Sussidio Giovannino Seme Di Mela

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LA VITA ETERNA

Se mi ami non piangere!

Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo,

se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento in questi orizzonti senza fine,

e in questa luce che tutto investe e penetra, tu non piangeresti se mi ami.

Qui si è ormai assorbiti dall'incanto di Dio, dalle sue espressioni di infinità bontà

e dai riflessi della sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli

al confronto. Mi è rimasto l'affetto per te: una tenerezza che non ho mai conosciuto.

Sono felice di averti incontrato nel tempo, anche se tutto era allora così fugace e limitato. Ora l'amore che mi stringe profondamente a te,

è gioia pura e senza tramonto.

Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi, tu pensami così!

Nelle tue battaglie, nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine,

pensa a questa meravigliosa casa,

dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme,

nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell'amore e della felicità.

Non piangere più, se veramente mi ami!

(Sant’Agostino)

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La vita dopo la morte?

E' una domanda che tutti si pongono.

Se non oggi, arriverà il momento di pensarci. Forse domani, a cau-

causa di un conoscente o di un amico che ci sta lasciando. E anche

per noi verrà l'ora. Alcuni dicono: "forse c'è qualcosa, si vedrà

quando sarà il momento, perchè preoccuparmi oggi?". Altri passano

tutta la vita a prepararsi a questo incontro con l'aldilà, a preparare

l'eternità, tanto è importante per loro. Ma senza dubbio abbiamo

resistenze a pensare alla morte. Ci immaginiamo a volte che la vita

dopo la morte sia una sorta di cimitero: un sonno lungo, molto lun-

go e monotono.

Un giorno un bambino di cinque anni ha chiesto: "In cielo vivono

tutti a letto?" Diceva questo perchè aveva capito che la zia, che a-

veva vista malata nel letto, era ora in cielo. Gli è stato spiegato che

in cielo non c'è più malattia o morte, si è ancora più vivi di prima.

Teresa di Lisieux diceva morendo: "Entro nella vita". E aveva di-

chiarato: "Passerò il mio cielo a fare il bene sulla terra".

“Mia moglie ed io abbiamo perso un bambino, Dominique, dell'età

di sei anni. Mio padre, cioè suo nonno, era molto triste. Qualche

giorno dopo l'incidente, si svegliava la notte per la tristezza e pian-

geva. Ha sentito una vocina dirgli: "Non piangere, nonno". Si è

riaddormentato, poi si è risvegliato piangendo. Nuovamente la voci-

na, che ha riconosciuto essere quella di Dominique. E per una terza

volta la vocina gli ha detto: "Non piangere, nonno, se tu sapessi

come sono felice". E questa volta il nonno ha visto svanire la tri-

stezza.

I nostri cari defunti contemplano il volto di Dio, vivono la meravi-

glia, ed intercedono senza sosta per coloro che camminano sulla

terra. E' come una grande catena di solidarietà. E' perchè sono

presso Dio, perché hanno il cuore rivolto a Dio, che ricevono da Lui,

per amore, la possibilità di pregare per noi; di domandare per noi la

luce e l'aiuto di Dio; di farci a volte un segno, per grazia di Dio, per

orientarci verso il cammino della Vita, verso Gesù, che è "la via, la

verità e la vita". La pienezza della vita non riguarda soltanto la vita.

Gesù nel vangelo ci annuncia la resurrezione dei corpi, alla fine dei

tempi, resusciteremo con un corpo trasfigurato, con un corpo di

gloria. San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi (15, 35-53) spiega

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che sarà lo stesso corpo - la stessa persona - ma, come un seme

che germoglia è la stessa cosa della pianta che ne spunta, il nostro

corpo, riunito allora alla nostra anima, non vivrà più della vita della

terra, ma trasfigurato vivrà nella Vita di Dio, che viene chiamata,

sotto forma di immagine, il cielo.

Non perdiamo i nostri cari defunti,

ci precedono soltanto!

Un racconto per riflettere:

GIOVANNINO SEMEDIMELA (JOHNNY APPLESEED)

Molti anni fa in una fattoria dell’Ohio negli Stati Uniti d’America viveva un allegro ragazzino: Giovannino seme di mela. Giovannino non era bello né ricco: era però simpatico e buono. Il ragazzo aveva una sola passione: cercare un bel posticino assolato, fare un piccolo buco nella terra e mettervi dentro un seme di mela. Un seme, Giovannino lo sa-peva bene, che si sarebbe trasformato, un giorno, in un bellissimo al-bero di mele.

Così Giovannino, in ogni momento libero, faceva buchetti nel terreno e vi piantava semi di mela; poi faceva altri buchi e piantava altri semi-ni e così via... Col passare del tempo, la campagna intorno alla sua casa fu tutta coperta di alberelli di mele.

Spesso, al tramonto, Giovannino sedeva davanti alla sua casetta, guardava i bei meli che si stendevano a perdita d’occhio e si doman-dava: “Che cosa farò quando qui intorno non ci sarà più neanche un pezzetto di terra in cui piantare semi di mela?”.

Un giorno, mentre stava così seduto e si sentiva un po’ malinconico, udì avvicinarsi un grande rumore: erano grida, canti, cigolio di ruote... poi, proprio sotto i suoi occhi, cominciò a snodarsi una lunghissima carovana fatta di tanti carri coperti tirati da cavalli; dentro i carri si scorgevano donne e bambini; davanti a ciascun carro camminava un uomo alto, con un fucile a tracolla. Non c’era dubbio: quella era una carovana di pionieri e si dirigeva verso le terre del West. Tutta la caro-vana, lentamente, sfilò davanti a Giovannino. Da ogni carro si levaro-no grida: “Vieni con noi, ragazzo!”. Ma la carovana era già lontana e Giovannino non si era mosso. Eppure gli sarebbe piaciuto andare! Ma

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non era alto, non era robusto, non avrebbe mai avuto la forza di ab-battere un albero, di costruire una casa, di dissodare il terreno per seminarvi il grano; che cosa avrebbe potuto fare lui nel West?

Con un po’ di malinconia, Giovannino guardò l’ultima nuvola di polvere che si dissolveva all’orizzonte.

“Se ne andranno tutti ed io resterò da solo!” Poi all'improvviso gli ap-parve uno strano angelo con tanto di baffoni e cappello di procione che lo spinse ad affrontare l'avventura proprio per le sue mele; lo con-vinse dicendogli: “Ma non tutti i pionieri sono taglialegna o costrutto-ri... nei carri c’erano anche donne e bambini... tu potresti essere pio-niere piantatore di mele... non ti servirebbe altro che il tuo sacchetto di semi, un pentolino per cuocerti qualche cosa da mangiare e la Bib-bia”. “Tu non hai i muscoli ma hai la fede, il coraggio e i semi di me-la”.

E fu così che Giovannino si mise in cammino sulla strada che portava al West; con un pentolino legato in vita, un sacchetto di semi di mela a tracolla e la sua Bibbia. Camminava seguendo le tracce che le caro-vane dei pionieri avevano lasciato, e cercava qualche bel posticino: quando lo aveva trovato, faceva i suoi buchetti nel terreno e seminava i suoi semini.

Gli anni passarono; Giovannino non era più un ragazzo ma un uomo maturo; la sua barba crebbe e diventò lunga fino a mezzo il petto; fu prima nera, poi grigia e infine candida come la neve.

Le fattorie erano cresciute numerose nel West, i terreni coltivati dava-no buoni raccolti. E in quasi tutti gli orti che circondavano le case, c’erano gli alberi di mele che Giovannino aveva piantato. In ogni casa Giovannino era un ospite gradito, ed era sempre invitato quando la gente si riuniva per festeggiare un matrimonio, la nascita di un bambi-no, la costruzione di un nuovo granaio. Per i pionieri Giovannino non aveva seminato i meli ma la fede e il coraggio necessari per affrontare le fatiche di ogni giorno. In ogni festa c’erano, trionfanti, le mele degli alberi di Giovannino: mele al forno, mele fritte, torte di mele, mele sciroppate, succo di mele, marmellata di mele, dolcetti alle mele, me-le, mele, mele...

Passarono gli anni e un giorno Giovannino non si vide più. Giovannino stava riposando sotto uno dei suoi meli quando l’angelo riapparve

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chiedendogli ancora di partire per un altro lungo viaggio. Giovannino, carico di entusiasmo, seguì il suo angelo, ma dopo pochi passi, vol-gendosi indietro, vide un signore anziano che dormiva sotto il suo al-bero. Chiese all’angelo chi fosse quell’individuo, questi rispose di non preoccuparsi poiché quelle erano solo le sue spoglie. Giovannino indi-spettito tornò indietro rifiutandosi di partire. Allora l’angelo gli sussur-rò all’orecchio: “In cielo abbiamo tutto ma non abbiamo alberi di me-le”. Immediatamente Giovannino prese le sue cose e lo seguì felice di poter continuare in cielo il lavoro iniziato sulla terra. Quando in prima-vera fioriscono i meli e nel cielo passano quelle nuvole leggere tra il bianco e il rosa, la gente del West alza la testa e dice sorridendo: “Vedi? anche lassù sono fioriti i meli piantati da Giovanni Semedime-la”.

1. Attività a catechismo

CHE COSA VORREI SEMINARE…..!

Giovannino ha seminato qualcosa di più importante delle mele, provia-mo anche noi a pensare a ciò che vorremmo seminare sulla terra. Ogni bambino riceverà un sacchettino con alcuni semi di mela che porterà a casa e ogni sera formulerà una preghiera spontanea da solo o insieme ai familiari meditando su ciò che vorrebbe seminare (pace, gioia, speranza, allegria, saggezza, armonia, altruismo, amore, fede, pazienza, bontà, carità, ecc.

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2. Attività a catechismo

LE RADICI DELLA NOSTRA VITA

Non dobbiamo perdere la memoria, i nostri cari sono le nostre radici.

Sopra un foglio di carta da pacchi disegniamo un grande albero da frutto. Pensiamo ai nostri cari defunti, a ciò che ci hanno insegnato, a come hanno vissuto, a quello che ci piacerebbe aver imparato da loro. Ogni ragazzo, se lo desidera, può condividere con i compagni qualche aneddoto che riguarda una persona che non è più con noi sulla terra e poi va a scrivere il nome di quella persona sulla radice del grande al-bero.

In un secondo momento ogni fanciullo riceverà la sagoma di una mela sulla cui facciata anteriore scriverà il proprio nome e su quella poste-riore un buon proposito che gli permetterà di essere degno frutto di quella buona radice.

Le mele verranno applicate sui rami della pianta dando così un tono di colore al nostro albero della vita.

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3. Attività a catechismo

MELI IN FIORE

Noi non mettiamo radici qui, di là ci aspetta qualcuno che desidera che noi portiamo a compimento quel lavoro iniziato sulla terra. Conse-gniamo ai ragazzi alcune nuvolette di carta su cui dovranno scrivere frasi di pace, amore amicizia ….. Faremo partire da una parete fino ad arrivare a quella opposta dello spago su cui appenderemo con piccole mollette di legno le nuvolette. Alzando gli occhi verso il soffitto della stanza di catechismo potremo leggere le belle parole che ci faranno ricordare i meli in fiore di Giovannino semedimela.

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LA NOTTE DI TUTTI I SANTI

Per la notte di tutti i santi svuotia-

mo la parte superiore di una mela su cui alloggiamo un piccolo lumino

acceso. Ciascuno posizionerà la pro-pria mela sul davanzale della fine-

stra. L’insieme delle fiammelle che ardono ci ricorderanno l’anima di Giovannino che prose-

gue la sua opera in cielo ma anche quella dei nostri cari

che ci hanno preceduto ed attendono il nostro arrivo.

La famiglia riunita potrà recitare questa preghiera.

( vedi allegati alle pagine successive)

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Troppo facile…

Troppo facile, Signore, ringraziarti

perché mi offri l’acqua. Io vorrei ringraziarti per la sete.

Non ti rendo grazie per il pane, ma per la fame. Non ti lodo per la luce, ma per il bisogno di essa.

Non ti dico grazie per l’amore, ma perché non posso fare a meno dell’amore “vero”.

Non ti benedico per la strada, ma per i passi che mi dai la voglia di fare.

Non ti sono riconoscente per le spiegazioni, ma per le domande.

Ti ringrazio non per l’incontro, ma per la veglia nel cuore della notte.

Non per il riposo, ma per l’inquietudine. Non per l’appagamento, ma per l’insoddisfazione.

Non per il conforto, ma per la scomodità. Non per le sicurezze e le evidenze, ma per il mistero.

Non per la scoperta, ma per l’avventura esaltante. Non per le certezze, ma per la ricerca rischiosa.

Non per i risultati, ma per la pazienza ostinata. Non per la terra promessa, ma per l’esodo.

Non per il dono, ma per l’attesa. Non per la parola, ma per il silenzio

che la prepara e la esige.

Non per il traguardo raggiunto, i risultati conseguiti,

ma per le infinite partenze.

Fotocopiare e consegnare ai ragazzi

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Una lacrima per i defunti

evapora, un fiore sulla tomba

appassisce, una preghiera, invece,

arriva fino al cuore dell’Altissimo. Sant’Agostino

Vivono

Sono morti, ma vivono, quelli che ci hanno lasciati per un mondo migliore;

sono morti alla terra, ma vivono più in alto,

più vicino a te, Signore.

Sono morti, ma vivono.

Sono morti nel loro corpo, ma non nel loro spirito; ciò che costituisce la loro persona

e il fondo del loro cuore rimane per sempre.

Sono morti, ma vivono. Vivranno maggiormente alla risurrezione,

ma già ora essi vivono una vita che supera la nostra.

Sono morti, ma vivono. Hanno trovato in te la sorgente zampillante

che mai inaridirà e che sviluppa tutte le loro energie.

Sono morti, ma vivono. Vivono d'amore, del loro amore per te,

del loro amore per tutti; non fanno altro che amare e la loro vita è piena.

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Preghiera

O Dio, i cui giorni non conoscono tramonto e la cui misericordia è senza limiti,

ricordaci sempre quanto breve e incerta è la nostra esistenza terrena.

Il tuo Spirito ci guidi nella santità e nella giustizia in tutti i giorni della nostra vita,

perché dopo averti servito in questo mondo in comunione con la tua Chiesa,

sorretti dalla fede, confortati dalla speranza, uniti nella carità, possiamo giungere

insieme con tutti i nostri defunti nella gioia del tuo regno.

L’ETERNO RIPOSO DONA LORO, SIGNORE

E SPLENDA AD ESSI LA LUCE PERPETUA RIPOSINO IN PACE. AMEN

Fotocopiare e consegnare ai ragazzi, da recitare con la famiglia ogni sera della nove-na dei defunti (dal 24 ottobre al 1 novembre).

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Materiale da fotocopiare e ritagliare per le attività

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I bambini potrebbero distri-buirli a tutte le persone che

partecipano alla Santa Messa il giorno di tutti i santi , agli

amici e ai vicini di casa.

Fotocopiare il primo modello se si consegna allegato al

lumicino Altrimenti gli altri due.

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Ingrandire formato poster

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"Molti commettono l’errore

di considerare la morte come l’opposto della vita,

dimenticando che l’opposto della morte è la nascita, non la vita.

La vita è un fiume: la nascita è la sua sorgente, la morte è la sua foce.

Entrambe, nascita e morte, non sono che soglie".

Sebastiano B. Brocchi Tratto da "Riflessioni sul Senso della Vita"