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    Introduzione alla storia

    della lingua gaelica

    Anna Fattovich

    EUT Edizioni Universit di Trieste

    ISBN 978-88-8303-316-2

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    Sommario

    Introduzione allo studio della lingua gaelica 4Proto-celtico 9Stadi della lingua gaelica dIrlanda 13Irlandese Primitivo 13Fonti relative allo studio dellIrlandese arcaicoe dellIrlandese antico 25Irlandese arcaico 29Irlandese antico 31Articolo 36Sostantivo 41Paradigmi temi vocalici e consonantici 43Temi in -o 43Temi in - 49Temi in -io 52Temi in -i 57Temi in - 60Temi in -i 62Temi in -u 69Temi consonantici 73Temi in consonante gutturale 73Temi in consonante dentale 81Temi in -n 91Temi in -r 100Temi in -s 101Sostantivi irregolari 104

    Aggettivo 105Temi in o/ 105Temi in io/i 109Temi in -i 111Temi in -u 112

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    Temi consonantici 113Comparazione aggettivi 113Declinazione numerali 116Pronomi 121

    Pronomi personali 121Preposizioni personali 124Pronomi e aggettivi possessivi 128Pronomi dimostrativi 129Pronome riessivo 129Pronomi e particelle relative 130Pronomi interrogativi 131Particelle interrogative 132

    Flessione verbale 132Paradigmi verbi deboli 146Verbi in - 146Verbi in- 160Verbi deboli con iato 173Paradigmi verbi forti 179Verbi forti di 2aclasse 199Verbi forti di 3aclasse 215

    Verbi forti di 4aclasse 225Verbi forti di 5aclasse 235Verbo essere 243Copula 247Bibliograa 251

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    Introduzione alla storia

    della lingua gaelicaIl gaelico irlandese appartiene al ramo celtico della famiglia linguistica indo-europea e venne introdotto in Irlanda intorno al 300 a.C. con le invasioni deicelti gaeli provenienti con ogni probabilit dalla zona nord-occidentale dellaSpagna, secondo recenti studi. Successivamente, intorno al V sec. d.C. il gaelicoirlandese sarebbe stato introdotto anche nellodierna Scozia e nellisola di Mana seguito delle razzie e spedizioni di vari clann irlandesi in queste due regionie del loro definitivo stanziamento sul territorio scozzese e mannese. Tale stan-ziamento avrebbe dunque portato allintroduzione della lingua gaelica irlande-se dando origine inizialmente a due dialetti e in seguito a due lingue celtichepropriamente distinte a partire dal XVII sec. circa. Per convenzione, dunque,le tre diverse lingue celtiche sopra menzionate, appartenendo, come ora spie-gher meglio, al gruppo cosiddetto goidelico, sono definite genericamente conil nome di gaelico ma sono ulteriormente distinte nelle tre lingue irlandese,scozzese e mannese. Di queste solamente le prime due sono ancora lingue viveattualmente parlate nei rispettivi paesi, mentre il mannese purtroppo ormaiuna lingua estinta insieme al cornico, dialetto celtico del ramo brittonico par-

    lato in Cornovaglia, estinto nel XVII sec1.Comunque, per comprendere meglio lo sviluppo del gaelico irlandese e le sue

    relazioni con le altre lingue celtiche, credo sia necessario innanzitutto spiegarelorigine del ramo celtico, i mutamenti cio che portarono alla formazione inizial-mente di una lingua proto-celtica, come ramo distinto della famiglia indo-europea,e successivamente alla separazione dei due gruppi fondamentali di lingue celtiche:il celtico insulare distinto ulteriormente nei due rami di goidelico, rappresentatodal gaelico irlandese, scozzese e mannese, e di brittonico a cui appartengono ri-spettivamente il gallese, il bretone ed il cornico, e il celtico continentale distinto in

    celtiberico, gallico e lepontico.A questo riguardo importante far notare come gli studiosi non si siano tro-

    vati in passato daccordo sulle modalit di distinzione delle lingue celtiche traloro, a causa dei diversi criteri fonologici che sono stati presi in considerazioneal fine di distinguere appunto i diversi rami ed a causa di una loro distribuzione

    1 MchelSiadhail, Modern Irish: Grammatical Structure and dialectal Variation,Cambridge, 1989.

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    per cos dire incrociata allinterno delle lingue celtiche. Infatti i due criteri fon-damentali, su cui per anni gli studiosi si erano basati, erano costituiti dal pas-saggio di P.C. kw> pnel gallico e nelle lingue del ramo brittonico, dal passaggiodelle sonanti *i.e. n m > em/ennelle lingue del ramo goidelico e nel lepontico,

    e dal passaggio invece delle medesime sonanti *i.e. m/n > am/annelle linguedel ramo brittonico, nel celtiberico e nel gallico. Come si pu notare dunqueil problema era costituito dal fatto che alcune lingue come il celtiberico ed illepontico presentassero caratteristiche incrociate in quanto il celtiberico, purappartenendo al ramo continentale manteneva la labiovelare sorda kw comeil ramo goidelico ma presentava, diversamente da questultima lingua, lesito*i.e. m/n > am/an; viceversa il lepontico presentava il mutamento kw> pcomeil ramo brittonico ed il gallico, ma contemporaneamente presentava lesito*i.e. m/n > em/encome il goidelico. Tenendo conto di ci in particolare Sch-midt ipotizzava dunque che il Proto-Celtico si fosse scisso in quattro rami cheavevano portato alla formazione di quattro dialetti distinti e cio il gaelico, ilceltiberico, il lepontico, ed il celtico continentale da cui si sarebbe poi ulterior-mente separato il gruppo delle lingue brittoniche.

    Su questa base quindi inizialmente vari studiosi avevano proposto una distin-zione delle lingue celtiche in due rami fondamentali e cio da una parte il gallico,il lepontico ed il brittonico, che avrebbero dunque costituito un ramo distinto-si dal proto-celtico, ed il goidelico e celtiberico che avrebbero costituito un altroramo, riutando in tal modo lipotesi di un nodo intermedio costituito dal celtico-insulare, in quanto secondo tale ipotesi il gruppo brittonico non avrebbe costitu-ito originariamente con il gruppo goidelico un ramo celtico-insulare distinto dalramo celtico-continentale, bens avrebbe originariamente fatto parte di un nodogallo-brittonico da cui si sarebbe poi successivamente separato il gruppo britto-nico, in maniera dunque totalmente indipendente dal gruppo goidelico. Ancoraattualmente il criterio fonologico basato sul passaggio o meno di P.C. kw> p vienemantenuto per distinguere tra il celtico P costituito appunto dal celtico continen-tale e dal brittonico, e il celtico Q costituito dal goidelico e celtiberico.

    Le ricerche successive di vari studiosi, quali in primo luogo McCone, Greene eJackson, hanno invece fatto luce su molti aspetti relativi alla separazione delle di-

    verse lingue celtiche dal gruppo proto-celtico ed hanno in particolare messo in evi-denza le motivazioni e gli aspetti linguistici e di storia linguistica che supportanola necessit di ipotizzare lesistenza di un nodo intermedio celtico insulare, distin-to dal gruppo celtico-continentale, da cui si sarebbero separati successivamente ilramo goidelico ed il ramo brittonico, mentre le analogie di sviluppo fonologico chequestultimo ramo presenterebbe in comune con il celtico-continentale sarebbero da

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    ascriversi a successivi contatti linguistici dovuti in particolare alle massicce migra-zioni di popolazioni celtiche dal continente allisola britannica e viceversa, dovute acause storiche quali linvio sullisola di missioni provenienti dal continente, e le varieinvasioni e razzie, come quelle degli Angli e Sassoni, che causarono lo spostamento

    delle popolazioni celtiche. Su basi strettamente linguistiche la necessit di stabilireun nodo celtico-insulare si fonda su uninsieme di caratteristiche che accomunanoil goidelico ed il brittonico, prime fra tutte la presenza della lenizione delle conso-nanti occlusive sorde p t k e della spirante s in posizione intervocalica e tra sonantee vocale, anche in conne di parola, assente invece in celtico-continentale dove erapresente esclusivamente la lenizione delle consonanti occlusive sonore b d g2. Il fat-to che il brittonico ed il goidelico presentino delle dierenze relative alle modalitdi lenizione, con distinzione tra una lenizione cosiddetta brittonica che comporta iseguenti mutamenti b d g > v ; p t k >b d g; pp tt kk > f x; s > h, ed una lenizionecosiddetta goidelica che comporta b d g m > v v ; t k kw> x xw; s > h; sarebbepoi da ascriversi a motivi relativi allo sviluppo successivo dei due gruppi come ramidistinti e alla netta inuenza del latino sul brittonico. A questo riguardo infatti Gre-ene ricostruisce tre stadi di lenizione: I. il primo stadio sarebbe stato pan-celtico esarebbe quindi avvenuto gi in Proto-Celtico, ed avrebbe comportato la lenizione,in posizione intervocalica, tra vocale e sonante, ed in nale di parola dopo vocale,delle consonanti occlusive sonore labiali, dentali e velari alle rispettive consonantifricative sonore; II. il secondo stadio invece sarebbe avvenuto solo in celtico-insulareed avrebbe comportato nei medesimi contesti la lenizione della spirantes con con-seguente passaggio s > h; III. inne, un terzo stadio di lenizione sarebbe avvenutoin maniera autonoma e parallela in goidelico e brittonico, ed avrebbe interessato leconsonanti occlusive sorde dentali e velari, e successivamente labiali dopo la rein-troduzione del fonema /p/, con un loro passaggio alle rispettive consonanti fricativesorde in goidelico od alle rispettive consonanti occlusive sonore in brittonico. Anchein questultimo stadio la lenizione comunque avveniva per le consonanti in posizio-ne intervocalica, tra vocale e sonante ed in nale di parola dopo vocale.

    Il celtico-insulare inoltre presenterebbe poi alcune altre caratteristiche lingui-stiche sue proprie che non sarebbero presenti nel celtico continentale quali: 1) *i.e.z > C.I. ; 2) assimilazione di consonante dentale ed s > ss; 3) perdita di s tra r/l/xed

    unaltra consonante; 4) apocope di i; 5) oi/ai > 3.Per quanto concerne invece i due criteri fonologi costituiti dal diverso esito delle

    sonanti e della labiovelare sorda nelle diverse lingue celtiche, McCone, Greene4ed al-

    2 McCone, pp. 81-98.

    3 McCone , pp. 98-104.

    4 McCone, pp. 70-79.

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    tri studiosi hanno messo in rilevanza il fatto che, in seguito a ricerche maggiormenteapprofondite in particolare sul celtiberico, sul lepontico e sul gallico, si pu dedur-re che il mutamento generale avvenuto in proto-celtico sarebbe stato costituito dalpassaggio delle sonanti *i.e. m/n > am/ancon creazione di allofoni em/en,in quanto

    gi in P.C. a > davanti a nasale. Tale mutamento avrebbe dunque condotto alla for-mazione di un fono [] che sarebbe poi rimasto una semplice variante allofonica di/a/ dovuta al contesto, che si sarebbe confusa nuovamente con [a] in celtiberico; ingallico invece sarebbe rimasta una semplice variante allo fonica, mentre nel grup-po goidelico [] avrebbe subito un processo di fonologizzazione portando dunqueallesito generale di m/n > em/enanche se, come vedremo meglio in seguito, in a.irl.lesito delle sonanti i.e. si presenta come molto pi complesso ed articolato; innenel gruppo brittonico [] sarebbe rimasta una variante allofonica di /a/, con unatendenza per maggiore verso lesito [a] in tutte le posizioni.

    Il problema inne del diverso esito della labiovelare ie.*kw sarebbe da ascriversiad uno sviluppo indipendente avvenuto in brittonico e celtico continentale sotto laspinta dello squilibrio e del vuoto venutisi a creare nel sistema fonetico del proto-celtico in seguito al passaggio di *ie. gw > g che avrebbe spinto alleliminazioneanche della corrispettiva labiovelare sorda kw, ed alla perdita di i.e.*pche avrebbedunque spinto alla creazione di un nuovo fonema occlusivo labiale sordo proprioa partire dallantica labiovelare sorda, in modo tale da riportare completamentelequilibrio nel sistema fonetico5.

    In conclusione quindi lipotesi di albero genealogico delle lingue celtiche che sipu ricostruire sulla base degli studi pi recenti ritiene che sia indispensabile con-siderare unevoluzione dallindoeuropeo al proto-celtico con successiva distinzio-ne in due nodi linguistici principali, il celtico-continentale, di cui farebbero partein primo luogo il gallico ed il celtiberico, ed il celtico-insulare, da cui si sarebberopoi ulteriormente separati i diversi rami di goidelico, costituito da gaelico irlande-se, scozzese e mannese, e di brittonico distinto in gallese, cornico e bretone.

    Permangono per dei dubbi sulla posizione del gallico in quanto questultimopotrebbe sia aver fatto parte con il celtiberico del gruppo celtico-continentale, siaaver fatto parte insieme al celtico-insulare di un nodo precedente, di cui non avreb-be fatto parte il celtiberico, sia aver costituito da solo un nodo intermedio distinto

    sia dal celtico insulare, che dal celtiberico, con conseguente caduta dellipotesi diun nodo intermedio celtico-continentale.

    5 McCone, pp. 67-70.

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    PROTO-CELTICO

    CELTICO-INSULARE CELTICO-CONTINENTALE

    GOIDELICO BRITTONICO GALLICO CELTIBERICO

    PROTO-CELTICO

    Per poter comprendere meglio i vari stadi di sviluppo della lingua gaelica dallostadio pi arcaico a quello moderno-contemporaneo, credo sia conveniente pre-sentare i mutamenti che caratterizzarono la dierenziazione del ramo celtico dallafamiglia indo-europea e i suoi ulteriori sviluppi.

    A tal ne qui di seguito intendo presentare quella che considerata generalmentecome la ricostruzione pi attendibile del sistema fonetico dellindo-europeo, ricostrui-to sulla base dello studio comparativo delle lingue appunto di origine indoeuropea.

    Generalmente quindi si ricostruisce il seguente inventario fonematico:

    PROTO-INDO-EUROPEO

    Consonanti occlusiveSorde Sonore Sonore aspirateLabiali p bhDentali t d dhVelari k g gh

    Labiovelari kw

    gw

    gwh

    Consonanti fricativeSordeAlveolare sLaringali h

    1h

    2h

    3

    Sonanti i/y u/w r/ l/ m/m n/Vocali e o Dittonghi ei eu ai au oi ou

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    PROTO-CELTICO

    Per quanto concerne la dierenziazione del ramo celtico dalla famiglia indo-europeae la formazione di una lingua proto-celtica, generalmente vengono riconosciuti tre

    stadi di sviluppo a partire appunto dallinventario di fonemi qui sopra presentato.Il primo stadio prevedrebbe la scomparsa della labiovelare sonora gwin segui-to alla seguente mutazione *i.e. gw> *P.C. b, questo mutamento avrebbe infattipermesso da un lato di colmare il vuoto presente nella serie delle occlusive labialicon linserimento nellinventario del fonema occlusivo labiale sonoro, dallaltrolato avrebbe per comportato un conseguente vuoto nella serie delle labiovelaricon la perdita del fonema sonoro. Tale squilibrio quindi avrebbe spinto il sistemaa modicarsi ulteriormente, in quello che considerato come il secondo stadio disviluppo del proto-celtico, con la perdita della serie delle occlusive aspirate cheavrebbero perso il proprio tratto di aspirazione confondendosi completamen-te con la serie delle occlusive sonore, con conseguente mutamento di *i.e. gwh >*P.C. gwe restaurazione del fonema labiovelare sonoro allinterno dellinventario.Lultimo stadio inne avrebbe condotto alla perdita totale del fonema occlusivolabiale sordo *i.e. p > *P.C. 0, tale perdita totale per sarebbe secondo McConeavvenuta in un periodo abbastanza tardo e sarebbe stata preceduta da tutta unaserie di mutamenti, tra cui in particolare: 1) assimilazione *pkw> kwkw; 2) mu-tamento p > b tra vocale e liquida; 3) mutamento p > ; 4) mutamento p > w travocale posteriore e n; 5) inne, perdita totale di > 0.

    Per quanto riguarda le consonanti fricative, invece, in proto-celtico ritroviamo lafricativa sonora s ed il suo allofono sonoro z, mentre in posizione interna intervoca-lica ritroviamo i seguenti fenomeni di assimilazione: *i.e. -sm- > -mm-, *i.e. -sr- > -rr-,*i.e. -sl- > -ll-. Nel proto-indoeuropeo ricostruito si ipotizza che un fonemas venisseintrodotto in un gruppo consonantico costituito da due dentali non apirate, il grup-po consonantico cos formatosi, cio tst-, sarebbe stato reso in proto-celtico comets-, quindi si pu ricostruire la seguente mutazione: *i.e. tst- > *P.C. -ts-.

    Inoltre per il proto-celtico, sulla base degli studi di Greene e McCone, si pu rico-struire anche un primo stadio di lenizione che avrebbe interessato esclusivamente leconsonanti occlusive sonore labiali, dentali e velari che sarebbero state lenite nelle

    rispettive consonanti fricative sonore in posizione intervocalica e forse in nale diparola dopo vocale, con il seguente mutamento: *i.e. b d g m > *P.C. v v.

    Le laringali ricostruite per il proto-indo-europeo sarebbero come sappiamo tree cio h

    1che non aveva alcun potere colorante su di una vocale /e/contigua, h

    2che

    produceva leetto di mutare una vocale contigua di timbro /e/in una vocale di tim-bro /a/, ed inne h

    3che produceva leetto di mutare una vocale contigua di timbro

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    /e/in una vocale di timbro /o/; inoltre tutte e tre le laringali, al momento della lorocaduta, producevano lallungamento di compenso della vocale precedente in tuttele lingue indoeuropee e dunque anche in proto-celtico. Per quanto invece riguardail loro esito, dierente nei vari rami delle lingue indoeuropee, in proto-celtico si ri-

    scontra la scomparsa totale delle laringali in posizione iniziale dinanzi a consonante,mentre in posizione interna interconsonantica si riscontra come esito una vocale ditimbro a/. Per cui abbiamo * i.e.h

    1h

    2h

    3> * P.C. 0 in posizione iniziale dianzi a conso-

    nante e * i.e.h1h

    2h

    3> * P.C. a/ in posizione interna interconsonantica.

    Le sonanti ricostruite per il proto-indo-europeo, cio * i.e. r/ l/ m/m n/ i/yu/w potevano avere valore vocalico o consonantico a seconda se si trovassero inposizione intervocalica o interconsonantica. In particolare presentavano nel pro-to-indoeuropeo ricostruito valore consonantico in posizione intervocalica oppuredinanzi o dopo una vocale, mentre presentavano valore vocalico qualora si trovas-sero in posizione interconsonantica oppure dinanzi o dopo consonante. Per quan-to riguarda le sonanti r l m n y w con valore consonantico si pu dire che sianogeneralmente rimaste immutate in proto-celtico, tranne che per alcuni sviluppiquali: a) *i.e. m > *P.C. 0 davanti a w; b) *i.e w > *P.C. b dinanzi a ad n; c) *i.e ln > *P.C.nn; d) *i.e. -ye- > * P.C. i; e) *i.e. -eye- > *P.C. > .

    Per quanto riguarda invece il valore sillabico delle medesime sonanti si puaermare che *i.e. i u > * P.C. i u mentre * i.e. > *P.C. ri/li davanti ad occlusiva e*i.e. > *P.C. ar/al in tutti gli altri contesti; inne *i.e. m > * P.C. am/an.

    Passiamo ora ad analizzare linventario del sistema vocalico partendo dallana-lisi delle vocali di quantit breve. In particolare, necessario far notare come ilproto-celtico abbia ereditato dal proto-indo-europeo le due vocali brevi di timbroe o, e di come a questo inventario si siano aggiunte le due vocali i u come fonologiz-zazione dellesito sillabico delle rispettive sonanti i.e e la vocale di timbro a comeesito della caduta della laringale h

    2. Infatti, nel proto-indo-europeo ricostruito le

    vocali i u erano semplici allofoni vocalici delle rispettive sonanti in posizione in-terconsonantica, mentre la vocale a derivava dal potere colorante della laringale h

    2

    su di una vocale contigua di timbro e,e come tale costituiva un semplice allofonodi questa vocale. Date queste premesse per il proto-celtico si pu ricostruire il se-guente inventario di vocali brevi:

    i

    e o

    a

    u

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    Sempre in proto-celtico, inoltre, sarebbero stati presenti i seguenti mutamenti:a) *P.C. e > I dinanzi ad n + ostruente; b) *P.C. a > dinanzi a n + ostruente o a nasalenale; c) *P.C. o > u dinanzi ad n + ostruente o a nasale nale.

    Per quanto concerne le vocali di quantit lunga ricordiamo che nel proto-

    indo-europeo ricostruito le uniche due vocali lunghe erano rappresentate dalledue vocali , mentre solo in uno stadio successivo dellindo-europeo e nelproto-celtico sarebbero state aggiunte a questo inventario le vocali lunghe

    come esito della caduta delle laringali e allungamento di compenso della vo-cale precedente; quindi per il primo stadio del proto celtico si pu ricostruireil seguente inventario di vocali lunghe:

    Tale inventario per nel corso dello sviluppo del proto-celtico avrebbe presentatoalcuni ulteriori mutamenti: a) * P.C. > ; b) *P.C. > in sillaba non nale di parola;c) *i.e. > in sillaba nale di parola.

    Dati tali mutamenti, linventario di vocali lunghe ricostruibile per il proto-cel-tico sarebbe quindi il seguente:

    A questo inventario si sarebbe poi aggiunta in uno stadio pi tardo del proto-cel-tico una nuova vocale derivante dai seguenti mutamenti: a) *P.C. ei > ; b) *P.C.ens > s per allungamento di compenso in seguito alla caduta della nasale dinanzi

    a spirante. Per tale motivo dunque linventario di vocali lunghe ricostruibile perlultimo stadio del proto-celtico il seguente:

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    interessante notare come il mutamento Vns > -Vs si debba considerare av-venuto gi in proto celtico.

    Per quanto concerne inne i dittonghi, necessario ricordare che per il proto-indo-europeo si possono ricostruire i seguenti dittonghi: /ei eu ai au oi ou/, di cui

    rimangono in proto-celtico solamente cinque, cio /eu ai au oi ou/ o addiritturasolo quattro, cio /ai au oi ou/ in seguito al seguente mutamento gi menzionato:a) * i.e. ei > *P.C. e ad un mutamento sicuramente avvenuto nelle lingue celticheattestate e forse gi in proto-celtico: b) *i.e. eu > *P.C. ou.

    In conclusione, per il proto-celtico si pu ipotizzare il seguente inventariofonematico:

    PROTO-CELTICO

    Consonanti occlusiveSorde Sonore

    Labiali b

    Dentali t d

    Velari k g

    Labiovelari kw gw

    Consonanti fricative

    Alveolari s

    Nasali n mLaterali r l

    Vocali

    i

    e

    a

    u

    o

    Dittonghi: eu ai oi au (ou)

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    STADI DELLA LINGUA GAELICA DIRLANDA

    La storia della lingua gaelica dIrlanda suole essere suddivisa in vari stadi e cio:

    I. Lo stadio di lingua relativo al periodo compreso tra il V sec. e la met del VIsecolo si suole indicare con il termine di Gaeilgersao Primitive Irish, che horeso in italiano con il termine di irlandese primitivo, e comprende linsiemedi mutamenti che si possono ricostruire sulla base delle prime attestazioniin alfabeto oghamno ai mutamenti linguisitici generalmente conosciuticome generale sincope ed apocope delle vocali brevi interne e nali, muta-menti considerati appunto conclusi intorno alla ne del sec. VI.

    II. Lo stadio successivo concerne le attestazione della lingua gaelica rela-tive in particolare al VII sec. che viene definita con il temine di Earlyold Irish o Sean-Ghaeilge Mhoche che io ho reso in italiano con il terminegenerico di irlandese arcaico

    III. Per lo stadio di lingua compreso tra i secoli VIII e IX si adoperano invece gene-ralmente i termini di Old-Irish o Sean-Ghaeilge Chlasaiceach o semplicementeSean-Ghaeilge, che io rendo in italiano con il termine di irlandese antico e dicui nel presente volume oro una sintesi di grammatica descrittiva.

    IV. Lo stadio di lingua relativo al periodo compreso tra i secoli X-XII viene de-nito con il termine di Middle Irish o Mhen-Ghaeilge, che rendo in italianocon il temine di irlandese medio e di cui nel presente lavoro oro una sinte-si della morfologia nominale e della essione verbale.

    V. Per la lingua caratterizzate il periodo compreso tra i secoli XIII e XVII,in particolare tra il 1200 e il 1650, si utilizza il termine di Early ModernIrish o Nua-Ghaeilge Chlasaiceach, che rendo in italiano con la definizionedi irlandese moderno classico.

    VI. La lingua le cui attestazioni risalgono al periodo compreso tra il 1650 ed il1850 viene denita Nua-Ghaeilge.

    VII. Lultimo stadio inne costituito dal gaelico contemporaneo denito in in-glese come Modern Irish ed in italiano come irlandese moderno, distinto intre dialetti: il dialetto del Munster o Gaeilge na Mumhan, il dialetto del Con-

    naught o Gaeilge Chonnachted il dialetto dellUlster o Gaeilge Uladh.

    IRLANDESE PRIMITIVO

    Come ho gi spiegato, con il termine di irlandese primitivo intendo riferirmi allostadio pi antico della lingua gaelica dIrlanda ricostruibile in particolare sulla base

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    della testimonianza delle iscrizioni in alfabeto ogham risalenti al periodo compresotra il sec. V e la met del sec. VI; per tale motivo McCone adopera anche il termine diogham Irish per indicare lo stadio pi arcaico del gaelico irlandese. I primi documentiche noi abbiamo in gaelico sono costituiti da circa duecento brevi iscrizioni in alfa-

    beto oghamdistribuite fondamentalmente nel sud dellIrlanda, nella zona compresatra il Kerry e le citt di Cork e Waterford, e in Gran Bretagna nelle zone costiere delGalles e della Cornovaglia, inoltre il medesimo alfabeto, introdotto sempre da popo-lazioni di origine irlandese i Dal Riada,venne anche usato in Scozia per alcune tardeiscrizioni dei Pitti. Difatti sia le iscrizioni scozzesi che quelle riscontrate in Gallese Cornovaglia sono dovute alle invasioni ed agli stanziamenti pi o meno stabili digruppi di guerrieri irlandesi nel periodo compreso appunto tra i secoli V e VI.

    Le attestazioni sono prevalentemente tutte di tipo funerario e nonostantepresentino fondamentalmente iscrizioni del tipo la pietra del glio di... contestimonianze in particolare relative ai sostantivi per glio, glia, nonno, po-polo e trib tutte al caso genitivo e senza presenza di verbi o preposizioni, cipermettono comunque di avere una conoscenza limitata della forma/strutturadella lingua che veniva parlata nel periodo antico intorno ai secoli V e VI. Lal-fabeto ogham probabilmente era costituito da una serie di venti segni costituitida serie di piccole linee poste in diversa maniera rispetto ad una linea centrale,normalmente costituita dal bordo della pietra su cui erano state scolpite. Nelparticolare i venti segni erano a loro volta raggruppati generalmente in gruppi dicinque, il che farebbe pensare ad un loro utilizzo anche tramite luso gestuale diuna o di tutte e due le mani. Infatti si pensa che lalfabeto ogham sia stato creatoin origine allinterno della ristretta casta dei druidi per poter trasmettersi a gestile informazioni in modo tale che nessun uomo esterno alla casta in questionepotesse venire a conoscenza del sapere druidico. interessante per far notarecome i venti segni dellalfabeto ogham si basino fondamentalmente sulle distin-zioni fonetiche proprie del latino presentando anche i gruppi di cinque segniraggruppati secondo una distinzione in vocales, semivocales, mutae e Graecae inuso presso le scuole romane. Secondo Ahlqvist e Mac Eoin quindi questo farebbepensare ad unorigine di tale alfabeto allinterno delle scuole latine in Britanniaponendo come termine a quo il sec. III per la sua creazione6. Lalfabeto ogham co-

    munque rimase in uso in Irlanda no al secolo VII, quando venne completamentesoppresso dalluso dellalfabeto latino per la compilazione dei manoscritti.

    In particolare, sempre McCone fa notare come il sistema fonematico delloghamIrish e quindi dellirlandese primitivo nel suo stadio pi arcaico prevedesse un in-ventario consonantico in cui le consonanti palatali e le consonanti lenite rivestiva-

    6 Mac Eoin G., Irish, in The Celtic Languages, London, 1993, pp. 101-102.

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    no un ruolo di semplici varianti allofoniche dovute al contesto fonetico. Soltanto instadi di lingua successivi, in seguito ai vari mutamenti avvenuti durante lo stadiodellirlandese primitivo e dellirlandese arcaico, tali varianti sarebbero assurte allostatus di fonemi indipendenti.

    Infatti sia per lirlandese primitivo che per lirlandese arcaico sono ricostruibilitutta una serie di mutamenti linguistici di fondamentale importanza, tra cui inparticolare lapocope delle vocali brevi in posizione nale e la sincope delle vocalinelle seconde sillabe interne di parola, che avvenero negli stadi nali dello svilup-po dellirlandese primitivo, e la riduzione delle vocali brevi non accentate, primain posizione interna e poi in posizione nale, ad un unico schwa//di timbro in-distinto, che comportarono in particolare la conseguente fonologizzazione dellevarianti allofoniche palatali e non palatali delle consonanti.

    Tali mutamenti furono comunque preceduti e accompagnati da tutta una se-rie di ulteriori modicazioni che inuenzarono sia gli elementi vocalici che glielementi consonantici della lingua in questione. Per poter comprendere bene ivari mutamenti necessario quindi cominciare dallanalisi dello stadio pi ar-caico costituito dalle mutazioni fonologiche ricostruibili per la transizione tra ilproto-celtico e lirlandese primitivo.

    DAL PROTO-CELTICO ALLIRLANDESE PRIMITIVO

    Nel passaggio ricostruibile tra il proto-celtico e lirlandese primitivo si riscontranoin particolare i seguenti mutamenti per lo stadio pi antico, ricostruibili fonda-mentalmente sullanalisi delle iscrizioni funerarie in alfabeto ogham:

    I. Lenizione delle consonanti occlusive sorde non geminate nelle rispettivefricative sorde in posizione post-vocalica *P.C. t k > pr.irl. x e lenizionedella spirante sorda s in posizione nale cio *P.C. -s > pr.irl. -h.

    II. Sincope di una vocale breve in posizione interconsonantica tra due conso-nanti dentali fricative, due spiranti sorde s o due laterali r in sillaba nale.

    III. *i.e. a > *P.C./pr.irl. se a era seguita da nasale + ostruente, da una nasale ge-minata oppure da una nasale in posizione nale. Come abbiamo detto questo

    processo di anteriorizzazione della vocale a, sicuramente ascrivibile al gaelicoarcaico, dovrebbe essere riconducibile gi al periodo proto-celtico.

    IV. * i.e. n m sonanti > pr.irl. an/am davanti a vocale, y, w, m, r, l; e alle volte da-vanti a consonante sonora occlusiva labiale o dentale; i.e. n m sonanti > pr.irl.in/im davanti a consonante occlusiva sonora; i.e. n > e davanti ad unaltra n;i.e. n m > pr.irl. davanti a consonante occlusiva sorda o fricativa.

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    V. Perdita di una nasale dinanzi a consonante sorda con conseguente allunga-mento di compenso della vocale precedente; anche questo processo ascri-vibile con certezza allo stadio del gaelico arcaico pu probabilmente esseregi ricostruito per il periodo del proto-celtico: *i.e. -Vns- > *P.C./pr.irl. -Vs-.

    Tale regola generale per nellopinione di McCone dovrebbe essere legger-mente modicata tenendo conto della situazione presente nel gaelico ar-caico per cui bisogna riconoscere tre stadi cronologici per questo fenomenolinguistico e cio: a) sonorizzazione di una consonante occlusiva sorda dopo/n/; b) perdita di /n/ nei gruppi -VnC- senza corrispettivo allungamentodi compenso ed eccetto che nei casi in cui V fosse costituita da [] od [I]accentate; c) perdita di /n/ tra [] od [I] accentate ed una consonante concorrispettivo allungamento di compenso della vocale precedente.

    VI. Sonorizzazione di una consonante occlusiva sorda dopo nasale, sia in internodi parola che a conne tra parole in gruppi strettamente correlati, con con-seguente fenomeno della nasalizzazione, per cui abbiamo: *P.C. nt/nk/nkw>pr.irl. d/k/kw. Questo processo sembrerebbe essersi concluso prima del V sec.,almeno secondo quanto ci testimoniano le iscrizioni in alfabeto ogham.

    VII. *P.C. o > pr.irl. a nelle sillabe nali di parola non accentate gi nelle testimo-nianze presenti nelle iscrizioni in alfabeto ogham.

    VIII. *P.C. oi > *C.I. oi/ > pr.irl. ai > nelle sillabe nali non accentate, probabil-mente comunque il dittongo proto-celtico oi> gi in celtico insulare e ina.gael. ritroviamo semplicemente anche il fenomeno ai > , mentre secondounulteriore ipotesi il passaggio di o > asarebbe gi da ascriversi allo stadiolinguistico del celtico insulare con conseguente fusione di oi/ai > aie suc-cessiva monottongazione di ai > sempre in sillaba nale non accentata.

    IX. Inserzione di itra conosonante e y.

    SISTEMA FONOLOGICO RICOSTRUIBILE PER LO STADIO INIZIALEDELLIRLANDESE PRIMITIVO

    Consonanti occlusive Labiali Dentali Velari LabiovelariSorde t k kw

    Sonore b d g gw

    Consonanti spirantiSorde sConsonanti nasaliSorde nSonore mSemivocali w y

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    MUTAMENTI PROPRI DEI DIVERSI STADI DELLIRLANDESE PRIMITIVOMUTAMENTIRELATIVIALSISTEMAVOCALICO

    Successivamente si possono ricostruire i seguenti mutamenti relativi in particolare alsistema vocalico e dovuti fondamentalmente allo spostamento dellaccento sulla sillabainiziale di parola per cui ritroviamo, tranne che in alcuni rari casi isolati e nelle formedeuterotoniche dei verbi, laccento principale sso sulla prima sillaba. Tale caratteristi-ca fondamentale dellaccento, propria del ramo goidelico, avrebbe dunque comportatouna serie di mutamenti relativi al sistema vocalico che sarebbero sfociati nei fenomenidi sincope ed apocope delle vocali brevi in interno di parola ed in posizione nale, fe -nomeni che si sarebbero conclusi intorno alla met del VI secolo.

    Tre sono i mutamenti fondamentali:

    I. Abbreviamento delle vocali lunghe non accentate tranne che dinanzi ad -h.II. Nelle sillabe iniziali innalzamento delle vocali brevi accentate e > i / o > use

    nella sillaba successiva erano presenti le vocali i/ u/, tale mutamento per

    spesso non avveniva nel caso in cui nella sillaba successiva fosse presenteuna consonante sorda od un gruppo consonantico.

    III. Abbassamento delle vocali brevi sia accentate che non accentate i > e / u > ose nella sillaba successiva erano presenti le vocali a/ o/, questo mutamen-to per non avveniva nel caso della vocale ise nella sillaba successiva erapresente anche il gruppo consonantico nd.

    Oltre a questi tre mutamenti generali si riscontrano anche alcuni altri mutamenti quali:

    a) La vocale breve accentata e > davanti alle consonanti fricative sonore /w,tale mutamento sarebbe comunque avvenuto prima dellinnalzamento dellevocali brevi accentate sopra menzionato.

    b) La vocale accentata a > ause nella sillaba successiva erano presenti le vocali u/.c) Le vocali brevi e > eu / i > iu / o > ouse nella sillaba successiva era presente

    una vocale breve u.

    Brevi i e a o u

    Lunghe

    Dittonghi ai oi

    Vocali

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    d) Due mutamenti importanti coinvolgo la vocale che, gi in proto-celtico si eraandata inserendo nellinventario come variante allo fonica della vocale a dinanzia nasale, a nasale + ostruente, a nasale geminata o a nasale in sillaba nale. Ingaelico arcaico > ase nella sillaba successiva erano presenti i gruppi conso-

    nantici mb/ndseguiti da una vocale di timbro a/oe probabilmente anche u, talemutamento non avveniva nel caso in cui nella sillaba successiva fosse presente ilgruppo consonantico g(w)oppure i gruppi consonantici mb/nd, seguiti per dauna vocale anteriore; tale rimasta inalterata avrebbe poi subito un ulterioreprocesso > I se nella sillaba successiva era presente una consonante nasaleseguita da una consonante occlusiva sonora. Questo secondo mutamento inoltredovrebbe considerarsi come avvenuto prima del generale abbassamento dellevocali brevi sopra menzionato.

    e) u > se nella sillaba successiva erano presenti le vocali i/e.f) In irlandese primitivo assistiamo a una generale perdita diy in ogni contesto.g) i > u / a > odopo le labiovelari kw/gwprima che avvenisse il mutamento

    kw/gw > k/g.Si possono anche ricostruire alcuni mutamenti vocalici avvenuti in seguito alla ca-duta di -n / -hin posizione nale e al troncamento o caduta delle sillabe nali:

    a) In seguito alla caduta di -n/-h in posizione nale le vocali brevi di timbro e/iche si trovavano in posizione nale sarebbero state ridotte ad unicoschwaditimbro ultra breve , per cui e/i > in posizione nale.

    b) Successivamente, in seguito al troncamento ed alla perdita delle sillabe na-li di parola, le vocali anteriori e / i / sarebbero state ridotte unoschwaditimbro ultra breve nelle sillabe post-toniche.

    MUTAMENTIRELATIVIALSISTEMACONSONANTICO

    Per quanto riguarda invece il sistema consonantico per il periodo dellirlandeseantico, precedente dunque alla ne del sec. VI, possiamo ricostruire i seguenti mu-tamenti fondamentali:

    1) Palatalizzazione, distinta in tre stadi, delle consonanti sg.ole o dei gruppiconsonantici mb nd ngdinanzi a vocali anteriori.

    2) Caduta delle consonanti -n / -hin posizione nale con conseguente rispet-tiva nasalizzazione di una vocale o di una consonante iniziale della parolasuccessiva ed aspirazione di una vocale iniziale della parola successiva.

    3) Mutamento delle labiovelari kw/gw > k/g.

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    PALATALIZZAZIONE CONSONANTICA

    Uno dei principali fenomeni linguistici che caratterizzano i vari stadi del gaelico an-tico ed il gaelico medio consiste nella presenza di due serie di consonanti, una serie

    di qualit palatale e una serie di qualit non palatale denita come neutra. In inglesein particolare le consonanti neutre o non-palatali si deniscono come broad con-sonant (consan leathan in gaelico), mentre le conosonanti palatali vengono denitecome slender consonant (consan caolin gaelico). Le origini di questo fenomeno vannoricercate nella creazione di varianti allofoniche di qualit palatale per le consonantiseguite da vocali anteriori sia brevi che lunghe di timbro i/e, e di allofoni di qualitnon palatale per le medesime consonanti seguite da vocali posteriori sia brevi chelunghe di timbro a/o/u. Il fenomeno della palatalizzazione ricostruibile gi sullabase delle attestazioni in alfabeto ogham, ma la dierenza fondamentale rispetto aglistadi successivi della lingua gaelica consiste nel fatto che, mentre nello stadio piantico del gaelico arcaico la presenza di allofoni palatali o non palatali era regolatadal contesto fonetico, negli ultimi stadi del gaelico arcaico e quindi poi nel gaelicoantico e negli stadi successivi di lingua, in seguito ai fenomeni di apocope e sincopevocalica, si assiste ad un progressivo processo di fonologizzazione di questi originariallofoni, in quanto vengono a cadere proprio le vocali che originariamente avevanoprodotto la palatalizzazione delle consonanti precedenti, provocando quindi la for-mazione di due serie distinte di consonanti palatali e non palatali.

    Il fenomeno di palatalizzazione consonantica stato studiato da vari eminentilinguisti, in particolare da Thurneysen, Pedersen, Martinet e Cowgill, ma una dellespiegazioni maggiormente accreditate dei diversi stadi successivi di questo proces-so quella oertaci da Greene, che ricostruisce appunto per il periodo del gaelicoarcaico tre stadi fondamentali di palatalizzazione:

    I. La cosiddetta prima palatalizzazione avrebbe avuto eetto nei confronti diqualsiasi consonante sg.ola, dei gruppi mb/nd/ng tra due vocali anteriori op-pure tra una vocale di qualsiasi timbro, tranne che , e la vocale anteriore i/.Nel caso in cui invece la vocale precedente fosse stata appunto non sarebbeavvenuta la palatalizzazione delle consonanti labiali e gutturali. Secondo Gre-

    ene questo primo stadio di palatalizzazione sarebbe da porsi cronologicamen-te in un periodo precedente allabbassamento delle vocali, accentate e non ac-centate, i > e / u > odinanzi ad /a /o. Sempre durante questo primo stadio dipalatalizzazione, in seguito allinnalzamento delle vocali accentate e > i / o > u,se nella sillaba successiva erano presenti le vocali anteriori i/ u/e in seguitoalla caduta di n e hin ne parola, tutte le vocali brevi di timbro e/i che si

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    trovavano in posizione nale sarebbero state ridotte ad unicoschwadi timbroultra breve che avrebbe causato la palatalizzazione di qualsiasi consonanteprecedente eccetto che per il gruppo consonantico -cht, senza far dipenderedal timbro della vocale precedente le consonanti in questione.

    II. Un secondo stadio di palatalizzazione dovrebbe invece essere databile dopoil fenomeno di abbassamento delle vocali, accentate e non accentate, i > e /u >odinanzi ad /a /o, in quanto qualsiasi fenomeno di palatalizzazione diuna consonante iniziale o di un gruppo consonantico iniziale motivato dallapresenza nella sillaba successiva di una vocale anteriore accentata di timbroe/ i/ e avvenuto dopo tale fenomeno di abbassamento, deve essere con-siderato come un secondo processo di palatalizzazione, distinto dal primoavvenuto appunto prima dellabbassamento vocalico in questione. Inoltrenellipotesi di Grenne nel periodo compreso tra il primo e il secondo stadiodi palatalizzazione dovrebbe essersi vericato il mutamento > adinanzi avocale posteriore nella sillaba successiva, in quanto non avrebbe comun-que causato alcuna palatalizzazione di consonanti precedenti. Sempre du-rante questo periodo sarebbe anche avvenuto il mutamento di i > u / a > odopo le labiovelari kw/gwprima che avvenisse il mutamento kw/gw > k/g.

    III. Inne il terzo stadio di palatalizzazione sarebbe ricostruibile per il periodosuccessivo al troncamento o perdita delle sillabe nali di parola, con conse-guente riduzione delle vocali anteriori e / i / ( < use nella sillaba succes-siva erano presenti le vocali i /e) ad uno schwadi timbro ultra breve nellesillabe non nali seguenti la sillaba portatrice di accento, cio in tutte le

    seconde sillabe e nelle quarte sillabe nei casi un cui la terza sillaba presen-tasse un accento secondario. Questo schwadi timbro ultra breve , come lo

    schwa di timbro uguale che si era formato in posizione nale dopo la cadutadi ned m, causava la palatalizzazione di qualsiasi consonante precedenteindipendentemente dal timbro anteriore o meno delle vocali precedenti leconsonanti in questione. Nel medesimo periodo inoltre nellopinione di Gre-ene si potrebbe anche ricostruire la riduzione delle vocali a o uad unoschwadi timbro , sempre nelle sillabe post-toniche. Diversamente per dallosch-wa ultra breve, che si sarebbe distinto dalle vocali anteriori e / iin quanto

    causava la palatalizzazione delle consonanti precedenti indipendentementedal timbro delle vocali precedenti le consonanti in questione, gli eetti dello

    schwa ultra breve sulle consonanti precedenti non si sarebbero potuti di-stinguere da quelli delle vocali a o u. Per tale motivo questa riduzione soloipotizzata ma potrebbe anche essere avvenuta successivamente.

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    LENIZIONE CONSONANTICA

    Come ho gi accennato nella sezione relativa al proto-celtico ed al celtico insulare, se-condo Greene e McCone si possono ricostruire tre stadi fondamentali di lenizione delle

    consonanti occlusive sia sorde che sonore, di cui solo il primo stadio sarebbe stato pan-celtico e sarebbe avvenuto appunto gi nel periodo del proto-celtico. Il secondo stadioinfatti sarebbe avvenuto esclusivamente in celtico insulare ed il terzo si sarebbe poisviluppato in maniera autonoma per il ramo brittonico e per quello goidelico.

    I. Il primo stadio avrebbe dunque comportato la lenizione delle consonantiocclusive sonore con il loro conseguente passaggio alle rispettive consonantifricative sonore: *i.e. b d g m > *P.C. v v. Tale lenizione sarebbe avvenutain posizione intervocalica, tra sonante e vocale oppure in posizione nale diparola dopo vocale.

    II. Il secondo stadio invece sarebbe avvenuto esclusivamente nel ramo del celti-co insulare ed avrebbe comportato la lenizione non solo delle consonanti oc-clusive sonore ma anche della spirante sordas con conseguente mutamento*P.C. s > *C.I. h, sempre in posizione intervocalica, tra sonante e vocale oppu-re in posizione nale di parola dopo vocale.

    III. Il terzo stadio inne, che avrebbe portato ad eetti dierenti per il ramobrittonico e per quello goidelico, avrebbe in questultimo ramo comporato laspirantizzazione delle consonanti occlusive sorde con il conseguente muta-mento appunto delle consonanti occlusive sorde nelle rispettive consonantifricative sorde cio: *C.I. t k > pr.irl. x, in posizione intervocalica tra vocalee sonante oppure in ne di parola dopo vocale. Per quanto concerne in par-ticolare lirlandese primitivo McCone suggerisce anche unaltra distinzionee riassume i tre stadi di lenizione in due soltanto e cio un primo stadio cheavrebbe comportato sia la lenizione delle consonanti sonore che la lenizionedella spirante sorda s in posizione intervocalica, tra vocale e sonante ed inne di parola dopo vocale; ed un secondo stadio successivo con lenizione neimedesimi contesti delle consonanti occlusive sorde.

    MUTAMENTI PROPRI DEGLI STADI FINALI DELLIRLANDESE PRIMITIVOCADUTADELLECONSONANTIFINALIEDAPOCOPEDELLEVOCALIFINALI

    Per il periodo dellirlandese primitivo si possono ricostruire una serie di mutamen-ti delle sillabi nali di parola che culminarono con lapocope di qualsiasi vocalebreve non accentata che si fosse venuta a trovare in posizione nale.

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    In particolare cronologicamente si possono ricostruire i seguenti mutamenti:

    a) w > vdopo consonante sonora, tale sonorizzazione avveniva non solo ininterno di parola ma anche nel caso in cui la consonante sonora fosse co-

    stituita dalla consonante nale della parola precedente, in gruppi sintatti-camente strettamente uniti; questo mutamento dovrebbe essere avvenutoprima della caduta di -nin posizione nale in quanto tale consonate pro-vocava la sonorizzazione in questione.

    b) Caduta di -h ed -nin posizione nale con conseguenti rispettivi fenomeni diaspirazione e nasalizzazione, in particolare infatti la caduta di -hcomportlaspirazione della vocale iniziale della parola successiva in gruppi sintatti-camente uniti, inoltre caus il mutamento w > fnel medesimo contesto; lacaduta di nnale in gruppi strettamente uniti invece avrebbe causato lanasalizzazione della consonante o della vocale iniziale della parola succes-siva. In particolare nin tali contesti sarebbe caduta senza lasciare tracciadinanzi alle consonanti l- r- n- m- s-mentre avrebbe causato la nasalizza-zione della consonante successiva producendo i seguenti mutamenti: sono-rizzazione delle consonanti sorde t > d / k > g / kw> gwe nasalizzazione diconsonanti e vocali espressa gracamente con la premessa di una n-dinanzialle consonanti sonore od alle vocali.

    c) Apocope di qualsiasi vocale breve non accentata in posizione nale di pa-rola, tale apocope coinvolse dunque sia le vocali originariamente brevi inposizione nale, sia le vocali non accentate originariamente lunghe che si

    erano abbreviate in seguito al primo fondamentale mutamento vocalico, siale vocali brevi che si vennero a trovare in posizione nale in seguito alla ca-duta di -h -nin posizione nale.

    I mutamenti b) e c) qui sopra riportati sono fondamentali in quanto compor-tarono la fonologizzazione delle originarie varianti allofoniche di vocali e con-sonanti conseguenti ai fenomeni di aspirazione, lenizione, nasalizzazione epalatalizzazione dovute al contesto fonetico. In particolare la caduta di n edhfinali e successiva nasalizzazione di consonanti e vocali ed aspirazione del-

    le vocali ebbe come esito il riconoscimento di valore morfologico ai processidi nasalizzazione e aspirazione che, insieme anche al fenomeno di lenizioneconsonantica, divennero indicatori di diverse categorie grammaticali che pre-cedentemente erano indicate dalla forma della parola precedente. Per quantoriguarda invece il fenomeno dellapocope vocalica, come ho gi detto, la cadutadelle vocali brevi non accentate in fine parola comport la fonologizzazione

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    degli allofoni palatali e non palatali delle consonanti in posizione finale di pa-rola dopo lapocope appunto delle vocali da cui originariamente era dovuta lapalatalizzazione o meno delle consonanti in questione.

    CADUTADICONSONANTIESINCOPEDELLEVOCALIINTERNE

    Per il periodo successivo alla caduta di ned-h in posizione nale ed allapocopedelle vocali nali, per il periodo cio compreso tra la ne del sec. V e la met delsec. VI con cui si suole far concludere lo stadio del gaelico primitivo o irlandese pri-mitivo, sono stati ricostruiti inne i seguenti mutamenti linguistici che culminaro-no con la sincope generale delle vocali interne in seconda sillaba di parola, sincopeche fu per preceduta probabilmente da una serie di mutamenti consonantici:

    a) Caduta di una consonante fricativa dentale o gutturale in posizione internatra vocale e le consonanti n r l con conseguente allungamento di compenso dellavocale precedente la consonante fricativa. Questo mutamento stato ulteriormen-te suddiviso da Greene in due stadi principali:

    I. Caduta, avvenuta prima della generale sincope vocalica, della fricativa sonora davanti ad l n rcon allungamento di compenso della vocale precedente;

    II. Caduta, in periodo successivo alla sincope, delle consonati fricative sorde xdavanti ad l n rcon allungamento di compenso della vocale precedente.

    Questi due stadi sono stati ricostruiti tenendo appunto conto delle vocali lunghe,divenute tali in seguito allallungamento di compenso, su cui ebbe eetto o menola sincope. Ovviamente infatti le vocali lunghe che si andarono formando con il se-condo stadio qui sopra ricostruito, non furono inuenzate dal processo di sincopee vennero dunque mantenute. Inoltre interessante far notare come lallungamen-to di compenso comport il reinserimento nellinventario vocalico di una nuova ,dierente con ogni probabilit dallantica// chiusaereditata dallindo-europeo, inquanto questa nuova vocale lunga presentava un timbro pi aperto //;e linseri-mento di una nuova vocale lunga //anchessa dierente dallantica //di origineindo-europea in quanto di timbro pi aperto.

    interessante comunque far notare come lallungamento di compenso compor-t comunque la creazione di nuove vocali lunghe in posizione interna in quantoprecedentemente in pr.irl. era andata completamente perduta lopposizione tra vo-cali lunghe e brevi nelle sillabe non accentate. Infatti in seguito ai vari mutamentiavvenuti ed in particolare allapocope, in sillaba non accentata si potevano trovareesclusivamente vocali brevi in posizione interna e vocali lunghe in posizione nale.

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    Questo perch lapocope aveva eliminato qualsiasi vocale breve non accentata in po-sizione nale e quindi erano state mantenute solo vocali lunghe in questa posizione,mentre in posizione interna in seguito allantico abbreviamento delle vocali lunghenon accentate erano rimaste solo vocali brevi.

    b) Nel caso in cui le vocali brevi non accentate di timbro e/isi trovassero tra dueconosonanti omorganiche, la prima di queste due consonanti cadeva se precedutada vocale accentata; in particolare nel caso in cui la vocale accentata in questionefosse stata di timbro a od o si formavano dei dittonghi risultanti dal contatto ap-punto della vocale accentata con la vocale breve e/isuccessiva, per tanto si riscon-tra la formazione dei seguenti dittonghi: a/e o/e.

    c) Lultimo stadio ricostruito per il periodo dellirlandese primitivo costituitodalla sincope, cio dalla caduta di qualsiasi vocale si trovasse nella seconda sillaba,che non fosse nale di parola; con conseguente fonologizzazione degli allofoni pa-latali o non palatali delle consonanti anche in posizione interna e non solo nale diparola come era accaduto per la precedente apocope.

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    FONTI RELATIVE ALLO STUDIO DEGLI STADI DELLIRLANDESE ARCAICO ED INPARTICOLARE DELLIRLANDESE ANTICO

    FONTIRELATIVEALLIRLANDESEPRIMITIVOEDAIPRIMISTADIDELLIRLANDESEANTICO

    Per quanto riguarda lo studio dellirlandese arcaico e dellirlandese antico, leprime attestazioni in lingua gaelica risalenti al VII secolo sono fondamental-mente costituite da antichi nomi di persona e brevi parole gaeliche presenti inalcune Vite di Santi scritte in latino. Tra queste in particolare ricordo i testi re-lativi al vita di San Patrizio e cio i Collectanea del monaco Trechn, conosciu-ti anche con il titolo di Breviarium, e la Vita Patricii scritta da Muirch moccuMachteni, monaco di Slebte (Sletty) nel Leinster. Entrambi i testi sono risalentialla seconda met del VII sec. ed entrambi sono traditi nel Book of Armagh insie-me ad altro materiale relativo a Patrizio. Risalenti al medesimo periodo sonopure le Omelie di Cambrai.

    Comunque non si trovano fonti contemporanee in gaelico antico abbastanzaabbondanti fino ai secoli VIII e IX e la maggior parte sono costituite da glos-se, note interlineari e marginali in gaelico-latino. Le pi importanti collezionidi glosse sono conservate nelle biblioteche dei monasteri di origine irlandesefondati in Europa, in particolare a Wrzburg, Milano e San Gallo. Alcune brevisono composte in gaelico antico nel codice di Milano e in aggiunta alcune nelCodex Sancti Pauli, manoscritto scritto intorno al IX sec. I testi presenti nel Bookof Armagh, risalente al sec. IX, sono per la maggior parte scritti in latino, tra cuiin particolare la Confessio e lEpistula ad milites Coroticiscritte dallo stesso SanPatrizio, per in gaelico antico ritroviamo alcune parti del testo conosciuto conil titolo diAdditamentae contenente materiale miscellaneo.

    Il materiale gaelico proveniente dai manoscritti del IX e X sec. stato descrittoe tradotto nel Thesaurus Paleohibernicus voll. I-II. In seguito allo studio delle glosse stata portata a termine dal prof. J.K. Zeuss una Grammatica Celticascritta in latinoe risalente al 1853. Questo studioso considerato come il fondatore della lologiaceltica in quanto, dopo aver visitato tutti i principali monasteri in cui venivanopreservate glosse in lingue celtiche, riconobbe le glosse irlandesi come quelle pi

    antiche e pubblic appunto il testo conosciuto come Grammatica Celtica in cui pre-sentava lanalisi non solo dellirlandese ma anche dei tre dialetti del ramo brittoni-co e cio il gallese, il cornico ed il bretone.

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    FONTIPERLOSTUDIOINPARTICOLAREDELLIRLANDESEANTICO

    Per quanto riguarda invece lo studio in particolare dello stadio dellirlandeseantico ritroviamo tutta una serie di fonti costituite da testi di argomento legale,

    che pur essendo tramandate in manoscritti tardi di periodo gi medio irlande-se, contengono testi che nella loro composizione originale dovrebbero risaliread un periodo precedente al X sec. Secondo dati strettamente linguistici, basatisullanalisi dei termini gaelici contenuti nei testi e del sistema nominale e verba-le ricostruibile appunto sulla base della testimonianza diretta delle fonti, il nu-cleo fondamentale dei testi dovrebbe risalire addirittura uno stadio arcaico dellalingua non solo precedente al X secolo ma risalente probabilmente addirittura alperiodo compreso tra VII ed VIII secolo d.C.

    I manoscritti in cui i testi legali ci sono stati trasmessi per appartengono adun periodo molto pi tardo compreso tra il XII ed il XVI secolo; i codici principalisono il Rawlinson B 502 della Bodleian Library di Oxford, appartenente al secoloXII; lH 2.15 A e lH.3.18 della Trinity College Library risalenti rispettivamenteai secoli XIV e XVI; lH 3.17 sempre della Trinity College Library; il Rawlinson B506 e lEgerton 88 risalente al XVI secolo. La grande distanza di tempo che incor-re tra il momento della composizione e quello della scrittura dei testimoni haquindi comportato problemi di identicazione e datazione. Molti manoscrittiinfatti presentano segni di corruzione linguistica con introduzione di forme ap-partenenti ad uno stadio pi avanzato della lingua e proprie del periodo medioirlandese; inoltre molte sono le interpolazioni e le aggiunte che hanno alteratoil contenuto originale dei testi, ma in alcuni casi una loro sicura identicazionenon possibile. Questi testimoni sono tutti copie di manoscritti pi antichi an-dati perduti o distrutti, e spesso questi stessi testimoni ci sono pervenuti dan-neggiati; e di molti antichi testi di leggi e trattati di diritto ci sono pervenutisolo frammenti e note7. Secondo lopinione di Patterson8 la maggiore causa diperdita e distruzione di manoscritti legali sarebbe da ricollegarsi alla colonizza-zione inglese dellIrlanda durante il XVI secolo, con conseguente soppressionedelle istituzioni irlandesi e la graduale scomparsa del gaelico come lingua duso.In tale situazione infatti molti manoscritti nonsolo vennero distrutti nel tenta-

    tivo di cancellare il sistema legale autoctono ma anche vari testimoni, nascosti esotterrati dagli stessi irlandesi per sottrarli alla distruzione, andarono perduti efurono dimenticati. Successivamente inoltre molti documenti vennero ulterior-mente distrutti nel corso delle guerra di indipendenza e della guerra civile nel

    7 F. KellyA Guide to Early Irish Law, Dublin, 1988, pp. 225-232.

    8 N. Patterson, Cattle Lords and Clansmen, The Social Structure of Early Ireland, 1994, pp. 6-9.

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    1922. Patterson fa anche presente che una seconda fondamentale causa di per-dita di testi legali e manoscritti deve essere cercata allinterno della stessa tradi-zione gaelica, in quanto nellopinione di questo studioso con molta probabilitsarebbero stati preservati con maggior cura i testi che contenevano materiale

    relativo alle classi privilegiate mentre sarebbe stata posta minor attenzione nel-la preservazione dei testi concernenti i diritti delle classi pi umili che spesso cisono pervenuti in maniera frammentaria9.

    I trattati legali che ci sono pervenuti, comunque, come schema di base, si pos-sono considerare come composti di tre elementi fondamentali e cio il testo basegeneralmente in prosa, le glosse interlineari e il commentario. Come giustamen-te fanno notare vari studiosi, quali ad esempio Mac Nill, Thurneysen, Binchy10,Kelly e Patterson11, il testo base costituirebbe il nucleo centrale e pi antico deitrattati legali, risalente come composizione per iscritto al periodo compreso traVII e X secolo ma contenente materiale in precedenza tramandato oralmente. Leglosse invece, stilate sulla base della tecnica di analisi etimologica delle parole ane esplicativo, ed i commentari di vari scoliasti sarebbero state gradualmenteaggiunte dagli scribi al nucleo centrale. Le glosse ed i commentari in particolare,secondo lopinione di Kelly12, risentirebbero dellinuenza dei grammatici latininelluso appunto della tecnica di spiegazione dei termini legali basata sulla scissio-ne della parola in questione in due o tre elementi spiegati ognuno separatamente.Sicuramente lintroduzione dellalfabeto latino al momento della cristianizzazionedellisola nel V secolo infatti avrebbe comportato una trasformazione delle moda-lit di trasmissione dei testi in questione che avrebbe permesso una trattazionemaggiormente in dettaglio delle norme legali, registrate ora in forma scritta, conlaggiunta di commentari e glosse esplicative che prima non sarebbero state pensa-bili in accordo ad una trasmissione prettamente orale del materiale.

    Unaltra interessante fonte di datazione incerta poi costituita dalla Bethu Phtraico Vita Tripartita, relativa appunto alla vita di San Patrizio. Tale testo consiste di treomelie in gaelico, tramandateci in vari manoscritti tra cui in particolare il ms. Eger-ton 93 del British Museum, risalente al XV e contenete il testo pi completo dellaVita, e il ms. Rawlinson B 512 della Bodleian Library di Oxford che supplisce ad alcuneparti mancanti nel precedente manoscritto, insieme ad alcuni estratti contenuti nel

    ms. H.3.18 del Trinity College di Dublino. Il testo della Bethu Phtraic scrittocom-pletamente in gaelico tranne che per alcune brevi frasi in latino, si divide in tre parti

    9 N. Patterson, Cattle Lords and , p. 7.

    10 D.A. Binchy,D.A. Binchy, Corpus Iuris Hibernici, Introductory MatterDublin, 1978, pp. vii-xii.

    11 N. Patterson,N. Patterson, Cattle Lords and , pp. 7-8.

    12 F. Kelly,F. Kelly,A Guide to, pp. 232-233.

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    ognuna delle quali preceduta da una prefazione contenente anche alcuni passi latini,molti dei quali costituiti da citazioni bibliche. La datazione di questa vita incerta e sibasa fondamentalmente su dati linguistici e codicologici, anche se attualmente nonsi comunque pervenuti ad una data precisa e approvata da tutti gli studiosi.

    Secondo Stokes la Bethu Phtraicvenne composta non prima del X sec. e trascrit-tanel sec. XI13; K. Mulchrone ipotizz invece che la compilazione originale risalissead un periodo compreso tra l895 e il 901 e che la copia pi fedele di tale originale,fosse stata portata a termine da uno scriba di Cashel, durante il regno di CennGgn morto nel 936. Tale versione sarebbe secondo lei quella tramandata dal ms.Egerton 93 del British Museum, mentre una versione successiva e interpolata sa-rebbe contenuta nel ms. Rawlinson B 512. Entrambi i manoscritti inoltre derive-rebbero, in maniera indipendente, da un manoscritto precedente andato perduto.Gearid Mac Eoin propose invece una datazione posteriore al 940 basandosi sullostudio dei riferimenti ivi contenuti alla storia del Munster, mentre Mac Donnchapropenderebbe per una data pi tarda, intorno al 1100, per la versione omiletica anoi giuntaci, copia di una pi antica versione agiograca14. Inne secondo Bielere McNeill lo studio linguistico del testo, ricco di elementi medio-gaelici, farebbepensare ad una probabile composizione non precedente al sec. X.

    13The Tripartite Life of Patrick, a cura di W. Stokes, 2 voll.; London, 1887 (Rolls Series, 89).

    14 K. Mulchrone,K. Mulchrone, Bethu Phtraic. The Tripartite Life of Patrick, Dublin, 1939; D.N. Dumville, SaintPatrick ., pp. 255-258.

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    IRLANDESE ARCAICO

    Come ho gi spiegato prima, con il termine di irlandese arcaico si suole indicarein particolare lo stadio della lingua gaelica ricostruibile in particolare per il sec.

    VII, questo stadio infatti viene considerato di passaggio tra lirlandese primitivo elirlandese antico ricostruibile per i secoli VIII e IX. Fondamentalmente tra la metdel sec. VI e la ne del sec. VII si susseguirono alcuni mutamenti, relativi in parti-colare al sistema consonantico, conseguenti in particolare alla sincope delle vocaliinterne in seconda sillaba, ed alla formazione di nuovi dittonghi.

    MUTAMENTIRELATIVIALSISTEMACONSONANTICO

    I mutamenti ricostruibili per questo stadio sono i seguenti:

    a) Nel caso in cui i processi di apocope e sincope vocaliche avessero crea-to una situazione in cui una consonante nasale o una liquida si fosserotrovate tra due consonanti oppure in posizione post-consonantica senzaalcuna vocale di appoggio, in tal caso si sarebbe sviluppata, davanti alleconsonanti nasali e liquide in questione, una nuova vocale di appoggio

    // il cui timbro sarebbe dipeso dalla qualit palatale o meno delle con-sonanti contigue. Questo processo per non influiva sui gruppi conso-nantici costituiti da una consonante nasale seguita da una consonanteocclusiva sonora omorganica, oppure nei gruppi costituiti da una conso-nante nasale preceduta da una consonante liquida, da unaltra consonan-te nasale oppure dalla consonante sonora occlusiva dentale /d/. In parti-colare la vocale di appoggio// veniva resa graficamente in modi diversiper indicare appunto la qualit delle consonanti vicine e cio: a [a] tradue consonanti entrambe di qualit non palatale; i [i] tra due consonantientrambe di qualit palatale oppure tra una consonante non palatale eduna palatale, in questo secondo caso la vocale poteva anche essere resacome ai; e [e] tra due consonanti di cui la prima di qualit palatale e laseconda di qualit non palatale.

    b) Nel caso in cui la sincope avesse prodotto sequenze consonantiche co-stituite da una consonante sonora non nasale seguita da una consonantesorda fricativa, si assiste ad un processo di assimilazione con desonoriz-zazione della prima consonante.

    c) Nel caso in cui la sincope avesse comportato il contatto tra consonanti omor-ganiche, con inclusione anche dei gruppi costituiti da l n s+ cons. dent., si as-

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    siste alla perdita del carattere di spirantizzazione per qualsiasi consonantefricativa eventualmente presente.

    d) Nel caso in cui la sincope avesse prodotto sequenze consonantiche costituiteda una consonante palatale ed una non palatale o da una consonante non

    palatale ed una palatale, allora si assiste ad un processo di assimilazione pro-gressiva per cui la seconda consonante diviene di qualit palatale o non pa-latale a seconda della qualit appunto della consonante precedente. Per cuiabbiamo sequenza di cons.pal. + cons.non pal. > cons.pal. + cons.pal., mentrecons.non pal. + cons.pal. > cons.non pal. + cons.non pal.

    e) Introduzione graduale nel sistema consonantico di un fonema /p/ in seguitoallintroduzione di prestiti, in particolare dalla lingua latina; inoltre in posi-zione interna si ebbe il mutamento b > pnei verbi composti o nei compostiformati da preposizioni e pronomi sussi. In tali contesti infatti -h, general-mente caduta in posizione intervocalica, resistette no al periodo successivoalla sincope e scomparve in un secondo momento causando la sonorizzazio-ne di qualsiasi consonante sorda precedente tra cui quindi anche p > b.

    MUTAMENTIRELATIVIALSISTEMAVOCALICO

    Nel periodo dellIrlandese arcaico si possono riscontrare vari mutamenti che com-portarono in particolare la modica della semivocale w con la formazione di nuovidittonghi.

    I. Davanti a consonante, w di qualit non palatale,forma un dittongo con lavocale a precedente: ew > o/ ow > ou.

    II. wdi qualit palatale invece, nel periodo successivo alla sincope, ma succes-sivamente cade dinanzi a vocale oppure si assiste al mutamento w > yin nedi parola o dinanzi a consonante.

    III. w > fin posizione iniziale non lenita.IV. Creazione di nuovi dittonghi in ai/oi come risultato della caduta di -hin posi-

    zione intervocalica, successivamente per ai/oi> nelle sillabe non accentate.

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    IRLANDESE ANTICO

    Con il termine di irlandese antico si suole indicare lo stadio della lingua gaelicaricostruibile per il periodo compreso tra linizio del secolo VIII e la ne del secolo

    IX. A dierenza degli stadi precedenti, svariate sono le fonti in nostro possessoche ci permettono appunto di ricostruire in maniera abbastanza precisa linven-tario vocalico e consonantico ed anche il sistema di essione nominale e verbaledi questo stadio di lingua. Per tale motivo oltre che elencare in maniera sintetica imutamenti avvenuti tra la fase dellirlandese arcaico e quella dellirlandese anticoho deciso di presentare anche una sintesi del sistema morfologico, orendo quindiuna breve grammatica descrittiva dellirlandese antico.

    Prima di ci credo comunque sia opportuno elencare appunto i vari mutamentilinguistici che hanno caratterizzato il passaggio tra lirlandese arcaico e lirlandeseantico. interessante far notare come la maggior parte dei mutamenti avvenganoin conne di parola e in particolare inuiscano sugli elementi proclitici quali parti-celle congiunte, congiunzioni, proverbi, pronomi possessivi, forme della copula.

    MUTAMENTIORTOGRAFICIRISPETTOALLIRLANDESEPRIMITIVO

    Per quanto riguarda lortograa necessario elencare le seguenti caratteristicheproprie dellirlandese primitivo:

    1) I segni grafici p t c vengono adoperati per indicare le consonanti occlusi-ve sorde /p t c/.

    2) I segni graci p t c vengono adoperati anche per indicare le consonanti occlusivesonore /b d g/ in posizione interna post-vocalica (solo in alcuni casi anche post-consonantica) probabilmente per inuenza della prima lenizione brittonica.

    3) I segni graci b d g m vengono adoperati per indicare le consonanti occlu-sive sonore /b d g m/ ed anche le loro rispettive varianti lenite, indicandoquindi rispettivamente sia [b d g m] che [v v].

    4) I segni geminati nn ll vengono adoperati per indicare la consonante nasale/n/ e la consonante liquida /l/ non lenite, mentre i segni graci n ed l ven-

    gono adoperati per indicare i rispettivi allofoni leniti quindi [N] ed [L].5) Occasionalmente vengono adoperati i segni geminati bb dd gg mm per indi-

    care le consonanti occlusive sonore per distinguerle dalle rispettive variantilenite; inoltre sempre occasionalmente viene adoperato il segno geminato ssper indicare la spirante non lenita /s/.

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    6) Vengono adoperati i segni graci ph th ch, derivati dal latino, per indicare leconsonanti sorde lenite, quindi fricative, [f x] e distinguerle dalle rispettiveconsonanti occlusive sorde non lenite.

    7) Tentativo di esprimere graficamente la lunghezza delle vocali con la ge-

    minazione dei segni vocalici per cui si ha ii ee aa oo uu per indicare levocali , tale metodo venne per abbandonato e si utilizz inveceil metodo di aggiungere il segno soprascritto alle vocali lunghe. Talesegno probabilmente derivava dallapex latino.

    8) Graduale impiego dei segni vocalici come indicatori della qualit palatale omeno delle consonanti contigue.

    MUTAMENTIRELATIVIALSISTEMACONSONANTICO

    a) Sonorizzazione delle consonanti dentali in conne di parola, anche nel casodel conne tra particelle proclitiche e le successive parole accentate, inprossimit di una vocale non accentata, per cui si riscontra: in posizione -nale -th [] > d [] dopo una vocale non accentata; allinizio di una particellaproclitica o in ne di parola -t > -ddopo vocale non accentata.

    b) Sonorizzazione della fricativa dentale sorda -th [] > d [] tra vocali non ac-centate; sonorizzazione della fricativa labiale sorda f > v resa gracamentecon b, sia in posizione intervocalica tra vocali non accentate sia in posizionenale dopo vocale sia accentata che non; sonorizzazione della consonantefricativa gutturale palatale -ch [x] > -g [] sia in ne di parola dopo vocale

    non accentata, sia in interno di parola tra vocali non accentate.c) Dopo r l n me una vocale non accentata n > nn [N] e l > ll [L].d) Nelle particelle proclitiche si assiste alla perdita della qualit palatale

    delle consonanti presenti.

    MUTAMENTIRELATIVIALSISTEMAVOCALICO

    a) Nelle varie particelle proclitiche la perdita della qualit palatale delleconsonanti comporta la conseguente modifica di timbro delle vocali re-

    lative per cui e > a / u > o.b) Le vocali brevi non accentate a e i o in posizione interna nello stadio

    dellirlandese antico vengono tutte ridotte ad uno schwa di timbro in-distinto // che veniva reso graficamente in maniera diversa a secondadella qualit palatale o meno delle consonanti contigue per cui si ha: a [a] tra due consonanti entrambe di qualit non palatale; i [i] tra due

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    consonanti entrambe di qualit palatale oppure tra una consonante nonpalatale ed una palatale, in questo secondo caso la vocale poteva ancheessere resa come ai; e[e] tra due consonanti di cui la prima di qualit pa-latale e la seconda di qualit non palatale. In iato dopo la vocale iloschwa

    // viene reso ora come a[a] davanti ad una consonante non palatale macome ei[e] o i[i] davanti ad una consonante palatale.

    Questo sviluppo proprio delle vocali non accentate in posizione interna produce intal modo tre conseguenze notevoli e cio:

    1) La riduzione in questa posizione dellopposizione vocalica tra cinque ele-menti a e i o u ad unopposizione tra due soli elementi e cio loschwa//e la vocale breve /u/.

    2) Unopposizione tra cinque timbri vocalici a e i o u rimane pertanto solo perle vocali accentate in posizione interna, mentre per le vocali non accentatein posizione nale ritroviamo unopposizione tra solo quattro membri e cioa e i u in seguito al mutamento o > a proprio dellantico irlandese.

    3) La fonologizzazione degli allofoni palatali e non palatali delle consonantianche in posizione interna per le sillabe che non erano state gi in prece-denza inuenzate dalla sincope vocalica; infatti nel periodo pi arcaico dellalingua la palatalizzazione o meno delle consonanti era dovuta alla presenzao meno di vocali contigue di timbro rispettivamente anteriore o posteriore,in seguito allabbassamento delle vocali, allapocope, alla sincope e inne

    alla scomparsa dellopposizione tra le vocali a e i o, in tal modo gli allofonipalatali e non palatali persero il loro carattere di semplici varianti dovute alcontesto vocalico ed assursero allo status di fonemi indipendenti allinternodel sistema linguistico in questione.

    4) Confusione tra/a/ ed /o/ in sillaba nale, per cui si ha il generale mutamento a > o.5) Per quanto riguarda i dittonghi si notano i seguenti mutamenti: oi > ai; au >

    u; u > ; o/u/u > u.

    SISTEMAVOCALICOECONSONANTICODELLIRLANDESEANTICO

    Dai mutamenti linguistici n qui riportati e dallanalisi dei diversi stadi linguisticidellirlandese per il periodo compreso tra i sec. V e VIII si pu dedurre che il siste-ma fonologico antico irlandese presentava i seguenti fonemi:

    1) opposizione tra cinque vocali brevi /i/ /e/ /a/ /o/ /u/2) opposizione tra cinque vocali lunghe // // / / // //

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    4) interessante far notare come linventario dei fonemi consonantici dellir-landese antico si sia notevolmente ampliato rispetto a quello dellirlande-se primitivo e dellirlandese arcaico in quanto, a seguito di vari mutamenticome lapocope, la sincope, la riduzione delle vocali brevi interne a // ab-bia comportato la fonologizzazione degli allofoni palatali e leniti dei fonemiconsonantici. Per tale motivo dunque si devono aggiungere allinventario,con pieno riconoscimento del loro status di fonemi, la serie delle consonantilenite cio le consonanti fricative sorde e sonore sia palatali che non palata-li, nonch appunto le serie delle consonanti occlusive e fricative di qualitpalatale. Viceversa scompaiono in irlandese antico i fonemi labiovelari, siasordi che sonori, che perdono appunto lelemento velare.

    /ia/

    /eu/

    /ui/ /ua/

    /oi/

    /u//au//ai/

    /iu/u/

    /u/

    /ia/

    /eu/

    /ui/ /ua/

    /ai/

    3) presenza di una serie di dittonghi quali:

    Nel periodo antico irlandese si videnzia una graduale riduzione ai seguenti dittonghi:

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    Per tali motivi, per lirlandese antico si pu ricostruire il seguente inventario:

    Consonanti non palatali Consonanti palatali

    Occlusive Fricative Occlusive Fricative

    /p/ /b/ /f/ /v/ /p/ /b/ /f / /v//t/ /d/ // // /t/ /d/ // //

    /k/ /g/ /x/ // /k/ /g/ /x/ //

    Nasali

    /n/ /m/ /v/ /N/ /n/ /m/ /v/ /N/

    Laterali

    /l/ /r/ /L/ /R/ /l/ /r/ /L/ /R/

    Spirante sorda

    /s/ /s/

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    LARTICOLO

    Lirlandese antico, come del resto anche lirlandese moderno, non possiede unaforma particolare per larticolo indeterminativo che non viene indicato. Al con-

    trario esistono forme dierenziate dellarticolo indeterminativo, per il maschile,il femminile e il neutro e per i numeri singolare, plurale e duale. Larticolo inoltrenon accentuato e precede sempre il nome a cui si riferisce.

    ARTICOLOMASCHILEFORMESINGOLARI

    Al singolare la forma dellarticolo precedente sostantivi maschili :

    Nom. in, dinanzi a nome iniziante per vocale diviene int.Gen. in, che diviene intdinanzi a s (lenita), inddinanzi a vocale e alle consonanti f (le-

    nita), l, r, n. Tutte e tre le forme causano lenizione della consonante seguente.Dat. in,che viene generalmente adoperato in connessione con il pronome do,

    per cui abbiamo la forma dongenerale, la forma dontdinanzi a vocale o s(aetta da lenizione), e la forma donddinazi ad f (lenita), l, r, n. Tutte e trele forme causano la lenizione della consonante seguente.

    Acc. in,che causa la nasalizazzione o eclisse del sostantivo seguente, per cuiabbiamo premessa di una n- dinanzi a vocale, ed eclisse della consonanteiniziale del sostantivo seguente.

    Quindi riassumendo al singolare abbiamo le seguenti forme:

    Nom. in, int.Gen. in, int, ind+ lenizione.Dat. don, dont, dond+ lenizione.Acc. in+ eclisse o nasalizzazione.

    FORMEPLURALI

    Al plurale invece si hanno le seguenti forme:

    Nom. in, intdinanzi a s (lenita), ind dinanzi ad f (lenita), l, r, n. Tutte e tre le for-me causano lenizione della consonante seguente.

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    Gen. forma pi antica inna, forma pi recente na. Tali forme causano la nasaliz-zazione della vocale seguente, e leclisse della consonante iniziale.

    Dat. forma combinatoria di articolo e preposizione do al plurale che d laforma donaib.

    Acc. forma pi antica inna, forma pi recente na. Probabilmente tale forma plu-rale provocava laspirazione della vocale iniziale del sostantivo, ma gra-camente non era rilevata nel gaelico antico scritto.

    Quindi al plurale si hanno le seguenti forme:

    Nom. in, int, ind+ lenizione.Gen. inna, na+ nasalizzazione ed eclisse.Dat. donaib.Acc. inna, na+ aspirazione.

    FORMEDUALI

    Per quanto riguarda il duale le forme sono le seguenti:

    Nom. ind.Gen. ind.Dat. dondib,che causa la nasalizzazione della vocale seguente e leclisse della

    consonante seguente.Acc. ind.

    ARTICOLOFEMMINILEFORMESINGOLARI

    Le forme dellarticolo che precedono sostantivi femminili sono le seguenti:

    Nom. in,che diviene intdinanzi a sostantivi inizianti per s (lenita), inddinanzi asostantivi inizianti per vocale o con le lettere f (lenita), l, r, n. In tutti i casi

    larticolo causa la lenizione della consonante seguente.Gen. si presenta nelle due forme, la pi antica innae la pi recente na. Dinanzi

    a sostantivi inizianti per vocale veniva pronunciata anche laspirazione ditale vocale. Laspirazione, nel gaelico moderno viene infatti espressa conlaggiunta graca di una h.

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    Dat. in,si trova nella maggioranza dei casi unito alla preposizione semplice dodando la forma risultante don, che diviene dontdinanzi ad s (lenita), e donddinanzi a vocale o alle lettere f (lenita), l, n, r. Tutte e tre le forme dellarti-colo causano la lenizione della consonante seguente.

    Acc. inche causa la nasalizzazione e leclisse della consonante seguente, conpremessa di una n- dinanzi a vocale e con eclisse della consonante inizialedel sostantivo seguente.

    Al singolare sono dunque testimoniate le seguenti forme:

    Nom. in, int, ind+ lenizione.Gen. inna, na+ aspirazione.Dat. don, dont, dond+ lenizione.Acc. in+ nasalizzazione ed eclisse.

    FORMEPLURALI

    Nom. inna(forme antica), na(forma pi recente) con aspirazione, non espressagracamente, della vocale iniziale.

    Gen. inna(forma pi antica), na(forma pi recente) che causano nasalizazzionedella vocale seguente ed eclisse della consonante seguente.

    Dat. forma combinatoria dellarticolo e della preposizione docon derivazionedella forma donaib.

    Acc. presenza delle due forme inna(pi antica), e na(pi recente) che causavanonella pronuncia laspirazione della vocale iniziale non espressa gracamente.

    Riassumendo, abbiamo dunque le seguenti forme plurali:

    Nom. inna, na+ aspirazione.Gen. inna, na+ nasalizzazione ed eclisse.Dat. donaib.Acc. inna, na+ aspirazione.

    FORMEDUALI

    Nom. ind.Gen. ind.Dat. dondib che causa la nasalizzazione della vocale seguente e leclisse della

    consonante seguente.

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    ARTICOLONEUTROFORMESINGOLARI

    Al singolare le forme dellarticolo neutro sono le seguenti:

    Nom. a,che causa la nasalizzazione della vocale seguente e leclisse dellaconsonante seguente.

    Gen. presenza delle tre forme: indinanzi ai sostantivi inizianti per consonante,intdinanzi ad s (lenita), inddinanzi a vocale ed alle consonanti f (lenita), l,r, n. Tutte le forme causano lenizione della consonante seguente.

    Dat. don,forma data dalla fusione dellarticolo con la preposizione semplice do,dontviene usato dinanzi ad un sostantivo iniziante con s (lenita), donddi-nanzi a sostantivi inizianti con vocale o con le consonanti f (lenita), l, n, r.Tutte e tre le forme causano la lenizione della consonante seguente.

    Acc. a,che causa la nasalizzazione della vocale seguente e leclisse della con-sonante seguente.

    Dunque le forme singolari possono riassumersi in:Nom. a + nasalizzazione ed eclisse.Gen. in, int, ind+ lenizione.Dat. Don, dont, dond+ lenizione.Acc. a+ nasalizzazione ed eclisse.

    FORMEPLURALI

    Nom. forma pi antica inna, forma pi recente na.Gen. forme innae nache causano in questo caso la nasalizazzione della vocale

    seguente e leclisse della consonante seguente.Dat. forma data dalla fusione dellarticolo con la preposizione semplice do

    che d la forma donaib.Acc. inna(forma antica) e na(forma pi recente), che causano laspirazione del-

    la vocale seguente. Questa aspirazione non per espressa gracamente

    nel gaelico antico.

    Quindi per il plurale sono testimoniate le forme:Nom. inna, na+ aspirazione.Gen. inna, na+ nasalizzazione ed eclisse.Dat. donaib.Acc. inna, na+ aspirazione.

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    FORMEDUALI

    Nom. ind,che causa la nasalizzazione e leclisse della consonante seguente.Gen. ind,causa la nasalizzazione della vocale seguente e leclisse della con-

    sonante seguente.Dat. forma data dalla fusione dellarticolo con la preposizione do, dondib,che causala nasalizzazione della vocale seguente e leclisse della consonante seguente.

    Acc. ind,che come le forme precedenti causa nasalizzazione e leclisse del-la consonante seguente.

    SCHEMA RIASSUNTIVO

    FORMESINGOLARIForme Maschili Forme Neutre Forme Femminili

    Nom. in(t-) / ind a n- in(t-) / indl

    Gen. in(t-) / indl in(t-) / indl inna / nah

    Dat. don(t) / dondl don(t) / dondl don(t) / dondl

    Acc. in n- a n- in n-Voc.

    FORMEPLURALI

    Forme Maschili Forme Neutre Forme FemminiliNom. in(t-) / indl inna / nah inna / nahGen. inna / na n- inna / na - n inna / na n-Dat. donaib donaib donaibAcc. inna / nah inna / nah inna / nah

    Voc.

    FORMEDUALIForme Maschili Forme Neutre Forme Femminili

    Nom. in d in d in d Gen. in d in d in dh

    Dat. don dib n- don dib n- don dib n-

    Acc. in d in d in d Voc.

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    IL SOSTANTIVO1) PARTEGENERALE

    I. Genere e numero.

    Nellirlandese antico si distinguono tre generi: Maschile, Femminile e Neutro. Inol-tre si distinguono tre numeri: singolare, plurale e duale che viene generalmenteaccompagnato dal numerale due.

    II. Casi.

    La declinazione nominale dellantico gaelico, come quella del gaelico moderno, presen-ta una distinzione in cinque casi: Nominativo, Genitivo, Dativo, Accusativo e Vocativo.

    Il Nominativo il caso del soggetto di una preposizione e di quanto al soggettosi riferisce quindi attributo, apposizione, predicato.

    Il Genitivo serve a qualicare un altro sostantivo in particolare un nome astrattoe un nome verbale, normalmente inoltre il gen. segue il sostantivo a cui si riferisce.Indica in particolare il complemento di specicazione e il possesso, viene dunqueadoperato per indicare espressioni che signicano capace di come cumatchtacheper indicare unapposizione del nome a cui si riferiscono. In gaelico difatti il casogenitivo viene adoperato molto pi che nelle altre lingue, ad esempio viene ado-perato per indicare i patronimici ed espressioni di tempo dopo la preposizione dia(dia domnich= di domenica).

    Il Dativo indica in particolare il complemento di termine e lo scopo e il ne diunazione, ha funzione anche di strumentale e locativo, viene usato principalmen-te dopo le seguenti preposizioni semplici: a (fuori da), ar (per), co (con), di / do (di/ da),fad (in presenza di), fo (sotto),for (su), (dentro), ar (dopo), s (sotto a), a(da), oc(a = stato in luogo), s as (sopra a), re ri (prima)15.

    Indipendentemente da queste preposizioni, viene adoperato 1) dopo compa-rativi; 2) con funzione di apposizione di pronomi personali; 3) in varie espres-sioni di tempo; 4) come avverbio.

    LAccusativo il caso delloggetto di una preposizione e di quanto allogget-

    to si riferisce. Viene adoperato 1) dopo i verbi di movimento; 2) dopo talang(capace di) e dopo adas (proporzionato a); 3) per indicare il complemento diuguaglianza dopo amal (come); 4) per indicare il complemento di tempo; 5)dopo le preposizioni: al (oltre a), ar (per), cen (senza), co (verso), echtar (fuori

    15 Le preposizioni ar,fo,for e ivengono adoperate anche con laccusativo.

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    da), eter (tra), for (su), fri (contro), imm (circa, intorno a), in (in, dentro), inge(eccetto a), la (con),sech (dopo), tar dar (oltre), tri (attraverso)16.

    Il Vocativo viene adoperato generalmente nelle invocazioni e quando si intendechiamare qualcuno o qualcosa, in tal caso si trova preceduto dalla particella ache

    causa la lenizione della consonante seguente.III. Temi dei sostantivi.Lirlandese antico presenta la distinzione della declinazione in temi vocalici econsonantici.a) Le declinazioni dei temi in vocale si divide in:

    1) Declinazione dei temi in -omasch. e neut.2) Declinazione dei temi in -io masch. e neut.3) Declinazione dei temi in -femm.4) Declinazione dei temi in -ifemm.5) Declinazione dei temi in -itutti i generi6) Declinazione dei temi in -femm.7) Declinazione dei temi in -ututti i generi.

    b) Le declinazioni dei temi in consonante si divide in:

    1) Declinazione dei temi in gutturale g/-cmasch. e femm.2) Declinazione dei temi in dentale d/-tmasch. e femm.3) Declinazione dei temi in nasale -nmasch. e femm.4) Declinazione dei temi in rmasch. e femm.5) Declinazione dei temi in -sneut.6) Declinazione dei sostantivi irregolari e indeclinabili.

    16 Le preposizioni ar,fo,for e ivengono seguite anche dal caso dativo.

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    PARADIGMI DEI TEMI VOCALICI E CONSONANTICITEMIVOCALICI

    Declinazione dei temi in -o

    Ia) Sostantivi maschili

    Nom. Sg./ Acc. sg./ Gen. pl.Terminano tutti con una consonante neuta e presentanola medesima forma.

    Nom. du./ Acc. du./ Gen. du.Il gen. pl. e lacc. sg. causano la nasalizzazione dellaconsonante o della vocale iniziale del sostantivo seguente.

    Voc. sg./ Gen. sg./ Nom. pl.Presentano la palatalizzazione della consonante nale; ilVoc. sempre preceduto dalla particella a/.

    Dat. sg. Presenta frequentemente la voc. u dinanzi alla cons. nale.

    Dat. du./ Dat. pl. Terminano in -aib.Acc. pl./ Voc. pl. Terminano in -u.

    Ib) Sostantivi neutri

    Nom. sg./ Acc. sg./ Voc. sg./ Nom.pl./ Gen. pl./ Acc. pl./ Voc. pl./ Nom.du./ Gen. du./ Acc. du.

    Termi