«Stupro di guerra» in versi tra Grecia classica e Africa · 2019. 11. 19. · «Stupro di...

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Eisenberg e la guerra sul corpo delle donne Alessandra Pacelli Può lapoesiaoccuparsi diat tualità? E può rappresenta re un mezzo di denuncia, addentrandosi negli orrori e additandoli come mostruosi, pur non rinunciando alla sua missione lirica, al linguaggio in timista e per sua natura "silen zioso"?Larispostaèsì,assoluta mentesì.Neètestimonianzal'ul tima raccolta di Mariastella Ei senbergStuprodiguerra(Interli neaedizioni,pagg.65,euro14)in cui la parola scritta si fa voce ora accorata ora indignata per risvegliare coscienze assopite, per additare violenze ebarbarie, perschierarsilìdovegliultimidi turno subiscono nella pubblica assuefazionealmale.Egliultimi (come sempre declinati al ma schile) ancora una volta sono le donne, l'anello fisicamente più debole di una umanità dolente e feroce,checercasopraffazionee la trova in corpi trasformati in campo di battaglia. E se la guer ra all'uomo destina le trincee checontuttiiloroorrorirestano pur sempre ammantate di eroi smo,essendoiluoghiincuiscor re sì il sangue ma anche viene scritta la Storia, quella stessa guerra finge di risparmiare le donne lasciandole a casa, ma in attesa di divenire vedove, orfane dei loro stessi figli, ebottino per i conquistatori."L'ignotoc'ingab bia/ quasi bestie", scrive Eisen berg che con insperata grazia raccontaanchelostraziodicolo ro che "Ingravidate/ danno figli non figli ai miliziani" quando "negli spasimi del travaglio/ na scono/ vite già morte all'amore/ nasce altra carne/ sui bordi dis seccatidelmondo". Dunquelo stupro come arma di genere, "barbaro segnale di dominazione rafforzato da una distorta visione sessista", come ben spiega in prefazione al volu me Rosanna Oliva de Conciliis, sottolineando quanto la violen za sessuale, peraltro incredibil mentetolleratainzonediguerra perché ritenuta inevitabile, orri bilmente rafforzi "il paradigma del ruolo femminile di preda". O,comescriveEisenber,"prolifi cagiovencadevincitore".Condi zione che si perpetra nei secoli, su cui la scrittrice riflette propo nendo un continuo controcanto tra la figura di Andromaca (pre sa a prestito dalla tragedia gre ca) e la studentessa nigeriana Amina Alì (presa a prestito dall'attualità) rapita dai guerri glieri integralisti di Boko Ha ram: "Non è abbastanza oggi/ la disperazione/ e non c'è pace/ dentroquestacarne/terraarata/ distesa dopo la semina/ non si ferma la fecondità/ neanche da vigna spiantata". Nei versi, Ei senberg ha inserito degli "echi" invarielingueasottolinearemo menti topici, ma il narrare, pur trasformandosi in voce corale, non può che essere amaro: "Di caduta in caduta siamo diventa te radici/ siamo tornate radici seppellitedallaterra:nonfiorire momaipiù". Può lapoesiaoccuparsi diat tualità? E può rappresenta re un mezzo di denuncia, addentrandosi negli orrori e additandoli come mostruosi, pur non rinunciando alla sua missione lirica, al linguaggio in timista e per sua natura "silen zioso"?Larispostaèsì,assoluta mentesì.Neètestimonianzal'ul tima raccolta di Mariastella Ei senbergStuprodiguerra(Interli neaedizioni,pagg.65,euro14)in cui la parola scritta si fa voce ora accorata ora indignata per risvegliare coscienze assopite, per additare violenze ebarbarie, perschierarsilìdovegliultimidi turno subiscono nella pubblica assuefazionealmale.Egliultimi (come sempre declinati al ma schile) ancora una volta sono le donne, l'anello fisicamente più debole di una umanità dolente e feroce,checercasopraffazionee la trova in corpi trasformati in campo di battaglia. E se la guer ra all'uomo destina le trincee checontuttiiloroorrorirestano pur sempre ammantate di eroi smo,essendoiluoghiincuiscor re sì il sangue ma anche viene scritta la Storia, quella stessa guerra finge di risparmiare le donne lasciandole a casa, ma in attesa di divenire vedove, orfane dei loro stessi figli, ebottino per i conquistatori."L'ignotoc'ingab bia/ quasi bestie", scrive Eisen berg che con insperata grazia raccontaanchelostraziodicolo ro che "Ingravidate/ danno figli non figli ai miliziani" quando "negli spasimi del travaglio/ na scono/ vite già morte all'amore/ nasce altra carne/ sui bordi dis seccatidelmondo". Dunquelo stupro come arma di genere, "barbaro segnale di dominazione rafforzato da una distorta visione sessista", come ben spiega in prefazione al volu me Rosanna Oliva de Conciliis, sottolineando quanto la violen za sessuale, peraltro incredibil mentetolleratainzonediguerra perché ritenuta inevitabile, orri bilmente rafforzi "il paradigma del ruolo femminile di preda". O,comescriveEisenber,"prolifi cagiovencadevincitore".Condi zione che si perpetra nei secoli, su cui la scrittrice riflette propo nendo un continuo controcanto tra la figura di Andromaca (pre sa a prestito dalla tragedia gre ca) e la studentessa nigeriana Amina Alì (presa a prestito dall'attualità) rapita dai guerri glieri integralisti di Boko Ha ram: "Non è abbastanza oggi/ la disperazione/ e non c'è pace/ dentroquestacarne/terraarata/ distesa dopo la semina/ non si ferma la fecondità/ neanche da vigna spiantata". Nei versi, Ei senberg ha inserito degli "echi" invarielingueasottolinearemo menti topici, ma il narrare, pur trasformandosi in voce corale, non può che essere amaro: "Di caduta in caduta siamo diventa te radici/ siamo tornate radici seppellitedallaterra:nonfiorire momaipiù". POESIEDENUNCIA SULLO STUPRO COME ARMA DI "GENERE": DA ANDROMACA ALLE RAGAZZE RAPITE DA BOKO HARAM Data: 13.06.2020 Pag.: 38 Size: 162 cm2 AVE: € 19440.00 Tiratura: 52131 Diffusione: 34244 Lettori: 545000 INTERLINEA 1

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Eisenberge la guerrasul corpodelle donneAlessandra PacelliPuò lapoesiaoccuparsi diat­

tualità? E può rappresenta­re un mezzo di denuncia,addentrandosi negli orrori

e additandoli come mostruosi,pur non rinunciando alla suamissione lirica, al linguaggio in­timista e per sua natura "silen­zioso"?Larispostaèsì,assoluta­mentesì.Neètestimonianzal'ul­tima raccolta di Mariastella Ei­senbergStuprodiguerra(Interli­neaedizioni,pagg.65,euro14)incui la parola scritta si fa voce ­ora accorata ora indignata ­ perrisvegliare coscienze assopite,per additare violenze ebarbarie,perschierarsilìdovegliultimiditurno subiscono nella pubblicaassuefazionealmale.Egliultimi(come sempre declinati al ma­schile) ancora una volta sono ledonne, l'anello fisicamente piùdebole di una umanità dolente eferoce,checercasopraffazioneela trova in corpi trasformati incampo di battaglia. E se la guer­ra all'uomo destina le trinceechecontuttiiloroorrorirestanopur sempre ammantate di eroi­smo,essendoiluoghiincuiscor­re sì il sangue ma anche vienescritta la Storia, quella stessaguerra finge di risparmiare ledonne lasciandole a casa, ma inattesa di divenire vedove, orfanedei loro stessi figli, ebottino per iconquistatori."L'ignotoc'ingab­bia/ quasi bestie", scrive Eisen­berg che con insperata graziaraccontaanchelostraziodicolo­ro che "Ingravidate/ danno figlinon figli ai miliziani" quando"negli spasimi del travaglio/ na­scono/ vite già morte all'amore/nasce altra carne/ sui bordi dis­seccatidelmondo".Dunquelo stupro come arma

di genere, "barbaro segnale didominazione rafforzato da unadistorta visione sessista", comeben spiega in prefazione al volu­me Rosanna Oliva de Conciliis,sottolineando quanto la violen­za sessuale, peraltro incredibil­mentetolleratainzonediguerraperché ritenuta inevitabile, orri­bilmente rafforzi "il paradigmadel ruolo femminile di preda".O,comescriveEisenber,"prolifi­cagiovencadevincitore".Condi­zione che si perpetra nei secoli,su cui la scrittrice riflette propo­nendo un continuo controcantotra la figura di Andromaca (pre­sa a prestito dalla tragedia gre­ca) e la studentessa nigerianaAmina Alì (presa a prestitodall'attualità) rapita dai guerri­glieri integralisti di Boko Ha­ram: "Non è abbastanza oggi/ ladisperazione/ e non c'è pace/dentroquestacarne/terraarata/distesa dopo la semina/ non siferma la fecondità/ neanche davigna spiantata". Nei versi, Ei­senberg ha inserito degli "echi"invarielingueasottolinearemo­menti topici, ma il narrare, purtrasformandosi in voce corale,non può che essere amaro: "Dicaduta in caduta siamo diventa­te radici/ siamo tornate radiciseppellitedallaterra:nonfiorire­momaipiù".

Può lapoesiaoccuparsi diat­tualità? E può rappresenta­re un mezzo di denuncia,addentrandosi negli orrori

e additandoli come mostruosi,pur non rinunciando alla suamissione lirica, al linguaggio in­timista e per sua natura "silen­zioso"?Larispostaèsì,assoluta­mentesì.Neètestimonianzal'ul­tima raccolta di Mariastella Ei­senbergStuprodiguerra(Interli­neaedizioni,pagg.65,euro14)incui la parola scritta si fa voce ­ora accorata ora indignata ­ perrisvegliare coscienze assopite,per additare violenze ebarbarie,perschierarsilìdovegliultimiditurno subiscono nella pubblicaassuefazionealmale.Egliultimi(come sempre declinati al ma­schile) ancora una volta sono ledonne, l'anello fisicamente piùdebole di una umanità dolente eferoce,checercasopraffazioneela trova in corpi trasformati incampo di battaglia. E se la guer­ra all'uomo destina le trinceechecontuttiiloroorrorirestanopur sempre ammantate di eroi­smo,essendoiluoghiincuiscor­re sì il sangue ma anche vienescritta la Storia, quella stessaguerra finge di risparmiare ledonne lasciandole a casa, ma inattesa di divenire vedove, orfanedei loro stessi figli, ebottino per iconquistatori."L'ignotoc'ingab­bia/ quasi bestie", scrive Eisen­berg che con insperata graziaraccontaanchelostraziodicolo­ro che "Ingravidate/ danno figlinon figli ai miliziani" quando"negli spasimi del travaglio/ na­scono/ vite già morte all'amore/nasce altra carne/ sui bordi dis­seccatidelmondo".Dunquelo stupro come arma

di genere, "barbaro segnale didominazione rafforzato da unadistorta visione sessista", comeben spiega in prefazione al volu­me Rosanna Oliva de Conciliis,sottolineando quanto la violen­za sessuale, peraltro incredibil­mentetolleratainzonediguerraperché ritenuta inevitabile, orri­bilmente rafforzi "il paradigmadel ruolo femminile di preda".O,comescriveEisenber,"prolifi­cagiovencadevincitore".Condi­zione che si perpetra nei secoli,su cui la scrittrice riflette propo­nendo un continuo controcantotra la figura di Andromaca (pre­sa a prestito dalla tragedia gre­ca) e la studentessa nigerianaAmina Alì (presa a prestitodall'attualità) rapita dai guerri­glieri integralisti di Boko Ha­ram: "Non è abbastanza oggi/ ladisperazione/ e non c'è pace/dentroquestacarne/terraarata/distesa dopo la semina/ non siferma la fecondità/ neanche davigna spiantata". Nei versi, Ei­senberg ha inserito degli "echi"invarielingueasottolinearemo­menti topici, ma il narrare, purtrasformandosi in voce corale,non può che essere amaro: "Dicaduta in caduta siamo diventa­te radici/ siamo tornate radiciseppellitedallaterra:nonfiorire­momaipiù".

POESIE­DENUNCIASULLO STUPRO COMEARMA DI "GENERE":DA ANDROMACAALLE RAGAZZE RAPITEDA BOKO HARAM

Data: 13.06.2020 Pag.: 38Size: 162 cm2 AVE: € 19440.00Tiratura: 52131Diffusione: 34244Lettori: 545000

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