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SELECTA

STUDI FILOSOFICO–TEOLOGICI

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Direttore

Sergio GFacoltà Teologica del Triveneto

Comitato scientifico

Stefano BUniversità di Ginevra, Svizzera

Francesco BPontificia Facoltà Teologica di Sicilia

Paolo GUniversità di San Francisco, USA

Eduardo G OUniversità del Noreste, Messico

Giuseppe MPontificio Ateneo Sant’Anselmo, Roma

Lubomir ZPontificia Università Lateranense, Roma

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STUDI FILOSOFICO–TEOLOGICI

L’essenza veritativa della religione non risiede nella parola, ma nel rapportonegativo della parola con la Verità. Penetrare nella finitezza della propria parolasignifica attraversarla, non sopprimerla. Nessun misticheggiante silenzio. IlSilenzio — così come la Verità — può esperirsi soltanto nella parola. Nella parolache incenerisce se stessa.

Vincenzo V

Eredi di un estenuante onere profetico, filosofia e teologia si interroganosull’urgenza del dire ciò che è oltre ogni parola. Un compito arduo, seè vero che per onorarlo è spesso necessario violare il dettato atrofico ditradizioni ormai incapaci di raggiungere l’Altro se non per incatenarlo,ricondurlo a sé e negarlo.

Questa collana raccoglie studi scelti, testimoni creativi dell’attraversa-mento necessario di una parola che tutto pretenderebbe vedere e infor-mare. Incenerire per rinascere, come nel mito della fenice: è la propostadi un pensiero vivo, capax Dei et hominis.

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Valentino Sartori

Dalla protologia del séall’escatologia dell’io

Meditazione teologica sull’identità umana

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I edizione: gennaio

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A don Serio,maestro di pensiero fedele alla Parola

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Per costruire una cultura universale abbiamobisogno di differenze irriducibili, non quan-titative. In altre parole, abbiamo bisogno didifferenze che aprano il nostro orizzonte aun oltre, a una trascendenza nei confronti delnostro stato e del nostro essere nei quali giàsiamo, una trascendenza che sia rispettosa delnostro amor di sé e condivisibile da tutta l’u-manità, senza alcuna gerarchia, dominazioneo soggezione tra esseri umani.

L. IL’ospitalità del femminile

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Indice

Introduzione

Capitolo IBreve auditus temporis antropologico

Capitolo IISegmento soteriologico: l’identità liberata da/per

.. Ingresso soteriologico al tema, – .. L’uomo, un soggetto (atti-vamente) recettivo, – .. Determinazione cristologica della libertàumana, – .. Rivisitazione di alcuni punti discussi della riflessioneantropologica alla luce del farsi filiale dell’identità umana, – .. Qua-dro riassuntivo sintetico/sistematico, – .. Passaggio al segmentosuccessivo, .

Capitolo IIISegmento protologico: l’identità relativa–mente autonoma

.. Il precedente radicale della libertà umana: un aiuto dalla filosofia, – ... Situazione e libertà, – .. Rivisitazione cristologica del tema“teonomia e autonomia”, – .. Frammenti di una antropologia dellimite, – .. In sintesi, – .. Passaggio al segmento successivo, .

Capitolo IVSegmento amartiologico: l’identità tentata dalla scorciatoia del-l’autarchia

.. Dal punto di vista filosofico: il “luogo” del peccato, – .. Impiegocritico del principio ermeneutico cristologico: possibilità teologica didistinguere fra limite e peccato, – .. Aversio e conversio: rifiuto deimodi e dei tempi filiali dell’identità, – .. Per diventare figli, al mododel Figlio, – .. Passaggio al segmento successivo, .

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Indice

Capitolo VSegmento strutturale: l’identità “incarnata” e aperta

.. Il soggetto umano considerato a partire dalla corporeità, – .. L’in-carnazione: nuova intelligibilità del corpo, cammino verso Dio e media-zione dell’identità umana, – .. Prima di proseguire: una postilla, .

Capitolo VISegmento dinamico: l’identità (resa) capace di crescita

.. Persona e personalità, – .. Frammento di pneumatologia: loSpirito quale condizione per vivere da figli nel Figlio, e quindi per diven-tare figli inconfondibili del Padre, – .. Esistenza cristiana come vitaescatologicamente protesa nella fede–speranza–carità, .

Capitolo VIISegmento ontologico: l’identità situata, fra trascendenza signorilee coappartenenza solidale

.. Ingresso biblico al tema: chi è l’uomo perché te ne curi?, – .. Nelcreato, l’uomo come libertà creativa e creaturale, – .. Ripresasintetica per affrontare l’ultima tappa, .

Capitolo VIIISegmento escatolologico: l’identità giunta a casa

.. Compresenza della morte ad ogni momento della vita, – .. Ilmorire di Cristo, – .. Morire con Cristo, .

Conclusione

Ringraziamenti

Bibliografia

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Introduzione

Un discorso sull’identità è urgente, necessario, perfino intrigante; maè anche delicato, insidioso, problematico, aggrovigliato. Ha la capacitàdi animare i più diversi laboratori del pensiero (psicologico, neuro-biologico, sociologico, politico, filosofico, teologico. . . ), ma anche diinfiammare e polarizzare pericolosamente le piazze. Qualche esempio,benché appena accennato, può offrire l’inizio di un chiarimento inproposito.

La possibilità di creare incontri, se non proprio dialoghi, fra uominie donne di mentalità, cultura, religione differenti conta oggi su mez-zi e tecnologie sempre più sofisticati, alcuni dei quali, non ha caso,portano il nome di social network. Talvolta, ciò che avvicina rapida-mente e meritoriamente le persone, diffonde — quasi come dannocollaterale — timori solo parzialmente fondati e agita l’attizzatoio dirivendicazioni identitarie scarsamente riflesse, spesso con poco nobilimire elettorali.

La recentissima visita del papa al tempio valdese di Torino hasuscitato molti entusiasmi e alcune perplessità. Tra slanci generosi,prospettive incoraggianti e momenti meno fluidi, il dialogo ecumeni-co cresce e matura, facendo germinare sanamente la domanda circa ilsenso dell’essere, oggi, cattolici, valdesi, luterani. . . Posta in terminisicuramente meno ruvidi e, senza dubbio, molto più fecondi, si trattasempre di una domanda riguardante l’identità, in questo specifico caso,confessionale.

Si è parlato di piazze. Su un tema emergente che sarà presto detto,il mondo cattolico si smista soprattutto su due strade, oltre a quellapreventivabile dell’indifferenza: quella dello sforzo di capire a fondoil modo più fedele, contemporaneamente, al vangelo e alla storia, dipensare il rapporto fra sesso e genere; quella di protestare vibratamen-te per ogni vera o presunta invasione di campo concernente la sfida

. Cfr. C. Caltagirone – C. Militello (edd.), L’identità di genere. Pensare la differenza trascienze, filosofia e teologia, EDB, Bologna .

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Introduzione

educativa. Anche questa è una possibile modulazione della questioneantropologica dell’identità: da che cosa siamo definiti? Semplicementeda un’appartenenza biologica, che ovviamente non abbiamo scelto, oda una costruzione prevalentemente di tipo socioculturale?

Sembra che non si possa avvicinare il tema dell’identità — da qual-siasi punto di vista, a partire da qualsivoglia competenza o prospettivaepistemologica — senza trovarla posta in questione, rappresentata co-me compito e cammino, mai come possesso certo, trasparente e indi-scusso. Talvolta la questione ha esiti o radici corrosive, ma non sempree necessariamente. Ecco una ulteriore domanda, allora: tutto quantopone in questione l’identità è automaticamente un pericolo da cuiripararsi? In termini più articolati: le attuali condizioni culturali sonoun impedimento a udire/dire il vangelo o sono l’attuale ed inevitabilemedium per ridirlo e raccontarlo, in modo che l’uomo trovi ed accolgala sua identità di soggetto appellato (“toccato” dalla salvezza) e intri-gato come lettore di una storia che non solo lo prevede quale passivodestinatario, ma lo esige proprio per essere storia narrata?

Il fuoco delle domande può ardere ancora: da che cosa e come èmessa in questione l’identità? Il problema ha a che fare, per diversitratti, con le debolezze e i nodi irrisolti del soggetto moderno. Ilproblema non pare tanto quello di un’identità in questione, ma quellodi un’identità scarsamente abituata ed attrezzata ad esserlo: un’identitàche pensa di affermarsi a prescindere dalle trame, dai luoghi, dalle rela-zioni che pure la costituiscono. F.G. Brambilla inquadra perfettamentela pretesa paradossale del soggetto moderno: pensarsi immediatamen-te trasparente e presente a se stesso, «a prescindere dal debito con altri(da sé)».

Si può mettere sotto severa critica la postmodernità, ed è giustofarlo. Ma se solo ci offrisse lo scorcio per guardare in maniera piùdistaccata e pacificata al “soggetto padrone del senso” (Ricoeur), al

. Si fa qui allusione tutt’altro che velata all’idea di “identità narrativa” sviluppata daPaul Ricoeur in diversi scritti.

. Cfr. F. Totaro, L’identità di genere tra l’essere del sé e l’accadere dell’io, in C. Caltagirone –C. Militello (edd.), L’identità di genere. Pensare la differenza tra scienze, filosofia e teologia, EDB,Bologna , p. , secondo cui il pensiero contemporaneo ha provveduto a demolire «lapretesa di compattezza e di unilateralità del soggetto come “principio”».

. F.G. Brambilla, L’identità transitiva. Per un’antropologia drammatica, in L. Casula –G. Ancona (edd.), L’identità e i suoi luoghi. L’esperienza cristiana nel farsi dell’umano, Glossa,Milano , p. .

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Introduzione

soggetto non solo costituente, ma anche costituito, consegnato a sestesso, per qualcosa le si dovrebbe essere grati.

Tenendo presente il quadro velocemente richiamato, la pretesa diqueste pagine è modesta, ma ha il vantaggio di essere ben delimita-ta nei contenuti che si vogliono impiegare. Esse vorrebbero, infatti,porre in evidenza la fecondità di dati ormai largamente condivisi dallepubblicazioni di antropologia teologica, mostrando come alcune dellerigide alternative evocate poco sopra non siano sentieri obbligati eobbliganti, fino ad essere coercitivi.

Sempre procedendo per esempi, si può dire che non occorre smen-tire il dato teologico di una libertà umana donata, liberata e consegnataa se stessa, per assumere coraggiosamente il compito di un’identitàumana realmente costruita, passando attraverso tutte le mediazioninecessarie. Si è parlato di una identità messa in questione, possessoprovvisorio e frutto di un processo paziente, nel quale l’alterità —di Dio, dell’altro uomo, del mondo — non funziona come fattoredi disturbo, ma come istanza promotiva, fino al punto da essere co-stitutiva. A questo proposito, ci sembra che la particolare strutturadella persona umana e divina, tenute in debito conto le differenze,produca un pensiero illuminante e promettente. Come si vedrà, c’èun “non–detto” della riflessione cristiana sulla persona che attende difar avvertire i suoi benefici effetti anche in quest’ambito tematico.

Alla necessità di mediazioni di diverso tipo, nel proprio farsi, daparte dell’identità umana, ci sembra corrisponda il vivo dinamismodell’esistenza cristiana, tesa fra il debito grato all’altro da sé (comeama esprimersi il teologo milanese F.G. Brambilla) e l’affidarsi caricodi speranza che non si compie che nell’exitus vitae, o almeno in vistadi esso. Riteniamo che, analogamente a quanto accade per una visioneteologica della storia, anche la vicenda personale di ogni uomo edonna possa diventare oggetto di riflessione nell’arco che va dallasua origine al suo compimento, donato e conquistato senza che sipossano fissare distinzioni di tipo “chimico”, ricadendo così nellasterile controversia de auxiliis. È così legittimato il titolo di questolibro, che recita: dalla protologia del sé all’escatologia dell’io.

Sarà opportuno tornare con più di calma sul modo molto prudentecon cui la cultura attuale mette a tema il soggetto umano, ereditandocriticamente l’opera dei maestri del sospetto. Per ora, ci limitiamoad ospitare questa motivata prudenza: anche senza guardare teologi-

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Introduzione

camente all’uomo come mistero, è consigliabile evitare di dedicargliuno sguardo esaustivo, quasi imprigionandolo in una definizione (ani-mal rationale). Nel momento in cui si varca la soglia della teologia,appare emblematico il fatto che neppure la Scrittura segua la via delladefinizione e racconti, invece, l’uomo in una storia in cui Dio lo creae se ne prende cura (cfr. Salmo ).

Per natura sua, la teologia non può limitarsi a narrare, ma certo puòattrezzarsi a rispettare questo particolare modo con cui la Scritturaoffre un varco sapienziale e meditativo all’essere umano. Per quantoriguarda queste pagine, esse vogliono provare a dire l’uomo e la suaidentità sulla lunghezza di sette segmenti, tesi a dare un minimo diospitalità al modo con cui la Parola racconta l’uomo. Sono il segno anti-cipato della rinuncia a voler dire l’identità umana tutta d’un fiato. Eccola lista dei segmenti in parola: soteriologico, protologico, amartiologico,strutturale, dinamico, ontologico, escatologico. Qualche rapida battuta perognuno sarà utile a tracciare in anticipo il cammino.

Primo segmento: soteriologico. L’accesso teologico all’uomo è ga-rantito da una storia in cui facciamo esperienza di una lacerazioneguarita, redenta (cfr. la croce di Gesù): solo in questo modo possiamorisalire alle intenzioni originarie di Dio (protologia). Al culmine diquesta storia incontriamo il Figlio diventato carne: nella sua umani-tà incontriamo, nello stesso tempo, l’alterità (trascendenza) e il pronobis della salvezza di Dio. Si vedrà come il modo incarnato (senzaconfusione né separazione) di questa offerta è garanzia della nostraalterità/identità rispetto a Dio e della dignità del nostro agire in ordineal nostro compimento.

Secondo segmento: protologico. Verrà messo a fuoco teologicamenteil senso di una libertà finita/creata, ma anche realmente consegnata ase stessa, autonoma anche se non autarchica. In ordine alla formazionedell’identità, l’Altro può essere avvertito come libertà iniziante, comepresenza promotiva, costitutiva, anche se mai sostitutiva.

Terzo segmento: amartiologico. Sempre all’interno di una tematizza-zione teologica dell’identità, si rifletterà sull’impatto del peccato nellaformazione dell’identità: la pretesa dell’autarchia diventa la distorsionedel dono/compito di essere/diventare figli. L’altro viene avvertito noncome istanza promotiva, ma in termini di minaccia/concorrenza.

Quarto segmento: strutturale. La condizione incarnata dell’uomo e,dunque, il carattere corporeo della sua apertura agli altri e al mon-

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Introduzione

do, offrono uno spunto prezioso per approfondire nella riflessionel’accesso necessariamente mediato all’identità umana. Nel concretoesercizio della libertà da parte dell’uomo — non meno che nel tempoin cui essa viene consegnata a se medesima — l’altro si annuncia comeun’esigenza pluriforme espressa dalla condizione incarnata dell’uomo.

Quinto segmento: dinamico. Considerato che l’identità non è soloun dono, ma anche un compito, definito dalla distanza antropologicafra persona e personalità, e dato il carattere promotivo dell’alteritàdi Dio e degli altri, si proverà a dipanare il filo della riflessione sulradicamento e sul fruttificare antropologici della pneumatologia. Det-to diversamente, come la presenza dello Spirito animi l’uomo nelladirezione che va dalla persona alla personalità.

Sesto segmento: ontologico. La condizione corporea/incarnata del-l’uomo lo colloca in una fitta tessitura di rapporti, non solo con Dioe con gli altri uomini, ma anche con il mondo, l’ambiente e tuttoquello che vi si trova. Sarà possibile vedere come l’identità uma-na viva nella salutare tensione dialettica fra solidarietà/prossimità edifferenza/eccedenza rispetto al mondo.

Settimo segmento: escatologico. Teologicamente parlando, l’èschatonè la patria dell’identità umana. Anche in quest’ultima tappa della rifles-sione teologica diventa importante la considerazione di una dialettica:l’identità è il frutto di un libero compiersi da parte dell’uomo, maitotalmente in suo potere peraltro, e di un attivo accogliere.

I segmenti annunciati diventano altrettanti capitoli di questa ricerca,con la premessa di un primo capitolo nel quale fare molto rapida-mente il punto sull’attuale clima culturale, con le sue aperture e lesue domande. L’antropologia teologica si inserisce nel groviglio diqueste domande con un bagaglio e una strumentazione interessanti.Rimane solo da precisare un criterio ermeneutico che il Concilio Vati-cano II ha mirabilmente, anche se germinalmente, offerto e al qualeobbediranno tutte queste pagine, a partire soprattutto dal secondocapitolo.

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Introduzione

Il criterio ermeneutico: circolarità, non appiattimento fra cristo-logia e antropologia

Gaudium et spes n. , ultimo numero del primo capitolo della costi-tuzione e culmine di un crescendo teologico che bilancia un’inizialetimidezza, offre lo spunto più prezioso per comprendere il criterioermeneutico enunciato.

Il numero si apre con un’affermazione piuttosto decisa, quasi la-pidaria: «In realtà, solamente nel Verbo incarnato trova vera luce ilmistero dell’uomo». Esso risente dell’accoglienza della miglior rifles-sione teologica del Novecento sul tema, secondo cui Cristo non èsolo l’accesso più adeguato al mistero di Dio, ma anche a quellodell’uomo. Si noti, fra l’altro, l’uso della parola mistero in riferimentoall’uomo: si tratta di una scelta audace, dato che “mistero” è un termi-ne che compete prima di tutto a Dio. Tuttavia, proprio nel nesso chelega l’uomo a Dio, l’uomo arriva ad aggiudicarsi il termine mistero;non è “semplicemente” enigma o paradosso da sciogliere.

L’azione rivelativa (e di compimento) di Cristo emerge all’internodi un rapporto tipologico (Adamo–Cristo). Cristo illumina e dà pienez-za al primo Adamo, rispetto al quale è novissimus, vale a dire definitivo:è Cristo che decifra pienamente l’uomo plasmato nel fango. Tuttavia,si può anche dire che il primo Adamo, nella sua consistenza creaturale,dà accesso al secondo e definitivo. La sarx, l’umanità, nella sua fragilitàcreaturale, è decifrata dal Logos di Dio, ma noi non sapremmo nulladel Logos, se non si fosse manifestato nella debolezza della nostra carnemortale. E nulla potremmo dire di questa manifestazione, se non aves-simo almeno una precomprensione della sarx, certo perfezionabile,ma non aggirabile, dell’orizzonte che ci dischiude la sua assunzioneda parte del Verbo.

. Cfr. L.F. Ladaria, L’uomo alla luce di Cristo nel Vaticano II, in R. Latourelle (ed.),Vaticano II. Bilancio e prospettive, , Cittadella, Assisi , p. . Nella nota , alla stessapagina, Ladaria cita un contributo autorevole e prezioso di J. Ratzinger sul prestigiosoLexikon für Theologie und Kirke.

. Dei Verbum, specialmente i nn. e .. Stando al già citato Ladaria, l’illuminazione cristologica dell’antropologia costituiva

l’auspicio condiviso dell’aula conciliare: cfr. Ladaria, L’uomo alla luce di Cristo nel Vaticano II,p. .

. Lucida la considerazione di W. Kasper, sulla scorta dell’esegesi di Rm ,–: «Larealtà di Adamo è superata, ma essa stessa, ancora una volta, consente di capire il motivo

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Introduzione

L’accesso rivelativo al mistero dell’uomo è dato dal Verbo incarnato,di cui si parla anche in termini di homo perfectus. L’espressione nonvuol dire semplicemente “perfettamente uomo”: per rendere questosignificato, Gaudium et Spes si serve dell’espressione simile, ma nonequivalente, perfectus homo. L’espressione homo perfectus evoca tuttolo spessore della crescita umana in età, sapienza e grazia. Dunque: ilVerbo fatto carne, non solo nella sua incarnazione, ma pure nella suavita, nella sua morte, nella sua risurrezione è accesso all’uomo.

In sintesi, si può sostenere che Cristo è accesso all’uomo (e la cri-stologia all’antropologia teologica) non all’interno di un rapportoin cui Cristo e umanità, cristologia e antropologia si assorbono re-ciprocamente, ma all’interno di una circolarità ermeneutica. SostieneI. Siviglia:

L’unicum dell’antropologia cristiana [. . . ] va individuato nel nesso tra cri-stologia e antropologia, un nesso dialettico molto fecondo in cui si offreun criterio ermeneutico fondamentale per leggere la globalità del misterodell’uomo in Cristo, ma, per certi versi, anche nell’altra direzione è possibilerinvenire un aiuto alla comprensione del Dio incarnato, a partire, cioè, dallacondizione e dall’esperienza umana.

Il rapporto di circolarità ermeneutica — e non di assorbimentodell’una ai danni dell’altra — fra antropologia e cristologia permetteun’ospitalità reciproca e intelligente fra prospettive antropologichenon teologiche e antropologia teologica. Giustamente F. G. Brambillasostiene che fra antropologie e antropologia teologica deve darsi unrapporto di inseparabilità (è sempre dell’uomo storico che si parla)e differenza (l’antropologia teologica è svolgimento rigoroso dellavisione cristiana dell’uomo nella prospettiva dell’intellectus fidei).

del superamento. Paolo comprende Adamo a partire da Cristo, ma al medesimo tempomostra in Adamo il significato di Gesù Cristo» (W. Kasper, Cristologia e antropologia, in Id.,Teologia e Chiesa, Queriniana, Brescia , p. ).

. Nel proporre la differente sfumatura di significato delle due espressioni latinepresenti in Gaudium et Spes, mi appoggio soprattutto ad un corso di Ladaria seguitopresso la Pontificia Università Gregoriana nel semestre ottobre – febbraio . Cfr.comunque anche L.F. Ladaria, Gesù Cristo salvezza di tutti, EDB, Bologna , pp. –.

. In questo senso va decifrata la sintetica espressione del Compendio del Catechismodella Chiesa Cattolica, n. : «La Risurrezione è il culmine dell’Incarnazione».

. I. Siviglia, Antropologia teologica in dialogo, EDB, Bologna , p. .. Cfr. F.G. Brambilla, Antropologia teologica, Queriniana, Brescia .

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Introduzione

Concretamente la scansione di ognuno dei capitoli di questo libro,fatta eccezione per il primo capitolo (riservato all’auditus temporis) e alsecondo, sarà la seguente:

a) attenzione alle questioni aperte e alle suggestioni dell’antropo-logia filosofica;

b) preciso investimento del criterio ermeneutico cristologico (l’uo-mo mistero in Cristo);

c) a partire dalla corretta applicazione del criterio ermeneuticocristologico, enucleazione di conseguenze e ricadute sul temadell’identità umana.