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PROGETTO DEFINITIVO Studio di Prefattibilità Ambientale del Progetto di realizzazione Piazza della “Rambla” (via delle Cave di Pietralata) e sistemazioni superficiali aree adiace nti a parco, percorsi ciclopedonali, elementi di arredo e design Comprensorio Direzionale di Pietralata RELAZIONE AMBIENTALE

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Premessa ………………………………………………………………………………Pag. 4

Finalità ed obiettivi dello Studio di Prefattibilit à Ambientale ……………………….3

1. Quadro di riferimento programmatico …………………………….…….................6

1.1 Inquadramento territoriale e urbanistico …………………………..….................6

1.2. Congruenza con la pianificazione regionale e c omunale …….…………6

Strumenti urbanistici regionali: relazioni con il P TPR.................6

Modifica del PTP in relazione all’accoglimento dell e

proposte comunali ...........................................................................9

Strumenti urbanistici comunali .....................................................10

2. Quadro di riferimento progettuale …………………………………….…....12

2.1. Caratteristiche e dimensioni dell’opera ……………………….…………..12

2.2 Linee principali di intervento ……………………………………….……....16

Congruenza funzionale con la viabilità di riferimen to……….…16

Aree verdi e Interventi di sistemazione a verde …….…………..21

3. Quadro di riferimento ambientale …………………………….…………….22

3.1. Individuazione/valutazione degli aspetti ambie ntali

relativi alle caratteristiche biofisiche del sito …………………...……….22

Morfologia …………………………………………………………...…22

Assetto geologico locale – caratteristiche geotecni che……....26

Assetto idrogeologico …………………………………………….....26

Valutazione del rischio sismico ………………………………....…27

Considerazioni idro-geologiche conclusive:

pericolosità e vulnerabilità dell’area ……………………….…...…28

Assetto vegetazionale ………………………………………….........30

Utilizzazione delle risorse naturali ……………………….……......34

3.2. Individuazione/valutazione degli aspetti ambie ntali

relativi alle caratteristiche antropico-insediative ……………………….35

Inquinamento e disturbi ambientali ……………………….….......35

Inquinamento ambientale per la componente aria …….……....35

Disturbi ambientali: valutazione dell’impatto acust ico …..……37

Valutazione sull’aumento della produzione di rifiut i…..……....42

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3.3. Individuazione/valutazione degli aspetti ambie ntali relativi

alle caratteristiche microclimatiche ed energetiche ...................….…..44

Aspetti microclimatici: interazione con le caratter istiche

microclimatiche locali, ..................................................………...44

Caratterizzazione Climatico-Ambientale della

zona di Pietralata …………………………………………………….44

Caratteristiche di soleggiamento …………………………………44

Caratteristiche di ventilazione …….………………………………46

Caratetteristiche di soleggiamento e ventilazione

in rapporto agli edifici di progetto ……….…..……………….....48

Disposizioni Regionali in materia di

architettura sostenibile e bioedilizia ……………………………52

Disposizioni Comunali in materia di

architettura sostenibile ed efficienza energetica …….….……55

Indicazioni tecnologico-impiantistiche per

la produzione energetica da fonte rinnovabile …..…….......…56

3.4. Impatto sul patrimonio naturale e storico ……….…………………………..58

Impatto sul patrimonio naturale vegetazionale ……………....58

Impatto sul paesaggio urbano …………………………………...58

Impatto sul patrimonio storico-archeologico ………………...58

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PREMESSA

Finalità ed obiettivi dello Studio di Prefattibilit à Ambientale

Lo studio di prefattibilità ambientale è uno strumento introdotto dalla legge Merloni (n°109 11

febbraio 1994) con lo scopo di individuare già a livello di progetto preliminare tutte quelle le

eventuali criticità del territorio in cui risulta localizzato il progetto, nonché quelle criticità derivanti

dall’interazione tra l’assetto costruito previsto dall’intervento progettuale (edificato,

infrastrutturazione, ecc.) ed il contesto ambientale di riferimento, valutato in rapporto ai differenti

sottosistemi ambientali di ordine biofisico, microclimatico ed antropico. A differenza di quanto

accade con lo Studio di Impatto Ambientale, che va a considerare ed analizzare nel dettaglio tutti

gli impatti sul territorio per una data opera che è già stata progettata, lo Studio di prefattibilità

ambientale permette di acquisire una conoscenza del territorio e delle caratteristiche delle mutue

interazioni tra ambiente e assetto di progetto, prima che si arrivi alla definizione del progetto

definitivo, evitando quindi che in fase di procedura di valutazione di impatto ambientale possano

emergere e si evidenzino problematiche rilevanti e tali da indurre ad una rielaborazione parziale

o addirittura totale del progetto in esame. Con lo studio di prefattibilità ambientale è possibile

pertanto contenere il rischio del verificarsi di tali situazioni negative e predisporre soluzioni e

strategie correttive e/o alternative ad eventuali soluzioni urbanistiche, architettoniche, tecniche e

tecnologiche che dovessero presentare problematiche di scarsa compatibilità ambientale.

Ai fini dell’elaborazione del presente studio si fa riferimento a quanto espresso dall’articolo 21 del

D.P.R. 05 ottobre 2010 n.207, che costituisce il regolamento di attuazione della legge quadro in

materia di lavori pubblici sopra citata (legge n.109 dell’11/02/1994).

Pertanto lo studio si pone come obiettivo quello di dare risposta ai 5 punti indicati dal sopra citato

art.21 come fondamentali ai fini di “ricercare le condizioni che consentano un miglioramento della

qualità ambientale e paesaggistica del contesto territoriale” :

� la verifica, anche in relazione all'acquisizione dei necessari pareri amministrativi, di

compatibilità dell'intervento con le prescrizioni di eventuali piani paesaggistici, territoriali ed

urbanistici sia a carattere generale che settoriale;

� lo studio sui prevedibili effetti della realizzazione dell'intervento e del suo esercizio sulle

componenti ambientali e sulla salute dei cittadini;

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� la illustrazione, in funzione della minimizzazione dell'impatto ambientale, delle ragioni

della scelta del sito e della soluzione progettuale prescelta nonché delle possibili alternative

localizzative e tipologiche;

� la determinazione delle misure di compensazione ambientale e degli eventuali interventi

di ripristino, riqualificazione e miglioramento ambientale e paesaggistico, con la stima dei

relativi costi da inserire nei piani finanziari dei lavori;

� l'indicazione delle norme di tutela ambientale che si applicano all'intervento e degli

eventuali limiti posti dalla normativa di settore per l'esercizio di impianti, nonché

l'indicazione dei criteri tecnici che si intendono adottare per assicurarne il rispetto.

La risposta che il presente studio di prefattibilità fornisce a tali richieste è articolata su tre livelli

di indagine, che corrispondono ai tre “quadri di riferimento“ utilizzati ed utilizzabili anche per

organizzare ed articolare studi di maggiore complessità (verifiche di assoggettablità a VIA,

valutazione di impatto ambientale):

� Quadro di riferimento programmatico

� Quadro di riferimento progettuale

� Quadro di riferimento ambientale

Con tale strategia operativa si intende procedere in linea con gli approcci metodologici propri di

procedure di valutazione ambientale di livello superiore ai fini di stabilire una maggiore e

migliore interconnessione con tali procedure e garantire, nell’ambito di queste ultime, le

“informazioni necessarie allo svolgimento della fase di selezione preliminare dei contenuti dello

studio di impatto ambientale”, cosi’ come recita il comma 2 del citato art.21 del D.P.R. n.554/99.

Più in particolare i tre “quadri di riferimento” sono stati così organizzati e sottoarticolati:

� Quadro di riferimento programmatico , riportante gli elementi conoscitivi sulle relazioni

tra l'opera progettata e gli atti di pianificazione e programmazione territoriale; con

particolare riferimento a:

- Inquadramento urbanistico- territoriale

- Verifica della conformità urbanistica: pianificazio ne regionale

- Verifica della conformità urbanistica: pianificazio ne comunale

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� Quadro di riferimento progettuale , descrittivo del progetto e delle soluzioni adottate per

la sua realizzazione; con particolare riferimento a:

- Caratteristiche e finalità dell’opera

- Linee principali d’intervento

- Dimensioni del progetto – superfici, volumi, pote nzialità

� Quadro di riferimento ambientale , che definisce le componenti ed i fattori ambientali

interessati e ne descrive le interazioni con il progetto fornendo indicazioni di massima sulle

misure di mitigazione o compensazione che si possono attuare; con particolare riferimento

a:

- Individuazione/valutazione degli aspetti ambientali relativi alle caratteristiche

biofisiche e microclimatiche:

o geomorfologia, idrografia, caratteristiche geotecni che,

o caratteri vegetazionali e d’uso del suolo

o utilizzazione delle risorse naturali

o caratterizzazione microclimatica

- Individuazione/valutazione degli aspetti ambientali relativi alle attività antropico-

insediative:

o inquinamenti e disturbi ambientali

o produzione di rifiuti

o Impatti sul patrimonio naturale e storico

o efficienza energetica

- Cantierizzazione e fasi di attuazione

Tutte le fasi in cui si articola il processo realizzativo, ovvero :

- la fase progettuale

- la fase di cantiere

- la fase d’esercizio

concorrono nella determinazione dei fattori di impatto ambientale che di fatto scaturiscono

direttamente dalle fasi di cantiere e di esercizio ma che emergono anche e soprattutto in

funzione delle scelte progettuali.

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1. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

1.1 Inquadramento territoriale e urbanistico

Il Progetto nell’ambito del programma di attuazione del Comprensorio Direzionale Pietralata,

interessa un’area collocata nel quadrante nord-est dell’area urbana romana, ad est della

Stazione Tiburtina e della linea ferroviaria di Roma. In particolare, si sviluppa su via delle Cave di

Pietralata fino ad incrociare via dei Durantini.

Cartograficamente l’area di intervento ricade all’interno del foglio n° 374 “Roma” (1:50.000) e n°

374-sez.1 “Roma nord-est” (1:25.000) della carta d’Italia della Cartografia I.G.M., nonchè

all’interno della sezione 374070 – Comune di Roma, della Carta Tecnica Regionale (carta

tematica 1 “Inquadramento territoriale – Ambito di riferimento”).

1.2. Congruenza con la pianificazione regionale e c omunale

Strumenti urbanistici regionali: relazioni con il P TPR

La specifica area di intervento, individuata dal perimetro del “Progetto” (vedi carta tematica

n.8) risulta, nei confronti delle zonizzazioni evidenziate nel precedente Piano Territoriale

Paesistico Regionale (PTPR), al di fuori delle zone di tutela (vedere carta tematica n.5bis

“Correlazioni con il precedente Piano Territoriale Paesistico Regionale”). In rapporto al

nuovo PTPR l’area di intervento si presenta non omogenea nel suo interno ma diversificata,

nelle varie carte di piano in differenti zone con specifiche attribuzioni. In rapporto ai “Sistemi

ed ambiti del paesaggio” (vedere carta tematica n.2 “Correlazioni con il Piano Territoriale

Paesistico Regionale – Sistemi ed Ambiti del Paesaggio”- stralcio tav.A24 foglio 374)

all’interno del perimetro del progetto figurano due differenti ambiti:

- Paesaggio degli Insediamenti Urbani ; interessa la parte del progetto destinata alla piazza; - Paesaggio Agrario di Continuità ; interessa la parte dedicata ai percorsi ciclopedonali e attività sportive all’aperto.

Ai fini di una migliore comprensione, in fig.1 è riportato un ingrandimento della tavola in questione del PTPR (vedere carta tematica n.2) con la sovrapposizione del “Progetto”.

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Fig.1 Sovrapposizione Progetto Intervento e stralcio PTPR tav.A24 foglio 374 In verde: Paesaggio naturale di continuità; in giallo chiaro-avorio: Paesaggio agrario di continuità; in grigio: Paesaggio degli insediamenti urbani

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Occorre tuttavia osservare che l’ambito di interven to è interessato da “proposte comunali

di modifica del PTP” che vanno a modificare quanto preliminarmente disposto negli

elaborati di piano e dalle relative norme (vedere p iù avanti specifico paragrafo “Modifica del

PTP in relazione all’accoglimento delle proposte co munali”). Pertanto tutti gli eventuali

vincoli e tutte le prescrizioni vanno interpretate in funzione di quanto precisato nei criteri di

valutazione delle osservazioni comunali.

A completare l’analisi del rapporto tra il progetto in questione ed il PTPR si riportano le attribuzioni

previste dalle zonizzazioni riportate negli altri elaborati di piano.

In rapporto ai “Beni Paesaggistici” (vedere carta tematica n.3 “Correlazioni con il Piano Territoriale

Paesistico Regionale – Beni Paesaggistici”- stralcio tav.B24 foglio 374) all’interno del perimetro del

progetto unitario figura solamente l’ambito:

- Aree urbanizzate del PTPR ; l’ambito interessa tutta l’area di progetto.

Non vi sono pertanto vincoli dichiarativi che interessano la specifica zona di progetto.

In rapporto ai “Beni del patrimonio naturale e culturale e azioni strategiche del PTPR” (vedere carta

tematica n.4 “Correlazioni con il Piano Territoriale Paesistico Regionale – Beni del patrimonio

naturale e culturale e azioni strategiche del PTPR”- stralcio tav.C24 foglio 374) all’interno del

perimetro del progetto unitario figurano due differenti ambiti:

- Tessuto urbano ; l’ambito interessa l’area di progetto della piazza e parte dei percorsi;

- Pascoli, rocce, aree nude (carta dell’uso del suolo 1999), l’ambito interessa la parte dedicate

al percorso ciclopedonale e spazi dedicati alle attività sportive.

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Modifica del PTP in relazione all’accoglimento dell e proposte comunali

In rapporto alle “Proposte comunali di modifica dei PTP vigenti” (vedere carta tematica n.5

“Proposte comunali di modifica dei PTP vigenti” - stralcio tav.D24 foglio 374) all’interno del

perimetro del progetto unitario figurano due differenti ambiti:

- Aree urbanizzate ; l’ambito interessa l’area di progetto della piazza.

- Osservazioni preliminari proposte dai Comuni , l’ambito interessa la parte dedicate al percorso

ciclopedonale e spazi dedicati alle attività sportive.

In particolare l’Amministrazione Comunale, attraverso i Dip. U.O.2 e U.O.9 Dipartimento VI, ha

trasmesso con nota n.16433 del 12 ottobre 2006 la documentazione tecnica relativa agli interventi

nell’ambito del PTP 15/9: Programma integrato residenziale Pietralata (proposta di modifica

individuata dal codice 058091_P368 sulla specifica carta tematica).

L’osservazione è stata “accolta parzialmente” attraverso lo specifico “parere” di seguito riportato,

pertanto vincoli ed attribuzioni normative riportate nelle tavole di piano, con particolare riferimento

a “Sistemi ed ambiti del paesaggio” vanno a modificarsi in funzione di quanto disposto nel “Parere”

specifico:

“Accolta secondo quanto precisato al punto 3C dei criteri di valutazione delle osservazioni dei

comuni subordinatamente ai pareri paesistici, nel rispetto dei beni archeologici. Per il corso

d’acqua si applicano le disposizioni di cui al co 7 dell’art.7 L.R.24/98 (limitatamente alle aree

urbanizzate). Per la parte compresa nella Riserva Naturale dell’Aniene da destinare a verde, ogni

trasformazione è subordinata al parere del parco”

Lo specifico ambito di intervento non presenta, in rapporto a quanto indicato nel “Parere” della

Regione, particolari problematiche in quanto al di fuori, secondo quanto specificato al punto 3C dei

criteri di valutazione, dagli ambiti vincolati relativi ai corsi d’acqua e non interessate da aree di

particolare interesse archeologico.

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Strumenti urbanistici comunali

In relazione al precedente PRG l’area di intervento risulta come area di “ristrutturazione

urbanistica” (vedere carta tematica n.6 “Correlazioni con il Piano Regolatore del 1965), in

congruenza con gli specifici obiettivi dell’intervento progettuale in oggetto.

In rapporto al nuovo PRG l’area di intervento risulta definita come area relativa a “Progetti

strutturanti” e più in particolare ricade nell’ambito delle “centralità metropolitane e urbane” a

“pianificazione definita” (tav. tematica 6 “Correlazioni con il PRG adottato”).

Tali ambiti risultano normati, nell’ambito delle norme tecniche di attuazione del piano, dagli artt.

58 e 60:

Capo 6°- Progetti strutturanti

Art.58. Definizione, obiettivi e componenti

1. I Progetti strutturanti sono relativi: a parti di città fortemente caratterizzate da insiemi di elementi e tracciati

archeologici, storici e naturali; ad ambiti di trasformazione strategici rispetto al futuro assetto della città; a luoghi

centrali dotati di forte identità locale. Per tali parti di città, ambiti e luoghi, il PRG prevede, alle varie scale, interventi di

riqualificazione e di trasformazione definiti con le procedure del Progetto Urbano o del Programma integrato, di cui ai

precedenti articoli 16 e 17, ovvero affidati a progetti di intervento per la qualificazione degli spazi pubblici e la

realizzazione di attrezzature pubbliche e di interesse pubblico.

2. I Progetti strutturanti si articolano nelle seguenti componenti:

a) Ambiti di programmazione strategica;

b) Centralità metropolitane e urbane;

c) Centralità locali.

Art.60. Centralità metropolitane e urbane

1. Le Centralità metropolitane e urbane sono finalizzate alla nuova organizzazione multipolare del territorio

metropolitano, attraverso una forte caratterizzazione funzionale e morfo-tipologica, nonché una stretta connessione

con le reti di comunicazione. Esse riguardano parti di città caratterizzate da elevata accessibilità mediante la rete di

trasporto pubblico (in particolare su ferro), da una forte integrazione funzionale, da rilevanti connotati di identità sociale

e storica, e da una alta potenzialità alla trasformazione; tali elementi concorrono ad individuare per le Centralità un

ruolo di riferimento, di identità insediativa e di polarizzazione nella nuova organizzazione metropolitana prevista dal

PRG.

2. Le Centralità metropolitane e urbane sono individuate da un perimetro riportato nell’elaborato 3.”Sistemi e Regole”,

rapp. 1:10.000; tale perimetro contiene tutti gli immobili la cui trasformazione, riuso o riqualificazione concorre a

definire il ruolo di centralità. La zonizzazione interna a tali perimetri ha valore indicativo e di indirizzo per la formazione

dei Progetti urbani.

3. Ai fini dell’attuazione le Centralità metropolitane e urbane sono suddivise in Centralità a pianificazione definita e

Centralità da pianificare, come evidenziato nell’elaborato 3.”Sistemi e Regole”, rapp. 1:10.000: le prime riguardano

ambiti per cui sono stati già approvati o sono in corso di approvazione strumenti urbanistici esecutivi e programmi

d’intervento; le seconde riguardano ambiti da sottoporre a pianificazione esecutiva con la procedura del Progetto

urbano di cui all’art.16, nel rispetto del presente articolo.

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4. Alle Centralità a pianificazione definita appartengono: Bufalotta, Pietralata, Ostiense, Alitalia-Magliana, Polo

tecnologico, Tor Vergata, Eur Castellaccio, Ponte di Nona-Lunghezza. Ai fini attuativi si applica la disciplina definita dai

relativi strumenti urbanistici esecutivi, una volta approvati…

…Ai sensi dell’art.15, commi 10 e 11, e dell’art.92, l’attuazione delle Centralità metropolitane e urbane è subordinata

alla preventiva o contestuale realizzazione delle infrastrutture ferroviarie (linee metropolitane, altri sistemi in sede

propria) previste dal PRG.

In termini di pianificazione particolareggiata sull’area è attualmente vigente lo specifico

Piano Particolareggiato del Comprensorio di Pietral ata, approvato con D.R.L. n.79 del

24/01/2001 (vedere carta tematica n.7)

Il progetto in questione risulta congruente con le indicazioni preliminari del

piano, in quanto rispetta gli obiettivi definiti in

- Aree da definire a verde pubblico o d’uso pubblic o;

- Spazi e piazze pedonali.

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2. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

2.1. Caratteristiche e dimensioni dell’opera

L’area di progetto risulta caratterizzata da una superficie territoriale pari a circa mq17450.

In tale ambito il “Progetto” in questione, elaborato dal Comune di Roma – Dip. IX, prevede

la realizzazione e sistemazione di spazi adibiti a piazza, percorsi ciclopedonali e spazi

dedicati ad attività sportive all’aperto e giochi p er ragazzi. In tutta l’area di progetto

non vi sono cubature.

Sin dalle prime teorie di riqualificazione urbana, la percezione della qualità della vita è legata ad una progettazione accurata di tutti gli aspetti di tutti gli elementi, dai più piccoli e vicini a quelli riconoscibili solo ad una scala più ampia. Per questo, data l’organicità della progettazione, la sistemazione della “Rambla” intende migliorare la qualità della vita di chi fruisce degli spazi realizzati. La nuova infrastruttura sarà un ago in grado di ricucire le parti del quartiere che oggi sono marginali tra di loro.

La “Rambla di Pietralata” sarà la porta d’accesso allo SDO da via Tiburtina, lungo questo percorso si snoderanno diverse funzioni pubbliche e sociali, inoltre sarà possibile raggiungere molto più agevolmente le aree destinate al nuovo polo universitario.

Il progetto ha lo scopo di unire con un segno forte i diversi luoghi; il “segno”, rappresentato con delle “linee”, è la forza della natura (il verde) che entra e trasforma gli spazi. La natura si antropomorfizza lungo i percorsi pedonali e ciclabili, gli alberi si trasformano da elementi “d’arredo” ad elementi “di prossimità”.

Le diverse linee diventano percorsi e si caricano di significati tematici, una di queste è marcata da elementi verticali (colonne) utilizzati come base per gli arbusti. Lo scandirsi di questi elementi da vita ad un’armonia e ad una continuità prospettica lungo Via delle Cave di Pietralata, da Piazza Tedeschi fino alla nuova piazza (all’attuale incrocio tra Via della Pietra Sanguigna e Via del Casale Quintiliani).

Si accende all’area di progetto da Sud trovando sul fronte sinistro il grande spazio aperto della piazza. La direttrice di Via delle Cave di Pietralata di apre molteplici linee di progetto che si allargano verso le altre aree.

La Piazza, situata a Nord Est, è l’elemento centrale del progetto, si sviluppa su diverse quote più alte rispetto alla quota stradale: l’ingresso principale è segnato da una lunga scalinata che si affaccia su Via delle Cave di Pietralata; due rampe (una longitudinale che segue il percorso ed una trasversale che ne indica il movimento di raccordo) ne definiscono il contorno spaziale. Il segno degli elementi naturali si ripiega su se stesso, sale di quota e lambisce lo sfondo della massa arborea che lo separa dagli edifici esistenti.

All’interno di questa area le curve di livello definiscono gli spazi creando luoghi di ritrovo/sosta e di gioco. La forma sinuosa della piazza accoglie al centro una fontana composta da vasche disposte su più livelli. Questo specchio d’acqua diventa l’elemento architettonico e allo stesso tempo funzionale per il raffrescamento nei periodi estivi. Le differenze di quote tra le vasche diventano sedute e separano la zona di sosta pavimentata dall’area giochi per i bambini.

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Nell’insieme, la piazza rappresenta la “prima sosta” del progetto; lungo Via delle Cave di Pietralata un percorso ciclo/pedonale e naturalistico continua verso Nord collegandosi al polo universitario. Prosegue verso nord/ovest accompagnato dalla natura sino al nuovo mercato rionale.

All’interno di questo percorso verso Via dei Durantini, sarà realizzato uno spazio aperto per attività sportive; il leggero declivio del terreno sarà utilizzato per la collocazione di una gradinata.

La viabilità principale di progetto diventa la protagonista della ricucitura, è strutturata su due rotatorie che stabiliscono gli scambi di gerarchia di via delle Cave di Pietralata, la prima con Via Tedeschi e Via Meda, la seconda con Via del Casale Quintilliani e Via Amoretti.

All’interno di questi elementi circolari prenderanno posto due grandi monumenti/sculture.

L’inserimento di opere artistiche realizzare secondo un unico tema riprende l’idea di progetto della naturalizzazione del costruito. Diventa chiaro che la cucitura degli spazi avviene grazie alla natura ed è ancora più chiaro, vista l’attenzione data all’accessibilità, che ogni luogo deve essere fruibile da parte di tutti.

L’architettura unisce cultura e natura. Riprende i principi della progettazione moderna ecosostenibile e razionale, ma non dimentica quelli che sono alla base della modellazione spaziale: utilitas, firmitas e venustas. Funzionalità, struttura e bellezza rappresentano per questo progetto la continuazione dell’interpretazione aristotelica formulata da Vitruvio, secondo il quale l’architettura diventa imitazione del’ordine naturale.

Progetto

SUP. (mq) ml

A AREA A PRATO 8100

B PIAZZA 6600 /

C AREA GIOCHI 390 /

D AREA

BOSCHIVA 1250 /

k PISTA

CICLABILE / 335

E PERCORISI

PEDONALI 500

F NUMERO ALBERATURE BASSO FUSTO N.92

NUMERO ALBERATURE ALTO FUSTO N.30

Fig.1 – Tabella riassuntiva del Progetto

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Fig.2 – Caratteristiche, tipo-morfologiche e di organizzazione planimetrica dell’assetto costruito previsto dal sistema insediativo di progetto

2.2. Linee principali d’intervento

Il progetto in esame, a livello complessivo, è costituito da interventi, così riassumibili:

� Sistemazione degli spazi aperti a piazza e verde pubblico

� Percorsi ciclopedonali

� Spazi aperti per attività sportive

Congruenza funzionale con la viabilità di riferimen to

A livello di congruenza funzionale con la viabilità di riferimento, (vedere carta tematica n.9

“Viabilità di Riferimento Principale”) occorre osservare che è prevista, nell’ambito del Piano

Particolareggiato di Pietralata, una specifica ristrutturazione viaria e dei collegamenti con

l’area del comprensorio di Pietralata: via delle Cave di Pietralata (area sulla quale si

svilupperà il progetto) diventerà l’asse viario principale di accesso allo SDO, andrà a

collegare l’incrocio tra il tratto superiore di via dei Durantini e via Tiburtina.

A livello di viabilità di quartiere sono sostanziali i completamenti e gli adeguamenti previsti

ed effettuati ai fini di garantire una corretta accessibilità e fruibilità della zona, adeguamenti

che risultano importanti ai fini di consentire oltre che collegamenti efficaci con i settori urbani

circostanti, un corretto “assorbimento” del flusso veicolare:

La Ristrutturazione di via delle Cave di Pietralata, con la quale opera si intende determinare

una sostanziale trasformazione della stessa che interconnette via Tiburtina al Centro

Direzionale ed a partire da Largo Beltramelli termina in una sorta di piazza concepita come

“cerniera” tra il quartiere esistente, le nuove strutture direzionali ed il Parco Urbano di

Pietralata.

Via dei Durantini e via A.Benedetti vengono ristrutturate, in particolare nella parte a nord di

via Filippo Meda (è previsto il prolungamento di via A. Benedetti fino all’interconnessione

con via dei Monti Tiburtini) e convergono nella nuova piazza civica di Pietralata sulla quale

affacciano il municipio e gli altri edifici direzionali comunali previsti.

Ulteriori sistemazioni e miglioramenti sono previste per via F.Meda e via A.Tedeschi, ai fini

di migliorare l’interconnessione tra la stazione metro “Monti Tiburtini” e la Stazione metro

Tiburtina, essenziali per il collegamento con la rete di trasporto pubblica ed in particolari con

i nodi di accesso alla metropolitana.

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Le eventuali problematiche ipotizzabili relative al l’aumento del carico sulla rete

stradale esistente a seguito ded deflusso/afflusso, trovano pertanto valide soluzioni

in grado di ridurre il carico veicolare sulle arter ie stradali esistenti e garantire i

necessari collegamenti con le reti di trasporto pub blico (metropolitano in particolare).

In relazione alla prevista realizzazione delle oper e di miglioramento e di

completamento della rete viaria descritte, i potenz iali impatti dell’accresciuto carico

urbanistico sulla viabilità urbana di settore e di quartiere possono definirsi

“controllabili”

Aree verdi e Interventi di sistemazione a verde

Gli spazi aperti del comprensorio direzionale di Pietralata sono caratterizzati dalla presenza di

ampie aree vegetate, in parte esistenti ed in parte di progetto, che circondano il polo direzionale

nonchè la specifica area di progetto in questione:

• Il Parco di Pietralata, che si interpone tra via dei Monti di Pietralata ed il centro

direzionale ad ovest, nonché tra quest’ultimo e via dei Monti Tiburtini a nord,

comprendendo le pendici e la parte sommitale del colle di Petralata e presentando

ampie superfici boschive;

• Il Parco Pertini, collocato ad est del polo direzionale,

• Il Parco Meda, ubicato nel settore sud-est del comprensorio di Pietralata, al di sopra

della via Tiburtina ed al di sotto del Parco Pertini con il quale si pone comunque in

continuità.

L’ intervento più importate è il progetto in questione polmone di verde con importanti

piantumazioni arboree previste lungo via delle Cave di Pietralata, che verrà ristrutturata e

trasformata in un largo viale alberato con alberature su più filari, nell’area immediatamente a sud

di via dei monti Tiburtini, in cui convergono via dei Durantini e via A.Benedetti, lungo il tratto di

via dei Durantini stessa che prosegue verso nord dopo l’intersezione con l’asse viario costituito

da via del Casale Quintiliani e della sua prosecuzione verso est costituita a via C.Moretti. Ulteriori

interventi di piantumazione arborea sono poi previsti diffusamente all’interno del tessuto urbano

della nuova area residenziale fini di qualificare e valorizzare vie e spazi urbani.

Complessivamente i dati generali riportati nel Piano Particolareggiato di Pietralata, indicano un

superficie di verde pubblico pari a 22,30 ha ed una superficie di verde di uso pubblico pari a 6,30

ha.

C’è tuttavia da osservare come le norme tecniche di attuazione del Piano

Particolareggiato richiedano la messa a dimora, nei parcheggi di superficie, di 1 albero

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per ogni 50 mq di superficie utile . Di tale indicazione dovrà essere tenuto conto nella

elaborazione del progetto definitivo.

Le aree verdi e le alberature previste all’interno del comprensorio di Pietralata risultano

altresì funzionali, nel quadro complessivo, alla mi tigazione degli effetti legati all’azione

inquinante dovuta agli autoveicoli, nei confronti d el sistema atmosfera, attraverso la

capacità di assorbimento di determinati agenti inqu inanti e di rigenerazione della qualità

dell’aria propria delle strutture vegetali, come meglio specificato nel Quadro di riferimento

ambientale.

3. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

3.1. Individuazione/valutazione degli aspetti ambie ntali relativi alle

caratteristiche biofisiche del sito

Morfologia

(La trattazione che segue è stata sviluppata assumendo come base di riferimento la

relazione geologica elaborata dal prof.M.Sciotti; ”Comprensorio Direzionale Pietralata “)

La morfologia dell’area e l’orografia in particolare (tav. tem.10 “Geomorfologia”), definiscono un

territorio caratterizzato da una variabilità altimetrica da circa m 40-41 s.l.ma circa m 25,00 s.l.m.

nella parte inferiore a sud, in prossimità della sede viaria di via Tiburtina, a definire un supporto

orografico in declivio da nord verso sud.

La morfologia originaria della zona è stata notevolmente modificata dalle attività antropiche

sviluppatesi in questo territorio da antica data fino ai tempi più recenti. In particolare, il versante

occidentale dei Colli di Pietralata e la zona tra Casale Quintiliani e via dei Monti Tiburtini sono

state interessate in passato da attività estrattiva a cielo aperto, mentre in corrispondenza della

zona di Casale Quintiliani è presente un ampia zona di scavo, di forma arcuata realizzata in

occasione dei lavori della linea B della Metropolitana.

In tali zone si riscontra pertanto la successione di ripide pareti di scavo e di ampie depressioni,

che nel caso delle cave, sono state successivamente riempite parzialmente con materiali di

riporto di varia natura.

Il “basso grado di franosità”, legato alla naturale evoluzione dei versanti (in quanto impostati su

plateau piroclastici, digradanti con modeste pendenze), l’esclusione di eventuali movimenti

franosi originati da innalzamenti del livello della falda acquifera o causati da eventi meteorici

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eccezionali), nonché la modesta sismicità del territorio, conduce alla conclusione che,

relativamente all’assetto geomorfologico non sono d a attendersi particolari situazioni di

potenziale instabilità dei luoghi, vista anche

l’assenza di indizi morfologici che preludano all’i nstaurarsi di fenomeni di smottamento o

cedimento .

Si riscontra pertanto una sostanziale assenza di si tuazioni problematiche connesse

all’assetto geomorfologico del sito in oggetto .

Assetto geologico locale – caratteristiche geotecni che

Dal punto di vista geologico l’area di Pietralata è costituita da terreni di origine vulcanica

della serie piroclastica albana sovrimposta con continuità ai tufi antichi del vulcano sabatino; le

vulcaniti hanno caratteri essenzialmente di piroclastiti di caduta e di colata piroclastica, con

litotipi che vanno dalle pozzolane scoriacee, ai tufi argillificati, fino a tufi più spiccatamente

lapidei.

La serie piroclastica generale è individuabile con la seguente successione, dall'alto verso il

basso:

� tufo lapideo lionato

� pozzolane nere

� pozzolane rosse

� tufi antichi

Fra le suddette unità piroclastiche sono sovente presenti orizzonti di tufi argillificati e

rimaneggiati in acqua.

I terreni piroclastici, come già detto, acquistano importanza del tutto particolare in

relazione alle intense attività estrattive che si sono sviluppate nel corso del tempo, sia in

corrispondenza delle unità lapidee che negli orizzonti pozzolanacei..

La serie piroclastica ora descritta, dello spessore totale di circa 20-25 m, è sovrapposta a

depositi alluvionali caratterizzati da argille, sabbie e ghiaie di origine essenzialmente fluviale;

tale deposito non presenta affioramenti in zona e sono riferibili all’Unità del Paleotevere 2

(attualmente riclassificato come Unità della valle della Crescenza).

In genere il passaggio fra i depositi tufacei ed i depositi sabbiosi del Paleotevere 2 è

localizzabile a quiote intorno a 11-15 m slm.

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Sulla sommità del promontorio di Pietralata sono presenti inoltre depositi più recenti

riferiti ad Alluvioni Fluvio-Lacustri, successive alle fasi parossistiche dei vulcani, con litotipi

essenzialmente argillo-limosi, diatomitici e localmente sabbio-ghiaiosi, riferibili all’ Unità

Aurelia.. Lo spessore di questa formazione varia da 4 a 7 metri e la sua estensione areale è

discontinua e soprattutto localizzabile nel settore nord del Comprensorio, in corrispondenza delle

quote più elevate al di sopra della isoipsa 38-40 m slm.

I depositi recenti ed attuali presenti nelle vallecole che bordano il promontorio di Pietralata,

completano la serie litostratigrafica dell'area.

La carta allegata mostra la localizzazione delle opere in progetto nell’ambito della geologia

dell’area (Carta Geologica).

Le caratteristiche principali delle differenti unità litologiche (tav. tem.10 “Geolitologia”), sono le seguenti

(testo interamente tratto dalla relazione geologica, elaborata dal prof.M.Sciotti nell’ambito delll’Attuazione

del Comprensorio Direzionale di Pietralata):

Terreni di riporto In generale si tratta di terreni sciolti, eterogenei, con matrice sabbioso-limosa, talora parzialmente argillosa, di colore marrone o

grigio; sono costituiti prevalentemente da materiali piroclastici più o meno alterati e contengono frammenti di tufo e di laterizi di varie

dimensioni, in quantità molto variabili da zona a zona. Il grado di addensamento in quelli sabbiosi e la consistenza in quelli argillosi

variano notevolmente da zona a zona, ma sono generalmente bassi. Dall'insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in

quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisico-meccaniche di questi materiali: ã= 17 - l8 kN/m3 c'= 5 - 10 kPa; Ö' = 20° – 25° Alluvioni recenti ed attuali di fondovalle Tali materiali costituiscono il riempimento recente delle valli minori e di quelle principali dei vari corsi d'acqua che hanno inciso il

pianoro vulcanico-sedimentario pleistocenico. Nella parte superiore e soprattutto in corrispondenza dei corsi d'acqua minori le alluvioni sono costituite essenzialmente da materiali

piroclastici profondamente alterati e rimaneggiati, con qualche livello sabbioso-ghiaioso, costituito da materiali vulcanici grossolani. A

tratti sono presenti livelli contenenti resti di sostanze vegetali più o meno carbonizzate. Nel complesso tali materiali sono definibili

come limi argilloso-sabbiosi di colore marrone scuro a consistenza medio-bassa. Nelle parti più profonde le alluvioni recenti sono costituite per lo più da limi argilloso-sabbiosi, a consistenza bassa, di colore da grigio

a nerastro, per la presenza di sostanze organiche diffuse; si rinvengono talora lenti sabbiose o ghiaiose o anche frequenti orizzonti

limoso-argillosi con torba. Gli spessori riscontrati nelle varie incisioni variano da alcuni metri (fossi minori) ad alcune decine di metri (fossi principali e valle

dell'Aniene). Dall'insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in

quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisico-meccaniehe di questi materiali: ã= 18 - l8,5 kN/m3 c'= 0 - 10 kPa; Ö' = 25° – 27° Alluvioni terrazzate Sono presenti nella zona di Pietralata e sono costituite prevalentemente da limi argillosi bruni derivati in gran parte dalla

degradazione delle formazioni piroclastiche. Sono frequenti i livelli di sabbie di materiali vulcanici o di argille marnose biancastre. Lo spessore massimo accertato è dell'ordine di una ventina di metri in corrispondenza delle colline di Pietralata, ove la formazione

poggia su una superficie di erosione incisa nel tufo lionato. Pozzolane superiori

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Sono materiali piroclastici sciolti a grana per lo più fina, cineritico-scoriacea con abbondanti cristallini di leucite analcimizzata. La

colorazione varia dal grigio al rossastro e lo spessore risulta molto variabile in relazione allo sviluppo dei processi erosivi superficiali.

Il grado di addensamento è in generale elevato. Dall'insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in

quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisico-meccaniche di questi materiali: ã= 16 – l7 kN/m3 c'= 0 - 100 kPa; Ö' = 30 – 35° Tufo lionato E’ una piroclastite di colore rossiccio, costituita a una matrice cineritico-scoriacea nella quale spiccano piccole scorie di colore rosso

vivo e piccoli cristalli di leucite alterata. E' una formazione nota e diffusa in tutta l'area romana, spesso utilizzata come materiale da

costruzione; tuttavia nella zona in esame presenta un grado di cementazione molto variabile da punto a punto e generalmente

piuttosto basso; la sua resistenza meccanica risulta quindi, in questo caso, piuttosto scadente. Il grado di cementazione risulta più elevato nelle zone in cui il materiale

raggiunge spessori maggiori (es. zona di Pietralata); in tali zone erano anche aperte in passato le cave più importanti. Dall'insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in

quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisco-meccaniche di questo materiale: ã= 16 - l7 kN/m3 c'= 0 - 100 kPa; Ö' = 30° – 35° resistenza a compressione semplice sf =3000-30000 kPa Pozzolane inferiori Si tratta di materiali piroclastici per lo più incoerenti, presentano grana piuttosto fina con una matrice cineritico-scoriacea di colore

grigio-nerastro, talora di colore debolmente violaceo, con piccole pomici e rari piccoli cristallini di leucite alterata. Presentano a luoghi

un certo grado di cementazione. In generale il grado di addensamento è elevato. Dall’insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in

quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisico-meccaniche di questo materiale: ã= 16 - l7 kN/m3 c'= 0 kPa; Ö' = 30° – 35° Tufi antichi Sono indicati con questo nome alcuni prodotti piroclastici noti nella letteratura geologica come t”ufi grigi granulari" e che nell'area in

esame sono stati riscontrati al di sotto della serie classica delle "pozzolane romane" ed anche a diretta copertura del substrato

sedimentario. Si tratta di piroclastiti costituite da una caratteristica e ripetuta alternanza di tufi litoidi grigi e di livelli cineritici e lapillosi a

cementazione molto bassa o del tutto assente ('”tufi granulari"), e di livelli di materiali piroclastici più o meno pedogenizzati ed alterati

(“tufi terrosi"). Tufi granulari I livelli litoidi che hanno in generale un elevato grado di cementazione presentano numerose piccoli “pomici" e abbondanti

frammentini di lava e di rocce sedimentarie (diametro da qualche millimetro a 1 cm) immersi in una matrice cineritica di colore

grigiastro. Spesso i livelli litoidi presentano una marcata fissilità secondo piani paralleli al piano di stratificazione, in connessione con la

presenza di sottili livelli non cementati. I livelli di materiali sciolti presentano una granulometria da fine a grossolana (sono definibili, dal punto di vista granulometrico, da limi

sabbiosi a sabbie grossolane con limo); spesso quelli a grana più fina sono caratterizzati dalla presenza di letti con abbondanti,

minute scagliette di biotite; quelli a grana più grossolana sono costituiti in gran prevalenza da frammenti lavici a spigoli vivi; infine, in

alcuni livelli cineritici sono presenti letti di piccole "pisoliti". Lo spessore dei singoli livelli (sciolti o litoidi) è diverso da zona a zona e varia tra alcuni decimetri ed alcuni metri. Nell'insieme,

nell'area in esame sembrano prevalere i livelli litoidi. Tufi terrosi

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Si tratta di materiali piroclastici alterati e rimaneggiati più o meno profondamente; dal punto di vista granulometrico sono in generale

definibili come “limi argillosi e/o sabbiosi". Presentano una matrice di colore variabile da marrone scuro a giallastro, entro la quale si

riconoscono talora piccole pomici ingiallite o sbiancate e cristallini di leucite e di biotite alterati. Dall'insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in

quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisico-meccaniche di questi materiali: materiali incoerenti: Peso di volume ã= 16 - l7 kN/m3 c'= 0 - 10 kPa; Ö' = 25° – 35° materiali cementati: ã= 17 – l8 kN/m3 c'= 35 - 50 kPa; Ö' = 30° sf =400-1000 kPa tufi terrosi: ã= 15 – l8 kN/m3 c'= 0 - 10 kPa; Ö' = 24° – 34° CompIesso fluvio-lacustre-pre-vulcanico Nella zona Nord la parte sommitale del complesso è formata da una successione ripetuta e varia di: - limi argillosi e sabbiosi con abbondante frazione carbonatica; - sabbie, più o meno grossolane, costituite quasi esclusivamente di frammenti calcarei, talora debolmente cementati ('tartaro"); - argille marnose bianche o grigie, tutti con variazione graduale da un litotipo all'altro. Talora alla base sono presenti limi torbosi, poco consistenti, per spessori dell'ordine di qualche metro. La successione è nell'insieme alquanto eterogenea anche in relazione al grado di cementazione delle "sabbie calcaree

concrezionari". La parte inferiore del complesso è costituita da alternanze di limi argillosi e sabbiosi di colore grigio (o giallastro per ossidazione),

talora con livelli nerastri per la presenza di sostanza organica diffusa o con livelli di torba vera e propria; a luoghi si riscontrano lenti e

orizzonti di sabbie limose fini di colore grigio e di ghiaie minute. I livelli coesivi presentano consistenza da media ad alta, i livelli più sabbiosi risultano sempre bene addensati. Alla base di questa successione sono presenti sabbie e ghiaie a ciottoli di calcare e di selce con diametro medio dell'ordine di 5 cm

Queste ghiaie costituiscono un orizzonte alquanto potente, esteso e continuo nell'area in esame; più ad Est si trovano, a maggiori

profondità frequenti e ripetute alternanze di ghiaie e limi argillosi analoghi a quelli soprastanti. Dall'insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in

quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisico-meccaniche di questi materiali: limi ed argille da sabbiosi a debolmente sabbiosi: ã= 19 - 20 kN/m3 c'= 20 kPa; Ö' = 20°- 24° sabbie limose ã= 18 – l8,5 kN/m3 c'= 0 - 15 kPa; Ö' = 25°

Si può concludere che i suoli ed i substrati che ca ratterizzano l’area di intervento

risultano idonei ad ospitare le opere e non sono at tese problematiche particolari a

riguardo.

Assetto idrogeologico

Dal punto di vista idrogeologico si individua una falda principale sorretta dalle argille

plioceniche e contenuta nei depositi permeabili del Paleotevere 2, con livelli piezometrici intorno

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a circa 10-12 m slm (circa 25-30 m dal p.c.); una seconda falda più superficiale è inoltre presente

all'interno delle unità più permeabili della serie piroclastica con piezometrica intorno a 20 m slm

(circa 15-20 m dal p.c.) e pertanto a quote prossime a quelle delle vallecole che delimitano il

promontorio e che rappresentano le linee di drenaggio della suddetta falda superficiale.

Si può concludere che falda più superficiale comunq ue è localizzata a quote tali da non

influire direttamente sulle problematiche progettua li.

Valutazione del rischio sismico

(La trattazione che segue è stata sviluppata assumendo come base di riferimento la

relazione geologica elaborata dal prof.M.Sciotti; ”Comprensorio Direzionale Pietralata “)

Recenti studi sull’entità dei risentimenti sismici nell’area della città di Roma hanno dimostrato che

la sismicità di Roma risulta, nel complesso, piuttosto modesta: eventi riferibili al VII grado MCS si

sono verificati ogni 500 anni circa, eventi riferibili al VI grado MCS si sono verificati, negli ultimi 5

secoli, ogni 100 anni circa; tra l’altro specifici studi sulla distribuzione dei danni nell’area del

Centro Storico conseguenti ai terremoti del 1703, 1812, 1895, 1909 e 1915 segnalano una

maggiore presenza di danni nelle zone della città poste sulle alluvioni oloceniche, mentre solo

nel caso del terremoto dei Colli Albani del 1899 si nota la prevalenza di danni nel settore est del

Cento Storico, posto su prodotti vulcanici. Gli stessi terremoti sopra citati, tra l’altro, hanno solo

talvolta provocato danni gravi e solo in edifici particolarmente vulnerabili per vetustà o mancata

manutenzione.

Dalle considerazioni sopra esposte si può dedurre c he la bassa possibilità del verificarsi,

in un prossimo futuro, di scosse sismiche, unitamen te alla quasi totale

assenza di fenomeni di “danneggiamento grave e inte rmedio” riferite agli eventi tellurici

accaduti, nelle aree poste su prodotti vulcanici, e scludono problematiche di rischio

sismico.

Considerazioni idro-geologiche conclusive: pericolo sità e vulnerabilità dell’area

(La trattazione che segue è stata sviluppata assumendo come base di riferimento la

relazione geologica elaborata dal prof.M.Sciotti; ”Comprensorio Direzionale Pietralata “)

Da quanto è emerso dall'indagine geomorfologica, idrogeologica e geotecnica eseguita sull'area

d'interesse, si possono trarre le seguenti considerazioni:

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• I terreni che costituiscono il sito in oggetto pres entano caratteristiche geotecniche

tali da farli ritenere idonei ad ospitare le opere ;

• Può essere assunta una sostanziale stabilità del su olo ed una sua bassa potenzialità

di dissesto ;

• Sono altresì da escludersi amplificazioni anomale r ispetto alla risposta sismica

massima attesa;

• La falda acquifera non interferisce con le opere di progetto

L'analisi ed il confronto di tutti i dati acquisiti consente di individuare tuttavia nell'area del

Comprensorio alcuni elementi che concorrono a determinare, in senso lato, situazioni di

pericolosità e di vulnerabilità in particolari zone del territorio.

“pericolosità" e "vulnerabilità" sono qui intese nel senso più ampio del termine e soprattutto sono

valutate in funzione della realizzazione delle opere di urbanizzazione previste nella zona. E’ da

tenere presente che, per i caratteri peculiari dell'area in esame, si può definire una "pericolosità

spaziale", non “temporale" come vorrebbe la più comune accezione del termine:

Pericolosità = probabilità che in un certo lasso di tempo si verifichi un evento (sisma, frana,ecc.)

di una data intensità.

La classificazione di "pericolosità" per un'area e gli elementi che concorrono a

determinarla non rappresentano dei vincoli che impe discono in assoluto la realizzazione

di opere di urbanizzazione, ma evidenziano la neces sità di alcune cautele nella fase di

progettazione e di attuazione del Piano .

Nel territorio in esame sono state individuate 5 possibili situazioni di pericolosità, tutte derivate

essenzialmente da interventi antropici effettuati nella zona a più riprese fin dai tempi più antichi:

- Aree nelle quali è possibile la presenza di cavità sotterranee (reti di gallerie di antiche cave).

- Aree di possibile ristagno del deflusso delle acque superficiali in occasione di eventi meteorici

particolarmente intensi

- Accumuli di terreni di riporto a ridosso di antichi cigli di cava nei quali si aprivano gli accessi alle

coltivazioni in sotterraneo.

- Aree di cava a cielo aperto con accumuli irregolari ed eterogenei di terreni di riporto e di

materiali di risulta degli scavi.

- Fronti di scavo sub-verticali, a luoghi con imbocchi di gallerie e/o diffuso stato di fratturazione.

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In particolare nell’area del nuovo insediamento res idenziale di progetto esiste una

condizione di relativa vulnerabilità e pericolosità per la possibile la presenza di cavità

sotterranee (reti di gallerie di antiche cave; vede re carta tematica 12 “Carta della

pericolosità e vulnerabilità del suolo”).

In tutti i casi si tratta di situazioni che possono essere affrontate e risolte con mezzi e

metodi diversi in funzione della natura delle opere previste.

Assetto vegetazionale

(La trattazione che segue è stata sviluppata assumendo come base di riferimento la relazione elaborata

dal prof. C.Blasi, dott.ssa G.Capotorti, prof.L. Filesi; consulente dott.M.Paolanti; “Indagine vegetazionale

sul Comprensorio Direzionale Pietralata”)

Da un punto di vista macroclimatico il Comprensorio di Pietralata ricade nella “Regione di

Paesaggio Mediterranea”, che caratterizza l’interno territorio comunale di Roma..

In maggiore dettaglio sono riconoscibili le seguenti unità ambientali, di riferimento per altrettanti

tipi di vegetazione potenziale: REGIONE DI

PAESAGGIO

SISTEMA DI PAESAGGIO SOTTOSISTEMA DI

PAESAGGIO

UNITA’AMBIENTALI

Regione Mediterranea

Sistema delle Formazioni

vulcaniche dell’Antiappennino

laziale

Altopiani ignimbritici

albani a fitoclima

mesomedit.subumido/termom

edit.subumido

Aree subpianeggianti e

pendii poco acclivi

Pendii molto acclivi e

scarpate

Sistema dei depositi

alluvionali dell’Area Romana

Terrazzi fluviali a fitoclima

mesomedit.subumido/ter

momedit.subumido

Aree subpianeggianti

sommitali

Fondovalle alluvionali Alluvioni non terrazzate

La classificazione gerarchica del territorio adottata è rappresentativa dell'eterogeneità spaziale e

fornisce una immediata chiave di lettura per interpretare le attuali forme di copertura del suolo

rispetto -alle potenzialità ambientali.

Le relazioni funzionali che si instaurano tra le diverse unità ambientali contribuiscono a definire

unità di ordine superiore particolarmente efficienti a scala di paesaggio <unità di paesaggio) Le

unità di paesaggio sono distinte dalle unità ambientali in quanto ambiti territoriali caratterizzati da

una eterogeneità in parte legata all'uso del suolo attuale ed in parte alla vegetazione potenziale

(geosigmeto) (Blasi et al., 2000). L'individuazione delle Unità di Paesaggio e dei geosigmeti che le

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rappresentano consente concretamente di reinterpretare la complessità dell'eterogeneità spaziale,

distinguendo la frammentazione indotta dall'uomo dalla diversità correlata alle discontinuità fisico-

biologiche (eterogeneità territoriale potenziale). L'interpretazione dell'eterogeneità costituisce a sua

volta un utile strumento per la stima dello stato di conservazione dell'ambiente e del livello di

qualità paesaggistica.

Secondo il modello di suddivisione proposto per tutta l'Area Romana, il Comprensorio di Pietralata

rientra nella “Unità di paesaggio del basso corso del Fiume Aniene alla confluenza con il Fiume

Tevere" descritta dal geosigmeto del cerro e dell'acero campestre, del frassino e della farnia e dei

salici (Carpino orìentalis-Querceto cerris/Fraxino-Querceto roboris/Saliceto albae geosigmetum).

Dalle indagini paesaggistico-vegetazionali condotte sul Lazio (Blasi, 1984) ed in particolare

sull’area Romana emergono per la specifica area in esame le potenzialità vegetazionali legate alle

diverse unità ambientali riconosciute, riassunte nelle seguenti tabelle:

Sistema delle formazioni vulcaniche dell’antiappenn ino laziale

Sottosistemi Unità ambientali

Vegetazione

potenziale

Altopiani ignimbritici

albani a fitoclima

mesomediterraneo

subumido /

termomediterraneo

subumido

Aree subpianeggianti e

pendii poco acclivi

Comunità forestali a cerro

(Quercus cerris) e

roverella (Q. pubescens)

(Carpino orientalis –

Quercetum cerris variante

a Quercus pubescens

Pendii molto acclivi e

scarpate

Comunità forestali a

roverella (Q. pubescens)

con presenza di leccio

(Quercus ilex)

(Ostryo-Carpinion

orientalis)

Sistema dei depositi alluvionali dell’Area Romana

Sottosistemi Unità ambientali Vegetazione potenziale

Terrazzi fluviali a fitoclima

mesomedit.subumido/term

omedit. subumido

Aree subpianeggianti

sommitali

Comunità forestali a cerro

(Quercus cerris) ed acero

campestre (Acer

campestre)

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(Carpino orientalis -

Quercetum cerris)

Fondovalle alluvionali Alluvioni non terrazzate Comunità forestali a cerro

(Quercus cerris) e farnia

(Q.robur) (Fraxino –

Quercetum roboris)

Nel settore orientale di Roma il riconoscimento della potenzialità vegetazionale è reso difficile

dall’intenso sfruttamento antropico del territorio, prevalentemente urbanizzato.

La vegetazione matura a carattere forestale risulta infatti quasi del tutto scomparsa, ad

eccezione di comunità discontinue e di ridotta estensione.

Nell'ambito del sottosistema degli altopiani ignimbritici albani, le formazioni forestali a dominanza

di cerro (Quercus cerris) con carpino orientale (Carpinus orientalis) o con roverella (Quercus

pubescens), riferibili rispettivamente al Carpino onentalis-Quercetum cerris e alla variante

dell'associazione a Quercus pubescens, sono estremamente sporadiche a causa della maggior

attitudine allo sfruttamento dei terreni morfologicamente pianeggianti e rilevati

I sottosistemi dei terrazzi fluviali e dei fondovalle alluvionali risentono altrettanto dello

sfruttamento antropico del territorio oltre che della diffusa alterazione del reticolo idrografico

superficiale. Lo stato di conservazione della vegetazione potenziale è quindi generalmente

compromesso, anche all'interno della Riserva Naturale della Valle dell'Aniene, adiacente al

Comprensorio Direzionale di Pietralata.

Attualmente la vegetazione forestale potenziale risulta sostituita da formazioni ad essa

dinamicamente legate caratterizzate da una struttura sempre meno complessa, boscaglia

arbusteto - prateria continua- prateria discontinua, in relazione al diverso grado di intensità e alla

distanza temporale del disturbo. Al cessare di tale disturbo la vegetazione tende ad invertire

questa tendenza verso una regressione strutturale e ad avanzare successionalmente dalle tappe

pioniere verso quelle più stabili e complesse.

Dall’indagine vegetazionale specificamente effettuata sul Comprensorio Direzionale di Pietralata

(prof.C.Blasi, ecc., op.cit.) per ciascuna unità ambientale (vedere tabella precedentemente

riportata) sono definibili, in rapporto all’area in oggetto, specifiche caratteristiche di vegetazione

potenziale e vegetazione attuale:

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Unità delle aree sub-pianeggianti e dei pendii poco acclivi vulcanici

Vegetazione potenziale: bosco di cerro e di roverella (Carpino orientalis-Quercetum cerris

variante a Quercus pubescens);

Vegetazione attuale prevalente: arbusteti, incolti erbacei e prati sfalciati;

Grado di alterazione della vegetazione attuale rispetto l’assetto potenziale: elevato

Unità dei pendii molto acclivi e delle scarpate

Vegetazione potenziale: bosco di roverella con leccio (Ostro-Carpinion orientalis)

Vegetazione attuale prevalente: boscaglie a dominanza di Robinia pseudoacacia, arbusteti,

incolti erbacei;

Grado di alterazione della vegetazione attuale rispetto l’assetto potenziale: elevato

Unità delle aree subpianeggianti sommitali e dei te rrazzi fluviali

Vegetazione potenziale: bosco cerro e acero campestre (Carpino orientalis – Quercetum

cerris)

Vegetazione attuale prevalente: specie arboree esotiche naturalizzate (Ailanthus altissima

e Robinia pseudoacacia), comunità arbustive ed erbacee

Grado di alterazione della vegetazione attuale rispetto l’assetto potenziale: elevato

Unità delle alluvioni terrazzate

Vegetazione potenziale: bosco di cerro e farnia (Fraxino – Quercetun roboris)

Vegetazione attuale prevalente: incolti erbacei a prevalenza Agropyron repens, specie

ruderali ad ampia distribuzione

Grado di alterazione della vegetazione attuale rispetto l’assetto potenziale: elevato

Sostanzialmente si può concludere che la vegetazion e che caratterizza attualmente il

comprensorio in oggetto presenta un elevato grado d i alterazione riguardo la vegetazione

potenziale, risentendo dello sfruttamento antropico del territorio oltre che della diffusa

alterazione del reticolo idrografico superficiale. Lo stato della vegetazione potenziale può

quindi definirsi generalmente compromesso.

La vegetazione attuale presenta una prevalenza di i ncolti erbacei, arbusteti, prati sfalciati,

boscaglie ed alcune specie arboree esotiche natural izzate.

Rispetto a tale quadro il progetto prevede, nuovi i mpianti arboreo-vegetazionali tali da

costituire un sensibile miglioramento dell’assetto vegetazionale esistente nell’area.

Utilizzazione delle risorse naturali

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La trasformazione ambientale ed edilizia in oggetto non contempla una rilevante utilizzazione

delle risorse naturali, ad eccezione della trasformazione d’uso del suolo che prevede una certa

utilizzazione, appunto, della risorsa suolo. Tale trasformazione va ad interessare la superficie

destinata alle pavimentazioni stradali e degli spazi di progetto, nonché il sottosuolo per la

profondità necessaria alla realizzazione degli ambienti interrati (garage, autorimesse) e delle

strutture fondazionali.

Ai fini di minimizzare l’impatto ambientale determi nato da tali situazioni tecnico-attuative

sarà necessario, per quanto possibile, prevedere la riutilizzazione del terreno rimosso

nell’ambito dello stesso comprensorio, in relazione alle differenti opere da realizzare e per

eventuali rinterri e riempimento. In fase di cantie re dovranno essere previste opportune

modalità procedurali per il trasporto delle terre, ai fini di interferire il meno possibile con

le attività in essere nei luoghi, con i flussi veic olari ad esse connessi. Dovrà essere altresì

individuata la discarica di conferimento del materi ale di escavazione e le specifiche

modalità per il conferimento del materiale in disca rica.

Da tale quadro deriva inoltre che l’impatto dell’op era sulle risorse “suolo” e

“vegetazione”, pur contemplando aspetti di interfer enza e modificazioni insiti nell’attività

del costruire, non può definirsi particolarmente ri levante in rapporto alle specifiche

caratteristiche morfologiche, vegetazionali, di uso attuale, per le quali non si segnalano

particolari elementi e connotazioni capaci di confe rire all’area “valore” ambientale. Di

contro, si realizza una artificializzazione che, in considerazione dell’attuale diffuso stato di

abbandono e relativo degrado di alcune porzioni del l’area, si pone come strategia per una

riqualificazione ambientale e per la ri-annessione dell’area alla struttura del tessuto

urbano che proprio nella specifica area di interven to, presenta un elevato livello di

sconnessione e di discontinuità.

3.2. Individuazione/valutazione degli aspetti ambie ntali relativi alle

caratteristiche antropico-insediative

Inquinamento e disturbi ambientali

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In materia di inquinamento ambientale e disturbi ambientali riconducibili ad emissioni inquinanti

di differente natura, le strutture residenziali, con il sistema dei parcheggi annessi, non rientrano

fra le attività ad elevato impatto ambientale.

La verifica dell’impatto ambientale connesso alla realizzazione della struttura in oggetto e dei

parcheggi ad essa relazionati, può essere distinta, in funzione di inquinamento e disturbi

ambientali, in due categorie fondamentali di rischio

1) rischio di inquinamento ambientale per le componenti aria, acqua, suolo e sottosuolo

2) rischio di disturbi ambientali, con particolare riferimento ai disturbi acustici

Inquinamento ambientale per la componente aria

I fattori di inquinamento ambientale per la componente aria, sono sostanzialmente legati, per il

progetto in questione, alle emissioni inquinanti in ambiente dovute all’aumento di traffico

veicolare nella specifica zona di intervento ed alle emissioni inquinanti prodotte dagli impianti di

riscaldamento e di condizionamento degli edifici di progetto. Nella fase di esercizio è infatti atteso

un aumento del traffico delle autovetture, in rapporto agli abitanti previsti nel nuovo sistema

insediativo di progetto, stimabile, come carico massimo, nell’ordine dei 1500-1600 abitanti,

calcolati sulla base di uno standard di 80 mc/abitante. In relazione all’aumento del traffico

veicolare, sono attese emissioni inquinanti dovute a sostanze inquinanti gassose ad alta

concentrazione quali, in particolare, di ossidi di carbonio (CO), ossidi di azoto (Nox), anidride

carbonica (CO2), idrocarburi (CHn). Le misure compensative e di mitigazione dell’inquinamento

atmosferico fanno riferimento, di prassi, alla realizzazione di aree verdi e di piantumazioni

arboree con particolari caratteristiche strutturali e funzionali, denominate di seguito "superficie

verde/biomassa". E' nota infatti la funzione biologica della vegetazione di assorbire e diluire le

sostanze tossiche presenti nell'atmosfera, con conseguente riduzione delle concentrazioni

inquinanti. Qualora i normali processi (meteorologici e fisico-chimici) di dispersione degli

inquinanti atmosferici siano impediti o rallentati da particolari condizioni atmosferiche

(alta pressione, inversioni termiche, stabilità atmosferica, ecc.), il processo biologico di

assorbimento degli inquinanti risulta come l'unico in grado di ridurre le concentrazioni inquinanti.

In base alla capacità di assorbimento giornaliera delle sostanze inquinanti da parte della

vegetazione si può infatti calcolare la superficie minima di area verde che è necessario

prevedere per garantire un adeguato abbattimento del potenziale inquinante prodotto

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giornalmente dall’insediamento di progetto. La capacità di assorbimento degli inquinanti da parte

della vegetazione varia secondo il tipo di inquinante. In generale la stessa superficie

verde/biomassa riesce ad assorbire giornalmente quantitativi maggiori di ossido di carbonio

rispetto agli ossidi di azoto, nella proporzione (indicativa) di 1:6. Nel caso del traffico

automobilistico l'inquinante prodotto in maggiori quantità risulta essere proprio l'ossido di

carbonio. Considerando che la superficie verde/biomassa che è necessario realizzare ai fini

dell’assorbimento degli agenti inquinanti dovrà essere pari a 1.600 mq per ogni Kg/giorno di CO

prodotto (da “L’impronta ecologica”, M.Wackernagel, W.E.Rees, Edizioni Ambiente, Milano,

2000), la superficie vegetazionale prevista nell’ambito del progetto complessivo del

comprensorio direzionale Pietralata (28,6 ha) risulta in grado di assorbire circa 178 Kg/giorno di

CO prodotto, quantitativo congruente in rapporto alle specificità dimensionali dell’intervento ed

alla specifica produzione di CO ad opera degli autoveicol, tenuto conto che una autovettura a

benzina produce mediamente circa 5,5 g/Km di CO (valore riferito al traffico extraurbano).

Avremmo pertanto una capacità di assorbimento dell’inquinante che, considerando un km di

sede stradale all’intorno del sito di intervento, equivarrebbe alle emissioni derivanti da un traffico

di oltre 32.000 veicoli/giorno.

Tale valore di inquinante assorbito dalla massa veg etazionale (biomassa) si pone come

importante elemento di mitigazione dello specifico impatto e l’incremento di traffico

indotto dalle nuove strutture insediative presenta caratteristiche di scarsa/nulla rilevanza

in rapporto al potenziale incremento delle emission i inquinanti in atmosfera.

Disturbi ambientali: valutazione dell’impatto acust ico

L'impatto ambientale dell’opera in relazione alle problematiche di inquinamento acustico è

basato sulla valutazione del rumore prodotto, (in termini di entità ed estensione spaziale del

rumore) nelle fasi di cantiere e durante le fasi di esercizio della struttura di progetto, messo in

rapporto con la vulnerabilità e la sensibilità dell’area territoriale di riferimento dal punto di vista

della produzione di inquinamento acustico.

C’è a questo proposito da segnalare che il tipo di funzione specifica prevista nell’area di progetto

(area a destinazione residenziale), si pone come ricettore di disturbo acustico anzichécome fonte

di disturbo, il quale scaturisce semmai esclusivamente in relazione all’incremento del traffico

veicolare nello specifico sito di intervento.

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La valutazione e l’analisi del quadro normativo di riferimento ha condotto, come di seguito

evidenziato, alla definizione di una problematica acustica poco rilevante, in rapporto alla tipologia

della sorgente inquinante, all’inquinamento prodotto, ed alla sensibilità e vulnerabilità della zona.

Tale quadro normativo è dato dalla legge 26 ottobre 1995, n. 447 che, con i relativi decreti di

attuazione, definisce i principi fondamentali in materia di tutela acustica dell'ambiente esterno e

dell'ambiente abitativo.

La legge n. 447/95, al fine di migliorare la vivibilità delle aree urbane o limitrofe introduce il

concetto di qualità acustica dell'ambiente connessa ai differenti limiti delle immissioni

nell'ambiente da parte delle sorgenti di rumore, distinte in fisse e mobili, presenti sul territorio di

riferimento.

Tra i decreti attuativi della legge n. 447/95 vi è il DPCM 14/11/97 che definisce i valori limite delle

sorgenti sonore, definendoli in relazione alle classi di destinazione d'uso del territorio che devono

essere adottate dai Comuni ai sensi della legge 447/95 stessa:

CLASSE I - aree particolarmente protette : rientrano in questa classe le aree nelle quali la

quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche,

aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse

urbanistico, parchi pubblici, ecc.

CLASSE Il - aree destinate ad uso prevalentemente r esidenziale : rientrano in questa classe

le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di

popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali e

artigianali.

CLASSE III - aree di tipo misto : rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico

veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività

commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali;

aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.

CLASSE IV - aree di intensa attività umana : rientrano in questa classe le aree urbane

interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di

attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di

grande comunicazione e di linee ferroviarie, le aree portuali, le aree con limitata presenza di

piccole industrie.

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CLASSE V - aree prevalentemente industriali : rientrano in questa classe le aree interessate

da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni.

CLASSE VI - aree esclusivamente industriali : rientrano in questa classe le aree

esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.

Definizione del bacino acustico

L’ambito territoriale in oggetto è classificabile come Classe III - aree di tipo misto

Qualità acustica allo stato attuale

Attualmente non vi è disponibilità di dati relativi ad indagini sperimentali, condotte con apposite

strumentazioni di misurazione, sul livello del rumore nello specifico ambito territoriale di

riferimento e pertanto non risulta possibile stabilire il livello delle emissioni sonore ante-operam.

Tuttavia c’è da rilevare come, nel contesto specifico di riferimento, le sorgenti inquinanti,

acusticamente intese, fanno riferimento alla tipologia di sorgente lineare costituita dai tratti

stradali presenti nell’area (via dei Monti Tiburtini e via di Pietralata in particolare).

Il DPCM 14/11/97 fissa i valori limite, in termini di pressione sonora equivalente e definiti, in

relazione ai tempi di riferimento, in rapporto alla precedente classificazione:

Valori limite di emissione - Leq in dB(A)

Classi di destinazione d'uso del territorio Tempi di riferimento

diurno (6-22) notturno (22-6)

I aree particolarmente protette 45 35

II aree prevalentemente residenziali 50 40

III aree di tipo misto 55 45

IV aree di intensa attività umana 60 50

V aree prevalentemente industriali 65 55

VI aree esclusivamente industriali 65 65

Valori limite assoluti di immissione - Leq in dB(A)

Classi di destinazione d'uso del territorio Tempi di riferimento

diurno (6-22) notturno (22-6)

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I aree particolarmente protette 50 40

II aree prevalentemente residenziali 50 45

III aree di tipo misto 55 50

IV aree di intensa attività umana 60 55

V aree prevalentemente industriali 65 60

VI aree esclusivamente industriali 70 70

Valori di qualità - Leq in dB(A)

Classi di destinazione d'uso del territorio Tempi di riferimento

diurno (6-22) notturno (22-6)

I aree particolarmente protette 47 37

II aree prevalentemente residenziali 52 42

III aree di tipo misto 57 47

IV aree di intensa attività umana 62 52

V aree prevalentemente industriali 67 57

VI aree esclusivamente industriali 70 70

I limiti ammessi in riferimento alla struttura di progetto ricadono nell’ambito della IV classe di

destinazione d’uso del territorio, e fanno riferimento a valori di circa 45-50 dB(A).

Qualità acustica conseguente al la realizzazione del progetto

La problematica acustica, alla luce di quanto precedentemente esposto, è valutata in rapporto a

specifiche considerazioni, riassunte nei seguenti punti:

Le attività connesse alla realizzazione del nuovo insediamento di progetto non comportano, per

la loro natura, modifiche sostanziali della tipologia delle fonti di potenziale inquinamento acustico,

che restano quelle di tipo lineare costituite dall’infrastrutturazione stradale esistente.

Il livello sono ammesso, pari ad un valore di circa 45-50 dB(A), risulta congruente con

l’inquinamento acustico prodotto dal traffico veicolare su strada.

L’impatto acustico dell’intervento previsto risulta essere negativo addirittura risulta

elemento migliorativo per il quartiere (trattandosi di spazi verdi) con la possibilità di

diminuire ulteriormente il livello di inquinamento acustico.

Emissioni sonore in fase di cantierizzazione

In fase di cantiere emissioni sonore di intensità rilevante sono attese soprattutto in conseguenza

delle fasi di movimentazione di terra ed escavazione.

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Gli interventi in questione si possono indicare come relativi a tipologie di lavorazioni con un livello

medio di emissione sonora. Possono essere sintetizzati in:

scavi del terreno

scarificazione di superfici artificiali esistenti, stenditura e rullatura di asfalti.

I valori di emissione sonora delle macchine operatrici normalmente utilizzate per lavorazioni di

questo tipo possono essere così riassunti:

EMISSIONI DI DIVERSI TIPI DI MACCHINE OPERATRICI

MACCHINA eq (dBA)

Pompe per calcestruzzi 90 ÷ 95

Vibratori ad immersione 80 ÷ 85

Vibratori esterni 95 ÷ 100

Escavatori idraulici 0 ÷ 95

Escavatori con demolitori a scalpello 100 ÷ 105

Rulli vibranti 90÷95

Frese per calcestruzzo 95 ÷ 100

Frese per asfalto 0 ÷ 95

Trapani elettrici a percussione 90 ÷ 95

Autocarro 78 ÷ 85

Dumper 85 ÷ 90

Pala meccanica gommata 85 ÷ 90

Pala meccanica cingolata 90 ÷ 100

Ruspa 90 ÷ 95

Autobetoniera 85 ÷ 90

Levigatrice 85 ÷ 90

Grader 85 ÷ 90

Rifinitrice manto stradale 90 ÷ 95

Gruppo elettrogeno 85 ÷ 90

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I Valori risultano superiori a quelli ammessi in base al DPCM 14/11/97 ma occorre considerare

che:

Il tessuto residenziale nell’immediato intorno ambientale si presenta discontinuo;

Non vi sono condizioni di assetto urbano che possono indurre particolari situazioni e condizioni

in grado di interferire e/o rallentare le operazioni di sbancamento dei terreni e di successiva

realizzazione delle opere (in considerazione soprattutto delle fasi di trasporto dei materiali e del

terreno di scavo) .

In riferimento a tali considerazioni risulta suffic iente allestire recinzioni e protezioni, a

ridosso e lungo il perimentro dell’area, con dimens ioni (altezze) e materiali tali

(pannellature piene in materiali plastici, ecc., no n dovranno essere utilizzate reti

metalliche, plastiche e similari) da ridurre i dist urbi acustici all’esterno dell’area di

intervento, oppure dovranno essere usate carterizza zioni amovibili nelle specifiche aree

che di volta in volta saranno interessate dalle pre senza delle macchine operatrici.

Valutazioni sull’aumento della produzione di rifiut i

Quando si parla di rifiuti solidi urbani si intende un eterogeneo e complesso aggregato la cui

origine è variamente articolata per una moltitudine di sorgenti produttive. Tali sorgenti (utenze

domestiche, piccolo commercio, servizi, artigianato, mercati, esercizi pubblici, comunità, scuole,

ecc..) producono in quantità e qualità rifiuti significativamente differenti tra di loro.Difatti nella

definizione di rifiuti urbani il Decreto Ronchi fa rientrare un insieme di rifiuti classificati all’art.7 in:

a. rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile

abitazione;

b. rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli della lettera a),

assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità (l’assimilabilità è definita dai Comuni sulla base di

criteri emanati dallo Stato);

c. rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;

d. rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade

ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive

dei corsi d’acqua;

e. rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali;

f. rifiuti provenienti da esumazione, estumulazione.

Nella quantificazione dei rifiuti urbani pertanto vengono conteggiate tutte le tipologie di rifiuti sopra

esposte, in particolare i dati di produzione si riferiscono ai rifiuti conferiti nel normale circuito della

raccolta organizzato dal servizio pubblico. In questi rifiuti, inoltre, terminano tutti i rifiuti di

imballaggio primari e una quota consistente dei secondari originati dalle piccole e medie attività

commerciali, dai servizi e terziario e dalle attività artigianali e di piccole industrie.

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La produzione di rifiuti solidi urbani nella città di Roma risulta quantificabile nell’ordine dei 450-500

kg per abitante. Nelle elaborazioni di Legambiente su dati AMA, nel 2001 la produzione per

abitante risultava essere pari, ad esempio a 466 kg/ab., mediata sommando la produzione

procapite per ciascun municipio e dividendo il risultato per i 19 municipi che costituiscono il

Comune.

Trattandosi di un progetto non residenziale l’incid enza risulta essere quasi

inesistente.

3.3. Individuazione/valutazione degli aspetti ambie ntali relativi alle

caratteristiche microclimatiche

Aspetti microclimatici: interazione con le caratter istiche microclimatiche locali,

Caratterizzazione Climatico-Ambientale della zona d i Pietralata

Dati generali di riferimento

Latitudine: 41°54'

Longitudine: 12°24’

Gradi-giorno: 1415

Caratteristiche di soleggiamento

I valori della radiazione solare variano da un minimo di 5,7MJ/m2 nel mese di dicembre ad un

massimo di 23,5-23,8 MJ/m2 giornalieri rispettivamente nei mesi di giugno e luglio.

Il guadagno energetico-radiativo risulta pertanto apprezzabile, anche in virtù di un numero di

giorni di cielo sereno/mese che va dai 23 del mese di luglio, ad un minimo di 10 per i mesi di

febbraio e novembre, con un numero di giorni nuvolosi/mese (cielo interamente coperto) che

comunque non va oltre i 6 per l'intera stagione invernale.

L’angolo di incidenza maggiore è pari a circa 71°,5 5’ al solstizio d’estate (21 giugno, ore 12,00),

mentre quello massimo per il periodo invernale, riferito al solstizio d’inverno (ore 12,00) risulta

corrispondere a circa 24°,64’.

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I livelli di temperatura minimi arrivano ad estremi di -4°C nel mese di gennaio, per quel che

riguarda il periodo invernale; mentre durante l'estate i valori minimi estremi (rilevabili nel periodo

notturno) arrivano a valori di 13,4°C nel mese di a gosto.

Le temperature massime sono caratterizzate da una variabilità (considerando le estreme) che va

dai 16,4°C di gennaio e febbraio ai 35,6°C del mese di agosto.

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Caratteristiche di ventilazione

Le caratteristiche di ventilazione sono state analizzate facendo riferimento alla fenomenologia

aerodinamica rilevata per Roma Ciampino, in quanto non esistono dati specifici sui venti rilevati

nella zona in oggetto. Non sono comunque attesi, in rapporto ai dati considerati, scostamenti

rilevanti, tali da modificare sostanzialmente la situazione microclimatica definita.

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Durante la stagione invernale vi è la presenza di venti prevalenti provenienti da nord-est tutta la

stagione, con una concomitante componente sud. Il periodo estivo risulta invece caratterizzato da

venti prevalenti provenienti da sud-ovest, con la concomitanza di flussi eolici provenienti da sud.

Tale regime eolico risulta caratterizzato da una velocità dei flussi che mediamente risulta

individuabile in circa 4 m/s. Non risulta esservi una netta differenziazione della velocità dei flussi

eolici tra il periodo invernale e quello estivo: questi ultimi sono caratterizzati da una velocità

maggiore ma la differenza risulta poco rilevante. Nei mesi di febbraio e marzo si registrano le

velocità di vento maggiori, pari a circa 4,4 m/s (valori medi), mentre nei mesi di settembre e ottobre

si registrano le velocità di vento minori, misurate nell’ordine dei 3,9 m/s.

Le velocità di vento massime arrivano a 6,4 m/s nel mese di dicembre, per il periodo invernale, ed

a 5,2 m/s nel mese di agosto per il periodo estivo.

Le caratteristiche di rugosità del suolo nell’intorno ambientale dell’area di riferimento non risultano

tali da attenuare e rallentare efficacemente la velocità dei flussi di vento invernali provenienti da

nord-est (risulta medio-bassa la rugosità del suolo nella zona a nord ed a nord-est del sito di

progetto, con coefficiente di rugosità pari a 0,23); i flussi di vento estivi incontrano una condizione

di elevata rugosità nella zona a sud ed a sud-ovest dell’area di progetto (coeff. di rugosità = 0,48).

Quest’ultima condizione tuttavia, pur determinando un rallentamento dei flussi eolici provenienti dal

sud e sud-ovest, non dovrebbe costituire una problematica sostanziale per la ventilazione degli

edifici in oggetto durante il periodo estivo poiché la elevata rugosità subisce comunque una

diminuzione nelle immediate prospicienze dello specifico sito di progetto, contraddistinte da

caratteristiche di rugosità assimilabili a quelle proprie delle zone di edificazione estensiva, con un

coefficiente di rugosità pari a 0,30.

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Viste le caratteristiche microclimatiche e trattand osi di un progetto non residenziale

il progetto prevede la realizzazione di pensiline o mbreggianti per risolvere il

problema del soleggiamento estivo. Per quanto rigua rda la ventilazione

l’inserimento delle alberature servirà come protezi one dell’area e delle residenze

esistenti.

Disposizioni Comunali in materia di architettura sostenibile ed efficienza energetica

Programmi di recupero urbano, nei Programmi Integrati, nei Progetti Urbani e negli Accordi di

Programma).

La Delibera Comunale n.48/2006 comprende inoltre, come la L.R. n.6/2008, specifiche disposizioni

circa il recupero delle acque meteoriche e la corretta gestione delle risorse idriche, nonchè

specifiche norme per le pavimentazioni delle superficie esterne e delle aree di pertinenza degli

edifici:

Indicazioni tecnologico-impiantistiche per irrigazi one

Ai fini di ottemperare a quanto richiesto dalla nor mativa ed evitare sprechi, il sistema di

irrigazione su tutta l’area verrà predisposto mette ndo delle vasche di accumolo che

serviranno a raccogliere le acque provenienti dalle fontanelle pubiche.

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3.4. Impatto sul patrimonio naturale e storico

Impatto sul patrimonio naturale vegetazionale

Essendo stata già analizzata la configurazione orografica del sito e la proposta di assetto

vegetazionale si rimanda ai precedenti punti della presente relazione.

Occorre comunque rilevare che la struttura di proge tto va ad inserirsi in un contesto privo

di particolare identità e di particolari pregi ambi entali, in riferimento anche all’attuale

assetto vegetazionale .

Impatto sul paesaggio urbano

Lo stato di degrado in cui versa attualmente parte dell’area di progetto (vedere carta

tematica n.14 “stato attuale-indagine fotografica”) determina una situazione in cui

l’intervento di trasformazione antropica si pone co me migliorativo della qualità del

paesaggio nelle sue differenti connotazioni, legate sia agli aspetti vegetazionali.

Impatto sul patrimonio storico-archeologico

Nello specifico ambito territoriale di intervento n on risultano particolari preesistenze

storico-archeologiche ma bisogna fare attenzione al lea vicinanza di un casale . Il più vicino

casale, rilevabile dalla Carta dell’Agro (classificato come moderno, oltre il XV sec.), eubicato a

sud-est di questo, lungo via delle Cave di Pietralata. Da rilevare vi è la presenza del tracciato

sotterraneo di un acquedotto, in prossimità del margine ovest del comprensorio di progetto.

(vedere carta tematica n.13 “Correlazione con la carta dell’Agro Romano”).

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Conclusioni

Premesso che ogni mutazione dello stato dei luoghi di fatto rappresenta un “impatto”, di cui

occorre valutare la significatività in relazione al contesto nel quale esso avviene, si vuole

evidenziare la particolarità della situazione in esame, riferita ad un intervento caratterizzato dalla

progettazione spazi aperti destinati a piazza e verde con percorsi ciclopedonali.

Poste queste premesse, lo Studio ha posto l’attenzione sulla stretta correlazione tra lo specifico

sito d’intervento e la realizzabilità stessa dei opere previste.

Quindi, posto il contesto territoriale di collocazione dell’intervento, lo studio ambientale porta a

considerare gli interventi in oggetto compatibili, sia con la programmazione e pianificazione

territoriale vigente a scala comunale e provinciale, sia con la realtà paesaggistica ed ambientale

che contraddistingue il territorio di Roma.

Pertanto tutti gli interventi effettuati sull’area non comportano alcun tipo di impatto, piuttosto si

presentano quali opere di miglioramento paesistico ambientale.

La principale finalità progettuale è quella di apportare significativi miglioramenti al quadro

complessivo paesaggistico, il cui aspetto risulta degradante.

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