Storia del diritto romano Età monarchica. La storia di Roma inizia nel 1000 a.C. Il Lazio arcaico...

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Storia del diritto romano Età monarchica

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Storia del diritto romanoEtà monarchica

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Età monarchica

La storia di Roma inizia nel 1000 a.C.

Il Lazio arcaico era caratterizzato da ripe scoscese, acquitrini nelle pianure: gli esseri umani si stanziarono sulle colline e questo determinò il loro iniziale isolamento

I boschi erano folti: vi era la presenza di quercia, faggio, salice, alloro

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La principale attività economica era rappresentata dall’allevamento di bestiame: bovini, ovini, maiale.

Soprattutto gli ovini erano il bestiame più allevato tanto che la parola latina “pecunia” viene da pecus=pecora

Questa iniziale caratterizzazione perdurò nel mondo romano

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Era praticata anche una forma primitiva di agricoltura: un cereale era particolarmente adatto a quelle zone, il farro

Il farro era così diffuso che sopravvisse anche in epoche successive in alcune cerimonie religiose, talune produttive di effetti giuridici: es. confarreatio

La confarreatio era uno dei possibili riti in cui ci si poteva sposare, uno dei modi di acquisto della manus, un potere che il marito aveva nei confronti della moglie. Oltre a questa modalità c’era quella della coemptio e dell’ usus

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Nel corso dell’VIII sec. a.C le condizioni economiche migliorano, iniziano i primi scambi commerciali ed assumono rilievo le vie di comunicazione: l’Isola Tiberina e la via che collegava le zone costiere da quelle interne, la via Salaria (da Roma a porto d’Ascoli)

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Come nacque Roma? La domanda è difficile e diverse sono le ipotesi

Secondo la prevalente dottrina, Roma nacque in seguito alla definizione della città rispetto alla campagna, ma anche in seguito alla nascita della polis cioè di una comunità politica organizzata

Secondo alcuni autori, la nascita della città geografica coincise con la nascita della polis

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Condizioni basilari per il realizzarsi di una comunità politicamente organizzata sono almeno due: unità della popolazione stanziata su di un territorio ed il controllo militare di quel territorio e di quella popolazione: questo non era, nell’VIII sec. a.C., ancora avvenuto

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Capanne sul Palatino

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I pagi (villaggi) sono piccoli gruppi stanziati su di un territorio e legati da interessi economici, come la spartizione dei pascoli, dei traffici commerciali, lo sviluppo agricolo

I pagi erano anche legati da leghe religiose: questa unione serviva molto spesso come strumento di difesa del territorio

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Ancora nell’VIII sec. a.C. i pagi sono formati da capanne e non esiste differenziazione tra loro

Una conferma della omogeneità esistente tra i villaggi è testimoniata da scoperte archeologiche: gli arredi delle tombe in questo periodo sono del tutto simili tra loro

Così non sarà successivamente: quando si creerà una frattura tra ricchi e poveri, le tombe saranno molto diverse

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Sino alla metà dell’VIII sec. a.C. esisteva, dunque, una struttura democratica in cui il potere sovrano era esercitato da un gruppo di uomini armati, salvo deferire i poteri, in particolari momenti di crisi e pericoli, ad alcuni uomini particolarmente valorosi

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Dalla metà dell’VIII sec. a.C. in poi si verificano quelle trasformazioni economiche e sociali che portano al processo di differenziazione sociale: gli uomini non sono più tutti uguali, ma ci sono ricchi e poveri

Questo è rappresentato, a livello archeologico, dal rinvenimento di tombe abbellite con arredi funerari molto ricchi: i gruppi economicamente forti esprimono in questo modo la loro supremazia

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Cosa determinò questo processo di differenziazione? Il sorgere del lavoro specializzato (artigiani e commercianti), ma soprattutto la guerra: i guerrieri più bravi conquistavano più prede belliche divenendo, pertanto, più ricchi

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Il processo di differenziazione coincise con l’emergere delle gentes

La gens si afferma cioè come struttura sociale dominata dall’aristocrazia guerriera

Non sappiamo dire se la gens solo in tale epoca si afferma o se solo in tale epoca si trasforma in organismo aristocratico: sappiamo però che questo coincide con la genesi dell’ordinamento cittadino

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• Le gentes erano insiemi di persone libere, appartenenti a familae che ritenevano di discendere dallo stesso antenato e che portavano un nome comune detto “gentilizio”;

• Le familae erano invece gruppi minori, di cui facevano parte persone accomunate dalla sottomissione a un pater familias, che poteva essere un uomo libero o di condizione servile.

• Quando nacque la città di Roma essa riconobbe diritti politici solo ai capi dei gruppi più estesi, dalla cui unione era nata; questo spiega perché il primo senato monarchico era composto solo da 100 senatori.

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Le gentes rappresentano il gruppo sociale economicamente più forte

Gli strati più deboli della popolazione chiamati clienti si metteranno al servizio della gens aumentando la forza lavoro e il numero degli uomini armati

Il ruolo dei clienti è di varia natura: prestare servizio militare accanto al patrono, pagare parte del riscatto se fosse stato fatto prigioniero, contribuire alla dote della figlia, testimoniare in suo favore ai processi; tutto questo in cambio di lavoro e protezione.

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Accanto al processo di differenziazione della società, accadono altri fatti: si riducono le aree boschive, le paludi e i villaggi interagiscono tra loro

Talvolta possono scoppiare dei conflitti, ma anche questo conduce ad un processo di unificazione: se un villaggio prevale sull’altro si realizza una fusione

I villaggi sono uniti anche da rapporti economici e commerciali

Tutte queste circostanze determinarono la fusione dei pagi

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La popolazione romana venne divisa dal primo re, Romolo, in tre tribù

Ogni tribù era composta da dieci curie (30 in tutto)

Ogni curia era composta da dieci decurie

Capo della tribù era il tribuno, capo della curia il curione e capo della decuria il decurione

La strutturale piramidale era composta da trecento decurie, trenta curie e tre tribù

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Già in epoca romulea si sarebbe affermata la differenziazione tra patrizi (il loro nome viene da “patres” che era il nome con cui venivano chiamati i senatori) e plebei (plebs= moltitudine)

I patrizi erano i discendenti dei più antichi membri del senato, antica assemblea degli uomini più saggi di cui facevano parte gli esponenti di punta delle gentes

I plebei, la parte più povera della popolazione, dovevano scegliere un patrono tra i patrizi con funzione di protezione e farsi clienti

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I plebei lavoravano i campi

I patrizi erano sacerdoti o giudici o magistrati ausiliari del re o membri del senato

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Secondo alcuni studiosi le tre tribù sarebbero state il risultato di un’aggregazione tra gruppi etnici diversi

La tribù dei Ramnes sarebbe stata guidata da Romolo e stanziata sul Palatino

La tribù dei Tities stanziata sul Quirinale e guidata da Tito Tazio, ovvero da un sabino.

La tribù dei Luceres capeggiata da Lucumone, capo etrusco

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Vediamo quali erano gli organi costituzionali di Roma durante la monarchia: re, senato (consiglio degli anziani) e comizi curiati

Il re in cui coesistono due poteri fondamentali: il potere militare, l’ imperium, che lo rende comandante di tutti gli uomini armati, nonchè giudice e amministratore della città; il potere religioso, l’auspicium : il re è il mediatore tra la comunità e la divinità e garante della pax deorum (l’alleanza tra uomini e dei)

La crescita del potere del re è parallela all’affermazione stessa della città

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Il legame tra il re e il mondo divino si evince già dalla cerimonia di nomina del secondo re di Roma, Numa Pompilio

Egli venne nominato nel templum dinanzi a tutto il popolo riunito, con un sacerdote che tocca con la mano destra il capo di Numa chiedendo l’assenso della divinità alla sua nomina

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• Quel che sappiamo con certezza perché ce lo dicono sia Livio che Dionigi di Alicarnasso, è che alla morte del re, il senato interviene ed assume collegialmente i poteri del re: questo istituto si chiamo interregnum

• I poteri erano di fatto attribuiti a dieci senatori che li esercitavano individualmente ciascuno per cinque giorni

• La nomina del nuovo re avveniva durante l’interregnum, quando le circostanze politiche lo avessero permesso

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Ricordiamo che:

Romolo regnò dal 753 al 716

Numa Pompilio dal 715 al 673

Tullo Ostilio dal 673 al 641

Anco Marzio dal 640 al 616

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Tarquinio Prisco dal 616 al 579

Servio Tullio (Mastarna)dal 578 al 535

Tarquinio il Superbo dal 535 al 509

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1.E ’ verosimile che in un periodo di 250 anni si siano succeduti così pochi re?

2.E ’ verosimile che si trattasse di regimi stabili e duraturi, che non vi fossero intrighi, attentati e

improvvisi «cambi al vertice»?

3.E ’ verosimile che tutti i 7 re fossero così longevi se l’aspettativa di vita media (maschile) nell’antica

Roma era di 35/40 anni?

Dubbi sulla datazione dell’età monarchica

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Possibili risposte: 1)molto probabilmente si tratta di figure storiche importanti alla quale la tradizione (la memoria storica degli antichi Romani) faceva risalire la creazione di riti, istituzioni e regole che i Romani ritenevano caratteristici della loro cultura. 2)Probabilmente non furono solo 7, ma ve ne furono altri di cui la tradizione non ha conservato il ricordo perché poco significativi per la cultura di Roma e per lo sviluppo della città. 3)Sicura è invece la distinzione tradizionale tra re latino-sabini (Romolo, Numa, Tullo Ostilio, Anco Marcio) ed etruschi (Tarquinio Prisco Servio Tullio-Mastarna e Tarquinio il Superbo); in particolare, la dominazione etrusca sulla città è confermata da dati archeologici (urbanizzazione progressiva dell’abitato preesistente) e dall’eredità culturale (l’arte della divinazione, il teatro) e linguistica etrusca.

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4.La monarchia è durata circa 250 anni. 5. Si è conclusa con la cacciata dell’ultimo re etrusco Tarquinio il Superbo, perché sembra che gli Etruschi limitassero i privilegi dell’aristocrazia latina per assicurarsi l’appoggio del popolo. Gli Etruschi erano inoltre percepiti come una potenza straniera. La loro cacciata significò per i Romani la sconfitta della tirannide; i privilegi politici che i patrizi rivendicarono per sé a partire dall’instaurazione della res publica si fondavano proprio sul merito di aver liberato Roma dall’oppressore straniero.

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• I poteri del re erano la guida dell’esercito, amministrare la comunità, rendere giustizia , legiferare, prendere gli auspicia

• Il comando militare si rafforza nel tempo e caratterizza la figura dei re etruschi

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La monarchia romana non era una tirannide, né una monarchia di stampo ellenistico perché a)la carica del re era elettiva e non ereditaria; b)nell’azione di governo il re era coadiuvato e insieme controllato dai cittadini più eminenti riuniti in assemblea (senato e comizi curiati); c)ciò nonostante, con Tarquinio il Superbo, la monarchia assunse un aspetto tirannico, cioè dispotico, perché si era spezzato il delicato equilibrio nei rapporti tra il re e l’aristocrazia che lo sosteneva.

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Il re era anche giudice: interveniva a risolvere i conflitti tra i cittadini, evitando tensioni tra i vari gruppi gentilizi ed evitando che si facesse ricorso alla vendetta privata che avrebbe incrinato l’unità della nascente polis

Nell’esercizio di questo potere, si poteva avvalevere dello strumento legislativo che serviva a determinare le norme seguite per stabilire chi aveva torto e chi aveva ragione: queste leggi si chiamavano leges regiae

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• Più incerto il ruolo del senato nella proto-età monarchica; esso è sicuramente espressione dell’aristocrazia gentilizia. È indubbio che il senato ambisse a guidare la città e ad imporre la sua egemonia, ma non è egemone, neppure nella fase iniziale della monarchia

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CESARE MACCARI- SEDUTA DEL SENATOCicerone denuncia Catilina. Roma, Palazzo Madama

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Senatore romano su sella curule La sella curule era un sedile pieghevole a forma di "X" ornato d'avorio, simbolo del potere giudiziario, riservato inizialmente ai re di Roma e in seguito ai magistrati superiori dotati di giurisdizione, detti perciò "curuli".I magistrati solevano portare con sé la sella curulis assieme agli altri simboli del loro potere (fasci, verghe e scuri) e ovunque disponessero questi simboli, lì era stabilita la sede del loro tribunale.Il simbolo di potere rappresentato dalla sedia curule affonda le sue radici nell'antica Etruria; infatti già gli Etruschi consideravano lo scranno pieghevole a forma di sella una prerogativa di chi poteva esercitare il potere (giudiziario ed esecutivo) sul popolo. Fu portato a Roma dal quinto re, Tarquinio Prisco.

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Fascio littorio

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• Il senato era il consesso dei patres, degli uomini più anziani e saggi legati alle gentes

• Il numero dei senatori sarebbe cresciuto da cento a centocinquanta con la fusione della comunità del Palatino con quella del Quirinale a trecento sotto Tarquinio Prisco

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• Il motivo di questo incremento del numero dei senatori è spiegato da Livio in questo modo: i nuovi senatori sarebbero stati “un partito sicuro del re”

• L’aspetto rivoluzionario dell’operazione compiuta da Tarquinio è rappresentato dal fatto che i nuovi senatori venivano scelti non in quell’aristocrazia gentilizia di cui abbiamo parlato, ma – come ci dice Dionigi di Alicarnasso – erano scelti tra gli uomini che avevano attitudini politiche e capacità militari

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• Due erano le funzioni più importanti del senato: l’interregnum e la consulenza e l’ausilio al re (mediazione politica)

• Presumibilmente i senatori venivano scelti dal re tra gli uomini che avevano, comunque, maggior peso all’interno delle gentes

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• Un ruolo molto importante è svolto nell’epoca monarchica dai sacerdoti

• Lo stesso re è inizialmente il sacerdote supremo a Roma

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• Esistevano tre collegi sacerdotali maggiori: i pontefici, i feziali e gli auguri

• Il collegio dei pontefici è presieduto dal pontifex maximus e le sue competenze superano i confini religiosi

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• Torniamo al collegio dei pontefici. I membri erano cinque e duravano in carica per tutta la vita. Venivano eletti per cooptazione

• La cooptazione consiste nell’elezione di un nuovo membro di un organo collegiale, elezione che avviene all’interno del collegio stesso

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• Le funzioni principali del collegio dei pontefici erano due: l’enunciazione del calendario (conoscevano i modi del computo del tempo e della divisione dell’anno) e la conservazione del sapere tecnico-giuridico. Inizialmente sono loro e successivamente gli esperti di diritto che conservano memoria delle tradizioni giuridiche (mores) e delle rielaborazioni dei re

• Il collegio dei pontefici garantiva la memoria collettiva della comunità

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• Il collegio dei feziali aveva, invece, competenze che oggi definiremmo di diritto internazionale. Avevano il compito di stringere accordi con le altre comunità.

• I feziali avevano il compito di controllare la regolarità formale delle attività romane internazionali, il rispetto dei trattati stipulati, chiedere il risarcimento dei danni per eventuali torti subiti e, non ultimo, il compito di dichiarare la guerra in forme legali

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• La dichiarazione di guerra avveniva in questo modo: deliberata dal re e dal senato, una volta assunta la decisione di dichiarare guerra ad un popolo nemico, intervenivano i feziali che lanciavano l’asta bellica nel territorio nemico

• I feziali non decidono la politica estera che rimane competenza del re, ma applica le decisioni secondo la forma necessaria per la validità degli atti internazionali

• Il collegio dei feziali si compone di venti membri scelti per cooptazione che durano in carica tutta la vita

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Età monarchica• Il collegio degli auguri aveva il compito di interrogare la

volontà divina (di solito consultando il volo degli uccelli) prima di prendere decisioni importanti per la comunità romana

• Si componeva di cinque membri i quali trasmettevano il loro sapere ai successivi auguri mediante raccolte di testi conservati segretamente e gelosamente

• Il re aveva il potere di prendere gli auspicia, cioè di interrogare gli dei per il tramite degli auguri per farsi guidare nelle sue scelte quotidiane

• Accanto agli auguri c’erano gli aruspici che invece consultavano la volontà divina indagando le interiora degli animali

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• Auguria erano interrogazioni rivolte agli dei dagli auguri, cioè dal collegio sacerdotale di cui ci stiamo occupando e rivelavano un rapporto con il divino più ampio e generale di quello che spettava al re

• Auspicia erano le interrogazioni rivolte agli dei dal re o dai magistrati in epoca repubblicana ed avevano ad oggetto l’operare quotidiano

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• L’unico, ma importantissimo, sacerdozio femminile era quello delle vestali (ossia le sacerdotesse di Vesta): fanciulle scelte tra le famiglie nobili e vincolate per trent’anni a un voto di castità. Esse erano incaricate di custodire il fuoco sacro e perenne nel tempio della dea, considerato il focolare della città e simbolo della sua eternità.

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• Con riguardo alle curie, un giurista di età imperiale afferma che la popolazione sarebbe stata distribuita fra le curie per genera hominum (genera viene da genus che significa stirpe)

• Alcuni avrebbero affermato una diretta correlazione delle curie con le gentes (genus = gens)

• Secondo altri, invece, gens andrebbe intesa in senso più ampio come stirpe

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• Le curie pertanto erano fondate sui legami famigliari

• Ogni curia, sin dall’epoca di Romolo, era impegnata a fornire cento fanti e dieci cavalieri per un totale di tremila fanti e trecento cavalieri

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• Dinanzi ai comizi curiati si svolgevano importanti atti quale l’enunciazione del calendario, redatto dai sacerdoti e pronunciato dal re in assemblea

• Con il calendario si indicavano i giorni fasti e nefasti, cioè i giorni nei quali si poteva o non si poteva svolgere una certa attività

• Nel calendario si indicavano, ad esempio, i giorni in cui si potevano riunire i comizi o quelli in cui si poteva chiedere giustizia

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• I comizi curiati partecipavano a numerosi atti di diritto pubblico e privato: dubbia è però la funzione loro svolta

• Per quanto riguarda le scelte di politica estera, ad esempio, è molto probabile che il re si presentasse con delle decisioni già assunte: tuttavia, l’eventuale assenso dei comizi poteva rafforzare la decisione del re (es. in caso di guerra)

• I comizi partecipavano anche alla nomina degli ausiliari del re: anche in questo caso sembra più probabile che il re scegliesse autonomamente e i comizi avessero un ruolo passivo

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• Affrontiamo il tema della differenza tra patrizi e plebei

• Abbiamo visto come le gentes, gruppi espressione dell’aristocrazia guerriera, tendono a differenziarsi dal resto della popolazione indicata con il termine di plebs (plebe)

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• Diverse sono le tesi relative alla nascita della plebe, uno dei temi più controversi del nostro studio

• Alcuni ritenevano che patrizi e plebei si differenziassero in base ad una diversa origine etnica

• Altri che la distinzione fosse il risultato della sopraffazione di un gruppo su un altro

• Queste tesi risentivano di un’idea diffusa in passato, quella che vi fosse stata un’epoca di grandi migrazioni in Europa

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• Alla luce delle recenti scoperte archeologiche, questa tesi non è più accettabile

• Altri studiosi hanno ipotizzato che la distinzione si basasse sui diversi ruoli svolti in ambito economico (pastori e agricoltori), altri che la plebe fosse quella stanziata in città e i patrizi coloro i quali vivevano in campagna

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• In particolare, una linea di pensiero ritiene che nella fase più arcaica l’aristocrazia gentilizia prevalesse e soffocasse le forze antagoniste dei clienti

• Quando questa aristocrazia subisce una prima limitazione, all’epoca della monarchia etrusca, la forza antagonista degli ‘emarginati’ inizia a farsi sentire

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Età monarchica

• In questo senso, basti pensare all’allargamento del senato voluto da Tarquinio Prisco che ruppe il dominio dell’aristocrazia gentilizia su quest’organo

• Altra grande riforma è quella di Servio Tullio che riguardò l’organizzazione militare e le strutture di inquadramento della popolazione (curie e tribù)

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Età monarchica

• Abbiamo visto come, in una prima fase, fossero le curie a provvedere al fabbisogno militare, inviando fanti e cavalieri

• Inizialmente, l’ordinamento militare era sotto il controllo delle genti (aristocrazia guerriera) che aveva grande influenza anche sulle curie

• Ma perché solo l’aristocrazia aveva in origine il controllo sull’esercito? Perché solo gli aristocratici potevano permettersi un’armatura completa, vista la scarsità di metalli

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Età monarchica

• Con l’aumentare della disponibilità di risorse e metalli, aumenta il numero di coloro che possono permettersi un’armatura completa

• Si forma un nuovo tipo di esercito: gli opliti (contadini guerrieri) che segnano il tramonto degli eserciti aristocratici: laddove prima rilevava l’abilità individuale di uno, ora prevale il numero degli armati schierati insieme a formare un blocco monolitico

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Età monarchica

• L’introduzione degli opliti determinò il passaggio all’ ordinamento centuriato da cui a sua volta si sarebbero sviluppati i comizi centuriati

• Il popolo veniva diviso, nelle centurie, in cinque classi in base alla loro ricchezza personale

• Ogni centuria (come era per le curie) è tenuta a fornire un numero fisso di uomini armati

• Nei comizi centuriati, ogni centuria esprime un voto

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Età monarchica

• I cittadini più ricchi erano inseriti nelle prime centurie, mentre i più poveri che non raggiungevano un livello minimo di ricchezza facevano tutti parte di una sola centuria

• Ciò ebbe due implicazioni: i ricchi, pur essendo in numero minore, erano tenuti a fornire un numero maggiore di armati, proprio perché distribuiti in più centurie ognuna delle quali forniva un contingente fisso. L’altra implicazione è che, a fronte del maggior impegno economico, godevano di una più ampia influenza politica, poiché ogni centurie esprimeva un voto

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Una struttura sociale aristocratica e chiusa. Perché?

1)È basata sull’importanza dei privilegi riservati a una sola classe sociale, i patrizi: solo costoro potevano partecipare al governo dello Stato.

2)Si fonda sul principio dell’esclusione: i plebei erano fortemente isolati dai patrizi; per es. non potevano sposare persone appartenenti al ceto dei patrizi, né frequentare i templi ad essi riservati.

3)È basata sull’istituto della clientela (rapporto vincolante tra patrono e cliente): la protezione di un potente è necessaria non solo per ragioni economiche (trovare lavoro), ma soprattutto per essere riconosciuti nell’ambito della comunità dal punto di vista giuridico (difesa in tribunale).

4)E ’ una società profondamente maschilista per cui la donna doveva essere casta, domiseda et lanifica (= essere fedele al marito, stare in casa e tessere la lana) ed era totalmente esclusa dalla vita pubblica e politica (almeno fino al II sec. a.C.)

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