Storia e Antropologia nell'interazione educativa dell...

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1 Storia e antropologia nell'interazione educativa dell'essere umano. La storia mira a cogliere e chiarire il senso e gli sviluppi dell’essere umano nel suo divenire storico. Introduzione Il presente contributo affronta l‟intreccio tra l‟aspetto teoretico, empirico e didattico- comunicativo della storia. Ciò che marca la ricerca è la divisione in tre parti a causa della sua complessità. La storia nella sua movimentata sequenza di avvenimenti ha un senso? Quale? Dove si situa il fulcro della storia per il filosofo, nel passato, nel presente oppure nel futuro? Le domande sulla storia, come complesso e sviluppo dei fatti umani, riguardano principalmente gli eventi che costituiscono il mondo storico, cioè la totalità dei modi d‟essere e delle creazioni umane nel mondo. 1 Lo studio caratteristico del problema della storia è la storiologia filosofica, una delle tante discipline filosofiche, che può essere indicata anche con il termine filosofia della storia, analogamente all‟appellativo di altre d iscipline filosofiche, come la filosofia della religione, dell‟arte, della scienza, del diritto, ecc… L‟oggetto della storia mira a cogliere e chiarire l‟essere umano nel suo divenire storico, nel suo modo di relazionarsi con le altre persone in vista del conseguimento del proprio bene e del bene comune umano”. Il metodo d‟indagine deriva dal confronto delle situazioni con la verità sul soggetto umano. L‟uomo ricerca il suo fine di bene in una società a cui è legato naturalmente e alla quale è portato a dare il proprio contributo. La filosofia della storia si costituisce come sapere finalizzato alla vita pratica, frutto di un‟esperienza che si analizza con un metodo speculativo e raggiunge il suo fine intenzionale, senza svalutare l‟aspetto ontologico ed empirico dei problemi. Su quest‟ultimo aspetto s‟innesta l‟analisi assiologia che scaturisce ed è finalizzata al valore assoluto dell‟essere umano. 1 La storia evidenzia anche la totalità della vita spirituale e culturale del soggetto umano.

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Storia e antropologia nell'interazione educativa dell'essere umano.

La storia mira a cogliere e chiarire il senso e gli sviluppi dell’essere

umano nel suo divenire storico.

Introduzione

Il presente contributo affronta l‟intreccio tra l‟aspetto teoretico, empirico e didattico-

comunicativo della storia. Ciò che marca la ricerca è la divisione in tre parti a causa della sua

complessità. La storia nella sua movimentata sequenza di avvenimenti ha un senso? Quale?

Dove si situa il fulcro della storia per il filosofo, nel passato, nel presente oppure nel futuro?

Le domande sulla storia, come complesso e sviluppo dei fatti umani, riguardano

principalmente gli eventi che costituiscono il mondo storico, cioè la totalità dei modi d‟essere e

delle creazioni umane nel mondo.1

Lo studio caratteristico del problema della storia è la storiologia filosofica, una delle tante

discipline filosofiche, che può essere indicata anche con il termine filosofia della storia,

analogamente all‟appellativo di altre discipline filosofiche, come la filosofia della religione,

dell‟arte, della scienza, del diritto, ecc…

L‟oggetto della storia mira a cogliere e chiarire l‟essere umano nel suo divenire storico, nel

suo modo di relazionarsi con le altre persone in vista del conseguimento del proprio bene e del

“bene comune umano”. Il metodo d‟indagine deriva dal confronto delle situazioni con la verità

sul soggetto umano. L‟uomo ricerca il suo fine di bene in una società a cui è legato

naturalmente e alla quale è portato a dare il proprio contributo.

La filosofia della storia si costituisce come sapere finalizzato alla vita pratica, frutto di

un‟esperienza che si analizza con un metodo speculativo e raggiunge il suo fine intenzionale,

senza svalutare l‟aspetto ontologico ed empirico dei problemi. Su quest‟ultimo aspetto

s‟innesta l‟analisi assiologia che scaturisce ed è finalizzata al valore assoluto dell‟essere umano.

1 La storia evidenzia anche la totalità della vita spirituale e culturale del soggetto umano.

2

Si sviluppa un sapere che non può dirsi mai realizzato, poiché la storia umana non è

ripetitiva e l‟originalità è costituita dalla stessa esistenza umana che si confronta costantemente

con una realtà sempre mutevole.2 Fondamentale, per una riflessione sull‟azione storica e sociale

dell‟essere umano, è la metafisica, cioè il concetto dell‟essere che condiziona l‟impostazione

antropologica. L‟uomo con la sua complessità è un essere fisico e psichico confinato in una

piccola zona dello spazio col suo corpo, ma in grado di scavalcare tutti i confini dell‟universo

con la sua mente. È una realtà di difficile comprensione. Ciò è vero anzitutto nell‟ordine

dell‟azione, infatti, egli, manifesta attività d‟ogni genere. L‟antropologia deve investigare e

trovare una risposta per tutti al fine di determinare il “generalmente umano”. Essa scaturisce

dall‟introspezione e dalla chiarificazione della propria posizione nel mondo sia attraverso una

cosciente autoaffermazione sia nella costruzione di una società a misura d‟uomo. Una

realizzazione completa sulla persona porta a chiarire se essa è ritenuta fondamento della storia e

della società, oppure se è asservita all‟economia, allo Stato, quindi a un ente astratto che non

avrebbe senso senza la persona.

La visione etica, a tal proposito, è fortemente legata a quella metafisica e antropologica:

l‟atteggiamento umano trova validità nello stesso valore della persona. La ricerca del bene è un

concetto chiave dell‟agire morale, il bene è indissolubilmente unito con la morale da seguire,

come il male è ciò che si deve evitare. Platone ritiene che ci sia una gerarchia di valori e che al

vertice si collochi il Bene, che è il valore supremo cui tutti gli altri s‟ispirano. Possiamo dire che

il bene di cui parla Platone non s‟identifica con un dio personale e creatore, concetto introdotto

con il cristianesimo. Il Bene, dunque, pur non essendo dio, è qualcosa di divino perché è la

causa universale di tutto ciò che è buono e bello3. Esso è come il sole, la cui luce permette di

vedere tutte le cose che scompaiono dalla vista degli uomini non appena tramonta. Il bene,

indefinibile dal punto di vista logico, è l‟armonia e la ragione d‟essere del tutto, perché da esso

ogni cosa riceve luce e significato. Il filosofo canadese CharlesTaylor, esponente della corrente

filosofica del comunitarismo, ha evidenziato l‟idea dell‟iperbene volendo alludere non a beni

esclusivi, bensì a beni che essendo superiori, includono tutti gli altri. Se siamo innamorati di

una persona, essa è per noi un iperbene che se inteso correttamente, deve portarci non a

escludere gli altri, ma a riordinare il piano della nostra vita coerentemente con la posizione di

superiorità di tale valore prioritario. In una simile prospettiva, quindi, i beni si dispongono

2 Cfr. A. Lingis, Past and future forms of culture, in Phenomenological Inquiry, review of Philosophical Ideas and Trends, Hanover, New Hampshire, USA 2002. vol.26, 153-158. 3 Cfr., Platone, Repubblica, VII, 517c.

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secondo un ordine includente e gerarchico: era questa la concezione classica dell‟etica, da

Platone e Aristotele alla tradizione ebraica e cristiana.

1. Aspetto teoretico

1.1 Nozione di Storia

Anzitutto ci dobbiamo chiedere: che cos‟è la storia? Il termine storia (historia da ίστορία

composto di όράω = significa visione, descrizione, narrazione dei fatti) ha oggi un duplice

significato, infatti, esso indica tanto il complesso e lo sviluppo dei fatti storici (le res gestae)

quanto la narrazione degli eventi storici (historia rerum gestarum).4 Tuttavia, per non generare

confusione nell‟esplicare il significato dei termini è bene usare l'espressione storia per indicare

il complesso degli eventi storici e la loro reale successione.5 Il termine storiografia per indicare

la ricostruzione e l‟esposizione, con metodo scientifico, degli stessi eventi storici6. Pur così

distinte, storia e storiografia sono tra loro molto connesse.

Il mondo storico si distingue dal mondo naturale il quale è l‟insieme di tutte le cose

esistenti che non dipendono dall‟uomo come frutto della sua attività. Chiaramente il mondo

storico, benché ontologicamente e concettualmente distinto da quello naturale, non è

concretamente separabile da esso, perché vive in esso e interagisce a tal modo che l‟uno implica

l‟altro. Il mondo storico è l‟esistenza del soggetto umano, ma questo è situato all‟interno

dell‟intera realtà spazio-temporale. Nell‟antichità lo sforzo dei primi filosofi era propeso a

scoprire la causa ultima delle cose, con Socrate la ricerca filosofica si concentra tutta sull‟essere

umano, al fine di comprenderne la vera natura, determinarne le capacità e intenderne i doveri e

la missione.

“Conosci te stesso”: ecco l‟obiettivo preciso della filosofia di Socrate e dei suoi seguaci, è

la meta più nobile dell‟uomo che voglia vivere da essere ragionevole, ma per conoscere

veramente se stessi occorre allargare lo sguardo oltre la cerchia del proprio “io”, poiché

ciascuno di noi non risulta soltanto da meri fattori naturali indipendenti da quelli degli altri

esseri viventi, ma nasce dall‟unione di esseri umani della sua specie, di cui conserva l‟impronta

nel fisico e nell‟anima e modifica i suoi caratteri attraverso le relazioni con i suoi simili.

4 Il complesso e lo sviluppo dei fatti del mondo fisico sono oggetto della storia naturale (biologia, geografia). 5 Questa è la dimensione oggettiva della storia. 6 Significato soggettivo del termine storia.

4

La vita dell‟essere umano è condizionata dal suo mondo, cioè dai fatti naturali e dalle

circostanze storiche. Queste, infatti, consistono in eventi passati o presenti, decisioni personali,

azioni libere e imprevedibili che influiscono sulle condizioni di vita, non solo degli individui,

ma anche della comunità. La conseguenza storica delle azioni umane o degli eventi storici

differisce essenzialmente dalla necessità degli eventi naturali.

Il soggetto umano ha consapevolezza della propria storicità poiché essa è l‟esplicazione

della storia in senso pieno, nonostante i limiti e i condizionamenti spazio-temporali, ma egli non

è subordinato a essi perché in virtù della sua conoscenza e della sua libera iniziativa trascende

gli accadimenti naturali e quelli storici ed è in grado di modificarli.

La coscienza della propria storicità e del proprio condizionamento storico si accompagna

nell‟essere umano alla coscienza della propria trascendenza rispetto ai dati naturali e storici.

La Trascendenza è possibile nella sfera del sapere e della libertà personale. La conoscenza

del proprio condizionamento storico fa parte integrante dell‟autocomprensione umana. Ogni

essere umano sia per soddisfare le proprie esigenze materiali sia per adempiere ai più elevati

compiti della sua natura spirituale ha bisogno dell‟aiuto di altri esseri umani, di quelli che

vivono accanto a lui e di quelli che lo hanno preceduto nel tempo. Egli deve riconoscere

l‟eredità dei sentimenti, delle credenze e delle idee che illuminano la sua coscienza.

La storia, quindi, nasce col costituirsi dei popoli e questi ne sono i veri protagonisti, con i

loro usi e costumi, con le loro credenze religiose e le loro attività economiche, con le loro

manifestazioni di pensiero e di arte.

I popoli sono il risultato di un lungo processo di adattamento alla vita compiuto dalla specie

umana, attraverso il quale questa è passata da uno stato primitivo a uno stato più progredito che

ha così permesso l‟affermazione sempre più precisa delle peculiarità del soggetto umano.

1.2 La Storiografia

Il compito della storiografia7 è cogliere, attraverso il groviglio delle generazioni, i nessi che

ci legano ai nostri predecessori e ricostruire la catena delle vicende umane, di cui la nostra vita

non è che l‟anello più recente.

7 La storiografia spesso è designata nel linguaggio corrente con la stessa parola storia che, a rigore, compete soltanto al suo oggetto.

5

La disciplina indica la storia degli esseri umani evidenziando i vari aspetti e ricostruendone

i movimenti e i risultati; ne rivela l‟importanza storica nel contesto della vita di un popolo o

dell‟intera umanità. La storiografia potrebbe essere definita come la “fisica” della storia che si

limita all‟indagine di alcune dimensioni della storia, senza completarle tutte. Essa non affronta i

presupposti metafisici: le essenze, il divenire, la libertà, la necessità, il valore, al fine di

giungere a un‟antropologia concreta.

La storiografia, quindi, si avvale di un metodo scientifico rigoroso che analizza i

documenti e ricostruisce approssimativamente il corso storico nella sua sostanziale unità che

implica la più grande complessità degli eventi umani.

1.3 La Storiologia filosofica (Filosofia della Storia)

La storiologia filosofica indaga sia gli aspetti metafisici della storia sia quelli

gnoseologicici. L‟indagine inizia dai dati dell‟esperienza comune, dai vissuti storici e dalla

storiografia e mira a una giustificazione critica di essa, a una spiegazione unitaria che trascenda

la molteplicità degli eventi e delle realtà storiche, attraverso l‟individuazione di aspetti

essenziali. La storiologia filosofica considera quegli stessi eventi e la realtà della storia dal

punto di vista dell‟universalità, della totalità, dell‟essenzialità e li esamina alla luce dell‟etica

della storia8. Per giungere a un‟antropologia concreta occorre conoscere e valutare il divenire

storico dell‟essere umano, secondo il programma e il metodo suggerito da Giambattista Vico.

Secondo il Vico, com‟è noto, tale sviluppo comporta tre fasi o età. Esse corrispondono alle

tre fasi dello sviluppo mentale dell‟essere umano, in cui prevale dapprima il senso, poi la

fantasia infine la ragione9. Questo sviluppo psichico dell‟intera umanità lo troviamo confermato

nell‟individuo: il bambino in un primo momento è avvolto nella sensazione, in seguito sviluppa

la fantasia e solo più tardi le capacità razionali.

A questi tre stadi psichici corrispondono tre età che Vico, con una terminologia tratta dal

Crizia di Platone, chiama degli dei, degli eroi e degli uomini. L‟arte è il modo caratteristico di

esprimersi dell‟età della fantasia: in quell‟età il soggetto umano diede espressione al suo modo

di intendere la realtà nelle creazioni della fantasia, nei poemi, nei miti. La sapienza dell‟istintiva

genialità, dovette cominciare da una metafisica non ragionata e astratta, ma sentita e

immaginata, quale dovette essere per i primi uomini. La mente degli antichi, incapace di usare

8 La storia si definisce diversamente a seconda che per essa si intendano gli avvenimenti fini a se stessi (senso oggettivo) oppure la conoscenza dei medesimi come scienza (senso soggettivo). 9 Cfr. E. FRANZINI, M. MAZZOCUT-MIS, Breve Storia dell’Estetica, Mondatori, Milano 2003, 21.

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la ragione logica, renitente alla fatica dell‟astrazione e del ragionamento, è ovviamente portata a

sostituire o anticipare il processo astrattivo mediante la fantasia. Nella terza età gli esseri umani

si liberano dell‟istintualità, si danno le leggi e prendono coscienza della loro storia. È in questa

fase che per loro la filosofia, la morale, la scienza divengono predominanti per la conoscenzae

la relazione. Secondo Vico il corso delle tre età si ripete, realizzando un ricorso storico. Ogni

civiltà inizia dalla barbaria e culmina nella civilizzazione, ma a questo punto decade e muore.

Vico, infatti, interpreta il medioevo rispetto all‟antichità classica e s‟impegna a dimostrare le

analogie fra i due corsi; come Omero rappresenta l‟espressione autentica dell‟età eroica dei

greci e trova in Dante il suo parallelo, punto di partenza dell‟“italica barbarie”. Il merito

principale di Vico si trova nell‟originale comprensione della poesia e del mito: l‟una e l‟altro

non vanno intesi in conformità a valutazioni razionali, ma come espressione autentica di una

forza autonoma dell‟anima umana, ossia la fantasia. Vico vuole affermare la sua critica al

concetto cartesiano di evidenza e di verità scientifica.

La storiologia è in realtà una filosofia sulla storia e una filosofia della storia, poiché è

indagine sui fatti storici, per esplicare una comprensione unitaria e piena che muove dalla storia

per comprendere il soggetto umano che nella storia manifesta compiutamente se stesso10

.

2. DALLA PREISTORIA ALLA STORIA (aspetto empirico)

2.1 La Preistoria

La storia dell‟essere umano , in realtà, è contraddistinta dal progressivo mutamento dalla

stadio della fisiocrazia11

alla condizione dell‟antropocrazia 12

. Questo segna il processo

dell‟ominizzazione, che è l‟esercizio della subordinazione della natura(osservata con la ragione

e sottomessa con la forza), finalizzata con i significati agli obiettivi dell‟umanizzazione. La

storia in senso oggettivo – empirico - è la marcia del soggetto umano attraverso il tempo e si

occupa solamente delle vicende umane nelle loro cause e nei loro effetti.

Dalla comparsa del soggetto umano sulla terra, che secondo gli accertamenti della scienza

sarebbe avvenuta in Africa, alle tracce lasciate dalle prime organizzazioni collettive che furono

l‟embrione dei popoli civili, corre il lunghissimo periodo della preistoria.

10 Cfr., G.M. Pozzo, Introduzione alla filosofia della storia, Cedam, Padova 1973, 13-14. 11 Per fisiocrazia si intende il senso del dominio delle forze della natura sull’essere umano. 12

L’antropocrazia è il senso di dominio del soggetto umano sulla natura.

7

In base alle diverse conformazioni degli oggetti rinvenuti dai paletnologi e alla loro

posizione nelle stratificazioni del sottosuolo, possiamo sezionare l‟immenso arco della

preistoria in diversi periodi, corrispondenti ciascuno a peculiari aspetti e modi di vita.

Nell‟età paleolitica l‟essere umano inventò il linguaggio, imparò ad accendere il fuoco, a

modellare armi e utensili di pietra rozza, a esprimere in forme ingenue sentimenti religiosi e

intuizioni artistiche. L'arte, infatti, nasce da un‟esigenza molto profonda di cui l'uomo conosce

bene la forza, ma non la natura. Questo bisogno è antichissimo, ma anche per stabilire il valore

dell‟organizzazione sociale e il significato dell‟azione individuale, per valutare i modelli della

conoscenza e del giudizio. Molto prima dell'invenzione della scrittura, popolazioni primitive

dipingevano le pareti delle caverne, a volte con risultati sorprendenti sul piano artistico.

In Europa le testimonianze dell‟arte delle caverne sono numerose, localizzate in Spagna, quelle

di Altamira, e in Francia, quelle di Lascaux.

Le pitture rupestri d‟Altamira comunicano qualcosa dell‟uomo meravigliato e grave, ci

permettono di entrare nel mondo in cui egli ha vissuto, tanto che la presenza viva dell‟artista

nell‟opera non è paragonabile alla presenza anonima dell‟operaio nel suo prodotto industriale.

Invece, in quelle di Lascaux si è conservato qualche cosa di simile a un vero e proprio

santuario con centinaia di dipinti rupestri, alcuni dei quali di gran bellezza e fascino, dal chiaro

significato religioso. Le pitture risalgono al paleolitico superiore e le forme dipinte sulle pareti

appaiono di una sconcertante modernità. A quell'epoca non si conosceva ancora l'agricoltura,

le pitture erano legate al mondo della caccia e avevano uno scopo ben preciso, vitale per la

comunità.

Lentamente, attraverso una lunga fase di transizione, durata decine di migliaia di anni,

chiamata dagli etnologi età mesolitica, i vari gruppi umani entrarono nell‟età neolitica. Nella

nuova età l‟uomo abbandona la vita nomade e in Europa, favorito dal raddolcimento del clima

dovuto al definitivo tramonto dell‟era glaciale, incomincia a coltivare i campi, a costruire

villaggi, a praticare il culto dei morti.

L‟età dei metalli, con la scoperta del modo di fondere e di forgiare i metalli ha inizio la

terza età della preistoria, nella quale il progresso dell‟uomo si accelera e si perfeziona. Il primo

metallo a essere lavorato fu il rame, in seguito fuso con lo stagno, produsse il bronzo; miscela

più dura che permise la fabbricazione di utensili, armi e strumenti di lavoro, molto più

perfezionati e numerosi di quelli di pietra e, ancora, di gioielli e di oggetti ornamentali, che

stimolarono il gusto e l‟estro inventivo. I popoli dell‟Egitto e dell‟Oriente mediterraneo

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raggiunsero uno stadio di vita certamente più maturo e complesso. Già nell‟età del bronzo

alcuni di questi popoli avevano appreso l‟uso della scrittura; essa si diffonde, dissolve ovunque

le nebbie della preistoria e nella piena luce porge la penna alla storia.

2.2 IL QUADRO DELLA STORIA ANTICA

Dei gruppi umani che raggiunsero per primi il traguardo della storia, solo quelli del Vicino

Oriente e della bassa valle del Nilo interessano da vicino la formazione della nostra civiltà. Essi

furono i protagonisti della prima fase della storia antica che comprende anche la storia greca e

la storia romana. Essa si sviluppa dalla fine del IV millennio a.C. al 476 d.C., anno della caduta

dell‟Impero Romano d‟Occidente.

La Storia Antica ha un ambito sociale più ristretto della Storia Moderna. I popoli di cui si

occupa appartennero alle stirpi camitiche, semitica e indoeuropea: Semiti furono gli Assiro-

Babilonesi, gli Ebrei, i Fenici; Camiti gli Egizi; Indoeuropei gli Ittiti, gli Iraniani, gli Indiani, i

Greci, gli Italici, i Celti, i Germani, gli Slavi. L‟area territoriale della storia antica comprende i

paesi disposti intorno al Mediterraneo, per cui si può dire che la storia antica sia la storia di

questo mare. Di tali paesi, quelli abitati dai popoli che maggiormente interessano l‟esposizione

furono l‟Egitto, la Mesopotamia, la fascia costiera del Mar di Levante e una parte dell‟Anatolia,

paesi che per le loro caratteristiche fisiche e climatiche favorirono l‟insediamento umano

rispetto a quelle delle regioni vicine, rappresentano i maggiori punti di incrocio delle grandi

direttrici della storia.

3. Disciplina e comunicazione didattica della Storia

3.1 L’educazione aspetti fondamentali

L‟educazione presenta tre aspetti fondamentali: personale, sociale e culturale.

Personale: perché lo studente è una persona e non un oggetto; soggetto dotato di

attività, di creatività e di personalità. Egli pensa ed agisce seguendo energie

interiori. Ogni anima è contemporaneamente sia un universale sia un particolare.

Questi due elementi non devono essere concepiti come entità separate, ma come

un‟unica realtà indivisibile. La struttura dell‟anima è disposta in modo che tutto ciò

che è recepito nel corso della propria vita è disposto secondo un determinato ordine.

Si configura, così, un centro e una periferia, una superficie e una profondità, il tutto

9

avviene per mezzo della ragione. Scrive la Stein: “ Se l‟anima si forma in tal guisa,

se in essa ogni cosa è al suo posto, allora vi regna la quiete, la pace ed essa è

armonicamente formata.13

Questa caratteristica fa sì che l‟anima sia pronta all‟azione

e può dimostrare la propria efficienza al mondo esterno con atti e opere.

Sociale: l‟educazione è un evento eminentemente interpersonale perché coinvolge in

primis l‟educando e l‟educatore. In secondo luogo abbiamo l‟obiettivo di far

conoscere gli altri e di vivere con essi per la realizzazione di un bene superiore per

tutti. L‟educazione è la mediazione tra il soggetto umano che socializza e la

comunità che opera per sviluppare la formazione del singolo.

Culturale: perché l‟educazione tramanda al soggetto umano i valori culturali

concepiti dall‟umanità nel corso della storia, cambiando un essere incolto in un

essere che può contribuire al progresso della comunità in cui è nato14

.

Mediante l‟opera educativa, l‟essere umano si specializza e, conseguentemente,

s‟individualizza e diventa un “Io”. La natura e le caratteristiche della pedagogia sono

connesse a ciò che s‟intende sia per educazione sia per sapere scientifico. Quest‟ultimo è

il logico coronamento del discorso antropologico ed etico: dopo aver compreso chi è

l‟essere umano e qual è il fine ultimo della vita umana.

3.2 Una Proposta didattica

Ogni disciplina sviluppa trame di teorie, paradigmi, ma realizza anche risultati e scambi con

altre discipline. Il soggetto delle sue teorie si specifica all‟interno di una “regione conoscitiva”

ed è una rete i cui nodi sono i punti in cui la disciplina si manifesta competente, ma al tempo

stesso aperta all‟interazione con le altre. Ciò avviene perché gli oggetti d‟indagine e conoscenza

non appartengono a una sola disciplina, ma possono essere spiegati da più discipline

contemporaneamente. Bisogna costruire discorsi nuovi, dall‟idea di una cultura che proprio in

questo tempo sembra denunciare in modo inequivocabile il raggiungimento di un punto critico

nella specializzazione dei linguaggi disciplinari e quindi il bisogno di una loro ricomposizione

nell‟unitarietà delle radici originarie. Basti pensare all‟alleanza progressiva tra scienze esatte e

scienze umane che impegnano i diversi e contemporanei programmi di ricerca.

13 Cfr. E. Stein, La vita come totalità, Città Nuova, Roma 1999, II edizione, 28 14

Cfr., A. Agazzi, Problemi attuali della pedagogia e lineamenti di pedagogia sociale, La Scuola, Brescia 1969, 9-10.

10

È opinione diffusa e condivisa che la storia sia una materia difficile per la quale spesso gli

studenti si limitano ad un apprendimento mnemonico, che poco li interessa e poco incide sulle

loro modalità di comprensione e interazione con il mondo e la realtà. Spesso la mediazione

didattica del docente nei riguardi del manuale (che rimane il testo di riferimento per insegnanti

e allievi) si limita alla parafrasi linguistica, come se il problema fosse semplicemente quello

dell‟intelligenza del significato dei termini usati nel testo e della capacità di ripetere quanto

appreso.

A mio avviso, penso che il nostro obiettivo debba essere quello di rendere efficace e stabile

l‟apprendimento della storia per i nostri allievi, affinché siano in grado di padroneggiare i

discorsi sul passato e di usare la strumentazione concettuale ed operativa per elaborare le

informazioni storiche, quindi dobbiamo insegnare loro a:

1. comprendere come si costruiscono le conoscenze storiografiche, attraverso quali operazioni

e quali strumenti cognitivi;

2. essere consapevoli che ogni rappresentazione del passato (dalla più semplice ala più

complessa) si traduce in un discorso e in un testo.

3. conoscere e padroneggiare la grammatica di costruzione dei testi storici;

4. sapere individuare la struttura e le operazioni concettuali e mentali che sono alla base della

produzione dei testi storici.

Tutto questo rende così ampio il raggio metacognitivo che si ritiene opportuno proporre

una serie di attività didattiche, caratterizzate da una metodologia basata sul comprendere che

esamina le coordinate spazio-temporali, al fine di tessere progressivamente una storia di

riferimento più organica e più scientifica. La metodologia è un punto fondante perché permette

un approccio motivato e costruttivo alla disciplina. Si esamina un criterio di tipo operativo che

privilegia alcuni strumenti metodologici quali:

3.3 Strumento didattico

La mappa concettuale realizzata, rappresenta l‟ordine delle relazioni proprie dell‟argomento

da affrontare, i concetti, i loro attributi, le funzioni che li legano fra loro. Essa si esplica sulla

La comparsa dell‟essere umano

Il quadro storico di civiltà

La tecnica multimediale

La biblioteca oltre il libro di testo

L‟uso di carte geostoriche.

11

distinzione fra il racconto dell‟insegnante e le abilità dell‟alunno, evidenzia

l‟interdisciplinarietà allo scopo di delineare un apprendimento significativo. Il racconto è una

forma di comunicazione storiografica.

Narrare è saper fare riferimento all‟universo del sapere, quindi la dimensione meta-

cognitiva è la capacità di esercitare e utilizzare un pensiero simbolico e metafisico. Affinché ciò

possa accadere necessita l‟abilità, da parte dell‟insegnante-educatore, di coltivare l‟universo

simbolico dell‟arte e di esercitare in modo allettante la lettura.

La natura di un discorso (oratione) è un insieme di parole che rimandano a rappresentazioni

connesse. le rappresentazioni potranno essere o oscure o confuse. Aristotele, in uno scritto

che compare per opera degli studiosi scolastici, interno all‟“Organon”, il “ De

interpretazione” [ ] 15

afferma che i suoni della voce hanno affezioni sull‟anima,

le parole sono simboli di tali affezioni; interessante risulta il processo di formazione

gnoseologico – linguistico analizzato dallo Stagirita: l‟oggetto esterno imprime un‟affezione

sull‟anima, lasciando un‟immagine che è vocalizzata (suono) e scritta.

Le nostre parole, nota Aristotele, non sono uguali per tutti (scritte o parlate), poiché

sussistono una poliedricità di lingue differenti; infatti, la “scrittura” è sorta proprio per

rappresentare la voce, ha un valore simbolico, perché collega due realtà: il suono e il segno.

Quindi la parola è canto, anzi è resa percepibile proprio dalle diverse intonazioni possibili, è un

continuo fluire di suono, ma nello stesso tempo l‟oggetto denotato sarà sempre lo stesso.

Si evince che la funzione estetica della voce può facilitare il metodo didattico al fine di creare

condizioni, che consentano la messa in moto delle operazioni intellettuali e motorie necessarie

all‟apprendimento nella struttura conoscitiva dell‟alunno.16

Per esprimere il concetto provo a interpretarlo mediante la seguente

MAPPA CONCETTUALE:

15 Cfr. Aristotele, Organon: Dell’espressione, traduzione di Giorgio Colli, Laterza, Bari - Roma 1991,51-81. 16

Cfr. A. Ales-Bello, L’universo nella coscienza, Edizioni ETS, Pisa 2003 86-89.

12

linea del

tem

po

LA COMPARSA

DELL’ESSERE

UMANO

ORGANIZZAZIONE SOCIALE :

PICCOLE BANDE

SI DEDICA ALLA SEPOLTURA

DEI MORTI

E AD

ATTIVITÀ

MAGICO- ARTISTICHE

LA SCOMPARSA DI ANIMALI

CACCIATI DALL’UOMO

INDUCE UN CALO

DEMOGRAFICO

L’INVENZIONE DELL’ARCO,

LA DIFFUSIONE DELLA

PESCA,

L’ADDOMESTICAMENTO

DEGLI ANIMALI

L’UOMO VERSO LA VITA

SEDENTARIA

IL NOME SI RIFERISCE ALLA

LAVORAZIONE DELLA

PIETRA, NON PIÙ

SCHEGGIATA, MA LEVIGATA.

NASCITA

DELL’AGRICOLTURA.

GRANO E CEREALI SONO

COLTIVATI

INDIPENDENTEMENTE IN

CINA, IN MESSICO E NEL

VICINO ORIENTE.

L’AGRICOLTURA CONQUISTA ANCHE

L’OCCIDENTE.

CREAZIONE DI RECIPIENTI, NASCITA DI

FILATURA E TESSITURA,

AGRICOLTURA E ALLEVAMENTO

PROVOCANO UN AUMENTO

DEMOGRAFICO.

NASCITA DEI PRIMI VILLAGGI.

L’UOMO INIZIA A

SFRUTTARE LE RISORSE

NATURALI,

MODIFICANDOLE GRAZIE A

TECNICHE RUDIMENTALI

DOMINIO DEL FUOCO

IL PIU’ ANTICO STADIO

DELL’UMANITÀ

PALEOLITICO FINO

AL10.000 a.C

LA FINE DELLE

GLACIAZIONI

MESOLITICO

TRA IL 10.000 E l’8000 a.C.

LA SVOLTA DEL

NEOLITICO INIZIA

10.000 ANNI FA CIRCA.

linea

del te

mp

o

LE ORIGINI DELL’UMANITÀ

DALLA PREISTORIA ALLA STORIA

13

6000 a.C. L’Età della Pietra

è al termine, nel vicino

Oriente, si dà inizio alla

lavorazione dei

METALLI

L’età del BRONZO va

dal 3000 a. C. al 1200 a.C.

gradatamente soppiantata

dall’età del FERRO

TRA IL 3500 e il 3000

a.C. SORGONO I

PRIMI VILLAGGI

SI SVILUPPANO :

ARTIGIANATO

COMMERCIO,

NASCE LA SCRITTURA

DALL’INVENZIONE

DELLA SCRITTURA 3.500 a. C.

PASSAGGIO DALLA

PREISTORIA ALLA STORIA

LE PRIME CIVILTÀ DEL

VICINO ORIENTE

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Prima il RAME

poi il BRONZO

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EPOCHE SUCCESSIVE

Conclusione

L‟essere umano è un essere storico, infatti, la sua apparizione nella storia non è stata

improvvisa e immediata, ma è avvenuta lentamente e per successive modificazioni, che hanno

riguardato tanto la sua struttura biologica quanto la sua psiche. C‟è stato, infatti, sia un

processo di ominizzazione, cioè il processo evolutivo che ha condotto l‟essere umano da forme

pre-umane a forme umane sempre più perfette, fino a giungere all‟uomo attuale, sia un processo

di umanizzazione o crescita del soggetto umano in qualità, per cui dallo stato di natura l‟uomo è

passato allo stato di cultura. Ha mostrato la sua singolarità, tanto rispetto alle forme pre -

umane, quanto rispetto ad altri esseri, a lui geneticamente assai vicini, come alcuni primati,

quali gli scimpanzè, i gorilla e gli orango.

I POPOLI

ANTICHI

(LE FONTI)

EGIZI

3200 a.C. Costruzione del primo

stato unitario

CIVILTA’

MESOPOTAMICHE

SUMERI 3000 a. C.

ACCADI 2450.a. C.

BABILONESI 2000 aC.

ASSIRI 1300 a. C.

EBREI 2000 a. C.

Età dei Patriarchi

FENICI 3000 a.C. Gebal o Biblio prima città

fenicia

INDIANI

1800 a. C.

Periodo Vedico

PERSIANI

800 a. C.

GRECI

1400 a.C

Micene Atene

Sparta

ROMANI 753a.C. Fondazione di ROMA

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In questo lento cammino lungo i tornanti della storia il percorso proposto ha lo scopo di

formare negli alunni competenze indispensabili per usare in maniera autonoma i libri

divulgativi, per ricercare informazioni pertinenti ad un argomento e per saperle rielaborare in

modo coerente alla tematizzazione.

L‟insegnamento della storia deve essere soprattutto incentivazione dell‟abilità di

ricostruzione dell‟immagine del passato muovendo dal presente. Esso, dunque non si esaurisce

in una semplice rimembranza di eventi trascorsi, ma implica una scelta accurata dei contenuti e

una rigorosa utilizzazione delle metodologie, che sono quelle tipiche della ricerca storiografica.

La gnoseologia delle vicende storiche è possibile solo attraverso un attento esame delle

fonti. La valutazione storica è sempre un giudizio soggettivo perché le fonti devono essere

interpretate e sono sempre suscettibili di modificazione, in base all‟evolversi delle conoscenze,

al mutarsi della sensibilità e della mentalità dello storico, da qui nasce l‟abilità e la competenza

del docente.

Le lezioni o il quadro d‟insieme sono prestazioni dell‟insegnante necessarie per trasmettere

all‟alunno delle conoscenze attraverso l‟interazione. La trasmissione richiede certamente

competenza, ma anche una tecnica, un‟arte. Ciò che nessun manuale spiega, ma che Platone

aveva già indicato come condizione indispensabile di ogni insegnamento: l‟eros, che è allo

stesso tempo desiderio, piacere e amore, ambizione di trasmettere passione per la conoscenza e

amore per gli allievi. In questo modo l‟apprendimento diventa qualcosa di più

dell‟assimilazione di conoscenze, diviene anche un„acquisizione di modi di valutare. L‟evento

temporale osservato avrà una comparazione spaziale diretta non solo all‟elaborazione di sussidi

e cartelloni, ma anche in conversazioni, drammatizzazioni e attività pittoriche di vario genere

che attivino forze empatiche al fine di favorire il passaggio dall'in- sé al per -sé e di

conseguenza al per -gli altri. Tale metodologia consente agli studenti di acquisire attivamente i

contenuti proposti e di crearsi una chiara visione del quadro temporale. Procedere in questo

modo permette di insegnare la storia e fornire una cultura che permetta di distinguere,

contestualizzare e affrontare i problemi che avvengono nella società.

Educare significa sensibilizzare teste autonome, cervelli svegli, pensiero critico e coscienze

responsabili per affrontare le incertezze in continuo aumento, non solo facendo conoscere la

storia dell‟umanità, ma anche favorendo l‟intelligenza ingegnosa e la scommessa per un mondo

migliore. Oggi contano i mercati non le persone. Il bisogno di formare coscienze mature e

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responsabili non deriva da una generica esigenza etica, ma da una concreta urgenza di questo

tempo.

Insegnare la storia dell‟umanità equivale a formare una visione antropologica nel rispetto

delle diversità individuali e culturali. Ponendo l‟educazione come comprensione umana fra

vicini e lontani. Educare, infine, significa svolgere la capacità di “essere nel mondo”,

responsabilmente come persone e, a volte, anche valicando la frontiera dell‟appartenenza al

gruppo o alla comunità.

La coscienza di ciascuno è figlia del genere umano in quanto tale, prima di essere cittadina

di uno stato, di una cultura o di una civiltà è un emblema della comunità planetaria.

Alfredo Nazareno d’Ecclesia