oggi sono 24 ed entro la fine del 2006 diventeranno 28. Nonostante i tagli nei trasferimenti che tutti gli Enti Locali hanno subi-to in questi anni, a differenza di molte altre città che hanno ridotto per questa ragione il numero dei nidi, noi li abbiamo incrementati credendo fermamente nella necessità di offrire strumenti di socializzazione ai nostri bambini fin dalla più tenera età. Questa scelta politica viene anche incontro ai bisogni di tante famiglie disagiate, di molte donne che lavorano e di tante altre donne che così acquistano la possibilità ed il tempo per cercare un lavoro. La qualità inoltre non solo degli asili nido ma anche della scuola materna comunale, che è testimoniata dalla forte richiesta delle famiglie e dalle liste di attesa molto più lunghe di quelle che si registrano per le scuole gestite dallo Stato, fa della nostra scuola dell’infanzia il “fiore all’occhiello” del Comune di Napoli. Ed è per questo che è nostro intendimento continuare a puntare sull’aumento del nume-ro degli asili nido in città, prevedendone l’apertura di nuovi in quei quartieri in cui essi sono assenti o insufficienti rispetto alla domanda. L’obiettivo ambizioso e di raggiunge-re il numero di 50 asili nido nel 2011, distribuiti proporzionalmente nelle 10 nuove Mu-nicipalità. Sul fronte dell’educazione una particolare attenzione è stata anche rivolta all’edilizia scolastica concernente le scuole materne, elementari e medie inferiori statali, costi-tuenti circoli didattici o istituti comprensivi. Un grande sforzo è stato compiuto sia per la realizzazione di edifici scolastici costruiti ex-novo sia per la ristrutturazione e/o ade-guamento alle normative di legge di plessi scolastici già esistenti. Tutte le nostre scuo-le, in maggiore o minore entità, sono state interessate negli ultimi 5 anni da lavori di manutenzione. Di queste, 63 hanno subito interventi tanto consistenti di manutenzione straordinaria da meritare addirittura al loro completamento l’organizzazione di vere e proprie feste di “inaugurazione”. Intendiamo, pertanto, continuare ad investire in tal senso perché reputiamo prioritario che le bambine ed i bambini napoletani – ed i loro insegnanti ed il personale tecnico-amministrativo – siano accolti e lavorino quotidianamente in strutture sicure e belle, che non abbiano nulla da invidiare alle scuole esistenti nelle altre città sia italiane che europee, e che siano anzi all’avanguardia. Dobbiamo, quindi, completare nel prossimo quinquennio la messa a norma degli edifici scolastici secondo il dettato della legge 626 per poi prevedere un sistema moderno ed efficace di manutenzione ordinaria annuale per il mantenimento delle strutture, per evitare che il tempo e l’incuria possano torna-re a renderle insicure ed inospitali.

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Ma il nostro impegno sul fronte della scuola non si limiterà alle specifiche competenze che la legge assegna ai Comuni nel settore dell’edilizia. Come avvenuto nel precedente mandato vivremo il nostro impegno di lotta contro il fenomeno della dispersione e dell’abbandono scolastico non soltanto attraverso il perfezionamento della anagrafe in-formatizzata che abbiamo in questi cinque anni realizzato. Se oggi siamo in grado di co-noscere non solo quale scuola ma anche quale sezione frequenti ogni bambino residente a Napoli, noi vogliamo contrastare anche il fenomeno della frequenza saltuaria che è marcato in alcuni quartieri cittadini. Lo possiamo fare aumentando il tasso di sinergia di azione con le altre istituzioni competenti in materia (Provincia di Napoli, Regione Cam-pania, Direzione Scolastica Regionale, AA.SS.LL., Tribunale dei Minori ecc.) in modo da ottimizzare il numero dei progetti rivolti ai “minori a rischio” e le risorse investite, at-traverso una attenta valutazione della produttività di quelli fino ad oggi messi in campo ed evitando inutili e dispendiose duplicazioni. Con le altre istituzioni competenti in materia vogliamo anche progettare una “scuola della seconda opportunità” dedicata a catturare almeno una parte di quei giovani che la scuola ordinaria non è riuscita a trattenere ed immettere con successo nei canali forma-tivi della scuola media superiore. Una scuola che con metodologie diverse di investiga-zione ed insegnamento, trasmettendo intelligentemente il sapere al “saper fare”, riesca ad attrarre l’attenzione e l’interesse ed a far esternare le specifiche capacità e voca-zioni che ciascun ragazzo possiede ma di cui spesso non ha consapevolezza. Restiamo comunque convinti che lo sforzo più significativo vada fatto da parte innanzi-tutto dello Stato. Uno sforzo, che consideriamo un investimento, per arricchire il mondo della scuola di tutte quelle competenze di supporto che oggi si rendono indispensabili e che non sono né presenti né previste (psicologi, assistenti sociali ecc.). Infatti reputiamo ingiusto e pericoloso assegnare alla scuola molteplici nuovi compiti senza dotarla di tutte le risorse necessarie. Da parte nostra continueremo ad affiancare le singole scuole nelle loro proposte educative e formative, favorendo l’ingresso di pro-fessionalità esterne a supporto della didattica mediante l’uso di strumentazioni innova-tive e l’espletamento di attività affascinanti ed attraenti quali la musica, il teatro e la multimedialità. Continueremo anche a favorire lo svolgimento delle attività scolastiche “fuori le mura” dal momento che il clima favorevole della nostra città lo consente per molte settimane all’anno. Ci sforzeremo sempre di più di stimolare le visite delle scola-resche a musei, siti archeologici, beni monumentali, di cui la nostra città è ricchissima, e il loro “fare scuola” nei cinema, nei teatri cittadini, nelle biblioteche, che vogliamo potenziare, o anche nelle piazze. Sono sempre in maggior numero, infatti, i bambini che si incontrano per le strade di Napoli con i nasini all’insù per seguire l’indice delle mani dei loro insegnanti che li stimolano ad osservare una facciata di un palazzo storico o una guglia di una chiesa. Riteniamo importante potenziare il numero degli impianti sportivi da mettere a disposi-zione dei nostri ragazzi, e non solo all’interno degli edifici scolastici, affinché la mag-gior parte delle attività ginniche non rappresentino un lusso riservato a pochi ma un di-ritto che tutti i giovani possano liberamente esercitare. Continueremo a promuovere gemellaggi tra le varie scuole napoletane, delle nostre scuole con altre scuole italiane, europee ed extra-europee. Intendiamo consolidare la nostra iniziativa di celebrare insieme ai giovani le ricorrenze più significative collegate alla storia della nostra città, come le Quattro Giornate o la Repubblica Partenopea, o a quella nazionale ed internazionale, come le feste della Repubblica o dell’Europa, e la Giornata della Memoria. Ed inoltre, come già avvenuto negli anni passati, stimoleremo

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sempre con maggiore convinzione ogni iniziativa indirizzata all’educazione dei giovani alla legalità, alla solidarietà, al rispetto di tutte le culture ed alla pace, affinché i futuri cittadini napoletani possano trasformare le loro case ed i loro quartieri in luoghi sereni ed accoglienti nei quali desiderare di spendere la maggior parte della loro vita. Perché in fondo quello di cui hanno bisogno principalmente i giovani è la piena “vivibili-tà” della loro città in tutte le sue dimensioni. Dobbiamo quindi impegnarci tutti di più, noi amministratori prima degli altri, a rendere i nostri quartieri più accoglienti e più si-curi, promuovendo continue e significative offerte culturali in modo tale che venga fa-vorita la più ampia aggregazione e socializzazione, per consentire ai nostri ragazzi di sentirsi a loro agio e protagonisti della loro vita nella loro città. Individuare strutture ed aree da dedicare allo sviluppo della loro creatività nelle varie Municipalità è un indirizzo da perseguire con convinzione. La realizzazione del progetto della “Città dei giovani”, in fase attuativa attraverso la ristrutturazione ed il recupero dell’Albergo dei Poveri di piazza Carlo III quale sede di una Fondazione ad hoc, è forse l’esempio più significativo, per l’importanza dell’intervento e per le ingenti risorse investite, di quanto detto e del-la nostra ferma volontà di puntare sui giovani e sul loro futuro.

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13. Napoli sociale: i diritti di cittadinanza e della dignità umana Profondamente convinti che le politiche sociali debbano essere considerate strategiche per la coesione sociale e lo sviluppo, esse costituiranno un impegno centrale e priorita-rio per la prossima giunta. La nostra Costituzione, nella sua versione originale, approvata nel ‘48 che noi difende-remo con il referendum popolare bocciando le rovinose modifiche introdotte dalla de-stra, costituisce la guida più sicura per sviluppare un valido sistema di welfare locale. Essa infatti collega i diritti inviolabili della persona umana con i doveri inderogabili di solidarietà (art. 2), proclama l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e san-cisce l’obbligo della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione alla vita politica, economica e sociale del paese. Siamo quindi all’interno di un sistema di diritti di cittadinanza e di un chiaro dovere del-le istituzioni pubbliche, non solo si rimuovere gli stadi di bisogno, ma di favorire il pieno sviluppo delle potenzialità umane e l’effettiva partecipazione. Un dovere che, per rea-lizzarsi in concreto, deve avere una forte correlazione con le politiche del territorio. Da questa scelta discende la valorizzazione del principio costituzionale della autonomia e dell’autogoverno, con la conseguente centralità dell’ente locale in materia di welfa-re. Si tratta di scelte culturali corroborate dalle riflessioni della più moderna dottrina, nonché da importanti documenti internazionali. Scelte culturali fatte proprie dalla leg-ge quadro 328/2000, approvata dalla maggioranza di centrosinistra; legge che, final-mente, ha modificato la vecchia anacronistica legge Crispi del 1890. In questo contesto culturale si è mossa la politica di welfare del comune di Napoli che, con grande fatica, di fronte ai continui tagli al bilancio operati dal governo di centro destra non ha perduto risorse ma ha conservato i livelli di spesa degli anni precedenti. Certamente volevamo fare di più ma ci è stato impedito; nei prossimi cinque anni, con il nuovo governo di centrosinistra potremmo operare con maggior incisività. Siamo, infat-ti, convinti (ed in questo concordiamo con la carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea) che il grado di sviluppo di un paese non è più misurabile soltanto attraverso indicatori economici, quali il PIL ma ad esso và correlato l’indice di sviluppo del fattore umano, cioè la qualità della vita urbana, della rete dei servizi, delle relazioni di solida-rietà. Il punto di partenza è, quindi, la creazione di un circuito virtuoso tra sviluppo economi-co e sviluppo sociale. Va quindi recuperato il nesso inscindibile fra diritti individuali e diritti sociali secondo un nuovo approccio allo “sviluppo umano” che veda l’idea di li-bertà non solo come attributo individuale, ma come impegno sociale. Per noi, poi, soli-darietà e responsabilità degli uni verso gli altri e di ciascuno verso la società. Opereremo nell’ambito delle nostre competenze per contrastare attivamente tutti i meccanismi che limitano la capacità e quindi la libertà degli individui di diventare per-sone (cioè “essere in relazione”, secondo un percorso filosofico tracciato con chiarezza da Giuseppe Capogrossi nel suo “Saggio sullo Stato”). In questo quadro l’attenzione si sposta da una politica riparatoria del danno ad una politica di prevenzione che impegne-

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rà l’Amministrazione a prevedere apriori interventi volti a prevenire, per quanto possi-bile, difficoltà e bisogni. È infatti la libertà che rende veramente cittadini e quindi in grado di esercitare la pienezza dei diritti di cittadinanza e di raggiungere (come chiede l’art. 3 della Costituzione) lo sviluppo pieno delle proprie potenzialità. Ci impegneremo allora, attraverso la programmazione, a superare la frammentazione delle singole misure per inquadrarle in un piano globale di interventi. La costruzione di un sistema efficace di politiche sociali, fondato sulla centralità dell’individuo e della famiglia con i bisogni multidimensionali che esprimono, deve necessariamente assumere come principio e come metodologia di lavoro l’integrazione: con la ASL, con le Scuole, con la Giustizia Minorile sono già state sperimentate azioni corali per la realizzazione di interventi e servizi. Il moltiplicarsi di queste esperienze può essere realizzato solo in-crementando i luoghi e gli organismi di coordinamento, integrando le metodologie e le pratiche di monitoraggio e valutazione e sperimentando azioni innovative. Per fare questo l’attività dell’Amministrazione deve essere accompagnata da una forte mobilitazione della società locale in un grande progetto collettivo. Per raggiungere que-sti obiettivi l’Amministrazione – che crede fermamente nel principio di sussidarietà oriz-zontale costituzionalizzato con la riforma del 2001 – non opererà da sola. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da uno sviluppo importante dell’intero mondo del volontariato e del no profit, sviluppo sostenuto e registrato dalla legge quadro sul volontariato, dalla legge sulle cooperative di solidarietà sociale, dalle legge sull’associazionismo di rilevan-za sociale, nonché dalle ONLUS. Queste organizzazioni, essenziali per il funzionamento pieno del sistema di welfare, so-no divenute anche un potente fattore di partecipazione dimostrando di saper dare un contributo essenziale anche allo sviluppo di una cultura della solidarietà ed incidendo in modo significativo nei processi di innovazione delle politiche sociali. Il loro contributo è fondamentale per sperimentare nuovi modelli organizzativi capaci, ad un tempo, di svi-luppare le competenze degli attori territoriali ed il loro coinvolgimento nei processi di governance e di aumentare la prossimità dell’Amministrazione ai cittadini. Con esse il Comune di Napoli continuerà a collaborare così come con il Servizio Civile Nazionale con il quale abbiamo già sperimentato interessanti iniziative di tutoraggio in alcune scuole di quartieri a rischio. L’amministrazione rifiuta un’ottica propria di una filosofia neoliberista che si cerca di introdurre anche nelle politiche di welfare, filosofia che pone al centro il costo del ser-vizio e non la persona, e che vorrebbe affidarsi, in modo esclusivo o prevalente, alle lo-giche di mercato. Noi siamo invece convinti che spendere per le politiche sociali non si-gnifica sottrarre risorse allo sviluppo, siamo convinti che la spesa sociale è un investi-mento per lo sviluppo e per questo – oltre che per il rispetto per la dignità e libertà del-le persone – non abbiamo, malgrado le ristrettezze di bilancio, operato tagli alla spesa sociale. Ma da soli non possiamo farcela. Occorre, per una questione di giustizia distributiva e per una puntuale applicazione dell’art. 119 della Costituzione (norma completamente ignorata dal Governo di centro-destra) un forte intervento dello Stato. Al sud risiede un terzo della popolazione nazionale e due terzi dei poveri, l’intervento dello Stato, anche in termini di misure universalistiche di contrasto alla povertà, è asso-lutamente doveroso. Abolito il Reddito Minimo di Inserimento, non attuato il Reddito di Ultima Istanza fatto approvare dal Governo stesso nella Finanziaria 2004, è intervenuta soltanto la Regione Campania – unica in Italia – con il Reddito di Cittadinanza, misura positiva ma non esaustiva. Neanche la Regione, infatti, da sola ce la può fare: in tutti

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gli Stati dell’Unione Europea, salvo l’Italia e la Grecia, una misura universalistica di con-trasto alla povertà è a carico dello Stato. Noi chiediamo con forza al nuovo Governo di centro-sinistra di intervenire e ci impegniamo, come Comune di Napoli, ad implementa-re quelle misure integrative che fanno del reddito di cittadinanza una misura non me-ramente assistenziale, ma di vera e propria inclusione sociale. Un nesso fondamentale per le politiche di welfare è, secondo l’Amministrazione, lo strettissimo legame con il territorio, con le politiche del territorio. Da questo punto di vista il nostro sforzo sarà quello di utilizzare positivamente un passaggio istituzionale importante che la nostra città sta per vivere, e cioè il decollo delle municipalità. Con esse diventerà più forte il nesso fra cittadini, istituzioni e territorio e la program-mazione-attuazione delle politiche sociali, anche attraverso gli istituti di partecipazio-ne, potrà tener conto in modo molto più penetrante ed incisivo delle esigenze del terri-torio. L’Amministrazione, pur nel pieno doveroso rispetto dell’autonomia delle munici-palità, si porrà come elemento di stimolo e sostegno perché ciò avvenga. Abbiamo preferito, anche sulla base di ciò che emerso dai Forum, dare rilievo alle idee-forza che animeranno il sistema di welfare del Comune di Napoli, più che alle singole prestazioni. Tuttavia desideriamo prendere alcuni precisi impegni:

• continuare a supportare la famiglia come comunità primaria di personalizzazione e di socializzazione rinforzando le azioni di sostegno attivo alla genitorialità per valorizzare le competenze affettive ed educative specifiche della funzione e del ruolo di genitore;

• sostenere con una progressiva e crescente azione l’anziano autosufficiente e l’anziano in condizione di bisogno assistenziale. Potenziare e valorizzare, quindi, le attività dei Centri polivalenti puntando non solo sulla valenza aggregante ma anche sulla loro offerta di partecipazione alla co-costruzione di interventi e poli-tiche sociali ad hoc: gli anziani sono serbatoi di esperienze e di “buone prassi”, la cui fase di vita costituisce una risorsa utile banche pera le nuove generazioni. Nella dimensione della non autosufficienza è da garantire la permanenza dell’an-ziano presso il proprio domicilio attraverso servizi residenziali, quali l’assistenza domiciliare socio-sanitaria, atti a migliorare la qualità di vita;

• proseguire nel percorso del sostegno individualizzato al diversamente abile con un arricchimento dell’offerta (trasporto scolastico, assistentato materiale, assi-stenza specialistica, assistenza domiciliare integrata, assistenza indiretta, attivi-tà ludico-ricreative), in relazione alla fascia di età con particolare riguardo alla prima e seconda infanzia e all’adolescenza; realizzare strutture a dimensione re-sidenziale da destinare ai diversamente abili privi di assistenza da parte della famiglia offrendo in tal modo serenità a quei genitori che vivono l’angoscia del “dopo di noi”; potenziare gli interventi di contrasto alla povertà attuando anche programmi di accompagnamento sociale che realizzino forme di “assistenza atti-va” in grado di intercettare le reali esigenze delle persone e delle famiglie per metterle in relazione con le risorse disponibili sul territorio;

• impegnare ancor più risorse per rinforzare la rete sociale intorno ai cittadini mi-nori e giovani per garantire loro la tutela del benessere psico-fisico, un armonico e sano sviluppo della personalità e innalzare il livello di sorveglianza sulla violen-za ed abuso;

• favorire il processo di deistituzionalizzazione mediante la diffusione della cultu-ra e della pratica dell’affidamento familiare;

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• accelerare i tempi affinché i giovani napoletani possano appropriarsi della “Città dei giovani” nell’Albergo dei Poveri, per attuare nella dimensione circolare so-cio-culturale - educativa, un processo democratico di crescita;

• rinforzare tutti i nuclei operativi di rete coinvolti nella prevenzione, nella presa in carico e nella “cura” dei minori con particolari svantaggi socio-ambientali ed a rischio di emarginazione;

• aumentare negli immigrati la consapevolezza dell’esigibilità dei diritti prose-guendo nell’offerta di iniziative e servizi dedicati e favorendone l’inserimento sociale attraverso azioni in grado di stimolare la conoscenza reciproca nel rispet-to delle identità di ciascuno per la costruzione di una città davvero intercultura-le; Particolare attenzione l’Amministrazione presterà alla comunità ROM per la quale è anche opportuno un intervento legislativo della Regione Campania;

• lottare contro ogni forma di discriminazione sociale derivante dal sesso, dall’età, dall’etnia, dall’orientamento sessuale, in primo luogo sul terreno della cultura e dell’informazione;

• incidere ancor più nell’azione di sostegno alle donne che in varie forme subisco-no violenza, con l’apertura di altre “case protette” in cui siano garantiti anche accoglienza ed affettività, e l’attivazione di una linea telefonica “antiviolenza”;

• tenere alta la soglia di attenzione in materia di dipendenze attraverso il consoli-damento delle attività di prevenzione, ascolto ed aggregazione e l’incremento del sistema integrato che includa il trattamento e la riduzione del danno per un futuro reinserimento sociale;

• potenziare l’accoglienza a bassa soglia e quella di secondo livello per i senza fis-sa dimora nonché proseguire nelle attività di inserimento sociale con appositi percorsi;

• attivare gruppi-appartamento per utenti in carico ai Servizi di salute mentale per completare il percorso riabilitativo e consentire l’inserimento sociale e lavorati-vo;

• valutare l’impatto e la sostenibilità sociale di ogni decisione dell’Amministra-zione Comunale.

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14. Beni comuni e sviluppo eco-sostenibile Le scelte urbanistiche compiute in via definitiva dall’Amministrazione nel corso dell’ultimo quinquennio si pongono l’obiettivo di arricchire la dotazione cittadina di be-ni comuni, di spazi e funzioni pubbliche. Napoli è, infatti, una città povera di beni co-muni, di spazi pubblici qualificati che sono poi quelli che consentono alla gente di vive-re insieme, sono quelli che “fanno città”, costituendo anche un fattore di attrazione per la localizzazione di nuove aziende che operano nei settori più avanzati e innovativi. Un bene comune di importanza strategica sono le aree verdi miracolosamente scampate alla speculazione, gelosamente tutelate dal Piano Regolatore ed ora comprese nel Parco delle Colline, un esperimento unico in Europa, un grande polmone verde che occupa un quinto della città. Un Parco da promuovere e far conoscere, rendendo sempre più ac-cessibile ai cittadini il patrimonio di masserie, aree agricole pregiate, boschi e spazi na-turali, paesaggi rurali di incomparabile bellezza. Beni comuni sono la linea di costa nella sua interezza, con l’impegno di garantire a tutti i cittadini l’accesso alle spiagge ed al mare; il centro storico (“patrimonio dell’umanità” secondo l’Unesco); i due grandi polmoni verdi, i nuovi parchi territoriali per il tempo li-bero e la vita all’aria aperta, attorno ai quali rinasceranno la nuova Bagnoli e la zona orientale della città. Ancora, sono beni comuni le infrastrutture per la mobilità e il trasporto, a partire dalla grande rete su ferro, oramai in fase di completamento, che rappresenta un’alternativa sempre più competitiva all’auto privata e costituisce la misura più importante per il mi-glioramento della qualità dell’aria – bene comune per eccellenza – nell’obiettivo di ri-durre l’inquinamento atmosferico nella nostra città Beni comuni sono le strade, le piazze e i giardini della città, gli spazi pubblici che rap-presentano “l’essenza stessa della vita urbana: la convivenza, l’incontro e il confronto non programmato o istituzionalizzato, di pratiche, stili di vita, cultura, storie diverse. Cioè, la base materiale della democrazia è anche ciò che ha fatto della città la sede privilegiata dello sviluppo culturale e dell’innovazione”. A tale riguardo, siamo consapevoli di come la qualità di questi spazi sia troppo spesso lontana da livelli accettabili. È necessario un maggior impegno nella cura della città, con la capacità di affrontare in modo integrato i diversi aspetti della pulizia, del traffico veicolare, dell’arredo urbano, della manutenzione, del presidio e della sorveglianza. Infine per quanto riguarda il bene pubblico per eccellenza, l’acqua, riteniamo che le po-litiche relative debbano essere ispirate alla sua natura di bene pubblico di uso collettivo per tutti i cittadini e che, nel rispetto dei principi di efficacia ed efficienza economica, il modello e lo strumento di gestione debbano essere coerenti con la natura pubblica del bene stesso. La città di Napoli ha assunto il tema della tutela e della valorizzazione dell’ambiente come asse di tutte le politiche cittadine tendenti a garantire migliore qualità della vita ai suoi cittadini. Con il PRG si è sancito il principio che lo sviluppo deve essere ecologi-camente compatibile e che è necessario ricostruire e/o valorizzare il sistema del verde pubblico in città. In questi anni tanto si è fatto, lavorando alla realizzazione di ben 18 parchi, ma tanto resta da fare; in particolare uno degli obiettivi principali sarà quello

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del completamento del parco pubblico dei Camaldoli, lo sviluppo del parco Metropolita-no delle Colline di Napoli già istituito nell’ottobre 2003, oltre che la realizzazione del grande parco di Bagnoli. Ma è soprattutto sulla costruzione di un sistema di verde pubblico nelle nuove municipa-lità, che s’impegnerà l’Amministrazione, completando o realizzando tanti progetti; tra i principali impegni, ricordiamo imparchi: del Vallone dello Scudillo, di Via Nicolardi, di Via Domenico Fontana, del Gasometro, di Via Imperatrice al Rione Alto, di Villa Salvetti a Barra, Parco di Via Marco Rocco di Torrepadula, , l’ampliamento di Villa Letizia a Bar-ra e così via. Altro terreno di lavoro con cui l’Amministrazione intende continuare a cimentarsi è il progetto di recupero del mare alla città e alla balneazione. Già nella scorsa consiliatura si è operato per il risanamento dell’intero paraggio costiero centro-occidentale. Tra i prossimi obiettivi vogliamo ricordare gli interventi sulle scogliere per il rifacimento na-turale dell’antica spiaggia della Riviera di Chiaia. Tra i beni comuni l’aria assume un significato particolare è su questo terreno l’azione posta negli ultimi anni per il miglioramento della sua qualità, si sposerà con la necessità di garantire l’efficienza energetica della città. Nei prossimi anni sarà completato e messo in esercizio, la nuova centrale elettrica a ci-clo combinato di San Giovanni a Teduccio. La centrale sarà alimentata a metano, abbat-tendo drasticamente le emissioni di gas in atmosfera e triplicando la produzione di e-nergia della città. Un altro obiettivo che ci siamo posti, e che vogliamo consolidare, è la riduzione del ru-more in città, attraverso l’attuazione delle norme previste dal Piano di Zonizzazione acustica. Infine particolare attenzione verrà prestata alla tutela alla salute e alla protezione della fauna urbana.

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15. Difesa del suolo La Politica del Sottosuolo sarà finalizzata alla tutela dei cittadini, con azioni concrete capaci si essere misurabili e quantizzabili. Partendo dal dato che la situazione del sottosuolo, dei pendii, dei costoni e, più in ge-nerale, del delicato assetto idrogeologico della Città di Napoli, versa in uno stato di precarietà dovuta ad una serie complessa di fattori, quali la vetustà e l’inadeguatezza degli impianti in relazione alle mutate condizioni climatiche, la impermeabilizzazione di vaste zone della città che impedisce un corretto drenaggio delle acque meteoriche, l’a-busivismo edilizio che ha minato e talvolta compromesso il già delicato equilibrio del territorio cittadino, la realizzazione di consistenti insediamenti abitativi in zone prima destinate all’agricoltura e lo stesso abbandono di aree un tempo coltivate, rimaste, quindi, prive della necessaria manutenzione. In considerazione di ciò, ed a seguito di alcuni tragici eventi, nel 1997 il Sindaco di Na-poli fu nominato Commissario Delegato per le emergenze connesse al consolidamento del sottosuolo e dei versanti della Città di Napoli e fu autorizzato ad avvalersi di un Co-mitato Tecnico composto di professionalità di elevato profilo scientifico che ha affian-cato il lavoro dei servizi comunali preposti. Nel 2001 il Comitato produsse uno studio sul sottosuolo in cui veniva stimato in poco meno di 3.000.000.000 di euro il fabbisogno per la completa messa in sicurezza del ter-ritorio cittadino. All’epoca, tenuto conto delle limitate risorse disponibili e della situa-zione di emergenza, gli interventi realizzati ebbero come obiettivo primario quello di salvaguardare la sicurezza delle persone e delle abitazioni nonché ridurre al minimo i rischi per i beni esposti. Solo a partire dal 2002, grazie ai maggiori finanziamenti resi disponibili da alcuni impor-tanti atti di concertazione con lo Stato e la Regione, è stato possibile avviare la realiz-zazione dei primi consistenti interventi a carattere strutturale. Si ricordano tra i più si-gnificativi i lavori per i primi lotti del progetto generale per la riqualificazione idraulica dell’Arena S. Antonio, quelli per il risanamento igienico sanitario ed idrogeologico del Vallone S. Rocco, gli interventi di riduzione del rischio idraulico nelle Zone S. Giovanni a Teduccio, il consolidamento dei costoni e dei versanti della Collina dei Camaldoli, ver-sante Soccavo, ecc. Ad oggi i lavori ultimati ammontano ad un valore di 130.015.680 euro mentre i lavori at-tualmente in corso, ovvero già aggiudicati e di imminente avvio, ammontano ad un im-porto di circa 160.000.000 di euro, per un totale complessivo di circa 290.000.000 di eu-ro. Nel contempo è stato elaborato di recente un primo programma di completamento degli interventi di messa in sicurezza di cavità, pendii e costoni; adeguamento del sistema di drenaggio e regimentazione delle acque; miglioramento complessivo dell’intera rete fo-gnaria cittadina. Tale programma è stato articolato dal citato Comitato Tecnico secondo indici di priorità assegnati a ciascun intervento in relazione al carattere di maggiore o minore urgenza e richiede investimenti per oltre 350 milioni di euro. Fra gli interventi ai quali il Comitato ha assegnato la priorità massima, si ricordano il completamento del collettore Arena S.

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Antonio (per circa 80 milioni) nonché il monitoraggio, i rilievi e gli interventi di risana-mento dei muri di sostegno, costoni, pendii e zone accessorie ricadenti nel territorio comunale (per circa 25 milioni). Tali interventi, al momento privi di copertura finanziaria, vanno assolutamente realizza-ti per rendere più sicuro il territorio cittadino ed evitare il ripetersi di gravi danni così come accaduto nei recenti nubifragi del settembre 2001, novembre 2003 e marzo 2005. Pertanto, la messa in sicurezza del sottosuolo deve rappresentare, unitamente alle ope-re infrastrutturali della mobilità (metropolitana, strade e parcheggi) la più grande opera pubblica da realizzare nei prossimi anni nella città di Napoli. Igiene urbana Nel continuare l’attività, finora rigorosamente espletata, di vigilanza e contrasto con-tro i tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata – in un settore, quale quello dei rifiuti, tuttora oggetto di interesse delle organizzazioni malavitose – e continuando nell’opera di modernizzazione dei servizi, attraverso l’uso sempre più spinto di mac-chine ed attrezzature di tecnologia avanzata, va effettuato come previsto nel Pro-gramma Comunale di gestione dei Rifiuti un salto in avanti; finalizzato a:

1. Imprimere una svolta al rapporto con i Cittadini, basata su precisi impegni, presi dall’Amministrazione Comunale – attraverso la Sua Azienda, ASIA Napoli – in maniera dettagliata e trasparente e sull’essenziale coinvolgimento dei cittadini per una fattiva mutua collaborazione.

2. Arrivare a livelli di Raccolta Differenziata pari quelli delle grandi città Euro-pee (35%), anche se queste città hanno cominciato tale attività mediamente 15 anni prima di Napoli.

3. Rendere Napoli più pulita, migliorando sensibilmente la qualità dei servizi operativi erogati.

Per ascoltare e parlare con i cittadini, improntando il dialogo a principi di massima tra-sparenza, al fine di stimolare un comportamento partecipativo e di più elevato senso ci-vico per una città pulita ed ordinata, si prevede:

• la diffusione tra tutte le famiglie del nuovo Regolamento Comunale di gestione dell’Igiene Urbana, che definisce regole certe per i cittadini e per l’A.S.I.A., av-viato a diventare unico soggetto gestore delle attività connesse all’Igiene Am-bientale;

• l’elaborazione di Carte dei Servizi per ogni Municipalità, con il dettaglio quan-titativo e qualitativo dei servizi da rendere;

• l’apposizione sui cestini stradali di cartelli informatori sui giorni in cui è previsto lo spazzamento;

• il sito Internet (www.asianapoli.it) reso più interattivo e con una precisa e det-tagliata esposizione dei servizi da rendere, compresi tempi e modalità di eroga-zione rendendo possibile una corretta interpretazione ed osservazione quotidiana dei servizi;

• il Call Center (n° verde gratuito 800161010) reso interattivo con invio di risposta tramite messaggio sms;

• lo sviluppo di accordi di collaborazione con Associazioni di volontariato, am-bientaliste, di cittadini e utenti;

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• lo sviluppo dell’Osservatorio sul Senso Civico degli Italiani, attraverso campa-gne di promozione del senso civico, la pubblicazione annuale del Rapporto Na-zionale e del Focus su Napoli e con la premiazione dei cittadini distintisi per comportamenti particolarmente virtuosi;

• l’ulteriore rafforzamento del programma EDUCAMBIENTE, già attivato con suc-cesso nella gran parte delle scuole napoletane;

• l’effettuazione e la pubblicazione di due sondaggi di opinione all’anno, che rile-vino l’indice di soddisfazione dei cittadini.

Per quanto riguarda invece l’obiettivo di una Raccolta Differenziata che raggiunga i li-velli delle principali metropoli europee, verranno portate avanti le seguenti azioni:

♦ la realizzazione di due impianti per il trattamento dei rifiuti organici (sfalci di potatura, scarti di verdura, residui di cibo);

♦ la realizzazione di dieci isole ecologiche, una per municipalità; ♦ la realizzazione di un impianto di trattamento della carta e del cartone; ♦ la realizzazione di cento ecopiazzole (mini isole ecologiche); ♦ la raccolta “porta a porta” della frazione organica umida dei rifiuti presso tut-

ti i grossi produttori (mercati, mense, ristoranti, fruttivendoli, fiorai) ed in par-chi e centri residenziali;

♦ la raccolta porta a porta degli imballaggi presso commercianti ed uffici; ♦ la raccolta del materiale inerte residuato dalle ristrutturazioni edilizie, attra-

verso accordi con le imprese. Infine, per diffondere presso i cittadini un maggiore senso civico e una diffusa cultura civile nella direzione di una Napoli più pulita, si realizzeranno i seguenti interventi:

l’istituzione del netturbino di quartiere, attraverso un abbinamento costante tra zona ed operatore, al fine di ottenere un rapporto di fidelizzazione tra citta-dini residenti ed operatori ASIA;

l’istituzione di una rete di responsabili della vigilanza e della cura del territo-rio, che, abbinati a porzioni della città, oltre a gestire le attività di spazzamento e complementari, dovranno segnalare agli altri organi tutte le situazioni di de-grado ambientale, di qualunque origine;

l’aumento della frequenza media di spazzamento manuale da 4,2 a 5 volte alla settimana;

il potenziamento dello spazzamento meccanizzato; l’effettuazione di servizi di mantenimento della pulizia nelle strade di maggior

pregio, sia mediante addetti che presidieranno le stesse, sia mediante mezzi, a trazione elettrica nelle zone pedonali, che circoleranno continuamente per rac-cogliere rifiuti abbandonati in strada scorrettamente e fuori orario;

l’effettuazione, a cadenza mensile del programma “Quartiere Pulito”, che at-tui, previo divieto temporaneo di sosta degli autoveicoli, un’accurata pulizia, con lavaggio e disinfezione delle strade;

la realizzazione in ogni quartiere di aree per cani, gestite e mantenute; il definitivo consolidamento del programma “Cantine Pulite”, che ogni sabato

prevede l’installazione, in tre piazze di Napoli, di appositi grossi cassoni dove i cittadini possono portare suppellettili, elettrodomestici e rifiuti ingombranti in genere;

l’istituzione di servizi di sorveglianza del territorio, anche mediante telecame-re, in quelle strade particolarmente degradate, diventate sversatoi illegali di ri-fiuti.

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Cimiteri Nel corso dell’attuale sindacatura si è avviata una radicale riforma del settore cimite-riale, i cui principali atti amministrativi sono stati i seguenti:

1. il PRG dei cimiteri di Napoli; 2. il Piano Esecutivo del Parco di Poggioreale; 3. il nuovo Regolamento di Polizia Mortuaria; 4. la disciplina delle assegnazioni dei manufatti cimiteriali comunali (diritto alla

sepoltura); 5. la riforma degli Uffici con l’istituzione di un Servizio Autonomo.

In prosieguo, si procederà a: 1. Apertura dei cantieri per l’ampliamento dei cimiteri di Barra, Pianura e Soccavo,

e realizzazione delle opere per importo di 40 milioni di euro e 14.000 loculi. 2. Realizzazione e consegna delle opere di ampliamento dei cimiteri di Ponticelli e

Secondigliano-San Pietro a Patierno per circa 6.000 loculi. 3. Realizzazione degli ampliamenti delle strutture cimiteriali di San Giovanni, Mia-

no e Chiaiano. 4. Ordinata attuazione del Piano Esecutivo del Parco di Poggioreale con

l’ampliamento delle aree cimiteriali. 5. Completamento dei lavori del Crematorio e del Fondo Zevola. 6. Restauro del Mausoleo di Posillipo con l’annesso Parco e della Chiesa di Santa

Maria del Pianto. 7. Avvio del progetto di restauro del Cimitero delle 366 Fosse di Ferdinando Fuga. 8. Avvio del sistema informatico dei servizi cimiteriali. 9. Attuazione dell’intesa con la Curia di Napoli per la gestione dei manufatti in

concessione alle Arciconfraternite. 10. Attivazione degli accordi di cooperazione con le ditte di trasporto e onoranze fu-

nerarie. 11. Riorganizzazione complessiva del modello di gestione del settore cimiteriale in

forma organizzativa più evoluta e moderna.

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16. Per una migliore mobilità urbana Strade Con la istituzione delle municipalità, essendo stata trasferita alle stesse la competenza sulla viabilità secondaria, sarà possibile una gestione più diretta di tale patrimonio stra-dale ed interventi più immediati al verificarsi dei disagi. Nel contempo, l’Ammi-nistrazione ha disposto l’avvio di un’attività di gestione complessiva della rete stradale principale, che resterà di competenza dell’Amministrazione comunale e che si sviluppa per una lunghezza complessiva di circa 280 km. L’obiettivo è quello dell’immediata messa in sicurezza del patrimonio stradale, della ri-qualificazione completa dell’intera rete della viabilità principale, del coordinamento di un unico soggetto gestore della pluralità d’interventi che riguardano le strade e del-l’abbattimento del contenzioso grazie ad una notevole diminuzione dell’incidentalità. La formula prevista è quella dell’appalto misto di lavori e servizi in global service, che consentirà una gestione unitaria delle strade e la possibilità di garantire attività quali il censimento dello stato delle strade e sue pertinenze (marciapiedi e caditoie) e dei passi carrabili, il censimento dell’arredo urbano, la formazione del catasto delle strade, non-ché la continua sorveglianza dello stato di manutenzione delle pavimentazioni stradali. È prevista altresì la creazione di un call center e la presenza costante di uomini e mezzi sul territorio in tutte le ventiquattro ore della giornata, per consentire, laddove è ne-cessario, primi interventi. Le scelte per la mobilità urbana sono strategiche per un compiuto sviluppo sociale e produttivo della città. La politica della mobilità urbana deve essere fortemente connes-sa, in maniera non subordinata, alle altre scelte strategiche che l’amministrazione compie in settori rilevanti quali quello dello Urbanistica e delle Infrastrutture di Tra-sporto, dello Sviluppo Produttivo e del Turismo. Per questo essa deve essere articolata in sei componenti fondamentali, tra loro fortemente connesse: Politica del trasporto collettivo, Politica della sosta, Politica della salvaguardia ambientale, Politica della circolazione, Politica dell’innovazione tecnologica, Politica della gestione ur-bana. Politica del trasporto collettivo La politica del trasporto collettivo ha assunto in questi ultimi anni rilevante importan-za, da un lato per lo sviluppo e la integrazione (funzionale e tariffaria) delle linee su ferro a livello urbano (Metropolitana e Funicolari) e comprensoriale (Cumana, Circum-flegrea, Circumvesuviana, Linea 2 di Trenitalia), dall’altro per il consolidamento del trasporto su gomma ANM e CTP. Questa politica ha consentito di raggiungere in città una quota di trasporto collettivo (750.000 spostamenti al giorno, il 55% degli spostamen-ti globali) superire a quella privata, pari al 45%. È necessario continuare su questa strada, completando la costruzione delle linee metro-politane 1 e 6. Solo in questo modo sarà possibile ridurre ulteriormente la quota di tra-sporto privato ed istituire altre zone a traffico limitato e altre aree pedonali, non solo nel Centro Storico, ma anche nei bacini periferici. Infatti il completamento della linea 1

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fino a Piazza Garibaldi e poi fino al Centro Direzionale, all’Aeroporto e a Piscinola chiu-derà un anello di metropolitana in grado di integrare il sistema di trasporto urbano su ferro con la metropolitana regionale e con i grandi terminal ferroviari e aeroportuali. Il completamento della linea 6 da Fuorigrotta a Piazza Municipio ed il suo collegamento con la linea 1 consentirà di servire al meglio altre aree centrali e di spostare altre quote di mobilità sul trasporto collettivo strutturato in forma di rete. È altresì necessario svi-luppare nuove ipotesi di linee funicolari, in grado di rispondere compiutamente alle esi-genze di mobilità di una città come Napoli. Per il trasporto su gomma è necessario potenziare l’attuale sistema di Linee Rosse ANM e la rete di corsie preferenziali, operando scelte forti nelle politiche della circolazione e della salvaguardia ambientale, anche attraverso scelte urbanistiche e di arredo urba-no volte a garantire in modo equilibrato e concertato la priorità al trasporto collettivo. Il criterio ispiratore degli interventi deve essere quello della integrazione dei diversi si-stemi in una grande rete del trasporto collettivo, che connetta i servizi ferroviari nazio-nali e regionali a quelli urbani e metropolitani e ai terminal aeroportuali e marittimi. Nel processo di integrazione vanno inseriti quindi anche i collegamenti marittimi con le isole e le altre località della costiera unite dal metrò del mare. Nella rete devono essere inseriti in modo funzionale anche il sistema dei taxi (singoli e collettivi) ed il trasporto a chiamata, che può rispondere alla domanda di mobilità per particolari settori e fasce orarie. Al di là degli interventi strutturali in corso di completamento e di progetto è necessario incentivare comunque l’uso di tutte le forme di trasporto collettivo attualmente dispo-nibili, attraverso capillari campagne di sensibilizzazione in scuole, ospedali, uffici, luo-ghi turistici, promuovendo modalità e tariffe adeguate alle diverse esigenze (lavoratori, studenti, turisti, diversamente abili). Per raggiungere questo obiettivo la qualità del servizio offerto deve essere migliorata in termini di regolarità e/o puntualità, confort e pulizia dei veicoli, sicurezza, accessibilità alle stazioni. Politica della sosta La politica della sosta, finalizzata alla decongestione del centro urbano, ha previsto strategicamente la predisposizione nei bacini periferici di parcheggi di interscambio con il trasporto collettivo su ferro. Questo è l’unico modo per ridurre la pressione veicolare sul centro storico e spostare altre quote di utenza sul trasporto collettivo. Il numero di posti auto in parcheggi di interscambio regolamentati è pari a 5000 unità, mentre il nu-mero di posti auto in parcheggi da regolamentare può raggiungere le 3000 unità. Il numero dei posti auto attualmente disponibili è dunque inferiore alle esigenze future. È necessario quindi sostenere l’espansione dei parcheggi periferici, attraverso l’ado-zione di soluzioni progettuali alternative alla classiche costruzioni civili, quali, ad e-sempio, strutture modulari composte da elementi prefabbricati assemblati direttamente sulle aree dei parcheggio esistenti e di altre aree disponibili. Le principali caratteristi-che del sistema sono la funzionalità, la versatilità e la rapidità costruttiva, che consen-tono di realizzare parcheggi con le stesse caratteristiche di sicurezza e durabilità di quelli tradizionali, e nello stesso tempo di intervenire sul territorio senza operare scelte definitive. La realizzazione di tali interventi consentirebbe un incremento della dota-zione di posti auto da destinare all’interscambio modale compreso tra il 70% ed 100% dell’attuale.

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In aggiunta agli interventi strutturali, possono attuarsi anche iniziative di carattere ge-stionale volte ad incentivare la sosta nei parcheggi di interscambio. In tal senso le azioni da intraprendere riguardano da un lato la politica tariffaria, dall’altro l’offerta di servi-zi integrativi. Potrebbe includersi infatti nel costo del parcheggio di interscambio un bi-glietto giornaliero del Consorzio NapoliPass. Inoltre, è opportuno verificare, nella pro-gettazione delle strutture di maggior dimensione, la possibilità di prevedere una serie di servizi integrativi (riparazione e manutenzione di autoveicoli, distribuzione del carbu-rante, servizi commerciali, autoricambi, tabacchi, giornali, servizi di ristoro) e di spazi speciali (aree attrezzate per autobus turistici), al fine di incrementarne l’attrattività ed al contempo risolvere alcuni problemi di localizzazione di attività incompatibili con la loro attuale collocazione urbana. Nel contesto delle scelte volte a decomprimere il centro urbano possono svolgere un ruolo importante strutture di parcheggio subcentrali, localizzate cioè in siti immediata-mente a ridosso del centro. Nel centro urbano e nelle altre aree fortemente addensate di tipo residenziale è necessario operare un censimento sistematico e capillare di tutte le aree e i siti disponibili per istituire e costruire parcheggi di piccole dimensioni per re-sidenti, che possano svolgere anche una funzione di supporto allo svolgimento delle at-tività commerciali tipiche della zona stessa, naturalmente nel rispetto dei valori stori-co-monumentali e ambientali ormai consolidati. In questo processo è opportuno attivare meccanismi amministrativi simili a quelli istituiti con il progetto Sirena per la manuten-zione degli edifici. Parcheggi Sulla base di quanto finora posto in essere dall’Amministrazione Comunale, nei prossimi mesi si procederà all’aggiornamento del Programma Urbano Parcheggi in armonia con il nuovo Piano Regolatore Generale, il Piano Comunale dei Trasporti, il Piano della Rete Stradale Primaria ed il Piano delle Stazioni e dei Nodi di Interscambio ed Intermodali. L’obiettivo è il potenziamento della rete dei parcheggi di interscambio, finalizzato a li-mitare l’accesso delle auto al centro della città; la realizzazione di nuovi parcheggi per-tinenziali per ridurre la sosta in strada delle auto dei residenti; la localizzazione e la re-alizzazione di parcheggi di destinazione e/o integrati a supporto dei piani di limitazione del traffico nel centro cittadino. Contestualmente saranno completati entro l’anno 2006, 8 parcheggi di interscambio, re-lazione e/o destinazione per circa 2000 posti auto localizzati in Piazza Nazionale, V.le Colli Aminei, Via Montedonzelli, Stadio S.Paolo, Pianura, Piscinola e presso le aree mer-catali di Via Metastasio e Chiaiano. Entro l’anno 2007 è previsto inoltre il completamen-to del parcheggio in Via Morelli e di un altro parcheggio al Centro Direzionale. Sono altresì in corso le procedure per la realizzazione, mediante appalto concorso, con un impegno di spesa di circa 47 milioni di euro, di 7 parcheggi pubblici di relazione ed interscambio per un totale di circa 2100 posti auto e 150 posti bus. Tali parcheggi sa-ranno realizzati presso le stazioni della Metropolitana di Bagnoli, Chiaiano, Cavalleggeri e Mergellina, presso lo svincolo della Tangenziale di Via Cilea, in Via A. Volta ed in Via Damiano a Capodimonte. Infine sono stati previsti e verranno realizzati quattro parcheggi nell’ambito del PUE Ba-gnoli/Coroglio, dei project financing per la realizzazione del Porto Turistico di Vigliena e per il completamento del Centro Direzionale, del Programma di Riqualificazione Urba-na di Soccavo.

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Per quanto riguarda la realizzazione di parcheggi pertinenziali su suolo pubblico, essa è affidata ai privati. L’Amministrazione Comunale svolge un ruolo di promozione per l’assegnazione del diritto di superficie delle aree su cui saranno realizzati i parcheggi e di controllo in corso d’opera. Infatti, al momento, l’Amministrazione Comunale ha di-sposto l’assegnazione di 53 aree per un totale di circa 5800 posti auto di cui è stato già presentato ed approvato il progetto definitivo per due aree (Celebrano e A. Da Salerno); si è in attesa del progetto definitivo o di integrazioni richieste dagli uffici per nove are-e; è in corso l’esame dei progetti preliminari per quattro aree e si è in attesa della pre-sentazione degli stessi per altre trentotto aree. Ulteriori undici aree sono in fase di assegnazione per un totale di circa novecento posti auto ed entro il 15 maggio 2006 potranno essere presentate proposte da parte di coope-rative di cittadini ed imprese per l’assegnazione di nuove aree. Politica della salvaguardia ambientale La politica della salvaguardia ambientale è basata sul monitoraggio costante degli in-quinanti, dei flussi veicolari e delle condizioni atmosferiche al fine di verificare in ogni zona il legame tra i livelli di inquinamento e i livelli di congestione veicolare. Questo monitoraggio ha evidenziato negli ultimi anni una forte riduzione dei livelli di inquina-mento di CO, SO2 e NO2, per effetto del rinnovamento del parco veicolare, delle norme europee sui veicoli a combustione, delle politiche di controllo sullo stato dei veicoli (bollino blu) e degli impianti di riscaldamento domestico. Si assiste invece al permanere di livelli significativi di polveri sottili (PM10), delle quali è nota non solo la dipendenza dal traffico veicolare, ma anche quella dalle condizioni atmosferiche. Le leggi comunitarie e nazionali impongono di adottare provvedimenti restrittivi della circolazione veicolare quando il numero di superamenti annuali della soglia di allarme (50 μg) raggiunge un valore limite pari a 35. L’Amministrazione Comunale ha predispo-sto un piano di interventi sistematico per la restrizione settimanale della circolazione veicolare al fine di evitare che il provvedimento stesso fosse sfasato nel tempo rispetto all’innalzamento dei livelli di inquinamento. È necessario proseguire su questa strada, attivando tutte le necessarie collaborazioni con Università ed Enti di ricerca nel settore, al fine di produrre provvedimenti coerenti e diffusi su tutto il territorio urbano. È anche necessario incentivare l’uso di veicoli ecologici . Politica della circolazione I problemi del traffico urbano non possono essere risolti una volta per tutte, ma hanno bisogno di una verifica continua, per il monitoraggio e l’adeguamento costante degli in-terventi effettuati. Infatti, la riduzione dei tempi di lavoro, legata alle trasformazioni della organizzazione sociale, determina nuove occasioni di spostamento nel tempo libe-ro, non riconducibili agli schemi, classici e prevedibili, degli spostamenti casa-lavoro e casa-studio. Il risultato di questi fenomeni congiunti è un andamento del flusso veicola-re che non presenta forti variazioni nell’arco della giornata, con punte di traffico talvol-ta presenti in orari e zone inusuali e quindi con forti difficoltà organizzative e logistiche per il lavoro di gestione e controllo del territorio svolto dal Corpo di Polizia Municipale. Le cause di crisi del sistema sono varie (strutturali e/o episodiche, prevedibili e/o alea-torie) e il loro continuo sopraggiungere determina un carattere estremamente dinamico del sistema di traffico urbano, con una perturbazione continua che richiede un continuo

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monitoraggio dello stato della rete, volto ad individuare nuovi eventuali punti di crisi e/o verificare lo stato degli interventi già effettuati. La politica della circolazione ha curato in questi anni la predisposizione di dispositivi di circolazione, zone a traffico limitato ed aree pedonali, funzionali a definire una gerar-chia di rete basata su una rete primaria, sulla quale si spostano flussi di lunga percor-renza interbacino, una rete secondaria, volta ad assicurare gli spostamenti intrabacino ed una rete locale sulla quale i flussi veicolari sono molto bassi, costituto sostanzial-mente da residenti. Ciò ha determinato una riduzione dei volumi di traffico in ingresso nel bacino centrale, ma essi appaiono ancora rilevanti (150.000 veicoli al giorno) e non compatibili con gli obiettivi definiti per la salvaguardia ambientale e la protezione dei luoghi caratterizzati da un rilevante patrimonio storico-monumentale e/o turistico-commerciale. È necessa-rio quindi rafforzare la politica intrapresa, ampliando e proteggendo le zone a traffico limitato e le aree pedonali esistenti, in particolare nel centro (Toledo e Chiaia) e isti-tuendone altre nei bacini esterni al centro con vocazioni simili, avendo cura di garantire la necessaria dotazione di posti auto per la sosta. Inoltre è necessario definire dispositivi di circolazione a scala urbana volti a evitare l’attraversamento del centro urbano e a favorire l’uso del sistema autostradale urbano. Gli attuali livelli di flusso sulla Tangenziale ovest-est della città sono rilevanti (260.000 passaggi/giorno), ma è ancora possibile, in particolari orari, un incremento del traffico giornaliero. È in corso di completamento l’ampliamento della stazione di Corso Malta che consentirà di evitare la coda che attualmente si verifica sul tratto terminale della Tangenziale, ma a questo scopo è anche necessario pensare allo spostamento della sta-zione terminale di Capodichino in un sito che sia oltre gli ultimi svincoli urbani di Doga-nella e Capodichino. In prospettiva appare decisivo definire un secondo percorso tangenziale, più esterno di quello attuale, sfruttando la rete di autostrade urbane presenti nell’area metropolita-na. Lo spostamento dei flussi di attraversamento consentirà di decongestionare la Tan-genziale attuale, che potrà in questo modo essere utilizzata per spostamenti che ora u-tilizzano le strade urbane. Politica dell’innovazione tecnologica È stata iniziata, in anni recenti, una politica dell’innovazione tecnologica, dal trasporto collettivo alla salvaguardia ambientale, dal controllo delle zone a traffico limitato all’informazione agli utenti, ormai nota come Infomobilità. È necessario continuare e sviluppare questa politica, in modo trasversale a tutti i settori di intervento. È necessario, inoltre, attivare progressivamente una Centrale del Traffico che operi in stretta connessione con le Centrali Operative della Polizia Municipale, di ANM, delle al-tre aziende di trasporto collettivo su ferro e su gomma, della Tangenziale, delle Auto-strade e del CRIA (Centro Regionale per il controllo dell’Inquinamento Atmosferico). Questa Centrale deve svolgere indispensabili attività di coordinamento di tutte le com-ponenti del sistema della mobilità:

- monitoraggio costante dei flussi sulla rete primaria; - gestione della regolazione semaforica e degli altri strumenti di controllo del traf-

fico; - informazione agli utenti attraverso pannelli a messaggio variabile, call center e

informazione radio/tv/Internet/telefono;

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- controllo delle zone a traffico limitato e delle corsie preferenziali con emissione automatica della multa;

- acquisizione costante dei livelli di inquinamento (dal CRIA); - acquisizione costante dello stato della rete di trasporto collettivo, in termini di

capacità offerta e frequenza dei mezzi; - informazione sulla dislocazione degli agenti di Polizia Municipale.

Politica della gestione urbana La politica della gestione urbana deve curare in modo attento tutti gli aspetti collatera-li della gestione della mobilità, ma non per questo meno importanti:

- rapporti con Enti, Aziende, Uffici, Ospedali, Scuole che generano e attraggono grandi flussi di traffico e che devono nominare un mobility manager capace di raccogliere le sollecitazioni dell’Amministrazione Comunale;

- rapporti con le forze dell’ordine e con i vigili del fuoco, per la predisposizione di dispositivi rispettosi della sicurezza dei cittadini;

- schedulazione e controllo dei lavori in corso e dei relativi dispositivi, per ridurre gli inevitabili disagi ad essi connessi;

- organizzazione di manifestazioni sociali, culturali e sportive che richiedano par-ticolari dispositivi di traffico;

- rilascio di permessi di sosta e circolazione per portatori di handicap, usati talvol-ta in modo improprio;

- censimento e monitoraggio dei garage pubblici a conduzione privata (quasi 40.000 posti auto), affinché siano inseriti più consapevolmente dagli utenti nella dotazione di parcheggi disponibili, sia per la sosta notturna dei residenti, che per quella diurna in destinazione.

Struttura del Piano della Mobilità e ampliamento dei servizi tecnici Il Piano della Mobilità deve essere articolato nei 6 bacini di traffico esistenti e al loro interno per municipalità: Centro, Chiaia-Posillipo, Bacino Flegreo (2 municipalità), Vo-mero-Arenella (1 municipalità), Bacino Settentrionale (3 municipalità), Bacino Orientale (2 municipalità). Il rapporto con gli uffici tecnici e amministrativi delle municipalità di bacino deve esse-re intenso e costante, sia nella fase di analisi dei problemi, che in quella di predisposi-zione degli interventi. In questo modo ogni bacino potrà essere considerato come una componente omogenea e significativa del territorio urbano nel quale si verificano, con-fermano, migliorano le scelte operate dall’amministrazione centrale in termini di tra-sporto collettivo, sosta, salvaguardia ambientale, circolazione, innovazione tecnologica e gestione urbana. La necessità di gestire questi rapporti richiede una interlocuzione quasi continua con al-tri soggetti dell’Amministrazione Comunale o di altre amministrazioni. È necessario quindi operare concretamente per il potenziamento e lo sviluppo dei servizi tecnici co-munali demandati alla gestione e al controllo della mobilità. In sintesi i principali interventi infrastrutturali: Linea 1 della Metropolitana di Napoli

− Completare la tratta Dante–Centro Direzionale Completamento della tratta lunga 3.8 km Apertura di 6 nuove stazioni (Toledo, Municipio, Università, Duomo Garibaldi

Centro Direzionale)

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− Realizzare la tratta Centro Direzionale–Capodichino Avvio dei lavori per la realizzazione della tratta di 2.4 km di lunghezza Avvio dei lavori per la realizzazione di 4 nuove stazioni (Tribunali, Poggio-

reale, Santa Maria del Pianto, Capodichino) Linea 6 della Metropolitana di Napoli

− Aprire la tratta Tecchio-Mergellina Completamento della tratta lunga 2.2 km Apertura di 4 nuove stazioni (Tecchio, Augusto, Piazza Italia, Mergellina)

− Realizzare la Tratta Mergellina–Municipio Avvio dei lavori per la realizzazione della tratta di 3.2 km di lunghezza Avvio dei lavori per la realizzazione di 4 nuove stazioni (Arco Mirelli, San Pa-

squale, Chiaja, Municipio) Altri interventi sulle infrastrutture di trasporto

− Realizzare il “tram del Mare” e riqualificare l’intera area a partire dalla via Ma-rina da piazza Municipio a San Giovanni a Taduccio

− Completare i lavori della linea tranviaria in via Nuova Poggioreale − Realizzare attrezzature di trasporto di piccolo e medio raggio (sistemi ettometrici) –

ascensori, scale mobili e tapis roulant – che consentiranno di incrementare notevol-mente il numero di utenti della rete metropolitana.

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17. Per la riqualificazione, la manutenzione e il decoro urbano Una grande città come Napoli rappresenta una fondamentale risorsa competitiva per il Mezzogiorno e per l’Italia. Nei nuovi scenari dell’economia mondiale, infatti, le città sono l’attrattore principale delle professionalità, dei servizi, delle imprese; i centri do-ve si sviluppa il talento e la creatività; i luoghi dove la qualità della vita e la qualità dell’economia si alimentano vicendevolmente. In una parola, le città rappresentano gli snodi essenziali delle relazioni internazionali contemporanee. Per le aree urbane del Mezzogiorno, in particolare, occorre prevedere un “Fondo per la riqualificazione e il recupero”, costituito da risorse straordinarie nazionali (FAS) ed eu-ropee, nell’ambito della Programmazione 2007-2013. Questo impegno deve avere un ca-rattere integrato e multisettoriale, anche attraverso la pianificazione strategica. Le ini-ziative per la riqualificazione delle aree più degradate – a cominciare dalle periferie ur-bane –, per un ulteriore miglioramento della qualità dei servizi pubblici, per la valoriz-zazione dei beni culturali e delle risorse immateriali – allo scopo dell’attrattività turisti-ca, ma anche per il miglioramento della qualità della vita dei residenti – sono le leve es-senziali e nuove per favorire contemporaneamente coesione sociale e competitività. Le aree urbane sono anche fondamentali “porte di accesso” dell’intero Mezzogiorno, un territorio collocato dal punto di vista geopolitico in uno snodo cruciale, come un vero e proprio crocevia del Mediterraneo. Del resto, a Napoli, da tempo si è avviata una riflessione e una ricerca di strategie inno-vative, per proiettare la città, valutando i suoi punti di forza e intervenendo sulle sue debolezze, nel contesto della competizione internazionale. I principali appuntamenti che, nel corso di un anno, hanno fornito le indicazioni più significative per una visione internazionale della città, come l’incontro dedicato ad una prima proposta di bench-marking territoriale, o quello dedicato alle “città dei creativi” dallo studio Ambrosetti, o, per finire, al convegno “Rhuf” sulla rivitalizzazione dei tessuti storici urbani, hanno evidenziato le prerogative di Napoli e le opportunità che è già in grado di cogliere, mo-strando, al contempo, i ritardi da colmare rispetto ad altre esperienze, perché la città possa svolgere un ruolo adeguato alle sue potenzialità nella sfida competitiva. Tuttavia, il confronto che si è aperto ha avuto il pregio principale di collocare Napoli e la discus-sione sul futuro della città in un contesto meno angusto di quello municipalistico, in uno scenario internazionale segnato dal processo di globalizzazione. In particolare, nel quadro delle politiche europee, le linee guida strategiche per la poli-tica di coesione 2007-2013 e i Regolamenti per la programmazione dei fondi strutturali hanno fatto entrare le politiche urbane a pieno titolo nell’ambito delle politiche per la convergenza, la competitività e lo sviluppo. La nuova fase dei programmi comunitari ri-chiede che i temi dell’efficienza dei servizi, della riqualificazione delle periferie, dell’inclusione sociale, del riuso delle aree dimesse, dell’ambiente urbano, fino a quelli del ridisegno e dell’ammodernamento delle funzioni urbane, dell’accesso alle reti e alle connessioni di trasporto – nazionali e internazionali – siano trattati in un approccio glo-bale, in ambito urbano, attraverso un grande piano di riqualificazione capace di agire sull’intero sistema urbano, così come sull’efficienza e competenza della macchina amministrativa.

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Per realizzare una strategia, che riconosca pienamente lo sviluppo delle città come per-no della nuova programmazione, sono necessarie politiche nazionali – e programmi re-gionali – di crescita urbana. I criteri di programmazione dei fondi strutturali 2007-2013 forniscono l’occasione per impostare anche in Italia una politica urbana coerente con gli obiettivi europei. La Commissione Europea incoraggia gli Stati membri – e le Regioni – a delegare alle città la gestione dei finanziamenti necessari e ad esplicitare la propria strategia per lo sviluppo urbano, anche in riferimento alle aree della convergenza. In I-talia si rendono disponibili per i prossimi sette anni oltre 50 miliardi di euro, una parte dei quali deve essere destinato alle politiche urbane. Tuttavia, per l’affermazione di un ruolo moderno e competitivo delle grandi città è ne-cessaria anche una nuova fase di organizzazione e direzione della comunità, che riesca a mettere in rete i diversi protagonisti istituzionali, economici e sociali a vario titolo coinvolti nel processo di sviluppo, a creare una sinergia tra i diversi interessi dei citta-dini e delle forze sociali, a far vivere le identità e le differenze delle principali realtà urbane come una grande ricchezza per il Paese. Napoli è dotata delle potenzialità necessarie per avviare un processo innovativo e rac-cogliere la sfida competitiva, ma può anche ottimizzare i principali fattori che vengono considerati essenziali per una “città attrattiva”, in grado, cioè, di attrarre investimenti e occupazione: i trasporti e la logistica, l’accesso ai servizi e agli svaghi, l’ambiente fi-sico e naturale, il settore culturale. Il tema strategico della collocazione di Napoli all’interno della sfida competitiva inter-nazionale è strettamente legato a quelli dell’innovazione programmatica, delle propo-ste e degli strumenti operativi, necessari per rispondere alle mutate esigenze della cit-tà, come a quello delle politiche per il miglioramento della qualità urbana. In primo luogo, verrà realizzato un grande piano di Manutenzione Stradale anche ricor-rendo a strumenti contrattuali innovativi. Il Progetto Sirena – il programma di riqualificazione delle parti comuni degli edifici del centro storico e dei quartieri periferici più degradati, che ha conseguito risultati di grande rilievo nel corso dei precedenti cinque anni con un investimento complessivo di risorse pubblico/private pari a oltre 240 milioni di euro – proseguirà innanzitutto con il terzo avviso pubblico, già finanziato in parte con 5 milioni di euro dei fondi FAS da par-te della Regione Campania. Partendo dall’esperienza fin qui effettuata e sulla base in-dicazioni contenute nel documento strategico regionale per la politica di coesione 2007/2013, il “modello Sirena” sarà esteso a nuovi settori di intervento per la riqualifi-cazione e il recupero urbano teso alla valorizzazione della città. In particolare, si pre-vede la realizzazione di interventi riguardanti ambiti urbani omogenei e l’ampliamento delle possibilità di incentivazione anche all’abbattimento delle barriere architettoni-che, all’inserimento di elementi di bioarchitettura e di risparmio energetico, alla co-struzione dei parcheggi condominiali. Inoltre, sarà portato a termine il programma di riqualificazione dei “bassi”, con gli interventi esecutivi del progetto pilota che interes-sa il tessuto edilizio, economico e sociale dell’area dei Quartieri Spagnoli. L’approvazione del Piano del Colore nei primi mesi della prossima consiliatura, a con-clusione di un’intensa fase di consultazione e partecipazione di tutte le categorie inte-ressate – già avviata in questa consiliatura – consentirà di disporre di un importante strumento per una corretta metodologia di intervento sulle facciate degli edifici e per la integrale definizione di una politica di manutenzione urbana. Inoltre, con il Piano sa-rà approvato il nuovo Regolamento Edilizio del Comune di Napoli, che è in corso di ela-borazione sulla base delle leggi più recenti e delle previsioni del PRG generale, definen-

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do così una normativa coordinata e complessiva, in grado di fornire indirizzi per il deco-ro, la funzionalità e la riqualificazione dell’edilizia cittadina e di rappresentare un’occasione concreta per l’utilizzo delle nuove incentivazioni previste dalla legge re-gionale n. 26/2002 per la valorizzazione dei centri storici. Per aprirsi ulteriormente al confronto con le altre città e con le “migliori pratiche” di riqualificazione urbana, l’Amministrazione Comunale ha già deciso di promuovere un os-servatorio sulle politiche di rivitalizzazione dei tessuti dei centri storici, incentrato sulla Fondazione internazionale di città e di agenzie di sviluppo che, come è già stato det-to, sarà costituita a Napoli come città capofila della rete europea, con il patrocinio dell’Unesco. In questo quadro assumono grande rilievo lo svolgimento, il 2 di ottobre prossimo a Na-poli, della giornata mondiale UN-HABITAT sul tema “Città, attrattori di speranza” e l’adozione del Piano di Gestione per il sito Unesco, che consentiranno di inserire le i-niziative per il recupero e la riqualificazione del tessuto economico, edilizio e sociale della città in un ambito internazionale di riferimento, facendo sempre di più di Napoli una protagonista della odierne sfide competitive. Infine, nel corso della prima fase del prossimo mandato, si concluderà l’iter già avviato per estendere l’area tutelata dall’Unesco alla Mostra d’Oltremare, con il suo inseri-mento nei siti di maggior prestigio dell’architettura contemporanea. In relazione ai temi del recupero e dell’integrazione delle aree periferiche si prevede di implementare e arricchire le politiche di riqualificazione edilizia, economica e sociale delle periferie, attraverso interventi che assicurino, insieme al miglioramento degli spazi pubblici e degli standard di qualità abitativa, la realizzazione di una nuova cen-tralità urbana attraverso la localizzazione di nuove funzioni e infrastrutture a scala cit-tadina e metropolitana, che consentano un coordinamento di carattere strategico tra gli interventi in corso e quelli di prossima attuazione. Per il settore dell’edilizia, si prevede di completare e ampliare gli interventi di edili-zia sostitutiva degli alloggi in prefabbricazione pesante nei quartieri periferici della città, con la realizzazione delle infrastrutture già previste, collegandoli ad un’opera di riqualificazione dei quartieri circostanti e ad un’azione più vasta di promozione econo-mica e sociale. In particolare, il recente stanziamento di ben 105 milioni di euro da par-te della Regione, consentirà la piena realizzazione del programma per la costruzione di 1500 nuovi alloggi nei quartieri di Soccavo, Pianura, Chiaiano e Piscinola-Marianella, con il passaggio degli abitanti dai vecchi prefabbricati direttamente alle nuove case senza periodi di “parcheggio”. Si prevede inoltre, nel corso del prossimo mandato, il comple-tamento dei Programmi di Recupero Urbano avviati con la pubblicazione dei bandi per la realizzazione di consistenti interventi di riqualificazione e rivitalizzazione urbana del-le aree periferiche cittadine, così come l’attuazione del Contratto di Quartiere di Pia-nura. Infine, andranno a completamento un insieme di interventi di grande rilievo, già avviati e in fase di realizzazione, come quelli relativi al recupero urbano dei complessi di edilizia residenziale pubblica di Via Taverna del Ferro e di Via dell’Abbondanza, oltre ad altre attività di riqualificazione dell’edilizia pubblica e di importanti infrastrut-ture (come ad esempio: la ristrutturazione del Rione De Gasperi a Ponticelli, la realiz-zazione della “Città dei Bambini”, la riqualificazione dell’area del Parco della Villa Romana a Ponticelli e di quella del Corso di San Giovanni a Teduccio). Una particolare attenzione verrà riservata ai programmi di edilizia sociale, sulla base delle risorse finanziarie che il nuovo Governo fornirà agli Enti Locali, al fine di innalzare l’offerta di alloggi per le categorie sociali più disagiate, a cominciare dagli anziani e dai

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disabili. In particolare, verrà implementata la disponibilità di vani e di strutture per l’accoglienza sociale, completando ed estendendo gli interventi in corso. In riferimento ad una politica più generale di recupero urbano, l’Amministrazione si propone di utilizzare, oltre al meccanismo delle incentivazioni dirette, nuove iniziative nel campo della promozione del territorio. In questo quadro, si intende proporre alla Commissione Europea, sulla base di un’esperienza già sviluppata in altri paesi della Co-munità, la creazione di zone franche urbane, localizzate nelle aree maggiormente de-gradate e a più alto tasso di disoccupazione delle periferie e del centro cittadino, allo scopo di favorire l’attrazione di investimenti e di ampie iniziative di rivitalizzazione e crescita urbana. Per quanto concerne i beni culturali e l’edilizia monumentale, dopo aver costituito un ufficio dedicato specificamente a questo settore, si intende procedere al completamen-to degli interventi in corso e alla realizzazione di ulteriori iniziative che possano consen-tire la sempre maggiore fruizione di un patrimonio unico al mondo, fatto di memoria e reperti storici di straordinario valore, di risorse materiali e immateriali fortemente in-tegrate in ogni area del tessuto urbano. In particolare, si fa riferimento agli interventi relativi al settore dell’edilizia monumen-tale che riguardano: il definitivo restauro di Castel Nuovo, che permetterà il comple-tamento del polo museale e culturale della città; il restauro e l’apertura del Parco Ar-cheologico della Tomba di Virgilio e della Crypta Neapolitana, che consentirà di ria-prire l’antica strada romana di collegamento tra Piedigrotta e l’area di Fuorigrotta; il restauro della copertura e della pavimentazione della Galleria Umberto I e la riqualifi-cazione della Galleria Principe di Napoli anche attraverso la localizzazione di nuove at-tività commerciali e artigianali di qualità; il recupero di Villa Ebe e delle rampe di La-mont Young, con la realizzazione dell’ascensore di collegamento con S. Lucia e la ri-qualificazione dell’intera area di Pizzofalcone, che favorirà la crescita ulteriore delle attività turistiche e culturali della zona; il completamento di Villa Salvetti a Barra, che verrà utilizzata per la collocazione di una funzione di primaria importanza, come la se-de di un’operatore di sviluppo; il restauro della “Casa di riposo per anziani” di Via dei Cristallini, che consentirà di fornire una nuova struttura di notevole rilievo per le politi-che sociali. Infine, va perseguita ed estesa l’opera di restauro delle chiese cittadine, che potrà es-sere sottoposta a un’azione complessiva di recupero grazie al censimento realizzato dal Comune e al protocollo d’intesa con la Curia di Napoli, verificando anche la possibilità di destinare le strutture non adibite a funzioni di culto ad attività di carattere culturale e sociale. In linea generale, proseguirà l’azione dell’Amministrazione per gli obiettivi di legalità e di sicurezza nel settore dell’edilizia, in collaborazione con le forze sociali e produttive napoletane, allo scopo di diffondere una cultura sempre più rispettosa dei valori di tu-tela del patrimonio ambientale e degli interessi generali della città. Pubblica Illuminazione Quest’anno si è avviata la gara per la gestione futura dell’impianto di pubblica illumina-zione con particolare rilievo per i seguenti obiettivi:

• la definizione del Piano Regolatore delle Luci;

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• le scelte tipologiche, funzionali e tecnologiche degli impianti, finalizzate al mo-nitoraggio, alla sicurezza, al risparmio energetico;

• il potenziamento dei corpi illuminanti al fine della sicurezza; • l’illuminazione dei Monumenti Storici.

Questi obiettivi costituiscono lo scopo principale dell’appalto novennale proposto, già recepiti dal Consiglio Comunale. Arredo Urbano Per quanto riguarda l’arredo urbano, molti sono i progetti già avviati e che si avvieranno durante la prossima consiliatura:

A) Interventi il cui inizio dei lavori è previsto entro l’anno 2006 - Riqualificazione: via Foria (tratto tra piazza Carlo III e via M. Tenore), via

del Casale di Posillipo, piazzetta Nostra Signora di Fatima, via Martucci, piazza Amedeo, via Carducci, del parco urbano delle Galassie, via Giulio Ce-sare, Decumano Maggiore (piazza Miraglia-piazza S. Gaetano), Decumano Maggiore (piazza S. Gaetano-piazza Sedil Capuano).

B) Interventi i cui progetti saranno approvati entro l’anno 2006 e l’inizio dei lavori previsto per il 2007

- Area Monumentale (strade incluse tra via Toledo, via Diaz, via Medina e piazza Municipio

- Riqualificazione: via Foria (tratto tra via M. Tenore e via Duomo), via Filan-gieri, via dei Mille e via V. Colonna, via Torelli, largo del Vasto a Chiaia, via Nisco, vico del Vasto a Chiaia, vico Vetriera e via Bausan.

C) Interventi previsti nella Programmazione dei Lavori Pubblici 2006-2007 di cui ri-sultano approvati i progetti preliminari

- Riqualificazione: piazza Volturno, via di Miano, via Nicolardi, vico S. Maria a Cappella Vecchia, via De Cesare-via Nazario Sauro, via Lieti, via Giulio Cesa-re II stralcio, via Paisiello, via S. Giovanni a Carbonara.

D) Interventi nel quartiere di Chiaia per i quali risultano già approvati i progetti de-finitivi

- Riqualificazione: via V. Gaetani, via Crocer Rossa, vico I Alabardieri, via Ala-bardieri, via Bisignano, v.co Satriano, v.co Ischitella, via Fiorelli, via Ferri-gni, v.co dei Sospiri, via Belledonne, via Ferrandina, via Imbriani, via Lo Mo-naco, via Cuoco, via Rione Siringano, via Fornari.

Patrimonio comunale e politiche per la casa Manutenzione degli immobili a reddito L’Amministrazione Comunale si è caratterizzata in questi anni per l’avvio di una vasta operazione di manutenzione straordinaria sugli immobili, in particolare gli alloggi, di proprietà comunale. Nel periodo 2002-2005 sono stati approvati e finanziati quattro piani di manutenzione straordinaria per un investimento complessivo di oltre 60 milioni di euro portati avanti attraverso il supporto della Romeo Gestioni S.p.A. Il piano 2006, già finanziato per 15 milioni di euro sarà approvato entro il mese di maggio.

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L’approvazione di questi piani ha consentito l’esecuzione di centinaia di interventi ma-nutentivi, che hanno portato a soluzione molte tra le più complesse ed annose proble-matiche degli alloggi comunali. Impermeabilizzazioni, rimozione dell’amianto, ripristino dei giunti delle facciate, adeguamenti impiantistici, sono alcuni dei principali problemi che hanno trovato soluzione; molto resta da fare, ma siamo fuori dalla emergenza drammatica e continua che affliggeva il nostro patrimonio abitativo. Valorizzazione del Patrimonio Comunale Nel periodo 2001-2006 vi è stata l’approvazione di quattro piani annuali per le attività di supporto con un investimento pari a 6 milioni di euro. Questi piani hanno consentito l’avvio della riqualificazione di alcuni importanti immobili comunali per i quali è in cor-so l’affidamento dei lavori, tra questi la Galleria Principe di Napoli, Villa Cava a Mare-chiaro che saranno recuperati e rifunzionalizzati attraverso il concorso di soggetti priva-ti selezionati attraverso bandi pubblici; l’edificio di via Duca San Donato ospiterà un in-cubatore per le imprese orafe del Borgo Orefici; gli immobili di via Monte Rosa e rione Don Guanella sono stati destinato alla “Casa della Socialità”. È stato inoltre approvato il progetto definitivo per l’edificio di Piazza Cavour 42, da destinare a sede per uffici co-munali. Piani di dismissione Un altro aspetto di grande valenza economica e sociale è rappresentato dall’approvazione dei due piani di vendita del patrimonio comunale. Entrambi i piani ol-tre ad introdurre elementi di razionalizzazione nella gestione di un vasto patrimonio, si sono dati l’obiettivo di favorire l’acquisto da parte degli stessi inquilini, con criteri di garanzia per i soggetti economicamente e socialmente più deboli.

Piano di Dismissione del Patrimonio comunale ‘disponibile’ “non strategico” Il Piano riguarda gli immobili situati in gran parte nel centro storico della città; non si tratta di case popolari, ma di edilizia tradizionale a volte anche di un certo pregio ar-chitettonico. Per la vendita di questi immobili l’Amministrazione Comunale pur non a-vendo vincoli particolari, ha scelto di non seguire metodologie in voga come la cartola-rizzazione, poiché essa a fronte di entrate in tempi più brevi, non avrebbe garantito la tutela delle fasce deboli ed il necessario consenso sociale dell’intera operazione. Il piano si articola in 5 lotti, i cui punti principali sono:

• favorire ed incentivare l’acquisto da parte degli attuali conduttori degli immobili (sconto del 30% per gli inquilini, ulteriore abbattimento del 15% per la vendita con mandato collettivo);

• salvaguardare i nuclei familiari che non possono acquistare quando si tratta di anziani o di bassi redditi;

• assicurare all’Amministrazione Comunale la giusta redditività dall’operazione di dismissione, attraverso la certificazione delle valutazioni degli immobili da parte dell’ Agenzia del Demanio;

• reperire nuove risorse da destinare agli investimenti, soprattutto nel campo dell’edilizia abitativa e nella manutenzione della città.

Complessivamente – solo per l’alienazione del primo lotto di beni – si stimano entrate pari a circa 100 milioni di euro. Questo piano prevede l’alienazione di 2351 unità immo-biliari tra alloggi e beni ad uso diverso da quello abitativo, per un valore complessivo che potrebbe superare i 400 milioni.

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Piano di dismissione degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica Il principale obiettivo di questo piano – elaborato ai sensi della L. 560/93 – è quello di consentire a migliaia di nostri concittadini di diventare proprietari dell’alloggio in cui vivono, corrispondendo per l’acquisto un prezzo estremamente modico ed attraverso so-luzioni di pagamento molto agevolate. Si tratta di alloggi cosiddetti popolari che saran-no venduti esclusivamente agli inquilini per valori tra i 20.000 ed i 50.000 euro. Tutto ciò assicurando la massima tutela ai cittadini a basso reddito che non possano o non vo-gliano acquistare l’alloggio; le unità immobiliari poste in vendita attraverso il piano so-no circa 13.000. Gli introiti derivanti dai Piani di dismissione degli alloggi, saranno vincolati alla co-struzione di nuove case.

Gestione Amministrativa del patrimonio immobiliare comunale In questo settore vi è stato un sensibile miglioramento di tutti i risultati gestionali at-traverso:

• Incremento della percentuale di effettiva riscossione dei fitti sul bollettato; • Incremento dei procedimenti legali attivatati nei confronti degli assegnatari mo-

rosi; • Incremento delle regolarizzazioni delle posizioni contabili attraverso la sottoscri-

zione di piani di dilazione dei corrispettivi pregressi. Politiche per la casa L’Amministrazione Comunale ha portato avanti diverse attività volte a contenere la ten-sione abitativa che è fortemente aumentata nel corso degli ultimi anni per l’assenza di nuove misure legislative, capaci di governare il vorticoso aumento dei canoni di affitto e di arginare il sistematico ricorso allo sfratto per finita locazione. In questo settore è stato forte l’impegno anche in sede nazionale attraverso la Consulta nazionale per la casa dell’ANCI. Le principali azioni messe in campo sono state:

• Erogazione contributo all’affitto ai sensi della L. 431/98. Contributo per il paga-mento dell’affitto in favore di circa 15.000 famiglie – selezionate a seguito di Bando pubblico – aventi determinati requisiti anagrafico-reddituali (privilegiate famiglie a basso reddito e con nucleo familiare ampio). Risorse stanziate 21.700.000 euro.

• Assegnazione di alloggi recuperati attraverso la lotta alle occupazioni abusive o risultanti da programmi di riqualificazione urbana. 600 alloggi assegnati. 420 sgomberi effettuati.

• Erogazione contributo all’acquisto della prima casa. Contributo in conto capitale (da 12.500 a 22.500 euro) per l’acquisto della prima casa in favore di circa 800 famiglie – selezionate a seguito di Bando pubblico – aventi determinati requisiti anagrafico-reddituali (privilegiate famiglie a basso reddito e con nucleo familiare ampio). Risorse stanziate 18.000.000 euro.

• Sottoscrizione di accordi e protocolli con le parti sociali, per favorire i rinnovi contrattuali, prevedendo nel caso di anziani e disabili soggetti a sfratto, il rim-borso dell’ICI al proprietario.

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Indirizzi programmatici

Manutenzione immobili a reddito: Proseguimento del programma di manutenzione straordinaria per il miglioramento strut-turale, impiantistico ed estetico degli alloggi popolari. Investimento complessivo di 15 milioni di euro/anno da finanziarsi con mutuo nei prossimi 5 anni.

Valorizzazione e razionalizzazione del patrimonio: • Completamento delle vendite di tutti gli immobili relativi ai 2 piani di dismissio-

ne del patrimonio immobiliare comunale approvati in questa consiliatura. • Completamento dei programmi di valorizzazione e riqualificazione del patrimo-

nio comunale già avviati nel corso ella consiliatura. • Piano di razionalizzazione delle sedi e degli uffici, con particolare riguardo agli

adeguamenti necessari per la “626”. • Adozione di un nuovo programma di riqualificazione di immobili inutilizzati da

finanziarsi mediante 5 nuovi piani annuali per le attività di advisoring per ulte-riori 7,5 milioni di Euro complessivi.

Politiche per la Casa: • Incremento degli sforzi tesi ad assicurare un aumento del turn over nella condu-

zione degli alloggi di e.r.p. A tal fine va sviluppata una integrazione sempre mag-giore tra tutti i soggetti coinvolti nelle attività di sgombero ed in quelle di verifica anagrafico-reddituali. L’obiettivo è quello di addivenire al recupero ed alla riasse-gnazione di almeno 250 alloggi all’anno.

• Nuova fotografia del fabbisogno “Casa” attraverso la pubblicazione di un nuovo Bando ed il contestuale azzeramento delle ormai datate graduatorie riferite al Bando del 1995.

• Potenziamento delle attività dell’Osservatorio comunale sulla casa e della Com-missione Paritetica di Conciliazione.

• Sviluppare un’integrazione sempre maggiore tra Sindacati degli Inquilini e dei pro-prietari tesa a promuovere l’immissione sul mercato – previo riconoscimento di in-centivi – di appartamenti da locarsi a canone concordato. Tra gli incentivi i princi-pali potrebbe esservi il rimborso dell’addizionale IRPEF e della quota di ICI per i proprietari che accettano di affittare un appartamento ad un cittadino colpito da provvedimento di sfratto.

• Confermare il ruolo da protagonista che il Comune di Napoli ha avuto in sede AN-CIA CASA. A questo proposito, l’Amministrazione Comunale di Napoli , assieme a quelle delle altre grandi città deve proporre al nuovo Governo nazionale di abolire il canale di contrattazione libero della L. 431/98, lasciando quindi quale unica op-zione il canale concordato.

• Revisione degli estimi catastali ed armonizzazione dell’ICI. • Incremento a 500 milioni di Euro annui del Fondo Nazionale di sostegno alle loca-

zioni. • Contributo in conto capitale per l’acquisto della prima casa in particolare per le

famiglie monoreddito. • Finanziamento di un Programma nazionale straordinario teso alla costruzione – at-

traverso varie forme di finanziamento e cofinanziamento pubblico/privato – di un nuovo consistente stock di alloggi di e.r.p.

• In sede regionale è necessario inoltre pervenire ad una nuova ed unitaria disciplina per la casa e l’edilizia pubblica.

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18. Le politiche di bilancio per il prossimo quinquennio Sulla base dei risultati conseguiti in questi armi, che hanno consentito, innanzi tutto, l’uscita dal dissesto nonché un miglioramento complessivo del bilancio del Comune, è possibile caratterizzare ulteriormente le azioni di sviluppo e di sostegno allo sviluppo e al welfare locale. Il Comune sarà impegnato, insieme a tutti gli altri Enti Locali, a ottenere dal Governo una sostanziale modifica delle attuali regole di rispetto del Patto di stabilità interno che sono state fortemente penalizzanti e contraddittorie. In particolare, le nuove regole dovranno essere rispettose dell’autonomia degli Enti Locali e superare i limiti di spesa per gli investimenti, a cominciare dall’utilizzo delle risorse europee. Inoltre, in una nuova stagione di federalismo fiscale, dovranno essere assicurati adegua-ti trasferimenti da parte dello Stato dopo i drastici tagli subiti in questi ultimi anni. Il Comune di Napoli dovrà migliorare ulteriormente la capacità di contenimento e di con-trollo della propria spesa per liberare maggiori risorse da destinare al funzionamento della città e ai servizi ai cittadini. Sulla base delle significative esperienze realizzate in questi anni, saranno continuate le azioni di finanza innovativa:

• per assicurare la gestione attiva dell’indebitamento, riducendo gli oneri per gli interessi passivi;

• per ricercare le forme più vantaggiose di finanziamento degli investimenti. Dopo aver superato i limiti e i ritardi del passato, il Comune di Napoli continuerà ad es-sere impegnato a progettare e realizzare opere e servizi utilizzando le risorse europee maggiormente disponibili con la nuova programmazione regionale per il periodo 2007-2013. In particolare, saranno completate le azioni per la realizzazione:

• del Progetto Integrato Territoriale Città di Napoli; • del Progetto Integrato Grande Attrattore Culturale;

nonché per l’attuazione di altri significativi interventi: • per il polo orafo di Borgo Orefici • per la portualità turistica • per le Terme di Agnano • per la realizzazione di importanti azioni di riqualificazione delle “periferie”.

I fondi europei, le maggiori risorse comunali da destinare agli investimenti e l’ulteriore attivazione dei project-financing rappresenteranno, congiuntamente alle opportunità offerte dal nuovo Piano Regolatore, gli strumenti decisivi per l’elaborazione e l’attuazione del Piano Strategico per la città di Napoli. Nei prossimi anni, il Comune potrà migliorare ulteriormente i principali indicatori e pa-rametri del proprio bilancio, a cominciare dall’autonomia finanziaria e dalla capacità di riscossione delle proprie entrate. L’intensificazione della lotta all’evasione dei tributi comunali (ICI, Tarsu e Cosap) e del-le contravvenzioni al codice della strada ha dato già importanti risultati. Essi si dovran-no consolidare e ulteriormente migliorare soprattutto per quanto riguarda la tassa per i rifiuti solidi urbani e il canone per l’occupazione suolo. A tal fine, saranno rafforzati gli

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organici degli uffici tributari e le relative dotazioni informatiche, ampliando gli accessi alle banche dati. Il Comune continuerà a migliorare i rapporti con i cittadini contribuenti, semplificando al massimo le procedure e incoraggiando i ravvedimenti operosi per sanare le posizioni tributarie pregresse. Il consolidamento dei risultati della lotta all’evasione potrà con-sentire una riduzione dell’ICI sulla prima casa, anche introducendo complete esenzioni a seconda delle tipologie degli immobili e delle condizioni di reddito. In particolare, i risultati del bilancio comunale anche a seguito dell’uscita dal dissesto, consentono di prevedere l’abolizione dell’ICI sulla prima casa per le famiglie a reddito basso e una prima riduzione dell’attuale aliquota negli altri casi. L’obiettivo di un dra-stico ridimensionamento dell’ICI sulla prima casa è più rapidamente conseguibile con la contestuale possibilità per i Comuni di una compartecipazione ad un grande tributo era-riale quale l’Iva o l’Ire e abolendo l’impegno alla copertura dei costi dei rinnovi contrat-tuali per il biennio 2006/2007 dei dipendenti del comparto del trasporto pubblico loca-le. Le società partecipate del Comune di Napoli hanno ridotto, in questi anni, sensibilmen-te le loro perdite. Il completamento del processo di riorganizzazione del sistema delle partecipazioni comunali, avviato con il piano strategico del 2003, consentirà di miglio-rarne definitivamente i risultati economici. Nei prossimi anni si dovranno completare le azioni di collaborazioni e integrazioni socie-tarie per ridurre i costi di produzione e per creare forti soggetti imprenditoriali nel mercato dei servizi pubblici, a cominciare dall’ acqua e dal trasporto pubblico. Gli o-biettivi strategici da conseguire sono quelli del miglioramento della qualità dei servizi ai cittadini, dello sviluppo aziendale e dei livelli occupazionali.

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19. Napoli città di pace e solidarietà Nel nostro paese la scelta della cooperazione decentrata ha risposto nel corso degli ul-timi anni al bisogno reale di pace e sviluppo democratico di tante comunità. Anche il Comune di Napoli, attraverso la partecipazione attiva delle associazioni presenti sul ter-ritorio, ha intrapreso negli ultimi anni la strada della cooperazione decentrata. A partire dall’inizio della consiliatura abbiamo scelto di assumere tra i nostri compiti prioritari la promozione dei valori di solidarietà, amicizia e coesistenza pacifica tra i popoli. Riteniamo, infatti, che nell’epoca contemporanea la promozione di un reale be-nessere collettivo non possa prescindere dalla progressiva eliminazione degli squilibri socio-economici che affliggono molte aree del pianeta. A questo proposito abbiamo cre-ato attraverso la recente Riforma della macchina comunale un Servizio di Educazione alla Pace, ai Diritti Umani e Cooperazione Internazionale, dotato di un proprio Dirigente e di risorse umane e finanziarie, con lo specifico compito di contribuire al miglioramen-to delle condizioni generali di vita delle altre popolazioni, alla promozione del pieno godimento dei diritti umani ovunque nel mondo, alla difesa del diritto alla salute dei gruppi più vulnerabili, all’eliminazione dei fenomeni di esclusione sociale e di discrimi-nazione di genere, nonché alla difesa dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e alla risoluzione di eventuali situazioni di emergenza prodotte da calamità naturali o da con-flitti interni o esterni. Finora la nostra attenzione è stata rivolta soprattutto ai Paesi del Mediterraneo, sia per motivi di prossimità geografica che per una consolidata tradizione di amicizia e di colla-borazione. È il caso dell’intervento nei Balcani, dove si è offerto un contributo alla rico-struzione post-bellica in Kosovo, o di quello in Tunisia, con l’adesione al Programma Quadro di Sviluppo Umano a Livello Locale (PDHL). Si sono stipulati protocolli di collabo-razione e amicizia con la città di Gafsa in Tunisia, con la quale è in corso un programma di cooperazione decentrata, con le città di Nablus in Cisgiordania e di Kragujevac in Serbia. Tenuto conto dei legami esistenti con la Spagna e la Grecia, delle comuni radici storiche e culturali e dell’appartenenza allo spazio geografico e storico del Mediterra-neo e dell’Unione Europea, la città di Napoli si è impegnata a consolidare relazioni di scambio reciproco di esperienze tra le comunità locali che garantiscano la collaborazio-ne in campo sociale, culturale ed economico, in particolare con Palma de Mallorca ed Atene. Ulteriori accordi di cooperazione sono stati siglati con le città di Sighet e Calara-si in Romania, con una delle municipalità di Budapest in Ungheria e con la città di San-tiago di Cuba. Nel corso degli ultimi cinque anni l’impegno civile della nostra città è cresciuto talmen-te che il Comune di Napoli, rispondendo in modo coerente, si è assunto un ruolo forte e determinante nella costruzione di strategie di pace e solidarietà inserendosi autorevol-mente in circuiti nazionali ed europei. Varie sono le iniziative in difesa dei diritti alla pace e della solidarietà fra i popoli a cui il Comune di Napoli ha dato la propria adesione e a cui ha contribuito fattivamente. Diverse missioni di pace, effettuate in Israele, Cisgiordania e nella striscia di Gaza han-no consentito incontri con autorità locali e nazionali sia israeliane che palestinesi, l’attivazione di progetti miranti al dialogo tra i due popoli, il monitoraggio delle elezioni municipali in Palestina e l’organizzazione di una visita in Terrasanta di 150 cittadini na-poletani, rappresentanti le principali istituzioni culturali e politiche della città, conclu-

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sasi con due concerti per la pace a Gerusalemme e Ramallah della Nuova Orchestra Scarlatti. Ulteriori accordi ed iniziative hanno contemplato l’adesione alla rete delle città e degli Enti Locali impegnati in progetti di cooperazione e di ricostruzione realizzati nei Balca-ni, la promozione di campagne di adozione internazionale a distanza specificamente ri-volte alle popolazioni sconvolte da conflitti o dall’esodo dal Sahara Occidentale, la fir-ma della “Carta dei diritti umani nelle Città” a Venezia, la partecipazione alle marce per la pace Perugia-Assisi, alle Assemblee dell’ONU dei popoli ed al Forum Sociale di Porto Alegre, e la promozione nelle scuole di programmi di educazione alla pace e di sensibilizzazione dei giovani al rispetto dei diritti umani. La promozione dei diritti di cittadinanza e della cultura dell’Unione Europea e dei Paesi del Mediterraneo e del Mar Nero è alla base delle iniziative di organismi che negli ultimi cinque anni abbiamo istituito, quale l’Osservatorio Euromediterraneo e del Mar Nero, o rilanciato, come il C.E.I.C.C. (Centro Europeo di Informazione, Cultura e Cittadinanza). Il CEICC, dotato di una prestigiosa sede in via Partenope, necessita di una implementa-zione delle attività informative e di diffusione della cultura europea attraverso azioni sempre più qualificate di “sportello” rivolte alla cittadinanza. L’Osservatorio Euromediterraneo e del Mar Nero è un’istituzione realizzata in partena-riato con la Fondazione IDIS-Città della Scienza e l’Università di Napoli “L’Orientale” e per la quale il Comune di Napoli ha ottenuto un finanziamento nel quadriennio 2005-2008 di 1.000.000 di euro: è nostra intenzione sia mettere in campo una serie di attività di cooperazione internazionale sia individuare una sede definitiva all’interno della isti-tuenda Città dei Giovani nell’ex-Albergo dei poveri di Pzza Carlo III. Le attività dell’Osservatorio previste per il prossimo futuro contemplano:

a) la creazione di una Rete di soggetti attivi nelle regioni euromediterranee e del Mar Nero,

b) la promozione di scambi economici e commerciali tra Napoli e Betlemme, c) a realizzazione di una Scuola Estiva per studenti formati nelle Università dei Pae-

si del Mediterraneo, d) la pubblicazione di una ricerca sulle esperienze di cooperazione decentrata in

Campania, e) un monitoraggio sulla tutela del patrimonio culturale lungo il percorso del muro

di separazione costruito dal governo israeliano, f) la pubblicazione in rete di una rivista, il Web Journal on Cultural Patrimony, de-

dicata a studi di salvaguardia dei beni culturali. Per accentuare il ruolo ed il prestigio della nostra città in ambito europeo si intende fa-re richiesta di una terza sede a Napoli della Commissione Europea. L’Italia, infatti, a differenza di tutti gli altri paesi europei, attualmente ha solo due sedi della Commissio-ne Europea, una a Roma l’altra a Milano. Da tempo si discute sulla necessità e sulla spe-cifica localizzazione di un’eventuale terza sede italiana della Commissione, che è natu-rale prevedere in una città del Mezzogiorno e per la quale Napoli, Bari e Palermo sono in competizione. A tal fine noi intendiamo mettere a disposizione della Commissione uno spazio significativo all’interno dell’ex Albergo dei Poveri, attualmente in fase di completa ristrutturazione. Le città sono oggi chiamate a sviluppare “da protagoniste” una dialettica virtuosa tra competizione e cooperazione realizzando una nuova politica per la sicurezza globale e locale. Obiettivo irrinunciabile sarà quindi quello di insistere nella diffusione della con-sapevolezza dell’interdipendenza che lega la vita nelle nostre città alle diverse comuni-

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tà internazionali. Riteniamo infatti che l’acquisizione di una “sensibilità interculturale” sia anche la premessa per qualsiasi impegno di cooperazione. Intendiamo quindi stimo-lare ed affiancare, in un quadro di corresponsabilità e sinergie, il mondo finanziario lo-cale e le associazioni di categoria nel favorire una maggiore integrazione delle econo-mie del sud del mondo nel mercato internazionale, e le nostre Università ed i nostri centri di ricerca, che rappresentano una ricchezza inestimabile della nostra città, in una maggiore promozione di scambi internazionali della risorsa “sapere”. Intendiamo pertanto nella prossima consiliatura continuare a dare uno spazio significa-tivo alla nostra azione in campo internazionale, consolidando i rapporti già in essere ed allacciandone di nuovi, per dare respiro alla vocazione euromediterranea della nostra città, e non soltanto in termini di scambi commerciali, turistici e di mercato. Ad esem-pio il ritiro, che ci auguriamo avvenga al più presto, delle nostre forze armate dall’Iraq dovrà prevedere un impegno anche delle nostre città nella ricostruzione di quel Paese. Napoli è pronta a fare la propria parte con l’esperienza ed il credito internazionale che ha visto accresciuti in questi anni. L’incremento dei fenomeni migratori verso la nostra città ha reso poi impellente il dialogo interetnico ed interreligioso: ciò significa impegno costante per una politica dell’accoglienza che consenta una integrazione rispettosa di tutte le culture. La formazione dei migranti per motivi di lavoro, una politica di soste-gno ai ritorni spontanei, di difesa dei diritti dei profughi e dei richiedenti asilo sono al-cune delle azioni che la nostra città può e deve svolgere insieme a partner locali ed alle organizzazioni internazionali. Le tradizionali caratteristiche solidaristiche, di convivenza e di apertura alle culture “altre” della nostra città, dei suoi abitanti, delle sue varie Istituzioni e del suo poliedri-co tessuto associativo meritano pertanto di diventare sempre più un vero e proprio asse strategico nel disegno complessivo della “Napoli che vogliamo”.