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PROGETTO UNITARIO AREE F1, F2, F3, F4 Approvato con Del.G.C. n.57 del 15.02.2006 Studio di Prefattibilità Ambientale del Progetto Unitario Aree F1, F2, F3, F4 nell’ambito del Piano Particolareggiato del Comprensorio Direzionale di Pietralata RELAZIONE AMBIENTALE_aggiornamento del 18.01.2010 Arch. Domenico D’Olimpio

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PROGETTO UNITARIO AREE F1, F2, F3, F4 Approvato con Del.G.C. n.57 del 15.02.2006

Studio di Prefattibilità Ambientale del Progetto Unitario Aree F1, F2, F3, F4 nell’ambito del Piano Particolareggiato del Comprensorio Direzionale di Pietralata

RELAZIONE AMBIENTALE_aggiornamento del 18.01.2010

Arch. Domenico D’Olimpio

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Premessa………………………………………………………………………………Pag. 3

Finalità ed obiettivi dello Studio di Prefattibilità Ambientale………………………3

1. Quadro di riferimento programmatico…………………………….…….......6

1.1 Inquadramento territoriale e urbanistico…………………………..…........6 1.2. Congruenza con la pianificazione regionale e comunale…….…………6

Strumenti urbanistici regionali: relazioni con il PTPR.................6 Modifica del PTP in relazione all’accoglimento delle proposte comunali...........................................................................9 Strumenti urbanistici comunali.....................................................10

2. Quadro di riferimento progettuale…………………………………….…....12

2.1. Caratteristiche e dimensioni dell’opera……………………….…………..12

2.2 Linee principali di intervento……………………………………….……....16

Congruenza funzionale con la viabilità di riferimento……….…16 Parcheggi pubblici e pertinenziali ……………………………......18

Aree verdi e Interventi di sistemazione a verde …….…………..21

3. Quadro di riferimento ambientale…………………………….…………….22

3.1. Individuazione/valutazione degli aspetti ambientali relativi alle caratteristiche biofisiche del sito…………………...……….22

Morfologia…………………………………………………………...…22

Assetto geologico locale – caratteristiche geotecniche……....26 Assetto idrogeologico…………………………………………….....26

Valutazione del rischio sismico………………………………....…27

Considerazioni idro-geologiche conclusive: pericolosità e vulnerabilità dell’area……………………….…...…28

Assetto vegetazionale………………………………………….........30

Utilizzazione delle risorse naturali……………………….……......34

3.2. Individuazione/valutazione degli aspetti ambientali relativi alle caratteristiche antropico-insediative……………………….35

Inquinamento e disturbi ambientali……………………….….......35

Inquinamento ambientale per la componente aria…….……....35

Disturbi ambientali: valutazione dell’impatto acustico…..……37

Valutazione sull’aumento della produzione di rifiuti…..……....42

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3.3. Individuazione/valutazione degli aspetti ambientali relativi alle caratteristiche microclimatiche ed energetiche...................….…..44

Aspetti microclimatici: interazione con le caratteristiche microclimatiche locali, ..................................................………...44

Caratterizzazione Climatico-Ambientale della

zona di Pietralata…………………………………………………….44 Caratteristiche di soleggiamento…………………………………44

Caratteristiche di ventilazione…….………………………………46

Caratetteristiche di soleggiamento e ventilazione in rapporto agli edifici di progetto……….…..……………….....48 Comportamento bioecologico degli edifici e caratteristiche degli impianti di produzione energetica…......52

Disposizioni Regionali in materia di architettura sostenibile e bioedilizia……………………………52

Disposizioni Comunali in materia di architettura sostenibile ed efficienza energetica…….….……55

Indicazioni tecnologico-impiantistiche per la produzione energetica da fonte rinnovabile…..…….......…56

3.4. Impatto sul patrimonio naturale e storico……….…………………………..58

Impatto sul patrimonio naturale vegetazionale……………....58

Impatto sul paesaggio urbano…………………………………...58 Impatto sul patrimonio storico-archeologico………………...58

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PREMESSA Finalità ed obiettivi dello Studio di Prefattibilità Ambientale Lo studio di prefattibilità ambientale è uno strumento introdotto dalla legge Merloni

(n°109 11 febbraio 1994) con lo scopo di individuare già a livello di progetto preliminare

tutte quelle le eventuali criticità del territorio in cui risulta localizzato il progetto, nonché

quelle criticità derivanti dall’interazione tra l’assetto costruito previsto dall’intervento

progettuale (edificato, infrastrutturazione, ecc.) ed il contesto ambientale di riferimento,

valutato in rapporto ai differenti sottosistemi ambientali di ordine biofisico, microclimatico

ed antropico. A differenza di quanto accade con lo Studio di Impatto Ambientale, che va

a considerare ed analizzare nel dettaglio tutti gli impatti sul territorio per una data opera

che è già stata progettata, lo Studio di prefattibilità ambientale permette di acquisire una

conoscenza del territorio e delle caratteristiche delle mutue interazioni tra ambiente e

assetto di progetto, prima che si arrivi alla definizione del progetto definitivo, evitando

quindi che in fase di procedura di valutazione di impatto ambientale possano emergere e

si evidenzino problematiche rilevanti e tali da indurre ad una rielaborazione parziale o

addirittura totale del progetto in esame. Con lo studio di prefattibilità ambientale è

possibile pertanto contenere il rischio del verificarsi di tali situazioni negative e

predisporre soluzioni e strategie correttive e/o alternative ad eventuali soluzioni

urbanistiche, architettoniche, tecniche e tecnologiche che dovessero presentare

problematiche di scarsa compatibilità ambientale.

Ai fini dell’elaborazione del presente studio si fa riferimento a quanto espresso

dall’articolo 21 del D.P.R. 21 dicembre 1999 n.554, che costituisce il regolamento di

attuazione della legge quadro in materia di lavori pubblici sopra citata (legge n.109

dell’11/02/1994).

Pertanto lo studio si pone come obiettivo quello di dare risposta ai 5 punti indicati dal

sopra citato art.21 come fondamentali ai fini di “ricercare le condizioni che consentano un

miglioramento della qualità ambientale e paesaggistica del contesto territoriale” :

la verifica, anche in relazione all'acquisizione dei necessari pareri amministrativi, di

compatibilità dell'intervento con le prescrizioni di eventuali piani paesaggistici,

territoriali ed urbanistici sia a carattere generale che settoriale;

lo studio sui prevedibili effetti della realizzazione dell'intervento e del suo esercizio

sulle componenti ambientali e sulla salute dei cittadini;

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la illustrazione, in funzione della minimizzazione dell'impatto ambientale, delle

ragioni della scelta del sito e della soluzione progettuale prescelta nonché delle

possibili alternative localizzative e tipologiche;

la determinazione delle misure di compensazione ambientale e degli eventuali

interventi di ripristino, riqualificazione e miglioramento ambientale e paesaggistico,

con la stima dei relativi costi da inserire nei piani finanziari dei lavori;

l'indicazione delle norme di tutela ambientale che si applicano all'intervento e degli

eventuali limiti posti dalla normativa di settore per l'esercizio di impianti, nonché

l'indicazione dei criteri tecnici che si intendono adottare per assicurarne il rispetto.

La risposta che il presente studio di prefattibilità fornisce a tali richieste è articolata su

tre livelli di indagine, che corrispondono ai tre “quadri di riferimento“ utilizzati ed

utilizzabili anche per organizzare ed articolare studi di maggiore complessità (verifiche di

assoggettablità a VIA, valutazione di impatto ambientale):

Quadro di riferimento programmatico

Quadro di riferimento progettuale

Quadro di riferimento ambientale

Con tale strategia operativa si intende procedere in linea con gli approcci metodologici

propri di procedure di valutazione ambientale di livello superiore ai fini di stabilire una

maggiore e migliore interconnessione con tali procedure e garantire, nell’ambito di

queste ultime, le “informazioni necessarie allo svolgimento della fase di selezione

preliminare dei contenuti dello studio di impatto ambientale”, cosi’ come recita il comma

2 del citato art.21 del D.P.R. n.554/99.

Più in particolare i tre “quadri di riferimento” sono stati così organizzati e sottoarticolati:

Quadro di riferimento programmatico, riportante gli elementi conoscitivi sulle

relazioni tra l'opera progettata e gli atti di pianificazione e programmazione territoriale;

con particolare riferimento a:

- Inquadramento urbanistico- territoriale

- Verifica della conformità urbanistica: pianificazione regionale

- Verifica della conformità urbanistica: pianificazione comunale

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Quadro di riferimento progettuale, descrittivo del progetto e delle soluzioni adottate

per la sua realizzazione; con particolare riferimento a:

- Caratteristiche e finalità dell’opera - Linee principali d’intervento - Dimensioni del progetto – superfici, volumi, potenzialità

Quadro di riferimento ambientale, che definisce le componenti ed i fattori ambientali

interessati e ne descrive le interazioni con il progetto fornendo indicazioni di massima

sulle misure di mitigazione o compensazione che si possono attuare; con particolare

riferimento a:

- Individuazione/valutazione degli aspetti ambientali relativi alle caratteristiche biofisiche e microclimatiche:

o geomorfologia, idrografia, caratteristiche geotecniche, o caratteri vegetazionali e d’uso del suolo o utilizzazione delle risorse naturali o caratterizzazione microclimatica

- Individuazione/valutazione degli aspetti ambientali relativi alle attività antropico-insediative:

o inquinamenti e disturbi ambientali o produzione di rifiuti o Impatti sul patrimonio naturale e storico o efficienza energetica

- Cantierizzazione e fasi di attuazione Tutte le fasi in cui si articola il processo realizzativo, ovvero :

- la fase progettuale

- la fase di cantiere

- la fase d’esercizio

concorrono nella determinazione dei fattori di impatto ambientale che di fatto

scaturiscono direttamente dalle fasi di cantiere e di esercizio ma che emergono

anche e soprattutto in funzione delle scelte progettuali.

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1. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

1.1 Inquadramento territoriale e urbanistico

Il Progetto Unitario delle Aree F1, F2, F3, F4, nell’ambito del programma di attuazione

del Comprensorio Direzionale Pietralata, interessa un’area collocata nel quadrante nord-

est dell’area urbana romana, ad est della Stazione Tiburtina e della linea ferroviaria di

Roma. In particolare, la specifica area di intervento risulta collocata immediatamente a

nord-est del complesso ospedaliero Sandro Pertini, a nord di via dei monti Tiburtini,

nonché a sud ed a sud-ovest del Parco della Valle dell’Aniene. e via dei Durantini, ed è

delimitata a nord da via Leopoldo Pilla, ad est da via Luigi Brugnatelli e da via della

Magnetite, a sud da via della Lignite e ad ovest dall’area dell’ospedale Sandro Pertini.

Cartograficamente l’area di intervento ricade all’interno del foglio n° 374 “Roma”

(1:50.000) e n° 374-sez.1 “Roma nord-est” (1:25.000) della carta d’Italia della Cartografia

I.G.M., nonchè all’interno della sezione 374070 – Comune di Roma, della Carta Tecnica

Regionale (carta tematica 1 “Inquadramento territoriale – Ambito di riferimento”).

1.2. Congruenza con la pianificazione regionale e comunale Strumenti urbanistici regionali: relazioni con il PTPR La specifica area di intervento, individuata dal perimetro del “Progetto Unitario” (vedi

carta tematica n.8 “Progetto Unitario Aree F1, F2, F3, F4) risulta, nei confronti delle

zonizzazioni evidenziate nel precedente Piano Territoriale Paesistico Regionale

(PTPR), al di fuori delle zone di tutela (vedere carta tematica n.5bis “Correlazioni con

il precedente Piano Territoriale Paesistico Regionale”). In rapporto al nuovo PTPR

l’area di intervento si presenta invece non omogenea nel suo interno ma

diversificata, nelle varie carte di piano (Tavv. serie A, B, C, D), in differenti zone con

specifiche attribuzioni. In rapporto ai “Sistemi ed ambiti del paesaggio” (vedere carta

tematica n.2 “Correlazioni con il Piano Territoriale Paesistico Regionale – Sistemi ed

Ambiti del Paesaggio”- stralcio tav.A24 foglio 374) all’interno del perimetro del

progetto unitario figurano tre differenti ambiti:

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- Paesaggio degli Insediamenti Urbani; interessa l’area F1, i comparti C1, C2, C3,

C4, C5, C7, nonché l’area fondiaria R2/T;

- Paesaggio Naturale di Continuità; interessa l’area fondiaria R1, nonché l’area,

collocata al di fuori del perimetro del Progetto Unitario ed in prossimità del vertice

nord-ovest dello stesso, destinata dal Progetto Unitario a “parcheggi pubblici

multipiani interrati”;

- Paesaggio Agrario di Continuità; interessa la zona F1 ed in particolare l’area

fondiaria residenziale R3, le aree F2, F3, F4, l’area fondiaria residenziale R4,

nonché il comparto C6.

Ai fini di una migliore comprensione, in fig.1 è riportato un ingrandimento della tavola in

questione del PTPR (vedere carta tematica n.2) con la sovrapposizione del “Progetto

Unitario delle aree F1, F2, F3, F4.

Fig.1 Sovrapposizione Progetto Unitario Aree F1, F2, F3, F4 e stralcio PTPR tav.A24 foglio 374 In verde: Paesaggio naturale di continuità; in giallo chiaro-avorio: Paesaggio agrario di continuità; in grigio: Paesaggio degli insediamenti urbani

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Occorre tuttavia osservare che l’ambito di intervento è interessato da “proposte comunali di modifica del PTP” che vanno a modificare quanto preliminarmente disposto negli elaborati di piano e dalle relative norme (vedere più avanti specifico paragrafo “Modifica del PTP in relazione all’accoglimento delle proposte comunali”). Pertanto tutti gli eventuali vincoli e tutte le prescrizioni vanno interpretate in funzione di quanto precisato nei criteri di valutazione delle osservazioni comunali.

A completare l’analisi del rapporto tra il progetto in questione ed il PTPR si riportano

le attribuzioni previste dalle zonizzazioni riportate negli altri elaborati di piano.

In rapporto ai “Beni Paesaggistici” (vedere carta tematica n.3 “Correlazioni con il Piano

Territoriale Paesistico Regionale – Beni Paesaggistici”- stralcio tav.B24 foglio 374)

all’interno del perimetro del progetto unitario figura solamente l’ambito:

- Aree urbanizzate del PTPR; l’ambito interessa l’area F1, i comparti C1, C2,

C3, C4, C5, C7, nonché l’area fondiaria R2/T.

Non vi sono pertanto vincoli dichiarativi che interessano la specifica zona di

progetto.

In rapporto ai “Beni del patrimonio naturale e culturale e azioni strategiche del PTPR”

(vedere carta tematica n.4 “Correlazioni con il Piano Territoriale Paesistico Regionale –

Beni del patrimonio naturale e culturale e azioni strategiche del PTPR”- stralcio tav.C24

foglio 374) all’interno del perimetro del progetto unitario figurano due differenti ambiti:

- Tessuto urbano; l’ambito interessa l’area F1, i comparti C1, C2, C3, C4, C5, C7,

nonché l’area fondiaria R2/T.

- Pascoli, rocce, aree nude (carta dell’uso del suolo 1999), l’ambito interessa la

zona F1 ed in particolare l’area fondiaria residenziale R3, le aree F2, F3, F4, l’area

fondiaria residenziale R4, nonché il comparto C6.

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Modifica del PTP in relazione all’accoglimento delle proposte comunali

In rapporto alle “Proposte comunali di modifica dei PTP vigenti” (vedere carta tematica n.5

“Proposte comunali di modifica dei PTP vigenti” - stralcio tav.D24 foglio 374) all’interno del

perimetro del progetto unitario figurano due differenti ambiti:

- Aree urbanizzate; l’ambito interessa l’area F1, i comparti C1, C2, C3, C4, C5,

C7, nonché l’area fondiaria R2/T.

- Osservazioni preliminari proposte dai Comuni, l’ambito interessa la zona F1 ed

in particolare l’area fondiaria residenziale R3, le aree F2, F3, F4, l’area fondiaria

residenziale R4, nonché il comparto C6.

In particolare l’Amministrazione Comunale, attraverso i Dip. U.O.2 e U.O.9

Dipartimento VI, ha trasmesso con nota n.16433 del 12 ottobre 2006 la

documentazione tecnica relativa agli interventi nell’ambito del PTP 15/9:

Programma integrato residenziale Pietralata (proposta di modifica individuata dal

codice 058091_P368 sulla specifica carta tematica).

L’osservazione è stata “accolta parzialmente” attraverso lo specifico “parere” di

seguito riportato, pertanto vincoli ed attribuzioni normative riportate nelle tavole di

piano, con particolare riferimento a “Sistemi ed ambiti del paesaggio” vanno a

modificarsi in funzione di quanto disposto nel “Parere” specifico:

“Accolta secondo quanto precisato al punto 3C dei criteri di valutazione delle

osservazioni dei comuni subordinatamente ai pareri paesistici, nel rispetto dei beni

archeologici. Per il corso d’acqua si applicano le disposizioni di cui al co 7 dell’art.7

L.R.24/98 (limitatamente alle aree urbanizzate). Per la parte compresa nella Riserva

Naturale dell’Aniene da destinare a verde, ogni trasformazione è subordinata al

parere del parco”

Lo specifico ambito di intervento non presenta, in rapporto a quanto indicato nel

“Parere” della Regione, particolari problematiche in quanto al di fuori, secondo

quanto specificato al punto 3C dei criteri di valutazione, dagli ambiti vincolati relativi

ai corsi d’acqua e non interessate da aree di particolare interesse archeologico.

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Strumenti urbanistici comunali In relazione al precedente PRG l’area di intervento risulta come area di “ristrutturazione

urbanistica” (vedere carta tematica n.6 “Correlazioni con il Piano Regolatore del 1965), in

congruenza con gli specifici obiettivi dell’intervento progettuale in oggetto.

In rapporto al nuovo PRG l’area di intervento risulta definita come area relativa a “Progetti

strutturanti” e più in particolare ricade nell’ambito delle “centralità metropolitane e urbane”

a “pianificazione definita” (tav. tematica 6 “Correlazioni con il PRG adottato”).

Tali ambiti risultano normati, nell’ambito delle norme tecniche di attuazione del piano,

dagli artt. 58 e 60:

Capo 6°- Progetti strutturanti Art.58. Definizione, obiettivi e componenti 1. I Progetti strutturanti sono relativi: a parti di città fortemente caratterizzate da insiemi di elementi e tracciati

archeologici, storici e naturali; ad ambiti di trasformazione strategici rispetto al futuro assetto della città; a

luoghi centrali dotati di forte identità locale. Per tali parti di città, ambiti e luoghi, il PRG prevede, alle varie

scale, interventi di riqualificazione e di trasformazione definiti con le procedure del Progetto Urbano o del

Programma integrato, di cui ai precedenti articoli 16 e 17, ovvero affidati a progetti di intervento per la

qualificazione degli spazi pubblici e la realizzazione di attrezzature pubbliche e di interesse pubblico.

2. I Progetti strutturanti si articolano nelle seguenti componenti:

a) Ambiti di programmazione strategica;

b) Centralità metropolitane e urbane;

c) Centralità locali.

Art.60. Centralità metropolitane e urbane

1. Le Centralità metropolitane e urbane sono finalizzate alla nuova organizzazione multipolare del territorio

metropolitano, attraverso una forte caratterizzazione funzionale e morfo-tipologica, nonché una stretta

connessione con le reti di comunicazione. Esse riguardano parti di città caratterizzate da elevata accessibilità

mediante la rete di trasporto pubblico (in particolare su ferro), da una forte integrazione funzionale, da

rilevanti connotati di identità sociale e storica, e da una alta potenzialità alla trasformazione; tali elementi

concorrono ad individuare per le Centralità un ruolo di riferimento, di identità insediativa e di polarizzazione

nella nuova organizzazione metropolitana prevista dal PRG.

2. Le Centralità metropolitane e urbane sono individuate da un perimetro riportato nell’elaborato 3.”Sistemi e

Regole”, rapp. 1:10.000; tale perimetro contiene tutti gli immobili la cui trasformazione, riuso o riqualificazione

concorre a definire il ruolo di centralità. La zonizzazione interna a tali perimetri ha valore indicativo e di

indirizzo per la formazione dei Progetti urbani.

3. Ai fini dell’attuazione le Centralità metropolitane e urbane sono suddivise in Centralità a pianificazione

definita e Centralità da pianificare, come evidenziato nell’elaborato 3.”Sistemi e Regole”, rapp. 1:10.000: le

prime riguardano ambiti per cui sono stati già approvati o sono in corso di approvazione strumenti urbanistici

esecutivi e programmi d’intervento; le seconde riguardano ambiti da sottoporre a pianificazione esecutiva con

la procedura del Progetto urbano di cui all’art.16, nel rispetto del presente articolo.

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4. Alle Centralità a pianificazione definita appartengono: Bufalotta, Pietralata, Ostiense, Alitalia-Magliana,

Polo tecnologico, Tor Vergata, Eur Castellaccio, Ponte di Nona-Lunghezza. Ai fini attuativi si applica la

disciplina definita dai relativi strumenti urbanistici esecutivi, una volta approvati…

…Ai sensi dell’art.15, commi 10 e 11, e dell’art.92, l’attuazione delle Centralità metropolitane e urbane è

subordinata alla preventiva o contestuale realizzazione delle infrastrutture ferroviarie (linee metropolitane,

altri sistemi in sede propria) previste dal PRG.

In termini di pianificazione particolareggiata sull’area è attualmente vigente lo

specifico Piano Particolareggiato del Comprensorio di Pietralata, approvato con

D.R.L. n.79 del 24/01/2001 (vedere carta tematica n.7).

Il progetto in questione risulta congruente con le indicazioni preliminari del piano, in quanto ad assetto della viabilità principale dell’area (assi viari principali, piazza centrale) ed a obiettivi da conseguire (“aree residenziali di

ristrutturazione urbanistico-edilizia”). In particolare le aree F ricadono tra quelle definite dalle Norme Tecniche di

Attuazione del P.P. di Pietralata, art. 6 lettera i), “Aree residenziali di ristrutturazione

urbanistica”. Per tali aree (denominate F1, F2, F3, F4) la ristrutturazione urbanistica

ed edilizia è finalizzata a consolidare la destinazione residenziale attraverso la

razionalizzazione e il potenziamento della maglia viaria, la realizzazione delle

attrezzature di servizio ed il verde di interesse locale, il miglioramento della qualità

dell’edilizia esistente, anche con la demolizione degli edifici precari, fatiscenti, o

tipologicamente estranei al tessuto edilizio, e la costruzione di nuova edilizia

residenziale con tipologie a palazzina e villini.

L’indice di edificazione relativo alle aree F1, F2, F3 ed F4 è pari a 2,3 mc/mq.

Inoltre l’art. 7 lettera a) delle suddette Norme Tecniche di Attuazione del Piano

Particolareggiato prevede: “In sede di progettazione unitaria dell’intera area F di

ristrutturazione urbanistica edilizia è consentita la riduzione della cubatura

realizzabile fino al massimo del 20%, nonché la ridistribuzione di detta cubatura tra i

diversi comparti (F1, F2, F3, F4) al fine di consentire la salvaguardia e la

valorizzazione del verde esistente nei comparti F3 e F4, onde consentire la

destinazione a verde pubblico nei suddetti comparti per la realizzazione del Parco

Pertini, il recupero ad uso sociale (ludoteca, centro anziani) degli edifici industriali

dimessi nel comparto F1, nonché la realizzazione di verde di vicinato e di un

percorso pedonale alberato in collegamento con il Parco dell’Aniene”.

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2. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

2.1. Caratteristiche e dimensioni dell’opera L’area di progetto risulta caratterizzata da una superficie territoriale pari a circa

mq. 75160. In tale ambito il “Progetto Unitario delle aree F1, F2, F3, F4” in

questione, elaborato dal Comune di Roma – Dip. XVI, prevede un totale di circa 140.950 mc di nuova edificazione residenziale. In particolare, e più nel dettaglio, si hanno circa 125.600 mc (calcolati come da NTA del precedente PRG) considerando la volumetria al netto di logge ed atri.

Tale cubatura dà luogo ad una superficie utile residenziale (presumibile) pari a circa mq. 31.420. Considerando una superficie utile media per alloggio compresa tra i 55 ed i 58 mq si ha un numero di appartamenti realizzabili compreso tra 542 e 576.

Per ciò che riguarda il tessuto edilizio preesistente (aree C1, C2, C3, C4, C5, C6,

C7; vedere carta tematica n.8 “Progetto Unitario Aree F1, F2, F3, F4”) si ha una

superficie complessiva di circa mq. 13.680 di conservazione del tessuto edilizio

esistente.

Più in particolare si hanno i seguenti valori di superfici e cubature:

EDIFICI IN LINEA SUP.

(mq) h CUBATURA

(mc)

A SUP TOTALE 8227,00 13,00 106951,00 B NON RESIDENZIALE 1260,00 4,00 5040,00 C SOPRAELEVAZIONI 2014,00 3,00 6042,00 D PORTICI E FORNICI 864,00 4,00 3456,00

k LOGGE ED ATRII 3668,00 3,00 11004,00 E DECREMENTO

CUBATURA X SOPRAELEVAZIONE 1° SOLAIO

6103,00 1,00 6103,00

F CUBATURA RESIDENZIALE VXP (A-B+C-D-E=F)

98394,00

CUBATURA EDILIZIA RESIDENZIALE (AL NETTO DI LOGGE ED ATRII)

F-k

87390,00

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PALAZZINE SUP. (mq)

h CUBATURA (mc)

A SUP TOTALE 2533,17 16,00 40530,72 B NON RESIDENZIALE 0,00 4,00 0,00 C PORTICI E FORNICI 0,00 4,00 0,00

D PIANO ATTICO* 1519,90 3,00 4559,71 k LOGGE ED ATRII 1446,00 3,00 4338,00 E DECREMENTO CUBATURA X

SOPRAELEVAZIONE 1° SOLAIO

2533,17 1,00 2533,17

F CUBATURA RESIDENZIALE VXP (A-B-C+D-E=F)

42557,26

CUBATURA EDILIZIA RESIDENZIALE (AL NETTO DI LOGGE ED ATRII)

F-k

38219,26

Gli edifici di nuova realizzazione sono pertanto previsti nelle tipologie in linea ed a

palazzina, caratterizzati da una altezza minima pari a m 13,00 e massima pari a m

16,00, per un totale di 4, max. 5 livelli fuori terra.

Gli edifici in linea, attestati lungo la direttrice viaria principale che da nord a sud

collega via Leopoldo Pilla con via della Lignite, parallelamente a questa,

costituiscono e caratterizzano il fronte urbano lungo l’asse viario longitudinale di

progetto. Le palazzine, tutte caratterizzate da un’altezza pari a m 16,00 e da n.5

livelli fuori terra, sono previste nell’area fondiaria R2, dove interfacciano con il

tessuto edilizio esistente di conservazione dei comparti C1, C2, C3, C4, e nell’area

fondiaria R4, presso l’angolo sud-ovest dell’area di progetto, dove interfacciano con

l’area dell’ospedale Sandro Pertini.

In fig.2 è riportato uno schema esemplificativo della consistenza edilizia prevista dal

progetto in termini tipologici, volumetrici, morfologici e di organizzazione

planimetrica.

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Fig.2 – Caratteristiche volumetriche, tipo-morfologiche e di organizzazione

planimetrica dell’assetto costruito previsto dal sistema insediativo di progetto

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A servizio del nuovo assetto edilizio di progetto vi è una superficie viaria pari a a

complessivi mq. 13.056, suddivisibili in:

- viabilità di progetto 3° stralcio: mq. 7406,00

- viabilità di progetto mq. 3230,00

- viabilità esistente da ristrutturare mq. 13.056,00

La superficie dei parcheggi pubblici consta complessivamente di mq. 6980,

organizzati in 10 aree di parcheggio disposte come riportato in fig. 3.

Fig.3 – organizzazione e disposizione delle aree dei parcheggi pubblici

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2.2. Linee principali d’intervento

Il progetto in esame, a livello complessivo, è costituito da diversi fattori d’intervento, così

riassumibili:

• Nuove strutture edilizie residenziali

• Sistemazione degli spazi aperti e delle aree destinate a verde pubblico

(zone F3 e F4) Nuova viabilità interna all’area

• Parcheggi pubblici

• Parcheggi pertinenziali.

Tali ambiti sono stati fatti oggetto di indagini specifiche ai fini della presente valutazione, nell’obiettivo di individuarne la coerenza con il quadro normativo ed ambientale. Lo studio analitico è stato altresì esteso alle fasi del processo realizzativo, in particolare alle fasi di cantiere e di esercizio, suggerendo oppurtune modifiche e miglioramenti al progetto, intervenendo quindi sulla fase progettuale, in funzione della risoluzione delle problematiche rilevate e del miglioramento delle condizioni di “risposta e compatibilità ambientale”. Congruenza funzionale con la viabilità di riferimento A livello di congruenza funzionale con la viabilità di riferimento, occorre rilevare che

l’area di progetto risulta efficacemente interconnessa con via dei Monti Tiburtini,

grande arteria di scorrimento e con via Tiburtina, altra grande arteria di scorrimento

che collega con la zona più centrale dell’area urbana romana e con il GRA esterno

(vedere carta tematica n.9 “Viabilità di Riferimento Principale”). Tali interconnessioni

sono assicurate da via di Pietralata (che consente tra l’altro il collegamento con la

zona a nord ed a nord-ovest dell’area di progetto), dalla quale si può giungere

direttamente da via Tiburtina al cuore dell’area o viceversa defluire dalla stessa

verso via Tiburtina; da via dei Durantini, che interconnette via Tiburtina con via dei

monti Tiburtini e, procedendo verso nord, con il cuore dell’area in questione; da via

delle Cave di Pietralata, che va sostanzialmente a raddoppiare il collegamento

rappresentato da via di Durantini, tra l’area di progetto e via Tiburtina.

Occorre osservare inoltre che è prevista, nell’ambito del Piano Particolareggiato di

Pietralata, una specifica ristrutturazione viaria e dei collegamenti con l’area del

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comprensorio di Pietralata: innanzitutto un terzo asse viario, immediatamente ad est

di via dei Durantini, andrà a collegare l’incrocio tra il tratto superiore di via dei

Durantini (direttamente innestato all’area di progetto) e via Tiburtina; inoltre un

nuovo asse viario di progetto , circa parallelo al tratto di via dei Durantini appena

citato (tratto compreso tra via di Pietralata e via dei Monti Tiburtini) andrà a

raddoppiare l’interconnessione con il cuore dell’area in questione penetrando sino

all’interno della stessa.

A livello di viabilità di quartiere sono sostanziali i completamenti e gli adeguamenti

previsti ai fini di garantire una corretta accessibilità e fruibilità della zona,

adeguamenti che risultano importanti ai fini di consentire oltre che collegamenti

efficaci con i settori urbani circostanti, un corretto “assorbimento” del flusso

veicolare:

Ristrutturazione di via delle Cave di Pietralata, con la quale opera si intende

determinare una sostanziale trasformazione della stessa in un ampio viale

alberato che interconnette via Tiburtina al Centro Direzionale ed a partire da

Largo Beltramelli termina in una sorta di piazza concepita come “cerniera” tra

il quartiere esistente, le nuove strutture direzionali ed il Parco Urbano di

Pietralata.

Via dei Durantini e via A.Benedetti vengono ristrutturate, in particolare nella

parte a nord di via Filippo Meda (è previsto il prolungamento di via A.

Benedetti fino all’interconnessione con via dei Monti Tiburtini) e convergono

nella nuova piazza civica di Pietralata sulla quale affacciano il municipio e gli

altri edifici direzionali comunali previsti.

Ulteriori sistemazioni e miglioramenti sono previste per via F.Meda e via

A.Tedeschi, ai fini di migliorare l’interconnessione tra la stazione metro

“Monti Tiburtini” e la Stazione metro Tiburtina, essenziali per il collegamento

con la rete di trasporto pubblica ed in particolari con i nodi di accesso alla

metropolitana.

Le eventuali problematiche ipotizzabili relative all’aumento del carico sulla rete stradale esistente a seguito ded deflusso/afflusso da e verso la nuova area residenziale, trovano pertanto valide soluzioni in grado di ridurre il carico veicolare sulle arterie stradali esistenti e garantire i necessari collegamenti

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con le reti di trasporto pubblico (metropolitano in particolare). In relazione alla prevista realizzazione delle opere di miglioramento e di completamento della rete viaria descritte, i potenziali impatti dell’accresciuto carico urbanistico sulla viabilità urbana di settore e di quartiere possono definirsi “controllabili”

Parcheggi pubblici e pertinenziali La dotazione di parcheggi pubblici risulta importante ai fini di garantire una adeguata

fruibilità della nuova area residenziale prevista. Il progetto prevede una dotazione di parcheggi pubblici che, seppur definita nell’ambito del precedente PRG, risulta ampiamente congruente con quanto disposto dalle norme tecniche di attuazione del nuovo PRG, che individuano il quantitativo minimo di superfici da destinare a parcheggio in funzione della specifica funzione degli edifici di progetto e del carico urbanistico stimato. Le Norme Tecniche di attuazione del nuovo PRG “Classificazione delle destinazioni

d’uso” pongono in relazione alla tipologia funzionale (residenze, eventuale tessuto

commerciale di supporto) delle strutture edilizie previste una condizione di carico

urbanistico (CU) basso:

Art.6. Classificazione delle destinazioni d’uso

1. Le destinazioni d’uso previste dalle presenti Norme - con esclusione delle destinazioni a servizi,

infrastrutture e impianti, di cui al Titolo IV - sono articolate in otto funzioni: abitative, commerciali, servizi,

servizi pubblici, turistico-ricettive, produttive, agricole, parcheggi non pertinenziali. Sulla base di tali funzioni e

del Carico urbanistico (CU) di cui all’art.3, comma 6, le destinazioni d’uso sono così classificate:

a) Abitative: abitazioni singole - (CU/b); abitazioni collettive (studentati, convitti, conventi, collegi, residenze

sanitarie per anziani) - (Cu/b);

b) Commerciali: piccole strutture di vendita (superficie di vendita fino a 250 mq) - (CU/b); medie strutture di

vendita (superficie di vendita fino a 2.500 mq) - (CU/m); grandi strutture di vendita (superficie di vendita oltre

2.500 mq) - (CU/a); le strutture di vendita si intendono al dettaglio e comprensive di depositi pertinenziali,

anche localizzati in locali autonomi non contigui;

c) Servizi: pubblici esercizi (bar, ristoranti, pub, locali notturni in genere), servizi alle persone (amministrativi,

sociali, assistenziali, sanitari, istruzione, culturali, fitness) - (CU/m); direzionale privato (uffici e studi

professionali, servizi alle imprese) - (CU/b); sportelli tributari, bancari e finanziari – (CU/m); artigianato di

servizio e studi d’artista - (CU/b); sedi della pubblica amministrazione e delle pubbliche istituzioni nazionali,

estere e sopranazionali – (CU/m); sedi e attrezzature universitarie - (CU/m); attrezzature culturali (esclusi i

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teatri) e religiose – (CU/m); attrezzature collettive (per lo sport, lo spettacolo, la cultura, ricreative,

congressuali) - (con SUL fino a 500 mq: CU/m; con SUL oltre 500 mq e per le discoteche: CU/a);

Pertanto, facendo riferimento all’art.7 delle NTA si avrà:

Art.7. Parcheggi pubblici e pertinenziali

1. Ai carichi urbanistici relativi alle funzioni di cui all’art.6, comma 1, corrispondono le seguenti dotazioni

minime di parcheggi pertinenziali (P1) e pubblici (P2), fatto salvo quanto diversamente stabilito nel Titolo IV:

Parcheggi per destinazioni d’uso a carico urbanistico medio (CU/m)

Destinazioni d’uso P1

(mq/10mq SUL)

P2

(mq/10mq SUL)

Abitative/abitazioni singole 4 1,6

Abitative/abitaz.collettive 4 2

Commerciali 4 4

Servizi 4 4

Turistico-ricettive 4 4

Agricole 4 1

In base alla NTA di PRG pertanto, la superficie prevista per i parcheggi pubblici (vedere

par. “Caratteristiche e dimensioni dell’opera”), così articolata per le complessive 10 aree

di parcheggio:

P1 mq. 1289,25

P2 mq. 1291,58

P3 mq. 764,70

P4 mq. 1473,87

P5 mq. 1036,39

P6 mq. 648,00

P7 mq. 177,27

P8 mq. 128,71

P9 mq. 42,55

P10 mq. 129,00

Tot. mq. 6981,00

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risulta funzionale ad una SUL di : 6981/1,6 x 10 = mq. 43.631, superiore a quella prevista

dal progetto (la superficie utile residenziale presumibile risulta pari a circa mq.31.421; pur

effettuando il calcolo dividendo la volumetria edilizia prevista, circa 126.000 mc., per una

altezza di interpiano di m 3,10, si ottengono mq 40.645, pertanto inferiori rispetto la

Superficie Utile Lorda che potrebbe essere soddisfatta dai parcheggi previsti.

Pertanto la dotazione di parcheggi pubblici prevista è ampiamente congruente con il carico urbanistico di riferimento. Occorre porre tuttavia in rilievo la necessità di realizzare una superficie relativa ai

parcheggi pertinenziali anch’essa congruente. In questo caso, facendo riferimento alla

SUL minima ipotizzabile, pari a circa 31.500 mq, avremo una necessità di aree di

parcheggio pari a 4mq/10mq SUL. Si avrà quindi: 31.500/10 x 4 = 12.600 mq.

Occorrerà pertanto prevedere un quantitativo di superficie per i parcheggi pertinenziali pari a circa il doppio di quella riservata ai parcheggi pubblici. Tale obiettivo potrà essere perseguito attraverso la realizzazione di piani interrati e seminterrati adibiti a garage e ad autorimessa.

In conclusione, per ciò che concerne l’aspetto relativo alla necessaria dotazione di parcheggi pubblici e pertinenziali, si pone l’attenzione sulla necessità di individuare spazi e soluzioni tecnico-architettoniche per la necessaria integrazione quantitativa relativa i parcheggi pertinenziali. Le soluzioni potranno e dovranno (viste le richieste quantitative poste dalle norme) anche prevedere la realizzazione di parcheggi multipiano ed interrati. Non si pongono, viste le caratteristiche dimensionali delle singole aree di parcheggio ad uso pubblico, problematiche relative alla necessità di predisporre una specifico studio di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale o uno Studio di VIA specifico L’Allegato IV “Progetti sottoposti alla Verifica di assoggettabilità di competenza delle

Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano” del Dlgs 3 aprile 2006, n.152, al

punto 7, comma “b”, riporta infatti quali limiti dimensionali oltre i quali diviene necessario

la specifica verifica di assoggettabilità a VIA:

“progetti di sviluppo di aree urbane, nuove o in estensione, interessanti superfici superiori

ai 40 ettari; progetti di riassetto o sviluppo di aree urbane all’interno di aree urbane

esistenti che interessano superfici superiori a 10 ettari;....parcheggi di uso pubblico con

capacità superiori a 500 posti auto”.

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Aree verdi e Interventi di sistemazione a verde

Gli spazi aperti del comprensorio direzionale di Pietralata sono caratterizzati dalla

presenza di ampie aree vegetate, in parte esistenti ed in parte di progetto, che

circondano il polo direzionale nonchè la specifica area di progetto in questione:

Il Parco di Pietralata, che si interpone tra via dei Monti di Pietralata ed il centro

direzionale ad ovest, nonché tra quest’ultimo e via dei Monti Tiburtini a nord,

comprendendo le pendici e la parte sommitale del colle di Petralata e

presentando ampie superfici boschive;

Il Parco Pertini, collocato ad est del polo direzionale,

Il Parco Meda, ubicato nel settore sud-est del comprensorio di Pietralata, al di

sopra della via Tiburtina ed al di sotto del Parco Pertini con il quale si pone

comunque in continuità.

Interventi importanti di piantumazioni arboree sono previsti lungo via delle Cave di

Pietralata, che verrà ristrutturata e trasformata in un largo viale alberato con alberature

su più filari, nell’area immediatamente a sud di via dei monti Tiburtini, in cui convergono

via dei Durantini e via A.Benedetti, lungo il tratto di via dei Durantini stessa che prosegue

verso nord dopo l’intersezione con l’asse viario costituito da via del Casale Quintiliani e

della sua prosecuzione verso est costituita a via C.Moretti. Ulteriori interventi di

piantumazione arborea sono poi previsti diffusamente all’interno del tessuto urbano della

nuova area residenziale fini di qualificare e valorizzare vie e spazi urbani.

Complessivamente i dati generali riportati nel Piano Particolareggiato di Pietralata,

indicano un superficie di verde pubblico pari a 22,30 ha ed una superficie di verde di uso

pubblico pari a 6,30 ha.

C’è tuttavia da osservare come le norme tecniche di attuazione del Piano Particolareggiato richiedano la messa a dimora, nei parcheggi di superficie, di 1 albero per ogni 50 mq di superficie utile. Di tale indicazione dovrà essere tenuto conto nella elaborazione del progetto definitivo. Le aree verdi e le alberature previste all’interno del comprensorio di Pietralata risultano altresì funzionali, nel quadro complessivo, alla mitigazione degli effetti legati all’azione inquinante dovuta agli autoveicoli, nei confronti del sistema atmosfera, attraverso la capacità di assorbimento di determinati agenti inquinanti e di rigenerazione della qualità dell’aria propria delle strutture vegetali, come

meglio specificato nel Quadro di riferimento ambientale.

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3. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

3.1. Individuazione/valutazione degli aspetti ambientali relativi alle caratteristiche biofisiche del sito

Morfologia (La trattazione che segue è stata sviluppata assumendo come base di riferimento la

relazione geologica elaborata dal prof.M.Sciotti; ”Comprensorio Direzionale

Pietralata “)

La morfologia dell’area e l’orografia in particolare (tav. tem.10 “Geomorfologia”),

definiscono un territorio caratterizzato da una variabilità altimetrica da circa m 40-41

s.l.m. (nella parte relativa alla specifica area di intervento) a circa m 25,00 s.l.m. nella

parte inferiore a sud, in prossimità della sede viaria di via Tiburtina, a definire un

supporto orografico in declivio da nord verso sud.

La morfologia originaria della zona è stata notevolmente modificata dalle attività

antropiche sviluppatesi in questo territorio da antica data fino ai tempi più recenti. In

particolare, il versante occidentale dei Colli di Pietralata e la zona tra Casale Quintiliani e

via dei Monti Tiburtini sono state interessate in passato da attività estrattiva a cielo

aperto, mentre in corrispondenza della zona di Casale Quintiliani è presente un ampia

zona di scavo, di forma arcuata realizzata in occasione dei lavori della linea B della

Metropolitana.

In tali zone si riscontra pertanto la successione di ripide pareti di scavo e di ampie

depressioni, che nel caso delle cave, sono state successivamente riempite parzialmente

con materiali di riporto di varia natura.

Il “basso grado di franosità”, legato alla naturale evoluzione dei versanti (in quanto

impostati su plateau piroclastici, digradanti con modeste pendenze), l’esclusione di

eventuali movimenti franosi originati da innalzamenti del livello della falda acquifera o

causati da eventi meteorici eccezionali), nonché la modesta sismicità del territorio,

conduce alla conclusione che, relativamente all’assetto geomorfologico non sono da

attendersi particolari situazioni di potenziale instabilità dei luoghi, vista anche

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l’assenza di indizi morfologici che preludano all’instaurarsi di fenomeni di smottamento o cedimento.

Si riscontra pertanto una sostanziale assenza di situazioni problematiche connesse all’assetto geomorfologico del sito in oggetto.

Assetto geologico locale – caratteristiche geotecniche

(La trattazione che segue è stata sviluppata assumendo come base di riferimento la

relazione geologica elaborata dal prof.M.Sciotti; ”Comprensorio Direzionale

Pietralata “)

La gran parte della zona sud-orientale di Roma è caratterizzata , come l’area in esame,

dalla presenza di vulcaniti appartenenti alle propaggini nord-occidentali del distretto

vulcanico dei Colli Albani.

Al di sotto di una coltre più o meno discontinua di terreni di riporto, le formazioni

geologiche presenti nel sottosuolo della zona in esame sono riconducibili ai seguenti

complessi, dal più recente al più antico:

- alluvioni recenti ed attuali di fondovalle;

- sedimenti fluvio-lacustri post-vulCanici, terrazzati;

- complesso superiore dei prodotti vulcanici dei Colli Albani:

pozzolane superiori (o "pozzolanelle")

tufo litoide (“tufo lionato")

pozzolane inferiori ("pozzolane nere");

- complesso dei “tufi antichi", con livelli incoerenti e litoidi, intercalati da materiali

piroclastici alterati e rimaneggiati ("tufi terrosi");

- complesso sedimentario fluvio-lacustre, pre-vulcanico, costituito da limi, sabbie, ghiaie

ed argille variamente intercalati; nella zona settentrionale la parte sommitale è costituita

da una serie sabbioso-travertinosa e da limi calcarei.

Nella successione stratigrafica sono presenti terreni con caratteristiche molto diverse:

da francamente lapidei a incoerenti, e coesivi a consistenza da media a molto bassa.

Nell'ambito delle singole formazioni o delle unità litologiche nei materiali vulcanici le

caratteristiche rimangono alquanto costanti ed uniformi, anche se le pozzolane,

generalmente incoerenti, in alcune zone presentano un grado di cementazione elevato

ed una discreta resistenza meccanica. Risultano invece più variabili le caratteristiche

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delle formazioni sedimentarie ed in particolare di quelle alluvionali.

Le caratteristiche principali delle differenti unità litologiche (tav. tem.10 “Geolitologia”),

sono le seguenti (testo interamente tratto dalla relazione geologica, elaborata dal

prof.M.Sciotti nell’ambito delll’Attuazione del Comprensorio Direzionale di Pietralata):

Terreni di riporto In generale si tratta di terreni sciolti, eterogenei, con matrice sabbioso-limosa, talora parzialmente argillosa, di colore marrone o grigio; sono costituiti prevalentemente da materiali piroclastici più o meno alterati e contengono frammenti di tufo e di laterizi di varie dimensioni, in quantità molto variabili da zona a zona. Il grado di addensamento in quelli sabbiosi e la consistenza in quelli argillosi variano notevolmente da zona a zona, ma sono generalmente bassi. Dall'insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisico-meccaniche di questi materiali: γ= 17 - l8 kN/m3 c'= 5 - 10 kPa; Φ' = 20° – 25° Alluvioni recenti ed attuali di fondovalle Tali materiali costituiscono il riempimento recente delle valli minori e di quelle principali dei vari corsi d'acqua che hanno inciso il pianoro vulcanico-sedimentario pleistocenico. Nella parte superiore e soprattutto in corrispondenza dei corsi d'acqua minori le alluvioni sono costituite essenzialmente da materiali piroclastici profondamente alterati e rimaneggiati, con qualche livello sabbioso-ghiaioso, costituito da materiali vulcanici grossolani. A tratti sono presenti livelli contenenti resti di sostanze vegetali più o meno carbonizzate. Nel complesso tali materiali sono definibili come limi argilloso-sabbiosi di colore marrone scuro a consistenza medio-bassa. Nelle parti più profonde le alluvioni recenti sono costituite per lo più da limi argilloso-sabbiosi, a consistenza bassa, di colore da grigio a nerastro, per la presenza di sostanze organiche diffuse; si rinvengono talora lenti sabbiose o ghiaiose o anche frequenti orizzonti limoso-argillosi con torba. Gli spessori riscontrati nelle varie incisioni variano da alcuni metri (fossi minori) ad alcune decine di metri (fossi principali e valle dell'Aniene). Dall'insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisico-meccaniehe di questi materiali: γ= 18 - l8,5 kN/m3 c'= 0 - 10 kPa; Φ' = 25° – 27° Alluvioni terrazzate Sono presenti nella zona di Pietralata e sono costituite prevalentemente da limi argillosi bruni derivati in gran parte dalla degradazione delle formazioni piroclastiche. Sono frequenti i livelli di sabbie di materiali vulcanici o di argille marnose biancastre. Lo spessore massimo accertato è dell'ordine di una ventina di metri in corrispondenza delle colline di Pietralata, ove la formazione poggia su una superficie di erosione incisa nel tufo lionato.

Pozzolane superiori Sono materiali piroclastici sciolti a grana per lo più fina, cineritico-scoriacea con abbondanti cristallini di leucite analcimizzata. La colorazione varia dal grigio al rossastro e lo spessore risulta molto variabile in relazione allo sviluppo dei processi erosivi superficiali. Il grado di addensamento è in generale elevato. Dall'insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisico-meccaniche di questi materiali: γ= 16 – l7 kN/m3 c'= 0 - 100 kPa; Φ' = 30 – 35° Tufo lionato E’ una piroclastite di colore rossiccio, costituita a una matrice cineritico-scoriacea nella quale spiccano piccole scorie di colore rosso vivo e piccoli cristalli di leucite alterata. E' una formazione nota e diffusa in tutta l'area romana, spesso utilizzata come materiale da costruzione; tuttavia nella zona in esame presenta un grado di cementazione molto variabile da punto a punto e generalmente piuttosto basso; la sua resistenza

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meccanica risulta quindi, in questo caso, piuttosto scadente. Il grado di cementazione risulta più elevato nelle zone in cui il materiale raggiunge spessori maggiori (es. zona di Pietralata); in tali zone erano anche aperte in passato le cave più importanti. Dall'insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisco-meccaniche di questo materiale: γ= 16 - l7 kN/m3 c'= 0 - 100 kPa; Φ' = 30° – 35° resistenza a compressione semplice sf =3000-30000 kPa Pozzolane inferiori Si tratta di materiali piroclastici per lo più incoerenti, presentano grana piuttosto fina con una matrice cineritico-scoriacea di colore grigio-nerastro, talora di colore debolmente violaceo, con piccole pomici e rari piccoli cristallini di leucite alterata. Presentano a luoghi un certo grado di cementazione. In generale il grado di addensamento è elevato. Dall’insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisico-meccaniche di questo materiale: γ= 16 - l7 kN/m3 c'= 0 kPa; Φ' = 30° – 35° Tufi antichi Sono indicati con questo nome alcuni prodotti piroclastici noti nella letteratura geologica come t”ufi grigi granulari" e che nell'area in esame sono stati riscontrati al di sotto della serie classica delle "pozzolane romane" ed anche a diretta copertura del substrato sedimentario. Si tratta di piroclastiti costituite da una caratteristica e ripetuta alternanza di tufi litoidi grigi e di livelli cineritici e lapillosi a cementazione molto bassa o del tutto assente ('”tufi granulari"), e di livelli di materiali piroclastici più o meno pedogenizzati ed alterati (“tufi terrosi"). Tufi granulari I livelli litoidi che hanno in generale un elevato grado di cementazione presentano numerose piccoli “pomici" e abbondanti frammentini di lava e di rocce sedimentarie (diametro da qualche millimetro a 1 cm) immersi in una matrice cineritica di colore grigiastro. Spesso i livelli litoidi presentano una marcata fissilità secondo piani paralleli al piano di stratificazione, in connessione con la presenza di sottili livelli non cementati. I livelli di materiali sciolti presentano una granulometria da fine a grossolana (sono definibili, dal punto di vista granulometrico, da limi sabbiosi a sabbie grossolane con limo); spesso quelli a grana più fina sono caratterizzati dalla presenza di letti con abbondanti, minute scagliette di biotite; quelli a grana più grossolana sono costituiti in gran prevalenza da frammenti lavici a spigoli vivi; infine, in alcuni livelli cineritici sono presenti letti di piccole "pisoliti". Lo spessore dei singoli livelli (sciolti o litoidi) è diverso da zona a zona e varia tra alcuni decimetri ed alcuni metri. Nell'insieme, nell'area in esame sembrano prevalere i livelli litoidi. Tufi terrosi Si tratta di materiali piroclastici alterati e rimaneggiati più o meno profondamente; dal punto di vista granulometrico sono in generale definibili come “limi argillosi e/o sabbiosi". Presentano una matrice di colore variabile da marrone scuro a giallastro, entro la quale si riconoscono talora piccole pomici ingiallite o sbiancate e cristallini di leucite e di biotite alterati. Dall'insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisico-meccaniche di questi materiali: materiali incoerenti: Peso di volume γ= 16 - l7 kN/m3 c'= 0 - 10 kPa; Φ' = 25° – 35° materiali cementati: γ= 17 – l8 kN/m3 c'= 35 - 50 kPa; Φ' = 30° sf =400-1000 kPa tufi terrosi: γ= 15 – l8 kN/m3 c'= 0 - 10 kPa; Φ' = 24° – 34°

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CompIesso fluvio-lacustre-pre-vulcanico Nella zona Nord la parte sommitale del complesso è formata da una successione ripetuta e varia di: - limi argillosi e sabbiosi con abbondante frazione carbonatica; - sabbie, più o meno grossolane, costituite quasi esclusivamente di frammenti calcarei, talora debolmente cementati ('tartaro"); - argille marnose bianche o grigie, tutti con variazione graduale da un litotipo all'altro. Talora alla base sono presenti limi torbosi, poco consistenti, per spessori dell'ordine di qualche metro. La successione è nell'insieme alquanto eterogenea anche in relazione al grado di cementazione delle "sabbie calcaree concrezionari". La parte inferiore del complesso è costituita da alternanze di limi argillosi e sabbiosi di colore grigio (o giallastro per ossidazione), talora con livelli nerastri per la presenza di sostanza organica diffusa o con livelli di torba vera e propria; a luoghi si riscontrano lenti e orizzonti di sabbie limose fini di colore grigio e di ghiaie minute. I livelli coesivi presentano consistenza da media ad alta, i livelli più sabbiosi risultano sempre bene addensati. Alla base di questa successione sono presenti sabbie e ghiaie a ciottoli di calcare e di selce con diametro medio dell'ordine di 5 cm Queste ghiaie costituiscono un orizzonte alquanto potente, esteso e continuo nell'area in esame; più ad Est si trovano, a maggiori profondità frequenti e ripetute alternanze di ghiaie e limi argillosi analoghi a quelli soprastanti. Dall'insieme dei risultati di prove di laboratorio eseguite su campioni prelevati in occasione di lavori diversi nella zona in esame e in quelle immediatamente limitrofe si possono ricavare i seguenti valori medi delle proprietà fisico-meccaniche di questi materiali: limi ed argille da sabbiosi a debolmente sabbiosi: γ= 19 - 20 kN/m3 c'= 20 kPa; Φ' = 20°- 24° sabbie limoseγ= 18 – l8,5 kN/m3 c'= 0 - 15 kPa; Φ' = 25°

Si può concludere che i suoli ed i substrati che caratterizzano l’area di intervento risultano idonei ad ospitare le opere e gli edifici di progetto e non sono attese problematiche particolari a riguardo.

Assetto idrogeologico (La trattazione che segue è stata sviluppata assumendo come base di riferimento la

relazione geologica elaborata dal prof.M.Sciotti; ”Comprensorio Direzionale

Pietralata “)

L’area in oggetto ricade nel bacino idrografico del fiume Aniene (tav. tem.11

“Idrogeologia”), e si sviluppa in particolare interamente all’interno di due piccoli

sottobacini la cui asta principale di drenaggio è costituita rispettivamente dalla Marrana di

Portonaccio e dal Fosso di Pietralata. Il sottobacino idrologico nel quale ricade il sito in

esame presenta portate considerevoli solo a seguito di eventi piovosi rilevanti. Il bacino

drena l’ultimo tratto del Fiume Aniene prima che affluisca al Tevere e riceve apporti da

Nord e Sud dalle zone di Monte Sacro ovest, Tufello, Predestina, Tor Pignattara,

Stazione Termini, Villa Ada, nonché dalla tenuta Serpentari e Redicicoli. La quota

massima è di 67 m s.l.m. mentre l’affluenza nel Tevere avviene a 15 m s.l.m.

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Pertanto i principali lineamenti idrografici sono rappresentati dallo stesso Fiume Aniene e

da dei piccoli fossi, ad andamento Sud-Nord, che bordano i rilievi circostanti.

Il livello della falda acquifera è situato alla quota di 23 m circa s.l.m. nella parte

sommitale della zona collinare e digrada verso la valle della Marrana di Portonaccio per

raccordarsi con la falda presente nelle alluvioni che riempiono la valle.

E' da segnalare che i dati sulla quota della falda acquifera sono relativi a misure

effettuate tra il 1987 e il 1988, ma si può ritenere che al momento attuale il livello non si

sia modificato in modo significativo. Infatti, una serie di misure piezonietriche effettuate in

questi ultimi anni in zone limitrofe a quelle in esame hanno sostanzialmente confermato

le misure effettuate nella stessa zona alla fine degli anni '80, con oscillazioni stagionali

inferiori ad un metro.

Sulla base dei dati disponibili e delle considerazioni ad essi connesse, è possibile concludere che la falda acquifera (a quota +23 m s.l.m.) non interferisce con l'opera in progetto, impostata a circa m 40 s.l.m.

Valutazione del rischio sismico

(La trattazione che segue è stata sviluppata assumendo come base di riferimento la

relazione geologica elaborata dal prof.M.Sciotti; ”Comprensorio Direzionale

Pietralata “)

Recenti studi sull’entità dei risentimenti sismici nell’area della città di Roma hanno

dimostrato che la sismicità di Roma risulta, nel complesso, piuttosto modesta: eventi

riferibili al VII grado MCS si sono verificati ogni 500 anni circa, eventi riferibili al VI grado

MCS si sono verificati, negli ultimi 5 secoli, ogni 100 anni circa; tra l’altro specifici studi

sulla distribuzione dei danni nell’area del Centro Storico conseguenti ai terremoti del

1703, 1812, 1895, 1909 e 1915 segnalano una maggiore presenza di danni nelle zone

della città poste sulle alluvioni oloceniche, mentre solo nel caso del terremoto dei Colli

Albani del 1899 si nota la prevalenza di danni nel settore est del Cento Storico, posto su

prodotti vulcanici. Gli stessi terremoti sopra citati, tra l’altro, hanno solo talvolta provocato

danni gravi e solo in edifici particolarmente vulnerabili per vetustà o mancata

manutenzione.

Dalle considerazioni sopra esposte si può dedurre che la bassa possibilità del verificarsi, in un prossimo futuro, di scosse sismiche, unitamente alla quasi totale

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assenza di fenomeni di “danneggiamento grave e intermedio” riferite agli eventi tellurici accaduti, nelle aree poste su prodotti vulcanici, escludono problematiche di rischio sismico. Considerazioni idro-geologiche conclusive: pericolosità e vulnerabilità dell’area (La trattazione che segue è stata sviluppata assumendo come base di riferimento la

relazione geologica elaborata dal prof.M.Sciotti; ”Comprensorio Direzionale

Pietralata “)

Da quanto è emerso dall'indagine geomorfologica, idrogeologica e geotecnica eseguita

sull'area d'interesse, si possono trarre le seguenti considerazioni:

I terreni che costituiscono il sito in oggetto presentano caratteristiche

geotecniche tali da farli ritenere idonei ad ospitare le opere;

Può essere assunta una sostanziale stabilità del suolo ed una sua bassa

potenzialità di dissesto;

Sono altresì da escludersi amplificazioni anomale rispetto alla risposta

sismica massima attesa;

La falda acquifera non interferisce con le opere di progetto

L'analisi ed il confronto di tutti i dati acquisiti consente di individuare tuttavia nell'area del

Comprensorio alcuni elementi che concorrono a determinare, in senso lato, situazioni di

pericolosità e di vulnerabilità in particolari zone del territorio.

“pericolosità" e "vulnerabilità" sono qui intese nel senso più ampio del termine e

soprattutto sono valutate in funzione della realizzazione delle opere di urbanizzazione

previste nella zona. E’ da tenere presente che, per i caratteri peculiari dell'area in esame,

si può definire una "pericolosità spaziale", non “temporale" come vorrebbe la più comune

accezione del termine:

Pericolosità = probabilità che in un certo lasso di tempo si verifichi un evento (sisma,

frana,ecc.) di una data intensità.

La classificazione di "pericolosità" per un'area e gli elementi che concorrono a determinarla non rappresentano dei vincoli che impediscono in assoluto la

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realizzazione di opere di urbanizzazione, ma evidenziano la necessità di alcune cautele nella fase di progettazione e di attuazione del Piano.

Nel territorio in esame sono state individuate 5 possibili situazioni di pericolosità, tutte

derivate essenzialmente da interventi antropici effettuati nella zona a più riprese fin dai

tempi più antichi:

- Aree nelle quali è possibile la presenza di cavità sotterranee (reti di gallerie di antiche

cave).

- Aree di possibile ristagno del deflusso delle acque superficiali in occasione di eventi

meteorici particolarmente intensi

- Accumuli di terreni di riporto a ridosso di antichi cigli di cava nei quali si aprivano gli

accessi alle coltivazioni in sotterraneo.

- Aree di cava a cielo aperto con accumuli irregolari ed eterogenei di terreni di riporto e

di materiali di risulta degli scavi.

- Fronti di scavo sub-verticali, a luoghi con imbocchi di gallerie e/o diffuso stato di

fratturazione.

In particolare nell’area del nuovo insediamento residenziale di progetto esiste una condizione di relativa vulnerabilità e pericolosità per la possibile la presenza di cavità sotterranee (reti di gallerie di antiche cave; vedere carta tematica 12 “Carta della pericolosità e vulnerabilità del suolo”). In tutti i casi si tratta di situazioni che possono essere affrontate e risolte con mezzi e metodi diversi in funzione della natura delle opere previste.

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Assetto vegetazionale

(La trattazione che segue è stata sviluppata assumendo come base di riferimento la

relazione elaborata dal prof. C.Blasi, dott.ssa G.Capotorti, prof.L. Filesi; consulente

dott.M.Paolanti; “Indagine vegetazionale sul Comprensorio Direzionale Pietralata”)

Da un punto di vista macroclimatico il Comprensorio di Pietralata ricade nella “Regione di

Paesaggio Mediterranea”, che caratterizza l’interno territorio comunale di Roma..

In maggiore dettaglio sono riconoscibili le seguenti unità ambientali, di riferimento per

altrettanti tipi di vegetazione potenziale:

REGIONE DI

PAESAGGIO SISTEMA DI

PAESAGGIO

SOTTOSISTEMA DI

PAESAGGIO UNITA’AMBIENTALI

Aree subpianeggianti e pendii poco acclivi

Sistema delle

Formazioni

vulcaniche

dell’Antiappennino

laziale

Altopiani ignimbritici

albani a fitoclima

mesomedit.subumido/ter

momedit.subumido Pendii molto acclivi e scarpate

Terrazzi fluviali a fitoclima

esomedit.subumido/ter

momedit.subumido

m

Aree subpianeggianti sommitali

Regione

Mediterranea

Sistema dei depositi

alluvionali dell’Area

Romana

Fondovalle alluvionali Alluvioni non terrazzate

La classificazione gerarchica del territorio adottata è rappresentativa dell'eterogeneità

spaziale e fornisce una immediata chiave di lettura per interpretare le attuali forme di

copertura del suolo rispetto -alle potenzialità ambientali.

Le relazioni funzionali che si instaurano tra le diverse unità ambientali contribuiscono a

definire unità di ordine superiore particolarmente efficienti a scala di paesaggio <unità di

paesaggio) Le unità di paesaggio sono distinte dalle unità ambientali in quanto ambiti

territoriali caratterizzati da una eterogeneità in parte legata all'uso del suolo attuale ed in

parte alla vegetazione potenziale (geosigmeto) (Blasi et al., 2000). L'individuazione delle

Unità di Paesaggio e dei geosigmeti che le rappresentano consente concretamente di

reinterpretare la complessità dell'eterogeneità spaziale, distinguendo la frammentazione

indotta dall'uomo dalla diversità correlata alle discontinuità fisico-biologiche (eterogeneità

territoriale potenziale). L'interpretazione dell'eterogeneità costituisce a sua volta un utile

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strumento per la stima dello stato di conservazione dell'ambiente e del livello di qualità

paesaggistica.

Secondo il modello di suddivisione proposto per tutta l'Area Romana, il Comprensorio di

Pietralata rientra nella “Unità di paesaggio del basso corso del Fiume Aniene alla

confluenza con il Fiume Tevere" descritta dal geosigmeto del cerro e dell'acero campestre,

del frassino e della farnia e dei salici (Carpino orìentalis-Querceto cerris/Fraxino-Querceto

roboris/Saliceto albae geosigmetum).

Dalle indagini paesaggistico-vegetazionali condotte sul Lazio (Blasi, 1984) ed in particolare

sull’area Romana emergono per la specifica area in esame le potenzialità vegetazionali

legate alle diverse unità ambientali riconosciute, riassunte nelle seguenti tabelle:

Sistema delle formazioni vulcaniche dell’antiappennino laziale

Sottosistemi Unità ambientali Vegetazione potenziale

Altopiani ignimbritici

albani a fitoclima

mesomediterraneo subumido /

termomediterraneo subumido

Aree subpianeggianti e pendii

poco acclivi Comunità forestali a cerro

(Quercus cerris) e roverella

(Q. pubescens)

(Carpino orientalis –

Quercetum cerris variante a

Quercus pubescens

Pendii molto acclivi e scarpate Comunità forestali a roverella

(Q. pubescens) con presenza

di leccio (Quercus ilex)

(Ostryo-Carpinion orientalis) Sistema dei depositi alluvionali dell’Area Romana

Sottosistemi Unità ambientali Vegetazione potenziale

Terrazzi fluviali a fitoclima

mesomedit.subumido/termomedit.

subumido

Aree subpianeggianti

sommitali

Comunità forestali a cerro

(Quercus cerris) ed acero

campestre (Acer campestre)

(Carpino orientalis -

Quercetum cerris) Fondovalle alluvionali Alluvioni non terrazzate Comunità forestali a cerro

(Quercus cerris) e farnia

(Q.robur) (Fraxino –

Quercetum roboris)

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Nel settore orientale di Roma il riconoscimento della potenzialità vegetazionale è reso

difficile dall’intenso sfruttamento antropico del territorio, prevalentemente urbanizzato.

La vegetazione matura a carattere forestale risulta infatti quasi del tutto scomparsa, ad

eccezione di comunità discontinue e di ridotta estensione.

Nell'ambito del sottosistema degli altopiani ignimbritici albani, le formazioni forestali a

dominanza di cerro (Quercus cerris) con carpino orientale (Carpinus orientalis) o con

roverella (Quercus pubescens), riferibili rispettivamente al Carpino onentalis-Quercetum

cerris e alla variante dell'associazione a Quercus pubescens, sono estremamente

sporadiche a causa della maggior attitudine allo sfruttamento dei terreni

morfologicamente pianeggianti e rilevati

I sottosistemi dei terrazzi fluviali e dei fondovalle alluvionali risentono altrettanto dello

sfruttamento antropico del territorio oltre che della diffusa alterazione del reticolo

idrografico superficiale. Lo stato di conservazione della vegetazione potenziale è quindi

generalmente compromesso, anche all'interno della Riserva Naturale della Valle

dell'Aniene, adiacente al Comprensorio Direzionale di Pietralata.

Attualmente la vegetazione forestale potenziale risulta sostituita da formazioni ad essa

dinamicamente legate caratterizzate da una struttura sempre meno complessa,

boscaglia arbusteto - prateria continua- prateria discontinua, in relazione al diverso grado

di intensità e alla distanza temporale del disturbo. Al cessare di tale disturbo la

vegetazione tende ad invertire questa tendenza verso una regressione strutturale e ad

avanzare successionalmente dalle tappe pioniere verso quelle più stabili e complesse.

Dall’indagine vegetazionale specificamente effettuata sul Comprensorio Direzionale di

Pietralata (prof.C.Blasi, ecc., op.cit.) per ciascuna unità ambientale (vedere tabella

precedentemente riportata) sono definibili, in rapporto all’area in oggetto, specifiche

caratteristiche di vegetazione potenziale e vegetazione attuale:

Unità delle aree sub-pianeggianti e dei pendii poco acclivi vulcanici

Vegetazione potenziale: bosco di cerro e di roverella (Carpino orientalis-Quercetum

cerris variante a Quercus pubescens);

Vegetazione attuale prevalente: arbusteti, incolti erbacei e prati sfalciati;

Grado di alterazione della vegetazione attuale rispetto l’assetto potenziale: elevato

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Unità dei pendii molto acclivi e delle scarpate

Vegetazione potenziale: bosco di roverella con leccio (Ostro-Carpinion orientalis)

Vegetazione attuale prevalente: boscaglie a dominanza di Robinia pseudoacacia,

arbusteti, incolti erbacei;

Grado di alterazione della vegetazione attuale rispetto l’assetto potenziale: elevato

Unità delle aree subpianeggianti sommitali e dei terrazzi fluviali

Vegetazione potenziale: bosco cerro e acero campestre (Carpino orientalis –

Quercetum cerris)

Vegetazione attuale prevalente: specie arboree esotiche naturalizzate (Ailanthus

altissima e Robinia pseudoacacia), comunità arbustive ed erbacee

Grado di alterazione della vegetazione attuale rispetto l’assetto potenziale: elevato

Unità delle alluvioni terrazzate

Vegetazione potenziale: bosco di cerro e farnia (Fraxino – Quercetun roboris)

Vegetazione attuale prevalente: incolti erbacei a prevalenza Agropyron repens,

specie ruderali ad ampia distribuzione

Grado di alterazione della vegetazione attuale rispetto l’assetto potenziale: elevato

Sostanzialmente si può concludere che la vegetazione che caratterizza attualmente il comprensorio in oggetto presenta un elevato grado di alterazione riguardo la vegetazione potenziale, risentendo dello sfruttamento antropico del territorio oltre che della diffusa alterazione del reticolo idrografico superficiale. Lo stato della vegetazione potenziale può quindi definirsi generalmente compromesso. La vegetazione attuale presenta una prevalenza di incolti erbacei, arbusteti, prati sfalciati, boscaglie ed alcune specie arboree esotiche naturalizzate. Rispetto a tale quadro il progetto elaborato nell’ambito del “Progetto Unitario Aree F1, F2, F3, F4” dovrà prevedere, in sede di progettazione definitiva, adeguate sistemazioni del verde esistente e nuovi impianti arboreo-vegetazionali tali da costituire un sensibile miglioramento dell’assetto vegetazionale esistente nell’area.

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Utilizzazione delle risorse naturali

La trasformazione ambientale ed edilizia in oggetto non contempla una rilevante

utilizzazione delle risorse naturali, ad eccezione della trasformazione d’uso del suolo che

prevede una certa utilizzazione, appunto, della risorsa suolo. Tale trasformazione va ad

interessare la superficie destinata alle pavimentazioni stradali e degli spazi di progetto,

nonché il sottosuolo per la profondità necessaria alla realizzazione degli ambienti interrati

(garage, autorimesse) e delle strutture fondazionali.

Ai fini di minimizzare l’impatto ambientale determinato da tali situazioni tecnico-attuative sarà necessario, per quanto possibile, prevedere la riutilizzazione del terreno rimosso nell’ambito dello stesso comprensorio, in relazione alle differenti opere da realizzare e per eventuali rinterri e riempimento. In fase di cantiere dovranno essere previste opportune modalità procedurali per il trasporto delle terre, ai fini di interferire il meno possibile con le attività in essere nei luoghi, con i flussi veicolari ad esse connessi. Dovrà essere altresì individuata la discarica di conferimento del materiale di escavazione e le specifiche modalità per il conferimento del materiale in discarica. Da tale quadro deriva inoltre che l’impatto dell’opera sulle risorse “suolo” e “vegetazione”, pur contemplando aspetti di interferenza e modificazioni insiti nell’attività del costruire, non può definirsi particolarmente rilevante in rapporto alle specifiche caratteristiche morfologiche, vegetazionali, di uso attuale, per le quali non si segnalano particolari elementi e connotazioni capaci di conferire all’area “valore” ambientale. Di contro, si realizza una artificializzazione che, in considerazione dell’attuale diffuso stato di abbandono e relativo degrado di alcune porzioni dell’area, si pone come strategia per una riqualificazione ambientale e per la ri-annessione dell’area alla struttura del tessuto urbano che proprio nella specifica area di intervento, presenta un elevato livello di sconnessione e di discontinuità.

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3.2. Individuazione/valutazione degli aspetti ambientali relativi alle caratteristiche antropico-insediative

Inquinamento e disturbi ambientali

In materia di inquinamento ambientale e disturbi ambientali riconducibili ad emissioni

inquinanti di differente natura, le strutture residenziali, con il sistema dei parcheggi

annessi, non rientrano fra le attività ad elevato impatto ambientale.

La verifica dell’impatto ambientale connesso alla realizzazione della struttura in oggetto e

dei parcheggi ad essa relazionati, può essere distinta, in funzione di inquinamento e

disturbi ambientali, in due categorie fondamentali di rischio

1) rischio di inquinamento ambientale per le componenti aria, acqua, suolo e

sottosuolo

2) rischio di disturbi ambientali, con particolare riferimento ai disturbi acustici

Inquinamento ambientale per la componente aria

I fattori di inquinamento ambientale per la componente aria, sono sostanzialmente legati,

per il progetto in questione, alle emissioni inquinanti in ambiente dovute all’aumento di

traffico veicolare nella specifica zona di intervento ed alle emissioni inquinanti prodotte

dagli impianti di riscaldamento e di condizionamento degli edifici di progetto. Nella fase di

esercizio è infatti atteso un aumento del traffico delle autovetture, in rapporto agli abitanti

previsti nel nuovo sistema insediativo di progetto, stimabile, come carico massimo,

nell’ordine dei 1500-1600 abitanti, calcolati sulla base di uno standard di 80 mc/abitante.

In relazione all’aumento del traffico veicolare, sono attese emissioni inquinanti dovute a

sostanze inquinanti gassose ad alta concentrazione quali, in particolare, di ossidi di

carbonio (CO), ossidi di azoto (Nox), anidride carbonica (CO2), idrocarburi (CHn). Le

misure compensative e di mitigazione dell’inquinamento atmosferico fanno riferimento, di

prassi, alla realizzazione di aree verdi e di piantumazioni arboree con particolari

caratteristiche strutturali e funzionali, denominate di seguito "superficie verde/biomassa".

E' nota infatti la funzione biologica della vegetazione di assorbire e diluire le sostanze

tossiche presenti nell'atmosfera, con conseguente riduzione delle concentrazioni

inquinanti. Qualora i normali processi (meteorologici e fisico-chimici) di dispersione degli

inquinanti atmosferici siano impediti o rallentati da particolari condizioni atmosferiche

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(alta pressione, inversioni termiche, stabilità atmosferica, ecc.), il processo biologico di

assorbimento degli inquinanti risulta come l'unico in grado di ridurre le concentrazioni

inquinanti. In base alla capacità di assorbimento giornaliera delle sostanze inquinanti da

parte della vegetazione si può infatti calcolare la superficie minima di area verde che è

necessario prevedere per garantire un adeguato abbattimento del potenziale inquinante

prodotto giornalmente dall’insediamento di progetto. La capacità di assorbimento degli

inquinanti da parte della vegetazione varia secondo il tipo di inquinante. In generale la

stessa superficie verde/biomassa riesce ad assorbire giornalmente quantitativi maggiori

di ossido di carbonio rispetto agli ossidi di azoto, nella proporzione (indicativa) di 1:6.

Nel caso del traffico automobilistico l'inquinante prodotto in maggiori quantità risulta

essere proprio l'ossido di carbonio. Considerando che la superficie verde/biomassa che è

necessario realizzare ai fini dell’assorbimento degli agenti inquinanti dovrà essere pari a

1.600 mq per ogni Kg/giorno di CO prodotto (da “L’impronta ecologica”, M.Wackernagel,

W.E.Rees, Edizioni Ambiente, Milano, 2000), la superficie vegetazionale prevista

nell’ambito del progetto complessivo del comprensorio direzionale Pietralata (28,6 ha)

risulta in grado di assorbire circa 178 Kg/giorno di CO prodotto, quantitativo congruente

in rapporto alle specificità dimensionali dell’intervento ed alla specifica produzione di CO

ad opera degli autoveicol, tenuto conto che una autovettura a benzina produce

mediamente circa 5,5 g/Km di CO (valore riferito al traffico extraurbano). Avremmo

pertanto una capacità di assorbimento dell’inquinante che, considerando un km di sede

stradale all’intorno del sito di intervento, equivarrebbe alle emissioni derivanti da un

traffico di oltre 32.000 veicoli/giorno.

Tale valore di inquinante assorbito dalla massa vegetazionale (biomassa) si pone come importante elemento di mitigazione dello specifico impatto e l’incremento di traffico indotto dalle nuove strutture insediative presenta caratteristiche di scarsa/nulla rilevanza in rapporto al potenziale incremento delle emissioni inquinanti in atmosfera.

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Disturbi ambientali: valutazione dell’impatto acustico

L'impatto ambientale dell’opera in relazione alle problematiche di inquinamento acustico

è basato sulla valutazione del rumore prodotto, (in termini di entità ed estensione

spaziale del rumore) nelle fasi di cantiere e durante le fasi di esercizio della struttura di

progetto, messo in rapporto con la vulnerabilità e la sensibilità dell’area territoriale di

riferimento dal punto di vista della produzione di inquinamento acustico.

C’è a questo proposito da segnalare che il tipo di funzione specifica prevista nell’area di

progetto (area a destinazione residenziale), si pone come ricettore di disturbo acustico

anzichécome fonte di disturbo, il quale scaturisce semmai esclusivamente in relazione

all’incremento del traffico veicolare nello specifico sito di intervento.

La valutazione e l’analisi del quadro normativo di riferimento ha condotto, come di

seguito evidenziato, alla definizione di una problematica acustica poco rilevante, in

rapporto alla tipologia della sorgente inquinante, all’inquinamento prodotto, ed alla

sensibilità e vulnerabilità della zona.

Tale quadro normativo è dato dalla legge 26 ottobre 1995, n. 447 che, con i relativi

decreti di attuazione, definisce i principi fondamentali in materia di tutela acustica

dell'ambiente esterno e dell'ambiente abitativo.

La legge n. 447/95, al fine di migliorare la vivibilità delle aree urbane o limitrofe introduce

il concetto di qualità acustica dell'ambiente connessa ai differenti limiti delle immissioni

nell'ambiente da parte delle sorgenti di rumore, distinte in fisse e mobili, presenti sul

territorio di riferimento.

Tra i decreti attuativi della legge n. 447/95 vi è il DPCM 14/11/97 che definisce i valori

limite delle sorgenti sonore, definendoli in relazione alle classi di destinazione d'uso del

territorio che devono essere adottate dai Comuni ai sensi della legge 447/95 stessa:

CLASSE I - aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali

la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere,

scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di

particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc.

CLASSE Il - aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa

classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa

densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività

industriali e artigianali.

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CLASSE III - aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate

da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con

presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con

assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine

operatrici.

CLASSE IV - aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane

interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata

presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in

prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie, le aree portuali, le

aree con limitata presenza di piccole industrie.

CLASSE V - aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree

interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni.

CLASSE VI - aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree

esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.

Definizione del bacino acustico

L’ambito territoriale in oggetto è classificabile come Classe II - aree destinate ad uso prevalentemente residenziale

Qualità acustica allo stato attuale

Attualmente non vi è disponibilità di dati relativi ad indagini sperimentali, condotte con

apposite strumentazioni di misurazione, sul livello del rumore nello specifico ambito

territoriale di riferimento e pertanto non risulta possibile stabilire il livello delle emissioni

sonore ante-operam. Tuttavia c’è da rilevare come, nel contesto specifico di riferimento,

le sorgenti inquinanti, acusticamente intese, fanno riferimento alla tipologia di sorgente

lineare costituita dai tratti stradali presenti nell’area (via dei Monti Tiburtini e via di

Pietralata in particolare).

Il DPCM 14/11/97 fissa i valori limite, in termini di pressione sonora equivalente e definiti,

in relazione ai tempi di riferimento, in rapporto alla precedente classificazione:

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Valori limite di emissione - Leq in dB(A) Classi di destinazione d'uso del territorio Tempi di riferimento

diurno (6-22) notturno (22-6)

I aree particolarmente protette 45 35

II aree prevalentemente residenziali 50 40

III aree di tipo misto 55 45

IV aree di intensa attività umana 60 50

V aree prevalentemente industriali 65 55

VI aree esclusivamente industriali 65 65

Valori limite assoluti di immissione - Leq in dB(A) Classi di destinazione d'uso del territorio Tempi di riferimento

diurno (6-22) notturno (22-6)

I aree particolarmente protette 50 40

II aree prevalentemente residenziali 50 45

III aree di tipo misto 55 50

IV aree di intensa attività umana 60 55

V aree prevalentemente industriali 65 60

VI aree esclusivamente industriali 70 70

Valori di qualità - Leq in dB(A) Classi di destinazione d'uso del territorio Tempi di riferimento

diurno (6-22) notturno (22-6)

I aree particolarmente protette 47 37

II aree prevalentemente residenziali 52 42

III aree di tipo misto 57 47

IV aree di intensa attività umana 62 52

V aree prevalentemente industriali 67 57

VI aree esclusivamente industriali 70 70

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I limiti ammessi in riferimento alla struttura di progetto ricadono nell’ambito della IV

classe di destinazione d’uso del territorio, e fanno riferimento a valori di circa 45-50

dB(A).

Qualità acustica conseguente al la realizzazione del progetto

La problematica acustica, alla luce di quanto precedentemente esposto, è valutata in

rapporto a specifiche considerazioni, riassunte nei seguenti punti:

Le attività connesse alla realizzazione del nuovo insediamento di progetto non

comportano, per la loro natura, modifiche sostanziali della tipologia delle fonti di

potenziale inquinamento acustico, che restano quelle di tipo lineare costituite

dall’infrastrutturazione stradale esistente.

L’aumento di traffico indotto, legato al nuovo insediamento, è valutato non in grado

di alterare significativamente la situazione delle emissioni acustiche nel contesto

territoriale di pertinenza.

Il livello sono ammesso, pari ad un valore di circa 45-50 dB(A), risulta congruente

con l’inquinamento acustico prodotto dal traffico veicolare su strada.

L’impatto acustico dell’intervento di trasformazione ambientale previsto risulta pertanto non rilevante e tale da non richiedere alcun particolare intervento di mitigazione dell’impatto.

Emissioni sonore in fase di cantierizzazione

In fase di cantiere emissioni sonore di intensità rilevante sono attese soprattutto in

conseguenza delle fasi di movimentazione di terra ed escavazione.

Gli interventi in questione si possono indicare come relativi a tipologie di lavorazioni con

un livello medio di emissione sonora. Possono essere sintetizzati in:

scavi del terreno

scarificazione di superfici artificiali esistenti, stenditura e rullatura di asfalti.

I valori di emissione sonora delle macchine operatrici normalmente utilizzate per

lavorazioni di questo tipo possono essere così riassunti:

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EMISSIONI DI DIVERSI TIPI DI MACCHINE OPERATRICI MACCHINA eq (dBA) Pompe per calcestruzzi 90 ÷ 95 Vibratori ad immersione 80 ÷ 85 Vibratori esterni 95 ÷ 100 Escavatori idraulici 0 ÷ 95 Escavatori con demolitori a scalpello 100 ÷ 105 Rulli vibranti 90÷95 Frese per calcestruzzo 95 ÷ 100 Frese per asfalto 0 ÷ 95 Trapani elettrici a percussione 90 ÷ 95 Autocarro 78 ÷ 85 Dumper 85 ÷ 90 Pala meccanica gommata 85 ÷ 90 Pala meccanica cingolata 90 ÷ 100 Ruspa 90 ÷ 95 Autobetoniera 85 ÷ 90 Levigatrice 85 ÷ 90 Grader 85 ÷ 90 Rifinitrice manto stradale 90 ÷ 95 Gruppo elettrogeno 85 ÷ 90

I Valori risultano superiori a quelli ammessi in base al DPCM 14/11/97 ma occorre

considerare che:

Il tessuto residenziale nell’immediato intorno ambientale si presenta discontinuo;

Non vi sono condizioni di assetto urbano che possono indurre particolari

situazioni e condizioni in grado di interferire e/o rallentare le operazioni di

sbancamento dei terreni e di successiva realizzazione delle opere (in

considerazione soprattutto delle fasi di trasporto dei materiali e del terreno di

scavo) .

In riferimento a tali considerazioni risulta sufficiente allestire recinzioni e protezioni, a ridosso e lungo il perimentro dell’area, con dimensioni (altezze) e materiali tali (pannellature piene in materiali plastici, ecc., non dovranno essere utilizzate reti metalliche, plastiche e similari) da ridurre i disturbi acustici all’esterno dell’area di intervento, oppure dovranno essere usate carterizzazioni amovibili nelle specifiche aree che di volta in volta saranno interessate dalle presenza delle macchine operatrici.

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Valutazioni sull’aumento della produzione di rifiuti

Quando si parla di rifiuti solidi urbani si intende un eterogeneo e complesso aggregato la

cui origine è variamente articolata per una moltitudine di sorgenti produttive. Tali sorgenti

(utenze domestiche, piccolo commercio, servizi, artigianato, mercati, esercizi pubblici,

comunità, scuole, ecc..) producono in quantità e qualità rifiuti significativamente differenti

tra di loro.Difatti nella definizione di rifiuti urbani il Decreto Ronchi fa rientrare un insieme di

rifiuti classificati all’art.7 in:

a. rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di

civile abitazione;

b. rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli della

lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità (l’assimilabilità è definita

dai Comuni sulla base di criteri emanati dallo Stato);

c. rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;

d. rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o

sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge

marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua;

e. rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali;

f. rifiuti provenienti da esumazione, estumulazione.

Nella quantificazione dei rifiuti urbani pertanto vengono conteggiate tutte le tipologie di

rifiuti sopra esposte, in particolare i dati di produzione si riferiscono ai rifiuti conferiti nel

normale circuito della raccolta organizzato dal servizio pubblico. In questi rifiuti, inoltre,

terminano tutti i rifiuti di imballaggio primari e una quota consistente dei secondari originati

dalle piccole e medie attività commerciali, dai servizi e terziario e dalle attività artigianali e

di piccole industrie.

La produzione di rifiuti solidi urbani nella città di Roma risulta quantificabile nell’ordine dei

450-500 kg per abitante. Nelle elaborazioni di Legambiente su dati AMA, nel 2001 la

produzione per abitante risultava essere pari, ad esempio a 466 kg/ab., mediata

sommando la produzione procapite per ciascun municipio e dividendo il risultato per i 19

municipi che costituiscono il Comune.

All’aumento di popolazione collegato alle nuove strutture insediative di progetto potremmo

ipotizzare quindi un aumento di produzione rifiuti pari a 1570 (abitanti stimati dividendo la

cubatura prevista, pari a circa 125.600 mc, per 80 mc/ab) x 500 (kg rifiuti/procapite) =

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785.000 kg/anno. L’incidenza sulla produzione annua complessiva dell’intera zona di

Pietralata, stimata in funzione di una popolazione (complessiva, non solo del comprensorio

relativo al piano particolareggiato che risulta essere circa pari a circa 11.000 abitanti) di

circa 36.800 abitanti (rif. Comune di Roma, iscritti in anagrafe al 31-12-2007, Pietralata,

abitanti 36.879) risulta essere pari a circa il 4,2%, mentre risulta pari a circa lo 0,8 – 0,9 %

della produzione rifiuti complessiva del Municipio V (abitanti complessivi circa 178.600)

Tale percentuale, proporzionale del resto all’aumento di popolazione insediata previsto,

non risulta critica in funzione delle problematiche di igiene ambientale, anche tenuto conto

della produzione di rifiuti complessiva dell’intera zona di Pietralata, stimabile (considerando

l’aumento di rifiuti soldi dovuto alle nuove strutture insediative di progetto) in circa 90.100

t/anno; quantità questa che può considerarsi come rappresentativa di un carico di rifiuti

solidi medio in rapporto sia all’estensione territoriale della zona che alla produzione di rifiuti

che caratterizza tutti gli altri municipi di Roma, che vede valori minimi di 30.606 e 43.795

t/anno rispettivamente per il Municipio XVII e XVIII fino ai valori massimi di 124.595 t/anno

rilevati per il XIX Municipio.

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3.3. Individuazione/valutazione degli aspetti ambientali relativi alle caratteristiche microclimatiche

Aspetti microclimatici: interazione con le caratteristiche microclimatiche locali,

Caratterizzazione Climatico-Ambientale della zona di Pietralata

Dati generali di riferimento Latitudine: 41°54' Longitudine: 12°24’ Gradi-giorno: 1415 Caratteristiche di soleggiamento I valori della radiazione solare variano da un minimo di 5,7MJ/m2 nel mese di dicembre ad un massimo di 23,5-23,8 MJ/m2 giornalieri rispettivamente nei mesi di giugno e luglio. Il guadagno energetico-radiativo risulta pertanto apprezzabile, anche in virtù di un numero di giorni di cielo sereno/mese che va dai 23 del mese di luglio, ad un minimo di 10 per i mesi di febbraio e novembre, con un numero di giorni nuvolosi/mese (cielo interamente coperto) che comunque non va oltre i 6 per l'intera stagione invernale. L’angolo di incidenza maggiore è pari a circa 71°,55’ al solstizio d’estate (21 giugno, ore 12,00), mentre quello massimo per il periodo invernale, riferito al solstizio d’inverno (ore 12,00) risulta corrispondere a circa 24°,64’.

1.3 Caratteristiche termiche: temperatura

0123456789

10111213141516171819202122232425

GEN

NA

IO

FEB

BR

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RZO

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RE

OTT

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MJ/mq

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I livelli di temperatura minimi arrivano ad estremi di -4°C nel mese di gennaio, per quel che riguarda il periodo invernale; mentre durante l'estate i valori minimi estremi (rilevabili nel periodo notturno) arrivano a valori di 13,4°C nel mese di agosto. Le temperature massime sono caratterizzate da una variabilità (considerando le estreme) che va dai 16,4°C di gennaio e febbraio ai 35,6°C del mese di agosto.

0123456789

1011121314151617181920212223242526272829303132

GEN

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minime (valori medi)

medie

massime (valori medi)

-4-3-2-10123456789

101112131415161718192021222324252627282930313233343536

GEN

NA

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Temperature medie

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Temperature estreme

minime

massim

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Caratteristiche di ventilazione Le caratteristiche di ventilazione sono state analizzate facendo riferimento alla fenomenologia aerodinamica rilevata per Roma Ciampino, in quanto non esistono dati specifici sui venti rilevati nella zona in oggetto. Non sono comunque attesi, in rapporto ai dati considerati, scostamenti rilevanti, tali da modificare sostanzialmente la situazione microclimatica definita. Durante la stagione invernale vi è la presenza di venti prevalenti provenienti da nord-est tutta la stagione, con una concomitante componente sud. Il periodo estivo risulta invece caratterizzato da venti prevalenti provenienti da sud-ovest, con la concomitanza di flussi eolici provenienti da sud. Tale regime eolico risulta caratterizzato da una velocità dei flussi che mediamente risulta

individuabile in circa 4 m/s. Non risulta esservi una netta differenziazione della velocità dei

flussi eolici tra il periodo invernale e quello estivo: questi ultimi sono caratterizzati da una

velocità maggiore ma la differenza risulta poco rilevante. Nei mesi di febbraio e marzo si

registrano le velocità di vento maggiori, pari a circa 4,4 m/s (valori medi), mentre nei mesi

di settembre e ottobre si registrano le velocità di vento minori, misurate nell’ordine dei 3,9

m/s.

Le velocità di vento massime arrivano a 6,4 m/s nel mese di dicembre, per il periodo

invernale, ed a 5,2 m/s nel mese di agosto per il periodo estivo.

Le caratteristiche di rugosità del suolo nell’intorno ambientale dell’area di riferimento non

risultano tali da attenuare e rallentare efficacemente la velocità dei flussi di vento invernali

provenienti da nord-est (risulta medio-bassa la rugosità del suolo nella zona a nord ed a

nord-est del sito di progetto, con coefficiente di rugosità pari a 0,23); i flussi di vento estivi

incontrano una condizione di elevata rugosità nella zona a sud ed a sud-ovest dell’area di

progetto (coeff. di rugosità = 0,48). Quest’ultima condizione tuttavia, pur determinando un

rallentamento dei flussi eolici provenienti dal sud e sud-ovest, non dovrebbe costituire una

problematica sostanziale per la ventilazione degli edifici in oggetto durante il periodo estivo

poiché la elevata rugosità subisce comunque una diminuzione nelle immediate

prospicienze dello specifico sito di progetto, contraddistinte da caratteristiche di rugosità

assimilabili a quelle proprie delle zone di edificazione estensiva, con un coefficiente di

rugosità pari a 0,30.

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m/sec.

Velocità (medie) e principali direzioni di provenienza dei venti prevalenti

0

1

2

3

4

5

GENNAIO APRILE LUGLIO OTTOBRE

SUD-OVESTSUDNORD-EST

Viste le caratteristiche microclimatiche e le caratteristiche architettoniche e di organizzazione planimetrica dell’insediamento di progetto è possibile concludere che le caratteristiche di ventilazione e di insolazione degli involucri edilizi, orientati secondo un asse prossimo a quello eliotermico, risultano favorevoli all’attuazione di strategie di risparmio energetico, inerente sia il periodo di condizionamento invernale che il periodo di condizionamento estivo. Pertanto risulterà possibile, in sede di progetto definitivo, individuare soluzioni specifiche strategie e soluzioni tecniche in grado di consentire vantaggi connessi da un lato, a minori costi di funzionamento e gestione, dall’altro, alla riduzione delle emissioni in ambiente, riducendo l’impatto dell’edificio sulla componente ambientale microclimatica e sulla qualità dell’aria in particolare.

47

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Caratetteristiche di soleggiamento e ventilazione in rapporto agli edifici di progetto

Attraverso specifici software di analisi e simulazione ambientale è stato possibile verificare

le condizioni di soleggiamento degli edifici di progetto. Nella peggiore condizione di

soleggiamento, relativa al periodo invernale di dicembre (simulazioni al 1° dicembre) i fronti

edilizi degli edifici in questione evidenziano durante l’arco della giornata un buona

insolazione. Ciò consente di definire positivamente le caratteristiche di organizzazione-

disposizione-esposizione degli edifici di progetto in rapporto all’esigenza di godere di buon

soleggiamento durante il periodo invernale, nonché fornisce input progettuali, in riferimento

allo stadio successivo del progetto, in termini di possibile captazione solare in rapporto alle

facciate degli edifici (vetrate, sistemi per l’incremento del guadagno termico solare in

facciata, sistemi di guadagno solare diretto e indiretto, ecc. risultano essere strategie e

soluzioni tecnologiche praticabili).

C

ondizioni di soleggiamento alle ore 10,00 del 1° Dicembre

48

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Condizioni di soleggiamento alle ore 10,00 del 1° Dicembre

Condizioni di soleggiamento alle ore 12,00 del 1° Dicembre

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Condizioni di soleggiamento alle ore 12,00 del 1° Dicembre

Condizioni di soleggiamento alle ore 14,00 del 1° Dicembre

50

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In

l’o

lor

de

de

Condizioni di soleggiamento alle ore 14,00 del 1° Dicembre

rapporto a quanto descritto a proposito delle caratteristiche di ventilazione si indica

pportunità di progettare gli impianti vegetazionali, in termini di scelta delle essenze e di

o disposizione attorno e nel comprensorio di progetto, in maniera tale da poter costituire

lle schermature (essenzialmente arboree) in grado di attuare una relativa protezione

gli edifici e degli spazi aperti di progetto rispetto i flussi eolici invernali.

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Comportamento bioecologico degli edifici e caratteristiche degli impianti di produzione energetica

Tutti gli edifici del sistema insediativo di progetto risultano soggetti, oltre che alla normativa

nazionale circa l’”Attuazione della Direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico

nell’edilizia, costituita dal Dlgs n.192 del 19 agosto 2005, cos’ come modificato dal Dlgs

n.311/2006, alla normativa Regionale costituita dalla L.R. n. 6 del 27 Maggio 2008 -

“Disposizioni regionali in materia di architettura sostenibile e di bioedilizia”, nonché alla

normativa Comunale costituita dalla Delibera Comunale n.48/2006 - “Variazioni ed

integrazioni al vigente testo del Regolamento Edilizio Comunale. Norme per il risparmio

energetico, l'utilizzazione di fonti rinnovabili di energia e risparmio delle risorse idriche”.

Disposizioni Regionali in materia di architettura sostenibile e bioedilizia In rapporto alla normativa Regionale occorre porre attenzione in particolare a quanto

disposto negli articoli 2,3,4,5 della citata Legge Regionale n.6/2008 e, in riferimento alle

caratteristiche degli edifici di progetto, ai punti di seguito evidenziati (in rosso):

Art. 2 - (Interventi di edilizia sostenibile, architettura sostenibile e di bioedilizia) 1. Ai fini della presente legge per interventi di edilizia sostenibile, di architettura sostenibile e di bioedilizia si intendono gli interventi che soddisfano i seguenti requisiti: a) perseguire uno sviluppo armonioso e sostenibile del territorio, dell’ambiente urbano e dell’intervento edilizio; b) tutelare l’identità storica degli agglomerati urbani e favorire il mantenimento dei caratteri storici e tipologici legati alla tradizione degli edifici; c) favorire il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili; d) realizzare risparmi sul consumo di acqua potabile, attraverso il recupero e il riutilizzo delle acque piovane, il riutilizzo, per usi compatibili, delle acque grigie e sistemi di trattamento delle acque di scarico; e) garantire il benessere, la salute e la sicurezza degli occupanti; f) ricercare e applicare tecnologie edilizie sostenibili sotto il profilo ambientale, economico e sociale al fine di soddisfare le necessità del presente senza compromettere quelle delle future generazioni; g) utilizzare materiali, tecniche costruttive, componenti per l’edilizia, impianti, elementi di finitura e arredi fissi biocompatibili, sostenibili, ecologici e non nocivi per la salute; h) privilegiare l’impiego di materiali e manufatti di cui sia possibile il riutilizzo anche al termine del ciclo di vita dell’edificio e la cui produzione comporti un basso consumo energetico. CAPO II - APPLICAZIONI FONDAMENTALI DELLA SOSTENIBILITÀ ENERGETICO AMBIENTALE Art.3-(Sostenibilità energetico ambientale negli strumenti della pianificazione territoriale ed urbanistica) 1. Gli strumenti della pianificazione territoriale ed urbanistica regionale, provinciale e comunale, nonché i regolamenti edilizi, nell’ambito dei rispettivi contenuti previsti dalla legge regionale 22 dicembre 1999, n. 38 (Norme sul governo del territorio) e successive modifiche, perseguono e promuovono la sostenibilità energetico ambientale nelle trasformazioni territoriali e urbanistiche. 2. Ai fini di cui al comma 1, il processo di pianificazione garantisce: a) l’ordinato sviluppo del territorio, dei tessuti urbani e del sistema produttivo; b) la compatibilità dei processi di trasformazione ed uso del suolo con la sicurezza, l’integrità fisica e con la identità storico-culturale del territorio stesso; c) il miglioramento della qualità ambientale, architettonica e della salubrità degli insediamenti; d) la riduzione della pressione degli insediamenti sui sistemi naturalistico-ambientali, anche attraverso opportuni interventi di mitigazione degli impatti;

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e) la riduzione del consumo di nuovo territorio, evitando l’occupazione di suoli ad alto valore agricolo e/o naturalistico, privilegiando il risanamento e recupero di aree degradate e la sostituzione dei tessuti esistenti ovvero la loro riorganizzazione e riqualificazione; f) il migliore utilizzo delle risorse naturali e dei fattori climatici nonché la prevenzione dei rischi ambientali. 3. Per il perseguimento degli obiettivi di cui al comma 2, fatto salvo quanto previsto dalla l.r. 38/1999, gli strumenti della pianificazione territoriale ed urbanistica regionale, provinciale e comunale generale sono definiti anche sulla base di indagini territoriali ed ambientali aventi lo scopo di valutare le trasformazioni indotte nell’ambiente dai processi di urbanizzazione, corredate da analisi di settore quali analisi dei fattori ambientali, naturali e climatici del territorio, analisi delle risorse ambientali, idriche ed energetiche con particolare riferimento all’uso di fonti rinnovabili, analisi dei fattori di rischio ambientale di natura antropica, analisi delle risorse e delle produzioni locali. Art. 4 - (Risparmio idrico) 1. La Giunta regionale, in collaborazione con gli organismi competenti e sentite le commissioni consiliari competenti, individua i criteri e le modalità di salvaguardia delle risorse idriche e del loro uso razionale, in particolare attraverso: a) la predisposizione di misure atte a verificare la qualità e l’efficienza delle reti di distribuzione, anche attraverso il monitoraggio dei consumi; b) l’individuazione di standard ottimali di riferimento per i consumi di acqua potabile e per gli scarichi immessi nella rete fognaria ed i relativi sistemi di controllo; c) la promozione dell’utilizzo di tecniche di depurazione naturale; d) l’utilizzo di tecniche per il recupero delle acque piovane e grigie. 2. Negli interventi di ristrutturazione edilizia, di nuova costruzione e di ristrutturazione urbanistica, di cui rispettivamente all’articolo 3, comma 1, lettere d), e) ed f) del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia) e successive modifiche è obbligatorio: a) il recupero delle acque piovane e delle acque grigie ed il riutilizzo delle stesse per gli usi compatibili, tramite la realizzazione di appositi sistemi integrativi di raccolta, filtraggio ed erogazione; b) l’installazione di cassette d’acqua per water con scarichi differenziati; c) l’installazione di rubinetteria dotata di miscelatore aria ed acqua; d) l’impiego, nelle sistemazioni delle superfici esterne dei lotti edificabili, di pavimentazioni drenanti nel caso di copertura superiore al 50 per cento della superficie stessa, al fine di conservare la naturalità e la permeabilità del sito e di mitigare l’effetto noto come isola di calore. 3. Sono fatti salvi i limiti previsti da vincoli relativi a beni culturali, ambientali e paesaggistici. Sono altresì fatti salvi, nel caso di ristrutturazioni edilizie, eventuali impedimenti tecnici adeguatamente documentati relativi agli interventi per il recupero ed il riutilizzo delle acque piovane e grigie di cui al comma 2, lettera a). Art. 5 - (Fonti energetiche rinnovabili) 1. Negli interventi di ristrutturazione edilizia, di nuova costruzione e di ristrutturazione urbanistica di cui, rispettivamente, all’articolo 3, comma 1, lettere d), e) ed f) del d.p.r. 380/2001, è obbligatoria l’installazione di impianti per il ricorso a fonti energetiche rinnovabili al fine di soddisfare: a) il fabbisogno di acqua calda dell’edificio per usi igienico sanitari in misura non inferiore al 50 per cento; b) il fabbisogno di energia elettrica in misura non inferiore a 1 kW per ciascuna unità immobiliare e non inferiore a 5 kW per i fabbricati industriali, commerciali e di servizio di estensione superficiale di almeno 100 metri quadrati. 2. La progettazione degli interventi edilizi ai sensi del comma 1 deve curare l’integrazione con le strutture del fabbricato o del quartiere. 3. Sono fatti salvi i limiti previsti da vincoli relativi a beni culturali, ambientali e paesaggistici nonché eventuali impedimenti tecnici adeguatamente documentati. 4. Per i titoli abilitativi relativi all’installazione di impianti per il ricorso a fonti energetiche rinnovabili, si applica quanto previsto dall’articolo 19, comma 4, della legge regionale 28 dicembre 2007, n. 26 (Legge finanziaria regionale per l’esercizio 2008). Occorrerà pertanto, in particolare, che il progetto definitivo preveda specifici sistemi per il recupero delle acque meteoriche (art. 4; tramiti specifici sistemi tecnologici di raccolta, filtraggio ed erogazione) e per una efficiente gestione della risorsa idrica (art.4; installazione di cassette d’acqua per water con scarichi differenziati; installazione di rubinetteria dotata di miscelatore aria ed acqua). Sempre l’art.4 della

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L.R. dispone l’impiego, nelle sistemazioni delle superfici esterne dei lotti edificabili,

di pavimentazioni drenanti nel caso di copertura superiore al 50 per cento della

superficie stessa, al fine di conservare la naturalità e la permeabilità del sito e di

mitigare l’effetto noto come isola di calore.

Per quanto concerne i sistemi tecnologico-impiantistici destinati alla produzione energetica

necessaria al fabbisogno energetico degli edifici di progetto occorre sottolineare che la

Legge Regionale richiede (art.5 – “Fonti energetiche rinnovabili”), oltre che l’obbligatoria

produzione da fonte rinnovabile di almeno il 50% del fabbisogno di acqua calda sanitaria,

richiesta peraltro anche dalla normativa nazionale (Dlgs n.192/2005, Dlgs n.311/2006),

l’installazione di impianti per la produzione energetica da fonte rinnovabile preposti ad una

specifica produzione di energia elettrica nella misura di almeno 1 kW per ciascuna unità

immobiliare a destinazione residenziale. Tale disposizione normativa è stata introdotta

anche a livello nazionale dalla finanziaria 2008 che stabiliva infatti, ai fini del rilascio del

permesso di costruire, che i regolamenti edilizi prevedano, per i nuovi edifici, l’installazione

di impianti da fonti rinnovabili funzionali ad una produzione energetica non inferiore a

1 kW per ciascuna unità abitativa (edifici residenziali) ed a 5 kW per i fabbricati industriali

di estensione superficiale non inferiore a 100 metri quadrati. Successivamente tali

disposizioni sono state bloccate dalla Legge 14/2009, di conversione del DL 207/2008,

denominata “Milleproroghe”, che ha di fatto differito tale obbligo al 1° gennaio 2010.

Attualmente pertanto, per gli edifici che costituiscono il sistema insediativo di progetto, risulta obbligatoria la predisposizione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile nella misura di almeno 1 kW per ciascuna unità abitativa.

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Disposizioni Comunali in materia di architettura sostenibile ed efficienza energetica

Per quanto concerne le disposizioni Comunali in materia di efficienza energetica degli

edifici occorre rilevare che la Deliberazione Comunale n.48/2006, che integra il testo del

Regolamento Edilizio Comunale con specifiche norme per il risparmio energetico,

l'utilizzazione di fonti rinnovabili di energia e per il risparmio delle risorse idriche dispone in

particolare che: Articolo 48/bis – Risparmio energetico e fonti rinnovabili di energia.

Negli edifici pubblici e privati di nuova costruzione deve essere assicurato fino al 2007 la copertura di 15% del

fabbisogno energetico dell’edificio con l’utilizzo di sistemi di contenimento (sistemi passivi) ed un altro 15% del

fabbisogno energetico del medesimo edificio mediante l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia, fermo restando

che il 50% del fabbisogno di energia primaria per acqua calda sanitaria deve essere assicurato mediante

l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia.

Dal 2008 negli edifici pubblici e privati di nuova costruzione dovrà essere assicurata la copertura del 30% del

fabbisogno energetico complessivo dell’edificio con fonti di energia rinnovabile. Per gli interventi privati che

siano inseriti nei Programmi di recupero urbano, nei Programmi Integrati, nei Progetti Urbani e negli Accordi di

Programma o che siano oggetto di permessi di costruire in deroga, il limite minimo del 30% del fabbisogno

energetico complessivo dell’edificio è aumentato fino al 50%. Tale limite vale anche per tutti gli interventi per la

realizzazione di edifici pubblici o di uso pubblico, fermo restando il limite del 50% per il fabbisogno di energia

primaria per acqua calda sanitaria. Per tale finalità dovranno essere realizzate, con soluzioni organicamente

inserite nell’estetica dell’edificio, integrate al progetto edilizio ed integrate secondo la migliore esposizione

solare, coperture tecnologiche a captazione energetica, finalizzate alla conservazione e solarizzazione, che

accolgano ed integrino collettori solari per la produzione di acqua calda sanitaria e moduli fotovoltaici per la

produzione di energia elettrica destinata all’illuminazione delle parti comuni. Gli impianti devono essere adagiati

in adiacenza alla copertura inclinata (modo retrofit) o meglio integrati in essa (modo strutturale). I serbatoi di

accumulo degli impianti solari termici devono essere preferibilmente posizionati all’interno degli edifici. Nel caso

di coperture piane i pannelli potranno essere installati con inclinazione ritenuta ottimale, purché non visibili dal

piano stradale sottostante ed evitando l’ombreggiamento tra di essi se disposti su più file. Potranno essere

adottate anche soluzioni alternative a quelle in copertura che saranno oggetto di apposita valutazione da parte

della “commissione tecnica per la certificazione energetica degli edifici” istituita presso il Dipartimento VI con

determinazione dirigenziale n. 96 del 12 maggio 2005 in attuazione della deliberazione della Giunta Comunale

n. 281 del 12 maggio 2004.

Pertanto tutti gli edifici di progetto dovranno assicurare la copertura del 15% del proprio fabbisogno energetico attraverso l’implementazione dei sistemi di contenimento energetico (implementazione delle coibentazioni, aumento dei guadagni solari passivi, ecc.), nonché dovranno prevedere una specifica produzione energetica da fonte rinnovabile nella misura di almeno il 30% del fabbisogno energetico complessivo degli edifici (50% negli edifici privati che siano inseriti nei

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Programmi di recupero urbano, nei Programmi Integrati, nei Progetti Urbani e negli Accordi di Programma). La Delibera Comunale n.48/2006 comprende inoltre, come la L.R. n.6/2008, specifiche disposizioni circa il recupero delle acque meteoriche e la corretta gestione delle risorse idriche, nonchè specifiche norme per le pavimentazioni delle superficie esterne e delle aree di pertinenza degli edifici: Art. 48/quater – Sistemi di accumulo, riutilizzazione delle acque meteoriche e di risparmio idrico.

In caso di superficie di verde condominiale o di pertinenza superiore a 30 mq., all’interno del lotto edificabile o

nell’edificio, localizzato negli ambienti interrati sfruttando spazi non diversamente utilizzabili, dovrà essere

realizzato un sistema di accumulo e recupero delle acque piovane per l’irrigazione, la pulizia delle parti comuni

e gli scarichi dei water.

La realizzazione della vasca per l’accumulo dell’acqua deve consentire il recupero di almeno il 70% delle

acque meteoriche.

L’impianto idrico così formato non potrà essere collegato alla normale rete idrica e le sue bocchette dovranno

essere dotate di dicitura “acqua non potabile”, secondo la normativa vigente.

E’ fatto obbligo di installare nei servizi igienici cassette d’acqua per i water con scarichi differenziati dotate di un

dispositivo comandabile manualmente che consenta la regolazione, prima dello scarico, di almeno due diversi

volumi di acqua. E’ inoltre fatto obbligo di installare rubinetterie dotate di miscelatore aria ed acqua.

Art. 48/quinquies – Pavimentazioni, aree verdi, superfici ed aree libere del lotto. I materiali di finitura ed allestimento delle superfici esterne e delle aree di pertinenza degli edifici dovranno

essere idonei ad assicurare, indipendentemente dalle esigenze che sono destinate a soddisfare, la

permeabilità del terreno, anche mediante materiali e pavimentazioni drenanti, per una superficie non inferiore

al 50% della superficie libera del lotto stesso.

Indicazioni tecnologico-impiantistiche per la produzione energetica da fonte rinnovabile

Ai fini di ottemperare a quanto richiesto dalle citate normative ai fini della produzione

energetica da fonte rinnovabile occorrerà, in sede di progettazione definitiva, prevedere

adeguate tecnologie impiantistiche. In particolare occorrerà progettare sistemi solari termici

(per la produzione di acqua calda sanitaria) e fotovoltaici (per la produzione di energia

elettrica), integrati con l’architettura degli edifici. In particolare il sistema di copertura

degli stessi edifici dovrà essere progettato in maniera tale da poter ospitare i suddetti impianti tecnologici in maniera il più possibile integrata con il disegno e l’architettura dei singoli edifici. Ai fini di prescindere dall’utilizzazione di tali sistemi

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di produzione energetica da fonte rinnovabile, per ragioni architettoniche e/o relative ad insufficienza di superficie utile in copertura, si potrà far riferimento al comma 3 dell’art.1 della Legge n.10 del 9 gennaio 1991 ed comma a) dell’art.2 del Dlgs n.387 del 29 dicembre 2003, che contengono l’elenco delle fonti energetiche considerate e considerabili come fonti di energia rinnovabile e quindi utilizzabili in luogo dei sistemi di solare termico e di solare fotovoltaico precedentemente citati. In particolare, a scopo orientativo ed esemplificativo, si indica la tecnologia della

combustione di biomasse, in particolare di olio vegetale (olio di colza, jatropha,ecc.) quale

tecnologia alternativa con la quale assicurare il necessario fabbisogno energetico da fonte

rinnovabile, sia riferito alla produzione dell’acqua calda sanitaria che alla produzione

dell’energia termica per la climatizzazione degli edifici. Tale utilizzazione di biomassa potrà

avvenire attraverso il ricorso a caldaie alimentate ad olio vegetale, ai fini della produzione

dell’energia termica, oppure attraverso il ricorso a sistemi di cogenerazione, in cui oltre la

produzione di energia termica vi è una specifica produzione di energia elettrica, e di

trigenerazione, in cui vi è anche la produzione di energia frigorifera (attraverso

l’utilizzazione di uno specifico “assorbitore”)

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3.4. Impatto sul patrimonio naturale e storico

Impatto sul patrimonio naturale vegetazionale

Essendo stata già analizzata la configurazione orografica del sito e la proposta di assetto

vegetazionale si rimanda ai precedenti punti della presente relazione.

Occorre comunque rilevare che la struttura di progetto va ad inserirsi in un contesto privo di particolare identità e di particolari pregi ambientali, in riferimento anche all’attuale assetto vegetazionale.

Ciò nonostante, nell’ambito dell’area in oggetto sono stati previsti impianti di piantumazioni

arboree, ed altri dovranno prevedersi in sede di progetto definitivo, che rivolti inizialmente

in funzione del rispetto delle specifiche normative in merito, si pongono anche come

elemento nodale nell’ottica di una più ampia riqualificazione ambientale dell’ambito

territoriale di riferimento.

Impatto sul paesaggio urbano

Le caratteristiche architettoniche degli edifici di progetto, nonché relative all’organizzazione

proposta a livello complessivo per l’assetto dell’area residenziale, vanno commisurate alla

attuale situazione architettonica ed urbana presente nella zona in oggetto. Lo stato di degrado in cui versa attualmente parte dell’area di progetto (vedere carta tematica n.14 “stato attuale-indagine fotografica”) determina una situazione in cui l’intervento di trasformazione antropica si pone come migliorativo della qualità del paesaggio nelle sue differenti connotazioni, legate sia agli aspetti vegetazionali, sia, in misura maggiore, agli aspetti più specificamente inerenti agli assetti costruiti.

Impatto sul patrimonio storico-archeologico

Nello specifico ambito territoriale di intervento non risultano particolari preesistenze storico-archeologiche. Il più vicino casale, rilevabile dalla Carta dell’Agro (classificato

come moderno, oltre il XV sec.), risulta al di fuori del perimetro del comprensorio di

progetto ed ubicato a sud-est di questo, lungo via delle Cave di Pietralata. Da rilevare vi è

la presenza del tracciato sotterraneo di un acquedotto, in prossimità del margine ovest del

comprensorio di progetto. (vedere carta tematica n.13 “Correlazione con la carta dell’Agro

Romano”).

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