Sulla via Nova

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Giuseppe Morganti Maria Antonietta Tomei Ancora sulla via Nova In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 103, N°2. 1991. pp. 551-574. Riassunto Giuseppe Morganti et Maria Antonietta Tomei, Ancora sulla via Nova, p. 551-574. Nell'ambito del dibattito sulla topografia del versante NE del Palatino, si propone un'identificazione del controverso tracciato délia via Nova repubblicana. Con il riesame sistematico delle fonti antiche riferite ai singoli tratti della strada, unito ai risultati degli studi più aggiornati e dei molti scavi dell'ultimo decennio, si delinea un tracciato che tenta di sanare le aporie delle precedenti interpretazioni. La ricostruzione proposta fa partire l'infima via Nova dalla porta Romanula nell'angolo N del colle, da cui si diramava anche il Clivo della Vittoria. La via costeggiava poi il versante sul Foro, con un tracciato grosso modo coincidente con la strada, denominata erroneamente Clivus (v. retro) Victoriae, che attraversa la Domus Tiberiana. Quindi la summa via Nova terminava davanti alla Domus Flavia, nei pressi del podio in cementizio identificato con il tempio di Giove Statore, nelle cui vicinanze si trovava la porta Mugonia, per la quale, sulla base delle sue inedite relazioni di scavo, si ripropone l'identificazione di Pietro Rosa, che la riconobbe nei massi di tufo da lui visti in profondità ai piedi dell'angolo NE della stessa Domus Flavia. Citer ce document / Cite this document : Morganti Giuseppe, Tomei Maria Antonietta. Ancora sulla via Nova. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 103, N°2. 1991. pp. 551-574. doi : 10.3406/mefr.1991.1728 http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1991_num_103_2_1728

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Topografia Roma antica

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Giuseppe MorgantiMaria Antonietta Tomei

Ancora sulla via NovaIn: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 103, N°2. 1991. pp. 551-574.

RiassuntoGiuseppe Morganti et Maria Antonietta Tomei, Ancora sulla via Nova, p. 551-574.

Nell'ambito del dibattito sulla topografia del versante NE del Palatino, si propone un'identificazione del controverso tracciato déliavia Nova repubblicana.Con il riesame sistematico delle fonti antiche riferite ai singoli tratti della strada, unito ai risultati degli studi più aggiornati e deimolti scavi dell'ultimo decennio, si delinea un tracciato che tenta di sanare le aporie delle precedenti interpretazioni.La ricostruzione proposta fa partire l'infima via Nova dalla porta Romanula nell'angolo N del colle, da cui si diramava anche ilClivo della Vittoria. La via costeggiava poi il versante sul Foro, con un tracciato grosso modo coincidente con la strada,denominata erroneamente Clivus(v. retro) Victoriae, che attraversa la Domus Tiberiana. Quindi la summa via Nova terminava davanti alla Domus Flavia, nei pressidel podio in cementizio identificato con il tempio di Giove Statore, nelle cui vicinanze si trovava la porta Mugonia, per la quale,sulla base delle sue inedite relazioni di scavo, si ripropone l'identificazione di Pietro Rosa, che la riconobbe nei massi di tufo dalui visti in profondità ai piedi dell'angolo NE della stessa Domus Flavia.

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Morganti Giuseppe, Tomei Maria Antonietta. Ancora sulla via Nova. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T.103, N°2. 1991. pp. 551-574.

doi : 10.3406/mefr.1991.1728

http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1991_num_103_2_1728

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GIUSEPPE MORGANTI ET MARIA ANTONIETTA TOMEI

ANCORA SULLA VIA NOVA

II quadro storico e topografico dei versanti del Palatino prospicienti il Foro e il Velabro resta ancora assai controverso, soprattutto per quanto riguarda la viabilità. Su questo punto anche gli scavi in corso nell'area (Domus Tiberiana, Lacus Iuturnae, Atrio di Vesta, ambienti tra via Nova e clivo Palatino etc.) l hanno fornito dati esigui e sporadici, senza consentire ancora un'attendibile ricostruzione complessiva. In attesa che un'indagine archeologica organica permetta di risolvere definitivamente la questione, si ritiene fin d'ora opportuno fornire un contributo utile al riesame di alcuni punti ancora controversi.

Nella presente analisi, pur aggiungendo poco di nuovo rispetto a quanto già pubblicato sotto il profilo dei dati di scavo2, si portano all'at-

1 Relativamente all'area considerata in questo scritto hanno operato : il Dipartimento di scienze della terra dell'Università di Pisa nella zona fra la via Sacra e la via Nova; l'Istituto svizzero di Roma nella Domus Tiberiana; l'American Academy of Rome nell'area di Vesta; l'Istituto di Finlandia al Lacus Iuturnae; la British School of Rome nel complesso di S. Maria Antiqua; l'Istituto di archeologia dell'Università di Roma al Tempio della Magna Mater.

2 Sui risultati degli scavi più recenti si veda : per la zona fra la via Sacra e la via Nova, AA.VV., Pendici settentrionali del Palatino, in BullCom, XCI, 2, 1986, p. 422 sq. ; A. Carandini, // Palatino e le aree residenziali, in La grande Roma dei Tar- quini (catalogo mostra, Roma, 12 giugno-30 settembre 1990), Roma, 1990, p. 79 sq.; Id., Palatino. Campagne di scavo delle pendici settentrionali (1985-88), in Bollettino di archeologia, 1-2, 1990, p. 159 sq.; per la Domus Tiberiana, AA.VV., Domus Tiberiana, Nuove ricerche. Studi di restauro, Zurigo, 1985; C. Krause, Domus Tiberiana. Risultati degli scavi 1984-1985, in BullCom, XCI, 2, 1986, p. 442 sq.; Id., Domus Tiberiana. Progetto di studio e di restauro, in Roma. Archeologia nel centro, 1, Roma, 1986, p. 158 sq.; E.Monaco, Domus Tiberiana. Il versante nord-occidentale, in Roma. Archeologia nel centro, 1, p. 170 sq.; per l'area di Vesta, R. T. Scott, Regia- Vesta 1987, in QuadAEI, 16, 1988, p. 18 sq.; per il Lacus Iuturnae, AA.VV. (a cura di E. M. Steinby), Lacus Iuturnae, I, Roma, 1989; per il complesso di S. Maria Antiqua, H. Hurst, Nuovi scavi nell'area di S. Maria Antiqua, in QuadAEI, 16, 1988, p. 13 sq.; per il Tempio della Magna Mater, P. Pensabene, L'area sud-ovest del Palatino, in La grande Roma dei Tarquini, p. 86 sq.

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tenzione alcune osservazioni, rese possibili a chi scrive dalla frequentazione dell'area e dall'attività di coordinamento dei diversi cantieri che vi operano.

Il punto forse più incerto della topografia dell'ambito considerato, in grado di dirimere con la sua soluzione ulteriori controversie, riguarda la definizione del tracciato della via Nova.

È ormai acquisito che la strada che corre lungo la pendice NE del Palatino, terminando un poco a monte dell'Arco di Tito, comunemente denominata «via Nova», non è la via Nova repubblicana di cui parlano le fonti, ma un tracciato di epoca imperiale; ciò, evidente già nel rapporto tra le strutture e la via, è stato ampiamente confermato dai nuovi scavi3. In aggiunta all'ipotesi di una via Nova posta sul piano del Foro4 e alle discussioni che ne sono seguite 5, di recente si è tentato di formulare inter- pretazioni diverse6 e di ripensare l'intera questione in termini nuovi7, anche in base ai risultati delle ultime indagini8.

Localizzare la via Nova equivale in definitiva a definirne gli estremi (Ìnfima e summa Nova via) e a ipotizzare un percorso che si accordi sia con le fonti antiche che con la topografia e i dati di scavo.

«Infima Nova via»

Varrò ling. V, 43-44 : Itaque eo ex urbe advehebantur ratibus, cuius vestigia, quod ea qua turn (advectum) dicitur Velabrum, et unde escendebant ad (in) f imam Novam viam locus sacellum (Ve) labrum.

Inoltre si veda : AA.VV., Ambienti tra via Nova e clivo Palatino, in BullCom, XCI, 2, 1986, p. 411 sq.; R. Santangeli Valenzani e R. Volpe, Via Nova, in BullCom (in stampa).

3 R. Santangeli Valenzani e R. Volpe, Ambienti fra via Nova e clivo Palatino. Lo scavo, in BullCom, XCI, 2, 1986, p. 416 sq.

4 F. Coarelli, // Foro Romano, I (Periodo arcaico), Roma, 1983, particolarmente p. 227 sq.

5F. Castagnoli, «Ibam forte via Sacra», in Topografia romana. Ricerche e discussioni, in QuadTopAnt, 10, 1988, p. 99 sq.

6 M. A. Tomei, Ambienti fra via Nova e clivo Palatino. La topografia, la storia, gli scavi, in BullCom, XCI, 2, 1986, p. 411 sq.; Ead., Scavi e restauri nel settore nord-est del Palatino, in QuadAEI, 14, 1987, p. 70 sq.

7 Santangeli Valenzani e Volpe, Via Nova, art. cit. a nota 2. 8 E. M. Steinby, Lacus Iuturnae 1982-83, in Roma. Archeologia nel centro, 1,

p. 77 nota 14, esclude, in base agli scavi, l'esistenza di tracce della via Nova sul piano del Foro.

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Ovid. Fast VI, 395-416 : Forte revertebar festis Vestalibus ilia, qua Nova Romano nunc via iuncta foro est; hue pede matronam vidi descendere nudo : Cic. de div. 1, 45, 101 : . . . a luco Vestae, qui a Palati radice in Novam viam devexus est. . . Liv. V, 32, 6 : . . . in Nova via, ubi nunc sacellum est supra aedem Vestae . . . Gell. 16, 17.2 : 'Nam sicut Aius ' inquit 'deus appellatus araque ei statuta est, quae est infima Nova via', (cfr. anche Liv. V, 50.6 e V, 52.11). Varrò ling. V, 164 : Praeterea intra muros video portas did in Palatio Mucionis a mugitu. . .; alterant Romanulam, ab Roma dictant, quae habet gradus in Nova via ad Volupiae sacellum. Varrò ling. VI, 23-24 : Hoc sacrificium fit in Velabro qua in Novam viam exitur, ut aiunt quidam ad sepulcrum Accae, ut quod ibi; prope faciunt diis Manibus servilibus sacerdotes; qui uterque locus extra urbem antiquam fuit non longe a porta Romanula, . . . Fest. 318 L : Romanam portam vulgus appellai, ubi ex epistylio defluii aqua; qui locus ab antiquis appellari solitus est statuae Cinciae, quod in eo fuit sepulcrum eius familiae. Sed porta Romana instituta est a Romulo infimo clivo Victoriae; qui locus gradibus in qua- dram formatus est. Appellata autem Romana a Sabinis praecipue quod ea proximus aditus erat Romam. Fest. 319 L : Romana porta apud Romam a Sabinis appellata est, quod per earn proximus eis aditus esset.

Concordemente le fonti mettono in relazione l'infima Nova via con la porta Romana (o Romanula)9, a sua volta in collegamento con le paludi del Velabro, che anteriormente alla bonifica giungevano all'atrio di Vesta e al sacello di Giuturna10; non sembrano quindi sussistere dubbi che la strada iniziasse dalla porta Romana nei pressi dell'angolo Ν del Palatino11.

9 Cfr. F. Castagnoli, Note sulla topografia del Palatino e del Foro Romano, in ArchCl, 16, 1964, p. 173 sq.

10 Coarelli, Foro Romano I, op. cit. a nota 4, p. 228. 11 Cfr. G. Lugli, Roma antica. Il centro monumentale, Roma, 1946, p. 404;

Castagnoli, Topografia, art. cit. a nota 9, p. 181-183; Coarelli, Foro Romano I, op. cit. a nota 4, p. 229 e p. 231, n. 23.

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Maggiori incertezze si hanno nella definizione della quota sul Foro a cui la porta e la relativa cinta muraria dovevano trovarsi. La porta Romana è messa in relazione da Varrone («quae habet gradus in Nova via ad sacellum Volupiae») e da Festo («qui locus gradibus in quadram formatus est») con un percorso a gradini. Attualmente sono visibili nell'angolo Ν del Palatino resti di un piano inclinato in tufo, pertinente a un percorso in salita, probabilmente alternato a scalini, comunemente detto «scale greche ». Si tratta con ogni probabilità di un tracciato molto antico : sia per il carattere del percorso12, sia perché poggia direttamente sul tufo vergine del Palatino, messo in luce da limitati saggi qui effettuati13. È assai probabile dunque che questi siano i gradus cui le fonti sopra menzionate collegano la porta Romana. Tale localizzazione concorderebbe con l'altra testimonianza di Festo, che dice che la porta era detta Romana dai Sabini perché per essi, stanziati sul Campidoglio, era la più prossima per entrare a Roma (Fest. 318 L).

Collocare porta Romana e via Nova in prossimità delle «scale greche » permette di precisare meglio la collocazione planimetrica di questo importante nodo topografico : ma a quale livello della salita la via incontrava la porta? In basso, a mezza costa ο in alto?

L'ipotesi di un'infima via Nova sul piano del Foro, trasporterebbe in basso tale punto d'incontro, con la conseguenza che in tal caso la strada verrebbe a passare al di sotto delle «scale greche»14, per cui sarebbe impossibile far convergere in un unico punto i tre elementi : porta, scale e via.

Analoghi problemi comporterebbe localizzare porta e via a metà pendio 15. Così facendo, l'infima via Nova repubblicana verrebbe a coincidere, in tutto ο in parte, con la strada neroniana che oggi a torto reca tale nome. Solo planimetricamente però, che i due tracciati non possono pensarsi alla medesima quota : a ciò si oppone la presenza di muri in reticolato, il cui spiccato si trova a circa 4,00 m al di sopra della odierna via imperiale ; una strada repubblicana non potrebbe che essere pertinente a

12 Si tratta infatti di un percorso di crinale, considerato « Costante tipica . . . (che) realizza il primo legame dialettico tra la struttura fisica di un territorio e la sua utilizzazione antropica». Dizionario di architettura e urbanistica, Roma, 1968, voi. II, p. 109, s.v. «crinale».

13 Monaco, Domus liberiana. Il versante. . ., art. cit. a nota 2, p. 175. 14 Cfr. Coarelli, Foro Romano I, op. cit. a nota 4, pianta p. 33, fig. 6. 15 È la proposta affacciata in Santangeli Valenzani e Volpe, Via Nova, art. cit.

a nota 2.

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tali muri e quindi dovrebbe trovarsi più in alto della Via Nova neronia- na16; ma questo, tra l'altro, determinerebbe un problema di quote nel punto d'incontro con le «scale greche».

A questi argomenti si possono aggiungere alcune considerazioni sulle fonti e sui rapporti fra orografia e topografia del colle.

Sotto il profilo letterario, Livio pone «Nova via supra aedetn Vestae»; secondo Varrone dal Velabro si saliva all'infima via Nova (« . . . Velabrum, et unde escendebant ad infimam Novam viam ...»); Ovidio, benché con riferimento al periodo augusteo, assiste ad una scena che si svolge su una scala congiungente la via Nova col Foro Romano {«Forte revertebar festis vestalibus Ma/ qua Nova Romano nunc via iuncta foro est »).

Tutti questi autori inducono concordemente a ritenere la via Nova sensibilmente più in alto sia del Velabro che del tempio di Vesta e di tutto il Foro Romano; infine l'espressione ciceroniana «a luco Vestae, qui a Palatii radice in Novam viam devexus est », non potendo la radice del Palatino essere che il limite inferiore del colle, conferma che la via Nova, e con essa la porta Romana, doveva stare in alto17.

Quanto a questioni di ordine topografico, sappiamo che la porta si apriva nella primitiva cinta di mura. È piuttosto immediato immaginare il nucleo arcaico come xrn'arx alta sul colle : un circuito difensivo sarebbe più difficilmente concepibile ai piedi del rilievo. Occorre osservare che gli altri resti di mura arcaiche noti sul Palatino si trovano per lo più nella parte alta dei relativi versanti18; per quello NO ciò può essere facilmente supposto anche per la presenza delle paludi del Velabro, che avrebbero impedito opere fortificate in basso. Per estensione quindi si può ragionevolmente pensare che anche sull'angolo Ν i tratti di mura convergenti nella porta Romana si trovassero ad una certa altezza.

16 L'apparente contraddizione di una strada più antica posta più in alto di una più recente, si spiega tenendo conto che, dopo l'incendio del 64, il fianco della collina fu sbancato per far posto al nuovo assetto urbano.

17 L'altra possibile configurazione sarebbe quella di un bosco di Vesta esteso dalla radice del colle a una via Nova sul piano del Foro, ma in aggiunta alle obiezioni già accennate, osterebbe il termine devexus, che implica la nozione di «estendersi in pendio». Sul punto d'inizio della pendice del Palatino, si veda anche G. Ca- rettoni, La Domus virginum Vestalium e la Domus Publica del periodo repubblicano, in RendPontAcc, 51-2, 1978-80, p. 325 sq.

18 Lugli, Roma antica, op. cit. a nota 11, p. 203; Castagnoli, Topografia, art. cit. a nota 9, p. 180; è stato già osservato che uno dei pochi punti noti della cinta muraria ricavabili dalle fonti (il supercilium scalarum Caci di cui parla Solino, I, 17), si trova sulla cresta del colle all'angolo SO; cfr. V. Basanoff, Pomerium Palatinum, in MemLinc, 1939, IX, p. 3-111, p. 24.

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Fig. 1 - Palatino. Blocchi in tufo rinvenuti fra la via Sacra e la via Nova.

Del resto le strutture murarie in blocchi rinvenute anche di recente a quote più basse su questo lato del colle (fig. l)19 sono tutte molto limitate e la loro interpretazione come resti della primitiva cinta muraria, basata sulla coincidenza con l'allineamento di uno dei lati del pomerio di cui parla Tacito (Annal XII, 24), necessita di altre conferme.

Non si dimentichi inoltre quanto sia ancora dibattuto il significato del termine pomerium, concetto essenzialmente religioso e invece assai incerto dal punto di vista fisico; in ogni caso più facilmente pensabile

19 E. Papi, Pendici settentrionali del Palatino, in BullCom, XCI, 2, 1986, p. 436; A. Carandini, // Palatino e le aree residenziali, art. cit. a nota 2, p. 82 e Id., Palatino. Campagne di scavo, art. cit. a nota 2. Tratti di muri in blocchi sono stati rinvenuti anche nei pressi dell'angolo fra la via Nova e il clivo Palatino; vedi: AA.VV., Ambienti tra via Nova, art. cit. a nota 2, passim.

Il fatto che la tecnica costruttiva in blocchi di tufo sia stata la più diffusa dall'età arcaica fino alla tarda repubblica, usata indistintamente in manufatti di ogni tipo (muri di cinta, di terrazzamento, fogne, edifici etc.), complica la situazione rendendo spesso assai difficile interpretare le strutture rinvenute e definirne la funzione.

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come una fascia di terreno sacro esterna alle mura, che non con esse coincidente20. Le considerazioni esposte sembrano dunque sufficienti per ipotizzare che le « scale greche » si congiungessero con l'infima via Nova nei pressi della porta Romana, in un punto esterno alle mura21, sull'angolo settentrionale del colle, nella parte alta della pendice.

La questione dell'infima via Nova porta con sé (Fest., 318 L) il problema della collocazione dell' infimus clivus Victoriae, che dalla stessa porta Romana saliva sulla sommità del colle dov'era collocato il tempio della Vittoria22 (Dionis., I, 32.5).

«È questo uno dei tanti problemi della topografia romana che si reggono sul sottile gioco delle fonti»23; in realtà l'identificazione del clivo della Vittoria con la strada che corre esternamente alla Domus Tiberiana, passando alle spalle della chiesa di S. Teodoro (basata dal Lanciani su un frammento della Forma Urbis messo in discussione da studi successivi)24, riacquista oggi un notevole grado di attendibilità, alla luce dei nuovi scavi.

Infatti le campagne d'indagine condotte nell'area della Magna Ma- ter25 hanno portato a individuare una strada, preesistente al complesso, che correva sotto la grande platea sostruita davanti al tempio di Cibele. La via, divenuta in seguito teda, proseguiva oltre l'angolo SO dell'area, scendendo a valle per mezzo di terrazzamenti artificiali di cui restano

20 Cfr. V. Basanoff, Pomerium, art. cit. a nota 18, p. 11-33. Occorre sottolineare che le fonti antiche in nostro possesso (Varrò, ling. V, 143; Serv., ad Aen., V, 755; Gell., XIII, 14; Liv., I, 44; Tac, Annal., XII, 24; Solin., I, 17) identificano il pomerium con il sulcus tracciato dall'aratro nel rito di fondazione della città e che il limite del terreno sacro viene definito non da muri, ma da cippi posti sui vertici degli allineamenti (« Cippi pomerii stani et circum Ariciam et circum Romam », Varrò, ling. V, 143). Sul significato di pomerium cfr. De Vit, Lexicon, IV, p. 725, s.v. pomerium.

21 Cfr. Castagnoli, Topografia, art. cit. a nota 9, p. 182; Coarelli, Foro Romano I, op. cit. a nota 4, p. 228.

22 Castagnoli, Topografia, art. cit. a nota 9, p. 185. "Ibidem, p. 181. 24 R. Lanciani, FUR, Roma-Milano, 1893-1901, foglio 29. G. Carettoni, A.M.

Colini, L. Cozza e G. Gatti, La pianta marmorea di Roma antica (Forma Urbis Romae), Roma, 1960, p. 109 sq.; E. Rodriguez Almeida, Forma Urbis Marmorea (aggiornamento generale 1980), tav. Ili, p. 65 sq.; inoltre S. B. Platner and Th. Ashby, A Topographical Dictionary of Ancient Rome, Oxford, 1929, p. 126, s.v. Clivus Victoriae.

25 P. Pensabene, Area sud-occidentale del Palatino, in Roma, Archeologia nel centro, 1, Roma, 1985, p. 179 sq.; Id., Scavi nell'area del Tempio della Vittoria e del Santuario della Magna Mater sul Palatino, in QuadAEI, 16, 1988, p. 54 sq.

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Fig. 2 - Palatino. Sostruzioni in tufo del Clivo della Vittoria (dietro S. Teodoro).

ancora notevoli tracce (fig. 2). Poiché nella struttura templare a E della Magna Mater le indagini hanno permesso di riconoscere il tempio dedicato alla Vittoria, viene spontaneo identificare nella strada in questione il Clivus Victoriae*. Del resto, nella definizione del successivo tracciato del-

26 P. Pensabene, Ottava campagna di scavo nell'area sud-ovest del Palatino in

QuadAEI, 11, 1985, p. 149-151; Id., Area sud-occidentale Palatino, art. cit. supra, p. 183-187; P. T. Wiseman, The temple of Victory on the Palatine, in Ant], 61, 198l] p. 35-52; Id., Conspicui postes tectaque digna deo : the public image of aristocratic

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la via, dall'angolo Ο del Palatino in poi, quale ipotesi si accorda meglio con le fonti di quella che lo fa scendere lungo il fianco del colle fino a terminare alla porta Romana?

Sembrava contrastare con questa ipotesi la pendenza, contraria a quella che ci si aspetterebbe in un clivo27, della strada oggi visibile, che dal punto d'origine (la porta Romana sull'angolo N) inizialmente scende ad un punto più basso (dietro S. Teodoro) e poi prende a salire (verso l'area della Magna Mater); ma ogni aporia cessa se si riflette che la porta Romana doveva trovarsi ad una quota più bassa di qualche metro rispetto al livello stradale attuale, per cui il clivo non scendeva, ma, dopo un primo tratto inizialmente pianeggiante, gradualmente saliva verso l'angolo Ο del colle, per ricollegarsi alla via teda e infine giungere al tempio della Vittoria.

L'originaria identificazione di questa strada con il Clivus Victoriae portò, per superare la contraddizione derivante dalla pendenza apparentemente anomala, ad estendere arbitrariamente la denominazione anche alla strada che dall'angolo Ν del colle sale attraverso la Domus Tiberiana, passando sotto le Uccelliere Farnese28.

Dare lo stesso nome, quasi fossero l'una il prolungamento dell'altra, a due strade divergenti con origine nella porta Romana, fu una forzatura, necessaria per far raggiungere al clivo così identificato la sommità del colle (su cui doveva trovarsi il tempio)29, passando sull'altro versante del Palatino.

and imperial houses in the late republic and early empire, in L'Urbs. Espace urbain et histoire, Roma, 1987, p. 393 sq., particolarmente p. 399. Sembra inoltre dare ulteriore sostegno a questa identificazione il ritrovamento di due frammenti di iscrizioni alla Vittoria nei pressi della chiesa di S. Teodoro (CIL VI 31059; 31060).

27 La menzione nei testi di un vicus Victoriae riferita alla stessa strada può intendersi come riferita alla parte iniziale pianeggiante del percorso, sul piano del Velabro ; cf r. S. Panciera, 'Olearii ', in The seaborne commerce of ancient Rome. Studies in archaeology and history (MAAR, 36, 1980), p. 235-250, particolarmente 238-241. Sull'uso talora indifferenziato del termine clivus-vicus si veda: J. André, Les noms latins du chemin et de la rue, in RevÉtLat, 28, 1950, p. 104 sq., particolarmente p. 120, s.v. clivus.

28 Pietro Rosa scavò la Domus Tiberiana negli anni 1861-70; fu lui a dare il nome di Clivus Victoriae alla strada che attraversa il complesso tiberiano, indicazione che, riportata nelle piante degli scavi, è rimasta in uso fino ad oggi. Fu probabilmente la pendenza della strada, che si inerpica sulla sommità del Palatino, dove le fonti collocano il tempio della Vittoria, a influire su tale identificazione, peraltro non supportata da altre evidenze.

29 Quest'ultimo infatti, pur senza riscontri archeologici convincenti, era stato variamente ipotizzato sulla sommità del Palatino (cfr. R. Lanciani, Ruins and exca-

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Quindi il recente riconoscimento del tempio della Vittoria sull'angolo Ο del colle restituisce credibilità all'identificazione del clivus Victoriae, limitandola al solo tratto dietro S. Teodoro e fa scartare, sulla base delle precedenti osservazioni, quella denominazione per la via che ancor oggi attraversa il complesso tiberiano.

Il tracciato

II tratto, concordemente datato ad età tardoimperiale 30, del fin qui creduto « clivo della Vittoria » (fig. 3) che passa per la Domus Tiberiana, ricalca una via molto più antica, risalente almeno all'età repubblicana.

Ciò è suggerito innanzitutto da osservazioni di carattere topografico : infatti l'irregolarità del tracciato, che si snoda con andamento anomalo rispetto all'impianto architettonico del complesso31, ne indica la preesistenza. Una conferma ne è il condizionamento che la Domus Tiberiana subì per inglobarla all'interno, fino a farne una via tecta32.

Si aggiunga che gli scavi, condotti a varie riprese dal 1970 ed ancora in corso, hanno messo in luce basoli, visibili in sezione sul lato S della strada ad una quota inferiore di circa un metro rispetto alla strada attuale. Inoltre sono state scavate, su entrambi i lati della via, strutture di domus repubblicane33, che danno importanti indicazioni per la ricostruzione dell'area in epoca preimperiale e confermano che i successivi interventi domizianei e adrianei del complesso originario furono planimetricamente determinati dalle preesistenze34.

vations, Londra, 1987, p. 146, fig. 54) e da taluni riconosciuto nel grande basamento lungo il clivo Palatino davanti al palazzo dei Flavi (cfr. Castagnoli, Topografia, art. cit. a nota 9, p. 185-186).

30 Monaco, Domus Tiberiana. Il versante. . ., art. cit. a nota 2, p. 172. 31 Anomala è la tortuosità della via, di per sé probabile indice di un percorso

assai antico, che assecondava l'orografia; le strutture dell'ampliamento adrianeo poi, anziché modificarlo, risentono dell'orientamento della strada, preferendo allinearsi ortogonalmente ad essa piuttosto che mantenere la perpendicolarità del tracciato dei nuclei preadrianei.

32 L'inserimento, all'interno degli ampliamenti di alcuni complessi, di strade dapprima esterne ad essi, è una costante tipica : per rimanere nell'ambito del Palatino, si pensi all'analogia con il clivo della Vittoria sull'angolo O, incorporato dal complesso di Cibele e trasformato in via tecta.

33 Le strutture in opera reticolata di cui si è parlato a proposito dell'infima via Nova sono riferibili a queste domus.

34 Monaco, Domus Tiberiana. Il versante. . ., art. cit. a nota 2, p. 175.

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Fig. 3 - Palatino. Il tratto del cosiddetto «Clivo della Vittoria» che attraversa la Domus Tiberiana.

Infine i carotaggi eseguiti in alcuni punti cruciali lungo il « Clivo della Vittoria» e negli ambienti ai lati di esso35, benché dati frammentari di una situazione sottofondale complessa, hanno evidenziato in maniera chiara che lo spessore archeologico sotto la strada è minore (3-4 m) che non ai lati di essa (circa 6 m). Ciò autorizzerebbe a ritenere che sotto il tracciato attuale non si trovino strutture, ma solo resti di precedenti percorsi, concordando con l'ipotesi di un tracciato viario di età repubblicana presente ad una quota di qualche metro al di sotto dell'attuale.

Se dunque è da scartare, anche in base agli scavi condotti al Lacus Iuturnae e all'atrio di Vesta36, l'ipotesi di una via Nova che corra ai piedi

35 Carotaggi sono stati condotti per conto della Soprintendenza archeologica di Roma dalla soc. Geosonda nel 1983-85 in vari punti e a vari livelli della Domus Tiberiana. La documentazione è conservata presso l'archivio della Soprintendenza.

36 Per la zona del Lacus Iuturnae cf r. nota 6 ; per l'area della Regia, cf r. Scott, Regia-Vesta, art. cit. a nota 2, p. 23.

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del Palatino, scarsi sono anche gli elementi per collocarla sullo stesso tracciato dell'attuale strada di età neroniana37. Infatti indagini recenti38 hanno permesso sia di escludere una precedente strada sotto quella visibile, dove sono stati invece messi in luce resti di una casa repubblicana, sia di confermare la datazione protoimperiale del tracciato, mediante osservazioni e confronti della fogna ad esso pertinente39.

Va notato che l'andamento delle strutture in conglomerato cementizio e in opera reticolata visibili su un lato della strada, considerato elemento decisivo per un tracciato, ipotetico, della via Nova repubblicana coincidente con quello imperiale40, si adatta invece perfettamente a quello del « clivo della Vittoria ». Non solo : va osservato che lo spiccato dei muri repubblicani superstiti porta a supporre una via Nova posta a qualche metro più in alto di quella neroniana e, dal momento che la strada più a monte in epoca repubblicana doveva situarsi, come abbiamo già osservato, qualche metro più in basso, si verrebbe a creare l'improbabile situazione di due strade più ο meno alla stessa quota, a pochissima distanza l'una dall'altra e con la stesso andamento (fig. 4).

C'è un'ultima osservazione da fare : tutta le pendice del Palatino verso la via Sacra fu sempre la zona residenziale preferita dalla nobilitas. Qui la tradizione pone la casa di Tarquinio Prisco (Liv. I, 41.4); su questo versante era situata l'abitazione di Cicerone, già di Druso (Pseu. Ascon., Ad Cic. Verr., 1, 2 59. 154); la casa di Clodio, già di Scauro (Cic. har. 15); quella di Catulo (Pun. not. 17, 1) che occupava, ingrandita, l'area della casa di Fulvio Fiacco, distrutta da Clodio (Cic. dom XLIV; Au. IV, 2-3). Gli scavi hanno messo in luce una grande quantità di strutture di domus repubblicane su tutto il fianco della collina41 : l'esistenza di una strada

37 E. B. Van Deman poneva l'infima via Nova dietro il sacello di Giuturna, sul piano del Foro; cfr. E. B. Van Deman, Atrium Vestae, Washington, 1909, p. 13; Ead., The Sullan forum, in JRS, 12, 1922, p. 5, 11, 19.

38 Santangeli Valenzani e Volpe, Ambienti via Nova scavo, art. cit. a nota 2, p. 418.

39 La fogna in questione è stata esplorata nel 1988, con la preziosa assistenza del sig. E. Tollis della Soprintendenza e del sig. V. Berardi della ditta Vi.Be. ; a loro vanno i nostri ringraziamenti. La struttura, a cappuccina in opus reticulatum di grossolana fattura, con spallette in blocchetti di tufo e rifacimenti in laterizio, trova un confronto con una struttura analoga di età domizianea, rinvenuta negli scavi del Celio ; cfr. C. Pavolini, Caput Africae, I (in preparazione).

40 Santangeli Valenzani e Volpe, Via Nova, art. cit. a nota 2. 41 Anche P. Rosa, durante gli scavi condotti nell'area rinvenne «numerose

strutture in reticolato riferibili ad epoca tardo-repubblicana» (vedi P. Rosa, Scavi

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Fig. 4 - Palatino. La pendice verso la via Sacra con l'indicazione dei livelli della viabilità.

piuttosto in alto sul versante del colle e non troppo vicina alla via Sacra, che assolvesse alla funzione di collegamento tra queste abitazioni, estese fino alla sommità del Palatino, è dunque una necessità indiscutibile.

Quindi, invece di cercarla dove non c'è, ci sono validi motivi per identificare la via Nova con il primitivo tracciato della strada, fin qui creduta «clivo della Vittoria», che già esiste e che presenta una sorprendente concomitanza di dati di scavo, fonti antiche e osservazioni topografiche : infatti essa iniziava, insieme al vero clivo della Vittoria, nell'angolo Ν del Palatino, in prossimità della porta Romana, sopra il Velabro e l'area di Vesta ; al termine di un percorso molto antico ascendente mediante gradini dal Foro Romano; inoltre col suo tracciato condizionò fortemente e a lungo lo sviluppo del tessuto urbano di tutta l'area.

del Palatino, in Annlnst, 1865, p. 346 sq.), confermando l'estensione, su tutto il versante del colle, di domus di questa età.

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«Summa Nova via»

Solin. 1, 24 : . . . Tarquinius Priscus ad Mugoniam portant, supra summam Novam viam. Liv. I, 41, 4 : Cum clamor impetusque multitudinis vix sustineri posset, ex superiore parte aedium per fenestras in Novam viam versas - habitabat enim rex ad Iovis Statoris - populum Tanaquil adloquitur. Plin. nat. XXXIV, 13, 28-29 : . . . cum feminis etiam honore communicato Cloeliae statua equestri, . . . hanc pri- mam cum Coclitis publiée dicatam crediderim - e diverso Annius Fetialis equestrem, quae fuerit contra Jovis Statoris aedem in vestibulo Superbi domus, Valeriae fuisse, Publicolae consults filiae, . . . Liv. 2, 13, 11 : Pace redintegrata Romani novam in femina virtutem novo genere honoris, statua equestri, donavere : in summa Sacra via fuit posita virgo insidens equo. Ovid. Trist. 3, 1, 31-34: Inde petens dextram 'Porta est' ait 'ista Palati, hic Stator, hoc primum condita Roma loco est '. Singula dum miror, video fulgentibus armis conspicuos postes tectaque digna deo. Plut. Cic. 16, 3 : προελθών δ' ό Κικέρων έκάλει την σύγκλητον εις το τοΰ Στησίου Διός ιερόν, ον Στά- τορα 'Ρωμαίοι καλοΰσιν, ίδρυμένον έν άρχη της ιεράς όδου, προς το Παλάτιον ανιόντων.

Questione non meno controversa e dibattuta è quella che riguarda l'identificazione della summa Nova via, che le fonti collegano alla porta Mugonia e al tempio di Giove Statore, concordemente collocato fuori della porta stessa42.

La ricostruzione tradizionale pone la summa via Nova presso l'Arco di Tito, basandosi sull'identificazione del tempio di Giove Statore con il

42 Ovid. Fast. 6, 793 sq. ; cf r. anche A. Ziolkowsky, The Sacra Via and the temple of Iuppiter Stator, in OpRom, XVII, 17, 1989, p. 225-239, p. 234. Sulla posizione di questo tempio cf r. : ps. Cic. or. pr. qu. in ex. iret 24 : « teque, Iuppiter Stator, quem vere huius imperii statorem maiores nostri nominaverunt, ... in Palati radice. .. est conlocatum»; si veda anche Ziolkowsky, cit., p. 235.

Il nome di Porta Mugonia è noto solo dalla tradizione antiquaria (Varrone, Dionigi, Solino); Livio la chiama semplicemente vetus porta palatii (1, 12, 3); cfr. anche Plutarco (Cic. 16, 3) e Ovidio (Fast. 6, 792; Trist. 3, 1, 32).

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basamento in cementizio e blocchi di travertino e peperino situato a E dell'arco43.

Recenti ipotesi, basate su nuove interpretazioni dei testi antichi, hanno rivoluzionato tale identificazione, con lo spostamento della summa Nova via, insieme alla porta Mugonia, presso il cosiddetto Tempio di Romolo, in cui si è proposto di identificare il tempio di Giove Statore44. Sull'interpretazione tradizionale senz'altro pesò la presenza della Via Nova neroniana, la cui confluenza nel clivo Palatino presso l'Arco di Tito, insieme alla vicinanza di un podio che si prestava ad essere creduto quello del tempio di Giove Statore, avevano indotto a supporre colà, a livelli ovviamente più bassi, la summa via Nova preneroniana.

Un'altra recente identificazione, basata su un breve tratto di basolato venuto in luce sul lato destro del cosiddetto clivo Palatino45, per l'esiguità del tratto stradale osservato e nell'impossibilità di verificarne, allo stato delle conoscenze, l'effettivo inquadramento topografico, rimane in attesa di una verifica.

Pertanto la summa Nova via, a differenza deli' infima, che vedeva almeno un punto di convergenza delle varie tesi nell'angolo Ν del Palatino, continua a fluttuare, senza veri riscontri archeologici, in funzione soprattutto del diverso modo di intendere le fonti. Per questi motivi non sarà inutile arricchire i dati del dibattito in corso, riportando alcuni dati

43 Lugli, Roma antica, op. cit. a nota 11, p. 240 sq. Si veda anche l'originale proposta di identificare il massiccio presso l'Arco di Tito con il tempio di Giove Propugnatore : cfr. M. Torelli, Culto imperiale e spazi urbani in età flavia, in L'Urbs. Espace urbain et histoire, op. cit., p. 563-582.

44 Per l'identificazione del tempio di Romolo con il tempio di Giove Statore cfr. Coarelli, Foro Romano I, op. cit. a nota 4, p. 29; Id., L'Urbs e il suburbio, in Società romana e Impero tardoantico. Roma : politica, economia, paesaggio urbano, II, Bari, 1986, p. 3-58, 395-412. Nonostante le discussioni alimentate dal nuovo assetto topografico delineato (Castagnoli, Ibam forte, art. cit. a nota 5, p. 102-104; Ziolkowsky, The Sacra Via, art. cit. a nota 42), la nuova ipotesi continua ad essere molto seguita e a stimolare ulteriori elaborazioni (cfr. tra gli altri, A. Carandini, Domus e insulae sulla pendice settentrionale del Palatino, in BullCom, XCI, 2, 1986, p. 263 sq.).

È probabile che nell'identificazione del tempio di Giove Statore con quello di Romolo abbia giocato un ruolo non secondario la possibilità di ritenere coincidenti, in base all'interpretazione delle testimonianze parallele di Plinio e di Livio, la summa Nova via e la summa Sacra via. Tale supposizione ha indotto allo spostamento dei tratti terminali di entrambe le strade in un punto che permettesse di superare «le gravi aporie che essa (l'interpretazione tradizionale) comporta»; cfr. Coarelli, Foro Romano I, op. cit. a nota 4, p. 37.

45 Tomei, Scavi e restauri Palatino, art. cit. a nota 7, p. 70 sq. ; Santangeli Valen- zani e Volpe, Via Nova, art. cit. a nota 2.

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desunti da appunti inediti di Pietro Rosa46, che scavò gli Orti farnesiani per conto di Napoleone III nel periodo 1861-70.

L'area compresa fra l'Arco di Tito e la Domus Flavia venne in gran parte indagata nel corso degli anni 1866-67, anche allo scopo di ritrovare l'accesso ai Palazzi dalla parte del Foro. Già all'inizio del 1862 «Nello sgomberare intieramente dalle terre . . . (gli) edif izi esistenti tra le Uccel- liere e la via di S. Bonaventura»47 Rosa annuncia «...il discoprimento del celebre Clivo Palatino ancora lastricato del suo gigantesco selciato e precisamente in prossimità e parallelo al muro di limite con la via di S. Bonaventura. . ,»48, introducendo una denominazione (clivo Palatino) inesistente nell'antichità49 che contribuirà a confondere ulteriormente la già incerta toponomastica del colle.

Il 1866 venne in gran parte speso in indagini alla ricerca della porta Mugonia, ipotizzata davanti alla Domus Flavia, giacché «... in tal caso si sarebbe dovuto riconoscervi la corrispondenza della tanto questionata via Nova»50. In realtà i risultati degli scavi sembrarono dar ragione al fiuto topografico di Rosa se egli, in una delle periodiche lettere di ragguaglio inviate a Leon Renier, archeologo di fiducia di Napoleone III, annuncia : «Nel momento che scrivo le traccie della Porta Mugonia vengono confermate : essa trovasi della larghezza di metri quattro ; sembra potersi determinare la direzione che avrebbero tenuto le mura dopo la Porta medesima»51.

46 1 manoscritti, conservati nel fondo manoscritti Vittorio Emanuele II, nn. 643-44, della Biblioteca nazionale centrale di Roma, sono divisi in due fascicoli; le pagine sono numerate progressivamente e a tale numero si fa riferimento nelle citazioni del testo. Il lavoro di trascrizione, interpretazione e analisi è in corso da parte di chi scrive.

«Lettera 28 die. 1861, f. 12. 48 Cfr. Lugli, Roma antica, op. cit. a nota 11, p. 403. 49 Lettera 18 genn. 1862, f. 19. 50 Lettera 30 marzo 1867, f. 252; su questi scavi si veda: W. Henzen, Scavi

palatini intrapresi per ordine di S.M. l'Imperatore dei Francesi, in Bulllnst, 1862, p. 225 sq. e Rosa, Scavi del Palatino, art. cit. a nota 40. La discrepanza cronologica tra l'articolo del Rosa, datato 1865, e le lettere, con data 1866, si spiega con il fatto che gli Annali recano probabilmente una data anteriore a quella della loro effettiva pubblicazione.

51 II Rosa inoltre precisa : «... e queste molto preziose perché in esse mura sono fortunatamente ancora distinguibili i diversi stili riferibili all'epoca dei Re e quella della Repubblica. . . Le prime contenenti l'opus quadratum. . ., in tutto simili a quelle dell'Aggere di Servio, con pietre del tufo superficiale del Palatino medesimo ; l'altra che si rileva essere stato un ristauro con pietre oblunghe simili a quelle del tempio di Giove Statore, con tufi vulcanici delle latomie più profonde del Palatino medesimo». Lettera 19 maggio 1866, f. 211.

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Fig. 5 - Palatino. Una pagina dei manoscritti del Rosa con lo schizzo delle mura in blocchi e l'indicazione « Summa Nova [via] ».

La porta scavata doveva trovarsi ad una notevole profondità rispetto ai livelli attuali : infatti nella stessa lettera Rosa lamenta « la grande difficoltà dell'altezza delle terre . . . che ritardano il mio definitivo pronunciamento sopra questa importante scoperta, che merita per la sua grande rilevanza la più scrupolosa circospezione ».

Con i resti della porta ritenuta Mugonia, non tardarono ad apparire tracce di una strada, subito identificata con «... la menzionata via Nova stessa . . . visibile nella sua propria disposizione, ... ». Inoltre Rosa sottolinea che la strada, esterna alla cinta muraria, era sostenuta, analogamente al clivo della Vittoria, da muri di terrazzamento «... che la precingono dal lato occidentale, ossia addossate al Germalus. . .» (fig. 5).

Ma nell'ambito delle ricerche «... ciò che viene a costituire la più éclatante scoperta sono le mura di epoca antichissima ... », dal Rosa chiaramente rappresentate nella versione definitiva della Pianta degli Scavi, pubblicata nel 1870 (fig. 6)52. «La direzione di queste mura sembra dirig-

52 P. Rosa, Plan des fouilles du Palais des Césars, février 1870.

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Fig. 6 - Palatino. La pianta degli scavi pubblicata da Pietro Rosa nel 1868 (part.).

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Fig. 7 - Palatino. Il basamento del Tempio di Giove Statore.

gersi a circondare il Germalus ; lungo tale direzione ritengono una grande irregolarità per certe disposizioni sporgenti che non possono riconoscersi per torri, ma piuttosto contrafforti. . . La forma delle pietre è più irregolare di quelle sopra menzionate della via Nova, ma la pietra è la medesima fragilissima del monte Palatino stesso, . . .»53.

Trovata la via Nova e la porta Mugonia, diventava semplice, quasi automatico, identificare il grandioso podio rimesso in luce a poca distanza con il tempio di Giove Statore (fig. 7).

Oggi che la tradizionale identificazione di questo tempio con il basamento visibile presso l'Arco di Tito è stata rimessa in dubbio54, non sarà

53 Lettera 30 marzo 1867, f. 253; nella stessa lettera (f. 255) Rosa specifica che « le pietre impiegate in questi due stili di costruzione sono provenienti dalle latomie stesse del Palatino, cioè le prime sono di tufo più friabili, perché derivanti dalle latomie più superficiali, le seconde più solide, per essere di quelle più profonde».

54 Scavi condotti in collaborazione con l'Accademia spagnola; cfr. J. Arce, J. Sanchez-Palencia y R. Mar, Monumento junto al Arco de Tito en el Foro Romano (Campana de abril 1989), in Noticiario AEspA, 1989, p. 307 sq. Si veda anche Id., in

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ozioso riproporre la vecchia localizzazione del Rosa, cui si deve «... la completa conoscenza dei limiti dei resti del Tempio di Giove Statore » 55, di cui vien detto altresì che «II prospetto principale era rivolto ad oriente e nel medesimo tempo guardava la menzionata via che viene ad essere quella che Livio e Solino insieme ci mostrano che in tempi più antichi appellavasi summa Nova via ... ». Inoltre l'antichità del tempio, secondo le fonti consacrato da Romolo e ricostruito nel III sec. a.C, è confermata dal fatto che se ne vide « la parte posteriore . . . fondata sopra il tufo del monte Palatino stesso» (fig. 8)56.

Id., Monumento presso l'Arco di Tito nel Foro Romano : campagna 1989, in Qua- dAEI, 19, 1990, p. 43 sq.

55 Lettera 3 luglio 1866, ff. 218-19; Rosa nella stessa lettera aggiunge : «I resti di questo importante monumento . . . oggi finalmente sono a tutti resi nuovamente visibili in tutta la loro gigante proporzione ed estensione ...» fornendo anche precise indicazioni sul tempio, da lui ritenuto, in base ai precetti di Vitruvio (III, 1), fra i peripteri : «... si considera la proporzione che ne risulta dalla misura dei suoi lati, in lunghezza di met. 54 ed in larghezza metri 24. Il pavimento della cella del tempio doveva inalzarsi per lo meno metri 5 al di sopra del livello della via che ivi si è ritrovata ancora lastricata dei grandi poligoni silicei».

In un altro passo precisa che « La esatta e concorde corrispondenza dei resti di questo tempio con tutto quello che con grande precisione ci viene indicato sulla corrispondenza del sito di esso da Ovidio (Trist. Ili, 1) ed in Livio (I, 12. 41) e Dio- nisio (L. IV, 6), sarebbe stata sufficiente per giustificarla. Ma lo stato in cui si trovò questa importante memoria dell'antichità romana, ora mancante di tutto quello che materialmente avrebbe potuto documentare la data della sua edificazione come ce lo attesta Livio (X, 36), dicendoci che la edificazione propriamente venne effettuata per quel voto di Attilio Regolo fatto nella guerra sannitica, dichiarando in esso che lo avrebbe edificato là dove Romolo già lo aveva stabilito con altro simile voto. . . ed infatti proseguendo la fortuna a proteggere questi risultati, non mancarono subito ad apparire quelle poche pietre rimaste con tutto quel carattere proprio delle costruzioni del V secolo di Roma tanto per la specie delle pietre del colle Palatino stesso . . . anche contenenti alcuni nomi sculpiti nelle pietre stesse. . .» (lettera 18 novembre 1866, ff. 233-34).

56 Lettera 3 luglio 1866, ff. 220-21. Rosa ci da anche altre notizie sulla struttura e la datazione del tempio : «Questa importante scoperta consiste in due nomi scolpiti nelle pietre della fondazione . . . dei tempi della metà della repubblica Romana :

PILOCRATE DIOCLE

II primo nome si estende sopra due pietre che formano un angolo rientrante : il secondo completamente nella pietra stessa. Questi nomi si giudica da tutti che dovettero essere stati fatti nell'atto della costruzione stessa, perché quelle pietre nelle quali si trovano scritti appartengono (al)la parte interna del muro e non alla superficie esterna ; il loro livello appartenendo alla fondazione ...» (lettera 1 5 ottobre 1866, f. 228).

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Fig. 8 - Palatino. I blocchi del Tempio di Giove Statore in una foto dell'epoca degli scavi Rosa (1866).

Questi appunti inediti, pur nella loro forma sommaria ed estemporanea, forniscono le sole informazioni su scavi e ritrovamenti di cui non si aveva altra notizia, in un'area, com'è quella davanti alla Domus Flavia, ancora oggi poco nota e assai discussa57, e sono quindi fondamentali per la definizione di questioni dibattute e di difficile soluzione. Fra l'altro rappresentano una conferma della ipotesi, esposta più sopra, che l'origi-

57 Si vedano i recenti scavi nella zona di A. Cassatella, Arco di Domiziano sul clivo Palatino, in BullCom, XCI, 2, 1986, p. 522 sq. Nel basamento in questione è stato recentemente proposto di identificare l'Aedes Iovis Victoris : cfr. Torelli, Culto imperiale, art. cit. a nota 43.

MEFRA 1991, 2. 38

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naria cinta muraria del Palatino, con le sue porte, fosse posta piuttosto in alto rispetto alla sommità del colle. Infatti Rosa afferma che i siti della porta Mugonia e della Romana risultarono «... ambedue ad un livello ben elevato al di sopra del Foro e del Velabro, e non già alle radici del Monte come spesso si era in avanti supposto . . . delle due porte stesse dovendosi ritrovare la prima nella sommità della via Nova, l'altra al di sopra di quelle scale che Festo ci menziona che per quelle, da essa porta, si scendeva nel Velabro»; e conclude, rifiutando la tesi che la cinta della Roma Quadrata potesse coincidere con i limiti del pomerio riportati da Tacito : « La corrispondenza di questi due punti riferibili alle dette due porte, ritrovandosi appoggiati ambedue unicamente al Germalo, confermavano sempre più come la Roma primitiva romulea non si sarebbe dovuta riconoscere estesa sull'intiero Palatino, ma invece soltanto sopra la collina occidentale soprastante al Foro e al Velabro ed al principio della Valle Murcia. Ed infatti ad ognuno deve essere abbastanza cognito come il passo di Tacito (Annal. XII, 24) con il quale ci viene con tanti dettagli descritto il preciso giro di quelle mura della primitiva città, incontrava costantemente difficoltà nelle sue applicazioni. . ,»58.

Ma più ancora questi appunti sono importanti perché permettono di riproporre, se non di risolvere definitivamente, alla luce delle indicazioni che forniscono, l'annoso problema della summa Nova via.

Da un passo dei manoscritti, infatti, sembra potersi desumere che il Rosa vide i resti di un tracciato stradale, continuazione del «clivo della Vittoria » (da noi identificato con la via Nova di età repubblicana), che si dirigeva verso il tempio di Giove Statore59; a conferma di ciò stanno anche i resti di strada che recenti scavi hanno, sia pure marginalmente, evidenziato come «probabile collegamento [del clivo Palatino] con il ed. clivo della Vittoria»60.

La denominazione di clivo Palatino per la strada che dall'Arco di Tito sale a raggiungere la Domus Flavia, come abbiamo detto, fu introdotta dal Rosa che per primo la scavò, mentre non ve n'è traccia nelle fonti. Siccome nella pianta degli scavi del 186861 sul tratto sommitale di tale

58 Lettera 9 giugno 1867, f. 275. 59 « Nel medesimo tempo si completò il discoprimento del Clivo della Vittoria

in tutta la sua. . . estensione che. . . dal sito della romulea Porta Romana, doveva avvicinarsi al tempio di Giove Statore, come esattamente ha risultato» (Lettera 14 luglio 1866, f. 222).

60 A. Cassatella, Arco di Domiziano, art. cit. a nota 57, p. 523. 61 Cfr. nota 52.

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clivo Rosa appone invece la denominazione «Summa Nova Via», si può supporre che ad un certo stadio delle sue ricerche egli ritenesse che la strada in questione, anziché essere quel «clivo Palatino» arbitrariamente introdotto, fosse un rifacimento della summa Nova via che, dalla porta Romana, seguendo il percorso di quello che oggi è chiamato «clivo della Vittoria », girava intorno al tempio di Giove Statore per arrivare alla porta Mugonia62.

Ma allora occorre qui aggiungere che, poiché dalle fonti (Plut. Cic. 16, 3) sappiamo che il tempio di Giove Statore e la Porta Mugonia erano collocati «έν àpxfj της ίερας όδου» e che quindi i tratti iniziali delle due strade dovevano congiungersi nei pressi della stessa porta, ne deriverebbe la suggestiva ipotesi che la via Sacra, dopo aver voltato ad angolo retto nei pressi dell'Arco di Tito, giungesse fin quasi alla sommità del Palatino.

A conclusione e a conferma della ricostruzione avanzata, si propone una rilettura del passo di Ovidio (Trist. 3, 1, 31-34) che da il quadro più chiaro della zona fra la porta Mugonia e il tempio di Giove Statore all'epoca di Augusto63 :

«Inde petens dextram 'Porta est' ait 'ista Palati, hic Stator, hoc primum condita Roma loco est. Singula dum miror, video fulgentibus armis conspicuos postes tectaque digna deo ...»

Ovidio non lascia dubbi che dal suo punto d'osservazione potesse abbracciare con un solo colpo d'occhio la porta Mugonia, il tempio di Giove Statore e la Roma Quadrata, insieme ai «conspicuos postes tectaque digna deo » della casa di Augusto.

Già Rosa si era reso conto che «... tutto quello che viene detto da Ovidio . . . diviene completamente visibile in tutta la sua estensione di

62 L'ipotesi del Rosa dovette sembrare convincente nell'ambiente degli archeologi dell'epoca se egli stesso arrivò a proclamare con soddisfazione che «... la topografia delle adiacenze del Palatino e particolarmente il Foro ed il Velabro vengono ad ottenere la tanto desiderata stabilità. Tutte le persone della scienza già ne conoscono questo grande profitto e l'Henzen ed il Jordan allontanano oggi anche quei pochi dubbi che ritenevano sul proseguimento della direzione della via Nova. . .» (lettera 26 giugno 1867, f. 277).

63 Per quanto superato in parte nelle identificazioni, si veda G. Lugli, Commento topografico all'Elegia I del III libro dei Tristia, in Studi Ovidiani, Roma, 1959, p. 31-37.

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quelle parole . . . avendo io stimato quei due versi i più utili a servirmi da guida. . . »64.

La contraddizione topografica che si crea localizzando la summa Nova via, la porta Mugonia e il tempio di Giove Statore più in basso verso il Foro, è stata rilevata da Peter Wisemann in un recente articolo : « But there was a price to pay for this manoeuvre. It was a walk of more than 300 m from Iuppiter Stator and the Porta Mugonia to the piazza in front of Augustus' new Vestibulum»65.

Accettando la ricostruzione qui proposta, ponendo la Porta Mugonia, la summa Nova via e il tempio di Giove Statore più vicini alla sommità del colle, le contraddizioni sparirebbero e non ci sarebbero più prezzi da pagare.

Giuseppe Morganti Maria Antonietta Tomei

64 Lettera 20 marzo 1867, I, f. 248. 65 P. T. Wisemann, Conspicui postes, art. cit. a nota 26, p. 404 ; lo studioso ingle

se, che accetta la ricostruzione proposta da Coarelli, supera la contraddizione topografica interpretando l'espressione singula dum miror di Ovidio come una sorta di colpo d'occhio ideologico.