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Studenti con bisogni educativi speciali Norme di riferimento e linee di azione Pierpaolo Triani (Università Cattolica del Sacro Cuore) Seregno, 23 febbraio 2017

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Studenti con bisogni educativi speciali Norme di riferimento e linee di azione

Pierpaolo Triani

(Università Cattolica del Sacro Cuore)

Seregno, 23 febbraio 2017

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Struttura dell’intervento

• Il termine

• Le ragioni

• Le norme

• Le diverse situazioni di BES: le tre categorie

• I dispositivi

• Le questioni valutative

• Le linee di azione

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Il termine

• La sigla BES non indica una categoria diagnostica.

• Essa invece rinvia ad una categoria pedagogica in quanto indica gli studenti che vivono una situazione (dovuta ad una pluralità di ragioni) che richiede una specifica attenzione educativa.

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• Per questo motivo è bene, possibilmente, parlare di:

Alunni in situazione di bisogno educativo speciale.

L’espressione bisogno educativo speciale ha una sua corrispondenza nella lingua inglese:

special educational needs (SEN)

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Le ragioni

• La promozione dell’apprendimento in ciascun alunno, delle sue competenze disciplinari e trasversali, cercando di rimuovere le sue difficoltà e sostenere le sue potenzialità

• Questa prospettiva è oggi sinteticamente definita con l’espressione: didattica inclusiva.

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• La prospettiva della didattica a misura di ciascuno non può però essere declinata al ribasso.

• La didattica ‘inclusiva’ non può essere interpretata come un movimento di riduzione dei carichi didattici e degli obiettivi.

• Bensì come il cercare di mettere ciascuno nelle condizioni migliori per apprendere, cercando di accrescere le sue risorse.

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Il fuoco dell’azione didattica resta la promozione dell’apprendimento

Oggetto di apprendimento

Studente Docente

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Normativa di riferimento

• Direttiva 27 dicembre 2012

• Circolare 6 marzo 2013

• Nota ministeriale giugno 2013

• Nota ministeriale novembre 2013

• Nota ministeriale esame di stato 2014

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Le precisazioni del novembre 2013

• Distinzione tra ordinaria difficoltà di apprendimento, grave difficoltà, disturbo

• Distinzione tra certificazione e diagnosi

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Distinzione tra ordinaria difficoltà, grave difficoltà, disturbo

• «Al riguardo si richiama l’attenzione sulla distinzione tra ordinarie difficoltà di apprendimento, gravi difficoltà e disturbi di apprendimento. Nella quotidiana esperienza didattica si riscontrano momenti di difficoltà nel processo di apprendimento, che possono essere osservati per periodi temporanei in ciascun alunno. È dato poi riscontrare difficoltà che hanno un carattere più stabile o comunque, per le concause che le determinano, presentano un maggior grado di complessità e richiedono notevole impegno affinché siano correttamente affrontate.

• Il disturbo di apprendimento ha invece carattere permanente e base neurobiologica.

• La scuola può intervenire nella personalizzazione in tanti modi diversi, informali o strutturati, secondo i bisogni e la convenienza; pertanto la rilevazione di una mera difficoltà di apprendimento non dovrebbe indurre all’attivazione di un percorso specifico con la conseguente compilazione di un Piano Didattico Personalizzato».

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• «La Direttiva ha voluto in primo luogo fornire tutela a tutte quelle situazioni in cui è presente un disturbo clinicamente fondato, diagnosticabile ma non ricadente nelle previsioni della Legge 104/92 né in quelle della Legge 170/2010. In secondo luogo si sono volute ricomprendere altre situazioni che si pongono comunque oltre l’ordinaria difficoltà di apprendimento, per le quali dagli stessi insegnanti sono stati richiesti strumenti di flessibilità da impiegare nell’azione educativo-didattica».

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Distinzione tra certificazione e diagnosi

• «Al riguardo, si ritiene utile fornire una precisazione di carattere terminologico. Per “certificazione” si intende un documento, con valore legale, che attesta il diritto dell’interessato ad avvalersi delle misure previste da precise disposizioni di legge – nei casi che qui interessano: dalla Legge 104/92 o dalla Legge 170/2010 - le cui procedure di rilascio ed i conseguenti diritti che ne derivano sono disciplinati dalle suddette leggi e dalla normativa di riferimento. Per “diagnosi” si intende invece un giudizio clinico, attestante la presenza di una patologia o di un disturbo, che può essere rilasciato da un medico, da uno psicologo o comunque da uno specialista iscritto negli albi delle professioni sanitarie.

• Pertanto, le strutture pubbliche ( e quelle accreditate nel caso della Legge 170), rilasciano “certificazioni” per alunni con disabilità e con DSA. Per disturbi ed altre patologie non certificabili (disturbi del linguaggio, ritardo maturativo, ecc.), ma che hanno un fondamento clinico, si parla di “diagnosi”»

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Le tre categorie delle situazioni di BES

• “In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”

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Si tratta di un termine ad ampio spettro …

• “In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”

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• “Quest’area dello svantaggio scolastico che ricomprende problematiche diverse viene indicata come area dei Bisogni Educativi Speciali. Vi sono comprese tre grandi sotto-categorie: quella della disabilità, quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socio economico culturale”. (Direttiva, 27 dicembre 2012).

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Prima categoria: alunni con disabilità

• Sono gli alunni in situazioni di diversa abilità certificate ai sensi della 104/92

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Seconda categoria: disturbi evolutivi specifici

• Alunni con DSA (riferimento legge 170/2010)

• Disturbi specifici nell’area del linguaggio (disturbi

specifici del linguaggio o – più in generale- presenza di bassa

intelligenza verbale associata ad alta intelligenza non verbale)

• Disturbi nelle aree non verbali (come nel caso del

disturbo della coordinazione motoria)

• Disturbi lievi dello spettro autistico

• Disturbi dell’attenzione e dell’iperattività

• Funzionamento cognitivo limite

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Terza categoria: svantaggi socio-economico-culturali

• Studenti con gravi difficoltà legate all’area dello svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale

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Disabilità Disturbi evolutivi specifici Svantaggio socio-economico-culturale

‘OBBLIGO’ PEI

DSA ‘Obbligo PDP»

Deficit del linguaggio Deficit coordinazione motoria Deficit da disturbo dell’attenzione e dell’iperattività - ADHD Funzionamento intellettivo limite (al confine tra disabilità e disturbo specifico) PDP FACOLTATIVO

PDP FACOLTATIVO

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I dispositivi

• Il dispositivo progettuale di istituto: Il PAI (Piano annuale di inclusione)

• Il dispositivo progettuale per l’alunno: Il PDP (o il PEI nel caso di alunni con disabilità)

Il PDP è uno strumento temporaneo con funzione educativa e non diagnostica • I dispositivi didattici: - Misure dispensative - Strumenti Compensativi - Altre strategie didattiche

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Elaborare un PDP

• Il modello base:

Descrizione del profilo delle difficoltà;

Descrizione degli obiettivi

Definizione delle:

- strategie didattiche

- misure dispensative

- strumenti compensativi

- modalità di verifica e valutazione.

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Le questioni valutative

• La valutazione formativa

• La valutazione nell’esame di stato

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Le linee di azione

• Alcuni criteri per definire formalmente una situazione di bisogno educativo speciale

• Alcuni ambiti e livelli di azione

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Non tutte le difficoltà, sono disagi; ma tutti i disagi sono bes?

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Fatica e disagi

• La fatica è legata all’assolvimento, con un certo successo, di ciò che la vita scolastica richiede. Essa può portare a situazioni di difficoltà ordinaria

• La difficoltà diventa disagio quando: Si rinuncia immediatamente alla fatica; Nonostante la fatica non si ottengono risultati; Le risorse messe in campo invece che generare qualcosa di nuovo, vanno soltanto consumandosi; La fatica si trasforma progressivamente in sofferenza. Il confine tra fatica e disagio non è netto e va letto in ogni singola situazione

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Una nozione di disagio scolastico

• L’insieme di difficoltà che invece di concorrere all’aumento delle risorse personali impediscono all’alunno di vivere in modo positivo le relazioni scolastiche, raggiungere un rendimento sufficiente e, in alcuni casi, vivere un rapporto positivo con se stesso.

• Le difficoltà possono riguardare diverse aree:

- l’area del sé

- l’area del ruolo studente

- l’area della relazione con i compagni

- l’area del rapporto con i saperi

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Il disagio si presenta come un fenomeno:

Strutturale,

Aperto;

Plurale

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(Brophy 1999)

Studenti con

problemi di

successo

scolastico

Studenti con

problemi di

ostilità

Studenti con

problemi di

adattamento al

ruolo studente

Studenti con

problemi di

relazioni sociali

Studenti scarsi e

lenti

Studenti ostili-

aggressivi

Studenti iperattivi Studenti rifiutati dai

compagni

Studenti con

sindrome di

fallimento

Studenti passivo-

aggressivi

Studenti facili a

distrarsi

Studenti timidi e

introversi

Studenti troppo

perfezionisti

Studenti ribelli e

provocatori

Studenti immaturi

Studenti demotivati

(underachiever)

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Disagi e BES

• Quando si può parlare di BES?

Scegliamo una risposta empirica:

a) Vi è una situazione di BES quando le difficoltà incidono fortemente sul processo di crescita e sul rendimento scolastico dell’alunno.

b) Per riconoscere se incidono fortemente si possono considerare, secondo Ianes, tre criteri: danno, ostacolo, stigma

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Intervento informale e formale

• Posso intervenire in situazione di BES in due modi:

- Valorizzando quando la normativa già permette nella didattica ordinaria;

- Predisponendo un PDP formale. Nella scelta di delineare questo piano occorre tenere presenti due criteri:

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• Il criterio della responsabilizzazione (dell’alunno, della famiglia, degli insegnanti)

• Il criterio della tutela del diritto all’educazione del minore

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Le aree di intervento

La classe

Il singolo

Il sistema

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La classe

• La prima è quella che ha come centro dell’azione la classe, ossia tutto il gruppo di apprendimento preso nel suo insieme e valorizzato come risorsa per l’apprendimento di ciascuno.

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Il singolo

• La seconda area ha come oggetto diretto dell’azione il singolo studente attraverso l’attuazione di interventi individualizzati, in un rapporto duale o in piccoli gruppo, che possono assumere diverse modalità organizzative.

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Il sistema

• La terza area ha come ‘punto focale’ il ‘sistema’, ossia non il singolo o la classe ma l’impianto organizzativo, le dinamiche di funzionamento e i ruoli educativi di una precisa scuola.

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I livelli di intervento

Generale

Specifico

Specialistico

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• Il primo livello ha come oggetto la cura della qualità dell’azione didattica e della vita della classe.

• Esso chiama in causa tutti gli ordini di scuola e si esplica attraverso l’attenzione alle forme d’intervento della didattica ordinaria, in particolar modo:

• Alle strategie messe in atto dal docente per motivare gli studenti e per promuovere i loro apprendimenti;

• Alla costruzione e alla gestione della classe;

• Alle modalità di comunicazione e relazione con i singoli alunni.

Primo livello

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• Il secondo livello di intervento quelle specifiche difficoltà che impediscono a singoli alunni di portare avanti positivamente il rapporto con i diversi compiti educativi che la scuola pone. Si tratta di difficoltà circoscritte ad alcuni di questi compiti.

• Tale livello si esplica attraverso:

- Momenti di supporto individuale sia in ordine agli apprendimenti, sia in ordine alla motivazione;

- Personalizzazione degli obiettivi, dei compiti, delle attività;

- Esperienze didattiche altamente laboratoriali

Secondo livello

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• Questo livello riguarda gli interventi di alta personalizzazione nei confronti degli studenti che hanno acquisito, nel tempo, un alto tasso di rifiuto e intolleranza nei confronti della vita scolastica, oppure un alto tasso di demotivazione. Questi vissuti hanno generalmente come conseguenza una forte indifferenza verso le richieste della scuola, una chiusura nel proprio mondo, un chiamarsi, di fatto, ‘fuori, anche attraverso assenze prolungate.

Terzo livello

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• Nel terzo livello gli interventi si declinano attraverso:

- la strutturazione di un percorso specifico e l’eventuale inserimento in un piccolo gruppo;

- l’accompagnamento, per alcune attività, di un educatore;

- l’attivazione, in alcuni casi, di un rapporto con il mondo del lavoro.

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Una mappa delle aree e dei livelli d’intervento

Primo livello (generale) Secondo livello (specifico) Terzo livello

(Specialistico)

Area: singolo

Area: classe

Area: organizzazione –

istituzione

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Un quadro composito su più livelli: esempi Livello generale Livello specifico Livello specialistico

Area del sistema Schede di passaggio

tra i diversi gradi di

scuola

Spazio specifico

dedicato alle situazioni

difficili all’interno dei

Consigli di classe

Interventi dei servizi

territoriali per casi

specifici

Area della classe Attività di accoglienza

all’inizio dell’anno.

Utilizzo di diverse

metodologie

didattiche.

Strategie relazionali

Attività di sostegno

didattico e recupero in

orario curricolare

organizzate per classi

parallele.

Interruzione curricolo

ordinario e

partecipazione della

classe ad attività

maggiormente

laboratoriali

Area del singolo Colloqui individuali

con l’alunno

Attività di sostegno

didattico e recupero

individuale attraverso

partecipazione a gruppi

omogenei.

Verifiche

individualizzate

Orario personalizzato

in accordo con le

famiglie.