Storie per la comprensione delle scienze nella scuola primaria · 3 –Le storie per la...

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Storie per la comprensione delle scienze nella scuola primaria Federico Corni Università di Modena e Reggio Emilia

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Storie per la comprensionedelle scienze nella scuola primaria

Federico CorniUniversità di Modena e Reggio Emilia

1 ‐ Comprensione primaria2 ‐ Come pensare a una educazione adeguata ai bambini?3 ‐ Le storie per la comprensione delle scienze4 ‐ Alcuni esempi di storie

1 ‐ Comprensione primaria

Da un lato indica l’«educazione della prima infanzia», quindi rivolta a bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, nel periodo in cui i bambini costruiscono la loro comprensione primaria del mondo che li circonda, utilizzando gli strumenti cognitivi a loro disposizione.

Dall’altro lato si riferisce alla comprensione dei concetti scientifici che possono essere definiti «primari», cioè i concetti associati alle “forze della natura”, come acqua, calore, luce, moto, elettricità, cibo, risorse minerali, per citare le più ovvie e importanti.

La percezione umana non funziona come una videocamera e la mente umana non produce rappresentazioni esatte di un mondo esterno oggettivamente dato.

La mente umana è embodied. I nostri corpi ci danno gli schema con i quali comprendiamo il mondo e con i quali ci esprimiamo. 

Noi non troviamo la comprensione del mondo esterno nella natura, ma dentro noi stessi. Le spiegazioni sono rappresentazioni o riflessioni della nostra immaginazione a partire dalle astrazioni derivanti dalla nostra esperienza corporea.

Per comprendere o interpretare un fenomeno dell’esperienza, proiettiamo questi schema sul fenomeno stesso. Ciò significa che la nostra comprensione è in gran parte metaforica.

POLARITÀ Chiaro‐scuro, caldo‐freddo, femmina‐maschio, buono‐cattivo, giusto‐ingiusto, lento‐veloce, alto‐basso

SPAZIO Su‐giù, davanti‐dietro, destra‐sinistra, vicino‐lontano, centro‐periferia. Altro: contatto, percorso

PROCESSO Processo, stato, ciclo

CONTENITORE Contenimento/confinamento, dentro‐fuori, superficie, pieno‐vuoto, contenuto

FORZA/CAUSA Equilibrio, forza in opposizione, costrizione/obbligo, limitazione/restrizione/ritegno, impedimento, abilitazione, bloccaggio, diversione, attrazione

UNITÀ/MOLTEPLICITÀ Unione, raccolta, divisione, iterazione, parte‐tutto, numerabile‐non numerabile, collegamento

IDENTITÀ Corrispondenza, sovrapposizione

ESISTENZA Rimozione, spazio circoscritto, oggetto, sostanza, sostanza fluida

I principali image‐schema

(M. Johnson, 1987; W. Croft and D. A. Cruse, 2004; V. Evans and M. Green, 2006)

POLARITÀ Chiaro‐scuro, caldo‐freddo, femmina‐maschio, buono‐cattivo, giusto‐ingiusto, lento‐veloce, alto‐basso

SPAZIO Su‐giù, davanti‐dietro, destra‐sinistra, vicino‐lontano, centro‐periferia. Altro: contatto, percorso

PROCESSO Processo, stato, ciclo

CONTENITORE Contenimento/confinamento, dentro‐fuori, superficie, pieno‐vuoto, contenuto

FORZA/CAUSA Equilibrio, forza in opposizione, costrizione/obbligo, limitazione/restrizione/ritegno, impedimento, abilitazione, bloccaggio, diversione, attrazione

UNITÀ/MOLTEPLICITÀ Unione, raccolta, divisione, iterazione, parte‐tutto, numerabile‐non numerabile, collegamento

IDENTITÀ Corrispondenza, sovrapposizione

ESISTENZA Rimozione, spazio circoscritto, oggetto, sostanza, sostanzafluida

I principali image‐schema

(M. Johnson, 1987; W. Croft and D. A. Cruse, 2004; V. Evans and M. Green, 2006)

Un’importante struttura del pensiero umano è la Force Dynamic Gestalt. Noi usiamo gli schema di sostanza (quantità), verticalità (qualità e intensità) e causazione (forza o potere) per elaborare metaforicamente gli aspetti principali di questa gestalt.

Esempi di fenomeni che concettualizziamo attraverso questa gestalt sono la giustizia, il dolore, la musica, il cibo, i fluidi, il calore e molti altri… Poiché usiamo la Force‐Dynamic Gestalt per diversi fenomeni, nella nostra mente tali fenomeni diventano simili tra loro. Li possiamo chiamare forze della natura.

Il pensiero metaforico si esprime attraverso narrazioni. Queste rappresentano le strutture di larga scala della nostra mente figurativa embodied. Se siamo in grado di narrare buone storie utilizzando bene schema e metafore poniamo le basi per una buona comprensione del mondo e per buone teorie.

Le storie sembrano essere il veicolo ideale per introdurre queste forze della natura — e per ragionare sui modi in cui le comprendiamo — ai più piccoli.

Una importante struttura complessa

Quando gonfiamo la gomma di una bicicletta introduciamo progressivamente quantità di aria e di conseguenza, siccome la camera d’aria non aumenta di volume, perché è contenuta dal copertone, l’effetto della quantità d’aria introdotta determina un aumento di pressione.

Man mano che un lago artificiale riceve acqua dal suo affluente, aumenta anche la pressione che la diga deve sopportare.

Se poniamo sulla fiamma un tegame con dell’acqua, man mano che passa il tempo, cioè man mano che la fiamma cede calore all’acqua, quest’ultima aumenta di temperatura.

Se forniamo quantità di moto a un’automobilina sparandole contro piccoli proiettili di plastica con una pistola giocattolo, la velocità dell’automobilina aumenta progressivamente.

Se strofiniamo ripetutamente un palloncino di gomma con una pezza di lana, esso attrarrà sempre più intensamente dei pezzetti di carta. 

(… TUTTO, OVVIAMENTE, HA UN LIMITE!)

Una importante relazione fra quantità e intensità

Gli aspetti di qualità e di quantità di un fenomeno non sono mai separati o separabili.

E’ diverso però essere colpiti da un sasso piccolo o da un sasso grosso, oppure esserecolpiti da un sasso lanciato lentamente o lanciato velocementeE’ diverso mangiare poco o tanto pane, oppure mangiare un etto di pane o un etto diinsalataE’ diverso illuminare una stanza con una torcia piccola o una torcia grande, oppureilluminarla con una torcia con le pile quasi scariche o con una torcia ben carica…

Gli effetti che può produrre un fenomeno dipendono dal suo aspetto di quantità edal suo aspetto di qualità.

Aspetto di forza (causazione) della F.D.G.

Per favorire la comprensione primaria del mondo, delle forze della natura, occorre sviluppare la consapevolezza dei tre aspetti della Force Dynamic Gestalt.

Non è tanto importante utilizzare le parole “ufficiali” del linguaggio scientifico, quanto piuttosto abituare i bambini a una certa proprietà nel linguaggio naturale:1. ad impegnarsi ad usare gli aggettivi e i nomi del linguaggio naturale che 

caratterizzano gli aspetti di qualità e di quantità di un fenomeno(basso‐alto … e tanto‐poco …)

2. a riconoscere gli aspetti quantitativi e qualitativi delle cause e degli effetti• basso e poco produce basso e poco• basso e tanto o alto e poco producono basso e tanto o alto e poco• alto e tanto produce alto e tanto

La prima e primaria educazione scientifica consiste nell’aiutare i bambini a riconoscere, differenziare e usare

• gli aspetti qualitativi, quantitativi e di forza dei fenomeni• gli image schema (polarità, percorso, ciclo, contenitore, …)

2 ‐ Come pensare a una educazione adeguata ai bambini?

Rispettosa  del loro livello di sviluppo?delle loro capacità cognitive?dei loro interessi?della loro sensibilità del mondo?

In una prospettiva di uno sviluppo sano e armonico?

Quali sono gli strumenti cognitivi a disposizione dei bambini?

Secondo una prospettiva evoluzionistica del pensiero, il modo in cui l’uomo moderno sente e pensa a se stesso e alla realtà rispecchia in qualche modo lo sviluppo storico del pensiero umano nei secoli.

Lo sviluppo cognitivo di un bambino, poi di un ragazzo e infine di un adulto seguono in qualche modo quello della storia del pensiero umano.

Kieran Egan, secondo questa prospettiva, descrive l’educazione come sequenza di tipi di comprensione connessi allo sviluppo di strumenti cognitivi.

Il più importante strumento cognitivo di cui si è avvalso l’uomo nella storia è il linguaggio

Strumenti cognitivi nelle varie forme di comprensione secondo Egan

Le forme di comprensione non si superano mai, ma si complementano.La comprensione romantica comprende quella mitica, quella filosofica comprende quella romantica e quella mitica, e così via…

In ogni fase della crescita del bambino occorre stimolarlo e aiutarlo a sviluppare il tipo di comprensione che compete alla sua età senza dimenticare quelle precedenti e senza saltare a quella successiva.

La scuola dell’infanzia e quella primaria sono fondamentali per tutti gli ordini di scuola successivi.

I bambini di scuola dell’infanzia e primaria hanno a disposizione praticamente solo il linguaggio orale e le immagini.

Ciò vuol dire che il suo sviluppo cognitivo può contare su quella potente facoltà umana che è la narrazione

Alla base di qualsiasi sforzo di dar senso all’esperienza umana c’è il pensiero narrativo che ricerca significati e stabilisce relazioni.

(Bruner, 1986)

Le narrazioni sono spontanee e naturali. Ne sono capaci i bambini anche nella più tenera età, senza influenze esterne e senza istruzione.

Nel tempo il bambino impara i meccanismi che regolano le narrazioni in modo da produrle in modo sempre più efficace, dando ad esse senso con connessioni strutturali, temporali e causali.

Le narrazioni ci costringono a riflettere e a organizzare il nostro discorso circa l’oggetto d’interesse in forma seriale piuttosto che in una struttura immaginativa (gestalt) come è nella nostra mente.

Le narrazioni, con il linguaggio e le sue regole che ereditiamo dalla cultura, ci aiutano a comprendere e a chiarire gli aspetti della Force Dynamic Gestalt e le loro relazioni.

3 – Le storie per la comprensione delle scienze

Le STORIE sono un tipo di narrazione molto amato e usato dai bambini.

Le storie richiamano, coinvolgono e rafforzano un significato affettivo (Egan, 1986) nelle vicende.

Le storie, in generale, presentano una struttura chiamata grammatica della storia o story schema (Mandler, 1984; Egan, 1986).

Una storia è composta fondamentalmente da:

• Un inizio posto da un problema (creato da una polarità)• Uno sviluppo in cui il problema viene elaborato• Una fine in cui il problema è risolto.

La storia fornisce un ambiente confortevole e ospitale per l’immaginazione dei bambini.

• Le cose generalmente diventano significative all’interno di contesti, con confini limitati. All’interno di una storia il mondo è limitato, viene creato un contesto in modo che gli eventi possono essere afferrati e il loro significato compreso, piuttosto che in uno scenario inospitale, indeterminato, senza confini precisi.

• Le storie sono narrazioni che finiscono. Noi sappiamo che siamo arrivati alla fine di una storia non perché ci viene detto “…e vissero felici e contenti”, ma quando ci è chiaro che cosa provare riguardo a tutti gli eventi citati nella storia stessa. Una narrazione è una storia il cui finale soddisfa completamente tutto quello che è stato sviluppato dall’inizio. Le storie ci garantiscono la soddisfazione di essere sicuri di come sentirci nei riguardi degli eventi e dei personaggi.

Una storia è la ricerca di significato affettivo in una vicenda, che può evolvere e maturare fino a diventare ricerca di senso, di sconoscenza (scientifica) del mondo.

Affettività e conoscenza sono due componenti essenziali dell’educazione.L’affettività ci avvicina alla realtà rendendocela significativa, e perciò diventiamo capaci di esplorarla e di conoscerla.

La storia può essere pensata come l’ambiente adatto per accoppiare entrambi i tipi di significato.

Le storie possono essere usate per guidare i bambini nella loro crescita fra le necessità affettive della primissima infanzia e lo sviluppo dell’interesse per il mondo (naturale e tecnologico) man mano che crescono.

Le storie devono essere costruite adeguatamente, con la grammatica della storia, con i personaggi, con un linguaggio chiaro e adeguato all’età dei bambini.

Una narrazione è fatta nel linguaggio naturale, e se cerchiamo di chiarire gli aspetti di una forza della natura, abbiamo bisogno di usare un linguaggio sempre più chiaro, accurato, non ambiguo, e …. alla fine, formale.

CHE COSA DIFFERENZIA UNA NARRAZIONE DA UN DISCORSO SCIENTIFICO (MODELLO, TEORIA…)?

Se alla base del pensiero umano, dei bambini, degli adulti e degli scienziati, ci sono le stesse astrazioni elementari date dagli image schema e dalle loro combinazioni, la differenza sta nella loro differenziazione e formalizzazione.

Le storie integrano due strutture parallele. La prima è la struttura episodica identificata negli studi della grammatica della storia (story schema). La seconda è che i personaggi della storia si comportano in un modo che potremmo definire “naturale”, naturalezza che deriva dall’uso di strutture figurative che si trovano nel pensiero umano, in particolare nella Force Dynamic Gestalt dei fenomeni. Potremmo chiamare questa seconda struttura lo schema del personaggio ocharacter schema.

Evoluzione del peso relativo dello story schema e del character schema. Con I bambini più piccoli si pone enfasi più sullo story schema con il suo significato affettivo e meno sul character schema che porta alla formalizzazione. Col passare del tempo, l’importanza relativa di questi schemi si inverte.

Story schema Character schema

I modelli scientifici sono estensioni delle storie. La comprensione implicita è narrativa; i modelli a parole che vengono prima dei modelli formali sono narrativi; le rappresentazioni grafiche dei modelli sono metafore visuali che utilizzano le strutture schematiche che compaiono nelle nostre storie – sono storie in forma di immagine.

Questo modo di sviluppare il pensiero scientifico potrebbe portare a una didattica che non divide ma unisce le discipline scientifiche e quelle umanistiche. Parlare e scrivere bene dei fenomeni naturali sarà il primo passo verso un’utile concettualizzazione dei processi della natura.

4 – Alcuni esempi di storie

STORIA PER LA SCUOLA DELL’INFANZIA E IL PRIMO ANNO DELLA PRIMARIAQUANDO IL CIELO E LA TERRA FURONO CREATI

STORIA PER IL SECONDO‐TERZO ANNO DELLA SCUOLA PRIMARIALE VACANZE DI LUCA E ANNA

STORIA PER IL QUARTO‐QUINTO ANNO DELLA SCUOLA PRIMARIAGLI STUDI E LE SCOPERTE DI WILLIAM HARVEY E DI VLADIMIRO SPALLANZANI

STORIA PER LA SCUOLA DELL’INFANZIA E IL PRIMO ANNI DELLA PRIMARIA

QUANDO IL CIELO E LA TERRA FURONO CREATI

Tanto, tanto tempo fa, nell'antico Egitto, in un villaggio sulle rive del fiume Nilo, viveva un bambino di nome Inpu. Inpu aveva sei anni e ogni giorno aiutava il papà, la mamma e la sorella maggiore Tameri, a lavorare nei campi. Una mattina, però, Inpu iniziò a sentirsi male, la sua mamma gli andò vicino, gli mise le mani sulle guance e gli disse “Inpu, tu sei ammalato, oggi non devi venire nei campi. Resterai qui, con la nonna, così potrai riposarti.” Inpu stava male: aveva il corpo caldo e la gola secca. La  nonna si prese cura di lui, gli portò dell'acqua da bere e una pezza bagnata da mettere sulla fronte. Poi si sedette sul letto e gli raccontò la storia della creazione che a lui piaceva tanto...

“All’inizio, non esisteva nulla: tutto era uguale. Non esistevano né oscurità né luce, né caldo né freddo, né bello né brutto, né secco né bagnato, né duro né soffice. Non c'era alto o basso, non c'era il giorno e non c'era la notte, non c'erano né veglia né sonno. Non c'erano nemmeno il cielo e la terra. Non c'erano due cose separate. Poi, improvvisamente, le prime due cose furono create: il cielo e la terra. Il nuovo cielo si mise come un arco sulla terra, formando un sopra e un sotto; il giorno e la notte nacquero e  anche la veglia e il sonno.”

Il bambino ascoltò con attenzione le parole della nonna e cercò di immaginare cosa volessero dire. Come si erano formati il sopra e il sotto? Era troppo stanco per alzarsi dalle braccia della nonna, così si immaginò mentre guardava in basso i suoi piedi che toccavano il suolo e in alto i suoi occhi che arrivavano fino alle stelle. Poteva quindi immaginare di  stare in piedi fra la terra e il cielo. C'erano così il basso e l'alto, il su e il giù.Inpu chiese poi alla nonna di raccontargli come il cielo potesse stare su senza cadere sulla terra. La nonna gli disse che fra il cielo e la terra arrivò l'aria.  L’aria tenne su il cielo in modo che  non cadesse giù sulla terra: in questo modo il cielo e la terra si separaronoInpu aveva visto un'immagine di quello che la nonna gli stava raccontando quando la sua famiglia era andata nel tempio vicino a casa. Chiuse gli occhi, ascoltò la nonna e ricordò un’immagine degli dei sulla parete del tempio: l’immagine di Shu il dio dell’aria, che stava in piedi sopra Geb, il dio della terra, e sosteneva Nut, la dea del cielo. 

Si stava facendo notte; la nonna sapeva che qualche volta Inpu si era spaventato per il buio, così continuò a raccontargli cosa accadde dopo che il mondo nacque per allontanargli le sue paure.“Il nuovo cielo si appoggiò ad arco sulla nuova terra e per la prima volta il sole, il dio Ra, fu in grado di muoversi attraverso di esso. Durante la prima sera, Ra andò nel mondo sotterraneo, e lo attraversò su di una barca, in modo da arrivare nel punto dove poteva sorgere di nuovo al mattino. Ora che esistevano la terra e il cielo, potevano esistere anche il giorno e la notte. “Ci doveva essere l'oscurità perché potesse esistere la luce”  disse la nonna a Inpu. “Ricorda” gli disse ancora “prima che il mondo nascesse, nemmeno l'oscurità e la luce esistevano, ma ora noi abbiamo entrambi e, dopo la notte, Ra sorgerà di nuovo.”Inpu udì le ultime parole della storia mentre si addormentava.Quando si alzò, la mattina dopo, si sentì di nuovo fresco e, come la nonna gli aveva promesso, dopo l'oscurità della notte, il sole era sorto di nuovo nel cielo. Inpu si sentiva molto meglio, ma ricordava ancora quanto fosse stato male il giorno prima.Quando furono da soli, il bambino chiese alla nonna se si sarebbe ammalato di nuovo come il sole, che sorge di nuovo ogni giorno. “No” rispose la nonna, “è diverso. La malattia deve fare il suo corso: inizia, dura per un po’, ma poi termina e stai bene”.Inpu non ne era così sicuro. Col brutto ricordo ancora in mente, si chiedeva se non si sarebbe ammalato di nuovo, e poi di nuovo. La nonna lo guardò e gli disse: “Vedi, Inpu, la malattia è come l'acqua del fiume: viene dalle terre più in alto, scorre attraverso il nostro villaggio e se ne va verso il mare, per non tornare mai più.” Questo Inpu lo riusciva ad immaginare e finalmente si sentì sicuro di essere in via di guarigione. 

STORIA PER IL SECONDO‐TERZO ANNO DELLA SCUOLA PRIMARIA

LE VACANZE DI LUCA E ANNA

Anna e Luca erano gemelli. Avevano appena concluso la scuola dell’infanzia e i loro genitori avevano detto che, dopo l’estate, avrebbero iniziato a frequentare la scuola primaria. Erano felici di questo, ma erano felici.soprattutto delle lunghe settimane d’estate che li aspettavano; potevano giocare all’aperto, stare svegli fino a tardi e non fare niente.L’estate era cominciata tranquillamente proprio con l’inizio delle loro vacanze. L’aria era calda al punto giusto e i bambini non sudavano neanche quando correvano instancabilmente. Anna e Luca ricordavano che alcuni giorni prima avevano dovuto indossare una felpa. Allora faceva troppo freddo. Da quel momento, il sole aveva cominciato a brillare intensamente.Luca e Anna amavano sentire i raggi del sole sulla pelle. Tutto intorno a loro, le strade e le rocce, l’erba dei campi e l’acqua dello stagno vicino, inghiottiva la luce del sole che rendeva tutto lentamente più caldo.I gemelli spesso si incontravano sullo stagno con gli amici del vicinato.Il primo giorno d’estate, tutti, eccetto Luca, si tolsero le scarpe e le calze e sentirono l’erba e le rocce a piedi scalzi. Luca non voleva ammetterlo, ma si riteneva molto più prudente della sorella e dei suoi amici. Era pomeriggio e le rocce erano già abbastanza calde. Non facevano male ma i bambini si muovevano velocemente sulle rocce cercando spazi erbosi, perché rimanere su una roccia per troppo tempo poteva scottare i piedi.

Luca voleva dimostrare quanto fosse intelligente raccontando ai suoi amici che le suole delle sue scarpe non permettevano al calore di entrare, e che dunque era salvo e poteva camminare senza problemi ovunque volesse. I suoi amici si misero a ridere, gli diedero del fifone e corsero verso l’acqua.Quando arrivarono alla riva dello stagno, misero piano piano i piedi in acqua e furono sorpresi nel sentire che questa era ancora abbastanza fredda. Non avevano creduto ai loro genitori quando quel mattino avevano detto loro che avrebbero dovuto aspettare qualche giorno perché l’acqua diventasse sufficientemente calda per fare il bagno. Allora, rimasero fuori dall’acqua e giocarono nell’erba e sotto gli alberi. Alla sera, Anna e Luca tornarono a casa; i loro genitori avevano preparato la cena sul balcone.Le finestre della casa erano completamente aperte per lasciare che il calore che si era raccolto nella strada entrasse nella loro dimora. Quel che nessuno sapeva, né gli adulti né i bambini, era quanto sarebbe stata calda quell’estate e come tale calore avrebbe reso difficile la vita di tutti. Un giorno dopo l’altro il clima diventò sempre più caldo.Le notti non erano più fredde. Le giornate diventavano tiepide al mattino, calde a mezzogiorno e molto calde al pomeriggio. Per Anna e Luca, i primi segni di cosa li aspettava arrivarono dalla loro mamma, che parlava di temperature mai state così alte e così presto nell’anno e che aveva sentito dai notiziari che questo caldo sarebbe durato tutta l’estate. I loro genitori chiusero le persiane, le finestre e le porte non appena il sole mostrò il suo volto alla città. I bambini sapevano che il sole che splendeva sulla loro casa faceva diventare le cose più calde, ma non avevano pensato aquello che il padre poi spiegò: dovevano tenere lontana l’aria calda della strada.

L’aria era così calda durante il giorno che portava con sé grandi quantità di calore, che si sarebbe accumulato nella loro casa se non avessero chiuso porte e finestre.Poi la madre iniziò a innaffiare le piante sul balcone molto più frequentemente rispetto a prima. Luca e Anna sapevano perché: il calore asciugava la terra molto velocemente. Avevano visto quello che era accaduto il giorno prima. Dopo un temporale, il sole era tornato molto rapidamente da dietro le nuvole e i suoi raggi avevano trasformato l’acqua delle strade scure in vapore. Se osservavano attentamente, potevano vedere nuvole trasparenti sollevarsi dall’asfalto.L’estate mostrò tutta la sua forza quando i bambini del vicinato tornarono allo stagno. L’acqua era finalmente diventata così calda che anche Luca si divertiva a saltarci dentro e nuotare, lui che era così freddoloso. Mentre i suoi amici trovavano che l’acqua non li rinfrescava più, a lui non bastava mai. Quando finalmente uscì dall’acqua, raggiunse i suoi amici che stavano giocando a calcio nel campo vicino. Corse dietro alla palla più velocemente e più a lungo che poteva. Quando sua sorella lo chiamò sventolando il cappello che sua madre gli aveva detto di indossare, la ignorò. Voleva dimostrare a tutti quanto fosse forte. Ma commise un errore.La testa iniziò a girare, la vista gli si oscurò. Quando si risvegliò, vide gli adulti intorno a lui, avvisati dalla sorella, e i suoi amici. Tra gli adulti vi era un dottore che Luca aveva sentito dire a sua madre: «Fa molto caldo fuori, suo figlio non sopportava più tutto questo calore. Lo tenga al fresco con un po’ di ghiaccio e gli faccia bere molta acqua. Deve indossare un cappello. Starà bene».

Altre creature non furono fortunate come Luca quel giorno. Il calore dell’estate era così forte che la terra si asciugava prima che i temporali potessero portare nuova acqua. Il calore si diffondeva in aree sempre più vaste attorno alle quali vivevano Luca e Anna; il clima era più caldo e asciutto che mai. Le piante nei campi morivano e gli agricoltori si lamentavano con i giornalisti, i quali riferivano nei notiziari della sera chesi trattava dell’estate più calda del secolo. I giornalisti mostrarono anche alcune persone che cercavano sollievo nella poca acqua rimasta nel fiume e cercavano di pescare i pochi pesci ancora vivi. Volevano portarli in un fiume più grande che raccogliesse ancora acqua a sufficienza.Quando il clima divenne troppo caldo anche per i giochi dei bambini e quando Luca e Anna diventarono irritabili, il padre disse che sarebbero andati al museo in città. Non volevano andarci. Il padre disse loro che la vecchia, grande struttura che accoglieva il museo era ancora abbastanza fresca, ma non bastò. Dovette convincerli promettendo loro dei grossi gelati. Presero l’autobus con l’aria condizionata (almeno così la chiamavano gli adulti): era fresco. Quando scesero dall’autobus e questo ripresela sua corsa, Anna sentì una ventata di calore che usciva dall’autobus,talmente calda da farla saltare.Il padre comprò loro due grossi gelati, come promesso, ma non riuscirono a goderseli a lungo. Mentre camminavano verso il museo, il calore intenso sciolse i gelati così velocemente che in gran parte li persero e si sporcarono. Il padre aveva portato saggiamente dei fazzoletti e li aiutò a pulirsi. Quando furono nel museo, era effettivamente fresco, e si rinvigorirono.

Il padre aveva ragione. Le pareti spesse del vecchio palazzo avevano tenuto lontano il calore anche dopo molti giorni di temperature terribilmente alte. Anna ci pensò su. Era sicura che il calore nella strada aveva cercato di entrare nel palazzo, come aveva fatto con la loro casa.Si chiese se la loro casa fosse diventata calda così rapidamente perché il calore era riuscito facilmente a entrarvi attraverso le pareti sottili del loro palazzo.Tornati a casa, Anna chiese a sua madre cosa fosse realmente il calore di cui tutti parlavano. Esisteva davvero? Non riusciva a vederlo. Sapeva che era caldo, molto caldo, ma cos’era questo calore? Sua madre iniziò a raccontarle la storia (che sapeva le sarebbe piaciuta) di un fantasmino dispettoso. Alla fine, sua madre le disse che il calore era come della storia. Non lo si poteva vedere, ma si sapeva che era lì e combinavatutte le marachelle che succedevano nella storia. Ecco come il calore era responsabile di tutte le cose che succedevano in quell’estate lunga, bellissima e terribilmente calda.

STORIA PER IL QUARTO‐QUINTO ANNO DI SCUOLA PRIMARIA

GLI STUDI E LE SCOPERTE DI WILLIAM HARVEY

La maggior parte delle persone sono affascinate riguardo a come il sangue scorre attraverso il corpo. È stata proprio questa curiosità che ha portato William Harvey alla scoperta di uno dei più grandi misteri del corpo umano: il sangue e l’apparato circolatorio! “Nessuno, se non coloro che l’hanno sperimentata, può comprendere la bellezza della scienza! In alcune materie di studio si riesce a scoprire solo quello che altri studiosi hanno già scoperto prima di te e niente di più; ma in una ricerca scientifica c’è continuamente qualcosa da scoprire! Quando uno scienziato mette tutto il suo impegno, giorno e notte, in qualcosa che vuole scoprire, allora sicuramente otterrà un risultato! Questo è esattamente quello che è successo a me! Io mi chiamo William Harvey e sono nato in Inghilterra, nel 1578. GLI STUDITutto per me è cambiato quando, a 16 anni, sono entrato in una famosa scuola inglese, il Gonville and Caius College di Cambridge perché qui ho potuto assistere, per la prima volta nella mia vita, alla pratica della dissezione! Per insegnare anatomia a scuola, infatti, ogni anno venivano sezionati i cadaveri di due criminali giustiziati.

La dissezione è una pratica dura da accettare, ma per fortuna io non sono mai stato superstizioso e non ho mai avuto paura della morte: non ho mai tremato quando mi raccontavano storie dell’orrore, non ho mai temuto che comparisse un fantasma e non ho mai avuto paura del sangue! La dissezione mi turbava, ma la struttura del corpo umano  mi ha affascinato fin da subito. È incredibile come ogni organo occupi un posto preciso nel nostro corpo e non avete idea di quante forme e strutture ci sono all’interno di ognuno di noi! È stato da questo momento che ho deciso di dedicarmi allo studio dell’anatomia e della fisiologia!Dopo essermi diplomato in questo famoso college, ho deciso di viaggiare in Europa per migliorare la mia conoscenza del mondo e per incontrare altri studiosi che, come me, si dedicavano all’anatomia…sono andato in Francia, in Germania, in Belgio e, infine, in Italia. In Italia ho scoperto che l’università di Padova era la più famosa scuola di medicina del mondo, così ho colto l’occasione e mi sono fermato a studiare lì per diversi anni! Bhe, lo sapete anche voi, non ci si può inventare scienziati da un giorno all’altro e le scoperte scientifiche non ti cadono in testa, ma bisogna fare ricerche, trovare fonti e dati, fare esperimenti e così via…l’università di Padova infatti mi servì per migliorare enormemente le mie conoscenze sul copro umano e per imparare a fare ricerca.  LA VITA ALLA CORTE DI RE GIACOMOFinita l’università sono tornato in Inghilterra e ho iniziato a fare il medico a tutti gli effetti. Ho anche incontrato una ragazza, Elizabeth Browne, che ho deciso di sposare. È stato un colpo di fortuna: Elizabeth era la figlia del medico di re Giacomo. Quindi, quando il dottor Browne è morto, sono diventato io il medico di corte! 

Ho passato moltissimo tempo a fianco di re Giacomo, sia per curarlo quando stava male, sia per assisterlo durante le sue battute di caccia, dove avevo la possibilità di analizzare le carcasse di numerosi animali. So che può sembrare una brutta cosa, ma sono state proprio queste osservazioni a far nascere in me alcune domande sul sistema circolatorio. Ho iniziato a pensare che il cuore avesse un’importanza fondamentale per la vita, credevo che fosse proprio lui a pompare il sangue in tutto il nostro corpo. Così per migliorare la mia teoria ho studiato il sangue e il cuore in molti animali morti, in alcuni animali invertebrati (come la chiocciola e il gambero) e in criminali giustiziati, sezionandoli. Sono stato costretto a trascorrere giorni e notti a osservarli. Più osservavo e più mi ponevo problemi e i miei pensieri diventavano sempre più bui, fino a che in mezzo a queste tenebre non è comparsa una luce improvvisa. Mi è venuta un’idea così brillante e meravigliosa, eppure così semplice che sono rimasto sorpreso di come nessuno prima di me sia arrivato a scoprire ciò che ho scoperto io! IL MIO LIBROHo pubblicato le mie prime scoperte in un libro che ho chiamato 'Studio Anatomico del Movimento del Cuore e del Sangue dell'Animale’. Nel libro spiegavo come, secondo me, il cuore spinga il sangue in un movimento circolare nel corpo; per riuscire a farlo il cuore si contrae e invia il sangue nelle arterie che lo portano in ogni parte del nostro corpo. Dopodichè il sangue ritorna al cuore attraverso le vene. Quindi il cuore agisce come una pompa, spingendo il sangue in tutti gli organi vitali del nostro corpo!Ero molto soddisfatto del mio libro, continuavo a rigirarmelo tra le mani, orgoglioso di ciò che avevo creato e convinto che il governo inglese mi avrebbe ricoperto di onori, complimenti e medaglie! Invece non fu così: mi arrivarono molte più critiche che complimenti!!!

Si potrebbe pensare che le critiche fossero dovute al fatto che ho sezionato persone e animali, invece dovete sapere che la dissezione era praticata dai medici antichi molti secoli prima rispetto a me! Pensate, già i greci antichi usavano questa tecnica. Il vero motivo per cui così tanti studiosi mi derisero era che io, con il mio libro, avevo osato dire che quello che fino a oggi si pensava riguardo al cuore e all’apparato circolatorio era sbagliato. Tutti i grandi studiosi prima di me non avevano capito nulla e tutte le cose scritte sui grandi libri di anatomia non erano corrette! I MEDICI DELL’ANTICHITÀ Il problema è che, prima di me,un famosissimo studioso di nome Galeno aveva ideato una teoria sulla circolazione del sangue a cui tutti credevano: secondo Galeno l’organo più importante del nostro corpo era il fegato, non il cuore! Questo perché, secondo lui, il fegato ha il compito di creare sempre nuovo sangue e di inviarlo attraverso le vene a tutto il corpo. Le vene portano così il sangue creato dal fegato a tutti gli organi del nostro corpo e poi i vari organi assorbono il sangue e lo consumano. È per questo che il sangue doveva essere creato e ricreato dal fegato continuamente: tutte le volte che veniva distribuito nel corpo si consumava completamente e quindi diminuiva. 

Ma la verità è che Galeno non dava la giusta importanza al cuore! Infatti, secondo me, il sangue non viene creato dal fegato e soprattutto non va distrutto! Invece, grazie al cuore, il sangue non si ferma mai e scorre continuamente nelle nostre vene e arterie!! Il sangue viene spinto fuori dal cuore e distribuito a ciascuna parte del corpo. Ogni parte viene nutrita e riscaldata dal sangue. Quando invece arriva alle diverse parti del corpo il sangue si raffredda e diventa meno nutriente. A questo punto, daccapo, attraverso le vene tutto il sangue ritorna al cuore per riacquistare la sua perfezione. E di nuovo torna a venir distribuito all’organismo. Tutto questo movimento dipende dal cuore ed è per questo che secondo me il cuore permette la vita! 

Io però credevo davvero in quello che avevo scritto nel mio libro e infatti tutte le mie ricerche e tutti i miei esperimenti non facevano altro che confermare la mia teoria…così, nonostante molte persone mi dicessero che sbagliavo e di lasciar perdere, ho continuato a studiare e sperimentare, finché non sono riuscito a dimostrare a tutti che avevo ragione.”

ESEMPIO DI PROGRAMMAZIONE

Prima parte: INTRODUZIONEVerifica delle preconoscenze dei bambini;Lettura della storia di Harvey;Parte seconda: IL CUOREAnalisi di diverse pompe (parti e funzionamento).Riflessione di come deve funzionare il cuore come pompa.Misurazione della pressione, auscultazione del cuore tramite il fonendoscopio, visione di ECG, ascolto e calcolo delle pulsazioni nei punti pulsanti (in diversi stati fisici).Creazione di un “libro dello scienziato” in cui verranno annotati, di volta in volta, le osservazioni e le scoperte. Parte terza: LA CIRCOLAZIONEVisione del cartone animato “Esplorando il corpo umano: la circolazione”.Distribuzione delle corrispettive schede illustrate, con lettura e commento a grande gruppo.Esercizi sulla resistenza dei tubi (di diversi diametri e lunghezze, utilizzano una sostanza viscosa).Gioco di ruolo in palestra, ricreando la circolazione sanguigna, per immedesimarsi nel sangue che circola.

Parte quarta: IL SANGUELettura della storia di V.Spallanzani.Analisi di una goccia di sangue a microscopio: individuazione globuli rossi, bianchi, piastrine e plasma. Uso di sensori per evidenziare la presenza di O2 e CO2 in diverse situazioni: in una pianta coperta da un sacchetto chiuso, in piccoli animali, nell’aria aspirata e espirata dai bambini tramite una mascherina, nella classe con porte e finestre chiuse. Parte quinta: CONCLUSIONEDiscussione a grande gruppo per richiamare alla mente il lavoro svolto finoraCreazione del modello idraulico di sistema circolatorio (due pompe da materassino in parallelo con tubi di diverso diametro, raccordi ecc.)Osservazioni ed esperimenti sul modelloVerifica

Bibliografia:

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2. F. Corni, T. Altiero (Ed.), Atti del Convegno 2012 “Innovazione nella didattica delle scienze nella scuola primaria e dell’infanzia: al crocevia fra discipline scientifiche e umanistiche”, Universitas Studiorum (1014)

3. F. Corni, C. Mariani, E. Laurenti (Ed.), Atti del Convegno 2010 “Innovazione nella didattica delle scienze nella scuola primaria: al crocevia fra discipline scientifiche e umanistiche”, Artestampa (2011)

4. K. Egan, La comprensione multipla ‐ Sviluppare una mente somatica, mitica, romantica, filosofica e ironica, Erickson (2012)

5. K. Egan, Teaching as Story Telling. The University of Chicago Press, Chicago, (1986)6. K. Egan, Primary Understanding. Education in Early Childhood. Routledge, New York 

(1988)7. M. Johnson, The Body in the Mind. The Bodily Basis of Meaning, Imagination, and 

Reason. University of Chicago Press, Chicago (1987).8. G. Lakoff, M. Johnson, Metafora e vita quotidiana, Bompiani (2007)

Il mito è una naturale conseguenza dello sviluppo e dell’uso del linguaggio. 

Tutti i miti della creazione si basano sul fatto che una divinità ha dato il nome alle cose o che le ha ordinate.

La comprensione mitica

Per gli Egizi il mondo è stato creato quando il dioShu separò la terra, Geb, dal cielo Nut.In questo noto disegno, Shu sta in piedi su Geb e sostiene Nut.

I miti erano tentativi di spiegazione causale, di profezia, di controllo.“Il mito è il prototipo, il fondamentale, integrativo strumento della mente” (Donald, 1991)