Dopo di lui, il diluvio

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IL DILUVIO DOPO DI LUI Oliviero Beha NEL PAESE DEL TELEVOTO WEIMAR, ITALIA

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di Oliviero Beha, in libreria dal 13 maggio 2010

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“IL PUNTO FONDAMENTALE DELLA TEORIA DEMOCRATICA IN REALTÀ ÈQUELLO DI CERCARE DI IMPEDIRE IL FUNZIONAMENTO DELLA VERA DEMO-CRAZIA. NON DEVE FUNZIONARE.” Noam Chomsky

“Noi fummo i Gattopardi, i Leoni, chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, leiene; e tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore continueremo acrederci il sale della terra...” scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa, edalla parafrasi dell’immortale GATTOPARDO, nella quale gli “sciacalli” sonocoloro che ridono al telefono del terremoto dell’Aquila, parte Oliviero Behaper una ricognizione tra le macerie materiali e immateriali del Paese. A cinque anni dall’uscita del suo pamphlet CRESCETE & PROSTITUITEVI,preso alla lettera dalla classe dirigente di ieri e di oggi, l’autore si domandache cosa succederà quando sarà finita la stagione di Berlusconi, se davvero“dopo di Lui” ci sarà “il diluvio”. Perché Berlusconi è il prototipo di quel“berlusconismo” che ha attecchito a destra e a sinistra. Per arrivare aconcludere che non siamo più una “democrazia”, che tira aria da “Weimar”sia pure “all’amatriciana”, che ogni giorno che passa è peggio e il risvegliodel Paese si allontana. Ma non è detto, ci sono albori all’orizzonte...

Giornalista di carta stampata, radio e tv, Oliviero Beha è autore teatrale epoeta. Ha firmato trasmissioni di successo (Radio Zorro, Radio a colori, Va’pensiero). Editorialista de “il Fatto Quotidiano”, oggi collabora con il Tg3come commentatoree fa programmi per Rai3. Tra i suoi libri ricordiamo:INDAGINE SUL CALCIO (con A. Di Caro, Bur), ITALIOPOLI (Chiarelettere), ILPAZIENTE ITALIANO (Avagliano), I NUOVI MOSTRI (Chiarelettere) e ilromanzo EROS TERMINAL (Garzanti).

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Oliviero Beha

NEL PAESE DEL TELEVOTO

WEIMAR, ITALIA

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Pamphlet, documenti, storie

REVERSE

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PRETESTO1 fa pagina 163

“Tutto cola nel medesimo recipiente in un Paese senza più classi: c’è chi ha i soldi e chi non li ha.Stop.”

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fa pagina 141PRETESTO2

“I post-italiani, paria senza alcun potere (se non quello di votare...), ignoranti, disinformati o informati ad arte sempre pro o contro uno dei due fronti e mai pro veritate.”

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fa pagina 58

“La catena si è spezzata. Spesso per i giovani è meglio non avere esempi se sono quelli che sappiamo e cominciare da capo, senza radici e senza bussola.”

fa pagina 184

“La Prima Repubblica ha la colpa di aver costruito un ceto medio che non ha neppure la consapevolezza di essere borghesia.”Federico Zeri

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fa pagina 204PRETESTO3

“Come fatturato quella dei giochi d’azzardo è la terza industria in Italia dopo Eni e Fiat.” Fonte Mediobanca, ottobre 2008

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“Forza con il Malcalcio quasi tutti i giorniin tv, primario pensiero unicoe unico linguaggio nel Paese dell’analfabetismo di ritorno che invade, pervade e occupa la maggior parte di post-italiani, tifosi di una squadra come hanno imparato a tifare per un partito,che sia dell’odio, dell’amore o dell’invidiapoco importa.”

fa pagina 201

“Berlusconi governa un Paese fondato sul conflitto di interessi, sarebbe impensabile che la casta/cupola/cosca ‘si suicidasse’ autoregolandosi e facendo i propri disinteressi. Non si dà in natura...”

fa pagina 173

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© Chiarelettere editore srlSoci: Gruppo Editoriale Mauri Spagnol S.p.A.Lorenzo Fazio (direttore editoriale)Sandro ParenzoGuido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.)Sede: Via Melzi d’Eril, 44 - Milano

ISBN 978-88-6190-113-1

Prima edizione: maggio 2010

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Oliviero Beha

Dopo di Luiil diluvio

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Oliviero Beha, giornalista di carta stampata, radio e tv, è nato a Firen-ze nel 1949, si è laureato in Italia in Lettere (Storia medievale) e inSpagna in Filosofia (Storia d’America).Inizia a fare il giornalista con «Tuttosport» e «Paese Sera». Dal 1976 al1985 è a «la Repubblica», come inviato, dove si occupa di sport e so-cietà, con inchieste in molte parti del mondo. Editorialista e commen-tatore anche politico per «la Rinascita», «Il Messaggero» e «Il Mattino»(e successivamente per «L’Indipendente»), nel 1987 dà inizio alla suaattività televisiva con Andrea Barbato conducendo Va’ pensiero. Nel1991 progetta e realizza Un terno al lotto, il primo programma televisi-vo dove domanda e offerta di lavoro potevano incontrarsi.Nell’aprile 1992 dà vita a Radio Zorro, che poi si fonde con lo storico3131. Radio Zorro 3131 diventa il caso radiofonico dell’anno: oltrecentomila richieste di intervento piovono in redazione da tutta Italia.Dal novembre ’95 al giugno ’96 Beha conduce anche una versione te-levisiva del suo programma (Video Zorro).La censura lo tiene lontano dalla Rai governata dal centrosinistra perdue anni. Dal settembre 1998 è di nuovo ai microfoni di Radiorai conRadioacolori in onda tutti i giorni, fino a quando – nel giugno 2004 –la tanto seguita trasmissione radiofonica viene improvvisamente sop-pressa.La Rai è governata dal centrodestra. Comincia un lungo periodo diesclusione e di mobbing, sia in tv che in radio, favorito da qualunqueversante politico con il concorso del mondo dell’informazione cuiBeha in trent’anni non ha risparmiato dure critiche.È anche autore e attore di testi teatrali rappresentati, di numerosi saggie di raccolte di poesie. Ha vinto nel 2001 il prestigioso premio Guida-rello per il giornalismo d’autore per la radiofonia.In questi anni pubblica il suo primo romanzo, Sono stato io (MarcoTropea Editore, tre edizioni), in libreria nel 2004. L’anno dopo escecon i saggi Crescete & prostituitevi (Rizzoli Bur) e Trilogia della censura(Avagliano Editore). Nel 2006 è la volta di Diario di uno spaventapas-seri (Marco Tropea Editore) e Indagine sul calcio (Rizzoli Bur, con An-drea Di Caro). Nel 2007 pubblica con Chiarelettere Italiopoli. E nel2008 Il Paziente italiano (Avagliano Editore), cui seguono nel 2009 Inuovi mostri (Chiarelettere) e il romanzo Eros Terminal (Garzanti). Èeditorialista de “il Fatto Quotidiano” fin dalla sua fondazione (2009) edal marzo 2010 conduce su Rai Tre la trasmissione Brontolo.

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D O P O D I LU I I L D I LU V I O

Premessa. Cinque anni dopo 5

Nostradamus e il timoniere 10

Pasolini e il dottor House 18

Post-italiani 27

La Costituzione materiale 37

La scomparsa delle parole 43

Padri e figli in polvere. Bianca 54

Facciamo cantare il coro. Della carta stampata 64

«Il Fatto» e il Regime 77

L’informazione in altalena 89

Internet, una lama a doppio taglio 105

Una escort (ri)chiamata tv 114

Nel Paese del televoto 124

Al voto, al voto, su su, fino al Colle 141

È una «cosa» che non sta in piedi 156

Sommario

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E la chiamano «appartenenza»... 165

Il Golpe in atto e la Festa del Privilegio 175

Il «borghesismo» dal volto inumano 183

Il buco nero del Re Solicello 194

Viola, non solo un colore 208

La nuova stagione 218

Conclusioni. Gli «stradini» di Weimar 231

Lost 235

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dopo di lui il diluvio

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Ai differenti che ancora resistono

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Premessa

Cinque anni dopo

Fine corsa, si scende. Siamo arrivati alla stazione di Wei-mar, Italia. Si sta fermando il treno superveloce, la FrecciaRossa o Azzurra secondo le politiche cromatiche circostan-ti o più esattamente la Freccia Rotta del Paese, dopo cin-que anni di Alta Velocità verso il peggio, in un’accelerazio-ne che «non fa prigionieri» come diceva un eponimo diquesto precipizio, Cesare Previti, tanti anni fa... E invecesoltanto cinque anni fa, precisamente nel giugno del 2005,scrissi per i tipi della Bur, Rizzoli, un rapido pamphlet in-titolato Crescete & prostituitevi. Già il titolo era tutto unprogramma. Il sottotitolo era ancora più esplicativo: «Inuna Repubblica fondata sul denaro l’Italia di Berlusconi edi una sinistra in riparazione manda ai giovani un pessimomessaggio».

Cinque anni sono pochi, la durata di una mia «legislatu-ra» esistenziale intiera, e invece un semplice bagnetto, unadoccia lustrale per la storia. Potrei quindi limitarmi a ri-proporre quel testo, solo modificato e aggiornato. Era untrattatello sullo stato complessivo della morale individualee dell’etica collettiva durante «il governo più stabile e dura-turo» della storia della Repubblica italiana, con a capo «ilmiglior presidente da 150 anni» come Berlusconi si sareb-be successivamente autodefinito, con approssimazione pre-sumo per difetto.

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Ma questi cinque anni sono anche tanti, tantissimi per-ché sono stati micidiali per una spinta ulteriore, conse-quenziale e tremenda del degrado italiano, sufficientemen-te documentato persino da un’informazione condizionatis-sima e divisa a metà, in una sorta di maggioritario truffal-dino della notizia. O per Berlusconi o contro di lui. Nonper caso leggendo quel titolo immagino non possiate fare ameno di evocare il precipizio della spaventosa crescita, sì,ma della corruzione, o le modalità correnti nella quotidia-nità nostrana, sì, ma della prostituzione in senso stretto ein senso lato. Volessi sorriderne perché, come sostiene ilpoeta, «l’allegria non è mai stupida» pur in questo contestodi macerie, potrei facilmente sostenere che la realtà, la clas-se dirigente e una certa parte montante della società italia-na mi hanno preso perversamente e inopinatamente allalettera. Sono un mandante, un «cattivo maestro», un inse-minatore d’odio: «Crescete & prostituitevi» come esorta-zione da seguire, come linea accettata e accertata di com-portamento un po’ dappertutto. La cronaca ne fa fede, e lapioggia di intercettazioni di questi anni picchia sui vetridelle nostre finestre, emotive e razionali. E si vorrebbequindi murare le finestre e azzerare la pioggia...

Così ho deciso di riprendere sinteticamente il camminoda dove lo avevo lasciato con quel libretto, che tra l’altroha subìto diverse peripezie censorie cui brevemente magaripiù avanti accennerò. Vorrei ripercorrere la ricognizionemorale ed etica, e quindi sociale, politica ed economicanelle sue varie sfaccettature allo specchio di questi cinqueanni. Fino allo stadio istituzionale in cui versiamo grazie aicolpi di mano e di legge del Cavaliere Inarrestabile. Più omeno tema per tema prenderò lo spunto dal pamphlet diallora per considerarne gli sviluppi sempre sul piano chepiù mi interessa qui, ossia ciò che è accaduto e sta accaden-do «dentro di noi», la devastazione della nostra cosiddetta«Costituzione materiale» ben prima di quella formale su

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cui si regge la Repubblica nata dalla Resistenza e dall’anti-fascismo: la devastazione del nostro modo di intendere lavita e le sue priorità, la devastazione morale, etica, quindipolitica di noi cittadini/elettori.

Una devastazione palese nella palude culturale in cuistiamo affondando ma descritta qui alla luce dei fatti dicui comunque bene o male in questo lustro siete stati mes-si al corrente: anche se solo parzialmente e quindi mai ab-bastanza, anche se senza essere minimamente forniti diuno strumento indispensabile: la lettura del mosaico com-posto dalle varie tessere che invece nessuno giustappone inuna visione d’insieme.

Che sarebbe però fondamentale per approfondire i fatti,farsene un’opinione il più possibile completa e corretta, av-vicinarli l’uno all’altro perché appunto l’insieme, tesseradopo tessera, acquisti un significato comprensibile e unsenso credibile. Senza associazioni di fatti e di idee non siva da nessuna parte, è come un’automobile di cui si cono-scano solo il volante, o soltanto la frizione, o il freno, o lemarce ecc. Guidereste o viaggereste su un’automobile così?

Quindi sotto con una rapida incursione nell’Italia del2010, senza inseguire la cronaca ma adoperandola, nellaforma spero più accessibile che posso (in un capitolo rab-brividente sull’analfabetismo spiegherò anche perché, te-netelo a mente), nel tentativo di avvicinarmi almeno al-l’essenziale. Ecco, credo che questa possa essere una di-screta bussola nella nebbia: il bisogno di essenziale, la ne-cessità di farlo come «rimbalzare» dalla realtà impantanatanella palude (oggi aggiornata dalle cronache giudiziarie in«gelatina») di cui ormai parliamo e scriviamo da anni intanti – ma evidentemente non abbastanza: per limiti dichi lo fa oppure per mancanza di ascolto o di comporta-menti consequenziali un po’ di tutti, di chi non lo urlaabbastanza chiaro o abbastanza forte, e dei destinataritroppo passivi di queste «grida».

Premessa 7

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E poi l’indispensabilità urgente di ricominciare a distin-guere tra il necessario e il superfluo, l’orizzontale di super-ficie e il verticale della profondità in noi stessi. E ancora lostimolo ad andare oltre gli schematismi che ci imprigiona-no la vita, sempre più rozzi, sempre più imbarbariti in unarecessione culturale che forse la storia si incaricherà di evi-denziare con un respiro più lungo, oltre il quotidianoderby su Berlusconi, il Cavaliere Inarrestabile (perché im-processabile) che ormai da una generazione ci ammorbal’esistenza che mascheriamo da vita.

Siamo diventati nel frattempo «post-italiani», cioè unqualcosa privo di identità che si stenta a definire. Lo anti-cipavo con raccapriccio già allora, lo documento oggi qua-si da «cronista», inteso più che come giornalista direi come«testimone cronologico», da persona nel tempo «cronista»con lo stesso etimo del «tempo» che è trascorso da allora,cinque anni che ci hanno (definitivamente?) sconvolto.

Almeno, a parere di uno che appunto diacronicamente,«nel tempo», ha figli in senso proprio e ne tiene conto insenso metaforico ragionando sui giovani italiani, per quel-lo che vede ogni giorno, per quello che non vede, per l’im-patto che questa realtà (innegabile ma a quel che sembradistante dal sentire comune) di «crescita & prostituzione»ha o non ha su di noi. Tutto ciò nel buio solo apparente-mente illuminato del fondo del barile in cui ci troviamo.Barile-Italia acquistato quasi del tutto da Berlusconi, nellevarie forme che analizzo qui e che mi suggeriscono un Do-po di Lui, il diluvio, per un Re Solicello insieme tragico ebuffonesco preceduto dal Re Sole e seguito dai Robespier-re d’occasione.

Eppure questo «capolinea» al termine di una corsa ace-fala e distruttiva, con un count down forse alle ultime o pe-nultime battute, può e deve essere anche un segnale di ri-partenza. Cambiando treno, capostazione, amministratoredelegato della metafora, ma forse non solo, magari anche

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alla lettera giacché le Ferrovie marcano vistosamente la«modernità» di un ceto viaggiante ad Alta Velocità e di unamassa di pendolari praticamente a piedi. Una nuova classedirigente sarebbe meglio per tutti. Ma dov’è? Se finisce per«autoconsunzione» quello che è diventato il Cavaliere Inar-restabile, nei due sensi, della giustizia e della dinamica ver-so il declino a sua volta apparentemente irrefrenabile, checosa ci aspetta? Rutelli e Montezemolo, due a caso, correidi questo declino? Epperò spiragli di futuro a cercar beneper fortuna se ne intravedono, specie perché sembra im-possibile grattare anche generazionalmente la gromma sen-za fare insieme qualcosa di leggermente più costruttivo.

Questo pamphlet prova a illuminarne qualche barlumecogliendo eventuali segnali di soglia o di vigilia di un cam-biamento, come si dice «un po’ per celia un po’ per non mo-rire». Per mollare definitivamente forse c’è sempre tempo...

Premessa 9

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“IL PUNTO FONDAMENTALE DELLA TEORIA DEMOCRATICA IN REALTÀ ÈQUELLO DI CERCARE DI IMPEDIRE IL FUNZIONAMENTO DELLA VERA DEMO-CRAZIA. NON DEVE FUNZIONARE.” Noam Chomsky

“Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno glisciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore, continueremoa crederci il sale della terra...” scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa, edalla parafrasi dell’immortale GATTOPARDO, nella quale gli “sciacalli” sonocoloro che ridono al telefono del terremoto dell’Aquila, parte Oliviero Behaper una ricognizione tra le macerie materiali e immateriali del Paese. A cinque anni dall’uscita del suo pamphlet CRESCETE & PROSTITUITEVI,preso alla lettera dalla classe dirigente di ieri e di oggi, l’autore si domandache cosa succederà quando sarà finita la stagione di Berlusconi, se davvero“dopo di Lui” ci sarà “il diluvio”. Perché Berlusconi è il prototipo di quel“berlusconismo” che ha attecchito a destra e a sinistra. Per arrivare aconcludere che non siamo più una “democrazia”, che tira aria da “Weimar”sia pure “all’amatriciana”, che ogni giorno che passa è peggio e il risvegliodel Paese si allontana. Ma non è detto, ci sono albori all’orizzonte...

Giornalista di carta stampata, radio e tv, Oliviero Beha è autore teatrale epoeta. Ha firmato trasmissioni di successo (Radio Zorro, Radio a colori, Va’pensiero). Editorialista de “il Fatto Quotidiano”, oggi collabora con il Tg3come commentatore e fa programmi per Rai3. Tra i suoi libri ricordiamo:INDAGINE SUL CALCIO (con A. Di Caro, Bur), ITALIOPOLI (Chiarelettere), ILPAZIENTE ITALIANO (Avagliano), I NUOVI MOSTRI (Chiarelettere) e ilromanzo EROS TERMINAL (Garzanti).

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