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La storia

Dieci anni fa l’avvento del blog la scrittura made in Internet ZAMBARDINO E BARTEZZAGHI

Lo sport

Dream team Barcellona una squadra fatta in casa SORRENTINO 41

Si chiamano dirigenti scolastici, sono assediati dai tagli alla scuola. E guai - dice la Gelmini - a chi si lamenta (cioè quasi tutti)

MARIA NOVELLA DE LUCA

L a loro trincea è fatta di aule cadenti, di fotocopiatrici scassate, di bagni senza sapone, di bimbi che nello zainetto oltre al panino si portano la carta igienica, di caldaie a secco,

di computer rotti, di laboratori in pezzi, di al­lievi abbandonati a se stessi perché la cassa è vuota e la supplente non c’è. Sono cronache da una bancarotta quelle che i dirigenti scola­stici italiani raccontano, da scuole che sem­brano fortini assediati dall’emergenza, men­tre il ministero eroga “zero euro” per il funzio­namento ordinario degli istituti, e le famiglie si tassano per affrontare, almeno, la quotidia­nità.

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C’era una volta

pilreside FRANCESCO MERLO

Il guaio dei presidi italiani non è solo quel­lo d’essere diventati i protagonisti, sia pure sfortunati, d’una delle imprese più coraggiose, anzi disperate, ma anche più ripetute e decisive in questa nostra Italia:

amministrare senza soldi. Hanno anche la di­sgrazia d’essere stati ridotti a reliquie di un mondo perduto. Ultimi eredi dell’aristocrazia culturale italiana, sono stati lasciati soli a con­trapporre le aule scolastiche alle alcove mini­steriali, e a difendere la scuola come studium, che vuol dire amore, passione e dunque vita contro una ministra che ama i libri (solo) con­tabili e crede che la modernità significhi ta­gliare, chiudere, umiliare e cacciare via.

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La relazione del Governatore di Bankitalia

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Solarino, sexy anche da uomo

Interattività ELEZIONI EUROPEE: IL SUPERBLOG DEI NOSTRI INVIATI

VENERDÌ NATALIA ASPESI

DA COCO A CHANEL

La C t

a Palma d’Oro all’attore più sexy dell’ultimo festival di Cannes se l’è meritata il danese Mads Mikkelsen, che in­terpreta Igor Stravinsky in “Coco e Igor”, il meno riusci­

to dei due film attuali (l’altro è “Coco avant Coco” con Audry Tatou), dedicati alla vita erotica di Chanel. Si sa che il compo­sitore russo era bruttissimo, ma dovendo fare un film su una sua mai provata passione per la mitica sarta (in quegli anni lui aveva perso la testa per Vera de Bosset, poi sua seconda mo­glie), perché non renderlo molto prestante, anche dando a Co-co, che era piccolissima, la lunga figura della testimonial della casa, Anna Mouglaris? Il protagonista di questo ricco filmone tutto champagne e balletti russi, diretto da Jan Kounen, non è né Igor nè la signora che rese quadrate generazioni di grandi dame, ma il profumo Chanel n.5 di cui vediamo l’impervia na­scita sotto il naso esigente della sua inventrice. Il film è un gran­dioso spot pubblicitario per la Maison che lo ha in parte finan­ziato: verrà presentato domani a Mosca, dove Coco stessa portò la sua moda nel 1967, e dove stasera sfila l’ultima colle­zione Chanel dedicata con grande sagacia pubblicitaria, come una celebre mostra parigina del 1979, “Paris-Moscou”.

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la Repubblica VENERDÌ 29 MAGGIO 2009 ■ 42

R2 L’INCHIESTA

Manager. Anzi, economi. Dopo aver perso il titolo di presidi, ora i 10 mila dirigenti scolastici d’Italia svolgono anche nuovi compiti. Per gestire l’emergenza in tempi di tagli alle risorse. Mentre il ministro consiglia a “chi non è capace” di cambiare mestiere. Ma loro non ci stanno

La dura vita di chi dirige

scuuona l a “Ci sentiamo soli, assediati, accusati solo perché chiediamo i mezzi per poter lavorare”

“Ci mancano i soldi pure per la carta igienica. E non sempre le famigl ie possono tassarsi”

(segue dalla copertina)

MARIA NOVELLA DE LUCA

Doi npvoi a ltee 4d1a m30il0a plerettsei rdei del Lazio ai genitori dei loro alunni «per denunciare la grave si­

tuazione finanziaria della scuola», e la durissima risposta del ministro dell’Istruzione Gelmini («chi non sa dirigere cambi mestiere»), i capi d’istituto si organizzano, replica­no, provano a difendere l’orgoglio di un ruolo un tempo illustre, r i ­spettato, riconosciuto. È un’Onda, una nuova Onda, seppure più pa­cata di quella degli studenti, ma ar­riva da tutta Italia, con l’indigna­zione di chi teme di non poter più garantire la sicurezza ai ragazzi che gli sono affidati.

Storie di presidi. Vite di funzio­nari dello Stato. Che dopo la rifor­ma del 2001 si chiamano “dirigenti scolastici” e della scuola sono di­ventati anche manager. «Ci sentia­mo soli, assediati, accusati di non saper fare i l nostro lavoro sempli­cemente perché chiediamo i mez­zi per farlo», dice con chiarezza Ri­ta Coscarella, preside della scuola media “Virgilio” di Palermo, 960 al-

lievi. «Da anni siamo costretti a chiedere contributi alle famiglie per la gestione ordinaria, ma la co­sa più grave è che non abbiamo più i soldi per chiamare e pagare i sup­plenti. Così i ragazzi, se un docente manca, devono fare gli “ambulan­t i” di classe in classe, con grave r i ­schio per la sicurezza. E l’anno prossimo sarà ancora peggio: se non arriveranno i fondi richiesti sa­remo costretti a far uscire i ragazzi prima dalla scuola. Ma questo vuol dire derubarli del loro diritto allo studio. Vi sembra giusto?». Parole amare, sofferte. Dopo la “base” è la dirigenza della scuola italiana a sentirsi incompresa, accusata in­giustamente. I dirigenti scolastici

in Italia sono circa 10 mila e guada­gnano in media 2.700 euro al mese. Si diventa presidi per concorso, di solito dopo lunghi anni di insegna­mento. Un ruolo delicato e fatico­so. «Noi siamo responsabili di tut­to — spiega Armando Catalano, di­rigente da 20 anni, e rappresentan­te di 2.200 presidi della Cgil — dob­biamo rispondere di ogni atto e di ogni decisione. Questo vuol dire entrare a scuola la mattina e uscir­ne la sera, quando si hanno anche novecento o mille allievi è impossi­bile fare diversamente. Non c’è tensione, difficoltà, criticità che non approdi nella stanza del presi­de. È giusto così, il rapporto con gli studenti e le famiglie è la vita della

scuola. Ma la nostra autonomia è stata ridotta a fare lo slalom tra cas­se vuote e problemi immensi, non abbiamo i soldi per le pulizie, per i tecnici della sicurezza, e poi i l mi­nistero ci scarica addosso incom­benze amministrative, come la r i ­costruzione delle carriere, impe­dendoci di lavorare sulla didatti­ca». «Più che presidi — incalza Ar­mando Catalano — ormai siamo dei tecnici dell’emergenza, faccia­mo economia domestica e la verità è che laddove le famiglie possono tassarsi la scuola sopravvive, ma nei quartieri a rischio, più poveri, è destinata alla bancarotta».

Una forbice che sarà sempre più larga. Di qua i figli delle classi bene-

I d i r i g e n t i scolast ic i i n I t a l i a Scuola primaria (ex elementare) e secondaria

di primo grado (ex media)

6.950

Scuola secondaria secondo

grado (superiore)

3.199

Istituzioni Stipendio educative medio (educandati e u r o a ' mese e convitti)

L'età dei presidi OVER 50

m UNDER 40

42 2.700 12%

stanti, di là i bambini del ceto me­dio impoverito, gli immigrati. L’e­dilizia scolastica italiana è tra le peggiori d’Europa, e così la prepa­razione dei ragazzi, scivolati al trentatreesimo posto della Ue, quando fino a pochi anni fa erava­mo tra i primi dieci. Livia Cangemi è la preside di un grande istituto comprensivo nel centro di Roma, nel cuore di Trastevere, la “Regina Margherita”, 700 allievi tra infan­zia, elementari e medie. Un istituto all’avanguardia, ricco di iniziative e di progetti, e dove ci si mette in f i ­la per iscrivere i propri figli. E dove ogni classe, grazie alle famiglie, ha carta igienica, sapone, asciugama­ni. «Eppure — dice con amarezza Livia Cangemi, una tra le firmatarie della lettera dei presidi del Lazio in­viata alle famiglie — potrei dire che non c’è rimasta che la passione a far funzionare le cose. La nostra di in­segnanti e quella dei genitori, che qui, alla “Regina Margherita” sono presenti, sia economicamente che come supporto all’attività didatti­ca. E finora ce l’abbiamo fatta. La­boratori, campi scuola, uscite, l’anno prossimo avremo tra i primi le lavagne interattive. Ma è tutto sulla buona volontà. Pur di fare la gita l’insegnante rinuncia a quello

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la Repubblica VENERDÌ 29 MAGGIO 2009 @

PER SAPERNE DI PIÙ www.miur.it www.repubblica.it/scuola_e_universita/index.html

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Quei nostalgici esempi di come si serve lo Stato

(segue dalla copertina)

Abbracci tra i banchi vietati negli States Macché freddini. I teenager americani, solitamente accusati di essere incapaci di comunicare, ora sono nel mirino delle autorità scolastiche preoccupate dal loro continuo abbracciarsi. E centinaia di presidi hanno messo al bando gli abbracci, in aula e fuori. Motivo: il contatto fisico è pericoloso

che dovrebbe percepire in più, il materiale lo pagano i genitori».

Perché anche qui non ci sono più i soldi per pagare le supplenze, «e se un docente si ammala il bilan-cio della scuola va in rosso e la clas­se resta scoperta. «Forse il ministro Gelmini dovrebbe conoscere me­glio quanta dedizione c’è nel no­stro lavoro. Ognuno di noi sente di far parte dello Stato. Come si può rispondere ad un grido di dolore di­cendo che non sappiamo fare il no-stro mestiere? Faccio la dirigente scolastica soltanto da due anni, e ci credo davvero, nonostante la bu­rocrazia, i tagli, le difficoltà. Passo la mia giornata qui dentro, ma se ci si impegna i risultati si vedono. Per-ché vanificare esperienze così ric­che?». Storie di funzionari che lavo-rano. Nel silenzio e senza clamori. In uffici dove sulla porta c’è ancora scritto “Presidenza” visto che nes­suno ha cambiato né targa né ver­nice. Tra i bimbi disabili senza più insegnanti di sostegno, i ragazzi immigrati in cerca di integrazione, e gli insegnanti sottopagati. Una frontiera dove spesso manca la lu­ce, a volte l’acqua, e si fa lezione con il cappotto. «Noi resistiamo però — dicono i presidi-manager — fino ai prossimi tagli...».

La riforma Nuovi indirizzi e meno ore per un milione e mezzo di studenti

Istituti tecnici e professionali “spariscono” ottomila cattedre

Per i l mi l ione e mezzo d i studenti degli ist i tut i tecnici e professionali si cam­bia registro. Ieri i l Consiglio dei min is t r i ha approvato i due regolamenti che sconvolgeranno, a partire dal 2010, i l 60 per cento degli iscrit t i alle su­per ior i . «Una svolta epocale, dopo 78 ann i dal l ’u l t imo r iord ino che risale

al 1931», secondo i l min is t ro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmin i . U n tr ionfal ismo n o n condiviso da Mariangela Bastico, ex viceministro dell ’ Istruzio­ne e responsabile scuola del Pd. «Le basi della r i forma delle scuole tecniche e p ro ­fessionali, con la r iduzione degli indir izz i , l ’abbiamo cominciata no i , con i l gover­no Prodi — afferma la Bastico — così, invece, tu t to si r iduce a una taglio indiscr i ­minato d i ore e una r iduzione d i 8 mi la cattedre solo nel p r imo anno. Perché ta­gliare i l 30 per cento delle ore d i laboratorio, elemento centrale dei due indirizzi? E perché abolire l ’ insegnamento del d i r i t to e del l ’economia negli u l t im i tre ann i dell ’ istruzione tecnica? N o n esiste u n progetto ma solo l ’obiett ivo d i risparmiare».

Secondo la Gelmini, invece, la “r i forma” sarà la panacea: due settori e 11 indirizzi per gli istituti tecnici, due macrosettori e 6 indirizzi per le professionali. Più italiano e storia nei tecnici nonostante i l taglio delle ore di lezione settimanali. «Un’iniezione d i nuove professionalità per superare la crisi, visto che i l mercato chiede ogni anno 300 mila diplomati, mentre i l sistema scolastico ne offre solo 140 mila», sostiene i l m in i ­stro. Un teorema smontato dalla Cgil: «Il rischio reale è che la formazione professio­nale sopravviverà nelle regioni del Nord, dove le amministrazioni locali hanno una lunga tradizione d i rapporto con le aziende, mentre tutto quello che non funziona, r i ­m a r r à , compresa la d ispers ione scolast ica, a car ico de l lo Stato».

(mario reggio)

FRANCESCO MERLO

Ep p u r e d a m o l t i a n n i , i p res id i i t a l i an i avevano smesso d i insegnare, d i essere i p i ù i m p o n e n ­t i e i p i ù au to revo l i deg l i i nsegnan t i . E rano a p ­p u n t o d i ven ta t i manager , anche se d i u n t i p o

davvero speciale, perché m a i dovevano perdere d i v i ­sta che la scuola è i l l uogo de l sapere depos i ta to e d e l ­la vecch ia , cara contes taz ione l i b ro c o n t r o l i b r o , f ig l i c o n t r o p a d r i , p ro fessor i anz ian i c o n t r o pro fessor i g iovan i . I p res id i d e v o n o i n s o m m a esib i re u n ven ta ­g l io d i v i r t ù che l ’avvocato G e l m i n i n o n cap i rà m a i . N o n solo a m m i n i s t r a r e l ’az ienda-scuola senza p i ù so ld i n e p p u r e per i deters iv i e per la car ta ig ien ica, m a anche occupars i d i sesso ma l t ra t t a to e d i v ideo te le fo ­n i n i . E p o i t rovare le paro le g iuste per len i re le f r u ­s t raz ion i de l professore r i d o t t o da u n salar io da p o v e ­racc io a travet s fo rma to e m a l i n c o n i c o . E ancora af­f ron ta re le d e n u n z i e pena l i de i gen i to r i , prassi q u o t i ­d iana e devastante spauracch io del la scuola i ta l iana .

È i l pres ide che deve i m p e d i r e a l professore d i l i t i ­gare c o n g l i a l l iev i che n o n capisce, fosse solo per r a ­g i on i anagraf iche. M a i l pres ide deve anche me t te re pace t ra g l i i nsegnan t i , e p o i in tercet tare m i n a c c e , scopr i re e pers ino copr i re reat i i n u n m o n d o dove , d a t e m p o , n o n si v ive p i ù solo d i Promess i Sposi m a a n ­che d i t racotanze.

È u n manager , cer to , avvocato G e l m i n i , m a anche u n d i re t to re d ’o rchest ra ne l c l i m a avvelenato e i l l i be ­rale che da l la po l i t i ca ar r iva s ino al la scuola . U n p a ­store d ’ a n i m e , m a sempre la ico , e d u n q u e i n g rado d i con t roba t te re i t o n i esasperat i de i c ler ica l i e deg l i a n ­t ic le r ica l i , e a l t e m p o stesso fare a m e n o — per m a n ­canza d i f o n d i — de l la car ta per fo tocop ie c o m e o r m a i accade anche ne i p i ù prest ig ios i l i ce i d i R o m a e d i M i ­l ano .

Ebbene , deve essere m o l t o fo r te per ques t i u o m i n i che t u t t i s i g lo r iano d i me t te re ne l sacco — dag l i s t u ­d e n t i a i m i n i s t r i — la ten taz ione d i dare re t ta a l l ’av­vocato G e l m i n i e andarsene davvero t u t t i a casa e l a ­sciar la sola a f i n i re d i sfasciare la scuola c o n i rag io ­n ie r i de l suo m i n i s t e r o o , m a g a r i , c o n la po l i z ia i n v i a ­ta da l suo col lega M a r o n i .

Fer i t i ne l l ’o rgog l io d a questa m i n i s t r a , che m a n c a l o ro d i r i spe t to e n o n “p res iede” i processi f o r m a t i v i m a l i raggi ra, i p res id i r i m a n g o n o invece a l l o r o pos to ma lg rado la c r is i , i salar i scanda losamente p i ù bassi d ’Eu ropa , i l b u l l i s m o , le devastaz ion i po l i t i che , g l i i n ­su l t i , le m i n a c c e . O r m a i h a n n o cap i to che a o g n i n u o ­va p rovocaz ione la G e l m i n i sempre p i ù mos t ra la sua estranei tà a l m o n d o de l la scuola , a queg l i i nsegnan t i e a queg l i s tuden t i de l l i ceo sc ient i f i co M a j o r a n a , per esemp io , che q u a n d o v e d o n o passare i l pres ide G i u ­seppe M o n c a d a i nconsapevo lmen te m a sub i to f i u t a ­n o i n l u i , ne l la sua borsa d i c u o i o gon f ia d i m is te r ios i d o c u m e n t i , ne l suo p o r t a m e n t o e ne l la sua c o m p o s t a d iscrez ione, ne l la stessa foggia de i suo i ab i t i i sp i ra ta p i ù a decoro che a eleganza, l ’erede na tu ra le d i q u e i “Serv i to r i de l la Cosa Pubb l i ca ” d i c u i , ne l governo , si è p u r t r o p p o perso i l seme, m a d i c u i se rb iamo t u t t i un ’accora ta nosta lg ia .

Pare i n s o m m a che d i s tupefacent i e t o n i t r u a n t i a m m i n i s t r a t o r i senza so ld i l ’ I ta l ia d i ogg i sia p i ena . M a i p res id i n u t r i t i d i b u o n e let tere e d i vera i n d u l ­genza, se u n a vo l ta e rano i p o c h i che d i ven tavano sempre d i p i ù , ebbene ogg i sono i p o c h i che d i ven ta ­n o sempre d i m e n o . M a , d iavo lo ! , d i i ndu lgen te sag­gezza d e b b o n o averne davvero tan ta se res is tono, c o n l ’ab i tua le compostezza e grav i tà , al le corbe l ler ie che sta facendo e d i c e n d o questa nos t ra benedet ta m i - n i s t r a .

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