STVDI MEDIEVALIeffetti, che all'interno di un Medioevo Cristiano (l) gli ebrei non...

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STVDI MEDIEVALI SERIE TERZA Anno XXVII - Fase. II '1986 CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL'ALTO MEDIOEVO SPOLETO

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  • STVDI MEDIEVALI

    SERIE TERZA

    Anno XXVII - Fase. II

    '1986

    CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL'ALTO MEDIOEVOSPOLETO

  • La ricchezza degli Ebrei

    Merci e denaro nella riflessione, ebraicae nella definizione cristiana dell'usura alla fine

    del Medioevo.

    EBREI E MEDIOEVO: LA PASSIVITÀ

    Gli ebrei medievali hanno raramente rappresentato un pro-blema per gli storici del medioevo: o perché il problema era sen-tito come secondario rispetto ai temi e ai nodi fondamentali delladisciplina, o perché era considerato come già risolto nella sostanzadal punto di vista medievistico. Raffaello Morghen riteneva, ineffetti, che all'interno di un Medioevo Cristiano (l) gli ebrei nonfossero, agostinianamente, contraddittori e che, per questo, l'etàmedievale ignorasse l'antisemitismo, pur conoscendo l'antigiudai-smo: un'abitudinaria intolleranza riferibile all'ambito religioso.

    D'altra parte, un'intera linea di sviluppo storiografico, che, ab-bastanza paradossalmente, collega Roseher a Luzzatto e a Som-bart (2), individua nella (C condizione specialissima» degli ebreimedievali la chiave risolutiva della questione, consistente nellaesatta definizione della professionalità' economica ebraica' nelmedioevo. Gli ebrei, allora, sono inseriti, o relegati, nel settorespecificodell'attività creditizia; la rappresentazione storiografica Ii

    (1) R. MORGHEN, La questione ebraica nel Medioevo, in ID., Medioevo Cristiano, Bari,1958' (la ed. 1951), pp. 143-162.

    (2) 11riferimento è a W. ROSCHER,Die Juden im Mittelalter betrachtetIIonStandpunktede, allgemeinen Handelspolitik, in ID., Ansichten de, Volkswirtschaft aus dem geschichtli-chen Standpunkt, II, Leipzig-Heidelberg, 1878', pp. 321-354; lo si veda citato e ripresoin G. LUZZATTO,l banchieri ebrei in Urbino nell'età ducale, Verona-Padova, 1903; che rin-via alla traduzione italiana apparsa sul «Giornale degli Economisti. nel 1875, anno della

    , prima edizione tedesca dellavoro di Roscher (in Zeitschrift für die gesamteStaats-wissenschaft,. XXXI, 1875, pp. 503-526). Cfr. T. OELSNER, Wilhelm Roseher Theory of the Economie andSocial Position 01 the Jews in 'he Middle Ages, in Yillo Annual of Jewish Sotial Science,XII (1958-1959), pp. 176-195; W. SOKBART, Die Juden und das lVirtschaftsleben, Leipzig,1911; una bibliografia ragionata della discussione provocata dalla apparizione di questolibro sino ai primi anni '20, in A. PHILIPP, Die Judim und das Wirtschaftsleben. Eine anti-kritisch-bibliographische Studie zu Werner Sombart: 4 Die Juden und das Wirtschaftsleben"Strassburg, 1929.

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    riconducecostantemente a questo tipo di ghetto professionale, eche esso sia bene o male accetto ai protagonisti risulta in fondosecondario. Gli ebrei appaiono dunque, in molta della storiografianovecentesca, come complementoe antitesi della logica .salvifìcacristiana espressa dalla società medievale, oppure e insieme comeopposto necessario della logica economica propria alla società mer-cantile: in entrambi i casi, gli ebrei vengono descritti come fun-zionali ad una realtà esterna ad essi, etico-religiosa nel primocaso, economico-politica nel secondo. Gli storici dell'antisemitismo,da Trachtenberg a Poliakov (3), sembrano convalidare questa vi-sione negativa dell'ebreo medievale: la costante dipendenza o fun-zionalità ebraica enunciata dagli storici della religione o dell'eco-nomia, si manifesta in questo caso come immagine di un mondovotato alla resistenza passiva; da questo punto di vista, storiadegli ebrei medievali significa storia della loro negazione in questo'periodo, storia, quindi, delle origini o di una fase dell'antisemi-tismo.

    Prescindendo, per ilmomento, dalle conseguenze di tali impo-stazioni in ambito storico-economico, basterà accennare qui adalcune modalità storiografiche accettate comunemente, dagli sto-rici del medioevo soprattutto, come a-priori. Gli ebrei, sono unpopolo « a parte s, separato, vecchio, negativo o negato: partendoda categorie come queste, non discusse, desunte più o menoco-scientemente da una prospettiva più che storica agiografica (cate-gorie proprie di una riflessione tutta patristica e scolastica), sigiunge spesso a dipingere « in un diluvio di lacrime, l'assassinio diun popolo senile. (4), implicitamente predestinato alla scomparsa,.dunque. La storia ebraica medievale divenendo tutt'una con lastoria della emarginazione' (in Cecil Roth, in Léon Poliakov (5),che predispongono cagegorie interpretative ampiamente adottate,e ben lontane da quelle assai più positive del Güdemann (6), per

    (3) Cfr. J. TRACHTENBERG, Tke DeviI and lhe Jews: Ihe medieval ConcePlion ollheJew and ils Relation to modern Antisemitism, New Haven, 1943: L. POLIAKOV, Hisloi" .de Z'antislmitisme, 3 voll., Paris; 1955-1968, in particolare il l° volume.

    (4) L'èspressione verrà ritrovata nell'originale in A. FINKIELKRAUT, Le Jui! imaginai,e,Paris, 1980, p. 56. , '

    (5) Si cfr. C. ROTH, The Hislory ollhe Jews in Italy, Philadelphia, 1946: e la sintesi,ID" A short History 01 the Jewish PeoPle, New York, 1967' (la ed. 1935); POLIAKOV, op.cit., I.

    (6) Cfr. M. GODEIoIANN,Geschichte des Erziehungswesen und der Cullu, der abendlän-dischen Juden wahrend des Mittelalters und der neutren Zeit, Wien, 1880-1888, 3 voll.;sul Güdemann cfr. Encyclopaedia [udaica, 7, pp. 958-959.

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI

    esempio) è presupposta come dato naturale in una lunghissimaserie di studi, per quanto particolari e finalizzati: dalle indaginisu specifiche comunità ebraiche bassomedievali (7), fino a sintesicome quella recente del Kriegel (8). Esistono certamente elabora-zioni intese a stabilire nella storia degli ebrei medievali, l'esistenzadi una «cultura vivente, multiforme, creativa I), dalla serie discritti d'ambito istituzionale e sociale di Salo W. Baron (9), alleanalisi filosofico-religiosedi Gershorn Scholem e, ben prima, JuliusGuttmann e Abraham Berliner (l0); dalle ipotesi giuridiche di Vol-terra (11), alle indagini teorico-economiche del Weingort (12);

    (7) Una bibliografia in Aspetti e problemi della presenza ebraica nell'Italia cemro set-tem,iona/e (XIV e XV secolo), Roma, 1983 (Quaderni dell'Istituto di Scienze storiche del-l'Università di Roma); cfr. M. G. MUZZARELLI,Luoghi e tendenze dell'attuale storiografiaitaliana sulla presenza ebraica fra XIV e XVI secolo, in Società e Storia, XXIV (1984),pp. 369·394; M. KRIEGEL,Les Juifs à la fin du Moyen Age dans l'Europ« midite"anlenne,Paris, 1979.

    (8) Oltre alla monumentale storia del Baron: S. W. BARON,A social and ,eligiousHistory 01 the Jews, New York, 1952-1967, 13 voll.; cfr. ancora. per l'impostazione meto-dologica, ID., History and Jewish Historians, Philadelphia, 1965 e The Jewish Faeto, inmedieval Civilization, in ID., Essays, New York, 1972, pp. 239-267. Cfr. l'impostazioneanalogamente positivà di B. BLUMENKRANZ,Juifs et ch,ltiens dans le mond occidemal,430·1096, Paris, 1960.

    (9) V. nota precedente. Cfr. ora R. BONFIL,The Historian's perception 01 the Jewsin the Italian Renaissance. Towa,ds a Reappraisal , Revue des Études juives t 143 (1984),59-82.

    (IO) 'Oltre alle opere sulle origini della kabbala e sul misticismo ebraico tradotte initaliano dal 1965 al 1980, si veda la sintesi generale corredata da ampia bibliografia: G.SCHOLEM,Kabbala", jerusalem, 1974. Della fioritura di studi sulla cultura ebraica avve-nuta agli Inìzddi questo secolo si riparlerà; per ora si cfr. jULIUS GUTTMANN,Die Judenund das Wirtschaftsleben, in A,chiv fü, SOlialwissenschaft und Sozialpolitik, XXXVI (1913),pp. 149-212; ID., Die PhilosoPhie des Judemums (1933) di cui si è potuta vedere la versioneinglese, Philosop"ies of Judaism, New York, 1973', nella quale si vedrà utilmente la pre-fazione di Z. WERBLOWsKv.Questi lavori che riesaminano la situazione economica e fi-losofica degli Ebrei si ricollegano ai fondamentali studi del padre dell'Autore, jACOBGUTT'MANN,Die Sc"olastik des dreizehmen Jah,"underts in i"ren Beziehungen ,um Judemumund zu, jüdischen Lite,atu" Breslau, 1902, che sintetizza vari studi precedenti fra cui, alfìne del presente lavoro, occorre almeno ricordare Obe, einigeT"eologen des F,anziskane-,orden und i",e Beziehungen zum Judemum, in MonaIssch,ift fü, Geschichteund Wissenschaftdes Judemums, XL (1891), pp. 314-390. Tra i primi tentativi di ricostruire una storia del·mondo comunitario ebraico come realtà autonoma, A. BERLINER,Aus dem inneren LebentJe, deutschen Juden im Mittelalter. Nach ged,uckten und unged,uckten Quellen, Berlin, 1871.

    (11) E. VOLTERRA,Nuovi documemi per la conoscenza.del di,itto vigeme nelle p,ovincie,omane, in Iu,a, XIV (1963), pp. 29-70; ID., Sulla ,edazione dei cont,atti nell'amico di,ittoebraico,. in Symeleia, Napoli, 1964, pp. 1190-1197; che recupera una lunga tradizione distudi in materia di diritto commerciale ebraico che, in parte, si verranno citando nel terzo

    . capitolo del presente lavoro; per ora cfr. A. GULAK,Rechtsvergleic"ende Studien IU Talmudund Papyri, in Etudes de papyrologie, I (1933), pp. 97·104, che riassume le conclusioni divari studi precedenti, e il fondamentale B. COREN,Jewish and Roman Law, New York,1966, 2 voll. \ . .

    (12) A. WEINGORT,Imeret et credit dans le d,oit talmudique, Paris, 1979; a dimostra-zione di un recente e rinato interesse per il pensiero economico ebraico, cui si riferisce ancheE. KLINGENBERG,Das is,aelitische Zinsverbol in Tora, Mischna und Talmud, Mainz, 1977.

  • GIACOMO TODESCHINI

    sino alla ricostruzione testuale e semantica di Giuseppe Sermo-neta (13), o alle recenti proposte di lettura antropologica di Ric-cardo Di Segni (14). Questi, come molti altri, elaborati, benchéricchi di stimoli, di dati originali e di proposte metodologicamentenuove, sono certo stati e sono sottovalutati ,e sottoutilizzati dallostorico della cultura e dell'economia medievale, che, occupandosidel divenire europeo, dal XII secolo soprattutto, preferisce accan-tonare la componente ebraica relegandola in una « ovvia» passi-vità. Le isole ebraiche nel grande mare sociale cristiano sarannoallora aprioristicamente incapaci di manifestare una propria cul-tura politica o economica (KriegeI)(15), mentre la ragione dellaminaccia' sempre più evidente nei confronti del mondo ebraicoda parte del potere cristiano, fra XIII e XV secolo, sarà una voltadi più da riportarsi a una dialettica del falso obiettivo, allo sca-ricarsi di· tensioni interne all'ambito istituzionale cristiano sultradizionale capro espiatorio ebraico (L. K. Little) (t8).

    Prima di chiarire meglio il significato che assume in storiogra-fia l'idea di una complementarità fra società ebraica medievale esocietà cristiana, come pure il concetto che tale essere comple-mentari degli ebrei sia in realtà un essere subalterni, sarà utilefermarsi brevemente su ciò che la medesima storiografia (dal I945in poi) intende per •capro espiatorio' (17). Questa definizione èpresupposta o dichiarata dalle interpretazioni storiografiche cheintendono legare la spiegazionedelle dinamiche antiebraiche medie-vali a quella dei moderni antisemitismi: l'atteggiamento antie-braico è immaginato come tutto percorso da una motivazioneextra storica, .ricavabile, parrebbe, non principalmente da unavalutazione dei fenomeni antiebraici secondo criteri di psicologiadel profondo o di dialettiche sociologiche, quanto piuttosto e più

    (13) G. SERMONETA, Il neoplalonismo nel pensiero dei nuclei ebraici stanziali nell'Oc.cidente Ialino, in Gli Ebrei nell'Alto Medioevo, Spoleto, 1980 (XXVI Settimana di studio),II, pp. 867·925. - .

    (14) R. DI SEGNI, Le unghie di Adamo, Napoli, 1981; ID., Il Vangelo del Ghetto, Roma,1985; anche in questo caso si potrà segnalare una vivacità di discussione nei primi annidel secolo, poi accantonata dalla ricerca ufficiale: TH. REIK, Probleme der Religionspsycho.10gieWien.Leipzig, 1919 (trad. italiana: Il rito religioso, Torino, 1977, che riprende l'ed.riveduta americana del 1946); K. ABRAHAM, Der Versöhnungstag, in Imago, VI (1920),pp. 80-90; TH. REIK, Der eigene und der fremde Gott, Leipzig-Wien, 1923; ID., Gebetmantelund Gebet,iemen der Juden, Wien, 1931.

    (1S) KRIEGEL, op. cit., cap. IV, p. 111 sgg.(16) L. K. LITTLE, Religious Pooerty and the Profit Economy in Medieval Europ«,

    London, 1978, p. 51 sgg.(17) Cfr. G. I. LANGMUIR, The Jews and the Archives of Angevin England: Reflections

    on medieval Anti·semitism, in Tmditio, XIX (1963), pp. 183-244.

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    semplicemente da analogie formali che possono essere stabilitefra i modi dell'ostilità dei differenti periodi storici. Se c'è violenzà,le sue modalità, data l'univocità dell'oggetto che la patisce, nonpossono che essere sempre le stesse. In questo modo, fondandosisul presupposto di una natura fondamentalmente passiva dellasocietà ebraica fra Medioevo, Età moderna e contemporanea, talestoriografia diviene la migliore rappresentante della « memoriamaggioritaria)) del Finkielkraut (IB) e ridùce le vittime di diverseoppressioni ad affondare in un vago «conformismo che tende adimpadronirsi di esse per mascherarle, agli occhi della posterità,in suppliziati consenzienti e inebetiti s (19). La società ebraica me-dievale diviene un episodio sotteso alla storia di un annullamento:la Storia dell'antisemitismo del Poliakov, come pure il suo Mitoariano (20), divengono gli involontari emblemi di questa linea inter-pretativa. Osserva, a questo proposito, Hannah Arendt: « Lostrano è. che fino ad oggi gli storici non sono riusciti a spiegarecome mai proprio gli ebrei furono spinti nel centro dell'uragano.Per lo più ci si serve dell'ipotesi di un • eterno antisemitismo ' incui, senza approvarlo, si presenta un fenomeno naturale, documen-tato dalla storia di un odio quasi bimillenario. Non meravigliache la storiografia antisemita abbia professionalmerite adottato

    .' tale teoria; essa fornisce infatti il miglior alibi possibile per, ogniorrore: se è vero che l'umanità ha sempre continuato ad ammaz-zare ebrei, vuol dire che l'uccisione di ebrei è una normale occu-pazione umana e l'odio per essi una reazione che non occorre nep-pure giustificare. Quel che sorprende e confonde è l'accettazionedell'ipotesi da parte di moltissimi storici non prevenuti e di quasitutti gli storici ebrei. La ragione di ciò sta in una generale rilut-tanza a discutere la questione ebraica nel modo usuale agli altritemi di ìndagine s fU). La dimensione mitologica che fa dell'ebreouna creatura demoniaca nella ideologia antisemita, fa pure tutta-via che' gran parte della cultura ebraica. contemporanea giungaa convincersi, in un' età di assimilazione e disgregazione del mondotradizionale ebraico, del fatto che ci si possa «servire dell'odio

    (18) op. cit., p. 57.(19) Ibidem. '(20) L. POLlAKOv, Le Mythe ,arien, Paris, 1973 .(trad: italiana, Milano, 1976); cfr •

    .H. LtEBESCHÜTZ, Das ]udenJum ,m tleulscle1l Gesclllclltsbiltl flon Hegel bis Ma» Webe"Tübingen, 1967. .

    (21) H. ARENDT, Le origini tkllolalilarismo. I: L'anJisemitismo, Milano, 1978 (la ed.1951), pp. 9-10.

  • ..GIACOMO TODESCHINI

    antisemita per una forzata conservazione del patrimonio tradizio-nale. L'antisemitismo eterno avrebbe assicurata l'eterna esistenzadel popolo ebraico -.Dietro questo pregiudizio, che era .un trave-stimento della fede religiosa nell'elezione, si nascondeva una realeesperienza storica. L'ostilità dei cristiani era stata straordina-riamente efficace, politicamente e spiritualmente, come mezzo perla preservazione del giudaismo l) (22). Non è tuttavia affatto scon- .tato, per la Arendt, come per la Cracco Ruggini (23), che antigiu-daismo presupponga ebraismo passivo culturalmente; né che lapersistenza economico-politica medievale delle comunità ebraichesia una semplice manifestazione die sopravvivenza» intesa nelsenso di ontologica soggezione ad un potere, come forma dunquedegradata dell'esistere socialmente al modo definito da Canettie Bettelheim (24). ,

    Di passaggio, si noterà che la sopravalutazione delle capacitàconservative ed aggreganti dell'odio si manifesta - filosoficamente -nell'idea che Sartre (2li), nell'ultimo dopoguerra, si fa dell'anti-semitismo. L'ebreo è un perfetto capro espiatorio, in Sartre, perché,vista l'eternità dell'avversione nutrita per lui, egli si rivela comepuro fantasma, proiezione di un'avversione generata da altre.ed autonome ragioni; autonomamente l'ebreo non esiste: «( nonè esagerato sostenere che sono stati i cristiani a creare l'ebreo» (26),ccè l'antisemita che fa I'ebreo s (27). Ambiguità e connessioni più.o meno evidenti, di cui occorrerà riparIare, risaltano anche grazieal tono epigrammatico di affermazioni come queste. È d'altra. parte evidente che tali ipotesi, sul puro piano fattuale, sono statesmentite: «( l'affermazione che l'antisemitismo garantisce, pur nelladispersione, la sopravvivenza del popolo ebraico è stata confutata

    (22) Ibidem., p. lO.(23) Ci si riferisce a L. CRACCO RUGGINI, Note sugli Ebrei in Italia dal IV al XVI se-

    colo, in Rivista Storica Italiana, (1964), pp. 926-9.56; cfr. G. LANGIiIUIR, From Ambrose 01Milan to Emicho 01Leiningen: the translormation 01hosWùy against ] etIlS in _thern Christen-110m,in Gli Ebrei cìt., I, pp. 313-368.

    (24) Cfr. B. BETTELHEIM, Sopravmvere, Milano, 1981 (la ed. 19.52); E. CANETTI, Massae potere, Milano, 1982 (1. ed. 1960), p. 273 sgg. .

    (25) j.-P. SARTRE, L'antisemitismo. Riflessioni sulla questione ebraica, Milano, 1982(l· ed. 1946).

    (26) Ibidem., p. 60 sgg., (27) Ibidem, p. 44 sgg. Sulla tendenza alla «astrazione t che caratterizzerebbe il ra-

    gionamento ebraico, proprio di ehi vive nell'. universale t, di ehi dunque non esprimeuna specificità culturale, p. 95 sgg. Per una definizionedella positività culturale ebraicafondata sulla sua presenza storica, cfr. D. SIBONY, Mais qu'est-ce qu'une histoire juive?in La psychanalyse est-elu'une histoire juive?, Paris, 1981, pp. 140-185.

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI

    dagliavvenimenti nella maniera più orrenda» (28). L'atteggiamentocommemorativo di certa storiografia e critica letteraria nei con-fronti dell'ebraismo dell'Est europeo, accompagnato com'è statorecentemente da un diffuso ricupero della tradizione yiddish, sicarica di ambiguità se lo si ricollega alle impostazioni di cui si staparlando, può divenire testlmonianza di una cultura vincente'che riduce gli scomparsi a scomparsi inevitabilmente e fa dellaloro cultura l'esempio di quel « folklore commovente, del genere'violinista sul tetto'» cui si oppone Régine Robin (29).

    Gli storici del medioevo occidentale hanno, tuttavia, accet-tato da tempo questa impostazione del problema ebraico, almenoa livello di sistemazione ufficiale e istituzionale: l'ebreo, soprat-tutto quello bassomedievale, appare sulla scena nella maggior'parte dei casi o grazie alla sua capacità di integrazione nel mondocristiano, o in ragione dei modi della sua esclusione da esso. Dun-que, o figure isolate (Elia del Medigo all'ombra di Pico) (30), ogruppi semianonimi di vittime (seviziee roghi del XII o del XIV se-colo) (31); o descrizione della presenza fisica su un territorio (comeda innumerevoli studi di demografia storica) (32), o enunciazionedell'eliminazione dal medesimo (secondo una modalità martiro-logica o constatativa) (33). Gli avvertimenti metodologici formulatidal Langmuir già nel 1963 (34) non sembra abbiano avuto un'ecoreale presso gli storici del medioevo ebraico-cristiano. Il rapporto, fra maggioranza cristiana e minoranza ebraica deriva ancora ingran parte da una ipotesi cristiana e 'ottocentesca che identifica'

    (28) AIlENDT, op. cit., p. 11.(29) R. RODIN, L'lImot1r du yi44isll. le/ilure juive et senlSmenl de la langue (1830.

    1930), Paris, 1984, p. 28.(30) Cfr. U. CASSUTO, Gli ebrei II Fire,," Hell'età del Rinascimento, Firenze, 1918;

    ma anche, G. SEKPRINI, La filosofia di Pico della Mirandola, Milano, 1936; cfr.la Introdll'~ione di E. GARIN a G. PIco DELLA MIRANDOLA, De lIominis dignitate-Heptaplus-De enteet UM, Firenze, 1942.

    (31) POLIAKOV, Hisioire cit., Ii cfr. J. PARKES, Gli ebrei e la diaspÖl'a, Milano, 1966,(1. ed. 1962); o tes.ti di tipo di~attico-introdutt~vo cc:'me A. PASQUlNI, Le origini dell'an-tisemilismc dalla dlllSpora. al CJnquecento, Mesaìna-Firenze, 1978. .

    (32) Esempio, pur di grande. utilità, quello recentemente offerto dal numero mono •. grafico di Quaderni Storici, n. 54, XVIII (1983), pp. 778-939; cfr. la rassegna offerta daM. G. MUZZARELLI, Ebrei e città d'Italia in età di transizione: il caso di Cesena dal XIVal XVI secoio, Bologna, 1984, pp. 13-44.' .

    (33) Cfr. tra gli altri, M: J. WENNINGER, Mlln be~rf k~iner luden mehr. UrsachenUM Hintergründe ihrer Vertreibung aus de" deutschen ReJClssstädten ,m 15. Jh., Köln-Wien,1980. Atteggiamento metodologico del tutto diverso, quello di G. KISCH, Forschungen~urRechis-, Wirtschafts- und Sozialgeschichte der Juden, Sigmaringen, 1979, 3 voll.; cfr.ivi, Il, p. 106 sgg. (Roscher e la funzione economica degli Ebrei nel Medioevo).

    (34) TM Jews cito

  • GIACOMO TODESCHINI

    il 'fare storia' con la scienza del ricordo cattolico organizzato.D'altra parte, la recente origine di una storiografia consapevol-mente ebraica, spesso tuttavia partecipe di questo pregiudizio,come pure la tradizionale estraneità ebraica alla forma della me-moria storica (35), contribuiscono ad affidare la descrizione della :componente medievale ebraica ad una storiografia di matrice cri-stiana. Dalla fine del XIX secolo, in piena età di assimilazione odi sionismo militante, si viene organizzando una singolare ripar-tizione di compiti storiografici: essa vede, da un lato, la stesur~di grandi Storie degli ebrei, di mano ebraica, eruditissime e asfondo apologetico (il modello va dalla poderosa Geschichte delGraetz, fino alla History del Roth) (38) e di ricerche d'archivio moltoimpegnate fruttanti fondamentali repertori o edizioni (dallo Stein-schneider al Cassuto) (37), dall'altra la elaborazione di sintesi piùo meno ampie rifiuenti nella corrente storiografica idealistica o po-sitivista - metodologicamente cristiana - che utilizzano le suddetteraccolte di fonti (da Roscher, a Sombart, a Weber sino a più re-. centi ricostruzioni) (38). La Germania, che aveva nello stesso XIX se-colo, vistofiorire i primi esempi di attenzione ebraica modernaalla tradizione, come si vedrà, è pure l'iniziatrice nello stesso pe-riodo di una linea interpretativa moderna della storia ebraicadal punto di vista cristiano; fra XIX e XX secolo la storiografiatedesca inizia una complessa opera di totalizzazione del terrenostorico, medievale nel nostro caso, volta in certo modo a cristia-nizzare la storia- ebraica europea. La corrente idealista riscoprenel medioevo cristiano uno spazio onnipervasivo di cui gli ebreisono complemento più o meno necessario: è certamente di grande

    (35) Y. H. YERUSHALMI,Zakhor. Storia. ebraica e memoria ebraica, Farma, 1983 (la ed.1982).. . ,

    (36) Cfr. H. GRAETZ,Geschichte der Juden von den ältesten Zeiten bis auf die Gegen-wart, 1853-1875, 11 voll.; G. CARO,Sozial- und Wirtschaftsgeschichte der Juden im Mit-telalter und Neuzeit, Leipzig, 1908, 2 voll.; M. HOFMANN,Der Geldhandel der deutschenluden bis :rum Jahre 1350 ••• , Leipzig, 1910; S. DUBNOW,Weltgeschichte des jadischen .Volkes ••• , Berlin-Jerusalem, 1920-1929, lO voll.; ROTH, opp. citt.

    (37) BERLINER,op. cit.; cfr. A. MILANO,Bibliotheca historica italo-judaica, Firenze,1954, e In., Supplemento ••• , Firenze, 1964; nello stesso modo si ritroveranno gli elenchidei repertori eruditi, controllando le varie bibliografie, anglo-giudaica, germano-giudaicaecc.; cfr. M. STEINSCHNEIDER,Die hebräische (Jbersetzungendes Mittelalters, Berlin, 1893;ID., Die Geschichtsliteratur der Juden, Frankfurtfl"I., 1905; G. KARPELES,Geschichte derjiJdischen Literatur, Berlin, 1909; U. CASSUTO,Storia della letteratura ebraica posi-biblica,Roma, 1976 (ristampa anastatica dell'ed. Firenze, 1938).

    (38) Cfr. LIEBESCHÜTZ,op. cit.; OELSNER,op. cito

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI

    importanza studiare, come ha fatto il Liebeschütz (39), la portatadell'interesse che la cultura tedesca matura dalla metà dell'Otto-cento, per la storia ebraica. Mentre gli ebrei apologizzano e scrivonocronache, i cristiani fanno storia, da maestri del discorso storio-graficoe non. Non stupisce che l'elaborazione storiografica nove-centesca dei dati riguardanti gli ebrei medievali, sia in gran parteinterna a questa dimensione e molto lontano da loro. Scrive ilMor-ghen (1951): (C Nel Medioevo ... il popolo ebraico partecipa, siapure con limitazioni, alla società europea e fa parte ancora della co-munità dei popoli che vivono nell'ambito della civiltà) (40). In unaetà moderna, le cui prime manifestazioni sono, per ilMorghen, nelXIV secolo, il ghetto eliminerà tutto questo proponendo agli ebreila vita in (I ••• un mondo chiuso, inesorabilmente chiuso, senza por-te né finestre I). In esso « triste creatura dell'Inquisizione I) (41) ilpo-tere cristiano si svia, in certo modo, dalla tradizione tollerante chelo aveva caratterizzato. Coerentemente all'impostazione storiogra-fica idealistica , e neoidealistica, la storia cristiana, nella sua to-. talità salvifica, alterna tolleranza e intolleranza, sviamenti a rina-scite, sempre essa coincide col centro degli avvenimenti (occor-rono i nomi, per l'Italia, di Buonaiuti e di Miccoli) (42). Secondo,Le Goff (1964): (I Con gli Ebrei, i Cristiani intrattengono per tuttoilMedioevo un dialogo che interrompono con persecuzione e mas-. sacri l) (43). Secondo un modello di sviluppo più volte codificato,anche per Le Goff l'ebreo usuraio per eccellenza è tollerato comeavversario teologico, ma dalla prima Crociata in avanti questabenevolenza diminuisce gradualmente per sparire definitivamentecol ghetto.' La passività e l'insignificanza sembrano le caratteri-stiche principali ebraiche, per il Medioevo, se ancora in un re-cente disegno generale del periodo gli ebrei compaiono del tuttosporadicamente (sette pagine sparse, su seicento circa di testo)

    , .i ,

    (39) Op. cit.; cfr. J. HABERMAS, Mistica ebraica e filosofia tedesca contemporanea',in La Rassegna Mensile di Israel ••• , 1982 (il saggio era apparso in tedesco per la primavolta nel 1961), pp. 234-261; cfr. H. LIEBESCHÜTZ, Von Georg SimmeI .l''' Fran: Rosens-weig. Studien ,,,"'jüdischen Denken im deutschen Kulturbereich, Tübingen, 1970.Di grandeinteresse, sul rapporto Ebraismo-Germanesimo, H. COHEN, Deutschtum und Judentum",it grundlegenden Betrachtungen über Staat und Internationalismus, Giessen, 1915, per cuicfr. LIEBESCHÜTZ, Von Georg SimmeI cit., p. 24 sgg.

    (40) MORGHEN, op. cìt., p. 162.(41) Ibidem.(42) Si cfr. quale modello di impostazione E. BUONAIUTI, La prima rinascita Mi.

    lano, 1952; G. MICCOLI, La storia religiosa, in Storia d'Italia, Torino, 1974, II, 1, pp: 431.1079.

    (43) La civiltà deU'Occidente medievale, Torino, 1981; p. 391 e sgg.

    *

  • 680 GIACOMO TODESCHINI

    come «operatori economici l) tollerati, pronti ad attirare su di sé,dal XIV secolo, l'odio delle nascenti masse urbane. Il « fana-tismo» che per Mòrghen caratterizzava l'atteggiamento popolaremedievale nei confronti degli ebrei, può agevolmente trasfor-'marsi in una specie di stimolo non disprezzabile alla formazione,di una coscienza di classe (44). Anche in questo caso, la storia è,storia del potere cristiano, ovvero della sua tolleranza nei confrontidi altre realtà culturali; la presenza ebraica medievale si rivelacome fenomeno contingente ed effimero tendente a sfuocarsi allosguardo storiografico fisso sullargo orizzonte cristiano. L'ebraismomedievale tende a rivelarsi, cosi, più come proiezione della mac-china. istituzionale cattolica, come rivelatore (45) di taluni suoimeccanismi, che come effettivamente esistente.

    Non è difficile scorgere dietro queste posizioni del problema,il continuo riaffiorare di premesse poste nella storiografia tedescadel secolo passato; un modello di spiegazione sembra proporsi'come profondamente radicato nella coscienza -storiografica con-. temporanea: quello elaborato nel I875 da Wilhelm Rascher, e fil-trato poi attraverso Treitschke sino a Sombart e Max Weber (48),e a molta parte della storiografia tedesca e francese fra le due guerre.In tutti questi sviluppi, come si vedrà, ritornano i cardini delproblema posto dal Roscher: la questione ebraica medievale coin-cide con il problema della transizione dal modo di produzìonefeu,dale a quello capitalistico, problema nel quale gli ebrei rappresen-tano la fase usuraria o di tesaurizzazione. Presupposta la naturalepredisposizione ebraica all' economia sulla base di una vaga rassegnadi fonti talmudiche e rabbiniche (47) (che riapparirà ampliata inSombart), si stabilisce la ragione della presenza della società ebraicain 'occidente nella necessità sentita dall'economia altomedievaleoccidentale di un giro ampio di merci e di denaro «I Bedürfniseines gewerbmässigen Handelsbetriebes s) (48). In questo periodo

    . ,(44) G. TABACCO- G. MERLO,l} Medioevo, Bologna, 1981, particolarmente p. 602.(45) Tipica in questo senso la ricostruzione della storia ebraica come storia delle

    accuse e delle immagini determinate dalla presenza ebraica; cfr. come repertorio accu-ratissimo, H. SCHRECKENBERG,Du ch,istliche Adversus-Judaeos-Tex!e uni ih, litera,ischesund historisches Umleld (l.-11. Jh.), FranldurtfM.-Bem, 1982 (vi sono schedate le accuse,ripartite testualmente in teologiche, canonìstìche, conciliari, diplomatiche, ecc.),

    (46) LIEBESCHÜTZ,Das Judentum cit., p. 165 sgg. Cfr. T. OELSNER,The Piace ollheJews in Economic History as viewed by German Scholars. A critique-compa,ative Analisis,• Leo Baeck Institute-Yearbook t VII (1962), 183-212.

    (47) RaSCHER,op. cit., p. 321 sgg.; cfr. SOMBART,op. cit., p. 225 sgg.(48) ROSCHER,op. eìt., p. 427.

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI 681

    (dall'VIII al XII secolo) l'ebreo èfavorito e incoraggiato, ed haun suo ruolo preciso nella società cristiana: funziona come agentecommerciale dei popoli gennanici e romanzi non ancora in gradodi soddisfare da sé questo bisogno (

  • 682 GIACOMO TODESCHINI

    cristiano. Roseher individua tre fondamentali invenzioni (

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI

    di alcuni meccanismi economici fondamentali all'economia proto-, capitalista. L'ebreo medievale riappare quindi, anche in questosenso, come il funzionario di un potere altro da lui, dunque nonun protagonista, e tuttavia come il responsabile di ciò che nelmoderno modo di produzione vi è di matematico e inarrestabile,La cultura ebraica medievale appare già in queste ipotesi origi-narie come una funzione, necessaria ma sgradevole, del manife-

    , starsi della società cristiana. 'Il volume di Sombart, soprattutto, riprendendo ed ampliando

    enonnemente le ipotesi di Roseher, fornisce alla moderna storio-grafia una impostazione complessa, che, pur avversata e contrad-, detta dal Sayous (I932) (55) e da altri, non ha cessato di influen-zare pur privata delleconnotazioni razziste. Lo studio di Sombart,infatti, raccogliendo molte e diverse tendenze storiografiche venu-tesi maturando negli anni precedenti, offre al lettore, al di là diargomentazioni oggi facilmente attaccabili sulla connotazione raz-ziale di detenninate pratiche economiche, un modellodi spiega-zione del nesso economia ebraica medievale-economia cristianamoderna accettato molto spesso implicitamente. L'autore è, d'altraparte, ben più interessato, come rivelano anche i suoi più notiscritti sulla società borghese, a definire delle spiegazioni fondatesu modalità sociologiche, che non a' giustificare in senso realmenteeconomico il discorso che viene costruendo sulla genesi ebraicadel capitalismo. Cosi, alle cifre e alle serie di dati economici' oggifacilmente smontabili e lacunose o infondate, ,è sottesa un'imposta-zione di metodo molto meno facilmente eliminabile dalla coscienzastoriografica. Essa si concretizza nella dichiarazione di un nessologico e storico intercorrente, nel basso medioevo, fra usuraebraica (56) e principio di accumulazione; nesso che, oltre a sta-bilire un rapporto di causalità tra società ebraica, e mondo mo-derno, inserisce nel quadro delle categorie storiografiche la no-

    Die Juden cit.; M. STECKELlIACHER. Randbemerkungen IU W. Sombasts «Die Juden unddas Wirtschaftsleben t, Berlin, 1912.

    (55) A. SAYOUS. Les ]uifs, in Revue IC()Mtnique illlernationale, XXIV (1932), pp. 492-535; cfr. STECKELMACHER,op. cit.; BARON, A social and eligiosu History cìt., XII, Phi-ladelphia, 1967; OELSNER, op. cìt,

    (56) SOMBART, op. eit., II parte: «Die Befähigung der Juden zum Kapitalismus.;cfr., fra gli altri, L. BRENTANO, Die Anfänge des modernen Kapitaiismus, München. 1916;recupero della tesi sombartiana in cbiave di ampli,amento d;cisamente antisemita, quellodi F. RODERICK-STOLTHEIM (alias T. FRITSCH), Die Juden Im Handel und das Geheimnisihres E,folges, Steglitz (Berlin), 1913, particolarmente pp. 160 sgg. Cfr. F. RAPHAltL.Jutlaisme et capitalisme. Essai SU" la contrOllerseentre Ma» Weber et Werner Sombarl Paris,1982, p. 105 sgg.

  • GIACOMO TODESCHINI

    zione (ormai quasi definitiva per la storiografia occidentale) degliebrei come identici all'economia cristiana, di essa propulsori efunzionari: categoria tanto profonda da rovesciarsi spesso, quandonegata, nel suo opposto ed identico, l'inessenzialità economica degliebrei alla società cristiana e quindi la loro inesistenza storica oinsignificanza. In entrambi i casi, la radice comune dell'atteggia-mento è rintracciabile in Sombart e nel clima che produce le sueindagini. Nel Little, come nel Kriegel (57), apparentemente lonta-nissimi dalla logica sombartiana, questa impostazione sembra con-tinuare ad essere operante quando l'analisi della presenza medievaleebraica si ferma alla constatazione di una maggiore o minore im-portanza degli ebrei per l'economia cristiana, quando la ghettiz-zazione nascente o avvenuta è letta come sparizione dalla storia.

    Sarebbe tuttavia errato ritenere l'andamento storiografico inmateria ebraica, come il risultato di un silenzio culturale dei ghet-tizzati; come più ampiamente si vedrà nel capitolo seguente, fraOtto e Novecento un intero sistema di scritti teoretici e storicisi organizza soprattutto in territorio tedesco a proporre un'alter-nativa culturale ebraica alla linea Roscher-Sombart ed ai suoicorollari deteriori. Sin d'ora si può ricordare come, dal punto divista storico-culturale e medievistico in particolare, una ipotesidi positività della cultura ebraica medievale sia avanzata agliinizi di questo secolo nelle opere di Moritz Güdemann, rabbinocapo di Vienna. Autore di una storia culturale degli ebrei medie-vali in Italia, Germania e Francia apparsa sul finire del XIX se-colo (58); Güdemann pubblica nel 1906 una Jüdische Apologetik (59).Se nell'opera storica e ricca di documentazione, gli ebrei erano statipresentati come parte integrante e viva della civiltà medievaleeuropea, come produttori di una letteratura, di una filosofia, diun'economia non parassitaria, nell'opera apologetica viene com-battuta a livello teoretico la diffusa teoria della inesistenza in am-bito ebraico di una cultura creativa. In opposizione alla teoria diuna assoluta I carnalità' ebraica, all'immagine dell'Ebraismo delvitello d'oro, tutto scritturale e farisaico (spregiativamente, conHamack, ma anche con Wahrmund e Chamberlain) (60), Güde-

    I'

    (S7) LITTLE, op. cit., p. S4 sgg.; KRIEGEL, op. cit., p. 182 sgg.(S8) GÜDEMANN, Geschichte cito(S9) GÜDEMANN, Jüdische Apologetik, Glogau, 1906.(60) Cfr. LIEBESCHÜTZ, Von GeMg Simmei cit., p. S7 sgg.; Su Wahrmund, Chamberlain

    e la nascita di un antisemitismo sistematico, cfr. POLIAKOV, Il mito ariano cit., p. 74 sgg.;

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI 685

    mann rivendica l'esistenza di una complessità culturale ebraicafatta di tradizioni scritte e rabbiniche (Halakhah) e orali (Hagga- 'dah) (61), dotate di differenti logiche, ma complementari nel defi-nire una letteratura e una mentalità per le quali il culto, ilgioco ele multiformi facce della Legge costituiscono cultura viva masfuggente all'osservatore disattento e ostile, appartenente ad unatradizione patristica, cristocentrica, tendente all'identificazione dipotere politico e religioso. Questa reazione al clima ideologico' te-desco e non, ben descritto fra gli altri dal Liebeschütz (82) dalPoliakov (63) e dal Mosse (84), produrrà tutta una serie di puntua-lizzazioni storico-economiche e filosofiche; difficilmente, però si

    , potrà dire che esse abbiano modificato il ritratto degli Ebrei medie-vali che si compie nella letteratura storico-medievistica fra le dueguerre: l'impronta roscheriana e sombartiana viene conservata, sepure spesso ciò avvenga per via negativa, con l'esclusione cioèdell'elemento ebraico dal contesto storiografico (65). Come si vedràciò risulta particolarmente falsificante, allorché si faccia storiaeconomica del Medioevo, nella raffigurazione dell'ebreo usurario o,più raffinatamente, operatore economico, svuotato comunque diqualsiasi segno di identificazione culturale.. Nel secondo dopoguerra, tuttavia, appare una serie di studiche riprendendo il filone iniziato da Güdemann e come si vedràda Herzfeld, riaprono il discorso riguardante la esistenza e la pro-duttività culturale ebraica fra Medioevo ed Età Moderna. Il Ba-ron, con la sua grande Storia sociale ed economica degli Ebrei (66),segna la possibilità di una storia ebraica documentata e partico-lare, ma intesa alla valutazione delle oggettive positività contenute

    si veda come esempio fra i primi delle apologie ebraiche volte arespingere gli stravolgi.- menti antisemiti delle Scritture giudaiche, F. DELITZSCH, Rohling's Talmudjude beleuchtet.Siebeme, durch Beleuchtung der Gegenschrift Rohling's erweiterte Ausgabe, Leipzig, 1881.

    (61) GÜDEIIIANN, Jüdische Apologetik cit., p. 31 sgg.(62) LIEBESCHÜTZ, Von Georg SimmeI cit., p. 29 sgg.(63) POLIAKOV, Il mito lUiano cit., p. 125 sgg. .(64) G. MOSSE, Le radici cuUurali del terzo Reich, Milano, 1968 (la ed. 1964), p. 186 sgg.(65) Cfr., per esempio, A. FANFANI, Storia economica. Dalla crisi dell'impero romano

    al principio del secoloXVIII, Milano, 19431 (1& ed. 1940), pp. 206; preannunciato da ID.,Le origini dello sPirito capitalistico in Italia, Milano, 1933; altrettanto esemplare, R. H.TAWNEY, Religion and the Rise 01 Capitalism, London, 1926, che pur discutendo e rifiu-tando le tesi weberiane (M. WEBER, Die protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus,in Archiv für Sozialwissenschaft find Sozialpolitik, XX·XXI, 1904-1905) ma riferendosiampiamente a quelle sombartiane (cioè a W. SOMBART,Der moderne Kapitalismu s, Leipzig,1923), ignora radicalmente la questione ebraica. Sul nesso Weber-Sombart, cfr. J. CAR-LEBACH, Karl Mar~ and the Radical Critique 01 Judaisme, London, 1978, p. 21S sgg.; RA-pHAtL, op. cito

    (66) BARON, A ,$ocial and religious History cit., IV e sgg.

  • 686 GIACOMO TODESCHINI

    in essa indipendentemente dal fatto che esse siano o meno comple-mentari alla storia maggioritaria; gli studi del Munk, del Gold-ing, del Kaddushin, del Chazan, dell'Agus (67), offrono un vastopanorama della cultura rabbinica medievale e moderna; comin-ciano a dipingere, con concreti supporti di fonti' e documentazioni,il quadro di una società ebraica medievale fondamentale alla com-prensione della successiva Europa moderna e contemporanea.La e rabbinical mind & diviene oggetto di studio e rivela, nel Tal-mud e nei suoi commentari, la posa in opera di una inesauribilecostruzione logico-epistemica assai lontana da quella occidentale,ma profondamente coinvolta con i risultati da essa raggiunti. Siviene dunque scoprendo un aspetto della storia europea medievale,"moderna, sin'ora affrettatamente eluso. Basterà appena accen-nare alle ricerche del Toaff (68) come di altri contemporanei stu-diosi italiani, per notare come il reperimento di fonti trascendentila pura presenza, e prassi ebraica in Italia centrosettentrionale allafìne del Medioevo, cominci a consentire l'apparizione di un quadrosociale cittadino dalle prospettive mutate rispetto a quelle dellaclassica storia istituzionale. Talune premesse di ricerca poste dal.Colomi (69) sin dal I935, ma disattese dalla storiografia medievi-

    (67) La tradizione degli studi sulla cultura socio-giuridica della diaspora ha radici.ottocentesche, affondando nella serie di studi dedicati al funzionamento dell'autogovernodelle Comunità: A. FRANKEL,Die Gemeindeordnung nach talmudischem Rechte. Eine histo-,ischrechtliche Skizze, in Monlassch,ijt lar Geschichte und Wissenschalt des Judentums, II(1853), pp. 289·344; cfr. L•. FINKELSTEIN,Jewish Sell-Government in the Miààle Ages,New York, 1924; E. MUNK,La justice sociale en Israel, Paris, 1947; I. EpSTEIN,Zur Ge-sellschaftsordnung und sOJialenGeset.gebung, inMonatsschriftfar Geschichteund Wissenschaftdes Judentums, 83, n.f. XLVII (1939), pp. 206-225; M. P. GOLDING,The ;uridical Basisof Communal Association in mediaeval rabbinic legal Thought, in Jewish Social Studies,XXVIII (1966), pp. 67-78; M. KADUSHIN,The Rabbinic Mind, New York, 1952: R. eHA-ZAN,Medieval Jewry in northnn France, Baltimore, 1973; I. A. Aous, Urban Civili,ationin Pre-Crusade Europe. A Study olorganiJeà Townlife in Northwestern Europe during the10th and 11th C. Based on the Responsa Literature, Leiden, 1965: entrambi sì ricolleganoa studi come quello di D. M. SHOHET,Tbe Jewish Court in the Miààle Ages. Studies in JewishJu,isprudence according lo the Talmudic, Geonicand Medieval German Responsa, New York,1931. Una sintesi storico-storiograftca e metodologica che ha per fine il recupero dellostudio della forma comunitaria ebraica è quella di A. BERGER,Gemeinschaft und Gesellschaffin der Geistesgeschichtedes Judentums, Berlin, 1936. Cfr. gli esemplari: E. ZIMMER,Hae-mony and Discordy. An Analysis of the Dedin« of Jewish Self-Government in the xv.th Cen-. tur" C~ntral Europe, New York, 1970; J. SHATZMILLER,Recherche$ sur la Communautljuive de Manosque au Moyen Age (1241-1379) Paris-La Haye 1973.

    (68) Se ne riparlerà; per ora cfr. A. TOAI'F,The Jews in Mediaeval Assisi 1305-1487,Firenze, 1979: una bibliografia in MUZZARELLI,Luoghi eit .

    . (69) V. COLONI,Prestito ebraico e comunità ebraiche nell'Italia centrale e settent,ionale,in Rivista di storia deldiritto italiano, VIII (193S), pp. 408-4S8; ID., Legge ~braica e leggilocali. Ricerche sull'ambito di applicaJione del di,itto ebraico in Italia dall'epoca romanaal secolo XIX, Milano, 1945; ID., Gli Ebrei nel sistema del di,ilio comune fino alla primaemancipasione, Milano, 1956. '

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI

    iI!

    I

    stica italiana, vengono ora sviluppandosi. L'intreccio di tematicheculturali, economiche ed istituzionali che ha come centro la realtàebraica, può nel caso italiano modificare sostanzialmente o par-zialmente I'immagine di una società cittadina assolutamente cri-stocentrica ed impermeabile ad altre presenze (70). L'apparire dinuovi tipi di coscienza e consapevolezza, di fin'ora ignorate logicheeconomiche sul palcoscenico del Medioevo cittadino potrà forsesciogliere nodi problematici irrisolti (71) e dissolvere l'atmosfera dimeccanico evoluzionismo che vuole l'inessenzialità storica di ehinon detenga il potere o non sia ad esso suddito. Di modo che. sipotrebbe scorgere un'alternativa al binomio sopravvivenza-eli-minazione.

    EBREI ED ECONOMIA: L'USURA

    ."

    Da quello che si è visto sino a questo punto, si ricaverà facil-mente che la storiografia contemporanea più attenta ai problemi. ebraici medievali è una storiografia economica; acquisita la no-zione di subalternità della realtà ebraica medievale al potere cri-stiano, si è venuta rivelando come questione centrale quella dellamaggiore o minore incidenza degli ebrei sul fenomeno della tran-sizione da un modo di produzione feudale ad un modo di produ-zione protocapitalista (1). Da Roscher, e soprattutto da Som-hart in poi, stabilita la riduzione della presenza ebraica bassome-dievale alla professionalità usuraria, ci si pone costantemente la. domanda riguardante l'importanza o viceversa l'inessenzialità eco-nomica ebraica nel maturarsi europeo di una realtà finanziariamoderna. Già in Henri Sée (I926) (2) il discorso si stacca dalle.modalità più generalmente filosofico-storiche o religiose di Som-

    (70) Un modello di ricerca sulle interrelazioni ebraico-cristiane, è quello offerto daM. LUZZATI, P~ la storia degli ebf-n italiani nel Rinascimento. Matrimonii (I apostasia diClemema di Vitale da Pisa, in Studi sul Medioevo ",istiano offerii a R. Morghen, Roma,1974, pp. 427-473. Vedilo ora nella raccolta di saggi: M. LUZZATI, La casa deU'Ebf-eo ( ••• ),Pisa. 1985, 59 sgg. .

    (71) Come quello di una e inevitabilità t (che può rovesciarsi in assoluta e casualità t)della ghettizzazione nel XVI secolo; per cui cfr. ad esempio la impostazione di B. PULLAN,lA politica sociale della Repubblica di Venezia, Roma, 1982 (1a ed. Oxford, 1971), partico-larmente il vol. II.

    (I) Cfr. KIuEGEL, op. cìt., p. 71 sgg. - .(2) H. StE, Les origines du &apitalisme moderne, Paris, 1926; ID., Dans quelle mesu,e

    PuNtains et ]uils ont-ils cont,iInd au progf'is du &apitalisme moderne?, in Revue Histori-gue, CLV (1927); cfr. H. HAUSER, La débuts du &apitalisme, Paris. 1927.

  • 688 GIACOMO TODESCHINI

    bart e Weber (3), per precisarsi come elaborazione economica spe-cializzata, che accoglie tuttavia le premesse metodologiche deisuddetti. In Sée gli ebrei appaiono, fianco a fianco con i calvinisti,come «potenza economica internazionale t (4) alla fine del medioevo.Essi,sempre più protagonisti dell'accumulazione del capitale, ven-gono emarginati, come in Roscher, in seguito a logiche di « invidiacommerciale». Questa tesi, che vede la graduale sostituzione dellafinanza cristiana alla banca ebraica fra XIV e XVI secolo, saràpuntualmente raccolta da molta della storiografia economica frale due guerre (da Pirenne a Luzzatto) (5), passerà nelle sintesi delSapori (6), per giungere sino a più récenti lavori del De Roover (7),del Poliakov, del LittIe (8). Il modello, salvo variazioni introdottedalla più recente. storiografia, è ripreso dagli studi su comunitàebraiche locali nel medioevo: gli ebrei vi sono riconosciuti qualiprotagonisti dell'attività finanziaria condannata dalla Chiesa, usuraiutili a far funzionare il potere cristiano lacerato da contraddi-zioni tra fede e bisogni economici (caritas contro oeconomica) (9);le fonti prese in considerazione sono quasi esclusivamente di duetipi: I) Statuti e documenti giurisdizionali definenti il rapportogiuridico che lega una comunità ebraica ad una città o a un terri-torio; 2) serie di atti notarili che certificano e sanzionano la pre-

    (3) OELSNER,op. cit.; CARLEBACH,opp. cìtt,. (4) Les origines cit •. (Paris, 1951">.p. 34 sgg.; si noti il collegamento stabilito dal-

    l'Autore con le tesi di Sombart e di Pirenne (H. PIRENNE,Les périodes de l'histoit'e socialedu capitalisme, in Bulletin de rAcadimie de Belgique, Bruxelles, 1914).

    (5) Oltre alle più note opere di H. PIRENNE,cfr. Les di_aties ut'baines auz Peys-Bas, Paris, 1912; cfr. ID., Les villes au Mayen Age, Bruxelles, 1927; e si veda la Lnsro-duzione di O. CAPITANIalla traduzione italiana di quest'opera. Cfr. LUZZATTO,I banchiet'icit.; ID., Storia economica di Venezia dal secolo XI al XVI, Venezia, 1961.

    (6) A. SAPORI,Studi di storia economica, Firenze, 1955-1967, 3 voll.; ma i saggi cheli compongono sono scritti fra le due guerre, cfr. particolarmente, ID., Il «taccamento tdei panni ft'anceschi a Fit'tnze nel T'recenio,Torino, 1931; ID., Met'CatOt'es,Milano, 1942.

    (7) R. DE ROOVER,Money, Italian Met'chant-Banket's, Lombards and Money-Chan-get's. A Study in ehe O,igin of Banking and Ct'edit in Medieval Bruges, Cambridge, Mass.,1948; ID., L'lvolution de la lett,e de change, Paris, 1953. Già in questi fondamentali studisulla nascita di un capitalismo mercantile, la presenza ebraica è sostanzialmente rimossa.

    (8) L. POLIAKOV,Les Banchiet'i juifs et le Saint Siige du XIII- au XVII- siicle, Pa-ris, 1967; LITTLE,op. cìt.; la finanza ebraica si rivela alla analisi come fenomeno che, nonessendo determinante allo sviluppo occidentale, tende alla non significanza.

    (9) La posizione degli storici delle dottrine economiche medievali si caratterizza peril disinteresse manifestato nei confronti della realtà ebraica ove essa non sia una proiezionedelle contraddizioni cristiane: J.T. NOONAN,The Scholastic Analysis of Usurv, Cambridge,Mass., 1957; sì veda la recensione di KISCH,Forschungen cìt., II, p. 420 sgg.; cfr. K. CAHN,T"e Roman and Frankish Roots of the Just Price of Medieval Canan Law, in Studies in Me-dieval and Renaissance HistOt'y, VI (1969), pp. 3·52•. .

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI 689senza ebraica come presenza creditizia (l0). È rigidamente esclusoil ricorso a fonti interne alle comunità israelite, che potrebbe pro-spettare questa presenza in altra luce (11). Inascoltate restano levoci di storici come il Loeb (12), che già sul finire del secolo scorsosegnalava l'effettiva irrilevanza della presenza finanziaria ebraicain un centro come Marsiglia, per il XIII secolo. Esempio chiaro,questo del Loeb, di come tutta una storiografia, iniziatasi sulla• Revue des études juives •. verso il 1880 (13), rimanga ignoratadalla più parte della ragione ufficiale storiografica, e possa. riaf-fìorare ed essere intesa solo a partire dagli anni '50 di questosecolo, con gli studi del Baron o dello Stein (14). Basterebbe la do-cumentazione offerta dal Loeb (1888) della inesistenza di unalettera di cambio ebraica di fronte a numerosi esempi cristiani, persmontare fondamentali argomentazioni roscheriane o sombar-tiane (15); resta tuttavia il fatto che è I'autore stesso a ritirarsi difronte al possibile scontro storiografico. Nel Loeb, come in granparte della storiografia economico ebraica che dal 1880 va sino al1930 circa, l'aspetto autodifensivo e apologetico non può che spe-gnere la possibilità di sottolineare la positività e l'autonomia diun'economia ebraica medievale di fronte al sistema di potere.Loeb, come Cohn, come Bernfels,· come ancor prima, a partiredal 1850, il Soave e il Frankei, intende soprattutto descrivereciò che gli ebrei non fanno. e non pensano. Come nello scritto

    ll

    l'l:1)

    (lO) Cfr., come esempio recente, Zur Geschichte der Juden in Deutschland des sPillenMiitelaUers und der früheren Neuu1l, hgg. v. A. HAVERKAMP, Stuttgart, 1981.

    (11) Singolare, per esempio, l'indifferenza storiografica al volume di J. J. RADI'IfOWITZ, Jncish Lall!: 11$ Influences on the Development o/ Legal Institutions, New York,1956, di cui si riparlerà. .... (12) I. LoEB, Les nlgociants [uifs à Marseille au milieu du XIII' siècle, in Revue des

    Eluda Juives, XVI (1888), pp. 73-83.(13) Cfr. i lavori del LoEB sui libri commerciali ebraici francesi del XIV secolo, in

    Revue des Éludes Juives (= RE]) VIII (1884), IX (1884) e, fra gli altri, I. LEVI, Un re-cueil des consuUations inldiJes des rabbins de la France miridionale, in RE], XXXVIII'(1899), pp. 103-122, XXXIX (1899), pp. 76-84 e 226-241; XLIII (1901), pp. 237-258;XLIV (1902), pp. 73-86; M. SCHWAB, Notes de comptabilüljuive du XIII' siècle et du XIV'siècle, in RE], XXX (1895), pp. 289-294; ID., Une page des livres de commerce de la banqu«Béliol t1 Vesoul, in REJ, LXVIII (1914), pp. 222-234; I. LEVI, Le livre-journal de MaUreUgo Terhal, notaire et drapier à Forcalquier (1330-1332), in REJ, XXXVIII (1898), pp. 259.26$; e cfr. M. SCHWAD, Livre de comptes de lofardochée ]oseph (manuscrit héll1'eu-provençal),.in Nolices et exlraits des mIInuscrils de la Bibliothéque Nationale, XXXIX (1916), pp. 469-502. Ulteriore bibliografia sul periodo in B. BLUMENKRANZ -1\1. LEVY, BibliograPhie desJui/s en France, Toulouse, 1974.. -

    . (14) BARON, opp. citt.; S. STEIN, Jewish-Christian Disputations in thirteenth CenturyNarbonne, Londoa, 1969; e la bibliografia contenutavi.

    (15) LoEB, Les nlgociants cit., p. 79 sgg.

    II··1

    ii

  • 690 GIACOMO TODESCHINI

    del Berliner (1893) (16),: ci si pone quale obiettivo di respingere,promuovendo insieme una nuova coscienza ebraica occidentale,l'ipotesi politico-storiografica corrente in Francia e Germania fraXIX e XX secolo: che, cioè, gli ebrei avessero « inventato» l'eco-nomia capitalista e ceduto poi, più o meno volentieri, questa ere-dità ambigua al mondo cristiano. Da Toussenel a Fourier, da Prou-dhon a Rohlig sino a Henry Ford (17), quest'idea percorre un'certo pensiero economico antisemita ed è raccolta, sfrondata del-l'avversione razziale, dalla storiografia di cui si è accennato.

    A questa linea di autodifesa, che curiosamente ma non troppofinisce spesso per accettare taluni aspetti delle tesi avversarie, siricollega un'altra serie di scritti, imperniati sul significato assuntodagli ebrei nella società economica medievale, nell'arco di tempoche va dal 1845-1848 fino ai primi anni '30 di questo secolo. Taliscritti (spesso dimenticati o fraintesi) comprendono una serie ditrattazioni che vanno considerate a parte, per il loro giungere aconclusioni propriamente storiche, muovendo da premesse ora eco-nomico-politiche, come nel caso di KarI Marx e Moses Hess, orapsicologiche, come nel caso di Melamed, ora politiche, come nelcaso di Otto Heller o di Abram Léon, ora giuridiche, come nelcaso di Luis Finkelstein. Queste esposizioni completano il quadrodi quella pubblicistica ebraica che, fra XIX e XX secolo, tentadi contrastare il processo di stereotipizzazione sempre più avan-zante in storiografia e in politica a proposito degli ebrei occidentali;ma occorre notare che la maggior efficacia del tentativo risulta,come si vedrà, non tanto dalle elaborazioni propriamente storiche,di cui si è accennato, quanto dalle riflessioni psicologiche, politiche

    (16) Cu. M. SOAVE, Controversia ten!dasi a Tolosa alla presenta dell'antipapa BenedettoXIII f,a Girolamo di Santa Fè ed alcun. rabbini della Spagna, Venezia 1862, p. 7: • Il no-stro lavoro però è diretto principalmente ai non Israeliti. Eccone il motivo. Tuttodl si pub-blicano opere di controversie religiose: Gli scrittori siano essi ecclesiastici o laici, conosconopoco la lingua ebraica, pochissimo la letteratura. Talvolta per risparmio di fatica, ma piùspesso per inscienza, non ricorrendo essi alle fonti genuine, non fanno che ripetere le calun-nie, le inesattezze, le odiosità di cui non ci furono avari i controversisti dei secoli andati.Ignorando che (p. 8) tali calunnie furono respinte con sodi argomenti da uomini coscien-ziosi e abili nelle varie opere ebraiche che ci lasciarono, dicono che tali accuse sono basatesulla verità, dacché gli Ebrei non le hanno mai seriamente confutate •• Cfr. FRANKEL, op.cit.; A. BERLINER, Geschichteder Juden in Rom von des IiUestenZeiten bis :ru, Gegenwart,FrankfurtfM., 1893,2 voll.; E. CoHN, Der Wucher in Talmud, seine Theorie und ihre Entwi-cklung, in Zeittsch,ijt fa, vergleichende Rechtswissenschaft, XVIII (1905), pp. 37-72.

    (17) Cfr. POLIAKOV,Il mito ariano cit.; MOSSE, op. cit.; su Ford, cfr. N. COHN, Licen:rape, un genocidio, Torino, 1969, p. 120 sgg., si veda la traduzione italiana di H. FORD, Theinternational Jew (1920), Milano, 1928; cfr. J. e S. POOL, Who financed Hitler New York,.1979; sul ROHLING, F. DELITZSCH, op. cit.· .

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI 69I

    II

    o religiose, alle quali si riallaccerà nell'ultimo dopoguerra' unacerta storiografia rivendicante all'ebraismo medievale una perso-nalità autonoma. Mentre Loeb, Berliner, Luzzatto non sfuggonoal fascino della tesi roscheriana-sombartiana riguardo alla totaleeconomicità e insieme passività degli ebrei nel medioevo,uto-pisti, politici e rabbini, sionisti o no che siano, iniziano a ragionaresulla particolarità di una ragione economica ebraica non iden-tificabile con un settore minoritario e degenerato di quella cri-stiana (18).

    Fra I843 e I844 MosesHess e Karl Marx scrivono entrambi ilprimo un saggio, il secondo due articoli, dedicati al rapporto inter-corrente nella storia dell'economia politica fra ebrei, cristiani etrasformazione dei modi di produzione; è difficile stabilire se illavoro di Hess, aber das Geldwesen abbia influenzato la tratta-zione della Jüdische Frage di Marx, o se sia avvenuto il contrario.In qualunque caso, come ha ben mostrato il Carlebach (19), da

    . questo momento, e ancor più dalla data di pubblicazione effettivadegli scritti (Marx, I844), (Hess, I845), qualcosa di nuovo e moltoparticolare si inizia nella trattazione e nella disposizione dei cri-teri oltre che politici, storiografici, presiedenti alla discussione dellapresenza ebraica nel mondo cristiano. È stato detto più volte del-l'antisemitimo di Marx (20), o del suo atteggiamento non compren-sivo nei confronti della realtà ebraica; senza voler' qui troppodiffondersi sulle tesi marxiana poiché non è luogo, sarà utile,. ripercorrendole con quelle di Hess considerarle in termini forsepiù di storia della ~toriografiache non astrattamente ideologici.In entrambi compare il concetto di fondo secondo cui ebrei e cri-stiani, legati strettamente nel divenire economico occidentale,determinano l'insorgere della logica pecuniaria creando così lebasi per la società moderna come società di reificazionedell'umano.Il divenire storico economico avviene dunque, con classico rove-

    (18) Ci si riferisce, nell'ordine, a: K. MARK, La questione ebraica, in Scritli politicigicflanili, Torino, 1950; ID., La Sacra Famiglia, Roma, 1967, VIb; M. HESS, L'essenzadel denaro, in II pensiero socialista, a cura di G. M. BRAVO, Roma, 1971, pp. 1119·1146;S. M. MXLAKED, Psychologie des jüdischen Geistes, Berlin, 1913; O. HELLER, La fin duJudaisme, Paris, 1933 (la ed. Berlin, 1931); ~. LEON, La Co~eption matérialisle de la Que·stion juive, Paris, 1946; FINKELSTEIN, op. cìt.; LoED, op. cìt.; BERLINER, Geschichte cit.;LUZZATTO, I banchieri cito .

    (19) Su tutto il problema, CARLEDACH,op. cit., pp. 110 sgg. e 148 sgg.. (20) Dallo stesso Carlebach che fornisce un'ampia bibliografia in proposito; in Italia,cfr. A. SICHIROLLO' L. PARINETTO, Marx e Shylock, Kant, Hegel, Marx e il mondo ebraico,Milano, 1982. \ .

  • 692 GIACOMO TODESCHINI

    sciamento hegeliano e al contrario che nel saggio di Roseher sottoilsegno della non-naturalità (21):gli ebrei non seguono un disegnoné assolvono a un compito storico; piuttosto sono, in fase antica emedievale, autori dell'impostazione di una logica commerciale e mo-netaria che inizia a modificare profondamente il mondo della dia-spora europea; l'organizzazione cristiana sociale compie questo di-segno formalizzandolo e dotandolo di coerenza astratta. Il denaro,tesaurizzato, in forma di moneta, dalla realtà ebraica medievale,diviene protagonista come denaro (capitalizzabile) effettivo nelmondo cristiano: ~ciò che dio è per la vita teoretica, è il denaroper la vita pratica, esso è la forza dell'uomo alienata », « il denaroè l'essenza della Cristianità realizzata &, il denaro è « sangue coa-gulato »(23) che fonda il proprio potere astratto sulla spiritualiz-zazione e capovolgimento del mondo operati dal definirsi delladualità anima-corpo, terra-cielo della società cristiana. Tuttavia laschematizzazione di Hess, che pure stabilisce una causalità di rap-porto tra denaro ebraico e capitale cristiano, acquista peso e consi-stenza economica nel ragionamento di Marx: « Il cristianesimo è lasublimazione concettuale dell'ebraismo, l'ebraismo è la volgare uti-lizzazione del cristianesimo, ma questa utilizzazione poteva divenire.generale solo dopo che il cristianesimo, in quanto religione matura,avesse teoricamente dato pienezza all'autoestraniazione dell'uomoda sé e' dalla natura» (24); e * poiché l'essenza reale dell'ebreo nellasocietà borghese si è generalmenre effettuata, si è attuata nelmondo, la società borghese non poteva perciò persuadere l'ebreodella ineffettualità della sua essenza religiosa, che è il solo puntodi vista ideale del bisogno pratico. Sicché non nel Pentateuco onel Talmud, ma nella società di oggi rinveniamo l'essenza dell'ebreodi oggi, noncome essenza astratta, ma come essenza del tutto em-pirica, non solo come segregazione dell'ebreo, ma come segrega-zione ebraica della società» (25). Al di là della questione dell'« anti-semitismo s di Marx, o dell'antisemitismo ebraico otto-novecen-. teseo, sembra che in questi passaggi, come già, larvatamente, nelle

    (21) Cfr. E. SILBERNER, Moses Hess, Geschichte seines Lebens, Leiden, 1966; Z. Ro-SEN, Moses Hess und Karl Marz. Ein Beitrag zur Entstehung der Marzschen Theorie, Ham-burg, ]983, pp. 137 sgg. e 148 sgg.

    (22) Cfr. MARX, Hass, opp. citt., passim. Cfr. LIEBESCHÜTZ, Von Georg SimmeI cìt.,pp. 208 sgg. e 215 sgg.

    (23) Hass, op. cit., passim.(24) MARX, La questione cito (si è fatto uso della traduzione contenuta in SICHIROLLO-

    PARI NETTO, op. cit.), p. 151.(25) Ibidem. '

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI

    ipotesi di Hess, affiori, sotto il profilo del rapportoebraismo-cri-stianesimo, una visione del rapporto moneta-denaro, tesaurizza-.zione-capitalizzazione, che Marx svilupperà più. tardi. In questaconnessione sembra determinarsi una prima alternativa storiogra-fica-economica a quella che vede tra Otto e Novecento gli ebreicome protagonisti del capitale; essi, piuttosto, o meglio essi come«ebrei quotidiani s, sono il rivelatore della radice economica sucui si costruisce l'economia astratta e negata del mondo cri-stiano (26). ,

    Non si può fare a meno di notare, al di fuori di una analisi intermini di 'questione ebraica " quanto tali premesse di Marx si ri-connettano alla analisi storico-economica che sarà impostata dal. medesimo tredici anni dopo (Lineamenti fondamentali della cri-

    " tica dell'economia politica, 1857-1858) (27), in particolare a propo-sito del denato visto nella sua originaria naturalità. Attingendoalle Lectures on Gold pubblicate a Londra nel 1852, come pure amemorialisti del XVII e XVIII secolo, o a studi linguistici (28),Marx parla dell'oro e dell'argento come metalli preziosi preesi-stenti alla mercificazione dei beni utili e direttamente consuma-bili: «Oro: è veramente strano che imetalli, quanto più sono no-bili, tanto più appaiono isolati e separati 'dai corpi che si incon-trano abitualmente, quasi nature superiori lontane da quellecomuni. L'oro per esempio lo troviamo di regola allo stato puro,cristallino, in varie forme cubiche o nelle forme più svariate; apezzi irregolari e a grani, misto a sabbia e a polvere, talvolta in-castonato in molti tipi di rocce ..• _ (29). Tale naturalità del me-tallo, accompagnandosi alla sua rarità, ne definisce la capacitàdi misurazione, e da esso scaturisce il principio di accumulazionedella ricchezza: «È falso quanto dice Garnier: 'Nel campo deiminerali si cerca e si sceglie naturalmente la materia destinata allaaccumulazione'. È vero invece il contrario, che cioè la accumu-lazione ebbe inizio dopo la scoperta della moneta metallica (sianella forma di denaro vero e proprio o ancora come semplice mezzodi scambio ponderale preferito) _ (30). Dunque il metallo prezioso

    (26) Cfr. M.nx, lA Sacr4 FamiglÜl cit., pp. 117-118,(27) Firenze, 1968, 2 voll., a cura di E. GRILLO.

    . (28) Si vedano i riferimenti contenuti nell'apparato critico della edizione cìt., I, p. 120sgg. .

    (29) MARX, Lineamertli cit, I, p. 121.(30) Ibidem, p. 131•.

  • GIACOMO TODESCHINI

    .determina l'accumulazione e l'idea di ricchezza, proponendosi sindall'inizio (in fase protocapitalista e precapitalista) come merceper eccellenza e in quanto tale criterio di determinazione del valoredelle merci correnti e deperibili. In fase di economia di scambio,il denaro in quanto merce media lo scambio fra merci: « Una cosaè chiara fin dal principio: che se il denaro è' ruota di circola-zione per la merce, la merce lo è altrettanto per il denaro) (31).Quest'ultimo, apparendo sulla scena economica come moneta,vi gioca un ruolo di (C merce onnipresente l) Cioè « non determinataspazialmente ) in rapporto alla quale si valuta la merce concreta,delimitata spazialmente. Tale criterio di valutazione si trasfor-merà radicalmente nel corso di sviluppo di una logica economicaastratta o finanziaria: in essa denaro si contraporrà a moneta (32);« Il denaro è la negazione di sé quale mera realizzazione dei prezzidelle merci, ove l'elemento particolare rimane sempre la merceparticolare. Esso diventa piuttosto il prezzo realizzato in se stessoe, in quanto tale, sia il rappresentante materiale della ricchezzasia la forma generale della ricchezza rispetto a tutte le merci inquanto semplici sostanze particolari di essa.»

    Nella contrappozione tra denaro-merce e denaro-valore sembraritornare, in veste ormai esplicitamente economico-politica, lasostanza del discorso mandano che vedeva una continuità e una'opposizione fra logica economica ebraica è cristiana. Talune delleaffermazioni sopra citate dovranno essere riprese, analizzando piùavanti il concetto talmudico di ricchezza (33) e scambio di benieconomici. I

    Tali impostazioni, analoghe a quelle esposte da Moses Hessin una chiave che diverrà esplicitamente sionista nel I862 (34),sembrano annunciare intorno alla metà del sec. XIX una letturadel rapporto ebraico-cristiano tardoantico e medievale secondouna prospettiva storiografica in qualche modo 'capovolta rispettoa quella espressa dal mondo della cultura tedesca maggioritaria.Che tale tendenza esista, sarà rivelato, nel I879, con chiarezzaancor più tecnica, dall'apparire dell'opera maggiore di Levi Herzfeld,

    ,

    (31) Ibidem, p. 136.(32) Ibidem, p. 192. Cfr. S. DE BRUNHOFF, La moneta in Marz, Roma, 1973.(33) Si veda il capitolo III; per il rapporto Mara-Ebraismo, cfr. CARLEBACH, op. cit.,

    p. 310 sgg.(34) M. HESS, Rom und Jerusalem, Leipzig, 1862; sulla formazione di Hess, cfr. an-

    che G. B. VACCARO, Socialismo e umanesimo nel pensiero di Moses Hess (1837-1847), Napoli,1981.

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI 695

    quella Storia commerciale degli Ebrei nel mondo antico (35) cui si èaccennato. Nulla sembra collegare questo libro, ampio, minuziosoe apparentemente avalutativo, tutto risolto nella descrizione dipratiche commerciali arcaiche, di sistemi valutari e logiche con-trattuali, alle analisi economico-politiche di Marx o alle visioniumanitarie è messianiche di Hess; ilpiù attentostudioso dell'operadi Herzfeld, Salo W. Baron, in un saggio del 1945 (36), lo definisce«né un economista, né un sociologo s (37) e sottolinea le differenzeche distinguono l'attività scientifica di questo rabbino riformatore,ma conservatore in senso politico-sociale, dal mondo di pensieromarxiano. Puntualizzazione importante, che tuttavia spinge con-temporaneamente il Baron a far notare come entrambi, Herzfelde Marx, nati in territorio prussiano a distanza di pochi anni (nel1810 il primo, nel 1818 il secondo), «crescessero nella medesimaatmosfera complessiva dell'Ebraismo emancipato prussiano e della'.filosofia idealistica tedesca s (38). In Herzfeld, di· fatto, l'interessemetrologico, economico, tecnico, riveste un più ampio intento evi-dentemente apologetico: l'opera del 1879 scaturisce dal desiderio,diffuso nell'ambiente ebraico dell'epoca « di difendere il popoloebraico contro le ingiuste accuse e di descrivere i principali con-tributi. del medesimo alla civiltà »~Ecco dunque l'autore descrivere.la capacità imprenditoriale dei sovrani biblici, come pure i tipidi produzioni ed esportazioni del periodo ebraico palestinese, mainsieme controbattere la tesi storiografìca ormai diffusa secondocui ilmondo ebraico sarebbe stato dotato di una « predisposizioneinnata s al commercio e al guadagno (39). Herzfeld, d'altra parte,tenta esplicitamente la via storiografica dell'inserimento della vi-cenda storico-economica ebraica in quella complessiva tardo-an-tica, secondo una linea interpretativa ben differente, osserva ilBaron, da quella seguita dalla maggior parte degli storici ebrei del-l'epoca, Graetz compreso (40), tutta volta, come si è accennato, aldisegno di una civiltà appartata e gregaria.

    L'ipotesi storiografica di Herzfeld, quindi, dimostrando l'esi':'stenza di uno specifico economico ebraico, muove altri passi nella

    (35) L. HERZFELD, HandelsgeschichJe der luden des AUerlums, Brunswick, 18941.(36) S. BARON, Levi Herl/eld. The .firsl]ewish ECOtIOmicHistorian, in Louis Gin:be,g

    ]ubitee Volume, New York, 1945, pp. 75-104.(37) BARON, Levi Herz/eid cit., p. 7S.(38) Ibidem, p, 86.(39) Ibidem, p. 91.(40) Ibidem, p. 93 sgg.

    * ,

  • 696 GIACOMO -TODESCHINI

    direzione di un'apologetica ebraica, che tuttavia si tecnicizza pro-gressivamente in senso economico nell'intenzione di dare rispostapolemica alle tesi preponderanti dell'epoca a proposito dello svi-luppo di un Occidente capitalista; Roseher sembra essere uno degliobiettivi di questa analisi. Questo affiorare di consapevolezzastoricizzante ebraica, tedesca e dialettica, riconnette aspetti deldiscorso di Marx, Hess, Herzfeld, in materia di transizione econo-mica al modo di produzione moderno: la profonda diversità d'orien-tamento politico degli autori, la diversa compattezza culturale,non -possono far sottovalutare il fatto che in essi, in altri di cuisi dirà, affiori per la prima volta la coscienza di poter fare storiaeconomica dal punto di vista ebraico, distinguendo nella evoluzione'del mercato occidentale diverse linee di sviluppo, scuole, orienta-menti culturali e religiosi, Secondo un'impostazione che inizia a

    - capovolgere dialetticamente la visione monocentrica cristiano-idea-listica in una concezione multicentrica e non giustificante l'ordineesistente.

    Tale critica della sistemazione storiografìco-politica, cristianae tedesca si accentua sul finire del secolo, dopo le crisi economiche-del 1873 e le conseguenti posizioni assunte da Treitschke (41) nellaprospettiva di una unificazione sempre più stretta fra idee cri-

    _stiane e statuali, alla apparizione (1899/1900) delle tesi di AdolfHarnack sulla Essenza del Cristianesimo (42), incentrate sulla asso-luta e primaria importanza storica del discorso evangelico e sullacontrapposizione tra parola di Gesù e normativa farisaica o rabbi-

    - nica. Non è certo questo il luogo per ripetere le analisi accuratesvolte dal Liebeschütz sul pensiero ebraico in ambito culturale_tedesco fra Otto e Novecento; basterà ricordare come da esse ri-sulti con ogni evidenza, nelle figure di Hermann Cohen e di LeoBaeck (43); il maturare e il sistematizzarsidi una nuova coscienzastoriografica e filosofica ebraica tesa a combattere le posizioni di-scriminanti e totalizzanti di cui sopra. La linea di sviluppo checorre dalla Essenza del Giudaismo (1905) del Baeck, alla Stelladella liberazione del Rosenzweig (1921) (44), riscopre l'unicità delletecniche intellettuali ebraiche medievali, il senso profondo della

    (41) Cfr. LIEBESCHÜTZ, Das Judentum cit., loc, cit.; ID., Von Ge01'gSimmel cìt., p. 29sgg.

    (42) Ibidem., pp. 57 sgg,(43) Ibidem, pp. 8-54 e 55-102.(44) L. BAECK, Das Wesen des Judentums, Berlin, 1905. F. ROSENZWEIG, Der Stern

    der Erlösung, Frankfurt, 1930'; cfr. LIEBESCHÜTZ, Von Georg SimmeI cit., p. 141 sgg.

  • normativa e della religione quotidiana elaborate nella Legge evissute dalle Comunità diasporiche, il peso ebraico ed esisten-ziale delle analisi rabbiniche. Complessità di' vedute, che, purnella dominante filosofica, non raggiungono l'insieme della storio-grafia ebraico/cristiana dell'epoca in materia economico-sociale;il rilievo che questo pensiero ha assunto di recente in ambito filo-sofico-teologico, dopo la sua elaborazione da parte del Levinas (45),non sembra coglierlo nella sua ragione storiografica, di .riscopertadi una autonoma e positiva tradizione giuridico-economica ebraica,medievale soprattutto. Ancora in una recente interpretazione lafunzione ebraica, come riappare nel pensiero otto-novecentesco ci-tato, è intesa quale luogo spirituale di sradicamento e che, cioè,rivela testimoniandola o emblematizzandola la storia di certa alie-nazione occidentale. Il rapporto fra Ebraismo e Stato, fra Legge(Tora) e Nomos è ancora una volta scisso dalla considerazionepuntuale di come quella Legge si articoli, dei modi tecnici e dialet-tici di funzionamento di una logica che, sembrerebbe, è vista al-ternativa (46). Come ha sottolineato il Liebeschütz, e sintetizzatoin sede di storia della storiografia lo Yerushalmi il rinnovamentointellettuale ebraico che va dal 1870 circa agli anni '30 di questosecolo, non può prescindere da una accurata ricognizione filolo-gica di testi e metodologie analitiche, al fine di ridefinire una di-versa logica e non semplicemente una filosofia complementare aldivenire economico occidentale (47).

    A questa serie di studi d'ampio respiro, possono forse aggiun-gersi alcuni elaborati particolari e di minor successo, e tuttaviaindicativi dell'emergere di una linea storiografica nuova: l'ipotesipsicologica del Melamed (48), come quelle apologetico-religiose delLattes e del Berger (49), quelle materialistico storiche dello Hellere del Léon. Melamed, come Lattes, tenta la via psicologica per rico-struire in realtà alcuni aspetti del sistema epistemologico ebraicotradizionale; offrendo una serie di definizioni del modo di appren-

    LA RICCHEZZA DEGLI EBREI

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    (45) Cfr. E. LEVINAS, Frans Rosenzweig: une pensée juive moderne (1965), in LesCahie,s de la nuil surveillée: Frani: Rosensueig, Paris, 1982; su questi temi, cfr. Ebrei eMitteleu,opa, Milano, 1984.

    (46) Ci si riferisce a M. CACCIARI, Icone della Legge, Milano, 1985, p. 47 sgg.(47) YERUSHALMI, Zakhor cito(48) MELAMED, op. cito(49) BERGER, op. cit.; D. LATTES, Apologia dell'Ebraismo, Roma, 1924; ad esse pos-

    sono collegarsi talune importanti riscoperte della vicenda ebraica individuale: S. D. Luz-ZATTO,Autobiografia, Padova, 1882; J. WASSERMANN,Mein Weg als Deutscher,uM Jude,Berlin, 1909.

  • 6g8 GIACOMO TODESCHINI

    dere, questo saggio descrive l'importanza attribuita nel pensieroebraico rabbinico allo .studio del sistema di leggi che regolano lavita quotidiana ed etica: l'intenzione dell'autore è ancora, comegià in Güdemann, volta a dimostrare il significato profondo. diquesto studio (50). In esso, e nelle tecniche intellettuali (51) che daesso deriva, si può ritrovare il significato della struttura mentaleebraica, che al Melamed si rivela sociale e religiosa contempora-neamente. '

    Lontane da questa impostazione le ipotesi di Heller (1931) e diLéon (primi anni '30, maledito postumo, nel 1946): stalinista ilpri-mo trotskysta il secondo, essi, riprendono il discorso della questioneebraica marxiano, lo sistemano storiograficamente. La tesi finalesarà, in entrambi, che il problema antisemita coincide con' unruolo economico giocato dal popolo ebraico e non più funzionaleallo sviluppo capitalistico moderno. Ma, al di là della conclusione,che prevede una soluzione, e una scomparsa, dei problemi ebraici,e dell'Ebraico ad opera della rivoluzione dei modi di produzione (52),è da notare come questi autori, pur nella tensione politica e pole-mica che li distingue, sentano la necessità di disegnare con atten-zione una storia economica degli ebrei. Come Melamed si era ri-volto alla individuazione di una specificità culturale ebraica, cosiHeller e Léon tentano la individuazione di fasi storico-economicheebraiche; e non certo casualmente una delle fonti primarie diHeller è l'opera già citata di Herzfeld (53). Affiora nettamente ÌIconcetto per cui è esistita una storia commerciale ebraica, in seguitoutilizzata in alcuni suoi risultati dal divenire economico europeo ..Questi studi, generali e particolari, individuanti comunque unlivello di storia ebraica economica e sociale, non complementare,o tardivamente complementare a quella cristiana,' sono affiancati(dagli anni '20 di questo secolo in avanti) da esemplari ipotesi diricerca che individuano forme specifiche divita economica ebraica

    (SO) Opp, eitt.; cfr. E. STRAUSS, Geht das Judentum unter? Erwiderung auf Otto Heller,Wien, 1933; I. DEUTSCHER, The Nonolewish lew and other Essays, London, 1968.

    (SI) Cfr. MELAMED,op. cit., p. 114 sgg.; cfr.D. LATTES, Aspetti e problemi dell'Ebraismo,Roma, 1952.Talune lontane origini di queste impostazioni, ancora tutte immerse in un'atmo-sfera didattica e catechistica, quelle rappresentate, per esempio, da H. LOEB, Histoiresainte ou Histoire des Israelites depuis la crlation jusqu'à la dernière destruction de 'éru-satem, Bruxelles, 1843.

    (52) Cfr. HELLER, op. cit., pp. 71 sgg. e 88 sgg.(53) Ibidem, p. 32 sgg.; cfc. al contrario M. WEBER, Le Judaisme antique, Paris, 1971

    (1& ed. Tübingen, 1921), p. 454 sgg. Per cui, v. RAPHAitL, op. cìt., p. 267 sgg. . .

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI 699nel Medioevo e nella prima età moderna. Illavoro di Finkelstein (54)sull'organizzazione interna delle Comunità ebraiche medievali, conedizione.di testi normativi,' gli studi del Globus, del Bernfeld, delGulak e dello Hildesheimer (55), tutti apparsi fra il 1924 e il 1930,testimoniano di una attenzione sempre più viva e puntuale dicerta storiografia ebraica per i problemi di definizione delle realtàeconomiche interne alla vita e al pensiero ebraico, con particolareattenzione alla fase taImudica e medievale. I concetti e le realtàdi prestito, interesse-ribbit, società commerciale-iska, contrattomatrimoniale, e cosi via, sono al centro di questi studi che, in certomodo, puntuaIizzano e concretizzano le grandi premesse e sistema-zioni .del Güdemann, del Cohen e del Baeck.

    Questo fiorire di studi, come d'altronde lo sfondo culturale dacui essi muovono, incide tuttavia assaipoco sullo svolgersi sto-riografìco coevo, come pure su quello" posteriore alla secondaguerra mondiale. Non se ne ritrova traccia, nelle sintesi di GinoLuzzatto (58), che pure si era occupato di ebrei marchigiani basso-medievali, ed anzi nelle sue trattazioni, come in quelle poi di DeRoover (57) o di Sapori, la realtà economica ebraica medievale; ein età di transizione, non ha che un carattere fenomenico, secon-dario e dipendente dalle grandi vicende finanziarie e commercialiitaliane o francesi, tedesche o inglesi. È assente nella storia eco-nomica, medievale soprattutto, sino al Poliakov, il senso di unapresenza ebraica che non sia presenza accidentale o legata ad unautilità particolare (la funzione creditizia). Si ritiene possibile, nelcomplesso, fare storia economico-politica dell'Occidente cristianoprescindendo dalla componente ebraica intesa quale strutturaautonoma e diversificata. Gli studi del Noonan sul pensiero eco-

    . nomico medievale, quelli analoghi del McLaughlin ,(58), confermano

    (54) FINKELsTEIN,op. cit., p. 86 sgg. (t Takkanot of Italy .), p. 281 sgg.; pp. 376-377(t A Talmudic Law Regarding Competition .). . .

    (55) E. E. HILDESHEIMER,Das jüdische Gesellschallsrechl, Leipzig, 1930; GULAK,op. cit., ma soprattutto Storia del diritlo in Israele all'epoca del Talmud. I: L'obbliga-:rione e i suoi vincoli, Jerusalem, 1939 (in ebraico), per cui cfr. WEINGORT,op. cìt.,

    passim. I b L'""t I I 1"1' l' Z' EL-' M "(56) LUZZATTO, anc"urt CI.; D., pres" comuna, e g' UTeJ a atelica nel se-colo XIIl, in Le Marche, VII (1907), pp. 249-272; cenni sulla storiografia a proposito degliEbrei nelle Marche, in S. SAFFIOTTIBERNARDI,Gli Elwei e le Marche nei secc, XIV-XVI:bilancio di studi, prospettive di ricerca, in Aspetti e problemi cit., pp. 227-272.

    (57) Cfr. R. DE RooVER, Il Banco dei Medici dalle origini al declino, Firenze, 1970(1. ed., Cambridge, Mass., 1963), p. 19 sgg. .

    (58) T. P. McLAUGHLIN,The Teaching 01 the Canonists on Usur, (XII, XIII andXIVlh C.), in l'tlidieval Sludies, I (1939), pp. 81-147; II (1940), pp. 1-22; cfr. per una re-

  • GIACOMO TODESCHINI

    questa impressione. Il quadro cristianocentrico che ne deriva, diforte matrice ottocentesca, non può che alterare la comprensionedel sistema di rapporti economici che, fra bassomedioevo ed etàmoderna legavano indissolubilmente mondo economico cristiano edebraico, e dal cui confronto nasce la sintesi moderna-contempo-ranea.

    Assenza che risalta particolarmente, considerando invece la"sempre maggior quantità di materiale documentario offerto da stu-diosi di diritto economico ebraico e di storia delle istituzioni, apartire dal dopoguerra ultimo: i lavori di Edoardo Volterra, BoazCohen, dello Stein, del Neufeld, del Soloveitchik (59), su praticheassicurative, logiche del pegno e dell'interesse, struttura giuridico-creditizia in età tardoantica e medievale, un vero blocco di cono-scenze fortemente tecnicizzate, rimangono estranee alla discus-sione storiografica maggioritaria, non raggiungono la sintesi delNelson (60) sull'usura e neppure - paradossalmente - quella delKriegel sugli ebrei occidentali alla fine del Medioevo; sono natural-mente escluse dalle riflessioni sulle origini dell'istituzione ban-caria (61), come da quelle riguardanti le vicende monetarie europeefra XIV e XVI secolo.

    Un ulteriore stimolo alla discussione viene fornito darecenti efondamentali sintesi sulla struttura giuridico-economica ebraica:lo studio del Klingenberg su interesse e usura nella Tora, nellaMischna e nel Talmud (1977) e l'importante analisi del Weingortsu interesse e credito nel diritto talmudico (1979) (62). Ad essi sipotrà aggiungere lo studio del Ben-David (lg81) (63) sulle struttureeconomico materiali in età talmudica. A dire, nonostante il re-lativo disinteresse provocato" anche da questi studi, della possi-bilità di un discorso storiografico che faccia delle concezioni e dellepratiche economiche ebraiche una parte essenziale della storia

    visione critica di queste impostazioni O. CAPITANI, Introduzione a L'elica economica medie-vale, Bologna, 1974.

    (59) Opp, citt. e cfr. E. NEuFELD, Tbe prohibition against loans and 'nterest in ancienthebrew laws, in Hebrea: Union College Annual, XXVI (1955), pp. 355-412; H. SOLOVEIT-CHIK, Halakhah ed economia nel Medioevo, ]erusalem, 1973 (in ebraico).

    (60) B. NELSON, Usura e Cristianesimo, Firenze, 1967 (la ed. 1949).(61) Si veda la fitta bibliografia in MUZZARELLI, Ebrei e città cit., dove è possibile

    rintracciare ben poco che colleghi Ebrei e banche cristiane a parte i Monti di Pietà. Cfr. --L'alba della banca, Le origini del sistema bancario tra Medioevo ed età moderna, Bari, 1982(la ed. Yale, 1979), i cui, pur fondamentali contributi, prescindono dalla presenza ebraica.

    (62) Opp. citt.(63) A. BEN DAVID (L. LöWENTHAL), Talmudische Okonomie, I, Hildesheim, 1974.

    Cfr. le importanti osservazioni di R. BONFIL, Tke Historian's Perception, cito

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI 70I

    economica, bassomedievale nel caso presente, evitando tanto unaaccezione della sfera economica ebraica come puramente comple-mentare a quella cristiana/commerciale, quanto la sua riduzionead un agire totalmente pragmatico.

    BASI DELLA RAZIONALITÀ ECONOMICA EBRAICA: TERRA E ORO

    .Il tentativo di stabilire la collocazione economico-politica degliEbrei alla fìne del Medioevo, dovrà dunque prescindere dalle con-venzioni storiografiche di cui si è venuto parlando sin qui; mada questo punto in avanti, occorrerà, allora - per fare la storia diuna realtà economica - cercare di ricostruire il linguaggio fon-damentale che ha strutturato culturalmente questa realtà stessa.Se il punto di arrivo di questa analisi sarà, circostanziatamente,il rapporto tra ipotesi economiche cristiane ed ebraiche in Italiasoprattutto, fra XIV e XV secolo, il suo punto di partenza nonpotrà che accettare di svolgersi. faticosamente, attraverso le com-.plesse teorie che articolano l'idea di economia propria della societàebraica sin dall'inizio delladiaspora. Ciò che può essere dato perscontato per la storia dell'economia cristiana, data l'abitudinestoriografica a vederne la centralità e quindi i presupposti come'classica materia di studio, non vale, come si è visto nei capitoliprecedenti, per la storia dell'economia ebraica. Ma il confrontoe le vicende dello stretto rapporto fra i due mondi non sono ri-costruibili se non si sia esplorato, pur per sommi capi, l'universoconcettuale di entrambi. La pratica economica degli Ebrei occi-dentali perde di senso, se scissa dalla valutazione delle sue pre-messe metodologiche e scientifiche e ad esse dunque occorre rivol-gersi per capire la portata dell'economia ebraica occidentale, comepure quella del rifiuto che il mondo cristiano bassomedievale mani-festerà nei confronti degli Ebrei. .

    L'analisi seguente, quindi, avrà come oggetto principale il cor-pus di discussioni talmudiche in materia di compravendita e usura;in esse la stratificazione di esperienza economica mediorientale (1)si codifica e diviene la base giuridica e logica, ilpunto di riferimentodella normativa diasporica medievale. La natura complessa e stra-tificata di questa fonte, che è in realtà un sistema di fonti, rende

    1) BEN DAVlD, Op. cito

  • 702 GIACOMO TODESCHINInecessaria una schematica esposizione di talune sue caratteri-stiche, ben altrimenti analizzate dalla tradizione filologica e sto-rica (2). Il sistema delle scritture talmudiche (Talmud, dalla dop-pia radice verbale: lamad-imparare, limmed-insegnare: «significaI Studium " operazione teoretica in opposizione a ma'ase I agire "assolvimento dei compiti, ma anche I insegnamento, dottrina' ») (3)ci è pervenuto in una doppia redazione: Talmud di Gerusalemmee Talmud di Babilonia. In entrambi i casi la struttura formale deltesto prevede: un testo base cronologicamente primario, la Mischna,e un commento assai più ampio per estensione, la Ghemara. Ilcanone mischnaico è uguale nelle due redazioni, palestinese e babi-lonese; esso venne redatto, secondo la tradizione ebraica e la re-cente storiografia, da una serie di studiosi, i Tannaim (Tanna = re-citatore), le cui generazioni si susseguono dal primo al terzo se-colo dell'era volgare (4). Gli estensori della Mischna (dal verboschana-ripetere, qui nel senso di apprendere ripetendola la tra-dizione orale, «in contrapposizione a qara, lo studio della SacraScrittura I») (5) sono stati in gran parte identificati dalla ricercastorico-filologica, ciò che permette di stabilire con certa sicurezzauna « canonizzazione» del testo mishnaico verso la metà del terzosecolo d. C. La Mischna è suddivisa in sei parti o Ordini; «I) Ze-raim (sementi) : questa parte del Talmud sviluppa i precetti bi-blici relativi ai diritti dei poveri, dei sacerdoti e dei leviti sul pro-dotto della mietitura, come pure le regole concernenti l'agricol-tura ... ; 2) Moed (tempi fissati): questa parte tratta delle leggiche riguardano il Sabato, le feste e i digiuni, con le regole per ladefinizione del calendario ebraico.' 3) Naschim (donne): qui figu-rano le leggi sul matrimonio e il divorzio, ed altre che riguardanole relazioni coniugali o, più in generale, fra i sessi. 4) Nezi-

    I kin (danni): in questo I ordine' si trova ciò che si rifrisce alla leggee alla procedura civile e criminale ebraica ... 5) Kodaschim (cosesacre): questa parte è riservata all'ordinamento del culto sacri-ficale del Tempio e di quello chevi si rapporta ... 6) Toharoth(purificazione): si tratta qui della purità e impurità rituale di

    \ '

    (2) Si consideri ora come punto di riferimento, H. L. STRACK - GI STEMBERGER, Ein-leitung in Talmud und Mi4,asch, München, 1982 (7- ed, riveduta da G. STEMBERGER,della Einleitung dello STRACK: 1- ed. 1877).

    (3) STRACK-STEMBERGER, op. cit., p. 163.(4) Ibidem, passim.(S) Ibidem, p. 112.,

  • LA RICCHEZZA DEGLI EBREI

    cose e persone» (6). Ognuno di tali Ordini è a sua volta suddivisoin trattati che organizzano e specificano la materia analizzata;l'ordine Nezikin (danni), che interessa più da vicino questo studio,

    - si divide in dieci trattati: «I) Baba Qamma (prima porta) ...Danni in senso stretto, particolarmente furto, rapina e danneggia-mento fisico. Danni arrecati da bestiame incustodito, incuria eincendio. Valutazione della colpa ... 2) Baba Metsia (porta inter-media). Oggetti sui quali si reclama il diritto da parti diverse •..Deposito di oggetti. Compravendita, restituzione, guadagno in-giusto, multe, Interesse e spectùazione. Locazione di operai e be-stiame. Affitto e soccida. Enfiteùsi. Rendite. Conseguenzedel crollodi una casa. 3) Baba Bath