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Straziante meravigliosa bellezza del creato Palermo 8, 9, 10 giugno 2018 Monastero e Chiesa di S. Caterina d’Alessandria Roma 27 giugno 2018 Santa Sede Roncisvalle 26, 27, 28, 29 luglio 2018 da Saint-Jean-Pied-de-Port a Puerto de Ibañeta La Macchina dei Sogni trentacinquesima edizione Associazione Figli d’Arte Cuticchio

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Straziante meravigliosa bellezza del creatoPalermo 8, 9, 10 giugno 2018

Monastero e Chiesa di S. Caterina d’AlessandriaRoma 27 giugno 2018

Santa SedeRoncisvalle 26, 27, 28, 29 luglio 2018da Saint-Jean-Pied-de-Port a Puerto de Ibañeta

La Macchina dei Sogni trentacinquesima edizione

Associazione Figli d’Arte Cuticchio

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Straziante meravigliosa bellezza del creato

Palermo 8, 9, 10 giugno 2018Monastero e Chiesa di S. Caterina d’Alessandria

Roma 27 giugno 2018Santa Sede

Roncisvalle 26, 27, 28, 29 luglio 2018da Saint-Jean-Pied-de-Port a Puerto de Ibañeta

La Macchina dei Sogni trentacinquesima edizione

Associazione Figli d’Arte Cuticchio

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Direzione artistica: Mimmo Cuticchio

Laboratorio di narrazione diretto da Mimmo Cuticchioassistente Heidi Mancino collaborazione alla drammaturgia Beatrice Monroy

attori/narratoriLuì Angelini, Giovanni Guarino, Bruno Leone. Margherita Abita, Giulia Angeloni, Corinna Bologna, Salvino Calatabiano Francesca Camilla D’Amico, Clara De Rose, Maria Teresa De Sanctis, Nunzia Lo Presti,Nadia Parisi, Marika Pugliatti, Josefina Torino

compagnieCompagna Walter Broggini, Compagnia Figli d’Arte CuticchioCompagnia Giano/David RiondinoGiacomo Cuticchio EnsembleFormedondaGranteatrinoLa voce delle cose P.I.P.P.U. piccola impresa per produrre umorismo Teatro del Drago

I dodici pariLara Albanese, Giuseppe Barbera, Corrado Bologna, Padre Giuseppe Bucaro, Mimmo Cuticchio, Franco La Cecla, Beatrice Monroy, Gianni Puglisi,Giuliano Scabia, Marino Sinibaldi, Giovanni Sollima,Sebastiano Tusa.

La pienezza nel vuoto mostra - Mostra fotografica di Valerio Bellone

Semina installazione di Roberta Barrajaassistente alla realizzazione Laura PlajaOfficine del Costume:Miriam Carollo, Marta Fasulo, Mimì Lo Nardo, Francesca Mandalà, Alice Perez.

collaborazione Marika AutuoriFiori di luce installazione di Fabrizio Lupocollaborazione e realizzazione Alessia D’Amicoassistente alla realizzazione Chiara Bonannomontaggio CA&RA luminarie artistiche s.r.l.s.

gruppo di lavoro Giuseppe Airò, Nino Cuticchio, Giacomo Cuticchio,Mimma Giordano, Tania Giordano, Alessandro Prestipino, Sabrina Ruggieri

disegno luci Marcello D’Agostino

direttore tecnico Enzo Cannioto

riprese video Walter Balducci, Valerio Di Paola, Riccardo Silvi - Università La Sapienza - Roma

ufficio stampa Simonetta Trovato

fotografo del festival Alessandro D’Amico

progetto grafico Mela Dell’Erbaillustrazioni Tania Giordano

collaborazione all’organizzazione Pascal Corazzaorganizzazione generale Elisa Puleo

si ringraziaAntonio Buccioni, Padre Giuseppe Bucaro, Caterina Greco,Asunta Recarte

Associazione Figli d’Arte Cuticchio

Città di PalermoAssessorato alla Cultura

Regione SicilianaAssessorato del Turismo Sport e Spettacolo

Arcidiocesi di Palermo

Con il sostegno di

DIPARTIMENTODI PROGETTAZIONE

E ARTI APPLICATE

MIURAFAMABA

CorsodiScenogra�a

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Che cosa sono le Nuvole? Forse un pellegrinaggio che ha il senso dellarinascita... Perché il viaggio verso Roncisvalle ha il sapore della fratel-lanza, della rivincita sulle lotte di religione, ed è una risignificazionenel segno della bellezza e della poesia che unisce. A Roncisvalle cri-stiani e saraceni si riuniranno virtualmente per indagare la natura cir-costante, seguendo la scia dei “dodici Pari” che accompagnerannoMimmo Cuticchio nel suo viaggio, nell’anno in cui compie settant’anni.Palermo sarà al fianco di uno dei suoi cittadini più illustri in questo per-

corso che chiude l’edizione di quest’anno della Macchina dei Sogni; con un titolo preso in prestito dauna delle opere più poetiche di Pier Paolo Pasolini, Straziante, meravigliosa bellezza del creato ed unluogo preso in prestito dalla Storia, il convento di Santa Caterina, da poco tempo restituito alla città.Luoghi mitici sono il Convento di Santa Caterina e Roncisvalle, seppure in maniera diversa: il primoperché pur avendo lasciato la città alle spalle, dietro le grate, racconta la storia di un universo pa-lermitano intra moenia, raccolto, quello della clausura, intorno alla preghiera ed alla ricerca di veritàinteriori; Roncisvalle perché pur essendo lontano da Palermo, è una Palermo extra moenia, è illuogo dell’Opera dei Pupi, e come tale il luogo dell’anima più autentica di Palermo. Per questa edi-zione, infine, “Una Marina di Libri” e “La Macchina dei Sogni” firmano un sodalizio sul filo del-l’oralità, ed è una “pagina” importante dell’anno di Palermo Capitale Italiana della Cultura.

Il Sindaco Leoluca Orlando

L’Assessore alla Cultura Andrea Cusumano

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“Li racconterete anche ai vostri figli e ai figli dei vostri figli” (Dt 4,9).

Aprire il monastero di clausura di S. Caterina alla città, secondo laspecifica volontà delle ultime suore, è stato il modo con cui la Dio-cesi di Palermo ha voluto conservare e mettere a profitto il patrimo-nio spirituale e culturale che le suore domenicane hanno prodotto,in più di settecento anni di storia ininterrotta. Le mura, i marmi, gli oggetti di vita quotidiana, le opere d’arte, lecere…ogni cosa in monastero narra la propria storia a chi possiedeocchi attenti, capaci di andare oltre. Piccole storie di donne ordinarie

e straordinarie, che apparentemente sembrano essere ormai per sempre perdute in un’epoca re-mota, ma che invece rivivono nel racconto di chi, con amore, accompagna i visitatori a conoscereil monastero. Accompagnare in una narrazione dialogante, in un percorso fatto di parole, immagini, suoni e, soprat-tutto, emozioni, perché ogni visitatore possa vivere un’esperienza capace di dare senso all’unicità delluogo, in uno scambio tra l’ambiente e la persona che consenta un progressivo svelamento di entrambi. Attraverso il racconto si conserva la memoria del passato, ma soprattutto esso diventa momento di ri-flessione significativa per la nostra vita oggi, stimolo ad iniziare un nuovo cammino di ricerca mediantela realtà visibile verso quella Bellezza trascendente capace di attirarci, attrarre e trasfigurarci.

“Dio non si trova nei grandi discorsi, non si cerca a tavolino. Dio si fa conoscere nella storia. Nellastoria c’è un’apertura, un intervento di Dio che sconvolge completamente la mentalità consolidata.Questo evento è l’Incarnazione.” (Marko Ivan Rupnik)

Sac. Giuseppe Bucaro

Direttore dei Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Palermo

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La Macchina dei Sogni - 35ª edizioneStraziante, meravigliosa bellezza del creatoPalermo - Roma - Roncisvalle

La prima edizione de La Macchina dei Sogni risale al 1984. Nella brochure delfestival, una foto color seppia, impaginata come se fosse un tondo rinascimen-tale, accompagnava la descrizione di quella coraggiosa iniziativa teatrale.Volevamo festeggiare i 50 anni di attività del padre di Mimmo, il Cav. Gia-como Cuticchio, e non potevamo immaginare che a quella prima edizione nesarebbero seguite tante alte, in un crescente successo di pubblico e di addettiai lavori, i quali hanno fatto de La Macchina dei Sogni un punto di riferimento

oggi imprescindibile per conoscere e comprendere le trasformazioni e i mutevoli significati del teatro difigura e di narrazione. Negli anni, decine e decine di attori, registi, scenografi, musicisti e performer, provenienti da tutto ilmondo, hanno dato il loro contributo al Festival. Tutte le arti si sono alleate per trovare insieme le parole,le immagini e i suoni più adatti a far capire come siano mutati negli anni il teatro e le sue motivazioni,come si possano sempre trovare una vitalità e una verità dietro alla finzione scenica, come la tradizione –a partire da quella dei Figli d’Arte Cuticchio – non sia statica ma in divenire.In ogni edizione il progetto del Festival ha lavorato ad unire la bellezza dei luoghi, spesso dimenticatio trascurati, con la fantasia dei giovani e dei maestri del teatro, le cui idee e la cui creatività sono sem-pre riuscite a valorizzare quei luoghi. Si è creato, negli anni, un rapporto speciale con la città diPalermo – che soprattutto all’inizio di questa avventura non conosceva l’attuale fiorire di eventi cul-turali e artistici – e con le altre località che ci hanno ospitati.Quest’anno, le luci della ribalta illumineranno non solo la piazza prospiciente il Monastero di S. Cate-rina d’Alessandria con la sua splendida Chiesa, una delle più belle di Palermo, ma anche un luogomitico come Roncisvalle, che trasformeremo in scena teatrale sottraendolo al tempo della battagliaper restituirlo al tempo della festa, una festa sulla via del pellegrinaggio che conduce al cammino diSantiago de Compostela. La leggendaria battaglia di Roncisvalle, la cui realtà storica è stata trasfigurata in Occidente dalle

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Storie a catena di Mimmo Cuticchio

La Macchina dei Sogni pur compiendo 35 anni guarda al presente e parlaalle nuove generazioni raccontando storie antiche che ci riguardano. Il tea-tro che ci interessa, quello di figura e di narrazione, guarda alle storie congli occhi di oggi, le contestualizza negli spazi in cui viviamo. Io la chiamo“drammaturgia dei luoghi”, siano essi grandi centri abitati o piccole isole.Il tema di quest’anno ci spinge a vedere le cose, le storie, i luoghi con occhidiversi: da Palermo a Roncisvalle, passando per la Città del Vaticano,vogliamo invitare il pubblico ad unirsi a noi in una grande carovana del tea-

tro, per riscoprire insieme antiche leggende e luoghi mitici, ma con la sensibilità e lo sguardo di oggi.Due cose, apparentemente molto diverse tra loro, mi hanno colpito profondamente nei mesi scorsi: laguerra, che continua a seminare terrore, distruzione e morte e la chiusura del Monastero di S. Caterinad’Alessandria a Palermo. In quest’ultimo caso, però, più che di chiusura bisognerebbe parlare di aper-tura, perché dopo settecento anni si conclude la stagione della clausura e si aprono al pubblico glispazi del convento. Ho pensato alle vite delle monache, al triste destino delle cosiddette “repentite”,che a S. Caterina arrivarono ad essere 400, comprese tante bambine, le quali venivano recluse in con-vento con la sola compagnia di una bambola; le ho immaginate mentre da sole giocavano sotto il cielodel chiostro, il luogo dove pensavano vivesse Dio. Nel riflettere su questo mi è venuto in mente l’antico testamento, la creazione del mare della terra edella bellezze del firmamento e da qui il film Che cosa sono le nuvole di Pier Paolo Pasolini, che fadire a Totò-Iago, guardando la volta celeste «Ah straziante, meravigliosa bellezza del creato!». Soloadesso, distrutti dal pubblico e gettati nella spazzatura, i due personaggi Totò-Iago e Ninetto Davoli-Otello si accorgono della sacralità del cielo rispetto alla volgarità dell’immondizia. Per i due fantocciessere gettati fuori dal teatro, dalla finzione, ha significato entrare nel mondo della vita. Non più fin-zione, gelosia e cattiveria, ma solo la bellezza della natura. La fine si ribalta in un nuovo inizio e larealtà riconquista la sua dimensione trascendentale con le nuvole, testimonianza del Creato.A questo punto la mia mente associa un altro pensiero, l’uomo e le sue storie attraverso le mario-nette. Nel Berretto a sonagli Pirandello fa esclamare a Ciampa: «Pupi siamo, caro signor Fifì!Lo spirito divino entra in noi e si fa pupo». I pupi, come i personaggi (e come noi stessi), perdono

Chansons de geste e trasmessa dalla tradizione orale, ha alimentato nei secoli numerosi racconti. Ilnobile gesto del paladino Orlando, devoto al suo imperatore Carlo Magno, che decide di sacrificareeroicamente la propria vita in una battaglia che non può vincere, ma che va combattuta comunque persenso del dovere, rappresenta per noi l’ideale della Straziante, meravigliosa bellezza del creato, sot-totitolo del Festival preso in prestito dal film di Pasolini Che cosa sono le nuvole. Da Saint-Jean-Pied-de-Port, avvicinandoci progressivamente verso Roncisvalle, in una sorta di pel-legrinaggio teatrale che avrà tappe lungo la strada principale del comune francese e poi lungo ilsentiero che sfocerà in aperta campagna, tra alberi, ruscelli, salite e discese, gli spettatori si unirannoalla nostra carovana. Ascolteranno le narrazioni degli attori-narratori, che hanno preso parte al labo-ratorio sulle pratiche del narrare guidato da Mimmo Cuticchio con la collaborazione alla drammaturgiadi Beatrice Monroy, piccole storie sui temi delle Chansons. Nella piana di Roncisvalle troveranno adattenderli “dodici pari”: uomini e donne di cultura che in questi anni si sono cimentati in un esemplarepercorso di tutela dell’ambiente e del patrimonio dell’umanità. Gli artisti e gli intellettuali lavorerannoin sinergia, in modo da stabilire un contatto autentico con il territorio e con il pubblico, fuori daimodelli e dai luoghi canonici dello spettacolo.Un invito al viaggio per gli spettatori di ogni regione e nazionalità, che dalle loro città potranno muo-versi “in pellegrinaggio” alla scoperta di un paesaggio la cui mappa geografica si sovrappone a quelladisegnata dalle storie che il teatro ci racconta.

La Macchina dei Sogni si gemella quest’anno con “Una marina di libri”. La nona edizione del festivaldell’editoria indipendente ha scelto come tema l’oralità. Il suggestivo ed enigmatico titolo Cucitor dicanti, rubato a un verso di Pindaro, si ispira agli antichi cantori che, prima della nascita della parolascritta, giravano il mondo per narrare storie. Cucivano tra loro i diversi canti e li proponevano al pub-blico senza alcuna mediazione che non fosse quella della loro capacità espressiva e della potenza dellaparola, che solo successivamente si fa scrittura e infine libro. Il gemellaggio tra le due manifestazioni, nell’anno di “Palermo capitale della cultura”, assume unsignificato particolare: parola detta e parola scritta si uniscono nell’intento di creare un ponte che possacontribuire a un reciproco arricchimento umano e culturale.

Figli d’Arte Cuticchio

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la loro mansione e la loro identità se non sono più funzionali al racconto, ma riacquistano vitalitàe significato se riportati in scena.Nel 2014 le ultime tre suore di S. Caterina, ormai centenarie, furono trasferite in un altro convento;così, non essendoci più donne disposte al sacrificio della vocazione, il monastero ha perduto la suafunzione originaria, ma come una marionetta che l’oprante riporta in vita ad ogni nuova rappresenta-zione, anche uno spazio abbandonato e poi ripreso può iniziare una nuova vita. Aprirlo al mondosignifica unire ancora una volta mente e cuore, riscoprendo la bellezza del creato.Può sembrare un pensiero contorto, ma io credo che questi ragionamenti abbiano un rapporto con lacapacità dell’essere umano di rinnovarsi, di abbandonare le sue vecchie abitudini e le sue credenze,spesso frutto di pregiudizi, per guardare il mondo con occhi diversi.Questo ha consentito di abbattere frontiere e di far crescere un sentimento di solidarietà e di condivisione.Vivo da 70 anni tra i pupi e nel teatro di pupi e ho sempre pensato che raccontare di Orlando e Rinaldopossa voler dire trasmettere i valori della giustizia e della cavalleria. Ma penso anche che non dob-biamo dimenticare che La Chanson de Roland è un poema scritto nella seconda metà dell’XI secolo,con funzioni narratologiche e pedagogiche lontane da noi. Oggi abbiamo il compito di salvaguardarequesto patrimonio di storie e di poesia, al netto delle leggende e delle interpretazioni storiche, chesono mutate nelle diverse epoche ad uso e consumo dei potenti di turno. Se Roncisvalle ha significato la disfatta dei paladini, con il carico di morte che la leggenda tramanda,dobbiamo pensare anche che è una tappa nel cammino di pace verso Santiago de Compostela. E allora,pensando a tutte le possibili leggende e letture – tra storia e letteratura, tra immaginazione e realtà –vogliamo anche noi fare la nostra “crociata di pace”.Quando Carlo Magno e i suoi paladini andavano in battaglia urlavano «Mongioia!». Noi vogliamofare lo stesso ma in nome della pace.La nostra carovana di Straziante, meravigliosa bellezza del creato partirà l’8, il 9 e il 10 giugno dalMonastero e dalla Chiesa di S. Caterina d’Alessandria a Palermo, per fare tappa il 27 giugno presso laSanta Sede, dove incontrerà Papa Francesco, prima di partire alla volta dei Pirenei, dove dal 25 al 30luglio, nel tragitto da Saint-Jean-Pied-de-Port a Roncisvalle, i membri della mia compagnia, gli allievidel laboratorio di narrazione, tre maestri narratori e un gruppo di dodici uomini e donne di cultura,esperti in diverse discipline umanistiche, si esprimeranno, in nome dell’arte, dell’amore e della pace inquesta porzione di cielo che un tempo lontano da noi ha visto la morte del paladino Orlando.

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PALERMO

8-9-10 giugnoConvento di Santa Caterina D’Alessandria ore 11, 00 - 15,30 - 17,30Compagnia Figli d’Arte Cuticchio Storie di bambole repentite e santeSpettacolo itinerante con attori/narrator

8 giugnoPiazza Belliniore 17,30Compagnia Walter Broggini Pirù e il cavaliere di MezzotaccoAll’incirco varietà

8 giugnoPiazza Belliniore 19,30P.I.P.P.U.All’inCirco varietà

8 giugnoChiesa di S. Caterina D’Alessandria ore 21,00Giacomo Cuticchio Ensemble La creazione

9 giugnoPiazza Belliniore 17,30La voce delle cose/Paola Serafini Fiabe selvatiche

9 giugnoPiazza Belliniore 19,30Teatro de DragoIl grande trionfo di Fagiolino

9 giugnoChiesa di Santa Caterina D’Alessandriaore 21,00Compagnia Giano/David RiondinoNon svegliate l’amore

10 giugnoPiazza Belliniore 17,30Otello e Jago nella straziante bellezza del CreatoGranteatrino

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10 giugnoPiazza Belliniore 19,30FormedondaMusiconetteMario Crispi, Maurizio Maiorana,Giacomo Cuticchio, Fabrizio Lupo

10 giugnoChiesa di S. Caterina D’Alessandriaore 21,00Compagnia Figli d’Arte CuticchioGiullari di Dio

8-9-10 giugno - mostra Convento di Santa Caterina D’Alessandriaore 10.00-13.00 / 15.00-19.00La pienezza nel vuotofotografie di Valerio Bellone

ROMA

27 giugnoSan Pietro - Romaore 10,30Udienza con il Santo Padrecon gli attori /narratori del laboratorioLe pratiche del narrare e laCompagnia Figli d’Arte Cuticchio

RONCISVALLE

26 luglioSaint Jean-Pied-de-Port ore 11,00 - 17,30 Verso Roncisvalle Mimmo Cuticchio, Giacomo Cuticchio, Nino Cuticchio, Elisa Puleo, Tania Giordano, Heidi Mancino, Bruno Leone, Luì Angelini, Salvino Calatabiano, Margherita Abita,Giulia Angeloni, Francesca CamillaD’Amico, Clara De Rose, Maria Teresa De Santis, Nunzia Lo Presti, Nadia Parisi, Marika Pugliatti, Josefina Torino

28 luglio Abazia di RoncisvalleOre 11,00 - ore 18,00Straziante meravigliosabellezza del creatoCorrado Bologna, Giuseppe Bucaro, Franco La Cecla, Gianni Puglisi, Marino Sinibaldi

29 luglioVerso Ibañetaore 11,00Straziante meravigliosa bellezza del creatoLara Albanese, Giuseppe Barbera, Beatrice Monroy, Giuliano Scabia, Sebastiano TusaIbañeta

ore 17,00Natural song bookGiovanni Sollima

ore 18,00La rotta di RoncisvalleMimmo Cuticchio

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Palermo 8,9,10 giugno 2018

attori/narratori: Luì Angelini, Giovanni Guarino, Bruno Leone, Margherita Abita, Giulia Angeloni, Corinna Bologna,Salvino Calatabiano, Francesca Camilla D’Amico, Clara De Rose, Maria Teresa De Sanctis, Nunzia Lo Presti,Nadia Parisi, Marika Pugliatti, Josefina Torino

musicisti e compagnie:Compagnia Walter BrogginiAssociazione Figli d’Arte CuticchioGiano Produzione/Davide RiondinoAssociazione Giacomo Cuticchio EnsembleFormedondaGranteatrinoLa Voce delle CoseP.I.P.P.U Piccola Impresa per produrre umorismo Teatro del Drago

Roma 27 giugno 2018

Mimmo Cuticchio e gli attori-narratori: Margherita Abita, Giulia Angeloni, Salvino Calatabiano,Giacomo Cuticchio, Nino Cuticchio, Francesca Camilla D’Amico, Maria Teresa De Sancits, Tania Giordano, Nunzia Lo Presti, Nadia Parisi, Marika Pugliatti, Josefina Torino

Roncisvalle 26-29 luglio 2018

I dodici pariLara Albanese, Giuseppe Barbera, Corrado Bologna, Padre Giuseppe Bucaro, Mimmo Cuticchio, Franco La Clecla, Beatrice Monroy, Gianni Puglisi, Giuliano Scabia, Marino Sinibaldi, Giovanni Sollima,Sebastiano Tusa

attori/narratori: Luì Angelini, Giovanni Guarino, Bruno Leone, Margherita Abita, Giulia Angeloni, Corinna Bologna, Salvino Calatabiano, Francesca Camilla D’Amico, Clara De Rose, Maria Teresa De Sancits, Nunzia Lo Presti,Nadia Parisi, Marika Pugliatti, Josefina Torinoe la compagnia Figli d’Arte Cuticchio

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Compagnia Figli d’Arte CuticchioStorie di bambole repentite e santeSpettacolo itineranteregia: Mimmo Cuticchiocollaborazione alla drammaturgia: Beatrice Monroycostumi : Tania Giordano assistente costumista: Francesca Rodiattori/narratori: Luì Angelini, Margherita Abita, Giulia Angeloni, Corinna Bologna, Salvino Calatabiano, Francesca D’Amico, Maria Teresa De Sanctis, Clara De Rose, Giovanni Guarino, Bruno Leone, Nunzia Lo Presti, Nadia Parisi, Marika Pugliatti, Josefina Torino

In un antico monastero di clausura vivono suore di ogni età. Alcune da quantoerano bambine, altre abbandonate nella “ruota degli indesiderati” al momentodella nascita, e infine alcune perché desiderose di espiare i propri peccati. Inogni caso si tratta di un’esistenza consacrata a Dio. Le celle, i corridoi e ilrefettorio del monastero sono l’unico mondo che conoscono o che scelgono diabitare. Il loro tempo è scandito dai lavori condivisi con le sorelle: pulizie, curadel giardino, cucina, ricamo, all’interno di un voto monastico cadenzato dallapreghiera e dall’obbedienza, secondo il principio dell’unità nella comunità. Gli occhi alla luce e le mani sui grani del rosario, camminano nel chiostro e

guardano il cielo, l’unico spazio aperto che le connette con il mondo esterno. Un’inflessibile priora, conesteriore gentilezza, le guida nel percorso spirituale, non perdendo occasione per ricordare loro il proprioservigio. Con esse condivide la lettura mattutina delle storie epico-cavalleresche, che tanto le appassionanoe che danno loro l’illusione di viaggiare oltre le mura del monastero, mentre la loro esistenza rimaneconsacrata a Dio. Girare tra i corridoi e le stanze, passeggiare nel chiostro, sostare nel refettorio mi ha fattopensare alle storie dei paladini, alle numerose avventure nelle quali, per molti personaggi femminili, ilmonastero può diventare, paradossalmente, una liberazione dalla prigione del mondo, una regionedell’anima, in grado di dare la serenità interiore attraverso la contemplazione del creato. “Entrare nelchiostro” o “uscire nel chiostro”, il dentro o il fuori sono una questione di punti di vista, offerti dalla suadoppia natura di luogo aperto e chiuso. Dal mio immaginario di oprante e cuntista emergono molti racconti,ma questa volta ho voluto dare soltanto degli spunti, degli stimoli, chiedendo agli attori/narratori di scrivereloro stessi le storie che il luogo gli ha evocato, realizzando così una drammaturgia condivisa e precisata daBeatrice Monroy, che ha collaborato con me nel laboratorio sulle pratiche del narrare.Lavorando tutti insieme in questo luogo di silenzio, sono emerse storie di bambole, repentite e sante.Mimmo Cuticchio

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Partiamo dal convento - Nello spazio claustrofobico del convento diSanta Caterina d’Alessandria, dieci suore, in un tempo forse lontano maforse vicino, si confrontano con l’assenza della bellezza del creato e conla necessità di trovare una via che possa condurle in un altrove di libertà. Una guida con il suo assistente, conduce il pubblico a spiare le donneche, chiuse nel loro labirinto, si narrano delle storie e, nel frattempo, an-ch’essi narrano altre storie, sì da tenere continuamente gli spettatori an-corati al mondo dei sogni.Narrare per le donne è la via di fuga dalle alte mura che le circondano,

dalle grate e dai sussurri in cui sono costrette o hanno scelto di vivere. Narrare e narrarsi permetteloro di avvicinarsi allo stesso sogno e sguardo che dava forza ad Anna Frank: guardare uno spicchiodi mondo attraverso una finestrella, che per loro non è altro che lo spicchio di cielo liberato nelquadrato del chiostro in cui girano e girano, si incontrano, si parlano e soprattutto, ascoltano. Ascol-tano le storie delle altre, storie che forse loro sanno a memoria ma, il cui racconto, ogni volta de-termina reazioni, memorie e il desiderio dell’altrove: il mondo per loro irraggiungibile fuori da lì. Così le storie si intrecciano facendo nascere altre storie.Il loro cammino nel labirinto è più volte interrotto dai sogni di due fantasmi, un Pulcinella che sela ride e un costruttore folle di oggetti di tortura, che, commissionati dalla badessa, debbono essereusati dalle povere donne per macerare le loro carni.Inoltre le suore ascoltano le storie speciali della badessa, indiscussa padrona delle loro vite e dellospazio in cui vivono. Questa, con cadenza regolare, nell’arco della giornata, impartisce loro dellelezioni sul senso della vita, sulla clausura e soprattutto sul suo potere. Le lezioni hanno la formadel racconto di storie tratte dalle vicende dei Paladini di Francia. Storie che lei rielabora in funzionedelle proprie necessità di potenza. Così nelle donne, prigioniere di un cammino ossessivo e rituale, il senso della bellezza e la necessitàdell’andare altrove passa attraverso le storie dei Paladini e questo permetterà loro di individuareuna via di fuga. Uscire da un porticina, trovarsi nello spazio incantato della chiesa barocca, fare levalige, iniziare un cammino.Lì, nel cammino, inizieranno altri racconti perché i racconti fanno nascere sempre la necessità di altriracconti, e questi creeranno spazi di sussurri e ascolto nei sentieri di montagna che conducono a Ron-cisvalle dove finalmente non ci saranno alte mura a imbrigliare vite e speranze.Beatrice Monroy

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P.I.P.P.U.

All’inCIRCO Varietàcon Domenico Lannutti & Gaby Corbo

La risata è salvifica e liberatoria, ti fa vedere l’invisibile, ti fa accettare il non senso della vita, ti faaccorgere della bellezza, annulla il senso del tempo. Il riso e le sue cause scatenanti, ci fanno accettareil carattere paradossale della vita, per illuminare l’ombra che c’è dietro l’esistenza.Domenico Lannutti

All’inCirco Varietà è un crescendo pirotecnico di comicità, magia,acrobazia, poesia e follia.

Uno spettacolo d’arte varia a cavallo tra il circo teatro e il cabaret.Lannutti & Corbo danno vita ad un varietà surreal-popolare, popolato dapersonaggi bizzarri e assurdi: un imbonitore, una soubrette, Saveriol’oggetto del desiderio, un acrobata che vuole vivere in un mondo allarovescia, un ventriloquo muto, Frank-Stein, il mago della Maiella ela sua assistente, e altri eventuali e vari.

Lo spettacolo è godibile dai 0 ai 100 anni, può essere degustato a qualsiasi ora del giorno e dellanotte, prima e dopo i pasti. Il divertimento è assicurato.

Compagnia Walter Broggini

Pirù e il cavaliere di MezzotaccoCreazione, allestimento e animazioneWalter BrogginiBurattini Walter BrogginiCostumi Elide BologniniBaracca Eugenio TizianiAccessori di scena Attilio Broggini

Pirù e il Cavaliere di Mezzotacco è uno spettacolo di burattini “aguanto” in baracca ed è il terzo episodio della trilogia della Compagnia ispi-rata al teatro popolare italiano dei burattini. La Compagnia prosegue conquesto spettacolo l’originale percorso di ricerca e di innovazione intornoalle forme e alle drammaturgie del teatro tradizionale dei burattini: un teatroche si rivolge a tutti, un teatro con temi e soggetti essenziali, semplici manon banali, legati quasi sempre alla dicotomia ed al conflitto tra Bene eMale, alle gioie, ai dolori, ai valori del vivere quotidiano. Pirù, il “perso-

naggio” originale creato dalla Compagnia, è il protagonista anche di questo episodio della saga alui dedicata e come nelle altre sue avventure si trova a dover affrontare prove, a fronteggiare pericoli,a combattere antagonisti malvagi, purché trionfino i valori positivi.L’ambizioso e malvagio Cavalier Teodoro, vuole ad ogni costo farsi incoronare re del paese di Mez-zotacco. Per raggiungere il suo scopo il Cavaliere è disposto a tutto e ricorre a oscure manovre eloschi intrighi, ma trova l’opposizione decisa e ferma del vecchio e saggio Basilio. Per piegare laresistenza del vecchio, Teodoro ordina al capo dei suoi sgherri, il capitano Bobò di prendere inostaggio la figlia di Basilio, Isabella. Senza più ostacoli Teodoro viene così incoronato Re di Mez-zotacco. Ma ecco entrare in scena Pirù, che commosso dalle lacrime di Basilio, promette di scopriredove Isabella è tenuta prigioniera e di liberarla.

AP

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Divisa in otto movimenti, l’opera di Giacomo Cuticchio ricalca la strut-tura della Genesi del Vecchio Testamento. Una lode al Creatoattraverso un viaggio immaginifico di sette giorni, con un prologo eun epilogo, che ripercorre la creazione della notte e del giorno, delcielo e del mare, degli alberi e delle piante, del sole e della luna,degli animali e degli esseri umani. La suite musicale, eseguita da

un’orchestra di 32 elementi diretta da Salvatore Barberi, è intervallatadalle parole tratte dal testo biblico, dal Cantico delle Creature di Francesco

d’Assisi e da poeti come Khalil Gibran, Lev Tolstoj, Shakespeare... e affidate agli attori GiudittaPerriera e Roberto Burgio. Le installazioni luminose di Marcello D’Agostino sono parte inte-grante della drammaturgia dell’opera e sottolineano la magnificenza del tema. Il discorso sullacreazione non è connesso soltanto ai principi cristiani, ma alla natura stessa dell’uomo, alla suacapacità di cogliere la bellezza dell’universo e dell’umanità intera. La Creazione è dunque un omaggio alla bellezza, i cui valori e il cui portato di pace, di amore edi fratellanza ci accomunano nella vita di tutti i giorni.Giacomo Cuticchio, nato e cresciuto tra storie e immagini fantastiche, sogni cavallereschi, sennismarriti e passioni amorose, possiede il dono della sensibilità, un dono raro che non si acquisiscesolo con lo studio e che oggi, nell’epoca in cui bellezza e sensibilità sembrano aver perduto illoro valore, assumono un’importanza non secondaria alle qualità artistiche e tecniche.

Giacomo Cuticchio Ensemble

La Creazionedi Giacomo Cuticchio

voci narranti Giuditta Perriera, Roberto Burgio

flauto traverso/ottavino Alessandro Lo Giudiceoboe Francesca Capitumminoclarinetto Francesco Maranto

sassofono contralto Nicola Mogaverofagotto Giuseppe Davì

violini I Marco Badami, Mariangela Lampasona, Ornella Mineo, Alessia La Rocca, Virginia Gurrera, Salvatore Imbesi

violini II Girolamo Lampasona, Francesco Nardella, Davide Rizzuto, Michele Savarino, Claudia Li Vigni

viole Salvatore D’Amato, Maria Adelaide Filippone, Antonio Bajardi, Valerio Vassallo

violoncelli Giuseppe D’Amato, Arianna Ciancimino, Christian Barracocontrabbassi Walter Roccaro, Romina Denaro

corno Giovanni Fiasconaro1ª Tromba Sergio Caltagirone

2ª Tromba Michelangelo Monasterotrombone Fabio Pirotuba Davide Leone

percussioni Giulia Lo Giudicepianoforte Giacomo Cuticchio

direttore Salvatore Barberi

installazioni luminose Marcello D’Agostino

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Teatro del Drago

Il grande trionfo di Fagiolinocon Andrea e Mauro Monticelli

È uno spettacolo che fa parte del repertorio tradizionale della Famiglia Mon-ticelli, ora Teatro del Drago, e mette in evidenza la briosità tipica della farsa ocommedia brillante burattinesca, ricca di accenti e battute che provengono daivecchi canovacci, con sproloqui, vecchi detti e una miscela di dialetti macche-ronici dell'Emilia. Gli spettacoli di burattini della Famiglia Monticelli sono unpezzo di storia del Teatro italiano che affonda le radici in una tradizione pluri-secolare iniziata nel 1840; sapienza arcaica e velocità d’azione rendono piùche mai attuali e coinvolgenti gli spettacoli, tratti da antichi canovacci, che il

Teatro del Drago riallestisce ogni anno per dare al teatro di burattini tradizionali quel tocco contem-poraneo capace di catturare l’attenzione delle nuove come delle vecchie generazioni.La trama è semplice: Fagiolino grazie alla fortuna è diventato uno dei più ricchi agricoltori del regnodi Tracia. Nel frattempo il Mago Norandino, viene rifiutato dalla bella Altea, principessa del regno diTracia. Per vendicarsi, con una stregoneria, toglie la favella alla Principessa.Fagiolino aiutato da una Fata di nome Alcina, andrà a rubare la "nocciolina fatata" al Diavolo Farfa-rello, capace di guarire la Principessa.Ovviamente alla fine affronterà il Mago Norandino a suon di sane randellate.Fagiolino diventerà prode guerriero e sposerà la bella Altea.

La voce delle cose / Paola Serafini

Fiabe selvatiche Narrazione con oggetti

Le fiabe sono calde del loro passaggio di bocca in bocca. (a voler esserepiù descrittivi il percorso è: bocca – orecchio – immaginazione – ricordo –ragione e affetti – bocca)Ogni ciclo di questo percorso, che si è ripetuto nei secoli, ha scaldato lestorie con l’energia delle persone che le hanno tramandate: per educare,per divertire, per intimidire, per far passare il tempo, per accendere i sogni.A un certo punto quella società ha cominciato a cambiare rapidamente e siè sentito il bisogno e il piacere di fissarne la memoria.Da qui l’idea di ridare ‘fiato’, oralità, a quelle parole e presenza al testo scritto,

carico della sua precisione così diversa dal parlare quotidiano, scaldando il tutto a nostra volta con gli ingre-dienti del presente fatto di una moltitudine di immagini e di oggetti e di suoni che ci circondano.I protagonisti di questa selezione sono topi, volpi, lupi, ochine, galli e galline che vivono le loroavventure nel bosco: e così si spiega il titolo.Il racconto è sostenuto dalla creazione di immagini e suoni con l’uso di oggetti della vita quotidiana

e piccoli strumenti musicali. Davanti allospettatore prendono vita immagini

fantastiche e suoni evocatoriche, insieme alla voce nar-rante riannodano il pre-sente a quelle pagine.

ÈL

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questo assoluto vuoto con un assoluto amore, una passione assoluta: la ragazza sogna l’amato arrivare,portarla via, precipitare con lei in una pienezza sensuale e definitiva. Per poi svegliarsi, ma senza per-derlo: il sogno riprenderà, la visione amorosa tornerà a cercarla. Mi pareva, e questo fu un altro buon motivo per compiere l’impresa, che queste due posizioni, il sen-timento dell’impossibilità di costruire, il deserto, e il desiderio di riempire il deserto con un assolutosentimentale, fossero i due poli di una oscillazione che descriveva una generazione, la mia, sospesatra assolute disillusioni e amori formidabili. L’Ecclesiaste e il Cantico, apparentemente così lontani,mi diventarono familiari. E quell’oscillazione da un infinito vuoto a una infinita pienezza, dal desertoalla primavera, ancora mi ricorda un modo mio e non solo mio di attraversare la vita e le stagioni. Colgo l’occasione della bella manifestazione di Palermo e del luogo così particolare per rimettere inopera il lavoro: in forma molto essenziale, affidandolo alle voci mia e della bravissima Monica De-muru, accompagnati da tre strumenti acustici. Cantare Cantico ed Ecclesiaste sarà come rileggerli, lasciando che siano quelle figure e quelle imma-gini a dirci quanto ancora le parole antichissime suonino contemporanee.

Gianoproduzioni, 2018

Non svegliate l’amorecanzoni da Cantico ed Ecclesiaste

canzoni di David Riondino, dai due libri dell’ Antico Testamento.con David Riondino e Monica Demuru

chitarra Francesco Poetisassofono e clarinetto Gabriele Coen

Il Cantico dei Cantici e l’Ecclesiaste sono due libri brevi e potenti, raccolti nellaBibbia, insieme ad altri antichissimi materiali epici e poetici. Sono piccoli librimolto densi, nei quali precipitano canti e pensieri di argomento erotico e amo-roso (il Cantico) oppure sentenze e proverbi di ispirazione filosofica, e fulmi-nanti passaggi di critica sociale. Ebbi l’occasione di metterli in musica, e difarne canzoni, per un disco pubblicato molto tempo fa, nel 1991. Il motivo prin-cipale che mi spinse a trasformare i due libri in ballate, cantabili e ricantabili,fu quello di volerli imparare a memoria, per portarmeli sempre dietro nella mia

biblioteca orale, invisibile e provatissima. Un altro motivo fu di ordine “professionale”: mi chiesi, dabuon cantautore, se non fosse il caso, prima di scriver canzoni d’amore o di critica sociale, di indagarequali fossero state, nella storia della letteratura planetaria, le prime canzoni dell’uno e dell’altro genere.E dato che le avevo ritrovate in questi due antichi libri, al tempo editi nella traduzione di Guido Ce-ronetti, volevo verificare se quelle parole così lontane ci parlavano ancora. La realizzazione dei brani è semplice, molto vicina all’esposizione che se ne può fare in una lettura.In questo caso, la musica serve ad accompagnare il testo a trovare il suo posto nella memoria. Perquanto riguarda il Cantico sono diventate cinque canzoni: l’Ecclesiaste, invece, ne ha sette.Ma al di la della bellezza e della forza dei due racconti, c’era un’altra idea che mi guidava, nel metterein relazione in un unico lavoro i due libri, apparentemente così diversi. L’Ecclesiaste, attribuito al saggio Salomone, inizia parlando di vuoto, di vento, di nulla, e annunciaun territorio dove tutto si disgrega. Ogni sforzo per costruire qualsiasi cosa, ci dice, è vano: nienteresta, nessun segno rimane. Il nostro sforzo di costruire senso è vento nel deserto, e tutto tornerà adessere una infinita distesa di polvere, di sabbia. Il Cantico, che la tradizione vuole alluda ancora a Salomone e alla regina di Saba, pare voglia riempire

IGranteatrino

Otello e Iago nella straziante bellezza del CreatoPuò esistere l’amore tra persone diverse ?Questa è la domanda che echeggia sulle tavole del piccolo palcoscenico deipupi di legno e stoffa per poi rimbalzare nella vita e nei sogni di ognuno di noi.L’Otello di Shakespeare si conferma, nella originale lettura di Pier Paolo Pa-solini, un autentico detonatore di espressioni diverse. Nel tempo dello spet-tacolo ci imbatteremo nella celebre gelosia cieca di Otello, ci stupiremo dellaperfida astuzia sanguinaria di Iago, resteremo incantati dall’inaudita assoluta

innocenza di Desdemona. Nella danza ora gioiosa, ora triste e drammatica, ora macabra di questipersonaggi, risiede la grandezza del teatro vivificata dalla poesia senza tempo di Pasolini. E su tuttol’abbraccio di un bianco cielo chiaro.

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Formedonda

Tre Musiconette altrimenti dette Sonorietteideazione Mario Crispi e Fabrizio Lupo

liuteria Gabriella Carlinoebanisteria Salvatore Maiorana

con Mario Crispi, Giacomo Cuticchio, Maurizio Maiorana

Musiconette sono tre “marionette sonore” inventate in sinergia da Fa-brizio Lupo e Mario Crispi e realizzate con la collaborazione di GabriellaCarlino. Esse coniugano tradizione e sperimentazione muovendosi trapupi siciliani, teatro di figura europeo e giapponese, musica contempo-ranea acustica ed elettroacustica. Tre nuovi strumenti musicali polifunzionali e gestualmente espressivi chesi muovono sulla scena creando atmosfere musicali insolite, generandosuono e danza. L’ispirazione nasce dal rumore di scena della Battaglia

dell’Opera dei Pupi dove convivono diverse sonorità: il piano a cilindro, il battere dello zoccolo, il cozzaredelle armature, trombe, corni, tamburi, cori… I pupi che si fronteggiano incrociando le loro piccolespade generano una danza che determina una sospensione temporale, il “non tempo” della scena. La sfida di queste marionette di nuova generazione non è quella di generare suoni riprodotti che replicanoreali ambienti sonori ma piuttosto, strumenti capaci di riprodurre melodie e basi ritmiche tali da poteressere replicate in un numero il più alto possibile di variazioni musicali.

Le dimensioni della marionetta non superano gli 80 cm. La manovra uti-lizza bacchette e maniglie; anche in questo la loro gestualità ricordaquella dei pupi che permette alle marionette siciliane di combatterecon la spada. Le battaglie e le sfide di queste marionette sonoperò di tutt’altra natura che guerresche, infatti il proposito diarmonizzare diverse arti in un’unica forma riprende l’idea dipacificazione secondo la quale gli antagonisti dialogano e ciòche è diverso si ritrova “on stage” per generare lo stesso con-certo, la stessa coreografia, la stessa idea.

MCompagnia Figli d’Arte Cuticchio

Giullari di Diocunto, drammaturgia e regia: Mimmo Cuticchiomovimento pupi Nino Cuticchiovoce del banditore Salvino Catalabianovoce Chiara dei Favarone Marika Pugliatticoro e movimento dei crociati Margherita Abita, Giulia Angeloni, Francesca Camilla D’Amico, Maria Teresa De Santis, Nunzia Lo Presti, Nadia parisi, Josefina Torino

musiche Enzo e Lorenzo Mancuso

luci Marcello D’Agostino

Un esuberante giovane nato ad Assisi amava andare in guerra. Si chiamava Francesco ed era figlio di Pietro ePica Bernardone. Un giorno udì una voce che gli diceva: «Lascia stare le armi e vai a restaurare la mia chiesa!».

E fu così che iniziò il suo viaggio tra i poveri, i bisognosi, gli ammalati.Sono gli anni delle crociate per la liberazione del Santo Sepolcro, così Fran-cesco tenta di fermare la guerra, prima andando dal Papa, poi a Damiata, inEgitto, dove incontra il Sultano.Ma i guerrafondai vanno avanti nella loro follia distruttrice e l’umanitàscivola sempre di più verso la brutalità. Soltanto il più feroce dei lupiascolta il fraticello d’Assisi, riuscendo a vivere a fianco dell’uomo senzache si facciano reciprocamente del male.

Ma Francesco si ammala e, dopo essere stato amorevolmente assistito nella chiesa di San Damiamoda Chiara dei Favaroni e dalle “povere dame”, viene accudito dai suoi frati, che con somma meravigliaosservano le sue stimmate e ascoltano la sua flebile voce che dice: «Laudato si’ mi’ Signore per soranostra morte corporale…».

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La pienezza nel vuotofotografie di Valerio Bellone

La pienezza nel vuoto è una serie fotografica realizzata nel 2014 da Valerio Bellone.Attraverso 36 scatti viene narrata la traversata del viaggiatore da Marrakech sino alle dune sahariane

dell'Erg Chebbi, ai confini con l'Algeria. Un viaggio emozionale e introspettivo che unisce la visione di spazi senzaconfini a pensieri intimi che prendono vita nella forma di haiku.Il lavoro è diviso in sei capitoli immaginari, ognuno dei quali si apre conun varco, una soglia d’ingresso verso una dimensione interiore. L’esposi-zione mostra un assaggio del lavoro, attraverso undici fotografie in grandeformato accompagnate dagli haiku.

Valerio Bellone nasce a Palermo nel '79. Consegue la Laurea in Digital De-sign nel 2005 allo IED di Torino.Nel 2006 lavora come fotografo di viaggio per agenzie turistiche in Austra-lia. È fotoreporter per quotidiani nazionali ed esteri sino al 2013, vincitore

di numerosi premi internazionali dal 2010 al 2015. Ha esposto in numerosi spazi e gallerie, sia conmostre personali che collettive, in Italia e all'estero a partire dal 2012.Dal 2015 si dedica a progetti fotografici indipendenti. I suoi reportage spaziano dalle vicende umanealle tradizioni e le culture contemporanee, dedicando ampio spazio alla fotografia di paesaggio e allesperimentazioni visive. Si definisce un osservatore che cerca di lasciare una traccia di memoria dellagente e dei popoli che incontra lungo il proprio viaggio, mescolando lo stile di reportage a una ricercavisiva personale. "

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Seminainstallazione di Roberta Barrajaassistente alla realizzazione Laura PlajaOfficine del CostumeMiriam Carollo, Marta Fasulo,Mimì Lo Nardo, Francesca Mandalà, Alice Perez collaborazione Marika Autuori tecnica mista: tessuti, fibre, cordami, trattati con collanti e vernici e fissati su rete zincatadimensioni: 20 x 4 m

Semina è un’opera site specific ideata da Roberta Barraja per il fronte della scali-nata della Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, che affaccia su Piazza Bellinia Palermo.Creata appositamente per La Macchina dei Sogni di quest’anno, si ispira al temadel Festival, Straziante, meravigliosa bellezza del creato, a partire dall’idea dellafertilità di un terreno condiviso, che accoglie le molteplici iniziative, i contributie i saperi degli artisti coinvolti.

L’installazione si ispira ai motivi decorativi e alla policromia degli intarsi marmoreiche caratterizzano la magnificenza barocca degli interni della Chiesa; è realizzatacon tessuti e fibre trattati e bruniti con effetti di combustione, infine intrecciati a

comporre un effetto di natura prorompente, che invade lo spazio, la città, le mura, gli interstizi tra pietrae pietra e si diffonde a reticolo come la ricchezza multiculturale che appartiene al nostro territorio.

L’utilizzo del fuoco produce una trasformazione della materia, crea sfumature, pieghe recondite, comeun intreccio di vicoli, in cui si insinua una segreta, radicata bellezza.Una street art plastica, nella quale arte e natura sono legate intimamente, per simboleggiare e celebrarela bellezza e la fragilità della creazione.

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Fiori di luceUna piazza si fa giardinoinstallazione di Fabrizio Lupocollaborazione e realizzazione Alessia D’Amicoassistente alla realizzazione Chiara BonannomontaggioManuel Luminarie Artistiche

Sin dagli abissi del tempo usiamo i fiori per le occasioni più sacre. Il nostriantenati di Cro-Magnon e Neandertal ricoprivano di petali profumati le se-polture, proprio come facciamo noi. Mi piace immaginare che le forme, icolori e le varietà dei fiori abbiano sempre avuto la funzione di un linguag-gio d’amore, sacro ma anche profano, a seconda che li si associ a funerali,matrimoni o altre occasioni legate ai cicli della vita.I fiori sono più vecchi di noi e insieme alle api hanno creato una vera e pro-pria “danza delle nozze” tra il regno animale e quello vegetale, permettendolo sviluppo della vegetazione sulle terre emerse e preparando così l’Edenall’accoglienza di uomini e animali. Un circolo virtuoso rappresentato nelle

meraviglie degli orti botanici, un concentrato di bellezza dove la Natura, nelle sue molteplici forme evarietà, germoglia nel cuore delle città.Anche la grande presenza di immagini floreali nell’arte e nell’architettura ci dice molto di quanto siidentifichi nel fiore uno dei più significativi simboli della bellezza del Creato. La foglia d’acanto, rap-presentata in Sicilia da millenni, vive e vegeta ancora oggi nel territorio isolano; dai Greci agli architettidel Liberty, attraverso le volute del Barocco, la vegetazione arriva a decorare gli apparati festivi.Le odierne luminarie elettriche nascono proprio da quei festoni, che vediamo rappresentati negli af-freschi di tutte le epoche. Per avere un’idea dell’importanza che assumono i fiori nelle feste, basta os-servare quelle dell’India, così piene di petali e di vivacissimi colori vegetali, mentre in Sicilia sonoimpareggiabili le infiorate, veri e propri dipinti floreali alla maniera di Arcimboldo.Anche all’interno delle nostre foreste di cemento, come se cercassimo di tornare nel paradiso perduto,ci siamo creati le nostre composizioni floreali: una metropoli di grattacieli, se vista dall’alto, apparecome una foresta di luci, una specie di infioriata. Ma quanto può durare questa primavera artificiale?Siamo in grado di coniugare la bellezza del Progresso con l’esempio della Natura? Forse dovremmocominciare a guardare non soltanto alla bellezza esteriore ma anche a quella “circolare”, che ha saputosostenere con armonia, da tempo immemorabile, il ciclo delle stagioni.

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RONCISVALLE 26 - 29 luglio…non le storie che si raccontano ma come si raccontano. Non i significati acquisiti, ma

la necessità di generarne altri attraverso il già noto…

Questa frase di Valentina Venturini, pubblicata nel libro Tra fili esoffi. L’arte del narrare. Racconti appesi a un filo, curato da Fer-dinando Taviani e dalla stessa Venturini, riassume perfettamente ilsenso del nostro laboratorio sulle pratiche del narrare, basato sul-l’intreccio delle storie proposte dagli stessi partecipanti, filtrate ecucite dalla maestria di Beatrice Monroy. Come un puzzle che si compone tappa dopo tappa, il laboratorio, co-

minciato a Palermo, si concluderà a Roncisvalle, mitico luogo di fron-tiera tra Francia e Spagna che ha un significato centrale nelle storie

dell’Opera dei pupi.Ma a dispetto di qualsiasi scrittura “permanente”, il lavoro che ne verrà fuori sarà una scrittura “dina-mica”, sottoposta all’esperienza della pratica scenica. Solo il teatro dal vivo confermerà o trasformerài testi prodotto in seno al laboratorio. Il percorso “Verso Roncisvalle” rappresenta l’asse orizzontaledella narrazione, che sarà attraversato da altri racconti. Alla fine del loro pellegrinaggio, giunti alMonastero, non saranno più soltanto gli attori-narratori a raccontare, ma uomini e donne qui chiamatiI dodici pari che in questi anni si sono cimentati in un simbolico percorso di tutela dell’ambiente edel patrimonio dell’umanità. Non deve stupire, dunque, se uno dei temi più sentiti di questa esperienzasarà quello della fede in un ideale, che per quanto ci riguarda coincide con la forza della natura, labellezza, il mistero dell’universo e della vita. Vogliamo interrogarci sul senso profondo delle nostre

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I dodici pariLara Albanese, laureata in fisica, specializzata in scienza e tecnologia dei materiali (1994) e abilitataall’insegnamento alle scuole superiori di matematica fisica. Dopo alcuni anni durante i quali ha svoltoattività di ricerca, ha preferito dedicarsi alla comunicazione scientifica divenendo, come la ha definitaun bambino delle elementari, una “raccontascienza”.

Giuseppe Barbera è professore di Colture Arboree all’Università di Palermo. Tra i suoi libri: Tutti-frutti, Mondadori, 2007; Conca d’oro, Sellerio, 2012; Breve storia degli alberi da lettura, Henry Beyle,2015; Abbracciare gli alberi, Il Saggiatore, 2017Per il FAI ha curato il recupero della Kolymbethra nella Valle dei Templi. È membro del ConsiglioScientifico dell’”Osservatorio nazionale del paesaggio rurale” (MIPAAF) e del Comitato Scientificodella Fondazione Benetton Studi e Ricerche. È componente del Consiglio Direttivo del Parco Nazio-nale “isola di Pantelleria”

Corrado Bologna, è accademico e filologo, interessato a filologia romanza, latino medievale, francesemedievale, letteratura italiana, letteratura francese, linguistica storica.Ha lavorato in RAI, conducendo per anni le trasmissioni radiofoniche pomeridiane di Radio Tre, chegli hanno permesso di perfezionare le capacità di padroneggiare differenti temi culturali e le doti dellacomunicazione in pubblico. Tiene corsi anche all’Università della Svizzera Italiana. Dal 2016 insegnaLetterature romanze medioevali e moderne alla Scuola Normale Superiore.

Padre Giuseppe Bucaro, ha insegnato Filosofia della Religione presso la Pontificia Università Ur-baniana. Fondatore del Museo degli ex-voto di Altavilla Milicia, vive a Palermo, dove è parroco e di-rettore dell’Ufficio dei Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Palermo. Tra le sue opere: Gli ex-voto diAltavilla Milicia (1983), Filosofia della religione (1989).

Mimmo Cuticchio, oprante-puparo-cuntista, figlio d’arte, riconosciuto per le sue doti attoriali, narrative,drammaturgiche, poetiche, con oltre cinquant’anni di carriera artistica alle spalle e un lungo e variegatopercorso pieno di successi: da Palermo in giro per il mondo insieme alla compagnia da lui diretta, suipalcoscenici dei più importanti teatri o in contesti culturali e accademici di altissimo livello.

Franco La Clecla è un architetto italiano. Nei suoi lavori ha affrontato a più riprese il tema dell’or-ganizzazione dello spazio contemporaneo tra localismo e globalizzazione rivolgendosi in particolarealle soglie, e ai confini tra le culture. Ha fondato nel 2005 a Londra ASIA (Architecture Social Impact

Assessment), un’agenzia per valutare l’impatto sociale delle opere di architettura e di urbanistica. Pergli speciali del TG1 ha realizzato il documentario I mari dentro sulla comunità di pescatori di Terrasiniemigrata a Gloucester, Massachusetts (2009) che ha vinto il premio Coast Culture del San FranciscoOcean Film festival (febbraio 2010).

Beatrice MonroyBeatrice Monroy vive a Palermo, è narratrice e drammaturga. Insegna drammaturgia alla Scuola del Tea-tro Biondo Stabile di Palermo diretta da Emma Dante. Conduce laboratori di scrittura e narrazione. Peril Teatro Massimo di Palermo cura la serie di incontri dal titolo “Vi racconto l’Opera”, raccontando letrame delle opere, prima di ogni “prima”. Ha pubblicato diversi libri, i più recenti: Dido operetta pop(2015), Oltre il vasto oceano. Memoria parziale di Bambina (2013), libro candidato al Premio Strega2014, Ragazzo di razza incerta (2013), Niente ci fu (2012), Elegia delle donne morte (2011).

Gianni Puglisi è professore di Letteratura comparata presso l’Università IULM, della quale è Rettore.Studioso di formazione storico-filosofica, è autore di numerosi saggi e articoli. Si è occupato di poeticae retorica classica e di estetica e semiotica contemporanea, in particolare di strutturalismo e di criticaletteraria e filmica. Dirige la Scuola di Giornalismo IULM e la rivista «Lingua e Letteratura». È com-ponente del Board of Guarantors dell’Italian Academy for Advanced Studies in America della Co-lumbia University di New York.

Giuliano Scabia è un drammaturgo e scrittore italiano. forse l’unico scrittore mitico in circolazione,protagonista di alcune tra le esperienze più vive e visionarie degli ultimi anni. Il suo lavoro ha segnatouna svolta radicale nel modo di praticare il teatro e la scrittura.

Marino Sinibaldi è un giornalista autore di saggi di storia e di critica letteraria, cura e partecipa aconvegni e rassegne organizzate da enti locali e associazioni culturali di diverse città italiane. È tra ifondatori della rivista “Linea d’ombra”, collabora con quotidiani, riviste e agenzie di stampa. Dal2009 dirige Radio 3.

Giovanni Sollima è un vero virtuoso del violoncello. Suonare per lui non è un fine, ma un mezzo percomunicare con il mondo. È un compositore fuori dal comune, che grazie all’empatia che instaura conlo strumento e con le sue emozioni e sensazioni, comunica attraverso una musica unica nel suo genere.

Sebastiano Tusa è un archeologo del mare, attualmente Assessore regionale dei Beni Culturali e del-l’Identità Siciliana. Ha partecipato e diretto missioni e ricerche archeologiche in Italia, Iraq, Iran, Pa-kistan, e Turchia. È attualmente direttore delle Missioni Archeologiche in Sicilia, Libia e Giappone.

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Giovanni Sollima

Natural Song Book Giovanni Sollima è un vero virtuoso del violoncello. Suonare per lui non è unfine ma un mezzo per comunicare con il mondo. È un compositore fuori dalcomune. L’empatia che instaura con lo strumento la comunica attraversola sua musica, capace di scavare nella profondità dell’animo umano, fa-cendo riemergere in noi le emozioni più profonde. Negli ultimi anni la sua ricerca lo ha portato verso parentele con vocalità etecniche strumentali non occidentali intervenendo sul timbro e sulla stessa

accordatura del violoncello. “Ascolto chiunque produca suoni – racconta – Daqualche anno cerco di organizzare il flusso densissimo di suoni e suggestioni che

continuamente mi travolge, scrivendo pezzi per cello solo”. Seppure l’influenza di altre culture –dall’Africa ai Balcani, da Capo Nord all’Australia – sia fortissima, il suo lavoro è fortemente legatoalle radici della sua terra. “Natural Song Book” è insieme il lavoro più disordinato che abbia mai

scritto e, al tempo stesso, è quello con più radici”.Sollima, oltre ad essere geniale musicista, è

anche un artista “impegnato”. Negli ultimianni la sua ricerca e sperimentazionehanno posto l’accento sul temadell’acqua e la sua importanzacome risorsa a livello plane-tario. Il viaggio a Ronci-svalle è un ulteriore spuntodi riflessione tra l’uomo el’ambiente sulla crisiidrica e sui conflitti chetormentano interi popoli.

Mimmo Cuticchio

La rotta di Roncisvalle“Ogni punto d’arrivo è un punto di partenza”Eleonora Duse

La rotta di Roncisvalle è un pezzo della storia dei paladini di Francia cheMimmo Cuticchio ha rappresentato centinaia di volte durante la sua attivitàdi oprante e cuntista. Egli ha dato voce, fiato e corpo al conte Orlando pertanti anni e tutte le volte il grande paladino è morto per rinascere ancora sulpalcoscenico.

Il cunto della battaglia di Roncisvalle a Roncisvalle è un sogno lunga-mente vagheggiato da Mimmo Cuticchio che ha consacrato la sua vita al

mestiere dei pupi e del cunto e ha saputo conservare e innovare tecniche e saperi di mestieri an-tichi che sembravano destinati a sparire.

È al contempo un’impresa epica perché consegna per la prima volta al pubblico, ai suoi allievi e aisuoi collaboratori una versione de La chanson de Roland dove l’eco delle voci, i rumori della battaglia,le grida di aiuto, il dolore per il tradimento subìto prenderanno corpo nel percorso degli spettatori conl’invenzione ex novo dello spazio naturale usato in funzione drammaturgica.

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Figli d’Arte CuticchioLa compagnia nasce nel 1971 sotto la guida di Mimmo Cuticchio. il recupero delle tecniche tradizionali dei pupi e del cunto, la ricerca e la sperimentazione sono itre principali linguaggi della comunicazione teatrale. La sopravvivenza artistica della compagniaè dovuta alla ricerca di un proprio spazio espressivo che valorizzi al massimo le tecniche deipupari e dei contastorie, linguaggi tutt’altro che esauriti o superati, per tentare un teatro di veritàe di poesia.

Dal 1977 l’Associazione Figli d’Arte Cuticchio accorpa la compagnia omonima e oltre all’attivitàdi produzione porta avanti anche quella di promozione.

Dal 1984 organizza il festival teatrale intitolato La Macchina dei Sogni; dal 1997 una scuola perpupari e cuntisti con l’obbiettivo di garantire un futuro al teatro dei pupi e al cunto.

Dal 2007 tutto il mestiere (per mestiere s’intende il patrimonio completo di un oprante-puparo)tradizionale di Mimmo Cuticchio e l’altro mestiere che ha costruito con gli spettacoli diinnovazione, sono aperti al pubblico in forma di museo. Un museo in movimento che si sviluppanei luoghi dove egli lavora, costruisce i pupi e ne rappresenta le storie.

Accanto al teatro e al laboratorio esiste un archivio costantemente arricchito con documenti,canovacci, copioni, libri, foto e video, che nel 2013 il Ministero dei Beni e delle Attività Culturalisu proposta della Soprintendenza Archivistica per la Sicilia, ha dichiarato con decreto n. 211/2013di interesse storico.

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