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STAMPA REGGIANA periodico di attualità > cultura > spettacolo > sport Editoriale Teletricolore srl - Direttore Responsabile: Ivano Davoli - Direzione,Redazione e Amministrazione: Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/337665 - Fax 0522/397794 E-mail: [email protected] sito web: www.stampareggiana.it - Pubblicità: PUBLI7 Via Edison 14/a Reggio Emilia Tel.0522/331299 - Fax 0522/392702 Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Reggio Emilia - Iscrizione al ROC nr.10590 anno V numero 11 > DICEMBRE 2007 www.autogepy-chryslergroup.it AutoGepy www.autogepy-chryslergroup.it AutoGepy Euro 2, 00 > DOPO LE BRIGATE ROSSE SCOPRIAMO L’ESTREMISMO ISLAMICO di Luca Soliani COSI’ ERA COSI’ SARA’ di Roberto Fontanili Ci accoglie nella rinnovata e ristrutturata Questura reg- giana, che vorrebbe sempre più aprire ai reggiani. Una teoria di uffici, con an- nesse autorimesse, mensa e una palestra, che si sviluppa- no su 15 mila metri quadrati e si affacciano su via Dante. Una via, che è anche la con- giunzione strategica tra il centro storico e un'area come la stazione ferroviaria che è tra le più problematiche. Di una città, la nostra, nella quale nel 2007 si è registra- to un aumento dei furti in ap- partamento, (passati dai 194 del 2006 ai 253 del 31 ottobre 2007) ed un incremento (da 134 a 147) di quelli in nego- zio, mentre quelli nelle ban- che sono stabili se non in ca- lo, come lo sono quelli negli uffici postali. Ma è anche una Reggio ricca, in cui a fianco di un elevato consumo di cocaina, oggi sempre più a prezzi abborda- bili, si registra una nuova im- pennata del consumo di eroi- na. <E la conferma - dice in dottor Gallo - arriva dai nu- merosi sequestri di stupefa- centi effettuati quest'anno>. “Rapidità e certezza della pena Un giudice in servizio 24ore” segue a pagina 3 IL POSTER UFFICIALE DELLA REGGIANA CALCIO INTERVISTA DI FINE ANNO AL QUESTORE GENNARO GALLO Aumenta il consumo dell’eroina Ancora un anno poi il restauro del Duomo sarà ultimato. Tutti i lavori all’interno della Cattedrale illustrati dall’ Architetto Mauro Severi da pagina 19 a 21 > LA STORIA DEI CAVALIERI TEMPLARI CHE VISSERO SULLE NOSTRE COLLINE di Danilo Morini a pagina 6 -7 da pagina 8 a 11 “COSA BIANCA” E “COSA ROSSA” IL NUOVO SCENARIO POLITICO di Dario Caselli Il quadro politico reggiano è come un biliardo dopo il primo colpo di stecca, le palle sono sparse per il tap- peto verde, tutti attendono l'evolversi della situazione nazionale per riposizionarsi rispetto ai mutati equilibri. segue a pagina 5 Gennaro Gallo

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STAMPA REGGIANAperiodico di attualità > cultura > spettacolo > sport

Editoriale Teletricolore srl - Direttore Responsabile: Ivano Davoli - Direzione,Redazione e Amministrazione: Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/337665 - Fax 0522/397794 E-mail: [email protected] sito web: www.stampareggiana.it - Pubblicità: PUBLI7 Via Edison 14/a Reggio Emilia Tel.0522/331299 - Fax 0522/392702

Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Reggio Emilia - Iscrizione al ROC nr.10590

anno V numero 11 > DICEMBRE 2007

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Euro 2,00

> DOPO LE BRIGATEROSSESCOPRIAMOL’ESTREMISMOISLAMICO

di Luca Soliani

COSI’ ERA COSI’ SARA’

di Roberto Fontanili

Ci accoglie nella rinnovata eristrutturata Questura reg-giana, che vorrebbe semprepiù aprire ai reggiani. Una teoria di uffici, con an-nesse autorimesse, mensa euna palestra, che si sviluppa-no su 15 mila metri quadratie si affacciano su via Dante.Una via, che è anche la con-giunzione strategica tra ilcentro storico e un'area comela stazione ferroviaria che ètra le più problematiche. Di una città, la nostra, nellaquale nel 2007 si è registra-to un aumento dei furti in ap-

partamento, (passati dai 194del 2006 ai 253 del 31 ottobre2007) ed un incremento (da134 a 147) di quelli in nego-zio, mentre quelli nelle ban-che sono stabili se non in ca-lo, come lo sono quelli negliuffici postali. Ma è anche una Reggio ricca,in cui a fianco di un elevatoconsumo di cocaina, oggisempre più a prezzi abborda-bili, si registra una nuova im-pennata del consumo di eroi-na. <E la conferma - dice indottor Gallo - arriva dai nu-merosi sequestri di stupefa-centi effettuati quest'anno>.

“Rapidità e certezza della pena Un giudice in servizio 24ore”

segue a pagina 3

IL POSTER UFFICIALE DELLA REGGIANA CALCIO

INTERVISTA DI FINE ANNO AL QUESTORE GENNARO GALLO

Aumenta il consumo dell’eroina

Ancora un anno poi il restauro del Duomo sarà ultimato.Tutti i lavori all’interno della Cattedrale illustratidall’Architetto Mauro Severi da pagina 19 a 21

> LA STORIA DEICAVALIERITEMPLARICHE VISSEROSULLE NOSTRE COLLINE

di Danilo Morinia pagina 6 -7 da pagina 8 a 11

“COSA BIANCA” E “COSA ROSSA”IL NUOVO SCENARIO POLITICO

di Dario Caselli

Il quadro politico reggianoè come un biliardo dopo ilprimo colpo di stecca, le

palle sono sparse per il tap-peto verde, tutti attendonol'evolversi della situazionenazionale per riposizionarsirispetto ai mutati equilibri.

segue a pagina 5

Gennaro Gallo

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STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007

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STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007 3

Intervista >

di Roberto Fontanilisegue dalla prima

Il questore Gennaro Gallo è or-goglioso della sua Questura esoprattutto dei 307 uomini cheha a disposizione, che quotidia-namente vigilano sui reggianicon 4 volanti in strada 24 ore algiorno. E una volta chiarito chele auto a disposizione sono cer-to un poco vecchiotte, ma chealmeno la benzina nel serbatoioc'è e che gli adempimenti e laburocrazia rischiano di seppelli-re gli uffici, aggiunge: < Mi au-guro un aumento degli organi-ci, ma mi accontenterei che al-meno vengano sostituiti quelliche vanno in pensione>. Passan-do poi ad affrontare il tema del-la sicurezza in città, riconosceche il 2007 che sta per chiuder-si è stato un anno difficile e nonsolo per il triplice omicidio acca-duto in Tribunale. <Nei reggia-ni continua a crescere la perce-zione di insicurezza, rispetto ainumero dei reati effettivamen-te compiuti. Per fortuna da noii reati si denunciano ancora. Equesto è un buon segno>. Ma Gennaro Gallo prima di ad-dentrarsi in una analisi nell'ulti-mo anno e che vede la <nostracittà per tipologia e numero inlinea con le altre città a forte im-migrazione nella nostra regio-ne>, punta subito il dito su al-cuni elementi, a suo dire, fonda-mentali per dare sicurezza ai cit-tadini alle prese con una forteimmigrazione non solo dall'Afri-ca ma anche dall'est europeo.Da un lato occorre <la rapiditàe certezza della pena e la possi-bilità di allontanare e accompa-gnare alla frontiera chi delin-que>, e dall'altro sottolinea co-me <la politica dovrebbe investi-re molto di più sulla giustizia,proprio per garantire la certez-za del diritto e dando in questomodo ancora più credibilità al-l'organo giudicante>. Poi il questore avanza una pro-posta concreta: <Mi auguro chein futuro si possa adottare il mo-dello utilizzato negli Usa, con ungiudice disponibile 24 ore algiorno. Una scelta che consen-tirebbe di snellire la mole di la-voro quotidiana ed arrivare adun giudizio immediato>. Ogni giorno, aggiunge, tra noi

ed i Carabinieri portiamo davan-ti ai magistrati che sono obera-ti di lavoro 5-6 persone arresta-te. Tutto lavoro che si aggiungealla cause messe a ruolo e che ri-schia di far slittare queste ulti-me. Ma non solo, <nonostantegli ottimi rapporti tra noi e lamagistratura giudicante ci sononorme che consentono di allar-gare le maglie della detenzio-ne>.<Ma è soprattutto il problemalegato ai reati commessi daiclandestini, che a Reggio sono lamaggioranza e che richiedonostrumenti normativi adeguati>. Oggi i clandestini pizzicati ven-gono controllati, espulsi, poi al-lontanati e se ripescati arresta-ti. <Dopo di che dovremmo ac-compagnarli nei centri di perma-nenza temporanei che sonosempre pieni per cui li ritrovia-mo esattamente dove li abbia-mo fermati>. dice scuotendo latesta, dopo averci detto che sen-za un passaporto valido le com-pagnie aree si rifiutano di imbar-carli, per cui la questura è nellaimpossibilità di rendere effetti-vi i provvedimenti di allontana-mento. <Ecco perché è indispen-sabile che il nostro paese si do-ti di norme che consentano al-le forze dell'ordine ed alla ma-gistratura di svolgere un lavoroche dia concreti risultati>. Ancheattivando rapporti con i paesi diorigine. E' il caso della Romaniacon cui è stato attivata una col-laborazione da poco tempo.

<Il rapporto con la polizia rome-na funziona, perché ci consen-te - rimarca - di conoscere nonsolo i reati commessi in Italia maanche nel loro paese d'origine.Il decreto ci ha permesso di al-lontanare qualche settimana or-sono due fratelli che avevanocommesso alcuni reati e sconta-to sei mesi di carcere. Nei gior-ni scorsi abbiamo accompagna-to all'aeroporto Linate ed imbar-cato su l'aereo una ragazza ro-

mena di 20 anni che si prostitui-va e che avevamo identificato14 volte>. Ma il fatto che in Italia la pro-stituzione non sia più reatocomplica le cose e non poco. <Sela prostituzione non è un reatoè sicuramente un disagio ed undegrado>, commenta. In Roma-nia per chi si prostituisce c'è ilcarcere e in Italia si fanno piùsoldi. Questa è una delle ragio-ni per cui ci troviamo alle presecon una presenza così numero-sa. <Lo hanno detto loro stesse,quando le abbiamo intervistateinsieme ai colleghi romeni>.Ovviamente, ci dice, che ci sonoanche problemi di sfruttamento

da parte di romeni, di albanesi,mentre i moldavi, sono tra colo-ro che sono dediti a furti e ra-pine. Cosi come i tossicodipen-denti si sono specializzati in fur-ti di auto e nelle auto. Cinesi aparte, che sono una comunitàparticolarmente impermeabile eche salvo qualche caso di sanguesono dediti al lavoro nero, ognietnia ormai ha una sua specia-lizzazione, a delinquere. <Tutti problemi che con l'am-pliamento dell'Unione Europea

dovremo imparare a convivere>,sottolinea.E sono proprio l'accoglienza el'integrazione i temi su cui peril questore Gennaro Gallo si gio-ca il futuro della nostra città. Macon un atteggiamento raziona-le e non da libro Cuore.<Anche l'accoglienza manifesta-ta da sempre dai reggiani puòandare in crisi, davanti ad un nu-mero elevato di cittadini extra-comunitari che proprio perchéclandestini, per vivere o lavora-no in nero, o sono destinati adelinquere>, riconosce lo stessoquestore, per cui <Bisogna con-vincersi che oggi Reggio è unacittà multietnica e che lo diven-terà sempre di più. Ragion percui dobbiamo imparare a convi-vere con gli altri. Ma nel rispet-to della legalità. Ecco perchè èaltrettanto importante che chiarriva conosca la nostra linguae le leggi che debbono essere ri-spettate>.Senza una integrazio-ne sociale vera, è la suaprevisione, la sola pre-venzione non è piùsufficiente in un mon-do in cui le migrazionisaranno sempre piùmassicce e in una pro-vincia come la nostradove il tessuto econo-mico richiede nuovamanodopera.Il suo più che un auspi-cio è un invito, che par-te dalla situazione con-creta: <la presenza di55 mila extracomunita-ri regolari nella nostraprovincia ed una stimadi circa 15 mila clande-stini. Ma chi delinquetra questi sono al mas-

simo 500, ecco perchè con nor-me adeguate come la certezzae rapidità della pena e la possi-bilità di allontanare chi delinqueci consentirebbe di riportare se-renità nei reggiani e in tempi ra-pidi>.Il Questore ci saluta inviando unaugurio di buone festività e diun sereno 2008 a tutti i reggia-ni, anticipando, che come in pas-sato, per le festività verrannorafforzati i controlli sul territo-rio e sarà prestata particolare at-tenzione agli obiettivi comebanche, uffici postali e esercizicommerciali.Con la speranza di poter passa-re festività serene tutti. Anche lei dottor Gennaro Gallo.

Foto in alto : il questore Genna-ro Gallo con il capo della mobi-le Antonio Turi. A lato i soccor-si dopo la tragica sparatoria intribubale

Proprietario Editore Editoriale Tricolore srl Direttore ResponsabileIvano DavoliArt DirectorRoberta CastagnettiServizi fotograficiStefano RossiMarco Moratti

Sede e RedazioneVia Pasteur 2 - Reggio EmiliaTel. O522.337665 Fax O522.397794PubblicitàEDIT 7 Uff. Commerciali Via Pasteur 2 42100 Reggio Emilia Stampa

Società Editrice Lombarda S.R.L.Via Dè Berenzani 6-26100 CremonaAutorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia

n. 1093 del 17/03/2003

STAMPA REGGIANAperiodico di attualità cultura spettacolo sport

GALLO: “SI CHIUDE UN ANNO DIFFICILE”

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Opinioni & Interventi >

Women, premio biennale apertoad ogni forma di espressione arti-stica volto a promuovere giovaniartiste residenti nel Regno Unito.

Lo ripeto, parliamo di un altrolinguaggio e forse anche per taleragione fatichiamo a comprender-lo. Non c'è in questo nulla di maleo di negativo, è un semplice datodi fatto.

E' un grave limite non capire chese le scale di riferimento sono di-verse è impossibile fare confronti oricercare analogie. Per fare unesempio concreto il Centro Cultu-rale Gerra non sarà mai come la Ta-te Modern, farà grandi cose, utili

per la vita culturale della città, main modo diverso, non facciamoce-ne una ragione. Se pensiamo al pri-mo con gli strumenti di lettura del-la seconda il fallimento sarà pur-troppo inevitabile.

Chi oggi si lamenta per una sup-posta chiusura della "Famiglia"nei confronti della città dimostra dinon avere capito motivazioni e fi-nalità della Collezione, dimostra dinon capirne la scala, dimostra dinon avere conosciuto lo stile e l'in-telligenza del cavalier Achille.

E adesso vado a prenotarmi perla visita guidata.

CAPIRE LO STILE DI ACHILLE MARAMOTTI

di Sebastiano Simonini

Per favore, smettiamola di chia-marla Fondazione! Tale non è. LaCollezione Maramotti è "semplice-mente" la raccolta di arte contem-poranea costituita in oltre trent'an-ni di incontenibile curiosità daAchille Maramotti, appassionato einstancabile esploratore dei lin-guaggi e delle espressioni in con-tinuo divenire nell'arte come nel-la moda. Una collezione, privata, èil caso di sottolinearlo.

Non l'ho ancora visitata, non misono ancora messo virtualmente incoda per prenotare la visita. Nonper pigrizia né perché critico, comealtri, per la modalità di accesso, cheanzi mi sembra perfettamente ade-guata per questa originale realtàespositiva, ma perché mi sto impo-nendo un'attesa che, come spessoaccade, è già di per sé una gioia. Unpo' come aspettare una corrispon-denza importante, magari un og-getto speditoci dall'estero, l'attesaè la parte migliore.

Però non resisto e ne parlo lostesso.

Mi sono divertito molto, quandoi quotidiani locali hanno iniziato ascriverne, nel leggere le lodi sper-ticate che provenivano da chi an-cora non l'aveva visitata. E questoè il meno, l'attesa e l'entusiasmopossono giustificare la cosa. Menogiustificabile mi è sembrato l'atteg-giamento di chi ne parlava come sefosse merito suo se Reggio andavaad arricchirsi di una simile realtà.Davvero divertente leggere i com-menti dei molti amministratori chesenza pudore si proponevano alpubblico come artefici della cosa,come se fosse "affare loro".

Evidentemente non avevano ca-pito motivazioni e finalità della Col-lezione, né dimostravano di cono-

scere lo stile della "Famiglia" ed an-cor meno la storia del cavalierAchille.

Sentite cosa ha scritto un notopolitico reggiano: "Sono convintoche la Fondazione Maramotti, neimodi e nelle forme più consone,produrrà idee e scambi con l'impor-tante rete culturale cittadina loca-le (riferendosi esplicitamente a Fo-tografia Europea, Didart e Bienna-le del Paseaggio). Credo che la Fon-dazione Maramotti anche in colla-borazione con Reggio Children, ab-bia le caratteristiche per offrire al-la città un'opportunità didatticaper tutti i bambini (…)".

Nel ricordargli che non è unaFondazione, mi domando: ReggioChildren cosa c'entra?

Oggi la "Famiglia" viene accusa-

ta di non volere dare di più allacittà, di non volere rendere la Col-lezione patrimonio condiviso, in re-te con il sistema museale di Reggio(è oggi di moda parlare di "rete delsistema mussale"). Certo che no,fortunatamente. La Collezione èpatrimonio del mondo della cultu-ra internazionale, appartiene aduna sfera differente, parla un altrolinguaggio. Accontentiamoci delfatto che la Collezione sia rimastaa Reggio Emilia, aperta al pubbli-co e non volata altrove, che ne so,a Londra. Ricordiamo ad esempioche Max Mara promuove, in colla-borazione con la Whitechapel diLondra, il Max Mara Art Prize for

di Dario Casellisegue dalla prima

Infatti anche a livello locale ilquadro politico si presenta debo-le e frammentato; la maggioran-za che pure ha stravinto le elezio-ni con oltre il 60% dei voti rag-giunge a fatica il numero legale inun Consiglio Comunale che sembrala Bosnia prima della guerra, laGiunta sconta l'eterna divisione trasinistra radicale e Pd, nonché le dif-ferenze e le diffidenze interne alPd tra ex Ds ed ex Margherita. Puressendo l'opposizione frammenta-ta e divisa, le decisione vengonoprese dopo lunghe mediazioni opiù frequentemente rinviate, se lasituazione è ancora in equilibrio èper merito dei reggiani, ottimi la-voratori, imprenditori ed operato-ri del sociale. Immaginiamo per unattimo che la legge elettorale na-zionale con sbarramento al 5%,venga fatta e vediamo i riflessinella nostra città. Avremo una se-rie di spostamenti da un partito al-l'altro di dirigenti e soprattutto dielettori, nonché la nascita di duenuove formazioni: la Cosa rossacon Rifondazione, Comunisti italia-ni e sinistra diessina di cui il vice-sindaco Ferretti è la figura dimaggior spicco e la Cosa biancache farà riferimento a Pezzotta,Casini, Di Pietro ecc…, che puntaa candidare Luca di Montezemo-lo alla leadership e che in città èrappresentata soprattutto da Fran-co Colosimo e Tarcisio Zobbi. E' unraggruppamento di cui è difficilemisurare il consenso, ma che pre-senta la capacità di aggregare ol-tre ai partiti centristi, personalitàdi tradizione democristiana e libe-rale, senza trascurare la sua capa-cità attrattiva verso il Pd qualora

la connotazione socialista si accen-tuasse. Probabilmente di quest'a-rea non faranno parte l'on. Eme-renzio Barbieri e gli esponenti del-l'Udc a lui legati, che confluirannonel partito di Berlusconi. Nel cen-trodestra, dominato dal Partitodelle libertà, resteranno la Lega edAn, quest'ultima potrebbe regi-strare la perdita di qualche dirigen-te a favore di Berlusconi o Stora-ce. Come nel resto del Paese, an-che nella nostra provincia la par-te del leone, sia che passi il refe-rendum, o che venga approvata lariforma elettorale, finiranno colfarla i due partiti maggiori: il Pd asinistra e il Pdl a destra. Disegna-ta, anche se arbitrariamente, lanuova geografia, vediamo le con-seguenze politiche. Il Pd, che danoi è autosufficiente non solo po-liticamente, ma anche numerica-mente, potrebbe costruire un'al-leanza di "nuovo conio" con la Co-sa bianca, lasciando la sinistra ra-dicale, con un evidente spostamen-to al centro dell'asse di governo.In questa situazione giocherebbe-ro un ruolo importante i dirigentidel Pd, come Marco Barbieri, piùattenti alle ragioni del ceto medioe dell'innovazione ed il ritorno incampo di Antonella Spaggiari, chepur non essendo di cultura mode-rata, è attenta alle ragioni dell'e-conomia e della governabilità,nonché esponenti del movimentocooperativo (Gigarini, Soncini, Fon-tanesi, Pedroni ecc…) che avverto-no sulla pelle delle proprie azien-de la diminuita competitività del si-stema Reggio. Se ciò si verifi-cherà, perderanno peso le compo-nenti diessine più ideologiche e l'a-la castagnettiana, eredi di granditradizioni, ma ormai distanti dal-l'evoluzione mondiale che, volen-ti o nolenti, sta cambiando anchela nostra vita. Il tempo delle gran-di suggestioni di La Pira è finito, lagente chiede risposte concrete aproblemi pratici, anche perché ilnostro declino non è purtroppo al-la fine, ma solo all'inizio. Per

quanto riguarda il centrodestra sa-rebbe auspicabile che si dotasse diuna classe dirigente più autorevo-le e meno litigiosa e si presentas-se unito, nessuno gli chiede di vin-cere a Reggio, ma almeno di pro-varci e soprattutto di svolgereuna opposizione forte e continua.Oggi è la stessa maggioranza, chepur governando, fa opposizione ase stessa. Per quanto riguarda lepersone, sembrano destinati a ri-manere nei loro seggi parlamenta-ri e silenziosi Marchi e la sen. Pi-gnedoli, nonché l'on. Castagnet-ti, che ben difficilmente affronteràl'incerta corsa delle europee, ri-schia invece la senatrice Soliani,una volta che si sia esaurito il suoruolo di assistente, nelle votazio-ni senatoriali, della professoressaLevi Montalcini. A livello regiona-le è in ascesa Marco Barbieri ed indiscesa l'assessore Zanichelli. Gra-ziano Delrio e Sonia Masini cerche-ranno di ottenere la riconferma asindaco e a presidente della pro-vincia, che potrebbe essere messain discussione, non tanto dai nu-meri elettorali, quanto piuttostodalle lotte interne al Partito demo-cratico. Qualche uomo nuovo po-trebbe venire dal mondo delle coo-perative e dai residui prodiani, ma-gari con la discesa in campo del lo-ro miglior leader: Flavia Prodi; vaconsiderata anche la collocazionedi Elena Montecchi, vecchia diesperienza ma ancor giovane dietà. A destra, tolta la sicura confer-ma dell'on. Alessandri, è tutto ingioco, come sempre molto dipen-derà dall'uomo della provvidenza,Silvio Berlusconi. Per quanto ri-guarda la Cosa bianca, come nel-la genuina tradizione della primaRepubblica la scelta dei dirigentisarà affidata al voto degli iscritti edalle preferenze degli elettori. In-somma tra congressi, primarie,plebisciti ed acclamazioni ce n'èper tutti i gusti. Per il momento ri-sultano assenti le idee forti ed inqualche caso, semplicemente leidee.

IL FUTURO QUADRO POLITICO

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6 STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007

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di Luca Soliani

Reggio storica incubatrice diestremismi e terrorismi: trentaanni fa le Brigate Rosse, oggi ifondamentalisti islamici. E gli in-quirenti sospettano già una "san-ta alleanza del terrore" tra i duefronti - anarco-insurrezionalisti ejihadisti -, contrassegnata dal co-mune sentimento dell'odio anti-occidentale, contro il sistema ca-pitalistico, gli Usa e i loro allea-ti, in primis Israele.

A catapultare di nuovo la no-stra città alla ribalta nazionale èstata la scoperta da parte del Rosdei carabinieri di una cellula vi-cina ad Al Qaeda, accusata dallaProcura di Milano di tessere daanni un sistema di rifornimentodi documenti falsi per i propriadepti sparsi in tutta l'Europa eil Medio Oriente; di finanziare ilreclutamento, l'immigrazioneclandestina e l'invio in Iraq e Af-ghanistan dei mujaheddin; di so-stenere l'acquisto di armi con at-tività lecite (macellerie, phone-center) e illecite (contrabbando,traffico internazionale di auto ru-bate); di progettare attentati siain Italia che all'estero. Quattro gliarresti. Sei gli indagati, fra i qua-li l'ex imam della moschea citta-dina di via Gioia.

Il territorio reggiano - secondol'inchiesta condotta dal sostitutoprocuratore Nicola Piacente -

non è un semplice punto di ap-poggio per l'organizzazione. Èaddirittura diventato la tribunaideale per elaborare e propagan-dare l'ideologia della "guerrasanta", terreno fertile per il reclu-tamento e l'addestramento deipropri seguaci. Ma nessuna istitu-zione locale - prima del blitz deimilitari - sospettava nulla. O al-meno così si vuol fare intendere.

Nessuno sospettò nulla anchequando - dopo un lungo periododi incubazione ideologica e poli-tica - nell'agosto 1970 a Pecoriledi Vezzano si fusero i due filoniprincipali che da lì a poco fonda-rono il partito armato delle Br: gliintellettuali catto-comunisti del-l'Università di Trento - Curcio, Ca-gol e Semeria - e i militanti comu-nisti di Reggio - Franceschini, Gal-linari, Ognibene, Paroli e Pelli.Cosa accomuna i due contesti, loieri e l'oggi? Quali similitudini trachi impara a memoria il Corano

e chi leggeva con religioso rispet-to il "Libretto rosso" di Mao?Quali analogie sociologiche vi so-no tra la comunità musulmana dioggi e la Reggio comunista deglianni '60? Poche, ma significative.Ad esempio, il perverso permissi-vismo di molte delle istituzioni lo-cali. Allora c'era chi guardava consevera benevolenza all'idealismoestremista dei ragazzotti ex Figc- tanto che qualcuno passava lo-ro, insieme alle armi dei partigia-ni, il testimone del mito della ri-voluzione marxista rinviata da To-gliatti. Oggi c'è chi osserva impas-sibile il rogo in piazza delle ban-diere israeliane, sostiene le fran-ge più estremiste dell'Islam loca-le, ne coccola gli esponenti piùradicali, li esibisce in conferenzepubbliche, e dà il patrocinio uf-ficiale a tutto ciò che è marchia-to con la mezzaluna (sermoni an-tiebraici inclusi).

I motivi? Innanzitutto vi sono

politici e amministratori affetti daun'autolesionistica deriva buoni-sta e acritica della tradizioneumanitaria. Vi è poi una grave ecolpevole ignoranza di ciò chepoliticamente rappresentano le

varie sigle - dall'Ucoii all'I-slamic Relief -, e di cosapropagandano i vari "pre-dicatori". Nell'Islam mili-tante è spesso difficile capi-re dove finisca la religioneed inizino l'ideologia e il fa-natismo: una situazionemolto pericolosa quando amaneggiare la materia è unamministratore locale chepensa all'intercultura co-me una moda liberale daesibire come segno di pro-gressismo e apertura men-tale.

E quando non si tratta dipermissivismo o di igno-ranza, si tratta di occulte

collusioni o tacite complicità tra-sversali che vanno da un certomondo di destra fino alla solida-rietà della sinistra no-global, pas-sando per alcuni ambienti del cat-tolicesimo movimentista e terzo-mondista. Gli stessi che a fine an-ni '60 e nei primi '70 si muoveva-no tra i "cattolici del dissenso".Ai tempi delle Brigate Rosse c'e-rano intellettuali come il reggia-no Corrado Corghi, segretario re-gionale della Dc e tra i fondato-ri dell'Azione cattolica; scrive dilui Franceschini: "Sul piano cultu-rale, per noi rappresentava un in-dispensabile punto di riferimen-to. Quando succedeva qualcosa evolevamo capire, andavamo acasa sua. Discutevamo e gli chie-devamo consigli... Il suo contribu-to fu importante: spostò i nostririferimenti verso la rivoluzione la-tino-americana.

Da buon cattolico, diceva che la

DOPO LE BR, REGGIO CULLA DELL’ESTREMISMO

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STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007 7

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Oggi, esponenti politici del"cattolicesimo progressista" eintellettuali di area firmano l'a-natema contro Magdi Allam, in-vitano a parlare in Municipio chiparagona gli ebrei ai nazisti, or-ganizzano incontri in cui l'ospi-te d'onore è chi sostiene cheIsraele è nato da una pulizia et-nica. E se un giornalista osa evi-denziare in modo critico i rischidel flirtare con gli integralisti,questi politici raccolgono febbril-mente informazioni su di lui e lasua famiglia per "schedarlo".Come se il vero problema fossescrivere sui quotidiani delle con-nivenze e non le connivenzestesse, come se il pericolo fossecostituito dal giornalista e nonda ciò che sostengono gli estre-misti islamici loro amici-interlo-cutori.

È chiaro che parte della classepolitica di Reggio non ha fatto fi-no in fondo i conti con il passa-to, non ha capito la lezione im-partita dalla storia. E dunque siostina a non riconoscere ed af-frontare con decisione il ripro-porsi di un pericolosissimo feno-meno socio-politico: il brodo dicoltura formato da "cattivi mae-stri" e da una massa di individuiinsoddisfatti che potenzialmen-te possono fungere da fiancheg-giatori e da cui si possono stac-care delle metastasi terroristicheclandestine. Schegge impazziteche, ieri come oggi, disprezzanola democrazia, e con glaciale de-terminazione sono pronte a mo-rire e uccidere.

LA STORIA DEL TAVOLO OTTAGONALE DELL’EX PCIIl pezzo di antiquariato è stato acquistato dagli imprenditori F.lli Fabrizio e Mauro Bassinghi

di Alessandro Carri

E’ ricomparso il tavolo ot-tagonale del PCI che facevabella mostra di sé prima nella"sala del Cardinale" e poi inquella antistante lo studio"ovale" dei segretari del PCI apalazzo Saporiti per quasi cin-quanta anni.

La storia di questo tavolo haaccompagnato per un lungoperiodo storico la vita della no-stra città e, non a caso, fa ve-nire alla mente molti degli av-

venimenti che attorno ad essofurono discussi. Non ne vaquindi sottovalutata l'impor-tanza affettiva e la sollecitazio-ne ai ricordi che può suscitarein tutti quelli che oggi lo pos-

sono vedere. Il tavolo faceva parte dell'al-

lestimento austero, di stile im-periale, che caratterizzò il pe-riodo fascista dal 1935 in poi.Attorno ad esso si riunironoquei gerarchi fascisti e quei mi-liti che furono fra gli ultimi adarrendersi il 25 Aprile del 1945alle forze partigiane.

In quella sede fascista si inse-diò il PCI e vi rimase fino al1951 quando ne fu estromes-so a seguito della ben nota leg-ge Scelba. Il PCI allora - moltoaccortamente - acquistò l'edi-ficio prestigioso di Palazzo Sa-poriti ( in via Toschi) con unasottoscrizione che superò ogniprevisione, ben al di sopra deimezzi finanziari occorrenti. Iltavolo fu quindi trasferito nel-la nuova sede e vi rimase fino

a che i costi esorbitanti di ge-stione e l'indebitamento noncostrinsero quel Partito (PdS)alla vendita dell'edificio. Era il1997. Fu una decisione doloro-sa che portò anche al disfarsi

di alcuni arredi ingombranticome il tavolo ottagonale.

In seguito passò fra più manifino ad arrivare alla Caritas epoi all'antiquario Stefanini che

ne comprese il valore simboli-co oltre che quello intrinsecodi carattere antico. Così lo re-staurò ed ebbe la felice idea diesporlo alla Fiera di Modenadell'antiquariato, sorpreso eglistesso dell'interesse e del cla-more che subito suscitò. Gior-nali nazionali e locali, radio,televisioni come il TG1 e il TG3ne parlarono del resto con do-vizia di particolari, accentuan-do la curiosità dei visitatori. Ladirezione della Fiera per que-sto pensò bene di collocarlo al-l'ingresso, come la principalenovità dell'anno.

I fratelli Fabrizio e Mauro Bas-singhi se ne innamorarono alpunto di acquistarlo ancheperchè si ricordavano quandoil loro papà Giuseppe (Gepy)ebbe più volte l’occasione disedersi a quel tavolo nella se-de di Via Toschi.

Il tavolo oggi si può dire siadiventato una sorta di ogget-to vivente, come se fosse un li-bro aperto su quel passato chene caratterizzò l'uso. Con il ta-volo sono in tanti a ricordare

momenti diversi di quella sto-ria che attorno ad esso si svol-se. La lotta delle Reggiane, l'e-migrazione degli operai, il lo-ro rientro e lo sviluppo dellapiccola e media industria, il Lu-glio del '60, gli anni dell' "au-tunno caldo", quelli del terro-rismo, del compromesso stori-co, della Festa de l'Unità alCampovolo con la prima nazio-nale e così via. Si potrebbe con-tinuare ricordando le discussio-ni animate per la scelta dellecandidature e di quelle, talvol-ta dolorose di sostituzione de-gli scomparsi, nonché gli incon-tri con importanti delegazioniprovenienti da tutti i Paesi delmondo, dai "Paesi socialisti"dell'Est a quelli dell'Europa,dell'America Latina e dell'Afri-ca. Numerose quelle che aquesto riguardo furono dedi-cate al Mozambico e, più in ge-nerale, all'Africa Australe.

Il tavolo è poi stato testimo-ne degli incontri fra i massimidirigenti del PCI (nessunoescluso) in visita alla nostracittà per ragioni politiche: i se-gretari nazionali del Partito(Togliatti, Longo, Natta, Berlin-guer, Occhetto, Veltroni, D’A-lema e Fassino).

Il tavolo costituiva anche lasede più opportuna di collo-quio fra le forze politiche del-la nostra città per discutere edecidere su questioni di comu-ne interesse.

Ricordo in proposito gli at-tuali Del Bue, Barbieri, Casta-gnetti, soprattutto nel periododelle larghe intese degli anni'70 - '80. In preparazione delcongresso provinciale dell' 83poi, Pietro Ingrao, si trasferì

segue a pagina 36

Fabrizio e Mauro Bassinghi con illoro testimonial Stefano Baldini

Il tavolo dell’ex P.C. in mostra alla Fiera di Modena

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8 STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007

> Storia

I MISTERI DEI TEMPLARI CHE VISSERO SULLE

di Danilo Morini

Dominus Guglielmus è il primoTemplare che compare nella docu-mentazione archivistica reggianaed emerge dalle nebbie del me-dioevo incarnandosi nel Prior acapo della "Casa" dei Cavalieri delTempio che in quel momento sitrovava in Curte Mozadella, nellazona che oggi possiamo identifica-re con l'odierna Mucciatella, il cuicastello domina ancora l'abitato diPuianello dalla collina a fianco diquella su cui ai nostri giorni esistela Chiesa antica.

Nulla sappiamo sul luogo esat-to dove si trovava questa "Casa",su quale fosse il suo aspetto e nep-pure chi avesse donato all'Ordineil terreno su cui sorgeva. La storiafatta dai documenti finora ha ta-

ciuto su questi punti: ma la ricer-ca a volte utilizza anche altre stra-de, non sempre apprezzate dai piùrigorosi della disciplina archivisti-ca e, fra queste, quella della fon-te orale ha sempre spiccato per ilsuo grande fascino, forse perchérappresenta l'anima più profondadi un territorio, la sua tradizioneevocativa che sa di fiaba. In que-sto caso le voci locali ci dicono cheun insediamento templare sia ef-fettivamente esistito ai piedi del-la collina del castello, approssima-tivamente a metà strada tra gliabitati di Puianello e Montecavo-lo, proprio dove oggi esiste un se-maforo di fronte all'ingresso diuna bella villa padronale. Voci dipopolo, certo, non ancora suffra-gate da documenti o scavi archeo-logici; ma viene da chiedersi per-ché scartare a priori quello che percentinaia di anni si è tramandatoe così prendiamo in considerazio-ne quel seppur vago suggerimen-to che ci viene da così lontano, inattesa che altre fonti più "scienti-fiche" ci dimostrino che avevamo

torto o ragione.Nel 1144 però questa "Casa"

evidentemente non basta più aiTemplari reggiani, cosi viene con-cesso loro dal Capitolo della Cat-tedrale di Reggio Emilia un appez-zamento di terreno situato più anord, verso la pianura, i cui confi-ni questa volta invece hanno pre-cisi riferimenti nella documenta-zione archivistica: si trovano infat-ti riportati su di un documento tra-scritto da Girolamo Tiraboschi nel-le sue "Memorie Storiche Modene-si", e risultano essere "A mane rio,qui dicitur Fossolo, a meridie Cur-te Mozadelle, a sero Rio Morenus,de subto presbiter Castilioni".

L'appezzamento di terra in que-stione aveva dunque ad est un rio,chiamato Fossolo, a sud la Corte diMucciatella, ad ovest un altro Riodetto Moreno e a nord la pro-prietà di un non meglio identifica-to Presbiter di Castiglione e suquesti dati con una certa sicurez-za siamo in grado di identificare lalocalità in questione: i due idroni-mi sono riferibili agli attuali Rio

Strade monitorate dai Templari

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Storia >

STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007 9

E NOSTRE COLLINE Moreno e Rio Acquamarcia, in quel-la zona che, tuttora nelle carte del-l'Istituto Geografico Militare - manon nei cartelli di località che ne tac-ciono il nome- viene chiamata "LeTempie".

Il territorio in questione si trova asud-ovest della città di Reggio Emi-lia, tra gli abitati di Rivalta e San Bar-tolomeo, ai confini tra i comuni diReggio Emilia e Quattro Castella. Sitratta di un piccolo rilievo, rialzato dicirca una decina di metri rispetto alpiano circostante, coronato sulla ci-ma da alcune case coloniche in buo-na parte ristrutturate, che nulla han-no ormai più di riconducibile ad unaantica Mansione Templare.

E' quasi ovvio che il toponimo "LeTempie" possa a prima vista suscita-re qualche perplessità e ci si possachiedere che cosa può avere a che fa-re una zona così particolare del cor-po umano con un piccolo insedia-mento rurale.

Per capire un po' meglio la questio-ne bisogna guardare al nome tradi-zionale della località che, nel dialet-to, ancora oggi suona "Al Teimpi":

segue a pagina 11L’abitat delle Tempie viste da sud e ovest

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Foto a sinistra: la Chiesa di Santo Stefano. A fianco un dettaglio dell’interno: un capitello romanico con Cristo Benedicente e angelo - Foto di Silvia Trolli

forse semplicemente i cartografiche redassero le mappe della zo-na non conoscevano affatto il dia-letto locale visto che, per indicarela tempia, il vernacolo usa il termi-ne "dormidor" , sostantivo chenulla ha a che fare con la parolaTeimpi, che invece significa pro-prio"Tempio".

La memoria popolare dunque inquesto caso si è dimostrata più for-te della scienza cartografica e ciauguriamo che presto l'Ammini-strazione al cui governo quellosperduto borgo di case appartienesi affretti a riconoscerne con un se-gno evidente il suo valore storico.

Ai Templari però evidentemen-te non bastava essersi scelto unluogo di residenza che allora si tro-vava al centro delle vie di comuni-cazione tra la città e la collina, mavolevano mettere un piede anchein città e nel 1161 finalmente ciriuscirono… Sono passati 17 annida quando i Templari hanno otte-nuto le terre alle Tempie, ed undocumento, edito dal soltito Tira-boschi, ci dice che Achille, prepo-

sito della Chiesa di San Prospero diReggio Emilia, concede all'Ordinedel Tempio la Chiesa e l'Ospedaledi Santo Stefano e tutte le terre adesso appartenenti, con l'eccezionedi quelle situate a Penizzo ed a Ri-valta. Sembra dunque possibileleggere da questo passaggio nel-la documentazione un chiaro pro-cesso di consolidamento in fieridella presenza dell'Ordine nel reg-giano, confermata anche dall'avve-nuta concessione all'Ordine diun'importante sede cittadina, l'o-spedale e la Chiesa di Santo Stefa-no, situati sulla via Emilia in dire-zione di Parma.

Dal Rombaldi, nel suo "Hospita-le Sanctae Mariae Novae. Saggiosull'assistenza in Reggio Emilia",sappiamo che l'Ordine del Tempionel 1170 affidò la gestione dell'O-spedale di Santo Stefano ad unacompagnia di laici e da questainformazione sembra evidente cheil vero obiettivi dell'Ordine forsenon stava nella gestione dell'Ospe-dale, ma verteva sulla terra passa-ta sotto il suo controllo con esso.

Negli anni successivi sono moltele menzioni di Templari che han-no partecipato ai Capitoli dell'Or-dine convocati in diverse circostan-ze, ma si ha l'impressione genera-le che gli interessi spingessero i Ca-valieri a guardare di più verso l'Ol-tremare, alle guerre per il control-lo dei Luoghi Santi, che richiede-vano sempre più energie ed atten-zione, sia in termine di uomini chedi mezzi. Il che forse scioglie, alme-no per quanto riguarda ReggioEmilia, l'alone di mistero che spes-so avvolge la storia dei Templari:la terra che essi possedevano nelnostro territorio doveva dare der-rate e denari per la Terra Santa edi cavalieri del Tempio trasforme-ranno sempre di più le loro Man-sioni in tenute agricole mettendovia via in secondo piano - senzamai cancellarla del tutto però- lafunzione di accoglienza dei pelle-grini che esse avevano avuto aiprimordi dell'Ordine.

Nel Libro dei Fuochi del 1315 -una preziosissima fonte che ci de-scrive il censimento della popola-

zione della città di Reggio Emiliain quell'anno - si legge che alcunefamiglie abitavano in case appar-tenenti ai Templari in quello cheallora si chiamava "Borgus Mon-stratorum", un gruppo di case chesi trovava appena fuori Porta San-to Stefano, sulla via Emilia versoParma, cancellato dalla cosiddetta"Tagliata" dei borghi che si trova-vano fuori le mura cittadine ordi-nata a metà del XV secolo dal go-verno ducale per impedire che es-si diventassero un punto di appog-gio in caso di assedio alla città.

Ma in quel momento la storiadei Templari nel reggiano era giàfinita, cancellata dalla decisionepresa da Papa Clemente V nel 1312di far sparire dalla storia l'Ordinedel Tempio.

Un ultimo accenno ai Cavalieridel Tempio nel nostro territorio cisarà nel 1323 quando, in seguitoalla soppressione dell'Ordine, tut-ti i loro beni passeranno ai Cava-lieri Gerosolimitani: in una bolla diPapa Giovanni XXII, riportatatci dalTacoli, si concede facoltà all'Ordi-

ne di Gerusalemme di dare in af-fitto una serie di terreni in loropossesso, fra i quali sono esplicita-mente citati quelli situati a Rival-ta un tempo appartenenti ai Tem-plari.

In quella data, il toponimoTeimpi sembra già indicare la loca-lità, come sembra suggerirci Tem-plo, il territorium Templi ed i pra-ti de Templo menzionati nellabolla. Questo atto farà calare il si-pario sull'Ordine dei Templari aReggio Emilia, il cui unico ricordoancora vivo è legato a questa sper-duta zona rurale.

Il compito di affrontare e rico-struire più approfonditamente lastoria e l'ubicazione dei siti Tem-plari nella nostra Provincia sarà daaffidare ad un lavoro di più ampiorespiro in via di definizione che so-no convinto, nel rispetto non sol-tanto del fascino che da secoliemana dai Cavalieri del Tempio masoprattutto della documentazionestorica, possa riservare interessan-ti sorprese.

segue da pagina 9

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Reggio Emilia sta cambiando volto. E una provincia che è sempre stata all’avanguardia, ma che in passato lamentava una serie di carenze infrastrutturali, ora si sta confermando giorno dopo giorno polo europeo di rilievo, in grado di essere protagonista sul palcosce-nico globale e di superare le sfi de che il nostro mondo è chiamato ad affrontare. Nuova viabilità, nuovi ponti, nuovi caselli autostradali, un ruolo centrale - con la stazione della fermata Mediopadana - nel rivoluzionario sistema dell’Alta velocità ferroviaria che a breve ci permetterà di raggiungere Parigi o Roma in pochissime ore. Tutto questo sta rendendo sempre più moderno e dinamico il nostro terri-torio, a tutto questo ha contribuito e sta contribuendo in maniera fondamentale la Provincia di Reggio Emilia. “Negli ultimi anni abbiamo progettato e realizzato una serie di infrastrutture che stanno veramente cambiando il volto della nostra provincia, dando una risposta importante alle esigenze dei cittadini e delle imprese attraverso arterie di comunicazione moderne, razionali e sicure in grado anche di liberare dal traffi co e dall’inquinamento molti centri abitati”, afferma la presidente Sonia Masini. Sottolineando come la Provincia abbia giocato un ruolo importante non solo nella delicata e complessa trattativa che - con la fermata Mediopadana dell’Alta velocità - farà di Reggio lo snodo ferroviario principale di una delle aree più dinamiche del Paese, ma abbia contribuito direttamente alla realizzazione di numerose opere pubbliche di fondamentale importanza. Dall’Asse Cispadano alla nuova viabilità tra Reggio e Correggio, dai ponti di Canossa e Santa Vittoria di Gualtieri, fi no a un lungo elenco di tangenziali che hanno accorciato i tempi di percorrenza e tolto traffi co dai centri abitati: Montecchio, Fabbrico, Quattro Castella, Campegine, San Martino in Rio solo per citarne alcune.A tutto questo la Provincia di Reggio Emilia ha contribuito e sta contribuendo, grazie a una politica che punta a contenere i costi pubblici per incrementare sempre più gli investimenti a favore dei cittadini e del territorio.In particolare, il Bilancio 2006 si è chiuso con investimenti pari a 27,5 milioni di euro, che hanno contribuito a fare di Reggio Emilia nel quinquennio 2002-2006 una delle province emiliane (e dunque italiane) con il maggior livello di investimenti pro-capite: 404 euro per abitante. Di contro, grazie a una rigorosa politica di gestione della spesa cor-rente, la Provincia di Reggio Emilia è un di quelle che esercitano la più bassa pressione tributaria in tutta l’Emilia Romagna (96 euro a cittadino).

Anche con il Bilancio consuntivo 2006 - improntato al rigore e alla massima effi cienza nell’impiego della spesa corrente - la Provincia di Reggio Emilia ha confermato il proprio impegno a favore dello sviluppo del territorio. Ribadendo, innanzitutto, una elevata capacità

di investimento nei settori delle infrastrutture per la mobilità e dell’edilizia scolastica e universitaria. “Nel 2006 abbiamo completato diversi interventi infrastrutturali - ricorda la presidente Masini - I collegamenti tra Reggio e l’Autobrennero sono diventati più rapidi grazie al terzo lotto del collegamento stradale Correggio-Reggio, a nord dell’autostrada, e alla variante Sud di San Martino in Rio, che hanno contribuito a togliere il traffi co anche dalle frazioni di Prato e Gavassa; una nuova rotatoria e un nuovo ponte hanno risolto uno dei nodi più problematici della viabilità reggiana, nei pressi del sottopasso ferroviario di Ciano, rendendo il traffi co più sicuro, più fl uido e dunque meno inquinante; è stato aperto il terzo e ultimo lotto della variante di Montecchio; abbiamo eseguito, a tempo di record e riducendo al minimo i disagi per gli automobilisti, importanti e complessi lavori di adeguamento statico e funzionale al ponte in mu-ratura sul torrente Crostolo, a Puianello di Quattro Castella; abbiamo iniziato gli interventi sul ponte sul Po tra Viadana e Boretto, dove è stata realizzata anche una rotatoria di collegamento con la prossima variante; infi ne è stata approvata una ipotesi di razionalizzazione dell’attuale tracciato della Statale 63 tra le varianti di Canali e di Puianello, una serie di importanti interventi - concordati d’intesa con i sindaci dei tre comuni interessati (Reggio Emilia, Quattro Castella ed Albinea) - tesi a snellire il traffi co in un uno dei tratti più complessi e congestionati, quello tra la città, Rivalta e Puianello, in attesa che l’Anas proceda con il progetto di tracciato alternativo alla Statale

63 a suo tempo stabilito”.

Sempre nel 2006 la Provincia ha investito 5,5 milioni di euro per riqualifi care l’edilizia sco-lastica (tra gli interventi più signifi cativi l’ampliamento dell’istituto agrario Zanelli) ed ha inaugurato la Facoltà di Ingegneria al Campus universitario all’ex San Lazzaro - intitolato ai Costituenti reggiani - un’altra delle eccellenze reggiane per la quale sono stati spesi com-plessivamente 13 milioni e 193mila euro, raccolti attraverso il MIUR, la Provincia di Reggio Emilia e l’Ateneo, necessari per l’acquisto degli edifi ci (6 milioni e 71mila euro), per la realizzazione delle opere di restauro e recupero funzionale (5 milioni e 10mila euro) e per l’allestimento, ovvero arredi e sistemazione aree esterne (2 milioni e 112mila euro). Nel corso del 2006, inoltre, è continuato l’impegno della Provincia in un altro settore ritenuto strategico, quello della tutela e valorizzazione del nostro paesaggio. “Dal Po all’Appennino, passando per i colli matildici, questa nostra terra ha mille potenzialità - conclude la presidente Masini - E noi vogliamo sfruttarle al meglio, condividendo insieme a tutti i reggiani un concetto di bellez-za a tutto tondo del nostro paesaggio che partendo dagli aspetti ambientali, artistici, storici, culturali, turistici ed enogastronomici si estenda - penso all’importante e innovativo lavoro che stiamo compiendo con la Biennale - fi no all’urbanistica, alla pianifi cazione e all’edilizia, anche per evitare certi errori del passato”. O per cancellarli del tutto, come è accaduto con l’abbattimento degli ecomostri, a partire dalla spettacolare distruzione di quello di Felina, avvenuta nel maggio del 2006.

La spettacolare demolizione per implo-sione dell’ecomostro di Felina, promossa dalla Biennale del paesaggio

La presidente Sonia Masini scopre la stele che dedica il Campus universitario reggiano ai Costituenti reggiani

Il nuovo ponte e la nuova rotatoria realizzati dalla Provincia a Ciano di Canossa

IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA SONIA MASINI

Una Provincia al servizio della comunitàAnche il Bilancio 2006 conferma l’impegno di Palazzo Allende a favore dello sviluppo del territorio.

Elevati investimenti a fronte di una delle pressioni tributarie più basse

12 STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007

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STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007 13

Urbanistica >

Arch. Antonio Pastorini

Dalle vele di Calatrava viene amio avviso un forte segnale per lasalvezza del centro storico e per ilriordino della intera città.

Una citta' oppressa da un traffi-co insostenibile, in cui le principa-li istituzioni sono insediate disordi-natamente nel territorio, prive diuna logica urbanistica.

Basti pensare al Tribunale e all'IN-PS collocati a San Prospero,all'U.S.L. a S. Lazzaro, alla SIP e aiVigili alla Pieve, all'AGAC A Covio-lo, alle tante fabbriche insediate aSud della citta' . Le vele di Calatra-va mi appaiono come un invito alcentro storico ad aprirsi e ad inte-grarsi con la sua periferia, come uninvito all'intera cita' perche' si in-tegri con il piu' ampio sistema ur-bano che collega ormai fortemen-te le citta' di Parma Modena e Reg-gio. Sono, infatti, convinto che so-lo una profonda riorganizzazioneterritoriale puo' garantire nel con-tempo di risollevare la periferia ea livelli di vita accettabile e di sal-vaguardare il centro storico nel suoaspetto e nella sua funzione di luo-go privilegiato.

La citta' contemporanea ha or-mai assunto funzioni che per di-mensione e dinamicita' non posso-

no concentrarsi nel centro storico.Tentare di risolvere il problema conla realizzazione di grandi parcheg-gi sotterranei, pertanto difficil-mente accessibili e conservare alcentro storico una fusione mono-centrica, significa provocare una se-rie infinita di trasformazioni e, al-la fine, distruggere l'esistente; si-gnifica inoltr lasciare irrisolti i pro-blemi della periferia.

Negli ultimi 50anbni abbiamosfornato quattro piani regolatoriche ci hanno fornito quattro diver-se prospettive di sviluppo che sonostati regolarmente interrotti daquello successivo.

I centri direzionali degli anni 70(con tanto di concorso pubblico)abbandonati dopo la realizzazionedel centro di S Pellegrino; la zonadel terziario, 1985, regolarmenteinterrotta dopo il trasferimento delTribunale e dell'INPS; la chiusuradell'unico varco possibili (ex gaso-metro) per creare un collegamen-to tra la citta' storia e le zone nuo-ve.

E infine la scelta con l'ultimo PRGdi mutare la natura dello stesso tra-sformandolo da PROGETTO a STRU-MENTO DI GESTIONE, illudendosi dipotere progettare la nuova citta' insede politica, dove la pressione deiproblemi contigenti vanifica ogniscelta programmatica.

Tutto questo comporta a mio av-viso una riflessione a tutto campo;d'altra parte anche le considerazio-ni che si vanno facendo a livello re-gionale circa la "sostenibilita' dei si-stemi insediativi", inducono a ricon-siderare l'intero sistema territoria-le, i rapporti con Modena, Parma e

le altre citta' della provincia. Già si avanzano idee suggestive

ma estemporanee quali ad es. ilraddoppio della Via Emilia, la me-tropolitana di Parma -Reggio- Mo-dena, l'Autostrada Cispadana.

Altrettanto dicasi per la periferia,dove gli spazi ancora disponibili peruna razionalizzazione degli insedia-menti sono ormai ristretti e per ilterritorio agricolo, sconvolto perl'insediamento della TAV e la rea-lizzazione frenetica di svincoli e ro-tatorie.

Questi spazi non hanno bisognodi altri interventi chirurgici mapiuttosto di un momento di rifles-

sione per riorganizzare le funzioni,ricostruire il paesaggio e ritrovarepercorsi leggibili. Sono infatti con-vinto che, proprio per la ristrettez-za degli spazi di manovra, che ci sitrovi di fronte ad un momento digrandi scelte territoriali, paragona-bile a quello che caratterizzo' laprogrammazione degli anni 70; sitratta della ultima occasione per as-sumere decisioni in fondo che, co-me tutte le scelte urbanistiche, si ri-veleranno irreversibili. Se si rag-giunge alla difficolta' spaziale quel-le di carattere sociale, di ordinepubblico ecc. il compito che spettaalla Amministrazione pubblica e al-

la classe dirigente in generale sipresenta difficilissimo e gravoso.

A fronte della complessita' dellasituazione urbanistica e sociale chegrava sulla nostra città (come delresto in tutte le altre città), sareb-be assurdo e presuntuoso avanza-re proposte di intervento estempo-ranee. Si puo' tentar, pero' diavanzare proposte metodologicheper le quali possiamo avvalercidella esperienza passata, soprattut-to di quella negativa.

Il piano strutturale comunale(PSC) puo' essere l'occasione per af-frontare la riorganizzazione dellacitta' del territorio.

DOPO LE VELE RIORGANIZZARE IL TERRITORIOL’opera di Calatrava appare come un invito al centro storico ad aprirsi e ad integrarsi con la sua periferia

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STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007

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STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007 15

Economia >

di Stefano Catellani

Il mondo delle imprese italianeè in perenne movimento e con leimprese si muovono anche le asso-ciazioni di rappresentanza. "Farelobbying" è un mestiere difficilequando gli scenari, come avvieneda qualche anno, cambiano mol-to rapidamente. In oltre 50 anni distoria API Reggio Emilia ha scrittopagine importanti nella storia del-le relazioni tra imprese e territo-rio e si posiziona tra le realtà di ec-cellenza nel sistema UnionApi Emi-lia Romagna e Confapi a livello na-zionale.

"L'API si pone dal 1954 come ilpiù efficace strumento di difesa deirisultati conseguiti e di garanzia diulteriore crescita. La peculiarità de-gli interessi e dei bisogni del siste-ma di imprese reggiano necessitadi una struttura associativa capa-ce di proposte e di risposte speci-fiche fuori da ogni condiziona-mento"

In Emilia da tempo si parla di"casa comune delle imprese".Ne parla la cooperazione conqualche timido dialogo tra Le-gacoop e Confcooperative.Qualche avances c'è anche nelmondo dell'artigianato. Ma èConfidustria che ha fatto lemosse più significative. Monte-zemolo prima e Fini poi a Mo-dena, Maccaferri a Bolognatentano di portare "sotto le alidell'aquila confindustriale" lePMI. E' un processo inevitabi-le? E' solo una questione ditempo?

Io ritengo che i due tentativi diunificazione tra API e Confindu-stria nella nostra regione, a Mode-na nel 1998 e a Bologna pochi me-si fa, sono state soluzioni sbaglia-te ad un problema giusto. Nel sen-so che l'esigenza di un rafforza-mento della rappresentanza delsettore industriale, e delle piccolee medie industrie in particolare, èassolutamente reale e sentita, mapensare di raggiungere lo scopoattraverso logiche di "incorpora-zione" non ha senso. Lo dimostrail fatto che a Modena l'API non hamai smesso di esistere e l'esperien-za di Unindustria è durata poco eche a Bologna almeno 250 impren-ditori dell'API sono già pronti a ri-costituire una voce indipendente ealternativa ad Unindustria. Ripeto,non è con operazioni di vertice ed

egemoniche che si creano spazimaggiori e condizioni migliori perle PMI. Anzi in questo modo si fi-nisce per disperdere la loro iden-tità e la loro peculiarità.

Ma ha ancora un senso che leimprese industriali siano rap-presentate da due Associazio-ni distinte?

Bisogna tenere conto di unaspetto importante. A differenzadi quanto è accaduto storicamen-te nell'artigianato, nella coopera-zione e nel commercio l'esistenzadi due Associazioni nel settore in-dustriale non ha origini politicheo ideologiche, ma era - ed è tut-tora - motivata dalla distintivitàdei valori e dei bisogni delle PMI.

Caratteristiche che vanno valo-rizzate ed evidenziate, non morti-ficate, in nome di una presuntaunicità dell'impresa, mescolandodimensioni, ragioni sociali e setto-ri di attività eterogenei o relegan-do la piccola industria in un "co-mitato". All'API la piccola industrianon è una "riserva" è, insieme aquella media, l'Associazione: perquesto riteniamo di essere la "ca-sa naturale" del principale sogget-to economico del Paese e di Reg-gio Emilia.

Però c'è chi ritiene che di fat-to le basi sociali di Confindu-stria e di Confapi siano ormaimolto simili, dal momento chela grande industria è ormai nu-mericamente minoritaria.

Anche in questo caso conse-guenze errate da un'affermazionecorretta. Il tema non è "quante so-no" le grandi industrie, ma "quan-to contano". Se noi scorriamo i no-mi che compongono il "vertice" diConfindustria, troviamo Monteze-molo, Pininfarina, Marcegaglia,Tronchetti Provera, Moratti, Cola-ninno e così via.

Le sembrano imprenditori"espressione" del tessuto produt-tivo del nostro Paese? Le pare chein questa miscela di finanza, ren-

dita ed oligopoli le PMI si possanorispecchiare? Questa è una con-traddizione evidente, determina-ta dal fatto che - a differenza delnostro sistema, dove si applica ilprincipio "una testa un voto" - inConfindustria vige la norma "tan-to versi tanto conti". Troppo faci-le dire che le imprese sono tutteeguali quando poi non lo sono nelprendere le decisioni. Troppo faci-le dire che l'unione fa la forza,quando a godere di questa "for-za" sono solo alcuni.

C'è chi sostiene che le Asso-ciazioni datoriali devono di-ventare "fabbriche di servizi".Lei è d'accordo?

In termini teorici l'adesione adun'Associazione imprenditorialedovrebbe basarsi su un equilibriotra rappresentanza e servizi. E' in-dubbio però che negli ultimi tem-pi, anche a causa di una maggio-re complessità del fare impresa e

della crescita degli adempimenti edegli oneri a carico delle imprese,stia prevalendo seconda dimensio-ne, con il rischio di un impoveri-mento del ruolo delle Associazio-ni e delle relazioni tra Associazio-ni, come dimostrano i fenomeni dispregiudicatezza commercialequando non di vera e propria con-correnza sleale che abbiamo vissu-to anche nel nostro territorio.Certamente sta anche alle Associa-zioni recuperare la propria missio-ne originale e la capacità di "orga-nizzare" le istanze e gli obiettividelle imprese, aggiornandoli alnuovo contesto.

Su quali temi si è concentra-ta l'attività 2007 dell'API ?

Tra le tante cose di cui ci siamooccupati nel corso del 2007 sotto-lineerei due questioni. La prima,oggetto della nostra assemblea digiugno, presenti Graziano Delrio,Sonia Masini e Don Giuseppe Dos-

setti, ha riguardato il futuro eco-nomico e sociale della nostra pro-vincia, a partire da una riflessionesulle trasformazioni del "modello"reggiano in grado di conciliare letradizioni di coesione sociale conle nuove sfide dello sviluppo glo-balizzato. Il secondo tema, al cen-tro di una indagine svolta nel me-se di luglio su un campione di cir-ca 80 imprese associate, si riferivaalla pressione fiscale. Questa rile-vazione, per dare un'idea dei livel-li di insostenibilità raggiunti dal ca-rico fiscale, ha mostrato che a fron-te di una aliquota nominale del37,25% - determinata dal 33% del-l'IRES e dal 4,25% dell'IRAP -, il pe-so effettivo delle imposte sugli uti-li raggiunge nel 2006, per l'insie-me di imprese analizzato, la per-centuale del 56,9%.

E per quanto riguarda il2008?

Per l'anno a venire segnalo lapresentazione di due ricerche, incollaborazione con la Camera diCommercio e l'Università di Mode-na e Reggio Emilia. La prima ha in-dagato i processi di ridisegno pro-duttivo e organizzativo che hannoconsentito al nucleo più avanzatodelle PMI reggiane, in un periododi apparente stagnazione come glianni tra il 2001 e il 2005, di svilup-pare quelle strategie di consolida-mento e crescita competitiva chehanno permesso di raggiungere ibuoni risultati nel biennio 2006-2007. La seconda, che svolgeremoin partnership con CNA, approfon-dirà le dinamiche di innovazione ericerca e sviluppo nelle piccole emedie industrie locali, verificandoil grado di collegamento del tessu-to produttivo locale con i diversisoggetti della "conoscenza" e l'ef-ficacia delle politiche pubbliche diincentivazione.

Foto in alto al tavolo da sx: So-nia Masini, Nello Ferraroni, Grazia-no Delrio e Azio Sezzi

“LA CASA COMUNE DELLE IMPRESE” NON PIACE ALL’API

Alla guida dell’Api reggianainsieme al presidente NelloFerraroni e al Consiglio Direttivoe alla Giunta Esecutiva dalla finedi settembre c’è un nuovoSegretario che ha raccolto l’ere-dità di Icelo Iori che si è impe-gnato nell’associazione che hala sede in via Che Guevara per36 anni (10 da segretario).

Azio Sezzi, 48 anni, laureatoin filosofia, coniugato e con unafiglia, ha ricoperto la carica diVicesegretario dell’Associazionedal 1997 ed è segretario dal 1°ottobre 2007.

Sezzi è componente del consi-glio di amministrazione diReggio Emilia Innovazione e delCentro Servizi PMI. Ha fattoparte del consiglio di ammini-strazione di Fondazione IDI,IFOA, Profingest e Laboratoriod’Impresa e ha partecipato, tra ilmaggio 1999 e il giugno 2000, alGruppo di lavoro “sulla semplifi-cazione delle procedure per gliinvestimenti produttivi e il lavo-ro” all’interno dell’Osservatoriosulle semplificazioni istituitopresso la Presidenza delConsiglio dei Ministri.Attualmente fa parte del coor-dinamento nazionale dei diret-tori del sistema CONFAPI.

Intervista al neo segretario Azio Sezzi che annuncia i programmi di lavoro per il 2008

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16 STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007

> Eventi

Reggio città degli asini. Per que-sto, nel 2008, sarà nota in tutto ilmondo. E' un'altra "eccellenza" perla nostra Provincia. Vediamo il per-ché.

Il più grande raduno mondiale diasini si svolgerà a Reggio Emilia, neigiorni 6, 7, 8 giugno 2008, nella no-stra collina, a Monte Baducco (Sal-varano di Quattro Castella) dove esi-ste già il maggior allevamento di asi-ni d'Europa, con oltre 600 animali.L'ASINO DAYS è l'evento internazio-nale nel quale il maggior numero diasini e di persone interessate a lo-ro, si radunano per uno straordina-rio incontro dedicato agli asini.

Una tre giorni di confronti, festee spettacoli rivolti ad allevatori diasini, operatori del settore, appas-sionati, curiosi, e tutti coloro, adul-ti o bambini, che vogliono conosce-re questi animali straordinari, ac-compagnati dagli esperti professio-nisti del settore.Si svolgerà anche unConvegno scientifico ed economicosul latte di asina, che sostituiscequello materno, in casi di allergie dibambini particolari, di grande im-portanza per cliniche, ospedali e fa-miglie. Nella grande occasione saràcostituito il CLUB di amici dell'asinointitolato ASINO DAY CLUB e già daora chi vorrà farne parte, gratuita-mente, potrà mandare una e-mailcol proprio indirizzo di posta elettro-nica a [email protected]. Riceveràla newsletter e le informazioni sul-l'evento del prossimo giugno aMonte Baducco e altre notizie sulmondo degli asini e dei loro amici.Sono inoltre disponibili questi te-lefoni: fisso (+39) 0522 88 63 75; mo-bile (+39) 339 84 17 713. Sulla ma-nifestazione e sugli asini abbiamointervistato un esperto eccezionale,MASSIMO MONTANARI.

Egli è, tra l'altro, uno degli orga-nizzatori dell'ASINO DAYS, assiemea Giuseppe Borghi (agriturismo e al-levatore a Monte Baducco) e Dan-te Cigarini, produttore di spettaco-li (ex TRIETTO ARTISTICO di RE). LaBBC ha assicurato la sua partecipa-zione.

Ma chi è Massimo Montanari? La-sciamolo dire a lui.

Sono reggiano, abito a S. Mauri-zio, ho meno di 40 anni, ho un agri-turismo nella Valle degli Asinelli aGombola (appennino modenese),dove ho 23 asini fantastici, che ado-ro. Con questi svolgo attività spor-tive, culturali, artistiche e scientifi-che, per adulti e bambini, famigliee scuole: nella sede, in viaggio e intante città d'Italia. Siamo un grup-po di 7 operatori, abbiamo mezzi ditrasporto idonei e attrezzature spe-cifiche per far cavalcare e conosce-re gli asini e la natura.

Siamo una vera struttura sportivae formativa. E anche psicoterapicaper bambini e ragazzi disabili e par-ticolari. Posso allestire ovunque unpiccolo CIRCO e la prima BIBLIOTE-CA DA SOMA, con libri disponibilisubito, sui tappetini, per bambini.Per loro ho scritto anch'io due libri:FILASTROCCHE ALBICOCCHE eSCHIOCCA SCHIOCCA ALBICOCCA.Per adulti ho prodotto il loro INVI-

TO ALL'ASINO, con 2 collaboratori(Cesare Ivaldi e Edi Righi) e scritto dasolo LA VALLE DEGLI ASINI. Collabo-ro con Giuseppe Borghi,l'allevatoredi asini di Monte Baducco (Salvara-

no, Quattro Castella), primo e uni-co in tutta Europa con 600 e più asi-ni. Io sono anche guida ambientaleescursionistica e organizzo gruppicon asinelli e bambini. Siamo anda-ti, ad esempio, da Salvarano a Ma-rina di Carrara, a piedi, con tende,sacchi a pelo e altro, abbiamo sog-giornato in tenda e rifugi, mangia-to con cucine da campo: io, alcunicollaboratori e 25 ragazzi dagli 8 ai12 anni.

Adagio, sempre senza orologio, aleggere con calma la natura, a go-dere il rapporto con i nostro anima-li. Immaginate la gioia dei ragazzi,le emozioni e gli apprendimenti, laserietà delle collaborazioni.Un deli-rio di felicità.

Indimenticabile!Scusi, ma l'asino ce lo presen-

ti: com'è per lei?Si dice asino una persona ignoran-

te, zotica. Si dice asino persona in-civile, rozza, grossolana, cafona.

Non sono d'accordo su questi ul-timi punti. Niente d'accordo.

Ecco qui la descrizione mia e ditutti gli allevatori e addestratori diasini, vivi e operanti, insieme a noi,alla gente, ai bambini.

"L'asino è un mammifero dolce,intelligente, malizioso, indipenden-te, dalla memoria eccellente, fede-le, paziente, socievole, che esige unrapporto paritario con l'uomo, fatutti i mestieri e anche l'intratteni-tore educativo - formativo di ragaz-

zi. Educa alla gioia, alle scoperte,agli apprendimenti diretti, all'amo-re per gli animali e alla natura.

Non si può più dare dell'asino aduna persona, per offenderla o deni-grarla. La valutazione è assoluta-mente sbagliata. A casa, a scuola, neigruppi, è stolto dire asino a chi nonsa, non fa, o non rispetta le regole.Gli asini sono dei maestri di vita, aconoscerli bene.

Continua la nostra intervista algrande esperto, allevatore, condut-tore, addestratore di asini, per atti-vità con bambini, nonché scrittore dilibri per adulti e ragazzi.

Lei, Montanari, mi dà prezio-se informazioni, ma mi fa ancheuna vera APOLOGIA DELL'ASINO.Continui.

Sono di ritorno dalla FIERA DEICAVALLI DI VERONA col cuore pie-no di gioia, orgoglioso dei miei ami-ci di stalla. Tra centinaia di stand emigliaia di cavalli, il nostro piazza-le, coi nostri asini, era sempre circon-dato da una folla traboccante diadulti e bambini che volevano caval-care a sella, toccare, accarezzare,ammirare, esultanti, come in delirio.Genitori e bambini, tutti. E gli asi-ni, felici con loro, compiacenti.

L'asino soffre la solitudine.E' intelligente; davanti agli osta-

coli si blocca e poi li aggira. E' esplo-ratore dell'intorno: procede lento,direi quasi "pensando". E' animaleanti-stress e da psicoterapia.

AVANTI CON GLI ASINI,REGGIO SARA’ LA CAPITALE

In calendario un grande raduno dei miglioriesemplari provenienti da tutto il mondo

Massimo Montanari

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Oggi la velocità fisica e psicologi-ca logora, ammala e talora, uccidel'uomo. L'asino insegna a vivere. Da7000 anni consegna all'uomo le virtùdella calma, come fanno oggi tantipsicologi americani che li consiglia-no, nei libri o nei loro ambulatori,a nevrotici e depressi.

Quando e come è stato il suoincontro con l'asino?

Ho camminato con un amico esuoi due asini in compagnia, 10 an-ni fa.

Sono stato colpito dall'integrazio-ne dell'animale con noi. Con me. Hocomprato 6 asini, cambiato vita, tra-boccato fino ad oggi di serenità.

L'asino è abitudinario di natura,impara i ritmi e le regole. E' un coc-colone, una peluche vivente, sobrio,beve poca acqua (meno dei cammel-li, anche se è nato nei deserti comeloro), gradisce golosità. Sprizza disimpatia, fin dal primo momento.

Ora come e dove alleva? E la-vora?

Ho cominciato al di là del Secchia,dove facevo la guida. Oggi ho stal-la per decine di animali, agriturismo,faccio ostello di ospitalità, grandispazi per le attività con gli asini.

Ho un sistema turistico, sportivo,educativo completo. Migliaia di fa-miglie e scuole vengono da noi. Gliasini sono resistenti, non hanno bi-sogno di essere accuditi tutto il gior-no. Si puliscono da soli, si rotolanoin sabbia, ghiaia, erba. Prima stava-no solo con contadini. Erano anima-li dei poveri.

Ha degli asini speciali? Date lo-ro dei nomi?

No, sono normali, ma addestrati.Buoni e belli, di colore sorcino e mar-rone scuro. I più simpatici li hannochiamati Gastone, Gigi e Ginevra.Recitano con i bambini. RicordanoFellini, Pupi Avati e Zavattini. Gon-fiano di emozioni e di orgoglio buo-no quando facciamo il CIRCO conDante Cigarini (Ex TRIETTO)-

L'asino si gode l'istante, dov'è, conte. E te lo dimostra. E tu stai bene

con lui.Certi informano che l'asino è via

di estinzione. Non è vero. Sono re-gistrate, oggi, 7 tipologie d'asini, inItalia. A Reggio l'asino è veramen-te scomparso.

Diminuiti sono purtroppo gli "asi-ni bianchi" dell'ASINARA. L'asino"paulesco" di Pantelleria sta crescen-do bene, perché 56 fattrici incremen-tano il patrimonio con contributi di

legge.Sparsi in Italia, molti al-

tri allevamenti hanno sco-perto i nuovi vantaggi egradimenti dell'asino difronte alla gente e tenta-no la loro moltiplicazione.C'è un ritorno dell'asino,non solo da soma e da la-voro.

Potremmo concluderecon il grande contributoche il latte di asino dà al-la cosmetica e alla sanità.

A parte il grande aiutodella bellezza femminile,specie con prodotti di lar-go uso come creme ed al-tro, il latte di asina è mol-to ricercato negli ospeda-

li e nelle famiglie per la crescita e ta-lora la salvezza della vita di tantibambini che non possono essere nu-triti con latte di mamma, per aller-gie o altri fattori negativi.

Da Monte Baducco di Reggiopartono rifornimenti importanti peraltre città e ospedali famosi, comele Molinette di Torino. E' anche que-sto un modo "terapeutico" di con-cepire la relazione naturale tra asi-ni e persona umana.

Vorremmo concludere con untratto gioioso della nostra informa-zione sull'asino.

Ci sono degli "asini" (nel senso of-fensivo che noi diamo alla errata lo-cuzione "sei un asino"), tra gli asi-ni?

Certamente ci sono soggetti nega-tivi, anche fra loro e quando sbaglia-no vengono investiti così da alleva-tori e istruttori: "No, non va bene,tu sembri un cavallo!".

L'asino non vuole avere niente ache fare col cavallo, abbassa la testae lentamente si allontana.

SER.MA

STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007 17

Eventi >

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Giuseppe Borghi dell’allevamento di Montebaducco

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STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007

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STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007 19

Attualità >

Il restauro della Cattedrale diReggio Emilia, compie l'ennesimopasso in avanti verso la completarestituzione al culto dell'internodella chiesa, previsto per la fine del2008.

Per quanto riguarda il recuperodei paramenti murari decorati, èstato recentemente ultimato il re-stauro delle volte della navata mi-nore nord, fra tutte quella in piùprecario stato di conservazione, chesi aggiunge alle parti già comple-tate nel transetto e nel presbiterio.Queste parti, sebbene già se nepossa ammirare distanza il ritrova-to splendore, rimarranno per oranon accessibili, in quanto continue-ranno ancora per alcuni mesi leoperazioni di rimontaggio e restau-ro della pavimentazione in marmo,al di sotto della quale è stato inse-rito un sistema di riscaldamento apannelli radianti che entrerà in fun-zione già a partire dai prossimigiorni.

I lavori nella navata nord hannoportato al rinvenimento di impor-tanti testimonianze sulla strutturadella cattedrale di epoca romanica,mettendo in luce, all'interno dei pi-lastri in muratura risalenti ai primianni del '600, le tracce delle origi-nali colonne polilobate, con capitel-li di varia foggia risalenti ai sec. XII-XIII.

Altri importanti restauri, hannoriguardato la cappella Fiordibelli, ri-trovato capolavoro seicentesco distucchi ed oro, che impreziosisce lecappelle del lato nord, già restau-rate nei mesi scorsi, le cantorie set-tecentesche e l'ancona dell'altarmaggiore. Questa grande anconadorata ospitava un tempo la splen-dida Assunzione di Annibale Car-racci (oggi al Louvre), requisita dalduca Ercole III d'Este nel 1786, chediede in cambio una tela di analo-go soggetto, dipinta da FedericoZuccari. Il quadro non piacque ai ca-nonici, che gli sostituirono l'Assun-ta, che Francesco Vellani aveva dapoco dipinto per il santuario della

Cattedrale. Il quadro del Vellani èstato da alcuni anni ricollocato nel-l'altare del santuario e finalmenteoggi è possibile ammirare il dipin-to dello Zuccari, che fa bella mostradi sé nella collocazione che gli è sta-ta negata per oltre duecento anni.

Altri lavori non meno essenziali,come il montaggio dei corpi illumi-nanti, sono tutt'ora in corso e com-pletano la dotazione impiantisticadella cattedrale reggiana.

Contemporaneamente a questilavori è iniziata la seconda fase delrestauro della Cattedrale, che sicompone di due progetti fonda-mentali.

Il primo, con lavori già avviati, èfinanziato dal Ministero per i Benie le Attività Culturali, tramite unaconvenzione con il Comitato per iRestauri, ed è volto al recupero del-la cripta, con un restauro genera-le che coinvolgerà sia le struttureche l'ornato e la parte impiantisti-ca e che prevede anche l'esecuzio-ne di indagini di tipo archeologico,sia nella cripta stessa che sul sagra-

to della cattedrale. A questo proposito sono già in

corso i primi sondaggi archeologi-ci, finalizzati anche ad importantilavori di consolidamento, nonché irestauri dei paramenti murari del-le volte della cripta e il restauro delcoro ligneo inferiore.

Il secondo progetto, che ha dapoco concluso una approfondita fa-se di progettazione e riflessione, ri-guarda l'adeguamento liturgico,

cioè il ripensamento, in relazioneagli orientamenti espressi dal Con-cilio Vaticano II, della dislocazionee della forma dei principali poli ce-lebrativi della Cattedrale: l'altare,l'ambone, la cattedra vescovile.Questa fase, che troverà attuazio-ne già nei prossimi mesi e vedrà lacollaborazione di più artisti chiama-ti a contribuire al rinnovamento deipoli liturgici, rappresenta la fonda-mentale e necessaria conclusione,del percorso iniziato dal Comitatoe dall'intera Diocesi per il restau-ro del suo edificio più rappresenta-tivo.

IL RESTAURO DEL DUOMO: L’ARCH. SEVERICI FA IL PUNTO SULL’AVANZAMENTO DEI LAVORI

Mauro Severi

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> Fotoservizio

ECCO LE PRIME FOTO A COLORI DEGLI AFF

20 STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007

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FRESCHI RESTAURATI NELLA CATTEDRALE

Foto di Stefano Rossi

Fotoservizio >

STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007 21

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STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007

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STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007 23

Moda >

I salutiStampa Reggiana è veramente un interessante periodico:

maneggiabile, elegante, attuale, reggiano.Giusto parlare dei Ponti Calatrava spettacolari , arrivando

a Reggio, pare di entrare in una grande metropoli….. Reggioquesto lo merita…. l’ingegnere Calatrava è un grande artista.

Condivido le riflessioni di Don Giuseppe Dossetti, un paesesenza prete non è comunità, non è incontro, accoglienza, unio-ne e preghiera è un paese senza un cuore che pulsa, grande è lafede di Don Dossetti.

Sapere che esiste un centro che cura migliaia di diabetici econoscere il Dott. Giacomo Pietranera, questo non è solo inte-ressante è sorprendente, grande è l’opera del Dott. Pietranera.

E’ un onore sapere che tanti medici del Santa Maria Nuovacompiono missioni in paesi lontani e dimenticati operando,curando, istruendo, grande e l’umanità del Dott. SergioLeoni….

E’ poesia vera per gli occhi e per il cuore vedere le opere deinovecentisti reggiani, leggere di loro, sono artisti e vivrannonel tempo.

Tutto questo per dirvi che ho scritto per circa 9/10 numerima non so di politica , di finanza, non so curare, non so farearte, faccio abiti.

Ormai avete conosciuto le emozioni, il lavoro per il qualevivo, forse il mio carattere.

Tutto qui….Vi saluto, vi ringrazio, quando ci incontreremo sarà un pia-

cere stringervi la mano.

Cara Mariella,grazie delle bellissime parole, ma soprattutto grazie, anche anome dei lettori, che per mesi hanno seguito il suo stupendodiario. Il saluto che ci rivolge lo consideriamo come un arri-vederci sempre su queste colonne. Buon Natale e Felice Anno

I.D.

IL DIARIO DI MARIELLA BURANI

Felicità è…. (per me)sapere che una tua amica guarirà,incontrare un medico, che non è grande solo per la sua profes-

sione, perché ti parla, ti spiega, lascia viva la speranza,cercare di addormentare Asia e Andrea raccontando storie vere,

pensarle già nel mondo dei sogni, invece ti chiedono ancora…chiamare i miei figli, spesso lontani e sentire la loro voce al

secondo squillo,vedere W.B lavorare molto, poi correre e divertirsi come un

ragazzo sulla Ferrari ….avere idee sagge sul mio lavoro ed amarlo ancora tantissimo, incontrare qualcheduno che sa dire grazie….camminare sentire l’aria frizzante ed il sole che ti scalda la

pelle,vedere le foglie accartocciate ingiallite che cadono, finalmen-

te l’estate se ne è andata….aiutare Gloria nei compiti e ricordare come si fanno le divisio-

ni,partire, senza soffrire,prendere il caffè al bar con qualcheduno che ti fa compagnia…..sentire la mano di chi te la stringe calda, amica.Comunque, come ha scritto “Leopardi”…. la somma felicità

possibile dell’uomo è, quando egli vive quietamente nel suostato…. d’animo.

Natale….è bellissimo e tristissimo.Bellissimo perché aspetti Gesù bambino, tristissimo perché non hai più le stesse emozioni nell’

attesa, troppe luci già accese a novembre, pensieri di regali già ad Agosto, liste, paura di dimen-ticare, poi preparativi, lavoro sospeso, viaggi al caldo o al freddo, voglia di unire famigliari peròloro preferiscono altre scelte, auguri della vigilia con i numeri in memoria sul cellulare, messag-gi di pace sempre sul cellulare…..

Il 25 di dicembre tutto è finito.Il mio Natale lo ricordo diversamente, la novena tra nebbia e brina sulle siepi; i regali alla mia

epoca non esistevano almeno per me, il presepe pronto, il Bambinello solo a mezzanotte, la cenaleggera preparata da mia madre, la tavola apparecchiata per gli angeli che arrivavano dopo lamezzanotte, al suono delle campane, tutti a messa, tornavi con il cuore colmo di gioia.

Poi a casa tua con il fuoco, il panettone, i tuoi…. ah l’albero….. era vero addobbato di torroncini, caramelle, la stella, il babbo natale scintillan-

te.E’ solo un sogno, i sogni non si ripetono…..

L’aria di Natale

A Cavriago c’è aria di Natale.Le vie sono addobbate di stelle comete (spente) che aspettano l’arrivo di Gesù. E’ presto però mi

piace che tutti attendano il suo arrivo.Io a Natale forse non ci sarò un po’ mi dispiace, perché Dicembre è tempo di quiete si sta bene

nello spazio ristretto e protetto di casa è lento e dolce il tempo di fine settimana senza rumori,autostrade, suoni, fare spazio al riposo, ai pensieri mentre le ore si sgranano come le perle di unrosario.

Mi piace andare a messa nella mia chiesa sentire l’omelia di Don Corrado o Don Andrea spes-so rivolti ai bimbi, quasi catechisti, forse è per quello che capisco così bene le Sacre Scritture.

Mi piace lavorare sentire lo spessore e la morbidezza dei tessuti e sapere quello che realizzerò,provare un abito e riuscire a sdifettarlo, essere in inverno e pensare alle collezioni prossima esta-te 2009 con desiderio…… di fare.

Però mi piace anche partire, temo il confronto con gli affetti perché le giornate frenetiche cihanno insegnato che si può vivere anche in solitudine, si passano intere settimane senza che nes-suno ti chieda come stai, si torna a casa troppo stanchi per raccontare le nostre ansie ed essereascoltati, si è persa l’abitudine del ritrovarsi in famiglia, forse perché siamo poco affettuosi, forseperché preferiamo la lontananza o perché temiamo il confronto con gli affetti.

Ci sono emozioni e desideri chiusi in te, che per pudore od orgoglio non osi esprimere.Così si festeggia Santa Lucia, si trasmettono gli auguri con il cellulare dislocati chi in Africa,

chi in America, chi chissà dove….Comunque Buon Natale alle donne di tutto il mondo: non perché sono contro gli uomini, ma

perché le donne vivono sentimenti ed emozioni profondi perché quando amano o lottano lo fannocon il cuore.

ASPETTANDOIL NATALE

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24 STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007

> Ricordi

CON I 100 VIOLINI DI SANTA VITTORIANACQUE IL “BALLO LISCIO”

di Sergio Masini

Questa storia è molto bella.L'On. Montecchi, in televisione, re-centemente, ha fatto molto benead indicarla come una "eccellenza"della nostra Provincia. E' un patri-monio storico, culturale e artisticoda proteggere e valorizzare anchecome segno sicuro della nostraidentità reggiana. Si tratta dellastoria dei "100 violini di Santa Vit-toria".

A Brescello, Gualtieri e Santa Vit-toria, a metà dell'800 si contavano13.000 anime, che vivevano in unterritorio strappato alle acque, intanti anni, da migliaia di badili ecarriole. La terra era divisa in "qua-dre", circondate e definite da cana-li e canaletti, attraversati annual-mente da umidità e piovosità con-sistenti, siccità estive e nebbie ec-cezionali, nonché da eserciti, epide-mie e carestie. La popolazione eradi braccianti delle grandi bonifichee contadini delle produzioni agri-cole, cereali, riso, latte e formaggi,gelsi o frutti, vigneti e pioppi "al-ba" di golena. Case rurali o barac-che lungo le strade che conduceva-no al "centro", cioè la corte di cam-pagna dei Conti Greppi, i padroniper i quali quasi tutti lavoravano.Nelle stagioni morte per le campa-

gne, facevano tutti altri mestieri,dai muratori ai canestratori, calde-rari, sarti, barbieri. Vite grame, stra-pazzi bestiali e sudori indicibili, fa-miglie povere a pane e polente, an-che con "lavori migranti" o giorna-lieri, anche ambulanti dell'intratte-nimento nelle sagre, fiere, feste, co-me burattini, saltimbanchi, balleri-ni e suonatori.

Gente di miseria, tutta, che ave-va come compiacimento comunita-rio, saltuario e appassionato, la mu-sica e il ballo.

In principio si ballavano furlanee quadriglie, a catene di saltelli; poivolte e giravolte a striscio connuove musiche e strumenti, mazur-che, polke e valzer e violini. Nascecosì il "ballo liscio" in coppia. C'e-rano derivazioni di fine '700, da tra-dizioni militari e slave, da emigran-ti ebrei, da nomadi zingari magia-ri, mescolate a canti e musiche dal-le aie locali.

Il "liscio vittoriese" dilagò, dalleaie alle piazze, alle osterie, veri luo-ghi di socializzazione, centri di ag-gregazione proletaria, antifasci-sta, antagonista di padroni e chie-sa e poi cooperativa e socialista. Eracontrastato da guardie e preti: leprime temevano raduni con trop-pi alcolici e risse; gli altri osteggia-vano le "coppie chiuse" dove i cor-pi si toccavano e sollecitavano i de-sideri sessuali, peccaminosi.

I primi violinisti di Santa Vittoriaerano "solisti", ma poi nelle fami-glie si aggregavano più componen-ti, padri, figli, nipoti, fratelli, gene-ri e si costituirono gruppi "concer-

ti" di regola a 5 partecipanti, treviolini, una viola e un contrabbas-so. Tutti al principio suonavano "aorecchio", non leggevano le note,ripetevano, spesso aggiustandolo,ricamandolo, secondo la creativitàpersonale, un repertorio via via ca-librato sugli applausi e le richiestedei consumatori-ballerini di tutta laBassa e oltre.

Dove i veglioni si moltiplicavano,dove "il liscio" trionfava. Si balla-va - è stato scritto - ininterrotta-mente e sfrenatamente fino all'al-ba. Si tramandarono per due seco-li "i concerti di archi familiari", co-sì elencati in una bella pubblicazio-ne del Comune di Gualtieri: i Car-pi, Bagnoli, Beltrami, Boiardi, Can-tarelli, De Sarli, Donelli, Gabbi, Ghi-dorzi, Lambruschi, Lanzi, Menozzi,Simonazzi, Zatelli. Racconta unCarpi: "Sentivo mio padre che ripe-teva le frasi musicali e guardavo lesue dita sulle corde del violino sot-togola, io provavo e riprovavo fin-chè imparavo: avevo 10/12 anni."

Aristeo Carpi suonò per 50 anni,i familiari continuarono per altri 50.I figli Giannino e Aldemaro diven-tarono: il primo concertista di suc-cesso in tutto il mondo, il secondoonorò l'Orchesta Filarmonica RAI diTorino.

I Bagnoli cominciarono così. Se-rafino ebbe 14 figli, tutti violinistiche suonavano anche negli inver-ni della Alsazia Lorena, dove lavo-ravano nelle miniere. Poi via via siperfezionarono nelle scuole di mu-sica e poi nelle accademie, diven-tando ricercati professionisti: anche

oggi certi loro dischi si vendono inAmerica come quelli della Callas.

Avevano cominciato facendo de-cine di chilometri a piedi, col violi-no sotto braccio per raggiungere ilposto dell'intrattenimento dan-zante, con modeste merende daviaggio, costituite da pane biscot-to e uova sode, arrivarono ai tea-tri e agli hotel più celebrati. A San-ta Vittoria tutte le famiglie mette-vano in campo decine di violinistie così si ebbero i "cento violini diSanta Vittoria".

Se l'osteria era per tanto tempoil centro commerciale e di intratte-nimento, cominciò la sua decaden-za per il ballo dal 12 agosto 1912.Fu il giorno in cui la Società Ano-nima Agricola Cooperativa di San-ta Vittoria (con 82 soci braccianti eoperai, con 2 quote da 100 lire a te-sta) comprò "la tenuta dei ContiGreppi": col grande palazzo Duca-

le (che si erge ancora, enorme, im-ponente, appena al di là del pon-te ad arco che introduce in SantaVittoria), i fondi, i mulini, le stallee i 31.700 ettari di terra coi dirittidi acqua spettante.

Centinaia di famiglie furono oc-cupate stabilmente. A quelle menogarantite prestava la sua solidarietàl'enorme Cooperativa di Consumo,che affiancando quella di Produzio-ne e Lavoro, realizzò la Cooperazio-ne Integrale, prima in Europa,mentre i Socialisti avanzavano inItalia e anche a Santa Vittoria con-quistavano l'Amministrazione Co-munale.

Santa Vittoria cambiava da così acosì: un modello di società e civiltàsolidale e moderna.

Ci furono, coi cambiamenti, lot-te sindacali estreme, per l'emanci-pazione dei lavoratori in tutti i cam-pi; così essi da "massa" diventaro-

Il concerto Bagnoli da sx: Arnaldo, Amedeo, Romano Boiardi detto Romeo,Enea Valseno detto Belindo (1918-30)

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Ricordi >

no "classe". E i violinisti e la musica da ballo

- il liscio - accompagnarono questocambiamento: i violinisti diventaro-no sempre più semiprofessionisti eprofessionisti, con l'organizzazionedi locali a programmi continui.

"Così ballavano tutti, dai più si-gnori ai più poveretti, anche lemaestre e le professoresse: i "ve-glioni" erano la gioia del popolo.”

La "musica del liscio" si elevasempre più e si fa anche "musicad'arte". Ma arriva la prima guerramondiale e la stagione più alta dei"cento violini di Santa Vittoria"sbiadisce, lentamente.

Deperiscono i "concerti familia-ri degli archi" tra il fragore, l'orro-re e il dolore del fronte.

Poi il Fascismo. Prima bastonò iveglioni rossi, poi ostacolò contanti intralci burocratici, controllitecnici amministrativi e sanitari, daconcedere permessi solo in rari ca-si. I violini non piacevano al regime,come quelli di Atene, "inteneriva-no gli animi"; preferivano invecetrombe e tamburi come a Sparta,per esaltare gli animi e i corpi "vi-rili" dei fascisti.

Intanto nelle orchestrine esisten-ti venivano inseriti clarinetti, sas-sofoni, batterie e altri strumenti.

Avanzavano le radio, i gram-mofoni, i dischi, i cinema. La societàera cambiata, così anche il liscio sitrasformava, anche se tenuto "in al-to", con altri registri e moduli mu-sicali, dalle orchestre Pattaccini eRicchetti. Fu il trionfo, nel 1933, di"Battagliero", il valzer più vertigi-noso esistente, anche oggi esegui-to e richiesto, a gran voce, nelle"sale per anziani" praticanti un li-scio che non ha più bisogno deglieroici, famosi, squisiti violini. Con laseconda guerra mondiale e gliamericani tutto è alieno per la cul-tura, l'arte e la società che abbia-mo descritto negli anni dei violini.Siamo in un altro pianeta e non ciinteressa qui descriverlo.

La domanda finale però è d'ob-bligo.

E oggi? Violini di Santa Vittoria,niente?

Che noi sappiamo un ”concerto”c'è. Lo abbiamo in fotografia inquesto stesso servizio. Cinque mem-bri, come sempre: 3 violini, 1 viola,1 contrabbasso in questo ordine:

Davide Bizzarri (1° violino), re-sponsabile Orfeo Bossini (2° violi-no), Roberto Mattioli (3° violino),Luigi Andreoli (viola), Fabio Gras-selli (contrabbasso).

Sono "prodotti" dal CentroSHEHERAZADE, che fa da archivioe ricerche musicali e agenzia di la-voro, in via Kennedy 15 (tel.383527).

Siamo andati a parlare col Presi-dente Andrea Bonacini.

"Siamo nati nel 1998, e siamo col-legati con la famiglia dei Bagnoli,che ci ha messo a disposizione spar-titi antichi, documenti e dati, per lenostre ricerche, pubblicazioni edesecuzioni.

Siamo una Società Cooperativa didodici soci, tra cui Carmelo Lanza-fame (autore di "Socialismo a pas-so di valzer"), i membri dell'orche-stra "Violini di Santa Vittoria", chesi produce dal 1999 in tante mani-festazioni d'arte e cultura, un rap-presentante della storica FamigliaBagnoli."

Il Ministero della Cultura si sta in-teressando per la valorizzazione diquesto patrimonio storico, cultura-

le e artistico, rappresentato da unmagnifico volume di Carmelo Ma-rio Lanzafame, vera opera scienti-fica, con minuziose ricerche di ar-chivio e indagini socio-politiche epsicologiche capaci di rappresenta-

re magnificamente il rapporto trasocietà e civiltà di Santa Vittoria el'espressione poetica dei suoi cen-to violini. Il Comune di Gualtieri hapubblicato un ottimo catalogo diuna Mostra effettuata sui "100 vio-lini" nel 2004. La figlia del Rettoredell'Università di Bologna, Madda-lena Roversi Monaco ha stampatosui "100 violini", una ricca e ben do-cumentata tesi di laurea. Andrea

Bonacini, presidente del CentroSHEHERAZADE, ci ha condotto concompetenza, dentro la storia dei"concerti dei violini", conoscendo-ne di persona tanti protagonisti edisponendo di importanti reperto-ri musicali. Ha anzi dichiarato:"Anche oggi, quando il nostro"concerto" si esibisce, il pubblico sicommuove. I violini toccano anco-ra gli animi con la dolcezza di sen-timenti genuini che sono dentro dinoi reggiani, come quelli dei nostriantenati. Le radici dei violini, sonole radici della nostra identità stori-ca. La "popular music" colpiscesempre.

Dei Bagnoli violinisti-composito-ri diventarono famosi i valzer "Unricordo, Benassù, Nevicata", le ma-zurche "Care memorie, La Doccia",le polche "Una passera e Livia", iltango "Arturo" e l'one-step "LidoPo".

Oggi, insieme ad altre composi-zioni che tutti, un tempo, nella Bas-sa del Po e oltre, conoscevano a me-moria, questi "ballabili lisci ad ar-co" sono stampati e diffusi in unC.D. disponibile presso il CentroSHEHERAZADE.".

Andrea Bonacini

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di Mauro Romoli

Com’è occorso all’improvvidoCavaliere, che preconizzò la rovi-na del Professore sotto le maceriedella finanziaria per il giorno 14novembre ultimoscorso, la crona-ca irriguardosa si è puntualmen-te premurata di smentire anche ilcaparbio Detrattore che indicò lacircostanza della tredicesima dicampionato come l’inizio dellosfascio, il palesamento di suppo-ste inadeguatezze tecniche e ma-nageriali dell’ A.C. Reggiana.

I vaticini, però, sono materia de-licata, che prudentemente schivail dettaglio. Così le sibille, dediteper mestiere all’attività oracolare,scrivevano cose invero sibilline sufragili foglie secche che ammon-ticchiavano alla rinfusa, per nonessere contraddette da esegetitroppo fiscali.

Perché la tredicesima, quasi sitrattasse dell’omonima mensilitàaggiuntiva, ha implementato lesostanze della squadra con unaprova convincente sul prato diBassano, una partita che ha fuga-to i timori di crisi, paventati all’in-domani della sventata scampa-gnata di Ferrara.

Quei “bastardacci di caciai” (co-sì apostrofò i Granata, all’esordiodi stagione, un sanguigno spetta-

tore dalla tribuna di Santa Crocesull’Arno, accostandoli alle virtùcasearie nostrane) appaiono pa-droni del proprio destino e all’al-tezza della consegna. Che è quel-la di fare il salto di categoria.

Le potenzialità della rosa a di-sposizione di Alessandro Paneconsentono, come si è visto, unagestione intelligente della panchi-na, per apportare i necessari ag-giustamenti in corso d’opera e fa-re in modo che tutti abbiano oc-casioni di concorrere al successodell’impresa.

Lo svolgimento del campionatoha rivelato, però, che anche altresquadre possono legittimamenteaspirare al titolo. Quelle che, do-po la prima fase di decantazione,oggi sgomitano nel vagone di te-sta della classifica. Squadre chehanno risorse, ambizioni, organi-

ci di valore. La scienza e l’esperien-za di chi era in grado di apprez-

zarne le carature aveva cercato diavvertirci del rischio di sottovalu-tare i competitori, che danno ilmeglio di sé proprio quando in-contrano l’avversario blasonato.

Giusto perché i nostri ragazzi so-no pezzi di Pane, che hanno giàmostrato nello spogliatoio e sulcampo la propria sincerità profes-sionale, da loro si pretende con-centrazione e tensione agonistica,che diano al gioco la compostez-za della guardia e la continuitàdella spinta offensiva.

Li accompagnerà il sostegnoaffettuoso della tifoseria, che conammirevole prodigalità di senti-menti segue la Regia al Giglio e intrasferta e che una bizzarra infor-mativa alle prefetture vorrebbeostracizzare, inibendole l’accessoalla curva ospiti. Ciò senza offrire

uno straccio di motivazione plau-sibile. Ci auguriamo che questoorientamento pregiudiziale vengariconsiderato senza che la societàsia costretta a compiere passi for-mali.

I nostri tifosi hanno tenuto, den-tro e fuori le mura di casa, com-portamenti corretti, meritandol’inchino riconoscente dei giocato-ri. Un omaggio che quei “bastar-dacci di caciai” si ostinano diabo-licamente a negare agli ipercriti-ci dei talk show. Perché, fortuna-tamente, il campo è un altro for-mat.

Istantanee raccolte in occasione del-la presentazione dello sponsor Alberti &Tagliazzucchi alla sala stampa del Giglio.

In alto, da sinistra: Andrea Catellani,lo sponsor Alberti, Alessandro Pane, Van-do Veroni, Robert Anderson e Luca To-masig. Sotto: Alberti, Veroni e Pane

LA REGGIANA INCASSA LA TREDICESIMA E ACCENDE UN’IPOTECA SULLA VITTORIA FINALE

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28 STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007

> Spettacoli

di Paolo Borgognone

Con la nuova stagione, i Teatrihanno deciso di tornare al crite-rio classico: quello che vedevaogni singolo cartellone andaredall'autunno alla primavera suc-cessiva. Negli ultimi anni era pre-valsa invece la tendenza a farcoincidere ogni stagione con l'an-no solare.

In base a questo diverso sca-denzario, la stagione di danza -da poco ufficializzata - cominceràtra pochi giorni per concludersi amaggio, vale a dire con l'ultimospettacolo del Red Festival.

Per quanto riguarda il criteriogenerale di programmazione, seun appunto poteva essere mossoalle più recenti stagioni di ballet-to dei Teatri, esso poteva riguar-dare solo un eccessivo sbilancia-mento verso la danza contempo-ranea, a scapito delle formeclassiche.

Questa volta non è così. Nelcartellone 2007/2008 c'è vera-mente di tutto, e - cosa ancorapiù importante - ogni espressio-ne artistica viene proposta aimassimi livelli internazionali.

L'apertura di stagione è affi-data alla Compagnia Aterballet-to (14 e 15 dicembre, ore 21,Teatro Valli) con la prima asso-luta della "Serata Ariosto", do-ve i coreografi Mauro Bigonzet-ti con "InCanto", che vede lapreziosa collaborazione alle sce-ne dell'artista reggiano Angelo

Davoli, e Walter Matteini con"Parole Sospese", più che riper-correre le opere del grande poe-ta cavalleresco in senso narrativo,ne reinterpretano i temi e il pen-siero visionario, sottolineandonel'attualità.

Una nuova produzione deiTeatri e della Fondazione Nazio-nale della Danza, che chiudeidealmente le celebrazioni per il150esimo anniversario del Tea-tro Municipale Valli.

Il 17 gennaio sarà la volta delpiù classico dei titoli tradiziona-li, nella lettura di una delle mag-giori compagnie dell'Europa del-l'est, il Balletto dell'Opera diKiev: "La bella addormentata",sulle celebri musiche di Ciajkov-

skij, è ispirato al racconto diCharles Perrault e sarà pre-sentato con le storiche co-reografie di Marius Petipa.

Per i tanti che amano ilflamenco puro - non quelloda esportazione - il 5 feb-braio alle 21 (Teatro Ariosto)andrà in scena "Juncá" del-la Compagnia Mercedes Ruiz(5 febbraio, ore 21 TeatroAriosto), la cui leader è con-

siderata una delle maggiori per-sonalità di oggi a livello interna-zionale.

L'8 marzo (ore 21, Teatro Ario-sto) spazio alla Compagnia Gio-vanile Junior Balletto di Toscana:a "Jeux", coreografia di EugenioScigliano, musiche di Debussy, siaggiungono due prime assolute;"La Sagra della Primavera", co-reografia di Cristina Rizzo e mu-siche di Stravinskij, e "Le Spectrede la Rose", coreografia di Fabri-

zio Monteverde su musica di CarlMaria von Weber.

"Dance" (coreografia di Lucin-da Childs, musica di Philip Glass,film e dispositivo scenico SolLeWitt) è uno dei capolavori delXX secolo, ma le opportunità diassistervi sono talmente pocheche il Ballet de l'Opéra Nationaldu Rhin è la prima Compagnia aincluderla nel proprio repertorio.Giungerà il 12 aprile (ore 21) sulpalcoscenico del Valli, insieme a"Mandarino Meraviglioso", anco-ra per la coreografia di LucindaChilds sulle celebri musiche di Be-la Bartok.

Conclude il grande Ohad Naha-rin con l'israeliana Batsheva Dan-ce Company, che il 24 maggio,ore 21, Teatro Valli, presenterà"Tre": degna conclusione dellastagione ed epilogo del FestivalRed, che quest'anno sarà dedica-to proprio alla danza d'Israele.

Batsheva Dance Company

Questa volta il cartellone del balletto dei Teatri appare completo. Dal classico alflamenco, fino alla contemporaneità più avanzata.

UNA STAGIONE DI DANZA PER TUTTI I GUSTI

Mercedes Ruiz

Mandarino Meraviglioso

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Spettacoli >

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AUGURA BUONE FESTE

AUGURA BUONE FESTE

La serata di Aterballetto, dedica-ta all'Ariosto, più che ripercorrere leopere dell'autore in senso narrativo,intende reinterpretarne i temi e ilpensiero visionario, un pensieroprofondamente attuale.

Non è casuale il fatto che l'Ariostosia uno dei letterati italiani più stu-diati all'estero, ed anche la scelta mu-sicale per questo lavoro è volutamen-te eclettica: Weber, Shostacovic, Ver-di, Handel.

Le coreografie che compongono laserata, traggono ispirazione dalla ca-pacità del pensiero di Ludovico Ario-sto di trascendere i confini tempora-li e geografici, ed entrambe non la-sciano nessuno spazio per il raccon-to e la narrazione.

Parole Sospese di Walter Matteinipartirà da alcuni temi delle Satire, an-cora attuali nei contenuti, e tenderàa porsi delle domande piuttosto cheesporre il proprio punto di vista, qua-si con l'intenzione di gettare provo-cazioni sulle quali riflettere.

InCanto di Mauro Bigonzetti, inve-ce, prenderà spunto da episodi del-

l'Orlando Furioso particolarmente in-teressanti per un coreografo contem-poraneo, che vertono sull’esplorazio-ne dell'esistenza stessa dell'uomo diogni tempo: l'amore, la guerra, laprecarietà della ragione, la follia, ilconflitto eterno, le contraddizioni,dentro e fuori di sé.

Ed è in questa coreografia che siinserisce la preziosa collaborazionedell'artista Angelo Davoli, impegna-to nel ruolo di ideatore delle scene

e degli impianti visivi. Racconta Da-voli in un'intervista: "Sin dall'inizioho deciso che non mi interessava unarappresentazione fedele che fosse di-rettamente riconducibile alla tramadell'Orlando…..L'ippogrifo è già sta-to rappresentato, in molte forme dif-ferenti.

Ho cercato nel mio archivio men-tale e "fisico" la forma che lo evoca-va. Con Mauro Bigonzetti ho cerca-to un punto d'incontro fra i nostri la-

vori, che apparentemente viaggianosu diversi binari; il mio lavoro è sul-le architetture, utilizzando materia-li inerti, Mauro "costruisce" le sue ar-chitetture con il corpo. La mia artecomunica attraverso un'immaginestatica mentre la danza è dinamica,cinetica.

Credo che nell'apparente antitesifra i due linguaggi vi sia un comunedenominatore che è l'elemento"aria"……Amo spesso citare un pen-siero di Yves Klein che, con estremalucidità scrive: "Diventeremo uomi-ni aerei, conosceremo la forza di at-trazione verso l'alto, verso lo spazio,verso il niente e il dappertutto allostesso tempo, e dopo aver così doma-to la forza di attrazione leviteremoletteralmente in una totale libertà fi-sica e spirituale".

È molto forte a questo punto il pa-rallelo fra il mio lavoro e quello diMauro Bigonzetti e l'interazione di-venta ad un tratto naturale. L'alfa-beto dell'aria lo conosciamo en-trambi…l'aria, il vuoto ci accomuna.Lì parliamo la stessa lingua e conestrema "leggerezza" cerchiamo diriempire questi spazi…."

Con il Patrocinio del Comune diReggio Emilia, la serata ha comesponsor ufficiale della produzioneAnima sgr, la sociètà di gestione delrisparmio con sede a Milano che dasempre sostiene le iniziative cultura-li più significative (come con il Picco-lo di Milano o con il Teatro alla Sca-la) e che ha creduto nel grande va-lore artistico della collaborazione traAngelo Davoli e Mauro Bigonzetti.

Regina Gatti

TRE ARTISTI ISPIRATI DALPENSIERO DELL’ARIOSTO

Mauro Bigonzetti Angelo DavoliWalter Matteini

Statua del poeta Ludovico Ariosto a Reggio Emilia

Nello studio dell'artista l'opera di Angelo Davoli dal titolo S.M.A.R.C., un politticodi 16 dipinti ad olio su tavola, che ha ispirato la scenografia

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30 STAMPA REGGIANA > anno V numero 11 > DICEMBRE 2007

> Personaggi

di Romano Pezzi

Mauro De Pellegrin, l'unico ci-clista reggiano salito sul podio iri-dato, si è incontrato dopo trent'an-ni con i protagonisti di quei mon-diali del 1977, quando giunse se-condo nella cronosquadre dei cen-to chilometri. In quello stessa edi-zione, gli italiani vinsero con Fran-cesco Moser tra i professionistimentre Franco Bitossi giunse terzo,come tra i dilettanti Claudio Cortiindossò l'iride e Salvatore Maccalivinse il bronzo. Per poco quindi inquei mondiali disputati a San Cri-stobal in Venezuela, l'Italia non fe-ce il pieno. Ma quella occasione fuugualmente una grande apoteosiper il ciclismo azzurro.

Vincere la medaglia d'argentoper Mauro De Pellegrin, alloraventiduenne, fu il risultato di unagrande impresa, come una esalta-zione per il nostro ciclista, vero pro-tagonista in occasione del suo esor-dio in azzurro, in una specialità nel-la quale l'Italia, della Cento chilo-metri a squadre, usciva da unaprofonda crisi durata parecchi an-ni. Era infatti dal 1968, terzi a Mon-tevideo, che i cronomen italianinon salivano sul podio.

De Pellegrin, eccezionale passistae forte cronomen, portacolori del-la Cicl. Giacobazzi di Nonantola,quell'anno fu scelto dal ct EdoardoGregori a far parte del quartettoazzurrodella cronosquadre per imondiali. Il Ct aveva iniziato soltan-to l'anno prima, a condurre gli az-zurri per questa difficile gara, con-siderata come il test della buona sa-luta del ciclismo di ogni paese. Unaspecialità d'altro canto che gli ita-liani, dopo i successi degli anni ses-santa, erano piombati in una crisiprofonda. De Pellegrin nell'occasio-ne, correva il mondiale per la pri-ma volta ed il suo inserimento insquadra, aveva dato notevole vigo-re al quartetto azzurro, che com-prendeva anche Dino Porrini, VitoDa Ros ed il parmense Mirco Ber-nardi.

Si correva a La Fria, verso il con-fine colombiano, in una vallata aipiedi delle Ande, con temperature

a 40 gradi all'ombra. In quel climatropicale, che toglieva ossigeno aicorridori e accentuava vieppiù il ca-rattere massacrante della prova, DePellegrin prima della partenza ave-va accusato un po' di febbre. Il ctGregori era quindi allarmato inquanto De Pellegrin era una pedi-na importante nel quartetto. Sosti-tuire il reggiano inoltre significavaannullare mesi di lavoro occorsi perraggiungere l'affiatamento neces-

sario tra i quattro. Ma De Pellegrinin quella circostanza fu deciso:"Sono tre mesi che faccio sacrificiper correre il mio primo mondiale-disse-e non è un po' di febbre a far-mi star fuori".

Dopo la partenza, il quartetto az-zurro marcia alla perfezione sfio-rando talvolta i cinquanta all'ora,ma nei primi 25 chilometri, i sovie-tici risultano più veloci degli italia-ni. I temibili polacchi, campioni delmondo nel 1973 e 1975, sono die-tro, di qualche secondo. Gli azzur-ri con De Pellegrin quindi, si sonoinseriti nella lotta tra i favoriti sto-rici della prova. I sovietici ed i po-lacchi infatti, dopo il termine del-l'era dei famosi fratelli Petterson,monopolizzavano la cronosquadredi quegli anni. In Unione Sovieticad'altro canto, esisteva un enormecapitale umano in quel periodo e idirigenti di quel paese potevanopresentare al via quattro o cinquesquadre in condizioni di vincere.

A metà gara intanto lasituazione al comandonon aveva subìto muta-menti, con l'Urss ancora intesta, seguita dagli azzur-ri e dai polacchi.

Al controllo dei 75 chi-lometri un colpo di scena,l'Italia viene data in testa,ma è un errore, in effetti ha 1'26"di ritardo sempre dai sovietici e 30"di vantaggio sui polacchi terzi.

Quindi tutto regolare, ma i quattroazzurri dopo questa segnalazioneerrata, credono di essere al coman-do e spingono a fondo. Poco dopoecco il dramma, Da Ros stremato,non tiene più il ritmo e si stacca.Quindi il parmense Bernardi, che

secondo gli accordi iniziali, avreb-be dovuto rialzarsi e lasciare via li-bera ai compagni, in questa nuovasituazione è costretto a continua-re per concludere la gara in tre, mi-nimo consentito. Il nostro MauroDe Pellegrin e Dino Porrini, non sirassegnano a questa condizione e"testa sul manubrio" marciano atutta alternandosi ai cambi, men-tre Bernardi stravolto dalla fatica,rimane incollato alle loro ruote conle forze della disperazione, le uni-ca che gli sono rimaste.

I tre azzurri sotto la spinta di DePellegrin e Porrini, giungono al tra-guardo dopo cento chilometri per-corsi a 45 di media. Il loro temporisulta largamente il migliore finoa quel momento, ma devono arri-vare ancora i polacchi e i russi. Nelclan azzurro sono minuti indimen-ticabili, di frenesia collettiva. "Unamedaglia non scappa più comun-que vada" dice De Pellegrin che sidimostra il più arzillo di tutti edaspetta gli avversari, sulla linea deltraguardo, con una borraccia in ma-no. Bernardi invece, che avevaesaurito le sue energie nel finale ecostretto a concludere la corsa, do-po l'arrivo si è accasciato a terra,privo di sensi, sfinito. Verrà poi soc-corso con una maschera ad ossige-no.

Giungono intanto al traguardo ipolacchi, ma sono in sensibile ritar-

do su De pellegrin e compagni. Sispera ancora, ma ecco però subitodopo, sbucare le maglie rosse deisovietici che realizzano il migliortempo assoluto. De Pellegrin but-ta a terra la borraccia che tenevanervosamente. "Siamo solo secon-di" disse.

Quella fu una bella pagina di sto-ria del nostro ciclismo, indimenti-cabile per Mauro De Pellegrin e so-prattutto per Mirco Bernardi che havoluto rievocare quella impresaradunando recentemente, a Felino,in occasione del 30° anniversario diquesto avvenimento, tutti i prota-gonisti della spedizione azzurra aSan Cristobal.

De Pellegrin dal canto suo, neglianni successivi di quella gara, pre-se parte ad altre cinque prove mon-diali, sempre nel quartetto dellaCento Chilometri, ma senza più sa-lire sul podio. Vinse però ai Giochidel Mediterraneo nel 1979 e parte-cipò anche alle Olimpiadi di Moscanel 1980, classificandosi al quintoposto. Il ciclista reggiano d'altrocanto, sempre in azzurro, patecipòalla Corsa della Pace nel 19078 es'impose in alcune belle gare indi-viduali tra le quali la Milano-Reg-gio, la Coppa Varignana. Indossòper due volte la maglia di campio-ne italiano a cronometro, nel 1980a Pescara e nel 1982 a Guidizzolo(Mn). Non passò mai professionistanonostante le numerose offerte.Lasciò il ciclismo senza rimpianti,nel pieno delle forze, al terminedella stagione del 1982 a 27 anni,da campione italiano a cronometroin carica.

Sposato con due figli, Mauro DePellegrin vive con la famiglia a Ca-vazzoli e da anni gestisce un pro-prio negozio di ortofrutta a Reggio,in via Puccini.

Foto in alto De Pellegrin, al centrocon la bicicletta e i compagni di squa-dra. Foto in basso il podio mondialea San Cristobal con: da sx Porrini, DePellegrin e Da Ros, (manca Bernardinon ancora ripresosi dopo lo sforzosostenuto)

Dopo trent’anni il reggiano Mauro De Pellegrin ha festeggiatocon i suoi ex compagni di squadra il secondo posto conquistatoai campionati del mondo dilettanti a San Cristobal in Venezuela

CON LA MAGLIA AZZURRASALI’ SUL PODIO IRIDATO

Mauro De Pellegrin (1980)

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È ARRIVATO IL MOMENTODI FARSI VEDERE MEGLIO

I migliori auguri alla gentile clientela

Costume & Società >

di Riccardo Caselli

Come nella vita, anche nel lavo-ro non tutte le obbligazioni dellepersone si esauriscono nel solo ri-spetto delle leggi. I contratti infat-ti forniscono una cornice di aspet-ti giuridici. Di per sé non sono suf-ficienti a prescrivere una serie dicomportamenti e norme legate alrispetto personale, alla correttezzae alla lealtà: queste sono, o dovreb-bero essere, regolamentate da uncodice etico implicito.

L'etica dunque non è qualcosache riguarda solo moralisti, filoso-fi o teologi, ma ha un valore pra-tico, tiene insieme le società nellavita di tutti i giorni, pervade ognigruppo sociale divenendo eticapolitica, etica della famiglia o dellavoro. Spesso in Italia lamentiamo,a ragione, una mancanza della pri-ma nei personaggi che ci dovrebbe-ro rappresentare. Appurato chenemmeno la seconda gode oggi-giorno di gran buona salute, rite-niamo opportuno dedicare una ri-flessione alla terza: le deturpazio-ni di questa passano molto piùspesso attraverso il silenzio genera-le.

È storia di queste settimane quel-la di Marco Ametovich, il rom cheaveva ucciso quattro giovani gui-dando ubriaco ed era stato condan-

nato ai domiciliari in un residencevista mare, nel quale prendeva co-modamente il sole, sotto i flash deifotografi. Bene, pare che il giova-ne sia stato immediatamente in-gaggiato come modello da una ca-sa d'abbigliamento. Evidentemen-te la legge non lo vieta, ma l'eticaimporrebbe di non farlo. Allo stes-so modo è storia altrettanto recen-te quella di Alberto Stasi, immorta-lato sulle pagine di un giornalescandalistico mentre si gode la"Milano da bere". In questo casonon si chiede di rinunciare al dirit-to di cronaca, ma di abbandonarela caccia morbosa ai dettagli inin-fluenti, le indagini fatte in televi-sione, i particolari macabri, le sce-ne paradossali e un po' spiacevolicome questa, che i telegiornali perprimi, seguiti da rotocalchi e riviste,inseguono senza scrupoli per unpugno di vendite in più. Un'infor-mazione non reticente, ma fatta didiscreto riserbo, di un dignitoso si-lenzio su ciò che è irrilevante, co-

me è prassi in Inghilterra nei casi dicronaca così incresciosi, avrebbe unrisvolto molto migliore sul pianopratico oltre che etico. Eviterebbela mitizzazione delle varie Aman-da Knox: sospinta da quelle tre fo-tografie incessantemente sbandie-rate su tutti i media, si ritrova oraimpegnata a rispondere dal carce-re alle lettere di un intero fan club.Si eviterebbero forse anche la lineadi abbigliamento Corona's, le Gre-goraci di turno e i talk show che sidomandano il perché di questi fe-nomeni facendo loro ancor piùpubblicità.

Prendiamo proprio i talk show:chi ha il potere dell'informazioneha anche il dovere di non diffonde-re ignoranza e disinformazione.Siamo in democrazia, e le leggi nonvietano a nessuno di parlare, manon è eticamente corretto dare laparola alla stupidità, vista la crucia-lità del ruolo degli opinon leadersnel diffondere le ideologie. Tutta-via i salotti televisivi finiscono spes-

so col risultare un refugium pecca-torum di tutti gli emarginati daiprogrammi principali, un'occasioneper regalare un gettone e riesuma-re qualche dimenticato.

E che dire delle riviste scandali-stiche? Gli italiani avranno la lororesponsabilità nel comprarne milio-ni di copie ogni mese, qualcuno po-trebbe far notare. Ma chi fomental'ignoranza, il becero pettegolezzo,chi santifica delle nullità e non for-nisce alcun servizio alla comunità,non fa qualcosa di etico, al pari dichi ha assunto Marco Ametovich,anche se tutto questo sta nei con-fini della legalità. Ugualmente,non è etico nemmeno ciò che fan-no le case editrici, che se ne infi-schiano di quanto di buono può es-servi fra le penne di sessanta milio-ni di italiani e pubblicano la Bonac-corti, Klaus Davi, Crepet, Don San-te e il libro degli Amici della De Fi-lippi.

Anche nell'anonimato della vitaquotidiana lo stesso ragionamentovale per il professionista che trascu-ra il codice deontologico, il capore-parto che umilia il dipendente, ilproprietario della fabbrica che non

investe a sufficienza in sicurezza.Esistono il mercato, le esigenze divendita, di marketing, qualcunoobbietterà. Ma la domanda è: sia-mo in grado di creare profitto e al-lo stesso tempo avere un'etica nel-la mission della nostra azienda, delnostro negozio, reparto, o gazebo?Siamo in grado di misurare il nostrocapitale non solo in termini mone-tari, ma anche attraverso la qualitàdelle relazioni interne e l'impattosociale che creiamo sul mondoesterno? Possiamo vincere la sfidadi creare benessere per noi, per chilavora con noi e per chi acquista danoi? O siamo condannati ad un per-fido gioco a somma zero? Esistonotante aziende, liberi professionisti,capiufficio, manager e direttoriche questa sfida l'hanno vinta intutto il mondo. E non importa co-sa dicono gli economisti o le leggidel mercato: noi proviamo a creder-ci, diamo ascolto prima all'etica, eforse un domani quello che diamopotremo pretenderlo anche daglialtri. Magari, persino dai politici.

[email protected]

LO SQUALLIDO MERCATO DELLA DISINFORMAZIONE

Fabrizio Corona

Marco Ametovich

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Gruppi Musicali >

di Francesco Rossi

Con questo numero si apreuna rubrica dedicata al mondodella musica dal vivo, con par-ticolare riferimento alla sem-pre più variegata realtà emilia-na e in specie della nostra pro-vincia.

Scoprire, da non addetti ailavori, come il nostro territoriooffra grandi opportunità alla

"prima delle arti" non solo dalpunto di vista degli artisti, maanche dei tecnici, delle struttu-re e della diffusione musicalepuò aiutare, tra l'altro, acostruire nella propria coscien-za di cittadini un'idea diReggio come di una città nonpiù (non solo) legata a quelcerto provincialismo guare-schiano che molti le rinfaccia-

no, ma di una comunità in cre-scita, capace, anche sul pianonazionale e internazionale, dioffrire ottimo intrattenimen-to, cultura, qualche volta arte.

Una comunità, la nostra,contaminata da mille correnti,ma allo stesso tempo fortedelle proprie radici e in gradodi produrre stimoli, correnti dipensiero, e di influenzare altri

ambienti culturali, dalla lette-ratura al cinema.

Questa pagina mensile vuoleessere allora finestra su unmondo che troppo spesso, enon solo per sua colpa, restaconfinato nella nicchia degliappassionati, rimanendo cosìfedele a sé stesso, e quindigenuino, ma allo stesso tempostatico e chiuso.

1- Graziano Romani - poliedrico cantautore reggiano, daanni calca i palchi di tutta Italia con il suo rock energico, riccodi echi statunitensi dei primi anni 70. Al suo fianco CristianoMaramotti alla chitarra e i fidati Chris Gianfranceschi alle tastie-re, Pat Bonan alla batteria, Max Ori al basso.

2- Albert Ray & the Raymen - dopo una vita sui palchi reg-giani e del nord della penisola il rocker e bluesmen non ha certobisogno di presentazioni. Lucien Solianì alla batteria. Max Luglial basso. Un dicembre ricco di concerti il suo, tante apparizionie un nuovo album in preparazione.

3- The Teachers - Niccolò Bossini alla chitarra e voce. LucaGandolfini alla batteria. Marco Massarenti al basso. Una bandgiovane ma molto lanciata. Le influenze si sprecano. Molti/efan, la loro musica si sa far piacere in diversi ambienti e conte-sti. Però non molti concerti.

4- FB Band - Sopravvissuto a molteplici cambi di formazione,quella di Fabio Bagni è una storia che dura ormai da anni. Lamusica è senza pretese, ma suonata con straordinaria competen-za tecnica e serietà. Per serate revival degli anni 80. Se voletechiacchierare sentendo il concerto, scegliete una delle sue sera-te in acustico.

5- Oracle King & the Plantations - Orry King alla chitarra evoce. Oscar Abelli alla batteria. Martin Angelface al basso. Zagoalle tastiere. Il blues reggiano, comunque la si voglia vedere,passa attraverso di lui. L'ultimo gruppo a potare in giro lo stileChicago nella provincia. Da sempre on stage.

Top 5 - I gruppi del mese

Il primo posto della nostra pri-ma classifica. Quando si hanno perispiratori personaggi del calibro diDylan o Springsteen, risulta eviden-te che prima ancora di essere unmusicista tu debba essere un curio-so, qualcuno a cui stanno a cuorele dinamiche interpersonali, i mo-ti dell'animo, le mille sfaccettatu-re dell'uomo. Graziano Romani èquesto; ha capito che l'arte e l'e-spressione di sé sono un punto d'ar-rivo nel percorso interiore di cam-biamento ci ognuno, e non di par-tenza. Ha capito, e noi di questa ca-tarsi godiamo i frutti, che in una vi-sione del mondo intimista, in cuil'artista tenta in primis di essere sin-cero con sé e col pubblico, il signi-ficato viene prima del significante,o comunque ne è ispiratore. Ciònon significa (i suoi dischi ne sonola prova) che Graziano non curi neidettagli l'arrangiamento, la ritmi-ca, le tensioni del brano, ma nel far-lo egli è sempre cosciente del fineultimo della propria arte, ovvero il

linguaggio, l'indagarsi e quindi ildichiararsi per come ci si vede. I suoialbum sono un misto di malinconiasorda, ma anche di desiderio di ri-vincita; il cantautore racconta sto-rie di tutti i giorni, che riguardanotutti noi, ma prima di tutto lui. I te-

sti sono ricercati; la lingua apparen-temente semplice, come da prassiin quel filone di songwriters che da-

gli Stati Uniti degli anni 60 è ar-rivato a noi, è in realtà arricchi-ta di citazioni, rimandi musicalie letterari. Da Reggio Emilia almondo, dall'inglese all'italiano,Romani sembra volerci dire conle sue canzoni che non esistonoconfini netti di genere, catego-rie prestabilite cui rifarsi; comeseduto nell'occhio del ciclone,l'artista può scegliere nel vorticeattorno a lui da dove attingere,in un mondo caotico dove peròlui è stabile, ancorato a terra for-se da quel legame alle radici co-sì prepotentemente richiamatonell'ultimo album, "Tre Colori".In quest'impresa, affiancato daottimi musicisti e da special gue-sts di riguardo (Da Elio ai Mode-na City Ramblers), il rocker (ma

la definizione è limitata) si spingeverso molteplici liti, ma senza maidimenticare il punto di partenza. Losi potrebbe definire antimodernoper questo? Forse, ma come già perLindo Ferretti, alle volte modernoè un ruolo subalterno.

Visti da vicino: Graziano Romani

- E' di quest'autunno 2007 l'uscita del nuovo album di Bruce Springsteen conla E Street Band: Magic. Sempre ottima musica, anche se il Boss non si discostamolto dalle atmosfere degli ultimi tempi. Se siete fans di lunga data vi gusteràparecchio (occhio alla traccia fantasma); per le matricole forse è meglio comin-ciare da qualche vecchio titolo.

- A Bordighera (IM), dall'8 dicembre ha il via il Jazz & Blues Winter festival,costola neonata dal consolidato appuntamento estivo che si prolungherà pertutto il mese nelle giornate di venerdì 21 e mercoledì 26. Una buona occasioneper ascoltare buona musica live e riflettere sulla tendenza degli ultimi anni dellanostra regione a incrementare gli appuntamenti con Jazz e Blues, così bistratta-ti nei tempi passati.

- Sabato 15 è la volta di Morgan, al Fuori orario di Gattatico. Un ritorno asonorità elettroniche per l'ex Bluvertigo, classe '72, al pieno della carriera solista.Tante le sperimentazioni per lui in questi anni che lo avevano portato a compo-sizioni orchestrali per colonne sonore, al remake di un album di De Andrè e aprogetti cinematografici, tra cui una parte in un video della Bertè a firma AsiaArgento e un cameo in un film di Battiato. Al Fuori Orario presenterà il nuovodisco, coadiuvato dall'estroso Daniele Dupuis.

- Venerdì 21 al Tunnel di Reggio trovate i Dark Lunacy, gruppo metal parmi-giano che ha di positivo l'aggiunta nei propri brani di contaminazioni gotiche,quartetti d'archi, atmosfere melodiche miste al furore del black metal. Palchiimportanti per loro, tra cui l'Evolution festival del 2005 e il Gods of Metal 2004.Da tappi per le orecchie, ma agli adepti farà impazzire!

- Domenica 23, Virus di Codemondo, il nostro Graziano Romani in concerto.

Qualche consiglio Natalizio Eventi e nuove usciteL'anima folk, blues & rock

Albert Ray & the Raymen The Teacher

FB Band Oracle King & the Plantations

LA REALTA’ REGGIANA NELLA MUSICA DAL VIVO

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Arte & Cultura >

pagine a cura di Gaetano Montanari

L'arte di monsignor AmbrogioMorani, in arte Brommo Giroiana,non si può rinchiudere nell'ambi-to di una scuola, poichè scaturisceda un'anima che è in continuo mo-vimento, che tiene conto della con-templazione, immersa nella vita ditutti i giorni. I suoi colori solari, sidiffondono, si compongono e siscompongono come attraverso ilgiuoco di un caleidoscopio.

Della "Bassa" ha preso quella de-licata serenità che ride nelle suepreziose tavolette pittoriche. DonBrommo, pur risentendo voluta-mente delle varie influenze e del-le diverse suggestioni, ha un suomodo particolare per determinarele atmosfere tonali, che non riesco-no però mai cupe ed opprimenti,giacchè sa, al punto giusto, aprir-le con un soffio d'azzurro, un re-spiro di cielo, un brivido di verde.Sono, questi di don Brommo, viag-gi nella pura immaginazione, che

la fantasia riscalda per tessere, fi-nestre e tasselli di luce colore. "Lavita l'è bela, basta avere un'umbre-la", del 1977, resta uno dei suoi la-vori più significativi. "Caccia gros-sa" ( una parossistica razzia di pol-li), del 1976, raffigura una disinvol-ta e amena birichinata. L'involucrodel dipinto è animatissimo. Non tiaccorgi della bravata, avverti, inve-ce, la bravura. Impossibile restareinsensibili davanti a quelle curiosee originali tavolette che ci permet-tono di conoscere un'anima buo-na, leale, sorridente, intrisa di dol-cezza e poesia. È non si potrà nonrestare ammirati della prestigiosafertilità del suo estro. Nella pittu-ra di don Brommo, oltre tutto, ele-menti informali, figurativi e naifconfluiscono in creazioni di inne-gabile bellezza. Un tessuto croma-tico pieno, teso, vibrante di una

forza che è dentro la materia stes-sa, tanto essa appare soffusa di so-stanza spirituale e di un'intesa ca-rica di vita.

Con don Brommo la gioia di vi-vere ritrova tutta la sua dignità. Cisia consentito, a questo punto,menzionare la splendida tavoletta(vedi foto) in cui è raffigurato unostruggente e suggestivo aspettopoco noto dall'anima di Sant'An-tonio. È, questa, indubbiamente,una tra le più belle opere, se nonil canto più affascinante e più al-

to di don Brommo. Tale è la forzalirica di questo quadretto, da esser-ne subito accesi.

Oltre a dialogare con la culturanaif, ed anche se i suoi temi pre-feriti sono sicuramente quelli reli-giosi, non disdegna di occuparsi diproblemi inerenti la società attua-le. L'arte di don Brommo soprag-giunge a colmare l'immensa lacu-

na della noia, il vuoto dello spiri-to, del cuore e del tempo: l'emo-zione che suscita nell'uomo, assicu-ra l'indispensabile carica affettivadegli individui. Perchè, per donBrommo, la pittura è essenzialmen-te vita. Vita non solo fisica, comemanifestazione vitale di un impie-go artistico e umano, con risultaticoncreti e con espressioni tangibi-

li. Vita soprattutto dello spirito incui egli attinge l'intelligenza, lafantasia, le più intime emozioni, lesensazioni più sottili del suo "io",per trasmetterle, per mezzo dellesue deliziose e fresche invenzionipittoriche, delle sue solari immagi-ni poetiche, agli uomini, come pu-ri e irripetibili messaggi dell'anima.

MARIO PAVESI

Anche nel nostro tempo, purenel decadimento dei valori dellospirito e nel preoccupante dilaga-re del materialismo, molti artistisentono ancora la validità e l'at-tualità dell'ispirazione cristiana.Dopo la laurea in lettere ed averconseguito il diploma dell'Accade-mia di Belle arti di Bologna, sot-to Mastroianni e Carpigiani, Ma-rio Pavesi, per tre anni di liberefrequentazioni sempre nella cittàfelsinea, ha coltivato i corsi di ana-tomia patologica. Così Pavesi hasviluppato la sua pittura: ricerchee contrasti, rilevati alla sua neces-sità umana scaturite da tentatividi compiute esperienze. Ecco per-chè i suoi dipinti appaiono soluzio-ni di discorsi compiuti al limite del-l'essenzialità simbolica e vibratile:e soprattutto liberi da ogni incro-stazione affidandosi unicamente aquel silenzioso equilibrio di valo-ri figurati che rendendolo spazioavanti a noi teso in poetiche so-norità. Quando alla scultura, dinotevole rilievo talune sue opereche non potrebbero affermare espingere tutta la loro immensa ori-ginalità senza quella sintesi di ec-cezionale concentrazione e poten-za che ne sono alla base. La lineaesce pura e limpida dalla formascultorea per giuocare una sua so-gnante avventura di ritmi e caden-ze in un'alta orchestrazione plasti-ca, sorretta da motivi estetici,tecnici e culturali. Tra le sculturepiù recenti, che lasciano indimen-ticabili impressioni nello spettato-re, degna di nota una gigantesca"CROCEFISSIONE".

Un imponente complesso bron-zeo di oltre quattro metri e mez-zo in altezza, che si inserisce nel-lo spazio come una presenza viva,quasi umana, in cui si rispecchial'immenso dolore di colui che si èfatto crocifiggere per indicareagli uomini di buona volontà la viadella pace e dell'amore. A chi si oc-cupa di avvenimenti artistici con-temporanei, non molto spessoaccade di incontrare un'opera discultura, un'opera per così dire,

ancora fresca di calda fusione, chesubito e senza riserve gli appaiacome un capolavoro. Un'operache, appena creata, immediata-mente sia degna di entrare a farparte, inequivocabilmente, dellastoria dell'arte. Questa splendidasorpresa ci è recentemente tocca-ta in sorte, trovandoci di fronte al-la CROCEFISSIONE di Mario Pave-si. Un breve, diligentissimo perio-do di preparazione ambientale,cinque giorni di ininterrotta ten-sione creativa, un eccezionaleestensione di un effettivo stato digrazia poetico (Pavesi ha ancoranegli occhi, nel volto, nella voce enelle mani le tracce di quello stra-no fervore) hanno portato a que-

st'opera d'arte che in se compediale ragioni più valide e in se risol-ve i più ardui problemi di tuttauna stagione dell'arte. Davanti aquest'opera solenne, si ha comeuna sensazione di vertigine: quel-la vertigine dell'anima, quella spi-rituale proiezione verso il liberocielo della poesia che avvertiamodi fronte a certi modelli rinasci-mentali. Ci accorgiamo sempremeglio che le trovate in arte con-tano poco se non sono assunte or-ganicamente in un’opera in cuibatte un'indeducibile emozionecreatrice. Notevole scultore-poetadel bronzo, Mario Pavesi, a nostroavviso, va annoverato tra i miglio-ri artisti a livello nazionale.

BROMMO GIROIANA: PITTORE SIMBOLISTA INTERATTIVO

SCULTORE E PITTORE

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ZERBINI & RAGAZZI

Appuntamento al limite del fan-tastico. Si racconta, si dice, si è scrit-to, è nei sogni, è nel tempo. Avevocercato per mesi, ma senza succes-so. Mi dissero: "Va da Franco Mori-ni. Quel tuo ex collega, ai tempi incui gironzolavi per la nostra provin-cia e la Versilia su di una 500 fiat fur-goncino. Già, Morini, che, dopo ilpensionamento, si è messo a lavo-rare il sasso in un vecchio casolarein aperta campagna, e, che, alla stre-gua di un compatto gruppo di ami-ci-artisti o allievi-artisti, lavora perrievocare il mondo dei lapicidi me-dievali nel cuore degli antichi domi-ni matildici. Trovare nuove espressio-ni d'arte e l'ambizione di molti. Inquesto periodo che vacilla tra arte

e non arte, quanta ricerca esiste, an-che se, talvolta, i risultati sono discu-tibili. La "Scuola per la lavorazioneartigianale ed artistica della Pietradi Canossa", nata nel 1990, dopo di-versi anni di rodaggio, venne uffi-cialmente istituita nel 1996 dalla Ci-vica Amministrazione di Canossacon un proprio, specifico regolamen-to. Dal 1996 ad oggi, la Scuola ha

fatto passi da gigante, e risulta unfelice tentativo per riprendere queilegami con le tradizioni originali del-la Comunità montana. Sono, inmaggioranza, bassorilievi, eseguitidagli allievi della Scuola stessa , e,alcuni, esposti, presso enti pubblicie abitazioni civili. Qui non è soltan-to in ballo il motivo dell'arte, ma ditutta la fase primitiva della civiltà.

E, come fine, pura intuizioneestetica. Ma non è tutto VascoMontecchi (sia detto per inciso, è ilsupervisore dell'Istituzione) mette adisposizione degli allievi la propriaqualificata esperienza di scultore alivello internazionale; il professor Fa-brizio Fontana, invece, noto pitto-re e incisore, vi ha insegnato disegno

e storia dell'ar-te; assoluta-mente indi-spensabile èstato l'alto eappassionatocontributo allosviluppo dellascuola del si-gnor Nino Co-sti, scomparso,purtroppo,nel 2005. Tuttigli altri e tuttiinsieme, auto-rità comunali,insegnanti,

collaboratori e allievi, rappresenta-no le magnifiche rotelle di un'impre-sa destinata ad un sicuro avvenire.La Mostra Postuma, organizzata aRossena nel 2007, non è passatainosservata; devo, anzi, aggiungere,che ha fatto colpo. Sono stati i se-guenti cinque artisti: Giuseppe Bar-bieri (1923-2002); Luigi Monica(1924-1999); Lorenzo Zambernardi

(1940-2002); Nino Costi(1946-2005); ClementeMalagoli (1935-2005), atentare, insieme al grup-po, di destare dal sonnomillenario una civiltà or-mai consegnata alla sto-ria. Sono stati loro e la"Scuola" a scandire il rit-mo di un nuovo tempo.E con dei programmi co-sì esemplarmente defini-ti, con una presa di co-scienza così coraggiosa difronte all'evolversi deglieventi, che stanno mu-tando le condizioni e glistrumenti stessi dell'arte.Il gruppo è composto dacapaci quanto disinteres-sati scultori. G. Basso, C.Conti, F. Morini, G. Ferra-rini, G. Ferrari, G.C. Benel-li, A. Toni, O.Vergnanini, R. Virgolet-ti, P. Montecchi, Nera BertolottiChiari, Gabriella Spagni, V. Bolondi,G. Menozzi, G. Gazzotti, C. Canovi,L. Crotti, per citarne alcuni.

Alla luce dei risultati sin qui riscon-trati, non si posso mettere in dub-bio nè la qualità delle loro opere, neil loro talento.

Importante, il percorso di questaScuola tesa a valorizzare l'immensopatrimonio storico-culturale del ter-ritorio canossiano; una scuola diffe-rente che ha dimostrato quale sal-da posizione occupi la scultura sul-la pietra nei confronti delle creazio-ni artistiche contemporanee. Non èfacile oggi, in Europa, imbattersi inuna serie di sculture che presenti uninsieme di immagini tanto perfetteed armoniche come queste dellaScuola di Canossa. Quasi tutte le for-melle sono determinate dai contra-

sti suggeriti dai maestri degli uomi-ni. Volendo segnalare una caratte-ristica della scultura sulla pietra diCanossa, si puo' confermare che es-sa è priva di ogni manierismo e diogni deviazione. Il talento dei sin-goli artisti citati piu' sopra conducealla creazione di opere che, per laloro qualità, si mantengono su unpiano notevolmente elevato. Le re-centi esperienze del Gruppo canos-siano, oltre tutto, procedono conestrema coerenza, senza distrazio-ni e sbandamenti, ma con una sem-pre più precisa consapevolezza cul-turale.

Non sarà mai sottolineata abba-stanza la parte capitale che questaScuola ha nella vita culturale di Ca-nossa, e non solo. Parte tanto piùimportante in quanto è unica nelsuo genere.

G.MONT.

CANOSSA, UNA SCUOLA DIVERSA > Arte & Cultura

IL TAVOLO DELL’ EX PCIsegue da pagina 7

per diversi giorni nella nostracittà e il tavolo divenne il suoluogo di lavoro abituale, fratanti documenti e appuntisparsi sulla sua superficie.

Una cosa simpatica fra letante che mi vengono in men-te sono poi gli incontri che sisvolsero sulla "Reggiana Cal-cio" per determinare queinuovi assetti societari che, pri-ma con Bassinghi e Vandelli,poi con Fiaccadori e Sacchet-ti, la portarono in "serie A".

Il rischio certamente, come sivede, è di cadere nella nostal-gia di un passato che non puòritornare, che a momenti fe-lici ed entusiasmanti ne ha al-ternato di tristi, di impoten-za politica e di insuccessi, co-me quelli del 1990, che han-no fatto seguito alla cadutadel muro di Berlino, al cambiodel nome del Partito e all'av-vio di una fase difficile cheportò anche alla vendita delPalazzo Saporiti e alla scom-parsa di uno dei suoi arredipiù emblematici, qual'era ap-punto il tavolo ottagonale.

È comprensibile quindi l'e-mozione che tanti possonoprovare vedendolo e poten-dolo toccare, come parte di séstessi e di una storia da nondimenticare.

Una storia - vorrei aggiun-gere - della quale debbonoappropriarsi i più giovani perpotere fare, politicamente eculturalmente, ancora me-glio, ricchi dell'esperienza delpassato.

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L a v i s i t a d e l G o v e r n a t o r eL a v i s i t a d e l G o v e r n a t o r ea l R o t a r y C l u b d i R e g g i oa l R o t a r y C l u b d i R e g g i o

Foto 1: Franco Mazza e Renato Brevini. Foto 2: Vando Veroni con la moglie Deanna Ferretti, Paola e Dario Caselli. Foto 3 dasx Giorgio Franzini, Michela e Francesco Fornaciari, Gianni Boeri, Nicoletta Franzini. Foto 4 da sx Luigi Zarotti e MarinaMelloni. Foto 5: da sx Marcello Bonferroni e Gianni Bassi. Foto 6: da sx Stefano Rossi e Gianni Bassi. Foto 7: da sx MargheritaAlfieri riceve il Paul Harris da Gianni Bassi. Foto 8: da sx Tiziana Sacchetti, Gianni Bassi e Lauro Sacchetti. Foto 9 da sxAntonio Marturano e Gianni Bassi. Foto 10: da sx Gianni Bassi e Mario Motti.

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Foto 1: Magdi Allam con Carlo Pellacani e ElioFumi. Foto 2: il Governatore Renato Sabbi conMaurizio Beltrami e Carmelo Cataliotti. Foto 3:Mauro Fontanesi, Fabrizio Fontanesi e signora,Giovanni Mortari, Fausto Bisi, Brenno Speroni,Antonino Pistilli e signora, Emanuele Filini. Foto4: Paolo Rinaldi e signora, Galileo Conti, EttorePipicelli, Leoni Giuseppe, Curti. Foto 5: FrancoColosimo e signora, Marco Fornaciari e signora,Romano Giannini e Attilio Paliani. Foto 6: CarloPellacani e signora, magg. Vittorio Boccia, EnzoMusi e signora, Ivo Gibertini e signora. Foto 7:Enrico Alessandri, Mauro Bonfiglioli e signora,Giuseppe Albertini e signora. Foto 8: ItaloMateria, Umberto Guiducci, Sergio Leoni esignora. Foto 9: Paolo Soliani insignito delMelvin Jones Fellow. Foto 10: Leonardo Di Brittae signora, Demetrio Lombardi e Nicoletta Varani. Foto 11 e 12: il Governatore appunta il distinti-vo ai nuovi Leo. Foto 13: Il Governatore Sabbiappunta il Melvin Jones Fellow al prof. CesareBeghi con Elio Fumi e Carmelo Cataliotti. Foto14: I professori Cesare Beghi e Paolo Solianicon Armando Bussei e Elio Fumi

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Inaugurazione annoInaugurazione annoLionistico 2007/2008Lionistico 2007/2008

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Foto 1: Il teatro Ariosto gremito di gente. Foto 2: il cantautore RON. Foto 3: ValeriaBraglia, Cristiana Boni e Federica Galli.Foto 4: Adelmo Tagliavini, LuigiCocconcelli conduttore, factotum e animadella radio, Alex Bartoli. Foto 5: Luigi traGiovanna Spezzani e Daniele Ferro. Foto 6:Sabrina Navacchi (Ron Fan Club) con LuigiCocconcelli. Foto 7: Giovanni Mazzoni.Foto 8: Ciro Piccinini. Foto 9: FedericaCalvi Benati e Patrizia Rossi. Foto 10:Alessandro Dalla Salda e signora. Foto 11:Mariacecilia e Marco Masini. Foto 12:Antonio e Mariachiara Nocco. Foto 13:Matteo e Agnese Vicenzi. Foto 14:Giovanni e Cristina Sidoli.

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L'Ariosto in festa con RonL'Ariosto in festa con Ronper i 30anni di Radio Erreper i 30anni di Radio Erre

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Foto di Stefano Rossi

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La solidarietà dell’ASCMADLa solidarietà dell’ASCMAD

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Foto 1: Adriana Menozzi, Meka Grassi, Dott. Bedogni, Dott.ssa Mortilla,Dott. Fornaciari. Foto 2: la sala gremita. Foto 3: Dott. Bedogni, Meka Grassi.Foto 4: Dott. Bedogni, Achille Corradini. Foto 5: Dott. Pedrazzoli, GinaPedroni, Dott. Trenti. Foto 6: Dott. Albertini con moglie. Foto 7: Dott.Grisendi, Sig. Castagnetti. Foto 8: Elena Strozzi, Rita Pagliani. Foto 9: CarlaDavoli, Marisa Arbizzi. Foto 10: Elsa Morini

Foto 1: Alessandro Profumo e Antonella Spaggiari. Foto 2: Giovanni Catellani conmoglie. Foto 3: Amedeo Amodio. Foto 4: Andrea Allodi con signora. Foto 5 GrazianoDelrio. Foto 6: Ivan Strozzi e consorte. Foto 7: Riccardo Zucchetti e moglie. Foto 8:Luigi Maramotti. Foto 9: Alessandro Carri

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Foto 1: AndreanaSonetti, RaffaeleGuerriero e DanieleMattioli. Foto 2:Daniele Mattioli con-segna l'Ippogrifod'argento a RolandoPaterlini. Foto 3:

Ugo Bellocchi, Guido Bombardini, Giorgio Bombardini, Giovannae Daniele Gennaro. Foto 4: Elvira Lipreri, Lisetta Galdero, MarioNegri e Tullio Losi. Foto 5: Domenico Marcozzi, Sauro Fiaccadorie Rolando Paterlini. Foto 6: Rita Marmiroli, Eugenio Rossi, GiorgioFaceti. Foto 7: Gianni Melli, Amedea Fusaroli, Giuliana Boniburini,Luciano Fusaroli. Foto 8: Giuseppe Ronchetti, Arnaldo Castellani,Giovanni Bonazzi. Foto 9: Ermanno Tirelli, Serafino Belvedere,Romano Pezzi. Foto 10: Luigi Parolini, Otello Motti e Fabio Zani.Foto 11: Gabriele Magnoni, Antonio Maggiore, GianmarcoManganelli e Daniele Mattioli.

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U . N . U . C . I .U . N . U . C . I .(Unione Nazionale Uf(Unione Nazionale Ufficiali in congedo)ficiali in congedo)

La festa annuale e consegna La festa annuale e consegna dell’Ippogrifo d’argentodell’Ippogrifo d’argento

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