STORIA DI SARDEGNA · 2019. 11. 17. · SARDEGNA NURAGICA L’epoca d’oro della civiltà...

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STORIA DI SARDEGNA

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  • STORIA DI SARDEGNA

  • STORIA DELLA SARDEGNA

    La Sardegna Nuragica e Romana

    - Un'antica civiltà

    - Romanizzazione e resistenza - Ampsicora

  • STORIA DELLA SARDEGNA

  • STORIA DELLA SARDEGNA

    1000 a.C. 476 1492

    PREISTORIA EVO ANTICO MEDIO EVO EVO MODERNO

    ALTO MEDIO EVO BASSO MEDIO EVO

    SARDI

    NURAGICI FENICI PUNICI ROMANI VANDALI BIZANTINI SARDI GIUDICALI ARAGONESI SPAGNOLI AUSTRIACI PIEMONTESI ITALIANI

    1500 a. C. 1000 a. C. 509 a. C. 238 a.C. PISANI

    1000 a. C. 509 a.C. 238 a.C. 456 456 - 533 533 - 900 900 - 1420 1258 - 1323 1323 - 1479 1479 - 1708 1708 - 1718 1718 - 1861 1861

    1000 a.C. 476 1492

    PREISTORIA EVO ANTICO MEDIO EVO EVO MODERNO

    ALTO MEDIO EVO BASSO MEDIO EVO

    SARDI

    NURAGICI FENICI PUNICI ROMANI VANDALI BIZANTINI SARDI GIUDICALI ARAGONESI

    SPAG

    NOLI

    AUSTRIACI PIEMONTESI ITALIANI

    1500 a. C. 1000 a. C. 509 a. C. 238 a.C. PISANI

    1000 a. C. 509 a.C. 238 a.C. 456 456 - 533 533 - 900 900 - 1420 1258 - 1323 1323 - 1479 1479 - 1708 1708 - 1718 1718 - 1861 1861

    PERIODO OGGETTO DEL NOSTRO APPROFONFIMENTO

    1000 a.C. 476 1492

    PREISTORIA EVO ANTICO MEDIO EVO EVO MODERNO

    ALTO MEDIO EVO BASSO MEDIO EVO

  • STORIA DELLA SARDEGNA

    “Pure nacquero in terra sarda uomini ed eroi, grandi ingegni vi allignarono, e se non

    tutta la grande pianta, alcuna fronda almeno dell’umano sapere vi crebbe onorata e

    rigogliosa ... Però uno stesso acerbo fato che opprime gli uomini, umilia talvolta le

    nazioni. Grande sventura per la Sardegna non essere ben conosciuta, ed essere

    sempre ingiustamente giudicata!”

    Pasquale Tola, dal “Discorso preliminare”, posto come introduzione al “Dizionario

    biografico degli uomini illustri di Sardegna, 1837-1838”

  • Hyknusa o Ichnussa

    Sandalyon

    Argyróphleps Nèsos,

    l’Isola dalle vene d’argento

    Sardenya

    Non mi risulta che i Sardi abbiano mai

    dichiarato guerra ad alcuno; semmai

    hanno sempre dovuto difendere la

    propria libertà, la terra, la famiglia, la

    patria.

    STORIA DELLA SARDEGNA

    Sardegna

  • Le regioni storiche della Sardegna

    STORIA DELLA SARDEGNA

    Sono 29 subregioni se accorpiamo il

    Sarrabus al Gerrei, il Sulcis all’Iglesiente e

    lasciamo la Barbagia suddivisa in 4 regioni

    differenti

  • Le regioni storiche della Sardegna in dettaglio

    STORIA DELLA SARDEGNA

  • SARDEGNA PREISTORICA

    Secondo Francesco Cesare Casula, professore ordinario di Storia Medievale presso

    la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, ‘Per convenzione, si dice

    che la storia di un popolo comincia quando l’uomo, con la scrittura, ci ha tramandato

    direttamente le sue vicende. Il lungo periodo che precede il primo documento scritto

    è considerato preistoria. Accettando per buona tale divisione temporale, si può dire

    che la storia, in Sardegna, comincia intorno al 1000 avanti Cristo (a. C.), quando

    nelle coste dell’Isola comparvero i primi Fenici portando con sé il proprio alfabeto e la

    propria cultura, diversa da quella locale esistente, ignara della scrittura.’

  • SARDEGNA PREISTORICA La Sardegna 30 milioni di anni fa si stacca dalla Francia e comincia il suo

    moto verso est.

  • SARDEGNA PREISTORICA Questa è la posizione attuale, ma la rotazione verso est dura ancora oggi.

  • SARDEGNA PREISTORICA L’origine dei sardi è incerta. La Sardegna è una delle terre più' antiche d' Europa,

    frequentata fin dal Paleolitico. A questo periodo sembrano infatti risalire le prime

    tracce della presenza umana in Sardegna. Venne però abitata stabilmente dall'uomo

    molto tardi, nel Neolitico Antico (6.000 – 3730 a.C.).

    Secondo l’ipotesi più attendibile, durante la terza glaciazione, in cui si verificò un

    abbassamento generale della temperatura ed una ulteriore espansione dei

    ghiacciai nell'attuale zona temperata, l’abbassamento del livello del mediterraneo di

    circa 200 metri avrebbe permesso ad alcuni uomini di raggiungere l’isola dalla

    Toscana e dalla Corsica a bordo di rudimentali imbarcazioni.

  • SARDEGNA PREISTORICA È probabile che i primi abitanti dell’isola, che si stanziarono in Gallura e

    nella Sardegna settentrionale provenissero dalla penisola italiana e in

    particolare, dall'Etruria (Toscana).

  • SARDEGNA PREISTORICA Quelli che popolarono la zona centrale, provenivano, pare, dalla penisola

    iberica, attraverso le Baleari.

  • SARDEGNA PREISTORICA Quelli che diedero vita agli insediamenti nel golfo di Cagliari erano

    verosimilmente africani.

  • SARDEGNA PREISTORICA Più tardi giunsero gruppi dall'Anatolia e dall'Egeo.

  • SARDEGNA PREISTORICA

    I sardi conservano però caratteristiche genetiche specifiche che li rendono diversi

    dalle altre popolazioni europee.

    Col tempo i popoli sardi si uniformarono culturalmente per lingua e costumi ma

    restarono divisi politicamente in tanti staterelli tribali, talvolta confederati, talvolta in

    guerra fra loro. Le tribù vivevano in villaggi fatti di capanne circolari di pietra col tetto

    di paglia, simili alle attuali pinnette dei pastori.

    A cominciare da circa il 1.500 a.C. i villaggi vennero costruiti ai piedi di una poderosa

    fortezza a forma tronco-conica chiamata nuraghe. Oggi si contano in Sardegna circa

    7.000 nuraghi. Intorno al 1.000 a.C. presero a frequentare le coste sarde i Fenici che,

    dal Libano si recavano a commerciare fino in Britannia e avevano necessità' di un

    approdo per la notte o il maltempo.

  • SARDEGNA PREISTORICA

  • SARDEGNA PREISTORICA

    Le rotte commerciali dei Fenici, che giunsero fino in Britannia.

  • SARDEGNA

    NURAGICA

    • ‘La civiltà nuragica nacque e si sviluppò in Sardegna, abbracciando un periodo di tempo che va dalla piena età del bronzo (1800 a.C.) al II secolo a.C., ormai in epoca romana.

    • Fu il frutto della graduale evoluzione di preesistenti culture già diffuse sull'Isola sin dal neolitico, le cui tracce più evidenti giunte sino a noi sono costituite da dolmen, menhir e domus de janas.

    • Deve il suo nome ai nuraghi, imponenti costruzioni megalitiche considerate le sue vestigia più eloquenti e sulla cui effettiva funzione si discute da almeno cinque secoli.

    • Durante la sua storia millenaria ha avuto continui scambi culturali e commerciali con le più importanti civiltà mediterranee coeve ma nel corso del V secolo a.C., l'entrata in conflitto con l’imperialismo cartaginese prima, e quello romano poi ne decretò il declino.

    • Oltre alle caratteristiche costruzioni nuragiche, la civiltà degli antichi sardi ha prodotto altri monumenti come i caratteristici templi dell’acqua sacra, le tombe dei giganti, le enigmatiche sculture in arenaria di Mont’e Prama e delle particolari statuine in bronzo.’

  • SARDEGNA NURAGICA L’epoca d’oro della civiltà nuragica, secondo gli archeologi, è compresa tra il 1300

    a.C. e il 500 a.C., in particolare quella che è conosciuta come la IV fase della civiltà

    nuragica, che va dal 900 al 500 a.C., in piena epoca fenicia.

    Di questa civiltà nuragica ci sono rimaste le opere architettoniche più affascinanti e

    per certi versi misteriose, che sono le famose torri nuragiche o nuraghi, realizzati con

    la tecnica della ‘falsa volta’, in pratica sovrapponendo anelli di massi a secco sempre

    più vicini verso l'interno. I nuraghi erano spesso costituiti da una sola torre, a due o

    tre piani, che successivamente fu rinforzata da altre torri e bastioni di difesa, per

    fronteggiare le invasioni di vari popoli mediterranei. Qualche volta i nuraghi erano

    circondati da capanne fino a formare dei veri e propri villaggi. Tra il 900 ed il 500 a.C.

    si sviluppano villaggi come Barumini, Serra Orrios, Tìscali (Oliena, NU) ed i santuari

    di Santa Cristina (OR), Santa Vittoria a Serri. La dimensione di questo fenomeno è

    tale che si può identificare nel "nuraghe" il monumento-simbolo della Sardegna che,

    durante i secoli dell'Età del bronzo, ha espresso la più compiuta civiltà del

    Mediterraneo occidentale.

    Sono di questo periodo le prime statuette di pietra ed i bronzetti. I bronzetti nuragici,

    fusi da provetti artigiani, sono la prova dell'esistenza di una popolazione suddivisa in

    tribù che vivevano attorno ai nuraghi per difendersi sia dai nemici isolani sia da quelli

    esterni.

  • SARDEGNA NURAGICA

    La società era guidata da un capo e

    dai sacerdoti e formata da contadini,

    artigiani, pastori e guerrieri.

    Si praticava il culto delle acque nei

    templi a pozzo.

    Bronzetto raffigurante un capo tribù

  • Il nome più antico dell’isola dalle vene d’argento fu in realtà Sardò, Sardinia, che le

    fonti avvicinano all’eroe libico Sardus Pater, il figlio del dio Maceride, il Melkart

    fenicio o l’Eracle greco, oppure in alternativa ad una Sardò, moglie di Tirreno, l’eroe

    eponimo del popolo etrusco. Proprio Tirreni sarebbero per Strabone i più antichi

    abitatori della Sardegna, mentre più prudente è Pausania, che dice di ignorare

    l’origine dei primi sardi e parla di una seconda migrazione di popolazioni libiche

    guidate appunto da Sardus, il dio che i Sardi vollero rappresentare in una statua

    donata al santuario oracolare di Delfi e che era venerato ad Antas, in un tempio che

    è veramente il luogo alto dove è ricapitolata tutta la storia del popolo sardo

    nell’antichità, nelle sue chiusure e resistenze, ma anche nella sua capacità di

    adattarsi e confrontarsi con le culture mediterranee.

    In una sua pubblicazione Ignazio Didu, professore di Storia Greca presso la Facoltà

    di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, avvicina il mito di Sardus ai Shardana

    noti in Egitto tra il XIV ed il XII secolo a.C., un popolo di guerrieri noto fin dai tempi di

    Amenofi IV, impegnati nel mercenariato ancora nell’età di Ramesse III, in un’area

    vasta, che partiva dalle regioni ad occidente dell’Egitto ed arrivava sino alla

    Palestina ed alla Siria.

  • Secondo recenti studi linguistici, l'appellativo latino

    Sardinia deriverebbe da un'altra denominazione greca

    conosciuta come Sardò, Σαρδώ, nome di una leggendaria

    donna della quale si ha notizia nel Timeo di Platone e le cui

    origini venivano da Sàrdeis, Σάρδεις, capitale della Lidia,

    luogo dal quale Erodoto farà provenire sia le genti etrusche

    che quelle sarde. Sallustio nel I sec. d.C. sosteneva che:

    «Sardus, generato da Ercole, insieme ad una grande

    moltitudine di uomini partito dalla Libia occupò la Sardegna

    e dal suo nome denominò l'isola», e Pausania nel II sec.

    d.C. confermava quanto detto da Sallustio aggiungendo

    che: «Sardo venne dalla Libia con un gruppo di coloni ed

    occupò l'Isola il cui antico nome, Ichnusa, mutò in Sardò

    (...)». In una stele in pietra risalente all’VIII / IX sec. a.C. ritrovata nell'odierna Pula, centro comunale comprendente l'antica città di Nora, appare scritto in fenicio la parola b-

    šrdn che significa in Sardegna, a testimonianza che tale toponimo era già presente

    sull'Isola all'arrivo dei mercanti fenici.

  • Gli antichi greci conoscevano molto bene la leggenda del Riso Sardonico.

    Dicevano che vicino alle Colonne d'Ercole c'è l'isola di Sardegna nella quale cresce

    una pianta simile al sedano, chiamata anche il prezzemolo del diavolo. Molti dicono

    che quanti la assaggiano vengono colpiti da uno spasmo che li fa ridere

    involontariamente fino a farli morire. Timeo afferma che là, quando gli uomini

    diventano vecchi, vengono offerti in sacrificio a Crono dai loro figli, che ridono e li

    colpiscono con dei bastoni, spingendoli dal basso verso le sponde con le bocche

    aperte, per questo motivo dice che è nato il riso sardonico.

    Altri invece sostengono che quando quei vecchi muoiono, ridono involontariamente

    guardando la morte disumana che attende anche i loro figli, per questo motivo

    credono sia nato il detto ‘riso sardonico’.

    Il glottologo G. Paulis identifica proprio l’Herba sardonia nella Oenanthe crocata, che

    riduceva le sofferenze dei vecchi e ne accelerava la morte; inoltre le sostanze

    tossiche in essa contenute provocavano la chiusura delle labbra, mettendo in

    evidenza i denti, simulando la maschera facciale di chi ride. Quindi al riso dei figli e

    dei genitori durante lo svolgimento del rito (in relazione alla concezione religiosa in

    cui la morte fatta subire coscientemente al vecchio genitore accelera la riproduzione

    della vita e il riso è una esaltazione della vita) seguiva quello che si formava sul

    cadavere dei vecchi: l’ultimo trionfo sulla morte.

  • Ancora oggi si conserva qualche traccia del rito.

    A Gairo, in Ogliastra, si usa la frase ‘i vecchi alla babaieca’ (is beccius a sa

    babaieca), dove babaieca sta per ‘roccia a picco’, appena ad un Km. da Gairo.

    Ad Orotelli esiste ancora la tradizione di vecchi fatti precipitare da un dirupo,

    chiamato Iskerbicadorzu o Impercadorzu de Sos Betzos (Scervellatoio o Dirupo dei

    vecchi).

    Ad Urzulei, un picco di montagna che domina uno strapiombo di almeno 300 m., è

    chiamato Su Pigiu de su Becciu (cioè Il Picco del Vecchio).

    Ancora a Baunei, luogo di grande conservatività linguistica ed etnografica, vi è traccia

    dell’antica usanza di uccidere i vecchi nell’allocuzione ‘leare su’ ecciu a tumba o a

    ispéntuma’ (cioè portare il vecchio alla tomba o alla grotta ovvero al dirupo).

  • SARDEGNA GRECA E FENICIO-PUNICA

    Popoli della Sardegna greca e

    fenicio-punica, principalmente

    suddivisi in Iliensi, o Iolei, e

    Balari.

  • Popoli della Sardegna romana

    SARDEGNA

    ROMANA

  • SARDEGNA ROMANA

    Turris Libisonis = Porto Torres

    Cornus = c/o Cuglieri

    Tharros = Oristano

    Othoca = S.Giusta

    Uselis = Usellus

    Valentia = Nuragus

    Neapolis = c/o Guspini

    Aquae Neapolitane = Sardara

    Metalla = Fluminimaggiore

    Bithia = Chia

    Nora = Nora

    Carales = Cagliari

    Ad sestum lapidem = Sestu

    Ad quartum lapidem = Quartu S.E.

  • Nel 456 d. C., i Vandali provenienti dall’Africa, al rientro da una delle tante

    scorrerie in Italia, occuparono Caralis (l’attuale Cagliari) e le città costiere

    della Sardegna. I romani riuscirono per un breve periodo a reimpossessarsi

    dell’Isola. Tuttavia dal 474 la Sardegna ricadde sotto il dominio dei Vandali,

    che durò fino al 533.

    SARDEGNA VANDALICA

  • SARDEGNA VANDALICA

    Durante la breve dominazione vandalica (circa 80 anni, per lo più limitata alle zone

    costiere) dobbiamo ricordare:

    che ci furono due Papi Sardi:

    461-468 S.Ilaro o Ilario, non si sa con precisione dove nacque;

    498-514 S.Simmaco, secondo la leggenda nacque in un villaggio del Campidano

    di Oristano che da lui avrebbe poi preso il nome di Simaxis;

    l’invio di una colonia di Maurusii dal Marocco al basso Sulcis, i cosiddetti

    “maurreddus”, dove probabilmente un ceppo vi era già presente fin dal 456,

    quando i vandali, di cui erano alleati, dal ritorno dal saccheggio di Roma,

    avevano invaso la Sardegna costituendovi una colonia;

    l’invio in esilio di una nutrita schiera di vescovi ed ecclesiastici, tra i quali

    S.Fulgenzio, vescovo di Ruspe, provenienti dall’Africa romana, dove non

    riconoscevano la religione ariana dei vandali, cioè la natura divina di Cristo.

    A Cagliari fondarono il monastero di S.Saturnino e vi portarono le reliquie di

    S.Agostino, dove vi rimasero fino al 725, quando furono riscattate dal re dei

    Longobardi, Liutprando, e traslate nella cattedrale di Pavia, la capitale del regno.

  • SARDEGNA BIZANTINA

    Dopo quasi 80 anni di dominio, nel 534, i

    Vandali furono sconfitti dagli eserciti di

    Giustiniano, imperatore d’Oriente, e la

    Sardegna divenne Bizantina. L’isola fu

    divisa in distretti governati da un

    funzionario imperiale chiamato judex,

    che stava a Caralis (Cagliari). La difesa

    dell’intero territorio venne affidata ad un

    esercito che era stanziato a Forum

    Traiani (l’odierna Fordongianus) sotto il

    comando supremo di un dux. Questo

    dimostra che il pericolo maggiore,

    almeno in quel periodo, proveniva non

    dalle coste, ma dagli abitanti delle zone

    impervie dell’interno, i Sardi pelliti delle

    Barbagie. .

  • SARDEGNA BIZANTINA Grazie ai Bizantini e al monachesimo orientale dei Basiliani, il Cristianesimo si

    diffuse nell’isola, in misura minore nelle zone interne ed impervie delle Barbagie.

    A partire dal 640 gli Arabi occuparono il Nord-Africa, la Penisola Iberica e parte

    della Francia. La loro presenza nel Mediterraneo si fece sempre più massiccia e

    nell’827 riuscirono ad occupare anche la Sicilia, da dove cominciarono ad

    effettuare in maniera sistematica continue incursioni in Sardegna.

  • SARDEGNA GIUDICALE A causa di queste continue scorrerie e degli attacchi alle coste sarde, i villaggi e le

    città litoranee si spopolarono e vennero pian piano abbandonati dagli abitanti che

    cominciarono a rifugiarsi verso le zone interne dell’isola. La Sardegna rimase

    sempre più a lungo tagliata fuori dalla capitale Bisanzio e i rapporti con il potere

    centrale sempre più sporadici. Così isolata dovette badare da sola alla propria

    difesa e lo judex provinciae, che ovviamente aveva il comando dell’esercito,

    divenne un capo supremo unico, con poteri civili e militari. Probabilmente questi,

    per una migliore difesa dell’isola, demandò i propri poteri civili e militari a suoi

    luogotenenti, principalmente chiamati ad amministrare almeno quattro grandi

    porzioni di territorio, che si resero ben presto indipendenti divenendo essi stessi

    judices (in sardo judikes). Questi territori si consolidarono così in quattro veri e

    propri regni giudicali, di Cagliari, Arborea, Torres e Gallura, disegnando

    geograficamente quelle che grosso modo molto tempo dopo sono diventate le

    prime quattro provincie storiche dell’isola. Forse lo judex provinciae inizialmente

    nominò luogotenente anche qualcuno dei suoi figli, e questi a loro volta resero

    l’incarico ereditario, mettendo le basi a che il principio dinastico corrispondesse al

    consolidamento di alcune famiglie ai vertici del potere, tanto che le dinastie dei

    quattro Regni giudicali dell’XI secolo sembrano derivare da un’origine comune, la

    famiglia Lacon- Gunale. Ognuno di questi regni aveva la propria capitale, propri

    parlamenti, coronas de logu, proprie leggi, cartas de logu, proprie varianti

    linguistiche, proprie cancellerie, emblemi, simboli distintivi statali, etc.

  • SARDEGNA

    GIUDICALE

    I quattro Regni giudicali sardi Le capitali

    Gli stemmi araldici

    Rielaborazione della cartina tratta da: F.C. Casula, La Storia di Sardegna, Sassari-Pisa,1992, pp. 166, 186, 217, 255, 307.

    Regno di

    Torres

    Santa Igia

    Oristano

    Ardara

    Olbia

    Regno di

    Arborea

    Regno di Calari

    (Araldica non certa)

    Regno di Gallura

  • SARDEGNA PISANA

    Grazie ai sempre più frequenti insediamenti di enti religiosi, in particolare dell’Opera

    di Santa Maria di Pisa e di San Lorenzo di Genova, e grazie ad una sempre più

    accorta politica matrimoniale, le repubbliche marinare di Genova e Pisa poterono

    incrementare i commerci e i profitti derivanti da una penetrazione sempre più

    profonda nelle Istituzioni e nel territorio. Presenza che le due potenze marinare,

    soprattutto Pisa, a titolo commerciale, politico e militare, esercitavano nei quattro

    Stati giudicali in virtù di domìni e privilegi rivendicati per aver messo a disposizione

    navi e soldati nella liberazione dell’Isola dalla presenza araba. Durante l’esistenza

    degli Stati giudicali si assistette spesso a lotte interne dietro le quali non

    mancavano le pressioni e gli interessi pisani e genovesi, per il controllo del potere.

    Pressioni e interessi che accompagnate alle imprese di grandi famiglie come i

    Massa, i Visconti, i Donoratico della Gherardesca, a Pisa, e i Doria, gli Spinola e

    i Malaspina, a Genova, consentirono infine alle due repubbliche marinare di

    compiere un ulteriore passo verso il dominio diretto di parte dell’Isola, portando a

    capo di alcuni Stati giudicali diversi esponenti di queste famiglie (i cosiddetti “giudici

    continentali”, rex in Sardinia e cittadini a Pisa).

  • Nel 1297 il Papa Bonifacio VIII, per dirimere l’intricata crisi internazionale seguita

    ai Vespri siciliani (1282), in cambio della definitiva rinuncia della corona aragonese

    alla Sicilia, a favore di Carlo d’Angiò, creò un inesistente Regnum Sardiniae et

    Corsicae infeudandolo (licentia invadendi) a Giacomo II, sovrano della Corona

    d’Aragona. A questi spettava infatti di diritto, per parte della madre erede

    normanna, la Sicilia. Dopo 27 anni dall’infeudazione, all’inizio dell’estate del 1323,

    un esercito aragonese, al comando dell’infante Alfonso sbarcava a Palma di Sulci

    (nell’attuale agro del Comune di S.Giovanni Suergiu) nell’iglesiente, dando inizio

    alla occupazione dei domini pisani (mentre la Corsica non venne mai occupata),

    che si concluse con la irreversibile crisi del giudicato d’Arborea, in seguito alla

    battaglia di Sanluri del 30 Giugno 1409, e la vendita nel 1420 al re d’Aragona di

    ogni diritto sul giudicato da parte dell’ultimo discendente degli Arborea, il Visconte

    Guglielmo di Narbona, nipote della giudicessa Eleonora. .

    SARDEGNA ARAGONESE

  • SARDEGNA ARAGONESE

    SARDI

    NURAGICI FENICI PUNICI ROMANI VANDALI BIZANTINI SARDI GIUDICALI ARAGONESI SPAGNOLI AUSTRIACI PIEMONTESI ITALIANI

    1500 a. C. 1000 a. C. 509 a. C. 238 a.C. PISANI

    1000 a. C. 509 a.C. 238 a.C. 456 456 - 533 533 - 900 900 - 1420 1258 - 1323 1323 - 1479 1479 - 1708 1708 - 1718 1718 - 1861 1861

    1000 a.C. 476 1492

    PREISTORIA EVO ANTICO MEDIO EVO EVO MODERNO

    ALTO MEDIO EVO BASSO MEDIO EVO

    Da questo momento si realizza totalmente, sia dal punto di vista politico che

    geografico, il Regno di Sardegna creato nel 1297 dal papa Bonifacio VIII e la

    Sardegna diventa totalmente aragonese fino al 1479, poi spagnola dal 1479 al

    1708, poi austriaca dal 1708 al 1718 e infine piemontese dal 1718 al 1861,

    quando costituirà il primo nucleo di quello che diventerà il Regno d'Italia

    attraverso l'annessione, con i plebisciti, delle regioni del nord e l'impresa dei mille

    di Garibaldi. Con il referendum del 2 giugno del 1946 il Regno d'Italia diventa

    Repubblica Italiana.

  • SARDEGNA ARAGONESE La nascita della Repubblica Italiana avvenne a seguito dei risultati del referendum

    istituzionale del 2 e 3 giugno 1946, indetto per determinare la forma di governo da

    dare all'Italia dopo la seconda guerra mondiale.

    Per la prima volta in una consultazione politica nazionale votavano anche le donne:

    risultarono votanti circa 13 milioni di donne e circa 12 milioni di uomini, pari

    complessivamente all'89,08% degli allora 28.005.449 aventi diritto al voto.

    I risultati furono proclamati dalla Corte di cassazione il 10 giugno 1946:

    12.717.923 cittadini favorevoli alla repubblica

    10.719.284 cittadini favorevoli alla monarchia

    Il giorno successivo tutta la stampa dette ampio risalto alla notizia.

  • SARDEGNA

    ARAGONESE

    I diversi colori sulla mappa

    indicano le differenti percentuali

    a sostegno dell'introduzione

    della Repubblica al referendum

    del 2 giugno 1946.

    A favore della Repubblica vi

    furono il 54,3% dei voti.

    L'Alto Adige (tranne alcuni

    comuni) e Trieste non presero

    parte al referendum

  • LA SARDEGNA ROMANA

  • SARDI

    NURAGICI FENICI PUNICI ROMANI VANDALI BIZANTINI SARDI GIUDICALI ARAGONESI SPAGNOLI AUSTRIACI PIEMONTESI ITALIANI

    1500 a. C. 1000 a. C. 509 a. C. 238 a.C. PISANI

    1000 a. C. 509 a.C. 238 a.C. 456 456 - 533 533 - 900 900 - 1420 1258 - 1323 1323 - 1479 1479 - 1708 1708 - 1718 1718 - 1861 1861

    PERIODO OGGETTO DEL NOSTRO APPROFONFIMENTO

    1000 a.C. 476 1492

    PREISTORIA EVO ANTICO MEDIO EVO EVO MODERNO

    ALTO MEDIO EVO BASSO MEDIO EVO

    STORIA DELLA SARDEGNA

    Romanizzazione e resistenza – Ampsicora

  • C'è stato un tempo in cui l'Italia era davvero il centro del mondo e il nome di Roma

    era dappertutto sinonimo di civiltà. Il latino era la lingua più parlata anche all'estero,

    al pari dell'inglese, che ancora non esisteva. Come riportato nell'editoriale di un

    recente numero di Focus Storia, Indro Montanelli, che la Storia la conosceva bene,

    diceva che forse uno dei guai maggiori dell'Italia di oggi è proprio quello di essere un

    paese non adeguato ai fasti e alla gloria del passato per la modestia del suo popolo

    attuale. Oggi si registra una riscoperta di questo millennio glorioso della nostra storia

    nazionale, che ha visto anche la Sardegna far parte di questo contesto, in qualità di

    Provincia della repubblica di Roma prima e dell'impero romano dopo.

    Anche da noi, così come in ogni parte di quello che è stato l'immenso impero

    romano, gli antichi romani hanno lasciato le tracce della loro presenza, con le loro

    strade, le loro grandiose opere di ingegneria, le modifiche apportate alla fauna e al

    paesaggio, con l'introduzione di specie animali e le bonifiche, ma anche con abitudini

    e comportamenti che nel bene o nel male sono sopravvissuti ai secoli. Si può dire

    che questi antichi romani sono ancora tra noi e ultimamente storici e archeologi

    stanno rivoluzionando le nostre conoscenze su Roma e riscrivono alcune delle storie

    che più ci erano rimaste impresse fin dai tempi della scuola.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • Come detto, anche nella nostra “Storia nazionale isolana” c'è un periodo storico, che

    va dal 238 a.C. al 476 d.C., classificato come Storia della Sardegna romana. Quindi

    quasi 7 secoli di presenza romana.

    Si rende necessario, pertanto, prima di calarci in modo più approfondito in questi 7

    secoli di storia che hanno visto anche la Sardegna molto spesso al centro degli

    avvenimenti di Roma, ricordare, almeno in modo abbastanza schematico, le vicende

    che hanno visto quel piccolo villaggio sorto sulle rive del Tevere, diventare la capitale

    di un immenso impero.

    In mille anni di storia, Roma estese il suo dominio su tutto il bacino del Mediterraneo

    e gran parte dell'Europa, diventando la prima superpotenza del mondo antico. Ma

    finì preda della sete di potere dei suoi governanti, prima ancora che della fame d'oro

    dei barbari.

    Secondo la tradizione le origini di Roma risalgono al 753 a.C., quando Romolo

    tracciò con l'aratro i confini entro cui sarebbe sorta la nuova città.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • Popoli dell’Italia al sorgere della civiltà romana.

    Siamo nel periodo del bronzo finale che in Sardegna, secondo gli archeologi,

    rappresenta l’epoca d’oro della civiltà nuragica, in piena epoca fenicia.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • A partire da questa data, la storia di Roma viene suddivisa nei seguenti periodi:

    - Fondazione di Roma, 753 a.C.

    - Età regia, 753 - 509 a.C.

    - Età repubblicana, 509 - 31 a.C.

    - Età imperiale, 31 a.C. - 476

    Alto impero romano, 31 a.C. - 284

    Tardo impero romano, 284 - 476

    Impero romano d’Occidente, 395 - 476 Impero romano d’Oriente, 395 -1453

    LA SARDEGNA ROMANA

  • Massima espansione dell’impero romano nel 117 sotto l’imperatore Traiano

    LA SARDEGNA ROMANA

  • SPQR

    La sigla del latino Senatus Populusque Romanus (SENATUS POPULUSQUE

    ROMANUS), in italiano Il Senato e il popolo romano, racchiude in sé le figure che

    rappresentano il potere della Repubblica romana: il Senato e il Popolo, cioè le due

    classi dei patrizi e dei plebei che erano a fondamento dello Stato romano.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • Successione dei primi leggendari sette re di Roma: Romolo, Numa Pompilio, Tullo

    Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo,

    questi ultimi tre etruschi. E’ evidente che i re furono più di sette e bisogna fare una

    netta distinzione tra dati sicuramente mitici e leggendari ed altri la cui storicità può

    essere accertata. L’ origine stessa del nome Roma è discussa: forse deriva da

    Rumon, l’arcaica denominazione etrusca del Tevere, oppure, secondo Plutarco, dal

    termine ruma, così come gli antichi latini chiamavano la mammella. Con la

    monarchia il villaggio iniziale si trasforma in città fortificata. Il Foro viene

    pavimentato, sul Campidoglio, uno dei sette colli di Roma, venne eretto il Tempio di

    Giove, sede del primo culto civico dell’Urbe. Viene costruito il primo ponte in legno

    sul fiume Tevere e avviene l’unificazione dei centri abitati sui diversi colli. La

    divisione sociale più profonda era tra patrizi e plebei, in origine probabilmente di

    natura economica.

    Età regia, 753-509 a.C.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • Età regia, 753-509 a.C.

    Siamo nel pieno dell’epoca d’oro della civiltà nuragica, che secondo gli archeologi,

    è compresa tra il 1300 a.C. e il 500 a.C., in particolare quella che è conosciuta come

    la IV fase della civiltà nuragica, che va dal 900 al 500 a.C., in piena epoca fenicia.

    LA SARDEGNA ROMANA

    Figure nuragiche con

    donne, sacerdotesse e

    arciere.

  • Guerrieri nuragici

    LA SARDEGNA ROMANA

    Bambino

    e arciere

    nuragici

  • LA SARDEGNA ROMANA Guerrieri nuragici presso il nuraghe Nolza a Meana Sardo

  • LA SARDEGNA ROMANA

    Civili e soldati romani

  • Nel 500 a.C. gli abitanti di Roma sono circa 100 mila. In 400 anni raddoppieranno. A

    partire dal IV sec. la città manifesta una fame di territorio che si traduce in conquiste

    successive: i popoli vinti non vengono sottomessi, ma integrati in maniera originale. Il

    grande pregio dei Romani fu quello di saper cogliere il buono dei popoli conquistati,

    rielaborandolo e migliorandolo. Altro punto forte era l’organizzazione e la perfezione

    della macchina statale, in più potevano contare su un sistema giuridico senza

    precedenti. Le guerre civili del I sec. però non risparmiano l’Urbe, che viene colpita

    da numerosi incendi. Viene ricostruita e ridisegnata la cerchia urbana e le vecchie

    Mura Serviane. All'età repubblicana risale la fondazione di diversi edifici pubblici e

    templi, i ponti sul Tevere e i primi acquedotti, cupole, archi e anfiteatri, veri gioielli di

    edilizia e architettura. I Romani erano veramente un popolo di grandi ingegneri. Ma il

    vero segreto della dominazione romana erano le strade, una fitta e solida ragnatela

    di strade consolari che collegarono nel tempo gran parte degli oltre 5 milioni di

    chilometri quadrati dell'impero. Sulla rete viaria, in gran parte lastricata, viaggiavano

    le merci, ma soprattutto si spostavano velocemente le legioni. Ai lati delle strade,

    sufficientemente larghe da far passare due carri accostati, c'erano i canali per lo

    scolo dell'acqua e, spesso, due marciapiedi destinati ai pedoni.

    Età repubblicana, 509-31 a.C.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • Le principali arterie di

    comunicazione italiane ricordano

    ancora nel nome l'antico

    percorso delle vie consolari,

    come l'Aurelia, che da Roma

    costeggia il mare fino alla

    Liguria, la Cassia, che collega la

    capitale a Firenze, la Flaminia,

    che da Roma taglia gli Appennini

    fino all'Adriatico, e l'Emilia, che

    da Rimini attraversa la Pianura

    Padana giungendo a Milano.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • Le istituzioni della Repubblica romana si basavano su tre pilastri fondamentali: il

    popolo, la magistratura e il senato. Ognuno gestiva una fetta di potere, in un

    equilibrio perfetto.

    Il popolo si riuniva in assemblee (comizi) per approvare leggi, eleggere i magistrati,

    decidere su pace e guerra: i comizi curiati (i più antichi, erano formati in base alla

    gens di appartenenza), i comizi centuriati (i più importanti, in base al reddito) e i

    comizi tributi (su base territoriale).

    L’onomastica latina prevedeva il tria nomina, ovvero era basato su praenomen (il

    nome proprio come intendiamo oggi), nomen (equivalente al nostro cognome che

    individuava la gens, ovvero era il cosiddetto gentilizio) e cognomen (che indicava la

    famiglia all’interno della gens). Per es. Gaius Iulius Caesar, Gaio Giulio Cesare,

    Praenomen Gaio Nomen Giulio (appartenente alla gens Iulia) Cognomen Cesare

    (famiglia dei Cesari).

    LA SARDEGNA ROMANA

  • A volte il cognomen era un soprannome o qualcosa che ricordava l’aspetto fisico

    dell’individuo, ne è esempio il cognomen Caligola, soprannome dato al terzo

    imperatore romano, Gaio Giulio Cesare Germanico, per l'abitudine che quest'ultimo

    aveva in gioventù di girare sempre con i sandali militari le caligae. Altro cognomen

    famoso è quello di Marco Tullio Cicerone, da noi appunto conosciuto come

    Cicerone, appellativo con cui era distinto, a causa di escrescenze sul viso che

    sembravano ceci (in latino cicer).

    Questo sistema onomastico rappresenta la norma (salvo rarissime eccezioni) nel

    corso dei primi due secoli dell’impero, ma già nel II secolo d.C. si torna a due nomi

    visto che il praenomen tende a scomparire perché sostituito come nome individuale

    dal cognomen.

    Per quanto riguarda l’onomastica sarda, l’unica gens attestata in Sardegna e

    praticamente sconosciuta nel mondo romano è la gens Rutilia.

    I Rutilii sono rappresentati nell’isola da otto personaggi, ricor-dati in sette iscrizioni;

    due sono le donne e sei gli uomini.

    I Rutilii sono attestati tre volte a Bosa; due volte a Porto Torres; due volte a Pirri;

    una volta a Guasila.

    Abbiamo il ricordo sia di liberti (Pirri), come di per-sonaggi importanti e magistrati, in

    un arco di tempo che pare vada dal II al IV secolo d.Cr.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • A dx, l’anfiteatro romano di Cagliari come si presenta oggi e a sx, come doveva

    presentarsi in periodo storico.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • La Sardegna e la Corsica costituirono una provincia romana di età repubblicana e imperiale. La Sardegna entrò nella sfera d'influenza romana dal 238 a.C., la Corsica due anni più tardi, ed entrambe vi rimasero fino all'invasione dei Vandali del 456. Roma occupò la Sardegna nell'intervallo fra la prima e la seconda guerra punica. Già nei primi anni del grande conflitto, precisamente nel 259 a.C., il suo esercito aveva

    tentato la conquista dell'isola, giungendovi dalla Corsica, ma il console Lucio

    Cornelio Scipione, dopo essersi impadronito di Olbia, aveva dovuto ritirarsi. La

    Sardegna era stata annessa nel 238 a.C., sottraendola alla dominazione punica. I

    buoni rapporti che intercorrevano tra le popolazioni locali e i Cartaginesi,

    contrapposti ad un regime di conquista introdotto dai Romani, determinarono una

    serie di rivolte (236-231 a.C., 216 a.C., 187-177 a.C., 126 a.C. e 122 a.C.) e un'incompleta pacificazione in particolare delle tribù dell'interno, con continue azioni, considerate brigantaggio dai Romani. La popolazione che abitava la Sardegna fino al

    I sec. a.C. aveva mantenuto notevoli affinità con i Libio-Punici africani, molti erano

    imparentati con loro anche con matrimoni misti e si era creata anche una nutrita

    schiera di ricchi latifondisti Sardo-Punici.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • Il ritrovamento di un anello d’oro con iscrizione punica può rappresentare un

    esempio di questi rapporti di parentele. Si tratta di una iscrizione circolare presente

    nella gemma di un piccolo anello d’oro che venne rinvenuto nel secolo scorso in una

    sepoltura nei pressi di Villaperuccio, nel Sulcis. Oltre ai resti della donna che lo ebbe

    in vita furono estratte anche alcune ceramiche ed un idoletto di bronzo molto curioso

    per il vestito, una penula abbottonata col cappuccio davanti, una specie di abito

    punico che ricorda quello tutt’ora utilizzato dai pastori sardi.

    L’iscrizione fenicia è stata datata al II sec. a.C. ed è stata interpretata così: Lechà

    Lhadareth che significherebbe A te, la magnifica in sostanza una dedica di affetto

    fatta incidere dallo sposo nell’anello poi donato alla sua sposa.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • La Sardegna in quel periodo appariva divisa

    in due entità: da un lato un'ampia parte della

    fascia costiera con la quasi totalità delle aree

    collinari, inclusa la vasta pianura

    campidanese, direttamente sottoposta al

    dominio di Cartagine; dall'altro le aree

    interne più montuose, ancora abitate dalle

    popolazioni nuragiche, che seppur diventate

    tolleranti nei confronti dei Cartaginesi dopo

    molte ostilità, erano ovviamente ostili alla

    conquista romana.

    Le popolazioni nuragiche erano suddivise in

    tre etnie principali, Corsi (segnati in blu),

    Balari (segnati in rosso) e Iliensi (segnati in

    giallo), a loro volta suddivise in diverse tribù.

    Popoli della Sardegna romana

    LA SARDEGNA ROMANA

  • LA SARDEGNA

    ROMANA

    Popoli della Sardegna romana

  • Popoli della Sardegna romana. Aconites; Aichilenses (Santa Caterina di Pittinuri);

    Aisaronenses (Posada); Altic(ienses) (Barisardo); Bàlari-Perfugae (Monti);

    Barbaricini (Gennargentu); Beronicenses (Sant’Antioco); Buduntini (Lago Baratz);

    Carenses (Irgoli); Celes(itani) (Fonni); Coracenses (Ittiri); Cornenses Pelliti (Santa

    Caterina di Pittinuri); Corpicenses; Corsi (Gallura); Cusin(itani) (Fonni); Diaghesbei;

    Eutychiani (Cuglieri); Falisci (Posada); Fifenses (Tortoli); Galillenses (Gerrei);

    Giddilitani (Cuglieri); Ilienses-Iolei-Troes (Mulargia); Karalitani (Cagliari);

    Longonenses (Santa Teresa); Luquidonenses (Oschiri); Maltamonenses (Sanluri);

    Martenses (Serri); Mauri (Sulcis); Moddol(itani) (Villasor); [M]uthon(enses)

    Numisiarum (Cuglieri); Neapolitani (Santa Maria di Nàbui); Noritani-Norenses (Pula);

    Nurr(itani) (Orotelli); Parates; Patulcenses Campani (Dolianova?); Patulcii (Cuglieri);

    Porticenses (Tertenia); Rubr(enses) (Barisardo); Sardi Pelliti (Màrghine); Scapi-tani-;

    Semilitenses (Sanluri); Siculenses (Muravera?); Sossinates; Sulcitani (Sant’Antioco

    e Tortoli); Tibulati (Castelsardo); Turritani (Porto Torres); Uddadhaddar(itani)

    Numisiarum (Cuglieri); Uthicenses (Santa Giusta); Valentini (Nuragus); Vitenses

    (Chia); [---]rarri(tani) [Nu]misiaru[m] (Cuglieri). Cartina rielaborata da un originale di

    Salvatore Ganga.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • Uno dei più importanti esponenti dell’antica nobiltà sardo-libica fu Ampsicora (III

    sec. a.C. - Cornus 215 a.C.).

    Le fonti descrivono Ampsicora come il più ricco tra i proprietari terrieri della

    Sardegna. Insieme ad un altro cartaginese, Annone, ricco cittadino punico di

    Tharros, guidò la rivolta antiromana, che terminò con la battaglia di Cornus (Santa

    Caterina di Pittinuri) del 215 a.C.

    Cartagine sostenne la rivolta inviando appositamente una flotta mentre Ampsicora,

    che intendeva dare battaglia solo quando tutte le forze disponibili si fossero riunite, si

    recò tra i Sardi dell’interno, i Sardi Pelliti identificati con gli Ilienses, per continuare il

    reclutamento, lasciando il comando di una parte dell’esercito, che si trovava a

    Cornus, al figlio Josto. Questi accettò imprudentemente la battaglia offerta dal

    comandante Manlio Torquato e l'esercito sardo fu sconfitto subendo la perdita di

    3.000 soldati, mentre 800 furono fatti prigionieri e schiavi. Lo stesso Josto morì in

    battaglia. Asdrubale il Calvo, al comando della flotta cartaginese, intanto raggiunse la

    Sardegna, sbarcò a Tharros e respinse i Romani verso Caralis. A loro si unì

    Amsicora con il resto dell'esercito sardo.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • Nella piana del Campidano meridionale, tra Decimomannu e Sestu, avvenne lo

    scontro con i Romani, vicino ai due corsi d'acqua che scorrono nella zona. Dopo una

    cruenta battaglia la coalizione sardo-punica fu duramente sconfitta. Morirono 12.000

    tra Sardi e Cartaginesi e 3.700 furono fatti prigionieri e schiavi, fra i quali Asdrubale il

    Calvo ed Annone. Amsicora si portò in salvo, rifugiandosi presso le tribù dell'interno.

    Tuttavia, secondo Tito Livio, addolorato per la morte del figlio Josto e non volendo

    cadere nelle mani dei romani, si tolse la vita. Per quanto Tito Livio sostenga che i

    Sardi potevano essere vinti con facilità, la storia della Sardegna romana è una

    agitata sequenza di ribellioni, di attacchi improvvisi, di razzie e di rivolte: ma la

    resistenza degli indigeni alla romanizzazione nelle zone interne della Sardegna si

    manifestò da un punto di vista culturale prima ancora che da un punto di vista

    militare. Nonostante l'imposizione politica romana, la Sardegna rimane per tanto

    tempo culturalmente legata alle tradizioni culturali sarde e puniche, sia per la lingua

    che per il culto; solo più tardi inizia a diffondersi la cultura della ceramica romana e

    cominciano a sorgere Fori, Templi, terme, sculture e mosaici. Nasce inoltre una rete

    stradale che collega le principali città dell'Isola. La Sardegna è il granaio di Roma,

    Kalaris e Tharros diventano le città più importanti, ma sorgono e si sviluppano anche

    nuovi centri come Porto Torres (Turris Libysonis), Fordongianus (Forum Traiani) e

    Bosa. Di fatto, anche la lingua comincia a romanizzarsi.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • Come riporta il prof. A. Mastino, dell’università di Sassari:

    “Ancora in età imperiale sono molte le sopravvivenze della cultura sardo-punica con

    cui dovettero fare i conti gli immigrati italici. Già nei primi decenni dell’età imperiale

    furono dislocati nelle zone interne della Sardegna (la Barbària, occupata dai Barbari)

    alcuni accampamenti militari, in qualche caso eredi di precedenti postazioni

    cartaginesi: Luguido, presso Nostra Signora di Castro a Oschiri, più tardi chiamata

    Castra Felicia; Sorabile, l’attuale Fonni; Forum Augusti, presso Austis; Valentia

    presso Nuragus; Biora presso Serri; Uselis; Custodia Rubriensis, presso Barisardo;

    in età tarda anche Nora praesidium, Eteri praesidium e l’accampamento fortificato di

    Tharros. Loro compito, controllare in modo articolato le zone montuose della

    Barbària sarda, senza però un definito sistema di difesa lineare, almeno in età

    imperiale (limes); si preferiva effettuare interventi mirati su singoli obiettivi,

    utilizzando in certe circostanze anche i cani addestrati alla caccia all’uomo, come già

    aveva fatto, nel 231 a.C., il console Marco Pomponio Mathone”.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • A questo proposito, un cane di antichissima origine, conosciuto anche come cane

    pastore fonnese o mastino fonnese si suppone che derivi dall'incrocio tra cani locali

    di tipo levrieroide ed i feroci molossi (canis pugnax) utilizzati nella campagna del 231

    a.C. proprio dal console romano Marco Pomponio Mathone per combattere e

    sottomettere gli indomiti ribelli delle zone interne della Sardegna.

    Nella primavera dell'anno 1905 il Soprintendente alle Antichità A. Taramelli rinvenne,

    sull'architrave di una tomba di giganti in località Craminalana, nel Comune di San

    Giovanni Suergiu (Sulcis), un graffito ora depositato presso il museo archeologico di

    Sant'Antioco, raffigurante un uomo con quello che, secondo l'archeologo, parrebbe

    un cane legato ad un carretto trainato da un quadrupede.

    Il prof. Giovanni Lilliu, accademico dei Lincei, ritenne che quello raffigurato nella

    lastra di Craminalana fosse un cane e che la rappresentazione possa datarsi intorno

    all'ottavo secolo A.C.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • Alla luce di una lettura più attenta si può ritenere, anche grazie ad uno studio

    interessante al quale sta lavorando da tempo un ricercatore della facoltà di Medicina

    Veterinaria dell'Università di Sassari, il dott. Marco Zedda, che i cani a suo tempo

    portati dai romani per stanare i sardi fossero invece cani da seguito, segugi

    (sagaces canes) dal fiuto finissimo, atti a scovare i nascondigli dei ribelli sardi, o

    veltri, mentre i mastini o molossi potevano più verosimilmente essere i cani locali, i

    discendenti del cane appartenuto all'uomo nuragico, fosse esso pastore, cacciatore

    o guerriero, raffigurato nei bronzetti esposti nel museo nazionale di Cagliari e

    testimoniato dal rinvenimento di alcuni reperti ossei.

    Questa ipotesi potrebbe essere compatibile con il

    Graffito di Craminalana, l'unico del genere rinvenuto,

    che testimonierebbe la presenza in Sardegna di un grosso cane dalla coda mozza

    già prima dell'avvento romano.

    LA SARDEGNA ROMANA

  • La presenza del cane molosso e del levriere prima dell'arrivo dei Romani in

    Sardegna è testimoniata anche dalle terre cotte figurate rinvenute nella lagune di

    Santa Gilla (Cagliari) negli anni 1891 e 1892: tra 327 pezzi rinvenuti sono infatti

    presenti 20 terre cotte (mezzo torso) di levriere e due teste di molosso. Gli studiosi

    ritengono che questi reperti siano di produzione locale e che avessero carattere

    votivo in quanto il sito di rinvenimento è risultato trattarsi di una officina che

    verosimilmente lavorò per un vicino santuario Cartaginese, ubicato tra i paesi di

    Elmas ed Assemini, a circa 200-300 metri dalla sponda est della laguna stessa; essi

    sono riferibili al periodo fenicio-punico o tardo punico.

    LA SARDEGNA ROMANA

    Molossi di S.Gilla Levrieri di S.Gilla

    Questo bellissimo e antichissimo cane, tipicamente sardo, di cui nel 2013 è stata

    riconosciuta ufficialmente la razza dall’ENCI, venne anche impiegato nella Campagna d’Africa,

  • LA SARDEGNA ROMANA Questo bellissimo e antichissimo cane, tipicamente sardo, di cui nel 2013 è stata

    riconosciuta ufficialmente la razza dall’ENCI, venne anche impiegato nella Campagna

    d’Africa, in Libia nel 1911.