SUORE OPERAIE della SANTA CASA di NAZARETH - L’acqua · 2017-05-01 · Casa Madre Suore Operaie...

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Dal mondo Fonte di vita, motivo di morte Nessuno di noi può fare finta di niente. L’acqua è un bene comune. È dono di Dio. Non può essere venduta. Periodico trimestrale Suore Operaie S. Casa di Nazareth SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 2 DCB BRESCIA Cose di casa Tadini Fest 2008: il diluvio, Noè e l’Arca…ngelo! “Coraggio, un’occhiata al cielo (tempestoso) e poi avanti!”. 2008 2 L’acqua Cose di casa Il nostro XII Capitolo Generale Una bella mescolanza di colori e di culture!

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Dal mondoFonte di vita,

motivo di morteNessuno di noi può fare

finta di niente.L’acqua è un bene

comune. È dono di Dio. Non può essere venduta.

Periodico trimestraleSuore Operaie S. Casa di Nazareth

Spedizione in AbbonAmento poStAle d.l. 353/2003 (conv. l. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, commA 2 dcb breSciA

Cose di casa Tadini Fest 2008:

il diluvio,Noè e l’Arca…ngelo!

“Coraggio, un’occhiataal cielo (tempestoso)

e poi avanti!”.

2008

2L’acqua

Cose di casaIl nostro

XII CapitoloGenerale

Una bella mescolanzadi colori

e di culture!

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Editoriale

Scrivo a voi Una simpatica tiratina di orecchie 04 sr manuela tomasoni

Dal vivo Futuro prossimo 04 mario Sberna

L’Italia in bottiglia 06 Carta europea dell’acqua 07 Sfida di civiltà 08 rosario lembo

Proposte pratiche per far sopravvivere l’acqua 09 Dal mondo Fonte di vita, motivo di morte 10 Alessandro piergentili

Con gli occhi della fede Bevetene tutti 12 Un dono e un diritto 13 Simone morandini

Sorella Acqua 14

Non fa rumore, ma... Goccia dopo goccia 15 Gianni Saonara

Sentinelle del mattino Forse è anche colpa mia 16 corry

@ Ho bisognodi Dio 18 Cose di casa Lettera aperta di madre Emma 20 madre emma Arrighini

Il nostro XII Capitolo Generale 21 sr Sabrina pianta

Come Elisabetta 23 sr cinzia Ghilardi

Tadini Fest 2008: il diluvio, Noè e l’Arca...ngelo! 25 camilla marcolini

Adueadue 27 Cinema e cultura Il mercante d’acqua 28 Francesco Gesualdi Varie ed eventuali 30 La Tadini Team 31 Fabio damiolini

Un prete per te Tre, due, uno... Via! 30 sr cristiana crippa

Flash 31

Som

mar

io

LAVORO E VITAPeriodico trimestraleSuore Operaie S. Casa di Nazareth

Direttore responsabile:Don Antonio FappaniAutorizzazione Tribunale di Brescian. 127 del 25/02/1957

Direzione, amministrazione e redazione: Gabriella Cappellato, Raffaella FalcoFrancesca Fiorese, Giorgio MaghellaCamilla Marcolini, Mario SbernaCorrado Tregambe

Sede abbonamenti:Casa Madre Suore Operaiedella Santa Casa di NazarethVia Beato Arcangelo Tadini, 1925082 Botticino Sera (Bs)tel. 030.2691138 - fax 030.2198609e-mail [email protected] www.suoreoperaie.it

A questo numero hanno collaborato:sr Manuela Tomasoni,Mario Sberna, Rosario Lembo,Alessandro Piergentili, Gianni Saonara,sr Sabrina Pianta,Matteo Corbetta, sr Cristiana Crippa,sr Cinzia Ghilardi, Francesco Sberna,Alessia Facchini,madre Emma Arrighini.

Grafica:Maurizio Castrezzati

Realizzazione:Cidiemme - Brescia

Stampa:Tipografia Pagani AttilioLumezzane (Bs)

In copertina:Suore OPERAIE!

La vita religiosaè come camminare

sul crinale di una vettae non cadere mai,

né da una parte,né dall’altra.

Il nostro XII Capitolo Generale, di cui si parlerà nelle pagine di questo numero, è stato per me un’occasione speciale per avvicinarmi ancora una volta a quella realtà misteriosa che è la vita delle suore. E, guarda caso, la mia vita.Forse non è proprio così azzeccato parlare di suore in piena estate a gente che ha tutt’altro per la testa, ma non credo sia un tema fuori moda, visto il gran ironizzare che si fa su questo argomento dalla tv in giù e dato per scontato che chi legge è sicuramente uno che di noi si interessa. Vale per tutti un esempio mediatico che ci collega direttamente al tema di questo numero: parlando dell’acqua, a chi di noi non viene in mente la suora rompiscatole della pubblicità di una famosa acqua minerale? Niente di scandaloso o di irriverente, per carità! Ma che bisogno c’è di tira-re in ballo un convento per uno spot pubblicitario? Quanti luoghi comu-ni! E quanta curiosità - mi viene da aggiungere - suscitano quelle donne che dietro un velo sembrano nascon-dere chissà quali arcani segreti!E di segreti effettivamente si tratta, se addirittura io, che vivo sulla mia pelle da ormai dieci anni questa realtà, non sono ancora riuscita ad afferrarla fino in fondo. C’è chi ipotizza che la vita religiosa, nata troppi anni fa, avrebbe ormai perso il suo senso, c’è chi affer-ma che certi carismi, come sono sorti - perché risposte concrete ai bisogni dei tempi - così possono morire, c’è chi ammira, chi rispetta, chi riverisce, chi non capisce e chi, come me, acco-glie e vive di mistero.In ogni caso non è questo il luogo per simili dissertazioni. Mi preme solo condividere con voi la ricchezza di un’esperienza come quella del Capi-tolo, che mi ha permesso di guardare la nostra vita di religiose con gli occhi del cuore e di scoprirla così bella, da non poterlo tacere. Sembrava che il Cielo e la Terra avessero scelto

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di incontrarsi - con quanto di più prezioso avevano da regalare - in una trentina di donne che hanno semplicemente offerto se stesse come luogo dell’appuntamento tra Dio e l’uomo.Non è così scontato che un gruppo di donne si trovi a parlare di co-munione, di povertà, di castità, di obbedienza, di servizio, di condivi-sione, di internazionalità, per due settimane, senza stancarsi mai e con lo stesso interesse e la stessa passio-ne con cui le stesse donne, in altri contesti, parlerebbero di uomini, di amore, di moda e di bellezza. E poi la vita concreta di quei giorni: donne che vivono insieme senza spette-golare, senza scannarsi o guardarsi in cagnesco, ma unendo le proprie energie, volontà ed esperienze spi-

Vivere di Mistero

0303

Raffaella Falco

rituali ed intellettuali in un cuor solo e un’anima sola… Impossibile! Sì, lo direi anch’io, se non l’avessi sperimentato. Possibile solo per una parentesi di tempo e poi basta! Sì, la mia mente lo penserebbe, se non dovesse fare i conti con dieci lunghi anni di vita così.Cielo e terra, possibile e impossibile, perdersi e ritrovarsi, dare e ricevere, io e l’altro… stiamo camminando sul crinale di una vetta, che mi piace chiamare Dio o mistero. Ho trovato una bella definizione di mistero, che non è semplicemente ciò che non si può spiegare, come comune-mente si intende, ma “una categoria interpretativa del reale, come quel punto centrale che consente di tenere insieme polarità apparentemente contrapposte, come sono, nella vita

umana, il perdersi e il trovarsi, il sé e l’altro, il limite e l’infinito, il dare e il ricevere…, riconoscendo in ognuna di esse una parte di verità e solo nella loro unificazione la verità intera”. È così che il mistero è luminoso, proprio perché punto di incontro di energie diverse, anche eccessiva-mente luminoso (proprio per questo non lo si può capire subito). Se, però, come qualche volta accade, nella nostra vita il mistero degrada a pro-blema o enigma, è perché non siamo capaci di tenere insieme le polarità, che, in questo modo, si contrappon-gono all’infinito restando divise. Ben vengano, allora, esperienze come quella del Capitolo, se posso-no ricordare a tutti - e non solo alle suore - quanto fa bene e riempie la vita vivere di… Mistero!

Mettetevi la Bibbia in tasca,nello zaino, in valigia, insomma

portatevela in vacanza!

“Nel cuore dell’estate, nei momenti di riposo fisico e di distensione interiore, viene offerta

l’opportunità di prestare una maggiore attenzione anche alle esigenze dello spirito.

In particolare, desidero oggi sottolineare l’importanza dell’ascolto della Parola di Dio.

Questa, rivelandoci gli orizzonti dell’amoredel Signore, non mancherà di arricchire

il tempo delle vacanze con una particolare nota di spiritualità, che condurrà a vivere poi

con animo rinnovato le consuete attività.Il ritmo frenetico della vita forse impedisce

spesso a molti di accostarsi alla Bibbiacome vorrebbero.

Perché non approfittare delle vacanzeper portarla con sé e soffermarsi sull’unao sull’altra delle sue pagine immortali?”.

Giovanni Paolo iiAngelus - Domenica, 20 luglio 1997

A tutti buonevacanze così!

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Una simpatica tiratina di orecchie

“Vuoi davvero che io vada da loro?”“Sì, piccola gocciolina del fiume Pison!”

“Ma proprio io? E perché?”“Già lo sai. Su, vai!”

“Allora ciao, io parto. Ci vediamo presto, qui, a Casa…!”.

Guarda, guarda… Siamo proprio in tante quaggiù! E quanto lavorano queste mie sorelle! Però alcune mi sembrano così tristi… Ah, ho capito, devo tirare un po’ le orecchie agli uomini.Eh, cari fratelli miei, è immensa gioia per noi fare un tuffo in un grande bicchiere e poi giù, per dissetarvi e rinfrescarvi anche nel caldo più torrido. E che bello essere lì dove avete bisogno di noi per il vostro lavoro, poi condividere le pause e la gioia dello stare insieme attorno ad un tavolo, rallegrare le vostre vacanze e in modo semplice attendervi ogni mattino per aiutarvi a svegliarvi! Se insieme guardiamo anche alle altre creature, che dire del nostro dolce sgorgare dalla terra per essere, fresche e limpide, fonte di vita per tutte? Ah, voglio anche raccontarvi di quando nel mare corriamo insieme ai pesci e poi, grazie al sole, saliamo in alto e ci perdiamo in una nuvola. Che beatitudine lasciarsi trasportare dal vento! Certo, giunge anche il prezioso momento di scendere nuovamente per irrigare questo meraviglioso pianeta, perché vi dia sostentamento. Peccato, però, che, tornando, a volte ci scontriamo con tante sostanze “fuori posto” e arriviamo sulla Terra così sporche, che per compierela nostra missione dovremmo darci prima una bella pulitina.Anche nei fiumi vicini alle vostre città o negli oceani solcati da grandi navi lavoriamo molto e ci divertiamo, ma da un po’ di tempo incontriamo elementi estranei che lì non ci dovrebbero stare e ci sono arrivati a causa delle vostre scelte non troppo responsabili.A volte anche le sorelle dei grandi ghiacciai non riescono più a stare

“vicine vicine” e così non possono essere più casa per i tanti abitanti di quelle terre.Per questo e per molto altro siamo state create e perciò ci dispiace quando andiamo perdute, quando ci date per “scontate” e soprattutto quando ci considerate “senza fine”. Siamo tante, ma non infinite; siamo qui per voi, ma dovremmo esserci anche dopo di voi. Ci rattrista molto scorrere per tanto tempo senza scopo, senza dissetare nessuno, senza bagnare nulla, senza lavare niente, soltanto perché voi lasciateil rubinetto aperto o attingete piùdi quanto avete bisogno.Siete tanto abituati ad averci “a portata di mano”, ma non pensate mai a coloro che vivono moltodel loro tempo portandoci dal luogo dove siamo a quello dove serviamo? O ancora a quelli che ci aspettano pulite e potabili, ma nessuno può portarci da loro e così muoiono? Io sono convinta che non vi siete dimenticati di loro, semplicemente avete bisogno che ogni tanto qualcuno vi rinfreschi la memoriae soprattutto il cuore. Fratelli miei, ascoltate la nostra gioia e la nostra tristezza, perché dipendono anche da voi, scoprite ogni giorno quanto è bello farci felici custodendo la casa anche per chi verrà dopo, abbiate cura della Terra:anche qui sta il segretodella vostra gioia.Mi fido di voi creature tanto amateda Colui che mi ha inviato.E, a proposito di segreti, ve ne voglio svelare uno: è proprio perché Lui vi ama infinitamente che mi ha mandato a tirarvi un po’ le orecchie…

Una gocciolina del Paradiso

Scrivo a voi Dal vivo

Rifornisce acquedotti, sistemi di irri-gazione, miniere e industrie; produ-ce elettricità, offre vie di trasporto e di comunicazione, ma soprattutto… disseta.È l’acqua, una risorsa indispensabile alla vita umana. Tuttavia solo il 3% dell’acqua del pianeta è potabile e sta scarseggiando sempre più…È vero: siamo a corto di acqua. Dal 1950 la domanda di acqua si è tripli-cata rispetto ai primi del ‘900 e si cal-cola che, ogni vent’anni, raddoppi. Così, verso la fine del XX secolo, in molte regioni del pianeta le riserve idriche hanno cominciato a dimi-nuire. Pensate che il Fiume Giallo, in Cina, tra i maggiori al mondo, si è prosciugato prima di sfociare nell’Oceano; il lago Ciad, in Africa, nell’arco di trent’anni si è ristretto da 10.000 Kmq ad appena 800 e co-sì il lago Aral che oggi è più piccolo del 60%. Attualmente 500 milioni di persone al mondo soffrono per mancanza quasi totale di acqua po-

Con l’attualeritmo di consumo

e inquinamento,si prevede che tutte

le acque superficialidel pianeta

saranno esauriteentro il 2100.

Non è un futurolontano.

Senza acqua dolce,anche se la Terra

nel 2100continuerà a girare

intorno al Sole,su di essa

non ci sarà più vita.Conversazione con

Mario Sbernadel Centro Missionario

Diocesano.

Sr Manuela Tomasoni

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05

Mario Sberna

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Futuro prossimo

tabile e nel 2025 saranno addirittura 2 miliardi e mezzo. Se non corriamo ai ripari, presto una persona su tre al mondo vivrà in un paese con pe-nuria d’acqua.

E il problema riguarda soprattutto i paesi poveri, visto che da tempo sen-tiamo parlare di carestie, di deserti-ficazione, di popolazioni intere che compiono esodi biblici in fuga dal-la siccità...Purtroppo è così: i paesi al di sotto della fascia equatoriale sono anche da questo punto di vista più sfortu-nati. Oltretutto la scarsità d’acqua mina direttamente la salute degli abitanti, poiché si stima che l’80% di tutte le malattie al mondo sia le-gato alla cattiva qualità dell’acqua; basti pensare che, secondo l’OMS, 6 milioni di bimbi ogni anno muoiono per aver bevuto acque inquinate. E la situazione non fa che peggiorare: solo qualche anno fa, durante l’anno giubilare, il papa ricordò che 31 pae-

si erano colpiti da penuria d’acqua, ma nel giro di pochissimo tempo a questi si aggiungono altri 17 pae-si tra i quali India e Cina, cioè i più popolosi e quindi più bisognosi di acqua al mondo. Nonostante questi tragici dati, le no-stre famiglie arrivano a consumare oltre 2.000 litri ogni giorno di acqua di buona qualità tra pulire l’insalata, lavarsi i denti lasciando scorrere l’ac-qua, farsi docce di un’ora, riempire e svuotare piscine come fossero cioto-le, irrigare erbetta e affogare fiori.

Anche le attività agricole e industria-li nel nostro paese consumano quan-tità enormi di acqua dolce.Addirittura il 90% dell’acqua vie-ne consumata e spesso sprecata da queste attività che, come si sa, la restituiscono poi all’ambiente ol-tremodo inquinata. Per quanto ri-guarda lo spreco, basti pensare che negli Stati Uniti, uno dei sei paesi al mondo più ricchi di acqua, il volu-

me di liquido consumato è superio-re del 25% a quello che si recupera. Poi l’inquinamento e il cattivo uso delle risorse costringono ad effet-tuare ingenti investimenti per re-cuperare quanto dilapidato: solo l’Inghilterra ha previsto una spesa di 60.000 milioni di dollari entro il 2010 per lavori di adeguamento de-gli impianti per il trattamento delle acque. Di questo passo, tra qualche anno irrigheremo per produrre ali-menti di valore monetario inferiore all’acqua stessa. Perciò l’acqua di-venterà presto, e in parte lo è già, motivo di dispute e guerre tra Stati, proprio perché diventa sempre più rara e costosa.

È ora di imparare a consumare meno acqua possibile e smettere di consi-derarla una risorsa illimitata, visto che dall’acqua dipendono tutte le creature del pianeta…Hai perfettamente ragione. Se non cambiamo il nostro rapporto con questo elemento indispensabile a tutte le manifestazioni della vita, la popolazione del pianeta rischia dav-vero l’estinzione come molte spe-cie ittiche. Il Nilo ha perso 30 delle 47 specie di pesci commestibili che abitavano nelle sue acque, il Reno ha perso 8 delle 44 specie mentre 25 sono ormai in estinzione, il fiume Mekong nel sud-est asiatico ha per-so un terzo del pescato, in Colombia negli ultimi 15 anni il volume della pesca è sceso da 72 a 23 mila ton-nellate; lo stesso Mediterraneo ha visto scomparire specie ittiche e ri-dursi il volume del pescato. Ora, se scompaiono i pesci d’acqua dolce e d’acqua salata, significa che l’ac-qua è malata.Con l’attuale ritmo di consumo e inquinamento, si prevede che tut-te le acque superficiali del pianeta saranno esaurite entro il 2100. Non è un futuro lontano; la mia piccola Aurora, che ha tre anni, per allora potrebbe esserci ancora. Ma, senza acqua dolce, anche se la Terra nel 2100 continuerà a girare intorno al Sole, su di essa non ci sarà più vita. Né la mia piccola Aurora, né i suoi figli, né i figli dei suoi figli.

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Dal vivo

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Facciamoci furbi. Beviamo l’acquache scorre dai nostri rubinetti smettiamola

di dare ascolto a modelle, calciatori… e finte suore! Abbiamo solo da guadagnarci.

L’Italia è il maggiore consumatore di acqua minerale in Europa. Dai dati emerge che l’85 per cento delle famiglie italiane acquista acqua in bottiglia, spendendo in media 260 euro l’anno. Eppure un’inchiesta condotta da Al-troconsumo a maggio 2003 afferma che lo stato di salute della nostra ac-qua di rubinetto è complessivamen-te accettabile e, se qualche veleno minaccia le risorse delle grandi città del nord, i valori restano in media al di sotto dei limiti di legge.“In pochi anni gli italiani sono di-ventati i maggiori consumatori al mondo di acqua minerale, raggiun-gendo la spesa media per famiglia di 260 euro all’anno.Oltre alla pubblicità, il successo dell’acqua minerale in Italia è do-vuto alla diffidenza verso l’acqua del rubinetto.Eppure molte ricerche hanno con-fermato che in tema di sicurezza l’acqua del rubinetto non ha nien-te da invidiare a quella in bottiglia.

Anzi. Nella primavera 2006 Altro-consumo ha condotto un’indagine sull’acqua che sgorga dalle fonta-nelle di tutti i capoluoghi d’Italia. Di ciascuna ha esaminato gli elementi più importanti per la qualità dell’ac-qua: la durezza, il residuo di sali, il fluoro e il cloro, i nitrati, i metalli e altri inquinati. Il responso è stato che tutti gli acquedotti rispettano i limiti di legge che recentemente è diventata più severa”, dichiara Fran-cesco Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo.Un’ultima indagine è stata fatta dal quotidiano la Repubblica (18 luglio 2007): “Mentre gli italiani fanno la coda nei supermercati per mante-nere il record mondiale degli ac-quisti di acqua minerale, dai loro rubinetti esce un’acqua che non solo rispetta i parametri di legge di potabilità, ma che spesso ha fatto registrare vistosi miglioramenti sul piano di qualità”.Al di là del confronto su quale sia l’acqua migliore, si vuole però se-

gnalare un aspetto paradossale, e cioè che nell’attuale normativa na-zionale le acque fornite dagli acque-dotti sono sottoposte a un maggior controllo e a parametri più restrittivi di quelli previsti per le acque mine-rali, per cui si dovrebbe essere più sicuri bevendo l’acqua del rubinetto che quella acquistata in bottiglia. La realtà è che dietro al mercato dell’acqua in bottiglia vi è un busi-ness miliardario e che il 70% di tale mercato è in mano a sole 6 multi-nazionali, le quali ricaricano i costi di imbottigliamento ed etichetta-mento da 500 a 1.000 volte il costo dell’acqua stessa, garantendosi gua-dagni enormi sulla presunta insicu-rezza dei consumatori italiani. Ov-viamente i successivi e significativi costi di smaltimento della immensa quantità di plastica prodotta riman-gono in carico alle regioni e quindi ai cittadini contribuenti.

(Tratto dal Sussidio sulla Responsabilitàverso L’acqua come bene comunedi M. MASCIA e S. CoSTANTINI)

L’Italia in bottiglia

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1. Non c’è vita senza acqua. L’acqua è un bene prezioso. Indispensabile a tutte le attività umane.

2. Le disponibilità d’acqua dolce non sono inesauribili. È indispensabile preservarle, controllarle e se possibile accrescerle.

3. Alterare la qualità dell’acqua significa nuocerealla vita dell’uomo e degli altri esseri viventiche da essa dipendono.

4. La qualità dell’acqua deve essere mantenutain modo da poter soddisfare le esigenzedelle utilizzazioni previste, specialmente peri bisogni della salute pubblica.

5. Quando l’acqua, dopo essere stata utilizzata,viene restituita all’ambiente naturale,deve essere in condizioni di non comprometterei possibili usi dell’ambiente,sia pubblici che privati.

6. La conservazione di una copertura vegetaleappropriata, di preferenza forestale, è essenzialmenteper la conservazione delle risorse idriche.

7. Le risorse idriche devono essere accuratamente inventariate.

8. La buona gestione dell’acqua deve essere materia di pianificazione da parte delle autorità competenti.

9. La salvaguardia dell’acqua implica uno sforzo importante di ricerca scientifica, di formazionedi specialisti e di informazione pubblica.

10. L’acqua è un patrimonio comune il cui valore deve essere riconosciuto da tutti. Ciascuno hail dovere di economizzarla e di utilizzarla con cura.

11. La gestione delle risorse idriche dovrebbe essere inquadrata nel bacino naturale piuttosto che entro frontiere amministrative e politiche.

Carta europea dell’acqua

L’Assemblea Generaledelle Nazioni Unite

ha dichiarato il 2005-2015 “Decennio Internazionale

dell’ acqua - L’acquaper la Vita” durante il

quale propone di dedicareun particolare impegno

al fine di garantirea tutti gli esseri umani

e anche alle generazioni future l’accesso all’ acqua.

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Dal vivo

Garantirel’accesso all’acqua

è un scelta politica.La cultura oggi dominate

ritiene l’acqua comeun bene economico,

l’accesso all’acquaun bisogno individuale,

un servizio da erogarea consumatori “solventi”.È necessario attuare una

cultura ed una politica di gestione dell’acqua,

fondata sulla sua salvaguardia

come bene comune.Questa la grande sfida

di civiltà che la generazione del

XXI secolo deve essere capace di concretizzare.

Sfida di civiltàNonostante la terra sia composta per 2/3 dall’acqua, così come il cor-po umano, la prassi prevalente è quella di considerare l’acqua come un “bene comune” solo a livello di dichiarazioni retoriche, in occasio-ni di conferenze e convenzioni in-ternazionali. Gli obiettivi alla base della sfida cul-turale lanciata dieci anni fa da un gruppo di economisti, coordinati da Riccardo Petrella, con il Manifesto per un Contratto Mondiale dell’Ac-qua sono: il riconoscimento formale del diritto all’acqua per tutti da par-te delle Nazioni Unite, l’inserimento di questo diritto nella Dichiarazio-ne dei Diritti Umani e nelle costitu-zioni dei singoli Stati e il riconosci-mento dello status dell’acqua come bene comune pubblico, associato al finanziamento pubblico degli inve-stimenti necessari per garantire l’ac-cesso all’acqua per tutti.Successivamente, questa proposta è stata assunta come paradigma di riferimento da parte dei Comitati, a sostegno del Manifesto, che si sono costituiti nei vari paesi dell’Europa

e del mondo, tra i quali il Comitato italiano per il Contratto Mondiale dell’acqua, diventata una Onlus nel marzo del 2000, ma già informal-mente operativo dal 1998. (www.contrattoacqua.it).

La prima sfida lanciata dal Comita-to italiano e dai Movimenti a soste-gno del Contratto Mondiale è di tipo politico: consiste nel concretizzare il “diritto all’acqua potabile e sana” per tutti gli abitanti del Pianeta.Riconoscere l’acqua come un diritto umano significa riconoscere la pos-sibilità a tutti cittadini di avere ac-cesso ad un minimo garantito, che il Manifesto propone in 50 litri d’ac-qua al giorno. Concretizzare il diritto all’acqua po-tabile per tutti gli abitanti del pia-neta Terra, non fra 50 -100 anni, ma entro una generazione, cioè entro il 2025, deve diventare un preciso impegno di cui la comunità inter-nazionale deve farsi carico.

La seconda sfida lanciata dal Comi-tato è stata quella di contrastare i processi di privatizzazione e quindi di riaffermare la definizione dell’ac-qua come bene comune pubblico da salvaguardare.L’affidamento della gestione degli

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acquedotti alle imprese private è stata proposta come la solu-zione vincente per raggiungere due fondamentali obiettivi: fa-vorire l’accesso ad un buon ser-vizio ad un maggior numero di persone e reperire le risorse ne-cessarie per garantire agli utenti un servizio efficiente e concor-renziale. Il risultato fallimentare è dram-maticamente dimostrato dalla constatazione che ancor oggi più di 1,3 miliardi di persone non hanno accesso a fonti di acqua potabile e oltre 2,6 mi-liardi di persone non dispongo-no ancor oggi di servizi sanitari adeguati.

La terza sfida è quella di sol-lecitare un governo pubblico dell’acqua fondato sulla parte-cipazione dei cittadini e delle comunità che devono farsi ca-rico della mobilitazione delle risorse pubbliche necessarie per garantire l’accesso all’ac-qua per tutti.La cultura e l’atteggiamento oggi prevalente è di considerare co-me una fatalità il fatto che oggi un miliardo e mezzo di persone non ha accesso all’acqua. Conse-guentemente, la pratica politica e sociale è quella di stimolare gli investimenti privati e dei mercati finanziari, di annullare la tutela dei diritti attraverso la nozione di Stato sociale e condividere la tra-sformazione dei cittadini titolari di diritti in semplici consumatori ed utenti di servizi.Dopo la mercificazione dell’ac-qua, dopo la privatizzazione del-la risorsa che sta concentrando la gestione delle risorse idriche in sei o sette grandi sorelle mul-tinazionali dell’acqua, la nuova tendenza è quella della finan-ziarizzazione dell’acqua, quel-la cioè di affidare al mercati fi-nanziari la gestione della risorse idriche e di trasformare l’acqua in un bene sul quale è possibile fare speculazione finanziaria at-traverso i Fondi di Investimento,

garantendo agli investitori, alti livelli di remunerazione.

È opportuno ricordare che la Commissione europea ed il Consiglio dei Ministri dell’Eu-ropa sono fra gli attori più ag-guerriti della liberalizzazione dei servizi idrici; ciò è dovuto al fatto che nove delle dieci im-prese private multinazionali, specializzate nella gestione dei servizi idrici e della depurazio-ne, sono europee. Contrastare la deriva culturale finalizzata ad affermare che l’ac-qua è una merce, e i servizi idrici sono commerciali, è stato il pri-mo obiettivo politico e culturale che il Comitato Internazionale e quello Italiano per il Contratto mondiale sull’acqua si sono dati nel corso di questi anni.A livello nazionale, il Governo Prodi si era impegnato a garan-tire il principio che proprietà e gestione dei servizi devono resta-re pubblici. Questo impegno ha fatto si che sino ad oggi, cioè a tutto il 2008, i servizi idrici sia-no rimasti esclusi dai provvedi-menti di liberalizzazione con-tenuti nel decreto Bersani e da quelli di regolamentazione dei servizi pubblici locali contenuti nel Decreto Lanzillotta.Attraverso la campagna “Por-tatori d’acqua” ci si propone di sostenere, a partire dal “locale”, una nuova cultura ed un impe-gno politico sull’acqua attra-verso assunzione di comporta-menti responsabili da parte dei singoli cittadini.Il Comitato italiano ritiene ne-cessario che i cittadini riescano ad imporre ai Governi, alla poli-tica, alle Istituzioni Internazio-nali, l’onere di farsi carico di un nuovo progetto politico di “bene comune”, inteso come un nuovo progetto che pone al centro la vita (non il profitto) ed il vivere insieme (non il mercato), pre-messa per una pacifica convi-venza delle future generazioni sul Pianeta Terra.

Proposte praticheper far sopravviverel’acqua

Risparmiare acquanon è solo una sceltadi responsabilitànei confronti dell’ambientee del prossimo,ma anche una sceltaper risparmiare denaro.Vi proponiamopiccole scelte quotidianedel cittadino solidaleper l’uso corretto dell’acqua,in modo che diventiun bene a disposizionedi tutti.

La regola della 4 erreRispetta: l’acqua è un bene essen-ziale della vita e va rispettato contro tutte le azioni di inquinamento delle falde acquifere.Rivaluta: l’acqua non è una merce, ma un dono di Dio, messo nelle mani dell’umanità come fonte di vita,Risparmia: l’acqua non deve essere sprecata, ma va utilizzata con respon-sabilità e sobrietà, in modo che tutti possano farne uso.Riutilizza: l’acqua non va buttata via senza un uso razionale mediante il suo riciclo in varie forme, in modo da utilizzare con solidarietà questa risorsa limitata.

Il risparmio e l’usointelligente dell’acqua.Rubinetto che gocciola? Un rubinet-to che gocciola al ritmo di 90 gocce al minuto spreca 4000 litri di acqua all’anno. Un foro di 1mm in una tuba-tura provoca in un giorno una perdi-ta di 2328 litri di acqua potabile. Con una corretta manutenzione si rispar-mia acqua e denaro.

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Rosario LemboSegReTaRio NazioNaLe deL CoMiTaTo iTaLiaNopeR iL CoNTRaTTo MoNdiaLe SuLL’aCqua

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In cucina. Non è necessario la-vare la frutta e la verdura sotto l’acqua corrente, è sufficiente lasciarla a bagno nel bicarbo-nato.

Scarico a doppia via. Oltre il 30% dei consumi idrici domesti-ci sono imputabili allo sciacquo-ne, poiché premendo il pulsante se ne vanno circa 10 litri d’acqua, non sempre necessari; per evita-re sprechi inutili, si può dotare lo scarico del WC con sistemi a quantità differenziata, da regola-re a seconda delle esigenze.Anche nel caso dello sciacquone, poi, è importantissima la manu-tenzione, visto che un WC che perde può consumare anche 100 litri al giorno.

Per l’auto basta il secchio. Lava-re l’automobile con un secchio piuttosto che con acqua corren-te consente un risparmio di circa 130 litri. In alternativa, l’auto può comunque essere portata negli autolavaggi autorizzati, dotati di un sistema di raccolta e depura-zione dell’acqua usata.

Acqua piovana o di riutilizzo per il giardino. Innaffiare l’orto con acqua piovana raccolta ed i fiori e le piante con quella già uti-lizzata per lavare frutta e verdu-ra, può far risparmiare altri 6000 litri di acqua potabile all’anno.

Rubinetto chiuso. Mentre ci si rade o ci si lavano i denti, non è necessario tenere il rubinetto costantemente aperto. Questi comportamenti consentono ad una famiglia di tre persone un risparmio di circa 6000 litri di acqua all’anno.

Meglio far la doccia. Fare la doc-cia al posto del bagno in vasca consente un risparmio di 1200 litri di acqua potabile all’anno. Per una doccia si possono con-sumare dai 20 ai 50 litri di acqua, quasi cinque volte meno di un bagno in vasca.

Il rompigetto. Applicare un rom-pigetto al rubinetto di casa arric-chisce d’aria il getto dell’acqua consentendo un risparmio che per una famiglia di tre persone

può ammontare fino a 6000 li-tri all’anno.

A pieno carico è meglio. Utiliz-zare lavastoviglie e lavatrice a pieno carico consente un rispar-mio di acqua e di energia elettri-ca. Per quanto riguarda l’acqua il risparmio può ammontare fi-no circa 10000 litri all’anno per famiglia.

Rispettiamo l’ambiente. Spesso per la pulizia delle stoviglie e del-la casa viene utilizzata una dose eccessiva di prodotti chimici ag-gressivi. Scegliere detersivi com-patibili con l’ambiente e mettere attenzione nel non gettare negli scarichi di casa rifiuti solidi può evitare l’inquinamento dei tor-renti dei fiumi e dei mari.

E per le ferie… Quando si va in ferie o, comunque, ci si assen-ta da casa per lunghi periodi, è buona norma chiudere il rubi-netto centrale dell’acqua evi-tando sorprese sgradevoli dovu-te a rotture o avarie improvvise dell’impianto.

Imbrocchiamo l’acqua. L’uso dell’acqua in bottiglia sta diven-tando sempre più frequente. Sia-mo diventati il popolo che beve più acqua minerale del pianeta. Bisogna togliere dalla testa degli italiani che l’acqua del rubinetto non è bevibile, mentre in realtà è molto potabile. Dobbiamo re-agire, come consumatori critici, a chi sta tentando di obbligarci a bere sempre acqua in bottiglia, riportando invece sulle tavole le vecchie brocche riempite di acqua del rubinetto. Possiamo chiedere l’acqua del rubinetto anche quando si va al bar o in trattoria. Nulla vieta, ma davve-ro nulla, di chiedere “l’acqua in brocca”. Gli esercenti non pos-sono rifiutare la richiesta (an-che se spesso capita che restino spiazzati e si arrampichino sugli specchi).Chiedere l’acqua in brocca è un modo non tanto per risparmiare, quanto di riaffermare che l’ac-qua pubblica è la migliore e non può diventare oggetto di scam-bio comune.

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L’acqua è tra quanto più ci è caro e necessario, un bene primario indi-spensabile del quale ci serviamo in continuità, per poter vivere. Inizia-mo la giornata nel suo segno e se non l’abbiamo disponibile si deve andarne alla ricerca - accade tuttora ad oltre due miliardi di persone (Le-gambiente 2007) - e durante il gior-no, fino al momento di coricarci, ne veniamo più volte in contatto.Nel corpo umano circa 60 trilioni di cellule sono infatti immerse nel liquido chiamato acqua, dove na-scono, si riproducono, agiscono, trasmettono e ricevono informa-zioni ed infine, al termine del loro ciclo, muoiono.In un uomo adulto ed in buona salu-te, la percentuale di acqua, sangue, linfa e liquido interstiziale è vicina al 70% del peso corporeo. Al di sot-to del 55% di acqua, inevitabilmen-te sopraggiunge la morte. Senza di essa possiamo sopravvivere solo po-chi giorni. L’acqua è davvero fonte di vita e, purtroppo, per troppi esse-ri umani, è causa diretta o indiretta di morte.E benché siamo abitanti di un pia-neta “blu”, coperto per la maggior parte d’acqua, il 20% della popola-zione mondiale, concentrata in 30

Dal mondoDal vivo

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Paesi, deve fronteggiare problemi di carenza di acqua: una percen-tuale che entro il 2025 diventerà del 30% in cinquanta Paesi. Gli esperti informano che sono 2,6 miliardi le persone nel mondo a non avere ac-cesso a servizi sanitari adeguati e a dover fare i conti con le malattie che ne derivano, come la dissente-ria, che uccide 2 milioni di bambini ogni anno.Esperti e responsabili di organiz-zazioni umanitarie si appellano in particolare a Stati Uniti, Cina e India perché si impegnino maggiormente ad affrontare l’emergenza climati-ca: “l’oro blu” gioca infatti un ruo-lo di primo piano nel fenomeno del riscaldamento del Pianeta. Tra le questioni sul tappeto quella degli agrocarburanti.La prospettiva infatti, denunciano gli esperti, è che la risorsa acqua possa essere sempre più impiega-ta in futuro per produrre i cereali necessari alle bioenergie, invece di essere destinata alle colture neces-sarie a sfamare le popolazioni, sia in maniera diretta sia tramite la carne degli animali che sono allevati con i cereali. È infatti assai viva la po-lemica sull’uso di enormi culture a scopi energetici anziché alimen-

tari, tuttora certamente prioritari, data l’emergenza fame. Una do-manda, quella mondiale di cereali per il cibo, che secondo le previsio-ni già nel 2020 sarà infatti aumen-tata del 40%.L’Associazione per i Popoli Minac-ciati ha lanciato un allarme sulle conseguenze della ‘scoperta’ del biodiesel da parte dell’Europa: solo in Malaysia e Indonesia 47 milioni di persone appartenenti a diverse po-polazioni native sono vittime dirette dei progetti governativi di aumenta-re l’estensione delle piantagioni di palma da olio, destinate alla produ-zione del cosiddetto biodiesel. Per Rosario Lembo, Segretario italia-no per il contratto mondiale sull’ac-qua, più che l’approccio tecnologico serve la responsabilizzazione degli individui e dei Governi, nell’uso cor-retto dell’acqua, bene realmente di interesse comune.Lo stesso Manifesto internazionale dell’acqua, sottoscritto a Lisbona, afferma infatti con forza che “l’ac-qua appartiene agli abitanti della Terra. In quanto fonte di vita inso-stituibile per l’ecosistema, l’acqua è un bene vitale che appartiene a tutti. A nessuno, individualmente o come gruppo, è concesso il diritto di appro-

priarsene a titolo di proprietà priva-ta. L’acqua è patrimonio dell’uma-nità. La salute individuale e collet-tiva dipende da essa. L’agricoltura, l’industria e la vita domestica sono profondamente legate ad essa. Non ci può essere produzione di ricchezza senza accesso all’acqua. L’acqua non è paragonabile a nessun’altra risor-sa: non può essere oggetto di scambio commerciale di tipo lucrativo”.Pertanto il “villaggio globale” del li-bero mercato, che non è spazio di giustizia ed equità, non deve fare dell’acqua un bene economico da privatizzare, commerciare e vende-re a chi può permettersi di pagarlo. Come l’aria, anche l’acqua appartie-ne all’uomo e, in quanto tale, deve essere e restare disponibile, preser-vata da inquinamenti di ogni tipo, speculazioni e mire di potere, di singoli e di gruppi. È stata da sem-pre culla di civiltà, alimento vitale, sorgente di salute, elemento di ri-storo, forza viva capace di sanare, purificare e simbolo di alleanza tra Cielo e terra.Anche l’acqua rischia però di essere “assorbita” da questo mondo mer-cantile.Giù le mani, non è in vendita! Uniti veglieremo.

alessandro piergentiligioRNaLiSTa, pReSideNTe consulta per la pace, CoMuNe di bReSCia

MeMbRo CoMMiSSioNe giuSTizia e paCe, dioCeSi di bReSCia

Fonte di vita,motivo dimorteNessuno di noi può fare finta di niente.Troppi pochi abitanti di questo pianeta bluhanno la possibilità di far scorrere l’acquadai proprio rubinetti.Troppi muoiono per la sua assenza,troppi guadagnano troppo rubandola.Ma l’acqua è un bene comune.È dono di Dio. Non può essere venduta.

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Con gli occhi della fede

Nel 2005 ho dedicato un intero libro alle Sorgenti di Dio perché l’acqua nella Bibbia - come peraltro in tutte le religioni - non è solo una presen-za fisica, sospirata e preziosa, ma è soprattutto un grande simbolo spi-rituale. Sono almeno 1500 i passi bi-blici “bagnati” dalle acque e certa-mente ci si imbatte in sorgenti, fiumi e “mari” (termine che evoca anche i laghi), ma anche in piogge, nevi, ru-giade, pozzi, cisterne, acquedotti, pi-scine, bagni, torrenti, imbarcazioni,

è il Salmo 42 (41) descrive l’anelito dell’anima verso Dio come quello della «cerva che anela ai corsi d’ac-qua: così l’anima mia sospira a te, o Dio. L’anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente». E il profeta Amos aveva intravisto il giorno in cui «la sete d’ac-qua» sarà quella di «ascoltare la paro-la del Signore» (8,11). Una parola che Isaia compara all’acqua che «irriga la terra, la feconda e la fa germogliare dando seme al seminatore e pane da mangiare» (55,10-11). L’acqua è, però, anche un segno di purificazione che riguarda l’uomo: «Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati da tutte le vostre sozzure e da tutti vostri idoli» (Ezechiele 36,25). Anzi, essa è alla radice della creatura nuova che rinasce dalle acque batte-simali: «Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio», dice Gesù a Nicodemo (Gio-vanni 3,5). E alla Samaritana Gesù promette un’acqua ben diversa da quella attinta al pozzo di Giacobbe: «Chi beve dell’acqua che io gli da-rò, non avrà mai più sete» (Giovanni 4,14). L’acqua diventa, quindi, il se-gno del principio della vita nuova del credente, nel quale è effuso lo Spiri-to di Dio. È ciò che viene esplicitato in un celebre passo giovanneo: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva chi crede in me. Come dice la Scrit-tura, fiumi d’acqua viva scorreranno dal suo grembo» (7,37-38).Certo, l’acqua rivela anche un profilo terribile, di giudizio e di distruzione: pensiamo solo al diluvio o, più sem-plicemente, al mare che nella Bibbia è visto come un simbolo del nulla, del caos, della morte. Ma la meta ul-tima della storia è nella rappresen-tazione della Gerusalemme nuova, dipinta dall’Apocalisse: «Il mare non c’era più [...]. Un fiume d’acqua viva, limpida come cristallo, scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello [...]. A co-lui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita» (21,1.6; 22,1). Quel Dio, che aveva dissetato il suo popolo nel deserto, offrirà allora una «sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14).

GIANFrANCo rAVASI(tratto da Famiglia Cristiana del 01/04/2008)

Dio da sempre intrattiene rapporti con noi

attraverso sorella acqua.Con lei e grazie a lei

si manifesta, ci guida,ci disseta.

Apriamo i nostri orizzonti e scopriamo quanto l’acqua è parte della

nostra storia di popolo salvato, di cristiani, di figli.

pescatori, pesci e così via. Tre sono i “mari” naturali: il lago di Tiberiade o di Genesaret, il mar Morto e il mar delle Canne (mar Rosso); ma fa capo-lino anche il Mediterraneo, almeno come fondale.Entrano in scena anche i grandiosi fiumi del Vicino Oriente: il Tigri, l’Eu-frate e il Nilo, ma c’è innanzitutto il Giordano, il fiume della Terra Santa. Queste realtà geografiche racchiudo-no in sé anche vicende storiche deci-sive: si pensi solo al transito glorioso attraverso il mare compiuto da Isra-ele in fuga dall’oppressione faraoni-ca, oppure al passaggio del Giorda-no per entrare nella terra promessa, ma si deve fare riferimento anche al battesimo di Gesù nelle acque di quel fiume. L’acqua, però, condensa in sé valori simbolici fondamentali al pun-to tale da trasformarsi in un segno stesso di Dio e della sua parola.Così, il profeta Geremia descrive in modo incisivo il peccato di Israele come l’aver «abbandonato il Signore, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate che non tengono l’acqua» (2,13). Per questo l’orante di quel gioiello poetico e mistico che

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Bevetene tutti

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Le sorgentidi Dio.

Il mistero dell’acqua

tra parola e immagine

Il volume sviluppa il tema delle “sorgenti di Dio”,

passando in rassegna mari, fiumi, pozzi, immagini e

simboli dell’Anticoe del Nuovo Testamento.

Con prosa agile ed efficace, mons. Gianfranco

Ravasi ripercorre il tema dell’acqua all’interno

del testo biblico.Ne emerge un quadro

affascinante che, oltre alla dimensione estetica,

lascia trasparireil profondo afflato spirituale

che il tema ha in tutta la tradizione cristiana.

La Scrittura e la Liturgia ci presen-tano l’acqua come il grande dono di Dio, attraverso il quale egli rende possibile la vita della sua creazio-ne e comunica la sua grazia. È in questo ampio orizzonte teologico che viene ad innestarsi anche la prospettiva della Dottrina Sociale della Chiesa, a coglierne tutta la rilevanza per il vissuto politico-sociale.L’acqua compare qui come un bene, assolutamente necessario per la vita delle persone e dei popoli, ma anche caratterizzato da una distribuzione fortemente asimmetrica. Nel Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace del 2007 papa Benedetto XVI ricorda come le gravi disuguaglianze nella distribuzione dei beni primari - tra i quali cita esplicitamente anche l’acqua - siano all’origine di molti drammatici conflitti nella società contemporanea. Così anche du-rante la concelebrazione Eucari-stica del 2 settembre, in occasione dell’Agorà dei giovani, egli si soffer-mava sull’impegno per la tutela del creato ed in particolare sull’acqua, “bene preziosissimo che, se non viene condiviso in modo equo e pa-cifico, diventerà purtroppo motivo di dure tensioni e aspri conflitti”.D’altra parte, già il Compendio del-la Dottrina Sociale della Chiesa, nel 2004, poneva la propria riflessione sull’acqua nel contesto del grande principio dell’universale destina-zione dei beni della terra. Proprio se considerata dono di Dio, infatti, l’acqua appare come un elemento vitale “e, pertanto un diritto di tutti”, “universale ed inalienabile”, direttamente legato alla stessa dignità della persona umana (nn. 485.486). Di conseguenza - visto che in mancanza d’acqua è la vita stessa ad essere minacciata - essa “non può essere trattata come una mera merce tra le altre e il suo uso deve essere razionale e solidale” (n. 485), orientato al soddisfacimento

dei bisogni di tutti, a partire dai poveri. La distribuzione dell’acqua - e soprattutto dell’acqua potabi-le - deve pertanto corrispondere alla sua natura di bene pubblico, affidato in primo luogo alla respon-sabilità degli enti pubblici.Il tema dell’acqua come dono viene, dunque, nel Compendio a collocarsi all’interno di una consi-derazione di giustizia, nell’orizzon-te delineato dai diritti umani, con forti implicazioni anche sul piano delle politiche sociali.Un’esplicita estensione della giusti-zia per l’acqua alla sua dimensione intergenerazionale è presente, poi, nel Messaggio della CEI per la Giornata del Creato 2007: l’acqua “è un bene comune della famiglia umana, da gestire in forme soste-nibili per garantire la vivibilità del pianeta anche alle prossime genera-zioni. Occorrono, dunque, politiche dell’acqua capaci di contrastare gli sprechi e le inefficienze, per pro-muovere invece un uso responsabile anche nei vari settori economici (industria, agricoltura…). Occorre proteggere la disponibilità di acqua pulita dalle varie forme di inquina-mento che la minacciano; occorre tutelare la stabilità del clima e del regime delle piogge, contenendo la portata dei mutamenti climatici di origine antropica. Occorre, ancora, assicurare la preservazione di quegli ecosistemi marini e fluviali, la cui bellezza esprime spesso la diversità biologica che li abita”.Sono temi che riguardano le scelte di politica economica e la gestione delle risorse, ma anche il consumo individuale: lo stesso Messaggio della CEI ricorda che “tutti siamo invitati a rinnovare i nostri stili di vita, nel segno della sobrietà e dell’efficienza, testimoniando an-che nelle nostre pratiche del valore che riconosciamo all’acqua”.

Simone moRandiniCoordinatore del Progetto Etica, Filosofia e Teologia della Fondazione Lanza di Padova

Un dono e un dirittoLa Dottrina Sociale della Chiesa sottolinea

come l’acqua sia un dono di Dio derivante dalla creazione, che diventa un bene comune e diritto

di tutti mediante il principio dell’universale destinazione dei beni della terra.

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È attorno al Battesimo che si eviden-zia in modo determinante la presen-za dell’acqua nello spazio celebrati-vo cristiano, in una direzione che ne accentua in modo tutto particolare il significato simbolico. Potremmo di-re che proprio nel sacramento si in-contrano la dimensione di creazio-ne e quella di grazia: nella concre-tezza dell’acqua opera efficacemen-te quel dono di grazia che purifica e ricrea la vita del credente. Attra-verso la materialità di un elemento della creazione, si fa presente nella vita personale quello stesso Signore che aveva operato nella storia della salvezza, e che nel battesimo acco-glie il battezzato nella sua comunità, chiamandolo a camminare in novità di vita. Il legame del battesimo con l’intera azione creatrice e salvatrice di Dio, viene espresso in modo parti-colarmente nitido nella benedizione pronunciata sulle acque battesimali nel corso della veglia pasquale:

SorellaAcqua

Quante voltesiamo andati alla messa

della veglia di Pasqua?Quante volte

abbiamo davvero ascoltatola preghiera sull’acqua?Eppure, in quelle poche

ma dense parole,sta tutta la nostra storia.

La nostra liturgiaè ricca di riferimenti all’acqua,

che, se ascoltati,possono dire molto

anche alla nostra quotidianitàe possono insegnarci

come onorare questa nostrasorella tanto umile e preziosa.

O Dio, per mezzo dei segni sacra-mentali, tu operi con invisibile po-tenza le meraviglie della salvezza e in molti modi, attraverso i tempi, hai preparato l’acqua, tua creatura ad essere segno del Battesimo.Fin dalle origini il tuo Spirito si li-brava sulle acque perché contenes-sero in germe la forza di santificare e anche nel diluvio hai prefigurato il Battesimo, perché, oggi come al-lora, l’acqua segnasse la fine del peccato e l’inizio della vita nuova. Tu hai liberato dalla schiavitù i fi-gli di Abramo, facendoli passare il-lesi attraverso il Mar Rosso, perché fossero immagine del futuro popolo dei battezzati. Infine, nella pienezza dei tempi, il tuo Figlio, battezzato da Giovanni nell’acqua del Giordano, fu consacrato dallo Spirito Santo; innalzato sulla Croce, egli versò dal suo fianco sangue ed acqua e do-po la sua risurrezione comandò ai suoi discepoli: “Andate, annunziate

il Vangelo a tutti i popoli, e battez-zateli nel nome del padre, del figlio e dello Spirito Santo”. Ora, Padre, guarda con amore la tua Chiesa e fa scaturire per lei la sorgente del Battesimo.Infondi in quest’acqua, per opera dello Spirito Santo, la grazia del tuo unico Figlio, perché con il sa-cramento del Battesimo, l’uomo fat-to a tua immagine sia lavato dalla macchia del peccato, e dall’acqua e dallo Spirito Santo rinasca come nuova creatura.Discenda o Padre su quest’acqua per opera del tuo Figlio, la potenza dello Spirito Santo perché tutti co-loro che in essa riceveranno il Bat-tesimo, sepolti insieme con Cristo nella morte, con lui risorgano nella vita immortale. Nel Benedizionale - nelle rogazio-ni per i giorni prima dell’Ascensio-ne - troviamo una bella preghiera sull’acqua, da pronunciarsi presso

Con gli occhi della fede

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Venerdì 30 maggio 2008: foto in prima pagina, straziante. Frana a Villar Pellice. “Acqua, terra. E poi più niente…”. 4 persone morte. E un fiume di fango che ripresenta la fragilità delle nostre regioni, e delle nostre misure di prevenzione.Qualche ora dopo mi si chiede di trovare una notizia “buona” : le coincidenze non finiscono mai. Infatti, nella stessa regione, a Torino, qualche giorno prima si era concluso il Forum Eurome-diterraneo dei giovani sull’acqua: “Water&Cultures in Dialogue”.Il progetto si è concentrato su 3 aree di interesse in relazione alle quali ogni giovane ha preparato la sua proposta di ricerca:• Acqua: patrimonio e scambio in-tergenerazionale;• Acqua: spiritualità ed emozioni;

• Acqua: sviluppo sostenibile e so-cietà civile.Con questa iniziativa, i promotori hanno voluto fare dell’acqua, in-tendendo principalmente il mar Mediterraneo ed i fiumi su cui è stata costruita la nostra storia, un elemento unificante.Il Forum ha come obiettivo quello di mobilitare giovani della regione euro-mediterranea attivi sul tema dell’acqua, per creare opportunità di scambio e per favorire la sensi-bilizzazione sui risvolti ambientali, socio-politici, economici e cultura-li dell’elemento acqua e sul ruolo che essa può avere in favore del-la comprensione e la coesistenza pacifica tra i popoli euro-mediter-ranei. Ispirati ai principi di soste-nibilità, creatività, innovazione e interazione tra scienza, impegno

un lago, un fiume, una sorgente o una fontana:Grazie a te o Dio, nostro Padre, che nell’acqua, tua creatura, ci hai aperto il grembo della vita; grazie a te per l’onda che irriga, il lavacro che purifica, la bevanda che disseta, il fonte della nostra rinascita in Cri-sto tuo Figlio. Fa’, o Signore, che ogni uomo possa sempre godere di questo refrigerio e, conservando limpida e casta l’opera della creazione, veda in essa il riverbero della tua bontà e un invito costante alla purezza del corpo e dell’anima.La menzione del “fonte della rina-scita” si inserisce qui all’interno di una considerazione dell’acqua co-me dono della creazione, quasi a ritrovare quella stessa lode al Cre-atore che Francesco d’Assisi espri-meva nel suo Cantico, nel momen-to in cui diceva “pretiosa” ed “utile” quella “sora acqua” che umilmente sostiene la vita delle creature.

Non fa rumore, ma... gianni SaonarapReSideNTe aCLi RegioNaLi deL veNeTo

Goccia dopogocciaIl mondo ha sete e sembra inevitabile che ogni giorno migliaia di persone muoiano di sete.Ma noi possiamo fare qualcosa.E c’è chi lo sta facendo.C’è chi ha già intrapreso cammini di giustizia che portino l’acqua ad essere davvero un bene accessibile a tutti, un diritto per tutti gli uomini.

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socio-politico ed espressione culturale, i giovani riuniti nel Forum lanciano, nel 2008, un messaggio forte per il dialogo interculturale e lo sviluppo so-stenibile (per approfondimenti: www.torinoyouthforum.org).Il Forum si situa in una regione italiana che vuole “fabbricare il futuro” anche ripartendo da questo bene comune autenti-co, ed esigente.A dirlo, con una lettura davvero consigliabile, è anche il Rappor-to sullo stato di attuazione dei servizi idrici, presentato a Roma nel febbraio 2008.Per chi si fosse interessato ad altro… oppure abbia solo pa-gato le bollette di servizio vale ricordare che : “La legge 5 gen-naio 1994, n. 36 “Disposizioni in materia di risorse idriche”, con-fluita nel recente Decreto Legi-slativo 152/2006, ha lo scopo di riorganizzare il sistema dei ser-vizi idrici in Italia, stabilendo una netta separazione di ruoli tra l’attività di indirizzo e con-trollo e quella più propriamente gestionale.La riforma dell’assetto istituzio-nale ed organizzativo avviata dalla legge 36/94 è volta a favo-rire lo sviluppo dell’industria dei servizi idrici, promuoven-done una gestione imprendi-toriale in grado di superare mo-delli gestionali obsoleti e di far fronte ai cospicui investimenti di cui necessita il settore.Le Regioni hanno i compiti più delicati in quanto, oltre a de-terminare gli Ambiti Territoria-li Ottimali (ATO) sulla base dei quali verrà organizzato il ser-vizio, devono accompagnare il processo di riorganizzazio-ne dei servizi indicando le mo-dalità istitutive delle Autorità di Ambito e le condizioni per renderle pienamente operative, nonché definire le convenzioni tipo che dovranno disciplinare i rapporti tra le Autorità d’Am-bito e i gestori”.Rileggiamo: ambiti ottimali, ge-stione di servizi imprendito-

riale, superamento dei modelli “obsoleti”… è davvero terreno di ricerca, dimensione futu-ro… che non a caso ha risve-gliato un bel dibattito politico tra cittadini/utenti ed imprese, con grande riflessione sul ruo-lo dei regolatori pubblici (vedi il sito web www.acquabeneco-mune.org ).Il tema è solo italiano? Qui sta proprio la bella notizia: il tema è davvero “glocale”. Ovvero: si parte dai nostri servizi ( che non possono essere a rischio… ma in diverse parti del nostro paese NON è così…) e si arriva facil-mente a grandi appuntamenti mondiali. Il 22 marzo 2007 si è svolta a Bruxelles una grande assem-blea di cittadini ed amministra-tori che ha deciso vaste mobili-tazioni sulla base di una sempli-ce convinzione: “Il diritto uma-no all’acqua di tutti gli abitanti del pianeta, servizi igienico-sa-nitari compresi, e a salvaguar-dare le risorse idriche del pia-neta dall’attuale predazione e devastazione, perché l’acqua è un bene comune patrimoniale inalienabile dell’umanità e fon-te essenziale di vita per tutte le specie viventi.Siamo convinti che non c’è nes-suna inevitabilità all’attuale cri-si dell’acqua nel mondo e al fatto che 1,5 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabi-le e 2,6 miliardi non beneficiano di nessun servizio igienico-sa-nitario. Non v’è nessuna inevi-tabilità per quanto riguarda la quantità d’acqua disponibile e la sua qualità”.Quindi: nessun “determinismo” rassegnato, ma cammini di giu-stizia (se ne è parlato anche al-la recente edizione di Civitas, maggio 2008), per giungere in-sieme al 60° compleanno del-la Dichiarazione Universale dei diritti umani (10 dicembre 2008) e al marzo 2009 (quinto Forum Mondiale sull’acqua).Si potrebbe dire: goccia dopo goccia, passo dopo passo…

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Sentinelle del mattino

Ancora sulle rive del fiume, ancora tra le risate degli spiritelli. Seduto su una sponda, Andrea lascia che lo scorrere del fiume entri in lui, si unisca al flusso dei suoi pensieri e li renda ugualmente fluidi. Sotto ai suoi occhi vede la vita proseguire il suo corso: una biscia scivola ra-pida sulle sponde del fiume, pesci argentei si inseguono tra i ciottoli, piccoli passeri si immergono nelle sorgenti per rinfrescarsi. Qualcos’al-tro si unisce all’armonia del fiume, una macchia bianca ed azzurra, un angelo che si posa sulle sponde del corso d’acqua e si piega a bere. An-drea sorride a Gio mentre questa, le guance arrossate dall’acqua fredda,

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Corry

solleva divertita gli occhi, si alza in piedi e attraversa il fiume, immersa fino alle ginocchia, per poi andare a sedersi accanto al giovane amico. «A cosa pensi?» esordisce Gio senza preamboli.Andrea attende a rispondere, perso a fissare il paesaggio fantastico di fronte a sé. Alle sue spalle il frastuo-no del traffico giunge dal cuore della città, portato dal vento, ed il ragazzo, con aria disgustata, chiede:«Li senti?»«Chi?»«Gli uomini» risponde Andrea, acido «Così rumorosi. Così affrettati. Co-sì… irrispettosi!»«Come mai te la prendi tanto con la tua gente?» ribatte Gio.«Discutevo in famiglia l’altra sera. L’ennesima petroliera è andata a schiantarsi sugli scogli, riversando le sue tonnellate di veleno nel mare. Chilometri e chilometri di spiaggia distrutti, centinaia di animali uccisi e milioni di litri d’acqua contamina-ta, come una macchia indelebile su uno specchio immacolato!»«Sai perché accade?»«Certo» risponde sicuro Andrea «Di-sattenzione! Mancanza di rispetto! La nave era una vecchia carretta. Così per i soldi, come al solito, un angolo del magnifico quadro che è questa terra se ne è andato!»«Gli uomini sono testardi» ammet-te Gio con tono distaccato «Da anni, molti di voi parlano di ghiacciai che si sciolgono, habitat che scompaio-no, acqua che finisce, eppure po-chissimi se ne preoccupano..»«Io mi preoccupo!» risponde, indi-gnato, Andrea.«Oh sì» ribatte Gio, fredda «Tu inor-ridisci per una petroliera affondata. Tu, come tanta gente, ti indigni per questi incidenti giganteschi. Eppu-re non ti preoccupi, anzi nemme-no ti rendi conto, delle piccole pu-gnalate che infierisci all’acqua ogni giorno…»«Che intendi dire?» chiede con aria offesa il giovane.«Quanta acqua muore quando ti la-vi i denti e lasci aperto il rubinetto? Quanta ogni volta che rovesci inte-re bottiglie? Quanta ogni volta che ti

Forse è anchecolpa miaL’acqua, come uno specchio, riflette.E aiuta a riflettere. Andrea e Gio si sono affezionatial fiume e alle sue rive, un luogo che favoriscelo scorrere impetuoso dei pensieri.Oggi Andrea si sfoga e urla contro l’uomo,l’uomo creatore, l’uomo distruttore, l’uomo irrispettoso. Ma Gio gli ricorda che l’uomo è lui, l’uomo siamo noi. Creature, custodi, fratelli.

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Anche tu,giovane

sentinelladel mattino,

se vuoi,puoi scrivere

all’AmicoTuo:daisentiamoci@

libero.it

Aspettiamola tua posta!

prepari un bicchiere per la not-te, non lo bevi e poi la mattina lo getti via?» risponde Gio «Ci sono diecimila modi in cui gli uomini trasformano in cenere, ogni giorno, i frutti della Terra, ma sono talmente coccolati dal loro attuale benessere, da non rendersi conto del danno che arrecano! Non basta passare i pomeriggi a contemplare l’ac-qua, a celebrarla, a decantarne l’importanza, se poi non la si rispetta nel proprio piccolo. È un principio che vale per mol-te cose, Andrea, ma pochi lo ca-piscono..»Andrea tace e fissa intensamen-te lo scorrere del fiume. Incre-dibile. La discussione avuta il giorno prima con i suoi genito-ri è stata praticamente identi-ca. Lui indignato per l’inciden-te della petroliera e loro che gli rinfacciavano gli sprechi quoti-diani. Davvero è anche lui col-pevole? Forse anche lui ha con-tribuito a gettare la sua secchia-ta di petrolio nell’acqua? Anche lui ha gettato nell’ombra uno specchio lucente della Terra? Il

peso di quella colpa è immenso. Gio, però, si accorge di quel do-lore, immerge le mani nell’ac-qua fresca, poi stringe il volto di Andrea , mormorando:«L’acqua è la sorella di tutti, An-drea. Ora lo sai. Conosci il ma-le che le hai fatto. Ma l’acqua è una sorella buona e ti perdo-nerà se la tratterai con rispetto. Ora non potrai più dire “io non lo sapevo” o “io non ci avevo pensato”. Capisci?»«S… Sì, Gio… ho capito» rispon-de con aria assorta Andrea, in-dirizzandole un sorriso incerto per poi tornare a fissare con la bocca semiaperta il fiume, qua-si gli mancasse il fiato. Gio an-nuisce si allontana nell’erba. Sa il peso che grava ora su Andrea ed un po’ si sente in colpa per averglielo posto sulle spalle. «Ma era necessario. E se c’è qualcuno che può far fruttare il principio del rispetto per l’ac-qua, quello è Andrea…» mor-mora la giovane con un sorriso, scomparendo tra gli alberi, in-seguita dal canto riconoscente del fiume e dei suoi fratelli.

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Ho bisogno di DioÈ possibile l’amore tra due persone che non condividono la fede? Può Dio diventare motivo di divisione? Il Nostro Amico risponde a Sara, cercando di condurla sulla strada della vita e della preghiera.

Caro Amico,scrivo a te perché cre-

do di aver bisogno di un parere, un aiuto, qualcuno che sia disposto ad ascoltare davvero quello che mi si muove dentro.Mi chiamo Sara, ho venticinque anni e da quattro anni sto con Andrea.Ci amiamo, ci stimiamo e condi-vidiamo tantissime cose: interesse per la lettura e il teatro, giochiamo insieme a pallavolo a livello ama-toriale, amiamo la montagna e gli sport estremi.Ma io la domenica vado a messa e lui no.Io frequento l’oratorio, faccio un po’ di volontariato in parrocchia e ho un bellissimo rapporto con il mio curato, che è anche la mia guida spirituale, ma non posso condivi-dere niente di tutto questo con An-drea. Da un paio d’anni tutto questo sembra essere diventato un proble-ma insormontabile. Ne parlo spes-so con le amiche e con il don, e la ri-

sposta è sempre la stessa: devo stare molto attenta ad imbarcarmi in un rapporto così!Già, perché Andrea non è uno di quei ragazzi che dopo la cresima si sono stufati della messa e dei preti e si sono allontanati. Andrea ha scelto di non avere niente a che fare con Dio e con la Chiesa. Secondo lui Dio non esiste. Ogni volta che racconto la mia situazione, le persone riman-gono sconvolte, perché non riescono a capire come noi due possiamo te-nere in piedi un rapporto. Ma noi ci amiamo! Ci rispettiamo e desideria-mo con tutto il cuore sposarci e for-mare una famiglia. Il valore della fede è primario per me, ma io credo fermamente di aver trovato l’uomo della mia vita.Credi che tutto questo abbia un sen-so? Possono due persone così diver-se riuscire comunque a formare una famiglia bella e felice?Grazie per il tuo ascolto,

Sara

Cara Sara,grazie di avermi scritto.

Tutto ciò mi dà modo di ricercaree riaccendere un po’ di quello slancio di fede e di Amore cristiano che spesso si affievoliscenella nostra vita, proprio quando le nostre relazioni si intrecciano con persone, spesso a noi molto care, che non sentono questo “bisogno” di Dio. Spesso, quando qualcuno mi dice: “Che bravo tu che vai a messa...”,io rispondo che non è bravura; anzi forse io sono meno forte di altri, avendo un “bisogno” in più, un bisogno che (grazie a Dio) mi rende faticoso il passo se non prego, se non sento Dio presente.Non credo proprio non sia

possibile un rapporto tra due persone che non condividono la stessa fede, anche perché il mio rapporto personale con Dioè già di per sé diverso da quellodi chiunque altro.Certo è più difficile un rapporto così, perché manca la condivisione di un “sentire” che darebbe per scontate molte cose.È più faticoso perché tu, ogni giorno, vieni interrogata sulla tua fede. Ma se non ti lasci abbattere, a volte può essere una grazia... Ogni giorno, anche se non esplicitamente, qualcuno osserva il tuo “si”.C’è una sola cosa da fare. Vivi la tua fede, tieni acceso il tuo rapporto con Dio,

prega molto, anche per lui.Ecco... sì... prega per lui! C’è una bellissima cosa che succede quando ci si ama: si tende ad assomigliarsi.E allora lui, amandoti, amerà quel tuo “sentire” che in fondo ti rende così speciale. Forse non lo chiamerà Regno dei Cieli, ma semplicemente Amore.Non preoccuparti per lui, non cercare di convincerlo a tutti i costi. Tu vivi il tuo “bisogno”. Ti accorgerai, con il passaredel tempo, di quanto lui in fondo sia più vicino a Dio di quel che credi, e di quanto Dio, anche attraverso di te gli stia accanto e lo accompagni. Buona vita insieme.UnAmicoTuo

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Cose di casa

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Lettera apertadi madre Emma

I lavori del Capitolo si sono aperti con l’ascoltodella relazione della Madre Generale sr Emma

alle sorelle presenti.La madre ci ha affidato un “Credo” speciale,

che volentieri condividiamo con i nostri lettori.

Carissime sorelle,permettetemi, pri-

ma di consegnare il mandato che la vostra fiducia mi ha affidato dodici anni or sono, di ringraziare con voi il Signore per avermi sostenuta e guidata con la sua sapienza in que-sto lungo e a volte faticoso cammi-no compiuto nella ricerca della vo-lontà di Dio.Quando per la volontà del Signore e per la vostra fiducia “sono venuta tra voi, non mi sono presentata con sublimità di parole e di sapienza. Io venni nella debolezza, con timore e trepidazione…” (cfr 1Cor 2,1-3). Sento perciò il dovere di ringraziare tutte: anzitutto grazie alle Sorelle del Consiglio con le quali ho condiviso la responsabilità della guida e dell’ani-mazione delle Comunità, grazie alle Sorelle anziane e ammalate perché, con la loro sofferenza e con la loro preghiera, hanno sostenuto le mie fatiche, grazie alle più giovani che con la loro freschezza hanno ridato speranza e vitalità al nostro impegno apostolico e carismatico, grazie alle meno giovani… Grazie di cuore a tutte, perché tutto quanto è stato fat-to, è stato compiuto certamente con l’aiuto e la disponibilità di tutte. Insieme abbiamo percorso un buon tratto della storia della nostra Fami-glia ed ora possiamo cantare il no-stro Magnificat, il canto che “di ge-nerazione in generazione” riconosce la misericordia del Signore e la sua grazia sempre rinascente. Lo Spirito del Risorto è in mezzo a noi e ci incoraggia, e proprio con

questa certezza nel cuore possiamo guardare il volto di questa nostra bel-la Famiglia, per comprendere quale cammino Egli ci indica per diventa-re, come le prime donne “evangeli-ste”, audaci testimoni della Risurre-zione, sollecite nell’annunciarla agli uomini del nostro tempo. “la comunione: dono e profezia per l’umanità” è il tema scelto per il no-stro Capitolo. Dono e profezia: un binomio che mi fa guardare con occhi nuovi alle no-stre Comunità e mi fa “sognare” un nuovo modello di vita comunitaria. Un sogno che mi riscalda il cuo-re: vedo Sorelle che vivono insieme perché sanno di essere chiamate dal Signore a formare una sola Famiglia per un’unica missione; vedo Sorel-le che si vogliono bene e pongono l’amore di Cristo come “il cardine del proprio progetto di comunione, lo scopo di ogni lavoro apostolico, l’impegno inderogabile dell’esisten-za” (dalla nostra Regola di Vita).Credo in Comunità in cui si respira aria di comunione, di fraternità, di attenzione reciproca; Comunità in cui il pettegolezzo, l’invidia, la ge-losia, i musi, le pretese, le critiche, la mentalità del mondo… non tro-vano posto. Non sogno Comunità ideali, ma cre-do in Comunità vere, concrete, dove ognuna è disposta a pagare di per-sona il prezzo della vita fraterna. Co-munità che imparano ad usare tutti quegli strumenti che aiutano a cam-minare nella comunione: l’incontro comunitario, la condivisione della

vita, la condivisione della Parola, la correzione fraterna, il discernimen-to comunitario, il progetto comuni-tario, la revisione di vita... Comunità che danno un posto pri-vilegiato:- alla Parola ascoltata, meditata, ru-minata, condivisa, perché illumini le scelte piccole e grandi;- all’ eucarestia adorata e celebrata, quale presenza viva del Signore; - alla preghiera difesa “a denti stret-ti” dagli impegni di apostolato, una preghiera curata, personale e comu-nitaria, un tempo dato gratuitamen-te a Dio perché Lui, e non altro, in-vada la nostra vita.Le Comunità in cui credo sanno di non essere mai arrivate e di dover ri-cominciare ogni giorno a tessere la comunione, dono bellissimo e fra-gilissimo… E, quando percepiscono che questo dono si incrina, si affret-tano a ricostruirlo usando il dialogo, il confronto sereno, la comprensione e il perdono. Le Comunità in cui credo sanno guardare la realtà con gli occhi di Dio e sanno vedere e dire “grazie” per le opere meravigliose che Dio compie nella vita di ciascuna, nella Comuni-tà, nella Chiesa, nella società, senza mai dare nulla per scontato.Credo in Comunità in cui la Respon-sabile non è colei che dice sempre sì a tutto, né colei che detta legge, ma una Sorella che cerca insieme alle altre il bene di ciascuna e della Comunità, che tesse continuamen-te l’unità, che sa creare un clima di corresponsabilità, che sa prende-

Il Signore benedicaquesta nostra Famiglia,

ci conceda di essere sempre più attente

alla sua Voce, alla sua Parola, e ci faccia,

come Maria, serve umilie povere del suo Regno,

del suo Messaggio.

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Nella vita di una famiglia reli-giosa il Capitolo Generale è un grande evento, che si ripresen-ta normalmente ogni sei anni. Noi Suore Operaie l’abbiamo vissuto a Fantecolo (Bs) dal 30 marzo al 12 aprile. La presen-za in più occasioni del vescovo ausiliare mons. Beschi e del ve-scovo emerito mons. Sanguineti ha sottolineato che un Capitolo non interessa solo le suore che lo celebrano, ma ha un valore ecclesiale, coinvolge indiretta-mente tutta la Chiesa. Giuridicamente il Capitolo ha potere legislativo - è il Capitolo

che traccia le linee da seguire negli anni futuri, che prende le decisioni più importanti - e ha potere elettivo - è il Capitolo che elegge il governo della Congre-gazione: la Madre generale, la Vicaria e le consigliere. Accan-to a questi “poteri”, il Capitolo è espressione dell’intera famiglia religiosa: dalla sorella più giova-ne alla sorella immobile nel let-to dell’infermeria; dice l’unità nella carità di tutta la famiglia religiosa.Durante i giorni del Capitolo tutta la Congregazione si ritro-va per verificare il cammino fat-

Il nostro XIICapitoloGeneraleUna bella mescolanza di colori e di culture! Esperienza di tutte, giovani e meno giovani, europee, africane, sudamericane,è stata quella di una nuova e fresca Pentecoste,nel cammino verso una comunione “globalizzata”, una comunione tra le diverse culture.

Sabrina pianta

re le decisioni finali, che è pronta a comprendere e incoraggiare e che sollecita continuamente la fedeltà al carisma.Credo in Comunità protese all’evan-gelizzazione del mondo del lavoro, desiderose di formare ed educare i lavoratori, soprattutto i giovani, ai valori umani e cristiani. Comu-nità appassionate della gente, fan-tasiose nel trovare le modalità per arrivare ad annunciare ovunque il Vangelo: nei luoghi di lavoro, nelle Comunità cristiane, alla gente che incontrano. Credo in Comunità che cercano di camminare con la Chiesa locale, con le altre Congregazioni, con i laici, capaci di lavorare in rete con le re-altà che condividono la nostra stes-sa attenzione al mondo del lavoro, perché chi ci incontra possa rico-noscere il volto di una Chiesa che è comunione.Comunità che vivono dove la gente vive, aperte ai fratelli che chiedono di partecipare alla nostra preghie-ra e alla nostra missione; Comuni-tà attente a chi fa più fatica a vive-re, sensibili alle tante povertà che ci circondano.Credo in Comunità esperte di con-divisione: condivisione della vita, del lavoro, della quotidianità, della vita uguale a quella di tanti uomini e donne… E che, nella loro sempli-cità diventano faro, luce che orienta la vita di chi cerca la “verità”.Queste le Comunità in cui credo, vorrei dire in cui crediamo!

madre emma arrighini

Le sorelle capitolari con Mons. Beschi il giorno dell’elezione della Madre Generale.

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to e per ascoltare e cercare di com-prendere dallo Spirito il cammino da compiere. Poiché non è possibi-le che tutte le Suore Operaie si fer-mino per 15 giorni e si ritrovino in Capitolo, vengono elette alcune so-relle che rappresentano tutte le al-tre. In questo XII Capitolo Generale eravamo in 27 sorelle, provenien-ti dall’Italia, dal Burundi, dal Bra-sile, sorelle che vivono nel proprio Paese e sorelle missionarie in Afri-ca, America Latina ed Europa. Una bella mescolanza di colori e di cul-ture! Ci siamo preparate a questo evento per quasi un anno. In tutte le comunità ci si è confrontate, si è pregato, si sono approfonditi e veri-ficati i valori della nostra vita religio-sa. Ogni comunità ha sintetizzato le proprie riflessioni e le proprie pro-poste. I diversi contributi sono stati elaborati nello strumento di lavoro, che ha fatto da linea guida ai lavori capitolari. In questo modo la voce di tutte le sorelle e di tutte le comunità è arrivata in sala capitolare.Nelle settimane immediatamente precedenti il Capitolo, le sorelle ca-pitolari hanno intensificato la loro preparazione incontrandosi alcuni fine settimana e ponendosi in ascol-to della Parola di Dio e della realtà in cui viviamo oggi. Ogni Capitolo Generale ha un tema particolare sul quale riflettere mag-giormente. Questa volta per noi era: “La comunione: dono e profezia per l’umanità”. Ci rendiamo conto che la comunione è la meta e il senso della nostra vita; la comunione con Dio e con i fratelli è un dono che ci viene dall’alto ed è annuncio carico di speranza per ogni persona. Oltre che confrontarci sulla comu-nione, il Capitolo è stato un’espe-rienza viva di comunione tra sorelle che venivano da comunità diverse, inserite in contesti culturali diversi. Più che aiutarci a fare grandi ragio-namenti, il Signore ci ha permesso di sperimentare la bellezza della co-munione, che non livella, ma riesce a coniugare l’unità con la diversità.Il tema della comunione si è da su-bito declinato come interculturali-tà, che è divenuto l’argomento tra-

Cose di casa

Grazie di cuore alle Sorelle del Consiglio che hanno servito la nostra famiglia in questi anni!

Auguri di cuore alle Sorelle del nuovo Consiglio e buon lavoro!

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sversale nei diversi argomenti af-frontati.In un mondo sempre più globaliz-zato, dove razze, religioni e cultu-re diverse si ritrovano a vivere l’una accanto all’altra, noi Suore Operaie ci sentiamo chiamate a vivere una forte comunione tra noi, tra sorelle appartenenti a culture e razze di-verse, per essere segno che vivere insieme si può. In un mondo in cui la diversità di cultura porta spesso alla divisione, vivere la comunione per noi significa testimoniare che è possibile vivere insieme nella gioia e nel rispetto.I giorni del Capitolo sono stati in-tensi, non privi di fatica e ricchi di lavoro e impegno. Esperienza di tutte, giovani e meno giovani, euro-pee, africane, sudamericane, è stata quella di una nuova e fresca Pente-coste. Nella povertà e nei limiti di ciascuna e della nostra famiglia re-ligiosa abbiamo sperimentato co-me lo Spirito è presente e guida là dove vuole Lui. E ora ci sta guidan-do verso una comunione “globaliz-zata”, una comunione tra le diverse culture.Continuiamo a lasciarci guidare dal-lo Spirito, perché quell’esperienza forte e indimenticabile di comunio-ne vissuta nel Capitolo possa calarsi nella realtà di tutti i giorni e divenire per noi, per i nostri colleghi, per le persone con le quali condividiamo la vita, esperienza quotidiana di uni-tà nella diversità.

Come ElisabettaAbbiamo festeggiato, nella nostraCasa Madre di Botticino Sera, gli anniversaridi Professione Religiosa di tredici nostre sorelle.Una commovente festa di famiglia!

1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10… Non stiamo dando i numeri, stiamo contando con la mente e con lo sguardo le dieci sorelle che oggi, 31 maggio, davanti all’as-semblea riunita in festa nella chiesa della nostra Casa Madre a Botticino, stanno festeggian-do i loro 50, 60 e 70 anni di Pro-fessione religiosa. Sono occhi colmi di gioia e di stu-pore quelli dei presenti, parenti ed amici che fissano queste dieci sorelle segnate in volto dai lun-ghi anni trascorsi dal loro primo sì, ma con il cuore ancora colmo di amore verso quel Dio che le ha chiamate e che continua a river-sare amore su di loro. Sono gli stessi sguardi che il 1 maggio avevano lodato il Si-gnore per il 25° anniversario di sr Elena e sr Adela. Venticinque anni di fedeltà a quel Dio che chiede di lasciare ogni cosa, fa-

miglia, amici, casa, per seguirlo e restituisce il centuplo in case, fratelli, amici. È questo che an-che a sr Elena e a sr Adela il Si-gnore ha chiesto durante il loro cammino.Un cammino che le ha portate a lasciare la propria terra, l’Italia e il Burundi, alla volta del Brasile, dove attualmente vivono.Dopo la grande festa che la no-stra famiglia ha vissuto attorno alle nostre due sorelle missio-narie in America Latina, oggi la lode a Dio si innalza nuova-mente.“L’anima mia magnifica il Si-gnore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore…” sono le parole del Vangelo che aprono davanti a noi lo scenario della Visitazione di Maria alla cugi-na Elisabetta.Una scena che si presenta da-vanti a noi anche oggi, dopo più

Sr Adela e sr Elena

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di duemila anni, in maniera un po’ diversa. Sì perché, sr Emiliana, sr Elisabetta, sr Pierina, sr Lucia, sr Pa-ola, sr Adeodata, sr Delfina, sr Ester, sr Adelaide e sr Virginia - con il suo slanciato entusiasmo di novan-tenne, come sta ricordando don Gaetano nell’omelia - assomigliano ad Elisabetta, assomigliano a quella donna non più giovanissima che per la sua fede nel-la promessa di Dio ha in dono un figlio.Queste sorelle, queste donne, grazie alla fedeltà di Dio stanno rinnovando il grande dono che hanno tra le mani, quello di testimoniare l’amore all’uma-nità di oggi. E in questo momento lo stanno facendo così, ripetendo ancora una volta nella gioia il loro sì, per dire a te, a me, a noi tutti che Dio è fedele e ci rende fedeli. Sr Cinzia

Un santo da festeggiare,una giornata da organizzare,

i cartelloni da appendere,il materiale da recuperare…

e piove! Ma i santi non si sono mai tirati indietro davanti a niente,

figuriamoci se si spaventanoper un po’ di pioggia!

E allora “Coraggio,un’occhiata al cielo (tempestoso)

e poi avanti!”.

Ecco le previsioni del tempo per domenica 18 mag-gio 2008: al nord tempo instabile con possibili ro-vesci a carattere temporalesco, in particolare su Brescia e più precisamente sul paese di Botticino Sera.Disperazione e tragedia si abbattono sul team lo-gistico delle Suore Operaie al sentire queste cata-strofiche notizie, riferite ovviamente al giorno del-la Tadini Fest.Era una mattina buia e tempestosa… Fin dall’alba del grande e attesissimo giorno (o forse dalla notte precedente), decine di suorine operose e il mitico Fratello, insieme con gli infaticabili collaboratori, sono all’opera. La piazza ha tradito, ma a Botticino non ci si lascia scoraggiare da poche gocce d’ac-qua. Il salone del “meno tre” è pronto ad accoglier-

Sr Virginia con Madre Emma

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Tadini Fest 2008: il diluvio, Noè e l’Arca…ngelo!

ci. Certo, forse è un po’ grigio, ma in poche ore cambia cera: qualche telo colorato, otto postazioni strate-giche rigurgitanti cartelloni, colori e striscioni, un po’ di musica giusta e l’ambientazione centrale… la vera protagonista della festa. Ma faccia-mo un passo indietro…C’era una volta un sacerdote, tale don Arcangelo Tadini, che nel 1900 si inventò le suore operaie…Otto anni dopo, arrivarono nella Ca-sa Madre a Botticino Sera i padroni di casa: Gesù, Maria e Giuseppe, tre figure che oggi costituiscono il pla-stico situato nella cappella del fon-datore. Ve li ho messi davanti tutti e tre… Eccoli i veri protagonisti della Tadini Fest di quest’anno. Per ono-rare i cento anni del loro arrivo a Botticino, le suore operaie si sono inventate la festa del secolo, un viag-gio misterioso, con partenza in Casa e destinazione… il mondo!

La giornata, come ogni anno, ha inizio nella chiesa di Botticino Sera con la S. Messa presieduta dal par-roco. Dopo un pranzo a tempo di re-cord, tutti in piazza! O meglio, tutti nell’hangar! La festa comincia con gli inni del Tadini, arrangiati per l’occasione dalla mitica Tadini Band. Ma il mo-mento cruciale sta per arrivare: im-provvisamente il silenzio scende sul salone, le luci si abbassano (un gra-zie speciale alle nuvole!), si inizia a sentire una musica dolce, sembra ebraica… L’attenzione si sposta sul grande portone, dove scrive ci sia una certa agitazione. Si intravedo-no delle figure che all’esterno, ripa-rate da enormi ombrelloni, stanno lottando con qualcosa o qualcuno che oppone un strenua resistenza. Finalmente il portone si apre… ed ecco la famiglia di Nazareth! Sono proprio loro, tutti e tre! Manca solo

l’asino, che, in quanto asino, prefe-risce rimanere sotto la pioggia piut-tosto che accompagnare Giuseppe nel suo viaggio. Per fortuna la Santa Famiglia ha trovato un compagno migliore: don Arcangelo Tadini in persona, che, con ciuffo e bastone, zoppica allegro tra Maria e Gesù. I nostri amici si sistemano in casa, stanchi per la lunga camminata. Ora che i padroni di casa sono ar-rivati, possiamo partire. Sono loro a consegnarci il passaporto per il viaggio: la carta verde con cui visi-tare e conoscere tutte le comunità delle Suore Operaie nel mondo. Dal-la piccola Nazareth, da una piccola famiglia nata a Botticino Sera più di cento anni fa, a tutte le piccole fami-glie nate in Italia, Burundi, Brasile e Inghilterra. Poiché il più grande de-siderio di ogni comunità delle Suo-re Operaie è quello di diventare in piccolo una Santa Famiglia, siamo

Camilla Marcolini

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ni non mancano: Mary Poppins e la sua valigia fatta con un tappe-to, il gladiatore romano, il leone, la bocca della verità, Robin Hood e alcuni bagnini d’eccezione. Per realizzare una vera commistione tra sacro e profano non potevano mancare i cantanti, il bar e gli ar-tisti di strada: i mitici trampolieri e un gruppo di musicisti africani che con le loro percussioni han-no dato una scossa alla festa; per non parlare del trampoliere più alto del mondo, che con le sue acrobazie ci ha tenuti tutti con il fiato sospeso.Nazareth è rimasta sempre aperta per chiunque volesse fabbricare una sedia, scambiare due parole con Maria o giocare con Gesù. Ci è capitato però di intravedere un cartello strano.. “TORNIAMO SU-BITO”… la Santa Famiglia, la Fa-miglia sempre in viaggio, non ha saputo resistere ed è partita per dare una Santa Sbirciatina agli stand. Vedere il piccolo Gesù che gioca nella Fossa dei Leoni a Roma è una vera soddisfazione.Per ringraziare come si deve il Vero Padrone di Casa, la festa si è conclusa in chiesa, dove ognuno di noi si è affidato alla Santa Fami-glia, affinché siano loro a guidare e proteggere noi e tutte le nostre famiglie.Il salone ora è vuoto, la musica si è spenta, don Tadini dall’alto sor-ride e alle pareti restano i vostri messaggi per noi, per Lui…Carità è saper donare senza volere nulla in cambio.Disponibilità è una mano tesa al fratello.Carò Gesù, grazie per questo mo-mento di felicità che hai regalato alla mia famiglia. Un bacio alla nonna da parte mia.Umiltà è mettersi a tavola insieme.Speranza è vedere con gli occhi del cuore.Laboriosità è darsi da fare strin-gendo la mano del fratello.Voglio essere accogliente, mi impe-gno a ridere fino allo sfinimento con persone che non conosco.Semplicità, dillo con un sogno: i miei figli.

tutti invitati a dare una sbirciatina dal buco della serratura delle loro case, per essere veri testimoni del Suo Amore quaggiù.E quale migliore guida di don Ta-dini in persona? La sua faccia, la sua persona, le sue parole si scor-gono un po’ dappertutto nel salo-ne: è lui che ci guida alle virtù, è lui che ci assegna un compito, è lui che ci spinge a creare un mon-do migliore. Quest’anno le sisters hanno de-ciso di metterci al lavoro sulle virtù; ne hanno scelte otto: fede, speranza, carità, laboriosità, di-sponibilità, accoglienza, umiltà e semplicità. Tutte le famiglie delle Suore Operaie presenti nel mondo sono chiamate a vivere e incarna-re queste virtù (più molte altre..), ma per la festa hanno deciso di attribuirne una ad ogni gruppo di comunità: Milano, Manocalzati e Guidizzolo (che giocano insieme), Brasile, Padova, Brescia, Inghilter-ra, Burundi e Roma. In ogni stand don Arcangelo ci assegna un com-pito in tema con la virtù messa in risalto: un sorriso, una preghie-

e le bancarelle tipiche del Burun-di e del Brasile. I personaggi stra-

Cose di casa

ra, un gesto d’amore… Le suore e i loro collaboratori ci aspetta-no con giochi, attività e riflessio-ni: calcetto e ping-pong nelle co-munità di oratorio, il carnevale in Brasile, giochi pazzi al mare, in Inghilterra, a Roma, in Burundi e a Brescia, giochi di ruolo a Padova

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Adueadue

È meglio l’acqua del rubinetto o l’acqua in bottiglia? Qual è più buona? Quale più pura?Chi è più amica dell’ambiente? E l’acqua venduta è sincera quando parla di se stessa

in televisione? Chiediamolo direttamente all’acqua. Due gocce d’acqua, la signora “Acqua libera” e la signora “Acqua venduta”, sono state messe a confronto in una intervista doppia,

si raccontano e danno la loro personale risposta all’annoso dibattito.(intervista liberamente trascritta dal video realizzato dal gruppo meetup amici di Beppe Grillo - napoli)

ACQUA VENDUTA ACQUA LIBERA

Come ti chiami? Signora Acqua. H2O

da dove vieni?Dalle colline in fiore, molto molto lontane.

Dalla cima della montagna, qui vicino.

dove sei ora?In una bottiglia di PET,di plastica.

In una brocca di vetro.

Rispetti l’ambiente? No, non proprio. IO sono l’ambiente.

Che fine fa poi la bottiglia di plastica?

Eh, in discarica.

Chi delle due è la migliore? Io! Io!

Qual è la tua occupazione? La do… a bere in televisione! Io sono l’acqua e faccio l’acqua!

viaggi?

Per chilometri e chilometri, prendendo un sacco di sole.Mi faccio portare in enormi tir, su e giù per l’Italia!

Io scorro, mica prendo l’autostrada!

Quanto costi?La bontà ha il suo prezzo e io sono molto buona!

Sono gratis!

Chi conviene di più? Lei. Io.

l’ultima volta che hai fatto le analisi?

Che saranno?Due, tre, quattro anni fa…

Ieri.

ma c’è da fidarsi? Eh mo’ guardiamo al cavillo! Certo!

mai stata trovata positivaal doping?

Se bella vuoi apparire un poco devi soffrire!

Stai dicendo a me?

Pubblica o privata?Cribbio si contenga!Lei è una particella del servizio pubblico, se lo ricordi!

Eh sì, privatizzami ‘sto tubo!

destra o sinistra? Ancora con questa storia? Ancora con questa storia?

l’uomo è l’unica specie che produce rifiuti.

Io aiuto a favorire la produzione di rifiuti.

dì all’altra una cosa non le hai mai detto.

Beata te! Venduta!

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Cinema e cultura

Scrivere mi piace, non lo nego, ma Il mercante d’acqua, vero testo di narrativa, non l’ho scritto per il gu-sto della scrittura, ma per militanza politica. Da anni scrivo sui guasti del sistema, sugli squilibri Nord/Sud, sulle malefatte delle imprese, sul-la necessità di imboccare la sobrie-tà, e mi pare che quei testi abbiano reso un buon servizio. Hanno con-sentito anche a chi non ha in tasca la laurea in economia di esplorare le strategie economiche che produco-no povertà. Hanno fatto scoprire il consumo critico e hanno fatto luce sui percorsi più reconditi della poli-tica legata alla quotidianità. Hanno messo sotto accusa la crescita e han-no richiamato non solo l’urgenza di adottare stili di vita più sobri, ma anche di progettare un nuovo siste-ma economico capace di coniugare sobrietà, piena occupazione e diritti fondamentali per tutti. Tutto sommato il bilancio è positivo, ma sento che se vogliamo raggiun-gere dei risultati incisivi dobbiamo fare di più. Dobbiamo uscire dalla nostra cerchia ristretta e raggiun-gere un pubblico più ampio. Quello più distratto, più pigro, più votato ai romanzi che ai saggi perché è aller-

gico ai numeri e ai discorsi troppo argomentati. Ed ecco l’idea della narrativa come veicolo per raggiun-gere i lontani, per aprire una breccia nel mondo della scuola e fare arri-vare i temi che ci sono più cari a chi compra libri solo per il gusto della lettura. Speriamo che riesca, perché se non troviamo il modo per fare straripare le nostre idee e farle cola-re fuori dalle mura della nostra diga, non andremo da nessuna parte.Il Mercante d’acqua è un inno ai be-ni comuni, ai diritti e all’economia di comunità. Ma quando cominciai a scriverlo, una trentina di anni fa, mi ponevo un altro obiettivo. Era la fine degli anni settanta, il muro di Berlino doveva ancora cadere e l’economia pubblica non era sot-to attacco come lo è oggi. Neanche l’acqua era un’emergenza. La globa-lizzazione lanciava i primi segnali, ma solo i più attenti li percepiva-no. Insomma era un altro mondo per mentalità, prospettive, dibat-titi in corso. Ma per un aspetto era identico a quello di oggi: l’ignoran-za della gente. Vengo dalla scuola di Barbiana e il tema del sapere mi è sempre stato a cuore. Il sapere per la dignità personale, ma anche per la

libertà e la partecipazione politica. A fine anni sessanta avevo avuto il privilegio di seguire una scuola per quadri sindacali e lì imparai l’im-portanza dell’economia. Di colpo capii che qualsiasi tema, dalla qua-lità della vita alla sicurezza sociale, dalle questioni ambientali alle re-lazioni internazionali, ha a che fare con l’economia.Da allora ho fatto della divulgazio-ne del sapere economico un impe-gno di vita. Uno dei primi obiet-tivi che mi prefissi fu la stesura di un libro per la scuola, alternativo a quelli dominanti. Un testo che non fosse la solita tiritera sul sistema di mercato che immancabilmente co-mincia con i grafici sull’andamento dei prezzi in base alla domanda e all’offerta. Volevo realizzare un te-sto che smascherasse i veri intenti del capitalismo e descrivesse in che modo serve gli interessi dei mercan-ti contro la gente e contro il piane-ta. Cominciai a lavorare all’opera nel 1977 e nella stesura dell’indice inserii un capitolo sulla natura del profitto. Ripassai Marx e la sua tesi, che il profitto, o come lo chiama lui il plusvalore, non è altro che lavoro non pagato, mi convinse di nuovo,

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Il mercanted’acquaChe cosa succede su un’isola,quando tutti i pozzi d’acquasi seccano tranne uno?La popolazione,che prima convivevaall’insegna della solidarietà,diventa schiava.È la trama del romanzo di Francesco Gesualdiche racconta la parabola del “progresso”,quando i diritti diventano concessionie le persone manodopera da sfruttare.

ed anzi mi coinvolse emotivamen-te perché vivevo il furto sulla pelle. All’epoca lavoravo in fabbrica e, ar-rivato a una certa ora del pomerig-gio, non potevo fare a meno di dir-mi: “D’ora in avanti stai lavorando gratis per il padrone”.L’idea di lavorare gratis non mi an-dava proprio giù ed era così forte il bisogno di spiegare l’inganno a tutti, che scrissi una breve storia sull’oro-logio di una fabbrica, che avendo ca-pito il trucco del padrone va indietro al mattino, per ritardare l’inizio del lavoro, e in avanti la sera per anti-cipare l’uscita. Finché il padrone si inferocisce e lo manda in frantumi con una martellata. La storia, che intitolai “L’orologio stregato”, ven-ne pubblicata da un piccolo editore fiorentino e ignoro quante persone possano averla letta. Ma quell’espe-rimento mi convinse che la narrati-va poteva essere un buon metodo per fare capire i concetti complica-ti a tutti e mentre scrivevo il testo di economia per la scuola, comin-ciai anche un’altra novella che rac-contava di un’isola che viene colpita dalla siccità.Tutti i pozzi si prosciugano ad ec-cezione di quello di Melebù che è

molto profondo. La gente di Terra Secca, così si chiama l’isola, va da Melebù per chiedergli soccorso e lo ottiene, ma in cambio deve cedergli tutte le sorgenti. Senza beni comu-ni, l’isola piomba nella trappola del lavoro salariato al servizio di Mele-bù che ha elaborato un piano per arricchirsi vendendo acqua. Da qui si dipana una storia, che senza mai citare il denaro, ripercorre in filigra-na le tappe del capitalismo: i con-flitti di classe, le crisi, il ricorso alla guerra, il fordismo, il consumismo, l’inquinamento, la disgregazione sociale. La trama era convincente, ma mi mancava un finale adeguato e non avevo tempo per curare due libri in contemporanea. Privilegiai il manuale per la scuola, che uscì nel 1982, mentre Il Mercante d’acqua rimase nel cassetto fino all’estate del 2006, quando lo ripresi in mano quasi per caso. Fui sorpreso di tro-varlo più attuale che mai e capii che il finale stava nelle idee maturate ne-gli ultimi anni: sobrietà, diritti, eco-nomia del bene comune. Lo com-pletai e lo passai a Feltrinelli. Ora il libro è in libreria e la storia, quella vera, ci dirà se la narrativa può es-sere d’aiuto alla politica.

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Francesco gesualdiaLLievo di doN MiLaNi, FoNdaToRe e CooRdiNaToRe

deL CeNTRo Nuovo ModeLLo di SviLuppo di veCChiaNo (piSa)

Racconto diFrancesco Gesualdi,

che descrive in filigrana l’espropriazione capitalistica

dei beni comuni,i conflitti di lavoro,

i guasti del consumismo,una diversa possibilitàdi produrre e lavorareper il bene comune.

Testo per tutti,compreso il mondo

dei ragazzi.

In “acqua con giustiziae sobrietà”,

l’autore Francesco Gesualdi affronta in otto capitoli

il problema dello spreco, dell’inquinamento,

dell’ingiusto monopolio di un bene che è un bene

comune dell’umanitàe indica i comportamentiper un utilizzo dell’acqua

“giusto e sobrio”.

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Var

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Ho conosciutoun taledi Cesenatico

Ho conosciuto un tale, un tale di Cesenatico, che voleva comprareil mare Adriatico.

Lo voleva tutto suo, da Trieste in giù,quel bellissimo marepiù verde che blu.

- Pagherò quello che costa,e mettete pure nel contoVenezia, Ancona, Barie San Benedetto del Tronto.

Voglio essere il proprietarioed unico padrone

del mare, delle spiagge,dei pesci, delle persone.-

- Ma cosa ne vuole fare?- gli domandava la gente ...- il mare, se ci fa un tuffo,è tutto suo, per niente.

Lo può guardare gratisda Brindisi, da Porto Corsini ...E poi dove li mettei bastimenti, i delfini?-

- Farò fare una cassafortecosì grande che basteràper il mare e le sue barche,i paesi e le città.

Non avete capitoche tipo sono io?A me il mondo non piacese non posso dire: è mio -.

Era un tipo così,quel tale che vi ho detto.Soldi ne aveva a montagne,ma in fondoera un poveretto...

Non sapeva che il mondonon costa nemmeno un quattrino:può averlo tutto gratisse vuole, anche un bambino.Gianni Rodari

Un

pre

te p

er te

Cristiana Crippa

Don Arcangelo Tadini scelse di aver cura della sua persona attraverso l’idroterapia, la cura dell’acqua, inventa-ta dal dott. Kneipp e ancora molto diffusa oggi. In un’epoca in cui non esisteva ancora la medicina moderna, Sebastian Kneipp (1821- 897) curava i suoi pazienti con metodi semplici e guariva o alleviava così i loro mali. La cura di base del metodo Kneipp è fondata su cinque principi: l’idroterapia, il movimento, l’alimentazione, le erbe, lo stile di vita.

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La Tadini Team preghiere hanno potuto evitare la completa disfat-ta... anche se ricordo ancora le fantastiche schiaccia-te di sr Ale, senza nulla togliere alle altre suore!Tale disfatta comunque ci ha portato a vincere il nostro primo premio simpatia, giusto perché non siamo riusciti a vincere neppure un set... Anche l’anno seguente ci abbiamo riprovato, con il medesimo risultato: tanto divertimento, pochi risultati!Finalmente, il terzo anno, abbiamo optato per una rivoluzione totale dei giocatori, relegando le simpa-tiche suore all’immancabile, nonché importantis-simo, ruolo di tifose. Risultato: divertimento sem-pre tanto, ma stavolta raggiungendo addirittura il 2° posto!Per concludere con i risultati e per dare merito ai fantastici giocatori di tutte le edizioni, l’anno scor-so terzi e quest’anno primi!Ovviamente grande felicità per queste vittorie ma, soprattutto, resta la soddisfazione di essere riusciti nel corso di questi anni a mantenere immutato lo spirito di unione del gruppo.L’appuntamento, quindi, è per l’anno prossimo... E ricordate che le iscrizioni alla squadra sono sem-pre aperte: per informazioni rivolgersi alle Suore Operaie!

Fabio damiolini

Come molte belle esperienze, anche la Tadini Team è nata “per gioco”, nell’ormai lontano 2004, quan-do sr Sara mi propose di formare una squadra per partecipare al torneo di pallavolo organizzato an-nualmente in occasione della festa dell’oratorio di Passirano (BS).La parte incredibile, oltre al fatto che io abbia ac-cettato di farne parte, è che la squadra era formata direttamente dalle suore!Ovviamente, come potete immaginare, neanche le

“Acquasul fuoco!”

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Portatemi sulla riva. Sul confine dove l’acqua tocca la terra, dove l’asciutto diventa bagnato. Domani qua metteranno il cartello PRIVATO.Ma di chi è l’acqua? Perché non riesco a non pensare che questa non sia roba da vendere e comprare.Intuisco che è così. Ma perché?Non può esserlo!Datemi una buona ragione!

Per la sua uguaglianza universale.Per l’indipendenza di ogni particella dalle altre, solo due parti di Idrogeno per una di Ossigeno.Per la libertà del suo stato liquido, solido, gassoso nel ciclo della pioggia e nelle correnti.Per la variabilità da quiete a tempesta. Per la consapevolezza della sua massa, gigantesca. Tre a uno! Tre a uno fisso, sulle terre emerse! Per la grandezza di ogni orizzonte marino, che diventa oceano. Per il suo essere linea, confine, finis terrae, che disegna il mondo conosciuto.Per i pesci, i mammiferi marini, la capacità di sciogliere i sali, trattenere lo zucchero, la stanchezza umana e i rifiuti organici. Per la sua spinta dal basso verso l’alto uguale alla massa del liquido spostato. Per la commuovente resistenza dei ghiacciai ai mutamenti climatici per niente scontati. Per la pazienza dei bagnasciuga a Ferragosto.

Per la dignità di memoria del nome dei fiumi avvelenati, e seccati in modo per niente scontato, o mal calcolato. Per la capacità di azione e reazione dei geiser, maremoti, tempeste, tsunami, piene, alluvioni.Per il mistero delle sorgenti prosciugate da grandi opereper niente scontate, o mal calcolate.Per l’umidità dell’aria, la nebbia,la rugiada, le nevi e la grandine.Per la capacità di lavare, togliere la sete, spegnere il fuoco, nutrire le piante.Per il suo essere risorsa, diritto, elemento fondante come l’aria.E come l’aria di difficile conversione in merce, infatti… che prezzo si può dare al vapore? Alla nube, alla nebbia, alla pioggia,al nevischio, alla grandine? La grandine, nel bilancio idrico dei potenti, sarà un costo o un ricavo?Il suo essere bene indiviso nei secoli da antiche civiltà, che fermavano la proprietà sulle rive dei fiumi, non l’ha salvata dall’esser diventata merce nell’ultima frontiera, il WEST, dove per la prima volta nella storia chi arrivava alla terra diventava anche padrone dell’acqua, purché avesse un fucile per difenderla. I nativi d’America erano esclusidalla gara, perché partendo in loco erano troppo avvantaggiati. Così nasce la possibilità di venderlae comprarla!È un’idea che fa proseliti. Per bere dovremo stappare!Acqua da imbrigliare, arginare, deviare, sbarrare, intubare.

Rivendeteci gli iceberg!Prelevata alla fonte in rivoli invisibili. Che mettano i fiumi nell’imbarazzo di non riconoscere mai la foce,la foce… ma quale delta o estuario!Il prezzo... difficile non pensare alle conseguenze di svalutazione dell’intera razza umana,dal momento che l’acqua rappresentail 90% di ogni corpo umano. Dunque, che prezzo dare alla vita, che valore? Più o meno, pagandola bene,... sei bottiglie di acqua minerale. Non è male. Conviene! E la scadenza? Se è merce,avrà una scadenza! Che faremo allora degli stagni pestilenziali, delle lagune museo, delle pozzanghere inquinate? Ma soprattutto dell’acqua dei vasida fiori andata a male. Eh? Nel bilancio idrico contabile del pianeta,l’acqua dei vasi da fioriandata a male,dove la mettiamo? A costo o a ricavo? Ma dove siamo, sulla luna?

Nei mari della luna i tuffi non si fanno, non c’è una goccia d’acqua,i pesci non ci stanno, che magnifico mare,che magnifico mare.Nei mari della luna i tuffi non si fanno, non c’è una goccia d’acqua,i pesci non ci stanno,che magnifico mare…per chi non sa nuotare.(Testo “I mari della luna” di Gianni Rodare “Virtù dell’acqua” di Marco Paolini)

Song n. 32 è uno spettacolo di Marco Paolini, una sortadi concerto popolare, fatto di musiche originali composteed eseguite dai Mercanti di Liquore. Il tema conduttore è legato all’acqua e alla lotta tra chi vuol trattarla come mercee chi crede che essa debba essere sottratta alle regoledel mercato e del possesso. Pubblichiamo un monologo tratto dallo spettacolo: un capitano che parla alla ciurma…

Due parti di idrogeno per una di ossigeno