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STUDI E RICERCHE IN AGRICOLTURA AMBIENTE E TERRITORIO COLLANA DI SCIENZE AGRARIE

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STUDI E RICERCHE IN AGRICOLTURAAMBIENTE E TERRITORIO

COLLANA DI SCIENZE AGRARIE

Direttore

Giacomo S MDipartimento scienze agro–ambientali e territorialiUniversità degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Comitato scientifico

Francesco BDipartimento scienze agro–ambientali e territorialiUniversità degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Salvatore CDipartimento scienze agro–ambientali e territorialiUniversità degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Maria Lisa CDipartimento scienze agro–ambientali e territorialiUniversità degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Bernardo Corrado D GDipartimento scienze agro–ambientali e territorialiUniversità degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Raffaele LDipartimento scienze agro–ambientali e territorialiUniversità degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Giuseppe MDipartimento scienze agro–ambientali e territorialiUniversità degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Pietro RDipartimento scienze agro–ambientali e territorialiUniversità degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Mladen TIstituto Agronomico Mediterraneo di Bari

Roula KIstituto Agronomico Mediterraneo di Bari

Pandi ZIstituto Agronomico Mediterraneo di Bari

STUDI E RICERCHE IN AGRICOLTURAAMBIENTE E TERRITORIO

COLLANA DI SCIENZE AGRARIE

La collana, diretta dal Dipartimento di Scienze agro–ambientali e terri-toriali dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, accoglie studi ericerche che riguardano le Scienze agrarie, con particolare riferimentoalla definizione di sistemi e di soluzioni innovative per una gestionesostenibile dell’agroambiente e, più in generale, del territorio rurale edelle sue risorse. La collana è rivolta a tutti coloro che vogliono appro-fondire gli aspetti multidisciplinari ed interdisciplinari delle Scienzeagrarie, con l’obiettivo di coniugare esigenze di sviluppo economico,sociale, di tutela dell’ambiente e delle produzioni alimentari. Pianifi-cazione e gestione sostenibile dei sistemi agroalimentari, forestali ezootecnici negli areali mediterranei rappresentano il peculiare ambitoscientifico della collana, sia a livello di ricerca che a livello didattico.

Il lavoro, svolto nell’ambito delle attività del “Laboratorio di Dendrometria, Assestamentoforestale e Restauro vegetazionale” del Dipartimento di Scienze Agro–Ambientali e Ter-ritoriali (DiSAAT) dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, è stato eseguito con ilcontributo dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Martina Franca (TA) — CorpoForestale dello Stato — Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

Patrizia TartarinoRoberto Greco

La Riserva Naturale Biogenetica “Stornara”

Studio della gestione su basi ecologiche e assestamentali

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I edizione: dicembre

Introduzione

La Riserva Naturale Biogenetica Stornara

Componenti fisiche dell'ambiente

Componenti biologiche dell'ambiente

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Indice

Aspetti paesaggistici

Caratterizzazione dei tipi di bosco individuati

Bibliogra a consultata

Allegato: Schede descrittive dei complessi boscati e de-finizione degli interventi da realizzare

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Introduzione

La Riserva Naturale Biogenetica (R.N.B.) "Stornara", localizzata nell'Arco ionico tarantino, è stata istituita dal Ministero per l’Agricoltura e per le Foreste con Decreto ministeriale del 13 luglio 1977, con l'obiettivo di realizzare una "Rete europea di riserve bioge-netiche". Il legislatore ha così inteso costituire «un sistema europeo di riserve naturali tali da garantire la conservazione di habitat, biocenosi ed ecosistemi come risorsa indispensabile ad assicurare degli stock di riproduttori suscettibili di essere trasportati nelle zone degradate al fi-ne di tutelare questo prezioso patrimonio, allineandolo anche formal-mente con i nuovi indirizzi di classificazione internazionale». L'accesso all'area protetta, caratterizzata dalla presenza di biotopi forestali dominati dal Pino d’Aleppo (Pinus halepensis Miller), «è consentito per ragioni di studio, per fini educativi, per compiti ammi-nistrativi, di vigilanza e per l'attuazione dei disciplinari previsti con legge».

La Riserva è costituita da più complessi boscati (v. fig. 1), estesi su circa 1.500 ha, denominati procedendo da Nord a Sud, come qui di seguito specificato: - Patemisco-Gallio; - Patemisco; - Marziotta; - Romanazzi; - Principessa; - Perronello; - Torre Mattoni; - Marinella. Gli stessi complessi furono acquisiti al Demanio dello Stato a parti-re dai primi anni del secolo scorso e solo in tempi successivi sottoposti

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a differenti livelli di forme di tutela. In particolare il complesso Patemisco-Gallio, in esecuzione della legge 2 giugno 1910 n. 211 (voltura n. 1124 del 28 agosto 1911), fu gestito (A.A.V.V., 1959) a partire dal 1911 dall'Azienda del Demanio Forestale; quest'ultima nel 1933 cambiò denominazione in Azienda di Stato per le Foreste Demaniali (A.S.F.D.). L'atto di trasferimento comprendeva anche la Masseria Patemisco, venduta negli anni '30 del secolo scorso all'Opera Nazionale Combattenti di Lecce.

Tutti gli altri complessi presenti nei territori comunali di Massafra, Palagiano, Castellaneta, Ginosa e Bernalda, in origine di proprietà pri-vata, furono in un secondo tempo acquistati o espropriati dallo Stato e affidati in gestione all'A.S.F.D.; alla data del 30 giugno 1958 essi ri-sultavano (A.A.V.V, l.c.) ancora in corso di acquisizione. Dopo l'acquisizione al patrimonio dello Stato, la gestione dei com-plessi specificati venne affidata all'Ufficio di Amministrazione delle Foreste Demaniali istituito nell'ambito dell'Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Taranto; nel 1971, a seguito della soppressione dell'Ufficio di Amministrazione specificato, i compiti di gestione pas-sarono a quello omologo di Martina Franca (TA).

Figura 1. Localizzazione dei complessi boscati oggetto di studio.

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Per la migliore gestione dei complessi boscati fu istituito nel 1981 a Ginosa Marina il Comando Stazione Forestale facente capo all'Ufficio di Amministrazione di Martina Franca; dall'1 aprile 1986 il Comando Stazione indicato divenne operante con la denominazione di Ginosa Marina bis.

I confini di ciascun complesso considerato sono stati riportati sull'ortofotocarta regionale (v. fig. 2). Attualmente la gestione della Riserva è affidata all'Ufficio Territo-

a - Complesso Patemisco-Gallio e Patemisco. b - Complesso Marziotta.

c - Complesso Romanazzi. d - Complesso Principessa.

e - Complesso Perronello. f - Complessi Torre mattoni e Marinella.

Figura 2. Delimitazione dei complessi boscati che costituiscono la R.N.B. "Stornara" sull'ortofotocarta regionale.

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riale per la Biodiversità (U.T.B.) del Corpo Forestale dello Stato di Martina Franca.

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Capitolo I

La Riserva Naturale Biogenetica "Stornara"

Gran parte dei complessi boscati considerati sono inseriti nel Libro Nazionale dei Boschi da Seme (1960), istituito dal Ministero dell'A-gricoltura e delle Foreste, Direzione Generale per l'Economia Monta-na e per le Foreste, e descritti nelle schede indicate nel seguente pro-spetto. L'esame del prospetto evidenzia innanzitutto che: - i complessi Torre Mattoni e Marinella non sono stati classificati bo-

sco da seme; - per il complesso Marziotta non è spe-cificata la superficie classificata bosco da seme; - per tutti gli altri si evince come la su-perficie classificata bosco da seme sia maggiore, a volte an-

che notevolmente, rispetto a quella di proprietà dello Stato. Il Decreto del Ministero per l'Agricoltura e le Foreste del 13 luglio del 1977 "Costituzione di riserve naturali «biogenetiche»" riporta nel-le premesse l'elenco dei boschi considerati, fra i quali "il bosco da se-me «Stornara», di ha 1.456; ... in provincia di Taranto. Schede numeri 53, 55, 56, 57, 58 e 59 del L.N.B.S." e il "bosco sperimentale «Mari-

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nella Stornara», di ha 45 ... in provincia di Matera;". Nell'art. 1 decreta che "i boschi da seme, i boschi sperimentali ... citati nelle premesse, tutti di proprietà dell'Azienda di Stato per le Foreste Demaniali, ven-gono costituiti in «Riserve Naturali Biogenetiche»". Al riguardo si fa osservare che: - la scheda n. 53 si riferisce al bosco, "Marina Giovinazzi", ancora og-gi di proprietà privata; - il complesso Torre Mattoni non è stato classificato R.N.B.; - il complesso Perronello, di cui alla scheda n. 54 del L.N.B.S., non è menzionato e quindi non è compreso nella R.N.B.; - la superficie complessiva della R.N.B. "Stornara" non trova quindi riscontro nei dati ufficiali. Il Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 27 aprile 2010 "Approvazione dello schema aggiornato relativo al VI Elenco ufficiale delle aree protette, ai sensi del combina-to disposto dell'articolo 3, comma 4, lettera c), della legge 6 dicembre 1994, n. 394 e dell'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 28 ago-sto 1997, n. 281.", riporta l'elenco ufficiale aggiornato delle aree pro-tette istituite sul territorio nazionale, nel quale è indicato: - al n. 70 la R.N.B. Marinella Stornara, organo di gestione ex A.S.F.D. di Potenza; - al n. 141 la R.N.B. "Stornara", organo di gestione ex A.S.F.D. di Martina Franca; - per entrambe le riserve, conferma quanto riportato nel D.M. prece-dentemente esaminato, anche per ciò che riguarda le superfici interes-sate. Da ciò si deduce che il D.M. del 2010 non chiarisce quanto riporta-to nel decreto istitutivo delle riserve. Il complesso Marinella, infatti, risulterebbe essere gestito dall'Ufficio di Potenza, invece che da quello di Martina Franca, e la R.N.B. "Stornara" non comprende i complessi statali Perronello e Torre mattoni, ma ne include uno di proprietà pri-vata, di cui alla scheda n. 53 del L.N.B.S.. In conclusione, si precisa che oggetto di questo studio sono i com-plessi forestali di proprietà dell'ex A.S.F.D., gestiti dall' U.T.B. di Martina Franca, compresi anche quelli denominati Perronello, Torre Mattoni e Marinella.

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Le forme di tutela adottate per gli ecosistemi naturali oggetto di studio sono rappresentate dalla classifica a Riserva Naturale Biogene-tica e dall'inserimento nella rete "Natura 2000". In particolare il decreto ministeriale che istituì la R.N.B. "Stornara" (D.M. del 13 luglio 1977) specifica all'art. n. 2 che «entro il perimetro delle riserve è consentito l'accesso per ragioni di studio, per fini edu-cativi, per compiti amministrativi, di vigilanza e per l'attuazione dei disciplinari previsti con legge». Lo stesso decreto all'art. n. 3 precisa che «Alla tutela delle riserve sopra descritte provvederà in virtù del preminente interesse nazionale delle riserve naturali l'Azienda di Stato per le foreste demaniali, con i fondi del proprio bilancio». Al riguardo di quest'ultimo articolo occor-re evidenziare l'attenta attività di vigilanza svolta nel tempo dal perso-nale del Corpo Forestale dello Stato che ha consentito la salvaguardia delle comunità forestali oggetto di studio, soprattutto dagli incendi bo-schivi. I complessi forestali considerati sono stati successivamente inseriti (1995) nel S.I.C. Pineta dell'Arco ionico (IT9130006)1. Il complesso Marinella, localizzato in territorio del Comune di Bernalda (Basilica-ta), è compreso nel S.I.C Costa Ionica Foce Bradano (IT9220090)2. I siti fanno parte della rete "Natura 2000", costituita sulla base delle in-dicazioni della direttiva Habitat 92/43/CEE, la cui attuazione per il territorio nazionale è stata regolamentata dal Decreto presidenziale dell'8 settembre 1997, aggiornato da quello del 12 marzo 2003. Lo scopo della Direttiva è stato quello di «contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri ... ». Essa ha previsto che «le misure adottate sono intese ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazio-ne soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse comunitario». Le stesse misure adottate «ten-gono conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché del- 1ftp://ftp.minambiente.it/PNM/Natura2000/TrasmissioneCE_2014/schede_mappe/Puglia/SIC_schede/Site_IT9130006.pdf. 2ftp://ftp.minambiente.it/PNM/Natura2000/TrasmissioneCE_2014/schede_mappe/Basilicata/SIC_schede/Site_IT9220090.pdf.

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le particolarità regionali e locali». La Regione Puglia nel 2008 ha emanato, in conformità delle Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000 fornite dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il Regolamento regionale riferito alla individuazione dei «Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (Z.C.S.) e Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.)». Si tratta di una serie di misure rivolte alla gestione degli ecosistemi natu-rali interessati, compresi quelli inseriti nei Siti di Importanza Comuni-taria (S.I.C.). Le misure previste sono rivolte all'imposizione di vincoli riguardanti la pratica della caccia e di divieti riferiti alla realizzazione di varie tipologie di strutture e impianti (discariche, impianti per il trattamento e lo smaltimento di fanghi e rifiuti, impianti eolici ecc.), nonché all'apertura di nuove cave o all'ampliamento di quelle esistenti, oltre che allo svolgimento di particolari attività sportive (fuoristrada e parapendio) che possano in qualche modo turbare gli equilibri naturali degli ecosistemi interessati. In particolare per ciò che riguarda la gestione delle comunità fore-stali dominate dal Pino d'Aleppo dell'Arco ionico tarantino, comprese nella tipologia degli ambienti misti mediterranei, lo stesso regolamen-to prevede le misure di conservazione obbligatorie di seguito elencate: - divieto di impermeabilizzare le strade ad uso forestale; - divieto di forestazione con essenze arboree alloctone; - -15 luglio; - divieto di tagliate contigue superiori a 20 ha nel corso della stessa stagione silvana; tagli superiori nella stessa stagione silvana sono con-sentiti solo conservando una fascia di 100 m tra le due tagliate adia-

a-gliate successive; - mplari arborei ad ha, di par-ticolari caratteristiche fenotipiche, diametriche ed ecologiche in grado di crescere indefinitamente e 10 esemplari arborei ad ha morti o mar-cescenti, fatti salvi interventi fitosanitari in presenza di conclamate pa-tologie infes .P.S.; - divieto di rimboschimento delle radure di superficie inferiore a 1 ha; -della fauna selvatica. A esse vanno aggiunte quelle riferite alla conservazione dei popo-lamenti arbustivi nell'ambito delle compagini boschive e alla manu-

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tenzione dei manufatti in pietra. Quanto specificato è stato recepito dal Regolamento regionale n. 10 del 30 giugno 2009 che «prescrive le procedure tecnico-amministrative da adottarsi per i tagli boschivi in Puglia.». Lo stesso Regolamento prevede fra l'altro che l'autorizzazione da parte del Ser-vizio Foreste regionale all'esecuzione di interventi selvicolturali in comunità forestali comprese in aree protette della rete "Natura 2000" necessiti preventivamente del parere di valutazione d'incidenza, rila-sciato dall'Ufficio o dal Servizio Ambientale Provinciale competente, all'attualità denominato Servizio Edilizia pubblica, Territorio e Am-biente della città Metropolitana di riferimento. Ciò al fine di valutare l'incidenza degli interventi specificati sugli habitat naturali e sulle spe-cie prioritarie, gli uni e le altre definiti dalle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE precedentemente citate.

I vincoli imposti nel territorio considerato si riferiscono a quelli previsti in attuazione del R.D.L. n. 3267 del 1923 (Riordino e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani). La legge prevede, per la tutela dei pubblici interessi, limitazioni al-la proprietà terriera rappresentate dal vincolo per scopi idrogeologici (art. 1) sui «terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme di cui agli articoli 7, 8 e 9 possono con danno pubblico subire denudazioni, perdere la stabili-tà o turbare il regime delle acque». La legge stabilisce che quei terreni, boscati e non, siano identificati nell'ambito dei bacini torrentizi di appartenenza e distinti per territorio di ciascun comune interessato. La stessa legge prevede inoltre di sottoporre a vincolo protettivo (art. 17) «i boschi, che per la loro speciale ubicazione, difendono ter-reni o fabbricati dalla caduta di valanghe, dal rotolamento di sassi, dal sorrenamento e dalla furia dei venti ... ». Nel caso di studio è stato possibile verificare nella documentazione ufficiale dell'Autorità forestale competente che i complessi boscati della R.N.B. "Stornara" rientrano (v. fig. 2) dagli anni 1957-1958 nei territori sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici (art. 1) dei comu-ni di Massafra, Palagiano, Castellaneta e Ginosa. Al riguardo si fa ri-levare che all'epoca dell'imposizione del vincolo è stato inserito anche

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il complesso Marinella, il più meridionale fra quelli considerati, arri-vando sino al corso del Fiume Bradano. Gli obiettivi perseguiti con l'imposizione del vincolo specificato nella fascia costiera dell'Arco ionico tarantino hanno principalmente riguardato la difesa dei coltivi ubicati a ridosso dei cordoni dunosi dal-la minaccia del surrenamento da parte delle sabbie mobili, scaturito dall'azione eolica.

Figura 2. Aree sottoposte a vincolo per scopi idrogeologici dell'Arco ionico ta-rantino.

Fonte: SIT - Regione Puglia

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Capitolo II

Componenti fisiche dell'ambiente L'analisi dei caratteri fisici degli ambienti interessati è stata effet-tuata considerando un'area d'indagine corrispondente all'incirca al Sito d'importanza comunitaria (S.I.C.) Pineta dell'Arco ionico, più ampia rispetto a quella interessata dalla presenza dei complessi di studio.

Si tratta di un sito Natura 2000 esteso su circa 5.200 ha nella parte occidentale della fascia costiera dell'Arco ionico tarantino, interessan-do i territori comunali di Taranto, Massafra, Palagiano, Castellaneta e Ginosa.

Figura 3. Ambiti di paesaggio pugliesi, con localizzazione dei complessi boscati di studio.

Fonte: PPTR Puglia

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I complessi boscati considerati fanno parte del sistema delle pinete litoranee dell'Arco ionico comprese fra il Fiume Sinni a Sud e la città di Taranto a Nord; esse formano una fascia quasi continua di boschi, a volte di origine spontanea in altre derivanti da impianto, lunga più di 60 km e larga da poche centinaia a oltre 2.000 m. I complessi oggetto di studio sono localizzati per la maggior parte nel territorio regionale pugliese e solo in minor misura in quello della Basilicata (v. fig. 3). Si tratta di un'area compresa fra la foce del Fiume Bradano a Ovest, il Mare Ionio a Sud, la foce del Fiume Patemisco a Est e terreni di proprietà privata a Nord, questi ultimi generalmente destinati a colture agricole estensive. La stessa area è caratterizzata da forme del rilievo pianeggianti, eccetto che per la presenza delle dune costiere. La fascia interessata è compresa fra le isoipse 2 e 20 m. Nel seguente prospetto è riportata, procedendo da Est verso Ovest, la superficie dei complessi boscati esaminati distinta per territorio co-munale interessato.

Le caratteristiche geologiche dell'area d'indagine sono state descrit-te sulla base di quanto riportato nel foglio 201 della Carta Geologica d’Italia (COTECCHIA e MAGRI, 1967), in parte riportata nella figura 4. Le principali unità litologiche presenti sono:

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