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QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE A.N.A. “MONTE GRAPPA” DI BASSANO DEL GRAPPA ANNO XXXIII - N. 99 - FEBBRAIO 2014 POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 2, DBC VICENZA - CONTIENE INSERTO REDAZIONALE

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Giornale della Sezione ANA Monte Grappa N 99 di Febbraio 2014

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QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE A.N.A. “MONTE GRAPPA” DI BASSANO DEL GRAPPA ANNO XXXIII - N. 99 - FEBBRAIO 2014

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Un turbine di speranza

Potrebbe essere il titolo della copertina di Gerolimetto e l’augurio per l’anno appena

iniziato; in questo caso potremmo anche ac-contentarci di una leggera brezza ma purtroppo intorno a noi non si vede dondolare una foglia.

Ma cosa sarà mai successo a questa nostra Italia, quella degli inventori, degli artisti, dei

poeti e dei tanti prodotti che un tempo ne fecero un’eccellenza e che oggi ci ritroviamo in casa con un’altra bandiera? L’Italia risorta alla grande dopo due guerre mondiali, dopo la fame e la miseria che questi due grandi conflitti avevano lasciato.

Un colpo di reni e su, grazie alle idee dei nostri cervelli, al corag-gio di tanti imprenditori, ai sacrifici dei nostri emigranti e delle fa-miglie, alla rinuncia dei contadini alla loro terra perché qualcuno vi costruisse tanti posti di lavoro. Gli italiani di allora avevano capito che senza lavoro non si poteva risorgere. Questa sì che era crescita; ma forse qualcuno ha dimenticato il vero significato del termine che non vuol dire aumento della criminalità, della disoccupazione, della povertà, della disuguaglianza, degli scandali, delle contestazioni; e il risultato? Carceri piene, fabbriche vuote e famiglie disperate.

E la cosa non è che non ci riguardi come alpini, prima di tutto perché si tratta della nostra amata Patria che i nostri padri hanno costruito con tanto sangue, versato nelle trincee del Carso, dell’Orti-

gara e del Grappa e poi perché anche nelle case dove c’è un cappello alpino c’è chi ha perso il lavoro o non l’ha mai trovato, c’è la quoti-diana paura di non far mangiare i figli per l’intero mese, c’è qualche vedova che piange chi, dalla disperazione, ha detto “basta”, ci sono anziani che hanno vissuto guerra e fame, che hanno fatto risorgere il Paese e si vedono anche decurtare quell’obolo che con orgoglio ritirano allo sportello della Posta, mentre la fedele compagna della loro solitudine parla di pensioni d’oro. C’è anche chi, davanti alla fabbrica chiusa implora lavoro e chi, per tutto ciò, sta manifestando nelle strade sperando che qualcuno lo ascolti, ma dicono che si trat-ta di piccole minoranze mentre Papa Francesco non fa percentuali e dice che un uomo che perde il lavoro perde anche la sua dignità.

Peccato che le parole di un Pontefice che con l’esempio sta se-minando e seminando valori trovino chi dovrebbe farne tesoro in tutt’altre faccende affaccendato.

E intanto le multinazionali rifanno i conti, le nazionali se ne vanno all’estero e quelle che non lo possono fare chiudono i battenti.

Allora, se è vero che non c’è futuro senza storia, il nostro domani va cercato ancora una volta sullo sfondo della foto di copertina, dove ventimila ragazzi dalle loro urne, oggi imbiancate, possono ancora insegnarci qualcosa, e se ci fermiamo un momento ad ascoltarli, forse all’orizzonte, con un soffio di speranza, potremo veder ritornare la vecchia e grande Italia di appena qualche anno fa.

di Flavio Gollin

Ag. BASSANO DEL GRAPPA - Alberico Torresan

Agenzia di FONTE (TV)Via Roma 61/2

Tel. 0423/[email protected]

Agenzia Generale di BASSANO (VI)Via Ferracina 15/A

Tel. 0424/525084 [email protected]

SCONTI e AGEVOLAZIONIper alpini e famiglie- Contattateci per ulteriori informazioni -

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Sul Ponte di Bassano Sul Ponte di Bassano

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In una società appiattita e rivoltata su se stessa, da più parti viene invocato come uno dei rimedi necessari per superare que-

sta crisi, il dedicarsi al volontariato, inteso come superamento dell'egoismo imperante di quest'era.

Ora parlare agli alpini di volontariato è come sfondare una por-ta aperta anzi, sempre aperta, anche se ricordarlo non fa mai male, perché a volte c'è il pericolo che quello che si fa magari da anni, diventi un monotono ripetersi di azioni sempre uguali col

rischio di perdere di efficacia e di incisività.Si sente quindi l'esigenza di una ancor più profonda assunzione di responsabilità

di ciò che siamo e soprattutto di ciò che rappresentiamo per la società in cui viviamo ed operiamo.

Se è vero infatti che gratifica il sentirsi dire: "...per fortuna che ci siete ancora voi alpini...", nel contempo la stessa frase ci deve far riflettere profondamente, perché sta a significare che la società da noi si aspetta ancora qualcosa in più; non “di più” in senso quantitativo ma qualitativamente.

Sappiamo del resto che la solidarietà non si misura a chili o metri, ma a passione, amore e generosità, e che soprattutto si accompagna volentieri alla sensibilità di animo; cosa che gli alpini praticano, sia pur in forme diverse, fin dalla fondazione dell'A.N.A..

Quello che ora chiedo a voi alpini della “Monte Grappa” è di farlo con uno spirito nuovo, aggiornato ai tempi repentinamente mutati, chiedendovi in sostanza di con-tinuare ad essere in mezzo alla gente pronti e disponibili come sempre ma con una nuova coscienza di alpini dei tempi moderni.

Dobbiamo tutti renderci conto che il rischio di scomparire come dei dinosauri è reale ma abbiamo il dovere di ribellarci a quello che può sembrare un destino ineluttabile e crudele.

L'unica strada percorribile è l'impegno non scontato ma cosciente, parlando e coin-volgendo le nuove generazioni nelle nostre molteplici attività, grandi o piccole che siano.

Per avere qualche possibilità di successo dobbiamo però usare un “linguaggio” nuovo ed aggiornato ai tempi; non basta più il fare ma bisogna anche “esserci”, con-vinti di trasmettere il nostro immenso tesoro fatto di altruismo e generosità.

Vincere l'indifferenza di un giovane ed avvicinarlo alle nostre cose significa essere riusciti a non passare inosservati e quindi non essere stati scontati se non addirittura monotonamente ripetitivi; significa non essere invisibili.

Nella società, invisibile è colui che si adatta, che non si sbilancia e si adegua all'andazzo generale delle cose subendo passivamente le decisioni che altri prendono per lui.

Noi, ed è la nostra storia che ce lo insegna, siamo sempre stati artefici del nostro destino ed architetti del nostro futuro.

Adesso è giunto il tempo di nuovi progetti non meno importanti e non meno preziosi di quelli fin qui realizzati; dobbiamo solo crederci.

Lo so che non sarà facile ma.....noi siamo gli alpini!!Andate e......non siate invisibili!!!

Cima Grappadi Cesare Gerolimetto

SOMMARIO

• Lettere al Direttore pag. 4

• L’opinione pag. 5

• Una pagina di storia pag. 6-7

• Dal nostro museo pag. 8

• Assemblea di fine anno pag. 9

• M. Coston - cimitero di guerra pag. 12-13

• Cronache sez.li e dei Gruppi pag. 14

dal presidente Giuseppe Rugolo

Non siate invisibili

PERIODICO QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE ANA “MONTE GRAPPA”

DI BASSANO DEL GRAPPA

Anno XXXIII - N. 99 - Febbraio 2014

Direttore Responsabile:Flavio Gollin

Comitato di Redazione:J. Cristofari - P. Demeneghi

F. Grego - A. Guadagnin - G. IdrioM. Sartore - I. Zordan

Direzione, Redazione, Amministrazione:Sezione A.N.A. “Monte Grappa”

Via Angarano, 2 36061 Bassano del Grappa

Impaginazione e stampa: Laboratorio Grafico BST

Via Lanzarini, 25/b - Romano d'Ezzelino (VI)www.graficabst.com

Autorizzazione del Tribunale di Bassano del Grappa

n. 2/ 81 Reg. P. - 9/4 / 81

Poste Italiane s.p.a.Spedizione in Abbonamento Postale

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004n° 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza

Tassa pagata - Taxe perçue

E-mail: [email protected] della Sezione: www.anamontegrappa.it

Il Consiglio Direttivo, la Segreteria, la Redazione del giornale,

la Protezione Civile, la Banda, il Coro, le Attività Sportive,

il Museo, il Gruppo Giovani augurano a tutti un

Sereno e Prospero 2014

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Sul Ponte di Bassano

Secondo me l’esperienza della 6 giorni è sta-ta unica: ci ha permesso di imparare cose nuo-ve associazioni di volontariato e le loro attività, abbiamo stretto tra di noi e con loro una forte amicizia. Quindi se un giorno queste associa-zioni avessero bisogno, sanno che possono fare affidamento anche su di noi. E non solo asso-

ciazioni ma anche enti pubblici e istituzionali come il Comune di Bassano, i Vigili del Fuoco e il personale dell’Ospedale San Bas-siano si sono adoperati per questa breve ma intensa formazione.

È senz’altro un’esperienza da ripetere e questo è merito soprat-tutto degli alpini guidati da Fabrizio Busnardo e di tutti i volontari che hanno dedicato il loro tempo per accompagnarci in questa bel-la avventura.

Thomas

Sette giorni...quel che basta per costruire un legame...una cate-na con quattro anelli legati strettamente l'uno all'altro: condivisio-ne (vivere assieme), rispetto (ogni singola stella alpina è unica), obbedienza (le regole sono fatte per dare un senso a ciò che stiamo costruendo), impegno (due mani e due gambe per dare, costruire innalzando nuovi orizzonti.

Una settimana che accende una scintilla, le basi essenziali per non spezzare mai ciò che ci unisce. Grazie per questa esperienza meravigliosa che mi avete permesso di vivere, un'esperienza che mi ha dato il coraggio di lanciarmi ed affrontare le sfide, un'espe-rienza ricca di insegnamenti, un'esperienza che mi ha dato così tanto che a parole non posso descrivere.

Vi ringrazio immensamente perché con voi mi sono sentita sem-pre me stessa senza dovermi mai nascondere e che mi ha permesso di trovare degli amici meravigliosi ... Grazie con tutto il cuore.

Chiara

Quando mi sono iscritta alla “sei giorni” ero quasi pentita di non aver invitato qualche amico, ma alla fine non mi dispiace di averla assaporata senza conoscenti. La settimana con gli Alpini è stata un po' come una musica: lenta alla mattina quando ci si ritrovava per cominciare la giornata; importante quando ci siamo trovati tutti vestiti di verde; ufficiale quando abbiamo camminato in montagna e abbiamo partecipato alla cerimonia di Cima Grappa; allegra nei momenti con le associazioni e le autorità, più monotona quando la pasta degli alpini portava un po’di stanchezza; sorprendente in tutti i momenti della giornata

Come un sugo, e di sugo ne abbiamo visto un bel po'! Ma eccome se ne è valsa la pena assaggiare la pasta “alpina”.

Sono rimasta davvero toccata dalle testimonianze dei donatori di midollo e di sangue, ed anche dalla lezione tenuta dalle dottoresse dell'ospedale di Bassano. Interessante ascoltare le autorità, la Pro-tezione Civile e tutte le associazioni.

Emozionante attraversare il fiume Brenta; istruttive la mattinata alla fattoria “Conca d' Oro” e le arrampicate in Valle S. Felicita.

Emozionante ammirare i cani della squadra cinofila! Ed altret-tanto spegnere il fuoco con i Vigili, e ascoltare gli operatori del 118.

Sabato e domenica a Cima Grappa è stato come fare un salto nel passato, anche noi protagonisti della cerimonia non è da poco. Pensare a quello che hanno passato i soldati che lì hanno combat-tuto; forse abbiamo smarrito il senso del ricordo. Il dolore permea nei luoghi: un silenzio ampio invade lo spazio, e se anche non ne sapessi nulla di ciò che è accaduto comunque riusciresti a percepi-re che qualcosa ha attraversato quella terra.

Ringrazio tutte le associazioni che hanno partecipato alla setti-mana e credo che se il Paese funzionasse con un po' di Spirito Al-pino, forse non succederebbero chissà quali miracoli, ma probabil-mente ci accorgeremmo di più del nostro passato, di chi abbiamo vicino, di che cosa succede intorno a noi. Avremmo forse più cura di quello e di chi ci circonda. Alpini di Bassano, meritate davvero un sentito “Grazie” per questa vostra iniziativa. Perchè anche voi non vi stancate mai di seminare.

Francesca

Quello che scrivete sulla vostra esperienza è la ciliegina sulla torta. L’interesse che vi si leggeva in volto durante la 6 giorni ba-stava a premiare il nostro lavoro. Speriamo di essere riusciti a darvi una piccola parte di ciò che dovrebbero dare le nostre Istituzioni nazionali. Per fortuna le amministrazioni locali, prima fra tutte quella di Bassano, hanno capito che si tratta di un investimento dagli interessi altissimi, perché siete voi i nuovi cittadini e sarete voi i nuovi imprenditori, lavoratori, padri e madri di famiglia. La nostra amata Italia è già nelle vostre mani.

Il 6 novembre scorso i nostri cari amici alpini di Bassano del Grappa, sono venuti a trovarci nella nuova Scuola dell'Infanzia di Casumaro. Rivederli è stato bello quanto rivedere parenti ed amici a cui si tiene tanto. La loro allegria e il grande spirito comunitario, già a noi noti, hanno riempito ogni spazio. Dopo aver fatto visita ai ragazzini della scuola primaria e aver apposto la targa alla Scuola dell’Infanzia (che per noi sarà sempre "Stella Alpina"), ci hanno donato un magnifico Crocefisso. Una volta ancora Nostro Signore è testimone di tanta solidarietà. Un momento bellissimo ed emo-zionante è stato quando gli alpini, unitamente ai bambini e alle maestre, hanno cantato "Sul Cappello " e l'Inno Nazionale. Per i bambini gli alpini sono ormai cari zii e nonni, se ne parla sempre, e quando li si incontra la festa è assicurata. È stata una mattinata indimenticabile e, alla loro partenza, si è percepito un grande vuo-to, ma anche una sensazione benefica di calore e soddisfazione. Grazie Girolamo e grazie a tutti gli amici alpini. Per voi infinita riconoscenza.

LorenzaDirettrice della Scuola “Stella Alpina” di Casumaro

Cara Direttrice, incontrando gli alpini, sicuramente qualche oc-chio lucido sotto il cappello l’avrà notato! Ecco, questo non è il nostro prego, ma il nostro grazie per averci dato la possibilità di donare ancora.

Lettere al direttore

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Colletta Alimentare, un’iniziativa di solidarietà che ha visto, alle porte di tanti supermercati e negozi d’Italia, la presenza di soci alpini volontari a raccogliere generi alimentari offerti dai clienti a chi – e sono tanti – si trova in difficoltà anche a soddisfare le esigenze dell’alimentazione quotidiana.

Basta poi sfogliare il libro verde della solidarietà alpina per avere un’idea del tanto di bene che viene fatto; un libro che si va ingrossando di anno in anno , pagina dopo pagina, nel raccontare di iniziative o anche di semplici gesti di solidarietà di cui si ren-dono protagonisti sezioni, gruppi o semplici soci alpini.

Tra l’altro quest’anno è ricorso il ventennale dell’Asilo Sorri-so di Rossosch, in Russia, un vero e proprio fiore all’occhiello dell’Associazione, frutto della generosità degli Alpini, ma anche della volontà di ricordare i tragici eventi bellici attraverso un’o-pera di pace destinata alle nuove generazioni da educare nel se-gno dell’amicizia e della solidarietà laddove gli uomini si sono duramente combattuti. Ispirandosi agli stessi ideali che hanno animato la costruzione dell’Asilo Sorriso, è in fase di progetta-zione il restauro del ponte di NIkolajevka, ora Livenka, che vide il passaggio delle nostre truppe alpine in marcia verso la salvezza dopo che, a prezzo di molto sangue, riuscirono a rompere l’accer-chiamento. Ancora una volta il sangue dei caduti ispira nei vivi, loro eredi, la realizzazione di un’opera come il ponte che collega due rive di un fiume, ma idealmente stabilisce rapporti di amici-zia e di solidarietà.

Stiamo per celebrare il centenario dell’inizio della Grande Guer-ra di cui le nostre montagne sono state teatro. A Cima Grappa, come ad Asiago, sull’Ortigara e in tanti altri posti meno famosi, la pietà dei nostri padri ha voluto accogliere i caduti dell’uno e dell’altro fronte. Ebbene, proprio il rispetto e l’omaggio che noi sempre attribuiamo anche ai vinti è una di quelle cose che susci-tano ammirazione e plauso da parte dei tanti stranieri che vengo-no a visitare i luoghi teatro della Grande Guerra. Tutti rimangono edificati dalla cura e dal rispetto che circondano i sacrari militari dove stanno le spoglie dei loro compatrioti caduti.

Questi fatti che abbiamo citato costituiscono argomento di poca importanza per i media i quali vi dedicano al massimo qual-che secondo nelle testate dei TG nazionali o qualche trafiletto nelle pagine dei quotidiani che fanno opinione. Evidentemente non valgono quanto gli scandali e le ruberie di cui si compiaccio-no di parlare, a conferma dell’adagio secondo il quale fa rumore l’albero che cade, non la foresta che cresce. Ciononostante questi stessi fatti dovrebbero indurci ad un atteggiamento più positivo verso noi stessi, ad essere un po’ più fieri dell’italianità da esibire non soltanto in occasione dei successi della Nazionale di calcio o della Ferrari, ma anche in tante altre circostanze che, se fanno meno rumore, non per questo assumono meno valore.

Uno sport tutto italianodi Piero Demeneghi

l'opinione

É uno sport nazionale, soprattutto in questi tempi di crisi, dir male di noi stessi come

italiani. Il fenomeno (estraneo per esempio tra i nostri vicini d’Oltralpe) sembra accom-pagnarci da tempo immemorabile, complici un livello di identità nazionale piuttosto bas-so, ma anche i media che si compiacciono di criticare un po’ tutta la nostra storia e il

nostro costume passato e presente risalendo addirittura a quella mancata Riforma protestante la quale viceversa avrebbe ispirato un alto senso civico e un più marcato orgoglio nazionale in al-tri paesi europei. Senza andare a scomodare la storia, su cui ci sarebbe tanto da dire in rapporto a meriti e demeriti di ciascun popolo del nostro continente, sta di fatto che, quando qualcosa non va, ricorre il ritornello, da strada o da osteria, “Siamo italia-ni!” con un evidente tono autodenigratorio. L’espressione sottin-tende che altrove le cose andrebbero decisamente meglio, tutto funzionerebbe secondo le regole, nessuno tirerebbe a fregare il prossimo e così via. Beninteso, abbiamo seri motivi per essere severi critici di noi stessi, il che, entro determinati limiti, può an-che essere positivo, perché ci rende consapevoli dei nostri mali collettivi e ci induce a curarli.

Se tuttavia la sana autocritica svolge una funzione positiva, diventa dannosa quando si riduce a quasi compiaciuta autode-nigrazione, fenomeno – come dicevo – non raro nel Bel Paese. Quasi non ci fosse alcun motivo per essere, almeno un po’ fieri di noi stessi e segnare qualche punto a nostro vantaggio di fronte ai partner dell’Europa e del mondo intero. Non è positiva l’auto-denigrazione davanti ai nostri vicini europei, soprattutto perché finiamo per consolidare in loro certi pregiudizi che già circolano sugli italiani. Ovvio che, insistendo nel dir male di noi stessi, i nostri interlocutori non possono che confermare. “Se siete voi a dirlo…” così sono indotti più o meno pensare e confermare.

Invece abbiamo dei buoni motivi anche per essere fieri di que-sto nostro Paese, acciaccato quanto si vuole, ma sempre capace di sorprendere e di esprimere valori che altrove non sono poi così scontati.

Non andiamo a scomodare la storia o le glorie del passato o l’immenso patrimonio d’arte e di cultura per non correre il rischio di cadere nella vuota retorica. Limitiamoci al presente e alla pro-saica quotidianità. C’è un’Italia silenziosa, estranea alle logiche del potere e della cosiddetta casta dei politici, che nella discre-zione promuove e realizza piccole grandi cose, inimmaginabili in altre realtà apparentemente più ordinate, più efficienti e più civili della nostra.

Restiamo nell’ambito familiare della nostra Associazione. Mentre stiamo scrivendo queste righe, si è da poco conclusa la

Dal 20 al 22 settembre a Belluno si è tenuto il 4° Raduno della disciolta Brigata Alpina Cadore. Il quinquennale appuntamento tra gli ex ap-

partenenti della Brigata è stato anticipato di un anno per festeggiare il 60° anniversario di fondazione della Cadore.

La voglia di tornare sui luoghi dei vent’anni è stato forte e le penne nere che hanno prestato servizio nella Brigata dal 1953 al 1997 hanno invaso Belluno. Domenica hanno sfilato ancora una volta per le strade cittadine, reparto per reparto, guidati dai loro ex comandanti. È stato per tutti un

Raduno della Brigata Alpina Cadorepiacevole tuffo nel passato per ritrovare vecchi amici, ufficiali e sottuf-ficiali che dopo tanto tempo si sono abbracciati come compagni di naja.

Dopo la sfilata, in cui era presente anche il Vessillo della Sezione ANA “Monte Grappa”, il lungo corteo si è riunito nel cortile della Fantuzzi per consumare il rancio, l’ultimo, perché la caserma tra qualche mese passe-rà definitivamente sotto la tutela del Ministero dell’Interno. Un altro pezzo della Brigata Cadore che se ne va.

Alfeo Guadagnin

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Enrico Busa nacque a Salcedo il 5 agosto del 1889 da famiglia borghese. L’abbiamo cono-

sciuto tramite il capolavoro di Paolo Monelli “Le scarpe al sole”, in cui l’autore traccia di Busa un quadro di grande umanità sia nei confronti dei colleghi che dei propri uomini. Monelli, a differenza di altri ufficiali più famosi con cui ha combattuto, cita ripetutamente il capitano

Enrico Busa con aneddoti in gran parte goliardici, ma lo disegna anche come uomo di grande coraggio, destinandolo a perenne ri-cordo.

Monelli comandante della 299ª Compagnia del Battaglione Cu-neo e Busa comandante della 300ª del M. Marmolada combattero-no fianco a fianco dal giugno del 1917 sull’Ortigara fino al dicem-bre dello stesso anno quando, sulle Melette di Foza, i loro reparti resistettero strenuamente ai prepotenti attacchi austro-ungarici.

Il 3 dicembre, alla viglia dell’attacco imperiale, i due amici si ritrovarono ancora una volta. Busa era stremato, il viso tirato, la lunga barba nera lo invecchiava di qualche anno ed aveva perso la proverbiale voglia di scherzare, tanto che Monelli ricorda: “Pre-sentimenti". Dice il Capitano Busa: «Doman quei che xe sul Ton-darecar i lo perde, mi vago al contrattacco, sparo sora a lori e ai todeschi, e ghe lasso la ghirba»”.

Sotto il fuoco d’artiglieria nemico fin dalle primissime ore del mattino, gli alpini del IV Raggruppamento attesero l'attacco delle fanterie nemiche come una liberazione dal bombardamento di-struttivo a cui erano sottoposti.

Dalle 6,30 il fuoco fu di un'intensità mai vista dall'inizio dell'of-fensiva, caddero copiosamente varie granate a gas lacrimogeno e asfissiante e, per la prima volta dall’inizio degli attacchi, i reparti italiani dovettero indossare le maschere antigas. Il fuoco austriaco si riversò in particolar modo sui monti Tondarecar e Badenecche, tenuti dai bersaglieri del 4° Reggimento, reparti che in quel mo-mento non davano garanzie di resistenza.

Il Comando della 29ª Divisione, preoccupato per la situazione creatasi nelle linee dei fanti piumati, in procinto di cadere da un momento all’altro, inviò da Malga Lora dove era in riserva, la 300ª compagnia del “M. Marmolada” per contrattaccare la furia nemi-

ca. Il Capitano Enrico Busa, veterano di mille battaglie, partì con la sua Compa-gnia conscio della missione senza spe-ranza a cui andava incontro, ma in quel momento il suo unico obiettivo era quello di arginare il nemico in attesa dell'arrivo di rinforzi più cospicui. La Compagnia, nel tragitto da Malga Lora al Tondarecar, fu colpita duramente dall’artiglieria austria-ca ed arrivò sulle posizioni dei bersaglieri quando questi stavano per cedere. Il Capitano non esitò: «Savoia!» e i pochi che restavano della 300ª si slanciarono contro gli attaccanti. Ciò che accadde in seguito ce lo racconta ne “L’Alpino” dei primi anni venti il sottote-nente della 300ª Compagnia Rinaldo Rinaldi:

”E veniamo all'episodio più importante della mia naja alpina e al fatto d'armi che purtroppo si concluse con la distruzione del mio Battaglione. Nelle primissime ore del 4 dicembre1917 il nemico inizia un bombardamento infernale. Allarme e ordini alla Compa-gnia di tenersi pronta a rioccupare le posizioni dove qualche giorno prima un reparto di bersaglieri ci aveva dato il cambio. Il capitano Busa con calma assoluta e incurante del pericolo si ferma in una posizione un po' più elevata della mia, per poter meglio osservare il terreno e rendersi conto della situazione. Qualche istante dopo una pallottola gli trapassa le tempie. Cade fulminato ai miei piedi. Mi chinai su di lui, quasi non credessi ai miei occhi ed ebbi l'impulso di tappare con le mani le sue tempie forate quasi potessi evitare che una vita così preziosa si disperdesse con quel fiotto rosso.”

Rinaldi, ferito a sua volta, cadde prigioniero del nemico e ritornò in Patria a guerra finita.

Busa venne decorato con la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Comandante di una Compagnia, in un aspro combattimento accerchiato dall’avversario, opponeva col proprio reparto la più ostinata difesa a ripetuti attacchi e persi-steva nella resistenza, dando prova del più grande valore, finché, colpito a morte, cadde gloriosamente sul campo. Monte Castel-gomberto, 4 dicembre 1917.”

Il Gruppo Alpini di Salcedo, dal 1923, porta orgogliosamente il nome del suo eroico concittadino.

Il capitano Enrico Busa, eroe dimenticatouna paginadi storia

di Alfeo Guadagnin

Malgrado siano passati quasi cent’anni dalla fine della Grande Guerra, restano ancora dei segni del passaggio e della sofferenza

dei nostri soldati. Bassano del Grappa ed i paesi della Pedemontana furono le immediate retrovie del fronte. Truppe in arrivo ed in partenza, artiglierie, mezzi e materiali; la vita quotidiana dei paesi fu sconvolta e la popolazione sfollata in zone sicure del centro e del sud Italia.

Grandi edifici come le scuole furono requisiti dall’Esercito per in-stallarvi magazzini ed ospedali, come le scuole elementari Mazzini che furono trasformate in ospedale, e di ciò se ne è ampiamente a conoscenza grazie alle varie pubblicazioni uscite nel corso degli anni. Credo però, che pochi si siano accorti della medesima destinazione avuta dall’Istituto delle Suore Canossiane in via Santissima Trinità. Sulla facciata, se si presta attenzione, è ancora possibile scorgere la scritta “OSPEDALE DA CAMPO N. 088”, che il tempo e le intemperie hanno quasi cancellato.

In quel luogo furono ricoverati centinaia di feriti provenienti dall’Al-topiano di Asiago e dal Grappa, in particolare ufficiali e militari del-

Ospedale da campo 088la Brigata Basilicata provenienti dal Monte Tomba, immolatisi nella drammatica battaglia d’arresto del novembre 1917.

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L’immane disastro di Caporetto ebbe inizio a partire dalle prime ore del 24 ottobre 1917. Non

ci volle molto, nemmeno agli Alti Comandi dell’E-sercito Italiano, per capire le dimensioni di quella disfatta. Superficialità ed incapacità di comando da un lato (italiano) ed acume tattico dall’altro (austro-tedesco) formarono una miscela esplosiva che portò a conseguenze gravissime: 250.000 pri-

gionieri, 3.500 bocche da fuoco perdute, la 2^ Armata distrutta o fuori combattimento, l’intera regione friulana, la provincia di Belluno e mezza provincia di Treviso in mano degli occupanti, molti paesi evacuati ed oltre 500.000 profughi.

Bisognava arginare, tamponare, bloccare un’avanzata che sembra-va inarrestabile e devastante. Consegnare tutto il Veneto agli austro-tedeschi o tentare la difesa ad oltranza sul Piave e sul Grappa? Come è noto, fu scelta questa seconda ipotesi, per le ragioni che il gen. Giardino ha ben spiegato nei suoi tre volumi del 1929. Tutto questo, oggi, è storia vissuta, consacrata e sofferta.

Ma non altrettanto conosciuti risultano essere gli sforzi, i sacrifici, i progetti messi in atto per creare una struttura difensiva che fosse in gra-do di costituire un argine ad un fiume in piena, quale sembrava la 14a Armata imperiale. La materia è vastissima e la documentazione, forse perché troppo ampia, non è stata ancora completamente acquisita e stu-diata. Le retrovie del Grappa, ossia la zona pedemontana tra Bassano ed il Piave, erano pronte a sostenere un adeguato sforzo bellico in appoggio alle prime linee, con i necessari rifornimenti? Ovviamente no, o almeno non subito, ma lo furono in tempi brevissimi (specie se confrontati con

quelli d’oggi).In cinque mesi il Gruppo La-

voratori Gavotti realizzò a Cima Grappa quel gioiello di arte mi-litare che è la Galleria Vittorio Emanuele III. In sei mesi ven-ne messa in funzione la strada “Giardino” che da Semonzo porta

in vetta. Vennero aperte o am-pliate moltissime mulattiere. Furono create due potenti sta-zioni di pompaggio dell’acqua (una in valle S. Felicita a Ro-mano e l’altra in valle S. Libe-rale a Paderno) per rifornire le truppe combattenti mille metri più in alto. Non va trascurato il fatto che il Grappa è montagna carsica dove l’acqua è praticamente introvabile.

Ma i problemi di natura logistica non finivano certo qui. Le disposizio-ni del Comando della 4^ Armata imponevano una dotazione (per ogni giornata di fuoco) di 400 colpi per ogni pezzo di piccolo calibro, di 200 per quelli medi e 80 per i grossi, con una previsione di ben 9 giornate di fuoco per la battaglia decisiva. Fatto un rapido calcolo, tutto questo munizionamento richiedeva che alcune migliaia di tonnellate fossero giornalmente trasportate dalla pianura alle batterie in linea, con uno sbalzo di almeno 1.000 metri di quota. Come fare? Per garantire rapidità, sicurezza (sempre relativa) ed economicità ai rifornimenti fu adottata una soluzione molto razionale: un sistema (oggi diremmo) integrato di ferrovia e teleferiche.

Fu realizzata una “decauville” (ferrovia a scartamento ridotto) che par-tiva da Rossano e per Riviera S. Vito di Bassano attraversando Romano, Semonzo, Borso, S. Eulalia, finiva in località S. Lucia a Crespano, dotata di 28 stazioni di carico/scarico, situate tutte in prossimità delle teleferiche.

Ben 80 furono, a regime, le teleferiche installate tra Brenta e Piave, di varia dimensione e portata. La più potente partiva da quota 440 in loca-lità Brusamosca (Crespano), passava in fianco al Santuario del Covolo e finiva a malga Ardosetta, dopo aver colmato un dislivello di 1.000 metri. Da lì proseguiva, con un’altra linea, fino all’imboccatura della Galleria Vittorio Emanuele. Tempi di realizzazione? 105 giorni!

Per completare il quadro del sistema difensivo va aggiunto che esiste-vano ben 3 linee di resistenza in direzione Nord-Sud ed altre 3 in direzio-ne Est-Ovest (in particolare la cosiddetta “linea degli Inglesi” e la “linea del Mussolente”). Ne riparleremo.

Teleferiche e treninonella sistemazione difensiva del Grappa

una paginadi storia

di Gianni Idrio

È stato ufficialmente sciolto il Comitato Adunata Nazionale 2008 che si era costituito nel marzo 2007. Ne facevano parte: Bortolo Busnardo,

Paolo Casagrande, Flavio Gollin, Fabrizio Busnardo, Silverio gen. Vecchio (segretario gen. ANA), Silvano Spiller (cons. naz. ANA), Sebastiano Favero (cons. naz. ANA), Carlo Bordignon, Gian Pietro Zara, Pietro Lago, Antonio Spenga, Giovanni Ceccon, Lamberto Zen, Ruggero Gnesotto, Gianpaolo Bizzotto (sindaco di Bassano). La chiusura economica positiva ha per-messo di devolvere significativi aiuti a opere di solidarietà (Abruzzo, Emi-lia e Conca d’Oro), alla nostra Protezione Civile, al restauro della nostra sede e del museo: tutto come al punto XI dell’atto costitutivo. Alla riunio-ne di chiusura erano presenti anche il presidente della Sezione Rugolo, nonché il nostro commercialista dott. Giuseppe Guarise e il maresciallo Pasquale Cesare che hanno curato gli aspetti fiscali e amministrativi. Particolarmente gradita la presenza del membro del Comitato e oggi pre-sidente nazionale Sebastiano Favero. Non è mancato un pensiero al gran-de assente Bortolo Busnardo, che per primo ha voluto lasciare a Bassano e alla storia alpina questa indimenticabile magica adunata.

Flavio Gollin

Comitato Adunata 2008

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Sul Ponte di Bassano

restituisco le vostre decadi” e si prodi-gò poi come infermiera in un ospedale da campo; catturata dai tedeschi, mori in un lager.

I rapporti con l’esercito di liberazione jugoslavo non furono facili: molti uffi-ciali italiani furono da essi fucilati per fatti avvenuti prima dell’8 settembre e permanevano vecchi rancori.

Nel corso dell’offensiva tedesca dell’agosto 1944 il maresciallo Tito ordinò ai suoi reparti di sganciarsi e tornare a casa senza avvertire gli italiani che, ignari, sarebbero rimasti i soli a ritardare l’avanzata tedesca. L’ordine venne intercettato dal Comandante della Taurinense gen. Carlo Ravnich che riuscì a sottrarsi abilmente alla morsa tede-sca per vie impervie ritenute impraticabili, beffando gli jugoslavi e i tedeschi.

Questo è il testo della telefonata di “Foca” (nome in codice di Tito) “Tutti i commissari politici siano lasciati liberi, devono salvarsi da questa offensiva. I reparti che sono prossimi ai rispettivi centri ter-ritoriali rientrino a casa. Gli italiani lasciamoli sul monte Dormitor. Speriamo che i tedeschi si accontentino di quella grossa unità e ci lascino in pace”.

La Garibaldi non ricambiò l’ingeneroso comportamento dell’alleato, salvando proprio il maresciallo Tito dalla cattura con un’azione te-meraria che costò gravi perdite. Non riuscì invece a salvare anche la sua elegante uniforme dono di Stalin, e dovette recarsi a incontrare Churchill in abiti borghesi.

La Garibaldi rientrò a Brindisi l’11 marzo1945, perfettamente in-quadrata e in armi, e subito inserita nel Gruppo di Combattimento “Folgore” fino al termine della guerra. Solo un terzo delle due Divisioni rientrò in Patria, basta questo freddo dato numerico per intuire il tri-buto di sangue e sacrificio dato da questi umili soldati !

Tanto eroismo non fu adeguatamente riconosciuto: i “garibaldini” erano partigiani monarchici in un momento storico che esiliava i Sa-voia. Toccò loro la sorte di tutti i reduci, un rientro malinconico senza alcun segno di riconoscenza. Erano i reduci della guerra fascista e andavano dimenticati. Ma questi furono gli uomini che, rimboccatisi le maniche, ricostruirono l’Italia dalle macerie.

Alcuni ufficiali non rinnovarono il giuramento di fedeltà alla Repub-blica Italiana in quanto si sentivano vincolati al precedente giuramen-to al Re, a tutti non fu riconosciuto il grado che avevano legittimamen-te rivestito come comandanti di unità” garibaldine”.

Furono congedati a Firenze il 21 maggio 1946 indossando l’unifor-me inglese e il cappello alpino ornato del fregio” garibaldino”.

Purtroppo si conosce poco delle vicende personali dall’artigliere Antonio Poli, per la sua ritrosia a parlarne quando era in vita. Per quanto riportato da un famigliare era sopraffatto dal pianto quando si accennava alla guerra, ma credo che le sue vicende possano essere sintetizzate dai nastrini delle decorazioni che ornano il suo cappello : 3 Croci al Merito di Guerra, 2 medaglie per la partecipazione alle guerre 1940-1943 e 1943-1945 e una medaglia di Bronzo al Valore Militare con la seguente motivazione:

“Animato da purissimo amore di patria, fra i primi iniziava volon-tariamente in terra straniera una nuova campagna in contrasto con gli umilianti ordini dei tedeschi e partecipava poi alle azioni di guerra del suo reparto. nella dura e difficile lotta, combattendo strenuamen-te, percorreva migliaia di chilometri lacero e scalzo, spesso soffredo fame, sete e gelo, opponendo la forza dell’orgoglio agli abitanti ostili che lo volevano disarmato, le armi al nemico che superiore in forze e mezzi lo volevano distrutto, la saldezza dell’animo a quanti volevano piegare i suoi sentimenti di italianità.

Montenegro,8 settembre 1943 - 8 marzo 1945.

Antonio Poli un artigliere alpino “garibaldino”

Grazie al generoso lascito dei fratelli Poli (Ser-gio, Giancarlo, Luciano, Gianfranco e Giusep-

pe) di Romano d’Ezzelino , un rarissimo cappello alpino arricchisce i cimeli del nostro museo. In un primo momento non mi resi conto del significato storico del cappello ma lo strano fregio in ottone con l’effige di Garibaldi al posto del tondino con il numero del reggimento, stimolò la mia curiosità:

era un fregio insolito e a me sconosciuto.Il cappello è appartenuto a Antonio Poli, nato a Crosara il 28 feb-

braio1921 e incorporato nel 1° Rgt Art. Alp. Gruppo” Aosta” operante in Montenegro e, dopo l’8 settembre 1943, inquadrato nella Divisione “Garibaldi”

Trovai scarsissime informazioni sul misterioso fregio; il testo dell’Uf-ficio Storico dello Stato Maggiore lo dava per istituito nel luglio 1948 e utilizzato per soli 5 mesi. Sicuramente il distintivo risale al 1945 o poco dopo,visto che il Poli fu congedato nel 1946. Inoltre contattai un caro amico, il figlio del gen. Piero Zavattaro Ardizzi già comandante di Battaglione nella Garibaldi, che mi confermò tale datazione.

La rarità del fregio mi indusse a rispolverare i particolari eventi che coinvolsero la Divisione Alpina Taurinense e la Divisione di Fanteria Venezia nella Campagna balcanica.

Fu una Campagna caratterizzata da inenarrabili crudeltà, patimen-ti, malattie e imboscate continue, ma il peggio arrivò l’8 settembre 1943: le due Divisioni italiane, si trovarono isolate in Montenegro, sen-za ordini né rifornimenti, attaccate dai partigiani di Tito, dai Cetnici croati e Ustascia serbi e ora anche dagli ex alleati tedeschi. Erano completamente isolate e circondate da popolazioni ostili

Cosa fare? I comandanti organizzarono assemblee con la truppa per decidere e fu unanime la volontà di non arrendersi ai tedeschi. I ten-tativi tedeschi di annientare le due Divisioni fallirono sempre. Ma da soli e isolati era impossibile resistere a lungo: bisognava allearsi con i partigiani di Tito e così fu fatto; non c’era altra possibilità di soprav-vivenza. La “Taurinense” e la ”Venezia”, con altri militari sbandati, formarono quindi la Divisione “Garibaldi” nell’ambito dell’esercito di liberazione jugoslavo.

Fortunosamente si riuscì poi a collegarsi, via radio, con il Coman-do del nuovo Esercito italiano costituitosi a Bari e arrivarono i fondi dall’Italia: molti milioni di lire che foraggiarono anche i partigiani di Tito ( 24 milioni di lire mai restituiti). Paradossalmente la lira italiana continuava ad avere corso in Jugoslavia. La “Venezia” ebbe il generoso contributo della Gianna da Casalecchio sul Reno, la tenutaria del bor-dello itinerante che seguiva le truppe, versò tutto l’incasso dicendo “vi

di Goffredo Pogliani

dal museo

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Domenica 15 dicembre si è svolta a San Giuseppe di Cassola l’an-nuale assemblea sezionale di fine anno. Consiglio, capigruppo,

autorità locali e alpini si sono ritrovati all’interno della Caserma San Zeno da dove, dopo l’alzabandiera, è partita la sfilata che li ha portati all’Auditorium Vivaldi. Il lungo e ordinato corteo, coordinato sempre dal cerimoniere Piazzetta, era accompagnato dalla banda sezionale. Erano presenti il sen. Pasinato in rappresentanza del Sindaco di Cas-sola, il sindaco di Bassano Cimatti, l’assessore regionale Donazzan, il capitano Ianzini del 7° Rgt. Alpini e il vice comandante dei Carabi-nieri maresciallo Baù.

I lavori dell’assemblea sono stati preceduti dai saluti da parte degli ospiti. In particolare Pasinato, nel dare il benvenuto a nome dell’Am-ministrazione ha elogiato i Gruppi Alpini del Comune di Cassola per la loro sempre pronta disponibilità. Dopo il cap. Iannuzzi che ha portato il saluto del Comandante del 7° Alpini, è intervenuta Elena Donaz-zan che, in pochi minuti, ha toccato diversi argomenti: la situazione economica nella quale si trova il nostro Paese con la mancanza di lavoro e aziende che ogni giorno chiudono i battenti; le celebrazioni del centenario della Grande Guerra che vedrà gli alpini della Monte Grappa in prima linea come custodi del Grappa, cittadini di Bassano e conterranei del Presidente nazionale. Come sempre, l’ultimo pensie-ro l’Assessore lo ha dedicato al Tricolore e a tutti i simboli nei quali ci riconosciamo.

Presidente dell’assemblea è stato nominato Carlo Bordignon, già Presidente della Sezione e segretario il consigliere Matteo Bergamo.

Molto atteso, naturalmente, era l’intervento del presidente Giusep-pe Rugolo; una relazione morale nel vero senso del termine. Rugolo ha iniziato con un pensiero alla società nella quale oggi viviamo, dove spesso prevale l’apparire piuttosto che l’essere, dove i media pre-feriscono presentarci un mondo giovanile ben diverso da quello che vorremmo vedere, sia come cittadini che come alpini. Anticipando un po’ la relazione dell’assemblea dei delegati del prossimo marzo, il Presidente ha ricordato tutte le attività sezionali, dando risalto allo spirito che le anima, soprattutto quelle rivolte alla solidarietà: gli aiuti in Emilia e nelle nostre case di riposo, le iniziative del Gruppo Giovani, il banco alimentare ecc. E qui non è mancato un punto di orgoglio sulla fiducia che i cittadini nutrono nei confronti degli alpini ai quali affidano le loro offerte senza timore. Ne è un esempio il re-cente “Banco Alimentare” che, nel territorio della Sezione ha visto un incremento sulla raccolta del 12% rispetto allo scorso anno con un totale di 34.615 kg. di prodotti alimentari.

Non sono mancati gli elogi anche alle attività che danno lustro alla nostra Sezione come la Protezione Civile, sempre pronta e addestra-ta, il progetto scuole con le numerose visite di scolaresche ai luoghi della memoria, il museo continuamente arricchito con nuovi cimeli e meta di centinaia di migliaia di visitatori, il giornale sezionale, sem-

pre brillante grazie alla direzione e alla sua qualificata Redazione, il coro, portavoce della Sezione entro e fuori confine, la banda che ci accompagna nelle manifestazioni e che, con la sua scuola, continua a formare nuovi elementi e infine i Gruppi sportivi con le loro iniziative e i loro successi.

Il Presidente ha poi messo al corrente l’assemblea sui nuovi inca-richi all’interno del Consiglio con Damiano Rinaldo alle attività spor-tive, Stefano La Grotta al parco automezzi sezionale e Gianni Idrio ai rapporti con il Centro Studi ANA.

Al termine di numerosi e partecipati interventi, gli alpini si sono trasferiti nella sala mensa della scuola media per il pranzo natalizio.

Flavio Gollin

Assemblea di fine anno

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41° Campionato nazionale di Pulfero (UD)

Anche la nostra sezione ha partecipato, con sei pattuglie, al Campio-nato nazionale A.N.A. di Marcia di Regolarità in montagna a pat-

tuglie che si è svolto a Pulfero (UD) nella splendida cornice delle Valli del Natisone nei giorni 20 e 21 luglio 2013. L’evento ha registrato una grandissima partecipazione data la presenza di ben 142 pattuglie da tre componenti ciascuna in rappresentanza di 31 Sezioni. Nella giornata di sabato 20 luglio ha avuto luogo la cerimonia di apertura del campio-nato alla quale hanno presenziato il presidente nazionale Sebastiano Favero ed il presidente della commissione sportiva nazionale Onorio Miotto. Erano inoltre presenti le autorità locali ed i responsabili delle Sezioni partecipanti. Dopo la santa Messa celebrata nella grotta di San Giovanni d’Antro, splendida bellezza naturalistica locale, sono seguite la sfilata d’apertura e l’accensione del braciere. Il giorno successivo si è svolta la gara su un tracciato di circa 18 km. che si snodava su sentieri e strade forestali. La partenza è stata data da un imbandieratissimo ponte sul Natisone con arrivo nel caratteristico Borgo di Cicigolis.

Ottimi risultati per la nostra Sezione che ha conseguito la vittoria nella categoria B con la pattuglia composta da Silvestri Francesco, Fri-son Giandomenico e Gnesotto Mario ed il secondo posto con la pattuglia Perizzolo Giuseppe, Andreatta Samuele e Bonato Giampietro. Da sottoli-

Memorial Bortolo Busnardo

La Sezione ANA Monte Grappa, con il supporto del Coordinamento Sportivo sezionale e la collaborazione del Gruppo Alpini di Casoni, ha

organizzato la 1^ Marcia di Regolarità in montagna “Memorial Bortolo Busnardo” valida quale 10° Campionato Triveneto ANA. La gara si è

Attività sportiveneare che la pattuglia vincitrice si è aggiudicata anche il 3° posto as-soluto nella classifica finale del Campionato Nazionale. Nella categoria degli aggregati (amici degli alpini) la Sezione di Bassano ha conseguito il 1° posto con la pattuglia femminile composta da Cesca Lucia, Mocel-lin Fiorenza e Battaglia Graziana. Nella classifica per Sezioni la Monte Grappa si è piazzata al 5° posto sulle 31 partecipanti. Soddisfazione quindi per tutti i componenti e rappresentanti sezionali presenti per una partecipazione che ha fatto registrare ottimi risultati.

svolta il 15 settembre sul Monte Grappa con partenza e arrivo in loca-lità Campo Croce (q. 1000 s.l.m.) lungo un percorso che ha toccato il Sacrario di Cima Grappa e diversi luoghi storici che furono teatro delle vicende della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Vi hanno preso parte 101 concorrenti divisi in 29 pattuglie di tre componenti e 7 coppie in rappresentanza di 7 Sezioni del 3° Raggruppamento.

La gara ha visto la vittoria della pattuglia della Sezione di Vicenza formata da Carlo Cecchetto, Severino Comberlato e Nicola Michieloni. Secondo posto per la pattuglia della Sezione Monte Grappa con Renzo Silvello, Franco Piccolotto e Antonio Rostirolla che hanno vinto anche il Trofeo “Memorial Bortolo Busnardo” riservato alla prima pattuglia clas-sificata della Sezione di Bassano. Il terzo posto è andato ad un’altra pattuglia della Sezione di Vicenza composta da Roberto Marchesini, Giu-seppe Bittarello e Fernando Repele. Nella categoria “aggregati” (amici degli alpini) la vittoria è andata alla pattuglia di Bassano composta da Lucia Cesca, Graziana Battaglia e Fiorenza Mocellin. Nella categoria “coppie” ha vinto ancora la Sezione di Vicenza con Antonio Zuin e Ro-sanna Pianegonda. Alla premiazione erano presenti il presidente della Sezione di Bassano Giuseppe Rugolo, il consigliere nazionale addetto alle attività sportive ANA Onorio Miotto e i Sindaci di Borso e Crespano.

Il 21 settembre scorso, in località Campo Croce di Borso presso la “casara” Bortolo Busnardo, si è tenuto il primo corso motosega al

quale hanno partecipato una decina di volontari. L’attestazione alla formazione è stata possibile grazie alla presenza di due formatori re-gionali: il dott. Igor Rodeghiero e Eugenio Pasqualon; inoltre erano presenti Daniela Rebeschini e Tina Dal Fior della squadra sanitaria e i nostri due soci di Valrovina Italo Giudici e Francesco Crestani.

La giornata si è svolta con una preparazione teorica, una esercita-zione pratica, con prove di montaggio e smontaggio della motosega, taglio di una pianta e test finale con rilascio attestato. Non poteva mancare la cucina curata dagli alpini di San Zenone guidati da Pio Torresan.

Fabrizio Busnardo

Addestramento Protezione Civile

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La formazione dei volontari di PC è alla base dei programmi di for-mazione del Dipartimento, della Regione e della Provincia sulle

varie tematiche. La principale è senza dubbio il tema della “sicurez-za del volontario di PC”.

Molto è stato scritto in merito all’applicazione del D. Lgs 81/2008 ai volontari di PC, successivamente sono stati emanati ulteriori de-creti al fine di chiarire alcuni dubbi interpretativi.

Nel 2013, organizzati dalla Provincia di Vicenza, sono stati orga-nizzati corsi base e di sicurezza con la partecipazione di Pio Torresan, Alberto Grego, Vincenzo Alban, Diego Geremia, mentre Busnardo e Geremia, hanno seguito un corso di 40 ore organizzato dal 3 RGPT per “referente ANA nei campi di accoglienza” o, impropriamente, “capo-campo”.

Infatti, come successo negli ultimi eventi sismici, il Dipartimento ha dato la gestione/organizzazione di alcuni campi di accoglienza (250 sfollati) all’ANA che li ha gestiti dall’inizio, sia nella fase di allestimento, fino alla fine fase di smontaggio e ripristino dello stato dei luoghi. Il corso, della durata di 40 ore, è stato tenuto presso la sede alpini di Padova, mentre la prova finale, con progettazione di un campo di accoglienza e una serie di domande, è stata tenuta a

Formazione continuaMotta di Livenza.

Il corso ha trattato argomenti che andavano dall’organizzazione del sistema nazionale di PC, alla colonna mobile ANA, alla psicologia dell’emergenza, alla progettazione e realizzazione di un campo in tutti i suoi aspetti: logistica, impianti, sanità cucina, ….

Altro corso di 20 ore organizzato dalla Regione Veneto è stato “vo-lontario sicuro”, per formare i “formatori” in materia di sicurezza generale a cui ha partecipato, per la Sezione Monte Grappa, il coor-dinatore Busnardo Fabrizio. I nostri volontari hanno seguito inoltre corsi appropriati sia di base, che specifici –motosega, motopompa, sicurezza con lo scopo di disporre di nuovi “formatori”. Il program-ma autunnale proseguirà in primavera con corsi motosega, primo soccorso, motopompa e montaggio/smontaggio delle nuove tende pneumatiche da svolgersi presso il magazzini di Motta di Livenza, e poi corso anti-incendio a rischio elevato di 16 ore, con esame finale presso il Comando VVFF di Vicenza, da svolgersi gennaio/febbraio 2014. L’invito quindi a tutti i volontari di PC a dare la propria di-sponibilità.

Fabrizio Busnardo

Favorita da una bella giornata di sole, si è tenuta, sabato 18 otto-bre 2013, la cerimonia inaugurale della nuova sede della Protezione

Civile dell’ANA Monte Grappa, dell’ANC, dell’ARI e dell’AIB, presso l’ex caserma Fincato.

Il coordinatore dell’unità di P.C. ing. Fabrizio Busnardo ha gestito la significativa cerimonia, alla quale sono intervenute numerose autorità civili e militari tra cui il gen. Biagio Abrate.

Busnardo ha illustrato nei dettagli gli sforzi e le centinaia di ore di lavoro, assolutamente gratuite come d’uso per gli alpini, che stanno alla base di questa ulteriore realizzazione; ha ringraziato tutti i volon-tari che hanno partecipato a questa importante iniziativa, che vede ora la PC avere una sede operativa ed un magazzino dove mettere al riparo le proprie attrezzature, dopo che l’amministrazione comunale di Cassola aveva ritenuto opportuno non rinnovare la convenzione con la Sezione per l’uso dei locali nella ex caserma San Zeno. L’immobile dato in uso gratuito, ma temporaneo, è stato reso agibile con l’impegno e la dedizione di molti volontari, ma si è concretizzato per la volontà dell’Amministrazione comunale di Bassano che ha creduto in questo progetto: dare una sede sia ai volontari della PC; un luogo ideale sia per l’ubicazione viaria, sia per la disponibilità di aree scoperte adatte alle esercitazioni. Un merito va all’assessore alla PC e nostro socio, ing. An-drea Zonta, che ha accolto da subito la richiesta e si è adoperato presso i tecnici degli uffici comunali per la formalizzazione degli accordi.

La nuova sede della Protezione Civile AlpinaIl presidente Rugolo ha sottolineato, con legittimo orgoglio, come si

sia trattato di lavoro a costo zero perché generosamente offerto dai volontari. “Siamo qui per con-dividere, cioè per usare assieme, questa sede che sentiamo come casa nostra. Non vogliamo nulla, ma esigiamo almeno il rispetto, quello stesso rispetto col quale ci inginocchiamo nel fango, quando portiamo soccorso alle popolazioni colpite da qualche calamità. Questa è l’unica, vera moneta con la quale gli Alpini deside-rano essere pagati. In primavera, quando feci il primo sopralluogo, ero un po’ titubante! Oggi, quello che sembrava solo un sogno è divenuto realtà concreta. Grazie a tutti coloro che lo hanno reso possibile.”

Prima di Rugolo avevano preso la parola il sindaco di Bassano dr. Stefano Cimatti, per esprimere la sua delusione per la piega che sta prendendo la sorte dell’ex caserma Monte Grappa, dovuta a problemi di natura politico-amministrativa “romana”.

Non sono mancate parole di apprezzamento e soddisfazione da parte di Mara Bizzotto - parlamentare europeo - di Stival – assessore regio-nale alla P.C., di Dino Secco – vicepresidente della Provincia di Vicenza, del gen. Anniballi in rappresentanza dell’Associazione Nazionale Cara-binieri (in congedo), di Emanuele Magrin per l’Associazione Radioama-tori e di Orazio D’Incà – coordinatore Triveneto della Protezione Civile ANA.

G. Idrio - F. Busnardo

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cipò ai combattimenti sul Monte Pertica con il grado di sottotenen-te, distinguendosi particolarmente nella Battaglia del Solstizio. Il 24 ottobre 1918, venne affidato alla Brigata Pesaro il compito di attaccare e conquistare le posizioni nemiche sul Monte Pertica. Due Compagnie del II Battaglione ebbero l’ordine di attaccare per prime. Al Comando del suo plotone, il sottotenente Cadlolo uscì alla testa dei suoi soldati dalla trincea di quota 1504 e, profittan-do della nebbia, mosse verso il nemico, raggiungendo, nonostante l’intenso fuoco avversario, la cima del Pertica. Ferito da schegge di bomba a mano ad un ginocchio, non desistette e sventolando un fazzolettino tricolore, si trascinò ancora avanti seguito dai suoi. Una fucilata lo colpì in fronte, mentre balzava sulla trincea con-quistata.

In alcuni documenti si trova anche il nome dell’aspirate M.O. Giovanni Lipella, che non figura però fra i nominativi dell’elenco stilato dal cappellano militare.

Il numero maggiore dei sepolti appartiene alla Brigata di Fante-ria Pesaro, costituita all’inizio del 1917 fra le colline asolane, for-mata dal 239° e il 240° reggimento. Prima di giungere sul Grappa aveva partecipato alla Battaglia dell’Ortigara del giugno in zona M. Zebio, lasciando sul campo 23 ufficiali e 555 militari, alla Bat-taglia della Bainsizza dell’agosto, alla ritirata di Caporetto. Deci-mata per permettere la ritirata della terza Armata, il 30 novembre passa il Piave, riposa fra San Zenone e Casoni di Mussolente, arri-vando l’8 dicembre a riordinarsi a Borso del Grappa.

Borso adotterà per un anno questi giovani fanti provenienti da varie regioni d’Italia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, Sici-lia, Calabria, che erano stati addestrati nel Lazio, nelle caserme di Viterbo e Civitavecchia.

Il 15 dicembre, i Reggimenti della Pesaro salgono sul Grappa e combattono nella zona di Val Poise; tra il 20 e il 22 dicembre il 239° conquista il Monte Asolone; nei primi mesi del 1918 opera nella zona di Bocchette, Val dei Pez, Ca’Tasson. Subisce perdite spaventose tra il 15 e 16 giugno del 1918 per difendere le pri-me linee sul Monte Asolone. Negli ultimi giorni di guerra opera sul Monte Pertica pagando un altissimo tributo di caduti.

A fine guerra, il Cimitero di Cason di Monte Coston venne intito-lato alla Medaglia d’Argento Capitano Enrico Picaglia (18.9.1892-25.10.1918), più volte decorato al valor militare, reduce dalla Li-bia, caduto tra l’Asolone e il Col della Berretta il 25 ottobre 1918, alla testa della II Compagnia del IX Reparto d’assalto.

Della morte del capitano Enrico Picaglia ne dà notizia con forte commozione alla madre il Maggiore Messe Giovanni, in data 14 novembre 1918:

“Gentile signora,quale parola potrò dirle che abbia la potenza di attenuare il suo dolore sottile? Per la mamma che ha perduto l’uni-co suo figliolo non esistono parole di conforto. Possa però quest’ora di gloria che investe la Patria nostra portare un po’ di balsamo all’animo suo straziato, possa la meravigliosa ed eroica fine del nostro valorosissimo compagno farle sentire meno l’acerbo dolore.

Pensi nessuno ha contribuito più di lui a questa vittoria fiam-meggiante. Fiamma nera purissima s’è scagliato contro il nemico dieci volte più forte più forte e lo ha sferzato e distrutto con impe-to travolgente. Fiero di una bellezza eroica insuperabile è caduto da prode e negli istanti della sua vita gli occhi suoi dolcissimi avevano avuto lampi di gioia perché vedevano il nemico sozzo e violatore piegare inesorabilmente sotto la spinta impetuosa delle sue fiamme nere.

Nessuno può essere più orgoglioso di lei per aver dato alla Patria la parte migliore della propria vita.

Monte Coston: Enrico Picaglia e il Cimitero di guerra

I cimiteri di guerra, predisposti nelle imme-diate retrovie del versante nord-ovest del

Monte Grappa, e utilizzati fino agli inizi degli Anni Trenta, si trovavano dislocati in vari siti: presso l’Osteria del Campo, dedicato al S. Ten. Edgardo Cortese M.O., con 5000 sepolture di cui 3000 di soldati austriaci; in Valpiana, pres-so Ponte S. Lorenzo, dedicato al Soldato Gian-

nottino Luigi M.O., con complessivi 3000 caduti italiani-austriaci; sul Col Moschin,con pochi caduti della Brigata Perugia; a Cason de Meda, di cui non si hanno dati certi;a Cancellalto, dedicato alla M.O. Cap. Vittorio Leonardi con 3000 caduti italiani più un numero imprecisato di austriaci; presso il Cason di Monte Coston (ora Mal-ga Pat) con 255 caduti.

L’elenco dei sepolti in quest’ultimo cimitero, compilato il 10.12.18 dal Cappellano Militare del 240° Reggimento Fanteria, è agli atti al Comune di Borso e riporta i nomi di 195 Fanti (82 della Brigata Pesaro, 50 della Brigata Cremona, 23 della Compagnia Mitraglieri, 16 della Brigata Modena, 9 della Brigata Massa Car-rara, 16 di altre Brigate: Cuneo, Roma, Re), di 12 militi dei Reparti Assalto, di 10 Genieri, di 7 Artiglieri, di 2 addetti ai Servizi, di 1 Alpino(Imperial Noè Simone del 4° Alpini) e 27 Austroungarici.

Fra i sepolti in questo luogo figura il Sottotenente Alberto Cadlolo del 240° Rgt. Della Brigata Pesaro che verrà nel ’21 insignito di M.O. al V.M.

Diciottenne, era nato il 13 agosto 1899, studente liceale, inter-ruppe gli studi per arruolarsi nel giugno1917. Aspirante nel marzo 1918, ed inviato al 240° Rgt fanteria della Brigata Pesaro, parte-

di Ivano Zordan

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Le rimetto la motivazione per la quale alla memoria del suo valoroso figliuolo è stata proposta la medaglia d’argento al valore.

Perdoni se non le scrivo più lungamente, sono a let-to da più di quindici giorni per una ferita alla gamba riportata in uno degli ultimi e vittoriosi combattimenti. Anche a nome di tutto il Re-parto l’espressione più viva della più profonda stima. Maggiore Giovanni Messe”.

Sul motivo di questa in-titolazione non si trova un

supporto documentale. Risulta un po’ strano che il cimitero sia stato dedicato al Picaglia. Sarebbe l’unico caduto del IX Reparto assaltatori qui sepolto, in quanto i molti altri del IX erano a Val Piana. Il capitano Picaglia, infatti, era morto in Val delle Saline, più vicino a Val Piana. Il cappellano militare del 240° Pesaro non lo iscrive nel dicembre 1918 fra i caduti sepolti nel Cimitero di Monte Coston.Inoltre, il diario storico del IX Reparto assaltatori riporta come luogo di sepoltura la scritta “N.I.”, cioè Non Individuato o Non Identificato.

La vicenda è piena di misteri che il colonnello Bellò Gianni scrive di aver risolto, in parte, con l’uso del ragionamento e la provvi-denziale testimonianza del pronipote del Picaglia, sig. Claudio da Ancona. E formula alcune ipotesi: - secondo la prima ipotesi, il corpo del capitano non è mai stato

trovato, come testimonia una lettera pervenuta alla mamma del capitano Picaglia, scritta da una donna di Pove, che rife-riva di aver saputo dagli arditi lì accampati che il corpo del figlio non era mai stato trovato e questo concorda con l’anno-tazione del Diario storico: “N.I”

- secondo la seconda ipotesi, si può pensare che i resti del ca-pitano siano stati rinvenuti dopo la fine della guerra, magari nella primavera del ‘19 e quindi portati nel cimitero di Cason di Monte Coston.

Si può supporre che l’importante tomba con il suo nome, come risulta dalle foto del ’19, sia stata un lenimento allo strazio dei familiari e non c’è la certezza che abbia custodito le ossa del ca-pitano Picaglia.

La donna nella foto che piange sulla tomba di Enrico Picaglia è la promessa sposa Matilde Sorbelli da Modena, poi sposata in Borbolini.

Il colonnello Gianni Bellò conclude la sua relazione, in occasio-ne della commemorazione che annualmente viene organizzata dal Gruppo alpini di Borso del Grappa, tenuta il 25 agosto 2013 presso l’ex Cimitero militare, dicendo: “Ora il Capitano, come gli altri ca-duti qui sepolti, riposa al Sacrario di Cima Grappa, in un loculo, ma chi c’è all’interno? Forse lui, forse un povero austroungarico ignoto? Non serve e non cercheremo la risposta; le due anime ri-posano in pace, nell’unità dei popoli europei da loro costruita … con la vita”.

Si ringrazia il colonnello Gianni Bellò per le fotografie e per le notizie fornite.

Capitano Enrico Picaglia.

La zona del cimitero di Monte Coston.

Testimonianze da conservareAnche la scorsa estate Anna e Davide Zen, accompagnati dal pa-

dre Claudio, hanno continuato il lavoro di restauro delle lapidi e dei cippi collocati sui luoghi della memoria del massiccio del Grappa e del nostro territorio. Il viaggio di lavoro è partito da San Giacomo dove una lapide ricorda i suoi Caduti per salire su Col Averto dove è ricordato un soldato della Caserma Monte Grappa che nel 1970 ha perso la vita nello spegnimento di un grosso incendio, e poi sul Mon-te Pertica, a Ca’Tasson, al Sacrario austroungarico di Cima Grappa. Successivamente la squadra si è portata a Ponte S. Lorenzo presso la colonna romana che ricorda il massimo punto dell’avanzata austria-ca, sull’ Asolone dove la lapide ricorda la Medaglia d’Oro degli Ardi-ti Ciro Scianna. Ma la soddisfazione più grande è stato il ripristino del

cippo del Col della Berretta che si trovava in condizioni disastrose: un grosso lavoro di trasporto riparazione e restauro della lapide di oltre un quintale, reso possibile anche dall’aiuto dell’amico Giustino Zen.

L’impegno dei nostri giovani amici non è passato inosservato, meri-tando riconoscimenti dal Comando del Multinational CIMIC Group di Motta di Livenza, dal presidente dell’ Associazione Nazionale Incursori Esercito Passafiume e dal comandante Roberto Vannacci del IX Repa-to d’Assalto Col Moschin. “Ma il riconoscimento più grande-dicono i ragazzi- è quello che arriva dai nostri Caduti, coloro che ci hanno dato una Patria e una libertà e che dal Cielo avranno sicuramente visto e apprezzato il nostro lavoro”.

In retro copertina alcune immagini degli interventi.

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Sul Ponte di Bassano

Non mancano i motivi per ribadire la necessità di coltivare l’ami-cizia tra i popoli al fine di mantenere i buoni rapporti di pace. Ne

danno una dimostrazione pratica da oltre cinquant’anni, e precisa-mente dal 1960, gli alpini di Cavaso, ai quali sono andati, via via, unendosi gli alpini e i vertici della Sezione per cui, da anni ormai, si può dire che amicizia e concordanza di vedute accomuni tutte le penne nere bassanesi con i riservisti di Germania.

Una prova di ciò sta nello scambio di visite che va intensificandosi tra gli amici tedeschi, che si distinguono per l’impeccabile organizza-zione, e la Sezione ANA Monte Grappa, dove magari sono prioritari il volontariato e la solidarietà.

L’ultima visita in terra bavarese risale allo scorso mese di giugno con una delegazione della quale faceva parte anche il presidente se-zionale Giuseppe Rugolo.

Come sempre calorose sono state l’accoglienza e l’ospitalità, come quella del segretario del Gruppo Willi Ruhstorfer che ha aperto le porte della sua casa per alloggiare parte della comitiva e, assieme al capo-gruppo Christian Albrecht ha fatto da guida per tutto il programma. Indispensabile come sempre è stata la collaborazione dell’interprete professor Umberto Patuzzi

La delegazione ha potuto assistere alla suggestiva “festa dei fuo-chi” (il nostro pan e vin) che i tedeschi organizzano in occasione del solstizio, ma la parte più interessante del programma è stata senz’al-tro la visita alla caserma di Regen, dove gli alpini hanno potuto spa-rare con il fucile automatico, con la mitragliatrice e con la pistola. Una bella sorpresa, infine, è stato il trasferimento a bordo di un au-tobus degli anni ‘50 che fa parte di un interessante museo visitato prima del rientro in Italia.

E anche quest’anno, la prima domenica di settembre, non potevano mancare gli amici tedeschi sul Monte Tomba nella ricorrenza nata come commemorazione del sacrificio dei soldati italiani e francesi durante la Grande Guerra ma poi, dal 1980, allargata a tutti coloro che combatterono in questi luoghi nei vari schieramenti.

Alla cerimonia iniziarono così a prendere parte delegazioni di Au-stria, Belgio, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania e, grazie al comune amico prof. Antonio Dal Fabbro attuale capogruppo ANA di Budapest, fu possibile conoscere i Riservisti tedeschi che, si è sco-perto, condividevano i nostri stessi principi, tra i quali appunto una vera Europa unita.

Se nel tempo la partecipazione delle altre delegazioni straniere è diminuita, mai è mancata la rappresentanza tedesca che quest’anno ha visto la presenza di Franz-Xaver Wenzl, Karl Langer, Willi Ruhstor-fer del Gruppo Dingolfing–Landau, Reinhard Mohaupt, Hermann Hof-

La nostra sezione in Germania

stetter del Gruppo di Landshut e poi, assieme a Dal Fabbro, Georg Strasser, Wolfgang Genschwürger e Martin Mailänder.

Ruggero Gnesotto

Chi sono i Riservisti?In Germania tutti coloro che con qualsiasi grado hanno pre-

stato servizio nelle Forze Armate, possono chiedere di entrare nella Riserva. Si tratta di un’unica associazione suddivisa in sezioni regionali, un organo di collegamento tra l’ambiente civile e quello militare che si occupa di informare, riunire e rappresentare tutti coloro che vi appartengono. Il riservista, anche se lavoratore, ha l’obbligo all’addestramento in alcuni periodi dell’anno prefissati e gode, come il suo datore di la-voro, di un solido sistema assistenziale. Esistono anche pro-grammi di istruzione per l’avanzamento di grado.

Varie sono le attività programmate, organizzate dagli stessi riservisti che assumono la direzione delle esercitazioni come l’addestramento al tiro con l’impiego gratuito delle strutture, dei poligoni, delle armi e delle munizioni militari.

L’Associazione dei Riservisti, quindi, opera in stretto con-tatto con le Forze Armate e i suoi componenti, in servizio o nelle cerimonie civili e militari, vestono la divisa militare.

Sabato 14 settembre, presso la sede sezionale, sono state conse-gnate le tre borse di studio agli studenti figli di soci alpini o do-

natori di sangue che si sono diplomati con il massimo dei voti. Erano presenti il presidente Rugolo, il vice Gambaretto, dall’assessore di Bassano Beraldin, il rappresentante dell’RDS Battocchio e i capigrup-po Barletta (Alpini) e Favero (Donatori).

La prima borsa di studio di € 500 è andata a Beatrice Zen, figlia di Michele del Gruppo Donatori di Fellette, diplomata all’Istituto T. C. e per Geometri L. Einaudi con 97/100.

La seconda (€ 300) a Elisabetta Bianchin, figlia dell’alpino Renato del Gruppo Alpini di Liedolo, diplomata al Liceo Brocchi.

E sempre del Liceo Brocchi di Bassano, con 89/100, la terza classi-ficata (200) Valeria Rossi, figlia di Vittorio.

Alfeo Guadagnin

Premio Uti Fabris

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Ritorno a RossoschUna delegazione della nostra Sezione, formata da una quaranti-

na di persone tra alpini e famigliari, ha partecipato al ventesimo compleanno dell’asilo ”Sorriso” di Rossosch (Russia) lo scorso set-tembre.

Un’esperienza unica che tocca il cuore in ogni sua parte perché in quei luoghi si è consumato un sacrificio gigantesco che a distanza di settant’anni non sa ancora trovare una spiegazione. Molti in questi anni hanno avuto modo di leggere testimonianze e testimonianze di sopravissuti, qualcuno in casa si è creato una vera e propria bibliote-ca e ancora si chiede “Perché”.

Ma non è solo la memoria della tragedia del ‘43 a portare gli alpini a Rossosch, ci sono anche le testimonianze che tutti gli alpini d’Italia hanno lasciato per onorare i Caduti: quel monumento vivente che oggi compie vent’anni e che per gli alpini bassanesi rappresenta qualcosa di più. Anche questa volta, giungendo all’asilo, il pensiero va a chi tra i primi ha pensato e si è dedicato a questa nobile iniziativa, a chi ha tracciato le prime linee del progetto e a chi ha arricchito il parco con quel monumento dai mille significati; tutto generosamente firmato “ Sezione Monte Grappa”. Una grande soddisfazione quella che si pro-va, ma poi risalendo sul pullman si ritorna a pensare a chi ha lasciato la giovane vita lungo le rive del Don, sotto il ponte della ferrovia o sot-to la neve della interminabile steppa. Così gli alpini bassanesi giun-

gono a Livenka, che per noi rimarrà sempre Nikolajewka, per deporre un fiore, per una preghiera e per un ricordo che il consigliere Urbano Cervellin ha preparato a nome di tutti. In poche righe sono riassunti i sacrifici vissuti dai nostri soldati, gli affetti lasciati a casa, ma anche quelli delle isbe che hanno dato loro un giaciglio e un pezzo di pane, i sentimenti di chi ha visto cadere i compagni uno ad uno nella ritirata e la speranza di poter riportare a baita ciò che rimane di loro.

Flavio Gollin

Conco - 90 anni!La lunga Bandiera che scendeva dal campanile già dalla mattinata

di venerdì 13 settembre e il Tricolore di luci che illuminava il Mo-numento ai Caduti, annunciavano, assieme a tante altre bandiere, i festeggiamenti del 90° di fondazione del Gruppo Alpini di Conco nato appunto nel 1923.

La catena dei volontari si è messa in moto per tempo per creare le condizioni ottimali per la buona riuscita dell’evento.

Nella serata di sabato, un nutrito pubblico ha assistito all’interno della chiesa parrocchiale al concerto del coro “La Vose del Tèsena” di Sandrigo diretto dal M. Pellanda e del coro “L’Eco della Valli” di Lusiana diretto dal m.o Pinaroli. Al termine delle eccellenti esibizioni, hanno portato i loro saluti il sindaco prof.ssa Graziella Stefani e il capogruppo Giampaolo Colpo. È seguito un momento conviviale cu-rato dal Gruppo Donne e dalla Pro Conco. Particolarmente gradita è stata la presenza del consigliere mandamentale Gaetano Oriella e del presidente del R.D.S. Giovanni Negrello.

Domenica mattina gli alpini hanno sfilato per le vie del paese con partenza dalla pineta di Conco di Sopra: in testa il Gonfalone del Co-mune seguito dal Vessillo della Sezione e da quello della Sezione di Udine accompagnato dagli Alpini di Magnano in Riviera e dal capo-

gruppo Gian Luca Tomat che hanno voluto essere presenti in questa importante ricorrenza. A seguire tanti gagliardetti dei vari Gruppi preceduti da quelli dei Gruppi di Conco, Rubbio e Valrovina, che ce-lebravano anche l’annuale festa mandamentale; e poi molti alpini e consiglieri sezionali.

La sfilata, accompagnata dalla Banda A. Boscato di Fontanelle, si è conclusa presso la chiesa parrocchiale dove è stata celebrata la santa Messa. Al termine, presso il Monumento, si è proceduto all’al-zabandiera e all’Onore ai Caduti.

Tutti si sono ritrovati poi presso il tendone per il pranzo sempre magistralmente preparato dal Gruppo Donne e dalla Pro Conco. Du-rante il pranzo hanno portato i loro saluti il capogruppo, il Sindaco e, a nome anche dei colleghi presenti, il rappresentante della Sezione consigliere Gabriele Peruzzo.

Per concludere la giornata, la banda della Sezione ANA Monte Grap-pa ha intrattenuto il pubblico con i più bei brani della tradizione al-pina. Una festa pienamente riuscita grazie alla partecipazione e alla collaborazione di autorità, alpini, simpatizzanti, Gruppi, consiglieri alpini e donatori e di chi ha curato l’ impeccabile cucina.

Giampaolo Colpo

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Sul Ponte di Bassano

Santa Crocel Presidente Nazionale ANA Leonardo Caprioli in un discorso del 1993

proclamava che «… Così pesante è la dimenticanza che nella Bib-bia diviene la maledizione massima: “il suo nome sarà dimenticato”. … Probabilmente c’è chi, in buona fede, è convinto che sia sufficien-te operare e che non occorra documentare. Non è così: quando si fa, è necessario anche documentare, perché la mancanza di testimonian-ze, ad un certo punto, non è più colmabile.»

Anche il Gruppo S.Croce era inesorabilmente avviato sulla strada della biblica condanna, sennonché frutto dell’entusiasmo, dopo la favolosa Adunata Nazionale del 2008 in Bassano del Grappa, ven-ne la bella notizia riportata sulla rivista nazionale “L’Alpino” del 15 giugno 1938. Buon frutto anche perché i soci del Gruppo più anziani sono tutti troppo giovani perché ricordino lo storico fatto del ’38. Il merito della scoperta va all’incaricato per la documentazione storica, ma con il decisivo aiuto dello storico ANA di Imola Giuseppe Martelli. Questo ci ha permesso di festeggiare nel 2013 il 75° Anniversario di fondazione.

A parte le poche notizie sulla rivista nazionale, oggi non abbiamo altre testimonianze, neppure nell’archivio storico sezionale distrutto dalla piena del Brenta del 1966; perciò ben poco conosciamo sulla vita e sui primi passi del nuovo Gruppo. Nel museo sezionale c’è un vecchio Gagliardetto verde, ma esso non mostra sul retro lo stemma sabaudo, obbligatorio per Legge in quegli anni. Il caro trofeo gentil-mente concesso in occasione della nostra festa ed esposto in Sede, ci permette di dedurre che il Gruppo, dopo la caduta del regime fascista nel 1943, non fu sciolto (notizia peraltro confermata da un anziano ex-capogruppo ormai novantenne), ma recuperò il suo Gagliardetto e continuò nel dopoguerra fino a naturale esaurimento e rifondazione del 1969.

Le celebrazioni sono iniziate, venerdì 8 novembre u.s., con un gran-de concerto nella Chiesa parrocchiale: i tre cori partecipanti sono stati lungamente applauditi, il Coro ANA Edelweiss, l’Ezzelino e quello

di casa Coro parrocchiale “A.Gabrieli”. La seconda fase, sabato 9, si è svolta davanti al Monumento ai Caduti, restaurato per l’occasione con stuccatura, sabbiatura e fissaggio dei nomi. Anche questa ceri-monia ha visto una buona partecipazione per l’alzabandiera e l’onore ai Caduti: oltre alla schiera di Alpini, con più di trenta Gagliardetti, erano presenti le massime Autorità del Comune, il Presidente della Sezione ANA G.Rugolo, il Signor Parroco di S.Croce che ha benedetto il nuovo manufatto e buon numero di ragazzi della vicina Scuola Ele-mentare ‘A.Canova’. La Santa Messa, molto partecipata, ha coronato la serata. La festa ha avuto termine domenica 10 con un sontuoso pranzo per i Soci Alpini e simpatizzanti. La partecipazione è stata imponente; era presente il Presidente Sezionale con vari Consiglieri, tutti gli ex-capogruppo in vita, una rappresentanza dei Gruppi ANA di Torbole Casaglia (Brescia), di Egna (Bolzano), di Enego e gli amici di Casoni di Luzzara sempre molto legati al Gruppo S.Croce. Tutti hanno ricevuto il gradito omaggio del Guidoncino preparato per l’occasione, persino il nostro Socio benemerito Marco Beraldin, reduce di Nikola-jewka, che non ha potuto per l’età molto avanzata muoversi dalla sua dimora in Francia, ma è voluto essere presente in spirito collegato telefonicamente.

Il Gruppo di Santa Croce ha voluto festeggiare i suoi 75 anni di vita in forma quasi privata e famigliare, evitando ogni altra manife-stazione esterna abituale come sagre, pubblicità e inutili sfilate, ma vivendo intensamente la propria gioia intima, la propria immensa soddisfazione per il felice traguardo raggiunto.

Giuseppe Zonta

Il nostro Vessillo in AustriaUna delegazione della Sezione formata da Diego D’Agostino, Ar-

dengo Guadagnin e Giuseppe Bortignon ha rappresentato la nostra Sezione a Lebring nei pressi di Graz (Austria) dove c’è un cimitero della Prima Guerra Mondiale. Qui riposano anche 24 sol-dati italiani, fatti prigionieri e costretti a lavorare nel locale campo di addestramento. L’Associazione della Croce Nera Austriaca cura questo cimitero e il 6 giugno di ogni anno, anniversario della bat-

Banco Alimentare 2013Nei supermercati del territorio della Sezione Monte Grappa vicen-

tino e trevigiano che hanno aderito all’iniziativa, sono stati raccolti 34.615 kg. di prodotti con un incremento del 12% rispetto al 2012.

taglia della Meletta di Gallio e l’ultima domenica di ottobre, nella ricorrenza dei defunti, vi celebra una partecipata cerimonia.

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Sant’Eulalia80 anni del “Monumento Rusticano”

Il 22 ottobre 1933 veniva inaugurato il monumento di Sant’Eulalia. Un’opera voluta dall’intera popolazione per ricordare i Caduti della

Grande Guerra. Una storia straordinaria immortalata nei versi del pie-vano don Giuseppe Panozzo, personaggio altrettanto straordinario che, con questa iniziativa, riuscì a tenere unita tutta la comunità. Una pie-tra di trecento quintali, sopra una rudimentale slitta di legno, percorse quasi due chilometri: dalla borgata di Cassanego fino alla piazza del paese, spinta e frenata per dodici giorni dalle forti braccia di chi aveva appena deposto il fucile o, quantomeno, aveva sentito da vicino il tuono delle granate.

Domenica 20 ottobre, alpini, autorità e cittadini si sono ritrovati nella piazza che, da ottant’anni, ospita ”sasso e acqua”: il sasso del Monte Sacro e quell’acqua che aveva abbeverato i muli e dissetato i soldati in partenza e di ritorno dal fronte.

Il monumento si presentava pulito e profumato, vestito a festa dagli alpini, suoi gelosi e orgogliosi custodi. L’alpino aveva ritrovato lo sguar-do di un tempo, quello che Francesco Rebesco aveva voluto donargli nello scolpirlo, uno sguardo che arriva fino lassù, dove riposano gli eroi.

Dopo la sfilata per le vie del centro, i partecipanti hanno assistito all’alzabandiera e alla deposizione corona alle quali è seguita la santa Messa celebrata, alla presenza del pievano don Manuel, da don Gian-carlo, figlio del maestro Antonio Gambasin autore, nel 1986, di una pubblicazione ricca di foto dell’epoca: “S. Eulalia e il Monumento ai Ca-duti”. Il celebrante, durante l’omelia ha ricordato questa vicenda come la storia della concordia, grazie alla quale ogni cosa diventa possibile.

Erano presenti i Sindaci di Borso, Crespano, Paderno e Fossalta di Portogruaro con i rispettivi Gonfaloni, il Vessillo della Sezione ac-compagnato dal presidente Rugolo e da una trentina di gagliardetti in rappresentanza di altrettanti Gruppi, i Vessilli di AVIS, AIDO e della Associazione Artiglieri. La sfilata e la cerimonia erano accompagnate dalla Banda di Crespano che, anche nel lontano 1928, aveva accolto il masso al suo arrivo nella piazza.

Sono seguiti il saluto del capogruppo Quinto Fuga e gli interventi del sindaco di Borso Ivano Zordan e del presidente della Sezione Rugolo. Il Sindaco ha iniziato il suo intervento ricordando il messaggio che Va-lentino Fabbian di Cassanego aveva lasciato sul masso prima della sua rimozione “di qui non ti muovi o sasso”; “una sfida - ha proseguito il sindaco - che compattò il paese e che diede il via alla eccezionale impresa.…e questo monumento infatti parla di coraggio, fantasia, sacrificio, rischio, ma anche di tanta soddisfazione per aver ottenuto un risultato unico nel suo genere”. L’intervento del Sindaco si è con-cluso con un forte pensiero ai giovani “…ai quali questi monumenti non riescono più a parlare in tempi dove c’è tanta distrazione, in tempi nei quali prevale l’indifferenza verso i valori civili della Patria, delle Istituzioni, della Bandiera, dei simboli come questi marmi sui quali è scritto il sacrificio di coloro che sono caduti e la tragedia vissuta da tante famiglie”.

Il presidente Rugolo ha concluso gli interventi ricordando le lapidi che si sono aggiunte solo dopo pochi anni dalla costruzione del monu-mento a memoria di chi è partito per un’altra guerra e mai più ritorna-to. Ha elogiato gli Alpini di Sant’Eulalia per l’impegno nel valorizzare quest’opera e chi, alla cerimonia, ha pensato di invitare anche i bam-bini che, giocando attorno al monumento, possono ascoltare la storia del loro paese.

La cerimonia si è conclusa con un pensiero floreale al camposanto del paese che un tempo, come cimitero militare, ospitò le spoglie dei nostri Caduti.

Flavio Gollin

La straordinaria storia in versi scritta da don G. Panozzo è disponibile presso il Gruppo Alpini di Sant’Eulalia.

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Breganze90 anni di attività alpina

Il 21 e 22 settembre il Gruppo di Breganze ha festeggiato il 90° di fondazione. Come racconta soddisfatto il capogruppo Luca Brian

tutto è andato nel migliore dei modi: “Abbiamo pensato da subito che, protagonisti di queste due giornate, fossero tutti i nostri soci e per questo, tre mesi prima, abbiamo proposto loro di mettere a di-sposizione due foto del servizio militare per una mostra fotografica intitolata appunto “La nostra Naja”. La mostra, allestita presso la sede, sarebbe stata un’ottima occasione per visitare la nostra e loro casa e la risposta di alpini e cittadini è stata ottima. Molti soci hanno consegnato i loro ricordi di naia; in qualche caso si trattava di vere e proprie chicche, come le foto che li ritraevano in udienza al Santo Padre Giovanni Paolo II, ma non meno interessanti erano quelle della vita quotidiana al campo o in caserma”.

La sera del sabato, presso il Cinema Teatro Verdi, è stato dato spa-zio agli alpini breganzesi di oggi e di ieri che con il loro servizio in armi stanno o hanno servito la Patria.

Il socio colonnello Cristoni, rientrato da poco dall’Afghanistan come Comandante del 9° Rgt. Alpini, è stato protagonista di una confe-renza sulla missione ISAF, assieme al cap. guastatore paracadutista Marco Marcelli e al giornalista della riserva Paolo Rolli.

Nel corso della serata i soci Giovanni Battista Faresin, Giulio Miotti, Mario Saggin, Romeo Sperotto, Giovanni Tapparello e Roberto Tonello, che 50 anni fa sono intervenuti nei soccorsi del Vajont, hanno ricevuto un riconoscimento da parte del direttivo del Gruppo. Grande è stata l’emozione in sala quando qualcuno di loro ha raccontato aneddoti su quella notte del 9 ottobre 1963.

Domenica mattina, con il paese imbandierato, ha avuto luogo la sfilata che, dalla sede, si è snodata fino al monumento ai Caduti.

Per l’occasione erano stati coinvolti gli esercizi pubblici in uno spe-ciale concorso che premiava le tre migliori vetrine allestite a tema alpino. Per Onorina Gasparotto, presidente dei Commercianti di Bre-ganze: “…gli alpini rappresentano una istituzione importantissima e

Alla festa del 90° c’era anche Sebastiano Sperotto, l’ultima sua uscita con la camicia sezionale e con quel cappello alpino che, una volta tornato a casa, ha baciato e consegnato alla ado-rata moglie Giuliana. Poi, martedì 22 ottobre, un Duomo gremito fino all’inverosimile l’ha accolto per l’ultimo saluto. Erano pre-senti anche il presidente sezionale Giuseppe Rugolo e il suo pre-decessore Carlo Bordignon, consiglieri sezionali e tanti alpini con i loro gagliardetti, la Protezione Civile sezionale, il Gonfalone del

Comune e il Vessillo della P.C. di Farra della quale faceva parte.“Sebastiano Sperotto, 6° Reggimento Artiglieria da Montagna”;

così ha voluto essere chiamato per l’ultima volta e ancora una volta ha risposto “Presente”! come lo era stato nel consiglio se-zionale e in occasione dell’adunata nazionale di Bassano, ma an-che nella protezione civile, nel consiglio comunale e nella squadra dei nonni vigili.

Luca Brian capogruppo

benemerita per tutta la comunità. Dal 1923 l’attività del Gruppo ANA, con i suoi quasi 500 iscritti, si intreccia costantemente con le altre attività dell’associazionismo breganzese come quella delle “Botteghe di Breganze” e l’invito del capogruppo a partecipare al 90°, natural-mente a modo nostro, è stato accolto con entusiasmo”

Anche il sindaco avv. Silvia Covolo, nel suo intervento, ha definito il Gruppo Alpini una vera e propria istituzione senza la quale l’ attività amministrativa non sarebbe la stessa. Il presidente sezionale Giusep-pe Rugolo ha portato il saluto della della Sezione Monte Grappa ed ha ricordato cosa rappresentano 90 anni di storia per un Gruppo Alpini.

Dopo la Santa Messa, durante la quale è stato benedetto il nuo-vo gagliardetto, i partecipanti si sono ritrovati presso l’Oratorio don Bosco per il pranzo sociale. Nell’occasione è stato premiato Umberto Guerra per i suoi sessant’anni e più di attività associativa nei ruoli di segretario, tesoriere, vice e, per sei anni, capogruppo. Erano presenti anche alpini del Gruppo ANA di Masi (TN) che hanno voluto ricordare con una targa il profondo legame che li lega agli alpini di Breganze.

Simone Battistello

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ConcoInaugurazione Casa Alpina

L’inclemenza del tempo, che sabato 25 maggio ha fatto rivedere anche la neve decisamente fuori stagione, non ha fermato Alpini

e Donatori di Sangue che avevano organizzato l’inaugurazione della Casa Alpina del Verde.

Il progetto è nato grazie all’idea di Enzo Angonese e Carlo Pilati di Conco i quali, passando davanti alla ex malga abbandonata, avevano pensato di utilizzarla come casa di montagna per gruppi e associazio-ni. Dopo l’approvazione della Amministrazione Comunale proprietaria dello stabile, nell’estate 2010 il progetto di ristrutturazione ha preso avvio, con il coinvolgimento dei Gruppi Alpini e Donatori di Sangue e di tanti altri volontari per un totale di oltre 100 persone e 4.500 ore di lavoro. All’inaugurazione hanno partecipato molti cittadini, numerosi alpini e donatori con i rispettivi gagliardetti. Non potevano mancare gli amici del Gruppo di Magnano in Riviera, legati a Conco da grande amicizia. Dopo una breve ma suggestiva sfilata accompagnata dalla Banda A. Boscato di Fontanelle, sotto il provvidenziale tendone messo a disposizione dal Gruppo di Rubbio, è stata celebrata la Messa allie-tata dai canti della Schola Cantorum prof. F. Girardi. Negli interventi che sono seguiti da parte dei capigruppo Alpini e Donatori e del sin-daco prof. Graziella Stefani è stato elogiato il grande lavoro svolto per la realizzazione dell’opera. Alla cerimonia erano presenti anche i rap-

presentati delle Istituzioni Toniolo e Finco, i presidenti della Sezione Giuseppe Rugolo e del R.D.S. Giovanni Negrello; da tutti sono giunte parole di apprezzamento per il risultato ottenuto.

Il taglio del nastro ha concluso la parte ufficiale; è seguito un ricco buffet curato dal Gruppo Donne.

Per l’utilizzo della Casa Alpina telefonare al numero 339-6356410 o visitare il sito www.casaalpinadelverde.it.

BreganzeIl colonnello Cristoni lascia L’Aquila

Il colonnello Riccardo Cristoni, socio del Gruppo di Breganze, il 13 settembre scorso ha lasciato il comando nel 9° Reggimento Alpi-

ni per assumere l’incarico di Capo Ufficio Stampa del Capo di Stato Maggiore della Difesa in Roma.

Durante il suo comando il 9° Alpini è stato in missione di pace in Afganistan e nell’inverno 2012-2013 ha fornito un considerevole aiuto alle popolazioni abruzzesi colpite dall’emergenza neve.

Alla cerimonia dell’avvicendamento erano presenti il Vessillo della nostra Sezione con il consigliere mandamentale Antonio Baù, il ga-gliardetto del Gruppo Alpini di Breganze con il capogruppo Luca Brian e alcuni soci alpini breganzesi.

BelvedereQuando c’è bisogno di aiuto, la porta più facile da bussare è quella

degli alpini e la risposta è sempre la stessa: “Presente!” Questa volta si trattava di ritinteggiare la parte esterna della Scuola Ma-terna di Belvedere. Sotto la guida di Renato Formenton, una nutrita squadra di volontari ha rimesso a nuovo i seicento metri quadri di facciate sfidato per tre intere giornate il sole di agosto. Grazie anche alle attrezzature messe a disposizione da Sergio Briotto, il lavoro è

stato concluso senza problemi anche per chi era alle prime armi, con la riconoscenza delle suore e in particolare di suor Claudia che si è aggregata al gruppo fornendo supporto morale e materiale. Anche questa volta sono gli alpini a dire grazie alla comunità per aver avuto un’altra occasione per lasciare un segno nel nome della solidarietà, questa volta rivolta ai più piccoli che all’inizio del nuovo anno, si sono trovati accolti da una scuola vestita a festa.

ValrovinaL’adunata nazionale di Piacenza è stata, per gli alpini Pietro Schirato, 82 anni Batta-

glione Bassano, e Francesco Tosin, 74 anni 7° Rgt. Alpini, la 50^ adunata nazionale consecutiva partecipata assieme. Il capogruppo Alberto Tosin ha voluto consegnare ai due soci, visibilmente commossi, la medaglia di quest’ultimo evento in “formato oro” come riconoscimento non solo per questo traguardo, ma anche per il loro impegno all’interno del Gruppo e nei lavori dell’asilo di Rossosch. Tosin è stato anche capogruppo ed ha par-tecipato anche all’intervento in Albania.

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FriolaNei giorni di venerdì 27 e sabato 28 settembre siamo stati, assieme

alle nostre maestre, sul Monte Grappa con gli alpini di Friola e con gli alpini e donatori di Pozzoleone.

Venerdì mattina appena arrivati a scuola abbiamo caricato i nostri bagagli sul pullman e, dopo l’alzabandiera, siamo partiti per Cima Grappa: un viaggio piacevole tra canti e panorami stupendi. In loca-lità Campo Solagna ci aspettavano gli alpini tra i quali il maresciallo Giuseppe che per due giorni è stato la nostra guida alpina. Ci sia-mo messi in cammino attraverso un vecchio accampamento militare dove si potevano vedere molti resti della Prima Guerra Mondiale: una vecchia ambulanza, un cannone, del filo spinato, alcune lattine, la ghiacciaia e una piccola galleria. Siamo poi ripartiti con il nostro pul-lman e a mezzogiorno siamo giunti a Cima Grappa dove era previsto il pranzo al sacco in compagnia degli alpini e la visita al Sacrario; il maresciallo Giuseppe ci ha spiegato come è stato costruito e ci ha raccontato la storia del Generale Giardino e del soldato Peter Pan qui sepolti.

Scendendo dal Sacrario abbiamo percorso una lunga galleria fino al museo della Grande Guerra e alla sala dove hanno proiettato un video molto interessante sulle battaglie.

Da Cima Grappa poi, attraverso un percorso piuttosto impegnativo, siamo giunti a malga “Val Vecia”; anche qui abbiamo trovato gli al-pini ad aspettarci per sistemarci nelle camere. La sera ci siamo molto divertiti a cantare e a ballare con gli alpini che, abbiamo scoperto, sono anche degli ottimi cuochi!

Sabato mattina, dopo la colazione e l’alzabandiera, siamo partiti per un’escursione percorrendo delle vecchie mulattiere; lungo il tra-gitto abbiamo incontrato un gruppo di simpatici asini che ci hanno

accompagnato per un lungo tratto di strada, abbiamo potuto vedere un vecchio ponte tibetano e le trincee scavate dai soldati, siamo riu-sciti a vedere anche due camosci che scendevano a gran velocità dal monte! Dopo un abbondante pranzo in malga, ci siamo incamminati per un sentiero panoramico per raggiungere il pullman che ci ha ri-portati a casa. Eravamo tutti un po’ tristi nel lasciare il Monte Grappa ma anche felici per la bella esperienza vissuta con gli alpini.

Sono stati due giorni divertenti ed istruttivi perché abbiamo impa-rato a camminare sui sentieri e avuto tante informazioni sulla Prima Guerra Mondiale grazie a Giuseppe; inoltre è stato bello stare tutti insieme. Sarebbe bello poter tornare ancora sul Monte Grappa! Grazie Alpini!

Alunni 4 A e B

PozzoleoneSi è finalmente conclusa con un definitivo ritorno a baita l'odissea della foto datata 27/05/XII, secondo

il calendario fascista, o 1934, secondo il calendario gregoriano, che ritrae Alfredo Benincasa, classe 1897, scomparso nel 1971, già capogruppo degli alpini di San Candido, nell’atto di ringraziare un uffi-ciale del Gruppo Artiglieria da Montagna "Belluno" per la consegna del gagliardetto al Gruppo cadorino.

Tutto era iniziato con il ritrovamento di quell’immagine in un mercatino di antiquariato da parte di Albino Viero, consigliere del Gruppo di Pozzoleone il quale, grazie alle indicazioni sul retro, nel maggio 2010 aveva consegnato la foto all'allora capogruppo di San Candido Paolo Trentenaglia in occasione dell'adunata di Bergamo ("Sul Ponte di Bassano" n. 91, maggio 2011). Quest’ultimo, a sua volta, ha consegnato la foto alla figlia di Alfredo, Letizia, che ha voluto conoscere l'alpino Viero per ringraziarlo del bel regalo.

Il nostro consigliere ha accettato l'invito e si è recato a trovare la signora Letizia che gestisce un Hotel a San Candido; la signora, visibilmente commossa, non sapeva come spiegare la gioia per aver ricevuto il prezioso ricordo del padre Alfredo. E soddisfatto anche Viero per aver visto così premiato il nobile gesto compiuto.

Lucio Tamiello

San MarcoRaccolta alimentare

Continua la solidarietà. Il 19 settembre gli alpini del Gruppo San Marco hanno risposto alla richiesta della Caritas per una raccolta

alimentare. Grazie alla disponibilità della direzione del supermercato Alì ma soprattutto alla fiducia che i cittadini nutrono nei confronti delle penne nere, sono stati consegnati 1300 kg di prodotti da desti-nare a persone e famiglie bisognose.

Fausto Zonta

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Sul Ponte di Bassano Sul Ponte di Bassano

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CrespanoPer la prima volta si è avuta un’iniziativa congiunta tra Gruppi

Alpini ed Amministrazioni Comunali della destra e della sinistra Piave. Tramite l’organizzazione di una gara di marcia non competiti-va, si sono potuti raccogliere fondi per l’acquisto di una nuova auto-ambulanza da destinare al SUEM.

L’idea, nata da un gruppo di giovani di S. Vito di Valdobbiadene, ha trovato immediato sostegno presso le amministrazioni comunali di Pederobba, Cavaso, Possagno,Paderno e Crespano, oltre ai relativi Gruppi Alpini e Pedemontana Emergenza.

Alle 17.30 di venerdì 6 settembre 2013 dalla piazza di Valdobbiade-ne, alla presenza del sindaco Bernardino Zambon, è partita la marcia che è poi transitata per Pederobba (sindaco Raffaele Baratto), Ca-vaso ( sindaco Giuseppe Scriminich), Possagno (sindaco Gianni De Paoli), Paderno (vicesindaco Michelon) giungendo infine a Crespano (sindaco Annalisa Rampin) dove si è percorso l’ultimo tratto. Proprio questa parte finale si è rivelata la più impegnativa, con un tratto in forte salita e con traguardo al Castegner dea Madoneta, presso la baita degli Alpini di Crespano. In questo ultimo segmento di percor-so si è aggiunto ai partecipanti anche il presidente della Sezione M. Grappa Giuseppe Rugolo.

SolagnaUn alpino al comando del IX Rgt. Col Moschin

Il 20 e 21 settembre a Livorno si è celebrato il 60° di fondazione del IX Reg. Col Moschin Reparto Incursori Esercito. Dal 1998 il Reparto ha la cittadinanza onoraria a Solagna a memoria degli Arditi che hanno com-

battuto sul Grappa. Alle celebrazioni erano presenti il sindaco di Solagna Carlo Nervo, il vice Roberto Ferracin, il col. Gennaro Bellò, il capogruppo degli Alpini Giulio Nervo e l’assessore regionale Elena Donazzan. Gli ospiti hanno potuto ammirare l’alto grado di preparazione di questo speciale Corpo nella loro “Base a mare” nella tenuta di San Rossore vicino a Livorno. Per l’anniversario si sono lanciati simultaneamente 60 paracadutisti. È stata anche l’occasione per osservare lo scafo che nel 2012 ha battuto il record di traversata New York- Bermuda e conoscere i precedenti comandanti, come il sen. gen. Franco Angioni primo Comandante della missione italiana in Libano e l’attuale col. Roberto Vannacci. Il comando è passato ora al col. Pietro Addis già paracadutista alpino (nella foto con il gen. Angioni e Giulio Nervo).

Fidenzio Grego

È ben comprensibile come al termine ci sia voluta una consistente opera di… recupero gastronomico.

Il bilancio della manifestazione è risultato lusinghiero, per cui non si esclude una riedizione della simpatica iniziativa.

Piero Torresan capogruppo

Un pezzo di SMALP a BassanoA trent’anni dal primo giorno alla Scuola Militare Alpina, si sono ritrovati il 13 luglio

2013 una quarantina di ex allievi del 112° AUC. Al raduno ha partecipato anche il generale Biagio Abrate che, allora Capitano, è stato il Comandante di questo corso. In un momento di raccoglimento sono stati ricordati i commilitoni “andati avanti” tra i quali Marzio Tremaglia, figlio del ministro Tremaglia, che del corso è stato un grande animatore. Abrate ha ricordato quanto sia stata importante la formazione di Ufficiali di Comando che, dopo il servizio, sono diventati validi imprenditori e amministratori. Sono seguiti i saluti del capo-corso, ten. Claudio Sartori e dell’organizzatore del me-eting ten. Luca Maria Chenet. Non poteva mancare una visita al Museo degli Alpini e un momento conviviale ricco di ricordi e di promesse di nuovi incontri.

FeltreDopo 40 anni si sono ritrovati a Feltre

gli alpini del 3° ‘73 della 66a Compa-gnia del Btg. Feltre. Erano presenti l’allora capitano e oggi colonnello Roberto Ridolfi e il maresciallo Francesco Mungo, oggi v. presidente della locale Sezione ANA.

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Sul Ponte di Bassano

Avvenimenti

SAN MICHELE: Bisnonno Remigio, nonno Ga-briele e papà Stefano festeggiano il nuovo alpino Antonio.

SALCEDO: L’alpino Luca Basili ha felicemente sposato Claudia Fogal. Festeggiati dal piccolo Alessandro, dal padre Giovanni, dal fratello Do-menico e dagli alpini del Gruppo.

FONTE ALTO: il 5 ottobre si sono sposati cons. sezionale Matteo Bergamo e Feltracco Elisa, qui ritratti con i rispettivi papà e gli amici alpini.

VALROVINA: 50° di matrimonio del socio alpino Bruno Marcolin e Vittorina Schirato, qui con i figli Diego e Fabio e le rispettive consorti.

FONTE: Franco Giusto e Dino Martignago hanno festeggiato i futuri alpi-ni Leonardo e Veronica qui con il cappello di nonno Carlo Guolo.

CAMPO CROCE DI BORSOUn gruppo di Paracadutisti, alpini e non, si è ritrovato a quota mille per commemorare gli Arditi del Grappa e ricordare il 30° della Missione di Pace in Libano e il 20° di quella in Mozambico. Era presente anche il presidente nazionale onorario gen. C.A. Italico Cauteruccio. Purtroppo la visibilità non ha permesso lo spettacolare lancio previsto sulla conca della suggestiva località montana.

SANT'EULALIA: è arrivato Matteo Ziliotto, qui in braccio al papà Francesco 7° Alpini Btg. Feltre 12/00 con il padrino Marco Puppetti Btg. Log. Julia 4/01.

BORSO: Antonio Dalle Fratte (Decimo), classe 1916, 7° Reggimento Alpini, reduce della 2a Guerra Mondiale sul Fronte greco e sul Fronte occidentale, ha voluto festeggiare il 97° compleanno con gli alpini. Era-no naturalmente presenti figlie, genero, nipoti e pronipoti. Decimo non vuole parlare di “cose brutte” e racconta solo di aver ferrato tanti muli e di essere tornato dalla Francia a piedi. Come “cose belle” invece ricorda i canti degli alpini e quelli di gioventù.

Scarponcini e Stelle AlpineROSSANO VENETO: è nato il piccolo Giammarco, nipotino di ben 2 nonni

alpini, Aldo Marcon e Angelo Guarda.

CAVASO DEL TOMBA: è nata Arianna Rech, figlia del socio Luca.

LONGA: è nato Leonardo, nipote del consiglieree tesoriere del Gruppo Michele Bizzotto.

è nato Giacomo, figlio di Daniele Cogo,nipote di Luigino e pronipote di Bortolo.

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Sul Ponte di Bassano Sul Ponte di Bassano

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Sono andati avanti: alle famiglie degli scomparsi le più sentite condoglianze.

Belvedere

Ca' Rainati

Nove

Possagno

San Marco

Belvedere

Cavaso Conco

Nove

Pove

San Zenone

Borso

Cusinati

Nove

Romano

Stroppari

Borso

Friola

Nove

Rosà

Stroppari

Borso

Loria

Nove

Rossano

Valstagna

Breganze

Loria

Nove

Rossano

Cismon

Breganze

Marchesane

Pagnano

S. Giorgio di Perlena San Marco

Breganze

Mure Di Molvena

Possagno

San Marco

Orfeo Marchetticlasse 1933

Walter Vettorelloclasse 1961

Ernesto Bernardiclasse 1929

Angelo Vardanegaclasse 1962

G. Battista Rossiclasse 1936

Giuseppe Piottoclasse 1931

Egidio Foggiatoclasse 1941

Franco Policlasse 1935

Angelo Caronclasse 1927

Pompeo Vidaleclasse 1934

Mario Marosticaclasse 1927

Giuseppe Gollinclasse 1945

Giuseppe Munariclasse 1938

Lodovico Costaclasse 1924

Domenico Bortoliclasse 1942

Antonio Fortunaticlasse 1933

Guido Guadagninclasse 1925

Graziano Rigonclasse 1946

Francesco Pietro Marconclasse 1941

Giovanni Tizianclasse 1933

Antonio Lagoclasse 1934

Marco Parolinclasse 1970

Emilio Andreolaclasse 1932

Mario Screminclasse 1917

Gino Conteclasse 1928

Narciso Chiomentoclasse 1921

Bortolo Rossatoclasse 1925

Sergio Baronclasse 1953

Aronne Zaminatoclasse 1923

Daniele Marchetticlasse 1980

Tranquillo Righesclasse 1926

Pietro Sagginclasse 1926

Luigino Tosinclasse 1924

Daniele Cancianiclasse 1944

Valerio Girolamoclasse 1945

Giovanni Zanonclasse 1943

Sebastiano Sperottoclasse 1946

Giorgio Mezzomoclasse 1940

Alberto Dorbolòclasse 1940

Andrea Bassoclasse 1967

SAN ZENO: 55° di matrimonio del socio Bortolo Baggio con Lidia Bisinella.

POVE: 50° di matrimonio del socio alpino Lola-to Domenico con Wilma Ferraro.

CASELLA D’ASOLO: è arrivata tra noi Marisol Gatto accolta dagli alpini papà Filippo e nonno Pietro.

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Ca' Tasson

San Giacomo

Monte Asolone

Col della Beretta

Ponte San Lorenzo

Ponte San Lorenzo

Col della Beretta

Sacrario astroungaricoColle Averto

Monte Pertica Monte PerticaRiconoscimenti dal ”Col Moschin”