Stone House - Hombre happening

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Emilio Cattolico fotografo Francesca Pellegrino poeta visiva Piero Vinci pittore

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Il 28 dicembre 2012, hombre happening a Statte nel B&B Stone house di Francesca Bruni, trasformato in un giorno in un percorso d'arte, poesia e vino

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Emilio Cattolico fotografoFrancesca Pellegrino poeta visiva

Piero Vinci pittore

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Viale dei Pini 29 , 74010 Statte (TA) - 342 050 5758

Villa in pietra immersa nel verde con piscina. Dispone di 3 camere con bagno, ed una camera con bagno condivisibile. La villa è in stile rustico con accessori moderni. La cucina in muratura è disponibile solo per lunghe permanenze. Il soggiorno normalmente

È con prima colazione italiana. La villa È situata in zona residenziale Montetermiti - Statte - Taranto. La collocazione risulta strategica per raggiungere agevolmente sia la Valle d'Itria che le litoranee. Circa 30 min.da Martina - Cisternino-Locorotondo, 20 minuti dalle Litoranea Jonica (Castellaneta Marina); 15 minuti da Taranto. A solo 45 minuti da Campomarino, 2 ore da Gallipoli. È il posto ideale per il turista che vuole visitare parte della Puglia e, al rientro, godersi il riposo e la quiete. È possibile prenotare dal mattino, una cena tipica pugliese.

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Presenta

HOMbrE è destinato ad essere un progetto itinerante e mutante. Veloce e ambientale. Come prima esposizione è stato scelto il B&B Stonehouse di Montetermiti a Statte di proprietà di Francesca Bruno ideatrice dell’iniziativa e artefice del’incontro dei due artisti e del fotografo.

Un ambiente perfettamente nostrano: accogliente, ma logisticamente perfetto per il progetto. Tre ambienti per tre rappresentazioni ambientali, per tre voci. Un piano interrato in cui le poesie visive di Francesca Pellegrino saranno sistemate in un ambiente volutamente intimo e raccolto. Al piano terra, nella zona centrale del percorso obbligato, le tele e le tavole di Piero Vinci si troveranno faccia a faccia con i visitatori fin dal primo momento. Nel piano mansardato le fotografie di Emilio Cattolico trasformeranno l’esposizione in una sorta di diario di viaggio a ritroso, attraverso un’ installazione ambientale molto suggestiva.Un’ esposizione tripla e triplice della durata di un solo giorno. Evento fissato per il 28 dicembre 2012 e che proseguirà per tutta la durata del periodo natalizio.

HOMbrE, come dicevamo in apertura, è un progetto itinerante e mutante. Da qui l’idea di considerare come prossima location il Castello di Carosino. Uno splendido contenitore, recentemente restaurato, capace di ospitare nella sua interezza il suddetto progetto. L’ente comunale e la comunità commerciale di Carosino collaboreranno al progetto, già dalla prossima esposizione del 28 dicembre con un contributo per la realizzazione di un catalogo e di parte del materiale necessario al battage informativo, mentre le aziende di Carosino presenteranno le loro produzioni eno-gastronomiche allietando i visitatori accorsi all’evento.

Il progetto HOMbrE nasce quasi per caso. Come spesso avviene dall’incontro di tre diverse personalità, tre diversi comunicatori per immagini. Un pittore, Piero Vinci, una poetessa visiva, Francesca Pellegrino e un fotografo, Emilio Cattolico. L’idea è quella di contestualizzare, attraverso tre diverse visioni, il diverso rapporto dell’uomo con il suo habitat più stretto, la casa, da qui il nome semanticizzato HOMbrE. Tre diversi lavori, progetti, apparentemente diversi, ma profondamente legati tra loro da un evidente “filo rosso” .

“Un Loop ombre – spiega la poetessa e artista Francesca Pellegrino - che dietro lenti di ombre si guarda il mondo, lenti che velano la reale forma di tutte le cose con il vizio delle paure, ragioni, sentimenti. È proprio dietro queste stesse lenti che la poesia cerca di definire contorni all’incomunicabilità, inquadrando le parole in contenitori insoliti, diversi dalla loro più solita ambientazione.Le stanze non sono strofe, ma spazi in cui la poesia tenta un respiro più ampio dentro i suoi versi e lo trova sull’intonaco bianco di pareti che intendono raccontare il vissuto di uomini dentro il mondo, che guardano il mondo, dietro lenti di ombre.”

In modo analogo e altrettanto efficace il progetto del pittore Piero Vinci dal titolo “Face to face”. Un progetto in progress, dove l’attenzione dell’artista è concentrata sul volto, sullo sguardo, sugli occhi. Una serie di dipinti in acrilico su legno di dimensioni medio/piccole ma dal forte impatto visivo, dove il volto è spesso ritagliato, inquadrato molto da vicino, quasi a voler essere messo sotto la lente d’ingrandimento. Lo sguardo e gli occhi sono i protagonisti di questa operazione che Piero Vinci porta avanti alla ricerca di una storia, di un’identità.

“Amo gli occhi che raccontano”, dice l’artista, a prescindere dal contesto. Nelle sue opere difatti – come direbbe Sartre – manca un contesto reale. La “quarta parete” diviene lo sguardo dell’osservatore che ha la capacità di interpretare ciò che vede,

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trasportandolo nel “suo habitat piu vicino” attraverso la capacità impalpabile dell’immaginazione.

“Face to Face è un faccia a faccia con l’altro per mettere a nudo il proprio essere. La ricerca dell’identità, dell’unicità, di una storia che ognuno di noi si porta dentro. Piero Vinci cerca di scavare negli anfratti più reconditi dell’essere, in un’operazione continua di dare e avere, guardare ed essere guardati, cercare attraverso lo sguardo di capire quello che ci sfugge, dentro e fuori noi stessi”.

Non troppo lontano dalla nostra terra, il progetto narrativo del fotografo Emilio Cattolico, giornalista e fotografo, che aderisce al progetto HOMbrE con un estratto di un suo reportage dal titolo “Mire se vini” dedicato alla martoriata terra balcanica del Kosovo. Una serie di ritratti dedicati alle nuove generazioni che faticano ancora troppo nel riacquisire una dignità di vita, privata dalla lunga querra dei Balcani degli anni novanta.

“il Kosovo è una terra di tutti, ma di nessuno. Senza retorica. Non esiste nulla, neanche la speranza. Solo due monasteri. Territori, come quelli palestinesi, in cui le enclavi sono come le matrioske russe. La speranza non prende vita neanche nel possesso di una casa, di un mondo in cui proteggersi da tutto. Gran parte del mio lavoro si svolge proprio in delle zone più povere al mondo, in cui non esiste in concetto di casa, ma solo quello di comunione. Indistinza. Quel posto si chiama Zallq/Zollq. È una enclave Roma, una terra per nessuno. Come recita, stranamente in lingua albanese, un cartello all’ingresso, Mirë së vini, ovvero Benvenuti. Chiunque tu sia.

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Emilio Cattolico nasce a Taranto nel 1977. Dopo una lunga parentesi tecnica - stu-dia Ingegneria e lavora per tre anni presso lo stabilimento ILVA di Taranto – decide di intraprendere un nuovo percorso di studi. Nel 2006 consegue con il massimo

dei voti la laurea triennale in Scienze della Comunicazione, con tesi sull’evoluzione storica e tecnologica del Fotogiornalismo di guerra, mentre nel 2009 consegue la Lau-rea magistrale in Comunicazione e Multimedialità con un tesi sperimentale dal titolo “Il ruolo sociale ed economico dei fotografi della Farm Security Administration nelle polit-iche del New Deal di Roosevelt”. Nello stesso anno partecipa alla seconda edizione del Master biennale di I° livello presso la scuola di Giornalismo “Michele Campione” di Bari, conseguendo da prima il titolo di praticante, e successivamente, nel 2010, quello di Giornalista professionista. A centro dei suoi interessi c’è la stressa relazione tra immag-ine e scrittura: un’interrelazione senza confini ben definiti e precisi stilemi. Attualmente lavora come free-lance per alcune testate nazionali ed estere. Ha partecipato a diverse mostre collettive e personali di fotografia, come quella del 2008 presso la Rotonda di Senigallia. Nel 2010 è il primo fotografo ad entrare della enclave kosovara di Zallq/Zac realiz-zando un reportage dal titolo Mirë së vini. Nel 2012 partecipa al concorso del National Geographic, giungendo alla fase finale. Della fotografia dice: “ogni scatto imprigiona un pezzo della mia vita: ciò che guardo resta impresso per sempre nello stesso momento in cui qualcosa di di te non tornerà più. Non è una metafora. È così che vanno le cose”.

Emilio CattolicoFotografo

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ashkali magjup - enclave di zallq/zac - Kosovo 2010 ashkali magjup - enclave di zallq/zac - Kosovo 2010

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Nasce il 5 novembre del 1974 a Taranto, dove tuttora vive, scrive e lavora.Nell’aprile del 2006, entra a fare parte del wikismo (wikipoesia), curato da Andrea Galli e Carlo Trotta, dove pubblica “La felicità è una piccola cosa” (vol. 2 della wiki

poesia) e partecipa come co-curatrice del vol. 3 “Le solitudini di Aradollo”.È finalista nel 2006 per la seconda edizione del premio letterario IoScrivo di Giulio Perrone Editore. È autrice selezionata per la collana promozionale “Donne in poesia” curata e promossa da Elisa Davoglio nel 2008, con l’Enunciato. Nel 2009 è finalista alla sesta edizione del Premio Turoldo.Pubblica “Dimentico sempre di dare l’acqua ai sogni” (editrice Kimerik) e “Niente di personale”, il n° 16 della Collana Samizdat per la Biblioteca Clandestina Errabonda.È presente su riviste letterarie, quali “La Clessidra” di Joker Editore e “La Mosca di Milano” di La Vita Felice. È presente su riviste letterarie internazionali, quali “Journal of Italian Translation” e “Gradiva” di New York, con una selezione di testi di Dimentico sempre di dare l’acqua ai sogni, tradotti da Emanuele di Pasquale.Nel 2010 pubblica “CHERNOBYLOVE - il giorno dopo il vento” (editrice Kimerik).Inaugura la videoproiezione “Natura morta live” (Galleria di Arte Contemporanea Co.61), con la fotografia di Paola Aloisio. Nel 2011, inaugura la mostra di poesia “Sezioni” (Gal-leria di Arte Contemporanea Co.61). È coordinatore della rivista letteraria Libraria.

Francesca PellegrinoPoeta visiva

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Piero Vinci è un artista libero. Nato a Taranto nel 1954 studia Ingegneria a Bari e a Pavia e Architettura a Milano e Firenze prima di capire che la sua strada è un’altra.L’incontro con l’arte avviene a Firenze verso la metà degli anni ’80. Nel 1984 realiz-

za due manifesti per L’Affiches Illustree di Firenze e nel 1985 partecipa alla “Esposizione dei giovani artisti dei Paesi dell’Area Mediterranea” a Barcellona. Espone a Firenze, Pisa, Forte dei Marmi, in Sardegna. Del suo lavoro si interessano riviste come MODO e CON-TROSPAZIO.Nel 2006 viene premiato con il diploma d’onore nell’ambito del “Premio Arte 2006” e la sua opera “Compleanno” viene esposta a Milano e pubblicata sulla rivista Arte. Nel 2009 presenta il suo lavoro “Intimo Quotidiano” nella Galleria IL SOPPALCO, a Ta-ranto. La rivista THE NEW YORK OPTIMIST (un weekly magazine on-line americano) nel gennaio 2010 gli dedica un ricca pagina. Sempre nel 2010 presenta il suo lavo-ro “ Underground “ a Firenze ( ottobre ) e a Roma ( novembre ). A dicembre 2010 è presente nella collettiva “ Whishing “ organizzata dalla Galleria ARTE ORA di Foggia. Nel gennaio 2011 viene premiato a Taranto nell’ambito del GRAN GALÀ DELLA CULTU-RA. Partecipa nell’agosto 2011 alla collettiva “Urbane Con-fusioni” ( a Taranto, Cantiere Maggese ) nell’ambito della manifestazione “L’isola che vogliamo”. Espone ad ottobre 2011 a Lecce il suo progetto “ Public – Image Limited “ nello spazio arte HEA180.

Piero VinciPittore

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mill - 2012 - acrilico su tavola cm. 82x63

yo-lo - 2012 - acrilico su tavola cm 83x74

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Comune di Carosinocittà del vino

Angelo FasanellaEuro Technical Services srl

Statte (TA)

Panificio S. Antoniodi Fatiguso Antonietta - V. De Gasperi, 6374021 - CAROSINO (Ta) Tel. 0995926550

Via Umbria 140 - 74121 Tarantotel: 099 331026 - 099 334412

 

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Spesso ci viene chiesto: ma che differenza c’è fra il vino Brandisio e gli altri vini? Brandisio è un vino di nicchia, è un vino che viene dalla lavorazione del vigneto curato personalmente da Oreste Tombolini, che ha respirato profumi e fragranze di vino buono

sin dalla sua primissima infanzia, suo nonno Brandisio era un qualificato e onesto commerciante

di vino primitivo, aiutato dalla figlia Michela Frascella ( mamma di Oreste) esperta, all’epoca,

anch’essa di vino e vigneti.

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Produzione vini di cultura biologica - Carosino (Ta)

Questo per dire che Oreste Tombolini non si è inventato vitivinicultore, ha sempre avuto una certa inclinazione, sopita per circa 40 anni, gli anni trascorsi da alto ufficiale in carriera, appartenente ai corpi speciali della Marina Militare; una volta in pensione, ha rispolverato questa inclinazione, studiando in innovazione.

Ergo Brandisio, il primitivo dell’Ammiraglio, non è un vino imbottigliato, preso da chissà dove, come accade spesso, dove pseudointenditori si improvvisano esperti, inventandosi etichette assurde per vini di cui non si sa nemmeno la provenienza, figuriamoci la lavorazione.

Brandiso è un vino che nasce dall’applicazione seria e scientifica di alcuni protocolli originali e ora anche brevettati, pensati e sperimentati che stanno dando risultati strabilianti. Lo ripetiamo Brandisio è un vino di nicchia, non è un prodotto industriale, è un vino il cui costo è giustificato dalla qualità senza ritocchi e scorciatoie, è un vino, dove la chimica è bandita al 100% in vigna, in parole povere è un vino che non si aggiusta in cantina, è l’uva sana, scelta con cura e spremuta che diventa mosto, quest’ultimo portato a maturazione con metodo naturale e senza forzature, se non la passione e l’immane fatica di chi lo accudisce dal “cippone”(alberello) alla bottiglia.

Ma non finisce qui, ciliegina sulla torta è il suo affinamento in barrique sistemate in una barricaia costruita in tufi e calce, niente cemento, ricavata da antiche vasche interrate dell’antico stabilimento di famiglia, sito a Carosino, in via Massimo D’Azeglio, 32, ristrutturato dal vitivinicultore Oreste Tombolini, che ha voluto trasformare il tutto, in un autentico “Tempio del vino”, in cui risuonano frequenze selezionate di Canti Gregoriani, scelti e studiati dallo scienziato/fisico Clarbruno Vedruccio, che lo fanno maturare migliorandone le proprietà organolettiche e la composizione chimica (aumento delle qualità anti-ossidanti). Si tratta quindi di un vino dalle alte qualità salutistiche ( alta concertazione di polifenoli) non artefatto e vivo e ricco delle migliaia di sostanze naturali attive grazie al non utilizzo della chimica. L’allevamento etico-naturale delle viti è condotto avendo escluso da molti anni ogni sostanza chimica come concimi, pesticidi e/o zolfo e rame. Brandisio, il Primitivo dell’ Ammiraglio in sinestesia con la musica, è ormai a detta di chi ha la possibilità di assaggiarlo, un compendio di aromi veri, gusto sincero, persistente,profondo, complesso, fragranze di frutta matura, ciliegie, china, prugne, marmellata di melecotogne, carrube, che ne fanno un prodotto fuori dall’ordinario.

La tecnica di coltivazione e lavorazione, può essere applicata a piccole quantità, ecco perché viene definito un prodotto di nicchia, nato per gli autentici intenditori del vino.

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