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RACCONTI DI VIAGGIO | Sudafrica e Mozambico 27 dicembre 2015 Johannesburg & Graskop Dopo lo scorso Natale lontana dalla mia delirante, casinista ma insostituibile famiglia, questo Natale con loro, che si è svolto nel rispetto di tuuuuutte le tradizioni (dal menù, agli schiamazzi di 12 cugini che si ritrovano dopo 1 anno, alle scenate e agli scleri familiari), mi ha riportato ad una stabilizzante (o quasi) normalità. Ma dato che io tranquilla non sono (molto) brava a starci… eccomi di nuovo con lo zaino in spalla, pronta per una nuova, diversissima avventura che mi porta in Sud Africa e in Mozambico. Questa volta niente guide e cartine alla mano… seguiremo un programma più o meno prestabilito, guidati da un coordinatore. “Come?!” direte voi… ebbene si… ho deciso di fare un viaggio con Avventure nel Mondo. Siamo 15 persone fra cui la mia inseparabile compagna di viaggio, Manu, e un’altra splendida nuova scoperta: Elena. Non so tanto cosa aspettarmi da questo tipo di viaggio… so solo che parto entusiasta, come per ogni viaggio, ma in più aperta ad ogni confronto (anche se a volte sarà faticoso) e novità che verranno dall’incontro e dallo scambio con i miei compagni di viaggio. Partiamo da Milano e, dopo un breve scalo a Il Cairo dove incontriamo la maggior parte del gruppo che arrivava da Roma, ripartiamo per Johannesburg. Egyptair non ci degna neanche di uno schermetto personale per vedere un film quindi ne approfitto e piombo in 6 ore di sonno profondo e ristoratore. Atterriamo all’alba e iniziamo la parte burocratica. Per prima cosa cambiamo in Rand moneta sudafricana parte della cassa comune. Mi offro volontaria per questa operazione e, essendo 15, vi potete immaginare il gruzzoletto di euro che chiedo di cambiare. La ragazza del cambio sbarra gli occhi, poi inizia le operazioni e mi dice che deve andare a cercare abbastanza soldi per cambiarmeli… torna con un SACCHETTO di banconote che conta minuziosamente e mi consegna… infilo tutto nello zaino, lo stringo fortissimo sentendomi come la banda bassotti dopo un colpo in banca e torno dal gruppo! Ritiriamo i nostri 3 pick-up bianchi che saranno il nostro mezzo di trasporto per i prossimi 15gg… la comodità dei sedili è un’altra cosa, in compenso nel bagagliaio c’è posto per una festa!! :). Ci dirigiamo a nord, superiamo Pretoria e arriviamo all’Horseback Africa, un lodge nel quale allevano leoncini per poi metterli in libertà e favorire la Sud Africa & Mozambico Testo di Martina Bianchi Foto di Ettore Mazza Il parco Kruger, le isole Bazaruto nell’Oceano Indiano Da un Sud Africa & Mozambico Gruppo E. Mazza dicembre 2015

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RACCONTI DI VIAGGIO | East AfricaRACCONTI DI VIAGGIO | Sudafrica e Mozambico

27 dicembre 2015 Johannesburg & GraskopDopo lo scorso Natale lontana dalla mia delirante, casinista ma insostituibile famiglia, questo Natale con loro, che si è svolto nel rispetto di tuuuuutte le tradizioni (dal menù, agli schiamazzi di 12 cugini che si ritrovano dopo 1 anno, alle scenate e agli scleri familiari), mi ha riportato ad una stabilizzante (o quasi) normalità. Ma dato che io tranquilla non sono (molto) brava a starci… eccomi di nuovo con lo zaino in spalla, pronta per una nuova, diversissima avventura che mi porta in Sud Africa e in Mozambico. Questa volta niente guide e cartine alla mano… seguiremo un programma più o meno prestabilito, guidati da un coordinatore. “Come?!” direte voi… ebbene si… ho deciso di fare un viaggio con Avventure nel Mondo. Siamo 15 persone fra cui

la mia inseparabile compagna di viaggio, Manu, e un’altra splendida nuova scoperta: Elena. Non so tanto cosa aspettarmi da questo tipo di viaggio… so solo che parto entusiasta, come per ogni viaggio, ma in più aperta ad ogni confronto (anche se a volte sarà faticoso) e novità che verranno dall’incontro e dallo scambio con i miei compagni di viaggio. Partiamo da Milano e, dopo un breve scalo a Il Cairo dove incontriamo la maggior parte del gruppo che arrivava da Roma, ripartiamo per Johannesburg. Egyptair non ci degna neanche di uno schermetto personale per vedere un film quindi ne approfitto e piombo in 6 ore di sonno profondo e ristoratore.Atterriamo all’alba e iniziamo la parte burocratica. Per prima cosa cambiamo in Rand moneta sudafricana parte della cassa comune. Mi offro

volontaria per questa operazione e, essendo 15, vi potete immaginare il gruzzoletto di euro che chiedo di cambiare. La ragazza del cambio sbarra gli occhi, poi inizia le operazioni e mi dice che deve andare a cercare abbastanza soldi per cambiarmeli… torna con un SACCHETTO di banconote che conta minuziosamente e mi consegna… infilo tutto nello zaino, lo stringo fortissimo sentendomi come la banda bassotti dopo un colpo in banca e torno dal gruppo! Ritiriamo i nostri 3 pick-up bianchi che saranno il nostro mezzo di trasporto per i prossimi 15gg… la comodità dei sedili è un’altra cosa, in compenso nel bagagliaio c’è posto per una festa!! : ).Ci dirigiamo a nord, superiamo Pretoria e arriviamo all’Horseback Africa, un lodge nel quale allevano leoncini per poi metterli in libertà e favorire la

Sud Africa & Mozambico

Testo di Martina BianchiFoto di Ettore Mazza

Il parco Kruger,

le isole Bazaruto

nell’Oceano Indiano

Da un Sud Africa & Mozambico Gruppo E. Mazza dicembre 2015

Air Namibia c/o Airconsult Via Adolfo Ravà 106 - 00142 Roma

Tel: +39 0654242541 Email: [email protected]

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Testo di Martina BianchiFoto di Ettore Mazza

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conservazione della specie che, fra cacciatori di frodo e malattie varie, è passata da 250.000 a 20.000 esemplari negli ultimi 20 anni.Facciamo una passeggiata con quattro cuccioli di leone che ci seguono giocando e lasciandosi accarezzare. Uno fra poco verrà messo in libertà quindi sta imparando a “cavarsela da solo”, gli altri sono ancora cuccioli vogliosi di giocare. Dopo una mezz’ora andiamo a conoscere i loro genitori che invece sono esemplari selezionati e tenuti in cattività proprio per riprodursi e rafforzare la specie. Sono magnifici, imponenti. Capisco perché sono considerati i re degli animali.La cosa più dolce arriva alla fine quando andiamo a conoscere 3 cuccioli di 1 mese che iniziano appena a muoversi sulle loro zampone sproporzionatamente grandi. Anche per loro è l’ora della pappa e gli diamo il biberon con il latte. È stata un’esperienza pazzesca. Benché da un lato il vedere animali intrinsecamente selvaggi in cattività a contatto con gli uomini faccia una certa impressione, dall’altro la sensazione è quella di un ambiente estremamente positivo con persone innamorate degli animali e profondamente dedite alla loro missione.Come primo impatto direi non poteva essere migliore. Ripartiamo per quelle che dovevano essere 2 (e invece sono 4) ore di viaggio con pausa per la prima cena sudafricana della mia vita: mangiamo bistecca di antilope e un pasticcio di carne tipico di qui… molto particolari, ma direi un ottimo inizio… : ).28 dicembre 2015 Graskop & KomatipoortCi svegliamo a Graskop, cittadina di passaggio, in stile americano con qualche diner e pompa di benzina… l’impatto è tristanzuolo. Partiamo presto per il Blyde River Canyon, un canyon di pietra rossa tagliata da strisce di alberi verde scuro. Purtroppo non c’è il sole… ma i colori sono comunque bellissimi. Ci spostiamo poi ai Bourke’s Luck Potholes, una serie di pozze di acqua dolce scavate fra le rocce rosse dei canyon, molto suggestive.Mettiamo i piedi nell’acqua e ci rinfreschiamo. Le due tappe successive sono abbastanza un fallimento: prima ci fermiamo a Pilgrim’s Rest, ex cittadina di minatori, formata da un’unica strada di case vecchie ma ristrutturate e qualche piccolo museo… facciamo un giretto e dopo 10 minuti siamo pronti per ripartire. La seconda tappa sono le Mac Mac Falls, cascate inserite in un bel contesto geografico ma di per sé abbastanza insignificanti. Ripartiamo per Komatipoort dove dormiremo. Il clima in macchina è disteso e chiacchierino ma purtroppo la cena genera le prime tensioni nel gruppo anche se penso sia normale fra 15 persone che non si conoscono.

29 dicembre 2015 Komatipoort & InharrimeOggi giornata di trasferimento. Pochi Km dopo Komatipoort c’è la frontiera fra Sudafrica e Mozambico. Le procedure di immigrazione sono lunghe ma relativamente facili. Dobbiamo

comprare alcune dotazioni di sicurezza per la macchina (2 triangoli e 1 giubbotto catarifrangente) che sono obbligatori solo in Mozambico e non in Sud Africa quindi non vengono forniti con la macchina. Naturalmente provano a vederci

anche altre 10 cose inutili fra cui adesivi ed estintori ma per fortuna riusciamo ad evitarli. Superiamo tutti i controlli di uscita ed entrata e iniziamo a macinare kilometri in un’atmosfera totalmente diversa. Le case diventano baracche, le strade sono sterrate tranne quelle che loro chiamano “autostrade”, i paesini si diradano… e la gente parla

portoghese.La giornata è lunga… moooolto lunga. Maciniamo 500 Km che fatti ad una media di 50 Km/h diventano alquanto stancanti! Ci fermiamo a cena in un baracchino unico posto che sembra vendere qualcosa di commestibile che ci offre pollo e capra con patate e riso. Accettiamo di buon grado… e aspettiamo… aspettiamo… aspettiamo con pazienza e comprensione dato che secondo me 15 persone per cena non le hanno mai avute nella loro vita! : ). Dopo lunghe e non banali ricerche (siamo pur sempre in 15!!), troviamo da dormire in dei bungalow ad Inharrime. Arriviamo e naturalmente si scatena un bell’acquazzone sopra di noi proprio mentre scarichiamo! Esausti ci buttiamo nel letto ed in meno di 1 minuto sono nel mondo dei sogni!!30 dicembre 2015 VilankuloOggi per fortuna i 400 Km scorrono molto più velocemente (forse perché andiamo anche un po’ più veloci e infatti ci becchiamo un fermo per eccesso di velocita ai 70 km/h con autovelox, risolto per fortuna solo con qualche euro di multa!!) e per l’ora di pranzo arriviamo a Vilankulo (si pronuncia proprio Vilankùlo), paesino di mare dal nome indicativo della sua posizione geografica!! La gioia di vedere il mare dopo tutta questa strada è incredibile! Camminiamo verso il mare perché in questo momento c’è la bassa marea e ci sono centinaia di metri di sabbia prima di arrivare all’acqua. Sul percorso ci sono tante barche di pescatori, arenate in attesa dell’alta marea. Ci buttiamo in acqua e poi passiamo qualche ora a bighellonare sulla spiaggia ed osservare quello che succede: turisti pochissimi, quasi tutti sono pescatori locali, ragazzi che giocano a palla e ragazze che trasportano biancheria o si fanno le trecce. Tutti ci guardano e ci salutano.Ci godiamo una birretta nel giardino vista mare dell’ostello nel quale alloggiamo. L’ostello è gestito da una ragazza brianzola che 4 anni fa è venuta qui in vacanza, si è innamorata del posto e si è fermata qualche mese. Qui ha incontrato un ragazzo mezzo cinese e mezzo mozambicano con cui si è sposata e ha deciso di fermarsi qui definitivamente e gestire l’ostello. Ci racconta della bellezza di vivere

a contatto con la natura, del ritmo della luna che regola le maree e di conseguenza tutto il ciclo di vita del paese, dell’entusiasmo trasmesso da tutte le persone così diverse che passano da qui… ma allo stesso tempo dell’arretratezza del paese, della non voglia di lavorare dei locali, dei tempi biblici per ottenere qualsiasi cosa… e così ci prepara alla cena di stasera.Come previsto, il ristorante carino, sulla spiaggia, che ci hanno consigliato ci mette 1 ora (di orologio) prima di prendere le ordinazioni, 1 ora per preparare il cibo e 1 ora per portarci il conto (naturalmente sbagliato)! Cerchiamo di riderci su e assorbire un po’ della filosofia NO STRESS del paese!31 dicembre 2015 VilankuloDopo una bella colazione con crepes e frutta, saliamo sul nostro dhow (in italiano sambuco), barca tipica del luogo con un’unica di vela, che assomiglia più ad un vecchio lenzuolo, su cui siamo stipati come su un barcone di profughi… ! Iniziamo la traversata verso Magaruque, isola davanti a Vilankulo, durante la quale becchiamo, uno dopo l’altro con cambi improvvisi, sole ustionante, diluvio universale e infine vento incalzante che alza delle belle ondone… Arriviamo su un isolotto deserto abitato solo da qualche palma. Ci incamminiamo sulla spiaggia chiacchierando e, nella migliore tradizione femminile, smettiamo solo 2 ore dopo quando completiamo il giro dell’isola. Anche qui le maree fanno cambiare in continuazione colori, forme e fauna. Infatti, appena la marea scende, si avvicina a riva uno stormo bellissimo di fenicotteri con le ali lilla e nere. Dopo un bel bagno rinfrescante nell’acqua e uno salvatore nella crema solare, arriva l’ora del pranzo. Le nostre guide hanno allestito una griglia sulla poppa della barca e hanno preparato per noi pollo e pesce , accompagnati da riso, stufato di patate e insalata di cavolo. Si riparte, direzione Vilankulo. Al ritorno abbiamo la corrente contro quindi il tempo

di percorrenza raddoppia. Per fortuna un branco di delfini con un piccoletto ci allieta il viaggio. Dopo la doccia, partiamo alla scoperta della cittadina di Vilankulo. I negozietti hanno pochissima merce esposta su lunghi scaffali mezzi vuoti, il mercato invece è, come al solito, un nugolo di bancarelle stracolme di merce. Gironzoliamo un po’ per capire l’ambiente. La zona dedicata al cibo non è molto grande mentre dominano quelle

di abbagliamento e saponi/creme/shampoo. La maggior parte delle bancarelle sono gestite da mamme che hanno appresso i loro bambini. Manu ne conquista uno tenerissimo di circa un anno che dalle braccia della mamma le salta al collo e un po’ stupito, forse dal colore della pelle, si guarda intorno stranito. Compriamo uno shampoo e si scatena un diverbio fra 2 ragazzi di due bancarelle vicine. Uno in particolare, che non ha più di 15 anni, diventa molto aggressivo. Mi avvicino in seguito per pagare e mi rendo conto che il problema è

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che è ubriaco fradicio. La cosa mi colpisce molto. Torniamo in ostello e ci prepariamo per la cena di capodanno. Mangiamo tutti insieme scambiandoci storie di viaggi passati e poi balliamo un po’ (anche se la musica non è esattamente quello che siamo abituati a ballare) e poi corriamo in spiaggia per il conto alla rovescia… 10… 9… 8… 7… 6… 5… 4… 3… 2… 1… BUON ANNO!!!! : ).1 gennaio 2016 Bazaruto & BenguerraIniziare l’anno su un’isola deserta credo sia davvero il sogno di molti… quest’anno posso dire con gioia di aver avverato il mio!! : ).Partiamo presto ma stavolta con un mezzo un po’ più moderno e consono alle medie distanze: un gommone. Dopo 1 oretta arriviamo a Bazaruto, un’isola caratterizzata da una grande duna di sabbia che scende a picco sul mare. Saliamo fino in cima e godiamo di una vista pazzesca… il panorama cambia ogni pochi minuti per le maree e la sabbia che emerge in superficie crea forme sempre nuove e cambia il colore dell’acqua. Prendiamo la rincorsa e corriamo sulla sabbia bollente giù giù giù fino a lanciarci in acqua, senza fiato… è una sensazione di libertà meravigliosa!! Giochiamo fra i banchi di sabbia semi emersi fino ad essere rossi come dei gamberetti… poi scappiamo sotto la tenda dove troviamo un buon pranzetto che ci aspetta. Nel pomeriggio andiamo a fare snorkeling su un tratto di barriera corallina fra le isole. Ci sono pesci coloratissimi, stelle marine giganti azzurre e coralli verde acqua. Sto scoprendo che fare snorkeling mi piace un sacco… mi dà la possibilità di godermi quel silenzio penetrante che ho sentito solo sott’acqua e di non fare altre che osservare, che è una cosa che mi piace tantissimo fare. Ci spostiamo poi sull’isola di Benguerra, un’altra isola deserta nello stesso arcipelago, dove facciamo qualche altro bagno. Rientriamo in ostello. Andiamo a cena a casa di una ragazza del villaggio: ci accoglie nella veranda davanti a casa sua dove ha improvvisato un tavolone per 15 persone. Ci porta piatti di pesce misto (che qui sono tutti composti da gamberi, calamari e tranci di dentice rosso) e Matapa, piatto tipico della zona fatto con foglie di manioca macerate nel latte di cocco con gamberi e granchio. Le birre vengono dal baracchino davanti a casa, uno del gruppo cercando il bagno finisce nel salotto del vicino… adoro queste esperienze!!!.2 gennaio 2016 TofoLasciamo Vilankulo dopo colazione e ci dirigiamo di nuovo verso sud, attraversando il tropico del Capricorno. Non troviamo di meglio da mangiare che KFC… ma incredibilmente anche questa per me è un’esperienza mai fatta quindi va bene così!! Usciamo dalla strada principale ed entriamo nella penisola di Tofo. Attraversiamo un villaggio molto pittoresco con una piazza piena di basse tettoie di paglia sotto ognuna delle quali c’è una

donna seduta su sacchi di sabbia con poca merce in vendita davanti. Arriviamo nel paese di Tofo e siamo catapultati in tutt’altro ambiente: le strade sono tutte di sabbia, ovunque ci sono macchine che pompano musica a palla, gruppi di ragazzi con le birre in mano, famiglie giganti che fanno picnic sulla spiaggia, centinaia di adorabili bimbetti neri che fanno il bagno. Naturalmente facciamo amicizia con una famiglia, ci facciamo raccontare le loro storie (loro sono super felici di parlare con noi e ci chiedono di fare un sacco di foto insieme) e strapazziamo un po’ i bimbi.Capiamo al volo che siamo in una località di villeggiatura per mozambicani e oggi è sicuramente una giornata di grande festa. Arriviamo all’ostello in cui la nostra camera è una specie di tenda fatta di paglia con sabbia tutto intorno… molto carina! Il pomeriggio trascorre in relax al mare, fra bagni, letture, organizzazione del giorno successivo. La cena, oltre alle solite 2 ore di attesa e la peculiarità di avere un intero menù per le bibite e solo 3 piatti disponibili scritti su una lavagnetta, presenta una nuova difficoltà: poco dopo il nostro arrivo salta la corrente e passiamo il resto della serata al buio illuminati solo dalla luce fioca di 2 candele.3 gennaio 2016 TofoLa mattina inizia all’alba con una meravigliosa galoppata sulla spiaggia. Dopo una passeggiata di un paio di km, mentre il resto del gruppo parte per un’escursione alla ricerca infruttuosa dello squalo balena, arriviamo ad una stalla dove montiamo su 3 bellissimi cavalli. La passeggiata inizia sulla spiaggia. Dopo poco partiamo al galoppo proprio dove il mare frange sulla sabbia e gli zoccoli alzano schizzi d’acqua. Saliamo poi sulle dune di sabbia dietro alla spiaggia e riscendiamo in una vallata verdissima con palme e alberi fra i quali sono nascosti i villaggi locali fatti di capanne di paglia. In ogni radura che ce lo permette partiamo al galoppo. È una sensazione di libertà meravigliosa! Torniamo e trascorriamo il resto della giornata in spiaggia a passeggiare, prendere il sole, leggere e chiacchierare. Andiamo al mercato locale, contrattiamo e compriamo qualche mango per colazione e qualche birretta per goderci il tramonto. Andiamo a cena in un ristorante italiano e presa dalla disperazione di tutto questo pollo, mi lancio su un piatto di spaghetti al pomodoro! : ).Festeggiamo il compleanno di Teresa, una compagna di viaggio, con tanto di torta e candeline.4 gennaio 2016 ViaggioNon potrei definire altrimenti il luogo della nostra giornata. Oggi infatti è stata una giornata di trasferimento. Siamo partiti da Tofo, in Mozambico, direzione sud verso lo Swaziland. Ci facciamo quattro risate per i nomi dei paesini che attraversiamo (tra i tanti meritano una menzione particolare Chissibuca e Manjacaze!!). Ad un certo punto attraversiamo il mercato di un piccolo paesino. Rimaniamo colpiti

dalla struttura del mercato che è formato da tante piccole tettoie basse di paglia sotto ognuna delle quali è accovacciata una donna con la sua poca merce. Ci fermiamo e iniziamo a gironzolare incuriositi. In pochissimo tempo abbiamo intorno un nugolo di bambini bellissimi. Distribuiamo qualche penna e qualche palloncino colorato e immortaliamo qualche sorriso con la macchina fotografica. Ripartiamo per lo Swaziland che è un piccolissimo stato monarchico indipendente racchiuso fra i confini del Sud Africa.Leggiamo qualche nota di colore sul paese, tipo il fatto che ad ogni festa nazionale il re si sceglie una nuova moglie da aggiungere al suo harem. Nonostante siamo partiti presto, non sappiamo bene dove arriveremo stasera ma sappiamo che dobbiamo fare più km possibili per goderci la giornata di domani fra gli animali. Riusciamo a macinare ben 600 km e ad arrivare in frontiera alle 19.50. La dogana chiude alle 20. Inizia quindi una danza di convincimento di tutte le guardie affinché ci lascino passare. Iniziano i controlli e, come tutto qui in Africa, sono lentissssssssimi. Ad un certo punto i poliziotti alzano lo sguardo e vedono che siamo ben 15!! Si lanciano un’occhiata fra di loro e ingranano la marcia Speedy Gonzales… non guardano più in faccia nessuno, aprono il passaporto e mettono un timbro al volo. Risaliamo in macchina e corriamo alla dogana dello Swaziland. Lì dopo le procedure

di controllo passaporti arriviamo al cancello di ingresso nel paese e di nuovo veniamo bloccati: non potete passare… “time is over”. Scendiamo in due ragazze e iniziamo a piagnucolare che sono 12 ore che viaggiamo e che siamo stravolti. Ci dicono ok, però per 1 sola macchina. Passiamo il cancello e iniziano le preghiere affinché facciano passare anche le altre due macchine. L’arma vincente si rivela la nostra cocco radio comprata sulla spiaggia: una radio pienamente funzionante con ingresso AUX

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e USB, alimentazione a pile e a corrente, tasti per regolare qualsiasi cosa… il tutto racchiuso in una noce vera di cocco: una meraviglia della scienza locale!! Le guardie la vedono e scoppiano in una risata fragorosa che distende l’ambiente e funziona da lasciapassare! : ). Troviamo da dormire al Country Club di Simunye, un villaggio protetto da guardiani, eredità coloniale, in cui c’è addirittura il ladies bar!! Dormiamo in delle palafitte di legno deliziose.5 gennaio 2016 Hlane ParkAppena usciti dalla zona recintata intorno al Country Club, facciamo un simpatico incontro: a bordo strada c’è una giraffa che ci guarda pacifica. Pochi km dopo entriamo in uno dei 3 parchi nazionali dello Swaziland (il 90% del paese è parco Nazionale!!): Hlane Park. Qui alloggiamo a Ndlovou Camp in delle casette di pietra con il tetto di paglia in mezzo alla sabbia. Davanti al Camp c’è l’unica grossa pozza del parco dove rinoceronti, ippopotami e coccodrilli passano gran parte della loro giornata a non fare niente con nostra grande gioia che godiamo della loro presenza a pochi metri di distanza. Partiamo subito per fare un giro in macchina.Le strade sono tutte sterrate e la vegetazione abbastanza folta dato che qui è piena estate come ci ricordano i 39 gradi all’ombra di oggi quindi avvistare animali non è facilissimo. Ci dividiamo e manteniamo il contatto radio con le altre macchine in modo da avvisarsi in caso di avvistamenti. Finalmente spuntano 4 grandi giraffe che seguiamo per un po’. Il parco è pieno pieno di impala che spuntano da ogni angolo. I piccoli sono nati ai primi di dicembre quindi spesso dietro alle mamme spuntano 4 zampine traballanti dei cuccioli. Vediamo anche tanti gnu e qualche facocero. Dopo tre ore di ricerche rientriamo al campo esauriti dal caldo. Ceniamo a lume di candela, anzi a lume di lampada a petrolio che è l’unica fonte di luce che c’è al campo, e poi rimaniamo a bocca aperta per due ore sotto una delle stellate più incredibili che abbia mai visto.6 gennaio 2016 Hlane ParkCi svegliamo alle 4.45 del mattino per andare in cerca di animali all’alba quando l’aria è ancora fresca ed è più probabile che loro non si nascondano all’ombra degli alberi.Partiamo con un ranger del parco su una jeep aperta in modo da poter avvistare bene gli animali. Dopo poco il ranger si ferma e ci indica un albero secco. Non vediamo niente ad occhio nudo ma con il binocolo vediamo un bel pitone allungato su un ramo. Proseguiamo e vediamo dei movimenti nell’erba. Ci

avviciniamo e spuntano 3 grossi leoni che si lasciano avvicinare tranquillamente. Sono bellissimi! Li osserviamo per un po’ poi ci allontaniamo e andiamo alla ricerca degli elefanti. Dopo poco avvistiamo una famigliola di elefanti con un cucciolo. Il papà si tiene un po’ distante mentre la mamma non perde d’occhio il piccolo che avrà all’incirca 1 anno. Ad un certo punto lui attraversa la strada proprio davanti a noi. La mamma se ne accorge e lo segue. Il piccolo si avvicina un po’ alla macchina e la mamma inizia a correre nella nostra direzione per allontanarci. Scatta un attimo di panico nei nostri occhi (ci hanno appena detto che gli elefanti corrono a 40km/h) ma il ranger prontissimo ingrana la retro e si allontana! Questi immensi pachidermi passano l’80% del loro tempo a mangiare e espellono il 40% del cibo ingerito senza digerirlo. Per questo il loro sterco secco è molto utile per accendere fuochi e quello fresco viene diluito nell’acqua e bevuto dalle popolazioni locali come medicina per i dolori di stomaco (bleah!).Spunta il sole e sale la mancanza di caffeina! Il ranger ferma la jeep, alza il parafango per farne un piccolo tavolino di appoggio e tira fuori un thermos di caffè e un piatto di muffin… i miei occhi si trasformano in cuoricini. Ci scaldiamo al sole e facciamo colazione in mezzo alla savana. Riprendiamo il nostro giro e rincorriamo due giraffe. Poi andiamo a caccia di famiglie di impala, gazzelle e antilopi. Questi animali normalmente hanno tempi di gestazione di 6 mesi e partoriscono nel mese di ottobre. Quest’anno ha piovuto molto poco quindi l’alimentazione è stata carente. Per questo i tempi si sono allungati e la maggior parte delle femmine ha partorito ai primi di dicembre. Ecco perché ci sono decine di cuccioli che scorrazzano con le mamme. In mezzo alla strada un gruppo di gnu ci blocca la strada. Ci guardiamo intorno per cercare anche le zebre. Infatti il ranger ci racconta che spesso le due specie viaggiano in coppia perché gli uni hanno un udito molto sviluppato e gli altri l’olfatto quindi si aiutano nel prevenire gli attacchi dei predatori. Sono anche compatibili per quanto riguarda l’alimentazione in quanto gli uni mangiano l’erba alta, gli altri l’erba bassa quindi possono cibarsi nelle stesse zone senza essere in competizione. Rientriamo al campo dopo 3 ore molto soddisfatti. Passiamo il resto della giornata al campo, al riparo dal caldo le temperature toccano i 40 gradi ad osservare rinoceronti, ippopotami e coccodrilli che si rinfrescano nella pozza.7 gennaio 2016 Kruger Park

Oggi partiamo per l’ultima ma forse più importante tappa naturalistica del viaggio: il Kruger Park. Dopo qualche ora di macchina entriamo in questa enorme riserva naturale. Non facciamo in tempo ad entrare nel parco che siamo accolti da zebre e giraffe che mangiano poco lontano dalla strada. L’altra differenza che notiamo subito è la grande presenza di uccelli: dai piccoli uccellini che vegetano sul dorso delle giraffe alle aquile e agli avvoltoi che non avevo mai visto da così vicino. Ci sono decine di uccellini coloratissimi e tutti diversi che svolazzano intorno alla macchina.Proseguendo facciamo un nuovo incontro: scimmiette e babbuini. Passano da una parte all’altra della strada rincorrendosi con i piccoli appena nati aggrappati sulla schiena o sulla pancia. Un babbuino grande si ferma in mezzo alla strada, ci guarda e poi si sposta al lato della strada. Si siede, appoggia i polsi sulle ginocchia con le mani penzolanti come su un trono e si guarda intorno circospetto. Continuiamo ad esplorare il parco. Dopo diversi km o forse erano pochi ma fatti a 30km/h sembravano comunque tanti passiamo sopra un ponte. Alla nostra sinistra si intravede una pozza e notiamo del movimento. Invertiamo la rotta e cerchiamo di scoprire chi si muove fra le fronde. Scopriamo con immensa gioia che sono due immensi bufali: possiamo aggiungere una spunta alla nostra check list dei Big Five. I Big Five sono i 5 animali più grandi visibili in zona, sono uno dei simboli più importanti del Sud Africa (su ogni banconota ne è rappresentato uno) e sono l’obiettivo di ogni turista che viene qui. Fino ad ora ne abbiamo visto 4: leone, rinoceronte, elefante e bufalo. Ce ne manca uno, quello più raro: il leopardo. Arriviamo al campo che è il più grande del parco. Sembra di essere stati improvvisamente catapultati in America. Una squadra di ranger ci accoglie, ci sistema nelle nostre casette ognuna con 3 letti, un bagnetto e una piccola cucina esterna e ci prenota i safari per il giorno dopo. Ci sono 3 ristoranti, 2 bar, 2 piscine e un supermercato fornitissimo con una cella frigo per le birre grande come camera mia!! Anche oggi le temperature sono pazzescamente elevate: tocchiamo i 42 gradi. Cerchiamo un po’ di rinfresco in piscina ma l’acqua è più calda di quella delle vasche idromassaggio alla SPA e scappiamo. L’unica soluzione è un giro nella cella frigo e conseguente stappo di birretta ghiacciata in attesa della cena.8 gennaio 2016 Kruger ParkLa mattina inizia veeeeeeeeeramente presto: 3.30 in piedi pronte per partire per il Safari. È buio pesto, saliamo su una jeep aperta sui lati e partiamo illuminando i bordi della strada con le torce in cerca di animali. Vediamo solo qualche impala e qualche kudu (delle antilopi con le corna attorcigliate, simbolo del parco). Piano piano aumenta la luce e il ranger inchioda per la prima volta. Chiediamo eccitati cosa abbia visto e subito vediamo sbucare un leprotto. Il ranger prova a spiegarci qualche cosa su di lui ma ci risediamo delusi senza neanche prestarci attenzione. Dopo un po’ finalmente scorgiamo un gruppetto di leonesse con un giovane leone. Stanno sdraiati sul ciglio della strada, tranquilli. Probabilmente hanno mangiato da poco e non sentono lo stimolo della

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Avventure nel mondo 2 | 2016 - 55

fame. Poco lontano un gruppetto di iene sgranocchia una carcassa lasciata dai leoni. Li osserviamo ad occhio nudo e poi con il binocolo per apprezzare ogni dettaglio. Ripartiamo e dopo poco si ferma una macchina che ci segnala che più avanti sulla strada ci sono 2 leoni maschi anziani. Qui nel parco capiamo velocemente che questa è la regola non scritta: chiunque veda qualcosa di interessante si ferma per segnalarlo alle altre macchine di passaggio nella zona. Troviamo effettivamente i leoni. Sono vecchi, molto magri e un po’ malandati. La guida ci spiega che quando i leoni diventano vecchi e non sono più performanti nella caccia, vengono abbandonati dal gruppo e devono cavarsela da soli. Quest’anno il cibo scarseggia perché le piogge sono state poco abbondanti quindi questi leoni rischiano fortemente di morire di fame.Torniamo al campo e dopo una buona colazione ri-usciamo con le nostre macchine per fare qualche altro giro. E questa volta siamo davvero fortunati: è la volta del leopardo… anzi di 2 leopardi!!! Il primo ci viene segnalato da una macchina su una strada sterrata poco lontana. I leopardi riposano quasi sempre sui rami dei grandi alberi quindi per vederli, a differenza di tutti gli altri grandi animali, bisogna tenere il naso all’insù. Troviamo il nostro amico bello addormentato su un ramo, all’ombra delle fronde, in tutta la sua bellezza. È davvero splendido. Ad un certo punto si alza, si stiracchia, sbadiglia e si siede come per guardarci. Ci sono 5/6 macchine che lo stanno osservando trattenendo il fiato. Dopo un po’ il leopardo si risdraia e lo salutiamo. Proseguiamo e, dopo un po’ di gazzelle, scimmie, rinoceronti e faraone, troviamo un altro agglomerato di macchine. Ci avviciniamo molto lentamente e la macchina di fronte ci dice che c’è un altro leopardo. Questo è ancora più vicino e se possibile più bello dell’altro: io starei ad osservarlo per ore!Sulla via del ritorno assistiamo ad un a scena davvero toccante: sulla strada giace un cucciolo di scimmia morto, forse colpito da una macchina. Poco lontano la mamma urla disperata. Sopra volteggia un avvoltoio che dopo poco scende in picchiata cercando di portarsi via il cucciolo. Mamma scimmia si avvicina e con tutte le sue energie si rizza in piedi e urla a più non posso per scacciare l’uccello. La scena si ripete un paio di volte… mi piange il cuore: so che la legge della giungla vorrà che vinca l’avvoltoio.Al tramonto facciamo l’ultimo safari. Vediamo un gruppetto di elefanti e il ranger ci racconta il loro rito di “sepoltura” dei morti: quando un elefante muore tutti gli altri lo accerchiano e gli danno dei colpetti con la proboscide fino a quando il corpo non diventa freddo e si assicurano così che sia davvero morto. Poi iniziano a fare un rumore particolare raspando sul terreno con le zampe in modo da richiamare sul luogo tutti gli elefanti in zona. Infine staccano un ramo da un albero e lo mettono sopra al corpo senza

vita per indicarne la morte. Sorprendente! Poco dopo il tramonto vediamo arrivare verso di noi un branco di licaoni. Solitamente scappano molto facilmente quindi spegniamo la jeep e ci mettiamo ad osservare. Dopo qualche minuto sentiamo un ruggito e con un balzo due leoni atterrano in mezzo alla strada proprio di fronte a noi. I licaoni scappano abbaiando. Un leone marchia il territorio facendo pipì e mescolandola alla sabbia e l’altro verifica che l’odore sia sufficientemente forte per tenere a debita distanza i licaoni. Poi si strusciano e si accoccolano insieme sul ciglio della strada. Che giornata emozionante!! : ).9 gennaio 2016 Kruger ParkIl Kruger, mentre ci avviamo verso l’uscita, ci regala due ultime scene memorabili. La prima è quella un po’ macabra di un impala morto accasciato sul ramo di un albero, evidentemente portato da qualche predatore in attesa di poter usufruire del suo pasto. La seconda invece è una soap opera fra giraffe! Ci avviciniamo a quella che sembra una famigliola di giraffe: un maschio, una femmina e una giraffina. Il maschio sta corteggiando la femmina, le gira intorno, si struscia sul suo collo, la annusa. Lei fa un po’ la preziosa. Allora lui insiste, diventa più “esplicito” e le mostra… “il gioiello di famiglia”… a quel punto lei sembra convincersi un po’ di più… ma ecco che dall’altra parte della strada provengono dei rumori e in un batter d’occhio arrivano correndo altri 2 maschi di cui uno prontamente scaccia il seduttore e si avvicina alla femmina in segno di protezione. Inizia una danza fra giraffe: il seduttore cerca un angolo scoperto per avvicinarsi alla femmina, gli altri due maschi cercano di tenerlo lontano e la femmina si gode la scena. Il piccolo in tutto questo è stato lasciato in un angolo a cercare di mangiare foglie per lui decisamente troppo in alto!! Ridiamo come matti

facendo la voce fuori campo della soap opera!Arriviamo a Johannesburg nel pomeriggio. Stasera saremo ospiti di alcune famiglie locali che ci accoglieranno a dormire nelle loro case. Arriviamo tutti in una delle case nella quale 3 mamas stanno preparando la nostra cena. Naturalmente si scatena un acquazzone proprio mentre scendiamo dalle macchine. La casetta nella quale arriviamo è piccola ma accogliente. Entriamo dalla

porta sul retro che dà su un piccolo cucinino. Più avanti c’è un salotto con una vecchia televisione nel quale ci accomodiamo. Alle 6.30 ci servono la cena. Hanno preparato pollo arrosto, pesce fritto, riso bollito, insalata di barbabietole, insalata di cavolo e carote e spinaci in padella. Il tutto è messo a buffet sul tavolo da cui ognuno si serve. Giochiamo un po’ con i nipotini di una delle signore che, incuriositi, sono venuti a conoscerci. Dopo cena andiamo a fare un giro per Johannesburg. Non è consigliabile girare per la città da soli, soprattutto la sera, tranne che in due zone molto

precise. Andiamo prima a vedere New Town che dovrebbe essere la piazza principale e moderna della città ma l’ambiente non ci sembra rassicurante e non scendiamo neanche dalle macchine. Andiamo poi a Melville, una zona, anzi una via, in cui ci sono un sacco di baretti e localini. C’è musica ovunque. Rimaniamo impressionati dal fatto che, benché ufficialmente l’integrazione sia totale, i bar sono frequentati o da bianchi o da neri. Troviamo un solo bar che sembra frequentato da entrambi. Esce bella musica e decidiamo di entrare. Presto capiamo che qui pero c’è un altro tipo di “separazione”… è frequentato quasi esclusivamente da gay. Trascorriamo una ultima serata divertentissima ballando e ridendo insieme!10 gennaio 2016 - JohannesburgDopo una colazione a base di toast con peanut butter & jelly - che non mangiavo da quando ero piccola e non mi ricordavo così buono!!! - una delle mamas ci accompagna a visitare Johannesburg, o meglio Soweto, la township più grande del Sud Africa. Visitiamo una torre commemorativa delle 49 township di Johannesburg, poi un villaggio culturale in cui sono raccolte testimonianze delle tradizioni e delle credenze locali. Poi visitiamo la casa di Mandela e il museo Hector Pieterson, il ragazzino ucciso dalle forze dell’ordine durante le manifestazioni studentesche del 1976. Colmo finalmente qualche lacuna storico - culturale ma le domande che sorgono sono ancora di più. Per questo, anche se non era in programma, spingo per andare a vedere anche il museo dell’apartheid in centro a Johannesburg. L’esperienza è toccante. L’ingresso separa bianchi e neri (ad ognuno sul biglietto di ingresso viene assegnato un “colore” e nella parte iniziale ciascuno fa esperienza della separazione dai visitatori, magari amici, con un colore diverso dal proprio). Le fotografie sono forti e i video che vediamo ancora di più. Rimango davvero colpita, in primis dalla mia ignoranza ma sopratutto dalla storia così travagliata di questa gente. Serberò per lungo tempo quelle immagini negli occhi e nel cuore.Purtroppo siamo giunti al termine di questo viaggio meraviglioso, è tempo di salutare i miei nuovi amici che mi hanno accompagnato in questi 17 intensi giorni di cammino. Insieme abbiamo imparato a conoscerci, a rispettarci, a fare fronte comune quando ce n’era bisogno e a lasciarci andare ad un po’ di isterismo femminile quando ce lo potevamo permettere. Insieme abbiamo riso fino a farci venire le lacrime, abbiamo cantato a squarciagola e siamo rimasti a bocca aperta sotto la maestosità di quel cielo stellato. Ci siamo scambiati pensieri, opinioni…e accenti! Insieme abbiamo trattenuto il fiato davanti a leoni e leopardi e abbiamo tirato il fiato davanti ad un birretta ghiacciata (o quasi) che fa dimenticare anche le fatiche dei giorni più roventi.Vorrei quindi ringraziare ognuno di loro per quello che mi ha donato, per quanto mi ha arricchito, per aver percorso insieme un piccolo tratto di strada, per aver scelto di condividere con me questa nuova, bellissima avventura.PS: ma come è possibile che io sia già pronta per ripartire?!?!?!

RACCONTI DI VIAGGIO | Sudafrica e Mozambico