St Nicholas News - Centro Studi Nicolaiani · 2 Il Beato Angelico nacque a Vicchio del Mugello...

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1 From Fr. Gerardo Cioffari, o.p. director 15 marzo, 2014 St Nicholas News SAN NICOLA NELL’ARTE DEL Foglio inviato gratis agli amici di S. Nicola sparsi per tutto nel mondo Da P. Gerardo Cioffari, o.p., direttore del Centro Studi Nicolaiani di Bari (Italy) [email protected] 61 BEATO ANGELICO TRITTICO DI PERUGIA. 1438 Al centro: Vergine col Bambino; a sinistra: San Domenico e San Nicola; a destra: San Giovanni Battista e Santa Caterina. I tre riquadri della predella presentano sette episodi della vita di San Nicola. L’opera si trova alla Galleria Nazionale di Perugia, ad eccezione di due riquadri della Predella che si trovano alla Pinacoteca Vaticana.

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From Fr. Gerardo Cioffari, o.p. director of the Centro Studi Nicolaiani

22 October 16, 2

15 marzo, 2014

St Nicholas News

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SAN NICOLA NELL’ARTE

DEL

Foglio inviato gratis agli amici di S. Nicola

sparsi per tutto nel mondo

Da P. Gerardo Cioffari, o.p.,

direttore del

Centro Studi Nicolaiani di Bari (Italy)

[email protected]

61 BEATO ANGELICO

TRITTICO DI PERUGIA. 1438 Al centro: Vergine col Bambino; a sinistra: San Domenico e San Nicola; a destra: San

Giovanni Battista e Santa Caterina. I tre riquadri della predella presentano sette episodi della vita di San Nicola. L’opera si trova alla Galleria Nazionale di Perugia, ad

eccezione di due riquadri della Predella che si trovano alla Pinacoteca Vaticana.

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Il Beato Angelico nacque a Vicchio del Mugello intorno al 1395. La data di nascita è molto controversa. Alcuni, come Tito Centi mantiene il 1387, altri, come W. Cohn e St. Orlandi la portano al 1401. Certo è che l’Angelico il 31 ottobre 1417 si recava nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze per chiedere l’iscrizione alla Compagnia di S. Niccolò di Bari, che era stata fondata nel 1334, ed era spiritualmente curata dai Padri Carmelitani. A presentarlo e raccomandarlo era stato il pittore miniaturista Battista di Biagio Sanguigni, che vi era entrato due anni prima.

Nel documento di iscrizione (ASF, Compagnie, n. 1549, , f. 18r, n. 507, edito da Werner Cohn, Il Beato Angelico e Battista Sanguigni, in “Rivista d’Arte”, vol. 30, L. S. Olschki, Firenze 1955,

pp. 207-216, in particolare doc. I, p. 210-211) compare col suo vero nome: Frate Guido di Piero dipintore del popolo di santo Michele Bisdomini fu ricevuto nella nostra Compagnia addì 31 ottobre 1417, menato per Battista di Biagio nostro fratello al tempo dei nostri rettori Christoforo di Lotto, Donato di Aldobrando, Niccolò di Arrigo. Feciesi frate di santo Domenico.

La Compagnia aveva iscritto tra i suoi fratelli anche il card. Giovanni Dominici, il grande continuatore della riforma propugnata dal Beato Raimondo da Capua. Il suddetto cardinale, infatti, aveva patrocinato l’ottenimento di particolari indulgenze per la Compagnia stessa (ASF,

Compagnie, cit., f. 15v) ed era stato ricevuto nella Compagnia il 29 luglio 1407.

Naturalmente tutti gli studiosi domenicani (I. Taurisano, T. Centi, S. Orlandi, E. Marino, V. Alce), considerando che il Dominici fu il fondatore del convento di S. Domenico di Fiesole e che più tardi Guido di Piero sarebbe entrato in quel convento, tendono a stabilire un rapporto diretto tra il pittore e il cardinale

IL BEATO

ANGELICO

Chiesa del Carmine a Firenze, dove

il Beato Angelico nel 1417 si iscrisse

alla Compagnia di San Niccolò,

costituita soprattutto da pittori.

Presunto ritratto del Beato Angelico di Luca Signorelli. Particolare della “Caduta dell’Anticristo”, nel Duomo di Orvieto (1501 circa).

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riformatore, quasi una certa figliolanza spirituale.

La prima formazione artistica le ricevette a Firenze, ove si dedicò alla miniatura. I primi dipinti sono perduti, e l’opera più antica pervenutaci è la pala di Fiesole (1425), realizzata nella Chiesa di San Domenico, ove era entrato tra i frati domenicani osservanziali nel 1421 col nome di fra Giovanni. Al 1428, anno in cui ricevette l’ordinazione sacerdotale, risale il Trittico di San Pietro Martire commissionato dalle suore di San Pietro Martire a Firenze.

Nonostante appartenesse alla congregazione osservanziale e vivesse un’intensa vita religiosa a San Domenico di Fiesole, gli anni trenta di quel secolo lo videro pittore affermato e i superiori gli permisero di inserirsi nel mondo degli artisti laici. Ad esempio nel 1434 fu chiamato insieme al pittore Rossello di Jacopo Franchi per una valutazione di un dipinto realizzato da Bicci di Lorenzo e Stefano d’Antonio per San Niccolò d’Oltrarno.

Fu in questi anni che realizzò alcune delle sue famose Annunciazioni.

Poi, nel 1438, essendo terminato il convento di San Marco a Firenze (voluto da Cosimo dei Medici), anch’egli vi si trasferì con la comunità osservanziale, mentre conventuale rimaneva la comunità di Santa Maria Novella, che nel 1438-1439 ospitò il Concilio di Firenze. Notevoli opere di questo periodo furono la crocifissione, con San Domenico ai piedi della croce, e in San Marco la Trasfigurazione. Il mondo dell’arte non esauriva comunque tutta la sua attività, trovandolo vicario del priore a Fiesole negli anni trenta ed economo (“sindicho”) a San Marco di Firenze nel 1443.

In quest’ultimo convento eseguì un gran numero di affreschi, che però gli studiosi (proprio per la quantità in rapporto al tempo impiegato) non li attribuiscono tutti alla sua mano, ma anche a quella di suoi allievi, come Benozzo Gozzoli. Questi affreschi segnano la fase matura della sua arte, in cui evita ogni eccesso nelle decorazioni per concentrarsi maggiormente sulle figure che vengono realizzate con una maggiore rigorosità formale, secondo i canoni del Masaccio. Tuttavia è la luce, che qualcuno ha definito metafisica, a dare

Firenze. San Niccolò d’Oltrarno,

oggi

Luce e oro sono i mezzi impiegati dal Beato Angelico per comunicare un senso di

misticismo. Qui: Pala dell’Annunciazione. Cortona. Museo Diocesano.

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ancora una volta un qualcosa di veramente personale al risultato artistico.

A farla da protagoniste sono le figure storiche dell’Ordine domenicano.

Essendo stato chiamato a Roma dal papa Eugenio IV, tra il 1446 e il 1447 soggiornò a Santa Maria sopra Minerva. Alcuni degli affreschi realizzati in San Pietro andarono poi distrutti all’epoca di Giulio II. Mentre si conservano gli affreschi della cappella Niccolina voluti dal papa Niccolò V, eletto dopo la morte di Eugenio IV (23 febbraio 1447), per i quali ebbe ancora una volta l’aiuto di Benozzo Gozzoli.

Nel 1447 per alcuni mesi il suo gruppo lavorò ad Orvieto, quindi tornato a Roma completò la Cappella Niccolina nel 1448. Nel 1449 lavorò ancora per il papa, poi nel 1450 fece ritorno a Firenze, ove fu ben presto eletto priore a San Domenico di Fiesole.

Non è molto chiaro il motivo del suo ritorno a Roma tra il 1453 e il 1454, anche se si suppone un rinnovato invito del papa

Niccolò V. Certo è che morì in questa città il 18 febbraio del 1455.

Fu sepolto nella Basilica domenicana di Santa Maria sopra Minerva.

Sul suo sarcofago fu inciso:

Hic iacet Venerabilis pictor Frater Johannes de Florentia Ordinis Praedicatorum (Qui riposa il venerabile pittore Fra Giovanni di Firenze dell’Ordine dei Predicatori).

In latino continua: Non mi si dia lode come ad un secondo Apelle, ma per aver dato ai tuoi, o Cristo, tutti i miei guadagni. Alcune opere resteranno sulla terra, altre nel cielo. A me Giovanni i natali li ha dati la città che è il fiore dell’Etruria.

Guido di Piero, divenuto fra Giovanni da Fiesole, è passato alla storia come Beato Angelico, come lo aveva chiamato anche il Vasari. Fu beatificato e dichiarato patrono degli artisti da papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre del 1982.

Incoronazione della Vergine.

Firenze. Uffizi (particolare).

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L’incontro dell’Angelico con San Nicola

avvenne abbastanza presto a motivo del fatto che la confraternita o Compagnia dei pittori aveva come patrono san Nicola di Bari.

Successivamente, però, ebbe occasione di dipingere non solo il Santo ma anche vari episodi della sua vita. La più antica raffigurazione sembra l’immagine che alcuni studiosi hanno collegato alla pala di Fiesole.

Questa prima immagine di San Nicola non si trova nel riquadro centrale della pala, ma era una delle quattro raffigurate sui pilastri smembrati. Fu Pope Hennessy a metterla in relazione con la pala suddetta. Una scritta sul retro dei dipinti ne favorì l’identificazione. Una seconda raffigurazione, sia pure quasi di spalle è quella del santo vescovo

che, in primo piano, assiste alla celebre Incoronazione della Vergine. Trattasi della famosa Pala del Louvre del 1430 circa. L’identificazione è certa a motivo delle tre sfere ai suoi piedi. Il Poggi e il Douglas-De Nicola attribuirono all’Angelico anche la Crocifissione con San Nicola e San Francesco, recentemente restaurata. Il dipinto su tavola sagomata si conserva nella chiesa di S.

L’ANGELICO

E

SAN NICOLA

Pala di Fiesole, 1430

Pala del Louvre, 1430.

San Nicola della

Pala di Fiesole.

Pilastri:

S. Marco e

San Matteo,

entrambi a

Chantilly, Musée

Condé.

San Nicola e

San Michele,

entrambi già a

Sheffield,

collezione rev.

Hawkins-Jones.

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Niccolò del Ceppo, a Firenze (una chiesa che, come già quella del Carmine, ospitava una Compagnia di San Niccolò). Altri ritengono che non sia della mano dell’Angelico, ma della sua bottega.

Va menzionata poi la pala di Santa Trinità, chiamata così per il luogo di provenienza. La pala stessa, infatti, fu successivamente portata all’Accademia, e quindi al Museo di San Marco, ove si trova ancora oggi.

Apparteneva un tempo alla cappella Strozzi nella sagrestia della chiesa suddetta che, costruita verso il 1420, fu decorata prima da Lorenzo Monaco e alla sua morte (1425) dal Beato Angelico. La predella con storie di Sant’Onofrio e di San Nicola, che oggi si trova nella Galleria dell’Accademia, fu commissionata da Palla Strozzi, e non sembra che il Beato Angelico vi abbia messo mano.

Firenze. San Niccolò del Ceppo, interno.

Crocifissione, con San Nicola e san Francesco

in San Niccolò del Ceppo a Firenze.

San Niccolò del Ceppo, Firenze

Miracolo di San Nicola di Lorenzo Monaco. Predella della Pala di santa Trinità, continuata e terminata dal Beato Angelico.

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Il Trittico di Perugia è una grande pala d’altare eseguita dal Beato Angelico nel 1437 per la cappella di San Nicola nella chiesa di San Domenico di Perugia. A commissionare l’opera sembra che sia stato il vescovo Guidalotti, al patronato della cui famiglia apparteneva la cappella.

Nell’Ottocento la pala fu scomposta e trasferita nella cappella di Sant’Orsola, nella stessa chiesa. Nel 1901 il Weisbach avanzò l’ipotesi che autore della predella fosse il Pesellino. La sua tesi fu accolta dalla

Collobi Ragghianti nel 1955. Il Berti nel 1967 aveva parlato del portoghese Giovanni Consalvo.

Ma la maggior parte della critica attribuisce tutti e tre gli scomparti al Beato Angelico. Il primo scomparto, di cm 34 x 60 è custodito alla Pinacoteca Vaticana. In occasione della pulitura del 1955 venne asportata una fascia di 3 cm sul lato destro.

Sulla sinistra si vede la Nascita di San Nicola, al centro l’Ascolto della parola di Dio, e la Dote alle fanciulle povere.

Il riquadro centrale raffigura il celebre episodio delle navi granarie, nel quale san Nicola convince il capitano di una nave (non il messaggero dell’imperatore, come

Predella del Trittico di Perugia con storie di San Nicola. Da sinistra a destra: 1. Nascita del Santo; ascolto della parola di Dio; dote alle tre fanciulle; 2. Miracolo delle navi granarie; 3. Salva tre innocenti dalla decapitazione; morte del Santo.

IL

TRITTICO

DI PERUGIA

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spesso si scrive) a lasciare un quantitativo a Mira, ove c’è la carestia. Sullo sfondo a destra San Nicola interviene a salvare un veliero.

Di cm 34 x 60 è conservato ugualmente nella Pinacoteca Vaticana.

Il terzo scomparto, delle stesse dimensioni, è conservato alla Galleria Nazionale dell’Umbria. Esso raffigura sulla sinistra l’intervento a favore di tre condannati alla decapitazione, mentre sulla destra è rappresentata la morte del Santo.

Ecco i tre episodi del primo scomparto:

Nascita di San Nicola

Il giovane ascolta la Parola di Dio

Nicola di notte getta gruzzoli di monete

d’oro nella casa delle fanciulle povere

permettendo loro un decoroso matrimonio.

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Questi sono invece i due episodi del secondo scamparto della predella, cioè quello centrale.

Il primo si riferisce alle navi granarie che approdarono ad Andriake mentre Mira stava soffrendo una grave carestia. San Nicola riesce a convincere il capitano a scaricarne una parte a Mira. Il miracolo è

costituito dal fatto che, quando fu poi pesato dai controllori a Costantinopoli il peso risultava quello registrato ad Alessandria. Il miracolo avrà una notevole diffusione nel mondo mercantile. Il secondo miracolo è quello dei naviganti che stanno per affondare, e che Nicola accorre a salvarli.

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Il terzo ed ultimo scomparto presenta l’episodio storicamente meglio fondato, la Praxis de stratelatis. San Nicola sta parlando con il generale Nepoziano e altri due ufficiali per fare calmare i soldati che nel porto di Andriake hanno provocato disordini. All’improvviso accorrono a lui dei cittadini che lo

informano di tre innocenti che stanno per essere decapitati, a motivo di una sentenza del corrotto governatore Eustazio. Nonostante l’età si affretta sul luogo delle decapitazioni, e salva i tre innocenti. Il secondo episodio è la morte del Santo, della quale non si conosce la data, ma che dovrebbe aggirarsi al 336 o 337.

Nonostante la vivacità dei colori, il Beato Angelico presenta un San Nicola secondo l’immagine medioevale occidentale, vale a dire come un vescovo sollecito verso il gregge che Dio gli ha affidato. Per cui si può dire che il realismo prevalga, come ad esempio negli uomini che scaricano il grano, nello scatto di Nicola per fermare il carnefice, nel pianto di chi lo vede moribondo e nello storpio a fianco al suo letto. Inoltre, nelle raffigurazioni di san Nicola molto presente è la prospettiva architettonica. Tutte le scene sono inserite in una cornice fortemente prospettica, tra case e paesaggi.

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SALUTI DA BARI

A TUTTI GLI AMICI

DI SAN NICOLA