Storia del pensiero linguistico (a.a. 2020-21)...E PENSIERO •«Il linguaggio è l’organo...

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STORIA DEL PENSIERO LINGUISTICO (A.A. 2020-21) PROF. STEFANO GENSINI (DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA) EMAIL: [email protected]

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  • STORIA DEL PENSIERO LINGUISTICO (A.A. 2020-21)PROF. STEFANO GENSINI (DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA)

    EMAIL: [email protected]

  • LA RIFLESSIONE SUL LINGUAGGIO DALL’ANTICHITÀ ….

    • Platone: Cratilo, Il Sofista

    • Aristotele: De interpretatione, Politica

    • Stoici: Frammenti

    • Epicuro e Lucrezio

    • Agostino di Ippona: De doctrina christiana,

    De magistro…

    • Concentrata su alcuni temi tipici:

    • Il rapporto linguaggio-realtà (se sia o no

    «mímesis tès ousías»)

    • L’origine del linguaggio (se per

    convenzione, thései, o naturale, phúsei)

    • La funzione retorica e educativa

  • …. AL RINASCIMENTO

    • Prime grandi raccolte linguistiche

    • Bibliander, De ratione communi omnium

    linguarum (1548)

    • Gessner, Mithridates, de differentiis

    linguarum tum veterum tum quam hodie,

    (1555)

    • Roccha, Bib.ApostolicaVaticana, Appendix

    de dialectis, (1591…. )

    • Messa in grammatica delle lingue volgari

    • Nebrija (spagnolo/castigliano) 1492

    • Bembo (italiano) 1525

    • Meigret (francese) 1531

    • Ickelsamer (tedesco) 1541

    • Graves (inglese) 1594…..

  • RUOLO FONDAMENTALE DEI MISSIONARI E DELLA COMPAGNIA DI GESÙ

    • Esplorazione di paesi e culture diverse e

    necessaria presa di contatto con le

    rispettive lingue;

    • A partire dalla metà del XVI secolo, i

    missionari rimandano in patria i primi

    sketches grammaticali e i primi lessici di

    lingua altrimenti ignote: il Pater noster

  • ALLARGAMENTO DELL’ORIZZONTE LINGUISTICO: GLI INIZI DELLA COMPARAZIONE FRA LINGUE

    G. W. Leibniz (1646-

    1716) esorta eruditi e

    viaggiatori a

    raccogliere campioni

    lessicali. (Da una lettera del 1795)

    William Jones

    (1746-1794)

    divulga dall’India

    la «scoperta»

    del sanscrito.

    «La lingua sanscrita, quale che sia la sua antichità, è una

    lingua di struttura meravigliosa, più perfetta del greco,

    più copiosa del latino, e più squisitamente raffinata di

    ambedue, nonostante abbia con entrambe un'affinità

    più forte, sia nelle radici dei verbi sia nelle forme della

    grammatica, di quanto probabilmente non sarebbe

    potuto accadere per puro caso; così forte, infatti, che

    nessun filologo potrebbe indagarle tutt'e tre, senza

    credere che esse siano sorte da qualche fonte comune,

    la quale, forse, non esiste più. C'è un'altra ragione

    simile, sebbene non altrettanto cogente, per supporre

    che tanto il gotico quanto il celtico, sebbene mescolati

    con un idioma molto differente, abbiano avuto la stessa

    origine del sanscrito e l'antico persiano potrebbe

    essere aggiunto alla medesima famiglia»

    (William Jones, Discorso presidenziale alla Royal Asiatic

    Society of Bengala, 2 febbraio 1786)

    https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_gotica

  • GLI INIZI DELLA LINGUISTICA (SPRACHWISSENSCHAFT) STORICO-COMPARATA

    • Nel 1820, per impulso di W. V.

    Humboldt, viene istituita a

    Berlino la prima cattedra di

    sanscrito e grammatica

    comparata. Il suo titolare è

    Franz Bopp autore del

    pionieristico Über das

    Konjugationssystem der

    Sanskritsprache in Vergleichung

    mit jenem der

    griechischen, lateinischen, persis

    chen und germanischen

    Sprache (1816)

    Friedrich Schlegel (1772-1829),

    autore di Sulla lingua e la

    Sapienza degli Indiani (1808).

    Prima classificazione morfologica

    delle lingue: flessive, isolanti e

    agglutinanti (una più precisa definizione

    è dovuta al fratello, v. sotto).

    August Wilhelm Schegel (1767-

    11845), letterato romantico e

    indianista, autore di Osservazioni

    sulla lingua e la letteratura

    provenzali (1818)

  • IL «MITO» DEL SANSCRITO

    • Il sanscrito vedico è la lingua di

    antichissimi testi a carattere religioso,

    pervenutici nella scrittura alfabetica detta

    davanagari.

    • Ipoemi epici Mahābhārata e Rāmāyaṇa

    sono fra le più importanti attestazioni

    letterarie del sanscrito («lingua

    perfetta»).

    https://it.wikipedia.org/wiki/Mah%C4%81bh%C4%81ratahttps://it.wikipedia.org/wiki/R%C4%81m%C4%81ya%E1%B9%87a

  • …E LA SUA COMPONENTE IDEOLOGICA

    • Le origini delle lingue non flessive

    seguono lo schema della teoria

    «naturale» dell’origine del linguaggio,

    propria della tradizione epicurea:

    un’origine «ferina», guidata dal bisogno e

    caratterizzata da un rapporto

    elementare, onomatopeico, fra i primitivi

    suoni prodotti e le entità reali

    • Le origini delle lingue flessive seguono

    invece (pur senza fare direttam.

    riferimento alla tesi dell’ispirazione

    divina) uno schema che insiste sulla

    innata riflessività e quindi superiorità

    spirituale delle rispettive comunità

    parlanti.

  • ECCO UN PASSO STRATEGICO

    • «…la condizione dell’uomo non è iniziata dappertutto da uno stato di ottusità ferina,

    sulla quale dopo un lungo e faticoso sforzo si è infine depositata qua e là un po’ di

    ragione (Vernunft); ma tale lingua [= il sanscrito] dimostra che, quand’anche non

    dappertutto, certo almeno proprio là dove ci riconduce la nostra ricerca, subito fin

    dall’inizio si è manifestata la più limpida e penetrante capacità riflessiva (Besonnenheit).

    Opera e prodotto di una tale capacità è infatti questa lingua, che già nei suoi primi e più

    semplici elementi esprime i più alti concetti di un puro universo di pensiero, direi quasi

    l’intero profilo della coscienza (Bewußtsein), non in modo figurato, ma con immediata

    chiarezza» (Sulla lingua e la sapienza degli Indiani, ed. it. cit., p. 48).

  • QUALCHE ESEMPIO CITATO DA F. SCHLEGEL

    • Corrispondenze sanscrito/tedesco Corrispondenze sanscrito/greco

    • Shrityoti – er schreitet dodami, dodasi ecc. - dídomi

    • Vindoti – er findet son - syn

    • Onto –Ende prothomo – prôtos

    • Monuschyo – Mensch etoron – éteron

    • Svostri – Schwester labho – lábo, lambáno

  • CENTRALITÀ DELLA NOZIONE DI ‘FLESSIONE’

    • Cfr. lingue come

    • Il sanscrito

    • Il latino

    • Il greco

    • Il tedesco….

    • A differenza di lingue come il cinese o le

    lingue amerindiane

    • C’è un nucleo semantico originario, la

    «radice», che si presenta come una

    forma dotata di una forza organica, quasi

    di natura vivente.

    • Essa si flette (flessioni, casi) modulandosi

    in modo da esprimere relazioni fra entità

    o concetti.

  • A. W. SCHLEGEL, OBSERVATIONS SUR LA LANGUE ET LA LITTÉRATURE PROVENÇALES (1818)

  • TRE DIVERSE CLASSI DI LINGUE

  • PER FISSARE LE IDEE…

    • Un esempio di lingua agglutinante (il

    finlandese)

    • kirja = libro

    • kirjani = il mio libro

    • kirjassa = nel libro

    • kirjassani = nel mio libro

    • kirjassanikin = anche nel mio libro

    • isolante, lingua Lingua in cui gli elementi lessicali

    sono portatori soltanto di significato e le

    determinazioni morfologiche sono indipendenti.

    Una lingua i. non ha declinazioni o flessioni, non si

    esprime tramite modificazioni delle parole; è

    costituita da due ingredienti: da una parte il lessico,

    che consta di parole significanti, invariabili e

    autonome; dall’altra i mezzi morfologici, quali la

    varietà di collocazione nella frase, d’intonazione, o

    un repertorio di parole svuotate di significato e

    dotate di funzione grammaticale. Un esempio è il

    cinese.

  • LA RIFLESSIONE FILOSOFIA SULLE LINGUE E IL LINGUAGGIO: WILHELMVON HUMBOLDT

    • Sue opere chiave disponibili in italiano:

    • Scritti sul linguaggio (1795-1827), a c. di A.

    Carrano, Guida, Napoli 1989

    • La diversità delle lingue, a c. di D. Di

    Cesare, Laterza, Roma-Bari 1991 (è la

    trad. ampiamente commentata del 1

    volume del capolavoro di H., noto come

    Einleitung zum Kawi-Werk, 1836)

    Wilhelm v. Humboldt

    (1767-1835), filosofo,

    politico, grandissimo

    conoscitore e studioso

    di lingue, nonché primo

    autentico filosofo del

    linguaggio. A lui

    dobbiamo inoltre il

    modello dell’università

    «umanistica»

    tradizionale.

  • DA «SULLO STUDIO COMPARATO DELLE LINGUE» (1820)

    • «Non si potrebbe inventare il linguaggio se il suo tipo non

    preesistesse nell’intelletto umano. Perché l’uomo comprenda

    davvero anche una sola parola, non come mero impulso

    sensibile, ma come suono articolato designante un concetto, il

    linguaggio deve già essere in lui intero e nel suo nesso. Nel

    linguaggio non vi è nulla di isolato, ciascuno dei suoi elementi si

    annuncia solo come parte di un intero. Come è naturale

    l’ipotesi di un graduale perfezionarsi delle lingue, così solo di

    colpo poté avvenir la loro invenzione. L’uomo è tale solo

    attraverso il linguaggio, ma per inventare il linguaggio egli doveva

    già essere uomo. […] se si può confrontare [il linguaggio] con

    qualcos’altro di cui non esiste in fondo nulla di uguale in tutta la

    sfera del pensabile, si può rammentare l’istinto naturale degli

    animali e chiamare il linguaggio un istinti intellettuale della

    ragione» (Scritti, p. 125).

  • ÉRGON O ENÉRGHEIA?

    • «La lingua, nella sua essenza reale, è qualcosa di continuamente, in ogni attimo transeunte.

    Perfino la sua conservazione attraverso la scrittura è sempre soltanto una conservazione

    incompleta e mummificata, che richiede sempre a sua volta che vi si rende sensibile la vera

    dizione. La lingua stessa non è un’opera (érgon), ma un’attività (enérgheia). La sua vera

    definizione perciò non può essere che genetica. Essa è cioè il lavoro eternamente reiterato

    dello spirito, volto a rendere il suono articolato capace di esprimere il pensiero. […] la lingua

    propriamente detta risiede nell’atto del suo reale prodursi. Ed è solo al discorso in quanto

    tale che si deve sempre pensare come al vero e primo elemento i tutte le ricerche che

    intendono penetrare l’essenza vivente della lingua. La frantumazione in parole e regole non è

    che un morto artificio dell’analisi scientifica» (Diversità, § 8, p. 36)

  • LINGUAGGIO E PENSIERO

    • «Il linguaggio è l’organo formativo del pensiero. L’attività

    dell’intelletto, del tutto spirituale, del tutto interiore, che

    quasi svanisce senza lasciare traccia, si estrinseca

    mediante il suono nel discorso e diviene percepibile ai

    sensi. Quest’attività è pertanto tutt’uno col linguaggio,

    essi sono inseparabili l’una dall’altro. Ma, anche

    considerata in sé, tale attività è legata alla necessità di

    contrarre un’allenza con i suoni del linguaggio, poiché

    altrimenti il pensiero non potrebbe pervenire a chiarezza,

    né la rappresentazione potrebbe divenire concetto.

    L’alleanza indissolubile che unisce il pensiero, gli organi

    vocali e l’udito al linguaggio risiede in modo irrevocabile

    nella costituzione originaria, non ulteriormente

    esplicabile, della natura umana» (Diversità, § 9, p. 42)

  • USO INFINITO DI MEZZI FINITI

    • «Con l’articolazione è data la possibilità di formare, anche in singole parole, a partire dai

    loro elementi, un numero davvero indefinito di altre parole, sulla base di un insieme di

    sentimenti e di regole che ne determinano il procedimento di formazione, stabilendo così

    fra tutte un’affinità corrispondente all’affinità dei concetti. […] Il linguaggio non può

    essere considerato un materiale già dato, che si possa abbracciare con lo sguardo nel suo

    insieme e comunicare poco per volta, ma bensì deve essere visto come qualcosa che

    eternamente si produce, dove, mentre le leggi della produzione sono determinate,

    l’estensione e in un certo senso anche la modalità di essa rimangono del tutto

    indeterminati» (Diversità, § 9, p. 45).

  • UNA VISIONE LINGUISTICADEL MONDO

    • «L’uomo si circonda di un mondo di suoni per accogliere in sé

    ed elaborare il mondo degli oggetti. […] L’uomo vive

    principalmente con gli oggetti, e quel che è più, poiché in lui

    patire e agire dipendono dalle sue rappresentazioni, egli vive con

    gli oggetti percepiti esclusivamente nel modo in cui glieli porge

    la lingua. Con lo stesso atto, in forza del quale ordisce dal suo

    interno la rete della propria lingua, egli vi si inviluppa, e ogni

    lingua traccia intorno al popolo cui appartiene un cerchio da cui

    è possibile uscire solo passando, nel medesimo istante, nel

    cerchio di un’altra lingua. L’apprendimento di una lingua

    straniera dovrebbe essere pertanto l’acquisizione di una nuova

    prospettiva nella visione del mondo fino allora vigente e lo è in

    effetti in certo grado, dato che ogni lingua contiene l’intera

    trama dei concetti e la maniera di rappresentazione di una parte

    dell’umanità» (Diversità, § 9, p. 47)

  • AUGUST SCHLEICHER: LA NATURALIZZAZIONE DELLA LINGUISTICA

    • (…) Dalla Linguistica (Sprachwissenschaft) o Glottica (gr. glotta, “lingua”, die Zunge, die

    Sprache), bisogna distinguere anzitutto la Filosofia del linguaggio (Sprachphilosophie), la

    dottrina dell’idea di linguaggio, al modo stesso in cui dalla scienza della natura va distinta

    la filosofia della natura. La Linguistica ha a che fare immediatamente con la lingua stessa;

    l’oggetto della Linguistica è insomma qualcosa di concreto, di reale, ovvero le lingue date,

    determinate, mentre l’oggetto della Filosofia del linguaggio al contrario è qualcosa di

    astratto, di ideale. La Filosofia del linguaggio appartiene dunque a una sfera spirituale del

    tutto diversa da quella della Linguistica; essa non ne rappresenta una parte, ma appartiene

    alla filosofia.

  • La Filologia è una disciplina storica. Suo compito è la trattazione della vita spirituale di popoli o

    gruppi significativi, e la loro descrizione, la loro tradizione fino a noi. Solo là dove vi sia una vita

    spirituale dei popoli, una storia, dove, anzitutto, vi sia una letteratura, la Filologia può dispiegare la

    sua attività. (…) Al contrario la Linguistica non è una disciplina storica, ma una disciplina storico-

    naturale. Il suo oggetto non è la vita spirituale dei popoli, la storia in senso lato, ma solamente la

    lingua; non la libera attività dello spirito (la storia), ma la lingua data(ci) dalla natura, soggetta a leggi

    di formazione immutabili, il cui carattere è tanto al di fuori della determinazione volontaria dei

    singoli, quanto, ad es., lo è per l’usignolo modificare il suo canto; l’oggetto della Glottica è pertanto

    un organismo naturale (Naturorganismus). Che il portatore di una lingua, che il popolo che la parla

    sia importante oppure no, che possieda una letteratura, una storia, o non sia neppure in grado di

    scrivere, non ha alcun significato per la Glottica. Per questa, le letterature hanno importanza solo in

    quanto comodo ausilio per la comprensione delle lingue, e anche e soprattutto perché grazie ad

    esse si possono ottenere notizie (documenti) immediate di epoche linguistiche passate, di antiche

    forme linguistiche. La Linguistica è qui fine a sé stessa. Diversamente dalla Filologia, per la quale per

    un verso la lingua è il presupposto tramite il quale essa può pervenire alla vita spirituale dei popoli,

    per un altro la lingua è in questo modo anche oggetto della filologia, che in lei e tramite lei perviene

    a illustrare la vita spirituale dei popoli (Die deutsche Sprache, 1860, 1874 3 ed., pp. 119-120).

    August Schleicher

    (1821-1868).

    La sua opera

    principale, il

    Compendio della

    grammatica

    comparativa delle

    lingue indoeuropee,

    1861-1862, è una

    delle pietre miliari

    della linguistica

    indoeuropea.

  • L’AVVENTO DEGLI JUNGGRAMMATIKER(«NEOGRAMMATICI»)

    • Si differenziano dalla linguistica comparativa delle origini assumendo: (1) una certa concezione generale dei fatti

    linguistici, basata su fattori (I.1) fisici e (1.2) psicologici; (II) un paradigma metodologico condiviso.

    • Precursore: Wilhelm Scherer, Zur Geschichte der deutschen Sprache (1868)

    • Formazione del paradigma: Herman Osthoff, Karl Brugmann, Morphologische Untersuchungen auf dem Gebiete der

    indogermanischen Sprachen 1878

    • Grandi teorici:

    • Berthold Delbrück, Einleitung in das Sprachstudium. Ein Beitrag zur Geschichte und Methodik der vergleichende

    Sprachforschung (1880, tr. It. 1881)

    • Hermann Paul Prinzipien der Sprachgeschichte (1880, 1886, tr. ingl. 1888), ultima ed. 1920.

  • I PRINCÌPI-BASE (DA OSTHOFF-BRUGMANN, 1878)

    • «Alla base di questi princìpi [della nuova linguistica] sta il doppio pensiero, di immediata evidenza, anzitutto che la lingua non è qualcosa

    che si trova al di fuori e al di sopra delle persone e che conduce vita a sé, ma, al contrario, [qualcosa che] solo nell’individuo realmente

    esiste, e pertanto tutti i mutamenti che intervengono nella vita della lingua possono partire solamente dagli individui parlanti; secondo,

    che l’attività fisica e psichica delle persone, sia nell’acquisizione di una lingua ereditata dal passato, sia nella riproduzione e ristrutturazione

    dei modelli fonici assorbiti nella coscienza, dev’esser stato essenzialmente la stessa in ogni tempo.

    • I due assunti metodologici più importanti della corrente ‘neogrammaticale’ sono quelli che seguono:

    • Primo. Tutti i cambiamenti fonetici, nella misura in cui sono meccanici, si compiono secondo leggi prive di eccezioni, vale a dire

    che la direzione dello spostamento fonetico, in tutti gli appartenenti a una certa comunità linguistica, a meno che non subentri una

    suddivisione in dialetti, è la medesima, e tutte le parole in cui il suono sottoposto a spostamento fonetico appare sotto le stesse

    condizioni, sono senza eccezione interessate dal mutamento.

    • Secondo. Essendo chiaro che l’associazione formale, ovvero il modellamento di nuove forme linguistiche attraverso l’analogia,

    gioca un ruolo molto importante nella vita delle lingue recenti, questa modalità di innovazione linguistica va riconosciuta anche per i

    periodi precedenti e i più antichi, e non solo va riconosciuta qui in generale, ma questo principio di spiegazione va utilizzato allo stesso

    modo per la spiegazione dei fenomeni linguistici di periodi successivi, e non deve affatto stupire se forme analogiche ci vengono incontro

    nei periodi più tardi o recenti di storia linguistica in misura identica o ancor maggiore che nei periodi anteriori o più antichi».

  • ANCORA SULLE «LEGGI FONETICHE INECCEPIBILI» (AUSNAHMSLOSE LAUTGESEZTE)

    • «Solo chi si attiene rigorosamente alle leggi fonetiche, questi pilastri di tutta la nostra scienza, ha nella sua ricerca un terreno

    solido sotto i piedi. Chi, al contrario, senza necessità, solo per poter soddisfare certe voglie, ammette eccezioni alle leggi che

    governano un certo dialetto, chi ritiene che singole parole o categorie lessicali non siano toccate da un’innovazione fonetica,

    che ha invece comprovatamente riguardano tutte le altre forme dello stesso tipo, o che ritiene che uno spostamento fonetico

    si sia verificato solo presso singole forme, o che ritiene che solo sporadicamente, presso singole forme, sia intervenuto uno

    spostamento fonetico di cui nulla sanno tutte le altre forme dello stesso tipo, o finalmente che ritiene che lo stesso suono, nelle

    identiche condizioni, si sia modificato in una parola in una certa direzione e in un’altra parola in un’altra direzione, o che

    ancora, in tutte queste da lui amate e immotivate eccezioni vede proprio la normalità che deriva dalla natura meccanica del

    cambiamento fonetico, e poi, come spessissimo accade, usa queste eccezioni come base per ulteriori derivazioni che debbono

    superare la conseguenza già osservata della legge fonetica, costui soggiace necessariamente al soggettivismo e all’arbitrio, e può

    in taluni casi mettere sul mercato almeno combinazioni spiritose, ma nessuna che meriti fiducia, e non deve pertanto lamentarsi

    se gli viene opposta una fredda negazione. Che l’orientamento ‘neogrammaticale’ oggi non sia ancora in condizione di spiegare

    tutte le “eccezioni” alle leggi fonetiche non può naturalmente rappresentare un’obiezione contro il suo principio».

  • UN ESEMPIO DI LEGGE FONETICA SONO LE ROTAZIONI CONSONANTICHE STUDIATE DA J. GRIMM

    • «Lautverschiebung In linguistica, alterazione di pronuncia che tocca sistematicamente

    intere classi di articolazioni (per es., tutte le consonanti sorde, tutte le consonanti sonore ecc.,

    salvo eventualmente quelle che si trovino in particolari posizioni). Il termine, variamente

    tradotto in italiano (mutazione, o rotazione consonantica), fu introdotto dai comparatisti

    tedeschi della prima metà del 19° sec. a indicare quei mutamenti sistematici che il

    consonantismo delle lingue germaniche presenta rispetto a quello delle altre lingue

    indoeuropee (1ª L.) e gli altri mutamenti che il consonantismo del tedesco meridionale

    presenta rispetto a quello del germanico più antico (2ª L.). Le due L. sono state e sono tuttora

    argomento di indagine così che la concezione odierna diverge per molti aspetti da quella

    dominante nel 19° secolo. Anche altre lingue presentano analoghe e indipendenti L. (per es.,

    l’armeno)». (Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/lautverschiebung/)

    https://www.treccani.it/enciclopedia/lautverschiebung/

  • I CARDINI DELLA «SPRACHWISSENSCHAFT» DI FINE OTTOCENTO

    • La linguistica si qualifica come «scienza»

    in quanto:

    • - basata sull’esistenza di leggi naturali

    dello sviluppo del linguaggio;

    • - fondata su dati obiettivi, empiricamente

    dati (ispirazione positivistica)

    • - strutturata secondo metodi di analisi

    standardizzati.

    • Filone indoeuropeistico (dove la base di

    comparazione è una lingua non più attestata)

    • Filone romanistico (dove la base di

    comparazione è una lingua solidamente

    attestata, il latino)

    • Due risorse di base del 2° filone:

    • Zeitschrift für romanische Philologie (1877-)

    • Gustav Gröber (hg.) Grundriss der

    romanischen Philologie (2 ed. 1904-1906)

  • PER QUANTO RIGUARDA L’AMBITO ITALIANO, DUE NOMI FONDAMENTALI

    • Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907)

    • «grande maestro» degli studi

    dialettologici (ci torneremo in seguito)

    • Teorico delle partizioni dialettali della

    penisola («L’Italia dialettale», 1880) e del

    fenomeno del «sostrato», riguardante le

    «reazioni etniche» dei dialetti

    sull’articolazione della lingua nelle varie

    regioni.

    • Wilhelm Meyer-Lübke (1861-1936)

    • Italienische Grammatik (1890)

    • (tr. it. Grammatica storica della lingua it. e dei dialetti toscani,

    rid. e trad. da M. Bartoli e G. Braun; 2ª ed. riv. da M. Bartoli,

    Torino 1927)

    • Romanisches etymologischesWörterbuch

    (1911-1920)

  • CRONOLOGIA DELLA LINGUISTICA COMPARATIVA

    • 1786 William Jones, The third anniversary discourse, on the Hindus (Works, 1807,

    London, John Stockdale a. John Walker, vol. 3)

    • 1790 Paolino di San Bartolomeo, Gramatica Samscrdamica etc. (Romae, De

    propaganda fide)

    • 1808 Friedrich Schlegel, Ueber die Sprache und Weisheit der Indier (Heidelberg,

    Mohr u. Zimmer)

    • 1816 Franz Bopp, Ueber das Conjugationsystem der Sanskritsprache im Vergleichung

    mit jenem der griechischen, leteinischen, persischen und germanischen Sprache

    (Frankfurt, in de Andräischen Buchhandlung)

    • 1818 Ramus C. Rask, Undersøgelse om det gamle Nordiske eller Islandske Sprogs

    Oprindelse (“Ricerche sull'origine della lingua nordica antica o islandese”)

    (Copenaghen, Gyldendalske Boghandling Forlag)

    • 1818 August Wilhelm Schlegel, Observations sur la langue et la littérature

    provençales (Paris, à la librairie greque-latine-allemande)

    • 1820 Wilhelm von Humboldt, Ueber das vergleichende Sprachstudium in Beziehung

    auf die verschiedennen Epochen der Sprachenentwicklung (Belin, Reimer 1822)

    • 1822 Jacob Grimm, Deutsche Grammatik, 2 voll, (Göttingen, in der Dieterischen

    Buchhandlung)

    • 1833-36 A. F. Pott, Etymologische Forschungen auf dem Gebiete der

    indogermanischen Sprachen (2ª ed. 1859-76 in 6 voll.) (Lemgo u. Detmold, im Verlage

    der meyer’schen Hofbuchhandlung).

    • 1833-37 Franz Bopp, Vergleichende Grammatik des Sanskrit, Zend, Griechischen,

    Lateinischen, Litthauischen, Gothischen und Deutschen, 6 vols. (Berlin, 1833-1857; 2d

    ed., 1856-1861; 3d ed., 1868. English translation, London, 1845-54; French translation

    by Michel Bréal, Paris, 1866-74).

    • 1836 Wilhelm v. Humboldt, Ueber die Verschiedenheit des menschlichen Sprachbaues

    un ihren Einfluß auf die geostige Entwicklung des Menschengeschlechts (Berlin,

    Druckerei der Königlichen Akademie der Wissenschaften)

    • 1843 Friedrich Diez, Etymologisches Wörterbuch der romanischen Sprachen (2ª ed.

    1869)

  • LINGUISTICA COMPARATIVA (SEGUE)

    • 1850 August Schleicher, Die Sprachen Europas in systematischer Übersicht

    (Bonn, König)

    • [1859 Charles Darwin, The Origin of Species by Means of Natural Selection,

    London, Murray]

    • [1861 Friedrich Max Müller, Lectures on the Science of Language, London,

    Longman, Green].

    • 1861 Graziadio I. Ascoli, Studj critici, Milano, Edizioni del Politecnico.

    • 1861-62, August Schleicher, Compendium der vergleichenden Grammatik der

    indogermanischen Sprachen. 2 vol. (Weimar, H. Boehlau).

    • 1865 August Schleicher, Die Bedeutung der Sprache für die Naturgeschichte

    des Menschen (Weimar, H. Böhlau)

    • [1871 Charles Darwin, The Descent of Man and Selection in relation to Sex

    (London, Murray, 2nd ed. 1874) ]

    • 1873 Graziadio I. Ascoli inaugura l’Archivio glottologico italiano (AGI, tutt’oggi

    attivo), con il celebre Proemio sulla questione della lingua ed i suoi Saggi ladini

    • [1875 William D. Whitney, The Life and Growth of Language (N. Y.

    Appleton and Co.)]

    • 1878-79 Herman Osthoff, Karl Brugmann, Morphologische

    Untersuchungen, 2 voll, (Leipzig, S. Hirzel)

    • 1879 Ferdinand de Saussure, Mémoire sur le système primitif des voyelles

    dans les langues indo-européennes, Leipzick, Teubner,

    • 1880 Graziaio Isaia Ascoli, Italia dialettale (nell’Enciclopedia Britannica, poi

    nel 1882 in AGI)

    • 1886 Herman Paul, Prinzipien der Sprachgeschichte, 2nda ed., Halle, Max

    Niemeyer (ultima ed. 1920).

    • 1886-1916 Karl Brugmann, Berthold Delbrück, Grundriss der

    vergleichenden Grammatik der indogermanischen Sprachen

    • 1890-1902 Wilhelm Meyer-Lübke, Grammatik der romanischen Sprachen, 4

    voll. (Leipzig, Fues's Verlag )

    https://it.wikipedia.org/wiki/August_Schleicherhttps://it.wikipedia.org/wiki/Karl_Brugmannhttps://it.wikipedia.org/wiki/Berthold_Delbr%C3%BCck