Sulle ali della preghiera

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Reggie Weems ADI Media Sulle ali della preghiera Elevarci dalla terra al cielo per raggiungere il cuore di Dio

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Elevarci dalla terra al cielo per raggiungere il cuore di Dio

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Sulle ali della preghieraElevarci dalla terra al cielo per raggiungere il cuore di Dio

ISBN 978-88-89698-61-7

9 788889 698617€ 7,50

Molti si rendono conto che il lorotempo di preghiera è simile aduna lista della spesa e che,quando si allontanano dalla“cassa”, non hanno niente nelcestino. L’aiuto è a portata dimano! Scritturale, semplice epratico, questo libro guiderànumerosi credenti a pregare inmodo più saggio, soddisfacenteed efficace. Lo raccomandovivamente. John Blanchard, scrittore,predicatore e relatore di conferenze, Gran Bretagna

Questo breve scritto incoraggeràa pregare, insegnerà a pregare edarà suggerimenti preziosi sullapreghiera. Mi ha insegnato coseche non sapevo, e ricordato altreche avevo dimenticato. Paul D. Washer, HeartCryMissionary Society, USA

Pregare è un po’ come mettere insieme le tessere di un puzzle senza vedere il disegno finale. Avere adisposizione l’immagine definitiva fa sicuramente la differenza. La Bibbia ci presenta un modello dipreghiera come qualcosa di tutt’altro che noioso. La preghiera è qualcosa di entusiasmante, appagantee, sicuramente, di efficace. Giacomo, infatti, scrive: “… la preghiera del giusto ha una grande efficacia” (Giacomo 5:16).

Reggie WeemsConvertitosi all’Evangelo a diciassette anni, ha lavoratoper il Governo statunitense come esperto in linguaegiziana, prima di dedicarsi al ministerio pastorale per trent’anni, curando due comunità evangeliche.Reggie ha un duplice approccio verso la preghiera: dauna parte ne gode i benefici, dall’altra combatte tutte quelle cose che lo vorrebbero scoraggiare dal farlo.Questa è una delle ragioni per cui enfatizzal’importanza, la pratica e la perseveranza nel coltivarela propria comunione con Dio. Serve il Signore, insiemea sua moglie Teana, a Johnson City, Tennessee, USA.

Via della Formica, 23 - 00155 RomaTel. 06 2251825 - 2284970 - Fax 06 [email protected] - www.adi-media.it

ADI MediaServizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”

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Indice

Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

1. L’Iddio che c’invita a pregare. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13

2. Iniziare con l’adorazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27

3. Proseguire con la confessione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39

4. Ogni giorno è buono per ringraziare Dio . . . . . . . . . . . . . . 61

5. Supplicare significa bramare la volontà di Dio . . . . . . . . 81

6. Amen: “Così sia” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99

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Titolo originale:“On wings of prayer”© Day One Publications 2009Published by Day One PublicationsRyelands Road, Leominster, HR6 8NZ

Edizione italiana:“Sulle ali della preghiera”© ADI-MediaVia della Formica, 23 - 00155 RomaTel. 06 2251825 - 2284970Fax 06 2251432Email: [email protected]: www.adi-media.it

Servizio Pubblicazioni delleChiese Cristiane Evangeliche"Assemblee di Dio in Italia"

Settembre 2011 - Tutti i Diritti Riservati

Traduzione: A cura dell’Editore - F.T.

Tutte le citazioni bibliche, a meno che non sia indicato diversamente, sono tratte dalla Bibbia Versione Nuova Riveduta - Ed. 1996Società Biblica di Ginevra - Svizzera

Stampa: Produzioni Arti Grafiche S.r.l. - Roma

ISBN 978 88 89698 61 7

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Introduzione

“Caro e gentile lettore” è la frase che i miei antenati scozzesiusavano per presentare un libro. In questo modo ricono-scevano le proprie imperfezioni e chiedevano al lettore diperdonare gli eventuali limiti dello scrittore, evidenziatidalle pagine stampate. Vi chiedo con lo stesso sentimentodi non pensare che questo libro prometta facili successinel campo della preghiera. Piuttosto, è la confessione delmio desiderio di pregare unito all’amore che provo, comepastore, per tutto il Corpo di Cristo. È un umile incorag-giamento ai credenti, nella speranza che tutti riconoscanol’importanza di pregare. Il libro fornisce una panoramicasulla struttura della preghiera, e si rivolge sia ai credentimaturi sia a chi è convertito da poco.

I modelli possono essere utili a chi vuole crescere spiri-tualmente. Gli studenti chiedono spesso: “Non dirmi cosafare, ma mostrami come farlo. Disegnalo. Dammi un mo-dello da poter seguire”. Il libro che stai leggendo proponeun modello da cui trarre ispirazione per una vita di pre-ghiera appagante e fruttuosa.

A parte le foto di mia moglie, Teana, l’immagine chepreferisco è quella di un contadino in piedi con sua mogliein un campo seminato con amore e impegno, con la testachina in preghiera, mentre aspettano il raccolto, totalmentedipendenti dalla grazia e misericordia di Dio. Quel ritrattoraffigura perfettamente il concetto cristiano di preghiera:essa invoca il compimento di una volontà sovrana, onni-

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potente; è il collegamento vitale tra la volontà di Dio incielo e la volontà di Dio sulla terra.

Come credente e pastore, so quali lotte bisogna affrontareper avere una vita di preghiera adeguata al meravigliosoregno e grazia di Dio. La preghiera è essenziale per la vitasoprannaturale, come l’ossigeno per la vita naturale. Gesùconosceva il combattimento che si affronta per pregare,per questo usava metafore, parabole e storie di drammiumani per rappresentare come può e deve essere la pre-ghiera. Il modello di devozione spirituale che include l’ado-razione, la confessione, il ringraziamento e la supplica, èun paradigma biblico su cui la tua vita di preghiera puòdecollare dalla terra al cielo. Ho scoperto che questo mo-dello è una guida efficace; si può seguire facilmente, qua-lunque sia la nostra maturità.

Ogni vero credente vuole pregare. Il gran numero dilibri pubblicati ogni anno sull’argomento indica che moltisono ancora alla ricerca di una vita di preghiera appagante.Spero che questo libro ti aiuti a trovare soddisfazione,spinta ed efficacia nella devozione spirituale. In vista diciò, permettimi di invitarti a sfogliare questo libro con laBibbia aperta. Soffermati a leggere le Scritture citate, meditasulla loro profondità e incorporale nella tua vita di pre-ghiera. Sarà utile anche annotare su un diario le tue scoperteintorno a Dio e la preghiera.

Molti volumi rilevano il bisogno e il comando divino dipregare. Pochi, però, spiegano passo per passo come pre-gare. Accade spesso, quindi, che più si legge sulla preghiera,più ci si scoraggia dal farlo. Il modello proposto in questolibro ti insegna a pregare, mentre preghi. La lettura può

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ispirarti, ma solo pregare costantemente ti trasformerà.Usando la Scrittura come tela, i personaggi biblici comecolori, e questo modello di preghiera come pennello, puoidipingere un ritratto sulla devozione spirituale rispondenteai tuoi desideri ed al progetto di Dio. Questa è la mia pre-ghiera, mentre leggi e segui i principi qui presentati. Lungoil percorso, scoprirai che la preghiera inizia e termina conDio, e si incentra su Dio. Il primo passo verso una potentedevozione spirituale, quindi, è contemplare l’Iddio che c’in-vita a pregare.

Reggie WeemsJohnson City, Tennessee

U.S.A. - 2009Soli Deo Gloria

Introduzione

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L’Iddio che c’invita

a pregare

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“… se essi dicono: Qual è il suo nome? che cosa risponderò loro?”(Mosè parla con Dio - Esodo 3:13)

Concretezza e successo nella preghieraLa qualità e il successo della preghiera di un credente dipen-dono dall’oggetto delle sue preghiere. In parole semplici, ilconcetto che abbiamo di Dio determina la salute e l’esistenzastessa della nostra devozione spirituale.Non c’è una vera distinzione tra la preghiera e ciò che si pensadi Dio. Chi crede nel Signore prega. Chi non prega non crederealmente in Dio o, per lo meno, non nel Dio della Bibbia.Per un cristiano pregare dovrebbe essere naturale, come il re-spiro è naturale per chi vive.

In altre parole, non mettere in pratica la verità sulla pre-ghiera, significa non conoscere il Signore, o non rendersi contodi chi è Dio, oppure non credere realmente in Lui; in pratica,è come vivere da atei. È da credenti “increduli” confessareDio e poi non pregare. La presenza o assenza di preghierarivela cosa pensiamo davvero del Signore. Le nostre preghiereconfermano o smentiscono la fede che professiamo. La pre-ghiera è credere in Dio, e la fede porta a pregare. La mancanzadi preghiera equivale a rinnegare il Signore; non soltantomettiamo in dubbio la Sua capacità di ascoltarci e rispon-derci, ma la Sua stessa esistenza. La nostra devozione spiri-tuale rivela cosa pensiamo di Dio. L’assenza di preghieradice qualcosa di noi che preferiremmo tenere celato.

Pensiamoci: le altre religioni chiedono sacrifici mag-giori ai loro seguaci, di quanto non faccia il cristianesimo.

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I Musulmani praticanti pregano cinque volte il giorno; po-chi cristiani possono vantare una simile disciplina. Il suc-cesso della preghiera di un cristiano non risiede nell’usocorretto delle parole, nella sincerità, nel fervore o nellafrequenza delle sue preghiere. Ciò che conferisce potenzaalla nostra devozione spirituale, è l’oggetto delle preghiere:non come preghiamo o ciò che diciamo, ma Chi stiamopregando. La preghiera, di fatto, dimostra se crediamo inDio oppure no, e se crediamo che Egli è ciò che dichiara diessere. La risposta alle preghiere dimostra se il Signore èciò che rivela di essere. Il fattore più importante nella pre-ghiera è il concetto che abbiamo di Dio; questo determinase, quando e come preghiamo.

La paura della preghieraLa preghiera cristiana è comunione con il Signore. Con-trariamente alla meditazione orientale, quando preghiamonon svuotiamo la mente, ma riempiamo di Dio la mente eil cuore, secondo la Sua rivelazione scritturale. A differenzadei musulmani, che attraverso una ripetizione meccanicasi rivolgono ad un dio così trascendente da non potersiraggiungere, la preghiera cristiana è un contatto interiorecon il Signore. Noi preghiamo perché Dio è, perché c’in-coraggia a pregare e perché il Suo semplice invito rivelaquello che c’è da sapere di Lui per cominciare a pregare.La ragione migliore per pregare è che Gesù stesso lo faceva.L’Iddio incarnato pregava. Gesù avvertiva il bisogno di ri-volgersi al Padre; riteneva fosse la cosa migliore e la piùsaggia. Poi insegnò ai discepoli a pregare. Questa è giàuna motivazione più che sufficiente: se Gesù aveva bisogno

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1. C. S. Lewis e Walter Hooper, God in the Dock: Essays on Theology andEthics (Grand Rapids, MI: Eerdmans, 1994), p. 111.

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di pregare, e riteneva saggio farlo, noi abbiamo certamenteancor più bisogno di farlo.

Lo scrittore agli Ebrei afferma che “chiunque si accostaa Dio deve credere che Egli è” (11:6). In altre parole, lapreghiera rivela il nostro credo. Il credente si accosta al Si-gnore, l’incredulo no. Non importa cosa affermiamo dipensare su Dio; la presenza o assenza di preghiera rivela lenostre vere convinzioni. La preghiera unisce l’umano al di-vino. Accostarsi al Signore, quindi, è un privilegio straordi-nario e allo stesso tempo un pensiero spaventevole. La pre-ghiera è sacra, e questo aspetto incute timore. Secondo l’apologista irlandese C.S. Lewis, gli increduli rifiutano diapprofondire il messaggio cristiano non perché temono discoprire che Dio non è reale, ma esattamente il contrario.Li preoccupa che l’Iddio della Bibbia possa esistere per dav-vero. Egli scriveva:

L’uomo fugge. Cerca deliberatamente di non sapere se la fede

cristiana è vera o falsa, perché prevede guai interminabili nel

caso si riveli tutto vero. È come chi “dimentica” volutamente

di guardare in bacheca perché, nel farlo, potrebbe trovare il

suo nome segnato per qualche compito indesiderato. È come

chi non vuole controllare il proprio conto in banca temendo

ciò che potrebbe scoprire. È come non andare dal medico,

quando si avverte un malessere inspiegabile, per paura di ciò

che il medico potrebbe dire (1).

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Molti cristiani avvertono lo stesso timore, nei confrontidella preghiera. La persona che prega, si scopre davanti alSignore. Al contrario, chi comprende che il rapporto conDio si basa sulla Sua grazia sovrana, non considera la pre-ghiera un pensiero sconfortante, ma un incoraggiamento acercare l’Iddio che ci ama attraverso la Persona e l’operadi Gesù Cristo.

Alcuni non pregano perché ciò richiede onestà, sotto-missione e fiducia. La postura fisica tradizionale per lapreghiera può incrementare la sensibilità personale in questiaspetti: le mani unite ben rappresentano l’incapacità umana;le ginocchia piegate e il capo chino parlano d’umiltà. Questaè una posizione difficile per molti, perché l’ego si ribellaalla nuda trasparenza dalla quale Adamo si nascose nelgiardino, dopo aver riconosciuto che il Signore era Dio,non l’uomo. Spesso non preghiamo perché abbiamo unconcetto troppo alto di noi stessi, o troppo basso del Si-gnore.

L’onestà richiesta per iniziare a pregare incute timore.Svela l’intimo del nostro essere e rivela allo stesso tempochi è Dio e cosa richiede da noi. Il vero obiettivo della pre-ghiera non è ottenere qualcosa dall’Eterno, ma che Lui ot-tenga noi, e ciò produce dei timori nel nostro cuore. Cosapuò volere il Signore? Che può chiederci? Osiamo guardarLoa faccia a faccia? Chi è questo Dio che c’invita a pregare?Timori simili spesso ostacolano la devozione spirituale.

Non dobbiamo cercare lontano per scoprire il Signore.Egli si è rivelato proprio in rapporto alla preghiera. Senzatale rivelazione non ci sarebbe un invito. Dio non è sempli-cemente coinvolto nella preghiera, come noi; Egli è l’Autore,

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l’Esecutore e la Risposta stessa alla preghiera. Pregare nonè altro che rispondere all’invito divino. Egli è il centro dellapreghiera; la vera devozione spirituale è centrata su Dio. Seil centro della preghiera non è il Signore, non si tratta dipreghiera ma di un simulacro. Conoscere Dio, fidarsi diLui e metterLo al centro, quindi, è tutto nella preghiera.

La parabola del giudice iniquoIn Luca 18:2-5 Gesù rivela l’Iddio della preghiera utilizzandoun forte contrasto tra Dio e un giudice iniquo, tra le nostreidee sbagliate sul Signore e la Sua rivelazione autentica. Nondimentichiamo che la preghiera è legata al concetto che ab-biamo di Dio. Per questo, la nostra opinione sul Signore deveessere conforme alla Sua rivelazione, fissata nelle Scritture.Soltanto Dio può rivelare Sé stesso. Ogni idea umana sul Si-gnore è macchiata dalla corruzione della nostra natura e daibisogni stringenti che abbiamo; quindi, sarà sempre lontanada ciò che Egli è veramente. Nella migliore delle ipotesi, gliesseri umani possono avere un concetto deformato di Dio; laBibbia, invece, Lo presenta in modo corretto e profondo.L’Antico Testamento definisce idolatria il tentativo di crearsiun dio secondo le proprie voglie; dobbiamo guardarci dalcommettere lo stesso errore. In che modo Dio si rivela neltesto di Luca che tratta il tema della preghiera?

I personaggi principali in questo dramma biblico sono unavedova disperata, il suo antagonista e un giudice iniquo. Lavedova aveva un problema con una persona ignota che lestava facendo un torto. Forse qualcuno aveva intascato i suoisoldi per svolgere un lavoro, ma poi non aveva onorato l’im-pegno. Oggi potrebbe trattarsi del giardiniere che deve tosare

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l’erba o di un parente che vuole rinchiudere un’anziana inqualche ospizio. L’ambiguità di questo personaggio non re-stringe l’ambito d’applicazione; anzi, ci permette di identifi-carlo con chiunque. Può corrispondere a qualsiasi situazioneo persona sia causa di continua afflizione.

Che una vedova fosse bistrattata era già abbastanzagrave, ma la cosa peggiore è che proprio il sistema chedoveva offrirle sollievo, acutizzava la difficoltà. Il giudiceche esaminava il suo caso era noto per aver emesso moltesentenze ingiuste.

Gesù racconta che il giudice non temeva nessuno, né incielo né in terra. Da una prospettiva terrena, non si potevasperare molto da una persona simile.

Il Signore tratteggia di proposito una situazione a tintescure. Il problema non poteva essere peggiore per la vedova.Non fermiamoci qui, però: il racconto di Luca sulla preghieraha una conclusione felice.

Conoscendo il giudice, la vedova capì che il tempo sarebbestato il suo migliore alleato. Decise di importunarlo finché nonavrebbe ceduto. L’arsenale della vedova, composto di un’armasoltanto, si rivelò potente quanto l’unico sasso scagliato daDavide. In modo sorprendente, il giudice decise infine di favorirela vedova, confessando che la sua decisione dipendeva dal tor-mento continuo che le aveva procurato la donna.

Come possiamo applicare alla nostra vita l’insegnamentodi Gesù? L’interpretazione comune attribuisce alla storia unsignificato allegorico. Ci mettiamo facilmente nei panni dellavedova. Poi pensiamo in modo errato che, se siamo come lavedova della storia di Luca, Dio deve essere come il giudiceiniquo.

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Tale idea errata si basa su un’interpretazione personale;invece, è Gesù stesso a spiegare la storia dopo averla rac-contata. Scopriamo con sorpresa che non si tratta di unostudio in chiave comparativa, ma per contrasto. La bellezzadi un diamante si apprezza maggiormente sullo sfondo diun tessuto nero; allo stesso modo, il carattere di Dio risaltain questa storia perché contrasta con quello del giudiceiniquo.

Dobbiamo ammettere che, onestamente, non siamo nellastessa condizione della vedova. La donna era rimasta sola;noi siamo stati adottati. Non aveva nessuno; Dio ci ha in-trodotto nella Sua famiglia ed è diventato nostro Padre.L’eroe della storia non è l’avversario della vedova o chinon voleva darle ascolto, e neanche la donna stessa. L’eroedella storia è Dio!

Il punto centrale della narrazione è che il Signore nonsomiglia al giudice iniquo. Egli è perfettamente giusto. Loscrittore agli Ebrei dichiara che Gesù comprende i nostrisentimenti: “Infatti non abbiamo un sommo sacerdote chenon possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poi-ché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza com-mettere peccato” (4:15). Il salmista ricorda che il Signoreè “buono” (Salmo 34:8). Dio è un donatore generoso,come ha dimostrato offrendo il Suo Figliolo (cfr. Giovanni3:16 ). In I Timoteo 6:17 è scritto che Dio ci “fornisce ab-bondantemente di ogni cosa perché ne godiamo”. Paolo,inoltre, afferma che il Signore non ci nega alcuna cosabuona, infatti: “Colui che non ha risparmiato il proprioFiglio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forseanche tutte le cose con lui?” (Romani 8:32). Geremia ci ri-

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corda vividamente che le Sue compassioni sono infinite(cfr. Lamentazioni 3:22).

La preghiera come dono di DioLa rivelazione della Scrittura chiarisce che il Signorecerca il modo e le opportunità per benedire il Suo popolo.La storia della redenzione, dalla caduta descritta in Genesial completamento delle vicende dell’umanità nell’Apoca-lisse, parla di un Dio buono e pieno di misericordia checerca e benedice un popolo da Lui redento. Dall’AnticoTestamento (cfr. Levitico 26:3-6; Deuteronomio 28:2-6,12; II Samuele 12:7-9) al Nuovo, la Bibbia presenta ilcuore benigno del Signore e la Sua mano donatrice. Eglinon è un Dio che c’invita a pregare e poi ci dimentica omanca di risorse per rispondere al nostro grido; anzi, l’in-vito si basa sulla Sua capacità e volontà di rispondere allepreghiere. I depositi celesti non sono appannaggio esclusivodi alcune persone importanti nella chiesa. Al contrario; lapreghiera rende accessibile il cuore di Dio a chiunque. Èun dono dell’Iddio che ha creato e possiede ogni cosa.

Il Signore non ha bisogno di nulla e non Gli si può ag-giungere nulla. Esiste da sempre ed è autosufficiente. Unasimile comprensione di Dio ha ripercussioni enormi e divasta portata. Il cristianesimo secondo l’Evangelo non pre-senta un Signore che ha bisogno di essere raggiunto, mache si rivela all’uomo per donargli perfetta salvezza:

“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche inCristo Gesú, il quale, pur essendo in forma di Dio, non con-siderò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelo-

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samente, ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, di-venendo simile agli uomini; trovato esteriormente come unuomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte,e alla morte di croce” (Filippesi 2:5-8).

La storia della redenzione mostra un Dio che vuole ri-conciliare a Sé l’umanità ribelle e peccatrice e ristabilirequella comunione interrotta a causa del peccato. La pre-ghiera riveste un ruolo importante a tal proposito, attra-verso di essa invochiamo Dio per ottenere salvezza e sempreper mezzo della preghiera noi possiamo chiedere al Signoredi fare nostre le promesse della Sua Parola. Infatti, in Cristoabbiamo tutto pienamente (cfr. Colossesi 2:10), non ci ri-mane che chiedere: “Fino ad ora non avete chiesto nullanel mio nome; chiedete e riceverete, affinché la vostra gioiasia completa” (Giovanni 16:24).

Gesù non è venuto sulla terra per essere servito - per-ché quale servizio potremmo rendere all’unico e veroDio? Piuttosto, è venuto sulla terra per servire, al puntodi sacrificare la propria vita: “Poiché anche il Figliodell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire,e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”(Marco 10:45). I falsi dèi hanno bisogno di ricevere ilculto dei seguaci o il loro servizio, ma l’Iddio dellaBibbia non ha alcuna necessità o carenza alla quale noipossiamo sovvenire.

Il Dio che serveQuesta distinzione fa di Dio colui al quale vogliamo ri-volgere la preghiera. Egli non ci ha chiamato a servitù,

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ma a regnare con Lui. La preghiera non soddisfa i Suoibisogni, ma i nostri. Prendiamo come esempio i dieci co-mandamenti. Molti ritengono che il decalogo sia unalista pesante di cose da fare e non fare, inventata da unCreatore oppressivo. In realtà, i dieci comandamenti sicomprendono guardando più da vicino questo patto traDio e Israele. Prima di esaminare il testo in Esodo 20, ri-spondiamo a questa domanda: come iniziano i dieci co-mandamenti? Forse anche tu, come altri, pensi che l’iniziosia: “Non avere altri dèi oltre a me”. In realtà, il decalogoinizia con questa dichiarazione: “Io sono il Signore, iltuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dallacasa di schiavitù” (Esodo 20:2).

I dieci comandamenti non cominciano con quello che ilSignore si aspetta da Israele, ma con ciò che Dio ha fattoper Israele. I comandamenti seguono questa dichiarazioneiniziale, e vanno intesi come una risposta d’amore del po-polo eletto, testimone in prima persona che non ci sonoaltri dèi fuori di Yahwèh. L’Iddio d’Israele aveva sconfittole divinità d’Egitto, la nazione più potente sulla terra aquell’epoca. Quale condotta poteva essere più consona senon ubbidire ai Suoi comandamenti? L’ubbidienza d’Israeleal decalogo doveva provocare a gelosia le vicine nazionipagane e spingerle ad esclamare: “Questa grande nazioneè il solo popolo savio e intelligente” (Deuteronomio 4:6)!I dieci comandamenti non sono sicari molesti della felicità;sono la risposta gioiosa di persone redente che hanno unrapporto personale con il vero Dio, il Quale si è rivelatoper grazia e ha stretto un patto con loro, inondandoli delSuo amore.

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Torniamo alla storia…Da questa prospettiva, è facile vedere che la narrazione dellavedova e del giudice iniquo svela il vero carattere di Dio.Gesù paragona il Signore a dei genitori terreni affermandoche gli esseri umani, nonostante siano malvagi, cercano didare il meglio ai loro figli. “Se voi, che siete malvagi, sapetedare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste daràlo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono” (Luca 11:13).La chiave di questo brano è la frase “quanto più”. Si tratta diun altro contrasto. Sotto tale aspetto, il versetto principale inLuca 18 è il 7, che inizia così: “Dio non renderà dunque …”.Il giudice iniquo rispose alla vedova unicamente per soddisfareil proprio bisogno. Voleva sbarazzarsi di lei. Il nostro Dionon ha alcuna necessità. Egli si è fatto uomo ed è morto incroce per soddisfare i nostri bisogni più profondi; per farlo,ha preso su di Sé i nostri peccati, sofferenze e difficoltà. Il giu-dice iniquo rispose alla donna soltanto dopo averne visto l’in-sistenza. Dio risponde al Suo popolo “con prontezza” (v. 8).Quanto è diverso il Signore da quel giudice! Il Suo aiuto è im-menso se lo confrontiamo con quello di un padre terreno!Quanto è desideroso di provvedere alle nostre necessità! Que-sto è l’Iddio che preghiamo. È Lui la ragione per cui preghiamo.

In ultima analisi, Luca 18 non mette in discussione il carat-tere di Dio, ma lancia una sfida al carattere dell’uomo. Gesùtermina la storia domandando: “Ma quando il Figlio del-l’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?” (v. 8). Dio è semprepresente, sempre pronto e desideroso di rispondere alle nostrepreghiere. La vera questione è: “Stiamo pregando?”. Gesùmette in contrasto il giudice iniquo con Dio per ispirarci allapreghiera, per farci rispondere alla Sua domanda con un “si”!

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In conclusioneCiò che distingue la nostra devozione personale è il Dioche preghiamo. L’efficacia della preghiera non derivadalla ripetizione o l’uso di parole particolari, e neanchetanto dalla nostra sincerità d’animo. Il successo della pre-ghiera dipende esclusivamente dal carattere rivelato e im-mutabile del suo Oggetto: a Chi ci rivolgiamo, Chi è laPersona a cui facciamo riferimento? Ebbene, la preghieracristiana è efficace perché l’Iddio dei cristiani è vivente eonnipotente. In Luca 18, Egli si rivela come il Signore ca-pace, disposto e lieto di rispondere alle nostre preghiere.

Dio non ha bisogno che siano persone importanti oca paci di pregare. Se la bontà fosse un prerequisito per ladevozione spirituale, i peccatori non potrebbero esseresalvati. Se la grandezza umana fosse necessaria per il suc-cesso nella preghiera, non ci sarebbero preghiere da ele-vare. La ragione per cui preghiamo non risiede in ciò chesiamo o facciamo noi, ma nel fatto che abbiamo un Diogrande e buono, e che ci rendiamo conto del nostro biso-gno e fragilità. Conosciamo noi stessi e il Signore. Egli èla ragione per cui le nostre preghiere sono esaudite.

La parabola del giudice iniquo insegna che possiamorivolgerci a Dio e confidare in Lui. Possiamo affidarGlile nostre anime immortali, i bisogni quotidiani e i desideripiù intimi. Egli attende vivamente il nostro arrivo davantial Suo trono. Conoscere la grandezza e bontà di Dio ciincoraggia a pregare e rinvigorisce la nostra devozionespirituale. Per questo è essenziale iniziare la preghieracon l’adorazione. L’adorazione ci ricorda Chi è che stiamopregando.

L’Iddio che c’invita a pregare

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Sulle ali della preghiera

Spunti di riflessione 1. L’obiettivo di questo capitolo è presentare il Signore

che c’invita a pregare. Quali sono alcune parole chehai imparato dalla lettura appena fatta e che potrestiusare per descrivere Dio? Ora rivolgile a Lui mentrepreghi. Scrivile nel tuo diario: “Dio tu sei…”.

2. Rifletti sulla parabola del giudice iniquo. Il concettoche abbiamo di Dio influenza la qualità e l’efficaciadella nostra devozione spirituale. Perché è così?

3. La tua opinione su Dio deriva dalla Bibbia, oppuredalle tue esperienze, le tradizioni, il modo in cui seistato educato o la tua cultura? Nel riflettere sulleScritture usate in questo capitolo, chiediti: cosa rivelaDio di Sé nella Bibbia con riferimento alla preghiera?In che modo questa rivelazione può influenzare latua vita di preghiera?

4. All’inizio del decalogo, Esodo 20:2 descrive il Signorecome il Redentore d’Israele e l’Iddio che opera infavore del Suo popolo. Nel Nuovo Testamento Gesùdichiara di essere venuto per servire (cfr. Marco10:45). L’invito divino a pregare rivela un Dio cheserve con gioia e volenterosamente il Suo popolo. La preghiera non serve a soddisfare i bisogni divini,ma quelli dell’uomo. In che modo questo ti riguarda?Usa il diario per scrivere una lista delle tue necessitàche soltanto Dio può soddisfare.

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Reggie Weems ADIMedia

Sulle ali della preghieraElevarci dalla terra al cielo per raggiungere il cuore di Dio

ISBN 978-88-89698-61-7

9 788889 698617€ 7,50

Molti si rendono conto che il lorotempo di preghiera è simile aduna lista della spesa e che,quando si allontanano dalla“cassa”, non hanno niente nelcestino. L’aiuto è a portata dimano! Scritturale, semplice epratico, questo libro guiderànumerosi credenti a pregare inmodo più saggio, soddisfacenteed efficace. Lo raccomandovivamente. John Blanchard, scrittore,predicatore e relatore di conferenze, Gran Bretagna

Questo breve scritto incoraggeràa pregare, insegnerà a pregare edarà suggerimenti preziosi sullapreghiera. Mi ha insegnato coseche non sapevo, e ricordato altreche avevo dimenticato. Paul D. Washer, HeartCryMissionary Society, USA

Pregare è un po’ come mettere insieme le tessere di un puzzle senza vedere il disegno finale. Avere adisposizione l’immagine definitiva fa sicuramente la differenza. La Bibbia ci presenta un modello dipreghiera come qualcosa di tutt’altro che noioso. La preghiera è qualcosa di entusiasmante, appagantee, sicuramente, di efficace. Giacomo, infatti, scrive: “… la preghiera del giusto ha una grande efficacia” (Giacomo 5:16).

Reggie WeemsConvertitosi all’Evangelo a diciassette anni, ha lavoratoper il Governo statunitense come esperto in linguaegiziana, prima di dedicarsi al ministerio pastorale per trent’anni, curando due comunità evangeliche.Reggie ha un duplice approccio verso la preghiera: dauna parte ne gode i benefici, dall’altra combatte tutte quelle cose che lo vorrebbero scoraggiare dal farlo.Questa è una delle ragioni per cui enfatizzal’importanza, la pratica e la perseveranza nel coltivarela propria comunione con Dio. Serve il Signore, insiemea sua moglie Teana, a Johnson City, Tennessee, USA.

Via della Formica, 23 - 00155 RomaTel. 06 2251825 - 2284970 - Fax 06 [email protected] - www.adi-media.it

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