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ANICA ANICA CITAZIONI 12/07/2014 Il Gazzettino - Nazionale Migliora la distribuzione ma calano gli investimenti 5 12/07/2014 Il Giornale di Napoli Luci puntate sull'Ischia Global Fest 6 ANICA SCENARIO 14/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale Fiction , racconti, testimonianze La vita in pillole che va in Rete 8 14/07/2014 Corriere della Sera - Milano Dai film ai documentari Il cinema premiato che vedrete solo adesso 10 14/07/2014 La Repubblica - Nazionale Il cinema di frontiera è in Sicilia 11 14/07/2014 La Repubblica - Roma Ecco il FantaFestival tutto il meglio dei film di fantascienza 12 14/07/2014 Il Messaggero - Nazionale Isabella luce di Bulgari 13 14/07/2014 La Repubblica - Affari Finanza La Babele dell'"equo compenso" per gli artisti 15 14/07/2014 La Repubblica - Affari Finanza Telefonica, voglia di major il modello di Alierta è Hbo 17 14/07/2014 La Nuova Sardegna - Nazionale «Innamorato della Deledda Narratrice straordinaria» 19 14/07/2014 Il Giornale - Nazionale Alieni, X Man e ultracorpi. Che film ! 21 14/07/2014 L Unita - Nazionale Sguardo sull'Africa la via italiana 22 14/07/2014 Il Fatto Quotidiano QUI, DOVE N A SCO N O LE STAR LA VALIGIA DI UN ATTORE 24

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ANICA

ANICA CITAZIONI

12/07/2014 Il Gazzettino - Nazionale

Migliora la distribuzione ma calano gli investimenti5

12/07/2014 Il Giornale di Napoli

Luci puntate sull'Ischia Global Fest6

ANICA SCENARIO

14/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale

Fiction , racconti, testimonianze La vita in pillole che va in Rete8

14/07/2014 Corriere della Sera - Milano

Dai film ai documentari Il cinema premiato che vedrete solo adesso10

14/07/2014 La Repubblica - Nazionale

Il cinema di frontiera è in Sicilia11

14/07/2014 La Repubblica - Roma

Ecco il FantaFestival tutto il meglio dei film di fantascienza12

14/07/2014 Il Messaggero - Nazionale

Isabella luce di Bulgari13

14/07/2014 La Repubblica - Affari Finanza

La Babele dell'"equo compenso" per gli artisti15

14/07/2014 La Repubblica - Affari Finanza

Telefonica, voglia di major il modello di Alierta è Hbo17

14/07/2014 La Nuova Sardegna - Nazionale

«Innamorato della Deledda Narratrice straordinaria»19

14/07/2014 Il Giornale - Nazionale

Alieni, X Man e ultracorpi. Che film !21

14/07/2014 L Unita - Nazionale

Sguardo sull'Africa la via italiana22

14/07/2014 Il Fatto Quotidiano

QUI, DOVE N A SCO N O LE STAR LA VALIGIA DI UN ATTORE24

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13/07/2014 Corriere della Sera - Roma

Scimmie, ninfe & vampiri26

13/07/2014 Corriere della Sera - Brescia

«I bresciani sono dei cinefili Vorrei anche titoli di nicchia»27

13/07/2014 Corriere della Sera - Brescia

Cinema , gli effetti speciali anticrisi28

13/07/2014 Corriere della Sera - Brescia

Peccato che resti un prodotto stagionale29

13/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale

«Freccero boccia le fiction Rai? Insulto agli spettatori »30

13/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale

La nuova coppia De Sica-Papaleo «Siamo come Totò e Peppino»31

13/07/2014 La Stampa - Nazionale

Richard Gere s'inchina alla corte dei giurati bambini33

13/07/2014 Il Messaggero - Viterbo

L'Otello di Welles per il 'Tuscia terra di cinema '35

13/07/2014 Il Messaggero - Nazionale

Winx, la lunga marcia36

13/07/2014 Il Messaggero - Roma

Ciak da star per Leroy e la Cardinale38

13/07/2014 Il Sole 24 Ore

Il senso mostruoso della vita39

13/07/2014 Il Piccolo di Trieste - Nazionale

Pivio, il friulano che ha cambiato la musica dei film41

13/07/2014 Il Tirreno - Nazionale

Germano nei panni di Leopardi punta alla Mostra di Venezia43

13/07/2014 Brescia Oggi

Francesco Munzi e Ivano De Matteo verso Venezia44

13/07/2014 La Sicilia - Agrigento

Al via le riprese del film «Rayana» per la regia di Navarra45

13/07/2014 Corriere della Sera - La Lettura

Hollywood ama le donne e paga gli uomini46

12/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale

Metà dei film selezionati qui finisce poi nelle sale o in tv47

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12/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale

«Io, da piccolo giurato a film -maker per amore di un sogno»48

12/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale

Giffoni Elogio della differenza49

12/07/2014 La Repubblica - Napoli

Jessica Chastain all'Ischia Global Fest51

12/07/2014 La Stampa - Novara

Selezionati otto film in "lingua muribunda"52

12/07/2014 Il Messaggero - Umbria

Lungo le viedel cinema e' la volta del Satyricon53

12/07/2014 Il Messaggero - Umbria

'Santo Vito' di David Fratini trionfa al Roma International Film Festival54

12/07/2014 Il Messaggero - Marche

La Riviera del Conero brinda al nuovo film delle Winx55

12/07/2014 Il Messaggero - Viterbo

Gli eroi del curling al Tuscia Film56

12/07/2014 Il Messaggero - Roma

Torna il FantaFestival 80 i film in concorso57

12/07/2014 Milano Finanza

Al centro c'è Telecom58

12/07/2014 Il Tempo - Roma

Sovena rilancia il cinema con la Roma Film Commission60

12/07/2014 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari

Per il cinema d' autore workshop a Bari61

12/07/2014 Libero - Nazionale

Gosling e Crowe poliziotti anni Settanta62

12/07/2014 L Unita - Nazionale

Un «Sogno» da figli dei fiori63

12/07/2014 Corriere Fiorentino - Firenze

La Versilia western, con i disoccupati64

12/07/2014 Pagina99 - N.50 - 12 luglio 2014

scimmioni e Transformers il disumano che cova in noi65

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ANICA CITAZIONI

2 articoli

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I BILANCI Migliora la distribuzione ma calano gli investimenti Anche la distribuzione cinematografica italiana è in crescita. In particolare, nel circuito Cinetel, tra il 2012 e il

2013 si è passati da 833 a 979 pellicole (+13,7%). E c'è il boom dei debutti. Nel 2013 le prime opere uscite

nel circuito Cinetel hanno toccato quota 453, rispetto alle 364 del 2012, con un incremento del 24,79%. Fin

troppe secondo Andrea Occhipinti (Presidente Distributori Anica), secondo cui «sarebbe meglio farne meno e

aiutarle nella distribuzione». Prosegue invece la crisi dei mono sala. Nel 2006 erano 713. Nel 2013 sono

passati a 530. In merito agli incassi, dal 2006 al 2013, i mono sala hanno perso il 39,4%. Ma il dato più

preoccupante è il crollo degli investimenti. Nonostante la spinta produttiva, infatti, in un solo anno (tra il 2012

e il 2013) sono calati da 493,1 a 357,6 milioni di euro. Il costo medio di un film in Italia si aggira poi intorno ai

2,1 milioni di euro mentre il sostegno finanziario (diretto e indiretto) del Fondo Unico per lo Spettacolo

destinato al cinema cala ancora a 91 milioni di euro (erano 99,7 milioni nel 2012 e 137,7 milioni nel 2007).

12/07/2014 26Pag. Il Gazzettino - Ed. Nazionale(diffusione:86966, tiratura:114104)

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ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 5

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L'EVENTO Da stasera al via la dodicesima edizione della manifestazione ideata e prodotta da PascalVicedomini Luci puntate sull'Ischia Global Fest Parte oggi la XII edizione dell'Ischia Global Film & Music Fest, il festival internazionale di cinema e musica

che fino a domenica prossima porterà sull'Isola Verde artisti da tutto il mondo. Ieri, alla conferenza stampa di

presentazione dell'evento, il giornalista Pascal Vicedomini, ideatore e produttore della manifestazione, ha

sottolineato: «Quest'anno quello di Ischia è il festival dei grandi giovani, a cominciare da Jessica Chastain,

musa del cinema mondiale, già candidata agli Oscar e quest'anno protagonista dell'ultimo film di Christopher

Nolan, continuando con l'attrice indiana Freida Pinto che abbiamo apprezzato nel film "The Millionaire" e con

l'attore candidato all'Oscar con il film "12 anni schiavo", Chiwetel Ejiofor. Tantissimi giovani di grandissimo

talento che vengono gratis ad Ischia per il piacere di visitare la nostra terra». Altra grande star internazionale

attesa sull'isola è Selena Gomez, a tal proposito Vicedomini ha dichiarato: «Siamo assediati dai fans di

Selena, ai quali chiediamo di stare tranquilli, perché faremo in modo che potranno incontrarla nelle sale

cinematografiche sia di Forio d'Ischia che di Ischia Porto. Non sappiamo, invece, se potrà esserci Justin

Bieber, a causa dei suoi recenti problemi giudiziari». Saranno presenti molti altri artisti di fama mondiale, tra

cui: Lena Headey, Sullivan Stepleton, Tom Cullen, Reece Ritchie, Andy Serkis, Keri Russell, Leo Howard,

Emily Ratajkovski e ancora i registi: Marc Webb, Paul Haggis, Michael Radford, Justin Chadwick e Richard

Rymond. Non mancheranno i grandi protagonisti del cinema italiano come: Paolo Virzì, Ferzan Ozpetek,

Carlo ed Enrico Vanzina, Paolo Genovese, Massimiliano Bruno, Carolina Rosi, Pietro Scalia, Ivan Cotroneo,

Maria Sole Tognazzi, Ciro De Caro, Andrea Purgatori, Ugo Fabrizio Giordani, Davide Marengo e i Manetti

Bros e ancora le attrici: Micaela Ramazzotti, Martina Stella, Barbara Bobulova, Valeria Solarino e Liana Orfei

e gli attori: Giampaolo Morelli, Stefano Fresi, Fabio Testi e Ivano Marescotti. Oltre agli incontri con gli artisti ci

saranno anche proiezioni cinematografiche aperte al pubblico, tra cui 13 anteprime e l'omaggio ad Eduardo

De Filippo, con la proiezione di "Napoli milionaria", alla quale saranno presenti Luca De Filippo e Aurelio De

Laurentiis. A prendere parte alla kermesse anche big della musica, tra cui: Noa, Siedah Garrett, Michael

Nyman, Luis Bacalov, Gino Paoli, Giovanni Allevi, Andrea Griminelli, Peppino Di Capri, Cristiano De Andrè,

Nek, Raphael Gualazzi, Sal Da Vinci, Francesco Di Bella, Olen Cesari e l'ensemble "Kinary". Gli ospiti

daranno inoltre il loro contributo al "Social Cinema Forum", iniziativa premiata con la medaglia d'oro dalla

Presidenza della Repubblica per la sua attenzione al sociale. Pasquale Sommese, assessore al Turismo e ai

Beni Culturali della Regione Campania, si è mostrato entusiasta di un evento capace di «richiamare star

internazionali che vengono a contemplare le nostre bellezze e potenzialità». A supportare Vicedomini alla

conduzione degli incontri ci sarà Pasqualina Sanna, giovane modella napoletana che si è detta onorata di

questa possibilità e promette di impegnarsi al massimo per riuscire al meglio nel proprio compito. «Siamo

orgogliosi del festival e lo viviamo con grande senso di responsabilità, facendo tanti sacrifici - ha concluso

Vicedomini, aggiungendo voglio ringraziare l'isola d'Ischia che dimostra di tenere molto all'evento. Mi hanno

dato quest'anno anche la cittadinanza onoraria e io gliene sono grato perché ciò dimostra il loro rispetto per il

lavoro che sto facendo. La nostra missione è ridare visibilità ad una terra che ha tantissime bellezze spesso

non opportunamente valorizzate». L'evento ha il sostegno della Regione Campania, dell'Ue, della Dg

Cinema, del MiBact, unitamente al patrocinio di Ice, Siae e Anica.

12/07/2014 21Pag. Il Giornale di Napoli

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ANICA SCENARIO

44 articoli

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Le altre iniziative Da «Una mamma Imperfetta» a «Iopolitica» Fiction , racconti, testimonianze La vita in pillole che va in Rete Alessia Rastelli Dalla web fiction Una mamma imperfetta al filmweb «Il rumore della memoria» fino alla web serie sul lavoro

«L'Italia che non ti aspetti». Generi diversi, accomunati da un modo nuovo di raccontare le storie, che

permette di leggere la realtà in maniera più completa e complessa grazie alle potenzialità della Rete. Lo ha

fatto il sistema Corriere della Sera con una serie di produzioni video su Corriere Tv , la web tv della testata,

visibili sia da pc sia da tablet e smartphone e arricchite da inchieste e dibattiti sul giornale di carta e sui social

network. Operazioni di successo in cui il Corriere è stato talvolta accompagnato da diversi partner, fino a

coinvolgere il cinema e la tv tradizionale.

Il numero record di 4 milioni di streaming hanno raggiunto nel 2013 le cinquanta puntate complessive delle

due serie di «Una mamma imperfetta», scritta e diretta da Ivan Cotroneo e coprodotta da Indigo Film, Rcs e

Rai Fiction. Protagonista è Chiara, un lavoro e due bambini, alle prese con le difficoltà di conciliare tutto.

Ironica e «normale» ha conquistato gli utenti, che hanno potuto approfondire e dire la loro grazie agli articoli

sul giornale e nel blog La 27esima Ora . Un seguito che ha lanciato la serie in tv, su Raidue , e al cinema con

la «puntatona» «Il Natale della mamma imperfetta».

Nasce già come prodotto crossmediale il documentario «Il rumore della memoria», online in sei puntate lo

scorso gennaio (oltre 500 mila gli streaming), poi diventato un film di prossima distribuzione. Girato dal

regista Marco Bechis, che ne è anche autore con Caterina Giargia e noi giornalisti del Corriere, Alessia

Rastelli e l'editorialista Antonio Ferrari, «Il rumore della memoria» racconta di Vera Vigevani Jarach: un'ebrea

italiana fuggita in Argentina, che perse il nonno ad Auschwitz e l'unica figlia, desaparecida. Per non

dimenticare la Shoah, il Corriere Tv aveva già prodotto nel 2012 il docuweb «Salvi per caso», con le

testimonianze di otto sopravvissuti.

Ancora video testimonianze, ventisette, di altrettante donne de L'Aquila distrutta dal terremoto - «Le

(r)esistenti» - hanno raccolto, sempre nel 2012, le giornaliste della 27esima ora, coordinate da Luisa

Pronzato, inaugurando la formula del docuweb collettivo. Un modello ripetuto l'anno successivo con

«IoPolitica», che ha raccontato con un linguaggio nuovo e interattivo, le proposte delle candidate al

Parlamento italiano.

Sempre di elezioni (europee) il Corriere Tv si è occupato lo scorso maggio con «Grazie Europa»: una video

inchiesta a puntate, «fuori dagli schemi», di David Parenzo, voce del programma radiofonico La Zanzara . Da

un mezzo altro, la tv tradizionale, alla Rete arrivava anche Piero Chiambretti, online l'anno scorso con la

video rubrica «Intercettazioni». Dall'ottobre 2011, inoltre, la giornalista Milena Gabanelli e lo staff di Report

declinano per il web su Corriere.it (sezione Reportime) le loro video inchieste sull'attualità. E per Corriere Tv

ha realizzato una serie web in 12 puntate Alan Friedman, dal suo libro «Ammazziamo il gattopardo» (Rizzoli,

2014).

Effetto nostalgia e volontà di misurarsi con quel passato, hanno animato infine I ragazzi degli anni 90, web

serie scritta e diretta da Errico Buonanno, prodotta da Matteo Benedetti e curata dal giornalista del Corriere

Luca Mastrantonio. La storia, cioè, di un gruppo di maturandi del 1997, che ha subito stregato gli utenti: a

poche ore dalla pubblicazione della prima puntata, l'hashtag #RagazziAnni90, lanciato dall'account Twitter del

Corriere , era già primo tra i temi più gettonati (trend topic).

@al_rastelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto: Reportime Lo speciale curato da Milena Gabanelli e dal suo team su Corriere.it

Foto: Tour politico e ferroviario Beppe Severgnini gira l'Italia alla vigilia delle Politiche

14/07/2014 27Pag. Corriere della Sera - Ed. Nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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Foto: IoPolitica La 27esima Ora incontra le candidate alle Politiche e ascolta le loro proposte

Foto: I ragazzi degli anni 90 La web serie scritta e diretta

da Errico Buonanno

Foto: Donne forti In alto, una scena dalla web fiction «Una mamma (im)perfetta», scritta e diretta da Roberto

Cotroneo. Sotto, Vera Vigevani, protagonista di «Il rumore della memoria»

14/07/2014 27Pag. Corriere della Sera - Ed. Nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 9

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Grande schermo in Sala A Dai film ai documentari Il cinema premiato che vedrete solo adesso Rassegna Da oggi, dieci serate di anteprime che il mercatoha già «censurato» Maurizio Porro Da oggi al 23 luglio, alle ore 21, al Nuovo Cinema Parenti (che era il vecchio cinema Ars e poi Continental), in

sala A (ingresso e 6,50, abbonamento e 25, info: 02.59995206) la benemerita associazione con 51 adepti

cinefili di ceCINEpas promuove dieci serate con anteprime di film sommersi da premi e stellette ma che la

«censura» del mercato non ha permesso arrivassero da noi. Quindi, prendere o lasciare, ora o mai più,

offerta di sapore internazionale in edizione originale con sottotitoli che accende un riflettore sui modi

espressivi del cinema contemporaneo. Primo «La bataille di Solfèrino» (replica il 19, ore 18) di Justine Triet:

cronaca parigina tra realtà e finzione del giorno dell'elezione di Hollande. Domani fra gli imperdibili «Take

This Waltz» (foto) della canadese Sarah Polley vira sull'arte di amare con Michelle Williams e il bravo e

sovrappeso Seth Rogen, coppia in crisi sullo sfondo di un quartiere di Toronto. Mercoledì: «Inseguire il

vento» del filmmaker pavese Filippo Ticozzi, presente in sala, che racconta il paziente lavoro di una

tanatoprassi che prepara le salme, professione artigianale rilanciata dalla serie «Six Feet Under». E tra i

documentari «The End of Time» di Peter Mettler sul bergsoniano proustiano tema di filmare la percezione del

Tempo, e «Approved for Adoption» fumetto cartoon franco-coreano di Jung e Laurent Boileau. Due occasioni

asiatiche: giovedì, con replica il 20 alle 18, «Our Sunhi» di Hong Sang-soo, commedia coreana premiata a

Locarno; il 19, spazio al nuovo titolo dell'autore taiwanese Tsai Ming-liang «Stray Dogs», premiato dai giurati

di Venezia. Fu candidato all'Oscar il greco Giorgios Lanthimos per «Kynodontas» (il 22), variante sul dramma

di una famiglia reclusa; poi da segnalare «Keep the Lights On» di Ira Sachs, storia gay (il 18, con regista in

collegamento Skype). Tutta la calcolata follia spagnola di ASlex de la Iglesias per la chiusura con «Le streghe

di Zugarramurdi», che ha avuto in patria 9 premi Goya mixando horror e grottesco. Oggi ore 19

inaugurazione fra il patinoire del foyer, surprise e cotillon.

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14/07/2014 10Pag. Corriere della Sera - Milano(diffusione:619980, tiratura:779916)

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FESTIVAL Il cinema di frontiera è in Sicilia IL LUOGO è indovinato: la punta più a sud dell'Europa, in Sicilia, Marzamemi, vicino a Pachino dove il

confronto tra diversi confini geografici e umani è pane quotidiano. Lì è in programma dal 21 luglio il sesto

Festival internazionale del Cinema di Frontiera con corti e lungometraggi dedicati a storie di confine. Apre il

film italiano di Alessanaro Lunardelli con Filippo Schicchitano Il mondo fino in fondo.

14/07/2014 31Pag. La Repubblica - Ed. Nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)

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MULTISALA BARBERINI Ecco il FantaFestival tutto il meglio dei film di fantascienza FANTAFESTIVAL, da oggi inizia la 34esima edizione della mostra internazionale del film di fantascienza e

del fantastico. Anteprime, lungo e cortometraggi, web series e presentazioni dedicati agli appassionati di

fantascienza. Fino al 23 luglio gran parte della programmazione è concentrata al multisala Barberini. Ma la

rassegna durerà fino al 7 settembre e si chiuderà al cinema Trevi. Stasera, nella sala 2 sarà proiettata

l'anteprima di Mamula - Nymph, alla presenza del regista Milan Todorovic e del protagonista Franco Nero.

Parte del festival è dedicata alla competizione tra 80 opere di fantascienza, premiate da una giuria di esperti.

Attesa per il 17 luglio la sfilata, denominata Z-Day, con costumi da zombie che collegherà villa Borghese a

piazza Barberini. Il festival si chiuderà con l'anteprima di Apes Revolution, l'ultimo de "Il pianeta delle

scimmie".

Multisala Barberini - piazza Barberini 24, da oggi al 23 luglio, sala 2 e 4. Infotel. 06.86391361

14/07/2014 6Pag. La Repubblica - Roma(diffusione:556325, tiratura:710716)

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La Ferrari, testimonial della maison e di Save The Children, in occasione di AltaRoma inaugura la Domus chein autunno verrà aperta al pubblico . Presentato il libro con foto di Max Cardelli e poesie di Aldo NoveL'EVENTO Isabella luce di Bulgari CASCATE DI DIAMANTI, RUBINI E SMERALDI DAL 1930 A OGGI E VERRANNO RIACQUISTATI IGIOIELLI DI LIZ TAYLOR Paola Pisa «Mi ha incantato soprattutto il mistero che le circonda. Dedico questa iniziativa a tutte le donne che lottano

per i loro bambini», dice Isabella Ferrari che si fa interprete di icone solite e insolite. Ritratti spesso in ombra.

Primissimi piani. Capelli sconvolti dal vento. Abiti neri senza tempo. Archetipi della mitologia di ieri e

protagoniste di quella di oggi, queste donne sono state immortalate e rivisitate fotograficamente e

poeticamente in un libro. Dalla politica birmana Aung San Suu Kyi, alla guerriera Giovanna d'Arco, dalla

poetessa Gaspara Stampa alla diva Marilyn Monroe e alla spia Mata Hari. Da Saffo ad Antigone. Dalla dea

primordiale Gea alla fotografa e regista Leni Riefenstahl passando per Afrodite, Giovanna La Pazza e Emily

Dickinson. Figure femminili carismatiche rese con intensità. LA STORIA FEMMINILE Non credete al suo

abito bon ton azzurro, ai sandali dorati, sono gli occhi che tradiscono la inquieta Isabella Ferrari. Attrice, ora

produttrice, la sua voce prende veramente calore quando parla del cinema ma soprattutto dei bambini che ha

visitato e visita in giro per il mondo quale ambasciatrice di Save The Children. La sua immagine, come

testimonial della onlus e della gioielleria Bulgari, è ora su un bel volume che racconta attraverso foto in

bianco e nero, con immagini scolpite cogliendo i riflessi delle dune e dell'acqua, personaggi che hanno

segnato la storia femminile. Una parte dei ricavati andrà in beneficenza. Il libro è stato presentato ieri sera

con un evento in cui gli scatti venivano proiettati sugli schermi. Luogo scelto per questa Domus Bulgari, gli

Horti Sallustiani. L'evento, nell'ambito di AltaRoma, ha visto anche la presentazione pomeridiana di gioielli

spettacolari nella sede della grande gioielleria romana. Il libro, edito da Drago, si chiama "Forma/Luce", le

foto sono di Max Cardelli. Le poesie nate in sincrono sono di Aldo Nove. Lo scrittore è anche autore del libro

"La vita oscena", diventato un film. Isabella Ferrari ne è produttrice e il marito Renato De Maria il regista.

«Niente finanziatori? L'ho fatto io». Ieri, tra le magnificenze di Bulgari in via Condotti, la protagonista di tanti

film, l'attrice premiatissima, ha raccontato la sua partecipazione all'opera editoriale. Nelle pagine, una

testimonianza di Francesco Clemente che dice: «Isabella vive con discrezione e leggerezza i dilemmi dell'

attore, dell'artista... E' così difficile vivere a misura di se stessi, Isabella lo fa e così senza sforzo apparente fa

anche il suo dovere di stella del cinema: ci fa sognare». Ricorda la recente partecipazione dell'attrice a "La

grande bellezza". LA BENEFICENZA Povertà e gioielli. Contrasti, che però fanno bene. Bulgari in occasione

dei 130 anni del brand lancia un nuovo pendente in argento e ceramica. L'anello disegnato nel 2009, BZero1,

ha portato a Save The Children 20 milioni di euro. Sulla parete scorrono i volti delle dive che nel corso del

tempo hanno indossato le gioie della maison. «Come tutte le donne amo i gioielli, si sa che alle attrici li

prestano volentieri, ma non mi piace esibirne troppi», dice Isabella Ferrari con al collo e al dito i "pezzi" di

Bulgari nati con mission la charity. Elizabeth Taylor, Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Penelope Cruz, mille

altre. Anna Magnani, fan delle perle. Scorrono i filmati alle pareti, ma nelle bacheche del salotto al primo

piano di Bulgari ci sono gli originali che valgono centinaia di milioni. Cascate di diamanti, rubini, smeraldi.

Pietre e oro. Dal 1930 a oggi. Sono stati prestati da collezionisti. Ma intanto la griffe riacquista gli esemplari

più belli per farne una esposizione. Si potrà vedere in autunno. Ci saranno i favolosi monili appartenuti a Liz.

Ieri sera all'evento-benefico, tra gli invitati accolti dal ceo di Bulgari Jean Christophe Babin, era presente

molto cinema italiano. Tra gli altri: Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Claudio Santamaria, Valentina Cervi,

Alba Rohrwacher.

Foto: Isabella Ferrari davanti alle vetrine della Domus Bulgari

Foto: L'ESPOSIZIONE Sopra collana e orecchini in smeraldi e rubini e spilla in oro e platino con diamanti

Sotto collana in platino e zaffiri e anello con smeraldi e diamanti

14/07/2014 19Pag. Il Messaggero - Ed. Nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)

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Foto: LO SPLENDORE Collana e orecchini Bulgari in oro, rubini e diamanti del 1993-'94 provenienti da

collezione privata

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La Babele dell'"equo compenso" per gli artisti SEMPRE PIÙ COMPLESSO IL PAGAMENTO DEI DIRITTI PER GLI INTERPRETI ED ESECUTORI, NONTUTELATI DALLA SIAE . IL NUOVO IMAIE, L'ENTE CREATO NEL 2010 DA UN'ASSOCIAZIONE DICANTANTI E ATTORI , È BLOCCATO DA UN PASTICCIO BUROCRATICO Eugenio Occorsio Un cantante, noto o meno noto, esegue una canzone non scritta da lui. All'autore vanno i diritti Siae come

sempre, ma anche l'esecutore ha diritto a una royalty. Una fiction "passa" in televisione: regista e

sceneggiatori se la vedono con la Siae, ma protagonisti e comprimari hanno anche loro dei diritti. Benvenuti

nel mondo delle royalties per gli artisti, precisamente gli esecutori e gli interpreti (cantanti, attori, doppiatori) e

non gli autori. Una giungla di procedure complicate dagli esiti spesso incerti: «Il decreto per la liberalizzazione

varato dal governo Monti nel gennaio 2012 ha causato una paralisi del sistema», accusa Andrea Micciché,

l'avvocato specializzato in tutela dei diritti d'autore che presiede il Nuovo Imaie, l'ente morale creato nel 2010

un gruppo di artisti (fra cui Claudio Baglioni, Massimo Di Cataldo, Marco Masini, Lino Banfi, Enzo De Caro,

Andrea Roncato, Luca Zingaretti) appunto per garantire il pagamento delle spettanze dovute agli interpreti,

che non sono nelle competenze Siae. «Per i primi due anni - spiega Micciché - tutto è andato per il meglio.

Poi il decreto per le liberalizzazioni ha previsto che oltre a noi potessero nascere altre associazioni private di

collecting , che sono subito cominciate a proliferare. Per il pagamento degli autori è rimasta la sola Siae, che

continua a fare il suo lavoro. Per i nostri associati, appunto interpreti ed esecutori, invece, il broadcaster o

chiunque altro ha il dovere di corrispondere i giusti pagamenti deve effettuare una selezione e una

ripartizione a seconda della collecting cui sono iscritti uno per uno gli aventi diritto. Un'operazione talmente

complessa che come prevedevamo ha causato la totale paralisi del sistema». Il pagamento dei diritti agli

esecutori avviene con tre modalità: 1) Per il cinema e le fiction televisive l' equo compenso è pagato

direttamente dai produttori o dall'emittente (Rai, Mediaset) alle collecting ; 2) per la musica tutti i compensi,

compresi quelli per gli autori, sono versati ai produttori discografici che poi li ripartiscono: gli autori da una

parte, le collecting per gli esecutori dall'altra; 3) per la musica o film fruiti tramite privatamente smartphone ,

tablet e altri apparecchi digitali si paga "all'origine", un sovrapprezzo sull'oggetto stesso al momento

dell'acquisto. In questo caso si chiama copia privata: le somme vanno tutte alla Siae, che le ripartisce a tutti

gli aventi diritto e quindi pro quota anche agli esecutori tramite le loro collecting . «Tutte e tre questi

meccanismi - insiste l'avvocato Micciché - si inceppano, nel caso degli esecutori, al momento della

complicatissima ripartizione finale fra le collecting. Mi chiedo che bisogno ci fosse di varare una

liberalizzazione del genere: noi siamo un'associazione d'interesse pubblico, vigilata dal ministero dei Beni

Culturali, da quello del lavoro e dalla presidenza del Consiglio. In casi del genere la concorrenza non ha

senso: l'importante è garantire la trasparenza e la correttezza dei comportamenti. La prova dei fatti è tutta

online : noi stiamo per distribuire 5 milioni di euro a sostegno dell'intera categoria e non solo dei nostri iscritti,

per esempio a favore degli artisti indigenti con un assegno una tantum di 2000 euro o delle attrici madri che

avranno per i primi 18 mesi di maternità 150 euro al mese». Sulla copia privata infuriano anche altre

polemiche. La settimana scorsa il Mibac con un decreto ha rialzato le cedolari per garantire gli artisti dalle

registrazioni private o pirata, con il risultato di rialzare anche sensibilmente il prezzo degli apparecchi. «Noi ci

siamo battuti contro questo provvedimento perché non riteniamo corretta la procedura», commenta Cesare

Avenia, presidente dell'Asstel (Confindustria digitale). «Il Nuovo Imaie è una struttura sana ma il problema è

nell'eccessivo potere dato alla Siae, che viceversa è un ente poco trasparente e in sostanza di incerta

affidabilità. Eppure gestirà quest'anno 150 milioni di diritti. Sarebbe stato meglio per esempio avviare una

seria campagna perché tutta la musica registrata online provenga da fonti certe e a pagamento, pur basso».

S. DI MEO, FONTE: DECRETO FRANCESCHINI PUBBLICATO IN G.U. IL 6 LUGLIO 2014 [ I

PERSONAGGI ] Alcuni dei cantanti e attori iscritti al Nuovo Imaie: Sofia Loren (1); Luca Zingaretti (2) ; Dodi

14/07/2014 24Pag. La Repubblica - Affari Finanza - N.26 - 14 Luglio 2014(diffusione:581000)

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Battaglia ,il chitarrista dei Pooh (3); Gian Marco Toignazzi (4). Ai musicisti, quando sono solo esecutori,

vanno i diritti del Nuovo Imaie, e altrettanto agli attori ogni volta che un loro film o fiction "passa" in

televisione. In tutto, sono iscritti oltre 5mila artisti italiani. Inoltre l'ente gestisce il "collecting" per quasi 400mila

artisti stranieri ogni volta che maturano diritti in Italia, tra cui i Pink Floyd, Madonna e gli U2

Foto: Andrea Micciché (1), presidente del Nuovo Imaie ; Cesare Avenia (2), presidente di Asstel , aderente a

Confindustria Digitale

14/07/2014 24Pag. La Repubblica - Affari Finanza - N.26 - 14 Luglio 2014(diffusione:581000)

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[ IL CASO ] Telefonica, voglia di major il modello di Alierta è Hbo L'OPERAZIONE DIGITAL PLUS VA ASSIEME A "STUDIOS" LA CONTROLLATA CREATA PERPRODURRE FILM E SERIE TV . LA SVOLTA GIÀ SI VEDE: PER L'INCORONAZIONE DI FELIPE VI PERLA PRIMA VOLTA LE RIPRESE VIDEO NON SONO STATE AFFIDATE A TVE MA ALLA TELCO Alessandro Oppes Madrid Il 19 giugno, data della proclamazione di Felipe VI, giornata storica per la Spagna. Ovviamente per

l'avvicendamento al trono. Ma non solo. Quella cerimonia, trasmessa in mondovisione, non è stata ripresa

dalle telecamere dell'emittente pubblica Tve, come era sempre accaduto finora nel caso di eventi di portata

istituzionale. No, è un prodotto targato Telefónica. Segnale evidente del fatto che il gigante delle tlc - come

ripetono con sempre maggiore insistenza gli analisti del settore, usando una formula gergale - ormai «va a

por todas». Ossia, si gioca il tutto per tutto. E lo fa in un campo, come quello televisivo, che giurava di aver

abbandonato per sempre un decennio fa. Allora, sommersa dai debiti, fu costretta a disfarsi di Antena3 e,

poco dopo, a sciogliere la divisione Admira Media, alla quale faceva capo la pay tv Via Digital, obbligata alla

fusione con Canal Satelite Digital, controllata da quella che all'epoca era la corazzata del Grupo Prisa. Ora fa

il cammino esattamente inverso. E non per capriccio o tentando un nuovo salto verso l'ignoto. Il panorama è

radicalmente cambiato, la telefonìa tradizionale è in declino e il business si sostiene solo con una forte

scommessa sul settore televisivo. In più, gli scenari interni si sono rovesciati. Il colosso della comunicazione

fondato da Jesús de Polanco, editore del quotidiano El País, ha accumulato un indebitamento monstre da 3

miliardi di euro. Così che la società guidata da César Alierta non ha avuto difficoltà a restituirgli il favore,

inghiottendo per intero la compagnia nata sulle ceneri di Canal Satelite: Telefónica, che già controllava il 22%

di Digital Plus, ha acquistato un mese fa per 750 milioni il 56% appartenente a Prisa, e sta per staccare un

ulteriore assegno di 335 milioni per ottenere da Mediaset il pacchetto azionario mancante, che gli consentirà

di avere il controllo totale sulla società. A questo, poi, si aggiunge l'ultima operazione sul fronte italiano, con

l'ingresso nel capitale di Mediaset Premium. Uno «shopping» costoso ma calibrato, che non ha nulla di

casuale. La «teleco» spagnola ha una strategia precisa, che si va delineando a grandi passi. Il vero asso

nella manica - quello con cui i top manager madrileni stanno presentando i loro piani di sviluppo ai grandi

fondi d'investimento stranieri - è quello di trasformare Telefónica in una sorta di Hbo europea. Anzi,

marcatamente spagnola, a sottolineare il peso ormai fondamentale a livello globale di una lingua parlata da

circa 580 milioni di persone. La madrepatria ha in fondo una rilevanza marginale in fatto di numeri, rispetto al

complesso del continente latino-americano, e agli stessi Stati Uniti dove, in prospettiva, gli

«hispanohablantes» potrebbero superare i 100 milioni di persone. Produrre contenuti di alta qualità, film e

serie televisive (come fa Hbo con un'infinità di titoli, da Sex and the City ai Soprano o Games of Thrones)

significa trasformare la sua pay-tv in qualcosa di imprescinbibile. Produzione propria ed esclusiva. Un

progetto che si basa sul rafforzamento di una piattaforma basata sul «quadruple play», che sta portando già

risultati rilevanti alla compagnia nel suo complesso: l'offerta «fusión», che integra in un solo pacchetto

telefonìa fissa e mobile, fibra ottica ad alta velocità per il collegamento Internet e 80 canali di Movistar Tv,

consente di far quadrare il cerchio. La scelta «all in one» limita i danni sul fronte telefonico (il fisso non genera

più guadagni, il cellulare dà sempre meno introiti, ma quantomeno la compagnia ha potuto bloccare la

recente fuga di abbonati, determinata da una guerra delle tariffe scatenata dagli avversari di Vodafone e

Orange), e permette di concentrarsi sulle sfide del futuro. Sfide televisive, appunto. Con margini di crescita

impressionanti se si pensa che, solo in Spagna, gli attuali 3,5 milioni di abbonati delle pay-tv potrebbero

diventare 10 nei prossimi cinque anni. E all'estero (in Argentina, ad esempio, Telefónica controlla Telefé) si

aprono enormi praterie. In quest'ottica nasce Telefónica Studios (produrrà almeno 25 film nei prossimi tre

anni, oltre a un numero ancora indefinito di serie televisive). La nuova entrata nel portafoglio di famiglia,

Digital Plus, porta in dote la ricchezza dei canali tematici di Canal+, mentre le forme di collaborazione con

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Mediaset Premium sono ancora tutte da esplorare. In gioco, e con un peso determinante in questo scenario,

ci sono poi i diritti per i grandi eventi sportivi. Telefónica si è già assicurata, a partire dal 2016, la Formula1 e il

mondiale di motociclismo. L'asta per la Champions sembra invece che abbia visto prevalere (anche se

manca la conferma ufficiale dell'Uefa) il gruppo Mediapro. Il cui patron, Jaume Roures, è già comunque

pronto a negoziare con Alierta perché le partite trasmesse dai suoi canali GolT vengano ospitate sulla

piattaforma Movistar Tv. A un prezzo, questo sì, che si prevede particolarmente salato. © RIPRODUZIONE

RISERVATA S. DI MEO

Foto: Il gruppo telefonico sta diventando un produttore di contenuti per tutto il mondo di lingua ispanica: 580

milioni di persone

Foto: Qui sopra, il ceo di Telefonica Cesar Alierta

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«Innamorato della Deledda Narratrice straordinaria» Parla Angelo Maresca , regista del film "La madre", trattodal libro della scrittrice Protagonisti della pellicola Stefano Dionisi e l' attrice spagnola Carmen Maura «Innamorato della Deledda Narratrice straordinaria» «Innamorato della Deledda

Narratrice straordinaria»

Parla Angelo Maresca , regista del film "La madre", tratto dal libro della scrittrice

Protagonisti della pellicola Stefano Dionisi e l'attrice spagnola Carmen Maura

di Fabio Canessa Presentato e ben accolto in diversi festival internazionali, in Francia e negli Stati Uniti, da

qualche giorno è in sala "La madre", liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Grazia Deledda. Prodotto

da Flavia Parnasi della Combo Produzioni, il film è diretto dal marchigiano Angelo Maresca, al suo primo

lungometraggio dopo una lunga carriera come attore in teatro, cinema e televisione. Maresca, come è

arrivato a Grazia Deledda? «Quando andavo al liceo ce l'avevano nominata, ma alla fine non fatta studiare.

Ci si dimentica quasi che questa donna ha vinto il Nobel per la letteratura. Nel 2009 mi trovavo a Nuoro per

uno spettacolo e una mattina ho deciso di andare a vedere la casa-museo della Deledda. Mi ha incuriosito la

sua vita, dove è cresciuta, e mi sono messo a leggere un po' tutta la sua produzione. Ho letto anche "La

madre" e mi ha colpito più di tutti perché l'ho trovato molto attuale». Perché ha deciso di spostare il racconto

ai giorni nostri? «Da una parte devo dire perché un film in costume avrebbe avuto dei costi maggiori,

proibitivi. Ma è stata anche una scelta registica. Portare i punti fondamentali del romanzo, il rapporto di

questa madre con il figlio prete, ai giorni nostri ma in un tempo non ben definito. Per l'attualità della tematica

di cui parla la vicenda: il dilemma del confine tra il bene e il male, nel senso profondamente cristiano». Anche

l'ambientazione non è ben definita. «Sì, ho ritenuto fosse più interessante collocare la storia in un luogo quasi

metafisico, un non luogo». E dove avete girato? «A Roma, all'Eur. Mi ha sempre inquietato quel quartiere. Le

palazzine enormi, il marmo bianco. Per la chiesa ho scelto una struttura moderna, vuota, non ricca come le

chiese antiche dove si respira spiritualità. La particolare descrizione scenografica mi serviva anche per far

capire meglio, con meno parole, lo stato d'animo dei personaggi». Colpisce a proposito la costruzione per

sottrazione che è abbastanza rara nel cinema italiano. Da cosa deriva questa scelta? «Volevo che le persone

fossero concentrate sulla storia, su quello che sta per succedere nel corso dell'evoluzione del film. E che a

parlare fossero soprattutto le immagini. Per questo anche i dialoghi sono super essenziali». Le prime parole

arrivano dopo ben dieci minuti. «Se uno ci pensa, in fondo nella vita reale ci succede di non parlare anche

per ore. L'inizio serve a catapultare lo spettatore subito nella storia e le parole secondo me non servivano in

tutta quella scena costruita su Paolo che si prepara a uscire di notte per andare da Agnese». Quali sono state

le difficoltà maggiori legate alla trasposizione? C'è stato qualche passaggio del romanzo particolarmente

complicato da trasformare in immagini? «Seguire passo per passo il romanzo significava fare un

lungometraggio in costume e il film rischiava di diventare una fiction. Portandolo ai giorni d'oggi ho cercato di

cogliere l'essenza del romanzo, di restituire i punti fondamentali che credo interessavano alla scrittrice. Come

libertà, cambiamento rispetto al libro, c'è il finale. La Deledda si concentra sulla madre, con la sua morte. Io

mi sono concentrato invece soprattutto su Paolo, sul prete, la sua scelta o non scelta che non posso rivelare

nei dettagli per chi non ha visto il film». La narrazione coinvolge pochi personaggi e tutto ruota intorno a

Paolo, Agnese e la madre Maddalena. Come ha scelto gli interpreti? «Stefano Dionisi mi è sempre piaciuto.

Penso sia uno degli attori migliori che abbiamo nel cinema italiano. Ha avuto una carriera molto importante

all'inizio, poi si è un po' fermato anche per problemi personali. È stato eccezionale, io Paolo me lo

immaginavo così, come Stefano. Laura Baldi, oltre che brava, è una bellissima donna. E doveva essere così,

algida e affascinante. Una bellezza che doveva in qualche giustificare l'azione di un prete che mette in

discussione un po' tutto. Carmen Maura è una grandissima attrice che non ha bisogno di presentazioni. In

pratica è lei che ha scelto me. Le ho mandato la sceneggiatura e ha fortunatamente accettato». Per l'ultima

domanda torniamo alla Deledda. In futuro le piacerebbe portare al cinema un altro romanzo della scrittrice?

14/07/2014 21Pag. La Nuova Sardegna - Ed. Nazionale(diffusione:59819, tiratura:72030)

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«Trovo molto belli "Canne al vento" e "Cenere". Ma in generale tutti i suoi libri. Realizzare un'altra

trasposizione mi piacerebbe, ma adesso non è il momento di pensarci. Vedremo. So che è stato già un

azzardo scegliere "La madre". Erano 50 anni che nessuno faceva una operazione del genere. Monicelli

aveva preso spunto dal libro per "Proibito", che però con il romanzo alla fine c'entrava poco. E poi silenzio

totale per mezzo secolo. Sapevo quindi il rischio che correvo tirando fuori una scrittrice di questo calibro e

non sono mancate delle critiche. Ma son contento che il film non abbia lasciato indifferenti: ha avuto critiche

massacranti da una parte, super positive dall'altra. Soprattutto all'estero il film ha ricevuto consensi. L'Italia lo

sappiamo è sempre un paese strano, se fai qualcosa di audace ti dicono che sei presuntuoso, se non la fai

che sei superficiale». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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il libro Una «Guida al cinema di fantascienza» Alieni, X Man e ultracorpi. Che film ! Dai B-movie ai capolavori: 120 anni di un «genere» popolarissimo Alexis Paparo La fantascienza è sempre stata approdo naturale di innovatori e visionari e insieme specchio di sogni e paure

dell'uomo. Nella letteratura, e nel cinema. Oggi, la storia - ben lontana dall'essere alla fine - di questo

«genere» la ripercorre (nei suoi primi 120 anni... ) una bellissima Guida al cinema di fantascienza (Odoya,

pagg. 329, euro 22) curata da Roberto Chiavini, Gian Filippo Pizzo e Michele Tetro. Manuale - diviso in due

macrocapitoli, uno racconta l'evoluzione del cinema di fantascienza attraverso i film e i generi più

rappresentativi, l'altro raccoglie in ordine alfabetico le icone, reali o cinematografiche, del genere: da Alien a

Robocop - ha il merito di restituire l'idea di ciò che, nelle diverse epoche, ha significato «futuro», oltre ad

aiutare il lettore a districarsi fra registi, epoche, tematiche, a individuare le perle e ciò di cui fare a meno.

Perché se davvero molti riconoscono come cult Metropolis di Fritz Lang (1927), L'invasione degli ultracorpi di

Don Siegel (1956), e i più recenti Blade Runner , Star Wars o Ritorno al Futuro , la guida permette di

avvicinarsi a gioiellini forse un po' trascurati. Come La Mandragora di Henrik Galeen, capolavoro

dell'espressionismo tedesco del 1928, in cui la protagonista porta alla rovina tutti gli uomini che la

frequentano nonostante il suo creatore e genitore adottivo le abbia impartito una buona educazione. La

ragazza infatti è frutto di un esperimento che ha unito i geni di una prostituta a quelli di un delinquente

impiccato. Oppure La cosa da un altro mondo di NybyHawks e Ultimatum alla Terra di Robert Wise, entrambi

del '51 e capostipiti di due sottogeneri che avranno grande fortuna: l'arrivo imprevisto sulla Terra di un alieno,

che può essere inconoscibile e pericoloso o «buono» ma trattato come nemico. Ancora sull'ingegneria

genetica, di matrice aliena o umana, e sui dilemmi filosofici e morali che pone, Il villaggio dei dannati (1951)

di Wolf Rilla e I bambini venuti dal Brasile (1978), di Franklin J. Schaffner con Gregory Peck che impersona il

dottor Mengele. Un tema che ritornerà molte volte: degni di nota Gattaca. La porta dell' universo (1997), del

neozelandese Andrew Niccol, che ci racconta la lotta per diventare astronauta di un uomo «normale», con il

suo bagaglio di peculiarità e difetti, in un mondo in cui l'eugenetica e la perfezione sono la regola, e il recente

Looper di Rian Johnson (2012). Tra le chicche a tema scientifico L'esperimento del dottor K (1958) di Kurt

Newman (con innumerevoli remake: dal notevole La mosca di David Cronenberg al tralasciabile sequel di

Chris Walas). Notevole ma sfortunato invece La cosa di John Carpenter del 1982, remake del capolavoro di

Nyby-Hawks. Gli autori della guida lo considerano uno dei migliori film del regista, che all'epoca non ebbe

successo perché schiacciato tra Blade Runner e E.T . Ma dalla guida si impara soprattutto che a ogni epoca

corrisponde un sottogenere: ovvero che le esplorazioni spaziali e gli amori interplanetari stanno agli anni '10,

'20 e '60 come gli assalti alla Terra agli anni '50. Che nei '70, prima dell'arrivo di Guerre Stellari , andavano

per la maggiore le pellicole che affrescavano un futuro cupo e spazzato dalla guerra. Che negli anni Ottanta

si insiste molto sul rapporto uomo-macchina, almeno quanto si fa nel 2000 con la carica dei Batman,

Spiderman, X Man e supereroi vari. Poi, certo, ci sono gli evergreen: i viaggi spaziali, le catastrofi naturali, gli

animali extralarge o futuribili, dal brontosauro che terrorizza Londra in The Lost World (1925) di Harry Hoyt,

agli innumerevoli Godzilla e King Kong , passando per la saga del Pianeta delle Scimmie . E, ovviamente,

alieni in tutte le salse.

14/07/2014 22Pag. Il Giornale - Ed. Nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 21

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Sguardo sull'Africa la via italiana Come il nostro cinema ha affrontato soggetti africani di nascita o di origine . . . In attività nel settore moltepresenze dal Corno d'Africa: dal regista Dagmawi Yimer ad attori come Amin Nour SARA ANTONELLI COME QUALUNQUE ALTRO PAESE, L'ITALIA CAMBIA E SI EVOLVE RAPIDAMENTE. Lo si capisce dalle

strade in cui camminiamo, dai posti in cui lavoriamo, dalle classi in cui studiamo, dai supermercati in cui

facciamo gli acquisti. È così da sempre, naturalmente, perché la penisola italiana è sempre stata al centro di

rotte migratorie e gli italiani un paese di migranti. Mai come oggi, tuttavia, è diventato importante domandarsi

chi siano gli italiani e le italiane, e quale sia stato il peso della storia coloniale, delle migrazioni interne,

europee e transoceaniche nella costruzione della nostra identità. Chi siamo, insomma, e come ci

rappresentiamo? Dopo averne discusso con Cristina Lombardi-Diop, continuiamo la conversazione con

Leonardo de Franceschi, docente di storia e critica del cinema all'Università di Roma Tre e curatore di un

volume recente che fin dal titolo militante esprime l'urgenza di tali questioni: L'Africa in Italia. Controstoria

postcoloniale del cinema italiano (pagine 512, euro 23, Aracne). Partiamo proprio dal titolo. Cosa intende per

«L' Africa in Italia?» «L'idea mi è venuta dall'immagine dell'"America in Italia" che negli ultimi anni ho sentito

usare spesso per descrivere il presunto benessere che i migranti avrebbero trovato nel nostro paese. È

davvero così? In realtà basterebbe andare oltre la cappa di disinformazione dei media per capire che le

condizioni impossibili in cui si trovano in Italia i migranti, i richiedenti asilo, i lungoresidenti e le seconde

generazioni, e che l'incapacità dell'intera classe politica di portare avanti una seria politica di inclusione, non

si configurano affatto come benessere. Il titolo del libro è una provocazione basata su almeno tre stereotipi

italiani, quello sull'America, quello sull'Italia e quello sull'Africa». E il sottotitolo: «controstoria postcoloniale del

cinema italiano»? «Qui si trattava invece di esplicitare la matrice teorica del volume e della collana di Studi

postcoloniali di cinema e media che il libro inaugura. Sia io sia gli altri autori del volume volevamo dare un

primo contributo a una rilettura complessiva del cinema italiano, che facesse emergere le tracce culturali del

colonialismo, permettendo di cogliere le ricadute dei discorsi e delle pratiche dominanti in fatto di razza,

classe e genere sull'immagine e sui modi di funzionamento del cinema prodotto in Italia». È evidente che per

lei esiste una via italiana degli studi postcoloniali. In cosa si differenzia dalla scuola statunitense, indiana,

francese, ecc.? «Nell'area angloamericana gli studi postcoloniali e in tutte le prospettive affini, dagli studi

culturali a quelli intersezionali e a quelli focalizzati sulla razza e sulla bianchezza, hanno acquistato visibilità

anche nel dibattito pubblico. Nonostante l'eredità gramsciana sia centrale per questa tradizione, una via

italiana al postcoloniale sta emergendo solo da pochi anni, grazie soprattutto al lavoro di giovani studiose e

studiosi. Un contributo decisivo per lo studio dell'Italia postcoloniale sta venendo anche da ricercatrici e

ricercatori che lavorano nei dipartimenti di Italian Studies all'estero. Le potenzialità sono enormi, perché la

realtà italiana ha caratteristiche specifiche. Penso alla difficoltà a portare nel dibattito pubblico la questione

dell'eredità del colonialismo e all'abitudine inveterata a considerarci come un paese razzialmente bianco e

monoculturale. Abbiamo inoltre una storia unica e inestricabile di emigrazione e immigrazione. Per ora

l'accademia e il sistema dei media perlopiù ignorano questo dibattito ma è solo questione di tempo». Come

ha organizzato il libro? «L'Africa in Italia ha una struttura ternaria: la prima parte presenta dieci saggi nei quali

abbiamo provato ad interrogarci sui modi in cui, dal muto fino agli ultimi venticinque anni, il cinema italiano ha

affrontato soggetti africani di nascita o d'origine, presentandoceli attraverso l'idealtipo dell'ascaro fedele e

della faccetta nera nell'epoca del colonialismo, e poi quello del militare afroamericano nel dopoguerra. Poi c'è

stata la stagione di Hollywood sul Tevere e dei generi di profondità, con attori e attrici perlopiù afroamericane

che hanno attraversato il grande schermo in ruoli di contorno. Negli anni Settanta è stata la volta del filone

esotico-esotico di Zeudi Araya e Ines Pellegrini e dal 1989 siamo ancora alle prese con vizi e vezzi del

cosiddetto cinema italiano dell'immigrazione. La seconda parte del libro presenta dieci conversazioni con

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Page 23: ANICA stampa_2014/20140714.pdf · attesa sull'isola è Selena Gomez, a tal proposito Vicedomini ha dichiarato: «Siamo assediati dai fans di ... alla quale saranno presenti Luca De

altrettanti cineasti e cineaste africani di nascita o d'origine che lavorano nel cinema italiano da anni, tra grandi

e piccole difficoltà. La terza parte include oltre cinquecento schede di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo

spesso ancora in attività come attori, registi, tecnici, organizzatori. Questa banca dati confluirà in un blog in

inglese (Cinemafrodiscendente - Filmmakers of African Descent in Italian Cinema), che si collega al lavoro

portato avanti da anni con la testata online Cinemafrica - Africa e diaspore nel cinema (cinemafrica.org) e

coordinato insieme a Maria Coletti». Dalla lettura del volume ricavo una presenza importante di richiami al

cinema nero statunitense e al cinema africano. Sono loro i maestri del cinema postcoloniale italiano? «Sul

piano dei quadri e delle maestranze ci sono numerose figure originarie del corno d'Africa in attività: dal regista

Dagmawi Yimer ad attori come Jonis Bascir e Amin Nour. Del resto, tante e tanti vengono anche da paesi

non legati all'Italia da un passato coloniale, come la Tunisia, penso al direttore della fotografia Tarek Ben

Abdallah per esempio, e l'Algeria, dov'è nato il regista Rachid Benhadj. Quanto agli Stati Uniti, l'Italia ha

prodotto il prototipo del film sul New Negro, con l'episodio napoletano di Paisà , ha inventato come attore

l'ingegnere afroamericano John Kitzmiller e lanciato anche in Europa icone black come Woody Strode e Fred

Williamson». Chi sono gli autori che firmano i diversi saggi questo libro? «Con poche eccezioni, la gran parte

degli autori sono ricercatrici e ricercatori italiani entrati da poco nell'università, precari e studiosi indipendenti.

Ci sono anche due giovani colleghe statunitensi. All'estero, chi si occupa di questioni postcoloniali e di razza

viene da un background interdisciplinare. In Italia, dove l'università è arroccata a difesa degli steccati tra

discipline, c'è un problema drammatico di rinnovamento etico-culturale, oltre che generazionale, e la

situazione è molto diversa. Se In alcuni settori - letteratura, comparatistica, scienze sociali, anglistica e

americanistica - gli spazi per gli insegnamenti e le ricerche di impronta postcoloniale si sono già aperti, in altri,

come gli studi filmici e dello spettacolo più in generale, la situazione è ancora più arretrata». Che tipo di

dibattito ha suscitato questo libro all' uscita in Italia? « L'Africa in Italia è stato accolto con interesse

soprattutto nella rete dei festival attenti alle cinematografie del sud ma anche da una platea di studiosi e

lettori curiosi di ciò che si muove fuori dal mainstream. La risposta sul versante degli Italian Studies è

promettente perché il libro si inserisce in un filone di ricerca molto interessante sull'Italia postcoloniale e

multiculturale». Quale è lo stato della critica cinematografica italiana osservata in prospettiva postcoloniale?

«Nonostante le resistenze, l'abitudine a reiterare idealtipi di epoca coloniale e le difficoltà incontrate

soprattutto dai registi - penso al videoartista Theo Eshetu che lavora soprattutto all'estero - il cinema italiano

comincia a far emergere personalità interessanti di autori e interpreti afrodiscendenti, come Ahmed Hafiene

ed Esther Elisha. La critica - salvo rare eccezioni, per esempio Mauro Gervasini di Film TV - stenta a star

dietro a questi fenomeni, innanzi tutto per sudditanza culturale a un impero euroatlantico dell'audiovisivo che

lascia scarso spazio alle cinematografie del sud e alle voci degli "altri interni". E tuttavia, lo ripeto: è solo

questione di tempo. Presto o tardi migranti e seconde generazioni cominceranno a muoversi anche sul

terreno dell'accesso al mercato del lavoro, nell'audiovisivo e non solo, e interrogheranno la loro immagine

così come è veicolata dai media, e allora anche il cinema, la fiction e la stessa critica dovranno adeguarsi».

Foto: Da «Paisà» di Roberto Rossellini

Foto: A colloquio con Leonardo De Franceschi, curatore di un volume sul Continente nero rappresentato sui

nostri schermi. Dal New Negro di «Paisà» alle icone black come Woody Strode

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QUI, DOVE N A SCO N O LE STAR LA VALIGIA DI UN ATTORE Con i ragazzi dell ' Accademia Silvio D ' Amico d ove sono nati Gassman, Magnani, Bene, Vitti, Buy e Favino.Dove si formano i grandi di domani. Tra tanti sacrifici e una sola certezza: la passione infinita per il palcoOGNI ANNO OTTOCENTO DOMANDE, MA SOLO VENTI ENTRANO. SPESSO NON SI PASSA ALLAPRIMA. ARRIVANO DA TUTTA ITALIA, SENZA SPINTE, SOLO CON IL TALENTO. LI ASPETTA UNA VITAPIENA DI INCOGNITE, DOVE OGNI GIORNO DEVI REINVENTARTI. MA IN FONDO QUESTO È ILGRANDE FASCINO DI RECITARE Emiliano Liuzzi Ci vuole determinazione. E la capacità di sapersi reinventare tutti i giorni, mettere la propria personalità al

servizio di altre mille facce, espressioni, dialetti e lingue. Il cuore da buttare lontano, perché il mestiere dell'

attore poi assomiglia più alla Valigia dell'attore, memorabile pezzo scritto da Francesco De Gregori ( " stare

qua " ) che non alle ville e ai lustrini, il red carpet e gli autografi. È molto più " ce l'hanno già che ormai non ci

chiedono più il documento di identità " che non la villa che Marcello Mastroianni acquistò a Castiglioncello,

arrampicata sugli scogli e che fece della località toscana una sede distaccata di Cinecittà. Quando Roma era

il cinema e il cinema era Roma. Sì, il mestiere dell'attore, l'attore di teatro che è quella cosa più reale se si

parla di una professione, la leggi negli occhi dei ragazzi dell ' Accademia nazionale d'arte drammatica Silvio

D'Amico, Roma. Una palazzina ai margini del quartiere Parioli e un teatrino a due passi da via del Corso:

sono nati qui Vittorio Gassman, Carmelo Bene, Anna Magnani, Monica Vitti, solo per citare qualche

monumento, e finire con Margherita Buy e Pierfrancesco Favino. Sì, forse l' Ac tor's studio di New York è

riuscito a mandare sul palco o dietro la macchina da presa star del genere, riconosciute a livello mondiale.

Mastroianni non la fece la scuola, ma solo perché di Mastroianni ne nasce uno e poi basta. Non la fece

Alberto Sordi, che inizò la Filodrammatici a Milano, ma venne espulso. I ragazzi che incontriamo a Spoleto,

dove sono al Festival dei Due Mondi, non avranno volti né nomi conosciuti, ma negli occhi hanno quella cosa

lì che chiamano passione. E tecnica, già provata. Perché ogni anno si presentano in ottocento e ne prendono

22. Arrivano da Roma, ma c'è chi è partito da lontano, la Sicilia, la Puglia, dalla Liguria, ha mollato le due

magliette e i pantaloncini corti, salutato la mamma, i fratelli, e si è lasciato alle spalle la porta di casa per

inseguire quel sogno. Hanno nomi che oggi sembrano normali, domani chissà, come Ilenia D'Avenia. " Non lo

so, ma è stata una folgorazione il teatro. Ricordo che ero seduta a teatro con papà e avevo pantaloni a

costine di velluto. Quel giorno decisi quale sarebbe stata la mia vita, ma non c'è un motivo, solo un momento

" , racconta. E il momento è quello che serve per fare l'attore. Non è che ci siano altri trucchi: intelligenza,

movimento, voce. E momenti, appunto. La selezione " Mai alla prima " La strada, chi la sogna facile, può

tornare da dove è arrivato. Perché il più delle volte alla prima l'Accademia è difficile che arruoli. Più facile il

secondo tentativo. " È un percorso " , raccontano, " una costruzione " . " S p o l eto " , dice Giacomo Mattia,

lui nato e cresciuto a Roma, " è per esempio una grande occasione di crescita, qui incontriamo ragazzi da

tutta Europa, di altre compagnie teatrali. Qui incontriamo al bar Tim Robbins, e può anche impazzirti il cuore.

Io sono al secondo anno, devo arrivare al terzo e diplomarmi, quello che sarà dopo non lo so, ma voglio

arrivarci " Si perché la vita di Accademia è a dir poco totalizzante. Tre anni dove tutti sanno l'orario d'inizio la

mattina e poi chissà a che ora si finisce. " Un po' come immaginiamo sia il mestiere negli anni a venire. Ecco

cos'è Spoleto, anche questo. La riscoperta del mondo fuori, perché altrimenti ci sono lo studio e la pratica, la

pratica e lo studio " . Il corpo docenti dell'Accademia varia, ce ne sono di quelli che sono usciti dalla scuola e

sono tornati a insegnarci, come Anna Marchesini, Massimo Popolizio. Ma è bello sentirli raccontare delle

giornate. Come lo fa Giulia Carpaneto da Genova. Alta, determinata, quando le chiedi se ha messo in conto

di non farcela e di finire a fare altro nella vita e non l'attore dice: " No, non l'ho messo in conto perché non

sarei qui. Vorrebbe dire partire male, malissimo, qui devi solo pensare che ce la fai a fare quello che vuoi.

Altrimenti salta tutto " . E dopo? Una volta fuori? " Provini, e dita incrociate. Provini e la consapevolezza " ,

dice Manuel Capraro, abruzzese di Pescara, " che una volta fuori non si smette di imparare, non si smette

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mai " . Questa è forse la differenza rispetto alle scuole americane che, in Italia, poi tutto avviene sul

palcoscenico, invece in Germania o negli Stati Uniti, " gli attori continuano a frequentare la loro scuola,

continuano a non lasciare il mondo accademico, lo conciliano con la professione " . Piano piano, mentre

parliamo, si rompe il ghiaccio. È una chiacchierata con un gruppo di persone che non vogliono la pappa

scodellata. Nessuno di loro è entrato per raccomandazione. Non ci sono figli di questo o l'altro. " Loro magari

non hanno bisogno di fare la scuola " , arriva la freccia, ma non si dice da quale direzione. Sicuramente,

accanto al teatrino delle 6, dove provano, vedi l'Umbria più bella, non ci sarebbe da stupirsi nel vedere

arrivare indiani a cavallo tanto c'è verde, fiumi e infinito. Il teatrino delle 6 è dove nacque il Festival, alla fine

degli anni Cinquanta. E da quassù è lecito sognare. Loro lo fanno con gli occhi, ma il resto è ben piantato per

terra. Certo, arrivare a qualsiasi provino con tre anni di Accademia delle arti drammatiche D'Amico, vuol dire

avere un passo in più rispetto agli altri. E il segreto è forse quello più semplice: nel metodo di studio non

esiste nessun metodo. Il concetto non è banale. L'attore è, nelle più svariate interpretazioni, quando la critica

non vuole elogiarlo, accademico. Tradotto è che ha recitato bene quello che gli è stato insegnato. Ma loro

abbinano il canto, la danza, la palestra, il movimento, l'impostazione della voce. Ma soprattutto, hanno un

grande vantaggio sul testo del mondo: gli spazi per poter inventare e reinventarsi. Questo fa della scuola

italiana, soprattutto di questa, un ingrediente in più. La strada non è solo talento Per questo vale la pena

continuare coi nomi, chissà che presto non si parli di rivelazioni. Cecilia Guzzardi è siciliana di Siracusa. Ha

studiato filosofia. Andrea Vico invece arriva da Barletta. Poi c'è il gruppo dei romani, nelle classi terze e

seconde abbastanza, ma non è sempre detto: Gloria Carovana, Paolo Minnielli, Flavio Francucci. Studiano

recitazione, altri regia. Proviamo a chiedere quali sono le vacanze: " Non ci sono vacanze, nei tre anni non

c'è lo spazio. Ma ne vale la pena se si realizzano le proprie aspettative. Il resto non importa. Finito Spoleto

inizia la preparazione del Festival Contaminazioni, a Roma, una cosa molto nostra, degli studenti. Magari la

nostra vacanza saranno gli anni di disoccupazione, i provini che si concludono con "torna, perché mi sei

piaciuto molto, ma per questa parte mi serve altro. Ci sarà tempo " . O magari semplicemente, e come ce lo

auguriamo, quando entreranno definitivamente nell'età adulta, quella senza libri di testo e sogni respirati, ma

copioni da leggere e studiare. Perché il talento sì, fa molto, ma non basta.

DIPLOMATI ILLUSTRI CARMELO BENE Forse il più grandi attore e regista VITTORIO GASSMAN Sempre

tra teatro e cinema NINO MANFREDI E ra originario della Ciociaria ANNA MAGNANI Ha vinto il premio

Oscar PAOLO STOPPA Umile, ma grandissimo attore ADOLFO CELI Era il Sassa- roli di " Amici miei "

ANNA MARCHESINI In- segna all ' Accademia MONICA VITTI Una voce i n c o n fo n d i b i l e

Foto: I ragazzi dell ' Acc a d e mia d ' ar te d ra m m a t i c a Silvio D ' Amico a Roma fotografati a Spoleto al

festival dei Due Mondi

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La rassegna Attesa per la serata del 23 luglio con l'anteprima di «Apes Revolution» Scimmie, ninfe & vampiri Al via il Fantafestival, 80 film da tutto il mondo Marco Andreetti L'anteprima di «Apes Revolution», nuovo capitolo della serie «Il pianeta delle scimmie» che verrà proiettato in

occasione della serata di premiazione; una «Zombie Walk» aperta a tutti purché abbiano voglia di travestirsi e

truccarsi da morto vivente e poi una lunga carrellata di proiezioni, retrospettive, incontri, dibattiti e sezioni

competitive, con un occhio di riguardo nei confronti del cinema indipendente italiano e dei suoi giovani autori.

Comincia domani al Cinema Barberini la trentaquattresima edizione del «Fantafestival». La mostra

internazionale del film di fantascienza e del fantastico, diretta da Adriano Pintaldi e Alberto Ravaglioli,

concentrerà gran parte della sua programmazione fino al prossimo 23 luglio, con una coda dal 5 al 7

settembre alla sala Trevi. Per quanto riguarda la sezione competitiva del festival, verranno presentate circa

ottanta opere, fra lungometraggi e cortometraggi, provenienti da ogni parte del mondo. Tra i film in

programma domani, «Chimères» di Olivier Beguin, una pellicola sul mondo dei vampiri ambientata in

Romania (ore 20.30),a seguire si terranno la cerimonia di apertura e, alla presenza del regista, verrà

proiettato «Nymph» di Milan Todorovic, un film con Franco Nero in cui due giovani donne in vacanza sulle

coste del Mediterraneo scoprono gli atroci massacri compiuti da una donna sirena nascosta in un antico forte

abbandonato (piazza Barberini 24, tel. 06.8841246).

Grande attesa per la serata del 23 luglio in cui verrà proiettato «Apes Revolution» di Matt Reeves che sarà

nelle sale italiane a partire dal 30. Il film è ambientato all'indomani della quasi totale autodistruzione del

genere umano a causa di un virus creato in laboratorio. Al «Fantafestival» da quest'anno saranno assegnati

due nuovi premi ai registi partecipanti. Oltre ai quattro Pipistrelli d'Oro (al miglior cortometraggio italiano e

straniero, al miglior lungometraggio italiano e straniero), la giuria consegnerà a una donna il «Premio Mary

Shelley», omaggio internazionale alla migliore regista, per celebrare l'impegno creativo femminile all'interno di

un genere cinematografico popolato prevalentemente da registi uomini. Inoltre Lamberto Bava, il regista del

cult «Demoni» (1985), assegnerà alla migliore opera prima tra i film italiani il «Premio Mario Bava», dedicato

alla memoria di suo padre - in occasione del centenario dalla sua nascita - uno dei registi che hanno fatto la

storia del cinema dell'orrore Italiano.

Tra gli eventi collaterali del «Fantafestival» giovedì 17 è prevista una «Zombie Walk» durante la quale

l'organizzazione metterà a disposizione anche delle truccatrici per dare agli interessati il look da zombie.

L'appuntamento e alle 18 all'esterno della Casa del Cinema di Villa Borghese (largo Marcello Mastroianni 1)

per scendere poi tutti insieme lungo via Veneto alla volta del Barberini (Piazza Barberini 24), con arrivo

previsto intorno alle 20. La serata proseguirà all'interno del multisala con l'anteprima italiana dello zombie-

movie canadese «Antisocial». Il film di Cody Calahan racconta di un'epidemia che si diffonde a macchia d'olio

in tutto il mondo. Infine, nei tre giorni di settembre, verrà dato spazio alle «Eroine del cinema fantastico

italiano». In collaborazione con il Centro Sperimentale - Cineteca Nazionale, verrà offerto uno sguardo inedito

al cinema di genere italiano tra la fine degli anni Settanta e quella degli anni Novanta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto: A sinistra, una scena da «Nymph», di Milan Todorovic. In alto, «Chimères» di Olivier Beguin e, a destra,

lo zombie-movie canadese «Antisocial» di Cody Calahan. Nella foto piccola, una delle action figures di «Apes

Revolution» di Matt Reeves, nuovo capitolo della serie «Il pianeta delle scimmie» che verrà proiettato durante

la serata di premiazione

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L'intervista Per Tomaso Quilleri, titolare delle sale cittadine, gli incassi dipendono solo dai film : se la pellicolaè bella il pubblico c'è «I bresciani sono dei cinefili Vorrei anche titoli di nicchia» «A breve nuovi investimenti, è presto per i titoli di coda» A Natale non possiamo contare su Zalone, ma l'annoprossimo ci saranno tanti successi Alessandra Troncana San Checco Zalone dovrebbe fare la grazia due volte l'anno: biglietti a catinelle. «Pensi che l'anno scorso il

suo film, Sole a catinelle, ha inciso dell'8 per cento sul mercato nazionale» dice Tomaso Quilleri. Sulla sua

tomba, il bisnonno Amilcare ha fatto scrivere: «Pionieri del cinema»: i Quilleri brothers hanno aperto la prima

sala in città, Charlie Chaplin era in bianco e nero e Mary Pickford era la diva del momento.

Oggi avete decine di schermi: la multisala Wiz e la Oz, il Sociale e il Moretto, senza contare quelle chiuse,

tipo l'Astra e il Metropol.

«Brescia è una delle province con più cinema, in Italia. I numeri precisi alla virgola non li ho, ma quest'anno

siamo cresciuti di 5 o 6 punti dal 2013. Dal 2008, quand'è iniziata la crisi, siamo rimasti costanti: gli ingressi

scendono o salgono del 5 per cento».

Conta il prezzo del biglietto?

«È rimasto lo stesso, a differenza della pizza. Gli incassi dipendono dai film, piuttosto. Per dire: all'inizio di

quest'anno sono uscite pellicole fortissime, e il pubblico se l'è guardate tutte. Ma quest'estate nessun

blockbuster, e a Natale niente Checco Zalone: so già che gli incassi scenderanno rispetto all'anno scorso,

quando abbiamo proiettato l'Uomo d'acciaio, la Grande bellezza e Wolverline».

L'anno prossimo ci saranno le code in biglietteria?

«Guardi, sono appena tornato dalle Giornate del cinema di Riccione, la fiera del settore: nel 2015 usciranno

grandi titoli. Zalone, Lo hobbit, i pinguini di Madagascar, il nuovo film di Tim Burton e forse pure Sorrentino».

Dicono ci siano troppi schermi, in giro.

«Non credo. Con la legge Veltroni, nel '98, c'era stato il boom, hanno aperto tutti. Oggi, però, il mercato si è

auto-regolamentato. Certo, contano anche il taglio dei crediti d'imposta e dei contributi e il calo delle

pubblicità, per citare due o tre cause: ci tocca sostentarci da soli».

Avete anche i cinema con le poltrone che scattano se ti alzi e le stecche di liquirizia.

«Il Sociale, dice? Lavora parecchio, anche se è d'essai, come pure lavora il Nuovo Eden, che è di Brescia

Musei. Il centro ha bisogno delle sue sale: il nostro sogno sarebbe una programmazione di nicchia come

quella del Colosseo e dell'Eliseo a Milano, sa, gestiamo pure quelli. Ma questa è una città piccola: Kaurismaki

a Milano è una cosa, a Brescia è un'altra».

L'Astra non stacca più biglietti, ma si parla di una possibile riapertura. Non è ancora arrivato il the end?

«Al momento, nessun progetto, davvero. Ma credo che tra un po' di tempo, qualche anno, potremo tornare a

investire».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La schedaIl primo schermo, in città, l'ha acceso la famiglia Quilleri (nella foto Tomaso) , ai tempi di Chaplin. La prima

multisala, l'Oz (cui poi si è aggiunta la Wiz) ha aperto 15 anni fa: dagli anni Novanta a gennaio 2014 ha

proiettato 788.400 chilometri di pellicola. 7.550 le ore di programmazione.

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Cinema , gli effetti speciali anticrisi La passione della Leonessa per il grande schermo resiste alle difficoltà In 5 anni lieve calo degli spettatori ,nonostante l'aumento del biglietto Roberto Giulietti Resiste. La passione dei bresciani per il cinema non dà segnali di rallentamento nonostante la crisi si sia fatta

sentire. A confermarlo sono gli ultimi dati disponibili della Siae (Società italiana degli autori ed editori) che

tratteggiando anche la serie storica: proprio dal 2008, l'anno dell'inizio della recessione economica,

confermano un trend altalenante ma sostanzialmente stabile. Per tutti i parametri presi in considerazione

come il numero degli ingressi o la spesa al botteghino. Unico a salire costantemente, anche se di pochi

centesimi, è il prezzo medio del biglietto che in città è passato dai 6,81 euro ai 7,64 del 2012 mentre in

provincia si è fermato a 7,06 euro con il record di 7,90 a Corte Franca. Cinema parrocchiali compresi.

Costanti oltre il milione i frequentatori delle sale cinematografiche cittadine anche se, rispetto al massimo di

1,2 milioni toccato nel 2010, si sono persi quasi 200 mila spettatori. Stesso andamento per la provincia con la

multisala di Erbusco che è passata da 261 mila ingressi del 2010 ai 222 mila di due anni dopo e quella di

Lonato che, nello stesso arco di tempo, ha perso circa 42 mila spettatori pur confermandosi con oltre 325

mila biglietti staccati, la seconda meta più frequentata dopo la città. Gli esperti del settore assicurano che il

calo degli spettatori non è imputabile esclusivamente alle difficoltà delle famiglie di destinare soldi ad una

spesa considerata non essenziale ma che trova una ragione anche in una programmazione con poco appeal.

Affermazione giustificata se si ricorda che nel 2013, 51 dei 613 milioni incassati complessivamente dalle sale

cinematografiche italiane sono arrivati da un solo film: «Sole a catinelle» di Checco Zalone che con otto

milioni di biglietti venduti è stato il film più visto lo scorso anno.

Per tornare alla nostra provincia, gli spettatori che nel 2012 hanno scelto questo tipo di intrattenimento sono

stati in totale 2 milioni e 97 mila, «solo» 57 mila in meno di quelli che avevano assistito ad un film nel 2008.

Un calo di ingressi che, compensato dall'aumento del costo del biglietto, non ha inciso sul fatturato del

settore. Nel 2008 la spesa complessiva dei bresciani per assistere ad una pellicola è stata di 13.5 milioni di

euro contro i 14.8 incassati nel 2012. Lontani però dal record di 17.4 fatto registrare ancora una volta nel

2010. Il capoluogo è partito dai 7 milioni entrati nelle casse dei cinematografi cinque anni fa e, passando dagli

8.8 del 2010, è arrivata ai 7.7 milioni del 2012. Più della metà del totale provinciale.

Anche in questa specifica graduatoria, in seconda posizione con oltre 2.2 milioni di incassi, si colloca la

multisala di Lonato. Il numero degli schermi presenti in provincia, passati da 163 a 138, dicono anche di

un'offerta cinematografica che negli anni si è concentrata nel capoluogo (in calo da 33 a 29) e nelle multisale

provinciali.

Il cinema «Alpi» di Temù non avrà incassi da record dai suoi 18mila e 717 ingressi, ma - per fortuna - resiste.

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D'ARCO Brescia Capriolo Castelmella Darfo Boario Erbusco Lonato Rezzato 2008 2009 2010 2011 2012

2008 2009 2010 2011 2012 2008 2009 2010 2011 2012 2008 2009 2010 2011 2012 2008 2009 2010 2011

2012 2008 2009 2010 2011 2012 2008 2009 2010 2011 2012 1.040.812 32.914 88.430 94.011 98.905

93.023 83.817 10.601 9.133 10.452 10.686 9.562 32.275 33.822

Foto: In coda Nella stagione fredda i cinema fanno il pieno

13/07/2014 3Pag. Corriere della Sera - Brescia(diffusione:619980, tiratura:779916)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 28

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Peccato che resti un prodotto stagionale NINO DOLFO Maleficent, rivisitazione non proprio memorabile de «La Bella Addormentata nel bosco» con una Angelina

Jolie strega da sgranocchiare come pop corn, è il film che in Italia ha incassato di più nel 2014 (12.565.408

euro al 29 giugno). Da mercoledì prossimo arriva nelle sale italiane «Transformers 4. L'era dell'estinzione»,

un altro blockbuster che promette sfracelli (anche al botteghino). Fantasy e fantascienza, produzione

rigorosamente stelle-e-strisce, appartengono ad un genere che, soprattutto in estate, si impone al vertice

della catena alimentare e stritola ogni biodiversità.

E il cinema italiano? Qualcuno potrebbe rispondere: mica male, grazie. Il film sul secondo gradino del podio

(12.296.848 euro), sempre per quanto riguarda il 2014, è una commediola italiana, «Un boss in salotto» (di

Luca Miniero con la solita squadra: Papaleo, Cortellesi, Siani, Bisio...) e con i soliti luoghi comuni del terrone

al Nord e del polentone al Sud. Tutto qui? Beh, no. La stagione in corso, che è iniziata nel settembre 2013,

ha registrato l'onda lunga di «Sole a catinelle» di Checco Zalone, che da solo ha comportato un confortante

aumento del +6,56% dei biglietti venduti (secondo i numeri Cinetel, nel 2013 il bacino di utenza nazionale ha

contato 97.380.572 spettatori paganti). Se uno vuol conoscere le posizioni in classifica di film da Oscar o d'

autore o di prodotto d'alta qualità («Il capitale umano», tanto per fare un esempio) deve scorrere l'elenco. E

non di poco. Nulla di nuovo sul fronte occipitale, la rivoluzione russa, nel senso che dorme. Questo il quadro

in corsa di un sistema cinematografico, quello italiano, che rimane stazionario, in cui aumenti e decrementi

appartengo ad una fisiologia stabile. Il pubblico è diviso in target abbastanza rigidi, la commedia è il nostro

«genere tritacarne» che ha livellato i gusti e imposto il suo dominio coloniale, Natale rimane il periodo di

afflusso comunitario in cui i distributori puntano, rendendo convulsa l'offerta. Le sale sono state climatizzate,

ma le abitudini dello spettatore e del distributore non mutano. Il cinema in Italia è un intrattenimento invernale

e ormai sempre più generazionale. Tra domanda ed offerta c'è ormai una reciproca intesa. Settembre e

ottobre sono i mesi delle novità festivaliere, novembre è tempo di transizione, dicembre è un tripudio di

uscite. Così anche gennaio. Poi arrivano gli Oscar, qualche sussulto a maggio per Cannes. Razionalizzare il

calendario? Non se ne parla. Peccato, perché il cinema, dopo la vita, è il miglior grande schermo che ci sia.

13/07/2014 3Pag. Corriere della Sera - Brescia(diffusione:619980, tiratura:779916)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 29

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Il caso Luca Bernabei, produttore di serie tv come «Don Matteo», risponde alle affermazioni del neodirettoredella rassegna romana «Freccero boccia le fiction Rai? Insulto agli spettatori » Emilia Costantini ROMA - «Mi meraviglio che Carlo Freccero, che ha lavorato tanti anni nella tv generalista anche in Rai, non

conosca la differenza con la pay-tv. La prima si pone l'obiettivo di raggiungere un pubblico il più vasto

possibile, la seconda si rivolge alle nicchie del mercato».

All'indomani delle esternazioni del neodirettore del RomaFictionFest, che stigmatizza la fiction italiana

definendola «edificante con eroi, giudici, santi e rivolta al passato», le reazioni non si fanno attendere. Luca

Bernabei, amministratore delegato di Lux Vide, si sente chiamato in causa e reagisce indignato: «In quanto

produttore di serie come "Don Matteo", mi sento insultato io insieme agli 8 milioni di persone che la seguono.

Il suo discorso è molto elitario e si permette di fare ironie su milioni di telespettatori, ma non mi stupisce più di

tanto: da altri "intellettuali" come lui ho sentito fare battute del tipo "speriamo che Ciro, cioè il protagonista

sanguinario di "Gomorra", uccida presto Don Matteo».

Per quanto riguarda poi la qualità e il tipo di pubblico che segue i prodotti di Rai1, che Freccero ha definito

«attempato e che si rifugia nel ricordo dei tempi andati», Bernabei obietta: «La nostra platea composta da

rimbambiti? Tra i nostri spettatori, ci sono il 25,28% di laureati e il 31% di laureate; tra il 30 e il 40% di donne

del Nord Est e tra il 40 e 43% del Centro Nord. Inoltre, un target commerciale tra i 25 e i 44 anni di età. Una

curiosità? Le 10 fiction più viste nel 2014 dagli abbonati Sky, la pay-tv magnificata da Freccero, sono stati 10

episodi proprio di "Don Matteo"».

Sul fronte della «mancata sperimentazione» che lamenta Freccero da parte di Rai1 e Canale 5, Bernabei

ribatte: «L'innovazione di contenuti non si misura con la quantità di litri di sangue che si vedono scorrere sullo

schermo. E comunque la sperimentazione che può fare la tv generalista deve essere mirata all'allargamento

del target, non dimenticando lo zoccolo duro degli affezionati. Inoltre, la mission della Rai in particolare, che è

servizio pubblico, è quella di parlare a tutti! L'Italia non è un Paese bigotto, bensì laico che sceglie di vedere

una fiction come "Don Matteo" che è detection, dove però si parla anche di valori».

Poi il produttore, come un fiume in piena, aggiunge: «Sono stufo di queste sterili polemiche demagogiche,

fatte per far parlare di sé. È sbagliato che una persona, che dovrebbe essere super partes, rilasci simili

dichiarazioni. Io al festival diretto da Freccero non manderò nessun nostro prodotto, e magari lui sarà

contento, ma si ricordi che l'unica vera differenza che esiste è quella tra fiction fatta bene e quella fatta

male».

Intanto Marco Follini, presidente dell'Associazione produttori televisivi che organizza la vetrina romana,

rinnova la fiducia a Freccero, ma puntualizza: «L'ho voluto per convinzione e non per "disperazione", come

scherzosamente ha detto lui».

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La vicenda La polemica

Carlo Freccero, ex direttore di rete sia in Mediaset che in Rai, e oggi alla guida di RomaFictionFest, ha

criticato le serie italiane: «Abbiamo solo due generi: divertimento puro e quello edificante con eroi, preti e

santi... rivolto al passato. Negli Usa si guarda al futuro»

Foto: Il prete e il manager Terence Hill, 75 anni, nei panni di don Matteo. Qui sopra Luca Bernabei (50)

amministratore delegato di Lux Vide che produce la serie per Rai1

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L'intervista Dopo 30 anni niente cinepanettone. Il film «La scuola più bella del mondo» nelle sale a novembre La nuova coppia De Sica-Papaleo «Siamo come Totò e Peppino» Christian: ma al cinema solo le donne brutte fanno ridere Valerio Cappelli ROMA - Christian De Sica, la Famiglia del cinema italiano, una vita da cinepanettone ma la popolarità non

basta e dunque la voglia di fare altro, il riscatto nel recente musical su Cinecittà. Rocco Papaleo, una vita da

mediano ovvero da comprimario, studiava Matematica e non pensava di fare l'attore, poi il botto come

«spalla» di lusso al Festival di Sanremo. È la nuova coppia di comici. Debutteranno in La scuola più bella del

mondo di Luca Miniero, in uscita il 16 novembre. De Sica preside puntiglioso in Toscana, Papaleo prof poco

motivato al Sud. Per un grande equivoco originato da un errore del bidello, a un concorso musicale della

scuola toscana, invece della classe africana da Accra, in Ghana, parteciperà quella da Acerra, nel

napoletano.

Le coppie comiche, per funzionare, hanno sempre obbedito a certe regole: devono essere «asimmetriche»,

affini e distanti, geograficamente lontane... Il romano Christian, classe 1951, è un cartone animato con una

recitazione dal moto perpetuo, Rocco, classe 1958, è della Basilicata e punta sulla fissità alla Buster Keaton.

Dice che da ragazzo «suonavo la chitarra, facevo ridere».

E non sarà per caso se De Sica per parlare di loro due comincia dalla musica: «Ci ammiriamo da tempo, ci

piace più cantare che recitare. Io sono un attore che si accoppia spesso. Dopo Massimo Boldi, Ghini, Siani,

ora Rocco, che è un comico puro mentre io ho lavorato sugli stereotipi, avendo fatto più farse che commedie.

Rocco: «Si deve essere sempre coppia quando si lavora insieme, come nei rapporti sentimentali. C'è quella

necessità di sentirsi uniti, che non dev'essere una forzatura. In lui amo il senso del ritmo, lo swing. La

difficoltà è la capacità di essere veri e allo stesso tempo musicali».

Christian, fra tutte le coppie comiche storiche, da Gianni e Pinotto a Vianello e Tognazzi, Jerry Lewis e Dean

Martin... «Be', Totò e Peppino erano come zii, sono cresciuto con loro. Peppino molte volte lo superava nelle

sue cose folli e surreali. In Totò, Peppino e la... malafemmina , Steno nella famosa lettera (che fu dettata da

Totò a braccio) rideva e dovette uscire dal set per non distruggere la presa diretta». Rocco: «Ecco, noi siamo

tutti e due Peppino, siamo il gatto e il gatto. La volpe non c'è. Ci piacerebbe farne un altro insieme». «Io

sogno una commedia musicale con il Dottor Jekyll cantante neomelodico e Mr. Hyde come re del R'n'B», dice

Christian. È la prima volta che non fa il cinepanettone... «Dopo trent'anni. E quante accuse mi sono piovute

addosso da una certa intellighenzia, mi hanno dato del maschilista, omofobo, parolacciaio, fascista. In quei

film sono stato ladro e imbroglione, ma nella vita non sono così. Ma sai, facciamo il cinema comico e in fondo

sono tutte quante commedie, non vedo questa grande differenza tra Siani, Bisio, Papaleo... Ecco, Rocco si

avvicina a Lando Buzzanca, se si eccita gli vengono gli occhi rotanti. Quando ho fatto cinque o sei commedie

con Massimo Ghini, sembravamo incompatibili: eravamo due ex belli, ex generone romano, piacioni, alti,

prepotenti. Invece funzionavamo, a dispetto di chi dice che nella coppia dev'esserci il carnefice e la vittima. Io

divido i comici in chi fa l'amore e chi non lo fa. Gli unici che lo facevano, facendo anche ridere, erano Troisi e

Nuti. Verdone non ha mai interpretato una vera storia d'amore. Mi sono fatto l'idea che i comici siano

ermafroditi, se avessimo il sesso, non faremmo più ridere».

«Noi - interviene Papaleo - non ci possiamo paragonare a nessuna coppia. Ma questo film non è basato sulla

nostra contrapposizione, c'è un coro robusto di attori comprimari: Angela Finocchiaro, Miriam Leone». Ecco,

le donne: De Sica, perché le coppie maschio-femmina sono rare? «C'è stato qualcosa, Vitti-Sordi... Le donne

fanno ridere se sono brutte, Tina Pica, la Littizzetto, la Valeri. La Melato era una brava attrice ma non mi

faceva tanto ridere, e nemmeno la Vitti, che era brillante ma non comica. Quando sono belle non si prendono

in giro. Una delle poche che ci riusciva era Sophia Loren e, in parte, la Magnani. Ma anche gli uomini

riservano sorprese, Leo Gullotta mi piace nei ruoli drammatici, meno nei panni della signora Leonida. Lo

stesso discorso vale per Lino Bandi».

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Per Christian, il «ruolo» della spalla nel duo comico non esiste più, com'era invece tra Castellani con Totò;

Rocco ha la teoria del doppio nel tennis: «Uno prepara il colpo e l'altro fa lo smash». L'altro totem che

smontano è l'improvvisazione. Christian: «Papà mi diceva che sul set bisogna arrivare con la parte mandata a

memoria come l'Ave Maria. Poi, si può aggiungere qualcosa». «A tutt'oggi io non ho mai improvvisato»,

aggiunge Rocco. Il talento comico spesso ci mette un po' a essere riconosciuto. A Christian vengono in

mente il padre e l'altro grande Vittorio, Gassman, «con la differenza che io sono il pittore della domenica e

loro De Chirico. Ma insomma io sono quello lì, il borghese che accavalla le gambe e scopri che la scarpa ha il

buco».

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Foto: Sul set Christian De Sica (63 anni) e Rocco Papaleo (55) nel nuovo film di Miniero

Foto: Una delle poche chesi prendevain giro

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GIFFONI EXPERIENCE Richard Gere s'inchina alla corte dei giurati bambini Apre dal 18 al 27 la grande manifestazione diventata un brand esportato nel mondo Più di 160 le opere inprogramma, tante le anteprime al vaglio dei 3.500 piccoli giurati Avete bambini? Figli giovani? Avete voglia che crescano con una mentalità aperta, allegri, ricchi di curiosità?

Mandateli al Festival di Giffoni, anzi a Giffoni Experience perché facciano l'esperienza più divertente della loro

vita, entrino nel cinema dalla porta principale e nel mondo adulto con il piede giusto. Questa manifestazione

irreplicabile che vanta tentativi d'imitazione internazionali, anche quest'anno torna dal 18 al 27 luglio, tra le

colline sopra Salerno, con un programma ricco di anteprime, novità, ospiti eccezionali che arrivano non per

promuovere un loro film ma solo per incontrare questi preparatissimi ragazzi, 3.500 quest'anno, divisi per

sezioni d'età, dai 3 ai 25 anni provenienti da 41 nazioni e 160 città italiane, giurati irreprensibili e severi. Per

loro si spostano 60 ospiti impegnati in, 4 masterclass (recitazione, sceneggiatura, stopmotion, giornalismo).

Sono 163 le opere in programma, tra concorso e fuori concorso, serie tv, teaser e documentari. Tante anche

le anteprime con due nuovi film Disney: «Planes2 - missione antincendio» e «Trilli e la nave pirata», oltre a

«Cata e i misteri della sfera», «Le vacanze del piccolo Nicolas», «Colpa delle stelle» e allo scatenato, «Step

up all in». Tantissimi gli ospiti, su tutti, Richard Gere annunciato attraverso My Puppit, il pupazzo. Grande

attesa c'è anche per Matt Bomer di «White Collar» e Lea Michelle di «Glee» e poi Vittorio Storaro, Alan

Rickman che i ragazzi conoscono per il ruolo del professor Piton nella saga di Harry Potter, Pif, Gino Paoli,

Jean Sorel, Ornella Muti, Giulia Michelini, Paolo Ruffini, Sydney Sibilia, il cast di «Braccialetti rossi», Giacomo

Campiotti, Isabella Ferrari, la brava e giovanissima Marta Gastini richiesta in tutto il mondo da quando fu

scelta come protagonista della fiction tedesca «I Borgia», Rayan Guzman e le star del web come The Jackal

e Nirkiop. Ma l'esperienza di Giffoni non si esaurisce nel cinema, quest'anno la colonna sonora la scriveranno

i concerti di Negramaro, Rocco Hunt, Giorgia che apre il suo tour proprio da lì, Emis Killa, Zero Assoluto,

Coez, per un pienone di emozioni. Già in questi giorni i social sono in fibrillazione: 73.600 fan su Facebook,

31.900 followers su twitter, oltre ai 29 milioni di italiani che conoscono e apprezzano il Festival. Che per

questa edizione si è dato un tema ambizioso: «Be different». Spiega il perché Patron Caludio Gubitosi, lo

stesso che 44 anni fa ebbe l'intuizione di un festival fatto dai ragazzi: «La differenza è la cifra esatta della

bellezza, è la sostanza del nostro essere e la forza della nostra evoluzione. Il nostro invito è «Be different»

perché essere diverso è l'unica via per cambiare il mondo intorno a te, per inseguire il domani e farlo

proprio». E il domani, per Giffoni è la «Multimedia Valley», il centro di produzione multimediale sognato per

anni e che potrebbe presto diventare realtà. Come realtà è l'appeal internazionale che Giffoni trasmette come

testimoniano le «Giffoni Experience» in Qatar e in Albania. «A Doha - ha ricordato Caterina Miraglia,

assessore regionale alla Cultura - il festival ha portato condivisione di sentimenti, valori e ideali a ragazzi

provenienti da culture diversissime». Proprio perché nessuna sensibilità venga mai ferita, di qualsiasi ordine e

genere, particolare attenzione è da sempre riservata alla scelta dei film che in nessun modo possano turbare

alcuna confessione che certamente sarà rappresentata nella giuria dei ragazzi, date le delegazioni

dall'Azerbaijan e dal Libano, dall'Argentina, Croazia, Nigeria, Turchia, Macedonia e Georgia. Giffoni dei

ragazzi, parla il linguaggio del mondo.

Foto: Step up all in

Foto: Planes 2­ Missione antincendio

Foto: Le vacanze del piccolo Nicolas

Foto: È lo scatenato e adrenalinico street dance ambientato a Las Vegas diretto dalla coreografa e regista

Trish Sie

Foto: Una nuova avventura per gli aerei animati targati Disney: equipaggio stravagante e apparecchi

antincendio che si dedicano alla protezione di un parco

13/07/2014 26Pag. La Stampa - Ed. Nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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Foto: Tratto dal bestseller francese che ha venduto più di 15 milioni di copie nel mondo, il secondo episodio

delle avventure del piccolo Nicolas e della sua famiglia.

Foto: Onori

Foto: A sinistra, Richard Gere ospite a Giffoni di Claudio Gubitosi (in alto) patron del Festival

13/07/2014 26Pag. La Stampa - Ed. Nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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L'Otello di Welles per il 'Tuscia terra di cinema ' Questa sera al Tff la pellicola -capolavoro girata nel capoluogo tra il 1949 e il 1952 LA RASSEGNA

Quattro anni di lavorazione (1949-1952) tra l'Italia e il Marocco. Un mare di traversie in fase di produzione,

compreso il fallimento della major che aveva accettato di finanziare il progetto, molto complesso soprattutto a

livello di ambientazioni e scenografie. Ma il risultato finale, esaltato dalla critica e dagli storici della settima

arte, fu straordinario: Orson Welles aveva realizzato un capolavoro assoluto, la migliore versione

cinematografica di tutti i tempi dell'opera shakesperiana, non solo per la fattura, ma anche per

l'interpretazione dello stesso Welles nel ruolo del protagonista, di Suzanne Cloutier (Desdemona) e del

bravissimo Micheál MacLiammóir nel ruolo di Iago.

A piazza San Lorenzo (ore 21,15), Tuscia Film Fest proietta il film più atteso dell'XI edizione: "Otello", Grand

Prix al Festival di Cannes del 1952, le cui scene topiche furono girate proprio nel palazzo dei Papi, nel tempio

di S. Maria della Salute e nella basilica di S. Pietro di Tuscania. «Abbiamo scelto Otello - spiega Mauro

Morucci, direttore organizzativo del Tff - uno dei grandi capolavori del cinema internazionale, fra l'altro

utilizzando per il manifesto della rassegna un fotogramma del film con Welles davanti al palazzo dei Papi, per

presentare il progetto "Tuscia terra di cinema" che propone di esaltare il ruolo della Tuscia viterbese nella

storia del cinema italiano ed estero».

La proiezione sarà preceduta (ore 19,30) dallo spazio "Enocinema: incontri col gusto", con l'associazione "Un

giro in centro", curato dal presidio Slow food "I giardini di Ararat", con le migliori aziende enogastronomiche

locali. In caso di maltempo, il film viene proiettato al Cinema Genio (Via del Teatro Genio, Viterbo) con inizio

alle ore 21.30 (programma completo in www.tusciafilmfest.com).

Carlo Maria Ponzi

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13/07/2014 41Pag. Il Messaggero - Viterbo(diffusione:210842, tiratura:295190)

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Il "papà" delle Winx, Iginio Straffi, svela i nuovi piani delle popolari fatine per il loro decennale. Un film moltoecologico, ambientato nelle profondità del mare, nelle sale a settembre. E lo sbarco in Cina della serie tv ILRITORNO Winx, la lunga marcia CON 130 DIPENDENTI PER METÀ DONNE ETÀ MEDIA 31 ANNI LA RAINBOW È LO STUDIO DIANIMAZIONE PIÙ GRANDE D'EUROPA Gloria Satta LORETO Tornano le fatine made in Italy. Le Winx saranno nei cinema il 4 settembre protagoniste del nuovo

cartoon Il mistero degli abissi , poi sbarcheranno in Cina dove la tv pubblica trasmetterà le serie che dal 2004

furoreggiano nel mondo intero. «Non potevo festeggiare in mondo migliore i dieci anni delle mie creature»,

sorride Iginio Straffi, l'ex fumettista di Macerata, 48 anni, una moglie di Shangai e una figlia di un anno: è lui

che ha inventato le fatine animate e coloratissime, adorate dalle bambine. Più che un cartoon le Winx sono

una moda, un fenomeno di costume, un business globale. «E pensare», racconta, «che i primi tempi mi

davano del pazzo perché osavo sfidare i giganti americani e giapponesi dell'animazione...». Oggi la "follia" di

Straffi è una realtà tutta italiana che compete ad armi pari o quasi con i cartoon hollywoodiani e con i manga.

Si chiama Rainbow, arcobaleno. E' il più grande studio europeo di animazione televisiva e cinematografica e

ha prodotto sei serie tv, quattro film (tre delle Winx e Gladiatori di Roma ), m usical, spettacoli sul ghiaccio e

parchi a tema: uno già esiste a Valmontone, altri apriranno in Malesia e a Singapore. I ricavi? Circa cinquanta

milioni di euro all'anno mentre nello stesso arco di tempo il merchandising genera 3,5 miliardi di dollari.

Finora, per dare l'idea, si sono vendute cinquanta milioni di bambole. LA SEDE Tutto è nato nel 2004,

quando la serie Winx Club in onda sulle retei Rai sbancò gli ascolti (ma già Tommy Oscar , realizzata da

Straffi nel 1997, aveva avuto un enorme successo). Aisha, Flora, Bloom, Tecna, Stella, Musa, cioè le sie

fatine dai corpi affusolati e dal look "di tendenza" hanno poi conquistato 150 Paesi. «Le serie hanno superato,

per spettatori, perfino La Piovra », giura Straffi. Ma qual è il segreto di questo successo globale? «Rispetto

agli altri cartoon, le Winx hanno caratteritiche nuove: personaggi dal carattere forte, segno grafico originale e

colonna sonora pop», spiega il patron di Raimbow. «Cambiano più volte abiti e acconciature. Rispettano i

valori e l'ecosistema, difendono i deboli, credono nel sacrificio. Sono indipendenti e sanno cosa vogliono:

qualunque ragazzina può identificarsi in loro». Se il volume d'affari è kolossal, la filosofia di lavoro sembra a

misura umana. Basta visitare la sede di Rainbow, tra Loreto e Recanati, per rendersene conto: incastonato

nelle dolci colline marchigiane, un edificio tutto in vetro e legno chiaro accoglie i 130 dipendenti (altri 90

lavorano a Roma), età media 31 anni e per metà donne, che gestiscono gli aspetti creativi, produttivi e il

marketing. L'energia viene dai pannelli solari, ci sono palestra, piscina e tutti a fine giornata hanno diritto a

corsi di yoga e ballo. MAGHI E STILISTE Qui, tra disegnatori e stiliste, sceneggiatori e maghi del software

nascono i nuovi cartoon, si scelgono i look delle fatine, si creano sofisticatissimi programmi digitali per

animare le storie. Il reparto editoriale sforna 25 pubblicazioni e nel grande showroom sono allineati vestiti,

accessori e giocattoli. Non crede che le fatine funzionerebbero anche in carne e ossa? «Per un film di fiction

aspetto la storia giusta dall'America», risponde Iginio. Quali attrici interpreteranno Musa, Tecna, Bloom, Flora,

Aisha, Stella? Sono già aperte le scommesse.

La squadra BLOOM La fata del fuoco. La sua vita cambia quando incontra Stella: per difenderla da un troll,

scoprirà di avere poteri magici FLORA La fata dei fiori. Dal suo pianeta d'origine, Linphea, ha imparato ad

apprezzare la natura. E' un'allieva diligente MUSA La fata della musica. Suona qualunque strumento, il flauto

su tutti, e balla ogni tipo di ritmo: hip-hop, disco, rap, techno STELLA La fata del sole e della luna. Figlia unica

del re e della regina di Solaria, non disdegna i ragazzi e ama vestirsi alla moda TECNA La fata della

tecnologia. Nel tempo libero inventa e progetta nuovi marchingegni o si cimenta con i videogiochi AISHA La

fata dei fluidi. Ultima arrivata nel gruppo Winx, è la principessa del pianeta Andros. Appassionata di sport

Foto: In arrivo due nuovi parchi a tema in Malesia e a Singapore

13/07/2014 17.18Pag. Il Messaggero - Ed. Nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)

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Foto: MONDO FATATO Dall'alto in senso orario, Iginio Straffi, una scena del nuovo film Winx Club e un

disegnatore al lavoro

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SUL SET Dietro piazza Navona gag e colpi di scena durante le riprese del film "Una gita a Roma" Ciak da star per Leroy e la Cardinale Un vicolo di Roma, fra piazza Navona e la chiesa barocca di Sant'Antonio dei Portoghesi. Via dell'Orso è a

pochi passi con gli aperitivi serali in strada, una consuetudine, gli atelier e le botteghe degli artigiani. Una

donna apre il piccolo portone e tira una secchiata d'acqua in strada, colpendo in pieno un bambino che

passeggia con lo zainetto sulle spalle. Il malcapitato non è un semplice passante ma un piccolo attore

distratto dalle bellezze artistiche della città, fra i protagonisti del film "Una gita a Roma". Nemmeno la signora

maldestra che lo inzuppa dalla testa ai piedi è una residente qualunque: ecco Claudia Cardinale alla sua

pellicola numero centoquarantadue. Per l'attrice che ha incarnato l'indimenticabile Angelica nel Gattopardo,

sono stati tre giorni di full immersion nel centro della Capitale, chiamata a una partecipazione straordinaria sul

set che racconta di due fratelli, Francesco e Maria, arrivati dalla provincia, e delle loro avventure alla scoperta

della metropoli. Un cameo quello della Cardinale voluto con grande determinazione da Karin Proia , attrice

alla sua prima prova da regista di un lungometraggio, dopo anni trascorsi davanti alla macchina da presa -

nella serie cult "Boris", ad esempio - e dopo aver firmato due cortometraggi. Con queste riprese ha coronato il

suo sogno di bambina: «Mi sono innamorata del cinema nel momento in cui è apparso il primo piano di

Claudia Cardinale in 'C'era una volta il West' di Sergio Leone!» ricorda. Ora si ritrova a battere il primo ciak

del suo primo film dirigendo madame Cardinale, insieme con un altro grande nome del cinema, Philippe

Leroy . Claudia e Philippe nella storia, scritto dalla stessa Proia, sono due fratelli che non si parlano da

tempo. «Claudia è strepitosa, e Philippe un gran professionista. Ci stiamo divertendo, sul set c'è un bel

clima». A Parigi Claudia Cardinale, dopo aver letto il copione, aveva aperto la porta a Karen Proia

esclamando: «Un film meraviglioso». Era l'ottobre del 2013. A pochi mesi di distanza, il passaggio dalla carta

alla pellicola nell'intreccio di vie e di palazzi che hanno fatto da sfondo anche a Julia Roberts in "Mangia,

prega, ama". Assistono ai ciak il produttore e attore Raffaele Buranelli e Giovanni Lombardo Radice , nel cast

insieme con Chiara Conti, Gisella Burinato, Mauro Mandolini, Silvana Bosi e Pietro De Silva. C'è attesa anche

per Davide Merlini, star di X Factor, nel ruolo di se stesso, osannato dalle fan (reali) adoranti .

COME DA COPIONE Claudia Cardinale lancia una secchiata d'acqua sul giovanissimo Francesco

SULLE ONDE DELLA RADIO LORY DEL SANTO SCENDE IN CAMPO PER RACCONTARE LE PARTITEDI CALCIO E I LORO PROTAGONISTIFoto: Accanto, Raffaele Buranelli con Karin Proia alla sua prima prova da regista In alto, a sinistra le riprese

in vicolo del Giglio

Foto: Sopra, Claudia Cardinale in un momento di pausa scherza con il ventaglio A destra, Philippe Leroy

assiste alle riprese A destra in alto, Davide Merlini

Foto: (FOTO RINO BARILLARI)

13/07/2014 54Pag. Il Messaggero - Roma(diffusione:210842, tiratura:295190)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 38

Page 39: ANICA stampa_2014/20140714.pdf · attesa sull'isola è Selena Gomez, a tal proposito Vicedomini ha dichiarato: «Siamo assediati dai fans di ... alla quale saranno presenti Luca De

monty python Il senso mostruoso della vita Perfido, splatter, colto e popolare: torna il gruppo che cambiò la storia del cinema e della tv . A Londra e nellesale il 20 luglio Emanuela Martini S'intitola Monty Python Live (mostly); e il sottotitolo ha una geniale zampata di umorismo necrofilo: One Down

(Five To Go), "Uno fuori, ne restano cinque". Quando si è aperta la vendita online, il 25 novembre 2013, i

biglietti per i cinque spettacoli dal 1° al 5 luglio 2014 alla 02 Arena di Londra (capienza: 20.000 posti) si sono

esauriti in quarantatre secondi e mezzo. Tant'è vero che le serate sono diventate dieci, con il culmine

dell'ultima, trasmessa live in streaming il 20 luglio in millecinquecento sale cinematografiche di tutto il mondo.

In Italia, l'evento è curato dalla Nexo Digital e presentato in settanta sale. Imperdibile: domenica 20 alle 20,

l'ultima occasione (pare, ma i "ragazzi" sono notoriamente bugiardi e, come dicono loro stessi, avidi di

denaro) per vedere insieme cinque leggende viventi (e una defunta), John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle,

Terry Jones, Michael Palin e, omaggiato a più riprese, Graham Chapman (morto a quarantotto anni nel

1989): i Monty Python, il gruppo comico più rivoluzionario della storia (della televisione, se non del cinema),

che ha mescolato raffinatissimi riferimenti colti e strabordante fecalità, parodia, animazione, music-hall,

Shakespeare e Lewis Carroll, le Crociate e Lawrence d'Arabia, Karl Marx, Che Guevara, la Regina Elisabetta

(prima e seconda), il Papa, Brian di Nazareth, la Santa Inquisizione, e una folla sterminata e petulante di

proletari, aristocratici, borghesi, funzionari e poliziotti, militari in pensione e bottegai imbroglioni, massaie coi

bigodini e vecchiette scatenate (le Hell's Grannies, che nei parchi assaltano e malmenano i passanti), signore

al té delle cinque e giudici irreprensibili in guêpiére e calze a rete, per lo più britannici, ma anche ungheresi,

russi, italiani, canadesi (Giubbe rosse e boscaioli che intonano l'intramontabile Canzone del Lumberjack) e

francesi in maglia a righe e basco. Con Carol Cleveland, attrice bionda e prosperosa che partecipò ai loro film

, agli show televisivi ed è oggi sulla scena dell'Arena, soprannominata "il settimo Python" o, da loro, "Carol

Cleavage" (in omaggio al suo decollété), erano sette, ma parevano settanta o settemila, in un moltiplicarsi di

battute, travestimenti, disastri, esplosioni, invenzioni.

Tutto cominciò domenica 5 ottobre 1969, sulla Bbc in seconda serata. Annunciata da un compassato

presentatore (John Cleese) con la frase «And now for something completely different» (E adesso, qualcosa di

completamente diverso) e accompagnata dalla marcetta tradizionale Liberty Bell di Sousa (che la banda delle

Guardie della Regina non poté più suonare perché la gente fuori da Buckingham Palace scoppiava a ridere),

partì la sigla animata di Terry Gilliam, fatta di teste mozzate e bocche spalancate dalle quali escono fiori,

scritte, polli con testa d'uomo, la Venere di Botticelli, maiali volanti, tutti schiacciati da un piedone che cala dal

cielo. Era il Monty Python's Flying Circus, quarantacinque episodi di quaranta minuti, per quattro stagioni, dal

1969 al 1974. La Bbc era abituata a rischiare parecchio, ma questa era la cosa più irriverente e destrutturata

che si fosse mai vista, un mosaico popolare impazzito, un frullato perfido, creato da cinque inglesi colti e

cattivi usciti da Cambridge e Oxford e da un americano (Gilliam) visionario. In due stagioni, i Monty Python

diventano un gruppo di culto, in Gran Bretagna e Nord Europa, poi negli Stati Uniti, tardi in Italia (dove il

Circus è trasmesso solo nel 1992, da Italia 1). Dopo la serie, arrivano i film, diretti da Jones e Gilliam, che

culminano nel 1979 con Brian di Nazareth e, nel 1983 con Il senso della vita, che vince il Gran premio della

giuria a Cannes. Nel frattempo, ognuno si dedica alle attività preferite: recitazione per Palin e Cleese, regie

per Gilliam e Jones (che poi si dà alla storia, alla saggistica e alla narrativa per bambini), musica per Idle (che

ha ancora una voce notevole).

La morte di Chapman, nel 1989, segna lo scioglimento virtuale del gruppo, che in realtà è litigioso e testardo

e si è già diviso: quelli di Oxford (Jones e Palin) e l'americano Gilliam da una parte, quelli di Cambridge

(Cleese, Chapman e Idle) dall'altra. Ma la società non l'hanno mai sciolta e la premiata ditta di

ultrassettantenni torna in scena, presa in giro, nello sketch promozionale, dal coetaneo Mick Jagger che,

13/07/2014 34Pag. Il Sole 24 Ore - Domenica(diffusione:334076, tiratura:405061)

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Page 40: ANICA stampa_2014/20140714.pdf · attesa sull'isola è Selena Gomez, a tal proposito Vicedomini ha dichiarato: «Siamo assediati dai fans di ... alla quale saranno presenti Luca De

seduto sul divano con Charlie Watts, brontola seccato: «Ma chi vuole vedere dei settantenni rugosi che fanno

sempre lo stesso show?» (e che, si mormora, potrebbe essere la guest star dello spettacolo del 20). Come

disse il Beatles George Harrison (che fu produttore dei loro film): «Ci sono delle cose nella vita che la

rendono degna di essere vissuta; e i Monty Python sono una di queste!».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto: one down, five to go Questo è il sottotitolo irriverente dello spettacolo. Del gruppo sono rimasti in 5, nel

1989 è mancato Graham Chapman

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Pivio, il friulano che ha cambiato la musica dei film David di Donatello, Globo d'Oro e Nastro d'Argento per lacolonna sonora di "Song'e Napule". È la rivincita dei compositori Pivio, il friulano che ha cambiato la musica dei film Pivio, il friulano che ha cambiato la musica dei film

David di Donatello, Globo d'Oro e Nastro d'Argento per la colonna sonora di "Song'e Napule". È la rivincita

dei compositori

di Beatrice Fiorentino «Pivio, che cosa ne pensa della decisione di Barbera di mettere Desplat a capo della

giuria della Mostra del cinema di Venezia?». «Penso che Barbera sia un genio. È sufficiente come

risposta?». È il momento della rivincita per i compositori che scrivono musica per il cinema. Quegli attori

invisibili che per primi vedono un film che noi non vedremo mai, quello appena uscito dalle mani del regista.

Quelli che con intelligenza lo studiano e lo interpretano per restituire alla fine qualcosa di inedito e compiuto.

«Altro che figure tecniche, il nostro è un ruolo creativo», afferma sicuro e con una punta di orgoglio Roberto

Pischiutta, in arte Pivio, che con questo nome ormai firma anche gli sms. «Neppure mia madre mi chiama più

Roberto»,dice sorridendo. Musicista, compositore, editore musicale, assieme all'amico-collega Aldo De Scalzi

(guai a scambiarli per fratelli!) ha composto più di cento colonne sonore in diciassette anni, tra cinema e

televisione. «È cominciato tutto quasi per caso - racconta -. La musica ha sempre fatto parte della mia vita,

ma al contrario di Aldo, che è quello bravo, a un certo punto ho scelto un altro mestiere. Facevo l'ingegnere e

mi occupavo di sistemi editoriali, ho lavorato in molte città, anche a Udine, al Messaggero Veneto. Nel '97 mi

trovavo a Madrid, dove lavoravo per El País, quando mi raggiunse una telefonata. Un certo Ferzan Özpetek,

al suo primo film, aveva sentito un nostro disco da un comune amico e ci voleva per comporre la colonna

sonora de "Il bagno turco". Ci ha dato dodici giorni di tempo. Ho preso ferie, mi sono trovato con Aldo e ce

l'abbiamo fatta. Il film poi non fu preso a Venezia, com'era nei piani, ma alla Quinzaine des Realisateurs del

Festival di Cannes. Mi sono ritrovato su un palco, in mezzo a un applauso, e lì ho avuto una specie di

folgorazione. Appena tornato a Madrid ho dato subito le dimissioni». Il film riempie le sale e Pivio e Aldo De

Scalzi vendono più di trecentomila dischi. È l'inizio di qualcosa, anche se i due si conoscono fin da ragazzi

dalla scena musicale anni '70-'80 di Genova, città dove entrambi sono nati e cresciuti. Il primo viene dal punk

e dalla new wave, il secondo dal progressive. Entrambi curiosi di sperimentare un po' tutti i generi. «In quegli

anni c'era un gran fermento musicale a Genova», racconta Pivio. «Si era di fatto abbandonata la scuola dei

cantautori più orientata allo story telling. Noi prendevamo come riferimento la scuola anglosassone, il punk, il

progressive, che da noi ha avuto molti esponenti: i New Trolls, i Latte e Miele, i Picchio dal pozzo. C'erano

tanti gruppi che nascevano in quel periodo. Aldo è il fondatore dei Picchio dal pozzo, ma è molto legato

anche ai New Trolls perché il fondatore è suo fratello (quello vero!). Io invece suonavo negli Scortilla, noi

eravamo più scanzonati, facevamo un punk allegro, cantavamo testi come "Cara non mandarmi in serie B" e

cose del genere. Aldo è stato anche nostro produttore per il singolo "Fahreneit 451" con cui abbiamo

partecipato al Festivalbar nel 1984». Un'amicizia che viene da lontano quella dei due musicisti che vivono

oggi una stagione particolarmente fortunata. Il loro proficuo sodalizio con i Manetti Bros., iniziato nel 2004 con

la colonna sonora de "L'ispettore Coliandro" e che, passando per "Rex" e per "Morte di un confidente", è

arrivato fino alla "poliziottesco-comedy" "Song'e Napule", ha dato i suoi frutti traducendosi in una meritata

pioggia di riconoscimenti. Il Premio intitolato a Ennio Morricone al Bifest, ma soprattutto la tripletta infilata con

il David di Donatello, il Globo d'Oro e il Nastro d'Argento. «All'epoca de "Il bagno turco" il tempo che avevamo

a disposizione era talmente poco che abbiamo dovuto inventare un nostro "metodo" per comporre - svela

l'artista -. Consiste nel cercare la scena che ci sembra la più importante nel film e cercare di capire qual è il

suono che quella scena richiede. Quella volta ci siamo messi ad ascoltare della musica per capire se ci

fossero già degli elementi sonori che potessero funzionare. Siamo partiti da un pezzo orchestrale turco molto

complicato, lo abbiamo ascoltato, campionato e girato alla rovescia, una tecnica molto in voga nel

progressive. Sono venute fuori le prime quattro note e immediatamente abbiamo detto: eccole! Da lì, tutto il

13/07/2014 56Pag. Il Piccolo di Trieste - Ed. Nazionale(diffusione:44247, tiratura:212000)

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tema del film». In questi giorni Pivio è stato a Trieste per accompagnare la moglie Carmen Giardina, che ha

partecipato all'International ShorTS Film Festival con il cortometraggio "Fratelli minori", prodotto e musicato -

ça va sans dire - dal duo artistico. «È un ritorno a casa, mio padre è di Aquileia e venivamo molto spesso da

queste parti. D'estate andavamo al mare a Grado. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

13/07/2014 56Pag. Il Piccolo di Trieste - Ed. Nazionale(diffusione:44247, tiratura:212000)

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Germano nei panni di Leopardi punta alla Mostra di Venezia cinema Germano nei panni di Leopardi punta alla Mostra di Venezia Germano nei panni

di Leopardi punta

alla Mostra di Venezia

cinema

VENEZIA Fino al 24 luglio, giorno della presentazione ufficiale a Roma della 71ma Mostra internazionale

d'arte cinematografica di Venezia (27 agosto-6 settembre), c'è tempo per mettere a punto il programma ma

intanto i rumors, come sempre di questi tempi corrono veloci. Due titoli sono ormai dati per scontati.

Innanzitutto "Il giovane favoloso" inteso come il Giacomo Leopardi rivisitato da Mario Martone e con

l'interpretazione di uno dei nostri attori più bravi, Elio Germano (il film prodotto dalla Palomar con Rai Cinema

sui social ha già un altro titolo "Noi poetavamo"). E poi il film che Abel Ferrara ha dedicato a Pier Paolo

Pasolini a 40 anni dalla morte, girato tutto a Roma nei luoghi cari a PPP e con un cast ricco con Willem Dafoe

nel ruolo principale, Riccardo Scamarcio in quello di Pino Pelosi, Valerio Mastandrea, Maria de Medeiros,

Giada Colagrande. Una produzione della Urania Pictures di Conchita Airoldi con Capricci Films, Tarantula.

Un terzo titolo circola per il concorso principale: Alberto Barbera potrebbe prendere "Anime nere", il nuovo

film di Francesco Munzi che torna alla regia dopo "Saimir" e "Il resto della notte". Liberamente ispirato

all'omonimo romanzo di Gioacchino Criaco (Rubettino Editore) racconta una storia familiare potente come

una tragedia greca ambientata nell'Aspromonte e nella Locride. Prodotto da Cinemaundici con Rai Cinema e

Babe Films, sarà distribuito nelle sale da Good Films. Poi c'è Ermanno Olmi. "Torneranno i prati", l'opera del

maestro dedicata alla Prima Guerra Mondiale che proprio nella terra che dagli anni '80 è la sua casa, ossia

Asiago e Bassano del Grappa, è stata vissuta con il sangue delle battaglie, alla Mostra del cinema di Venezia

avrebbe un posto naturale per la prima mondiale. Ma il film prodotto da Cinema Undici e Ipotesi Cinema con

Rai Cinema non è stato ancora fatto vedere e potrebbe prendere una strada più istituzionale a novembre

nell'ambito delle cerimonie per il centenario della Grande Guerra. Nella rosa degli italiani al Lido dovrebbe

trovare un posto anche il nuovo film di Ivano De Mattei "I nostri ragazzi" con Alessandro Gassman, Giovanna

Mezogiorno, Luigi Lo Cascio e Barbora Bobulova.

13/07/2014 24Pag. Il Tirreno - Ed. Nazionale(diffusione:80832, tiratura:102004)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 43

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CINEMA . I film italiani in gara, secondo le indiscrezioni sulla Mostra Francesco Munzi e Ivano De Matteo verso Venezia Ermanno Olmi sul set di Torneranno i prati, ad Asiago| Francesco Munzi| Ivano De Matteo ... Fino al 24 luglio,

giorno della presentazione ufficiale a Roma della 71esima Mostra Internazionale d´Arte Cinematografica di

Venezia (27 agosto-6 settembre), c´è tempo per mettere a punto il programma, ma intanto i rumors, come

sempre di questi tempi corrono veloci. Due titoli sono ormai dati per scontati. Innanzitutto Il giovane favoloso,

inteso come il Giacomo Leopardi rivisitato da Mario Martone e con l´interpretazione di uno dei nostri attori più

bravi, Elio Germano (il film prodotto dalla Palomar con Rai Cinema sui social ha già un altro titolo Noi

poetavamo). E poi il film che Abel Ferrara ha dedicato a Pier Paolo Pasolini a 40 anni dalla morte, girato tutto

a Roma nei luoghi cari a PPP e con un cast ricco, con Willem Dafoe nel ruolo principale, Riccardo Scamarcio

in quello di Pino Pelosi, Valerio Mastandrea, Maria de Medeiros, Giada Colagrande. Una produzione della

Urania Pictures di Conchita Airoldi con Capricci Films, Tarantula. Un terzo titolo circola per il concorso

principale: Alberto Barbera potrebbe prendere Anime nere, il nuovo film di Francesco Munzi che torna alla

regia dopo Saimir e Il resto della notte. Liberamente ispirato all´omonimo romanzo di Gioacchino Criaco

(Rubettino Editore) racconta una storia familiare potente come una tragedia greca ambientata

nell´Aspromonte e nella Locride. Prodotto da Cinemaundici con Rai Cinema e Babe Films, sarà distribuito

nelle sale da Good Films. OLMI. Poi c´è Ermanno Olmi. Torneranno i prati, l´opera del maestro dedicata alla

Prima Guerra Mondiale che proprio nella terra che dagli anni ´80 è la sua casa, ossia Asiago e Bassano del

Grappa, è stata vissuta con il sangue delle battaglie, alla Mostra del cinema di Venezia avrebbe un posto

naturale per la prima mondiale. Ma, a quanto si apprende, il film prodotto da Cinema Undici e Ipotesi Cinema

con Rai Cinema, tutto girato tra i monti dell´Altopiano dove è stata ricostruita un´intera trincea sul modello di

quelle in cui soffrirono i soldati, non è stato ancora fatto vedere e potrebbe prendere una strada più per così

dire istituzionale a novembre nell´ambito delle cerimonie per il centenario della Grande Guerra. Ma non è

ancora detto e al Lido si spera di vedere il film accompagnato da Olmi e dai suoi attori, come Claudio

Santamaria, Alessandro Sperduti e altri alla prima esperienza. ALTRI ITALIANI. Nella rosa degli italiani al

Lido dovrebbe trovare un posto, secondo le indiscrezioni, anche il nuovo film di Ivano De Matteo dopo lo

splendido Gli Equilibristi: I nostri ragazzi, interpretato da due coppie Alessandro Gassman, Giovanna

Mezzogiorno (in una delle sue ormai rare concessioni al cinema), Luigi Lo Cascio e Barbora Bobulova. Il film

di Rodeo Drive e Rai Cinema sarebbe in pole position per le Giornate degli autori. La sezione curata da

Giorgio Gosetti si è intanto assicurata il primo lungometraggio di protagonisti di spicco dell´arte visuale e della

ricerca sull´immagine in movimento, i Masbedo (Nicolò Massazza e Jacopo Bedogni): The Lack come evento

speciale. Il panorama italiano non è completo, anche la sezione Orizzonti, secondo concorso, potrebbe avere

film tricolori e anche le altre sezioni della Mostra. Intanto di italiano c´è la madrina: Luisa Ranieri, mentre Alice

Rohrwacher, reduce dal prestigioso Gran Premio della giuria a Cannes, presiederà a Venezia quella per

l´Opera prima.

13/07/2014 56Pag. Brescia Oggi(diffusione:16000)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 44

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Al via le riprese del film «Rayana» per la regia di Navarra L´attrice lucia lorè Sciacca. Passato e presente si incrociano nella produzione cinematografica «Rayana»

dell'associazione culturale «Màkara film Production», il cui primo ciak verrà dato la prossima settimana a

Sciacca. Un film del regista saccense Vincent Navarra, che dopo tanta esperienza a Roma vuole raccontare

la sua Sicilia attraverso il desiderio di fuga e la necessità del ritorno. Le riprese di «Rayana» cominceranno il

prossimo 20 luglio tra Sciacca, Caltabellotta, Sambuca di Sicilia, Gibellina e Menfi. Il film è raccontato su due

binari paralleli, il presente (1986) e il passato (1948), che si incroceranno più volte. «Rayana - dice Navarra -

è la celebrazione dell'amore per la terra e della terra, visto attraverso le relazioni che passano tutte tra le

strade polverose della cittadina siciliana di Rocciarossa del secondo dopoguerra e del 1986». Lo studio del

passato, come nella vita di tutti i giorni, diventa necessità per scoprire il presente, attraverso un racconto di

matrice neorealista. La Màkara film Production con la realizzazione di questo lungometraggio intende

valorizzare la memoria storica, delle fonti orali, attraverso i protagonisti minori della storia d'Italia dal

dopoguerra in poi. Protagonista femminile Lucia Corè («La santa», per la regia di Cosimo Alemà al cinema,

«Tre sorelle: stratigrafia di un vuoto» in teatro), che interpreta una siciliana dal carattere ribelle e attraente,

mentre Elio Pagano («Rumori fuori scena in teatro» e tanti ruoli di protagonista in cortometraggi), è il

protagonista maschile, un uomo deciso e forte, ma anche idealista e romantico. «Rayana» rivela i percorsi

umani di tutti i membri di una famiglia siciliana, un lungo racconto, tra il 1986 e il 1948, un intreccio che svela

rapporti intensi di un popolo con la propria terra. Navarra, che nel 2007 è stato regista e sceneggiatore del

corto «Lacrima nera» (in concorso al David di Donatello), con Ornella Giusto e Gilberto Idonea, crede molto

in questo importante lavoro e intende scommettere ancora una volta sulla Sicilia location di idee e serbatoio

di cultura e rinnovamento sociale. Nel cast anche Luigi Maria Rausa, Serena Lupo, Davide Lo coco, Enrico

sortino, Paolo Mannina, Vincenzo Catanzaro, Laura Monaco, Sarah Collu, Rosalba Battaglia, Paola Sini,

Nicola Puleo, Giugiù Gramaglia, Liliana Abbene, Giuseppe Lo Piccolo. Giuseppe Recca 13/07/2014

13/07/2014 32Pag. La Sicilia - Agrigento(diffusione:64550, tiratura:80914)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 45

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Cinema Gli attori con i compensi più alti non hanno mai vinto l'Oscar e le attrici continuano a prendere meno.Discriminazione di genere: il 91% dei registi e il 98% dei direttori della fotografia sono maschi Hollywood ama le donne e paga gli uomini PAOLO BELTRAMIN Gli attori più pagati di Hollywood non hanno mai vinto l'Oscar, sono specializzati in film d'azione e sono tutti

maschi. La prima donna in classifica, Angelina Jolie, è decima e nel 2013 ha guadagnato meno della metà di

Robert Downey Jr: 33 milioni di dollari contro 75; più o meno lo stesso reddito di Denzel Washington, che

insieme alla Jolie è anche l'unico nella top ten a essere stato premiato dall'Academy.

Cifre alla mano, i media americani hanno denunciato una grave discriminazione di genere; ma anche per le

attrici si tratta di compensi in grado di garantire una certa indipendenza economica. Peraltro, le donne

arrivano al top della carriera molto più giovani: Jennifer Lawrence e Kristen Stewart, rispettivamente 26 e 22

milioni di dollari di entrate, entrambe nate nel 1990 . La vera disparità, rivela la New York Film Academy, non

riguarda le star ma i ruoli tecnici: è donna solo il 9% dei registi, il 15% degli sceneggiatori, il 17% dei

produttori esecutivi e appena il 2% dei direttori della fotografia. Nella storia degli Oscar solo 4 donne sono

state nominate per la miglior regia: Lina Wertmüller, Jane Campion, Sofia Coppola e Kathryn Bigelow, e solo

quest'ultima ha vinto, nel 2010. L'anno scorso nelle 19 categorie gli uomini nominati erano 140, le donne 35;

del resto sono uomini anche il 77% dei giurati dell'Academy.

I rapporti delle donne con l'industria cinematografica (e con il denaro) sono da sempre burrascosi. Anche

quelli della stella più grande di tutte. Un libro appena uscito negli Usa, Joe and Marilyn , scritto da C. David

Heymann, racconta gli sfoghi contro gli studios di Joe Di Maggio, mito dei New York Yankees, marito della

Monroe per pochi mesi, suo amico, confidente e innamorato per tutta la vita. «Loro sulla tua sensualità

guadagnano milioni, tu qualche migliaio di dollari. Per loro sei solo un pezzo di carne».

Ma l'uomo che adorò e valorizzò di più Marilyn fu un regista, Billy Wilder. Sul set di A qualcuno piace caldo ,

dovette girare 59 volte la stessa scena perché la diva non riusciva a ricordare una battuta: «Dov'è il

bourbon?». Diceva: «Dov'è la bottiglia?», «Dov'è il bon bon?», altre volte restava a bocca chiusa, confusa. E

il regista, con infinita pazienza, ogni volta ricominciava tutto da capo. Ma pensate alla luce che emana Marilyn

in quel film: dimostra che il cinema di Hollywood non è affatto maschilista, anzi è la prova scientifica della

superiorità della donna sull'uomo.

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20 30 40 50 60 Sotto il profilo dei compensi, l'età è per le attrici un fattore assai più determinante che per gli

attori ETÀ DONNE ETÀ MEDIA 34.8 ETÀ UOMINI ETÀ MEDIA 46.5 Fonte: New York Film Academy

ROBERT DOWNEY JR. $75 CHANNING TATUM $60 HUGH JACKMAN $55 MARK WAHLBERG $52

DWAYNE JOHNSON $46 LEONARDO DICAPRIO $39 ADAM SANDLER $37 TOM CRUISE $35 DENZEL

WASHINGTON $33 LIAM NEESON $32 ANGELINA JOLIE $33 JENNIFER LAWRENCE $26 KRISTEN

STEWART $22 JENNIFER ANISTON $20 EMMA STONE $16 CHARLIZE THERON $15 NATALIE

PORTMAN $14 MILA KUNIS $11 SANDRA BULLOCK $14 JULIA ROBERTS $11 La dimensione del cerchio

rappresenta la somma guadagnata nel 2013, in milioni di dollari La posizione sull'asse orizzontale

corrisponde all'età dell'attore o dell'attrice UOMINI DONNE CLASSIFICA Le prime nove posizioni della

classifica vanno agli uomini Gli uomini meglio pagati guadagnano più del doppio delle donne meglio pagate

Le donne giovani, come Jennifer Lawrence, protagonista di «Hunger Games», o Kristen Stewart, nota per

«Twilight» prevalgono nella classifica ETÀ 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 ANGELINA

JOLIE $33 milioni AND THE WINNER IS ROBERT DOWNEY JR. $75 milioni AND THE WINNER IS

Foto: L'autrice La visualizzazione dati di questa settimana è a cura di Monica Serrano Estepa, grafica

spagnola specializzata in design dell'informazione e illustrazioni. I suoi lavori sono visibili all'indirizzo

flickr.com/monicaserrano

13/07/2014 9Pag. Corriere della Sera - La Lettura - N.28 - 13 Luglio 2014

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 46

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Gli acquisti Il Media Market è ormai uno dei punti forti del festival , affollato di buyer Metà dei film selezionati qui finisce poi nelle sale o in tv Peppe Aquaro Tutti in sala. Con le cuffie davanti a un monitor. È la Video Library, collocata nelle antiche Ramiere

(affascinanti e filmiche, da archeologia industriale) dove poter scorrere i film in gara. Lungometraggi, corti e

cartoon, le anteprime e le pellicole non selezionate. È la stanza dei compratori di sogni - dai produttori ai

distributori, dai buyer ai registi ai selezionatori di festival.

È l'angolo del «Giffoni Youth Media Market». Perché il cinema è bello farlo, coinvolgendo i ragazzi e

regalando sogni e speranze, ma se poi non si vende, è come se fosse fatica sprecata. Questo è il quarto

anno consecutivo di Video library consultabile da tutti gli accreditati che ne fanno richiesta. Con tanto di lista

cartacea sulla quale puntare il dito e dire: sì, lo voglio. I film sono 200, tra i 160 selezionati e una quarantina

di short-list, tenendo conto che, in preselezione, i lungometraggi sono stati 816 e 2665 i corti.

Per gli stakanovisti del cinema, sono comunque ben ottocento i film nella video-library. Da qui uscirà il nuovo

titolo blockbuster? No. «Solo pellicole di nicchia e opere prime di autori, soprattutto dell'area nord europea»

spiega subito Antonia Grimaldi, vicedirettore artistico del Giffoni Film Festival. Per loro parlano numeri e

percentuali. Punto primo. «Nell'ultimo anno, l'80% dei film trasmessi da Sky Family è stato presentato al

Media Market». Secondo: se le sale sono in crisi, il mercato del cinema per ragazzi, i nativi digitali, vede

nell'on demand un'ottima via d'uscita. «Anche perché, ai ragazzi, rispetto a noi adulti, interessa poco se il film

è una prima visione da vedere al cinema o no; abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo per il mercato

televisivo: si pensi alla serie Cata della Disney, una sorta di nuova Violetta, sulla quale puntiamo tantissimo»

aggiunge Antonio Giannattasio, responsabile marketing del Giffoni.

Terzo aspetto, non di poco conto: «A parte le anteprime, almeno il 50 per cento dei film selezionati qui

trovano visibilità nel mercato italiano» dice ancora Giannattasio. I conti in tasca all'unica rassegna di cinema

per ragazzi (occorre uscire fuori dall'Italia per trovare degli ottimi concorrenti: dal Cinekid di Amsterdam al

festival-mercato di animazione a Monferran alla sezione per bambini, Generation, del festival di Berlino) si

fanno presto. Con una premessa: «Il Giffoni è un service di promozione per l'industria del cinema italiano».

«Se considerassimo una ventina di film di punta, da 400 mila euro l'uno, potremmo dire che il festival

promuove un giro d'affari da otto milioni di euro ogni anno» aggiunge il responsabile marketing. C'è poi

l'indotto. «Qui da noi i film arrivano nudi e crudi: c'è bisogno che siano tradotti, doppiati, adattati e che

abbiano un corredo grafico». In soldoni fa altri 40-50 mila euro a pellicola, ovvero un milione tondo tondo.

L'unico neo: scorrendo i titoli in rassegna, i film prodotti in casa non sono tantissimi. Le cause? «Nel Nord e

Centro Europa, il film family è supportato dai governi locali, che arrivano a coprire il 50% dei costi, e dai fondi

europei: vuol dire partire da una base di 5-6 milioni sicuri, praticamente il costo di un film per tutti».

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Foto: 8 mln

Foto: il giro d'affari in euro attorno al Festival di Giffoni: 200 i nuovi film sul mercato

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 47

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Il personaggio La storia di Daniele Santonicola che a 13 anni intuì il suo futuro gironzolando negli UniversalStudios con Kathy Bates e Will Smith «Io, da piccolo giurato a film -maker per amore di un sogno» Il presente Ha studiato cinema al Dams, gira backstage e sta scrivendo un corto su alcuni fatti di cronaca Biagio Coscia Una volta c'erano le sedie di paglia che ognuno si trascinava in piazza per guardare i film di fronte a un

lenzuolo, ora gli schermi del festival sono digitali in dolby surround. Per il Giffoni Film Festival sono passati

migliaia di ragazzi, intere generazioni. Che fine hanno fatto quelli che ascoltavano i discorsi di Truffaut, Sordi,

Streep a bocca aperta? Dopo 40 anni sono migliaia le storie cominciate in un festival che ha continuato a

evolversi e ad insinuare nei ragazzi curiosità e passione.

«Per me Giffoni è stata una porta sul mondo dei sogni» spiega Daniele Santonicola di Angri che nel 2002 è

stato per la prima volta al festival da giurato, ha continuato gli anni successivi e l'anno scorso ha vinto una

borsa di studio al dipartimento di cinema della Ucla di Hollywood. «Il festival ha trasformato in realtà il mio

sogno più grande: il cinema, quello vero» afferma.

Lo scopo del Giffoni Film Festival non è quello di allevare generazioni di cineasti, ma forse di cinefili. Le storie

raccontate attraverso il cinema e il confronto sono uno strumento di crescita. Con la costruzione della

Multimedia Valley ci saranno corsi per preparare i ragazzi anche al mondo della produzione. La storia di

Daniele Santonicola che a 13 anni era uno spaurito membro della giuria è emblematica. «Potrei raccontare di

una cena con Kathy Bates o di un giro per gli Universal Studios accompagnato da John Voight, papà di

Angelina Jolie - dice - e quando un premio Oscar ti mostra un set e ti regala marshmallow e noccioline, ti

sembra davvero di far parte di quell'universo incantato. Tutto è possibile, persino giocare a bowling con Will

Smith: è successo nel 2005, alla prima edizione del Giffoni-Hollywood di Los Angeles. Ma quello che

veramente ha segnato la mia strada è stata la possibilità di vedere film in lingua originale da tutto il mondo,

dibatterne assieme ad altre centinaia di ragazzi giunti da ogni nazione, incontrare quei divi, quei registi le cui

pellicole per anni avevo studiato».

«La componente decisiva rimane comunque la passione» ripetono come un mantra tutte le star che passano

per il festival per incontrare i giurati di tutte le età. «Dopo vari anni in giuria - racconta Daniele - il seme

introdotto da Giffoni ha continuato a germogliarmi dentro. Nel 2007, grazie alla partecipazione al programma

Talk-on from Giffoni e al contest Corto in progress , il canale Coming Soon Television mi sceglie tra i cinque

partecipanti del programma l'Appartamento veneziano , in onda tutti i giorni dalla Mostra di Venezia. Nel

2010, con il mio collega e amico Giovanni D'Amaro, giro uno spot per la città di Pompei che vince il primo

premio di un concorso della Regione Campania e viene proiettato nelle più importanti fiere internazionali».

Ora Daniele vive a Roma dove ha studiato cinema al Dams, gira backstage per cinema, tv, teatro e

pubblicità. Con un'amica sta scrivendo un corto su fatti di cronaca e il suo desiderio è realizzare un vero film.

«Dopo la favola giffonese, Hollywood è rimasta nel mio cuore - conclude - e nel 2013 ci sono tornato, grazie a

una borsa di studio vinta per studiare ancora alla Ucla. Prima o poi spero di stabilirmi nella Mecca del grande

schermo».

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Foto: Al lavoro Sopra, Daniele Santonicola (26 anni) sul set del videoclip «Estate». A destra, con Will Smith,

incontrato durante l'esperienza americana

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L'appuntamento Dal 18 al 27 luglio 163 pellicole sull'universo giovanile Le star Come al solito tra gli ospiti dividi Hollywood Quest'anno Richard Gere Giffoni Elogio della differenza Il cinema dei ragazzi sfida i pregiudizi Viaggio nel mondo di una kermesse che adesso nasce dai socialnetwork Il patron Gubitosi: «È straordinario che non esiste una struttura ufficiale. Tutto si muove e matura suweb e social» Punti cardinali Fra i titoli che rispecchiano il tema di quest'anno, «The finisher» di Nils Taverniere «The notebook» di János Szász Raffaele Nespoli Tanto affascinante quanto impegnativo. Giffoni Experience ha scelto stavolta la diversità come filo conduttore

attorno al quale far ruotare la 44ª edizione del Film Festival, in programma dal 18 al 27 luglio. Dunque, la

parola d'ordine di quest'anno è «Be different»; ed è proprio la diversità «la cifra esatta della bellezza» come

spiega il patron e direttore artistico del festival Claudio Gubitosi. «Le differenze - dice - sono la sostanza del

nostro essere, la forza della nostra evoluzione».

Del resto, la capacità di rompere gli schemi è anche la chiave del successo della kermesse salernitana

dedicata ai giovani. «Giffoni - aggiunge Gubitosi - è solo uno delle migliaia di comuni sparsi per l'Italia. Ciò

che lo ha reso unico è proprio la sua "diversità", ovvero la capacità di plasmarsi sull'idea iniziale. In una sorta

di osmosi tra la comunità e il festival è nata una realtà vincente che oggi esportiamo nel mondo».

Anche quest'anno il programma è ricco e molto articolato. Sono infatti ben 163 i film, in concorso e non,

selezionati su oltre 3.760 produzioni di novanta Paesi. Le diverse sezioni competitive sono Elements+3 (3-5

anni), Elements+6 (6-9 anni), Elements+10 (10-12 anni), Generator+13 (13-15 anni), Generator+16 (16-17

anni), Generator+18 (dai 18 anni in su). È invece una novità assoluta la selezione di cortometraggi in

concorso, i Masterclass short films.

Entrando nei dettagli, tra le sezioni non competitive c'è Reload/Parental Control, con alcuni tra i migliori film

già distribuiti in Italia, e tre focus dedicati al Qatar, alla Macedonia e alla Georgia. Moltissimi anche gli ospiti

attesi, un nome su tutti: Richard Gere. «La cosa straordinaria - ricorda il direttore artistico - è che non esiste

una struttura organizzativa ufficiale. Certo, c'è il nostro team, ma tutto viene condiviso tramite i social network.

Dai film al tema da affrontare, perfino la grafica delle magliette. L'intera esperienza si muove e matura sul

web».

Ed è proprio grazie alla naturale capacità di creare un continuo di battito sui social network, primo tra tutti

Facebook, che si alimenta quella che nel tempo è stata istituzionalizzata come «Giffoni Experience». Vera e

propria esperienza di vita, che prosegue ben oltre il cartellone estivo. Così, il festival è oggi l'unica kermesse

cinematografica che in un certo senso può contare su 130 mila organizzatori ufficiali, sparsi nel mondo.

Ma quali sono i titoli che rispecchiano al meglio il tema di quest'anno? Si parte senza dubbio da «The

finishers», diretto dal regista è Nils Tavernier. Basato su una storia vera, racconta la sofferenza e la

determinazione di un diciassettenne, Julien, che costretto su una sedia a rotelle decide di prendere parte a

una gara di triathlon. Una sfida quasi impossibile che lo aiuterà a ritrovare se stesso, ma soprattutto a

rinsaldare un difficile rapporto con il padre.

Un altro titolo molto atteso è «The notebook», diretto dall'ungherese János Szász. Ambientato durante la

Seconda guerra mondiale, la pellicola racconta la storia di due gemelli abbandonati dalla madre a casa di una

nonna fino a quel momento sconosciuta. I due ragazzi capiranno che la sopravvivenza è legata a doppio filo

alla loro capacità di crescere e maturare.

Cambiando genere, un esempio di buon cinema indio americano è invece «Beneath the harvest sky». Anche

in questo caso i protagonisti sono due adolescenti, amici da sempre, che trascorrono le giornate lavorando

nei campi di patate della provincia del Maine. Sognano di andare altrove, lontano da una cittadina che è

arrugginita, un po' come le vite dei suoi abitanti.

Infine, novità assoluta, tra i lungometraggi in concorso quest'anno c'è anche un film d'animazione: «Jack and

the cuckoo-clock heart», prodotto da Luc Besson e tratto dal bestseller «La meccanica del cuore». Tra colpi

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di scena e atmosfere che ricordano molto quelle proposte da Tim Burton, l'animazione è di quelle che fanno

sorridere e commuovere.

Insomma, uno di quei film che sembrano pensati e girati appositamente per il Giffoni Film Festival.

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La guida Dal 18 al 27 luglio si svolge a Giffoni Valle Piana (Salerno) la 44ª edizione del Giffoni Experience ,

rassegna cinematografica per ragazzi ormai nota in tutto il mondo il cui motto è quest'anno «Be different».

163 i film in programma, 3.500 i giurati provenienti da 41 Paesi, oltre 60 talent, 4 Masterclass, prestigiose

anteprime e poi concerti, artisti di strada, circo, teatro e burattini. Info: www.giffonifilmfestival.it

Quattro titoli in cartelloneSorprese «Antboy», un ragazzino timido che si scopre supereroe (sezione +6)

Denuncia «Behaviour», la vita difficile dei minori a Cuba (sezione +13)

Il maestro Tra gli eventi speciali, l'ultimo film di Hayao Miyazaki, «Si alza il vento»

Foto: Su le mani I giovani giurati del festival: fondamentali le community in rete

Foto: Sequel Tra le anteprime, il 20 luglio verrà proiettato «Le vacanze del piccolo Nicolas», seguito di «Il

piccolo Nicolas e i suoi genitori», diretto da Laurent Tirard

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 50

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L' ATTRICE AMERICANA OSPITE D'ONORE DELLA RASSEGNA GIUNTA QUEST'ANNO ALLADODICESIMA EDIZIONE Jessica Chastain all'Ischia Global Fest Attesi nei prossimi giorni Freida Pinto Fabio Testi, Michael Nyman, Paolo Virzì Micaela Ramazzotti, SelenaGomez Lindsay Lohan e Antonello Venditti ILARIA URBANI BORSALINO di paglia, jeans e t-shirt di seta nera. Piglio elegante, ma casual, tipico degli anglosassoni. Così

Jessica Chastain riscopre Ischia. Racconta di esserci già stata oltre dieci anni fa, con lo zaino in spalla. L'

attrice californiana, 37 anni, due volte nominata all'Oscar, ospite della dodicesima edizione dell'Ischia Global

Film & Music Fest, al via da oggi al 20 luglio. L'anno prossimo la Chastain sarà Marilyn Monroe sul grande

schermo, a novembre la vedremo in "Interstellar" di Christopher Nolan. La rossa di Hollywood, accolta

sull'isola verde con il fidanzato italiano Gianluca Passi de Preposulo dal patron del festival Pascal Vicedomini,

assisterà all'anteprima italiana del film di cui è protagonista e produttrice, "The Disappearance of Eleanor

Rigby" di Ned Benson, lunedì alle 21 nella baia dell'albergo Regina Isabella a Lacco Ameno (ingresso su

inviti). L'attrice, vegana convinta, sarà premiata con l'Ischia Global Art Award. La Chastain ha raggiunto la

popolarità con "The Tree of Life", pluripremiata opera di Terrence Malick, che quest'anno ha scelto un'altra

eroina ospite all'Ischia Global Fest per il suo prossimo film "Knight of Cups": Freida Pinto, che Malick ha

voluto al fianco di Christian Balee Natalie Portman. La diva indiana riceverà l'Ischia Award e presenterà in

anteprima domani il film "Desert Dancer" di Richard Raymond.

Ma ad aprire il festival stasera alle 21 in piazza Santa Restituta a Lacco Ameno sarà "Il giardino dei Finzi

Contini" di Vittorio De Sica: ospite l'attore Fabio Testi, Ischia Award alla carriera. Sempre stasera il

compositore Michael Nyman riceverà l'Ischia William Walton Music Award.

Omaggio ad Eduardo De Filippo per il trentennale dalla morte domani sera in piazza Santa Restituta con la

proiezione di "Napoli milionaria", intervengono Luca De Filippo e Aurelio De Laurentiis. Lunedì è la volta di un

altro candidato all'Oscar Chiwetel Ejiofor, protagonista di "12 anni schiavo" e prossimo antagonista di James

Bond. Tra le anteprime, "Rudderless", musical di William H. Macy con Selena Gomez: ospite della proiezione

il 18, riceverà l'Ischia Kids Global Icons sabato 19, giorno del gala finale con Antonello Venditti a sua volta

premiato con l'Indiana Productions. Tra gli altri ospiti, Paolo Virzì e Micaela Ramazzotti, premiata come attrice

italiana dell'anno, che introdurrà la proiezione de "La prima cosa bella" sabato 19 alle 20.45 in piazza a Lacco

Ameno. Sempre sabato 19 anteprima di "Dawn of the Planet of the Apes" di Rupert Wyatt, presenti gli attori

Andy Serkis e Keri Russell. Tra gli altri ospiti anche Lindsay Lohan, Lena Headey, Ferzan Ozpetek, Giovanni

Allevi, Raphael Gualazzie il presidente dell'Ischia Social Cinema Forum Kerry Kennedy, figlia di Bob.

Foto: LA STAR Jessica Chastain accolta a Ischia dal patron del festival Pascal Vicedomini

12/07/2014 9Pag. La Repubblica - Napoli(diffusione:556325, tiratura:710716)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 51

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IL FESTIVAL DI san nazzaro sesia Selezionati otto film in "lingua muribunda" Sono arrivati da tutta Italia i corti e i testi per «Esterno. Sera», il primo festival di filmati in dialetto e racconti

gialloneri dal 19 al 21 settembre a San Nazzaro Sesia, in piazzetta delle Arti. Il comitato selezionatore,

composto da Enrico Omodeo Salè e Valerio Moggia, ha selezionato 8 film di diversa durata (dai due minuti

fino alla mezzora) e una decina di racconti. Fuori concorso, poi, si potrà vedere anche «L'ultima cuccagna»,

girato proprio a San Nazzaro, in mezzo alla gente, col chiaro intento di preservare il dialetto. Il Festival si

compone dunque di due sezioni: «La lingua muribunda» e «Giallo nuar». La prima è una rassegna

cinematografica dedicata a filmati in dialetto; la seconda un concorso letterario per racconti noir, storie del

mistero, ambientati nel Novarese, che finiranno in una raccolta antologica. I film selezionati saranno proiettati

il 19 e 20 settembre. Finale e premiazioni il 21. [m.ben.]

12/07/2014 44Pag. La Stampa - Novara(diffusione:309253, tiratura:418328)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 52

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Lungo le viedel cinema e' la volta del Satyricon LA RASSEGNA

NARNI Un film di Federico Fellini per avviarsi alla fine della ventesima edizione del festival "Narni, Le vie del

cinema". E con una pellicola restaurata da Dolce e Gabbana per la Cineteca Nazionale. "Satyricon", allora. A

parlarne sul palco del Parco dei Pini vi sarà Daniele Manacorda, archeologo ed amico dell'artista, e il regista

e scrittore Gianfranco Angelucci, aiuto regista di Fellini in numerosi film, autore del volume "Segreti e bugie di

Federico Fellini" e curatore della mostra su Giulietta Masina, recentemente allestita a Roma.

Saranno ricordi, "amarcord" come direbbe il grande Federico, ricordi gustosi, spesso inediti da parte di chi ha

lavorato con lui. Ancora cinema, anche per i bambini che potranno gustare l'eterna favole dell'amore, "La

Bella e la Bestia", che ha avuto diverse interpretazioni ma nessuna, si crede, intensa e bella come quella del

cartoon della Walt Disney, completamente restaurato e digitalizzato.

Anche stasera, appena prima delle proiezioni, il Gruppo dei lettori ad alta voce di Terni e del Sistema Museo,

la società che gestisce il museo cittadino di Palazzo Eroli, introdurranno le proiezioni con delle letture a tema,

per grandi e piccini, legate ai film e ai cartoni animati che saranno visti sul grande schermo.

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12/07/2014 56Pag. Il Messaggero - Umbria(diffusione:210842, tiratura:295190)

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'Santo Vito' di David Fratini trionfa al Roma International Film Festival IL FILMAKER TERNANO COLLABORA CON MILLY CARLUCCI A RAIUNO NEL VARIETÀ "BALLANDOCON LE STELLE" DEL SABATO IL PERSONAGGIO

I suoi riferimenti artistici sono alti. «Il neorealismo italiano che parte dalla teoria del pedinamento di Zavattini

ed arriva fino a De Sica e Visconti. Ma anche il cinismo amaro della commedia all'italiana di Dino Risi». Il suo

cinema invece ha il respiro corto. Più per necessità che per scelta autoriale. «Ho cominciato con dei corti

perché costano poco, utilizzando attori non professionisti selezionati dalla strada. E sono arrivato al terzo

cortometraggio che sta uscendo in questi giorni».

Il suo è un cinema acerbo, ma molto caratterizzato. E'un cinema della solitudine, quello del regista ternano

David Fratini, 37 anni, laureato in Lettere indirizzo Cinema ed esterno Rai in qualità di collaboratore di Milly

Carlucci per la trasmissione tv Ballando con le stelle dove cura gli higlights dei vip ripresi negli allenamenti

settimanali.

Argenti che ha conosciuto i set come comparsa ed attrezzista in Pinocchio di Benigni prima di mettersi dietro

la macchina da presa propone storie dal retrogusto amaro. Il suo è un cinema che racconta il disagio

quotidiano dei perdenti. Si parte da "Realismo", il suo esordio che narra la vicenda di uno scrittore che si

perde nel labirinto dei fantasmi della sua mente, fino ad uccidere la fidanzata, e si passa per "Domenica" il

secondo film che racconta la storia di un padre alcolizzato che cerca invano di passare il giorno festivo

insieme al figlio. In una ricerca che non si completerà mai. Perdenti persi nella solitudine quindi, a cui si

aggiungono i due protagonisti della nuova opera di Fratini. «Ho in uscita Danny Boy-Come la neve che sarà

presentato il 25 luglio a Giove nell'ambito del Festival Il sole, la luna» spiega, «in cui un tenore sul viale del

tramonto artistico ed una spogliarellista montenegrina si incontrano per caso avvicinando le loro solitudini in

una giornata al termine della quale ognuno tornerà al proprio destino di perdente arricchito però da una

nuova esperienza» conclude il filmaker ternano. Che ha in cantiere anche un lungometraggio, già scritto in

forma di sceneggiatura ottenendo un'importante affermazione proprio in questi giorni. «Con Santo Vito ho

appena vinto il Riff - Roma International Film Festival, dove ho portato la storia di un emarginato che vive

nella Pianura Padana ed all'improvviso scopre di avere il potere di fare miracoli, con il risultato di vedersi

rivoluzionata l'esistenza, a causa delle aspettative che la sua facoltà suscita intorno a lui. E'un progetto di film

in cui credo molto e che mi piacerebbe fosse realizzato con Antonio Albanese e Cristian De Sica ad

interpretare i protagonisti principali, l'emarginato ed il parroco aggressivo del suo paese che cerca di

sfruttarlo». Un soggetto brillante ed originale, nobilitato dalla vittoria in uno dei festival di sceneggiatura

nazionali più importanti, al quale Fratini affida il suo tentativo di dare corpo ad una idea di cinema che

racconta i perdenti ed i marginali in una società che non li comprende.

Antonio De Angelis

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La Riviera del Conero brinda al nuovo film delle Winx CARTOON MONDIALE

Bollicine e stile hollywoodiano per l'anteprima regionale del nuovo film sulle Winx. Giovedì sera il

«Sottovento» di Numana, l'elegante salotto della riviera, di Jacopo Ascani, Eugenio Gallo e Andrea Iachini, ha ospitato la presentazione ufficiale de «Il mistero degli abissi», il terzo film d'animazione, tratto dalle

vicende delle cinque fatine, in uscita al cinema il 4 settembre. L'esclusivo party ha visto la presenza, tra gli

altri, del regista e fondatore della Rainbow, Iginio Straffi, accompagnato dalla moglie Joanne Lee, anche

produttrice della pellicola. La presentazione è stata creata ad hoc per 25 giornalisti della stampa nazionale

specializzata e per alcuni ospiti Rainbow, che hanno potuto gustare il trailer d'animazione in prima assoluta.

L'evento è cominciato alle 20 con un happyhour a tema: finger food a base di pesce e cinque originali

cocktails ispirati alle mitiche fate, composti per l'occasione dal barman specialista in pestati Giampiero Lilliù. Al termine dell'aperitivo Iginio Straffi, si è lasciato immortalare insieme alla moglie, con sei modelle, che

hanno vestito i magici panni del Winx Club, per rendere la favola ancora più reale. A fare da colonna sonora

la sigla del cartone animato, amato da milioni di spettatori in tutto il mondo e che ha da poco conquistato

anche la Cina.

Dopo il photocall da première americana, che ha visto «posare» anche lo staff Rainbow accanto alla

locandina del film, gli ospiti hanno preso parte alla cena, preparata con uno sfizioso menù di pesce, dedicato

anche a vegani, vegetariani e celiaci. Il locale, allestito alla perfezione seguendo lo stile Winx Club, è stato

interamente riservato agli ospiti dell'evento, che hanno proseguito la serata con la visione del trailer,

(proiettato sul maxischermo) e con l'ascolto delle migliori hit commerciali, mixate dal dj set. Dulcis in fundo,

all'una di notte, un brindisi con coppe di champagne, per festeggiare un successo già annunciato.

Straffi si è detto «soddisfatto per l'impeccabile organizzazione della serata e per l'accoglienza davvero

perfetta». Ieri mattina la stampa specializzata ha proseguito la full immersion "a colori" nella sede della

Rainbow, a Loreto. I giornalisti hanno visionato un estratto della nuova produzione, della durata di circa venti

minuti. Poi, si è parlato nei dettagli del film , che vede Bloom e company ancora alle prese con le perfide Trix.

Nel nuovo capitolo della saga, infatti, le magiche fate trendy dovranno preservare l'equilibrio dell'Oceano

Infinito, recuperando la potentissima Perla degli abissi, finita nelle mani delle loro eterne nemiche.

L'anteprima del film, a differenza di altre occasioni, è stata presentata unicamente nelle Marche: a riprova del

legame di Straffi e del suo staff con il territorio e le sue eccellenze.

Alessandra Bruno

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Gli eroi del curling al Tuscia Film CINEMA

"Quattro uomini qualunque scoprono per caso il curling e si convincono di poter partecipare alle Olimpiadi

invernali di Torino 2006. Si ingegnano in allenamenti improbabili, trovano scappatoie alle regole, tentano

l'impossibile pur di conquistare un sogno".

Questa, in estrema sintesi, la trama de "La mossa del pinguino", terzo appuntamento del Tuscia Film Fest in

svolgimento stasera a piazza San Lorenzo (ore 21,15). Il film consente all'autore, Claudio Amendola, di

debuttare alla regia, «grazie a una storia assurda e toccante - spiega Mauro Morucci, direttore organizzativo

del Tff - contenente tutto il cuore dello stesso attore romano, ma anche uno spirito libero da

condizionamenti». I protagonisti di quella che è stata definita l'Armata Brancaleone dei ghiacci sono Antonello

Fassari, Ricky Memphis, Edoardo Leo ed Ennio Fantastichini. Al termine della proiezione toccherà ad

Amendola e a Fassari spiegare il senso della commedia, svelare il dietro le quinte di un set che, a detta di chi

ha partecipato alla lavorazione, è stato un susseguirsi di comiche gag, una sorta di film del film. La proiezione

sarà preceduta (ore 19,30) dallo spazio "Enocinema: incontri col gusto".

Mentre al Dopofestival di piazza della Morte (ore 23,30), nell'ambito dello spazio "Parole, incontri e...", viene

messo in scena il reading calcistico-letterario "Andiamo Chinaglia andiamo!": magica Lazio '73-'74", epicedio

per una squadra di matti e di campioni", di e con Alessandro Tozzi, in collaborazione con Antonello Ricci e

con la partecipazione di Massimiliano Morelli. In caso di maltempo, il film sarà proiettato al Cinema Genio (via

del Teatro Genio, Viterbo) con inizio alle 21,30. Il programma completo in www. www.tusciafilmfest.com.

Carlo Maria Ponzi

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12/07/2014 41Pag. Il Messaggero - Viterbo(diffusione:210842, tiratura:295190)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 56

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LA RASSEGNA Torna il FantaFestival 80 i film in concorso Riparte il FantaFestival (Mostra Internazionale del Film di Fantascienza e del Fantastico - a Roma dal 14

luglio al 7 settembre 2014): la XXXIV edizione, diretta da Adriano Pintaldi e Alberto Ravaglioli, rinnova il

tradizionale appuntamento con gli appassionati del genere e, fino al 23 luglio, concentra gran parte della sua

programmazione al Multisala Barberini: anteprime, retrospettive, incontri, dibattiti e sezioni competitive, con

un occhio di riguardo nei confronti del cinema indipendente italiano e dei suoi giovani autori. Il 23 luglio, poi, è

prevista l'anteprima dell'atteso Apes Revolution: Il Pianeta della scimmie (foto), secondo capitolo della nuova

saga diretto da Matt Reeves, che la Fox porterà nelle sale a partire dal 30 luglio. Come sempre, il

FantaFestival offre uno sguardo al passato, uno al presente e uno al futuro. Per quanto riguarda la sezione

competitiva del Festival, verranno presentate circa 80 opere, fra lungometraggi e cortometraggi, provenienti

da ogni parte del globo (molti dei quali in anteprima). Parla italiano, come di consueto, «Panoramica Italia»,

rassegna che, per il quarto anno consecutivo, punta tutto sul cinema italiano contemporaneo. I TITOLI Tanti i

titoli che verranno proiettati alla presenza dei loro autori, tra cui i film corali ad episodi P.O.E.3 (unico titolo

italiano Fuori Concorso) è 17 a mezzanotte . Una panoramica ricca di film indipendenti e di giovani talenti. Si

presentano ai nastri di partenza anche Oltre il guado di Lorenzo Bianchini, girato nelle zone boschive del

Friuli Orientale, dove si aggira qualcosa di diverso rispetto ad un semplice animale feroce, The Perfect

Husband di Lucas Pavetto, con le sue chine diaboliche e i suoi folli sospetti, il fantascientifico Report 51 di

Alessio Liguori, inconsueto alien-movie made in Italy con tanto di creatura extra-terrestre, I Rec U di Federico

Sfascia, alle prese con un difetto ottico da incubo, Surrounded di Laura Girolami e Federico Patrizi, uscito

nelle sale italiane il 3 luglio e ambientato in una villa di campagna popolata da inquietanti presenze,

Taglionetto di Federico Rizzo, storia di una psichiatra che assorbe lo stesso male di cui è vittima il proprio

paziente, La Festa , brutale gioco al massacro diretto da Simone Scafidi, Psychomentary di Luna Gualano,

found footage in cui un killer riprende di nascosto le indagini che lo riguardano, e La Santa di Cosimo Alemà,

alle prese con un paesino del Sud Italia immerso da feroci superstizioni religiose. Il miglior film italiano verrà

premiato con il Pipistrello d'Oro.

Foto: ROBERT PLANT Stasera protagonista della rassegna "Luglio suona bene"

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SCENARI Al centro c'è Telecom Andrea Di Biase Qualè il senso industriale dell'investimento da 100 milioni di euro con il quale Telefonica ha prenotato

l'11,11% della società di nuova costituzione nella quale verranno conferite le attività pay di Mediaset? È

questa la domanda che il mercato e gli addetti ai lavori si sono posti, senza riuscire a trovare una risposta

univoca, nel corso dell'ultima settimana. Qualcuno ha adombrato il fatto che l'assegno milionario che il

colosso delle tlc spagnole presieduto da Cesar Alierta si appresta a staccare al gruppo televisivo guidato da

Pier Silvio Berlusconi rappresenti una sorta di compensazione per la disponibilità del gruppo di Cologno

Monzese a cedere, attraverso la controllata Mediaset España, il 22% di Digital Plus a Telefonica, impedendo

così ai qatarioti di Al Jazeera (beIn Sports) di mettere un piede nel mercato spagnolo della pay-tv. Una

disponibilità, quella del gruppo italiano, ben vista anche dal governo di Madrid, oltre che ben remunerata,

considerato che per il 22% di Digital Plus, Telefonica ha messo sul piatto altri 335 milioni, che potrà tuttavia

recuperare beneficiando delle perdite fiscali che troverà nella società acquisita. Ma la tesi del «favore ben

remunerato», non è l'unica che circola tra gli addetti ai lavori. Il fatto che Telefonica, che in Italia non ha asset

propri nel settore delle tlc, se non la partecipazione del 14,7% in Telecom Italia (tuttora vincolata in Teleco),

abbia deciso di investire direttamente nella futura Mediaset Premium, ha portato qualche osservatore a

pronosticare un possibile avvicinamento tra il gruppo televisivo controllato dalla famiglia Berlusconi e l'ex

monopolista dei telefoni. Senza una rete capillare sul territorio, come quella di Telecom Italia, sulla quale fare

viaggiare il segnale della pay-tv di Mediaset, quale apporto potrebbe dare Telefonica alla newco del Biscione,

che dopo l'uscita dalla Spagna, sarà un'operatore esclusivamente nazionale? Su queste basi la risposta

sembra essere nessuno. Ecco allora gli scenari, avvalorati dalle dichiarazioni rilasciate da Pier Silvio

Berlusconi al Corriere della Sera lunedì 7 luglio. «Con Telecom avevamo studiato 14 anni fa un accordo, poi

ci si è messo di mezzo il conflitto di interessi, la poca convinzione... Oggi, la situazione è completamente

cambiata...». Parole che, assieme ai complimenti indirizzati da Berlusconi jr al presidente del Consiglio,

Matteo Renzi, che non può non avere voce in capitolo sui futuri assetti di controllo di Telecom, sono state

interpretate come un ballon d'essai volto a sondare il cielo dei mercati e della politica riguardo un'ipotesi

suggestiva quanto complessa. Non tanto perché il gruppo guidato da Marco Patuano ha da poco siglato un

accordo commerciale con Sky Italia, il principale concorrente di Mediaset Premium nel mercato italiano della

paytv, che consentirà ai clienti di Telecom Italia di accedere all'intera offerta televisiva della pay-tv satellitare

di Rupert Murdoch, quanto per l'oggettiva difficoltà di Telefonica, pur essendo il primo azionista della società

italiana, a incidere sulla governance di Telecom. Lo scorso dicembre, infatti, il Cade (l'Autorità antitrust del

Brasile) ha dichiarato incompatibili con gli impegni presi da Telefonica nel 2010 al momento dell'acquisto del

100% di Vivo, il principale operatore mobile del Paese, la nuova governance di Telco (il veicolo in via di

scioglimento cui partecipano anche Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo). Per questo ha chiesto agli

spagnoli di sciogliere l'intreccio con Telecom Italia, cui fa capo il 67% di Tim Brasil,o in alternativa di scendere

al 50% di Vivo, dando loro 18 mesi di tempo per farlo. Un diktat che, nonostante la decisione di Alierta e del

chief operating officer di Telefonica, Julio Linares, di lasciare il board di Telecom, è tuttora pendente sulla

testa del colosso iberico. Non solo, la decisione dei soci italiani di Telco di avviare l'iter per lo scioglimento

della holding, deliberato dall'assemblea della società mercoledì 9 luglio, potrebbe mettere Telefonica ancora

più in difficoltà dinnanzi alle autorità brasiliane. Non per niente venerdì 11 il quotidiano brasiliano Folha de

São Paulo ha riportato l'indiscrezione secondo cui Telefonica avrebbe preso contatto con alcuni fondi per

cedere la sua quota nell'operatore italiano. Voci che da Madrid hanno preferito non commentare («non

commentiamo i rumor di mercato né le indiscrezioni di stampa», ha dichiarato un portavoce di Telefonica),

ma che negli ambienti finanziari milanesi sono invece stati letti più come un segnale di distensione indirizzato

alle autorità brasiliane che come una reale intenzione degli spagnoli. Anche perché il processo di

12/07/2014 19Pag. Milano Finanza - N.136 - 12 Luglio 2014(diffusione:100933, tiratura:169909)

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scioglimento di Telco non sarà immediato, in quanto subordinato all'autorizzazione dello stesso Cade e

dell'Anatel (l'autorità delle comunicazioni brasiliana). All'inizio della prossima settimana i legali di Telco

dovrebbero notificare formalmente alle due autorità la delibera di scioglimento della holding, ma non è detto

che queste si pronuncino in tempi brevi. Anche perché il prossimo 5 ottobre si terranno le elezioni

presidenziali in Brasile il cui esito potrebbe avere impatti non trascurabili sul futuro assetto del mercato delle

tlc del Paese. Se un consolidamento tra gli operatori telefonici attivi in Brasile, come preconizzato in

settimana dagli analisti di JP Morgan, sembra essere inevitabile, ancora tutta da capire è la direzione che

prenderà questo processo, visto che Telefonica (anche se non lo ha mai confermato ufficialmente)

auspicherebbe uno spezzatino di Tim Brasil tra la sua controllata Vivo e gli altri due operatori mobili: Claro del

magnate messicano Carlos Slim, e Oi, l'operatore brasiliano da poco fuso con Portugal Telecom. Ma Tim

Brasil, che il nuovo cda del gruppo italiano, presieduto da Giuseppe Recchi, considera un asset strategico,

sarebbe finita nel mirino anche di Vivendi. Il colosso francese dei media presieduto da Vincent Bolloré (cui

fanno capo Canal+ e la major musicale Universal Music) che punterebbe a un'integrazione della propria

controllata brasiliana Gvt (Global Village Telecom) con l'operatore mobile di Telecom Italia. Una

combinazione tra la controllata di Vivendi e Tim Brasil rappresenterebbe un durissimo colpo per Telefonica,

ma anche per gli altri due soggetti operanti nel mercato del grande Paese sudamericano, compreso

l'operatore locale Oi. Ma fintanto che le autorità di Brasilia impediranno a Telefonica, che è pur sempre il

primo socio dell'ex monopolista italiano, di rimanere lontana dalla stanza dei bottoni di Telecom, difficilmente

Alierta avrà modo di riportare a suo favore l'inerzia del risiko delle tlc brasiliane. Ecco perché, viene fatto

notare, un eventuale coinvolgimento nell'azionariato di Telecom di un nuovo socio italiano, non ostile a

Telefonica ma anzi in consolidati rapporti d'affari con la stessa, potrebbe consentire agli spagnoli di

rimpiazzare gli attuali soci di Telco con un partner in grado di garantire l'italianità di Telecom Italia davanti alle

autorità italiane e brasiliane e avere in questo modo mano libera alla propria strategia di espansione nel

grande mercato sudamericano. Ma chi potrebbe essere questo partner? I buoni rapporti in essere con

Mediaset, consolidati con il grande accordo su Digital Plus e l'ingresso di Telefonica in Mediaset Premium,

farebbero del gruppo del biscione il candidato ideale. Non solo perché darebbe un senso industriale

all'investimento degli spagnoli nella pay tv italiana, ma anche perché consentirebbe a Berlusconi di diventare

il principale azionista di un gruppo multimediale integrato. Un risultato che avrebbe risvolti importanti anche a

livello successorio. (riproduzione riservata)

IL GRANDE INTRECCIO DELLE TLC GRAFICA MF-MILANO FINANZA 41,2% 14,7% 88,89% 11,11%

100% 2% 13,2% 4,3% 1,6% 6,46% 5,04% 100% 1,6% 67% MEDIOBANCA GENERALI INTESA SANPAOLO

VIVENDI TIM BRASILE VIVO GVT FININVEST BOLLORÈ MEDIASET TELEFONICA TELECOM ITALIA

MEDIASET PREMIUM

Foto: Pier Silvio Berlusconi

Foto: Vincent Bolloré

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 59

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Neo-presidente Sovena rilancia il cinema con la Roma Film Commission «Sono veramente onorato dell'incarico che mi è stato affidato da parte del Presidente della Regione Lazio,

Nicola Zingaretti. Lavorare per il Cinema e per tutto il comparto dell'Audiovisivo, in questo importante

momento di ricostruzione, rappresenta per me una sfida che accolgo con entusiasmo e con grande senso di

responsabilità». Così Luciano Sovena alla notizia del suo incarico di Presidente di Roma Lazio Film

Commission. E aggiunge: «La precedente Giunta regionale era uscita da questa importante struttura

operativa del Lazio, causando così non solo una mancanza di sinergie sul territorio, ma anche di servizi

operativi per coloro che fanno cinema, fiction e lavorano nel settore dell'audiovisivo. Ricostruire una rete di

supporti, servizi e facilitazioni per il settore cinema e audiovisivo, valorizzare le risorse e gli operatori,

ottimizzare le risorse economiche pubbliche, salvaguardare le iniziative internazionali per la coproduzione

sviluppate negli anni da Roma Lazio Film Commission e soprattutto accedere ai fondi europei perché siano a

disposizione del territorio e del comparto audiovisivo, saranno per noi priorità strategiche». Ma non solo,

Luciano Sovena guarda all'estero, alle produzioni internazionali, per rinnovare il loro interesse per Roma e

per il Lazio.

12/07/2014 13Pag. Il Tempo - Roma(diffusione:50651, tiratura:76264)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 60

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PELLICOLA E DINTORNI CINECLUB CANUDO CON APULIA FILM COMMISSION Per il cinema d' autore workshop a Bari Dal 15 cinque rassegne monografiche Il Cineclub Canudo, in collaborazione con Apulia Film Commission, Cineporti di Puglia - Bari e con il

patrocinio dell'A s s e s s o r at o al Mediterraneo, alla Cultura e al Turismo della Regione Puglia, organizza al

Cineporto di Bari (Fiera del Levante, Lungomare Starita 1) a partire dal 15 luglio alle 20, Avvistamenti

Workshops. Il progetto, curato da Bruno Di Mar i n o , Daniela Di Niso , Antonio Musci e Antonio Trimani , è

realizzato nell'ambito della dodicesima edizione della mostra internazionale del video e del Cinema d'a u t o

re Av v i s t a m e n t i . Gli artisti invitati a condurre i workshop saranno: Cosimo Terlizzi (15 e 17 luglio),

Davide Pepe (22 e 24 luglio), Zbig Rybczynski (29 e 31 luglio), Pe ter Campus (13 ottobre), Pierre Coulibeuf

(13 novembre). La valenza formativa dei laboratori sarà amplificata dallo spessore artistico delle cinque

rassegne monografiche, anch'esse a ingresso libero, dedicate ai suddetti autori, con la possibilità di fruizione

pressoché integrale della loro opera e di dibattito con gli stessi, che presenzieranno alle proiezioni in sala. Si

parte il 15 luglio alle 20 con la proiezione di corti, mediometraggi e videoclip, del periodo 1996-2013, di

Cosimo Terlizzi, artista a tutto tondo, che sviluppa il suo lavoro attraverso l'uso di diversi media, dalla

fotografia alla performance, alla video arte e le cui opere/film sono stati esposti/proiettati in numerosi musei,

gallerie e festival di tutto il mondo. Alle 21.30 Terlizzi incontrerà il pubblico in una conversazione con Claudia

Attimonelli e si terminerà con la proiezione del suo ultimo lungometraggio «L'uomo doppio». Si prosegue il 17

alle 20 con la proiezione di «Murgia» e «SN via senza nome casa senza numero», entrambi del 2008, per poi

incontrare il pubblico alle 21.30 in una conversazione con Bruno Di Marino e terminare con la proiezione di

«Folder», lungometraggio del 2010. Il secondo appuntamento è previsto il 22 luglio alle 20 con la proiezione

delle opere di Davide Pepe, artista indipendente che ha all'attivo numerosi cortometraggi, lavori di video

danza e di video arte ed una lunga serie di collaborazioni internazionali con James Mackay (produttore di

Derek Jarman), Lucio Dalla, David Tibet (Current 93), Steven Stapleton (Nurse with Wound), Andrew Liles e

Diamanda Galás . Alle 21.30 Pepe incontrerà il pubblico insieme al curatore della rassegna, Bruno Di Marino

e a seguire ci sarà la proiezione di «Working around vice versa» del 2013. [email protected],

www.cineclubcanudo.it.

Foto: PAUSA MORFEO Performance di Cosimo Terlizzi

12/07/2014 46Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari(diffusione:48275, tiratura:63756)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 61

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CINEMA Gosling e Crowe poliziotti anni Settanta Uno ha impersonato l'indimenticabile Gladiatore, l'altro invece è il giovane divo più richiesto a Hollywood:

lavoreranno insieme per il creatore di Arma Letale. Russell Crowe e Ryan Gosling saranno i protagonisti di

The Nice Guys, nuovo film di Shane Black. Ambientata negli anni '70, la pellicola racconta la vicenda di un

detective e un lottatore (ancora non è dato sapere chi farà chi), che indagano sulla scomparsa di una

pornostar. Così facendo, però, i due scoprono un vorticoso giro di corruzione. Il film è stato concepito come

una dark comedy. Shane Black, dunque, torna a collaborare con Warner Bros., lo Studio che ha prodotto la

saga di Arma letale, da lui creata, e il suo primo film da regista Kiss Kiss Bang Bang. Grazie a quest'ultimo

thriller, nel 2005, è stata rilanciata la carriera di Robert Downey Jr., che Black ha poi diretto nuovamente in

Iron Man 3. Il nuovo film The Nice Guys, che vedrà protagonisti Crowe e Gosling, era stato inizialmente

pensato come una serie tv, ma non si è mai arrivati alla produzione di un episodio pilota. È stato lo stesso

Shane Black, insieme al produttore Joel Silver, a riadattarne il concept per il cinema. G.L.M.

12/07/2014 32Pag. Libero - Ed. Nazionale(diffusione:125215, tiratura:224026)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 62

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Un «Sogno» da figli dei fiori Tim Robbins firma a Spoleto uno Shakespeare artigianale La Actor's Gang fondata dall' attore americanonell'82 non fa sognare a Spoleto. Molto più visionari i «Morti» di Sepe . . . Poco incisivo l'allestimento delregista americano mentre i «Dublinesi» italiani creano inquiete emozioni ROSSELLA BATTISTI INVIATA A SPOLETO ABBIAMO ANCORA NEGLI OCCHI LA RAPINOSA VISIONE DEL «RICCARDO III» proposto a teatro da

Kevin Spacey, un paio d'anni fa a Napoli, e dunque l'idea che anche un altro attore americano di bel calibro

come Tim Robbins debuttasse a Spoleto con Shakespeare ci allettava. Robbins al cinema si è distinto per

ruoli drammatici come attore non protagonista per il cupo Mystic River di Eastwood o nel triplice ruolo di

regista, sceneggiatore e produttore di Dead Man Walking , incentrato sui prigionieri nel braccio della morte.

Ma al Festival dei Due Mondi di Spoleto ha scelto un registro diverso per la sua compagnia - la Actor's Gang -

: non una tragedia e i suoi rovelli sanguinosi bensì le illusioni e gli incanti d'amore del Sogno . Di magico,

però, non c'è molto in questo allestimento, costruito, forse per bilanciare la differenza di temperatura tra

cinema e teatro, con artigianato povero. Una partitura da figli dei fiori, priva di scenografie, con frasche in

mano per il regno nei boschi di Oberon e Titania, abiti borghesi per quello a corte di Teseo e Ippolita. C'è il

testo del Bardo a illuminare la fantasia, proposto, tra l'altro, in una versione pressoché integrale (circa tre ore)

che ne riporta anche passi meno conosciuti. Il resto è noto, già visto, praticato. Come le tournées in cui gli

attori cavalcano più personaggi per coprire un cast fitto, ormai quasi per default come Pierre Adeli che ricopre

i ruoli di Teseo e Oberon e Sabra Williams che si alterna fra Ippolita e Titania. Altre, è vero, un po' più

singolari come il Demetrio di Adam J. Jefferis che diventa Tom Snout o Will Thomas McFadden che

addirittura si fa trino (Lisandro, una fata e Snug). Per compensazione, comunque, nessuno si fa notare più di

tanto, nemmeno Puck, interpretato così sottotraccia da Cihan Sahin da confondersi tra le altre creature dei

boschi. Non si può giudicare da un solo allestimento le capacità di regista teatrale di Tim Robbins, peraltro

premiato in patria con la sua compagnia per molti lavori, tra i quali Embedded , rimasto in scena per più di

quattro mesi a New York o l'adattamento di 1984 di Orwell che ha girato quattro continenti. Tuttavia questo

Sogno è proprio un sonno, malgrado i saltelli e i balletti che i protagonisti inanellano per animare la

situazione. Dimenticabilissimo, senza rimorsi di coscienza. Diverso impatto offre la prima parte che Giancarlo

Sepe dedica ai «Dublinesi» di Joyce. La scena iniziale, nel silenzio sepolcrale della chiesa di San Salvatore,

vale tutto lo spettacolo aprendo allo sguardo un doppio filare di «morti», composti a terra uno dopo l'altro,

mentre dal lungo tavolo che li divide, mazzi di fiori esalano l'ultimo profumo. Sepe è a volte discontinuo nelle

sue regie, ma quando si inoltra - come in questo lavoro - tra le righe di autori che gli sono cari, crea un

interfaccia emozionante. Dalle Favole di Wilde (uno dei picchi della sua produzione) a Beckett in camera da

letto , passando per questo Joyce e pensando a un futuro quarto dublinese, Yeats, Sepe naviga in un mare

familiare. The Dubliners/by James Joyce/15: The Dead - Part I è un racconto trasfigurato di morti piuttosto

inquieti, accesi da un desiderio che li scuote e li fa correre da una parte all'altra delle volte, tra una partitella a

calcio e il tentativo fallito di andar via. «Tarantati» dell'amore e della vita, ma incapaci al tempo stesso di

staccarsi dalle proprie radici. Sepe rilegge con enfasi le miniature umane di Joyce, le trasfigura, le fa sue,

mettendoci un calore mediterraneo che all'autore è probabilmente un po' estraneo. Non importa, è una

frenesia che ha una sua ragione, una sua potenza teatrale. Anzi, chissà perché Sepe fa recitare ai suoi attori

il poco testo selezionato in inglese (tra l'altro non impeccabile). Tanto valeva tradurlo.

Foto: Una scena dal «Sogno» messo in scena a Spoleto da Tim Robbins

12/07/2014 21Pag. L Unita - Ed. Nazionale(diffusione:54625, tiratura:359000)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 63

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La Versilia western, con i disoccupati Il film di un giovane regista di Pietrasanta senza professionisti. Costo 400 euro Edoardo Semmola PIETRASANTA - Mano alla fondina: c'è un nuovo sceriffo a Pietrasanta, ma non è venuto a ripulire la città dai

cattivi. È lui, il cattivo. Parola di Luca Telese, giornalista televisivo nella vita, giornalista con pennino e

calamaio nel film western «Welcome To Elderstorm» girato appunto a Pietrasanta dal neppure 21enne Diego

Bonuccelli. Il conduttore di Matrix lo ha raccontato ieri l'altro in trasmissione: si è divertito a fare l'attore per

gioco e ha preso parte alla particolarissima (e «poverissima») epopea di questo film realizzato in condizioni di

fortuna con un budget complessivo di 400 euro. Un western, crudo e violento, dove Telese però fa parte dei

«buoni». Per il quale alcune zone disabitate di Pietrasanta e Seravezza sono state «trasformate» in un

campo di prigionia per lavori forzati, facendo finta di essere nell'America di inizio secolo. Siamo infatti a

Elderstorm, come da titolo, cittadina immaginaria nel sud degli Stati Uniti. In una colonia penale per la

precisione. È l'anno 1913. Due detenuti in fuga vengono ripresi dal perfido corrotto e spietato sceriffo e

costretti a diventare, loro malgrado, dei bounty killer al soldo della legge. Il regista, sceneggiatore, autore del

soggetto, ma anche della fotografia, del montaggio, curatore dell'audio e autore di 9 dei 16 brani musicali

della colonna sonora Diego Bonucelli - insomma, in mancanza di soldi, ha fatto davvero tutto lui, senza una

troupe che lo assistesse - è uno studente di Discipline dello spettacolo e della comunicazione a Pisa. «Dopo il

liceo mi sono messo a fare corti e mediometraggi con gli amici e la famiglia. Ne ho fatto anche uno di taglio

western, di 40 minuti. E adesso volevo provare il salto di qualità e buttarmi su un vero film: ho girato un'altra

storia da vecchio West di 83 minuti. Un vero film». Tutto realizzato tra Seravezza e Pietrasanta, in qualunque

location dove «non si dovesse pagare». Gli esterni nei boschi e in una cava dismessa. E gli interni in centro a

due passi dal Teatro Comunale dove «sono ancora in piedi delle vecchie carceri usate come vere prigioni nel

film, che tanto è quasi tutto di ambientazione carceraria». Si è arrangiato davvero con poco, il giovane Diego.

«Con i costumi trovati in giro e oggetti di scena prestati dagli amici» Attori e comparse sono disoccupati e

cassintegrati della città, 125 in tutto, non professionisti e alla prima esperienza. Sono le guardie e i carcerati

condannati ai lavori forzati «trattati come schiavi dallo sceriffo padrone della cittadina che terrorizza tutti»

prosegue nella trama. «I due protagonisti, un immigrato italiano e un tedesco, sono prigionieri politici. A un

certo punto evadono, in modo rocambolesco, ma vengono ripresi e il sindaco decide di usarli come killer di

altri tre criminali fuggiti precedentemente... in cambio di una promessa di libertà». E Luca Telese, cosa c'entra

in tutto questo? Lo vedremo in versione cowboy armato di tutto punto? No, anche nel film veste i panni del

giornalista. Con il medesimo slancio incalzante. «L'ho incontrato per caso d'estate al Caffè della Versiliana lo

scorso anno, proprio mentre facevamo la festa di chiusura del precedente film. Si è trovato nel posto giusto al

momento giusto. Visto e preso. Si è offerto lui stesso di partecipare: il suo è un piccolo ruolo, quello di un

giornalista che compare in un flash back dove intervista il cattivissimo sindaco incalzandolo a suo modo». Un

po' western, un po' prison movie, ma anche con elementi dello stile gangster, il film si basa su un'idea del

tutto originale ed è stato finito la scorsa primavera. «È una storia d'azione dura e spietata dove anche i

"buoni" costretti alla violenza diventano implacabili e senza pietà». Ha avuto un'anteprima il 20 maggio a

Pietrasanta nello stesso cinema e nella stessa sera in cui Alfonso Cuaron presentò il suo blockbuster premio

Oscar Gravity. Lo hanno visto 730 persone. Ma non è bastato al giovane intraprendente regista per trovare

una distribuzione. Il 18 luglio si replica a Seravezza, alle Scuderie Medicee. E il 1 agosto al cinema Goldoni di

Viareggio.

12/07/2014 11Pag. Corriere Fiorentino - Firenze(diffusione:12000)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014 64

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CINEMA scimmioni e Transformers il disumano che cova in noi Grande schermo In sala i nuovi capitoli del Pianeta delle scimmie e dei robot proteiformi. Due blockbustersegnati dalla stessa angoscia per i tormenti delVuomo, diviso tra richiamo della foresta e ossessionetecnologica Il revisionismo darwiniano si salda con l'intelligenza artificiale e stringe d'assedio gli esseri umaniPer Varietyìa pellicola sugli automi è anti-patriottica: a sconfiggere il male non sono gli americani, ma i cinesi MARIUCCIACIOTTA • «Permettete che un uomo si rivolga a voi. So che il mio aspetto è grottesco, la mia forma ributtante, il mio

profilo bestiale, infetto il mio odore e ripugnante il colore della mia pelle». Cosa è successo all'essere umano

dal nome mitologico, Ulisse, e perché Cesare, al quale chiede clemenza, è una scimmia? Finito all'ultimo

gradino dell'evoluzione, l'homo sapiens non solo deve fronteggiare «i nobili gorilla, i sapienti orangutan e gli

arguti scimpanzè» del romanzo Le Planète des Singes di Pierre Boulle, ma anche riconfermare la sua

superiorità di fronte a giganteschi robot che in un prossimo futuro si spartiranno con le bestie il dominio del

mondo. Il revisionismo darwiniano si salda con la super-intelligenza artificiale e stringe l'uomo d'assedio. Tra

gli umanoidi pelosi del fìimDawn ofthePlanet oftheApes (in Italia.4pes revolution - II pianeta delle scimmie

uscirà il 30 luglio) e le macchine dalle capacità mimetiche di Transformers :Age ofExtinction (in sala da

mercoledì prossimo). Dietro la natura di film per teenager, i due blockbuster nascondono la stessa angoscia

esistenziale, effetto di quella arrendevolezza della specie denunciata da Boulle nel suo racconto. Entrambi i

kolossal rimettono in circolazione una forte controparte immaginifica non più esterna all'io. Il nemico è il

disumano che cova dentro la specie. La saga di bestie e automi, l'uomo diviso a metà tra "richiamo della

foresta" e ossessione tecnologica, rimpiazza in questa stagione cinematografica i super-eroi Marvel, anche

se Batman, Superman e Uomini ragno festeggeranno fra qualche giorno l'immortalità al meeting annuale di

Comicon, il megafestival di San Diego dedicato a fumetti, videogiochi e cinema fantasy. Il successo strepitoso

del quarto capitolo dei pupazzi metallici nati nel 1984, prodotti dall'americana Hasbro, si spiega forse così,

visto che Michael Bay più che un regista è un tecnico degli effetti speciali (sua la società Digital Domain) e

tratta il cinema alla maniera dei Dinobot, la nuova genia di robot-dinosauri devastatori. Snobbato da critici e

cinefili, Bay ha diretto film fracassoni come Armageddon e Pearl Harbor e incassato miliardi di dollari.

Transformers 4 è primo in classica in queste settimane, e segue il record degli altri, tutti targati Paramount, e

"battezzati" da Steven Spielberg (produttore esecutivo), innamorato dei robot epilettici. Niente di più lontano

dalla poetica del regista di-E. T, il film risolve i problemi dei pixel sparati a velocità insostenibile per l'occhio (e

pure in 3D e in Imax) dei capitoli precedenti e rinnova le grandi ammucchiate di ferraglia, come nella

sequenza clou del n.3, la distruzione di Chicago, ma da forfait su script e protagonisti (a parte Mark Wahlberg

e il magnifico Stanley Tucci), una coppia di ventenni alla Li! Abner che giustificherebbero l'estinzione

dell'umanità. Mentre Optimus Prime, leader degli Autobots, camion, j aguar e pick up tramutati all'istante in

guerrieri buoni dai muscoli (letteralmente) d'acciaio, dimostra più sensibilità dei suoi "creatori", e disegna un

mondo dove le macchine rifondano la civiltà. Lo stesso obiettivo degli scimmioni capitanati da Cesare, il Che

Guevara dei primati, cavie torturate in laboratorio, schiavi ribelli. Ma un campanello d'allarme suona sulle

pagine di Variety, che ha dedicato a Transformers: Age of Extinction un articolo dove il film è definito anti-

patriottico, colluso con il vero nemico, la Cina, intenzionata a impossessarsi della "Dream Factory" e a

soppiantare i valori americani. Girato per metà a Hong Kong e co-finanziato dallaChinaMovieChannel,latv di

Stato, il kolossal segna il (quasi) sorpasso del mercato cinese su quello hollywoodiano e concede a Pechino

un trattamento di favore: a una Cia corrotta, "sciocca e piagnucolosa" rispondono i rossi che sgomineranno i

Transformers. Variety da dei venduti a Bay e Spielberg: «Che fine ha fatto il regista di Lincoln e di Salvate il

soldato Ryariì... è nauseante vederlo arrendevole di fonte al Pcc mentre i negozianti e i camerieri di Hong

Kong marciano perlalibertà». Il virus contagia dentro e fuori lo schermo, e la Terra è destinata a soccombere.

«Voi uomini l'avete distrutta! Maledetti, maledetti per l'eternità, tutti ! » urla Charlton Heston, protagonista di II

pianeta delle scimmie, anno '68, anzi 3978, suicidio dell'umanità, distrutta dalle radiazioni atomiche. Nessuno,

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però, ricorda né il libro né il film di Franklin Shaffher e allora ecco il reboot, Rise ofthePlanet ofApes (2011) e

adesso il suo sequel, Dawn ofthePlanet oftheApes di Matt Reeves che perde oltre al regista Rupert Wyatt

anche James Franco (contrari ai tempi ristretti di lavorazione) ma conserva l'ispirazione originale del romanzo

scritto da Boulle, partigiano della Francia anti-Vichy e prigioniero di guerra, dopo II Ponte sul fiume Kwai,

pensando alla malattia contagiosa della subalternità, ai pavidi e agli opportunisti, compiici di un potere

autoritario che li degrada. Ulisse Mérou, l'io narrante del romanzo, si ritrova in quest'ultimo rifacimento

lontano dal pianeta Soror, satellite della stella Betelgeuse, icona di letteratura e cinema di fantascienza, da

Lovecraft a Tolkien fino a Tim Burton (anche lui autore di un "pianeta delle scimmie"). Lo scontro

uomini/animali si svolge in un "prima", quando ancora l'infezione non si è propagata sulla Terra, e i nostri eroi

tentano ancora di ricacciare sugli alberi il loro sé bestiale. Ma il controllo dell'animale che è in noi si coniuga

con il terrore di perdere il comando tecnologico, di non essere più. Il corpo consegnato alle scimmie, la mente

agli automi. Il cinema torna a Méliès dove i fantasmi ballano, effetti di luce, creature disincarnate.

Allorabastavaun salto di fotogramma, adesso la e-motion capture, gli elettrodi applicati all'attore, compie la

magia e, puff, al posto dell'umano svanito compare il mostro.

Foto: CULT

Foto: Una scena del film Apesrevolution II pianeta delle scimmie, in uscita in Italia il 30 luglio

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