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Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Fondato nel 1876 www.corriere.it 9 771120 498008 40 9 0 4> Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano GIOVEDÌ 4 SETTEMBRE 2014 ANNO 139 - N. 209 In Italia EURO 1,40 Su Sette Studenti, tutte le sfide al ritorno sui banchi Domani il magazine in edicola con il Corriere 281 L’EUROPA E PUTIN, RAGIONI E TORTI NON COSTRUITE UN ALTRO MURO di FRANCO VENTURINI A ll’est Vladimir Pu- tin si sente davve- ro uno zar e non accetta che il suo impero perda pezzi, prima si annette la Crimea e ora manda avanguardie ma- scherate della sua armata a occupare l’Ucraina orienta- le. All’ovest l’Occidente con- dona tutto all’esercito di Po- roshenko, anche il fuoco di artiglieria contro i centri abitati del Donbass, e la Na- to fa rullare i tamburi predi- sponendo una forza di inter- vento che troverà già pronti, nei Paesi alleati dell’est, de- positi di carburante e di ar- mi. Bastano questi elementi di cronaca per fare della pre- tregua tra Putin e Poro- shenko una buona notizia, malgrado i molti dubbi che pesano sulla sua tenuta: es- sa dimostra che qualche ca- nale di dialogo è ancora aperto, che i grilletti con- trapposti non hanno ancora completamente sostituito una diplomazia di pace mol- to invocata e poco praticata. Perché il problema di fon- do che dobbiamo porci è tanto evidente quanto dram- matico: dove sta andando l’Europa che alcuni volevano fino agli Urali e altri fino a Vladivostok, quale strategia guida le mosse dell’Occiden- te? E ancora, in che modo possiamo placare la com- prensibile ansia di Paesi che sono stati per secoli vittime predilette della Storia e ora si sono liberati dell’impero sovietico? Al di là dei nostri interessi che vengono fatal- mente colpiti dalle contro- sanzioni russe, ci rendiamo conto che un conflitto di ben diverse proporzioni potreb- be scoppiare nel centro geo- politico del nostro continen- te, causato da un lato dal ci- nismo armato di Putin e dal- l’altro dall’inconfessato desiderio di farlo cadere per via economica? S’intende che l’Alleanza atlantica non poteva non rea- gire alle mosse russe, e bene ha fatto la Francia a rinviare la consegna a Mosca della nave d’assalto classe Mistral. Rassicurare gli alleati dell’est a cominciare da Polonia e Baltici è doveroso, perché al- trimenti l’impegno di soc- corso previsto dall’articolo 5 diventerebbe una burla. E poi alla Nato non dispiace trovare una mission per il dopo Afghanistan. Tornando alle origini, dice qualcuno. Ma invece, se non siamo di- ventati tutti «sonnambuli» come i dirigenti politici che nel best seller di Christopher Clark portano alla Prima guerra mondiale senza quasi accorgersene, è proprio il ri- torno al mondo che finì con la caduta del Muro di Berlino che bisogna evitare. Gli accordi tra Putin e Po- roshenko sono deboli per definizione. Ed è anche diffi- cile immaginare una Ucraina «unita» dopo oltre duemila morti e un milione di profu- ghi, secondo i dati Onu. Ma allora è davvero impossibile recuperare un piano che fu Poroshenko ad avanzare, una riforma costituzionale che concederebbe alle regio- ni orientali dell’Ucraina una vera autonomia (dimenti- cando la Crimea, cosa alla quale tutti sembrano rasse- gnati)? È vero, Putin ha viola- to varie volte il diritto inter- nazionale, ma lo si è fatto anche in Occidente quando è servito. È vero, ora Putin ha alzato l’asticella e vuole una autonomia totale per il Don- bass, ma la diplomazia serve a negoziare. E siamo sicuri che sia un buon affare spin- gere la Russia e il suo gas nelle braccia della Cina? O che dopo Putin verrebbe qualcuno meno nazionalista di lui? Il gran stridore di sciabole che pervade l’Europa va fer- mato. Senza arrendersi a Pu- tin ma prendendo in conto alcuni suoi interessi come l’Occidente faceva con il Cremlino persino durante la Guerra Fredda. E ancora, ela- borando una strategia più efficace delle semplici san- zioni, capace di ricreare un deterrente politico-militare a copertura del dialogo ne- goziale. L’alternativa è conti- nuare a fare i sonnambuli. © RIPRODUZIONE RISERVATA I due fronti Gli Stati Uniti dopo la decapitazione del secondo reporter in Siria: sarà fatta giustizia, neutralizzeremo l’Isis AP / MINDAUGAS KULBIS Mosca offre all’Ucraina un piano di pace in 7 punti Obama: soluzione politica Putin offre all’Ucraina un piano di pace in 7 punti. L’Unione Europea intanto prepara nuove sanzioni con- tro la Russia. La Casa Bianca: linea dura, ma siamo pronti a una soluzione politica. E Obama, dopo la decapitazio- ne del secondo reporter in Siria, dice: fermeremo l’Isis. (Nella foto: il presidente Usa saluta gli alunni di una scuo- la di Tallinn, in Estonia). DA PAGINA 10 A PAGINA 13 Battistini, Calcagno L. Cremonesi, Dragosei Gaggi, Olimpio In Parlamento LE PAROLE IN LIBERTÀ SULLE CRISI MONDIALI di PIERLUIGI BATTISTA Q uelle parole in libertà sugli eventi internazionali. Mentre nel mondo corrono venti di guerra, in Italia è il momento dei dilettanti della politica estera, e cioè dei membri della Commissione ad hoc del Parlamento. A PAGINA 11 A chi conviene UNA RIFORMA DELLA SCUOLA CON POCHI MERITI di ROGER ABRAVANEL I l governo Renzi sta varando le linee guida della riforma della scuola. Propone di assumere dal prossimo anno a tempo indeterminato 150 mila docenti precari e tra due anni 40 mila nuovi docenti tramite concorso con un investimento a regime di 4 miliardi all’anno. L’obiettivo dichiarato è quello di dotare le scuole di tutti gli insegnanti di cui hanno bisogno ed eliminare la «supplentite». Non convince. L’obiettivo di stabilizzare i precari può avere senso. Non è colpa loro se per anni lo Stato italiano ha fatto mezze promesse facendogli frequentare scuole di specializzazione, senza mai stabilizzarli. CONTINUA A PAGINA 34 ALLE PAGINE 4 E 5 De Gregorio, Riva, Santarpia Debito, il governo sta studiando misure per favorire la vendita del patrimonio pubblico Statali, stipendi ancora fermi Madia: mancano le risorse, niente aumenti nel 2015 Il convegno e l’insofferenza del premier per i «salotti buoni» Renzi snobba gli industriali «Io a Cernobbio non ci vado» Spesa e tagli UN PRIMO SEGNALE DI REALISMO SUI CONTI PUBBLICI di ENRICO MARRO A PAGINA 2 L’intervista Boldrini: nuovo Senato? A Montecitorio aspettiamoci modifiche di MONICA GUERZONI A PAGINA 5 Anche nel 2015 gli stipendi di oltre 3 mi- lioni di dipendenti pubblici resteranno fer- mi, come avviene dal 2010. A dare la notizia è la ministra della Funzione pubblica Ma- dia: «Le risorse non ci sono, siamo ancora in difficoltà economica». Spunta una dop- pia strategia per ridurre il debito: trasferire i beni immobili dai Comuni allo Stato e ve- locizzare il cambio di destinazione d’uso. ALLE PAGINE 2 E 3 Baccaro, Ferraino, Offeddu, Sensini N essuno dei suoi predecessori negli ulti- mi 20 anni ha disertato l’appuntamen- to. Matteo Renzi invece al Forum Ambro- setti che si apre domani a Cernobbio non ci sarà. Non ama quello che chiama «esta- blishment». E ieri al Sole 24 Ore lo ha detto chiaro: «Togliamo l’Italia dalle mani di quelli che vanno nei salotti buoni». A PAGINA 8 Giannelli Per la prima volta in Italia questo tipo di intervento in una struttura pubblica «Ho 36 anni, faccio l’eterologa con il ticket» «H o 36 anni e faccio la feconda- zione eterologa con il tic- ket». Le Regioni anticipano il gover- no. Approvate ieri dagli assessori al- la Salute le linee guida sulla tecnica di procreazione medicalmente assi- stita che prevede l’impiego di game- ti (ovociti e spermatozoi) di donato- ri. Sarà gratuita, salvo pagamento di un ticket. Avrà un costo uguale in ogni ospedale pubblico. Le Asl co- priranno la spesa con fondi propri. Le storie, raccolte dal Corriere, di coppie che iniziano il trattamento. ALLE PAGINE 16 E 17 De Bac, Vecchi con le interviste di Gasperetti e Ravizza La proposta di Bruxelles per affiancare il nostro Paese Aerei e motovedette Ue per i migranti di FIORENZA SARZANINI D all’Unione europea arriva la proposta per aiutare l’Italia a pattugliare il Mediterraneo. L’operazione prevede la fornitura di 2 aerei, un elicottero, 3 motovedette e 2 gommoni. Costo per Bruxelles: 2 milioni e 800 mila euro al mese. A PAGINA 18 Operazione Galileo I satelliti perduti nello spazio A rischio il progetto per l’euro-Gps di Ivo Caizzi a pagina 27 di MARIA TERESA MELI www.abb.it www.abb.it italia: 51575551575557

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Mila

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GIOVEDÌ 4 SETTEMBRE 2014 ANNO 139 - N. 209 In Italia EURO 1,40

Su SetteStudenti, tutte le sfide

al ritorno sui banchi

Domani il magazinein edicola con il Corriere

281

L’EUROPA E PUTIN, RAGIONI E TORTI

NON COSTRUITEUN ALTRO MUROdi FRANCO VENTURINI

A ll’est Vladimir Pu-tin si sente davve-ro uno zar e nonaccetta che il suo

impero perda pezzi, primasi annette la Crimea e oramanda avanguardie ma-scherate della sua armata aoccupare l’Ucraina orienta-le. All’ovest l’Occidente con-dona tutto all’esercito di Po-roshenko, anche il fuoco diartiglieria contro i centriabitati del Donbass, e la Na-to fa rullare i tamburi predi-sponendo una forza di inter-vento che troverà già pronti,nei Paesi alleati dell’est, de-positi di carburante e di ar-mi. Bastano questi elementidi cronaca per fare della pre-tregua tra Putin e Poro-shenko una buona notizia,malgrado i molti dubbi chepesano sulla sua tenuta: es-sa dimostra che qualche ca-nale di dialogo è ancoraaperto, che i grilletti con-trapposti non hanno ancoracompletamente sostituitouna diplomazia di pace mol-to invocata e poco praticata.

Perché il problema di fon-do che dobbiamo porci ètanto evidente quanto dram-matico: dove sta andandol’Europa che alcuni volevanofino agli Urali e altri fino aVladivostok, quale strategiaguida le mosse dell’Occiden-te? E ancora, in che modopossiamo placare la com-prensibile ansia di Paesi chesono stati per secoli vittimepredilette della Storia e orasi sono liberati dell’imperosovietico? Al di là dei nostriinteressi che vengono fatal-mente colpiti dalle contro-sanzioni russe, ci rendiamoconto che un conflitto di bendiverse proporzioni potreb-be scoppiare nel centro geo-politico del nostro continen-te, causato da un lato dal ci-nismo armato di Putin e dal-l ’altro dall’inconfessatodesiderio di farlo cadere pervia economica?

S’intende che l’Alleanzaatlantica non poteva non rea-gire alle mosse russe, e beneha fatto la Francia a rinviarela consegna a Mosca dellanave d’assalto classe Mistral.Rassicurare gli alleati dell’est

a cominciare da Polonia eBaltici è doveroso, perché al-trimenti l’impegno di soc-corso previsto dall’articolo 5diventerebbe una burla. Epoi alla Nato non dispiacetrovare una mission per ildopo Afghanistan. Tornandoalle origini, dice qualcuno.Ma invece, se non siamo di-ventati tutti «sonnambuli»come i dirigenti politici chenel best seller di ChristopherClark portano alla Primaguerra mondiale senza quasiaccorgersene, è proprio il ri-torno al mondo che finì conla caduta del Muro di Berlinoche bisogna evitare.

Gli accordi tra Putin e Po-roshenko sono deboli perdefinizione. Ed è anche diffi-cile immaginare una Ucraina«unita» dopo oltre duemila morti e un milione di profu-ghi, secondo i dati Onu. Maallora è davvero impossibilerecuperare un piano che fuPoroshenko ad avanzare,una riforma costituzionaleche concederebbe alle regio-ni orientali dell’Ucraina unavera autonomia (dimenti-cando la Crimea, cosa allaquale tutti sembrano rasse-gnati)? È vero, Putin ha viola-to varie volte il diritto inter-nazionale, ma lo si è fattoanche in Occidente quandoè servito. È vero, ora Putin haalzato l’asticella e vuole unaautonomia totale per il Don-bass, ma la diplomazia servea negoziare. E siamo sicuriche sia un buon affare spin-gere la Russia e il suo gasnelle braccia della Cina? Oche dopo Putin verrebbequalcuno meno nazionalistadi lui?

Il gran stridore di sciaboleche pervade l’Europa va fer-mato. Senza arrendersi a Pu-tin ma prendendo in contoalcuni suoi interessi comel’Occidente faceva con ilCremlino persino durante laGuerra Fredda. E ancora, ela-borando una strategia piùefficace delle semplici san-zioni, capace di ricreare undeterrente politico-militarea copertura del dialogo ne-goziale. L’alternativa è conti-nuare a fare i sonnambuli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I due fronti Gli Stati Uniti dopo la decapitazione del secondo reporter in Siria: sarà fatta giustizia, neutralizzeremo l’Isis

AP /

MIN

DAUG

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Mosca offre all’Ucrainaun piano di pace in 7 puntiObama: soluzione politica

Putin offre all’Ucraina unpiano di pace in 7 punti.L’Unione Europea intantoprepara nuove sanzioni con-tro la Russia. La Casa Bianca:linea dura, ma siamo prontia una soluzione politica. EObama, dopo la decapitazio-ne del secondo reporter inSiria, dice: fermeremo l’Isis.(Nella foto: il presidente Usasaluta gli alunni di una scuo-la di Tallinn, in Estonia).

DA PAGINA 10 A PAGINA 13

Battistini, CalcagnoL. Cremonesi, Dragosei

Gaggi, Olimpio

In Parlamento

LE PAROLE IN LIBERTÀSULLE CRISI MONDIALI

di PIERLUIGI BATTISTA

Q uelle parole in libertà sugli eventiinternazionali. Mentre nel mondo

corrono venti di guerra, in Italia è il momento dei dilettanti della politica estera, e cioè dei membri della Commissione ad hoc del Parlamento.

A PAGINA 11

A chi conviene

UNA RIFORMA DELLA SCUOLACON POCHIMERITI

di ROGER ABRAVANEL

I l governo Renzi sta varando le linee

guida della riformadella scuola. Proponedi assumere dal prossimo anno a tempo indeterminato 150 mila docenti precari e tra due anni 40 mila nuovi docenti tramite concorsocon un investimento a regime di 4 miliardi all’anno. L’obiettivo dichiarato è quellodi dotare le scuole di tutti gli insegnantidi cui hanno bisognoed eliminare la «supplentite». Non convince. L’obiettivo di stabilizzare i precari può avere senso. Non è colpa loro se per anni lo Stato italiano ha fatto mezze promesse facendogli frequentare scuole di specializzazione, senza mai stabilizzarli.

CONTINUA A PAGINA 34

ALLE PAGINE 4 E 5

De Gregorio, Riva, Santarpia

Debito, il governo sta studiando misure per favorire la vendita del patrimonio pubblico

Statali, stipendi ancora fermi Madia: mancano le risorse, niente aumenti nel 2015

Il convegno e l’insofferenza del premier per i «salotti buoni»

Renzi snobba gli industriali«Io a Cernobbio non ci vado»

Spesa e tagli

UN PRIMO SEGNALEDI REALISMOSUI CONTI PUBBLICIdi ENRICO MARRO

A PAGINA 2

L’intervista

Boldrini: nuovo Senato?A Montecitorioaspettiamoci modifichedi MONICA GUERZONI

A PAGINA 5

Anche nel 2015 gli stipendi di oltre 3 mi-lioni di dipendenti pubblici resteranno fer-mi, come avviene dal 2010. A dare la notiziaè la ministra della Funzione pubblica Ma-dia: «Le risorse non ci sono, siamo ancorain difficoltà economica». Spunta una dop-pia strategia per ridurre il debito: trasferirei beni immobili dai Comuni allo Stato e ve-locizzare il cambio di destinazione d’uso.

ALLE PAGINE 2 E 3Baccaro, Ferraino, Offeddu, Sensini

N essuno dei suoi predecessori negli ulti-mi 20 anni ha disertato l’appuntamen-

to. Matteo Renzi invece al Forum Ambro-setti che si apre domani a Cernobbio non cisarà. Non ama quello che chiama «esta-blishment». E ieri al Sole 24 Ore lo ha dettochiaro: «Togliamo l’Italia dalle mani di quelli che vanno nei salotti buoni».

A PAGINA 8

Giannelli

Per la prima volta in Italia questo tipo di intervento in una struttura pubblica

«Ho 36 anni, faccio l’eterologa con il ticket»«H o 36 anni e faccio la feconda-

zione eterologa con il tic-ket». Le Regioni anticipano il gover-no. Approvate ieri dagli assessori al-la Salute le linee guida sulla tecnicadi procreazione medicalmente assi-stita che prevede l’impiego di game-ti (ovociti e spermatozoi) di donato-ri. Sarà gratuita, salvo pagamento diun ticket. Avrà un costo uguale inogni ospedale pubblico. Le Asl co-priranno la spesa con fondi propri.Le storie, raccolte dal Corriere, dicoppie che iniziano il trattamento.

ALLE PAGINE 16 E 17 De Bac, Vecchicon le interviste di Gasperetti e Ravizza

La proposta di Bruxelles per affiancare il nostro Paese

Aerei e motovedette Ue per i migrantidi FIORENZA SARZANINI

D all’Unione europea arriva laproposta per aiutare l’Italia a

pattugliare il Mediterraneo. L’operazione prevede la fornitura di 2 aerei, un elicottero, 3 motovedette e 2 gommoni. Costo per Bruxelles: 2 milioni e 800 mila euro al mese.

A PAGINA 18

Operazione Galileo

I satelliti perduti nello spazioA rischio il progetto per l’euro-Gps

di Ivo Caizzi a pagina 27

di MARIA TERESA MELI

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2 Primo Piano Giovedì 4 Settembre 2014 Corriere della Sera

#

I risparmi Il governo

L'analisi

IL REALISMODEI CONTIE IL PRIMOTAGLIO LINEARE

L a notizia che i contratti pubblici, giàbloccati per legge dal 2010,

rischiavano di restare fermi ancora qualche anno fu data dai giornali per la prima volta il 10 aprile scorso. Bastava leggere il Def, il Documento di economia e finanza appena approvato dal governo Renzi, per leggere, a pagina 34 della sezione II, che la spesa per i dipendenti pubblici (164 miliardi di euro nel 2013) aumenterà dello 0,3% ma solo «nel 2018 in ragione della nuova indennità di vacanza contrattuale relativa al triennio 2018-2020». Ma se si prevede di pagare tale indennità (che recupera il 50% dell’inflazione) è perché, fino a quella data, non si ha in programma di rinnovare i contratti di lavoro. Il ministero dell’Economia reagì stizzito a questa interpretazione con un comunicato dove assicurava che «le notizie apparse sulla stampa non hanno alcun fondamento» e spiegava che le previsioni del Def «sono elaborate sulla base della legislazione vigente» che al momento non autorizzava il rinnovo dei contratti bloccati dal 2010. L’ipotesi di una proroga del blocco è circolata sui giornali una seconda volta il mese scorso, ma è stata liquidata, insieme con altre, da Renzi in persona con un tweet: «I giornali di agosto sono pieni di progetti segreti del governo. Talmente segreti che non li conosce nemmeno il governo». Poi, l’altro ieri, improvvisamente, il sottosegretario alla Pubblica amministrazione, Angelo Rughetti, ha ammesso: «Non si può dare tutto a tutti. Se il Def non cambia con la nota di aggiornamento, lo stop ai contratti resta». Appunto. E ieri il ministro Marianna Madia, che pure aveva fatto spallucce alle indiscrezioni giornalistiche di agosto, ha confermato: «In questo momento le risorse per sbloccare i contratti non ci sono». Lo Stato risparmierà così almeno 2,1 miliardi solo nel 2015. Raccontare come si è svolta la vicenda è utile. Perché essa è paradigmatica di come alla fine anche il governo Renzi debba fare i conti con la dura realtà. È evidente che, nonostante l’ottimismo per tanti versi meritorio del presidente del Consiglio, la coperta è sempre più corta. E non è questione di essere gufi.Ieri Renzi ha promesso che taglierà di 20 miliardi la spesa pubblica nel 2015. Se 2,1 miliardi verranno solo dal blocco dei contratti pubblici, dovrebbe ammettere che aveva ragione chi faceva osservare che non si possono fare tagli così importanti senza toccare le tre voci principali di spesa: pensioni, sanità e pubblico impiego appunto. Infatti, tanto per fare un esempio, dalla riduzione o «aggregazione» (come preferisce Renzi) delle municipalizzate si potrebbero al più risparmiare 500 milioni nel 2015, secondostime dello stesso governo. Infine, che cos’è la proroga del blocco dei contratti pubblici se non un taglio lineare? Proprio quelli che il governo aveva promesso di non fare. Quanti altri ce ne saranno nella “nuova” Spending review?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di ENRICO MARRO

Statali, contratto congelatoanche l’anno prossimoMadia: non ci sono i fondiLa Cgil: per i lavoratori una perdita di 4.800 euro

La lettera Per il think tank presieduto da Mario Monti l’Italia non terrà fede agli impegni entro il 2019

L’appello antirigore degli economisti Bruegel: «Senza crescita impossibile rispettare le regole»

Le stime

L’ultimo rinnovoL’ultimo contratto del pubblico impiego è stato rinnovato nel 2010. Per i sindacati l’ennesima proroga configura una perdita complessiva di 4.800 euro per i lavoratori del settore pubblico, perché il blocco per il 2015 vale circa 600 euro in meno in busta paga, che vanno sommati ai 4.200 euro di mancati aumenti registrati fino a oggi. Per il governo il blocco si giustifica con la mancanza di risorse: occorrerebbero 2,1 miliardi per il rinnovo, mentre il settore avrebbe già usufruito del bonus di 80 euro che è rivolto ai lavoratori dipendenti, in base al reddito.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA — Il ministro dellaFunzione pubblica, MariannaMadia, mette la parola «fine»allo sblocco dei contratti per ol-tre 3 milioni di dipendentipubblici: resteranno fermi an-che nel 2015: «In questo mo-mento le risorse non ci sonoperché l’Italia è ancora in unasituazione di difficoltà econo-mica». Niente da fare, dunque.Il risparmio per la spesa pub-blica, secondo quanto cifrava ilDef (Documento di economia efinanza) ad aprile, ammonte-ranno a 2,1 miliardi.

La notizia dell’ennesimaproroga, i rinnovi sono fermidal 2010, scatena i sindacati:«Se il governo Renzi pensa diumiliare ulteriormente i dipen-denti pubblici» allora «la no-stra risposta non potrà essereche la mobilitazione» è la ri-sposta immediata della CgilFunzione pubblica, per boccadel segretario generale RossanaDettori, che annuncia: «Senzaun passo indietro del governo,torneremo nelle piazze». «Èl’ennesima prova del bluff chesta dietro a un esecutivo chenon sa fare neanche il minimosindacale» aggiunge il segreta-rio generale della Cisl-Fp, Gio-vanni Faverin.

«Il governo sta cercando diportare avanti un’alleanza peraiutare chi ha più bisogno, al dilà dei blocchi precostituiti» sidifende Madia. «In questa si-tuazione di crisi — sottolinea— l’alleanza che facciamo è pri-ma di tutto con chi ha più biso-gno. Il bonus di 80 euro è losblocco a chi guadagna di me-

no». Ma per la Cgil il bonus noncompensa le perdite subite daidipendenti pubblici che am-monterebbero a 4.800 euro sela proroga venisse confermataanche nel 2015: il fermo perl’anno prossimo vale circa 600euro in meno, che vanno som-mati ai 4.200 euro di mancatiaumenti registrati fino a oggi.

Un nuovo blocco della con-trattazione nel pubblico impie-go vorrebbe dire che «i contrat-ti nazionali non esistono più»commenta il segretario genera-le della Fiom, Maurizio Landi-ni. Ma anche che si chiude defi-nitivamente la forbice tra le re-tribuzioni pubbliche, tradizio-nalmente più ricche, e quelleprivate. Secondo l’ultimo rap-porto dell’Aran (l’agenzia go-vernativa per la contrattazionenel pubblico impiego), nel2010 la retribuzione contrat-tuale media pro capite per im-piegati e quadri pubblici era di27.472 euro lordi contro i25.531 del privato. Nel 2013 loscarto si era ridotto già a menodi 500 euro: 27.527 euro nelpubblico contro 27.044 nel pri-vato.

Il leader della Cisl, RaffaeleBonanni, attacca: «Togliessero isoldi agli enti locali, alle Regio-ni, ai Comuni e alle aziendemunicipalizzate, non ai dipen-denti statali. Stiamo ancoraaspettando iniziative di Spen-ding review».

Per la Uil il blocco dei con-tratti «è la classica goccia chefarà traboccare il vaso e rischiadi essere la miccia che faràesplodere un autunno vera-

mente caldo nel pubblico im-piego».

Alza la voce anche il sindaca-to Cocer carabinieri che «nonha mai protestato sui blocchi contrattuali, perché ritiene siail giusto contributo da pagareper il risanamento del Paese»ma che chiede «la fine dell’in-giusto blocco del tetto salariale,che si protrae ormai da quattroanni da parte di tutti i governi».Il Cocer, «nell’esortare i verticidell’Arma di ogni ordine e gra-do a un rigido rispetto dellenorme contrattuali affinché al carabiniere non venga più or-dinato il prolungamento delservizio giornaliero oltre il nor-male turno di servizio previsto,comunica che d’ora in poi effet-tuerà varie iniziative atte a de-nunciare le condizioni precariein cui operano i carabinieri».

Per il presidente dei deputatidi Forza Italia, Renato Brunetta,il governo «sembra essere instato confusionale» perché dauna parte annuncia l’assunzio-ne di 150 mila precari dellascuola, dall’altra blocca i con-tratti pubblici. «Il governo conuna mano dà e con due manitoglie» commenta il coordina-tore nazionale di Sinistra Eco-logia Libertà, Nicola Fratoianni,riferendosi al bonus di 80 euro.

Cerca di sedare gli animi ilsottosegretario all’Economia,Pier Paolo Baret ta , che aSkytg24 dice che il lavoro delgoverno nel mese di settembresarà «molto importante: nondarei nulla per definito».

Intanto nella commissioneAffari costituzionali del Senatoè iniziato l’esame della delegadi riforma della Pubblica am-ministrazione. I senatori torne-ranno a riunirsi martedì, perl’ufficio di presidenza che deci-derà il calendario dei lavori. Ilrelatore conferma l’obiettivo,indicato ieri da Madia, di termi-nare l’esame del provvedimen-to, da parte del Parlamento, en-tro la fine dell’anno. Al massi-mo entro febbraio.

Antonella Baccaro© RIPRODUZIONE RISERVATAD’ARCOFonti: Tesoro, Eurispes, Uil-Pa

IL RINNOVO DEL BIENNIO 2009-2010

Il biennio dell’ultimo rinnovo dei contratti pubblici nella parte economica

LE BUSTE PAGA

I DIPENDENTI PUBBLICI

La variazione dell’ammontare pagato per le retribuzioni dei dipendenti pubblici

2011 2012 2013 2014*

-2,1% -1,9%

-0,7% -0,7%

Numero di occupati a tempo indeterminato

Il personale a tempo

Costo del lavorodati in milioni di euro

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

3.250.000

3.200.000

3.150.000

3.100.000

3.050.000

3.000.000

280.000

120.000130.000140.000150.000160.000170.000180.000

330.000

380.000

430.000

480.000

530.000

IL CONFRONTOLa spesa per il pubblico impiego in rapporto al Pil

Danimarca

Svezia

Finlandia

Francia

Belgio

Spagna

Regno Unito

Italia

Paesi Bassi

Austria

Germania

19,2% 11,5%

14,4% 11,1%

14,4% 10,0%

9,7%13,4%

12,6% 7,9%

11,9%

*stima

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

BRUXELLES — «Sia per la Fran-cia che per l’Italia sarà molto diffi-cile raggiungere gli obiettivi dicontenimento del deficit nei pros-simi anni. Inoltre, l’Italia nonadempirà alla regola di riduzionedel debito pubblico nell’arco ditempo 2016-2019…». Da questamattina, i presidenti designatidella Commissione europea, del-l’Europarlamento e del Consiglioeuropeo, come i nuovi commissa-ri europei, avranno sulle loro scri-vanie questa e altre previsioni non precisamente confortanti,contenute nel dossier intitolato «Appunti per la nuova leadershipeuropea». Si tratta di una lettera-appello, o meglio di una frustatasiglata dagli studiosi dell’IstitutoBruegel, un think tank di Bruxel-les che ha come presidente onora-rio Mario Monti (il dossier saràconsultabile anche sul sito Inter-n e t d e l l o s t e s s o i s t i t u t o ,www.bruegel.org).

Alle previsioni cupe, si unisco-no comunque anche le proposteper uscire dal cunicolo della re-cessione: project bonds, incre-mento degli investimenti pubbliciin tutti i Paesi, sostegno più deci-so a quelli privati.

Il dossier si apre con questomonito: «Senza crescita, divente-rà impossibile rispettare le regoledi bilancio». Sembra così ribaltatala visione «merkeliana» domi-nante negli ultimi anni, la ricettarigorista che ha sempre affermatoun preciso ordine di priorità: pri-ma risanare i conti, e dai conti ri-sanati ripartirà poi la crescita. Na-turalmente il documento non ne-ga in toto questo principio, ma in-tanto accende i fari su tre Paesiche necessitano «un’attenzione

speciale per via della loro gran-dezza: Francia, Germania e Italia».Perché «rappresentano due terzidella zona euro e metà del Prodot-to interno lordo europeo». LaGermania è «in buona salute conuna bassa disoccupazione e le fi-nanze pubbliche sotto controllo.Ma il suo investimento (pubblico,ndr) resta alquanto debole…». Lasituazione in Francia e in Italia èinvece «molto meno promettente:la disoccupazione è pericolosa-mente alta e le finanze pubbliche

sono eccessivamente sotto sfor-zo». Conclusione inquietante, an-che per i Paesi intorno: «Ulterioridifficoltà economiche in una diqueste due nazioni potrebberoriaccendere i problemi nella zonaeuro, dove la situazione economi-ca rimane fragile».

Torna la solita domanda di gu-sto «sovietico»: che fare? Il dos-sier rammenta ai leader Ue e aicommissari europei che «aveteuna capacità di azione limitata suquesti tre Paesi (Germania com-

presa, ndr). Per la Francia e l’Ita-lia, la Commissione ha a sua di-sposizione l’arsenale delle regoledi bilancio, ma le dimensioni de-gli stessi Paesi concedono loro unpotere negoziale, e tutti lo san-no».

Viene allora proposta una me-dicina che, secondo gli studiosidel Bruegel, potrebbe curare ilmalessere di Italia e Francia, maanche quello della Ue intera: ilConsiglio europeo dovrebbespingere per un incremento degliinvestimenti pubblici nella Ue «dialmeno 100 miliardi nel 2015 e2016». Circa una metà di questasomma «dovrebbe essere il pro-dotto delle politiche nazionali dibilancio, attraverso l’incrementodegli investimenti pubblici e lacreazione di nuovi incentivi perquelli privati». E ancora: «Voi do-vreste inoltre chiedere, a quegli Stati ancora dotati di spazio fisca-le (cioè di manovra nelle manovrepubbliche, ndr), di fermare ogni esagerazione nella corsa al rag-giungimento degli obiettivi di bi-lancio». L’altra metà dei program-mi di investimento dovrebbe es-sere perseguita a livello della Ue, «aumentando il capitale di basedella Banca europea degli investi-menti e incrementando i projectbonds».

Luigi [email protected]

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Lo studioIl calo dei consumi e la mappadelle rinunceMeno spostamenti, meno vestiti e meno vizi. Sempre più social e sempre più hi-tech. Questa la fotografia degli italiani emersa dal Rapporto Coop 2014 «Consumi & distribuzione», redatto dall’Ufficio studi di Ancc-Coop, con la collaborazione scientifica di Ref. Ricerche e il supporto d’analisi di Nielsen, presentato ieri a Milano

italia: 51575551575557

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Corriere della Sera Giovedì 4 Settembre 2014 Primo Piano 3

#

Il termine / 1

‘‘Buona parte del patrimonio

immobiliare pubblico è sottoutilizzato, poco redditizio ed è caratterizzato da una costosa gestione e manutenzione. Un programma di cessionedei beni disponibili e quindi non direttamente funzionali potrebbe essere oggetto di valorizzazione passando attraverso strumenti di finanza immobiliare, quali società di gestione del risparmio e fondi immobiliari, i quali da un lato consentono la raccolta di risparmio presso investitori istituzionali e dall’altro permettono un’ottimizzazione della gestione degli asset.

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Valorizzazionedelle attività

Il termine / 2

‘‘Un immobile puòessere adibito a uso

residenziale, commerciale oppure industriale. Per cambiare la destinazione d’uso — mossa che può aiutarne la valorizzazione— è necessaria un’autorizzazione. Il cambio di destinazione d’uso di un immobile (per esempio da magazzino ad abitazione, da negozio a ufficio, da box a laboratorio) è una procedura che prevede due ordini di problemi. Da una parte occorre controllare che sia urbanisticamente permesso il cambio di destinazione. Dall’altra bisogna accertarsi che siano osservate tutte le norme igienico-sanitarie.

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Destinazioned’uso

Il termine / 3

‘‘Il Fondo di ammortamento è

stato istituito nel 1993 con lo scopo di rimborsare o ritirare titoli di Stato dal mercato per favorire la riduzione dello stock del debito. Qui confluiscono i proventi delle operazioni di privatizzazione volte alla riduzione del debito pubblico. La legge finanziaria 2006 ha disposto la destinazione dei maggiori proventi derivanti da dismissioni immobiliari alla riduzione del debito pubblico attraverso il Fondo. Il fondo può acquistare sul mercato secondario titoli del debito pubblico da destinare a immediato annullamento e rimborsare i titoli di Stato in scadenza.

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Fondoammortamento

Le strategie Le ipotesi su una valorizzazione di circa 350 miliardi di euro del patrimonio per le dismissioni

La doppia strada per ridurre il debito Per gli immobili pubblici cambio di destinazione d’uso più velocee trasferimento dei beni dai Comuni allo Stato. Il ruolo di Rothschild

L’analisi Il commentatore del «Ft» Wolf: l’Italia è condannata a morire lentamente senza un ampio programma di riforme

«Prendetevela con l’euroVi ha difeso troppo»

DEFICIT in % sul Pil

DEBITO PUBBLICO in % sul Pil

-5,5

-3,7

-3,0

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

0

-6

-4

-2

120

130

110

100

108,3106,3 106,1

120,7

104,1105,7

116,4

127

119,3

103,3105,4

103,7

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

*Cassa depositi e prestiti S.p.a. detiene una partecipazione del 25,76%

LE PRINCIPALI SOCIETÀ

31,24%

Consap100% 100% 100% 100%

100% 99,56% 100% 100%

4,34%*

Consip

30,20%

Enav Ferroviedello Stato

70%Enel Eni Finmeccanica Cassa depositi

e prestiti

Poste Italiane Rai RadioTelevisioneItaliana

Anas Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato

Fonte: Mediobanca Securities

0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

Valore di mercato Valore asset vendibili (in miliardi di euro)

Stato Regioni Province Comuni Sanità Università Altri enti loc. Altri

Totale

62

11

29

227

25

104

57

72 11

03 3

25

425 42

I conti Le partecipazioni del TesoroEdilizia, il portafoglio pubblico

-3,1 -3,1-3,6

-3,5

-1,6

-4,5

-3,0

-0,8

-2,7-3,4

-4,4

-3,0

132,6

ROMA — Doveva entrare già nellosblocca Italia, ma è rimasto fuori co-me altre norme solo perché quel de-creto rischiava di divenire troppopesante. Ma il nuovo meccanismo per favorire il cambio di destinazio-ne d’uso degli immobili è pronto, ilgoverno Renzi lo considera uno deipassaggi fondamentali per riavviarel’attività economica e valorizzare ilpatrimonio pubblico, e sarà inseritonel pacchetto della legge di Stabilità.Nel frattempo il governo sta ripen-sando i rapporti con gli enti locali, andando oltre il federalismo dema-niale. Il sottosegretario al ministerodell’Economia Pier Paolo Baretta haappena definito con i Comuni il tra-sferimento di 9.000 immobili a titologratuito: se saranno venduti entro tre anni, lo Stato avrà il 25% del rica-vato, altrimenti saranno riacquisitial Demanio.

Il governo di Matteo Renzi si muo-ve sulla strada della valorizzazione edella dismissione del patrimonioimmobiliare. All’orizzonte non c’ènessun piano straordinario di abbat-

timento del debito pubblico, comeha ricordato anche ieri il premier Matteo Renzi nell’intervista al Sole24 Ore. Giocare tutto sulle dismis-sioni, date le condizioni attuali delmercato immobiliare, sarebbe unsuicidio, anche economico e non so-lo «reputazionale». Piuttosto, quellache sta prendendo corpo, sempre con l’obiettivo di ridurre il debito,pare una strategia articolata, basatasu tre piani: la razionalizzazione de-gli immobili a uso governativo o co-munque pubblico, la valorizzazionee le dismissioni. E che potrebbe co-munque prendere spunto anche daitanti contributi di economisti e ban-che d’affari arrivati sul tavolo di Pa-lazzo Chigi, ultimi quelli del gruppoRothschild che hanno consegnato aRenzi alcune «idee» di metodo chepotrebbero consentire un taglio deldebito tra i 100 e i 300 miliardi.

In attesa che le dismissioni diven-gano appetibili, si prova intanto a valorizzare, anche superando i collidi bottiglia della burocrazia e dellanormativa. In questo contesto, met-

tendo in campo anche i fondi immo-biliari pubblici come Invim.It, si po-trà tentare qualche operazione di ca-libro importante nei prossimi mesi,sempre per spuntare il debito. Renzie Padoan non sembrano credere aipiani shock che da un giorno all’al-tro possano abbattere quella monta-gna. Ma sanno che sul fronte del de-bito bisognerà intervenire, e anchemolto presto, se vorranno tempi unpo’ più lunghi rispetto a quelli con-cordati con l’Europa per arrivare alpareggio di bilancio.

Dal 2015 scatta infatti la nuova re-gola del debito, quella che prevede lariduzione di un ventesimo l’annodella differenza tra il livello attuale eil valore di riferimento dei Trattati

del 60% del Prodotto interno lordo.Ma già quest’anno si sarebbe dovutofare qualche cosa per avvicinarsi al traguardo. Il che oggi sembra ancorapiù difficile dopo la frenata del pre-mier sulla cessione di ulteriori quoteEni ed Enel controllate dal Tesoro.

In ogni caso, nel 2014 il debitopubblico italiano raggiungerà il134,9% del Pil, secondo il Documen-to di economia e finanza di aprile, alsuo settimo anno consecutivo dicrescita (dal 2007). È vero che ha pe-sato il pagamento delle fatture arre-trate della Pubblica amministrazio-ne, e che senza i prestiti alla Greciasaremmo sette-otto punti sotto, masiamo arrivati al record storico asso-luto. Nel 2015, secondo i piani del governo dell’aprile scorso, dovrebbericominciare la discesa, anche a rit-mi piuttosto sostenuti. Secondo ilpiano di aprile, si poteva scendere velocemente fino al 120% circa del2018, sempre rispettando la regola del «ventesimo».

Il peggioramento della congiun-tura, però, è stato evidente. E se que-

sto non ci espone a grossi rischi diinfrazione europea per lo sforamen-to del limite di indebitamento, per-ché il 3% non dovrebbe comunqueessere a rischio, l’impatto della con-giuntura negativa potrebbe metterel’Italia in seria difficoltà con il rispet-to delle nuove norme sul debito. An-che per questo, senza far affidamen-to sulle ricette miracolose, il governosi sta attrezzando.

Il prossimo passaggio sarà la faci-litazione delle procedure per il cam-bio di destinazione d’uso degli im-mobili. Era una delle norme inseriteda Enrico Letta nel pacchetto «Desti-nazione Italia», ma come il resto è ri-masta lettera morta. Ora si apprestaa essere resuscitata. E potrebbe nonessere l’unica misura per agevolarela valorizzazione e la dismissionedegli immobili pubblici. La stessalegge di Stabilità, dicono al Mef, po-trebbe avere un capitolo specificodedicato alla privatizzazione del pa-trimonio.

Mario Sensini© RIPRODUZIONE RISERVATA

I numeriAl 30 giugno 2014 il debito pubblico complessivo (inclusi i titoli pubblici) era a quota 2.168 miliardi di euro

«The game is over», il gioco per l’Ita-lia è finito, sostiene Martin Wolf, classe1946, principe dei commentatori eco-nomici sul «Financial Times» e autoredi «The Shifts and the Shocks», il libroche analizza i cambiamenti nell’econo-mia globale e nel sistema finanziario e idrammatici effetti (gli shock) provocatidalla crisi economica e finanziaria co-minciata nel 2007, da oggi in vendita inGran Bretagna. «Senza un ampio pro-gramma di riforme strutturali a livellonazionale e un’effettiva politica per ri-lanciare la domanda nell’eurozona, co-ordinata a livello europeo, sostenutacontemporaneamente da un’adeguatapolitica monetaria della Bce, l’Italia ècondannata a morire lentamente. Ed èun vero peccato, perché è un Paese stra-ordinario che adoro, ma è come se fossesu un altro pianeta», afferma Wolf, cheogni anno trascorre le vacanze nella suacasa vicino a Lerici.

Se il libro affronta questioni di breveperiodo e tematiche radicali di lungotermine, il tema dominante è il pessimi-smo. Soprattutto quando Wolf analizzal’eurozona. «La moneta unica è statauna vera idiozia. La cosa più sconcer-tante è che in nessuno Stato c’è statauna discussione seria sugli effetti realiche l’adozione dell’euro avrebbe avutosulla competitività delle imprese e delsistema Paese. Solo Gran Bretagna eGermania hanno tenuto un vero dibat-tito. E infatti Londra saggiamente hadetto no all’euro, sapendo che sarebbestato un suicidio, mentre Berlino, ade-rendo, ne ha capito la portata e non soloha deciso le regole, ma ha fatto tutte leriforme necessarie per funzionare inun’unione monetaria. Gli altri Paesi so-no stati pazzi. Tutti pensavano che l’eu-ro avrebbe risolto tutti i problemi, inve-ce li ha messi a nudo». Certo, «la pro-duttività italiana ha smesso di crescere

ben prima dell’euro, per la mancata mo-dernizzazione del sistema produttivo,per la resistenza delle aziende familiari,per la chiusura agli investimenti esteri,e la debolezza del mercato dei capitali».La moneta unica e i cambiamenti nel-l’economia globale hanno però accen-tuato deficit e ritardi strutturali.

Ormai l’euro c’è. Ma per ridurre lamassiccia disoccupazione che affliggemolti Paesi europei e far ripartire la cre-scita in un quadro deflazionistico comequello attuale, senza dimenticare che«bisogna anche rimettere in sesto il si-stema bancario», gli strumenti sono «li-mitati e particolarmente difficili da usa-re». La soluzione? Non può certo esserel’annuncio di un quantitative easing,cioè l’acquisto di bond sul mercato daparte della Banca centrale, affermaWolf. Innanzitutto perché «c’è una tre-menda resistenza politica nei confrontidi qualsiasi misura anticonvenzionale,soprattutto in Germania». Personal-mente Wolf sarebbe pronto a inondareil sistema di liquidità, dice che lance-rebbe «i soldi con l’elicottero», come hafatto l’ex presidente della Federal Reser-ve Ben Bernanke, ma riconosce che «unquantitative easing è molto difficile darealizzare in Europa, in assenza di undebito federale, visto che non esistono

gli eurobond». E anche se la Bce si spin-gesse a tanto, «servirebbero parecchitrilioni di euro, tenendo conto che l’Eu-rotower dovrebbe comprare titoli del debito pubblico in proporzione al Pildei vari Paesi membri. Francoforte con-trollerebbe così una larga porzione nonsolo del debito pubblico italiano e spa-gnolo, ma anche della Germania, spin-gendo gli interessi tedeschi ancora più in basso».

L’altra faccia della monetache complica terribilmente lecose è la competitività. «Un Paese a vocazione manifattu-riera come l’Italia, che deverecuperare competitività neiconfronti della Germania. Inun quadro di bassa o zero in-flazione non ha altra stradache far cadere in modo signi-ficativo i salari, una via che penalizzaulteriormente i consumi. Oppure puòaumentare in modo considerevole laproduttività, una soluzione che però facrescere la disoccupazione nel breve pe-riodo. È il dilemma competitivo italia-no, che ha davanti a sé uno scenario davvero terribile. Se oggi il premierMatteo Renzi mi chiedesse cosa fare,non saprei cosa consigliargli», ammetteWolf. Sapendo bene che non c’è alterna-

tiva: il motore della crescita, nel breveperiodo, può venire solo dal «recuperodi competitività dell’export». E tra sala-ri più bassi e maggiore disoccupazione,«è meglio la seconda ipotesi», dice au-spicando una presa di coscienza collet-tiva per vincere la resistenza dei sinda-cati: «Serve un senso nazionale di statodi crisi», un consenso a fare subito tuttele riforme necessarie per cambiare l’Ita-

lia, che definisce «un disastro struttura-le». Elenca: mercato del lavoro, giusti-zia, università, mercato dei capitali, leg-ge sui fallimenti. Ma aggiunge ancheche sarà «incredibilmente difficile evi-tare una ristrutturazione del debitopubblico». E continua: «Avete bisognodi un new game», un gioco nuovo.

Giuliana Ferraino@16febbraio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il libro Si intitola «The

shifts and the shocks»

l’ultimo libro dell’editoria-

lista del «Financial Times»

Martin Wolf. L’autore

spiega che cosa dobbiamo

ancora imparare dalla crisi

italia: 51575551575557

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4 Primo Piano Giovedì 4 Settembre 2014 Corriere della Sera

Riforme Le scelteUn piano per assumere 148.100 docenti a settembre 2015. Poi, a esaurimento,la chiusura delle graduatorie dei precari storici

I dodici puntiPRECARI1

Dal 2016 si diventerà docenti di ruolo solo per concorso, senza liste d’attesa. Fra il 2016 e il 2019 saranno assunti40 mila insegnanti

CONCORSO2

Il superamento delle supplenze brevi:a coprire i posti vacanti sarà una squadra stabile di professori senza cattedra a disposizione di una rete di più scuole vicine

SUPPLENZE3

Cambiano gli scatti per le carrieredegli insegnanti: ogni 3 anni 2 docentisu 3 avranno un aumento in busta pagadi 60 euro in base alla valutazionedella qualità del lavoro

VALUTAZIONE4

Formazione continua obbligatoriaper i docenti

FORMAZIONE5

Dal 2015 saranno messi online i dati delle scuole su bilanci, valutazione, progetti. Sarà istituito un registro nazionale dei docenti

TRASPARENZA6

Abolizione delle 100 procedure burocratiche che più appesantisconola scuola, individuate coinvolgendo presidi, docenti, amministrativi, studenti

SEMPLIFICAZIONE7

Piani di co-investimento su banda larga e wi-fi in tutte le scuole

DIGITALE8

Maggiore attenzione a musica e sport nella scuola primaria e alla storia dell’arte in quella secondaria

SPORT E ARTE9

Lingue straniere e competenze digitali saranno rafforzate nei programmi formativi già nella primaria. Principidi economia in tutte le secondarie

COMPETENZE10

Negli istituti tecnici e professionali,negli ultimi tre anni, sarà obbligatoria l’alternanza scuola lavoro per almeno 200 ore l’anno. Più apprendistato

LAVORO11

Rendere più facili i finanziamentidei privati, anche con incentivi fiscali. Stabilizzare il Fondo per il migliora-mento dell’offerta formativa

FONDI12

6060

Dai precari alle valutazioniIl piano sulla scuola è onlineEntro un anno 150 mila assunzioni. Il nodo delle risorseDue mesi di consultazione sul web, decreto legge a gennaio

«Dopo anni di tagli, finalmente un’inversione di ten-denza. È la prima volta che un presidente del Consiglio po-ne la scuola al centro del dibattito con tanta energia. Perme questa è musica. Semmai quello che manca nelle lineeguida di Renzi è un riferimento alla riforma dei cicli». L’exministro Luigi Berlinguer è soddisfatto per l’impegno pre-so dal governo. Lo è meno per l’occasione mancata di unripensamento del percorso scolastico nel suo insieme, co-me lui stesso aveva cercato di fare accorpando le elementa-ri alle medie (una legge poi cancellata dal ministro Morat-ti).

Centocinquantamila nuovi professori in un anno. Unpiano imponente da 3 miliardi di euro per assumere tut-ti i precari storici. Ma non c’è il rischio che la stabilizza-zione in blocco, anziché diluita su più anni, dei dannatidelle graduatorie tolga spazio alle giovani leve?

«Il rischio di preparare un bollito? No, secondo me nonc’è. Intanto i precari sono docenti che hanno superato unconcorso, che già insegnano in classe solo che non hannouna cattedra. Bisogna finirla con il doppio canale di chi è inorganico e di chi resta fuori. Solo cancellando le graduato-

rie si può cambiare il siste-ma di reclutamento che, aregime, si baserà su deiconcorsi banditi ogni 3 annii cui vincitori verranno au-tomaticamente assunti».

Il piano Renzi prevedeun investimento specificomolto consistente sullascuola materna e elemen-tare: 80 mila nuovi maestrisu 150 mila posti in tutto.Di fatto si restituisce allescuole elementari quelloche era stato tolto dalla ri-forma Gelmini.

«Un intervento necessa-rissimo. L’idea del maestrounico è superata da tempo.Non si può fare la scuolaelementare senza approfon-dire i due corpi, umanisticoe scientifico, senza musica,senza educazione motoria,senza il tempo pieno».

Musica, inglese e pro-grammazione informaticaalle elementari. Storia del-l’arte fin dal biennio dellesuperiori. Siamo sicuriche questo aiuterà i nostriragazzi a risalire la chinadelle classifiche interna-zionali da cui escono sem-pre con le ossa rotte? È così

che si recupera il gap in matematica e lettura?«Sì, è anche così. La musica e l’arte sono altamente for-

mative. Basta con una visione cognitivistica di pura tra-smissione del sapere dall’alto. Anche le materie classicherichiedono ricerca e partecipazione attiva, una compren-sione reale, non solo la costruzione di una conoscenza. Perarrestare il decadimento della scuola bisogna smetterla dipuntare solo sul “logos” e incominciare invece a stimolarela creatività dei ragazzi. Se si insegnano musica e storiadell’arte si cambia la scuola. Sennò no».

Focus su elementari e superiori. Il grande assente dalpiano Renzi sono le scuole medie, e cioè proprio l’anellodebole del sistema dell’istruzione italiano.

«Sì. Manca un riferimento alle medie e più in generalealla necessità di una riforma dei cicli. Se si vuole risollevarela scuola media dal suo stato di crisi è necessario accorpar-la alle elementari in modo da aiutare il passaggio alla prea-dolescenza inserendolo all’interno di un ciclo unico di set-te anni, come già prevedeva la mia legge. Così si farebberouscire i nostri ragazzi da scuola a 18 anni senza tagliare l’ultimo anno delle superiori, che personalmente ritengosia un errore».

Orsola Riva© RIPRODUZIONE RISERVATA

D i qui i bravi, di là i meno. La scuoladel 2018 sarà anche così, con unalinea rossa da superare per dimo-strare competenza e rimpinguare

le buste paga. Al centro del piano varato dalgoverno Renzi c’è una parola chiave: meri-to. Un traguardo misurabile, da retribuirein base a parametri precisi e che potrà por-tare i docenti migliori, a fine carriera, a guadagnare 9 mila euro netti in più all’an-no rispetto al loro stipendio base; 2 milapiù di quanto guadagnerebbero con il si-stema attuale.

Non sarà più l’anzianità di carriera aspingere verso l’alto le retribuzioni: la no-vità è che se maestri e prof vorranno un au-mento di stipendio, dovranno meritarselo,dimostrando quanto valgono in classe,quanta dedizione e impegno destinano alleattività del loro istituto, quanta voglia han-no di crescere e migliorare, attraverso atti-vità di formazione, ricerca, produzionescientifica. Le medaglie che dovranno ap-puntarsi sul petto si chiamano «crediti di-dattici, formativi e professionali». Entre-ranno nel portfolio del docente — elettro-nico e pubblico — che verrà vagliato ognitre anni dal nucleo di valutazione interno aogni scuola (di cui farà parte anche unmembro esterno e un docente «mentor»,nominato tra i docenti che si sono distintinegli anni precedenti e che si occuperà, tral’altro, di seguire la valutazione dei colle-

ghi) — e porteranno agli scatti di stipen-dio: 60 euro netti al mese, per un triennio,ha detto il ministro dell’Istruzione StefaniaGiannini, illustrando un meccanismo ide-ato «per superare il criterio “più capellibianchi, più euro in busta paga”». Lo sti-pendio potrà poi essere annualmente arro-tondato anche con la retribuzione di attivi-tà aggiuntive (orientamento, innovazione,stesura di Pof, i piani dell’offerta formati-va). Agli «scatti di competenza» avrannodiritto solo i due terzi dei docenti di ogni scuola che avranno maturato più creditinel triennio precedente. «Due insegnantisu tre — si legge nel documento del gover-no — incrementeranno il loro stipendioogni tre anni e non più ogni 9, ogni 6, ogni7, come avviene oggi». I più bravi possonoavere già 120 euro netti in più dopo sei an-ni, 180 in più dopo 9 anni. E nella propriacarriera, ciascun docente potrà maturarefino a 12 scatti di competenza: il doppio ri-spetto a quelli previsti attualmente.

La contabilità è inclusa nel dossier digi-tale. Dove si spiega anche che il primo scat-to sarà attribuito alla fine del 2018, al ter-mine del primo triennio dall’assunzionedei nuovi 150 mila docenti: in quel mo-mento entrerà a regime il sistema che — silegge — «creerà un immediato dinami-smo».

Di quale segno, è tutto da vedere: il mec-canismo che, nelle intenzioni del governo,

dovrebbe innescare una «mobilità oriz-zontale positiva» (cioè il trasferimento didocenti mediamente bravi verso scuoledove la qualità dell’insegnamento è menobuona, per maturare più facilmente gli scatti), rischia in realtà — avverte AndreaGavosto, direttore della Fondazione Agnelli— di sortire l’effetto opposto, e cioè di sca-tenare una «migrazione al ribasso» di profche non raggiungendo la soglia per ottene-

re il premio, la vanno a cercaredov’è più facile conseguirla.«Così si rischia di non arrivaremai a creare gruppi di lavoroche progrediscano insieme»,dice Gavosto. «Meglio sarebbestato prevedere scatti di carrie-ra per favorire la permanenzanella stessa scuola e la costitu-zione di un nucleo di docenti ingrado di trainare gli altri».

La rivoluzione annunciata,che entrerà in un decreto legge a inizio 2015, dopo la prevista fase di consultazio-ne, incontra in linea di massima il favoredei sindacati. Che però mescolano, nellereazioni, speranze e timori. Giudicandopositivamente l’impianto della riforma, leassociazioni di categoria sono però in al-larme per le affermazioni del ministro Ma-rianna Madia sul blocco dei contratti per ipubblici dipendenti nel 2015: «Una doppiapenalizzazione per il personale della scuo-la: blocco del contratto e blocco degli au-menti per anzianità», dice Massimo DiMenna (Uil). Mimmo Pantaleo, segretariogenerale Flc-Cgil, giudica negativamente«la mancanza nel documento di qualunque

Al governoLuigi Berlinguer, 82 anni, è stato ministro della Pubblica istruzionedal 1996 al 2000nei governi guidati da Prodi e D’Alema.È stato parlamentareed eurodeputatodel Pci-Ds-Pd.Ministro dell’Università nel 1993 con CiampiAll’universitàLaureato in giurisprudenza,ex professore, è stato rettore dell’Università di Siena dal 1985 al 1994

Chi è

«Vi propongo un patto educa-tivo, non l’ennesima riforma»:così il presidente del ConsiglioMatteo Renzi, con il tono dellegrandi occasioni, presenta in unvideomessaggio pubblicato sulsito «Passo dopo passo» l’an-nunciato e temuto piano di rifor-ma della scuola: il suo «librobianco» (che poi tanto bianconon è) che tra copertine rossocorallo e titoletti azzurro cielodelinea in 136 pagine come in unanno verrà «rivoluzionata» lascuola italiana, con gli slogan«basta ai precari e alla supplenti-te» e «viva il merito».

Il primo passo?L’assunzione entrosettembre del 2015di 150 mila inse-gnanti, tra cui 80 mi-la maestr i per lescuole dell’infanzia edella primaria, perun investimento dipoco meno di tre mi-liardi, con un possi-bile risparmio di300-350 milioni perle mancate supplen-ze. Si tratta di tutti iprecari delle gradua-torie ad esaurimentoe dei vincitori e idonei dell’ulti-mo concorso, che andranno inparte (50 mila) a coprire le catte-dre scoperte, e in parte a costitu-ire l’organico funzionale, un cor-po di docenti a disposizione diuna rete di scuole per coprireogni esigenza, azzerando quasidel tutto le supplenze. Dopo l’ab-battimento delle liste di attesa, ilreclutamento — è un altro deipunti chiave — avverrà solo conconcorso triennale riservato agliabilitati: il prossimo bando, nel2015, garantirà l’immissione inruolo di altri 40 mila nuovi inse-

gnanti in 3 anni, in vista di uno«svecchiamento» degli inse-gnanti, tra i più anziani dei PaesiOcse (51 anni la media).

Quali saranno i prossimi pas-saggi? È lo stesso Renzi ad an-nunciarli: il 15 settembre partiràuna consultazione, aperta fino al15 novembre, per raccogliereidee e suggerimenti ed evitareche sia l’ennesima «riforma cala-ta dall’alto»: «Sarà bellissimoascoltare la voce di tutti perché lascuola non è del presidente delConsiglio», spiega il premier. Laconsultazione «si concluderàcon un decreto legge all’inizio

del 2015», aggiunge il ministrodell’Istruzione Stefania Gianni-ni, che ci tiene a precisare checon Renzi — che di fatto ha presoin mano personalmente il dos-sier — «siamo una squadra coe-sa». Scettica Forza Italia, con l’exministro dell’Istruzione Maria-stella Gelmini, che twitta: «Spe-riamo non siano solo annunci».

Il vero nodo restano le coper-ture, non solo per garantire le as-sunzioni, salutate come «unasvolta» dal segretario Cgil Su-sanna Camusso. Ma soprattuttoper la parte del piano che riguar-

da da vicino gli studenti. In pro-gramma il potenziamento dellastoria dell’arte e del disegno nelbiennio dei licei e degli istitutituristici (costo stimato: 25 milio-ni), un’ora di settimana di edu-cazione fisica dalla II alla V ele-mentare, due ore di musica al IVe V anno (sempre nella prima-ria), il coding (la programmazio-ne informatica), l’economia intutte le scuole superiori, gli in-centivi (per 15 milioni) per laconnessione internet wi-fi nellescuole, l’aumento dei laboratorie delle esperienze di alternanza

scuola-lavoro. E naturalmente ilpotenziamento dell’inglese, perevitare che i ragazzi lo parlino«come me, che più che englishparlo globish», scherza Renzi.«Ci sembra uno sforzo impor-tante di innovazione — sottoli-nea Mimmo Pantaleo (Cgil) —ma abbiamo bisogno della cer-tezza di tempi e risorse». Un pia-no «ambizioso», secondo Fran-cesco Scrima (Cisl) che «andràvalutato sull’attuabilità». E Mas-simo Di Menna (Uil) insiste: «Ve-rificheremo l’entità delle risor-se». Renzi assicura che «mettere

soldi nella scuola non è un costoma un investimento» e che i fon-di saranno nella legge di Stabili-tà. Ma per ora certezze non ce nesono.

E non è l’unico scoglio: i sin-dacati sono pronti a dichiararebattaglia, invocando il contrattonazionale, su un altro punto disvolta, l’assegnazione degli scat-ti retributivi agli insegnanti le-gati al merito. «Una scelta di co-raggio», la difende Renzi, ma cherischia di scatenare una rivolta.

Valentina Santarpia© RIPRODUZIONE RISERVATA

I concorsiDopo lo smaltimento delle liste d’attesa il reclutamento avverrà con concorso triennale per gli abilitati

Le novità sulle materiePotenziate storia dell’arte e disegno Più musica e inglese alle elementaried economia in tutte le superiori

Il sitoIeri il governo ha lanciatoil sito «la buona scuola» (all’indirizzo labuonascuola.gov.it, sotto un’immagine della home)

Le proposteOnline si trovano le linee guide della riforma della scuola: accanto a una sintesi dei 12 punti, il rapportodi 136 pagine. Ma dal sito è possibile anche partecipare alla consultazionesulla riforma e fare proposte

Sul web

Ecco come funzionerà il sistema

CON IL MERITO SCATTI PER DUE PROF SU TREDopo l’«esame» premio di 60 euro netti al meseI dubbi dei sindacati: l’anzianità deve restare

L’ex ministro «Invertita la tendenza»

Berlinguer: nuovo corsodopo anni di tagliPerò i cicli vanno rivisti

italia: 51575551575557

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Corriere della Sera Giovedì 4 Settembre 2014 Primo Piano 5

aspettano. È vero però che la questione dell’eco-nomia è particolarmente grave. Il lavoro è la ma-dre di tutte le emergenze, i dati sulla disoccupa-zione sono allarmanti. E gli imprenditori devonosentirsi inclusi, protagonisti del cambiamento».

L’articolo 18 va abolito?«Ho ricevuto diverse delegazioni di imprendi-

tori e le giuro, a costo di sembrare poco diplomati-ca, che nessuno di loro mi ha mai detto che il pro-blema è l’abolizione dell’articolo 18. I loro proble-mi sono l’accesso al credito, il carico fiscale, l’iterburocratico, la banda larga, le infrastrutture, lagiustizia... Il dibattito fine a se stesso sull’articolo18 non ha senso e rischia di portarci nelle sabbiemobili. Se non è un problema per gli imprenditori,per chi è un problema? È un totem ideologico.Concentriamoci sulle questioni stringenti, ascol-tando gli imprenditori e i sindacati».

Napolitano ha richiamato le Camere perchéeleggano subito i membri della Consulta e del Csm. Darà seguito all’appello del presidente?

«Ho dato immediatamente seguito all’appellodi Napolitano. Con le sue parole il presidente harafforzato i richiami ai capigruppo, fatti già piùvolte congiuntamente da me e dal presidenteGrasso. Si tratta di un obbligo costituzionale alquale il Parlamento deve adempiere».

Con la Mogherini l’Italia ha ottenuto la guidaeuropea degli Esteri, ma non sarebbe stato me-glio puntare sulla riforma delle regole e dellepolitiche più che sulle nomine?

«Le nomine vanno fatte ed è meglio decidere lepolitiche quando si hanno persone capaci di farlo.Il ruolo di Alto rappresentante è un riconoscimen-to adeguato all’Italia, Stato fondatore della Ue.Dobbiamo apprezzare la nomina di Federica, per-

sona seria e appassionata della politica estera». La sinistra pd è contro il pareggio di bilancio

in Costituzione. Cancellarlo può rimettere inmoto la crescita?

«Non voglio entrare nel merito, ma da tempovado dicendo che ci vuole maggiore flessibilità eche tutti gli investimenti che vengono fatti in am-biti strategici, come ricerca, innovazione e crea-zione di nuovi posti di lavoro, andrebbero scorpo-rati dal calcolo del 3%. Anni di austerità hanno so-lo piegato l’economia e creato terremoti sociali».

Il semestre può imprimere una svolta?«Stiamo lavorando a diverse iniziative a cui ten-

go molto. Vogliamo rilanciare la centralità dei par-lamenti mettendo l’accento su lavoro, innovazio-ne e ricerca, temi cruciali che saranno oggetto diun incontro a Roma con le delegazioni degli altri27 parlamenti. Un altro evento riguarderà i dirittifondamentali, tra cui diritti e doveri dell’età digi-tale. Vorremmo portare all’attenzione un docu-mento della commissione di studio sul web, laprima istituita alla Camera, composta da 23 mem-bri fra i quali il professor Rodotà».

Vuole cambiare le regole della Rete?«La commissione elaborerà una bozza di “costi-

tuzione” per Internet da sottoporre a tutti i parla-menti europei durante la conferenza del 13 e 14ottobre, come contributo al tema centrale dell’ac-cesso alla rete, della protezione dei dati e del ruolodegli Stati rispetto alla privacy. Al tempo stessoprenderà il via una grande consultazione pubblicatra i cittadini».

E Grillo? Dice che i migranti portano virus...«Ho lavorato per anni nel campo della migra-

zione e questo allarme mi sembra assolutamentenon condivisibile. I migranti di solito arrivano sfi-niti, ma sani. Non dimentichiamoci che si tratta dicivili che fuggono dai peggiori conflitti, che vannorispettati poiché sono le prime vittime del fanati-smo e pagano il prezzo più alto. Non confondiamole vittime con i carnefici. L’Islam degli estremistifanatici rappresenta una minoranza estremamen-te esigua, che fa male in primis al mondo musul-mano. Se cadiamo nella trappola della generaliz-zazione rischiamo solo di alimentare la violenza».

Monica Guerzoni© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le tappeParte la consultazione per la riforma,con la raccolta dei pareri scuola per scuolae online

15 SETTEMBRE

Nella legge di stabilità, che deve essere presentata a ottobre, saranno indicati i fondi necessari per l’edilizia scolasticae per la riforma

OTTOBRE

Chiusura delle consultazioni e della raccolta dei pareri

15 NOVEMBRE

Presentazione dei testi di legge per attuarela riforma. Poi la discussione

GENNAIO 2015

CORRIERE DELLA SERA

3 miliardi

300 milioni

il costo per l'assunzione di 148.100 docenti (annuale). Per il 2015 servirà un miliardo,per gli ultimi quattro mesi dell'anno(saranno assunti a settembre)

i risparmi, sulla spesa per gli insegnanti,che potrebbero arrivare dall'abolizionedelle supplenze secondo le stime del governo

L’intervista La presidente della Camera: criticità sul nuovo Senato. L’Italicum? Non si può lasciare fuori chi rappresenta milioni di italiani

«Il governo riduca le misure d’urgenzaSulle riforme aspettiamoci modifiche»Boldrini: innovazioni istituzionali da fare ma l’emergenza è il lavoro

ROMA — «Sarà una ripresa con sprint». Il Par-lamento riapre i battenti e l’agenda della presiden-te della Camera, Laura Boldrini, è già fitta di impe-gni. I vent’anni dalla morte di Ilaria Alpi, la Festadell’Unità di Bologna, il Festival della letteratura diMantova, Cernobbio... «Quando si deve riprende-re un percorso, magari tortuoso, bisogna partirecon un buono scatto per poi mantenere l’andaturadi crociera. Chi va piano va sano e lontano. E arrivafino in fondo».

Deve averlo pensato anche Renzi...«Avere un orizzonte di legislatura consente di

organizzare meglio i lavori anche nel rapporto tragoverno e Parlamento, senza inciampare nellafretta che può causare strappi e forzature».

Strappi e forzature ci sono stati, nei primi me-si di governo?

«Abbiamo avuto qualche difficoltà. L’accaval-larsi di provvedimenti, in particolare decreti leg-ge, a volte ha creato tensioni tra governo e opposi-zioni e anche dentro la maggioranza».

A Montecitorio prevede ancora tensioni, o ilclima migliorerá?

«Fare previsioni è impossibile. Cercherò in tuttii modi di creare le condizioni perché si possa lavo-rare bene in un clima di condivisione, perché leopposizioni possano avere i tempi e le forme di di-scussione più adeguati. Mi auguro di trovare lacollaborazione di tutti. Gli eccessi e le risse in Par-lamento fanno male alla politica. L’Aula purtroppoè usata a volte come un palcoscenico e questo ècontroproducente, bisognerebbe attenersi alle re-gole e ai regolamenti parlamentari».

Anche la Camera rallenterà il passo, magariper evitare ingorghi?

«Dipenderà molto dall’attività del governo, laCamera riuscirà a lavorare meglio quando ci saràmeno decretazione d’urgenza. L’aumento è statopreoccupante e in una Repubblica parlamentarenon si dovrebbe mai incappare in uno squilibriodel genere. La giunta per il regolamento sta per concludere un lavoro che mira a ribadire la centra-lità del Parlamento. Con la riforma del regolamen-to infatti diamo tempi certi ai provvedimenti delgoverno per ridurre il ricorso ai decreti legge e dia-mo alle opposizioni la certezza di portare in Aula iloro progetti di legge come sono stati concepiti.Alla decretazione d’urgenza si potrà ricorrere in

L’aula purtroppo a volte è usata come un palcoscenico e questo è controproducente. Bisognerebbe attenersi alle regole ��

casi specifici e con delle limitazioni numeriche».Il Parlamento sembra aver perso centralità a

vantaggio di Palazzo Chigi. Il combinato dispo-sto tra Italicum e riforma del Senato non rischiadi accentuare questo squilibrio?

«La riforma costituzionale non è stata ancoradefinita. Ora tocca alla Camera, che ne ha facoltà,esaminare gli aspetti problematici e rivedere lecriticità. Non diamo per chiusa questa partita».

Il governo sembra disposto a cambiare solo lamodalità di elezione del capo dello Stato. Non sirischia di strozzare il dibattito?

«Può essere che l’impianto, in principio, ri-manga quello iniziale, ma il Parlamento è sovranoe saprà mettere a punto una riforma che funzionial meglio. Siamo solo alla prima delle quattro let-ture e dobbiamo aspettarci ulteriori modifiche.Non avrebbe senso ora circoscrivere il recinto».

E l’Italicum, non ha bisogno di ritocchi?«La nostra democrazia deve essere più inclusi-

va possibile. In tempi di disamore verso la politicanon possiamo lasciare fuori dal Parlamento grup-pi che rappresentano milioni di italiani».

Con la recessione molti ritengono necessarioribaltare l’agenda: prima l’emergenza economi-ca e poi le riforme istituzionali.

«Le due cose debbono procedere in parallelo. Leriforme vanno fatte, i nostri partner europei se le

riferimento al rinnovo del contratto, fermoda 7 anni» e su analogo tasto preme MarcoPaolo Nigi dello Snals, secondo il quale«per rendere credibile il piano urge il rin-novo del contratto».

E se la Uil garantisce «sostegno» al prov-vedimento, «purché continui ad essere ri-conosciuta l’anzianità di servizio», ne criti-ca la previsione di incrementi solo per unapercentuale prefissata di insegnanti «eli-minando la progressione economica pergli altri». In questo modo, sostiene DiMenna «si determina tra gli insegnanti unclima di contrapposizione, di cui non c’è

bisogno». D’accordo nella sostanza anche i diri-

genti scolastici «ma ci sono molte perples-sità da parte del personale docente — av-verte il presidente dell’Associazione Nazio-nale Presidi, Giorgio Rembado — perchéalcuni ritengono che la valutazione sostan-ziale dell’attività degli insegnanti, al mo-mento, non sia possibile. Bisogna quindivedere le modalità con le quali si realizze-rà».

Antonella De Gregorioantdegre

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL CANALE Approfondisci

le linee guida della Riforma di Renzi

su www.corriere.it/scuola

I compensiA fine carriera un docente potrà

guadagnare all’anno fino a 9 mila

euro in più dello stipendio base

Chi è

Il lavoro all’OnuLaura Boldrini, 53 anni, è nataa Macerata. Laureata in Giurisprudenza, giornalista pubblicista, nel 1989, grazie a un concorso comincia la sua carriera all’Onu lavorando alla Fao. Dal 1993 al 1998 lavora presso il Programma alimentare mondiale come portavoce per l’Italia. Dal 1998 al 2012 ricopre l’incarico di portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiatiLa politicaNel 2013 viene candidata alle Politiche come capolista di Sel in Sicilia e nelle Marche. Eletta deputata, il 16 marzo diventa presidente della Camera: è la terzadonna, dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti, a ricoprire questo incarico

Su «Sette»«Studiare

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la copertina

di Sette,

in edicola

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con il Corriere,

è dedicata

all’inizio del

nuovo anno

scolastico e al

rapporto tra

conoscenza

e lavoro

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34 Giovedì 4 Settembre 2014 Corriere della Sera

Idee&opinioniCorriere della Sera SMSLe news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984

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LINEE GUIDA

Riforma della scuola con pochi meritiNon conviene davvero al Paese di ROGER ABRAVANEL

SEGUE DALLA PRIMA

Il numero abnorme e crescente dei precari pende come una spada di Damocle sulla speranza di concorsi futuri perché la «stabilizzazione» è sempre in agguato (come dimostrato da questa riforma).È sbagliato poi procedere a una regolarizzazione totale in un colpo solo. Intanto perché un numero di supplenze brevi sarà sempre necessario visto che gli insegnanti di ruolo non si possono spostare a metà anno e, in particolare alle medie e alle superiori, ci sono sempre buchi da riempire. Ma, soprattutto, viene meno l’obiettivo di incidere drasticamente sulla qualitàdei professori creando un cammino prevedibile, affidabile e meritocratico per l’accesso all’insegnamento che attragga i migliori. Questo sarebbe anche possibile seguendo come pare la strada dei concorsi annuali. Peccato che essi siano poco credibili dal fatto che di colpo si stabilizzano 150 mila precari. Una cifra che equivale a 6 anni di turn over visto che ogni anno vanno in pensione tra i 20 e i 30 mila insegnanti. E non è questione di risorse. Contrariamente a quanto sostengono le «linee guida», la scuola italiana non ha bisogno di molti fondi aggiuntivi, perché, anche dopo i «tagli», il rapporto insegnanti- studenti è più alto della media Ocse (l’Organizzazione cooperazione e sviluppo economico). Tanto più che Matteo Renzi ha promesso di tenere i conti della spesa pubblica sotto controllo. Quanto alla meritocrazia, la riforma lascia molto a desiderare. Sulla selezione, perché appunto i concorsi sono incerti e quindi si riduce la possibilità di attrarre i migliori. Va un pochino meglio sui 150 mila da stabilizzare. Un po’ di meritocrazia ci sarebbe perché dovranno essere scelti dalle scuole: i più bravi riceveranno offerte da più istituti e gli altri marginalizzati in incarichi secondari.Per ciò che riguarda il resto degli oltre 600 mila insegnanti, per i presidi e per le scuole, l’obiettivo di raggiungere una maggiore meritocrazia si perde. Secondo le linee guida della riforma, i professori dovrebbero avere stipendi differenziati. Ma in base a cosa? L’unico criterio concreto appare essere quello dell’aver frequentato dei corsi di specializzazione, che in Italia si sono sempre rivelati di scarsa utilità formativa. Le scuole verranno invece misurate in

base a una non meglio precisata «autovalutazione». Cosa se ne faccia il ministero di queste «autovalutazioni» non è chiaro. Esistono Paesi, come la Finlandia, che hanno ottimi sistemi educativi. Eppure non valutano le scuole e non differenziano gli stipendi degli insegnanti per merito. Come ci riescono? Puntando moltissimo sulla selezione all’ingresso degli insegnanti (una professione che attira i migliori laureati) e su una vera formazione, fatta in classe da professori esperti e non attraverso corsi di aggiornamento. Proprio le due leve che questo decreto sembra ignorare o addirittura penalizzare, come avviene per la selezione attraverso concorsi.

Se si vogliono ottenere risultati in poco tempo, come ha fatto la Polonia, bisogna allora valutare scuole e insegnanti. E si deve farlo sulla qualità dei risultati, misurati in modo oggettivo, non su parametri burocratici o potenzialmente fasulli. Dovremmo rilanciare gli odiati test Invalsi e dotarci di un ispettorato serio. Si dovrebbero usare i risultati di quei test almeno per dare trasparenza alle famiglie su come sono valutate le scuole. E andrebbe fatto prima ancora di pensare a differenziare gli stipendi degli insegnanti e i fondi alle scuole. Ma di tutto questo, nonostante l’obiettivo della trasparenza sia citato, le linee guida non parlano affatto.Il dubbio che emerge è che l’obiettivo politico sia il vero leit motiv di questa riforma. Che verrà applaudita dagli insegnanti e dai sindacati che si sono opposti ai «tagli», ma purtroppo anche da milioni di famiglie che non amano i test e non capiscono che essi sono una garanzia per la qualità dell’insegnamento e quindi di un minore rischio di disoccupazione per i propri figli.Il «patto tra insegnanti, scuole e famiglie» di cui parla la riforma rischia quindi di peggiorare ulteriormente la quota di senza lavoro tra i giovani del nostro Paese.

Meritocrazia.Corriere.it

BANCHE E MERCATI

Non basta la moneta per ritrovare fiducia

Caro direttore, grande attesa oggiper la risposta della Banca centraleeuropea agli appelli perché imbrac-ci il bazooka monetario e spari allenostre economie un’ulteriore dose

di «monetadone». Ma quando manca la fi-ducia, una politica monetaria espansiva co-me il Quantitative easing (Qe), in cui la Ban-ca centrale compra sul mercato attività fi-nanziarie, è un palliativo e riesce solo a tam-ponare, rinviare e trasferire i problemi senzarisolverli.

Il Qe gonfia i prezzi delle attività finanzia-rie. La speranza è che l’effetto ricchezza in-duca i risparmiatori a spendere, sempre chesi sentano rassicurati, invece che terrorizza-ti, da prezzi di obbligazioni ed azioni mani-polati al rialzo dalle banche centrali.

Del resto cosa infonde più fiducia: unmercato che presenta merce scadente a prezzi gonfiati o uno che offre merce di qua-lità a prezzi interessanti? Quando lo spreadBtp-Bund era sopra il 4%, studi autorevoli di-mostravano, giustamente, quanto fosse esa-gerato ma indicavano come appropriato unlivello dello 0,5% più alto di quello attuale malgrado non siano migliorate le prospetti-ve delle nostre finanze pubbliche.

La Bce vorrebbe indurre le banche a pre-stare alle aziende ma scarseggia la domandadi chi il credito lo meriterebbe e la debolezzapatrimoniale delle banche, che la crisi finan-ziaria ha evidenziato, è stata solo parzial-mente corretta.

Le conseguenze inflattive del Qe non si so-no materializzate. C’era chi le temeva e chi leauspicava perché la deflazione rende i debiti

eccessivi insostenibili. Ma Spagna e Irlandahanno vissuto una correzione al ribasso delproprio costo del lavoro che ne sta rilancian-do la competitività e hanno ristrutturato i debiti eccessivi che avevano accumulato (nelloro caso nel settore privato).

Sul fronte opposto, la Germania, malgra-do gli impegni europei, non ha fatto la suaparte stimolando la propria domanda inter-na per correggere i suoi persistenti surpluscommerciali che drenano domanda dagli al-tri Paesi. Non ha contribuito al riequilibriodi un’Eurozona che pure si è sostanzialmen-te accollata il salvataggio delle banche anchetedesche dalle conseguenze che la deflazio-ne avrebbe dovuto avere sui crediti che ave-vano accumulato verso i Paesi importatori netti. La svalutazione dell’euro, che si sperail Qe induca, non migliorerebbe gli squilibriinterni all’Eurozona.

Tassi di interesse artificialmente bassihanno anche un effetto deprimente sulla spesa di chi conta anche sui rendimenti deipropri risparmi. E deprimono anche chi i ri-sparmi deve cominciare ad accumularli e

non solo deve comprare titoli dai prezzi arti-ficialmente alti ma capisce che ne avrà unrendimento modesto. E è quindi costretto arisparmiare di più.

C’è chi, come Summers, attribuisce all’ec-cesso di risparmio una situazione di stagna-zione secolare che giustificherebbe tassid’interesse reali negativi e un aumento dellaspesa pubblica. Ma l’eccesso di risparmio ènei 18-20.000 miliardi di dollari di risparmioforzoso accumulato dagli stati sotto forma diriserve valutarie e fondi sovrani. Tutta ric-chezza sottratta ai loro cittadini. E concen-trata in portafogli enormi, quindi ingestibili,in mano a burocrati che dominano i mercatifinanziari ma che non hanno obiettivi com-patibili con il finanziamento degli impren-ditori eventualmente disposti ad investire.

È bene non accendere speranze di crescitache andranno deluse: data la diminuzione inprospettiva della forza lavoro in Europa con-tinentale, i tassi di crescita dei Paesi con unademografia più favorevole resteranno pernoi inarrivabili. Possiamo però aumentare l’efficienza dei processi produttivi attraversoun miglioramento delle condizioni quadrodel nostro Paese. Sono le riforme di cui siparla da anni e per le quali in maggio abbia-mo dato un chiaro mandato all’attuale presi-dente del Consiglio.

Per ridare fiducia, più del torpore indottodal «monetadone», servirebbe un lucido ri-sveglio per affrontare la difficile realtà delnostro Paese e di un’Eurozona ancora di-sfunzionale.

Banchiere© RIPRODUZIONE RISERVATA

CHIA

RA D

ATTO

LA

di ANTONIO FOGLIA

� Un anno fa, il 2 settembre 2013, ilComitato per la Migrazione sve-

dese annunciò che ai rifugiati in arrivodalla Siria sarebbe stata concessa la resi-denza permanente. È lo status che per-mette loro di vivere e lavorare in Svezia come se ci fossero nati. Già in quel mo-mento, le Nazioni Unite avevano calcola-to che Stoccolma aveva accolto più rifu-giati di qualsiasi altro Pae-se, Germania esclusa. Daallora, si sono aggiuntiparecchi iracheni. Ades-so, la questione immigra-zione è entrata nella cam-pagna elettorale che il 14settembre dovrà deciderechi governerà la Svezia peri prossimi quattro anni.Ma non nelle forme che cisi potrebbero aspettare intempi di paure e di nazionalismi diffusi.

Succede che il primo ministro FredrikReinfeldt — da otto anni a capo di una coalizione di governo di centrodestra —nel pieno del suo tour elettorale per farsirieleggere ha invitato gli svedesi ad «aprire i loro cuori» a chi fugge dalle vio-lenze. Non è che la questione immigra-zione non sia un problema in Svezia. An-che di recente, ci sono state tensioni e un

partito anti-immigrazione, i DemocraticiSvedesi, sta guadagnando consensi. Ciònonostante, pur tra le accuse di cinismoda parte dei socialdemocratici, Reinfeldtha scelto la strada dell’apertura per cer-care di chiudere lo svantaggio, attornoagli otto punti, in cui è dato nei sondaggi.

Questo tono del dibattito da una parteribadisce la qualità della governance nei

Paesi nordici, dove le ten-sioni sui temi caldi nonmancano ma spesso sonoaffrontate con aperturamentale e buon senso.Dall’altra parte, manda unsegnale importante al re-sto del mondo. «C’è unaumento delle minaccealla sicurezza dell’Europamolto preoccupante», so-stiene Reinfeldt, e quella

dei rifugiati «è una catastrofe dei nostritempi», a suo parere «probabilmente lapeggiore da 70 anni».

È un messaggio che ogni Paese e ognicittadino europeo, del Nord o del Sud,dovrebbero prendere in considerazione.Seria, molto seria.

Danilo Taino@danilotaino

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PER SOPRAVVIVERE ALL’EMBARGO RUSSONASCE IL PACIFISMO DEGLI IMPRENDITORI

� Se nella gravissima congiunturainternazionale che attraversia-

mo il pacifismo tradizionale apparecompletamente fuorigioco, o comun-que non in grado di dotarsi di una lettu-ra efficace dei conflitti in corso, sta na-scendo, invece, una sorta di pacifismoimprenditoriale all’insegna di un inedi-to «Non siamo disposti a morire perKiev». All’origine di questo slittamentodi opinione c’è l’embargo proclamato daMosca nei confronti di una larga serie diprodotti occidentali e i riflessi pesantis-simi che questa decisione ha sull’exportitaliano.

È chiaro che per l’abbigliamento, l’ar-redo, le calzature, l’alimentare, le mac-chine agricole e i beni strumentali madein Italy quello russo è un mercato pre-giato e che Prometeia stimava in crescitaal ritmo di 200 milioni l’anno da qui al2019. Il rischio, secondo gli imprendito-ri, è che le forniture italiane siano sosti-tuite dai produttori turchi e cinesi, cheavrebbero brindato alla crisi ucraina co-me un’occasione irripetibile per conqui-stare spazi a nostro danno. Chi va in mis-sione di business in Russia in questi giorni si sente ripetere da parte degli in-

terlocutori locali che gli interessi di StatiUniti e Ue non coincidono e che l’indu-stria italiana oltre a pagare i riflessi del-l’austerità tedesca ora soffre anche a cau-sa della politica americana anti-Putin.

È inutile negare che, in una situazioneeconomica come l’attuale, le argomen-tazioni russe incontrino il favore delleimprese più impegnate nell’interscam-bio. E a farsi interprete di questo disagioè stata la Confindustria Russia che haemesso una netta presa di posizione e attraverso il suo presidente, il managerEni Ernesto Ferlenghi, ha scritto a Gior-gio Squinzi. Il tono del comunicatostampa è perentorio e chiede al premierMatteo Renzi «di mostrare più equili-brio» e di non alimentare «contrapposi-zioni da cui nessuno trarrà beneficio».Ce n’è anche per i media italiani accusatidi avallare «posizioni nostalgiche» dellaGuerra Fredda. Squinzi ha rassicurato Ferlenghi, ha ribadito la fiducia nella viadiplomatica ma ha anche sostenuto cheil tema non può essere affrontato solo inchiave nazionale. Il messaggio da Mo-sca, comunque, a Roma è arrivato.

Dario Di Vico© RIPRODUZIONE RISERVATA

UN MESSAGGIO ILLUMINATO DALLA SVEZIA:SIRIA E IRAQ SONO FATTI DELL’EUROPA

I CAMICI NERI DELL’OSPEDALE DI POTENZAE L’OMERTÀ DI CHI DOVEVA DENUNCIARE

� Come nel peggiore degli incu-bi, nella storia di cattiva sanità

dell’ospedale San Carlo di Potenza nonsembra salvarsi nessuno dei protagoni-sti, almeno allo stato attuale delle cono-scenze e in attesa che la Procura facciachiarezza sulla vicenda sollevata dalFatto Quotidiano.

Non si salva la voce narrante, il chi-rurgo che racconta di aver lasciato am-mazzare «deliberatamente» la paziente,Elisa, una donna di 71 anni. Come donAbbondio non ha il coraggio, dovrebbeandare ad autodenunciarsi e non lo faperché, spiega, «passo i guai, mi licen-ziano». Eppoi ha il suo tornaconto, «ilprimario lo tengo per i c...».

Non si salva chi lo ha intercettato,perché a quanto pare è un chirurgo ne-mico del dirigente del reparto e non hanemmeno la forza di firmare l’esposto,lo lascia anonimo. Non si salva il prima-rio, che, stando alla registrazione e alleprime risultanze dell’inchiesta, vienechiamato per riparare all’errore della rottura della vena cava ma sembra più preoccupato dalla necessità di cancella-re le tracce che da quella, sacrosanta, di

evitare la morte della paziente. Non sisalvano gli altri due chirurghi presenti,perché nessuno si sogna di sollevare ilcaso davanti agli inquirenti. E non si sal-va il direttore generale dell’ospedale, che compie come primo atto la sospen-sione di uno solo dei protagonisti, la vo-ce narrante, il chirurgo che ha racconta-to i fatti davanti a un registratore. E qualè il messaggio oggettivo di un provvedi-mento del genere, al di là delle intenzio-ni di chi lo emette? Viene punito chi haparlato, chi ha rotto l’omertà. Solo in unsecondo momento il manager sospen-derà chi lo ha intercettato e infine gli al-tri professionisti del caso, ma questi ul-timi solo dall’attività operatoria.

Comunque la si giri, quella di Potenzaè una storia che tinge di nero i camicidella nostra sanità. In attesa che l’in-chiesta ne chiarisca i contorni, dobbia-mo sforzarci di ricordare i tanti medicipreparati, coraggiosi e perbene che tuttinoi abbiamo incontrato, al Sud come alNord, e ritrovare, così, un po’ di fiducia.

Mario Garofalogarofalo_ma

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