Sull’Himalaya dove lo scontro tra le montagne generò … · greco, il Golgota cristiano, il...

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la Repubblica 42 SABATO 2 AGOSTO 2014 R2 CULTURA 3. Il turista matematico L A MONTAGNA, quale luogo di avvicinamento al cielo, è per sua na- tura un potente simbolo di innalzamento spirituale, e le reli- gioni di ogni tempo e luogo se ne sono appropriate, santifican- do le vette che avevano a disposizione: il Sinai ebraico, l’Olimpo greco, il Golgota cristiano, il Taishan taoista… Tutte queste al- ture non paiono però che povere colline di fronte alle cime sacre del monte Kailash o del Nanda Devi, rispettivamente dimora degli dèi induisti e og- gettivizzazione di Parvati, moglie di Shiva. “Il tetto del mondo” ha ispirato religioni, leggende e filosofie Ma in realtà nascono dal moto delle placche continentali PIERGIORGIO ODIFREDDI La montagna himalayana co- stituisce una condizione cli- matica estrema, opposta a quelle del deserto mediorien- tale e della giungla tropicale. Ai piedi dei suoi ghiacci è sbocciato l’induismo, sono fioriti i poemi sacri dei Veda e delle Upanishad, ed è am- bientata l’epopea del Mahabharata. La sterminata estensione di quest’ultimo poema, lungo tre volte la Bib- bia, e sette volte l’Iliade e l’O- dissea messe insieme, testi- monia la caratteristica più evidente dell’ambiente hi- malayano, che è l’esagerazio- ne: delle cime a cui si erge, dei fiumi che partorisce, dei ghiacciai che custodisce. E an- che delle amplificazioni della percezione, della coscienza e del pensiero che provoca. Dal punto di vista spiritua- le, questa esagerazione si concretizza nel modello di vi- ta meditativo dei rishi, che si ispirano al motto «ognuno ha ciò che si medita», e trovano nelle grotte dell’Himalaya l’ambiente consono ai loro esperimenti di ascesi globale e distacco totale. I sette rishi storici, associati alle stelle dell’Orsa Maggiore e alle set- te parti dei Veda, stabilirono lo standard di una vita com- pletamente dedita alla con- templazione, e formalizzaro- no la visione di una coinciden- za assoluta e completa fra la mente individuale e quella universale, così come la pre- valenza del dato psichico e soggettivo su quello materia- le e oggettivo. E il loro esem- pio ha ispirato in India innu- merevoli varianti: dai sadhu agli yogin, dai mahatma ai sannyasin. Tutte queste esagerazioni non sono che un riflesso uma- no dell’epico scontro geologi- co che combattono fra loro le placche continentali indoau- straliana ed euroasiatica. Spingendosi l’una contro l’al- tra, come il toro di Shiva con- tro uno yak tibetano, esse pro- vocano una gigantesca “pie- ga” del terreno, che sopraele- va il Tetto del Mondo di circa un centimetro all’anno. An- che se poi l’erosione disfa si- stematicamente questa im- mensa tela di Penelope, ridu- cendone l’innalzamento ef- fettivo a pochi centimetri al secolo. Come comprese per primo il geologo Charles Lyell, nei suoi Principi di geologia del 1830, in grandi tempi questi piccoli cambiamenti sono però in grado di produrre grandi effetti. Anzi, enormi, visto che l’Himalaya si innal- za in quattordici punti sopra gli ottomila metri, e si esten- de per duemilacinquecento chilometri, come una Grande Muraglia naturale che separa l’India e il Nepal dal Tibet e dalla Cina, e più in generale il subcontinente indiano da quello asiatico. Sorprendentemente, ai piedi dell’Himalaya è nata an- che una religione come il bud- dismo, completamente diver- sa dall’induismo. O meglio, ai confini tra India e Nepal c’è un piccolo e derelitto villag- gio chiamato Lumbini, che viene considerato una specie di Betlemme buddista. Cioè, la tradizione lo ritiene il luogo di nascita di Buddha, con le annesse mitologie di concepi- menti e nascite soprannatu- rali. Sembra infatti che sua ma- dre Maya fosse stata ingravi- data in maniera miracolosa e asessuata da un elefante bianco, e che avesse dato alla luce il prodigioso figlio senza dolore e da un fianco, inaugu- rando così l’abitudine di ri- manere vergine «prima, du- rante e dopo il parto». Le similitudini tra il Buddha e il Cristo non si fer- mano naturalmente qui. Di entrambi si isolano come cru- ciali almeno tre fasi della vita: il rito di passaggio (l’illumi- nazione a Bodhgaya, e il bat- tesimo nel Giordano), il di- scorso di fondazione (nel par- co delle gazzelle a Sarnath, e su una montagna o una pia- nura, a seconda dei Vangeli) e la morte (a 80 anni a Kusi- nagara, e a 33 a Gerusalem- me). Di entrambi gli estranei al- le rispettive religioni, così co- me la ricerca storico-critica, mettono in dubbio non solo l’esistenza fattuale, ma so- prattutto l’agiografia mitolo- gica. Per non parlare del loro previsto e promesso ritorno futuro: come Buddha Mai- treya in un caso, e come Giu- dice Universale nell’altro. Il buddismo presenta però almeno due vantaggi, nei con- fronti del cristianesimo. Anzi- tutto, il suo approccio fisio- psicologico, sostanzialmente scientifico, alla religione co- me cura dei disagi mentali de- rivanti dall’attaccamento al- le cose e alle persone, e dal de- siderio di esse. E il suo atteg- giamento antimetafisico, so- stanzialmente decostruzioni- sta, nei confronti delle problematiche teologiche da un lato, ed esistenziali dall’al- tro. Naturalmente, sia l’indui- Il Mahabharata è lungo tre volte la Bibbia e sette volte Iliade e Odissea messe insieme Sull’Himalaya dove lo scontro tra le montagne generò Buddha Repubblica Nazionale 2014-08-02

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la Repubblica42 SABATO 2 AGOSTO 2014R2 CULTURA

3. Il turista matematico

LA MONTAGNA, quale luogo di avvicinamento al cielo, è per sua na-

tura un potente simbolo di innalzamento spirituale, e le reli-

gioni di ogni tempo e luogo se ne sono appropriate, santifican-

do le vette che avevano a disposizione: il Sinai ebraico, l’Olimpo

greco, il Golgota cristiano, il Taishan taoista… Tutte queste al-

ture non paiono però che povere colline di fronte alle cime sacre del monte

Kailash o del Nanda Devi, rispettivamente dimora degli dèi induisti e og-

gettivizzazione di Parvati, moglie di Shiva.

“Il tetto del mondo” ha ispiratoreligioni, leggende e filosofieMa in realtà nascono dal motodelle placche continentali

PIERGIORGIO ODIFREDDI

La montagna himalayana co-stituisce una condizione cli-matica estrema, opposta aquelle del deserto mediorien-tale e della giungla tropicale.Ai piedi dei suoi ghiacci èsbocciato l’induismo, sonofioriti i poemi sacri dei Veda edelle Upanishad, ed è am-bientata l ’epopea delMahabharata. La sterminataestensione di quest’ultimopoema, lungo tre volte la Bib-bia, e sette volte l’Iliade e l’O-dissea messe insieme, testi-monia la caratteristica piùevidente dell’ambiente hi-malayano, che è l’esagerazio-ne: delle cime a cui si erge, deifiumi che partorisce, dei

ghiacciai che custodisce. E an-che delle amplificazioni dellapercezione, della coscienza edel pensiero che provoca.

Dal punto di vista spiritua-le, questa esagerazione siconcretizza nel modello di vi-ta meditativo dei rishi, che siispirano al motto «ognuno haciò che si medita», e trovanonelle grotte dell’Himalayal’ambiente consono ai loroesperimenti di ascesi globalee distacco totale. I sette rishistorici, associati alle stelledell’Orsa Maggiore e alle set-te parti dei Veda, stabilironolo standard di una vita com-pletamente dedita alla con-templazione, e formalizzaro-no la visione di una coinciden-za assoluta e completa fra lamente individuale e quella

universale, così come la pre-valenza del dato psichico esoggettivo su quello materia-le e oggettivo. E il loro esem-pio ha ispirato in India innu-merevoli varianti: dai sadhuagli yogin, dai mahatma aisannyasin.

Tutte queste esagerazioninon sono che un riflesso uma-no dell’epico scontro geologi-co che combattono fra loro leplacche continentali indoau-straliana ed euroasiatica.Spingendosi l’una contro l’al-tra, come il toro di Shiva con-tro uno yak tibetano, esse pro-vocano una gigantesca “pie-ga” del terreno, che sopraele-va il Tetto del Mondo di circa

un centimetro all’anno. An-che se poi l’erosione disfa si-stematicamente questa im-mensa tela di Penelope, ridu-cendone l’innalzamento ef-fettivo a pochi centimetri alsecolo.

Come comprese per primoil geologo Charles Lyell, neisuoi Principi di geologia del1830, in grandi tempi questipiccoli cambiamenti sonoperò in grado di produrregrandi effetti. Anzi, enormi,visto che l’Himalaya si innal-za in quattordici punti sopragli ottomila metri, e si esten-de per duemilacinquecentochilometri, come una GrandeMuraglia naturale che separal’India e il Nepal dal Tibet edalla Cina, e più in generale ilsubcontinente indiano da

quello asiatico. Sorprendentemente, ai

piedi dell’Himalaya è nata an-che una religione come il bud-dismo, completamente diver-sa dall’induismo. O meglio, aiconfini tra India e Nepal c’è

un piccolo e derelitto villag-gio chiamato Lumbini, cheviene considerato una speciedi Betlemme buddista. Cioè,la tradizione lo ritiene il luogodi nascita di Buddha, con leannesse mitologie di concepi-

menti e nascite soprannatu-rali.

Sembra infatti che sua ma-dre Maya fosse stata ingravi-data in maniera miracolosa easessuata da un elefantebianco, e che avesse dato alla

luce il prodigioso figlio senzadolore e da un fianco, inaugu-rando così l’abitudine di ri-manere vergine «prima, du-rante e dopo il parto».

Le similitudini tra i lBuddha e il Cristo non si fer-mano naturalmente qui. Dientrambi si isolano come cru-ciali almeno tre fasi della vita:il rito di passaggio (l’illumi-nazione a Bodhgaya, e il bat-tesimo nel Giordano), il di-scorso di fondazione (nel par-co delle gazzelle a Sarnath, esu una montagna o una pia-nura, a seconda dei Vangeli)e la morte (a 80 anni a Kusi-nagara, e a 33 a Gerusalem-me).

Di entrambi gli estranei al-le rispettive religioni, così co-me la ricerca storico-critica,mettono in dubbio non solol’esistenza fattuale, ma so-prattutto l’agiografia mitolo-gica. Per non parlare del loroprevisto e promesso ritornofuturo: come Buddha Mai-treya in un caso, e come Giu-dice Universale nell’altro.

Il buddismo presenta peròalmeno due vantaggi, nei con-fronti del cristianesimo. Anzi-tutto, il suo approccio fisio-psicologico, sostanzialmentescientifico, alla religione co-me cura dei disagi mentali de-rivanti dall’attaccamento al-le cose e alle persone, e dal de-siderio di esse. E il suo atteg-giamento antimetafisico, so-stanzialmente decostruzioni-sta, nei confronti delleproblematiche teologiche daun lato, ed esistenziali dall’al-tro.

Naturalmente, sia l’indui-

Il Mahabharata è lungo tre volte la Bibbiae sette volte Iliade e Odissea messe insieme

Sull’Himalayadove lo scontrotra le montagnegenerò Buddha

Repubblica Nazionale 2014-08-02

la Repubblica 43SABATO 2 AGOSTO 2014

smo che il buddhismo risen-tono dei legami tra clima e re-ligione. E oltre che dalle origi-ni himalayane che le hannoforgiate, entrambe le duegrandi religioni indiane sonostate stemperate dalla giun-gla tropicale dove si sono im-piantate e hanno attecchito.Ai tropici infatti i bisogni del-la vita sono soddisfatti ancoraprima di essere formulati: lestagioni si avvicendano vio-lentemente, e la vegetazioneesplode in un ciclo continuo.In tali condizioni, in cui nes-sun intervento diretto sullanatura è richiesto, perché es-sa dispensa i suoi doni auto-nomamente, senza che l’uo-mo debba piegarla alle pro-prie esigenze attraversoun’azione cosciente, l’idea diun creatore non solo non è ne-cessaria, ma è fuori luogo.

Semmai può nascere in ge-nerazione spontanea, rigo-glioso al pari della vegetazio-ne stessa, un pantheon popo-lato di migliaia di dèi, comenell’induismo dell’India delSud. O, ancora più coerente-mente, il concetto di divinitàpuò non trovare terreno ferti-le per la propria crescita, el’uomo può dedicarsi al mi-glioramento del proprio spiri-to in maniera puramenteatea, come nel buddismo hi-nayana dello Sri Lanka, dellaBirmania e della Thailandia.

La natura ai tropici è inol-tre sufficientemente genero-sa da permettere e stimolarediete vegetariane, oltre alconcomitaneo sviluppo diuna dottrina globale dellanon violenza e del pacifismo,

che sono storicamente dive-nute parti integranti dell’in-duismo e del buddismo, e con-tinuano ad esserlo negli inse-gnamenti di Gandhi e del Da-lai Lama.

Infine, il rigoglioso e auto-matico processo vegetativodella giungla genera l’imma-gine di un mondo di forme incontinuo divenire, e non per-mette la formazione né di unconcetto statico di essere, nédell’oggettività delle appa-renze. La natura si presentapriva di ogni permanenza egenera l’impressione di unafragile istantaneità del pre-sente, che si concretizza nelladottrina del maya induista edel samsara buddista, secon-do cui il mondo delle apparen-ze quotidiane non è che illu-sione. E la percezione della vi-ta come un flusso di trasfor-mazioni, perenne e inarresta-bile, porta automaticamenteall’idea di reincarnazione.

L’uomo dei tropici già vivein un “paradiso”, e la reincar-nazione lo condanna a rima-nerci: l’unica sua speranza diliberazione può dunque esse-re l’uscita dal gioco, quel nir-vana che non è appunto altroche lo svincolamento dal ciclodelle nascite e delle morti. Eche è l’esatto contrario dellasperanza di resurrezione chei popoli che vivono in quellaspecie di “inferno” che è il de-serto mediorientale hannotrasmesso a noi, che pure ab-biamo la fortuna di vivere inun “purgatorio” temperatodel pianeta.

(3. Continua)

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Addio Mozzonisognatoredi solide utopie

L’architetto è morto a 99 anniPartigiano e ambientalista, lavoròfino all’ultimo alla sua “Città Ideale”

MILANO

«UN’UTOPIA molto concreta». Cosìamava definire il progetto dellasua “Città Ideale”, a cui ha lavoratofino all’ultimo momento. Una fan-

tastica sfera, come un’astronave, alta 240 metri,dodici piani per 25mila abitanti, con tanto di orti,giardini, scuole, cinema e teatri. Un falansterio.Eccentrico, visionario, polemico, geniale archi-tetto dallo spirito anarchico, Guglielmo Mozzoni,marito della fondatrice del Fai, Giulia Maria Cre-spi, è morto a Milano, a 99 anni. I funerali si ter-ranno oggi, alle 14,15, nella chiesetta di San Gior-gio vicino alla Villa Mozzoni di Biumo Superiore,a Varese, dove ha trascorso la giovinezza. Tra po-chi mesi, nel marzo prossimo, avrebbe compiutoun secolo. E la storia della sua lunga vita attra-versa diverse epoche storiche. «Sono partito perla guerra a cavallo, con la sciabola — amava rac-contare divertito — sono tornato con il mitra e inparacadute».

Di nobili origini, nato a Milano, sui Navigli, è sta-to partigiano durante l’ultima guerra. Il 25 lugliodel 1943 è incaricato dal generale comandante delterzo corpo d’armata di Milano di recarsi al coman-do dei Fasci per chiederne la resa. Va da solo, senzasalvacondotto, e la ottiene incondizionata e senzal’uso delle armi. È ufficiale di collegamento tra gli al-leati e il Comitato di liberazione nazionale Alta Ita-lia. E si lancia in paracadute con la “Special Force” aMilano nel giorno della Liberazione. Ha fatto dascorta armata e guida, in diverse occasioni, a Fer-ruccio Parri.

Amava dipingere acquerelli, fare sculture in le-gno e disegnarsi come un Don Chisciotte. Le sue bat-taglie contro i mulini a vento, in architettura, sonosempre state improntate alla massima attenzioneper il paesaggio. Per il Fai, il Fondo ambiente italia-no, ha curato il restauro conservativo del bene for-se più affascinante, l’abbazia di San Fruttuoso, in Li-guria, vicino a Camogli e poi, vicino a Varese, il mo-nastero di Torba e Villa Porta Bozzolo, a Casalzui-gno. Un’architettura verde, ecologica, alla ricercadella semplicità, ma estremamente ricercata neidettagli. Come quella della casa immersa nel Parcodel Ticino alla Zelata di Bereguardo, in provincia diPavia, sede della più grande azienda agricola biodi-namica italiana. Un edificio sulle palafitte, per sta-

re immersi tra gli alberi. Come in una grande casadi caccia.

E la caccia e i cani erano le sue due più grandi pas-sioni. In un suo piccolo libro, I cani della mia vita, pas-sa in rassegna l’enorme numero di amici a quattrozampe che lo hanno circondato dalla nascita. «Negliultimi anni era diventato quasi cieco — racconta unsuo grande amico, il politologo Giorgio Galli, sem-pre al suo fianco anche nel progetto di “Città Idea-le”. — Una delle cose che lo faceva soffrire maggior-mente era proprio non potere più andare a caccia».Polemista agguerrito odiava i grattacieli («edificiconcettualmente vecchi e superati») e non perdevaoccasioni per attaccare che distrugge l’ambiente.

Negli ultimi anni della vita si era dedicato animae corpo alla sua “Città Ideale”. Sostenuto da un grup-po di fedelissimi seguaci. «La grande sfera che ave-va progettato, come un immenso mappamondo permigliaia di abitanti era tutt’altro che utopistica —

assicura Giorgio Galli. — Il progetto era sostenutoda calcoli molto concreti fatti da ingegneri del Poli-tecnico di Milano. Anticipando di anni Beppe Grilloaveva immaginato una democrazia elettronica nel-la quale i cittadini potessero partecipare alla vita po-litica dai loro appartamenti, in modo telematico,esprimendosi e prendendo decisioni sul web. Unedificio così sarebbe stato senza dubbio il simbolopiù giusto da realizzare in vista di Expo 2015».

Nel 2006 una grande mostra al Castello Sforzescodi Milano aveva illustrato il progetto al pubblico.Enormi plastici di legno per spiegare un’idea di abi-tazione globale, senza scale, ma con rampe in leg-gera salita, ricca di luoghi di incontro, a misura d’uo-mo. Edifici completamente autonomi che ricorda-no, nella filosofia abitativa, le unité d’habitation diLe Corbusier. L’architetto milanese Lorenzo DegliEsposti, che lo ha aiutato fino all’ultimo a disegna-re i suoi progetti, racconta che il sogno di GuglielmoMozzoni era poter esporre i suoi modelli al Padi-glione Italia durante l’Expo: «Sarebbe molto bellose gli amministratori cogliessero almeno questa op-portunità».

Amava dipingere e disegnarsicome un Don Chisciotte

CARLO BRAMBILLA

PROTAGONISTI

CHARLES LYELL

Nel libro del 1830 Principidi geologia lo studiososcozzese promoveva l’ideadell’Uniformitarismosui grandi processi naturalidel passato che regolanoanche il presente, comesuccede con l’innalzamentoannuale dell’Himalaya

DALAI LAMA

Con gli insegnamentidella più grande autoritàspirituale tibetanasi tramandanoi principi di non violenzae pacifismo e la dietavegetariana diventaticon il tempo parteintegranti del buddismo

Guglielmo Mozzoni

Repubblica Nazionale 2014-08-02