STILI DI VITA E COMPORTAMENTI A RISCHIO TRA GLI ...che raccoglie informazioni sugli stili di vita e...

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REGIONE CAMPANIA Azienda Sanitaria Locale Benevento 1 SALLY E GLI ALTRI RICERCA-INTERVENTO SUGLI ADOLESCENTI Promotori: Direzione Sanitaria ASL BN1, Settore Educazione alla Salute Dipartimento Salute Mentale ASL BN1, Unità Operativa Salute Mentale di Bucciano STILI DI VITA E COMPORTAMENTI A RISCHIO TRA GLI ADOLESCENTI SANNITI UNO STUDIO-PILOTA PRESSO TRE ISTITUTI SCOLASTICI DELLA PROVINCIA INDICE: PRESENTAZIONE INTRODUZIONE INDAGINE QUANTITATIVA PREMESSA IL CAMPIONE VALORI DI RIFERIMENTO DIMENSIONE CORPOREA COMPORTAMENTI A RISCHIO DISAGIO PERCEPITO SESSUALITAPRATICA SPORTIVA INDAGINE QUALITATIVA COMMENTI CONCLUSIVI pag. 3 pag. 4 pag. 6 pag. 7 pag 8 pag.10 pag.15 pag.27 pag.32 pag.35 pag.43 pag.49 A cura di Carmelo Sandomenico, Francesco Santucci e Antonietta Menechella

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REGIONE CAMPANIA Azienda Sanitaria Locale Benevento 1

SALLY E GLI ALTRI RICERCA-INTERVENTO SUGLI ADOLESCENTI Promotori: Direzione Sanitaria ASL BN1, Settore Educazione alla Salute Dipartimento Salute Mentale ASL BN1, Unità Operativa Salute Mentale di Bucciano

STILI DI VITA E COMPORTAMENTI A RISCHIO TRA GLI ADOLESCENTI SANNITI

UNO STUDIO-PILOTA PRESSO TRE ISTITUTI SCOLASTICI DELLA PROVINCIA

INDICE: PRESENTAZIONEINTRODUZIONE

INDAGINE QUANTITATIVAPREMESSA

IL CAMPIONEVALORI DI RIFERIMENTODIMENSIONE CORPOREA

COMPORTAMENTI A RISCHIODISAGIO PERCEPITO

SESSUALITA’PRATICA SPORTIVA

INDAGINE QUALITATIVACOMMENTI CONCLUSIVI

pag. 3 pag. 4 pag. 6 pag. 7 pag 8 pag.10 pag.15 pag.27 pag.32 pag.35 pag.43 pag.49

A cura di Carmelo Sandomenico, Francesco Santucci e Antonietta Menechella

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Ricercatori sì, ma dei nascondigli dell'umanità, viaggiatori sì, ma per i sentieri della libertà,

ricercatori sì, ma della vita stessa, procacciatori di emozioni,

esploratori sì, ma di verità nascoste. Ricercatori sì, ma di realtà lontane,

viaggiatori sì, ma per spazi sovrumani, ricercatori sì, ma di quel soffio vitale,

di quel respiro eterno che ci rende umani

(Maria Grazia Colantuoni, 2006)

L’analisi statistica è stata curata da Pasquale Gallo; l’analisi qualitativa dei focus group dalla psicologa Graziella Ceccarelli. Hanno partecipato alla realizzazione dell’indagine e dei focus group le psicologhe tirocinanti Teresa Ciarlo, Mariagrazia Colantuoni e Graziella Ceccarelli. Si ringraziano i dirigenti scolastici dei tre istituti coinvolti nell’indagine: la D.ssa Maria Felicia Crisci del Liceo Classico “Giannone” di Benevento”, il Dott. Enrico Palombo dell’Istituto di Istruzione Superiore “Fermi” di Montesarchio ed il Dott. Mario Liucci del Liceo Classico “Lombardi” di Airola; la sensibilità manifestata verso gli aspetti psico-sociali dell’adolescenza, oggetti dell’indagine, rappresenta un segno della loro attenzione ai bisogni degli studenti. Le attività del progetto sono state rese possibili grazie alla collaborazione prestata dai docenti referenti per l’educazione alla salute dei suddetti istituti scolastici: la Prof.ssa Angela Rossi Dell’Istituto di Istruzione Superiore “Fermi”, il Prof. Antonio Bonavita” del Liceo Classico “Giannone” e la Prof.ssa Antonietta Viscariello del Liceo Classico “Lombardi” di Airola. Tutti i ragazzi e le ragazze che hanno contribuito alla realizzazione di questo studio, ed in particolare coloro che hanno preso parte ai Focus Group, lo hanno fatto con autentico desiderio di partecipazione. Non solo: hanno anche saputo cogliere al meglio l’opportunità di uno spazio di riflessione su se stessi e sugli altri. Oltre a dimostrare una profondità di pensiero, le loro osservazioni critiche ed auto-critiche - mai banalizzanti i temi trattati - sono risultate preziose a noi operatori: hanno contribuito a mettere in crisi le immagini stereotipali di un’adolescenza, a cui molto spesso attribuiamo caratteristiche che hanno più a che fare con le nostre invidie e le nostre frustrazioni di adulti, che con i nostri adolescenti. A tutti loro va il nostro debito di riconoscenza, ed il nostro affettuoso ringraziamento.

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PRESENTAZIONE “Sally”, titolo di una nota canzone di Vasco Rossi, è anche divenuto, insieme agli “altri”, il nome di questo Progetto pensato per gli adolescenti. Dopo anni di attività nel campo dell’ adolescenza, che ha visto impegnati gli operatori dei Servizi Materno Infantile, la A.S.L. BN 1, per favorire le attività di prevenzione, ha ritenuto fondamentale promuovere l'area della ricerca anche nel Progetto “Spazio Adolescenti”. “ Sally e gli altri” è uno studio pilota sperimentale promosso nella nostra provincia per conoscere realmente come vivono e cosa pensano i ragazzi del Sannio. E’ una ricerca che porta in sé elementi di conoscenza e ci conduce ad esplorare i vari scenari in cui si muovono i ragazzi di oggi. Questo lavoro, condotto con rigore scientifico e metodologico, ha lo scopo di fornire un orientamento per tutti coloro che sono impegnati nella comunità ad interagire con il mondo adolescenziale. Tutto questo rientra nelle attività di Educazione alla Salute della ASL BN1, affinché cogliendo i reali atteggiamenti adottati dagli adolescenti verso la vita, gli operatori sanitari, le istituzioni e la scuola possono calibrare i loro interventi a favore del benessere psicofisico dei ragazzi sanniti. Il lavoro è stato condotto in sinergia tra la Direzione Sanitaria, l’ U.O.Salute Mentale di Bucciano e la scuola che ha aperto le sue porte accogliendo la ricerca della conoscenza scientifica. E’ importante continuare a coltivare questa collaborazione, con un atteggiamento di apertura verso il mondo esterno, per favorire un continuo confronto tra coloro che sono impegnati con gli adolescenti. Far crescere l’ area della ricerca, nella nostra provincia, sarà possibile solo coinvolgendo più forze motivate ad operare nell’ area della prevenzione. In futuro, la ASL si augura di poter giungere alla costituzione di un Osservatorio permanente sui comportamenti a rischio degli adolescenti della Provincia di Benevento. Il Direttore Sanitario Dr. Tommaso Zerella

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INTRODUZIONE Il progetto “Sally e gli altri” è stato promosso dalla Direzione Sanitaria della ASL di Benevento, Settore Educazione alla salute e dal Dipartimento Salute Mentale, Unità Operativa Salute Mentale di Bucciano, nell’ambito delle attività per la prevenzione dei comportamenti a rischio e la promozione del benessere tra gli adolescenti. Le finalità del progetto sono quelle tipiche di una ricerca-intervento in ambito sanitario, in cui l’acquisizione di elementi conoscitivi è funzionale ad un progetto di intervento su specifici target di utenti (nel nostro caso, gli adolescenti); in un processo di tipo circolare, dall’intervento scaturiscono poi ulteriori elementi qualitativi, utili ad approfondire la conoscenza dei fenomeni studiati. Il progetto si articola in due fasi tra di loro consequenziali: 1) indagine su stili di vita, comportamenti a rischio e disagio percepito; 2) intervento con gruppi adolescenziali, mediante la tecnica del focus group. La conduzione dell’indagine diviene la cornice entro cui si costruisce un percorso di intervento con gruppi adolescenziali, finalizzato alla acquisizione di nuove e più positive modalità di interazione all’interno del gruppo. La scelta di questo obiettivo deriva dalla convinzione che il gruppo dei pari rappresenta per l’adolescente uno scenario privilegiato per la messa alla prova della sua identità. Il clima delle interazioni gruppali può rappresentare un positivo rinforzo del processo di costruzione dell’identità o, all’opposto, amplificare gli elementi critici e potenzialmente problematici di tale processo. Per l’indagine conoscitiva su stili di vita, disagio percepito e comportamenti a rischio ci si è avvalsi di un questionario appositamente elaborato dalla ASL Benevento 1. Lo strumento di rilevazione elaborato si ispira ad alcuni protocolli di ricerca sull’adolescenza consolidati a livello internazionale, ed in particolare: - per esaminare il benessere psico-fisico e relazionale percepito, si è preso spunto dallo studio HBSC (Health Behavoiurs in School aged Children), che l’Organizzazione Mondiale della Sanità realizza periodicamente in 36 paesi tra Europa e Nord America, e che raccoglie informazioni sugli stili di vita e la salute degli adolescenti; - per la rilevazione ed analisi dei comportamenti a rischio si fa riferimento alle definizioni operative dell’OMS e degli United States Centers for Disease Control and Prevention, che hanno sviluppato il protocollo di ricerca denominato YRBSS (Youth Risk Behavior Surveillance System). Il focus group (FG) è una intervista-discussione collettiva in cui i partecipanti non sono lasciati pienamente “liberi” nella formulazione delle tematiche, ma sono piuttosto “condotti” dalla progressione di domande precostituite. La tecnica del FG mira a identificare opinioni, atteggiamenti, motivazioni, comportamenti degli intervistati. Aspetto centrale dell’indagine è la possibilità di attivare direttamente l’interazione tra i soggetti intervistati, ciò che permette una esplicitazione “collettiva” di caratteristiche del fenomeno studiato che altrimenti resterebbero in ombra. In questo senso i FG sono un modo di rendere operativa l’intersoggettività. Va ricordato che il Focus Group rappresenta una strategia di intervento raccomandata dall’Assessorato Regionale alla Sanità nell’Atto di indirizzo alle AA.SS.LL. in materia di educazione alla salute.

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Una prima sperimentazione del Progetto “Sally e gli altri” è stata condotta, nel corso dell’anno scolastico 2005-2006, attraverso uno studio-pilota che ha coinvolto gli alunni delle ultime due classi di tre istituti scolastici di istruzione superiore della provincia: il Liceo Classico “Giannone” di Benevento, l’Istituto di Istruzione Superiore “Fermi” di Montesarchio ed il Liceo Classico “Lombardi” di Airola. L’obiettivo prioritario dello studio-pilota è stato quello di ‘testare’, in un numero ristretto di istituti scolastici, gli strumenti di indagine e di intervento previsti dalla metodologia progettuale. Pertanto, i risultati presentati in questo report si riferiscono alle sole popolazioni scolastiche coinvolte nello studio-pilota e non sono in alcun modo estensibili all’intera popolazione scolastica adolescenziale dell’intera provincia. La messa a regime del progetto di ricerca-intervento, a partire dall’anno scolastico 2006-2007 consentirà di estendere l’indagine ad un campione significativo in quanto selezionato secondo criteri di rappresentatività statistica di adolescenti sanniti.

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INDAGINE QUANTITATIVA PREMESSA Vengono di seguito presentati i risultati del questionario, che saranno analizzati con riferimento al campione di indagine nel suo complesso, nonché differenziati per sesso e scuola di appartenenza. La presentazione dei risultati seguirà una successione per aree tematiche. Una volta riportati i principali dati socio-demografici del campione, la seconda sezione sarà dedicata alla descrizione dei principali valori di riferimento dei ragazzi intervistati. La sezione successiva è dedicata alla dimensione corporea indagata sia mediante un indicatore oggettivo, l’Indice di Massa Corporea (I.M.C.), sia un indicatore della percezione soggettiva del proprio corpo. Infine verrà operato un incrocio tra le due suddette misure, al fine di valutare la coerenza tra dato oggettivo (I.M.C.) e percezione corporea degli intervistati. La quarta sezione si riferisce ai comportamenti a rischio; i risultati presentati si riferiscono a singole aree di rischio (uso di sostanze, alcool, sigarette, condotte alimentari). Relativamente al consumo di sostanze (fumo, alcool, droghe) verranno in particolare rilevati: modalità di consumo (occasionale/abituale); età del primo consumo; sostanze utilizzate; contesto di assunzione; motivazioni sottostanti il consumo; qualità percepita dell’esperienza di consumo. E’ stata anche applicata una particolare tecnica di analisi statistica, il modello della regressione logistica; l’obiettivo era quello di al fine di approfondire la relazione esistente tra un comportamento a rischio particolarmente allarmante rappresentato dall’uso di droghe così dette “pesanti”, ed un set di “fattori a rischio”. Per quanto concerne le condotte alimentari, si è deciso di focalizzare l’attenzione sulla rilevazione di indicatori atti a segnalare la presenza di rischio relativamente allo sviluppo di disturbi alimentari psicogeni: Indice di Massa Corporea (IMC); non corretta percezione del proprio corpo (incoerenza tra IMC ed immagine corporea); ricorso a diete senza controllo medico; atteggiamenti nei confronti del cibo; atteggiamenti nei confronti dell’attività fisica. Per quanto riguarda i comportamenti sessuali, saranno considerati i seguenti indicatori di rischio: età del primo rapporto completo; attività sessuale promiscua; non utilizzo di metodi contraccettivi; uso di alcool e/o sostanze stupefacenti prima del rapporto sessuale. Successivamente, i dati relativi ai comportamenti a rischio sono stati incrociati con i valori di riferimento dei ragazzi. Lo step successivo è incentrato sul benessere/disagio percepito dai ragazzi, e sarà articolato in due aree: disagio psicologico, disagio relazionale. In questo caso l’obiettivo è di rilevare, in un’ottica bio-psico-relazionale, il benessere/disagio percepito dagli adolescenti. Il presupposto che sta dietro a tale obiettivo conoscitivo, è che la pianificazione dei servizi e dei programmi preventivi deve essere basata sulla valutazione dei bisogni degli adolescenti. Questa valutazione, tuttavia, non può basarsi unicamente su indicatori tradizionali di tipo quantitativo, ma accanto a questi deve prevedere anche la rilevazione di indicatori soggettivi, di carattere qualitativo, che rispondano alla ampiezza e complessità dei bisogni espressi dagli adolescenti. Da questo punto di vista, appare necessario indagare sul modo in cui gli adolescenti stessi percepiscono il proprio stato di salute, i propri atteggiamenti e comportamenti, i propri bisogni.

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Per stimare il benessere psico-fisico e relazionale percepito dagli adolescenti, si utilizzeranno domande relative allo stato di benessere psico-fisico (salute fisica, immagine di sé, autostima, aspettative verso il futuro) e alla sfera relazionale (qualità percepita dei rapporti familiari, dei rapporti amicali, delle relazioni interpersonali). Successivamente, i dati relativi al disagio psicologico/relazionale verranno incrociati con i comportamenti a rischio. Le ultime due sezioni della presentazione saranno dedicate all’approfondimento di particolari tematiche: la sessualità e lo sport. 1. IL CAMPIONE Il campione del nostro studio-pilota è costituito da un gruppo di ragazzi frequentanti le ultime due classi di cinque scuole medie superiori di Benevento e provincia. Come già evidenziato nell’introduzione, in considerazione delle finalità di questo studio preliminare il campione non è stato scelto in base a criteri di rappresentatività statistica. La non rappresentatività del campione si riflette, in particolare, nel suo sbilanciamento interno rispetto ad alcune variabili (quali “sesso” e “livello di scolarizzazione dei genitori”) che risentono della tipologia delle scuole coinvolte in questa prima sperimentazione. In totale il numero dei questionari raccolti è 582. All’interno del campione il 70,5% dei soggetti è di sesso femminile, mentre il restante 29,5% sono maschi. Sul totale dei ragazzi intervistati il 46,1% proviene dal liceo classico di Benevento, l’11,8% dal liceo classico di Airola, mentre il 20,4% ,il 12,6% e il 9,1% provengono rispettivamente dal liceo scientifico, dal liceo linguistico e dal liceo psicopedagogico di Montesarchio.

Fig.1 Distribuzione per istituto scolastico

Liceo linguistico MON: 13%

Liceo scientif ico MON: 20%

Liceo classico Airola 12%

Liceo psicopedagogico

MON. 9%

Liceo classico BN 46%

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Il 92,4% dei ragazzi intervistati vive in un contesto familiare in cui sono presenti entrambi i genitori, mentre il restante 7,6% appartiene ad un nucleo familiare disgregato. Per il livello di scolarizzazione dei genitori dei ragazzi intervistati, a causa del numero esiguo di nuclei familiari caratterizzati dal conseguimento massimo della licenza elementare, si è operata la seguente suddivisione: - basso livello (max licenza media o elementare); - medio livello (max diploma scuola superiore); - alto livello (max laurea). In base a tale suddivisione è risultato che il 44,6% dei genitori si colloca ad un livello medio di scolarizzazione, il 37,4% si caratterizza per un alta scolarizzazione, mentre a collocarsi ad un basso livello è il restante 16,0%. Il livello di scolarizzazione dei genitori, che risulta particolarmente elevato, è legato alla particolare tipologia di istituti scolastici coinvolti, che sono tutti licei.

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2. I VALORI DI RIFERIMENTO DEI RAGAZZI I dati relativi ai valori di riferimento dei ragazzi sono stati rilevati mediante l’item n. 1 in cui erano presentati nove valori ai quali i soggetti dovevano attribuire un punteggio di importanza, in ordine decrescente da 1 (il valore ritenuto il più importante in assoluto) a 9 (il valore ritenuto meno importante). All’interno del campione di soggetti intervistati la scala di valori di riferimento appare la seguente:

Posizione Valore 1 famiglia 2 amicizia 3 coppia 4 sentirsi realizzati 5 scuola 6 religione 7 successo e prestigio 8 ricchezza 9 politica

Come si può notare all’interno del campione l’importanza maggiore è attribuita alle relazioni affettive: in primis a quelle familiari, nonché al rapporto con i pari e con l’eventuale partner. Il “podio” occupato dalla triade delle relazioni affettivamente significative segnala, nei ragazzi intervistati, un orientamento fondamentale verso la sfera affettivo-relazionale dell’esistenza. Il 4° valore, il “sentirsi realizzati” esprime il desiderio di auto-realizzazione, che non sembra coincidere necessariamente con il benessere economico (presente solo in 8° posizione) , ed è quindi da intendersi più che altro in senso personalistico, ossia come realizzazione delle proprie aspirazioni di vita e dei propri desideri individuali. La scuola compare a metà strada, in seguito alla realizzazione personale, seguita da un valore di tipo morale:la religione. I valori di tipo materialistico compaiono al 7° e 8° posto, e in generale il successo e il prestigio sono considerati più importanti della ricchezza in sé, e ciò indica che il valore di un individuo viene connesso in primo luogo alla posizione che occupa nella gerarchia sociale. Il “fanalino di coda” spetta alla politica, e ciò può indicare un certo disinteresse verso le attività di gestione dello Stato e delle Istituzioni e/o una carenza di ideologie di riferimento. Ciò suggerisce che i soggetti del campione, centrati sul proprio sé e sull’ambiente sociale nel quale sono direttamente inseriti, abbiano una scarsa consapevolezza rispetto al più ampio contesto sociale di appartenenza. I valori cardine sono incentrati difatti sul contesto sociale ristretto (famiglia, amicizia, coppia), mentre si evince una scarso impegno sociale, soprattutto di tipo politico.

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3. LA DIMENSIONE CORPOREA A) Indice Di Massa Corporea (I.M.C.) Verranno di seguito riportati i valori percentuali riscontrati nel campione relativamente all’INDICE DI MASSA CORPOREA (I.M.C.) dato dal rapporto tra il peso corporeo espresso in Kg e il quadrato dell’altezza espressa in metri.

Fig.2 Indice di massa corporea * sesso

81,3%

19,0%

6,6%0,6%

14,2%

3,2%1,3%

73,8%

14,0%

76,2%

9,0%0,8%

0,00%10,00%20,00%30,00%40,00%50,00%60,00%70,00%80,00%90,00%

Sottopeso Normopeso Soprappeso Obeso

Maschi Femmine Totale

Complessivamente nel campione intervistato il 76% dei soggetti risulta di peso normale, il 14% ha un peso inferiore alla norma, il 9% è in soprappeso e lo 0,8% risulta in condizione di obesità. In base all’IMC risultano in condizione di sottopeso il 19% delle femmine contro il 3,2% dei maschi; il 73% delle femmine e l’81% dei maschi risulta normopeso, mentre in soprappeso si ritrovano il 14% dei maschi e il 6,6% delle femmine. Infine, solo l’1,3% dei maschi e lo 0,6% delle femmine risulta essere in condizione di obesità. Come si può notare da questi dati oggettivi, nel campione intervistato la maggior parte dei soggetti risulta di peso equilibrato; il dato più rilevante è che il sottopeso risulta notevolmente più diffuso tra le femmine del campione, tra le quali il 19% risulta avere un peso corporeo inferiore alla norma, mentre in tale condizione si ritrova solo il 3,2% dei coetanei maschi. Il soprappeso, complessivamente presente nel 9% del campione, risulta invece maggiormente rilevante nei soggetti maschi (14%).

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Fig.3 Indice di massa corporea * istituti scolastici

77,6%

7,8%8,1%

82,30%

22,0%

2,4%0,8%

14,1%

0,5%

24,2%

67,7%

9,5%

75,2%

13,3%

1,9%

8,10%9,70%

68,3%

7,3%

76,2%

9,0%14,0%

0,00%

10,00%

20,00%

30,00%

40,00%

50,00%

60,00%

70,00%

80,00%

90,00%

100,00%

Sottopeso Normopeso Soprappeso Obeso

Liceo classico BN Liceo classico Airola Liceo scientifico Mon.Liceo Linguistico Mon. Liceo psicopedagogico Mon. Totale

Il Liceo Classico di Airola ed il Liceo Psicopedagogico di Montesarchio sono le due scuole dove si registra la maggior presenza di soggetti sottopeso: risulta in tale condizione all’incirca un allievo/a su quattro nel primo caso, un allievo/a su cinque nel secondo caso. La condizione di soprappeso non risulta presente in più del 10% dei soggetti in tutti gli istituti tranne il Liceo Scientifico di Montesarchio, nel quale è presente una percentuale di soggetti in soprappeso leggermente più elevata, ossia del 13,3%. Al liceo classico di Airola risulta normopeso il 67,7% degli alunni, mentre il 24% di essi mostra un peso inferiore alla norma e l’8% risulta in soprappeso. Al Liceo Psicopedagogico il 68% dei soggetti risulta normopeso, mentre ben il 22% è in sottopeso; in soprappeso risulta il 7% degli studenti e il 2,4% si trova in condizione di obesità. La condizione ‘sottopeso’ è invece meno diffusa al Liceo Classico di Benevento, dove il 77% degli alunni risultano normopeso, il 14% risulta in sottopeso e il 7,8% in condizioni di soprappeso; solo lo 0,5% risulta in condizione di obesità. La percentuale di soggetti normopeso tra gli alunni del Liceo Scientifico Montesarchio, il 75%, risulta sovrapponile a quella del Classico di Benevento; tuttavia nel rimanente quarto dei casi allo Scientifico si registra una decisa ‘impennata’ dei soggetti in soprappeso, che qui raggiungono il 13%, mentre la condizione “sottopeso” riguarda solo il 9,5% dei casi e quella di obeso è limitata al 2%. Questo andamento è probabilmente legato alla maggior presenza di maschi che si registra allo Scientifico: abbiamo infatti visto prima come la condizione di soprappeso è molto più diffusa tra i maschi che tra le femmine del nostro campione. Infine, il Liceo Linguistico di Montesarchio. È la scuola dove gli allievi risultano essere più nella norma rispetto alla propria condizione corporea: è normopeso l’82% degli alunni, mentre le condizioni di scostamento dalla norma si distribuiscono abbastanza equamente tra sottopeso, il 9,7%, e soprappeso, il restante 8,1%.

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B) Percezione del Proprio Corpo Di seguito riportiamo i valori percentuali delle risposte registrate nel campione relativamente all’item n. 14 del questionario, che è stato utilizzato per rilevare la percezione soggettiva del proprio peso, ossia ad indagare come i soggetti intervistati percepiscano la propria corporatura. L’ affermazione dell’item “ pensi che il tuo corpo sia:” prevedeva tre alternative di risposta: - magro - della taglia giusta - grasso

Fig.4 Percezione corporea * sesso

11,2% 15,1%

66,9%

61,6%

24,3%

59,5%

23,3%29,4%8,9%

0%

20%

40%

60%

80%

100%

Maschi Femmine Totale

Magro Della taglia giusta Grasso

In totale all’interno del campione afferma di sentirsi della taglia giusta il 61% degli intervistati, mentre il 23% considera il proprio corpo grasso e il 15,1% afferma di sentirsi magro. La percezione corporea, dunque, sembra inversamente proporzionale all’effettivo peso: ricordiamo infatti che nel nostro campione la condizione sottopeso è più rappresentata di quella soprappeso. Questo dato sembra segnalare l’esistenza di un’area abbastanza diffusa di non corretta percezione corporea tra i nostri adolescenti, su cui torneremo diffusamente nel prossimo paragrafo. Il 69% dei maschi e il 59,5% delle femmine si considera della taglia giusta, mentre il 24,3% dei soggetti maschi si considera magro, contro l’11% delle coetanee femmine. Infine si considera grasso il 6,9% dei soggetti maschi del campione, contro il 29% delle femmine. Il dato più rilevante è che rispetto ai soggetti maschi, che si sentono in soprappeso nel 6,9% dei casi, ben il 29,4% delle femmine del campione si considera grassa. La condizione di soprappeso, reale o percepita, è avvertita maggiormente dalle ragazze; i ragazzi al contrario tendono a considerare la loro corporatura troppo esile rispetto alla norma, difatti il 24% dei maschi si considera magro, mentre solo l’11% delle ragazze si sente di corporatura esile.

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Fig.5 Percezione corporea * istituti scolastici

18,5% 22,3% 16,3% 15,1%

63,1%56,3%

56,5%

59,2% 61,6%

24,5% 23,3%

13,5% 7,2%

69,2%

23,4%12,3%

21,4%36,2%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Liceo classicoBN

Liceo classicoAirola

Liceo scientif icoMon.

Liceo LinguisticoMon.

Liceopsicopedagogico

Mon.

Totale

Magro Della taglia giusta Grasso

I dati relativi alla percezione del proprio corpo nei diversi istituti rivelano che a sentirsi magro è il 22,3% degli studenti del liceo scientifico di Montesarchio, il 18,5% di quelli del liceo classico di Airola, il 16,3% al liceo psicopedagogico di Montesarchio, il 13,5% al liceo classico di Benevento e il 7,2% al liceo linguistico di Montesarchio. A Montesarchio si sente in soprappeso il 36,2% degli studenti del liceo linguistico, il 24% degli studenti del liceo psicopedagogico e il 21,4% al liceo scientifico; si percepisce in tale condizione anche il 23,4% degli studenti del liceo classico di Benevento e il 12,3% del liceo classico di Airola. Le percentuali dei soggetti che si sentono in condizioni di normopeso si attestano, nei vari istituti, attorno ad un valore prossimo alla media del campione (61,6%). C) Coerenza tra I.M.C. e Percezione del Proprio Corpo Per ciascun soggetto sono stati infine incrociati i dati relativi all’indice di massa corporea con quelli riguardanti la percezione soggettiva del proprio corpo, per rilevare la coerenza tra la corporatura effettiva dei ragazzi e il modo in cui essi si percepiscono. Dall’incrocio tra le due misure, emerge che il 63% degli intervistati ha una percezione corretta del proprio corpo, in quanto vi è coincidenza tra l’IMC e le risposte date all’item n.14. Tale coerenza è presente quasi in egual misura nei soggetti di entrambi i sessi, ossia nel 64% dei maschi e nel 67% delle femmine. L’incoerenza tra queste due misure è stata rilevata in due accezioni: a) percezione “ in eccesso”, che porta a valutare la propria corporatura più robusta di quanto sia realmente; sono inclusi in questa modalità sia i soggetti sottopeso che si percepiscono di taglia giusta che i soggetti di taglia giusta che si sentono grassi; b) percezione “in difetto”, che comporta una percezione del proprio corpo come più esile di quanto sia realmente; sono inclusi in tale modalità sia i soggetti normopeso che si avvertono magri che quelli soprappeso che si avvertono di taglia giusta.

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Fig.6 Incrocio tra I.M.C. e percezione del proprio corpo * sesso

62,7% 63,3%

3,9%22,7%

64,5%

31,5%31,6%

5,8%14,0%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

Maschi Femmine Totale

percezione corretta percezione "in eccesso" percezione "in difetto"

Osservando i dati dell’incrocio tra le due misure si rileva che nel campione il 31% delle femmine e il 3,9% dei maschi ha una percezione “in eccesso” del proprio corpo, mentre il 31,6% dei maschi e il 5,8% delle femmine ha una percezione “in difetto”. La percezione erronea della propria corporatura ha quindi un andamento opposto fra i due sessi: le femmine del campione tendono a percepirsi come più robuste di quanto siano realmente, mentre sono i maschi quelli che tendono maggiormente a sentirsi più esili del reale.

Fig.7 Incrocio tra I.M.C. e percezione del proprio corpo * istituti scolastici

74,2%57,1%

75,0%63,3%

23,6%

17,1%38,7%

17,5%22,7%

7,5% 14,0%

53,2%65,4%

16,1%

8,1%25,7%

9,7%11,0%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

Liceo classico BN Liceo classicoAiro la

Liceo scientificoM on.

Liceo LinguisticoM on.

Liceopsicopedagogico

M on.

Totale

percezione corretta percezione "in eccesso" percezione "in difetto"

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4. I COMPORTAMENTI A RISCHIO La sezione dedicata ai comportamenti a rischio riscontrabili nei soggetti intervistati è articolata in una serie di aree d’indagine: - consumo di sigarette; - uso di alcolici; - uso di sostanze stupefacenti; - sfera alimentare; - condotte sessuali a rischio. A) Consumo di sigarette Il consumo di sigarette è stato indagato mediante un item attraverso il quale veniva chiesto ai ragazzi di riferire se fumino o meno sigarette e se lo facciano raramente o come consumo abituale, ossia giornaliero.

0,00%20,00%40,00%60,00%80,00%

100,00%

Fig.8 Fumi sigarette? * sesso

No 52,10% 61,80% 58,90%

Raramente 11,20% 9,40% 10,00%

Tutti i giorni 36,70% 28,80% 31,10%

Maschi Femmine Totale

I fumatori abituali costituiscono il 31,1% del campione, il 36,7% per i maschi e il 28,8% per le femmine. Un ulteriore 10% del campione dichiara di fumare solo occasionalmente. I non fumatori rappresentano il 58,9% nell’intero campione, il 61,8% tra le femmine e il 52,1% tra i maschi intervistati. L’esigua percentuale di chi fuma raramente, rispetto a quella più consistente dei fumatori abituali indica che all’interno del campione vi è una scissione abbastanza netta tra fumatori o non fumatori, ossia che chi fuma lo fa abitualmente e non raramente, consumando sigarette ogni giorno, ed è per questo maggiormente soggetto a forme di dipendenza; è come se una volta accesa la sigaretta sia naturale entrare nel “tunnel” del fumo, e scandire con il rituale della sigaretta una serie di momenti della giornata; è più difficile invece che chi accende ogni tanto una sigaretta divenga consumatore abituale, poiché solitamente dopo averla provata, se l’esperienza risulta sgradevole, la abbandona, e rientra nel gruppo dei non fumatori. È comunque un dato confortante il fatto che più della metà del campione rientri tra i non fumatori.

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0,00%

20,00%

40,00%

60,00%

80,00%

100,00%

Fig.9 Fumi sigarette? * istituto scolastico

No 57,30% 54,70% 61,60% 55,10% 64,00% 58,90%

Raramente 9,50% 14,10% 8,00% 14,50% 8,00% 10,00%

Tutti i giorni 33,20% 31,30% 30,40% 30,40% 28,00% 31,10%

Liceo classico

BN

Liceo classico

Airola

Liceo scientifico Mon.

Liceo Linguistico Mon.

Liceo psicopedagogic

Totale

Considerando le percentuali di risposte date dagli studenti dei diversi istituti è al liceo classico di Benevento che si rileva la maggior presenza di fumatori abituali, che qui costituiscono il 33,2% degli intervistati; al liceo psicopedagogico di Montesarchio il 64% degli intervistati riferisce di non fumare affatto, mentre tra chi fuma raramente è al liceo linguistico di Montesarchio che si rileva la percentuale relativamente più alta rispetto alla media, con il 14,5% delle risposte. B) Uso di alcolici Per indagare il consumo di alcolici da parte degli intervistati sono state rilevate le percentuali di risposta alla domanda n.11 del questionario. Con tale domanda si richiedeva ai soggetti di riferire con quanta frequenza consumino alcolici, classificando le risposte lungo la seguente scala: MAI, POCO, ABBASTANZA, MOLTO.

Fig.10 Attualmente con che frequenza bevi alcolici * sesso

21,8% 17,6%

36,7%

48,9%

13,0% 5,2%

7,7%

54,0%

28,3%22,3%

42,6%

2,0%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

Maschi Femmine Totale

Mai Poco Abbastanza Molto

16

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Tra gli intervistati che hanno riferito di non bere mai alcolici, che ricoprono complessivamente il 17,6% del campione, il 21,8% sono femmine mentre il 7,7% sono maschi. Coloro che riferiscono un moderato consumo di alcool costituiscono il 48,9% del campione e tra di essi il 54% è di sesso femminile e il 36,7% di sesso maschile. A consumare abbastanza alcolici è il 28,3% degli intervistati; in particolare il 42,6% dei maschi e il 22,3% delle femmine del campione. Afferma di bere molto il 5,2% del campione, più precisamente il 13% dei maschi e il 2% delle femmine del campione. In base a questi dati, che riferiscono l’auto-percezione del consumo di alcolici da parte degli intervistati, risulta che quasi la metà del campione fa un consumo moderato di sostanze alcoliche, e che ad abusarne di più sono i maschi: difatti più della metà dei soggetti maschi del campione ha dato risposte classificabili tra ABBASTANZA e MOLTO contro meno del 25% delle femmine del campione. Inoltre sono molto di più le femmine che affermano di non bere affatto alcolici (21,8%) rispetto ai coetanei maschi (7,7%).

Fig.11 Attualmente con che frequenza bevi alcolici * istituti scolastici

18,5% 12,5%22,0% 17,6%

47,4%41,1%

58,0%68,0%

48,9%

10,0%

28,3%

5,9% 5,4% 5,2%

19,0% 17,4%

41,5%

27,7%29,2% 41,1%

24,6%10,8%

0%10%20%30%40%50%

60%70%80%90%

100%

Liceo classicoBN

Liceo classicoAirola

Liceo scientif icoMon.

Liceo LinguisticoMon.

Liceopsicopedagogico

Mon.

Totale

Mai Poco Abbastanza Molto

Operando una distinzione in base all’istituto scolastico di appartenenza degli intervistati si rileva che la percentuale più alta di chi consuma abbastanza alcolici è presente al liceo scientifico di Montesarchio, con il 41,1% delle risposte, mentre tra chi afferma di consumarne poco è il liceo pedagogico di Montesarchio ad avere la percentuale più elevata, ossia il 68% ed è ancora in questo istituto che si presenta la maggior parte dei soggetti che afferma di non consumare mai alcool (22%). È al liceo classico di Airola che si presenta la percentuale relativamente più alta di coloro che consumano molto alcool (10,6%). C) Uso di sostanze Nell’ area relativa all’uso di sostanze sono stati inseriti i valori percentuali riscontrati nel campione indagato relativamente agli items n.9 e n.10. del questionario, i quali riguardavano rispettivamente l’utilizzo di cannabis e l’utilizzo di altre droghe da parte degli intervistati, che erano anche chiamati a riferire con quanta frequenza facessero uso di dette sostanze.

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0,00%

20,00%

40,00%

60,00%

80,00%

100,00%

Fig.12 Hai mai usato cannabis? * sesso

No 41,40% 69,20% 60,90%

Si 58,60% 30,80% 39,10%

Maschi Femmine Totale

Complessivamente il 60,9% degli intervistati afferma di non aver mai fatto uso di cannabis, mentre il 39,1% ammette di averla utilizzata. In particolare ad averne fatto uso sono il 58,6% dei maschi del campione contro il 30,8% delle femmine. Il restante 41% dei maschi e il 69,2% delle femmine sostiene di non aver mai consumato cannabis. Le percentuali più rilevante di soggetti che non hanno mai utilizzato cannabinoidi si riscontrano al liceo psicopedagogico di Montesarchio (82%) e al liceo classico di Airola (67,2%). Le percentuali più elevate di coloro che ne ammettono l’utilizzo si riscontrano invece al liceo scientifico e al liceo linguistico di Montesarchio, che si attestano rispettivamente al 45,5 e al 43,5%.

0,00%

20,00%

40,00%

60,00%

80,00%

100,00%

Fig.13 Hai mai usato altre droghe * sesso

No 81,10% 94,20% 90,30%

Si 18,90% 5,80% 9,70%

Maschi Femmine Totale

Il 90,3% del campione intervistato afferma di non aver mai usato altre droghe, mentre il restante 9,7% ne ammette l’utilizzo. In particolare sostiene di non aver mai utilizzato altre droghe l’81,1% dei maschi e il 94,2% delle femmine del campione; il restante 18,9% dei soggetti maschi e il 5,8% delle femmine afferma di averne fatto uso. Il liceo psicopedagogico, scuola con quasi esclusiva presenza femminile, si registra anche la percentuale più elevata il 98,5% di intervistati che affermano di non aver mai utilizzato altre droghe; mentre è al liceo scientifico di Montesarchio che si riscontra la percentuale

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relativamente più rilevante di risposte positive, poichè il 14,2% degli intervistati sostiene di aver utilizzato altre droghe. I dati complessivi relativi all’uso di cannabinoidi sono stati incrociati con quelli relativi all’uso di altre droghe e questo confronto ci ha consentito di ottenere ulteriori informazioni sulle condotte a rischio messe in atto dal campione. Tra coloro che non hanno mai usato cannabis il 97,9% sostiene di non aver mai usato neppure altre droghe. Una percentuale esigua di soggetti intervistati (2,1%) ammette di aver usato altre droghe sebbene non abbia mai fatto uso di cannabis. La percentuale di intervistati che ha ammesso di aver usato altre droghe sale vertiginosamente al 20,4% nei soggetti che hanno consumato cannabis; ciò potrebbe indicare che l’utilizzo della cannabis può facilitare il passaggio ad altre forme di droghe, e porsi quindi come la prima tappa per l’assunzione di uno stile di vita improntato al consumo di sostanze di varia natura, utilizzate in modo differenziato a seconda delle diverse esigenze del momento (es. l’ecstasy in discoteca per sballarsi e disinibirsi, la cannabis in una serata tra amici per rilassarsi o per sfuggire alla noia ecc..). Tuttavia se si legge il dato in un’altra prospettiva ben il 79,6% dei soggetti si limita al solo consumo di cannabis, quindi il policonsumo è tutt’altro che una strada obbligata per chi usa cannabinoidi. All’interno del nostro campione il consumo di sostanze appare per lo più concentrato sull’utilizzo di cannabinoidi, in particolare tra i soggetti di sesso maschile, è raro invece il consumo esclusivo di altri tipi di droghe mentre c’è una quota di policonsumatori, quantificabile intorno al 20% degli intervistati, in cui il consumo di cannabis si estende al consumo ad altri tipi di sostanze. Approfondendo il livello d’indagine, abbiamo voluto analizzare la relazione tra l’utilizzo di altre droghe ed un set di “ fattori di rischio”. La tecnica statistica utilizzata è il modello della regressione logistica. Questo modello viene utilizzato per prevedere i valori di una variabile a risposta dicotomica in base ad un set di variabili esplicative che possono essere di varia natura (categoriale, ordinale, metrico). Al primo posto troviamo la variabile “utilizzo di cannabis”: la propensione ad utilizzare altre droghe è 3,5 volte maggiore nei ragazzi consumatori di cannabis rispetto a chi non lo è. La variabile “ fumo di sigarette” è la seconda ad entrare nel modello: chi fuma spesso o tutti i giorni ha una propensione ad usare altre droghe 3,5 volte maggiore di chi non fuma o fuma raramente. Anche la propensione ad eccedere con l’alcool risulta legata alla tendenza ad usare droghe: questa tendenza aumenta di 3 volte in chi si è ubriacato almeno una volta. Subito dopo ritroviamo una variabile di tipo familiare: la propensione ad usare altre droghe aumenta di 3 volte per chi vive in famiglie caratterizzate da un nucleo disgregato. Infine, risulta importante anche la variabile “sesso”: la propensione ad usare altre droghe aumenta di 2,6 volte per i maschi. L’utilizzo di droghe leggere sembra essere, nel campione considerato, il comportamento a rischio più predittivo nei confronti del consumo di altre droghe. Anche chi fuma sigarette, ed è quindi già alle prese con condotte di dipendenza è più propenso ad utilizzare altre sostanze. Si può concludere che il policonsumo inizi proprio con condotte di dipendenza dalle droghe leggere o legali, e nonostante la maggior parte dei soggetti si fermi all’utilizzo di cannabis, alcool o sigarette, una parte di questi ragazzi può andare oltre e sperimentare nuove sostanze. Perciò se è vero che non tutti coloro che usano droghe leggere o legali arrivano ad essere policonsumatori, è altrettanto vero che condotte improntate al consumo di sostanze “leggere” comportano una maggiore tendenza ad assumere altre sostanze: probabilmente

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la familiarità con i fenomeni di dipendenza del fumo e con le alterazioni percettive prodotte da cannabis e alcool rende più inclini a progredire nella ricerca di sensazioni sempre più intense (sensation seeking) e produce un tipo di consumo diversificato in base agli effetti desiderati. D) Sfera alimentare Un cattivo rapporto con il proprio corpo, e il desiderio eccessivo di migliorare la propria forma fisica possono comportare una particolare forma di disagio relativo alla sfera alimentare: l’anoressia. Il rischio di tale condizione è stato calcolato in base ad una serie di domande del questionario considerate significative in proposito. Alcune alternative di risposta a tali items sono state considerate indicatori di una tendenza all’anoressia, e ad esse è stato assegnato il punteggio 1, mentre le modalità di risposta che non segnalano tale tendenza hanno punteggio pari a 0.

ITEMS Punteggio 0 Punteggio 1 Immagine corporea (incrocio tra IMC e domanda 14)

Corretta percezione del proprio corpo

E’ normopeso, ma si sente grasso/a (se sottoposo, ma si sente grasso/a: 2 punti)

caratteristica fisica preferita (domanda 13)

Altezza Capelli Occhi Fisico ben scolpito

Magrezza

Diete (domanda 15)

Non ha fatto diete Ha fatto diete

Dieta consigliata da (per coloro che hanno risposto ‘sì alla domanda 15)

consigliata da un medico

consigliata da un amico/a appresa da un giornale di mia iniziativa

Il piatto che preferisci è quello (domanda 16)

più gustoso che non ho mai mangiato prima

che contiene meno calorie

Sommando i punteggi alle varie domande per ciascun soggetto sono state individuate tre categorie di rischio anoressia: - BASSO RISCHIO: punteggio compreso tra 0 e 2; - MEDIO RISCHIO: punteggio compreso tra 3 e 4; - ALTO RISCHIO: punteggio compreso tra 5 e 6.

20

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0,00%20,00%40,00%60,00%80,00%

100,00%

Fig.14 Rischio anoressia * sesso

Basso rischio 92,30% 78,20% 82,40%

Medio rischio 7,70% 21,60% 17,40%

Alto rischio 0 0,20% 0,20%

Maschi Femmine Totale

In base a tale categorizzazione all’interno del campione risulta a basso rischio di anoressia l’82,4% degli intervistati, mentre il 17,4% è a medio rischio e lo 0,2% risulta ad alto rischio. Ad essere a basso rischio sono più i maschi che le femmine del campione: difatti il 92,3% dei maschi presenta un basso livello di rischio anoressia mentre tra le femmine rientra in tale categoria il 78,2%. La differenza più significativa tra i due sessi si ha tuttavia per i soggetti a medio rischio, di cui il 21,6% è di sesso femminile contro il 7,7% dei coetanei maschi. La tendenza all’anoressia, laddove sia presente anche i misura minima, appare quindi più diffusa tra le femmine del campione. Tra i singoli istituti, si segnala il Liceo linguistico di Montesarchio: in questa scuola, all’incirca un allievo/a su tre risulta a medio rischio.

Fig.15 Rischio anoressia * istituti scolastici

85,4%

87,7%

83,0%

68,1%

80,0%

82,4%

14,6%

12,3%

17,0%

31,9%

20,0%

17,6%

Liceo classico BN

Liceo classico Airola

Liceo scientifico Mon.

Liceo Linguistico Mon.

Liceo psicopedagogico Mon.

Totale

Basso rischio Medio-alto rischio

E) Sessualità Nella sezione del questionario dedicata alla sessualità, si è creata una successione “ad imbuto” delle domande.

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Attraverso una prima domanda, si chiedeva ai ragazzi se avessero avuto o meno rapporti sessuali completi. Solo per coloro che hanno risposto “si” a questa prima domanda, sono state poste successive domande di approfondimento volte ad indagare eventuali comportamenti a rischio connessi alla sfera della sessualità.

0,00%

20,00%40,00%

60,00%

80,00%

100,00%

Fig.16 Hai mai avuto rapporti sessuali completi?

Si 50,60% 39,70% 42,90%

No 49,40% 60,30% 57,10%

Maschi Femmine Totale

Il 57,1% del campione afferma di non aver ancora avuto rapporti sessuali completi mentre il 42,9% riferisce di averne già avuti. In particolare ha avuto rapporti sessuali completi il 50,6% dei maschi e il 39,7% delle femmine del campione.

Fig.17 Hai mai avuto rapporti sessuali completi? * istituti scolastici

40,8%28,1%

47,3% 51,5%35,4%

42,9%

59,2%71,9%

52,7% 48,5%64,6%

57,1%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

Liceo classicoBN

Liceo classicoAiro la

Liceo scientificoM on.

Liceo LinguisticoM on.

Liceopsicopedagogico

M on.

Totale

Si No

Al liceo classico di Airola il 71,9% degli intervistati afferma di non aver avuto rapporti sessuali completi, mentre è al liceo linguistico di Montesarchio che più della metà degli studenti ha avuto rapporti completi (51,5%).

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6,0

10,7

34,5

48,8

1,38,2

31,0

59,5

2,9

9,1

32,2

55,8

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

Maschi Femmine Totale

Fig.18 A che età hai avuto il primo rapporto sessuale completo? * sesso

prima dei 13 anni tra 13 e 14 anni tra i 15 e 16 anni dopo i 16 anni

L’età del primo rapporto tende ad essere più precoce tra i maschi: all’incirca il 17% dichiara di averlo avuto entro il quattordicesimo anno di età, percentuale che scende al 12% nel caso delle femmine. Inversamente, l’età del primo rapporto si colloca dopo i 16 anni per circa il 60% delle ragazze, contro il 49% dei ragazzi.

Fig.19 Nella tua vita con quante persone hai avuto rapporti sessuali? * sesso

61,9

86,477,7

22,6

13,04,8

2,63,4

7,8

10,7 5,93,2

0%

20%

40%

60%

80%

100%

Maschi Femmine Totale1-2 persone 3-4 persone 5-6 persone Più di 6 persone

I ragazzi tendono anche ad una maggior promiscuità sessuale: circa il 16% dichiara di aver avuto rapporti con più di tre partner, percentuale di dieci punti superiore a quella riscontrata tra le ragazze. Queste ultime dichiarano, con una percentuale

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significativamente superiore a quella dei maschi (86% contro 62%) di aver avuto rapporti con uno, o al massimo due partner.

0,0%20,0%40,0%60,0%80,0%

100,0%

Fig.20 Durante l’ultimo rapporto sessuale, tu o il tuo partner avete utilizzato un metodo anticoncezionale? * sesso

Si 81,7% 63,2% 69,6%

No 18,3% 36,8% 30,4%

Maschi Femmine Totale

L’utilizzo di metodi anticoncezionali appare complessivamente abbastanza diffuso tra i soggetti del nostro campione che hanno rapporti sessuali completi: il 69,6% di loro afferma di aver utilizzato un metodo anticoncezionale durante l’ultimo rapporto. Tuttavia il restante 30,4% non ha preso alcuna precauzione contro gravidanze indesiderate, e si tratta di un dato abbastanza allarmante per quel che riguarda le condotte sessuali a rischio. Riguardo ai metodi anticoncezionali, tra i maschi del campione che hanno dichiarato di avere rapporti sessuali completi, l’81,7% usa metodi anticoncezionali, mentre tra le femmine il ricorso a tali metodi arriva al 63%.

Fig.21 Durante l’ultimo rapporto sessuale, tu o il tuo partner avete utilizzato un metodo anticoncezionale? * istituti scolastici

73,0 82,4 74,060,0

47,169,6

27,0 17,6 26,040,0

52,930,4

0%

20%

40%

60%

80%

100%

Liceo classico BN Liceo classicoAiro la

Liceo scientificoM on.

Liceo LinguisticoM on.

Liceopsicopedagogico

M on.

Totale

Si No

La conferma di questa caratterizzazione di genere è nel fatto che al Liceo Psicopedagogico di Montesarchio, scuola quasi esclusivamente femminile, che si ha la percentuale più elevata di coloro che non hanno usato anticoncezionali durante l’ultimo rapporto; invece nel Liceo Classico di Airola si registra la percentuali più elevata, l’82,4%, di soggetti che affermano di aver utilizzato metodi anticoncezionali.

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Questo dato andrebbe ulteriormente approfondito, visto che dai focus group realizzati nella seconda fase del progetto, è emerso una maggior consapevolezza della femmine rispetto ai rischi connessi ai rapporti sessuali non protetti. Per interpretare la contraddizione tra il dato ‘quantitativo’ (risposte al questionario) e quello ‘qualitativo’ (focus group), si può ricorrere ad alcune ipotesi, che non necessariamente si escludono a vicenda, ma che comunque andranno sottoposte a verifica nelle successive indagini. In primo luogo si può supporre che, le ragazze quando si riferiscono ai rapporti sessuali, lo fanno dando per scontato che questi avvengono all’interno di una relazione stabile di coppia (vedi i dati sopra riportati sul numero dei partner) e che l’unico atteggiamento sicuro può essere, quindi, anche ‘solo semplicemente’ il coito interrotto per proteggersi verso gravidanze indesiderate. Una ipotesi alternativa potrebbe essere che, nel caso delle ragazze la consapevolezza circa i rischi legati a rapporti non protetti, non sempre si traduce in condotte coerenti, a causa di una certa passività nell’approccio ai rapporti sessuali.

0,0%20,0%40,0%60,0%80,0%

100,0%

Fig.22 Hai bevuto alcool o assunto sostanze prima dell’ultimo rapporto sessuale? * sesso

Si 43,9% 13,9% 24,2%

No 56,1% 86,1% 75,8%

Maschi Femmine Totale

Abbiamo anche indagato una ulteriore condotta ‘a rischio’ connessa all’attività sessuale: l’utilizzo di sostanze alcoliche o stupefacenti prima del rapporto. Si tratta di una condotta presente in maniera significativamente superiore nei maschi: il 43,9% di loro ha dichiarato di aver consumato un qualche tipo di sostanza stimolante prima dell’ultimo rapporto, percentuale di ben trenta punti superiore a quella registrata tra le ragazze. F) Comportamenti a rischio e valori di riferimento Abbiamo voluto verificare in che modo la messa in atto di comportamenti ‘a rischio’ in varie aree, possa essere collegato alla adozione di un particolare stili di vita, basato a sua volta sulla scelta di determinati valori di riferimento. Per fare questo, abbiamo confrontato i valori di riferimento dei vari sottogruppi di soggetti che agiscono particolari comportamenti a rischio, con quelli del campione generale. Nella tabella che segue, la colonna all’estrema destra riporta la ‘graduatoria’dei valori di riferimento rilevata nel campione generale; le altre colonne riportano la graduatoria dei singoli sottogruppi a rischio, evidenziando in grigio scuro quei valori che nel sottogruppo considerato vengono considerati più importanti rispetto al campione nel suo complesso, ed in grigio chiaro i valori che ricevono invece una considerazione inferiore da parte del sottogruppo.

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Comportamenti a rischio e valori di riferimento

USO CANNABIS

USO ALTRE DROGHE

ALCOOL FUMO SESSUALITÀ A

MEDIO/ALTO RISCHIO

RISCHIO ANORESSIA

MEDIO/ALTO

TOTALE

Famiglia Famiglia Famiglia Famiglia Famiglia Famiglia Famiglia Amicizia Amicizia Amicizia Amicizia Amicizia Amicizia Amicizia Coppia Coppia Coppia Coppia Coppia Coppia Coppia Sentirsi

realizzati Sentirsi

realizzati Sentirsi

realizzati Sentirsi

realizzati Sentirsi

realizzati Sentirsi

realizzati Sentirsi

realizzati Scuola Successo e

prestigio Scuola Scuola Successo e

prestigio Scuola Scuola

Successo e prestigio

Ricchezza Successo e prestigio

Successo e prestigio

Scuola Ricchezza Religione

Ricchezza Scuola Ricchezza Ricchezza Ricchezza Successo e prestigio

Successo e prestigio

Religione Politica Religione Religione Religione Religione Ricchezza Politica Religione Politica Politica Politica Politica Politica

Come si può constatare, esiste un generale consenso tra i vari sottogruppi rispetto a quale sono i quattro valori più importanti, che hanno per tutti a che fare in primo luogo con la sfera della socialità ristretta (famiglia, amicizia, coppia) e con l’autorealizzazione. Invece gli scostamenti maggiori riguardano quei valori che hanno a che fare con il riconoscimento sociale, con l’impegno politico e con la religione. Ad esempio, il gruppo che presenta un rischio medio/alto per quanto riguarda lo sviluppo di condotte anoressiche tende ad attribuire maggiore importanza ad una valore materialistico quale la ricchezza, a scapito di un valore spirituale per eccellenza quale la religione. Questa particolare strutturazione della scala valoriale può, d’altra parte, essere esteso a tutti i sottogruppi ‘a rischio’; la differenza è che gli altri sottogruppi, rispetto a quello a rischio anoressico, privilegiano, ancor prima della ricchezza, il riconoscimento ed il prestigio sociale. Questo dato ci fa ritenere che la messa in atto di condotte a rischio in vari ambiti, lungi dall’essere interpretabile come conseguenza della scelta di stili di vita trasgressivi (come forse avvenire in passato), è piuttosto l’espressione di una omologazione ai valori predominanti nella società odierna.

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5. IL DISAGIO PERCEPITO E’ stata predisposta un’apposita sezione al fine di indagare circa il rischio di disagio psicologico e relazionale presente tra i ragazzi intervistati. La condizione di disagio è di natura affettiva e, collocandosi in una dimensione psichica, si caratterizza come una forma di sofferenza interiore non chiaramente valutabile dall’esterno. E’ tuttavia possibile osservare una serie di manifestazioni concrete di tale condizione, poiché raramente chi vive un disagio interiore riesce a contenerlo per sé e solitamente lo esteriorizza non solo sul piano comportamentale, ma anche attraverso la manifestazione di particolari atteggiamenti e convinzioni. Nell’affrontare l’analisi del disagio percepito, si è innanzitutto partiti da una distinzione tra due diverse tipologie di disagio: -disagio psicologico, relativo alla percezione di alcune proprie caratteristiche soggettive -disagio relazionale, relativo alla percezione della propria vita relazionale. Occorre precisare che non si disponeva di indicatori oggettivi di nessuna delle due forme di disagio, perciò ad essere indagato è stato il vissuto di disagio, così come risulta dall’autopercezione dei soggetti. La ricerca di indicatori di tali condizioni di disagio è stata effettuata a partire dalla selezione di una serie di domande del questionario, ritenute significative per descrivere lo stato di benessere psicologico-relazionale percepito dai ragazzi, delle quali sono state considerate alcune modalità di risposta. A) Il disagio psicologico Per indagare il disagio psicologico sono state prese in considerazione alcune alternative di risposta fornite dai soggetti alle domande n. 18 n. 20 n. 24 n. 25 e all’incrocio tra la domanda n. 14 e l’I.M.C.

ITEMS Punteggio 0 Punteggio 1 Ritieni di essere (domanda 18)

Uguale alla maggior parte delle altre persone Diverso dagli altri, perché sono una persona speciale

Diverso dagli altri, perché sono una persona molto sensibile Diverso dagli altri, perché sono insicuro

Preoccupazioni per la salute (domanda 20)

No Si

Immagine corporea (incrocio tra IMC e domanda 14)

Corretta percezione del proprio corpo

Alterata percezione del proprio corpo

Bilancio di te stesso (domanda 24)

Completamente: mi sento sicuro/a, ho le idee chiare In fondo mi piaccio, ma penso che potrei migliorare

Faccio quello che posso: vedrò di capirmi meglio in futuro Vorrei essere diverso/a da come sono: forse devo ancora trovarmi

Vedi il tuo futuro (domanda 25)

con ottimismo non ho nessuna idea sul mio futuro

con pessimismo

Alle diverse modalità di risposta a ciascuno di questi items è stato assegnato punteggio 0 o punteggio 1, e la somma di tali punteggi ha permesso di rilevare il livello di percezione delle proprie condizioni emotive. A partire da tale livello sono state identificate tre categorie a rischio di disagio psicologico:

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- BASSO RISCHIO : punteggio compreso tra 0 e 1; - MEDIO RISCHIO: punteggio compreso tra 2 e 3; - ALTO RISCHIO: punteggio compreso tra 4 e 5. In base alla classificazione nelle diverse categorie a rischio di disagio psicologico, il 74,6% degli intervistati risulta a basso rischio, a medio rischio risulta il 17,5% mentre il restante 7,9% presenta un elevato rischio di disagio. In particolare, è a basso rischio di disagio psicologico il 79,3% dei maschi e il 72,5% delle femmine del campione, mentre a medio rischio risulta il 16% dei maschi e il 18,3% delle femmine; la differenza più significativa all’interno del campione si riscontra tra i soggetti ad alto rischio: è ad alto rischio il 4,7% dei maschi, mentre le coetanee femmine risultanti in tale categoria costituiscono una percentuale quasi doppia ( 9,2%).

Fig.23 Disagio psicologico * sesso

72,5% 74,6%

16,0% 17,5%

79,3%

18,3%

4,7% 9,2% 7,9%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

Maschi Femmine Totale

Basso rischio Medio rischio Alto rischio

B) Il disagio relazionale Il disagio relazionale è stato indagato considerando alcune risposte fornite dai soggetti alle domande n. 20 , n. 21, n. 22 e n. 23 del questionario.

ITEMS Punteggio 0 Punteggio 1 Parlare con altri delle preoccupazioni per la salute (per coloro che hanno risposto ‘sì’ alla domanda 20)

Ne ho parlato con i genitori Ne ho parlato col medico di famiglia

Non ne ho parlato con nessuno, perché pensavo che nessuno mi potesse aiutare Non ne ho parlato con nessuno, perché mi vergognavo

Di fronte ad un problema personale, a chi ti rivolgeresti (domanda 21)

A qualcuno A nessuno

Qualità dei rapporti familiari (domanda 22)

Molto buoni Normali

Spesso conflittuali Inesistenti

Qualità dei rapporti amicali (domanda 23)

Molto buoni Normali

Spesso conflittuali Inesistenti

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Sulla base dei diversi livelli di percezione della propria vita di relazione sono state identificate tre categorie a rischio di disagio relazionale: - BASSO RISCHIO: punteggio compreso tra 0 e 1; - MEDIO RISCHIO: punteggio compreso tra 2 e 3; - ALTO RISCHIO: punteggio pari a 4; Esempio: il soggetto x ha parlato con i genitori delle proprie preoccupazioni con la salute, di fronte un problema personale non si rivolge a nessuno, ha una buona qualità dei rapporti familiari e ha rapporti conflittuali con gli amici quindi 0+1+0+1= 2, medio rischio di disagio relazionale.

Fig.24 Disagio relazionale * sesso

90,6% 91,7%

5,3% 8,3%

94,7%

9,4%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

Maschi Femmine TotaleBasso rischio Medio-alto rischio

Sulla base della categorizzazione identificata, nell’ambito della propria vita relazionale risulta a basso rischio ben il 91,7% degli intervistati; l’8,1% è a medio rischio, mentre solo lo 0,2% risulta ad alto rischio. Più precisamente il 94,7% dei maschi e il 90,6% delle femmine del campione sono a basso rischio, il 5,3% dei maschi e il 9,2% delle femmine risulta a medio rischio. La percentuale di soggetti ad alto rischio è estremamente esigua (0,2%) e si tratta di soggetti di sesso femminile. Come si può osservare da questi dati, il rischio di disagio psicologico risulta più elevato rispetto a quello di disagio relazionale. In questo ultimo caso, circa nove soggetti su dieci rientrano nella categoria a basso rischio e ciò indica l’assenza di difficoltà nelle interazioni con gli altri. D’altra parte, se si indaga sulle condizioni emotive dei soggetti, si rileva che circa un ragazzo/a su quattro presenta un medio o un alto rischio di disagio nella sfera psicologica. Mettendo insieme questo duplice ordine di dati, la conclusione che si può trarre è che in un non trascurabile numero di casi il disagio, anche se non ha manifestazioni evidenti sul piano relazionale, può essere comunque presente sotto forma di malessere interiore.

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C) Disagio percepito e comportamenti a rischio Abbiamo voluto mettere in relazione i dati sui comportamenti a rischio con quelli sul disagio percepito, allo scopo di verificare l’esistenza di una eventuale correlazione tra i due fenomeni. Ci sembra infatti fondamentale, ai fini della predisposizione di idonei programmi di intervento, verificare fino a che punto sia valida l’ipotesi secondo cui determinate condotte a rischio siano l’espressione, sul piano comportamentale, di un sottostante disagio soggettivo. A seguire, presenteremo in successione le singole condotte a rischio indagate. Confronteremo la presenza di ciascuna condotta nei singoli sottogruppi definiti in base alla percezione del disagio, per vedere se esiste o meno una differenza significativa, rispetto alla assunzione del comportamento a rischio, tra i gruppi che esprimono un disagio medio-alto e quelli caratterizzati da basso disagio.

% Disagio psicologico Disagio relazionale Uso cannabis Basso rischio Medio-alto

rischio Significatività

statistica Basso rischio

Medio-alto rischio

Significatività statistica

Totale 38,7 40,4 No 39,1 39,6 No Maschi 59,0 57,1 No 58,8 55,6 No Femmine 29,4 34,9 No 30,2 36,8 No Rispetto all’uso di cannabis, non c’è nessuna differenza significativa tra i gruppi che esprimono un disagio (sia psicologico, sia relazionale) medio-alto e quelli a basso disagio.

% Disagio psicologico Disagio relazionale Uso altre droghe Basso rischio Medio-alto

rischio Significatività

statistica Basso rischio

Medio-alto rischio

Significatività statistica

Totale 10,8 5,8 Si 9,3 12,8 No Maschi 21,5 8,8 Si 18,1 33,3 No Femmine 6,1 4,9 No 5,5 8,1 No Nel caso dell’utilizzo di sostanze stupefacenti diverse dalla cannabis, troviamo invece una correlazione statisticamente significativa con il disagio psicologico: questa correlazione va nel senso che i soggetti a basso rischio di disagio tendono ad assumere droghe in una percentuale quasi doppia rispetto a quelli che percepiscono un elevato disagio personale; va tuttavia precisato che questo andamento si riscontra solo tra i maschi, mentre tra le ragazze non emerge una correlazione tra uso della sostanza e disagio psicologico percepito.

% Disagio psicologico Disagio relazionale Uso intensivo (quotidiano) di alcool

Basso rischio Medio-alto rischio

Significatività statistica

Basso rischio

Medio-alto rischio

Significatività statistica

Totale 5,1 2,0 No 4,5 2,1 No Maschi 12,2 8,6 No 11,4 12,5 No Femmine 2,1 - No 1,6 - No Come nel caso della cannabis, anche l’uso intensivo di alcool (abbiamo considerato tale un uso quotidiano, e la presenza di almeno tre ubriacature) non è significativamente correlata né con il disagio psicologico, né con quello relazionale.

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Tuttavia, possiamo notare una tendenza (seppur non significativa statisticamente) ad una maggiore propensione all’alcool tra i gruppi a più basso disagio.

% Disagio psicologico Disagio relazionale Sessualità a medio/alto

rischio

Basso rischio Medio-alto rischio

Significatività statistica

Basso rischio

Medio-alto rischio

Significatività statistica

Totale 8,2 8,2 No 7,2 18,2 Si Maschi 11,4 14,3 No 9,0 50,0 Si Femmine 6,3 6,4 No 6,3 6,3 No Infine, abbiamo voluto verificare la correlazione tra la messa in atto di condotte sessuali a rischio ed il disagio percepito. In questo caso, abbiamo considerato a medio/alto rischio i soggetti in cui erano presenti almeno due dei seguenti indicatori: età del primo rapporto completo anteriore ai 13 anni; attività sessuale promiscua (cinque o più partner negli ultimi tre mesi); non utilizzo di metodi contraccettivi; uso di alcool e/o sostanze stupefacenti prima del rapporto sessuale; gravidanze. Mentre non emerge nessuna associazione tra condotte sessuali a rischio e disagio psicologico, è presente una forte correlazione tra tali condotte e la percezione di disagio nelle relazioni. Va precisato, comunque, che solo nel caso dei maschi è valida questa associazione tra la percezione di un disagio relazionale e la messa in atto di comportamenti sessuali a rischio, ed in particolare l’utilizzo di alcool o droghe prima del rapporto sessuale (è questa, infatti, un comportamento cui i ragazzi ricorrono in misura decisamente superiore alle ragazze). L’insieme dei dati esposti si presta a qualche commento conclusivo. Nel nostro campione, il ricorso all’utilizzo di sostanze, lecite (alcool) o illecite (droghe), non può essere visto come l’espressione di un sottostante disagio soggettivo. Questo dato serve a caratterizzare ulteriormente il profilo dei ragazzi ‘consumatori di sostanze’ che emerge dal nostro studio. Abbiamo già segnalato in precedenza come si tratta di soggetti che mostrano una particolare propensione al policonsumo, piuttosto che al ricorso ad un’unica sostanza; che tendono a fare propri i valori predominanti nella società contemporanea, in particolare quelli legati alla riconoscibilità sociale e al possesso di beni materiali. Possiamo adesso aggiungere che, il ricorso alle sostanze non può essere visto come espressione di un disagio sottostante; anzi, il ricorso a sostanze più pesanti della cannabis sembra più diffuso tra i soggetti con un basso disagio percepito. L’insieme di questi dati conferma l’impressione che i nostri adolescenti ‘consumatori’ sembrano perfettamente omologati alle richieste dell’odierna società dei consumi; in questo senso, non possono essere visti come soggetti ‘trasgressivi’, in quanto i loro stili di vita e il loro sistema valoriale sono perfettamente allineati con quelli predominanti. Inoltre, il ricorso alle sostanze, così come non può essere considerato nei termini di una ‘devianza/trasgressività’ rispetto alle norme sociali, non si presta neppure ad essere interpretato come la diretta manifestazione di un ‘disagio’ sul piano individuale. Tuttavia, va segnalato che emerge un elemento di problematicità legato alla sfera della sessualità, e che riguarda solo i maschi, nei quali è presente una associazione tra ricorso a sostanze prima dei rapporti sessuali e percezione di un disagio nelle relazioni. E’ ipotizzabile che, in questo caso, le proprietà disinibenti della sostanza possano essere utilizzate per contrastare una difficoltà nello stabilire relazioni profonde. Tuttavia, ci sembra questo un dato che necessita ulteriori approfondimenti.

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6. LA SESSUALITA’ In questa sezione viene presentato un approfondimento dei risultati ottenuti nell’area del questionario dedicata alla sessualità. Abbiamo già descritto nelle precedenti sezioni le principali caratteristiche emergenti nel nostro campione relativamente alla vita sessuale (percentuale di soggetti che hanno avuto rapporti sessuali completi, età del primo rapporto; numero dei partner sessuali; presenza di condotte sessuali a rischio), nonché l’associazione tra condotte sessuali a rischio e disagio percepito. Data la numerosità delle variabili e la loro appartenenza a diverse dimensioni del fenomeno da indagare, oltre che ad un’analisi dei dati “tradizionale” fondata su un approccio descrittivo, abbiamo fatto ricorso a tecniche multidimensionali in grado di sintetizzare le informazioni desumibili dall’intera matrice dei dati. Inizialmente, è stata condotta un’Analisi delle Corrispondenze Multiple (ACM), con lo scopo di individuare i fattori soggiacenti alla struttura dei dati1; questi sono delle nuove variabili artificiali (latenti) che riassumono l’intreccio delle relazioni di interdipendenza tra le variabili di partenza in un ristretto numero di variabili (fattori dell’ACM). Successivamente, sui fattori generati dall’Analisi delle Corrispondenze Multiple, è stata applicata la Cluster Analysis finalizzata a classificare l’insieme delle unità. I sottogruppi (cluster) individuati dall’analisi sono definiti in modo da massimizzare l’omogeneità interna ai gruppi (si rende minima la distanza tra tutte le unità costituenti il cluster) e l’eterogeneità’ tra gli stessi (si rende massima la distanza tra ciascun cluster e tutti gli altri). Variabili attive ed illustrative utilizzate nell’A.C.M.

VARIABILI ATTIVE: A che età hai avuto il tuo primo rapporto sessuale completo? Prima dei 13 anni - tra i 13 e i 14 anni - tra i 15 e i 16 anni - dopo i 16 anni

VARIABILI ILLUSTRATIVE: - Fumi sigarette? - Hai mai usato cannabis?

Come è stata questa prima esperienza? Positiva- negativa

- Hai mai usato altre droghe? - Attualmente con che frequenza bevi alcolici?

Nella tua vita con quante persone hai avuto rapporti sessuali?

- Sesso

1-2 Più di due - Pratichi sport? Hai bevuto alcool o assunto sostanze prima dell’ultimo rapporto sessuale?

- Ritieni di essere?

Si No - Incrocio tra I.M.C. e percezione del proprio corpo Durante l’ultimo rapporto sessuale tu o il tuo partner avete utilizzato metodi anticoncezionali?

- Come vedi il tuo futuro?

Si No

1 Le variabili, oggetto di analisi, vengono distinte in variabili attive, che partecipano alla determinazione degli assi fattoriali in quanto ritenute più significative per la descrizione della struttura del fenomeno (età del primo rapporto, giudizio su tale esperienza, numero dei partner, utilizzo metodi contraccettivi, ricorso a sostanze stimolanti prima del rapporto), e in variabili illustrative, che vengono proiettate successivamente sul piano fattoriale per contribuire all’interpretazione (genere, immagine corporea, comportamenti a rischio, percezione di sé stessi).

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L’Analisi delle Corrispondenze Multiple, condotta sui dati relativi alle variabili su indicate, individua alcune specifiche tipologie di adolescenti con proprie caratteristiche strutturali e diversi atteggiamenti e comportamenti verso la sessualità.

I Fattore

II Fattore

PRECOCI

PREVIDENTI

IMPRUDENTI

OVER 16

Il primo fattore, rappresentato sull’asse orizzontale, contrappone in maniera netta i ragazzi rispetto all’età del primo rapporto sessuale. Infatti, l’asse è fortemente caratterizzato dalla variabile che indica l’età del primo rapporto, associata a condotte sessuali a rischio: la precocità tende ad essere associata alla promiscuità sessuale e all’utilizzo di sostanze prima del rapporto. Il secondo fattore, sull’asse verticale, indica l’atteggiamento legato all’utilizzo dei metodi contraccettivi, che tende ad associarsi alla qualità percepita della propria vita sessuale: in alto si ritrovano collocati i “Previdenti”, in cui il ricorso a metodi contraccettivi si accompagna ad un giudizio positivo circa la propria esperienza sessuale. L’applicazione della Cluster Analysis sui risultati dell’Analisi delle Corrispondenze Multiple ha consentito di individuare quattro tipologie di adolescenti, descrittive degli atteggiamenti e comportamenti verso la sessualità, di seguito descritte. I MODERATI SODDISFATTI (38,5% del totale) Questa classe è composta prevalentemente da femmine. Hanno avuto rapporti sessuali dopo i 16 anni, con uno o al massimo due partner. La prima esperienza sessuale è stata decisamente positiva. Presentano una bassa propensione verso i comportamenti a rischio, in particolare per quanto riguarda l’uso di sostanze. Ciò si riflette anche nella sfera sessuale: tendono ad usare metodi anticoncezionali, e non assumono sostanze prima del rapporto. Hanno una corretta percezione del proprio corpo.

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GLI INSICURI ( 21,3% del totale) Anche questa classe è composta prevalentemente da ragazze, che ne costituiscono all’incirca l’80%. Si caratterizzano per il fatto di non utilizzare metodi anticoncenzionali. Hanno avuto il primo rapporto a partire dai 15 anni e ne serbano un ricordo spiacevole. Sono soprattutto soggetti sedentari (non praticano sport) che hanno una percezione non corretta (tendente all’eccesso) del proprio corpo. Consumano cannabis; tendono a sentirsi diverse, soprattutto perché insicure. GLI INTEGRATI ( 27,9% del totale) Si tratta di un cluster a prevalenza maschile. L’età del primo rapporto di questi ragazzi è compresa perlopiù tra i 15 e 16 anni; definiscono questa esperienza in termini molto positivi. Tendono ad avere rapporti con più partner, a bere o assumere sostanze prima del rapporto ma utilizzano metodi anticoncezionali. Fanno un’intensa attività motoria ed hanno una corretta percezione del proprio corpo; fumano sigarette, consumano cannabis e bevono alcool in misura significativamente superiore alla media generale. Si considerano uguali alla maggior parte degli altri. GLI ICARO ( 12,3% del totale) In questa classe ritroviamo rappresentati in maniera equilibrata sia ragazze che ragazzi. Si tratta di soggetti che hanno avuto il primo rapporto prima dei 15 anni, e hanno avuto rapporti con più persone. Sono ragazzi che tendono ad assumere comportamenti a rischio (consumo altre droghe, eccessivo consumo di sigarette, elevata frequenza di consumo di alcool) nella vita quotidiana; ciò si riflette anche nei rapporti sessuali dove tendono a non utilizzare metodi anticoncezionali (il livello di significatività è leggermente superiore alla soglia prefissata). Si considerano diversi perché speciali.

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7. LA PRATICA SPORTIVA Nella sezione del questionario dedicata allo sport, si è creata una successione “ad imbuto” delle domande. Attraverso una prima domanda, si chiedeva ai ragazzi se praticassero o no sport. Solo per coloro che hanno risposto “si” a questa prima domanda, sono state poste successive domande di approfondimento volte ad indagare stili e comportamenti connessi alla pratica sportiva. Il 48,1% del campione pratica sport almeno una volta la settimana; tale percentuale sale al 71% per i maschi rispetto al 38,5% delle femmine.

Fig.25 Pratichi sport? * sesso

2,49,7 7,5

26,6

51,844,45,3

3,0

3,7

16,6

7,210,0

49,1

28,3 34,4

0%10%20%

30%40%50%60%70%

80%90%

100%

Maschi Femmine Totale

Sì, due vo lte la settimana o più

Si, una vo lta la settimana

Sì, meno di una vo lta la settimana

Lo praticavo in passato, ma adessonon più

Non ho mai praticato sport

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Fig.26 Pratichi sport? * istituto scolastico

5,1 9,2 6,3 8,716,0

7,5

48,6 35,4 39,7

50,7

50,0

44,4

2,0

6,2 5,4

2,9

6,0

3,7

10,3

6,217,1

4,4

6,0

10,0

34,043,0

31,5 33,322,0

34,4

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Liceo classicoBN

Liceo classicoAiro la

Liceo scientificoM on.

Liceo LinguisticoM on.

Liceopsicopedagogico

M on.

Totale

Sì, due volte lasettimana o più

Si, una volta lasettimana

Sì, meno di unavolta lasettimana

Lo praticavo inpassato, maadesso non più

Non ho maipraticato sport

Seppure le ragazze praticano meno l’attività sportiva, tuttavia quando lo fanno tendono ad affidarsi in misura maggiore alla guida di un trainer: l’80% delle ragazze si affida ad un istruttore, mentre nel caso dei maschi il 54,2% è seguito da un esperto.

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

Fig.27 Sei seguito da un istruttore? *sesso

Si 54,2 80,5 68,8

No 45,8 19,5 31,2

Maschi Femmine Totale

Tra coloro che praticano sport, un terzo dei ragazzi e un quarto delle ragazze svolge un’attività agonistica e competitiva.

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0,020,040,060,080,0

100,0

Fig.28 Svolgi attività agonistica (partecipazione a competizioni ufficiali e/o campionati)? *sesso

Si 32,5 25,3 28,5

No 67,5 74,7 71,5

Maschi Femmine Totale

Oltre agli aspetti strutturali della pratica sportiva, abbiamo voluto approfondire l’analisi indagando intorno alle motivazioni su cui tale pratica si fonda. A tal fine, abbiamo previsto otto modalità di risposta; per facilitarne l’analisi, queste sono state poi accorpate secondo il seguente schema:

A) motivazioni legate alla socializzazione: Per stare con i propri amici o farsene di nuovi Per divertimento Per incontrare persone e situazioni nuovi B) motivazioni legate alla cultura del welness: Per migliorare l’aspetto fisico ed essere più attraenti Per fare del movimento e vivere più sani C) motivazioni di tipo competitivo: Per misurarsi con se stessi e gli altri e primeggiare Per diventare campioni e avere successo D) accettazione dei modelli proposti in famiglia: Per far piacere ai genitori o perché altri già lo praticano in famiglia

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Fig.29 Motivazione pratica sport * sesso

68,07%

54,30%

60,37%

13,45%

7,28%

10,00%

66,39%

85,43%

77,04%

0,84%

0,66%

0,74%

Maschi

Femmine

Totale

Socializzazione Competizione Welness Famiglia

Nel grafico precedente, abbiamo riportato le percentuali di scelta riferite ad un’unica motivazione. E’ interessante notare come le motivazioni che hanno a che fare con la cultura del welness rappresentano una spinta fondamentale all’attività sportiva: infatti, rappresentano il motivo determinante che spinge a tale attività il 77% dei soggetti del nostro campione. Il welness rappresenta un fattore motivazionale imprescindibile soprattutto per le ragazze: la percentuale di esse che lo indica quale motivazione dell’attività sportiva è di circa venti punti percentuali superiore a quella dei maschi (85% contro 66%). La funzione socializzante dell’attività sportiva, se è sufficiente per spingere alla pratica il 66% dei maschi, nel caso delle ragazze rappresenta una spinta motivazionale meno importante: il 54% delle ragazze indica la socializzazione come motivo fondamentale nella propria scelta di praticare sport. Un altro focus dell’indagine sulla pratica sportiva è rappresentato dall’utilizzo di sostanze di vario genere tra gli adolescenti praticanti. In questo caso, le diverse e sostanze che i ragazzi e le ragazze hanno dichiarato di utilizzare sono state ricodificate secondo il seguente schema:

A) integratori ‘leggeri’ Ferro Vitamine Sali minerali B) integratori per migliorare la performance Aminoacidi Creatina Bevande o compresse contenenti caffeina e/o guaranà C) sostanze ‘hard’ Anfetamine Ormone della crescita Anabolizzanti

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0,0%20,0%40,0%60,0%80,0%

100,0%

Fig.30 Quale sostanza hai mai usato? *sesso

Nessuna sostanza 18,4% 24,0% 21,5%

Integratori leggeri 43,9% 62,7% 54,3%

Integratori per migliorareperformance

17,5% 3,6% 9,8%

Integratori hard 20,2% 9,9% 14,4%

Maschi Femmine Totale

Un dato che appare preoccupante è quel 14,4% di adolescenti che hanno indicato di ricorrere alle sostanze che abbiamo definito hard: una percentuale superiore a quella – il 9,8% - di coloro che invece ricorrono ad integratori per migliorare le performance. Sommando gli utilizzatori di queste due categorie di prodotti, arriviamo al 24,2% di soggetti: ossia un adolescente su quattro, tra coloro che praticano sport, assume sostanze che hanno ricadute importanti, seppur di differente tipo, sulla salute degli interessati. Infatti è da tener presente che, se nella categoria sostanze hard sono ricompresse sostanze che possono avere un importante impatto sulla salute fisica dei soggetti che le utilizzano, anche i prodotti compresi nella categoria integratori per migliorare le performance possono avere un impatto sulla salute, se non utilizzati sotto stretta sorveglianza di un esperto. Appare, quindi, fondamentale verificare fino a che punto l’assunzione della sostanza avviene sotto la supervisione di un adulto, ed eventualmente di chi.

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

Fig.31 Se hai assunto qualche sostanza, da chi sei stato consigliato? *sesso

In autonomia 60,3 21,0 38,8

Da genitori 10,8 14,0 12,6

Dal medico 19,3 60,0 41,5

Da allenatore/istruttore 7,2 4,0 5,5

Da altri 2,4 1,0 1,6

Maschi Femmine Totale

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Appare evidente dai dati riportati nel grafico precedente che i maschi presentano una situazione sicuramente di maggior rischio, poiché in sei casi su dieci ricorrono alla sostanza di propria iniziativa, ed in un altro 7,2% dei casi su consiglio dell’istruttore/allenatore (situazione, questa, solo parzialmente più sicura della precedente, in quanto dipendente dalla livello di professionalità dell’istruttore). Invece, nel caso delle ragazze l’assunzione della sostanza è sotto il controllo di un sanitario nel 60% dei casi; per i maschi questa evenienza sicuramente, più rassicurante in termini di prevenzione, si verifica solo nel 19,3% dei casi. Anche nel caso della pratica sportiva, così come per i comportamenti sessuali, abbiamo applicato le tecniche dell’Analisi delle Corrispondenze Multiple e della Cluster Analysis, al fine di individuare gruppi di soggetti tra di loro omogenei per quanto riguarda sia le modalità e le motivazioni della pratica sportiva, sia una serie di altre variabili. Le variabili che sono state prese in considerazione sono quelle legate alle modalità della pratica sportiva, le motivazioni della stessa, l’eventuale utilizzo di sostanze in connessione con la pratica sportiva (integratori leggeri, sostanze dopanti), l’immagine corporea, l’utilizzo di sostanze al di fuori della pratica sportiva, la percezione di sé stessi. Variabili attive ed illustrative utilizzate nell’A.C.M.

VARIABILI ILLUSTRATIVE VARIABILI ATTIVE

- frequenza attività sportiva; Sei tesserato presso una società sportiva?

- Si - No - Indica lo sport più importante che pratichi;

Sei seguito da un istruttore? - Motivazione pratica sport;

- Si - No - Fumi sigarette?;

Svolgi attività agonistica (partecipazione a competizioni ufficiali e/o campionati)?

- Hai mai usato cannabis?;

- Hai mai usato altre droghe?; - Si - No

- Attualmente con che frequenza bevi alcolici?; Indica quali, delle seguenti sostanze, hai mai usato? - Sesso;

- Nessuna sostanza - Integ.leggeri - Pratichi sport?;

- Integ.per performance - Integ.hard - Ritieni di essere?;

Se hai usato una o più delle precedenti sostanze, indica chi ti ha consigliato di assumerle

- Incrocio tra B.M.I. e percezione del proprio corpo;

- Come vedi il tuo futuro?

- Scelta autonoma - Non autonoma

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L’Analisi delle Corrispondenze Multiple, condotta sui dati relativi alle variabili su indicate, individua alcune specifiche tipologie di adolescenti con proprie caratteristiche strutturali e diversi atteggiamenti e comportamenti verso l’attività sportiva.

I Fattore

II Fattore

AGONISTI

DOPATI

AMATORIALI

INTEGRATI

Sull’asse orizzontale abbiamo l’intensità della pratica sportiva: a destra gli AMATORIALI, a sinistra gli AGONISTI. Questo asse risulta essere associato alla motivazione verso la pratica sportiva: spostandosi dagli AMATORIALI verso gli AGONISTI, si passa dalle motivazioni legate alla socializzazione a quelle legate alla competizione; le motivazioni legate al benessere psico-fisico (welness) tagliano trasversalmente entrambi i gruppi. L’asse verticale discrimina gli adolescenti in base al tipo di sostanze stimolanti utilizzate in connessione con la pratica sportiva; in alto, avremo gli INTEGRATI, ossia coloro che ricorrono esclusivamente ad integratori ‘leggeri’; in basso, i DOPATI. In questo caso, va evidenziata l’associazione con la variabile legata alla modalità di utilizzo delle sostanze (autonomamente o sotto consiglio di un esperto). L’uso di sostanza ‘leggere’ è in genere sotto il controllo dell’adulto (istruttore o medico); invece, il ricorso a sostanze ‘hard’ tende ad essere scelto autonomamente. L’applicazione della Cluster Analysis sui risultati dell’Analisi delle Corrispondenze Multiple ha consentito di individuare cinque sottogruppi (cluster), descrittivi degli atteggiamenti e comportamenti verso l’attività sportiva.

LE COMPETITIVE (27,3% del totale)

Sono ragazzi, soprattutto femmine, che praticano un’attività sportiva intensa, competitiva e organizzata (ossia sono iscritte ad una società sportiva, seguite da un trainer e partecipano a gare ufficiali). Utilizzano integratori leggeri, in genere su consiglio del medico. Gli sport più praticati sono la danza/ballo ed il nuoto; non fumano e non utilizzano altre droghe.

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GLI OCCASIONALI (30,2% del totale)

ttività sportiva irregolare e/o occasionale; utilizzano tegratori leggeri su consiglio del medico. Gli sport più praticati sono la pallavolo e la

Sono ragazzi che svolgono un’ainpalestra; le motivazioni alla base riguardano soprattutto il welness.

PALLONARI AMATORIALI (9,0% del totale)I

Sono ragazzi che svolgono un’attività sportiva in modo ricreativo; utilizzano, in genere di ropria iniziativa, integratori. Lo sport più praticato è il calcio; le motivazioni alla base p

riguardano la socializzazione. Sono ragazzi che hanno una corretta percezione del proprio corpo; tendono a bere molto alcolici e si ritengono diversi dagli altri perché ‘speciali’.

DOPATI (13,7% del totale)I

Questo gruppo, per lo più costituito da maschi (che rappresentano al suo interno il 60%), è aratterizzato dal ricorso a sostanze dopanti di vario tipo. Sono ragazzi che svolgono c

un’attività sportiva in modo intenso; utilizzano autonomamente le sostanze per migliorare la performance sportiva. Gli sport più praticati sono il calcio e la palestra. Sono ragazzi che tendono ad assumere comportamenti a rischio ( bere alcolici, usare cannabis, fumare molto) nella vita quotidiana. Rispetto al giudizio su sé stessi, si ritengono uguali alla maggior parte delle altre persone.

SALUTISTI (19,8% del totale)I

Sono ragazzi che svolgono un’attività sportiva in modo intenso; diversamente dal ottogruppo precedente, ugualmente caratterizzato da tale livello di intensità, questi

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sragazzi non ricorrono a nessuna sostanza stimolante nella loro pratica sportiva; anche al di fuori dello sport, mostrano una scarsa propensione all’utilizzo di sostanze. La motivazione principale che li spinge a fare sport è la socializzazione. Tendono a sentirsi diversi dagli altri, in particolare perché insicuri.

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INDAGINE QUALITATIVA PRESENTAZIONE La seconda fase del progetto “Sally e gli altri” è costituita dall’indagine qualitativa, condotta mediante focus group. I focus group hanno previsto incontri diretti con gli adolescenti degli istituti superiori presi in esame e la discussione dei dati ricavati dalla prima fase di indagine (mediante questionari); i focus sono stati organizzati in modo tale da poter parlare, più o meno, con dodici ragazzi per volta. L’idea è stata quella di creare gruppi misti, sia per sesso che per classi (tre o quattro ragazzi per tre diverse classi), ciò per rompere quegli “schemi” che si costruiscono inevitabilmente tra persone appartenenti allo stesso “gruppo classe” e poter, invece, costruire ex novo, attraverso i focus group, dialoghi e confronti tra giovani “sconosciuti”. Ogni incontro ha avuto la durata di massimo due ore, durante le quali i ragazzi sono stati invitati ad esporre il loro pensiero sui dati emersi dai questionari che precedentemente, durante la fase iniziale del progetto, avevano compilato; è stata chiesta loro una opinione da “conoscitori esperti” della materia d’indagine, da opinionisti e, dunque commentatori. L’organizzazione dei gruppi è avvenuta in questo modo: abbiamo fatto predisporre i ragazzi in cerchio e, dopo una nostra breve presentazione e del progetto “Sally”, abbiamo invitato ognuno a dire il loro nome, classe ed età. Dopodichè abbiamo fornito alcuni dei dati quantitativi, procedendo per aree tematiche: consumi di sostanze, percezione corporea, sessualità, visione del futuro. I giovani si sono mostrati entusiasti, stimolati e stimolanti, si sono “sbizzarriti” nell’ “inscenare” dialoghi e a volte monologhi e, ad indagare argomenti di loro stretta pertinenza, come fossero delle “materie nuove” da esplorare. Le informazioni così raccolte si sono rivelate utilissime, in quanto hanno contribuito a completare ed approfondire i dati dell’indagine quantitativa, facendo anche emergere spunti per ulteriori approfondimenti. Inoltre, i focus group hanno permesso di individuare dinamiche di interazione e comunicazione degne di riflessione. Gli aspetti portati a galla sui comportamenti a rischio degli adolescenti esaminati, possono rappresentare un punto di partenza ai fini di una prevenzione ed di conseguenza una promozione del benessere tra i giovani della provincia di BN. Di seguito vengono riportate le singole aree tematiche e di ognuna viene esposto il contenuto emerso; di tanto in tanto, virgolettate, riproponiamo le frasi pronunciate proprio dai ragazzi per rendere meglio l’idea di un concetto espresso ed entrare, attraverso il loro linguaggio, un po’ di più anche nel loro mondo.

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CONSUMI La domanda-stimolo fornita ai ragazzi per questo primo argomento di discussione è stata la seguente: “I dati ci dicono che il consumo della cannabis tra gli adolescenti (il 39% di loro ne fa uso) è abbastanza vicino a quello delle sigarette (il 41%); invece le “altre droghe” sono consumate da una minoranza. Ciò pone due interrogativi: 1) La cannabis è equiparabile alle sigarette in termini di dannosità? 2) E’ entrata a far parte della quotidianità dei ragazzi?”. Riguardo tale argomento la maggioranza dei ragazzi, ha dapprima sottolineato l’uso frequente della cannabis nei gruppi dei pari, associandolo a quello delle sigarette; la prima risposta all’input iniziale è stata, infatti, quasi sempre: “Si è così, è entrata a far parte della quotidianità e dell’uso comune tra i giovani”. L’associazione fissa che i ragazzi hanno fatto è: canne uguale gruppo, motivandola con la voglia di appartenenza, la paura di essere esclusi e, come uno dei pochi modi per farsi accettare. Si sono aperti molti dibattiti sulla dannosità della droga leggera, confrontandola con altri tipi di sostanze, tra le quali più frequentemente l’alcol: “solo perché è legale non si bada ai ragazzi che stanno sempre a ubriacarsi ed invece, una canna ogni tanto, fa etichettare un ragazzo come un drogato”. Un atteggiamento constatato in quasi tutti i focus consiste nella distinzione tra le femmine e i maschi, soprattutto per quanto riguarda le spiegazioni all’uso: le ragazze hanno puntano molto di più sulle motivazioni personali, riferendo l’uso a problemi, familiari e/o sociali; i maschi, invece, hanno evidenziato l’aspetto più ludico, sottolineando il divertimento che se ne può derivare e che, secondo loro, prescinde da problemi gravi. Concordanza e unanimità tra i due sessi c’è stata, invece, sulla motivazione più frequente e schiacciante di tutte, cioè la NOIA; il consumo è stato, infatti, correlato ad un atteggiamento di evasione con lo scopo di allontanare la noia. L’argomento, venuto fuori più volte, c’è sembrato degno di nota e approfondimento e, per poter meglio comprendere il punto di vista dei ragazzi, abbiamo chiesto ad ognuno di loro, singolarmente: “cosa ti fa pensare la parola “noia”? Qual è la prima cosa che ti viene in mente se ti dico “noia”?; questo, sia per indagare bene la motivazione all’uso, sia per “entrare” nell’immaginario mentale e capire meglio come si rappresentano la noia i giovani della provincia. Si sono così susseguite, l’una dopo l’altra, molte definizioni, che hanno portato ad una maggioranza di risposte, simili tra loro, quali: “noia come mancanza di stimoli e interessi”, “solitudine”, “un qualcosa dal quale scappare”. Riflessioni Le riflessioni che le discussioni su questo argomento ci inducono a fare, sono le seguenti. Le ragazze per le statistiche “consumano” meno cannabis rispetto ai ragazzi, dunque, ci sembra degno di nota, l’atteggiamento che queste hanno assunto durante la discussione; esse, infatti, hanno evidenziato la dimensione personale, intima e privata rispetto un argomento che le riguarda poco, si sono rivolte ai maschi parlando di possibili problemi che i giovani riscontrano (solitudine, mancanza di valori, disagio relazionale) e che li porta ad avvicinarsi a questo tipo di sostanze.

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I maschi, invece, durante la discussione hanno evitato la sfera personale per abbracciare quella sociale, discutendo sull’influenza che ha il gruppo sul singolo, sul divertimento del sabato sera come alternativa alla noia del “paesino” e via dicendo. Tenere a mente questa dinamica comportamentale ci aiuterà a comprendere anche le seguenti argomentazioni, in quanto, questo tipo di atteggiamento si ripresenterà, anche se in maniera diversa. PERCEZIONE CORPOREA La discussione è stata preceduta da tale input: “Molti adolescenti hanno una percezione non corretta del proprio corpo: il 23% (4% nei ragazzi e 32% nelle ragazze) si sente in sovrappeso, pur non essendolo; il 14% (32% nei ragazzi e 6% nelle ragazze) ritiene di essere della taglia giusta, pur essendo in soprappeso. Come mai, secondo voi, una percentuale così rilevante di ragazzi/e ha questa percezione non corretta del proprio corpo?” Per questo tipo di riscontro statistico, gli adolescenti dei diversi focus group hanno trovato il loro accordo nel puntare il dito contro i media, i modelli proposti e la società “malata”. La discussione si è concentrata sui diversi atteggiamenti che i ragazzi pensano ci siano tra i maschi e le femmine, loro coetanei. Gli adolescenti hanno evidenziato che le femmine sono “fissate” con la cura del proprio corpo, che deve essere magro e sempre in forma; hanno esposto come “motivazioni femminili”: la competizione nei riguardi delle altre ragazze, la conquista del sesso opposto e il seguire la moda del momento, caratterizzata dalla taglia 40. I maschi, invece, secondo i ragazzi dei vari focus, se passano le ore allo specchio (e lo fanno di meno), è perché seguono un loro piacere personale, “loro sono in grado di avere anche altri interessi, non si fissano e sono più sicuri delle femmine”, “i maschi sono più tolleranti nei confronti di se stessi”. Di tanto in tanto l’argomento si è “infuocato” su tematiche quali la bellezza come punto di forza e aspetto indispensabile per le donne e, quasi unica attrattiva nella conquista dei ragazzi; al contrario i maschi pensano poco alla propria estetica e le ragazze ne tengono meno considerazione nell’approccio, “il ragazzo grasso è simpatico la ragazza grassa, invece è racchia e fonte di derisione”. I maschi dei vari gruppi hanno provato ad introdurre tematiche riguardanti problematiche personali e psicologiche come risposta ai dati che abbiamo fornito, evidenziando il problema legato all’insicurezza personale, ma in questi casi la maggioranza delle “giovani donne” ha prevalso con “prove schiaccianti” contro la società e i media. La conversazione, quindi, è quasi sempre scivolata sui modelli proposti dalla televisione: veline, modelle, moda, abiti aderenti e tutto ciò che oggi influenza lo stile di vita dei giovani e il mantenimento e la cura del corpo; non si è invece mai toccato, nemmeno per sbaglio, l’argomento, anoressia, (patologia o disagio psicologico) che invece, inizialmente sembrerebbe più associato all’input proposto. Riflessioni Confrontando le informazioni ricavate dai focus group per la tematica dei consumi con queste relative alla percezione del corpo, viene fuori un dato importante.

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Mentre in precedenza (per l’argomento consumi), è saltato agli occhi l’atteggiamento “sociologico” assunto dai maschi, il loro giustificare l’uso chiamando in causa la società, il gruppo e/o il puro divertimento atto a sconfiggere la noia, adesso, per la tematica sulla percezione corporea, avviene il contrario: le ragazze, chiamate a dire la loro riguardo un argomento molto “al femminile”, hanno additato tutte le colpe alla società e ai media sorvolando su ciò che può essere disagio, problema personale e patologia. Mentre durante l’argomento precedente, hanno scavato più in profondità per comprendere i consumi di sostanze, con l’introduzione dell’erronea percezione emersa dai questionari, le ragazze, sono state molto attente a cercare un capro espiatorio e lo hanno trovato nella società. SESSUALITÀ L’area della sessualità è stata introdotta così: “Il 51% dei ragazzi e il 40% delle ragazze ha rapporti sessuali completi. Tuttavia, non tutti intendono allo stesso modo il concetto di “sesso protetto”: il 67% lo identifica con il preservativo; il 26%, semplicemente, non usa nessuna precauzione. Come spiegate queste differenze nel comportamento sessuale degli adolescenti?”. Nonostante lo stupore iniziale per i dati forniti, i ragazzi dei focus group hanno ammesso che il preservativo viene usato poco dai loro coetanei, in quanto si pensa ad usare altri “metodi”. L’argomento viene affrontato dando per scontato che i rapporti sessuali tra gli adolescenti, se esistono, avvengono all’interno di una relazione stabile di coppia; le femmine dei vari gruppi, hanno centrano la discussione sulla paura di gravidanze indesiderate ed, il sesso sicuro è stato, quasi sempre associato alla “sicurezza di non restare incinte”. I maschi, invece, hanno “giustificato” il mancato uso del preservativo con il piacere, sottolineando l’aspetto godurioso: “senza è tutta un’altra cosa” . Un altro motivo che, secondo loro, giustificherebbe il comportamento sessuale a rischio è “l’occasione che fa l’uomo ladro” , così come l’ha definita un ragazzo, cioè la possibilità che possa capitare un’occasione “irripetibile con una strafiga e che fai? Se non ce l’hai non lo fai?” . Quasi unanimemente per i dati risultati dai questionari, i ragazzi, hanno dato la colpa alla mancanza di dialogo in famiglia e soprattutto alla scuola, inoltre hanno discusso sulla mentalità del paese che, ancora vede come un tabù la diffusione di preservativi nei vari “contesti giovanili”, e sulla disposizione nell’ambiente dei distributori (indice di mancanza di privacy). Durante quasi tutti i focus è emersa la discussione sul comportamento dei maschi, considerato più incosciente e superficiale: “E’ sempre la ragazza a pensare, il ragazzo in quei momenti non pensa proprio a niente”. Riflessioni Proprio su quest’ultima osservazione però, va sottolineato un importante dato quantitativo che contrasta quanto appena evidenziato dai focus. Dai questionari, infatti, è emerso che tra i giovani che hanno rapporti sessuali, i maschi sono quelli che fanno maggiormente uso di precauzioni, che mettono cioè in atto il “sesso sicuro”; dai focus è venuto fuori il contrario, o meglio è stato sottolineato l’atteggiamento responsabile delle femmine al contrario di quello superficiale dei maschi. Possiamo provare a comprendere tale discrepanza.

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E’ ipotizzabile che le ragazze partecipanti ai focus group rappresentino un sottogruppo particolarmente selezionato e che, in quanto tale, manifesti opinioni ed atteggiamenti non generalizzabili all’intero campione. Le stesse ragioni che hanno spinto le ragazze a partecipare ai focus group, (ricordiamo che la partecipazione è avvenuta su base volontaria e motivazioni personali), possono segnalare l’esistenza in loro di una particolare sensibilità ed attenzione verso i comportamenti a rischio: è probabile che questa particolare attenzione si rifletta, nel loro caso, anche nei comportamenti assunti. In ogni caso, questo punto di contrasto andrebbe indagato meglio, in quanto potrebbe risultare interessante per la comprensione della messa in atto di comportamenti sessuali a rischio tra i giovani adolescenti ed, approfondire la diversità negli atteggiamenti e nei diversi modi di vivere il sesso tra le femmine e i maschi. In ogni caso discutere di aree tematiche così delicate e personali non è stato facile, infatti, l’introduzione dell’ “argomento sesso” ha suscitato nei ragazzi un po’di disagio i quali, fin da subito, hanno sottolineato la mancata dimestichezza nell’affrontare temi del genere. L’uso del preservativo è stato associato alla sola protezione verso gravidanze indesiderate ed anche in questo caso, come per il precedente argomento, non si è mai accennato alle possibili patologie che potrebbero derivare da comportamenti sessuali a rischio. Ancora una volta i giovani adolescenti hanno razionalizzato “socializzando” e spostando il focus sulla mancanza di informazioni e di dialogo nei diversi sistemi sociali (famiglia e scuola). I maschi hanno puntato su argomenti legati al piacere mentre le donne hanno problematizzato di più, senza, comunque scendere in profondità. Se leggiamo e interpretiamo bene i dati quantitativi possiamo notare che è venuta fuori una correlazione tra la variabile “comportamento sessuale a rischio” e quella “disagio relazionale” che ha trovato il suo punto di contatto nella popolazione maschile; questa correlazione non è, invece emersa per le femmine. Il dato ci dice che i maschi, nel mettere in atto comportamenti sessuali “incoscienti” (mancato uso del preservativo e/o assunzione di alcol prima del rapporto), esplicano anche una insicurezza e un disagio nelle relazioni con l’altro sesso, nella sfera privata ed intima. Il giovane adolescente, evidentemente cerca di evitare o allontanare questa insicurezza e questo disagio nel rapportarsi all’altro proprio assumendo questo tipo di comportamento rischioso. FUTURO L’elaborazione dei dati dei questionari, riguardo questo argomento, ci dice che: “I ragazzi si dividono tra quelli che hanno una certa aspettativa verso il proprio futuro (il 63% lo vede con ottimismo, l’8% con pessimismo) e quelli che non hanno nessuna idea circa il proprio futuro (il 29%). Come commentate questo fatto di non riuscire ad immaginarsi il proprio futuro? E’ una difficoltà, o invece è naturale per un adolescente non avere nessuna idea del proprio futuro?”. I ragazzi, messi di fronte al dato, rilevato dai questionari, sulla forte indecisione dei giovani nei confronti del proprio futuro, inizialmente non lo hanno confermato, in quanto si reputano “giovani con le idee chiare”, ma nonostante ciò pessimisti (quindi quel l’8% è un po’ basso!). Il pessimismo che hanno descritto si riferisce alla società in cui vivono, una società che non dà loro certezze ma solo paura di delusioni.

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Il futuro inteso dai ragazzi è quello riferito alla fine degli studi, non oltre. Il dilemma sta nella scelta reputata da loro molto difficile: continuare gli studi o iniziare a lavorare da subito? Seguire la strada della passione e del sogno o fare una scelta strategica per intraprendere “una carriera” prima possibile? Riflessioni La visione del futuro che i giovani hanno è quella riferita ad un “domani immediato”, non molto lontano, anzi vicino. Non vanno oltre la fine degli studi, il dilemma resta la scelta della facoltà universitaria. Anche in questo caso hanno dato la colpa alla società che ha creato un “mondo del lavoro” basato sul denaro e dominato da persone raccomandate ed, anche in questo caso, non è emerso nessuna discussione su problemi o eventuali disagi personali, legati a questo tipo di argomento, l’unica cosa chiara resta la “visione disillusa” del futuro che oramai i giovani hanno reso parte integrante di sé.

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COMMENTI CONCLUSIVI E’ quasi un luogo comune della ricerca socio-psicologica contemporanea, quello di presentare gli adolescenti come una categoria di ‘soggetti a rischio’. In ambito sociologico, si sottolinea come la ricerca della trasgressione e del rischio sarebbero, per così dire, elementi costitutivi dell’adolescenza; il processo di costruzione identitaria, compito proprio a tale fase di sviluppo, sarebbe intimamente connesso con atteggiamenti di opposizione nei confronti dei valori della società ‘adulta’, fino ad esitare in condotte provocatorie e trasgressive. In ambito più propriamente psicologico, vengono sottolineati gli elementi di instabilità emotiva legati all’allargamento dell’orizzonte affettivo-relazionale; questa instabilità contribuisce a rendere gli equilibri del proprio mondo interno estremamente precari. Estremizzando, potremmo dire che tale lettura tende a presentare l’adolescente un soggetto ‘al limite’ tra normalità e patologia. Inoltre, le ricerche più recenti, accanto e in aggiunta agli elementi di base sopra richiamati, tendono a sottolineare alcune caratteristiche che sarebbero tipici dell’adolescenza nella società odierna. La ‘modernizzazione’ della società, l’avvento della tecnologia – in particolare la televisione e l’informatica – hanno modificato le abitudini e gli stili di vita degli adolescenti in modo straordinariamente evidente, fino a permetterci di pensare che la loro ‘cognizione del mondo’, la loro percezione dello ‘spazio’ esistenziale e relazionale, ha subito delle modificazioni profonde. D’altra parte, l’assenza del carattere direttamente ‘esperenziale’ della vita e del suo aspetto relazionale in particolare, ormai quasi soltanto ridotto al virtuale, produce profonde esperienze di solitudine. Le competenze di interazione che gli strumenti tecnologici offrono, si manifestano come inefficaci nel momento dell’incontro, dello scambio. La mancanza negli adolescenti di strumenti per relazionarsi, arriva a far parlare molti studiosi di una sorta di analfabetismo emotivo-affettivo: la mancanza di codici con cui riconoscere e gestire le emozioni/affetti. La rielaborazione dei dati del progetto “Sally e gli altri” (sia quelli quantitativi che qualitativi), nel mentre confermano alcuni aspetti delle teorie sopra richiamate, evidenziano utili informazioni su questa generazione di adolescenti. Particolarmente interessante ci sembra la loro rappresentazione della tematica ‘adolescenza e rischio’. In primo luogo, non sembra che per loro il termine ‘adolescenza’ sia legato al termine ‘rischio’: i ragazzi non si riconoscono nelle definizioni che li vorrebbero inevitabilmente attratti dal gusto per la trasgressione e il rischio. Semmai, operano una ridefinizione del concetto di ‘rischio’ per renderlo più adeguato alla loro esperienza soggettiva: rischio non inteso come ‘brivido trasgressivo’, ma piuttosto come ‘messa alla prova’ di se stessi. In questo senso, essi legano il rischio non a condotte eclatanti di sfida delle norme e dei propri limiti soggettivi, ma piuttosto a comportamenti che assumono un significato funzionale al processo di costruzione dell’identità. Non solo: i ragazzi, in una sorta di ‘ribaltamento’ interpretativo, sottolineano come la lettura data degli adulti di “adolescenza e fascino per il rischio”, è una lettura che trova le sue radici nella soggettività degli stessi adulti, che proiettano sugli adolescenti il loro non dichiarato fascino per i mille volti della trasgressione. L’attrazione verso il rischio trasgressivo sarebbe più forte proprio in chi - l’adulto - è incardinato più dell’adolescente nei meccanismi normativi della società.

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Se la trasgressione, il gusto per il rischio, sono temi che stimolano ed esaltano la produzione intellettuale dei ragazzi, ci ha colpito la difficoltà con la quale i ragazzi affrontano il tema del disagio psicologico e delle sue manifestazioni nelle relazioni con gli altri. Scavano in motivazioni lontane, dando “la colpa” alla società, ai modelli culturalmente predominanti nella società dell’immagine; chiamano nuovamente in causa gli adulti, proponendo il problema della mancanza di un dialogo autentico. La loro difficoltà a confrontarsi con il problema, quando questo direttamente li riguarda, ci sembra il segnale di una più generale difficoltà a rapportarsi con se stessi, con la sfera della propria interiorità. E’ come se venisse messo in atto un atteggiamento difensivo che li porta ad evitare il contatto con i propri contenuti emotivi; questa incapacità di vedere il problema, però, la consideriamo, più che una rimozione dello stesso, come l’espressione di una caratteristica ormai radicata dei giovani adolescenti di oggi. Intendiamo riferirci a quell’analfabetismo delle emozioni cui prima facevamo cenno, proprio di una generazione supercompetente, caratterizzata dall’informatica e dalla tecnologia, dall’informazione martellante proveniente dai media e dalla disinibizione sessuale e non. Ecco che proprio in questa generazione, è evidente un analfabetismo che non permette loro di comunicare le emozioni, la gioia, il dolore e il disagio. Caratteristica predominante, evidenziata dagli adolescenti presi in considerazione per la nostra ricerca, è quindi l’incapacità di entrare in contatto con la propria dimensione interiore, dunque con se stessi. Questa incapacità è trapelata in diverse tematiche, che gli stessi ragazzi hanno introdotto; ad esempio, la noia è descritta da tutti come solitudine, come qualcosa dal quale scappare. Proprio queste definizioni ci hanno fornito lo spunto per riflettere: la noia prevede la solitudine, quindi il restare da soli con se stessi, ma se è anche qualcosa dal quale scappare, ciò significa che stare soli non è possibile. Entrare in contatto con se stessi fa paura, fa paura il contatto con l’eventuale disagio e allora si scappa via, il più lontano possibile e con diversi mezzi e strumenti. Un’altra considerazione che si può fare e che va ad avvalorare la nostra tesi, la ricaviamo dalla discussione sulla visione del futuro. Il loro modo di rapportarsi al futuro è un modo che prevede un tempo limitato: il futuro è domani e non oltre. Questa visione pone dei limiti nel progettare e nel porsi obiettivi a lungo termine, il che rende questi giovani incapaci di proiettarsi; l’obiettivo è possibile solo se è vicino e ridotto, ciò provoca un’incertezza nella continuità e nella prospettiva sul domani. L’essere radicati nel presente allontana anche dall’opportunità di potersi immergere nell’immaginario, nel “mondo dei sogni ad occhi aperti” e nella dimensione più strettamente privata. A prova di ciò, il progetto “Sally e gli altri” ci ha dato l’opportunità di riflettere anche su questo atteggiamento di resa che gli adolescenti hanno mostrato nei confronti dei sogni. Gli occhi restano puntati sulla realtà e molto sulla società; non vengono quasi mai puntati verso quei castelli che si possono costruire per aria.

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