Sportello badanti, rete dei servizi e capacità di ... · Elaborazione dati: Laura Venegoni e...

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C ENTRO S TUDI A LSPES Via Tagliamento, 2 – 20097 San Donato Mi.se (MI) tel. 02.52.79.190 www.alspes.it S S p p o o r r t t e e l l l l o o b b a a d d a a n n t t i i , , r r e e t t e e d d e e i i s s e e r r v v i i z z i i e e c c a a p p a a c c i i t t à à d d i i g g o o v v e e r r n n a a n n c c e e n n e e l l l l a a r r e e a a d d e e l l l l i i n n f f o o r r m m a a l l c c a a r r e e Valutazione del progetto I.S.L.A. Immigrazione, Servizi in rete, Lavoro ed Assistenza PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Rapporto di Ricerca a cura del Centro Studi ALSPES Monza, dicembre 2013

Transcript of Sportello badanti, rete dei servizi e capacità di ... · Elaborazione dati: Laura Venegoni e...

C E N T R O S T U D I A L S P E S Via Tagliamento, 2 – 20097 San Donato Mi.se (MI)tel. 02.52.79.190 www.alspes.it

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PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

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a cura delCentro Studi ALSPES

Monza, dicembre 2013

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Direzione scientifica e coordinamento: Domenico DosaElaborazione dati: Laura Venegoni e Giulia Di MucciAnalisi dei dati: Laura Venegoni, Domenico Dosa e Ivana PisoniRedazione del rapporto di ricerca: Laura Venegoni e Domenico Dosa

Interviste a testimoni privilegiati e operatori effettuate da: Domenico Dosa e Laura VenegoniInterviste agli utenti effettuate da: Laura Venegoni e Giulia Di Mucci

Il Centro Studi ALSPES si è costituito nel 1996 e opera nell’ambito della ricerca sociale, della valutazione e sviluppo

della qualità dei servizi e della consulenza tecnica rivolta a operatori e amministratori locali.

Il Centro Studi privilegia un approccio multidisciplinare integrando competenze sociologiche, giuridiche ed

economiche.

Tra i progetti più significativi realizzati negli ultimi anni segnaliamo la realizzazione di studi e indagini locali (analisi dei

bisogni dei cittadini, disagio sociale e nuove povertà, giovani, anziani e migrazione), la costituzione di Osservatori

Sociali su base comunale, analisi e valutazione di progetti di intervento sociale, valutazione della qualità dei servizi,

consulenza e supporto tecnico ai Piani di Zona e la realizzazione di Carte dei Servizi.

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Provincia di Monza e della BrianzaAssessorato al Lavoro e Formazione Professionale

PresidenteDario Allevi

Assessore al Lavoro e Formazione ProfessionaleEnrico Elli

Direttore Settore Complesso WelfareErminia Vittoria Zoppé

Responsabile Servizio Programmazione Lavoro e F.P.Daniela Palumbo

Si desidera ringraziare per le interviste rilasciate e la collaborazione prestata nella raccolta dati, ireferenti degli Uffici di Piano: Marco Belloni, Veronica Borroni, Luciana Fanton, Sergio Mazzini. E iresponsabili degli Sportelli di Assistenza Familiare: Elena Casiraghi, Tiziana Dell’Orto, ElisabettaFumagalli, Latif Mahri, Rosaria Mapelli, Paola Molteni.

Infine, un sentito ringraziamento va a tutte le assistenti familiari e le famiglie che si sono resedisponibili per le interviste telefoniche.

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Il rapporto “Sportello badanti, rete dei servizi e capacità di governance nell’area dell’informalcare” nasce per fornire una valutazione del Progetto I.S.L.A. (Immigrazione, Servizi in rete, Lavoroed Assistenza), progetto presentato dalla Provincia di Monza e della Brianza nell’ambitodell’Accordo di Programma sottoscritto tra Regione Lombardia – Direzione Istruzione, Formazione,Lavoro e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direzione Generale dell'immigrazione edelle politiche di integrazione al fine di promuovere un'azione di sistema in tema di mercato dellavoro e qualificazione dell’assistenza familiare.

Nonostante la congiuntura sfavorevole e la perdita di potere d’acquisto dei cittadini, il mercatodel lavoro privato di cura, che fino al 2009 è stato in continua espansione, mantiene le posizioni.Un mercato caratterizzato da una manodopera tipicamente femminile ed immigrata e spesso dallamancanza di un regolare contratto di lavoro.

Lo stanziamento complessivo per la Regione Lombardia è stato pari ad Euro 2.359.000,00 che laRegione ha trasferito alle Province in qualità di soggetti attuatori apportando un cofinanziamentodi altri 1.179.500,00 Euro, attraverso l’impiego del Fondo Sociale Europeo, per la gestione direttadei percorsi di formazione degli assistenti familiari. Alla Provincia di Monza e della Brianza sonostati trasferiti Euro 214.000,00 che sono stati impiegati per il sostegno alle attività degli SportelliAssistenti Familiari, per i bilanci di competenze degli assistenti, per lo sviluppo e l’integrazione deisistemi informativi, per i buoni sociali alle famiglie finalizzati alle assunzioni regolari, per lapromozione del programma.

La scelta della Provincia è stata quella di valorizzare le esperienze già in essere. In un contestogenerale di scarsità di risorse, l’idea-guida è stata mettere in rete gli sportelli pubblici e privati diincrocio domanda/offerta di assistenza: sportelli che informano, orientano ed assistono le famigliee le persone nella loro ricerca di assistenza qualificata o di occupazione, nell’ottica di un usoefficiente delle risorse messe a disposizione.

L’obiettivo è stato raggiunto rendendo disponibili le risorse sul territorio affinché si integrasseroattraverso la partecipazione alla rete dei diversi soggetti del territorio: Provincia, Servizi perl’impiego, Uffici di Piano, Sportelli Assistenza Familiare, Caritas, Patronati, realtà territoriali diverseinsieme per un obiettivo condiviso, ovvero il sostegno alla famiglia e alle persone in cerca dioccupazione.

Su questo punto emerge il ruolo di governance della Provincia: di facilitatore di scambi di buoneprassi, di messa a disposizione di dati, di comunicazione tra i sistemi informativi e le banche dati, alfine di rispondere in maniera adeguata al bisogno espresso dalle famiglie e dalle stesse assistentifamiliari.

La sfida era impegnativa: far convergere in un solo programma diversi attori attorno ai quattrotemi dell’immigrazione, del lavoro, della formazione e dell’assistenza. Se è vero che le realiprospettive di lavoro, anche per gli immigrati, sono nel settore dei servizi alla persona, l’obiettivodei prossimi anni - considerando le tendenze all’invecchiamento della popolazione - deve esserequello di portare a sistema il progetto sperimentale sulle assistenti familiari con l’aiuto delMinistero e dei fondi europei per l’inclusione sociale, perché ciò significherà risolvere anche unaparte dei problemi delle famiglie brianzole e del sistema del welfare.

Enrico Elli Dario AlleviAssessore al Lavoro e Formazione Professionale Presidente

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza Sommario

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SOMMARIO

1. UN QUADRO SINTETICO DELLA RICERCA........................................................................................................7

2. IL DISEGNO DELLA RICERCA............................................................................................................................13

2.1. Obiettivi..................................................................................................................................13

2.2. Metodologia utilizzata............................................................................................................13

3. ANALISI SOCIO-DEMOGRAFICA......................................................................................................................16

3.1. Il trend e le dinamiche demografiche ....................................................................................16

3.1.1. Movimenti naturali e migratori.......................................................................................19

3.2. La struttura per età della popolazione...................................................................................25

3.3. Gli anziani ...............................................................................................................................27

3.4. Gli stranieri .............................................................................................................................31

3.4.1. Il trend e le dinamiche demografiche .............................................................................31

3.4.2. Le aree geografiche e i Paesi di provenienza..................................................................36

4. L’OFFERTA DI DOMICILIARITÀ ........................................................................................................................45

4.1. L’invecchiamento della popolazione......................................................................................45

4.2. Le soluzioni assistenziali.........................................................................................................46

4.3. I servizi domiciliari negli Ambiti Territoriali della Provincia...................................................47

5. LA PRESENZA DEGLI SPORTELLI BADANTI.....................................................................................................50

5.1. I cambiamenti percepiti .........................................................................................................50

5.2. Gli attori sul campo ................................................................................................................51

5.3. Sedi e orari di apertura degli sportelli....................................................................................52

5.4. Gli interventi effettuati ..........................................................................................................53

5.5. La domanda delle famiglie .....................................................................................................56

5.6. L’offerta delle assistenti familiari...........................................................................................59

5.7. Matching domanda-offerta....................................................................................................63

5.8. L’intreccio territoriale con la rete dei servizi .........................................................................66

5.9. Il ruolo riconosciuto agli sportelli...........................................................................................67

5.10. “Albo” delle assistenti familiari............................................................................................69

5.11. Elenco provinciale unificato e linee guida ...........................................................................70

6. CONCESSIONE DI UN BUONO SOCIALE A FAVORE DELLE FAMIGLIE .........................................................73

7. LA VALUTAZIONE DEL PROGETTO ISLA .........................................................................................................74

8. LE DOTI FORMAZIONE ASSEGNATE DA REGIONE LOMBARDIA .................................................................78

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza Sommario

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9. INDAGINECAMPIONARIASULLEFAMIGLIEESULLEASSISTENTIFAMILIARI.............................................................81

9.1. Il campione intervistato .........................................................................................................81

9.1.1. Identikit delle badanti intervistate..................................................................................81

9.1.2. Identikit delle famiglie intervistate .................................................................................84

9.2. Percorsi lavorativi e dinamiche motivazionali .......................................................................86

9.3. La qualità attesa nel rapporto di lavoro.................................................................................87

9.4. Processi formativi e competenze professionali .....................................................................90

9.5. Accesso ai Servizi del lavoro e agli sportelli ...........................................................................92

9.6. Condizioni contrattuali...........................................................................................................95

10. PERCORSI DOTALI E SERVIZI ALLE FAMIGLIE: IL RUOLO DELL’AFOL.........................................................99

10.1. Obiettivi del Progetto e il Partenariato................................................................................99

10.2. I percorsi dotali degli Assistenti Familiari ..........................................................................100

10.3. Il servizio alle famiglie e il servizio IDO ..............................................................................102

10.4. Analisi degli avviamenti .....................................................................................................103

10.5. Le Customer Satisfaction ...................................................................................................103

BIBLIOGRAFIA ......................................................................................................................................................105

ALLEGATI ..............................................................................................................................................................106

I – Traccia per l’intervista ai responsabili degli sportelli badanti ................................................106

II – Traccia per l’intervista ai referenti degli Ambiti distrettuali..................................................108

III – Questionario per le assistenti familiari .................................................................................109

IV – Questionario per le famiglie .................................................................................................111

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 1. Un quadro sintetico della ricerca

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1. UN QUADRO SINTETICO DELLA RICERCA

Il Rapporto di Ricerca che qui presentiamo, oltre ad avere come obiettivo quello di restituire informa di indicatori e di valutazioni qualitative i risultati ottenuti dall’implementazione del ProgettoI.S.L.A., vuole fornire anche un quadro più ampio del mercato del lavoro riferito all’assistenzafamiliare.

Il rapporto fornisce elementi valutativi non solo sugli interventi previsti nel progetto, mafornisce anche una chiave di lettura più sociologica evidenziando le dinamiche della domandasociale: il trend demografico dell’ultimo decennio e l’invecchiamento della popolazioneprovinciale, la presenza di cittadini stranieri sempre più diffusa non solo nei grandi centri,l’articolazione della domanda di assistenza espressa dalle famiglie, i percorsi professionali e leaspettative espresse dalle assistenti familiari.

Dal lato dell’offerta, il Rapporto di Ricerca fornisce diversi elementi di lettura e in primo luogoconcentra l’analisi sulla presenza e sul funzionamento degli Sportelli Assistenti Familiari (SAF). Altrifocus trattati dal Rapporto riguardano l’offerta di servizi domiciliari per Ambito territoriale,l’intreccio degli sportelli con la rete dei servizi, la gestione degli Albi/Elenchi delle assistentifamiliari.

Il Rapporto prende in considerazione anche l’ipotesi di un Albo/Elenco Provinciale unificatodelle assistenti familiari e, interpellando direttamente gli operatori, traccia alcune linee guida chepotrebbero essere condivise e adottate in modo uniforme su tutto il territorio provinciale. Tuttoquesto in un’ottica di ascolto delle dinamiche interne ed esterne, al fine di migliorare la capacità digovernance del sistema dei servizi, in un ambito ormai strategico per lo sviluppo e la qualità delwelfare locale dei prossimi anni.

Dinamismo demografico in frenata

La popolazione provinciale cresce nell’ultimo decennio più della media regionale: in 10 anniaumenta di 73.591 abitanti. Tra il 2002 e il 2012 l’incremento è quasi del 10% contro poco più del7% della Lombardia. L’Ambito territoriale che cresce meno è quello di Monza (+1,4%) trascinatodal basso tasso di crescita del Comune capoluogo. La crescita è dovuta in primo luogo ai nuoviingressi: il saldo migratorio nel decennio infatti è maggiore 4 volte quello naturale. Negli ultimianni, dal 2009, la crescita demografica si è attenuata: era stata molto più pronunciata nella primametà del quinquennio.

Il saldo naturale è sempre positivo e crescente per tutto il decennio, ma nel 2010 registra unaflessione: per la prima volta perde quota trascinato dal valore negativo dell’Ambito di Monza.Anche il saldo migratorio, sempre positivo, flette nel 2009 e nel 2010 rispetto agli anni precedenti.È interessante notare come anche il tasso di natalità dal 2008 al 2010 diminuisce leggermentenella Provincia di Monza e della Brianza e nella Provincia di Milano il calo è ancora più marcato.

Non sappiamo se il rallentamento della crescita demografica sia di natura strutturale ocongiunturale, ma sicuramente l’acuirsi della crisi economica ha condizionato fortemente nellefamiglie le aspettative e le scelte di vita.

Nel 2012 un residente su 5 della Provincia aveva più di 64 anni, quasi il 20% della popolazionelocale, dieci anni prima gli anziani rappresentavano poco più del 16%. In un decennio gli anzianisono aumentati di 41.087 abitanti (+32,6%).

Se ci riferiamo agli ultraottantenni gli anziani residenti sono oggi 43.452; in dieci anni sonoaumentati di 18.443 unità (+73,7%). Il peso della fascia anziana nella Provincia di Monza e dellaBrianza rimane comunque inferiore a quella che si registra nella Provincia di Milano (22%) e inLombardia (20,8%), se si esclude l’Ambito di Monza che registra tassi di invecchiamento più elevati(22,7%). È evidente che l’invecchiamento della popolazione e l’aumento del peso specifico dei piùanziani con gli attuali tassi di crescita comporterà nei prossimi anni, anche per la Provincia di

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Monza e della Brianza, una domanda di home care aggiuntiva che richiede fin da adessol’impostazione di strategie di medio-lungo periodo adeguate per farne fronte.

Anche le dinamiche migratorie registrano tassi di crescita particolarmente interessanti. In diecianni i cittadini stranieri residenti nei Comuni dell’attuale Provincia di Monza e della Brianza sonopiù che triplicati: nel 2002 erano poco più di 17 mila, oggi superano i 59 mila, il 7,1% dellapopolazione provinciale, registrando nel decennio un incremento superiore ai 42 mila nuoviresidenti (+246%). Tuttavia nel 2012 la presenza straniera rimane ancora sotto i livelli medi dellaLombardia (9,8%) e della provincia di Milano (10,7%).

Essendo la manodopera straniera il principale serbatoio del mercato del lavoro da cui sirifornisce la domanda di assistenza familiare, è evidente che la crescita della presenza stranieranella provincia di Monza e della Brianza, capillarmente diffusa in tutti gli Ambiti territoriali, haconsentito di far crescere l’offerta di informal care a tassi di crescita e a condizioni retributivecompatibili con le dinamiche della domanda locale.

Cambiamenti nell’informal care

Da qualche anno si registra una leggera contrazione della domanda di assistenza familiare cheavverte tutti gli effetti depressivi che la crisi economica sta producendo anche nella ricca Brianza,dove il tessuto produttivo manifatturiero ha subito forti contraccolpi negli ultimi cinque anni.

Tuttavia non è meno forte il bisogno di assistenza delle famiglie, anzi, come abbiamo visto,l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle patologie croniche in tarda età hanno resopiù urgenti le richieste di supporto familiare, lasciate ancora più sguarnite dal ritiro o dalcontenimento delle politiche protettive e da un welfare sempre più ridimensionato in termini dirisorse disponibili.

Se la crisi economica ha prodotto effetti depressivi anche sulla domanda di assistenti familiari èanche vero che grazie alla crisi si sono liberate nuove risorse e attivate nuove strategie familiariper fronteggiare le emergenze assistenziali.

In molti casi la perdita di lavoro o la contrazione del tempo dedicato al lavoro retribuito haliberato nuove risorse nella famiglia e si sono aperti nuovi spazi di manovra per fronteggiare lecriticità quando emergono. Molte donne espulse o respinte dal mercato del lavoro si assumono ilruolo di “caregiver dedicato” quando un familiare anziano entra in una situazione di nonautosufficienza. In qualche caso si rinuncia a rimanere agganciati a situazioni di lavoro precarioperché si trova più conveniente economicamente farsi carico del lavoro di cura che sostenere icosti dell’assistenza affidata a terzi.

È cambiata anche l’offerta di assistenza familiare: le badanti sono più consapevoli, si orientanomeglio nel mercato del lavoro e sanno muoversi nella rete dei servizi, per certi versi in modo piùavveduto delle famiglie. Questo è ancora più vero se ci riferiamo alle badanti piùprofessionalizzate che vantano una lunga esperienza in questo segmento del mercato del lavoro.

Le assistenti familiari

Dalle interviste telefoniche effettuate su un campione di assistenti familiari che hannobeneficiato del progetto I.S.L.A. si registra una professionalità ormai consolidata, dove più del 63%delle badanti intervistate dichiara di svolgere l’attività di assistente familiare da più di 5 anni e il27% da più di 10 anni.

Abbiamo rilevato che la maggior parte delle assistenti familiari inizia da subito a trovare lavoronell’ambito dell’informal care e non ricerca altro. Non è un ripiego lavorativo, ma si orienta findall’inizio su questo segmento del mercato del lavoro. Registriamo inoltre una forte spintamotivazionale: il 60% delle badanti intervistate alla domanda “perché ha scelto di svolgere il lavorodi badante?”, risponde “…perché mi piace lavorare con gli anziani”.

Non è considerata nella maggioranza dei casi una scelta provvisoria, transitoria, ma è una sceltache ha prospettive di lungo periodo. Possiamo dire che assume le caratteristiche di una vocazione

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professionale: il 90% delle assistenti familiari intervistate ha intenzione di continuare anche infuturo la professione.

Ancora scarsa però l’attenzione alla formazione. Due badanti intervistate su tre dichiarano dinon aver mai frequentato un corso nell’area socio-assistenziale. Scarsa è la percezione di carenzesignificative in termini di formazione e di competenze acquisite da parte delle assistenti familiari, eanche le famiglie, se si escludono alcuni ambiti quali la conoscenza sanitaria o la gestione delleemergenze, non rilevano gravi carenze.

Nella scelta dell’assistente familiare le famiglie sono guidate più dall’esperienza comprovatache dai titoli di studio o dalle qualifiche professionali vantate. Più del 43% delle famiglie da noiintervistate dichiara di privilegiare, tra i criteri con cui seleziona una badante, la presenza di buonereferenze, e il 37% circa privilegia il poter vantare esperienze di cura precedenti. Soltanto il 17% fariferimento alla professionalità della badante.

Questi dati dovrebbero farci riflettere su quanta strada occorra ancora fare non soltantonell’attivare interventi formativi che accompagnino le assistenti familiari nel loro percorso diqualificazione professionale, ma anche per rendere sempre più consapevoli operatori e famigliedei contenuti professionali che sono richiesti e che devono essere esigiti per l’espletamento dellavoro di cura domiciliare. La necessità di prestazioni di cura sempre più professionalizzateacquista valore anche alla luce di interventi domiciliari sempre più concentrati, non più diluiti neglianni. Dalle interviste effettuate al nostro campione di assistenti familiari abbiamo registrato unapermanenza media nell’attuale famiglia di meno di 7 mesi e una badante su tre lavora da meno di5 mesi.

Si è alzata la qualità relazionale attesa nel rapporto di lavoro di cura, sia dal lato delle assistentifamiliari sia dal lato delle famiglie: le badanti aspirano, oltre all’innalzamento delle condizionieconomiche anche ad un buon livello di qualità nella relazione con l’assistito e con la famiglia; lefamiglie dichiarano livelli di soddisfazione nella relazione con la badante molto alti: il 63% dellefamiglie intervistate si considera molto soddisfatta del rapporto con la badante.

La valutazione degli sportelli badanti

Un’ampia parte del Rapporto di ricerca è dedicata alla presenza sul territorio provinciale degliSportelli Assistenti Familiari (SAF). L’analisi è stata condotta sulla base di interviste in profonditàeffettuate agli operatori degli sportelli e ai referenti degli Ambiti territoriali. Gli sportelli SAF censitie legati alla rete dei servizi pubblici locali sono 6, uno per Ambito ad eccezione di Vimercate che neconta due. In tre casi la titolarità del servizio è dell’Ambito o del Comune, ma la gestione è affidataa consorzi di cooperative; negli altri 3 casi la titolarità è in mano a gestori di natura privata chesono legati da convenzione agli Ambiti territoriali.

Emerge quindi un servizio che si inquadra sempre più in una dimensione sovracomunale e cherichiede capacità di governance locale all’interno di un sistema integrato di servizi. La riduzionedelle risorse dedicate ha costretto però ad una minore capillarità del servizio sul territorio, con unminore numero di sedi decentrate e una minore copertura delle fasce orarie di front office.

I SAF sono nati quasi sempre come espressione del territorio e come esperienze di punta nelfronteggiare le criticità del mercato di lavoro. In assenza di riferimenti alle spalle, alcuneesperienze sono nate e cresciute sul filo della sperimentazione, misurandosi con percorsiinesplorati che poi nel tempo si sono adattati e consolidati. Oggi, in una fase più matura, i SAFsono entrati a far parte a pieno titolo del sistema integrato dei servizi, in cui l’ente locale èchiamato sempre più ad assumere un ruolo di governance più che di gestore diretto dei servizi.

Gli sportelli sono percepiti dagli operatori che abbiamo intervistato come punti di forza dellarete di servizi che ruota intorno alla ricerca e alla domanda del lavoro di cura. In particolare, sonoevidenziati come punti di forza la qualità degli operatori SAF e l’aggancio alla rete dei serviziterritoriali. La qualità degli operatori in termini di professionalità costruite e di competenze

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acquisite sul campo si traduce quasi sempre in efficacia dell’intervento che si misura in capacità dicollocamento della badante e di risposta tempestiva alle richieste delle famiglie.

Dalle informazioni ottenute dagli operatori e dai referenti di Ambito risulta che gli sportelli SAFoperano in stretta connessione con i servizi comunali: in particolare sono più attivi i rapporti con ilSegretariato Sociale, il Servizio Sociale e con l’Area Anziani. Sul versante del privato sociale, irapporti più attivi si registrano con le Caritas, in particolare con quelle più grandi e strutturate.

La valutazione data dalle assistenti familiari e dalle famiglie che hanno utilizzato gli sportelli SAFè sostanzialmente buona. Particolarmente buona la valutazione delle badanti intervistate sulladisponibilità degli operatori (il 90% la considera molto buona o buona), sui colloqui effettuati(93%) e sul livello di approfondimento dedicato al bilancio delle competenze (90%).

Più critiche le assistenti familiari sulla “tempestività dell’intervento: il 47% la considera poco oper nulla buona, mentre le famiglie su questo specifico aspetto risultano più soddisfatte.

Ma nonostante vi sia un sostanziale apprezzamento del ruolo giocato dagli sportelli SAF, sonoemerse dalle interviste agli operatori alcune criticità. Innanzitutto, si evidenzia la debolezza con cuiancora oggi si riesce ad intercettare la domanda di assistenza delle famiglie, che privilegianoancora canali informali e passaparola. Questo accade per diverse ragioni:

- l’elevato contenuto fiduciario attribuito alla relazione con l’assistente familiare fapropendere per una scelta più diretta che passa quasi sempre attraverso la mediazione dicontatti informali, di indicazioni di conoscenti o di organizzazioni del privato sociale;

- la criticità rappresentata dai tempi necessariamente più lunghi della ricerca rispetto aicanali informali, mal si adatta all’urgenza con cui spesso la famiglia si deve confrontare;

- la mediazione dell’ente locale non sempre è avvertita come elemento di garanzia, semmaiè percepita come eccessivamente istituzionale e burocratizzata;

- per ultimo, chi sceglie di non regolarizzare il rapporto di lavoro per non sostenere oneriaggiuntivi, difficilmente si rivolge agli sportelli per la ricerca della badante.

La domanda e l’offerta di lavoro mediata dai SAF

Con riferimento alla ricerca dell’assistente familiare da parte delle famiglie, complessivamentenel 2012 sono passate dagli sportelli SAF esaminati 391 richieste. In base ai dati raccolti, la quotamaggiore di richieste riguarda l’assistenza full time, segue quella diurna. Del tutto residuale larichiesta di assistenza solo notturna. Dai pochi dati disponibili sembrerebbe verificarsi unacontrazione delle disponibilità di full time e una leggera crescita delle disponibilità solo diurne.

Ad un’analisi diacronica, le richieste delle famiglie dal 2010 al 2012 risultano in contrazione: nelSAF di Monza passano da 287 a 163, nel SAF di Desio passano da 121 a 102.

Dal lato dell’offerta registriamo nel 2012 un numero complessivo di assistenti familiaridisponibili negli elenchi degli sportelli SAF pari a 1.153. Il rapporto tra il numero di richiestefamiliari e il numero di badanti disponibili è di 1 a 3.

Negli ultimi tre anni anche il numero di assistenti familiari diminuisce: dal 2010 al 2012 lebadanti iscritte negli elenchi del SAF di Monza si sono dimezzate, passando da 1.052 a 526; nel SAFdi Vimercate da 102 a 60 e nello sportello MELC da 138 a 135.

Aumenta, per ragioni viste prima, il numero di donne italiane che si propongono in questosegmento del mercato del lavoro. Nel SAF di Monza e nel SAF di Carate le italiane rappresentavanonel 2012 circa il 9% delle iscritte all’elenco delle badanti disponibili, mentre nel SAF di Desio lapercentuale era ancora più elevata (16,3%).

Anche la quota di uomini aumenta: le percentuali registrate oscillano tra il 5 e il 10%.L’aumento della presenza maschile sta introducendo una certa concorrenza di genere che qualcheanno fa era ritenuta del tutto improbabile.

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Interessante è analizzare gli esiti della mediazione svolta dagli sportelli esaminati, sapendo cheessi hanno come principale obiettivo quello di far incontrare la domanda e l’offerta di assistenzanel minor tempo possibile e con la maggiore corrispondenza possibile tra profilo della badante edesigenze della famiglia.

Dai dati raccolti il “tasso di matching” risulta contenuto, ma soddisfacente. Per la maggior partedegli sportelli esaminati la quota di famiglie che si è rivolta al servizio per reperire un’assistentefamiliare nel 2012 e che ha trovato la candidata idonea si aggira intorno al 40%. In alcuni casi èanche superiore, toccando la punta del 65%, laddove gli elenchi badanti risultano piùfrequentemente aggiornati.

Ad una lettura diacronica risulta che i matching con esito positivo negli ultimi anni sonocresciuti in percentuale, evidenziando quindi un’accresciuta efficacia nell’implementazione degliinterventi.

Elenchi, non Albi professionali

Nessuno degli Ambiti considerati ha istituito un Albo delle badanti, ma semplicemente sonostati predisposti degli elenchi sotto forma di banche dati informatizzate. La gestione delle banchedati consente di individuare velocemente i profili più idonei rispetto alle richieste delle famiglie.

La consultazione della banca dati non è pubblica né accessibile on line, ma è riservata aglioperatori degli sportelli. Le banche dati non comunicano tra loro. Il progetto ISLA ha rappresentatouna novità per reperire disponibilità di lavoro e gestire i dati in un sistema finalmente integrato subase provinciale.

I requisiti per accedervi sono standard e sono appiattiti sul livello normativo (maggior età,documenti di soggiorno in regola, assenza di condanne o di pendenze penali con l’autoritàgiudiziaria). Risulta inoltre necessario il domicilio collocato in uno dei Comuni dell’Ambito a cuiappartiene lo sportello. Anche la conoscenza della lingua viene presa in considerazione da tutti glisportelli, ma non è richiesta alcuna certificazione formale del livello di apprendimento.

Non vi sono invece requisiti professionali vincolanti in termini di qualifiche o attestati chedimostrano la partecipazione a corsi di formazione in ambito socio-assistenziale. In alcuni sportelliabbiamo registrato l’obbligatorietà di vantare esperienze lavorative di cura pregresse dimostratecon referenze certe, certificate da attestazioni scritte o telefoniche. La qualifica professionalecome ASA o OSS o la partecipazione a corsi di formazione per badanti possono tuttavia surrogarela presenza di esperienze lavorative pregresse, ma non sono vincolanti.

Negli sportelli integrati con i Centri per l’Impiego, aperti a tutti i lavoratori, le badanti che sicandidano vengono inserite nelle banche dati e nel caso di scarsa conoscenza del lavoro di curavengono indirizzate su altre mansioni più attinenti al proprio profilo lavorativo.

Verso un Elenco provinciale unificato

Nell’indagine abbiamo verificato con gli operatori degli sportelli e con i referenti di Ambitol’ipotesi di istituire un Albo/Elenco provinciale unificato delle assistenti familiari, con l’intento diindividuare delle linee guida da adottare allo scopo.

Dalle opinioni raccolte emergono vantaggi e criticità nell’istituire un Elenco unificato. Tra irequisiti di accesso, oltre alla maggiore età e all’esclusione da ogni pendenza penale vengonoriproposti altri requisiti più qualificanti, tra cui:

- la certificazione della formazione professionale acquisita;- la certificazione di esperienze lavorative pregresse;- la conoscenza della lingua italiana.

È opinione diffusa che un Elenco provinciale unificato con criteri di accesso più stringentidarebbe maggiori garanzie alle famiglie consentendo una scelta più centrata su un personaleprofessionalmente selezionato.

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Potrebbe inoltre rivelarsi una scelta virtuosa perché indurrebbe altre candidate ad iscriversi inun mercato più competitivo e professionalizzato con effetti positivi anche sull’emersionedell’irregolarità.

La creazione di un Elenco provinciale unificato consentirebbe inoltre alle famiglie di potercontare da un lato su criteri di accesso e su standard di qualità uniformi e dall’altro su un’offertapiù ampia che comprenderebbe le disponibilità registrate sull’intera Provincia di Monza e dellaBrianza. Da quanto espresso dagli operatori, l’accesso all’Elenco provinciale unificato potrebbeavere un doppio binario: l’accesso potrebbe avvenire sia direttamente con una consultazioneautonoma e on line da parte delle famiglie, sia garantendo la presenza di uno sportello accessibilein ciascun Ambito con la funzione di accompagnare le famiglie nella scelta ed interpretare almeglio i bisogni del territorio.

Si intravedono anche alcune criticità nell’adozione di un Albo/Elenco unificato. In primo luogoviene rilevata una criticità nell’estrema variabilità temporale e spaziale delle badanti (molte nonsono più disponibili perché già assunte da altre famiglie, o si trasferiscono altrove con una fortemobilità) che richiede una capacità di aggiornamento degli elenchi coordinato e tempestivo voltoad evitare il vuoto di informazioni. Essendo poi per la maggior parte extracomunitarie, si pone unproblema di continuo aggiornamento del loro stato di soggiorno.

Ciò comporta modalità di aggiornamento e di monitoraggio molto stringenti cherichiederebbero ingenti risorse da mettere in campo, in un momento dove invece le risorse sonosempre più scarse e discontinue.

Un’altra criticità paventata riguarda la possibilità che un Elenco provinciale unificato piùstringente dal punto di vista dei requisiti di accesso aggraverebbe la dualità tra un mercato piùselettivo e professionalizzato e un mercato caratterizzato da canali di reclutamento informali conminori garanzie di tutela e guidato esclusivamente da criteri di risparmio di tempo e di denaro.

Una valutazione del Progetto I.S.L.A.

Per ultimo il Rapporto di ricerca raccoglie alcune valutazioni che hanno fornito gli operatori e ireferenti di Ambito intervistati sul Progetto I.S.L.A..

Con il progetto ISLA si è puntato essenzialmente su due obiettivi complementari: da un lato ilservizio ha consentito con il sistema dotale di rafforzare i processi di accesso e di orientamentodelle assistenti familiari garantendo maggiore attenzione alla fase di “profilazione” e diinquadramento delle competenze e dall’altro ha consentito alle famiglie di allargare il bacino diriferimento al livello provinciale, sulla base di un sistema integrato informatizzato con possibilità diaccesso diretto da parte delle famiglie.

Tra il 1° ottobre 2012 e il 30 settembre 2013 ben 238 assistenti familiari hanno beneficiato didoti servizi al lavoro. Di queste, nello stesso periodo, ne sono state assunte 91, quasi il 40% deiprofili professionali messi in rete dal progetto I.S.L.A. Le famiglie della provincia di Monza e dellaBrianza che sono state supportate attraverso il progetto nella ricerca di un’assistente familiaresono 88.

Le valutazioni espresse, come si vedrà nel cap. 7, sono sostanzialmente di apprezzamento delprogetto soprattutto sul versante delle risorse aggiuntive messe in campo e sul versante dellaspinta data alla costruzione di un sistema di banche dati più integrato che consenta un accesso alleinformazioni più rapido e tempestivo.

Tra gli operatori intervistati si registra anche qualche criticità, tra cui quella più evidente: unamancata integrazione tra i servizi dei diversi sportelli, che hanno sì condiviso una banca dati subase provinciale per il reclutamento delle assistenti familiari, ma che non hanno subito alcunacontaminazione reciproca in grado di uniformare procedure e criteri di accesso.L’accompagnamento delle famiglie nei percorsi di ricerca è stato il più delle volte condotto comein precedenza, segnalando prioritariamente alle famiglie richiedenti le assistenti familiari già inelenco e registrate in precedenza, non necessariamente profilate attraverso la dote.

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2. IL DISEGNO DELLA RICERCA

2.1. Obiettivi

Obiettivo del presente lavoro è quello di fornire un quadro valutativo del progettoImmigrazione, Servizi in rete, Lavoro ed Assistenza (I.S.L.A.) che possa mettere in luce criticità,obiettivi raggiunti e soluzioni volte a migliorare l’efficacia e l’efficienza della rete dei servizi.

A tal fine sono state predisposte una serie di azioni, ciascuna delle quali volta a fornire e adapprofondire specifici elementi, utili a completare il quadro di riferimento.- Azione 1: Realizzazione di un cruscotto di indicatori socio-demografici, al fine di evidenziare

da un lato la struttura socio-demografica della Provincia di Monza e della Brianza e dall’altro ilquadro dell’offerta provinciale di servizi di cura a domicilio degli anziani.Qualsiasi valutazione dei servizi provinciali non può prescindere infatti da un’attenta analisidelle caratteristiche del territorio interessato e delle persone che vi risiedono, così come deiservizi che su di esso insistono.

- Azione 2: Definizione del profilo degli sportelli badanti degli Ambiti di Carate Brianza, Desio,Monza, Seregno, Vimercate, al fine di fornire un quadro articolato su base provincialedell’offerta di servizi di sportello dedicati all’incontro domanda-offerta di lavoro di cura, sotto ilprofilo organizzativo, gestionale, territoriale e di rispondenza ai bisogni espressi.

- Azione 3: Definizione di un quadro sinottico degli elenchi/albi locali, al fine di realizzare unostudio comparativo degli elenchi delle assistenti familiari esistenti nel territorio di riferimento,facendo emergere diversità o similarità nei criteri e nei regolamenti di accesso.

- Azione 4: Definizione di linee guida di un possibile Elenco/Albo provinciale delle badanti,sulla base delle informazioni acquisite nell’azione precedente. Obiettivo di tale azione è quellodi riflettere sull’opportunità e sui vantaggi di giungere alla costituzione di un elenco/albo diassistenti familiari unico su scala provinciale ed eventualmente individuare un regolamentocondiviso che ne normi l’accesso, precisando i criteri minimi comuni per l’iscrizione e gli aspettida presidiare e monitorare.

- Azione 5: Ascolto dei soggetti che richiedono o offrono assistenza domiciliare, al fine diricostruirne percorsi, motivazioni personali e dinamiche, nel più generale intento di migliorarel’efficacia delle reti e dei servizi dedicati all’assistenza familiare.

2.2. Metodologia utilizzata

Per ciascun’azione precedentemente definita, sono state utilizzate metodologie di indagine estrumenti di rilevazione differenti.

• L’analisi socio-demografica della popolazione è stata effettuata a partire dai dati Istat, riferiti alperiodo 2002-2012. Ciò ha permesso di effettuare analisi sincroniche e diacroniche dellapopolazione residente in ciascun Ambito della Provincia nell’arco degli anni considerati. Per iComuni di maggiori dimensioni (superiori ai 30.000 abitanti) sono state predisposte tabelle adhoc. I dati più aggiornati resi disponibili dall’Istat si riferiscono al 1° gennaio 2012; in alcuni casiperò, come nell’analisi dei bilanci demografici e dei saldi demografici e migratori, l’ultimo datodisponibile si riferisce al 31 dicembre 2010. Questo in quanto, in seguito al Censimento generaledella Popolazione del 2011, vi è stato un ricalcalo della popolazione residente all’8 di ottobre e ibilanci disaggregati a livello comunale e provinciale non sono ancora stati resi disponibili.Dove ritenuto significativo ai fini di ulteriori comparazioni, i dati provinciali sono stati raffrontaticon quelli afferenti ad altre aggregazioni territoriali di interesse, ovvero Provincia di Milano eRegione Lombardia.

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Infine l’analisi è stata integrata con la previsione di scenari di crescita della popolazione localeper gli anni 2015 e 2020.Il capitolo demografico (Capitolo 3) è suddiviso in quattro parti principali, ciascuna delle qualirappresenta uno specifico focus d’analisi: nel primo paragrafo verrà illustrato il trend dellapopolazione e le dinamiche naturali e migratorie dei 5 Ambiti; il secondo paragrafo è dedicatoall’analisi della struttura per età della popolazione; gli ultimi due paragrafi si focalizzano sui duetarget: gli anziani (e il loro rapporto demografico con le altre generazioni) e gli stranieri residentinella Provincia, con un’attenzione particolare a trend delle presenze, aree di provenienza,composizione per genere.

• La mappatura dei servizi di cura domiciliare è stata effettuata tramite l’invio di schede dirilevazione ad hoc, appositamente predisposte, ai Responsabili di ciascun Ufficio di Piano. Lascheda mirava a raccogliere, per ciascuna unità di offerta, i dati sul tipo di gestione, sull’utenza esugli operatori impiegati nell’anno 2012. Vista le difficoltà manifestate dagli enti pubblici nelraccogliere e fornire i dati richiesti, perché non immediatamente disponibili e di non facile etempestivo reperimento, si è deciso di limitare la mappatura dei servizi al solo numero di utenti.In caso di difficoltà a fornire il dato al 2012 è stato richiesto di trasmettere le informazioni piùaggiornate disponibili.Parallelamente all’invio delle schede è stata effettuata una ricognizione delle informazionidisponibili sulle unità di offerta tramite la lettura dei Piani di Zona 2012-2014 di ciascun Ambito.Tale studio ha permesso di completare, ove possibile, le carenze informative. Il quadroprovinciale che si ricava dalla lettura congiunta è riportato nel Capitolo 4.

• La definizione del profilo degli sportelli badanti e del loro funzionamento e, più in generale, lavalutazione di interventi e risultati posti in essere dal progetto Prisma-Isla è stata effettuatagrazie ad interviste semi-strutturate face-to-face sia ai responsabili degli sportelli badanti sia aireferenti dei Piani di Zona dei cinque Ambiti della Provincia. In tale sede si è infatti ritenutoopportuno ascoltare la voce sia di chi, operando direttamente allo sportello ed essendo a direttocontatto con l’utenza, ha una visione completa ed aderente a quelle che sono le esigenze delterritorio, sia di chi è chiamato a coordinare ed integrare le iniziative nel più ampio quadro dellaprogrammazione territoriale.In particolare, le interviste ai referenti dei Piani di Zona miravano a rilevare le criticità e lepotenzialità del sistema degli sportelli badanti e la loro evoluzione nel tempo, nonché le opinionisu un eventuale Albo provinciale unico (vedi allegato II, pag. 108).Le interviste ai responsabili di sportello, hanno avuto un taglio più operativo volto adapprofondire principalmente cinque aspetti: soggetti titolari e soggetti attuatori; rete dei servizie risorse locali coinvolte; servizi offerti; albo/registro delle Assistenti familiari; domanda e offertadi assistenza domiciliare, matching domanda/offerta di lavoro (vedi allegato I, pag. 106).In sede di intervista con i responsabili degli sportelli inoltre, sono stati raccolti tutti i documenti,le pubblicazioni, le elaborazioni statistiche e le banche dati eventualmente prodotte daglisportelli negli anni, con riferimento alla domanda e all’offerta di cura e all’attività di matching; inquesto modo si è potuto supportare ed integrare con dati quantitativo-statici le informazioniqualitative emerse durante i colloqui.Le interviste sono state effettuate tra giugno e luglio 2013; i risultati emersi sono illustrati neiCapitoli 5 e 7.

• La definizione delle linee guida di un eventuale Albo/Elenco provinciale delle assistenti familiari èstata effettuata grazie all’analisi delle considerazioni dei referenti di Ambito e dei responsabilidegli sportelli, sollecitati sul tema in sede di intervista. In particolare, gli spunti di riflessioneproposti hanno riguardato i vantaggi e gli svantaggi dell’istituzione di un Albo provinciale unico, icriteri di idoneità e i requisiti di competenza delle candidate, le modalità di accesso e di audit, le

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modalità di verifica e di aggiornamento dell’Elenco, l’accesso e la consultabilità delleinformazioni. I risultati di quanto emerso sono riportati nel paragrafo 5.11 a pagina 69.

• La voce e le opinioni di chi si trova in condizioni di richiedere o di offrire servizi di assistenzadomiciliare privata sono state raccolte grazie all’ascolto sia delle assistenti familiari beneficiariedella dote lavoro, sia delle famiglie che hanno assunto regolarmente delle assistenti familiari.L’ascolto è avvenuto ricorrendo ad una rilevazione campionaria tramite interviste telefoniche.Nello specifico sono state effettuate, tramite questionario strutturato, 30 interviste telefonichead assistenti familiari ed altrettante a nuclei familiari residenti nel territorio provinciale; gliintervistati sono stati reperiti grazie agli elenchi forniti dalla Provincia di Monza e della Brianza,tramite campionamento casuale. Le dimensioni indagate sono state diverse (vedi allegati III e IV,pag. 109 e 111). Per le badanti sono stati indagati i seguenti punti:

- motivazioni e aspirazioni personali,- livello di preparazione e formazione professionale,- servizi per il lavoro,- contratto e condizioni di lavoro.

Per le famiglie sono stati indagati i seguenti punti:- valutazione dell’assistente familiare,- servizi per il lavoro,- contratto e condizioni di lavoro.

Alcune domande sono state sottoposte in modo identico sia alle famiglie sia alle assistentifamiliari, in modo da poter effettuare delle comparazioni tra punti di vista diversi.Le interviste sono state realizzate nel mese di ottobre 2013; i risultati sono esposti nel Capitolo9.

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3. ANALISI SOCIO-DEMOGRAFICA

3.1. Il trend e le dinamiche demografiche

Al 1° gennaio 2012 in Provincia di Monza e della Brianza risiedono 840.358 cittadini, più o menoequamente distribuiti tra i 5 Ambiti che compongono la Provincia: ciascuno di essi infatti ospitacirca un quinto della popolazione totale. L’ambito leggermente più popolato – nonostantecomprenda solo otto Comuni - risulta essere Desio, con 192.421 abitanti (23% del totaleprovinciale), mentre Carate, con i suoi 148.333 abitanti (pari a poco meno del 18% dellapopolazione provinciale) risulta il meno popolato (Tab. 3.1 e Graf. 3.1).

Tab. 3.1 - Popolazione residente per Ambito (1 gennaio 2012)

Ambito N. di comuniNumero di

abitanti% sul totaleprovinciale

Carate 13 148.333 17,7

Desio 8 192.421 22,9

Monza 3 166.736 19,8

Seregno 9 156.843 18,7

Vimercate 22 176.025 20,9

Provincia MB 55 840.358 100,0

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Graf. 3.1 – Distribuzione popolazione per Ambito (1 gennaio 2012)

Desio22%

Carate18%

Vimercate21%

Seregno19%

Monza20%

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Nell’arco di dodici anni (dal 1° gennaio 2002 al 1°gennaio 2012) la popolazione della Provincia diMonza e della Brianza è aumentata di poco meno del 10%, corrispondente ad un incremento di73.591 unità (Tab. 3.2) e ad un incremento medio annuo dell’1,1%. Nello stesso arco temporale lapopolazione lombarda complessiva è aumentata del 7,4%.

Entrando nel dettaglio dei singoli Ambiti territoriali, si nota che a fronte di incrementi dellapopolazione relativamente significativi, si va infatti dal 10% di Desio, fino al 12% circa di Carate eSeregno e al 13% di Vimercate, l’Ambito territoriale di Monza risulta aumentato di soli 2.260abitanti in tre anni, pari ad un incremento inferiore all’1,5%. Come conseguenza di questo bassotasso di crescita, l’ambito di Monza, dal 2008 in poi, cede a quello di Vimercate il posto di secondodistretto più popoloso della Provincia. Tale risultato è influenzato sia dai bassi tassi di crescita

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registrati a Villasanta e Brugherio (+5% circa in 10 anni), sia soprattutto dalla moderata crescita delComune di Monza, come meglio si vedrà in seguito. Inoltre, mentre in tutti gli altri Distretti, lapopolazione risulta in progressiva crescita negli anni – con gli aumenti più significativi registratisoprattutto nel primo quinquennio -, l’Ambito di Monza mostra un trend di relativa stabilità,caratterizzato anche da un lieve calo della popolazione tra il 2005 e il 2008 (Graf. 3.2).

Per tutti e 5 gli Ambiti, dal 2009 in poi la popolazione sembra crescere ad un ritmo inferiorerispetto agli anni precedenti.

Da sottolineare che la flessione generale rilevata tra 2011 e 2012 è effetto del 15° CensimentoGenerale della Popolazione e delle Abitazioni, in corrispondenza del quale, in data 9 ottobre 2011,è ripartito il calcolo della popolazione legale residente sul territorio, con conseguenzeaggiornamento delle anagrafi comunali che hanno così provveduto alla cancellazione di molticittadini che non risultano più residenti.

Tab. 3.2- Trend della popolazione per Ambito e anno (al 1 gennaio)

Variazione 2002-2012Ambito 2002 2007 2008 2009 2010 2011 2012

V.a. %

Carate 132.443 142.475 144.723 146.254 147.624 149.344 148.333 +15.890 +12,0Desio 174.415 186.818 189.813 192.693 194.210 195.899 192.421 +18.006 +10,3Monza 164.476 167.696 167.177 167.941 168.194 169.786 166.736 +2.260 +1,4Seregno 139.452 148.991 151.425 153.847 155.773 157.484 156.843 +17.391 +12,5Vimercate 155.981 166.851 169.633 172.613 174.910 177.123 176.025 +20.044 +12,9Provincia MB 766.767 812.831 822.771 833.348 840.711 849.636 840.358 +73.591 +9,6

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Graf. 3.2 – Trend demografico nei Distretti (anni 2002-2012)

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

La Tab. 3.3 riporta il trend della popolazione nei Comuni della Provincia superiori ai 30.000abitanti: Monza è l’unico tra i grandi Comuni a registrare nel 2012 rispetto al 2002 unadiminuzione del numero di abitanti (-176 unità pari a -0,15%); i Comuni di Limbiate e Brugheriomostrano un tasso di crescita inferiore rispetto alla media provinciale, mentre risultano in linea o

120.000

130.000

140.000

150.000

160.000

170.000

180.000

190.000

200.000

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Carate Desio Monza Seregno Vimercate

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poco al di sopra i Comuni di Seregno, Cesano Maderno e Desio. Da evidenziare l’elevato tasso dicrescita dei cittadini di Lissone che in 10 anni aumentano di oltre il 22%.

Dal punto di vista assoluto è proprio il Comune di Lissone che contribuisce maggiormente allacrescita dei cittadini della Provincia (+7.717 abitanti), seguito da Desio (+5.269) e Seveso (+4.018).

Da un punto di vista relativo invece, i Comuni che registrano nel decennio il maggiorincremento percentuale sono Comuni con meno di 10.000 abitanti, ovvero: Roncello (+67,2%),Correzzana (+43,7%), Busnago (+40%), Ornago (+36,4%), Bernareggio, Misinto e Lesmo (+25%circa). Infine, oltre a Monza, gli altri Comuni nei quali si osserva una flessione del numero diresidenti sono Vimercate (-0,9%), Carnate (-2,1%) e Vedano al Lambro (-3%).

Tab. 3.3 – Trend della popolazione Comuni >30.000 abitanti per anno (al 1 gennaio)

Variazione 2002-2012Comuni 2002 2007 2008 2009 2010 2011 2012

V.a. %

Brugherio 31.414 32.854 32.871 33.124 33.119 33.484 33.232 +1.818 +5,79

Cesano Maderno 33.133 35.384 36.006 36.579 36.889 37.291 36.937 +3.804 +11,48

Desio 35.073 38.259 39.023 39.831 40.312 40.661 40.342 +5.269 +15,02

Limbiate 31.523 33.415 33.868 34.415 34.630 35.168 33.876 +2.353 +7,46

Lissone 34.482 38.996 40.142 40.787 41.381 42.474 42.199 +7.717 +22,38

Monza 120.104 121.445 120.826 121.280 121.545 122.712 119.928 -176 -0,15

Seregno 39.171 41.143 41.742 42.444 42.818 43.163 43.013 +3.842 +9,81

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Graf. 3.3 – Trend demografico nei Comuni >30.000 abitanti (anni 2002-2012)

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

La Tab. 3.4 riporta infine le previsioni della popolazione residente nella Provincia di Monza eBrianza nel 2015 e nel 2020.

30.000

32.000

34.000

36.000

38.000

40.000

42.000

44.000

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Brugherio Cesano Maderno Desio

Limbiate Lissone Seregno

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Ipotizzando che il tasso di crescita dell’8,3% previsto dall’Istat con scenario centrale per laregione Lombardia sia applicabile uniformemente su tutto il territorio, la Provincia di Monza edella Brianza potrebbe crescere di 118.322 unità nei prossimi 8 anni.

Tab. 3.4 – Previsione popolazione residente per Ambito (anni 2012, 2015, 2020)

Ambito 2012 2015 2020Variazione assoluta

2012-2020

Carate 148.333 156.229 169.218 +20.885

Desio 192.421 202.664 219.514 +27.093

Monza 166.736 175.612 190.212 +23.476

Seregno 156.843 165.192 178.926 +22.083

Vimercate 176.025 185.395 200.809 +24.784

Provincia MB 840.358 885.093 958.680 +118.322

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

3.1.1. Movimenti naturali e migratori

L’andamento della popolazione è determinato dai movimenti naturali (ossia il numero dellenascite e delle morti) e dai movimenti migratori (ossia le iscrizioni e le cancellazioni anagrafiche).Per capire dunque quale di questi due fattori sia principalmente responsabile dell’aumento dellapopolazione provinciale nel decennio considerato, è necessario considerare il saldo naturale – ladifferenza tra il numero delle nascite e il numero dei decessi intercorsi in un ambito territoriale inun preciso arco di tempo – e il saldo migratorio – la differenza tra il numero di iscrizioneall’anagrafe dovute ai nuovi arrivi e il numero di cancellazioni per trasferimento in un altroComune nel medesimo arco temporale.

Osservando i movimenti naturali intervenuti nella Provincia di Monza e della Brianza dal 2002 al2010 (Tab. 3.5), notiamo che il saldo naturale permane sempre positivo, anche se nel 2010 risultadecisamente inferiore (1.539 unità), rispetto all’anno precedente (1.746). In particolare, rispetto al2009, sono stati registrati 206 decessi in più, compensati da un solo nato in più.

Ad incidere su questo decremento è la contrazione dei saldi naturali di tutti i Distretti dellaProvincia che registrano una variazione negativa rispetto all’anno precedente (nello specifico: -134Vimercate, -76 Desio, -48 Carate, -5 Monza), eccezion fatta per l’Ambito di Seregno, il cui saldonaturale risulta aumentato di 56 unità.

Da sottolineare come l’Ambito di Monza sia il solo a far registrare, in tutto il decennio, dei saldinaturali negativi negli anni 2009 e 2010.

Per quanto riguarda i movimenti migratori (Tab. 3.5), nel 2010 si conferma un saldo positivo,pari a 7.386 nuovi residenti, superiore a quello dell’anno precedente di 1.769 unità. Il saldomigratorio risulta positivo in tutti e cinque gli Ambiti ed è superiore a quello del 2009 in tutti, adeccezione, ancora una volta, di Seregno, che si contraddistingue ora per un decremento, rispettoall’anno precedente, di 271 unità.

Mettendo a confronto movimenti naturali e migratori, si nota come l’aumento dellapopolazione negli ultimi nove anni considerati (pari a 82.869 unità) è dovuto soprattutto ai nuoviiscritti: il saldo naturale totale si assesta infatti sulle 14.902 unità, a fronte di un saldo migratorioquattro/cinque volte superiore e pari a 67.967 unità.

La prevalenza dei nuovi iscritti sui nati è evidente in tutti gli ambiti provinciali, anche se consfumature diverse: l’incidenza maggiore del saldo migratorio sul totale si rileva a Seregno (86%),mentre quella minore a Monza (73%).

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Tab. 3.5 - Saldo naturale e migratorio per Ambito (anni 2002-2010)

Ambito Movimenti 2002 2003 2004 2005 2006

Saldo naturale 204 188 269 273 348Saldo migratorio 1.776 2.031 1.789 1.516 1.638Carate

Totale 1.980 2.219 2.058 1.789 1.986

Saldo naturale 430 403 477 464 677

Saldo migratorio 1.646 2.749 2.037 1.511 2.009Desio

Totale 2.076 3.152 2.514 1.975 2.686

Saldo naturale 194 126 375 226 265

Saldo migratorio 1.232 867 927 310 - 682Monza

Totale 1.426 993 1.302 - 84 - 417

Saldo naturale 104 141 311 138 372

Saldo migratorio 1.025 1.427 2.078 1.881 2.062Seregno

Totale 1.129 1.568 2.389 2.019 2.434

Saldo naturale 391 237 507 477 389

Saldo migratorio 1.857 1.939 1.729 1.670 1.674Vimercate

Totale 2.248 2.176 2.236 2.147 2.063

Saldo naturale 1.323 1.095 1.939 1.578 2.051

Saldo migratorio 7.536 9.013 8.560 6.268 6.701Provincia MB

Totale 8.859 10.108 10.499 7.846 8.752

Ambito Movimenti 2007 2008 2009 2010Totale

2002-2012

Saldo naturale 432 268 308 260 2.550Saldo migratorio 1.816 1.263 1.062 1.460 14.351Carate

Totale 2.248 1.531 1.370 1.720 16.901

Saldo naturale 431 516 574 498 4.470

Saldo migratorio 2.564 2.364 943 1.191 17.014Desio

Totale 2.995 2.880 1.517 1.689 21.484

Saldo naturale 224 97 45 -50 1.412

Saldo migratorio 743 667 298 1.642 3.898Monza

Totale 519 764 253 1.592 5.310

Saldo naturale 366 323 336 392 2.483

Saldo migratorio 2.068 2.099 1.590 1.319 15.549Seregno

Totale 2.434 2.422 1.926 1.711 18.032

Saldo naturale 425 549 573 439 3.987

Saldo migratorio 2.357 2.431 1.724 1.774 17.155Vimercate

Totale 2.782 2.980 2.297 2.213 21.142

Saldo naturale 1.878 1.753 1.746 1.539 14.902

Saldo migratorio 8.062 8.824 5.617 7.386 67.967Provincia MB

Totale 9.940 10.577 7.363 8.925 82.869

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

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Graf. 3.4 - Movimenti naturali e movimenti migratori per Ambito (periodo 2002-2010)

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Graf. 3.5 – Trend naturale e migratorio nella Provincia di MB (anni 2002-2010)

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

2.550

4.470

1.4122.483

3.987

14.351

17.014

3.898

15.549

17.155

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

16.000

18.000

20.000

Carate Desio Monza Seregno Vimercate

Saldo naturale saldo migratorio

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

8.000

9.000

10.000

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

saldo naturale saldo migratorio

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Tab. 3.6 – La dinamica naturale e migratoria per Ambito (variazione %, anni 2002-2010)

AmbitoVariazione dovuta amovimenti naturali

Variazione dovuta amovimenti migratori

Variazionecomplessiva

Carate +1,93 +10,84 +12,76

Desio +2,56 +9,75 +12,32

Monza +0,86 +2,37 +3,23

Seregno +1,78 +11,15 +12,93

Vimercate +2,56 +11,00 +13,55

Provincia MB +1,94 +8,86 +10,81

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

L’analisi del tasso di natalità mostra come, a livello provinciale, il numero dei nati ogni milleabitanti sia diminuito nel biennio 2009-2010 rispetto al 2008, anno in cui il tasso – rispetto aldecennio considerato - registra il suo picco più alto. Il confronto con l’andamento di altreripartizioni territoriali, mostra come il tasso di natalità provinciale sia, in tutti gli anni, superiore siaal tasso regionale che a quello della Provincia di Milano (Tab. 3.7).

Tab. 3.7 - Tasso di natalità1 per Ambito (anni 2002-2010)

AnnoAmbito

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010Media’09-‘10

Carate 9,81 9,84 10,03 10,22 10,38 10,92 10,34 10,17 10,24 10,21

Desio 9,91 10,05 9,79 10,17 10,83 9,72 10,47 10,35 10,19 10,27

Monza 9,59 9,54 10,22 9,69 9,59 9,51 9,62 8,57 9,07 8,82

Seregno 9,02 9,58 9,75 9,06 10,39 10,50 10,10 10,50 10,42 10,46

Vimercate 10,03 9,94 10,46 10,08 10,06 10,37 10,96 11,09 10,32 10,70

Provincia MB 9,69 9,80 10,05 9,86 10,26 10,17 10,31 10,14 10,04 10,09

Provincia Milano 9,63 9,64 10,03 9,81 9,94 9,97 10,02 9,85 9,01 9,77

Lombardia 9,55 9,54 9,97 9,80 10,01 10,04 10,18 10,10 9,13 10,00

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

A livello dei singoli Ambiti distrettuali, si può osservare come Vimercate si mantenga quasisempre al di sopra della media provinciale fino a raggiungere, nel 2009, il valore più alto registratonegli ambiti nel decennio (11,09). Anche Seregno, il cui tasso di natalità si mantiene piuttostobasso nella prima parte del decennio, raggiunge valori al di sopra della media provincialenell’ultimo quinquennio considerato. Situazione opposta per il distretto di Monza, il cui tasso dinatalità, quasi sempre sotto alla media provinciale dal 2002 al 2010, decresce ulteriormente negliultimi anni, facendo registrare anche il valore più basso di tutta la Provincia nel 2009 (8,57). Infine,Carate e Desio mostrano un andamento altalenante nel numero di nati rispetto alla popolazioneresidente, ma risultano discostarsi poco dal trend generale.

Anche osservando i valori dell’indice di fecondità totale 2011 – ovvero il numero medio di figliper donna - si osserva una situazione provinciale in linea con quella regionale (Tab. 3.8). Quioccorre però effettuare un distinguo per nazionalità della madre. Fermo restando che il numeromedio di figli per donna è superiore tra le cittadine non italiane, l’indice di fecondità delle donnestraniere residenti nella Provincia di Monza e della Brianza è tra i più bassi a livello regionale (terzodopo gli indici di Milano e Cremona); viceversa, l’indice di fecondità delle cittadine italiane

1 Tasso di natalità: numero di nati ogni 1.000 residenti [n° di nati / totale della popolazione residente (calcolato comemedia tra la popolazione al 1°gennaio e la popolazione al 31 dicembre) * 1.000].

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brianzole è tra i più alti a livello lombardo (secondo solo a quello registrato a Bergamo e Lecco e apari merito con i valori di Varese e Brescia).

Tab. 3.8 - Indice di fecondità generico2 per Provincia (Anno 2011)

Provincia Italiane Straniere Totale

Varese 1,31 2,28 1,45Como 1,03 2,21 1,42Sondrio 1,04 2,35 1,47Milano 1,28 2,01 1,42Bergamo 1,37 3,05 1,06Brescia 1,31 2,54 1,59Pavia 1,22 2,39 1,37Cremona 1,02 2,02 1,04Mantova 1,22 2,05 1,53Lecco 1,39 2,27 1,53Lodi 1,28 2,17 1,46Monza e della Brianza 1,31 2,04 1,46

Lombardia 1,03 2,27 1,48

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Per quanto concerne invece il tasso di mortalità – ovvero il numero di decessi ogni mille abitanti– si osserva come, a livello provinciale sia sempre molto al di sotto della media regionale e dellaProvincia di Milano nell’arco temporale considerato; nonostante negli ultimi anni risulti in crescitarispetto al periodo 2004-2007 (Tab. 3.9).

Tab. 3.9 - Tasso di mortalità3 per Ambito (anni 2002-2010)

AnnoAmbito

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010Media’09-‘10

Carate 8,28 8,46 8,08 8,26 7,92 7,91 8,50 8,07 8,49 8,28

Desio 7,46 7,78 7,15 7,64 7,18 7,43 7,77 7,39 7,63 7,51

Monza 8,41 8,79 7,98 8,34 8,02 8,18 9,04 8,84 9,37 9,10

Seregno 8,28 8,58 7,58 8,11 7,88 8,06 7,98 8,33 7,92 8,12

Vimercate 7,54 8,45 7,32 7,16 7,71 7,85 7,75 7,79 7,82 7,81

Provincia MB 7,97 8,40 7,60 7,88 7,72 7,87 8,19 8,06 8,22 8,14

Provincia Milano 9,14 9,32 8,60 8,75 8,62 8,52 9,02 8,79 9,01 8,90

Lombardia 9,42 9,79 8,86 9,07 8,92 8,91 9,26 9,15 9,13 9,14

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

A livello distrettuale si sottolinea come Desio e Vimercate siano gli unici due Ambiti in cui iltasso di mortalità risulta, in tutto il decennio considerato, sempre al di sotto della mediaprovinciale, non toccando mai la soglia dell’8 per mille residenti (unica eccezione nel 2003 perVimercate). Al contrario, Monza è il Distretto con il più alto tasso di mortalità provinciale dal 2002al 2010, anno in cui registra il picco più alto: 9,37. Tale valore è presumibilmente riconducibile,

2 Indice di fecondità generico: numero di nati ogni 1.000 donne in età feconda [n° nati / n° donne tra 15 e 49 anni(calcolata come media tra le donne 15-49 anni al 1°gennaio e le donne 15-49 anni al 31 dicembre) * 1.000].3 Tasso di mortalità: numero di morti ogni 1.000 residenti [n° di morti/ totale della popolazione residente (calcolatocome media tra la popolazione al 1° gennaio e la popolazione al 31 dicembre) * 1.000].

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come meglio si vedrà in seguito, al maggior numero di anziani ivi residenti: solitamente, infatti,quanto più “vecchia” è la popolazione, tanto maggiore è il tasso di mortalità.

Infine, la Tab. 3.10 riporta il numero di famiglie residenti in ciascun ambito distrettuale. Al 31dicembre 2011 risiedevano in Provincia di Monza e della Brianza 358.769 famiglie: si va dalle81.151 di Desio alle 62.603 di Carate Brianza. Il numero medio provinciale di componenti perfamiglia è di 2,38, leggermente al di sopra della media regionale e milanese. Famiglie lievementepiù piccole si registrano a Monza e lievemente più grandi a Seregno. Il numero di componenti delnucleo familiare è andato via via diminuendo nel corso degli anni. Le cause sono molteplici: il calodella fecondità, l’invecchiamento della popolazione e la vedovanza, l’instabilità matrimoniale e glistranieri soli di prima immigrazione.

Nel solo comune di Monza, ad esempio, a fine 2011, le famiglie con un solo componente sono il35% (19.120) del totale - mentre 20 anni prima erano il 24% -; il 29,3% ha due componenti, il17,9% ne ha tre, il 13,7% ne ha quattro e solo il 3,9% ha 5 o più componenti. Non solo crescono lepersone sole, ma aumentano anche le coppie senza figli e le madri sole con figli; diminuisce inveceil numero di coppie con figli4.

Un altro dato interessante che emerge sempre dai dati elaborati dall’Ufficio Statistica e Studidel Comune di Monza è che nel 2011, nel capoluogo provinciale le famiglie con anziani sono di piùrispetto a quelle con minori: 37,4% le prime, 23,9% le seconde. Inoltre, le famiglie diultrasessantacinquenni soli raggiungono il 14,9% della popolazione, mentre le famiglie di tuttianziani sono il 26% del totale delle famiglie con anziani. Considerando il totale degli over 65enni,vive da solo il 14,7% degli uomini e il 38,1% delle donne5.

Per quanto riguarda gli stranieri invece, i dati Statistici del Comune di Monza6 rilevano che lefamiglie con almeno un componente straniero residente nel comune di Monza nel 2011 sono6.727 - di cui 5.526 composte interamente da stranieri e 1.201 famiglie miste -, pari al 12,3% dellefamiglie monzesi. Nel 2005 tale percentuale era pari al 7,3%. Le famiglie mononucleari stranierenel 2011 sono 2.638, pari al 39,2% delle famiglie straniere; nel 2005 era il 31%. La nazionalità checonta il maggior numero di famiglie monopersonali è quella ucraina (61,6% dei residenti).

Tab. 3.10 – Numero di famiglie e numero medio componenti per Ambito (Anno 2011, v.a.)

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

4 Fonte: “La famiglia a Monza”.Edizione 2012, Ufficio Statistica e Studi Comune di Monza. Pagina 16.://www.comune.monza.it/export/sites/default/portale/DOCUMENTI/viveremonza/dati_statistici/LA_FAMIGLIA_A_MONZA_2012.pdf

5 ibidem, pagina 18.6 Fonte: “Stranieri a Monza”. Edizione 2011. Ufficio Statistica e Studi Comune di Monza.http://www.comune.monza.it/export/sites/default/portale/DOCUMENTI/viveremonza/dati_statistici/STRANIERI_2012.pdf

Ambito N. di famiglieN. medio

componentiCarate 62.603 2,41

Desio 81.151 2,37

Monza 74.419 2,30

Seregno 65.342 2,43

Vimercate 75.254 2,35

Provincia MB 358.769 2,38

Provincia di Milano 1.501.725 2,01

Lombardia 4.364.713 2,21

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3.2. La struttura per età della popolazione

Al 1° gennaio 2012, il 14,6% dei residenti della Provincia è costituito da infra quindicenni (pari a122.399 abitanti), il 65,5% dalla popolazione in età attiva (15-64 anni, pari a 550.791 abitanti) e ilrestante 19,9% da ultra sessantacinquenni (Tab. 3.11).

Il distretto che vanta la maggior percentuale di minori di 15 anni è Vimercate (15%), mentrequello a più alta incidenza di popolazione anziana è Monza (quasi 23%). Desio si contraddistingueinvece per la più elevata percentuale di residenti nella fascia centrale (66,3%).

Tab. 3.11 - Popolazione residente per grandi classi di età per Ambito (1 gennaio 2012, v.a. e %)7

0-14 anni 15-64 anni 65 anni e più TotaleAmbito

V.a. % V.a. % V.a. % V.a. %

Carate 21.761 14,7 97.535 65,8 29.037 19,6 148.333 100,0

Desio 28.472 14,8 127.544 66,3 36.405 18,9 192.421 100,0

Monza 23.332 14,0 105.490 63,3 37.914 22,7 166.736 100,0

Seregno 22.504 14,3 103.908 66,2 30.431 19,4 156.843 100,0

Vimercate 26.330 15,0 116.314 66,1 33.381 19,0 176.025 100,0

Provincia MB 122.399 14,6 550.791 65,5 167.168 19,9 840.358 100,0

Provincia Mi 419.325 13,8 1.947.345 64,2 668.773 22,0 3.035.443 100,0

Lombardia 1.385.776 14,3 6.297.189 64,9 2.017.916 20,8 9.700.881 100,0

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Comparando i dati dei cinque Distretti con altre aggregazioni territoriali si osserva come, al 1°gennaio 2012, il peso della fascia anziana è inferiore a quello osservabile in Provincia di Milano e inLombardia in tutti i Distretti ad eccezione dell’ambito di Monza; viceversa l’incidenza dellapopolazione attiva è superiore rispetto al valore della Provincia milanese e regionale in tutti gliambiti distrettuali, eccezion fatta, ancora una volta, per l’ambito di Monza. Infine, la percentualedi 0-14enni è ovunque superiore o in linea alla relativa percentuale regionale e della Provincia diMilano.

Il dato relativo all’età media della popolazione mostra come nel giro di un decennio l’età mediadella popolazione residente in Provincia di Monza e della Brianza sia aumentata di circa 2 anni,segnale di un progressivo fenomeno di invecchiamento della popolazione. Dalla Tab. 3.12 siosserva inoltre come Monza si riconfermi il Distretto più “vecchio” della Provincia, con un’etàmedia, al 1° gennaio 2012, di 44,3 anni; mentre Desio risulta il distretto più “giovane” con un’etàmedia pari a 42 anni circa, ovvero la stessa età che l’Ambito di Monza registrava nel 2002.

Il dato di Monza inoltre è l’unico superiore sia alla media regionale sia a quella della Provinciamilanese.

7 La discrepanza tra il totale dei residenti riportato nel capitolo 1 e quello riportato in questo capitolo è dovuta alladiversa fonte. I dati del capitolo precedente derivano dal Modello ISTAT P2 – Movimento e calcolo della popolazioneresidente; mentre i dati contenuti nel presente capitolo provengono dal Modello ISTAT POSAS – Popolazione residenteper sesso, età e stato civile. Può accadere che il Modello ISTAT POSAS non conteggi i residenti di cui si ignora lo statocivile.

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Tab. 3.12 - Età media della popolazione residente (anni 2002, 2007, 2012)

Ambito 2002 2007 2012

Carate 40,9 41,8 42,8

Desio 40,3 41,3 42,3

Monza 42,1 43,3 44,3

Seregno 41,0 41,9 42,7

Vimercate 40,6 41,6 42,4

Provincia MB 41,0 42,0 42,9

Provincia Milano 42,3 42,9 44,1

Lombardia 42,0 42,6 43,3

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Infine, il Graf. 3.6 evidenzia la diversa struttura per età della popolazione residente nellaProvincia di Monza e Brianza a seconda del genere. In particolare, si può osservare come fino ai 65anni circa il numero di donne e uomini residenti sia più o meno speculare, una volta entrati nellafase della vita che corrisponde alla vecchiaia invece, le donne prevalgono nettamente sugli uomini,a conferma del fatto che la vita media delle donne è più lunga rispetto a quella degli uomini.

Graf. 3.6 - Popolazione residente in Provincia di MB per sesso ed età (1° gennaio 2012)

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

10.000 8.000 6.000 4.000 2.000 0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

FEMMINE MASCHI

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3.3. Gli anziani

In questo paragrafo ci si soffermeremo sulla composizione della popolazione anziana. L'analisidella consistenza e del trend relativo a questo particolare segmento di popolazione èparticolarmente importante ai fini della ricerca e consente di fornire utili informazioni in vista dellaprogrammazione dei servizi e delle politiche sociali.

Tab. 3.13 - Anziani residenti con 65 anni e più per Ambito e anno (1 gennaio)

Variazione 02-12Ambito 2002 2007 2012

V.a. %

Carate 21.943 26.275 29.037 +7.094 +32,3

Desio 27.091 32.989 36.405 +9.314 +34,4

Monza 29.616 35.174 37.914 +8.298 +28,0

Seregno 23.081 27.485 30.431 +7.350 +31,8

Vimercate 24.350 29.542 33.381 +9.031 +37,1

Provincia MB 126.081 151.465 167.168 +41.087 +32,6

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Innanzitutto si può osservare (Tab. 3.13) come gli ultra 65enni nella Provincia siano in costantecrescita e abbiamo raggiunto, ad inizio 2012, le 167.168 unità, con un aumento del 32,6% rispettoa 10 anni prima (pari a 41.087 anziani in più). Tale crescita percentuale della popolazione anzianaprovinciale risulta quasi tripla rispetto a quella registrata a livello della popolazione complessiva(+9,6%). Nella Provincia monzese l’aumento del numero di anziani è stato maggiore rispetto alcontesto regionale in cui è inserita: nello stesso arco temporale infatti gli anziani in Lombardiasono aumentati del 22,6%.

In particolare l’aumento è stato molto più accentuato nel primo quinquennio (+20,1% dal 2002al 2007), per poi rallentare notevolmente nel secondo (+10,4% dal 2007 al 2012). Il Distretto cheregistra il maggior aumento percentuale di anziani è quello del vimercatese (+37,1%), mentrel’aumento minore, al di sotto del dato provinciale, si osserva nell’ambito di Monza. Inoltre, a livelloprovinciale, più della metà degli anziani è costituito da donne (57%).

In generale, responsabili di questa crescita sono soprattutto i “grandi anziani” – sopra agli 80anni – che nell’arco di un decennio aumentano di quasi il 74% (Tab. 3.14). Il maggior incrementopercentuale di ultra 80enni è rilevabile nel distretto di Desio (+82%).

Tab. 3.14 - Anziani residenti con 80 anni e più per Ambito e anno (1 gennaio)

Variazione 02-12Ambito 2002 2007 2012

V.a. %

Carate 4.433 5.932 7.674 3.241 73,1

Desio 4.955 6.857 9.018 4.063 82,0

Monza 6.085 8.174 10.296 4.211 69,2

Seregno 4.564 6.043 8.016 3.452 75,6

Vimercate 4.972 6.681 8.448 3.476 69,9

Provincia MB 25.009 33.687 43.452 18.443 73,7

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Scomponendo ulteriormente la popolazione anziana in tre differenti fasce di età – giovanianziani, anziani e grandi anziani – si osserva come l’incremento della popolazione tra i 65 e i 74anni nel decennio oscilla tra il 12,2% di Monza e il 26,6% di Vimercate; incrementi notevolmente

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inferiori rispetto a quelli che caratterizzano gli anziani tra i 75 e gli 84 anni e gli ultra 85enni (54%-56% circa). In particolare, si osserva che nel Distretto di Desio e Seregno è la fascia anzianacentrale ad incrementare maggiormente, mentre nel vimercatese e nel caratese l’incrementointeressa maggiormente gli over 84. Nel monzese l’incremento interessa entrambe le fasce nellastessa misura (Tab. 3.15).

Tab. 3.15 - Anziani per classe di età per Ambito (1 gennaio 2012) e variazione % 2002-2012

2012 Variazione % 02-12Ambito

65-74 anni 75-84 anni 85 anni e più 65-74 anni 75-84 anni 85 anni e piùCarate 15.403 10.235 3.399 +17,9 +52,2 +58,0

Desio 19.751 12.868 3.786 +17,2 +65,1 +54,9

Monza 19.778 13.525 4.611 +12,2 +51,1 +51,9

Seregno 16.058 10.991 3.382 +14,4 +61,5 +50,8

Vimercate 18.302 11.298 3.781 +26,6 +51,1 +56,0

Provincia MB 89.292 58.917 18.959 +17,4 +56,1 +54,2

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Infine, il Graf. 3.7 mostra l’incidenza di ciascuna delle 3 coorti di età sul totale della popolazioneanziana: risulta evidente come, nel corso del decennio considerato, l’incidenza degli under 74ennisi riduca in favore della coorte centrale e degli ultra84enni.

Graf. 3.7 – Anziani in Provincia di MB per classe d’età e anno (1 gennaio)

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Soffermandosi sui Comuni con più di 30.000 abitanti, si osserva come essi contribuiscano allacrescita complessiva della popolazione anziana con 16.323 anziani in più (Tab. 3.16).

Gli incrementi percentuali del decennio però variano molto da Comune a Comune: l’incrementorisulta particolarmente accentuato a Brugherio (+41,5% pari a 2.002 anziani residenti in più) e piùattenuato a Monza (+24,4%). Concentrandosi solo sugli over 80enni spicca invece Limbiate: qui igrandi anziani quasi raddoppiano nell’arco di dieci anni (Tab. 3.17).

60,3 57,7 53,4

29,9 33,2 35,2

9,8 9,1 11,3

0102030405060708090

100

2002 2007 201265-74 anni 75-84 anni 85 anni e più

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29

Tab. 3.16 - Anziani residenti con 65 anni e più nei Comuni >30.000 abitanti per anno (1 gennaio)

Variazione 02-12Comune 2002 2007 2012

V.a. %

Brugherio 4.825 6.071 6.827 +2.002 +41,5

Cesano Maderno 5.435 6.451 6.996 +1.561 +28,7

Desio 5.754 6.929 7.580 +1.826 +31,7

Limbiate 4.822 5.845 6.400 +1.578 +32,7

Lissone 5.698 6.878 7.569 +1.871 +32,8

Monza 22.621 26.468 28.146 +5.525 +24,4

Seregno 6.888 8.200 8.848 +1.960 +28,5

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Tab. 3.17 - Anziani residenti con 80 anni e più nei Comuni >30.000 abitanti per anno (1 gennaio)

Variazione 02-12Comune 2002 2007 2012

V.a. %

Brugherio 941 1.265 1.648 +707 +75,1

Cesano Maderno 953 1.299 1.792 +839 +88,0

Desio 1.123 1.543 1.950 +827 +73,6

Limbiate 781 1.141 1.530 +749 +95,9

Lissone 1.131 1.516 2.032 +901 +79,7

Monza 4.727 6.309 7.828 +3.101 +65,6

Seregno 1.383 1.833 2.411 +1.028 +74,3

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

La popolazione anziana risulta in crescita non solo in termini assoluti, ma anche relativi rispettocioè al totale dei residenti: l’indice di invecchiamento passa infatti da poco più del 16% nel 2002 aquasi il 20% nel 2012, con rilevanti differenze per genere, 17,3% per gli uomini, 22,3% per ledonne, e territoriali: si va dal 18,9% di Desio al 22,7% di Monza. Nel monzese in particolare,l’incidenza degli anziani sul totale della popolazione è aumentata di quasi 5 punti percentuali. Solol’ambito di Monza risulta quindi superare il dato regionale e della Provincia di Milano sia nel 2007che nel 2012 (Tab. 3.18).

Tab. 3.18 - Indice di invecchiamento8 della popolazione per Ambito e anno (1 gennaio)

Ambito 2002 2007 2012

Carate 16,6 18,4 19,6

Desio 15,5 17,7 18,9

Monza 18,0 21,0 22,7

Seregno 16,6 18,4 19,4

Vimercate 15,6 17,7 19,0

Provincia MB 16,4 18,6 19,9

Provincia Mi 18,22 20,08 22,0Lombardia 18,28 19,70 20,8

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

8 Indice di invecchiamento: percentuale di over 64 sul totale della popolazione [over64 / totale della popolazione residente *100].

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Rapportando invece la popolazione con più di 64 anni ai residenti con meno di 15 anni (indice divecchiaia), si nota come vi sia un disequilibrio tra popolazione anziana e giovane: al 1° gennaio2012 infatti, nell’intera Provincia di Monza e della Brianza, si contano quasi 137 anziani ogni 100minori di 15 anni (in aumento di circa 18 unità in 10 anni). Decisamente più basso del valoreprovinciale il dato di Desio (127,9), mentre molto più elevato quello di Monza (162,5), unicodistretto a superare il dato medio regionale e della Provincia milanese (Tab. 3.19).

Il distretto di Monza vede quindi una crescita della popolazione generale e degli anziani piùattenuata rispetto agli altri distretti, ma un incremento dell’incidenza della popolazione anzianasul totale e sulle nuove generazioni. Ciò è spiegabile dall’espulsione delle coppie giovani, con figliminori, dal Comune di Monza verso aree periferiche il cui il mercato immobiliare risultaprobabilmente più accessibile.

Tab. 3.19 - Indice di vecchiaia9 per Ambito e anno (1 gennaio)

Ambito 2002 2007 2012

Carate 119,0 128,4 133,4

Desio 109,4 122,0 127,9

Monza 138,4 154,3 162,5

Seregno 123,3 134,8 135,2

Vimercate 110,0 122,5 126,8

Provincia MB 119,5 131,9 136,6

Provincia Mi 143,85 149,35 159,5Lombardia 137,98 143,08 145,6

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Tale ipotesi è spiegata ulteriormente dall’indice di dipendenza totale, che mette in relazionela popolazione non ancora o non più attiva nel mercato del lavoro, con la popolazione attiva(Tab. 3.20). Si nota infatti come il distretto di Monza, che già nel 2002 registrava un valore piùalto rispetto agli altri Ambiti, vede aumentare ulteriormente nel 2012 il divario con gli altriterritori. Il processo di invecchiamento risulta quindi fortemente accentuato dall’uscita dellapopolazione giovane dal territorio, aumentando così l’incidenza degli anziani.

Tab. 3.20 - Indice di dipendenza totale10 per Ambito e anno (1 gennaio)

Ambito 2002 2007 2012

Carate 43,9 48,8 52,1

Desio 42,3 47,4 50,9

Monza 45,0 52,8 58,1

Seregno 42,8 47,3 50,9

Vimercate 42,5 47,4 51,3

Provincia MB 43,3 48,7 52,6

Provincia Mi 44,91 50,43 55,9Lombardia 45,83 50,31 54,1

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

9 Indice di vecchiaia: rapporto tra la popolazione residente over 64enni e la popolazione residente minore di 15 anni[over64 / 0-14 anni *100]10 Indice di dipendenza totale: rapporto tra la somma della popolazione residente over 65enni e la popolazioneresidente minore di 14 anni e la popolazione attiva [(over64 + 0-14) / 15-64 *100].

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Infine, in merito allo stato civile della popolazione anziana residente nella Provincia di Monza eBrianza al 1° gennaio 2012, si osserva come oltre il 60% sia coniugato/a e meno del 30% siavedovo/a (Tab. 3.21). Considerando anche la variabile di genere, si notano però importantidifferenze tra uomini e donne: a fronte di un 10,8% di anziani vedovi, si ha il 43,6% di anzianevedove.Ovviamente tale condizione varia enormemente anche al variare dell’età: dopo gli 85 anni infatti lasituazione si capovolge e quasi due terzi degli over 85enni è vedovo/a, anche qui con evidentidifferenze per genere: tra le over 85 il 79,3% è vedova, tra i coetanei uomini la percentuale è parial 31,7%.

Considerando infine celibi/nubili, divorziati/e e vedovi/e, circa il 75% della popolazione anzianasopra gli 85 anni è sola. In particolare le donne sole sono il 90%, mentre gli uomini il 35,8%.

Da questi dati si evince dunque che gli uomini, che vivono mediamente meno rispetto alledonne, passano più spesso gli anni finale della propria vita in coppia, mentre le donne, che vivonomediamente di più degli uomini, concludono da sole l’ultima fase dell’esistenza.

Tab. 3.21 – Anziani per fascia di età e stato civile in Provincia di MB (anno 2012, %)

Coorte d’età Celibe/nubile Coniugato/a Divorziato/a Vedovo/a Totale65-74 anni 6,3 76,0 1,9 15,8 100,075-84 anni 7,4 54,6 0,8 37,2 100,085 e più 8,3 25,5 0,5 65,7 100,0Totale 6,9 62,0 1,4 29,7 100,0

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

3.4. Gli stranieri

3.4.1. Il trend e le dinamiche demografiche

La consistente presenza di cittadini stranieri ha inciso profondamente, nell’ultimo decennio,sulla conformazione demografica della Provincia monzese, influenzando in particolar modo lacomposizione per età e gli incrementi della popolazione, come meglio si vedrà in seguito.

Gli stranieri residenti della Provincia di Monza e della Brianza sono, ad inizio 2012, 59.725, parial 7,1% della popolazione, nel 2002 erano pari al 2,3% (Tab. 3.22). Il valore attuale risulta al disotto sia del dato regionale che di quello della Provincia di Milano di circa 3-4 punti percentuali.Rilevanti però le differenze tra Ambiti: mentre a Monza l’incidenza della popolazione straniera sultotale sfiora il 9%, a Seregno non raggiunge nemmeno il 6%. A livello comunale, i Comuni dove lapresenza straniera supera il 9% del totale sono Monza, Carnate e Renate. La minor presenzastraniera è invece rilevabile a Misinto e Lazzate (attorno al 2%).

Tab. 3.22 - Stranieri residenti per Ambito (1 gennaio 2012)

Ambito Stranieri residenti% stranieri sul totale

della popolazione

Carate 9.016 6,1

Desio 14.029 7,3

Monza 14.841 8,9

Seregno 8.934 5,7

Vimercate 12.905 7,3

Provincia MB 59.725 7,1

Provincia Milano 324.749 10,7

Lombardia 952.295 9,8

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

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Al dato numerico sulla presenza degli stranieri regolarmente iscritti in anagrafiche, occorreaggiungere la quota di irregolari. Negli ultimi ventiquattro mesi si è registrata nella Provincia diMonza e della Brianza una netta diminuzione del numero di persone prive dell’autorizzazione allapermanenza in Italia rispetto agli anni precedenti: da più di 11mila al 1° luglio del 2006 –allorquando era irregolare quasi una persona su quattro – e ancora più di 9mila a metà 2009 sino acirca 6mila attualmente, con un tasso di irregolarità dell’8% sul totale degli stranieri presenti. Alivello di singole cittadinanze la minima quota di persone prive di un valido titolo di soggiorno inItalia sul totale dei presenti si ritrova all’interno del gruppo ecuadoriano; quella massima traucraini, egiziani, senegalesi e moldavi11.

Nell’ultimo decennio, gli stranieri residenti nella Provincia sono più che triplicati (+245,9% pari a42.456 cittadini stranieri residenti in più), con un incremento medio annuo pari al 13,6% circa. Ilritmo di crescita è stato decisamente più sostenuto nel primo quinquennio (+134% dal 2002 al2007) rispetto al secondo (+47,8% dal 2007 al 2012). In particolare gli incrementi percentualimaggiori si sono registrati nel 2003 (+33,2%) e nel 2004 (+24,2%), probabilmente in seguito aglieffetti della regolarizzazione resa possibile dalle Legge Bossi-Fini12.

Per quanto riguarda la composizione della popolazione straniera rispetto al genere, mentre nel2002 vi era una sostanziale parità tra uomini e donne, al 1° gennaio 2012 le donne risultanoprevalere leggermente sugli uomini (52,8% contro il 47,2%), ciò è dovuto al maggior incrementopercentuale delle prime (+267,5%) rispetto ai secondi (+220,1%).

Il Distretto di Monza, sebbene registri la più elevata presenza e incidenza di stranieri, neldecennio ha visto il minor – seppure elevato - incremento percentuale (+201,5%). Il più elevatoincremento si rileva invece nel Distretto di Desio (+326,7%). Inoltre, Seregno e Carate, nonostanterimangano gli Ambiti con la più bassa presenza (sotto alle 10.000 unità) e incidenza di stranieri(circa 6% sul totale), evidenziano nel decennio un elevato incremento di questi ultimi(rispettivamente +264,1% e +261,8% circa).

Questi differenti ritmi di crescita portano ad una modifica nella distribuzione percentuale deiresidenti stranieri fra i diversi ambiti: nel 2012 infatti, rispetto a dieci anni prima, diminuisce laquota percentuale di stranieri residenti nei distretti di Monza (-4 punti percentuali) e Vimercate (-2p.p.) a favore dei distretti di Carate, Desio e soprattutto Seregno (Graf. 3.8).

Graf. 3.8 - Distribuzione percentuale residenti stranieri per Ambito, confronto 2002-2012

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

11 Fonte: Ismu. “L’immigrazione straniera nella Provincia di Monza e della Brianza”. Anno 2011. Pagg. 20-21.12 Legge 30 luglio 2002, n. 189, G.U. 26.08.2002. Modifica al Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplinadell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (D.Lgs. 25.07.1998, n.286).

2012

2002 14%

19%29%

14%

24%

Carate15%

Desio23%

Monza25%

Seregno15%

Vimercate22%

CarateDesioMonzaSeregnoVimercate

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Graf. 3.9 - Percentuale di stranieri sul totale della popolazione per Ambito e anno (1 gennaio)

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Graf. 3.10 – Trend demografico popolazione straniera per Ambito (anni 2002-2012)

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

1,9 1,9

3,0

1,8

2,62,3

4,35,0

6,4

3,8

5,2 5,0

6,1

7,3

8,9

5,7

7,3 7,1

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

7,0

8,0

9,0

10,0

Carate

Desio

Monza

Sere

gno

Vimerca

teTota

le

2002 2007 2012

01.0002.0003.0004.0005.0006.0007.0008.0009.000

10.00011.00012.00013.00014.00015.00016.00017.000

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Carate Desio Monza Seregno Vimercate

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Tab. 3.23 - Variazione 2002-2012 popolazione italiana e straniera per Ambito

Variazione italiani2002-2012

Variazione stranieri2002-2012Ambito

V.a. % V.a. %

Variazionetotale

(%)

Variazionedovuta a

italiani (%)

Variazionedovuta a

straneri (%)

Carate 9.366 +7,2 6.524 +261,8 +12,0 +7,1 +4,9

Desio 7.265 +4,2 10.741 +326,7 +10,3 +4,2 +6,2

Monza -7.658 -4,8 9.918 +201,5 +1,4 - 4,7 +6,0

Seregno 10.911 +8,0 6.480 +264,1 +12,5 +7,8 +4,6

Vimercate 11.251 +7,4 8.793 +213,8 +12,9 +7,2 +5,6

Provincia MB 31.135 +4,2 42.456 +245,9 +9,6 +4,1 +5,5

Lombardia 41.276 +0,5 626.003 +191,8 +7,4 +0,5 +6,4

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

La Tab. 3.23 mette a confronto l’aumento della popolazione italiana con quella straniera neldecennio. A livello provinciale si evidenzia come, dal 2002 ad oggi, la popolazione straniera siacresciuta più di quella italiana non solo in termini relativi, ma anche in valori assoluti: +42.456nuovi residenti pari a +245,9% per i primi e +31.135 unità pari al +4.2% per i secondi. Ciò significache oltre la metà dell’incremento percentuale totale della popolazione, pari al 9,6%, è imputabilealla crescita dei cittadini non italiani. In particolare, tale situazione si verifica nel distretto di Desioe soprattutto in quello di Monza: qui, addirittura, la popolazione italiana risulta in forte decrescitaed è solo grazie all’aumento della popolazione straniera che il trend distrettuale totale si mantienepositivo. Questo spiega perché, nonostante la popolazione straniera nel distretto di Monza siacresciuta meno rispetto agli altri contesti, la sua incidenza sul totale della popolazione cresce piùche altrove. Nei distretti di Carate, Vimercate e soprattutto Seregno, la crescita della popolazioneitaliana invece continua a prevalere sia in termini relativi che assoluti, rispetto a quella straniera,sulla variazione totale.

Tab. 3.24 - Trend demografico degli stranieri residenti per Ambito e anno (1 gennaio)

Variazione 2002-2012Ambito 2002 2007 2008 2009 2010 2011 2012

V.a. %

Carate 2.492 6.131 7.166 7.969 8.627 9.531 9.016 +6.524 +261,8

Desio 3.288 9.325 11.220 13.058 14.178 15.575 14.029 +10.741 +326,7

Monza 4.923 10.650 11.586 13.038 14.176 16.095 14.841 +9.918 +201,5

Seregno 2.454 5.711 6.602 7.421 8.248 9.288 8.934 +6.480 +264,1

Vimercate 4.112 8.595 9.963 11.373 12.441 13.711 12.905 +8.793 +213,8

Provincia MB 17.269 40.412 46.537 52.859 57.670 64.200 59.725 +42.456 +245,9

Lombardia 326.292 728.647 815.335 904.816 982.225 917.714 952.295 +626.003 +191,8

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Soffermandosi sui Comuni di grandi dimensioni (Tab. 3.25) osserviamo andamenti moltodiversificati. Il maggior incremento percentuale di stranieri, dal 2002 al 2012, si osserva nelComune di Cesano Maderno, dove la popolazione è quasi quintuplicata nel decennio (+413,9%).Anche a Limbiate, facente parte dello stesso distretto di Cesano Maderno, la popolazione èaumenta di quasi 4 volte in 10 anni, con una variazione percentuale pari a +369,3%, valore al disopra della media distrettuale (+326,7%). Anche nel comune di Lissone la popolazione stranieraaumenta in percentuale maggiore rispetto alla media del proprio distretto (+394,8% a fronte del+261,8% del distretto di Carate); il Comune di Lissone inoltre, ospita da solo un terzo dellapopolazione straniera del distretto (nel 2002 ne accoglieva un quarto). Infine, i Comuni di Monza e

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Brugherio, appartenenti allo stesso ambito territoriale, riconfermano il minor incrementopercentuale del numero di stranieri nel loro territorio rispetto agli altri contesti (+205% circa, inlinea con la media distrettuale).

Tab. 3.25 - Trend demografico degli stranieri residenti nei Comuni >30.000 abitanti per anno (1 gennaio)

Variazione 2002-2012Comune 2002 2007 2008 2009 2010 2011 2012

V.a. %

Brugherio 648 1.324 1.478 1.700 1.787 2.065 1.974 1.326 204,6

Cesano Maderno 591 2.144 2.558 2.937 3.130 3.334 3.037 2.446 413,9

Desio 836 1.844 2.270 2.609 2.931 3.244 3.139 2.303 275,5

Limbiate 625 2.094 2.504 2.888 3.150 3.558 2.933 2.308 369,3

Lissone 599 1.881 2.289 2.568 2.808 3.241 2.964 2.365 394,8

Monza 3.948 8.696 9.410 10.614 11.642 13.238 12.085 8.137 206,1

Seregno 667 1.651 1.892 2.163 2.424 2.698 2.726 2.059 308,7

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Infine, analizzando i movimenti migratori della popolazione straniera, si evidenza come i nuoviiscritti siano sempre più del doppio dei cancellati e come tra i primi il numero di coloro che giungein Brianza direttamente dal continente di origine sia in aumento sia in valori assoluti che relativi(Graf. 3.11).

Il tasso migratorio risulta oscillare da un anno all’altro, in un trend generale che risulta però indiminuzione nel tempo: si passa da circa 116 stranieri ogni 1.000 residenti nel 2002, a 107 circa nel2010 (Tab. 3.26).

Tab. 3.26 - Dinamica migratoria della popolazione straniera per Ambito e anno (31 dicembre)

Saldo migratorio Tasso migratorioAmbito

2002 2006 2010 2002 2006 2010

Carate 334 802 904 125,6 140,0 99,6

Desio 645 1.287 1.397 178,6 148,2 93,9

Monza 492 824 1.919 95,2 80,5 126,8

Seregno 269 664 1.040 103,9 123,4 118,6

Vimercate 398 1.028 1.270 92,3 127,2 97,1

Provincia MB 2.138 4.605 6.530 116,6 120,8 107,2

Lombardia 52.215 62.763 82.222 148,2 90,0 80,3

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

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Graf. 3.11 – Incidenza degli stranieri iscritti dall’estero sul totale iscritti in Provincia di MB (Anno 2010)

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

3.4.2. Le aree geografiche e i Paesi di provenienza

Considerando l’area geografica di provenienza dei residenti stranieri, al 1° gennaio 2010 (Tab.3.27), a livello provinciale, la presenza più rilevante riguarda i cittadini provenienti dal continenteafricano, pari a 14.628 unità (22,8%), metà dei quali marocchini; seguono, a breve distanza, icittadini provenienti da Paesi appartenenti al continente europeo, ma non facenti parte dell’U.E.,pari a 12.977 individui (20,2%) in prevalenza albanesi (6.267) e ucraini (3.667); e i cittadinidell’Europa dell’Est entrati a far parte negli ultimi anni dell’Unione europea, pari a 12.775 residenti(20,2%), quasi esclusivamente rumeni (10.913 unità), seguiti da bulgari (972) e polacchi (600).Minore, ma comunque importante, la presenza di immigrati americani (11.030, pari al 17,2%),quasi esclusivamente provenienti da Centro e Sud America, in particolare da Ecuador (4.361) ePerù (3.342) e asiatici (10.520, pari al 16,4%; qui non vi è una nazionalità nettamente prevalentesulle altre). Esigua la presenza di cittadini comunitari, che si assesta al 3,5% (rappresentati permetà da francesi, tedeschi e spagnoli). Rispetto alla composizione regionale risultano esseresovrarappresentati i cittadini provenienti dai nuovi stati comunitari e i cittadini asiatici; vi è inveceuna sottorappresentanza di americani e africani.

Tab. 3.27 – Stranieri residenti in Provincia di MB per area geografica di provenienza e anno (1 gennaio, v.a.)

Area geografica 2003 2006 2010

Africa 7.710 11.458 14.628

Altri Europa 5.017 8.006 12.977

America 4.342 6.888 11.030

Asia 4.326 6.879 10.520

UE (esclusa Europa 15) 2.512 5.077 12.775

Europa 15 1.931 2.085 2.248

Oceania 15 18 19

Apolide 2 1 3

Totale 25.855 40.412 64.200

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

1573 39286651

2030 60655796

0%

20%

40%

60%

80%

100%

2002 2006 2010

altri iscritti

iscritti dall'estero

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Significative differenze sono riscontrabili a livello dei singoli Ambiti: nel caratese, nelvimercatese e nel distretto di Seregno prevalgono gli africani, mentre a Desio circa un quarto deiresidenti stranieri proviene dai nuovi stati aderenti all’Ue (di questo 25%, il 90% è costituito darumeni) e a Monza l’area geografica predominante è il Sud America (Tab. 3.28).

Tra il 2003 e il 2010 infine, si è ridotto il numero di cittadinanze rappresentate nella Provincia: siè passati infatti dalle 190 del 2003 alle 152 del 2010.

Tab. 3.28 – Stranieri residenti in Provincia MB per area geografica di provenienza al 1 gennaio 2010 (%)

TotaleAmbito Europa 1513 UE 2004-

200714Altri

Europa15 Africa America Asia% V.a. 16

Carate 3,7 20,2 19,8 26,0 16,8 13,5 100,0 9.531

Desio 1,8 24,2 20,4 18,5 14,4 20,7 100,0 15.575

Monza 4,9 15,0 19,0 18,4 23,2 19,4 100,0 16.095

Seregno 2,7 17,6 22,5 25,1 12,1 20,0 100,0 9.288

Vimercate 4,2 22,1 20,2 29,0 16,9 7,5 100,0 13.711

Provincia MB 3,5 19,9 20,2 22,8 17,2 16,4 100,0 64.200

Lombardia 3,4 15,2 19,6 27,0 21,9 12,9 100,0 106.447

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Tab. 3.29 – Donne straniere residenti in Provincia di MB per area geografica di provenienza al 1 gennaio 2010

Area geografica V.a.% su tot.stranieri

Africa 5.771 39,5

Altri Europa 7.641 58,9

America 6.630 60,1

Asia 4.376 41,6

Europa al 2011 6.617 51,8

Europa a 15 1.387 61,7

Totale 32.437 50,5

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

13 Sono inclusi i 14 stati originari, fondatori o entrati a far parte dell’Unione Europea negli anni Novanta (Europa dei15): Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Regno Unito, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi,Portogallo, Spagna e Svezia.14 Sono inclusi gli stati entrati a far parte dell’Unione Europea nel primo decennio del Duemila, più precisamente tra il2004 e il 2007 (Europa a 27 al netto dell’Europa a 15): Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania,Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ungheria.15 Sono inclusi: Albania, Andorra, Biellorussia, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Islanda, Kosovo, Macedonia, Liechenstain,Moldavia, Principato di Monaco, Montenegro, Norvegia, Russia, San Marino, Serbia, Vaticano, Svizzera, Turchia,Ucraina.16 Si segnalano inoltre, non presenti nelle percentuali in tabella, 3 residenti apolidi (2 nel Caratese e 1 nel Vimercatese)e 19 cittadini provenienti dall’Oceania (3 nel Distretto di Desio, 9 in quello di Monza, 1 in quello di Seregno e 6 nelvimercatese). In Lombardia invece sono presenti 417 stranieri proveniente dall’Oceania e 164 apolidi.

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Graf. 3.12 – Stranieri residenti per area geografica di provenienza e anno (al 1 gennaio)

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Tab. 3.30 – Incremento (2003-2010) degli stranieri in Provincia di MB per area geografia diprovenienza al 31 dicembre

Area geografica V.a. %Incremento %

donne

Africa +6.918 +89,7 +112,7

Altri Europa +7.960 +158,7 +208,1

America +6.688 +154,0 +129,2

Asia +6.194 +143,2 +144,7

UE (escluso Europa a 15) +10.263 +408,6 +429,8

Europa 15 +317 +16,4 +16,8

Totale +38.345 +148,3 +163,3

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Guardando alle aree geografiche di provenienza, a livello provinciale, tra il 2003 e il 2010,risulta particolarmente consistente l’aumento dei cittadini provenienti dai Paesi neocomunitari(+408,6%) soprattutto per quanto riguarda la componente femminile (+429,8%), viceversa risultaessere sotto la media l’incremento dei cittadini africani e soprattutto dei cittadini provenienti daiPaesi dell’Europa a 15. Sopra la media invece, in particolar modo per quanto concerne le donne,l’aumento degli immigrati provenienti dai paesi non Ue (Tab. 3.30).

In generale, questi diversi ritmi di crescita hanno portato, nel giro di alcuni anni, alla modificadell’incidenza di ciascuna area geografica sul totale dei residenti stranieri in Provincia: aumentainfatti l’incidenza totale dei residenti provenienti dai nuovi paesi entrati nell’Ue, mentrediminuisce l’incidenza di residenti africani e del nucleo Ue originario.

Inoltre, per tutte le aree geografiche considerate, l’incremento percentuale delle donne èsempre in linea, se non nettamente superiore, rispetto all’aumento maschile. Unica eccezioneriguarda il Sud America dove l’incremento percentuale delle donne è inferiore rispetto a quellodegli uomini.

29,8 28,4 22,8

16,8 17,017,2

16,7 17,016,4

9,7 12,6 19,9

7,5 5,2 3,5

19,4 19,8 20,2

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

2003 2006 2010

Africa AmericaAsia Unione Europa al netto Europa 15

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Al 1 gennaio 2010, la presenza femminile risulta quasi perfettamente bilanciata con quellamaschile, ma varia a seconda della macro-area di provenienza: le donne risultano prevalere tra gliimmigrati europei e americani; risultano invece in minoranza tra africani e asiatici. Lo stessoaccade a livello regionale.

L’Ufficio Statistica e Studi del Comune di Monza, fornisce anche un breve quadro dellasituazione professionale delle donne provenienti dai Paesi a forte pressione migratoria (PFPM) eresidenti nel Comune di Monza: le collaboratrici familiari costituiscono il 25,22%, le casalinghe il25,03%, le badanti l’11,77%, le operaie l’8,12%. In totale le addette al welfare sono il 20%17.

Passando al dettaglio delle singole nazionalità, la più rappresentata, al 1° gennaio 2010, èquella rumena che con le sue 10.913 presenze (pari al 17% circa degli stranieri), quasi sestuplicaterispetto al 2003 (+509,3%), supera Marocco, Albania ed Ecuador (prime tre nazionalità,nell’ordine, nel 2002), aumentate a ritmi più contenuti, seppur sempre elevati (rispettivamente+82,5%, +96,8% e +196,3). Anche i cittadini ucraini, al quinto posto per consistenza numerica,vedono aumentare le proprie presenze, rispetto al 2003, del 579%. Infine, rispetto al 2003,l’incremento più importante, anche se poco significativo in termini assoluti, ha riguardato lapopolazione moldava che è passata da 150 a 1.386 residenti (+824%) (Tab. 3.31 e Tab. 3.32).

Tab. 3.31 - Le maggiori comunità residenti in Provincia di MB al 1 gennaio 2010

Paese di origine V.a. % su tot. stranieri % di donne

Romania 10.913 17,0 49,6

Marocco 7.248 11,3 42,0

Albania 6.267 9,8 45,6

Ecuador 4.361 6,8 57,1

Ucraina 3.667 5,7 77,5

Pakistan 3.496 5,4 32,8

Perù 3.342 5,2 57,9

Egitto 2.451 3,8 32,3

Bangladesh 1.969 3,1 36,0

Sri Lanka 1.742 2,7 43,2

Senegal 1.475 2,3 29,2

Cina Rep. Popolare 1.460 2,3 50,7

Moldavia 1.386 2,2 70,1

Tunisia 1.078 1,7 33,1

Bulgaria 972 1,5 51,7

Filippine 894 1,4 59,6

Brasile 849 1,3 70,9

Polonia 600 0,9 76,7

Rep. Dominicana 579 0,9 62,3

Altri 9.451 14,7 58,1

Totale 64.200 100,0 50,5

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

17 Fonte: “Donne a Monza”. Edizione 2013, Ufficio Statistica e Studi del Comune di Monza.http://www.comune.monza.it/export/sites/default/portale/DOCUMENTI/viveremonza/dati_statistici/DONNE_MONZA_2013.pdf.

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Tab. 3.32 – Incremento (2003-2010) degli stranieri nella Provincia di MB per cittadinanza

Paese d’origine V.a. %Incremento %

donne

Romania +9.122 +509,32 +572,80

Marocco +3.277 +82,52 +114,73

Albania +3.083 +96,83 +119,28

Ecuador +2.889 +196,26 +169,30

Ucraina +3.127 +579,07 +528,76

Pakistan +2.234 +177,02 +255,11

Perù +2.241 +203,54 +172,68

Egitto +1.456 +146,33 +178,52

Bangladesh +1.405 +249,11 +255,78

Sri Lanka +1.074 +160,78 +153,54

Senegal +908 +160,14 +283,93

Cina Rep. Popolare +673 +85,51 +90,72

Moldavia +1.236 +824,00 +745,22

Tunisia +454 +72,76 +128,85

Bulgaria +697 +253,45 +283,97

Filippine +439 +96,48 +89,68

Brasile +496 +140,51 +119,71

Polonia +413 +220,86 +208,72

Rep. Dominicana +227 +64,49 +41,57

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

La comunità rumena rimane la più rappresentata in tutti e cinque i distretti provinciali,seppur con un’incidenza percentuale sul totale degli stranieri diversa: si va infatti dal 21,6% diDesio al 12,4% di Monza. Per quanto riguarda le altre nazionalità più rappresentate sonoravvisabili delle specificità a livello distrettuale. Si è già visto come a Desio la comunità rumena siadecisamente prevalente sulle altre; ad essa segue, a notevole distanza, la comunità pakistana(11,6% del totale). A Carate, Vimercate e Seregno, la comunità rumena è affiancata, perconsistenza, alla comunità marocchina, seppure con percentuali diverse. A Seregno inoltre si sonoinsediati anche consistenti gruppi di pakistani. Monza risulta invece caratterizzata daun’eterogeneità di cittadinanze (127 cittadinanze diverse presenti) e dalla mancanza di un’etniapredominante sulle altre, tant’è che la prima comunità numericamente più rilevante, quellarumena, supera di poco il 12% così come la seconda comunità per numero di presenze, quellaecuadoregna, supera appena il 9% del totale. La comunità albanese, infine, risulta presente inmaniera abbastanza consistente in tutti i distratti (si va dal 8% di Carate all’11 di Seregno eVimercate) (Tab. 3.33).

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41

Tab. 3.33 - Le 5 comunità maggiormente presenti al 1° gennaio 2010, per Ambito

Carate Desio

Cittadinanza Maschi Femmine Totale % sul totale Cittadinanza Maschi Femmine Totale % sul totale

Romania 791 817 1.608 16,9 Romania 1.738 1.633 3.371 21,6

Marocco 791 581 1.372 14,4 Pakistan 1.257 542 1.799 11,6

Albania 421 353 774 8,1 Albania 811 695 1.506 9,7

Ucraina 116 473 589 6,2 Marocco 820 492 1.312 8,4

Ecuador 252 300 552 5,8 Ecuador 447 543 990 6,4

Altri 2.206 2430 4.636 48,6 Altri 3.016 3.581 6.597 42,4

Totale 4.577 4.954 9.531 100,0 Totale 8.089 7.486 15.575 100,0

Monza Seregno

Cittadinanza Maschi Femmine Totale % sul totale Cittadinanza Maschi Femmine Totale % sul totale

Romania 958 1.032 1.990 12,4 Marocco 809 560 1.369 14,7

Ecuador 630 861 1.491 9,3 Romania 656 709 1.365 14,7

Albania 773 621 1.394 8,7 Albania 565 477 1.042 11,2

Perù 540 774 1.314 8,2 Pakistan 647 352 999 10,8

Egitto 767 314 1.081 6,7 Ucraina 147 607 754 8,1

Altri 4.184 4.641 8.825 54,8 Altri 1.728 2.031 3.759 40,5

Totale 7.852 8.243 16.095 100,0 Totale 4.552 4.736 9.288 100,0

Vimercate

Cittadinanza Maschi Femmine Totale % sul totale

Romania 1.354 1.225 2.579 18,8Marocco 1.319 1.071 2.390 17,4Albania 842 709 1.551 11,3Ecuador 414 608 1.022 7,5Perù 282 382 664 4,8Altri 2.482 3.023 5.505 40,2Totale 6.693 7.018 13.711 100,0

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Tab. 3.34 - Le comunità maggiormente presenti al 1° gennaio 2010, Comuni > 30.000 abitanti (v.a.)

Cittadinanza BrugherioCesano

MadernoDesio Limbiate Lissone Monza Seregno

Romania 343 472 766 609 554 1554 415

Albania 249 448 205 408 237 1077 137

Marocco 141 333 196 346 411 629 330

Pakistan 10 682 655 301 298 110 313

Ecuador 142 123 223 242 220 1144 80

Perù 165 116 127 141 152 1106 139

Ucraina 120 239 216 90 186 656 283

Altri 895 921 856 1.421 1.183 6.962 1.001

Totale 2.065 3.334 3.244 3.558 3.241 13.238 2.698

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

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42

Soffermandosi sui comuni di maggiori dimensioni della Provincia (Tab. 3.34 e Tab. 3.35), siosserva come a Desio, la metà della popolazione straniera sia costituita da rumeni e pakistani,mentre le altre nazionalità non raggiungono la quota del 7%; a Cesano Maderno un quarto dellapopolazione straniera è costituita da pakistani; a Monza, la comunità rumena, pur essendo la piùnumerosa non raggiunge il 12% del totale.

Tab. 3.35 - Le comunità maggiormente presenti al 1° gennaio 2010, Comuni > 30.000 abitanti (%)

Cittadinanza BrugherioCesano

MadernoDesio Limbiate Lissone Monza Seregno

Romania 16,6 14,2 23,6 17,1 17,1 11,7 15,4Albania 12,1 13,4 6,3 11,5 7,3 8,1 5,1Marocco 6,8 10,0 6,0 9,7 12,7 4,8 12,2Pakistan 0,5 20,5 20,2 8,5 9,2 0,8 11,6Ecuador 6,9 3,7 6,9 6,8 6,8 8,6 3,0Perù 8,0 3,5 3,9 4,0 4,7 8,4 5,2Ucraina 5,8 7,2 6,7 2,5 5,7 5,0 10,5Altri 43,3 27,6 26,4 39,9 36,5 52,6 37,1Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Graf. 3.13 – Struttura per età dei residenti italiani e stranieri in Provincia di MB al 1 gennaio 2010

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Come già ricordato, la popolazione straniera si distingue generalmente da quella autoctona perla diversa struttura per età: infatti, gli immigrati risultano generalmente “più giovani”. Ciò èparticolarmente evidente nel Graf. 3.13 che mette a confronto la composizione per età degli italianicon quella degli stranieri residenti nella Provincia di Monza e della Brianza: si può chiaramentenotare l’elevata presenza di bambini fino ai 10 anni tra gli stranieri, nonché di giovani e giovaniadulti tra i 18 e 45 anni. Dopo i 50 anni la popolazione straniera va lentamente a scemare finoquasi ad azzerarsi oltre i 70 anni.

0,0

0,5

1,0

1,5

2,0

2,5

3,0

3,5

0 7 14 21 28 35 42 49 56 63 70 77 84 91 98Stranieri Italiani

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Anche all’interno della popolazione straniera esistono però delle lievi differenze legate algenere nella struttura d’età. Le donne risultano prevalere, rispetto agli uomini, nella fascia di etàtra i 20 e i 30 anni e oltre i 50 anni. Gli uomini invece spiccano nella fascia di età tra i 30 e i 45 anni.

Graf. 3.14 – Struttura per età dei residenti stranieri maschi e femmine in Provincia di MB al 1 gennaio 2010

Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat

Infine, i dati statistici del Comune di Monza offrono un’interessante panoramica sulleprofessioni maggiormente diffuse tra gli stranieri provenienti dai Paesi a forte pressionemigratoria residenti nei propri confini (Tab. 3.36), che potrebbero però essere generalizzate inquanto a trend generale, a tutta la Provincia monzese.

Tab. 3.36 – Professioni dai PFPM, comune di Monza. Dichiarazioni anagrafiche (18+). Anno 2011

Uomini Donne

Professione N. residenti % Professione N. residenti %

Operaio 2.051 41,1 Collab. familiare 1.256 24,2

Collab. familiare 343 6,9 Casalinga 1.214 23,4

Muratore 308 6,2 Badante 547 10,6

Studente 296 5,9 Operaia 385 7,4

Autista 187 3,7 Studente 301 5,8

Non dichiarato 134 2,7 Impiegata 130 2,5

Pizzaiolo 116 2,3 Non dichiarato 100 1,9

Artigiano 112 2,2 Infermiera 77 1,5

Magazziniere 81 1,6 Baby-sitter 63 1,2

Cuoco 68 1,4 Assist. anziani 56 1,1

Altro 1.293 25,9 Altro 1.053 20,3

Totale 4.989 100,0 Totale 5.182 100,0

Fonte: Ufficio Statistica e Studi Comune di Monza

La professione prevalente tra gli uomini è quella di operaio (41,1%), mentre le restanti sonomansioni residuali al di sotto del 7%. Da segnalare però che il secondo lavoro più diffuso, perquanto percentualmente esiguo, è quello del collaboratore familiare. Tra le donne inveceprevalgono i lavori di assistenza e cura, complessivamente 37,1%, seguiti dall’attività di casalinga

0

200

400

600

800

1.000

1.200

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95 100

FemmineMaschi

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 3. Analisi socio-demografica

44

(23,4%). Esistono però notevoli differenze a seconda della nazionalità (Tab. 3.37). Limitatamentealle principali nazionalità presenti nel Comune di Monza e al genere femminile, si osserva come lecittadine ucraine siano quelle maggiormente impiegate come collaboratrici familiari (39,9% sultotale) e come badanti (32,7%). Seguono le peruviane e le ecuadoriane; minore l’impiego nei lavoridi cura delle rumene e decisamente ridotto quello di marocchine e albanesi (oltre la metàdichiarano di essere casalinghe).

Tab. 3.37 – Collaboratrici familiari e badanti per nazionalità, comune di Monza (%). Anno 2011

Nazionalità Collaboratrici familiari Badanti

Ucraina 39,9 32,7

Perù 33,3 13,6

Ecuador 31,6 16,5

Romania 18,9 12,5

Marocco 8,4 4,2

Albania 6,2 1,3

Fonte: Elaborazioni Centro Studi Alspes su dati Ufficio Statistica e Studi Comune di Monza

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 4. L’offerta di domiciliarità

45

4. L’OFFERTA DI DOMICILIARITÀ

4.1. L’invecchiamento della popolazione

Il generale aumento del numero di anziani a livello nazionale è dovuto non solo al calo dellenascite, ma anche al progressivo allungarsi della vita media degli individui, reso possibile damolteplici fattori, tra i quali i progressi della scienza e la maggior prevenzione, accompagnati aduna maggiore attenzione verso la pratica di attività fisiche e una corretta alimentazione. Secondole stime Istat per il 2011, le speranze di vita alla nascita in Italia sono di 79,4 anni per gli uomini edi 84,5 anni per le donne; rispetto a 10 anni prima si è assistito ad un incremento di 3 anni per gliuomini e di 2 anni per le donne. Nella Provincia di Monza e della Brianza, in particolare, nel 2010 lasperanza di vita alla nascita è di 80,1 anni per gli uomini e di 85,1 anni per le donne18. Dietro aqueste medie numeriche si nasconde però una realtà più eterogenea e complessa, composta damodi di invecchiare diversi da individuo a individuo. Se è vero che essere anziani non significaautomaticamente essere disabili o malati, è altrettanto vero che la probabilità di non essereautonomi nella vita quotidiana aumenta, al pari del bisogno di cure, al crescere dell’età anagrafica.Il modello di Cape del 1984 ben evidenzia questa pluralità di forme di vecchiaia (Graf. 4.1).

Graf. 4.1 – Prestazione funzionale degli individui per età

Fonte: R. Cape et al., Fundamentals of Geriatric Medicine, 1984

L’area grigia del grafico mostra il range di valori che può assumere la prestazione funzionaledegli individui per età. Il massimo della prestazione si raggiunge tra i 25 e i 30 anni; passata questasoglia generazionale, si assiste non solo ad una diminuzione del valore della prestazionefunzionale, ma anche ad un contemporaneo aumento della forbice che indica la variabilità disituazioni riscontrabili in ogni coorte di età. Ciò significa che accanto ad anziani ancora in grado diprovvedere autonomamente a se stessi, con un valore dell’indice pari o vicino a 1, vi sono anzianiin condizioni di parziale o totale non autosufficienza. Più aumenta l’età degli individui piùl’eterogeneità delle condizioni aumenta. Se è infatti vero che essere anziani non significa

18 Fonte: Notiziario Statistico n.3 del 2013, Comune di Monza:http://www.comune.monza.it/export/sites/default/portale/DOCUMENTI/viveremonza/dati_statistici/NOTIZIARIO_3_2013_VITA_MEDIA_BRIANZA.pdf.

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 4. L’offerta di domiciliarità

46

automaticamente essere malati o essere disabili, è altrettanto vero che le probabilità di non essereautonomi nella vita quotidiana aumentano, al pari del bisogno di cure, in maniera significativa alcrescere dell’età anagrafica.

Ci si trova quindi di fronte ad un ventaglio di bisogni variegati, che sfoceranno inevitabilmentein richieste di prestazioni assistenziali di natura molto diversa tra loro.

Esistono inoltre importanti differenze legate al sesso. “Grazie all’aumento della speranza di vitale donne affrontano la fase anziana dell’esistenza in condizioni di salute migliorate rispetto alpassato, ma a fronte di una vita media che è di sei anni maggiore, per le donne la porzione di vitaafflitta da malattie invalidanti è superiore a quella degli uomini. A 65 anni un uomo può aspettarsidi vivere con disabilità 3,5 anni dei 18,4 che complessivamente lo attendono, mentre per unadonna di questa stessa età gli anni che saranno vissuti con disabilità sono 5 a fronte di un vitamedia di 22,2 anni. Le donne anziane seguono dunque percorsi molto diversi dai loro coetanei. Ledonne si trovano più spesso ad affrontare l’ultima parte della vita da sole, e gli ultimi anni sonoproprio quelli che maggiormente conoscono il peso della malattia” (Rapporto Istat marzo 2004).

4.2. Le soluzioni assistenziali

Un problema che si pone riguarda l’assistenza di quel segmento di anziani non più in condizionidi autosufficienza. Il progressivo invecchiamento della popolazione porta inevitabilmente ad unaumento della domanda di cura. Questo però ha delle importanti ripercussioni sul lato dell’offertaed in particolare sulle reti di solidarietà: i carichi crescenti di cura si fanno meno sostenibili daparte di una rete parentale sempre più rarefatta di figli (dovuta alla diminuzione dei tassi dinatalità) e soprattutto composta da donne - sulle quali gravano quasi interamente i compiti di cura- che devono destreggiarsi con la “doppia presenza”, tra lavoro e famiglia. A tale tipicità italiana siaggiunge un altro dato di tipo culturale: la diffusione del senso di colpa e dell’idea che l’anzianodebba essere curato a casa, all’interno della propria famiglia, anziché in una RSA – senza peròpreoccuparsi della qualità di queste cure domiciliari.

Il contemporaneo inserimento nel mercato del lavoro italiano, a fine anni '90, di una massa diforza lavoro femminile a basso costo, proveniente da altri Paesi, ha completato il quadro visto finora, rendendo così il ricorso alle assistenti familiari la soluzione di assistenza ideale per le famiglie,che permette loro di superare le criticità sopra viste e rispondere in maniera totale alle loroesigenze. Soluzione vista ormai non più come risposta temporanea, ma come una possibilitàritenuta fisiologica per le esigenze di cura familiari. Soprattutto in un quadro di politiche socialinon sempre in grado di fornire servizi adeguati alla nuova domanda.

“Tradizionalmente infatti, il servizio di intervento pubblico nel campo della non autosufficienzasi è basato sull’istituzionalizzazione degli anziani all’interno di strutture residenziali. Laterritorializzazione degli interventi è un fatto recente: a partire dagli anni ‘90 vengono creati iprimi centri semiresidenziali (i centri diurni) e si avvia una politica di domiciliarizzazione. La finedegli anni ‘90 e gli anni recenti sono segnati dall’introduzione di buoni e voucher, misurecosiddette di “welfare leggero”, miranti al sostegno della permanenza a domicilio delle personenon autosufficienti”19.

Il ricorso all’assistenza domiciliare privata rappresenta sicuramente una soluzione importanteper le famiglie, che rischia però di diventare una soluzione riduttiva per il welfare italiano se nonriesce a farla diventare una delle risorse e non l’unica come spesso viene vista: è una risorsa seviene affiancata da un’attività domiciliare che non può essere abbandonata; è una risorsa se sicolloca all’interno di una reale scelta autonoma della famiglia e non costrittiva (Mara Tognetti,2009).

19 http://www.qualificare.info/upload/Lavoro_privato_cura_Lombardia.pdf

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4.3. I servizi domiciliari negli Ambiti Territoriali della Provincia

Alla luce delle considerazioni fin qui esaminate, emerge dunque l’importanza, da parte delsistema di servizi domiciliari implementati dalle istituzioni pubbliche, di offrire servizi il piùpossibile adeguati a rispondere alle diverse tipologie di bisogni di care.

A tal fine, nel presente paragrafo verranno illustrati i servizi domiciliari erogati dai cinqueAmbiti Territoriali della Provincia di Monza e Brianza, prendendo come anno di riferimento il 2012.La Tab. 4.1 riporta, per ciascun Ambito Territoriale e per ciascun servizio, il numero di utenti fruitori.

Tutti gli Ambiti garantiscono la copertura dei servizi SAD e ADI. I dati riportati in tabella nonsono riferiti allo stesso anno, e quindi non sono comparabili. Osserviamo però che per quantoriguarda l’ADI, l’Ambito di Monza e quello di Seregno mostrano il maggior numero di utenti.Mentre per quanto riguarda il SAD gli ambiti con il maggior numero di utenti sono quelli di Caratee di Seregno. Nell’Ambito di Vimercate è stato adottato per il SAD il sistema dei voucher.

Il servizio pasti a domicilio è garantito in tutti gli Ambiti Territoriali e registra una puntanell’Ambito di Carate. La figura del Custode Sociale ci risulta essere stata attivata solo in dueAmbiti: quello di Monza e quello di Seregno. I Buoni Sociali e i Buoni Badanti sono erogati in tutti ecinque gli Ambiti. Monza, Seregno e Vimercate registrano un maggior impegno nell’erogazione deiBuoni Sociali di quanto registrato per gli Ambiti di Carate e di Desio. Anche il servizio trasporti ègarantito in tutti gli Ambiti della Provincia e registra il maggior numero di utenti nell’Ambito diSeregno.

Tab. 4.1 – Numero fruitori servizi domiciliari per Ambito Territoriale (v.a.). Anno 2012.

Servizio Carate20 Desio21 Monza20 Seregno Vimercate

ADI 1.14722 1.293 1.50322 1.71723 88322

SAD 639 448 246 492 447

SAD Voucherizzato - - - - 218

Buoni Sociali 1724 88 163 38225 11826

Buoni Badanti 5127 35 N.d. Non più attivo 7126

Trasporti 1.028 N.d. 72 1.697 61028

Pasti a domicilio 244 160 233 160 N.d.

Custode sociale - - 457 6029 -

Contributi economici asostegno della domiciliarità

9230 N.d. 71 432 N.d.

Telesoccorso 63 N.d. 62 152 280

Fonte: Elaborazione Centro Studi Alspes su dati Uffici di Piano MB

20 Per gli Ambiti Territoriali di Carate e di Monza i dati fanno riferimento al consuntivo 2011.21 Poiché l’Ambito di Desio ha inviato i soli dati relativi all’assistenza domiciliare nel 2012, per gli altri servizi sono statiutilizzati i dati 2010 riportati nel Piano di Zona 2012-2014.22 Dati 2010 tratti dal Piano di Zona 2012-2014.23 Di cui 246 per cure palliative.24 Fruitori anno 2010. Dati da Piano di Zona 2012-2014.25 Il dato si riferisce al triennio 2009-2011. Fino al 2010 il buono veniva corrisposto sia in favore del care-giver che per le

spese relative alle assistenti familiari;nel 2011 è proseguito solo per queste ultime. Il servizio non è più attivo dal 2012.26 Il dato si riferisce all’anno 2011. Il servizio non è più attivo dal 2012.27 Il dato, tratto dal Piano di Zona 2012-2014, si riferisce ai primi 9 mesi del 2011. Il servizio è terminato nel 2011 in

seguito all’azzeramento del FNA.28 Il dato si riferisce all’anno 2010. Ultimo dato disponibile.29 Servio erogato dal solo Comune di Seregno.30 Il dato fa riferimento agli interventi economici a sostegno della domiciliarità. Nel 2011 inoltre, l’Ambito Distrettuale

di Carate B. ha pagato canoni di locazione ed utenze domestiche a 23 anziani, ha erogato assistenza economicagenerica a 85 anziani e altri interventi sociali a favore di 324 utenti.

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Per alcuni servizi e per alcuni Ambiti sono disponibili i dati dell’utenza disaggregati per Comune.Per quanto riguarda il territorio di Carate Brianza (Tab. 4.2) si distinguono i comuni di Biassono

e Carate che hanno attivato interventi per tutti i servizi considerati. Ad Albiate, Besana e Lissone ilnumero di utenti che fruisce del SAD è molto significativo rispetto al numero di utenti degli altriservizi. A Biassono, Briosco, Carate, Sovico e Verano prevale invece il numero di utenti del serviziotrasporti.

Tab. 4.2 – N. fruitori servizi domiciliari per Comune, Ambito Carate Brianza (v.a.). Anno 2011.

Comune SAD31 Trasporto sociale Pasti a domicilioInterventi a sostegno

delladomiciliaritàTelesoccorso

Albiate 79 17 14 - -

Besana 120 25 23 5 -

Biassono 49 313 15 6 12

Briosco 16 106 23 - -

Carate 58 149 21 27 51

Lissone 125 - 56 - -

Macherio 28 32 19 - -

Renate 20 - 9 - -

Sovico 18 150 16 9 -

Triuggio 36 16 3 9 -

Vedano 35 60 16 12 -

Veduggio 19 - 9 6 -

Verano 36 160 20 18 -

Totale 639 1.028 244 92 63

Fonte: Elaborazione Centro Studi Alspes su dati Uffici di Piano MB

Con riferimento all’Ambito di Monza (Tab. 4.3), osserviamo che il servizio di Custode Sociale èattivo solo nel Comune di Monza; mentre i servizi di Telesoccorso e Trasporto sociale sono attivinei Comuni di Brugherio e Villasanta. Entrando nel dettaglio dei singoli Comuni, si osserva aBrugherio una netta prevalenza di utenti del SAD, seguono i buoni sociali e i pasti a domicilio. NelComune di Monza si nota un elevato numero di anziani che fruiscono del servizio di custodesociale (457 anziani). Significativo anche il numero di utenti SAD, Pasti a domicilio e Buoni sociali.A Vilasanta sono invece il servizio trasporti e i pasti a domicilio a prevalere in termini di numero diutenti.

Tab. 4.3 – N. fruitori servizi domiciliari per Comune, Ambito Monza (v.a.). Anno 2011.

Comune SAD Buoni SocialiTrasporto

socialePasti a

domicilioCustodesociale

Contributieconomici

Telesoccorso

Brugherio 73 43 13 44 - 32 -

Monza 141 107 - 139 457 32 62

Villasanta 32 13 59 50 - 7 -

Totale 246 163 72 233 457 71 62

Fonte: Elaborazione Centro Studi Alspes su dati Uffici di Piano MB

Per quanto riguarda l’ambito di Seregno (Tab. 4.4) emerge l’elevato numero di utenti delservizio trasporti a Seregno e Meda. A Giussano si osserva invece un elevato numero di utenti Sad.

31 I Comuni di Besane e Lissone nel 2011 avevano attivato un servizio di Sad Voucherizzato. Hanno fruito del voucher137 utenti a Besana e 72 a Lissone.

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Tab. 4.4 – N. fruitori servizi domiciliari per Comune, Ambito Seregno (v.a.). Anno 2012.

Comune SADBuoni

Sociali25Trasporto

socialePasti a

domicilioContributieconomici

Telesoccorso

Barlassina 25 18 55 18 37 -

Cogliate 20 7 54 3 16 -

Giussano 115 67 100 36 92 17

Lazzate 27 6 72 3 23 -

Lentate 45 62 40 19 57 15

Meda 26 58 300 26 50 -

Misinto 11 1 26 - 15 -

Seregno 207 126 980 49 117 113

Seveso 16 37 70 6 25 7

Totale 492 382 1.697 160 432 152

Fonte: Elaborazione Centro Studi Alspes su dati Uffici di Piano MB

Infine, per l’ambito di Vimercate (Tab. 4.5) sono disponibili i dati comunali per il solo servizioSAD e Sad voucherizzato. I comuni con il maggior numero di utenti sono quelli di Arcore, Cornate eVimercate.

Tab. 4.5 – N. fruitori servizi domiciliari per Comune, Ambito Vimercate (v.a.). Anno 2012.

Comune SAD SAD Voucher

Aicurzio - 4

Agrate 36 -

Arcore 85 84

Bellusco - 19

Bernareggio 15 -

Burago 17 -

Busnago 5 8

Camparada - 4

Carnate 23 -

Cavenago 7 5

Concorezzo 15 22

Cornate 80 -

Correzzana - 2

Lesmo 4 13

Mezzago 10 -

Ornago 9 -

Roncello - 7

Ronco - 14

Sulbiate - 4

Usmate 22 6

Vimercate 62 -

Non specificato 57 26

Totale 447 218

Fonte: Elaborazione Centro Studi Alspes su dati Uffici di Piano MB

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5. LA PRESENZA DEGLI SPORTELLI BADANTI

5.1. I cambiamenti percepiti

Cosa sta cambiando sul lato della domanda di assistenza familiare in questi anni? A talproposito vengono rilevati due mutamenti di natura strutturale.

Innanzitutto, la percezione comune è che, per effetto della crisi, vi sia stata una contrazionedella domanda di assistenza familiare. L’uscita, più o meno prolungata, di molte persone dalmercato del lavoro, in seguito a licenziamenti o provvedimenti di mobilità e cassa integrazione,porta le famiglie stesse a farsi carico direttamente del problema di cura. Le minori disponibilitàeconomiche dovute alla perdita del lavoro e il conseguente aumento del tempo libero dal lavoro,hanno aperto nuovi spazi di manovra, tutti interni alla famiglia.

«Ci sono state meno richieste a livello numerico. Soprattutto per via della crisi molte donne sonorimaste a casa disoccupate e quindi il lavoro di cura viene fatto da loro: dal momento che nonpossono permettersi un’assistente familiare e dato che sono a casa fanno loro il lavoro. La crisi delmercato ha inciso sulla domanda, non tanto perché la badante costi tanto, costa sicuramente, maperché essendoci molte persone disoccupate in famiglia non ha senso prendere una badante.»[Referente di Ambito]

«Stante il periodo di crisi, se le persone sono costrette a rimanere a casa per perdite di lavoro ecc.non afferiscono più allo sportello badanti, ma gestiscono in proprio il soggetto anziano o disabile cheha bisogno di cure a domicilio. Questa è la grande novità di questi ultimi anni.» [Referente diAmbito]

Dal punto di vista dei bisogni, si registra da un lato un incremento del bisogno di assistenzadettato dall’aumentare della popolazione anziana e degli anziani in condizioni di nonautosufficienza e dall’altro uno spostamento della domanda di assistenza dal residenziale aldomiciliare: sia per il consolidamento di una cultura che tende a privilegiare il mantenimentodell’anziano nel proprio contesto familiare e domestico, sia per il peso economico di mantenerel’anziano in una Rsa. In tal senso dunque, il ricorso alle assistenti familiari sembra essere la sceltaancora più conveniente. Inoltre, l’affidarsi ad un’assistente familiare risulta la scelta più“integrata”, in quanto con un unico intervento è possibile rispondere contemporaneamente a piùbisogni.

«Quella dell’assistenza familiare è un’offerta a cui le famiglie si rivolgono molto più di una volta ed èun servizio che è capace di risolvere gran parte dei bisogni di assistenza di una persona; mentrequalsiasi servizio pubblico riesce a coprire qualche ora, con la badante hai bisogno di pochi altriinterventi (…) Quindi la famiglia la vede come un’alternativa alla casa di riposo, un mantenimentodel familiare in un contesto domiciliare familiare. Le case di riposo sono poco accessibili anche per ilpubblico: oggi come oggi un Comune orienta più facilmente una famiglia verso una badante che nonverso una Rsa.» [Referente di Ambito]

Cosa invece sta cambiando dal lato dell’offerta di lavoro di cura?Innanzitutto, negli ultimi anni si sono affacciate sul mercato del lavoro di cura un discreto

numero di lavoratrici italiane che, per effetto della crisi, si rendono disponibili a mansioni fino aqualche anno fa residuali.

«In questi ultimi anni c’è maggior crisi, quindi anche molti italiani si stanno offrendo per lo stessotipo di servizio e per cui sta diventando anche più difficile per gli stranieri ricollocarsi, c’è piùconcorrenza; e c’è anche un po’ meno ricorso. Sento in giro questo: più italiani che si offrono, piùricorso al lavoro nero e un minimo di contrazione.» [Referente di Ambito]

«Adesso i soggetti italiani iniziano ad avere una fetta importante di questo mercato; l’effetto dellacrisi ha portato questi cittadini a riscoprire e intercettare questo tipo di mercato, cosa che prima non

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 5. La presenza degli sportelli badanti

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succedeva, assolutamente. La scarsità di lavoro ha aperto nuove prospettive. È questa la novità inassoluto rispetto a questo mercato.» [Referente di Ambito]

In secondo luogo, siamo di fronte a badanti di “seconda generazione”, che non sono – o nongiungono più - in Italia da sole e che, avendo una famiglia, si rendono generalmente menodisponibili ad impieghi sulle 24 ore e a vivere presso il domicilio dell’anziano.

Si tratta poi di donne non più isolate, non solo dal punto di vista familiare, ma anche nella sferasociale hanno ora alle spalle reti più strutturate, di parenti, amici o conoscenti che hanno iniziato ilpercorso migratorio prima di loro e che sono in grado di informare, orientare ed aiutare nellaricerca. Questo le rende più informate di un tempo su quello che offre il territorio sulleopportunità lavorative, nonché sui loro diritti. La sensazione degli operatori intervistati è che lebadanti, molto più che le famiglie, sappiamo muoversi più agevolmente nel mercato del lavoroassistenziale. L’essere meno isolate di un tempo le rende meno disponibili ad accettare qualsiasimansione e condizione di lavoro e più consapevoli del tipo di professione intrapresa e dei lorodiritti.

«Le assistenti familiari sono meno sole rispetto al passato e sono più orientate, sanno meglio le cose,i problemi di cultura sono meno sentiti e nel complesso c’è un processo di acculturazione più alto,sanno meglio cos’è l’Italia e la Brianza. Rispetto ai servizi c’è una domanda più alta, hanno unaconsapevolezza di quello che offre il Comune più alta rispetto a qualche anno fa; e hanno una rete incui le informazioni passano molto velocemente: se arriva una badante nuova sa che ha dei punti diriferimento suoi e istituzionali più o meno certi.» [Referente di Ambito]

5.2. Gli attori sul campo

La Provincia di Monza e della Brianza vede la presenza sul proprio territorio di sei diversisportelli impiegati, a vario titolo, nella gestione dell’incontro tra domanda e offerta di assistenzafamiliare. Ogni sportello copre un ambito territoriale; nel Vimercatese si rileva la presenza di duesportelli (Tab. 5.1).

La titolarità degli sportelli, così come la loro gestione, è eterogenea: in tre casi la titolarità delservizio fa capo ad un ente pubblico, Ambito Territoriale (per Carate e Desio) o Comune (perMonza). In questi casi la gestione operativa dello sportello è stata affidata a consorzi dicooperative, accreditati per la gestione dei servizi: Ex.it/Cooperativa Monza 2000 (per Monza eCarate) e Consorzio Desio Brianza (per Desio); negli altri tre casi la titolarità, così come la gestionedello sportello, fa capo ad enti di natura privata in convenzione con i rispettivi piani di zona:Consorzio Comunità Brianza in partnership con altri 5 enti per il Melc di Vimercate, ProgettoLavoro Vimercate per il Saf di Vimercate e Centro Lavoro Nord Brianza per l’Ambito di Seregno.

Gli sportelli di intermediazione tra domanda e offerta di assistenza familiare, con l’attualedenominazione di “SAF”, nascono tra il 2006 e il 2009. Non si tratta di uffici creati ex novo, ma diservizi che possono contare su esperienze pregresse sia nel campo dell’immigrazione, siadell’intermediazione lavorativa, che hanno lasciato in eredità strutture e procedure già avviate eche gli sportelli hanno saputo utilizzare e valorizzare. I Saf di Monza e Carate, ad esempio, nasconoin continuità e si inseriscono all’interno dei servizi di informazione e consulenza perl’immigrazione; il Saf di Desio invece unisce l’esperienza pregressa con la Provincia di Milano, conla quale erano stati attivati corsi di formazione per assistenti familiari, con un elenco di assistentifamiliari gestito da volontari del Gruppo Solidarietà Stranieri di Desio. Anche il Saf di Seregno, purcon tutte le difficoltà incontrate come sportello, ha ereditato la struttura informativa del CPI,migliorando la scheda badanti. A Vimercate, il Saf vanta due esperienze precedenti in tema di curadegli anziani e di badantato: “Il tempo delle donne” e Progetto Network; a quest’ultima iniziativaha partecipato anche lo sportello Melc.

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 5. La presenza degli sportelli badanti

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Tab. 5.1 – Gli attori del servizio

Sportello Anno inizio attività Ente gestore Soggetto promotore

Melc Vimercate- dal2006:sufondiRegioneLombardia- dal 2009: su base volontaria

Insieme di partner: Cons. ComunitàBrianza, Centri Ascolto, Caritas,Patronato Acli, CeAF, La Meridiana.Offerta Sociale eroga un contributoeconomico.

Consorzio Comunità Brianza inpartnership con Acli,Associazione Pro Famiglia CeAF,Caritas decanale e Centri diAscolto, La Meridiana.

Saf Vimercate 2005-2006 Progetto Lavoro Vimercatese Progetto Lavoro VimercateseSaf Monza 2008 Coop Monza 2000 Servizi Sociali Comune di MonzaSaf Carate 2009 Coop Monza 2000 Ambito Territoriale di Carate

Saf Desio- 2007-2008 progetto sperimentale

con la Provincia di Milano- 2009 con Ambito di Desio

Consorzio Desio Brianza Ambito Territoriale di Desio

Saf Seregno 2000 Centro Lavoro Nord Brianza Centro Lavoro Nord Brianza

Fonte: Sportelli Saf e Melc, 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

5.3. Sedi e orari di apertura degli sportelli

Dal prospetto riportato (Tab. 5.2) si ottiene un quadro sintetico delle strutture operativeattivate attraverso gli sportelli.

Tab. 5.2 – Personale, sedi, giorni e ore di apertura degli sportelli

Giorni/orarioSportello Personale Sede

Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì SabatoCarate B. 13:30-18:00Lissone 15:30-19:00 9:00-13:30Verano B.32 15:00 - 18:00Sovico32 9:00-12:00

Saf Carate B. 5 operatori

Besana B. 14:00-18:30Cesano M.33 9:00- 12:00Saf Desio 1 operatore,

1 coordinat. Desio33 9:00-13:00

Saf Monza 4 operatori Monza9:00-12:00

17:00-20:009:00-12:00

12:00-14:0034 9:00-12:00 12:00-14:3034 9:00-12:00

Saf Seregno 3 operatori Seregno 9:00-13:0035 9:00-13:0036 9:00-13:0037 9:00-13:0036 9:00-13:0035

Saf Vimercate 1-2 operatori Vimercate38 09:00-14:00 09:00-14:00 09:00-14:00 09:00-14:00 09:00-14:001 operatricevolontaria 39 Vimercate 9:30-12:3040 9:30-12:3041Melc

VimercateTrezzo42

Fonte: Sportelli Saf e Melc, 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

32 Sportello chiuso da maggio 2012.33 A settimane alterne.34 Solo incontri assistenti familiari-famiglie.35 Fino a gennaio 2013.36 Fino a dicembre 2012.37 Fino a febbraio 2013.38 Al quale si aggiungono sportelli periferici per le operazioni di accoglienza o per i primi colloqui, nei Comuni in cui è

presente un Centro Lavoro.39 Alla quale si aggiungono le operatrici del Centro Ascolto Caritas in caso di impedimenti e urgenze.40 Appuntamenti solo per le badanti.41 Appuntamenti solo per le famiglie.42 Futura apertura prevista per fine anno 2013.

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 5. La presenza degli sportelli badanti

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Il Saf di Carate, che serve i 13 comuni dell’Ambito, è quello con la maggior capillarità territorialeed è in grado di coprire, con più sedi e su diversi turni, l’intero arco giornaliero e settimanale: dalunedì a venerdì, dalle 9.00 alle 19.00.

Anche il Saf di Monza, con un’unica sede centrale, offre un elevato grado di copertura oraria –che va dalle 9.00 alle 20.00, con turnazioni diverse - spalmata su cinque giorni alla settimana.Gli sportelli Saf di Seregno e Vimercate garantiscono il servizio nella fascia mattutina per cinquegiorni la settimana, che corrisponde rispettivamente all’orario di apertura del Centro per l’impiegoe del Centro Lavoro da cui vengono ospitati. In queste fasce orarie le attività svolte non sonounicamente dedicate all’incontro domanda-offerta di assistenti familiari.

Lo sportello Melc di Vimercate è quello caratterizzato dal minor numero di ore dedicate: 2aperture settimanali suddivise per tipologia di utenza, una dedicata alle famiglie e una dedicataalle assistenti familiari, in un’unica sede e in un’unica fascia oraria. Ciò è legato al fatto che ilpersonale impiegato nello sportello è costituito da un’unica figura, la quale presta la propria operae professionalità in qualità di ex assistente sociale, a titolo del tutto volontario. Grazie ad alcunifondi messi a disposizione da Offerta Sociale è però prevista un’apertura (per la fine del 2013), nelComune di Trezzo, in modo tale da riuscire a servire anche i comuni del trezzese.

Da sottolineare infine, come la carenza di risorse economiche abbia portato alcuni sportelli aridurre le proprie aperture al pubblico: è il caso del Saf di Desio, originariamente nato su quattroComuni, ciascuno con due aperture settimanali, poi ridimensionato a due sole sedi e a due soleaperture. Lo stesso vale per il Centro Lavoro di Seregno il cui epilogo è stato caratterizzato dallachiusura nell’aprile 2013.

5.4. Gli interventi effettuati

Come sappiamo, gli Sportelli di Assistenza Familiare si rivolgono a due differenti target diutenza: la famiglia dell’anziano e l’assistente familiare.

Per entrambe le categorie di utenza il contatto con il servizio può avvenire attraverso leseguenti modalità:

- accesso diretto presso lo sportello;- contatto telefonico o via e-mail;- segnalazione tramite operatori dei servizi pubblici (ad esempio le assistenti sociali) o del

privato sociale (come ad esempio la Caritas che, nel caso del Melc di Vimercate, fissadirettamente gli appuntamenti tramite i centri di ascolto).

Una volta presi i contatti con lo sportello, si passa ad un primo colloquio, solitamente risolvibilein un unico incontro, durante il quale si procede, per le famiglie all’analisi del bisogno, ovvero dellespecifiche esigenze e necessità e per le assistenti familiari all’analisi del profilo, ovvero dellecompetenze. In entrambi i casi i colloqui sono svolti in maniera approfondita e rigorosa in quantocostituiscono un passaggio fondamentale per la scelta dell’assistente familiare più idoneo allenecessità dell’anziano.

Nello specifico, durante i colloqui con le famiglie vengono raccolte informazioni sull’assistito,caratteristiche anagrafiche, informazioni sulle condizioni di salute, patologie riscontrate, livello diautosufficienza, disponibilità oraria richiesta (part-time, notturna, diurna, convivenza completa),mansioni richieste ed eventuali altre esigenze.

Accade anche che le famiglie si rivolgano agli sportelli solamente per ricevere informazioni,consulenza, orientamento ad altri servizi, senza presentare una richiesta formale di ricerca dellabadante.

I colloqui con le assistenti familiari hanno l’obiettivo di raccogliere informazioni sullecompetenze acquisite: conoscenza linguistica, formazione professionale (attestati di qualificaprofessionale, partecipazione a corsi di formazione), esperienze pregresse (sia in Italia che,

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eventualmente, nel Paese di origine), competenze e conoscenze in ambito infermieristico-sanitario(igiene/assistenza quotidiana della persona, somministrazione di farmaci, utilizzo di sempliciapparecchiature mediche di base, medicazioni di base, patologie conosciute), competenze nellagestione domestica; vengono altresì rilevate le disponibilità orarie, la motivazione e le referenze difamiglie presso le quali si è prestato servizio come badante.

Gli operatori degli sportelli generano così un curriculum vitae per le potenziali candidate che èspendibile anche al di fuori e indipendentemente dal servizio offerto dagli sportelli.

Tutti i dati relativi a badanti e famiglie vengono rilevati tramite apposite schede standard –diverse da sportello a sportello - e successivamente inseriti in specifici database informatici (o,come nel caso del Saf di Monza, in un portale). Durante il colloquio infine, oltre alla raccolta dati,gli sportelli offrono anche attività di orientamento verso altri servizi.

Inoltre, per gli sportelli gestiti dal Centro per l’Impiego/sportelli lavoro, i servizi offerti allabadante si integrano con quelli più generali rivolti alle persone in cerca di lavoro.

Durante i colloqui con la famiglia gli sportelli sensibilizzano molto sulla regolarizzazione delrapporto di lavoro con la badante, fornendo un primo livello di informazioni base per rispondere aidubbi delle famiglie. Viene solitamente fornito del materiale informativo sotto forma di schede disemplice lettura, spesso elaborate in collaborazione con i sindacati, nelle quali sono contenutetutte le informazioni sulle caratteristiche del Contratto Collettivo Nazionale Lavoratori domestici,ovvero: modalità di calcolo dei contribuiti, retribuzione stabilita, orario di lavoro e di riposo, ferie efestività, Tfr, licenziamento, modulistica, periodi di prova, ecc. La consulenza fornita si ferma alsemplice livello informativo; la parte operativa e di effettiva gestione delle contrattualistica èrimandata ai CAF – convenzionati – o eventualmente ai commercialisti, nel caso in cui la famigliane abbia uno.

Dopo i colloqui e la consulenza/orientamento iniziale, inizia la selezione della collaboratricefamiliare più adatta alle richieste della famiglia: vengono cioè incrociati i dati delle schedeprecedentemente compilate.

Una volta individuata una rosa di potenziali candidate (mediamente tra le 2 e le 4) le badantivengono segnalate alle famiglie tramite la presentazione dei loro curriculum vitae – o delle schedeidentificative – con i relativi riferimenti telefonici per poter prendere un contatto diretto.

La tempistica con cui avviene la ricerca dei profili e la segnalazione alle famiglie è moltoristretta e si concretizza in pochi giorni: le famiglie giungono spesso allo sportello in una situazionedi emergenza e sono quindi mosse dall’urgenza di reperire una collaboratrice in tempi molto brevi.

Se fino al momento della segnalazione l’iter seguito dagli sportelli è uniforme, al momento delmatching con le candidate gli sportelli seguono spesso orientamenti diversi; nello specifico ilcolloquio tra famiglie e assistenti familiari può avvenire in modo diretto e autonomo o tramitel’intermediazione dello sportello stesso. È il caso degli Sportelli di Monza e di Carate che fissanosolitamente un incontro a tre: famiglia, operatori di sportello e badante. Nella stessa mattinatapossono succedersi più colloqui, senza che ciascuna candidata entri in contatto con le altre. Ilruolo dell’operatore è quello di aiutare e supportare la famiglia nella valutazione e nella sceltadella candidata. La ragione di fondo che spiega questa soluzione è l’esigenza di accompagnamentodella famiglia che da un giorno all’altro si scopre datore di lavoro e necessita pertanto di essereseguita passo passo in tutte le fasi del processo di selezione e assunzione.

«Puntiamo molto sull’incontro a tre con la persona. Ci siamo detti, non fermiamoci a fornire uncurriculum, la famiglia va accompagnata.» [Operatore Sportello]

Negli altri casi (Saf di Desio, Vimercate e Seregno) sono le famiglie che, una volta in possessodei riferimenti, contattano personalmente le candidate per fissare un colloquio conoscitivo. Il Safdi Vimercate rende disponibile la propria sede per i colloqui - nel caso in cui le famiglie

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preferiscano incontrare l’assistente familiare al di fuori dell’abitazione -, senza prendere peròparte all’incontro.

In tutti questi casi, gli operatori dello sportello intervengono nella mediazione solo seespressamente richiesto da una delle parti o nel caso insorgano delle criticità.

«Se poi la famiglia lo richiede ci è capitato di assistere direttamente ai colloqui, però spesso è unmomento che lasciamo alla famiglia, anche perché sono le condizioni loro; poi interveniamo nelmomento in cui l’assistente familiare ci chiede delucidazioni sul contratto proposto o viceversa lafamiglia ci dice che non vuole essere assunta in regola o che ci sono diverse problematiche alloramediamo e cerchiamo di aiutarli e assisterli finché non c’è il matching.» [Operatore Sportello]

«Io medio solo se la famiglia me lo chiede. Io vedo famiglie anche abbastanza giovani che hannobisogno di essere supportate in questa scelta, allora lo facciamo qui. Se invece la famiglia è già“sgamata”, nel senso che sono già adulti o dove ci sono più figli, lo fanno loro perché è importanteche scelgano loro la persona.» [Operatore Sportello]

Una volta individuate le candidate rispondenti alle esigenze della famiglia, lo sportello rileval’esito della ricerca, mentre ogni forma di monitoraggio/verifica successiva assume caratterispontanei ed informali, come sarà meglio approfondito in seguito.

Graf. 5.1 – Schema funzionamento sportelli badanti

Fonte: Sportelli Saf e Melc, 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

FAMIGLIE ASSISTENTI FAMILIARI

- Analisi del bisogno- Informazioni CCNL Domestici

- Analisi del profilo- Orientamento professionale

1° COLLOQUIOInformazioni sul servizio

ACCESSO- diretto,- telefonico,- tramite operatori pubblici o del privato sociale.

Caf,Sindacati,Patronati

CpiCorsi formazione,

Corsi di lingua

MATCHINGIncrocio bisogno-profilo

- Selezione di una rosa di candidati (invio/presentazione cv)

- Colloqui privati o mediati

RILEVAZIONE ESITI

EVENTUALE MONITORAGGIO

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5.5. La domanda delle famiglie

Si è visto in precedenza come il primo accesso delle famiglie al servizio possa avveniredirettamente allo sportello o telefonicamente. Anche la modalità o il canale attraverso il quale lafamiglia viene a conoscenza del servizio può essere diretto (sito internet dello sportello o delComune, volantini, vetrine dello sportello su strada, pubblicazioni, eventi) o mediato dalla rete deiservizi istituzionali (Comuni, Assistenti Sociali, Centri per l’Impiego) o del terzo settore (Caritas).

Secondo quanto riferito dagli operatori e anche in base ai dati disponibili del Saf di Monza (Tab.5.3), con il passare del tempo la modalità di accesso prevalente sembrerebbe essere diventataquella diretta, di conoscenza del servizio, senza la mediazione di soggetti terzi. La presenza ormaida diversi anni degli sportelli in tutti gli ambiti ha sicuramente facilitato il riconoscimento sulterritorio del servizio offerto.

Tab. 5.3 - Modalità di accesso delle famiglie al Saf di Monza (%). Periodo: dal 4/5/2009 al 31/12/2012

Modalità di accesso %Diretto 84,3Telefonico/e-mail 3,7Tramite servizio anziani 3,4Tramite il Servizio Disabili Adulti 0,3Tramite Progetto Caritas Monza43 8,3Totale 100,0

Fonte: Saf Monza 2012

«La domanda arriva in misura marginale dai Comuni, è più la nostra conoscenza del servizioall’esterno; le persone arrivano da noi con questo sistema, poi magari non abbiamo proprio il polsodella situazione perché la famiglia lo omette e non lo rileviamo direttamente però per la maggiorparte dei casi secondo me l’accesso è spontaneo, di conoscenza del servizio.» [Operatore Sportello]

«Tantissime persone entrano e vogliono solo sapere anche se non hanno bisogno. Il canale principaleè quello diretto al servizio, sta diventando un punto di riferimento, la domanda è meno indirizzatadal Comune.» [Operatore Sportello]

La Tab. 5.4 riporta il numero di famiglie che hanno avuto accesso al servizio e di chi, nellospecifico, ha fatto richiesta di un’assistente familiare nel corso del 2012.

Tab. 5.4 – N. di accessi e di richieste di assistenti familiari da parte delle famiglie per Sportello. Anno 2012

Sportello N. di accessiN. richieste di

assistenti familiariSaf Carate Brianza 42 42Saf Desio 117 102Saf Monza44 111 163Saf Seregno n.d. 2Saf Vimercate 25 20Melc Vimercate 85 62Totale 380 391

Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

43 La collaborazione nella segnalazione di famiglie da parte della Caritas allo sportello badanti si è conclusa nell'ottobre 2011.44 Alcune famiglie si sono rivolte allo Sportello Badanti di Monza per attivare più di una ricerca, volendo valutare più curricula edeffettuando quindi più incontri con assistenti familiari candidate attraverso lo Sportello, oppure in seguito a nuove o diverseesigenze emerse dopo la prima richiesta presentata e nel corso del processo di matching. Di conseguenza, attivandonuovamente il servizio, ogni accesso di una stessa famiglia è stato registrato – diversamente dagli altri sportelli - come unanuova richiesta. Questo spiega perché, in questo caso, il numero di richieste di assistenti familiari supera il numero di accessi.

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Dai dati si osserva un maggior flusso di richieste presso i Saf di Monza, Desio e Melc diVimercate. Decisamente più contenute le domande pervenute ai Saf di Desio e Vimercate. Si puòinoltre osservare il flusso di richieste più ridotto a Seregno, limitate al solo periodo del ProgettoISLA.

Come già accennato in precedenza, l’accesso allo sportello può limitarsi ad un primo livelloinformativo e di indirizzo, che non si traduce in una richiesta vera e propria per un’assistentefamiliare45.

Dai dati disaggregati per Comune resi disponibili dal Saf di Desio (Tab. 5.5) e dal Melc diVimercate (Tab. 5.6) si osserva inoltre come l’accesso sia più frequente per le famiglie che risiedononei Comuni dove ha sede lo sportello, ovvero Desio e Cesano Maderno e Vimercate; Comuni checostituiscono inoltre i centri più popolati dei due Ambiti Territoriali.

Per quanto riguarda invece il Saf di Carate, lo sportello che vede nel 2012 il maggior afflusso difamiglie è quello ubicato a Lissone (Tab. 5.7).

Tab. 5.5 - Numero di accessi allo sportello Saf di Desio per Comune di residenza della famiglia. Anno 2012

Comune di residenza N. di accessi famiglie

Desio 35Cesano Maderno 34Limbiate 11Muggiò 11Varedo 9Bovisio Masciago 8Nova Milanese 8Ceriano Laghetto 1Altri comuni 0Totale 117

Fonte: Saf Desio 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 5.6 - Numero di famiglie iscritte allo Sportello Melc di Vimercate per Comune di residenza. Anno2012

Comune residenza N. famiglie iscritteVimercate 26Arcore 10Concorezzo 6Cavenago 4Ronco Briantino 3Caponago 2Bellusco 2Usmate 1Cornate 1Mezzago 1Bernareggio 1Busnago 1Gessate 1Agrate 1Trezzo d’Adda 1Carnate 1Totale 62

Fonte: Melc Vimercate 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

45 La differenza tra il numero di accesi e il numero di richiesta rappresenta proprio coloro che si sono rivolti allosportello per richiedere informazioni e sono state poi orientate verso altri servizi.

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Tab. 5.7 - Numero di accessi delle famiglie al Saf di Carate per sede dello sportello. Anno 2012

Sede sportello N. di accessi famiglie

Lissone 24Besana Brianza 7Carate Brianza 6Sovico 3Verano 2Totale 42

Fonte: Saf Carate 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 5.8 - N. richieste di assistenza per tipologia oraria. Anno 2012

SportelloAssistenza

diurnaConvivenza

completa/h24Assistenzanotturna

Totale

Saf Desio 49 48 5 102Melc Vimercate 20 42 0 62

Fonte: Saf Desio e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Alcuni sportelli rendono disponibile anche il dato relativo al tipo di copertura oraria richiestadalla famiglia (Tab. 5.8): in generale, molto basse le richieste di sola assistenza notturna; a Desio larichiesta di convivenza completa e la richiesta di assistenza diurna risultano bilanciate, mentre allosportello Melc di Vimercate si osserva il prevalere delle richieste di assistenza 24 ore su 24.

Il Saf di Monza, grazie alla collaborazione con la Caritas, prevedeva anche l’apertura dellosportello nel mese di agosto, per rispondere a quelle situazioni di emergenza in un periododell’anno, quello estivo, in cui la maggior parte dei servizi restano chiusi. Il numero di richieste nelperiodo estivo, rispetto al totale delle richieste dell’anno, appare in diminuzione negli anni (Tab.5.9).

Tab. 5.9 - N. richieste di assistenti familiari al Saf di Monza nel mese agosto per anno

2009 2010 2011Numero richieste 25 31 13% su tot. anno 14,7 10,8 5,1

Fonte: Saf Monza 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 5.10 - N. richieste di assistenti famigliari da parte delle famiglie per anno

N. richieste assistenti familiari 2009 2010 2011 2012Saf Desio 94 121 109 102Saf Monza46 17047 287 255 163Saf Vimercate 36 56 34 20Melc Vimercate n.d. 75 45 62

Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Il trend di richieste si assistenti familiari agli sportelli, negli ultimi anni, mostra un andamentoaltalenante nel tempo (Tab. 5.10): si registra prima un aumento delle richieste di assistentifamiliari tra il 2009 e il 2010, probabilmente dovuto alla fase di avvio del servizio e poi, dal 2010, ilnumero di richieste risulta in costante contrazione. In generale, come già accennato inprecedenza, la sensazione diffusa tra gli operatori è che il numero di richieste stia diminuendo per

46 Il numero corrisponde al totale delle richieste pervenute allo sportello. Alcune famiglie hanno presentato piùrichieste dopo l'esito della/delle precedente/i e sono state registrate come nuovi accessi.47 Dal 4 maggio al 31 dicembre.

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effetto della crisi economica: la perdita del lavoro con conseguente riduzione delle disponibilitàeconomiche e aumento del tempo libero (dal lavoro) incoraggia un welfare familistico in cui lefamiglie risolvono al proprio interno i bisogni di “care”.

«La crisi secondo noi ha portato molte famiglie a risolvere in proprio il problema di cura, giàquest’anno molte famiglie che avevano messo in moto il tutto ci hanno chiamato dicendo “sono incassa integrazione e quindi gestirò io la cura dell’anziano”, oppure qualcuno che trova un parente..»[Operatore Sportello]

5.6. L’offerta delle assistenti familiari

A differenza delle famiglie, l’accesso delle assistenti familiari allo sportello avviene soprattuttograzie al passaparola e al mutuo aiuto tra connazionali. Altri canali di acceso risultano essere lesegnalazioni effettuate da Assistenti Sociali, Centri per l’impiego e Caritas.

«Il canale prevalente è il passaparola tra di loro, tra le assistenti familiari più che tra le famiglie,perché chi ha bisogno di lavorare si muove tanto sul territorio, quindi conoscono tutte le agenzieprivate, sanno tutti gli sportelli della zona di Monza e Brianza, li scovano tutti, tra di loro parlano e siaiutano.» [Operatore Sportello]

Tab. 5.11 - N. assistenti familiari iscritte. Anno 2012

Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Da una lettura sincronica dei dati per Ambito emerge che lo sportello con il maggior numero dibadanti registrate è quello di Monza: 526 assistenti familiari iscritte nel corso del 2012. Seguonogli sportelli di Desio e di Carate e il Melc di Vimercate. Tutte le 42 badanti dello sportello diSeregno sono le destinatarie delle doti lavoro previste dal progetto ISLA (Tab. 5.11).

Il rapporto tra badanti iscritte e famiglie richiedenti varia da sportello a sportello: si va dalle 2assistenti familiari per famiglia del Melc di Vimercate e del Saf di Desio, alle quasi 5 badanti perfamiglia di Monza.

Tab. 5.12 - N. assistenti familiari iscritte. Anni 2009-2012

Sportello 2009 2010 2011 2012Saf Monza 63647 1052 872 526Saf Vimercate 57 102 68 60Melc Vimercate n.d. 138 150 135

Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Da una lettura diacronica risulta che anche il numero di assistenti familiari che cercano lavorotramite gli sportelli è in diminuzione nel tempo: il numero di iscritte nell’anno al Saf di Monza e di

48 Per lo Sportello di Monza il rapporto è stato calcolato con riferimento al numero di famiglie che hanno avutoaccesso al servizio.

Sportello N. iscritteRinviate ad altri

servizi/lavoriRapporto

badanti/famiglieSaf Carate Brianza 177 n.d. 4,2Saf Desio 213 22 2,1Saf Monza 526 n.d. 4,748

Saf Seregno 42 n.d. 21,0Saf Vimercate 60 n.d. 3,0Melc Vimercate 135 24 2,2Totale 1.153 46 3,4

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Vimercate risulta dimezzato nel 2012 rispetto al 2010. Il Melc di Vimercate mostra invece unacerta tenuta (Tab. 5.12).

Inoltre, nello sportello di Monza, si osserva una drastica diminuzione, sia in termini assoluti cherelativi, degli accessi da parte delle badanti nel mese di agosto (Tab. 5.13): si passa dai 79 del 2009(corrispondente al 12% dei colloqui effettuati nel corso dell’anno) ai 19 del 2011 (pari al 2% di tuttii colloqui).

Tab. 5.13 - N. colloqui badanti al Saf di Monza nel mese di agosto per anno

2009 2010 2011N. colloqui 79 46 19% su tot. colloqui 12,4 4,4 2,2

Fonte: Saf Monza 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 5.14 - Numero di accessi allo sportello Saf di Desio per Comune di residenza della badante. Anno 2012

Comune residenzaN. accessi

assistenti familiariDesio 184Cesano Maderno 75Limbiate 43Bovisio Masciago 26Muggiò 16Nova Milanese 15Varedo 7Ceriano Laghetto 0Altri comuni 76Totale 44249

Fonte: Saf Desio 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Come già osservato per le famiglie, l’accesso al servizio di Desio è più frequente per le badantiche risiedono nel Comune dove ha sede lo sportello, nonché nei centri urbani più importanti epopolati (Tab. 5.14). Anche per il Saf di Carate si riconferma il maggior afflusso di iscrizioni nellasede di Lissone (Tab. 5.15).

Tab. 5.15 - Numero di accessi delle badanti al Saf di Carate per sede dello sportello. Anno 2012

Sede sportelloN. di accessi assistenti

familiariLissone 101Besana Brianza 31Carate Brianza 25Sovico 13Verano 7Totale 177

Fonte: Saf Carate 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Con riferimento al Melc di Vimercate, la Tab. 5.16 mostra una diminuzione delle assistentifamiliari che si rendono disponibili per un’assistenza piena 24 ore su 24. Il Melc è l’unico sportelload aver reso disponibile il dato, per cui non si possono effettuare confronti con gli altri sportelli.

49 Il dato fa riferimento agli accessi e non agli iscritti. Le badanti ripresentatesi nuovamente durante il corso dell’annosono state registrare come nuovi accessi.

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Tab. 5.16 - Disponibilità oraria badanti Melc Vimercate. Anni 2010-2012

Tipo di disponibilità oraria 2010 2011 201224 h 89 105 81Giornata 44 45 54Notte e week-end 5 - -

Fonte: Melc Vimercate 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Certamente sappiamo che il mercato sta cambiando verso un riequilibrio degli orari lavorativi afavore di una presenza quasi esclusivamente diurna della badante:

«Parliamo di assistenti familiari che ormai hanno qui una famiglia, quindi vi è una difficoltàmaggiore di intercettare una richiesta h24; prima invece il soggetto arrivava dall’estero, non avevacasa e famiglia, non aveva niente, accettava la domiciliarità della soluzione, adesso è visto comelavoro normato, turnato.» [Referente di Ambito]

Sulla base dei dati resi disponibili proviamo ora a delineare un identikit delle badanti che sonopassata dagli sportelli badanti della Provincia.

Iniziamo dal Paese di Provenienza delle assistenti familiari (Tab. 5.17 e Tab. 5.18). Si individuanodue aree principali: Sud Americana e Est Europea. In particolare, le nazionalità più rappresentatesono: Ecuador, Perù, Ucraina, Romania, Moldavia, Marocco, Bolivia, Repubblica Dominicana. Dasottolineare come, tra le nazionalità più rappresentate c’è anche l’Italia. La crisi economica haindotto molte donne italiane a “ripiegare” su questa professione, fino a qualche anno fa svoltaesclusivamente dalle straniere.

«Sul fronte offerta c’è stato l’incremento degli italiani, prima era una professionalità quasi esclusivadelle straniere, adesso invece è aumentata notevolmente la manodopera italiana.» [OperatoreSportello]

Più contenuto il numero di asiatiche e africane. Queste ultime in particolare, sembrerebberoessere quelle con più difficoltà di collocazione, in parte attribuibile al persistere di pregiudizi,ancora presenti tra i più anziani, nei confronti dei neri africani.

«C’è adesso ultimamente qualcuno dell’Africa che però riesco a collocare con difficoltà perché lepersone anziane, in modo particolare sono donne, del territorio sono un po’ chiuse, quindi vedere lapersona molto scura, la nigeriana o la senegalese, magari sono bravissime però le rifiutano. Teneteconto che se la famiglia può scegliere fra 5 persone, è chiaro che mi scarta la senegalese o lanigeriana, perché tanto hanno la possibilità di scegliere fra le altre.» [Operatore Sportello]

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Tab. 5.17 - Badanti iscritte per nazionalità. Anno 2012

Paese d’origine Saf Monza50 Saf Carate50 Saf Desio50 Melc VimercateEcuador 74 12 18 23Perù 67 13 7 15Ucraina 40 27 10 16Italia 35 12 18 9Romania 18 9 17 23Moldavia 23 7 4 10Marocco 19 7 7 10Bolivia 18 5 3 3Rep. Dominicana 9 8 5 1Sri Lanka 18 1 - 1Bulgaria 6 3 2 1Russia 2 7 3 -Albania 3 4 1 3El Salvador 5 - 3 3Senegal 6 3 1 1Bangladesh 8 - - -Nigeria 3 - 2 3Brasile 3 2 2 -Colombia 6 1 - -Filippine 6 - 1 -Altro 32 6 6 12Totale 401 127 110 134

Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 5.18 - Badanti iscritte per macro-area. Anno 2012

Area geografica Saf Monza Saf Carate Saf Desio Melc VimercateAmerica 185 41 40 46Europa dell’Est 94 57 38 58Africa 52 14 13 20Europa a 15 36 13 18 9Asia 34 2 1 1Totale 401 127 110 134

Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 5.19 – Badanti comunitarie e non, iscritte agli sportelli. Anno 2012

Provenienza Saf Monza Saf Carate Saf Desio Melc VimercateUe 15,2 19,7 33,6 25,4Extra Ue 84,8 80,3 66,4 74,6Totale 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Come si può osservare, le badanti iscritte agli sportelli sono in larga parte extracomunitarie(Tab. 5.19). Pertanto, al momento dell’assegnazione delle “Doti Formazione-Assistenti Familiari”,non è stato necessario promuovere azioni mirate per rispettare la ripartizione richiesta dalMinistero delle Politiche del Lavoro e delle Politiche Sociali che prevede la destinazione di almenoil 51% delle risorse a cittadini stranieri extracomunitari. La ripartizione delle doti sulla base dellacittadinanza dunque non ha richiesto correttivi.

50 Dati riferiti al periodo gennaio-giugno 2012.

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63

«Tenete conto che le extracomunitarie sono oltre il 51%, noi abbiamo inserito quelle che si sonopresentate.» [Operatore Sportello]

«Per quanto riguarda le doti per il progetto ISLA siamo al 10% di italiani e comunitari e il resto sonoextracomunitari, perché è la fotografia delle persone che si rivolgono al servizio. Anche nella bancadati arriviamo a queste percentuali, la maggior parte sono extracomunitari. Non c’è bisogno diintraprendere azioni. Non è un punto di partenza o una caratteristica da seguire, è la realtà delservizio.» [Operatore Sportello]

Per quanto la professione di assistente familiare venga sempre declinata al femminile, esisteanche una quota, seppur ridotta, di uomini che si offrono per tale attività. Dai dati disponibiliregistriamo una quota che oscilla tra il 5% e il 10% di presenza maschile negli elenchi detenutidagli sportelli (Tab. 5.20).

Tab. 5.20 – N. badanti iscritte agli sportelli per sesso. Anno 2012

Sportello Maschi Femmine TotaleSaf Monza51 38 362 400Saf Desio 10 203 213

Fonte: Saf Monza e Desio 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Infine, per avere un’idea, seppur parziale, delle competenze professionali vantate dalleassistenti familiari, possiamo riferirci al Saf di Desio (2012): circa il 60% delle iscritte non è inpossesso di un titolo di formazione di area socio-assistenziale: la professione di “badante”sembrerebbe connotata ancora come un lavoro facilmente accessibile più che un percorsoconsapevole verso obiettivi professionalizzanti (Tab. 5.21).

Tab. 5.21 – Titolo di formazione in area socio-assistenziale. Anno 2012

Formazione52 area socio-assistenzialeSportello

Sì No TotaleSaf Desio 85 128 213

Fonte: Sportello Saf Desio 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

5.7. Matching domanda-offerta

Si è visto in precedenza quali siano le diverse strategie messe a punto dagli sportelli perrealizzare il matching tra domanda e offerta di cura familiare.

È però importante aggiungere che la maggior parte degli sportelli opera un monitoraggio sullefamiglie durante tutta la fase dei colloqui con le badanti, fino al momento in cui giungono ad unascelta finale: attraverso telefonate periodiche gli operatori degli sportelli si informanodirettamente sull’andamento dei colloqui e sul comportamento delle assistenti familiari nonchésull’esito della ricerca.

«Una volta che le famiglie vedono l’assistente familiare poi noi chiediamo sempre un ritorno di quelloche succede, anche per capire come l’assistente familiare si presenta al colloquio, se è puntuale, senon si presenta. Chiudiamo sempre il cerchio delle nostre ricerche con i tempi di selezione dellefamiglie che a volte vanno inseguite perché una volta che hanno raggiunto l’obiettivo basta, ma ilcontatto va sempre fatto, anche perché è un ritorno per il nostro lavoro.» [Operatore Sportello]

51 Dati riferiti al primo semestre 2012.52 Si intende la frequenza a corsi di formazione di area socio-assisenziale (Assistente Familiare, Assistente Familiarespecializzato, ASA, OSS, ecc.) riconosciuti o frequentati in Italia.

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Il Saf di Desio non effettua una verifica diretta degli esiti del matching, ma ha un riscontroindiretto quando segue una chiamata spontanea della famiglia o dell’assistente familiare o quandoil patronato ACLI comunica il numero di famiglie che hanno usufruito del voucher per lastipulazione di un contratto regolare53.

«Sappiamo l’esito se la famiglia chiama e ce lo dice, ma di tutte le altre famiglie non sappiamo e noinon chiamiamo perché non abbiamo tempo, sarebbe impossibile. Non c’è un monitoraggio ufficiale esistematico, ma solo informazioni che ritornano indietro tramite famiglie, patronato, assistentifamiliari stesse che chiamano o portano regali per ringraziare di aver trovato lavoro.» [OperatoreSportello]

La Tab. 5.22 mostra gli esiti positivi dei matching effettuati, ovvero il numero di famiglie chehanno trovato un’assistente familiare grazie allo sportello. La percentuale di famiglie che haindividuato una badante, sul totale delle famiglie rivoltesi allo sportello per richiedereun’assistente familiare, supera il 40% nella maggior parte dei casi e nel caso dello Sportello Melc diVimercate sfiora il 65%. Il dato risulta in netto miglioramento rispetto agli anni precedenti.

I matching non andati a buon fine comprendono sia i casi di rinuncia, sia i casi in cui le famigliehanno individuato la badante autonomamente attraverso i canali informali delle conoscenzepersonali e del passaparola.

Negli ultimi anni la quota di matching andati a buon fine è gradualmente salita in quasi tutti glisportelli censiti, evidenziando un recupero di efficacia del servizio.

Tab. 5.22 - N. matching con esito positivo per Sportello. Anno 2012

Sportello Esito positivoN di incontri match

effettuati% su totale famiglie

Saf Carate Brianza 21 43 48,8

Saf Desio 45 105 42,9

Saf Monza54 63 147 42,9

Saf Seregno - - -

Saf Vimercate 8 20 40,0

Melc Vimercate 40 62 64,5

Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 5.23 - N. matching con esito positivo per Sportello. Anni 2009-2012

2009 2010 2011 2012Sportello

V.a. % V.a. % V.a. % V.a. %Saf Desio 30 32,0 47 38,8 48 44,4 45 42,9

Saf Vimercate 13 33,3 26 45,0 13 38,0 8 40,0

Melc Vimercate n.d. n.d. 35 46,7 25 55,6 40 64,5

Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

53 Tra Saf di Desio e Acli è stata stipulata una convenzione che prevede l’erogazione di sconti, sotto forma di voucher,alle famiglie (o alle assistenti sociali) che decidono di regolarizzare il rapporto di lavoro avvalendosi della consulenzadei Caf Acli.54 Mentre per tutti gli altri sportelli i valori assoluti si riferiscono al numero di famiglie, per lo sportello di Monza ilnumero fa riferimento agli incontri promossi e risoltisi positivamente in quanto una famiglia veniva registrata comenuovo utente nel caso avviava ricerche ulteriori alla prima.

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Tab. 5.24 – Esiti matching per Sportello. Anno 2012

SportelloSoluzione

tramite“Sportello”

In attesadell’esito55

Soluzioneautonoma

Hannorinunciato alla

richiesta56

Saf Carate 21 - 17 5Saf Desio 45 7 32 21Saf Monza 63 3 48 49Saf Vimercate 8 4 - 8Melc Vimercate 40 - 8 14

Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Solitamente, il monitoraggio sulla ricerca della badante si conclude una volta che la famigliacomunica allo sportello l’esito della sua ricerca (assunzione o rinuncia).

Non è formalmente prevista alcuna forma di monitoraggio sull’andamento del rapporto dilavoro. Solamente il Melc di Vimercate e i Saf di Monza e di Carate effettuano dei controllitelefonici periodici di routine sull’andamento del rapporto di lavoro; il riscontro viene effettuatoperò soltanto per le famiglie.

«Noi comunque contattiamo le famiglie per un monitoraggio, per sapere come sta andando.Rimangono in standby per le prime due settimane, dieci giorni, poi li richiamiamo, questo per forza.Non abbiamo l’incarico di andare a vedere la realtà a domicilio. Il monitoraggio è telefonico.»[Operatore Sportello]

«Periodicamente chiedo alla famiglia se la badante funziona o meno, non esiste un vero e proprioaccompagnamento però c’è una comunicazione telefonica, io mi sento con la famiglia dicendo“come va e come non va”.» [Operatore Sportello]

In tutti gli altri casi le informazioni giungono agli sportelli in modo informale, tramite i resocontispontanei di famiglie o di badanti.

Dal lato dell’assistente familiare invece, nessun sportello prevede forme di controllo eaccompagnamento nella fase dell’inserimento lavorativo57. Non sono previsti contatti diretti con labadante e le uniche informazioni a disposizione sono quelle ricavate da eventuali comunicazionidelle famiglie o dal ritorno della badante allo sportello per la ricerca di un lavoro.

In generale, i riscontri (sia da parte delle famiglie che delle badanti) si hanno soprattutto neicasi in cui insorgano dei problemi nella fase di avviamento del rapporto di lavoro e le partirichiedono quindi la mediazione dello sportello.

«Sulle assistenti familiari ricaviamo dalle famiglie se c’è stata assunzione o meno; se c’è qualcosa chenon chiude in maniera positiva è l’assistente familiare che ci chiama: “mi avete mandato i nomi, manon sono stata chiamata”, “ho fatto il colloquio, ma non vogliono assumermi in regola”.» [OperatoreSportello]

55 Nel caso del Saf di Monza si tratta di famiglie che, alla data di raccolta del dato, erano in attesa di selezionare lecandidature proposte nel corso degli incontri presso lo sportello, nel caso del Saf di Vimercate si tratta di famiglie chenon hanno mai comunicato l’esito del colloquio, mentre nel caso del Saf di Desio si tratta di famiglie che non hannorisposto al monitoraggio.56 Per il Saf di Monza e Carate si tratta di famiglie che hanno inizialmente attivato il servizio e hanno in seguitocomunicato che il bisogno è venuto meno per diversi motivi (prima di effettuare un colloquio), per il Saf di Desiorientrano in questa categorie le famiglie che hanno cambiato decisione o è cambiata la condizione dell’anziano (16famiglie), le famiglie che hanno continuato la collaborazione con l’assistente familiare già presente in famiglia (3) e lecollaborazioni iniziate, ma interrotte (2); per il Melc di Vimercate rientrano i ricoverati (9), e i deceduti o ancora insospeso (5).57 Solamente il Saf di Monza aveva una convenzione, oggi terminata, con la Caritas, la quale visitava periodicamente lefamiglie.

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«L’assistente familiare che poi non è andata bene viene da me ad arrabbiarsi dicendo “Però lafamiglia mi ha tenuto una settimana”. Quelle che sono state scelte non vengono, le altre che sonostate lasciate a casa vengono invece.» [Operatore Sportello]

5.8. L’intreccio territoriale con la rete dei servizi

Tutti gli sportelli possono contare sulla presenza consolidata di una rete di enti e servizi checontribuisce a creare un ambiente virtuoso caratterizzato da collegamenti continui, creazionecondivisa di progetti, scambio reciproco di informazioni e segnalazioni. In particolare, icollegamenti della rete vengono attivati dallo sportello in fasi diverse e per finalità differenti.

Innanzitutto, seppur con contatti di diversa intensità e periodicità, gli sportelli possono contare,per quanto riguarda la loro funzione di “reclutamento” e rilevazione di domanda e offerta,sull’aiuto degli enti locali - soprattutto nei Comuni di maggiori dimensioni -, nella fattispecie delSegretariato Sociale, dell’Ufficio Anziani e del Servizio Sociale. Questi servizi infatti, intercettano ibisogni delle fasce di popolazione più fragile (anziani e disabili), effettuano una prima lettura delbisogno e dirottano spesso la richiesta verso gli sportelli, previa analisi congiunta del problema.

«(…) chi ha più bisogno mi contatta perché ha una persona che cerca lavoro, una famiglia che habisogno di un’assistente familiare, e l’assistente sociale mi anticipa i bisogni (…) e ci si metted’accordo sul modo per individuare la figura più adatta per quella famiglia, prima che venga allosportello…» [Operatore Sportello]

«Il contatto più stretto è quello con l’Ufficio Anziani del Comune di Monza, dove in caso di bisogno,sia delle famiglie che della assistenti familiari, vengono inviati qui, anche perché questo servizio va arispondere ai bisogni che loro ci propongono. Il contatto è continuo anche per l’aggiornamentosull’andamento del servizio, poi io incontro direttamente l’assistente sociale…» [Operatore Sportello]

Un'altra maglia fondamentale della rete è costituita dalla Caritas che, attraverso le parrocchie oi propri centri di ascolto, è molto attiva nella segnalazione diretta di situazioni di bisogno aglisportelli. Spesso il suo ruolo non si ferma alla fase preliminare di orientamento al servizio, maprosegue anche nella fase di ricerca della soluzione e soprattutto di controllo e verifica dei risultatiraggiunti - completando e integrando così il servizio offerto dagli sportelli; ne sono un esempio iprogetti attivati dagli sportelli di Monza e Carate Brianza con le relative Caritas del territorio.

«La Caritas invia a noi le famiglie che hanno bisogno della badante. A quel punto noi portiamoaventi questo bisogno, poi facciamo un incontro a quattro, con la presenza di un’assistente socialedella Caritas che si occupa proprio di questo. L’altra cosa che noi non facciamo è la visita domiciliarealla famiglia, mentre la Caritas la fa, andando a completare quel pezzo che mancava. Controllaval’inserimento dell’assistente familiare in famiglia e poi ci informava.» [Operatore Sportello]

Altro nodo fondamentale sono i patronati Acli di emanazione sindacale che, attraversoconvenzioni (come nel caso del Saf di Desio o del Melc di Vimercate) o segnalazioni da parte deglisportelli, gestiscono tutta la parte relativa alla stipulazione del contratto di lavoro e alla gestionedegli adempimenti contribuitivi e fiscali.

Gli sportelli badanti, come già accennato in precedenza, non si limitano alla mera funzione di“abbinamento famiglia-badante”, ma svolgono anche servizi di orientamento alle badanti versostrutture e servizi in grado di fornire o potenziare le competenze linguistiche e professionali.Sono quindi fondamentali i contatti e gli accordi, con le scuole (nel caso del Saf di Monza e Carate)o con il Centro Territoriale Permanente (per il Saf di Desio) per l’accesso ai corsi di italiano; cosìcome i progetti volti a migliorare e attestare la formazione professionale delle badanti. Ne sono unesempio la collaborazione tra SAF di Monza, Ancitel e Comune di Monza (con il finanziamento delFondo Sociale Europeo) per il corso di formazione badanti; il corso di formazione organizzato dalSaf di Desio, in collaborazione con alcune case di riposo, l’Asl e alcune associazioni del territorio.

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Infine, si sottolineano alcuni progetti volti alla condivisione dell’esperienza della migrazione o delbadantato e delle relative difficoltà. Esempi sono i gruppi di mutuo aiuto per badanti frutto dellacollaborazione tra Melc di Vimercate e CeAF (Centro Assistenza Famiglia), i contatti tra Coi (CentroOrientamento Immigrati) e il Saf di Vimercate e l’inserimento delle attività dei Saf di Monza eCarate in quelle parallele di assistenza agli stranieri. Si osserva inoltre come le reti di contatti sianopiù fitte per gli sportelli che sono emanazione diretta del Piano di Zona o del Comune.

Infine, non si registrano rapporti diretti tra gli Sportelli considerati e quei pochi enti privati che sioccupano specificatamente di intermediazione domanda/offerta di assistenza familiare sul territorio.

Graf. 5.2 – Schema rete dei servizi sportelli badanti

Fonte: Sportelli Saf e Melc, 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

5.9. Il ruolo riconosciuto agli sportelli

La valutazione che viene data dai referenti di Piano sull’operato degli sportelli è unanimementepositiva.In particolare, vengono sottolineate positivamente la professionalità degli operatori, l’attenzioneall’utenza, le modalità proposte e i tempi di intervento.

Lo sportello è considerato un servizio necessario per il cittadino e in grado di rispondereadeguatamente alle esigenze delle famiglie. La sua forza è dovuta soprattuto alla capacità di “farincontrare” le esigenze delle famiglie con quelle delle badanti. Questo grazie al prezioso lavoro diorientamento, ascolto e analisi del bisogno svolto dagli operatori (cft. § 5.4), che produce effettipositivi sulla riuscita dei collocamenti. Non di secondaria importanza inoltre le attenzioni spese perrassicurare le famiglie più diffidenti nell’accogliere un estraneo in casa.

«La famiglia brianzola è una famiglia molto chiusa, che ha molte difficoltà a far entrare un terzoall’interno della famiglia, quindi il lavoro di preparazione della famiglia, ti do una rosa tra cuiscegliere eccetera sono tutte attenzioni che vengono messe in campo dallo sportello per sopperire aquesta caratteristica culturale.» [Referente di Ambito]

La verifica della professionalità e delle competenze possedute dalle badanti che richiedono diiscriversi è per le famiglie garanzia di affidabilità e sicurezza.

Un altro elemento di merito è il forte aggancio con il territorio e la fitta rete di serviziterritoriali, all’interno dei quali lo sportello si trova ad operare in sinergia (cft. § 5.8).

Bisogno di assistenza Bisogno di formazione linguistica eprofessionale e di integrazione

Comuni(Segretariato Sociale, Servizi

Sociali, Ufficio Anziani)

Caritas(Centri Ascolto,

Parrocchie)

Scuole, Centro TerritorialePermanetne

Asl, Case di riposo, CentriFormazione

SAF

DOMANDA(famiglie)

OFFERTA(badanti)

CeSIS

Acli,Sindacati

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L’unico sportello per il quale sono state ravvisate delle criticità specifiche è il Saf di Seregno. Laproblematicità iniziale è stata quella di collocare lo sportello badanti all’interno di un centrolavoro, Brianza Formazione Lavoro, che si rivolgeva a tutte le persone in cerca di lavoro e non eraquindi specifico per le “badanti”. Le famiglie intercettate dallo sportello sono quindi state poche.Ma l’elemento di maggior criticità è stata la brevità dell’esperienza – limitata al solo progetto ISLA-, in quanto l’ente gestore è stato messo in liquidazione. Questo non ha permesso al servizio disvilupparsi, consolidarsi e affermarsi sul territorio.

In generale, gli aspetti migliorabili sono indicati nell’introduzione di forme o di strumenti dimonitoraggio dell’andamento del rapporto di lavoro post-assunzione e nella tempestività dirisposta soprattutto per le situazioni di emergenza. I tempi tecnici necessari per il matchingpossono infatti portare alcune famiglie a rivolgersi ad altri canali.

«Sulle migliorie anche il monitoraggio da parte nostra, dell’Ufficio di Piano; trovare degli strumenti diverifica sull’andamento a 3 o 6 mesi. Attualmente non li abbiamo, abbiamo solo il report, ma nonfacciamo mai delle valutazioni ulteriori.» [Referente di Ambito]

«Si potrebbe migliorare, anche se fanno già tanto, sui tempi di risposta; nel senso che quando unochiama è perché ha un’emergenza e se faccio passare tanto tempo quello va a cercare su altri canaliperché ha bisogno di risolvere presto. Ci sono situazioni da tamponare perché sono in emergenza.»[Referente di Ambito]

«Punto di debolezza possono essere i tempi un po’ più lunghi del semplice abbinamento che puòessere fatto da altre strutture, è proprio il tipo di servizio che risente dei maggiori costi e dellamaggior tutela.» [Referente di Ambito]

Anche l’organizzazione del servizio sotto forma di sportello sembra far sorgere delle perplessitàda parte dell’utenza, legate al pregiudizio di inefficienze ed eccessiva burocratizzazione spessoattribuito ai servizi pubblici.

«Il fatto di avere uno sportello è un handicap, se fosse un’associazione, una parrocchia, se ci fossescritto “Caritas” sicuramente sarebbe un’altra cosa, avrebbe una presa maggiore, ma siccome èinserito in un ambito pubblico la percezione che ha la persona che viene qui è quella dello sportellopubblico.» [Referente di Ambito]

Infine, il periodo di crisi economica e la diminuzione delle risorse disponibili che ha investito glienti pubblici pone gli operatori ad interrogarsi sulla possibilità di poter continuare ad erogare ilservizio.

«Da non dimenticare che a fronte di una contrazione delle risorse da parte dell’ente pubblico, si staragionando su come tenere aperto lo sportello e quanto, con una contrazione degli orari perché ifondi in questo momento stanno diminuendo.» [Referente di Ambito]

«Il problema dei Comuni di mantenere questo tipo di servizi è alto, noi avremo ancora i soldi perl’anno prossimo poi bisognerà cercare i fondi per il triennio successivo e non so se li avremo, bisognacapire se abbiamo la forza ancora di mantenerli.» [Referente di Ambito]

Nonostante il servizio sia considerato indispensabile e molto utile per i cittadini, la sensazione èche esso non riesca ad intercettare tutto il bisogno di assistenza familiare, ma solo una parteminoritaria. La ragione sarebbe imputabile non tanto alla scarsa pubblicizzazione dello sportello,quanto alla preferenza del canale informale per la ricerca delle assistenti familiari. La rete delpassaparola, del “tam tam”, della condivisione del parere e delle referenze di amici, parenti,conoscenti gioca ancora un ruolo fondamentale: il legame fiduciario stabilito con le proprie retiinformali costituisce il fattore decisivo per la scelta di un’assistente familiare.

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Nell’ambito territoriale di Vimercate – il più esteso della provincia, comprendente 22 Comuni –si rileva una maggiore difficoltà di intercettazione della domanda dovuta alla vastità del territorio ealla difficoltà di raggiungere capillarmente i comuni più piccoli e territorialmente marginali.

Non sembrano esistere altri soggetti formalmente strutturati e attivi nell’incontro domanda-offerta di assistenza familiare. Si segnalano però, negli ultimi anni, cooperative e altri soggetti delprivato sociale che, tra gli altri servizi, offrono anche quello di assistenza domiciliare, conpersonale stipendiato e assunto alle proprie dipendenze. Nessuno però offre servizi di matching odi intermediazione alla pari degli sportelli badanti.

Per trovare altri soggetti impegnati in tal senso bisogna tornare alla sfera dell’informalità e dellavolontarietà in cui operano Centri di Ascolto, Caritas e Parrocchie, che in modo completamentevolontario raccolgono liste di disponibilità e di bisogni, mettendo in contatto, al bisogno, domandae offerta di lavoro di cura.

5.10. “Albo” delle assistenti familiari

Il contatto diretto e continuato con soggetti fragili e la presenza presso il domicilio del datore dilavoro, rende il lavoro di “badante” peculiare rispetto ad altre tipologie di lavoro e determinaquindi la necessità di porre attenzione alla verifica di alcuni requisiti minimi di accesso: lanecessità, spesso stringente, di avvalersi comunque di un sostegno, può indurre infatti i soggettipiù deboli (anziani e disabili), ad affidarsi a persone che potrebbero non essere idonee a forniretale tipo di assistenza.

A livello normativo, per gli impieghi che sono a diretto contatto con la sicurezza e la salute delcittadino, è prevista l’iscrizione obbligatoria ad un albo professionale pubblico, avente il fine digarantire e certificare la qualità delle attività svolte dal professionista. A livello nazionale nonesiste ancora un Albo Ufficiale per le assistenti familiari, ma a livello provinciale o comunale alcuneamministrazioni si sono o si stanno attivando in tal senso. Per quanto riguarda la Provincia diMonza e della Brianza, non è ancora stato istituito un albo delle badanti provinciali e anche alivello di Ambito Territoriale, non è stata rilevata la presenza di alcun albo o registro delleassistenti familiari; esistono solamente degli elenchi, sotto forma di banche dati, che servono afacilitare l’incontro domanda offerta e che contengono tutte le informazioni rilevate durante ilprimo colloquio (cft. § 5.4).

L’accesso alle informazioni contenute in queste banche dati non è pubblico, ma riservato aglioperatori degli sportelli Saf o, tutt’al più, agli operatori dei servizi comunali o del privato socialelegati allo sportello da convenzioni58. Le famiglie e i singoli cittadini non possono quindi accedervidirettamente.

Nonostante non siano dei veri e propri registri, ciascuno sportello utilizza però dei propri criteriper regolare l’inserimento nella banca dati, al fine di assicurare requisiti uniformi di accesso estandard minimi per dare maggiore sicurezza all’anziano e alla sua famiglia.

I requisiti di accesso, condivisi da tutti gli sportelli, sono quelli di natura normativa, ovvero: ilpossesso di regolari documenti di soggiorno (o di rinnovo, se in scadenza), la maggiore età, il nonaver subito condanne e non avere pendenze penali con l’autorità giudiziaria. Altro requisitonecessario per tutti gli sportelli è quelli di essere domiciliate nell’ambito territoriale di riferimentodello sportello a cui ci si iscrive.

Il requisito della conoscenza della lingua italiana viene considerato da tutti, anche se nonnecessita di una certificazione formale.

58 È, ad esempio, il caso del Saf di Monza e di Carate, al cui elenco assistenti familiari possono accedere sia glioperatori dei servizi socio-assistenziali del Comune (Segretariato Sociale, Ufficio Anziani, ecc.) sia gli operatori Caritas,in virtù della collaborazione in precedenza esistente.

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I requisiti professionali sono invece più o meno stringenti e vincolanti a seconda dello sportello.Per l’inserimento in banca dati allo sportello Melc di Vimercate è necessario aver già prestatoattività come assistente familiare, attestata tramite referenze scritte o telefoniche. Visto inoltrel’elevato numero di iscrizioni e considerato che le famiglie richiedono persone “mature”, vengonoattentamente vagliate le candidature di persone molto giovani (con meno di 30 anni). Anche il Safdi Desio adotta come requisito l’aver maturato almeno 6 mesi di esperienza pregressa, certificatadalla famiglia in forma scritta o con referenza telefonica; in alternativa è sufficiente il possesso diun attestato di frequenza di un corso di formazione nell’area socio-assistenziale (corso A.s.a.,O.s.s., assistente familiare). I Saf di Monza e Carate invece iscrivono nell’elenco le assistentifamiliari a prescindere da esperienze pregresse o da certificazioni di competenze, demandando difatto, alla famiglia, la selezione delle candidate in base alle competenze dichiarate. Diversol’approccio dei Saf di Vimercate e Seregno: non essendo dei servizi dedicati, ma espressione deicentri lavoro aperti a tutte le professioni, i candidati vengono inseriti nelle banche dati e, nel casodi scarse o nulle esperienze nel campo dell’assistenza familiare vengono eventualmente indirizzativerso altre mansioni maggiormente attinenti al proprio profilo lavorativo; non rientreranno quindinella ricerca dei profili richiesti dalle famiglie. Verranno eventualmente ricompresi nel casocomunichino, in futuro, di aver maturato esperienze lavorative nell’home care.

Anche per quanto riguarda l’aggiornamento e la cancellazione dall’elenco, gli sportelli utilizzanocriteri diversi. Lo sportello Melc di Vimercate si dimostra nuovamente tra i più restrittivi: inominativi delle assistenti familiari infatti rimangono in banca dati per i tre mesi successivi alladata dell’iscrizione, dopodiché vengono cancellati – salvo che le interessate non si riproponganonuovamente. In questo modo si privilegia l’aggiornamento delle banche dati a vantaggio delleiscrizioni più recenti. Gli sportelli di Carate e Monza invece procedono direttamente ad uncontrollo telefonico annuale, per verificare lo status della disponibilità (ancora in cerca dioccupazione o occupate) ed eventuali variazioni anagrafiche o professionali. Gli sportelli Saf diDesio, Seregno e Vimercate, per questioni di tempo, non effettuano nessun tipo di verificaperiodica, ma invitano l’assistente familiare a comunicare allo sportello eventuali variazioni didisponibilità e di dati. Visto che ciò accade raramente, l’occasione per aggiornare la banca daticoincide con le nuove ricerche attivate con le richieste delle famiglie:

«Per noi non è possibile aggiornare i database perché abbiamo incontrato centinaia di badanti nelcorso del tempo, se una badante viene selezionata per una proposta di lavoro quella è l’occasioneper aggiornarla, per noi, formalmente; quindi prendiamo nota del cambio di residenza, di telefono,se c’è stato, del cambio di cv, nuove esperienze, vincoli che si pongono (non più 24 ore ma part-time),i profili cambiano continuamente. La telefonata è l’occasione per aggiornare. » [Operatore Sportello]

«Quel nome rimane finché non ho un’informazione da parte dell’assistente famigliare che mi chiama.Noi non facciamo un controllo periodico anche perché non c’è molto tempo. Il controllo avvienequando viene individuata una figura da mandare alla famiglia, al momento della selezione ci siaccerta della disponibilità, se sta lavorando, se si è trasferita. Nel patto viene comunque richiesto chenel momento in cui cambiano i dati va comunicato. » [Operatore Sportello]

In generale, nel caso di sopraggiunta indisponibilità perché l’interessata si è trasferita o èmomentaneamente occupata, le iscritte non vengono cancellate dagli elenchi, ma registrate come“non disponibili”. Nel caso in cui la persona si dovesse poi rendere nuovamente disponibile, locomunicherà direttamente allo sportello che provvederà a re-integrarla nuovamente tra lecandidate.

5.11. Elenco provinciale unificato e linee guida

Rispetto all’ipotesi di istituire un Albo delle badanti provinciale, gli operatori degli sportelli e ireferenti degli ambiti territoriali esprimono aspettative, ma anche diverse perplessità. Accanto,

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infatti, a elementi positivi e di forza, vengono messe in luce le criticità che potrebberocompromettere l’utilità dell’albo.

Innanzitutto, è unanime la convinzione che l’albo debba prevedere dei criteri di accesso rigidi econdivisi. Quelli considerati come essenziali sono: la formazione professionale certificata, lapresenza di esperienze pregresse certificate tramite referenze scritte, la conoscenza della linguaitaliana. Trattandosi di un albo a titolarità di un ente locale, sono impliciti i “requisiti dionorabilità”: possesso di regolare permesso di soggiorno, assenza di pendenze penali, ecc.

Tali standard fornirebbero maggiori garanzie alle famiglie, permettendo loro di poter sceglierepersonale preparato, che vanta specifiche conoscenze per i compiti cui è chiamato a svolgere. Lapresenza di un albo con queste caratteristiche potrebbe innestare poi un circuito virtuoso,incentivando altre badanti a qualificarsi e a regolarizzarsi, sia per accedere alle opportunità offertedall’iscrizione al Registro, sia per rimanere competitive in un mercato che va via viaprofessionalizzandosi sempre più.

La creazione di un Elenco unificato a livello provinciale consentirebbe alle famiglie di avere sututto il territorio provinciale criteri di selezione e standard di qualità uniformi, nonché un ventagliodi scelta molto più ampio. Affinché rimanga “vicino” ai cittadini occorrerebbe garantire sia laconsultazione autonoma e telematica da parte delle famiglie, sia uno sportello territoriale perl’accesso locale, al fine di accorciare le distanze tra locale e provinciale e interpretare meglio così ibisogni del territorio.

A fronte delle potenzialità individuate, rimangono però una serie di criticità, tutte riconducibilealle specificità e particolarità che caratterizzano la professione di assistente familiare rispetto adaltre professionalità.

Come già detto, il lavoro di badante si caratterizza per il forte contenuto relazionale conl’assistito. In una condizione in cui la badante entra nel privato della famiglia e si relaziona consoggetti fragili, la fiducia e l’affidabilità costituiscono i prerequisiti, nonché gli elementi fondantidel rapporto. Tali garanzie non verrebbero assicurate dalla semplice iscrizione ad un albo. Le realimotivazioni che spingono l’assistente familiare a scegliere questa professione, la sua idoneitàrelazionale così come ciò che realmente avviene nel privato delle pareti domestiche, rimangonodifficilmente certificabili.

«Ogni tanto la cronaca ci riporta esempi di maltrattamenti, abusi, raggiri… Per cui cercare nei limitidi quelle che sono le competenze di un ente di garantire l’affidabilità è utile per l’anziano e per la suafamiglia, ma tu vai a saperlo come lo fanno questo lavoro, chi c’è con l’anziano. Quell’affidabilità chela famiglia veramente chiede un albo non la può dare del tutto, non è un A.s.a. o un O.s.s. che lavorain un gruppo con altre persone che possono vedere quello che fai, tra le pareti domestiche invece chilo sa cosa succede.» [Operatore Sportello]

A ciò si aggiunge l’estrema variabilità temporale e spaziale della presenza delle badanti: leiscritte all’albo potrebbero non essere già più disponibili dopo pochi mesi dall’iscrizione o perchégià assunte presso una famiglia o perché trasferitesi in altre zone o ancora perché impegnate inaltre mansioni. Essendo poi le lavoratrici per la maggior parte di nazionalità extracomunitaria, sipone il problema di una verifica periodica della regolarità della loro presenza in Italia. Questi limititemporali e spaziali, nonché la transitorietà con la quale è spesso vissuta questa professione e ilsuo elevato turnover, comportano la necessità di introdurre modalità di aggiornamento emonitoraggio dell’Albo molto stringenti affinché la sua validità e la sua utilità sia reale.

«È una professione diversa dagli altri classici albi dove li trovo sempre, è una professione con moltevariabili, oggi ci sono domani no, torno al mio Paese, ho dei figli, sono disponibile solo tre ore almattino, anche la disponibilità temporale ha una validità, deve essere una cosa che si va amodificare.» [Operatore Sportello]

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«È un mercato talmente variabile, che la fissazione rigida di requisiti di ingresso sia difficile poi damantenere, da alimentare; da aggiornare è un costo altissimo. Il possesso o meno di un attestato diassistente familiare potrebbe fare la differenza per le famiglie (…) quindi sulla necessità di un elencoquesto sicuramente, ma tradurlo in un albo con caratteristiche di ingresso poi significherebbepensare a meccanismi di aggiornamento.» [Operatore Sportello]

La dinamicità dell’albo e la necessità di aggiornamento continuo pone un problema di ingentirisorse da mettere in campo, in un momento dove generalmente scarseggiano.

Alcuni operatori intervistati sottolineano come molte famiglie nella fase di ricerca siano spessoguidate più dall’urgenza, dalla tempestività e dal risparmio che non dalla professionalità: in questicasi il canale informale del passaparola risulta essere quello privilegiato. L’istituzione di un Alboprovinciale delle badanti che rafforza il requisito della professionalità come criterio di accesso,potrebbe acuire la dualità tra canale di reclutamento ufficiale garantito dall’Albo e canali direclutamento informali caratterizzati da poche garanzie di tutela, ma da risparmio di tempo edenaro.

«Tutte le volte che si cerca di strutturare questo servizio con gli albi e la professionalizzazione poi icosti lievitano e si aprono delle sacche di lavoro nero o di altri modi di reperimento. Io penso che seuna famiglia è disposta a mettere in regola lo fa indipendentemente dalla garanzia che gli ponel’albo; ho visto che laddove queste esperienze sono state fatte a volte anche complicavano un po’,aprivano tutta una serie di maggiori tutele, di maggiori costi, si aprivano poi accanto dei canaliparalleli.» [Responsabile di Ambito]

«Avere un elenco può essere utile come punto di riferimento, ma di fatto in questo momento non èancora secondo me il mercato pronto ad avere un elenco preciso di “accreditati”, perché quando poiho bisogno, ho bisogno tendenzialmente subito e il primo che trovo lo prendo. [Responsabile diAmbito]

In tale ottica dunque, l’albo provinciale non aggiungerebbe nulla di più agli elenchi già presentiin ciascun ambito. E secondi alcuni intervistati, sarebbe più utile investire sul monitoraggio delrapporto di lavoro e sulla formazione e valorizzazione del ruolo degli operatori dei servizi dedicati,nell’accompagnare la badante e la famiglia e nell’intervenire per risolvere le criticità chepotrebbero presentarsi.

«(…) investirei sui servizi di monitoraggio in itinere che non sull’istituzione di un albo; a volte servepiù un tutor che vada a parlare con la famiglia e con la badante nei primi giorni di inserimentolavorativo, nel primo mese, per facilitare la risoluzione delle criticità, che non lavorare in manieraselettiva rispetto ad un albo che però potrebbe non portare allo stesso risultato. Potrebbe risultaremacchinoso e costoso e sui sistemi di garanzia alle famiglie c’è già tutto un sistema di attestazioneregionale delle competenze (…)» [Operatore Sportello]

«(…) che si tenga molto conto di quelle che sono già le esperienze degli operatori sul territorio, lorohanno ben chiaro a cosa stanno guardando, cosa sta funzionando e cosa no.» [Responsabile diAmbito]

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 6. Buono sociale

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6. CONCESSIONE DI UN BUONO SOCIALE A FAVORE DELLE FAMIGLIE

Tra gli interventi previsti dal Progetto Isla vi era quello di supportare le famiglie che hannoassunto un’assistente familiare con un regolare contratto di lavoro allo scopo diincentivare/premiare l’emersione del lavoro nero.

La Provincia di Monza e della Brianza, in data 15 luglio 2013, ha emesso un bando perl’erogazione di un buono sociale a favore delle famiglie con soggetti fragili residenti nel territorioprovinciale che si avvalgono di un’assistente familiare assunta con regolare contratto di lavoro.

Tale contributo aveva la finalità di favorire la regolarizzazione dei contratti di lavoro tra famigliae assistente familiare, oltre che supportare il carico economico e sociale della famiglia.

Le risorse disponibili ammontano a 30.000,00€; il buono sociale erogato una tantum è di500,00€. Le richieste sono ammesse fino ad esaurimento fondi.

Potevano richiedere il buono sociale i soggetti in possesso dei seguenti requisiti:- condizione di fragilità con necessità di assistenza nello svolgimento delle attività

quotidiane59;- stipula di un regolare contratto di lavoro a partire dalla data del 01/10/2012 con

l’assistente familiare per un monte ore settimanale minimo di 20h, che abbia svolto e/ostia frequentando un corso di formazione per assistenti familiari erogato da enteaccreditato da Regione Lombardia (Legge 19/2007) e/o destinataria/o di dote lavoropresso la rete dei Centri per l’impiego e degli sportelli SAF del territorio della Provincia diMonza e della Brianza.

In data 5 dicembre 2013, sono pervenute al Settore Welfare della Provincia di Monza e dellaBrianza 31 richieste di concessione di buono sociale. A seguito di valutazione di tali domande daparte degli Uffici è risultato che:

- 21 domande soddisfano i requisiti previsti dal bando, per cui si procederà all’erogazione delcontributo;

- 10 domande non possono essere accolte in quanto non presentano uno o più requisitiprevisti dal bando.Nello specifico:- 1 domanda è stata presentata da nucleo familiare non residente in Provincia di Monza e

Brianza;- 1 domanda è stata presentata da persona che non ha i requisiti di persona disabile in

possesso di certificazione ai sensi della Legge 104/1992 o anziano over 75 in condizionedi fragilità;

- 1 domanda allega copia di contratto di lavoro per un orario inferiore alle 20 oresettimanali;

- 7 domande si riferiscono ad assunzioni effettuate prima della data del 1 ottobre 2012.

59 Nello specifico, che si trovino nelle seguenti condizioni: persona disabile tra i 18 e i 74 anni di età conriconoscimento di handicap in situazione di gravità ex art. 3 c. 3 legge 104/92 oppure anziano dai 75 anni di età connecessità di assistenza.

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 7. Valutazione del Progetto ISLA

74

7. LA VALUTAZIONE DEL PROGETTO ISLA

Dalle interviste effettuate con gli operatori degli sportelli e con i referenti degli UdP dei 5Ambiti Territoriali abbiamo tratto alcune valutazioni sul funzionamento e sull’impatto avuto dalprogetto ISLA sulla capacità di governance del sistema dei servizi alla persona e nel favorirel’incrocio domanda-offerta di lavoro di cura.

Le considerazioni espresse dai due gruppi di opinione sono sostanzialmente allineate anche sele risposte registrano accenti diversi a seconda del ruolo ricoperto: i primi – gli operatori disportello – risultano più focalizzati sul funzionamento del servizio e sull’efficacia dell’interventosulle famiglie; i secondi – i referenti degli UdP – sono più attenti all’efficacia delle reti dei servizipresenti nei territori di riferimento.

Il progetto ISLA ha consentito da un lato di rafforzare i processi di accesso e di orientamentodelle assistenti familiari nel mercato del lavoro di cura con una “profilazione” delle competenzepiù mirata e personalizzata e dall’altro un allargamento del bacino di offerta conl’informatizzazione e la messa in rete delle banche dati territoriali.

Il progetto ISLA ha rappresentato per le famiglie una opportunità per accedere direttamente alportale senza passare per gli sportelli ed eventualmente contattare e selezionare l’assistentefamiliare che presentava il profilo più idoneo a rispondere alle esigenze di assistenza familiare.Inoltre, questa scelta poteva contare sul bacino di offerta dell’intera Provincia e non era piùlimitata al perimetro ben più stretto dei comuni del proprio Ambito Territoriale.

Sappiamo in realtà che non tutte le famiglie sono informatizzate e che la maggior parte èpassata comunque dagli sportelli per essere coadiuvata nel percorso di ricerca.

Ma prima di analizzare le risposte ottenute nelle interviste qualitative consideriamo i numeriche caratterizzano lo sviluppo del progetto ISLA.

Complessivamente in un anno - tra il 1° ottobre 2012 e il 30 settembre 2013 – sono statibeneficiari delle doti lavoro 238 assistenti familiari, di cui 220 donne e 18 uomini.

Si tratta nella maggioranza dei casi di cittadini extra-comunitari (64,7%), anche se è moltosignificativa ormai la quota di comunitari (35,3%), in prevalenza donne italiane.

Su 238 assistenti familiari beneficiari del servizio nel periodo considerato ne sono stati assunti91, una quota superiore al 38%60. Le assunzioni riguardano prevalentemente le donneextracomunitarie (60,4%) mentre su tutta la Provincia gli uomini assunti sono meno di 10.

Tra gli uomini tuttavia la percentuale di assunti sul totale di coloro che hanno beneficiato delladote lavoro è più alta di quella registrata tra le donne (50%).

Dal lato delle famiglie i nuclei familiari che hanno beneficiato del servizio nel periodo 1° ottobre2012 - 30 settembre 2013 sono stati 88. Le famiglie sono state supportate nella ricerca di unabadante e orientate nella comprensione del complesso quadro normativo in materia dicontrattualistica, nello specifico del lavoro di cura domiciliare.

Tab. 7.1 – Assistenti familiari beneficiari del Progetto Isla per sesso. Periodo 1/10/2012 – 30/09/2013

Sesso V.a. %Donne 220 92,4Uomini 18 7,6Totale 238 100,0

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

60 I dati si riferiscono alle effettive assunzioni estratte dalla Banca Dati Sintesi incrociando i Codici Fiscali degliassistenti familiari beneficiari delle doti con le comunicazioni obbligatorie di assunzione. Dal 1° gennaio 2012 al 30settembre 2013 le assunzioni totali sono state 242.

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 7. Valutazione del Progetto ISLA

75

Tab. 7.2 – Assistenti familiari beneficiari del Progetto Isla per provenienza. Periodo 1/10/2012 – 30/09/2013

Nazionalità V.a. %Comunitari 84 35,3Extra-comunitari 154 64,7Totale 238 100,0

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 7.3 – Assistenti familiari beneficiari del Progetto Isla per provenienza e sesso (V.a.)Periodo 1/10/2012 – 30/09/2013

Nazionalità Donne Uomini TotaleComunitari 77 7 84Extra-comunitari 143 11 154Totale 220 18 238

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 7.4 – Assistenti familiari beneficiari del Progetto Isla e assunti per provenienza e sesso (V.a.)Periodo 1/10/2012 – 30/09/2013

Nazionalità Donne Uomini TotaleComunitari 27 3 30Extra-comunitari 55 6 61Totale 82 9 91

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 7.5 – Rapporto tra beneficiari e assunti, per provenienza e sesso (%). Periodo 1/10/2012 – 30/09/2013

Nazionalità Donne Uomini TotaleComunitari 35,1 42,9 35,7Extra-comunitari 38,5 54,5 39,6Totale 37,3 50,0 38,2

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Se i numeri ci dicono quante assistenti familiari e quanti nuclei familiari sono stati coinvolti nelprogetto e quale impatto si è ottenuto con questo intervento, le interviste agli operatori sonostate utili per entrare nel merito degli aspetti organizzativi ed ottenere qualche elemento divalutazione qualitativa sugli effetti del progetto nella capacità di governance del sistema esull’efficacia delle reti dei servizi già esistenti.

Nel progetto ISLA un elemento molto apprezzato è stato proprio quello di utilizzare la rete deglisportelli e, attraverso di essi, la connessione alla rete dei servizi già esistente sui territori. Dallevalutazioni espresse dagli operatori intervistati questo rappresenta il vero punto di forza perrilevare i bisogni ed orientare le richieste. Una rete pubblico/privata che poggia in gran parte sulterzo settore e che consente una forte capillarità nella rilevazione dei bisogni.

«Penso ai ministri dell’eucaristia che si recano nelle case dei malati e che conoscono quasi tutte lepersone assistite a domicilio, una rete così capillare non ce l’ha il servizio pubblico su quel tipo ditarget…» [Referente di Ambito]

Viene valutato favorevolmente l’opportunità di poter contare su risorse economiche aggiuntivein un contesto caratterizzato ormai da tempo dalla scarsità di risorse e dal ridimensionamentodegli interventi e in qualche caso dal ritiro dei servizi, in un’ottica selettiva rispetto alle prioritàindividuate. Il limite che viene rilevato dalle interviste è che le risorse sono a termine secondoun’ottica progettuale che non garantisce continuità. La continuità viene ricercata passando da un

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 7. Valutazione del Progetto ISLA

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finanziamento ad un altro, da un progetto ad un altro alimentando fondamentalmente lo stessoservizio.

«Anche nell’Ambito del progetto ISLA la modalità di agire nel servizio non è cambiata, nel fare bilancidi competenze nel definire profili, erano tutte cose che come SAF già facevamo.» [OperatoreSportello]

Viene altresì evidenziato che il percorso attivato è stato costruito sul modello dotaleconsiderato poco flessibile, molto segmentato e disegnato su un pacchetto di azioni standard chenon è in grado di cogliere la complessità del bisogno.

D’altra parte si riconosce che lo strumento della dote ha segmentato meglio le attivitàimponendo un certa riorganizzazione dello sportello che ha lasciato traccia anche a progettoconcluso.

La suddivisione delle doti lavoro per Ambito Territoriale seppur necessaria non ha favorito unvero interscambio tra gli sportelli, non vi è stata nessuna contaminazione e ognuno ha indirizzatola domanda prevalentemente sulle assistenti familiari del proprio Ambito Territoriale.

«Le identità dei cinque sportelli come erano prima del progetto lo sono ancora tuttora, non c’è stataun’operazione di contaminazione.» [Referente di Ambito]

Con il progetto ISLA si è costruita una rete informatizzata su base provinciale, ma di fatto ledisponibilità di assistenti familiari di un Ambito sono rimaste “stanziali”, nel senso che non vi èstata circolazione tra i diversi territori se non in misura molto limitata.

Si ha la percezione di un doppio binario: sul primo binario continuano a circolare le informazionigià disponibili sulle vecchie banche dati gestite dagli sportelli badanti, mentre sul secondo binariovengono messe in circolazione le informazioni ottenuto con le doti lavoro del progetto ISLA. I duebinari sono nella maggioranza dei casi esattamente sovrapponibili. Esemplificando, la badante giàinserita negli elenchi del SAF viene inserita con lo strumento della dote ISLA nel circuito provincialedei CPI. Ciò ha consentito agli sportelli di continuare come prima a gestire l’incontro tra le richiestedelle famiglie e l’offerta di assistenti familiari senza passare necessariamente dalla rete AFOL.

«Chi delle badanti registrate ha fatto il percorso ISLA qui da noi è favorita perché la conosciamomeglio. Le ragazze le ho viste per ore quindi se il profilo è idoneo è naturale privilegiarle. Con labanca dati ISLA la famiglia tuttavia può contattare direttamente la badante anche fuori dai comunidell’Ambito.» [Operatore Sportello]

Si dice spesso che occorre presidiare meglio la “fidelizzazione” del cliente, cioè della famiglia; siè rischiato invece di spersonalizzare l’intervento rimandando la famiglia ai CPI: la famiglia vieneintercettata dallo sportello, ma poi affidata ad un’altra struttura che ha il compito di portare abuon fine il matching, l’incontro della domanda con l’offerta di lavoro delle assistenti familiari.

«Questo sistema ha creato difficoltà alle famiglie le quali ci hanno detto: “vogliamo essere seguitiqui, perché ci state mandando in un’altra struttura.”» [Operatore Sportello]

Da ciò che hanno riferito gli operatori, le famiglie vogliono essere accompagnate fino in fondodallo sportello e non gradiscono il dirottamento ai CPI. Per questo motivo gli sportelli in molti casifiniscono per fare quello che hanno sempre fatto e cioè continuano a seguire la famiglia nel suopercorso.

Occorrerà quindi in futuro migliorare il passaggio dallo sportello badanti alla rete degli sportelliAFOL. In particolare viene segnalato come poco fluido il rapporto con i CPI. Nel caso la famiglia sirivolga allo sportello, la selezione delle candidate viene fatta sulla base delle esigenze espressedalla famiglia e la richiesta viene inviata al CPI in base ai profili sintetici che restano anonimi. Il CPIinvia il curriculum completo e la famiglia può completare il suo percorso con il matching.

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«Se alla famiglia presento delle candidate del nostro Ambito è inutile che la rinvii al CPI perrichiedere il curriculum completo, si allungano i tempi; sarebbe meglio gestire il matching subito allosportello e segnalarlo al CPI.» [Operatore Sportello]

Infine, la continuità viene posta dagli intervistati come elemento essenziale per dare efficaciaagli interventi che hanno bisogno di essere riconosciuti, di essere apprezzati nel tempo dallefamiglie e dalla rete dei servizi. Il progetto ISLA risente di tutti i limiti della natura progettualedell’iniziativa.

«Il progetto ISLA risente di tutti i limiti delle attività a progetto, ma come sempre poi ci si chiede:andrà avanti?» [Operatore Sportello]

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 8. Le doti formazione assegnate da Regione Lombardia

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8. LE DOTI FORMAZIONE ASSEGNATE DA REGIONE LOMBARDIA

Nel presente paragrafo verranno analizzate le caratteristiche dei destinatari delle DotiFormazione – Assistenti Familiari finanziate dalla Regione Lombardia, assegnate nella Provincia diMonza e della Brianza.

Le Doti Formazione si concretizzano nella frequentazione di percorsi formativi per “Assistentifamiliari”, aventi l’obiettivo di rafforzare le competenze nel lavoro di cura.

Possono accedere ai percorsi formativi i cittadini comunitari ed extracomunitari regolarmentepresenti sul territorio italiano, residenti o domiciliati in Lombardia che, all’atto della presentazionedella domanda, abbiamo compiuto la maggiore età e abbiano superato un colloquio diorientamento e di attitudine con l’operatore erogatore del corso. Per i cittadini stranieri è inoltrerichiesta la conoscenza di base della lingua italiana che consenta la relazione sociale e il possessodi regolare permesso di soggiorno o di domanda di rinnovo61.

Nel 2012, in Provincia di Monza e della Brianza sono state prenotate 246 doti formazione, diqueste 232 sono state assegnate e il percorso formativo portato a termine, mentre per le restanti14 il destinatario vi ha rinunciato (Tab. 8.1).

La maggioranza dei destinatari sono donne (205 casi, pari all’83% dei destinatari), ma si segnalala presenza di un non esiguo numero di uomini (41) (Tab. 8.2). I destinatari si collocanoprincipalmente nella fascia di età centrale (Tab. 8.3), in particolare spiccano i giovani adulti (tra i 31e i 40 anni) che costituiscono un terzo dei fruitori. Inoltre tra i destinatari si osserva un nutritogruppo di italiani/e, pari al 44%, che conferma come quella di badante sia sempre meno unaprofessione riservata solo agli stranieri (Tab. 8.4). Infine, la Tab. 8.5 mostra gli enti di formazione chehanno gestito le Doti assegnate in Provincia di Monza e della Brianza. Della lunga lista di enti diformazione accreditati, i primi cinque hanno gestito complessivamente oltre il 60% delle doti.

Tab. 8.1 – Doti Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, per stato di attuazione . Anno 2012

Stato doti V.a. %

Assegnate 232 94,3Rinunciato 14 5,7Totale 246 100,0

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 8.2 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, per sesso. Anno 2012

Sesso V.a. %

Femmine 205 83,3Maschi 41 16,7Totale 246 100,0

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

61 Per maggiori dettagli circa i contenuti del corso e le modalità di accesso si rimanda al seguente link della RegioneLombardia:http://www.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Attivita&childpagename=DG_IFL%2FWrapperBandiLayout&cid=1213531127555&p=1213531127555&packedargs=menu-to-render%3D1213276893520&pagename=DG_IFLWrapper&rendermode=previewnoinsite

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 8. Le doti formazione assegnate da Regione Lombardia

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Tab. 8.3 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, per anno di nascita. Anno 2012

Classi di età V.a. %

Oltre 50 anni 43 17,5Tra i 41 e i 50 anni 68 27,6Tra i 31 e i 40 anni 84 34,1Tra i 21 e i 30 anni 40 16,3Fino 20 anni 11 4,5Totale 246 100,0

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 8.4 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, per nazionalità. Anno 2012

Nazionalità V.a. %

Italiana 108 43,9Straniera 138 56,1Totale 246 100,0

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 8.5 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, per Ente di Formazione. Anno 2012

Ente Formazione V.a. %

Centro di Formazione s.r.l. 40 16,3Consorzio Desio-Brianza - Azienda speciale Consortile 32 13,0AFOL Nord-Ovest Milano 27 11,0Pro.D.E.S.T. - s.c. a r.l. 27 11,0AFOL Provincia MB 25 10,2Eurocom - s.r.l. 24 9,8Fondazione Luigi Clerici 19 7,7Euroservyce Coop. sociale onlus 11 4,5Adifamily Coop. sociale onlus 9 3,7Ancitel Lombardia srl 7 2,8Apogeo - Consorzio per la comunicazione 4 1,6S.c. Formaprof s.r.l. 4 1,6Istituto europeo studi tecnologie avanzate Soc. Coop. 3 1,2Atena srl 2 0,8Risorse Italia s.r.l. 2 0,8Training Management Services s.r.l. 2 0,8A.c.l.i. Service cooperativa 1 0,4Epoché Service Integrator s.r.l. 1 0,4E-skill s.r.l. 1 0,4Formawork s.r.l. 1 0,4I.A.L. s.r.l. 1 0,4Mediadream s.r.l. 1 0,4Sirio system Coop. sociale onlus 1 0,4Studio imagines - Soc. Coop. 1 0,4Totale 246 100,0

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 8. Le doti formazione assegnate da Regione Lombardia

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Tra l’ottobre del 2012 e il settembre del 2013, è stato assunto con regolare contratto di lavoro il15,4% dei beneficiari delle doti formazione del 2012: 38 beneficiari di cui 31 donne e 7 uomini(Tab. 8.6). Quasi i due terzi degli assunti è di nazionalità straniera (Tab. 8.7); un terzo ha tra i 31 e i40 anni ed un altro terzo tra i 41 e i 50 anni (Tab. 8.8). La maggior parte delle assunzioni è avvenutatra gli iscritti al Centro per l’Impiego di Seregno, seguiti dagli iscritti al CPI di Monza (Tab. 8.9). Il55% dei beneficiari della dote formazione è stato assunto da una famiglia, mentre il restante 45%da una impresa privata o da una cooperativa sociale.

Tab. 8.6 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, assunti per sesso. Anno 2012/2013

Sesso V.a. %

Femmine 31 81,6Maschi 7 18,4Totale 38 100,0

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab.8.7–Destinatari doteFormazioneRegioneLombardia–Prov.MB,assunti per nazionalità.Anno2012/2013

Nazionalità V.a. %

Italiana 14 36,8Straniera 24 63,2Totale 38 100,0

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 8.8 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, assunti per età . Anno 2012/2013

Classi di età V.a. %

Oltre 50 anni 7 18,4Tra i 41 e i 50 anni 12 31,6Tra i 31 e i 40 anni 13 34,2Tra i 21 e i 30 anni 5 13,2Fino 20 anni 1 2,6Totale 38 100,0

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab. 8.9 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, assunti per CPI. Anno 2012/2013

Centro Per l’Impiego V.a. %

Seregno 13 34,2Monza 10 26,3Milano 5 13,2Vimercate 4 10,5Rho 2 5,3Altro 4 10,5Totale 38 100,0

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Tab.8.10–DestinataridoteFormazioneRegioneLombardia–Prov.MB,assuntiperdatoredilavoro.Anno2012/2013

Centro Per l’Impiego V.a. %

Famiglia 21 55,3Cooperativa/Impresa privata 17 44,7Totale 38 100,0

Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 9. Indagine campionaria

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9. INDAGINECAMPIONARIASULLEFAMIGLIEESULLEASSISTENTIFAMILIARI

In questo capitolo analizzeremo congiuntamente i risultati delle interviste effettuate alleassistenti familiari e alle famiglie degli assistiti, al fine di indagare sulle dinamiche checaratterizzano il mercato del lavoro di cura. In particolare indagheremo sul ruolo della figura dellabadante, sulle motivazioni e aspirazioni professionali, sulle specificità dell’attività di cura, sullaqualificazione professionale, sui bisogni delle famiglie, sulla regolarizzazione del rapporto di lavoroe, infine, sul ruolo svolto dai servizi per il lavoro.

9.1. Il campione intervistato

Prima di passare all’analisi di quanto emerso dalle interviste, è opportuno fornire un quadrosintetico delle caratteristiche del campione intervistato, che sarà utile per meglio calibrare leopinioni e i punti di vista espressi e per farsi un’idea, seppur non statisticamente significativa egeneralizzabile, delle specificità dei soggetti che offrono e chiedono lavoro di cura in Provincia diMonza e della Brianza. Sulla base degli elenchi forniti dalla Provincia, di coloro che hannobeneficiato del Progetto Isla, abbiamo estratto 30 assistenti familiari e 30 famiglie.

9.1.1. Identikit delle badanti intervistate

Tab. 9.1 – Età badanti

Classi di età V.a. %Tra i 30 e i 39 anni 7 23,3Tra i 40 e i 49 anni 18 60,0Più di 50 anni 5 16,7Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Le assistenti familiari intervistate sono tutte donne, ad eccezione di un uomo62, e hanno inmedia 43,7 anni (Tab. 9.1). In particolare, poco meno dei due terzi del campione ha tra i 40 e i 49anni, il 23% ha meno di quarant’anni e circa il 16% è over 50. Nel campione non sono presentigiovani sotto i 30 anni.

Per quanto riguarda il Comune di domicilio, gli ambiti Territoriali più rappresentati risultanoessere quelli di Carate e Monza, seguiti da Vimercate. Sottorappresentati invece gli ambiti diSeregno e di Desio (Tab. 9.2).

Tab. 9.2 –Ambito territoriale di domicilio delle badanti

Ambito territoriale V.a. %Carate Brianza 10 33,3Monza 8 26,6Vimercate 6 20,0Seregno 3 10,0Desio 2 6,6Non sa/non risponde 1 3,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Rispetto al Paese di provenienza, le tre nazionalità più rappresentate sono l’Ecuador, laMoldavia e il Perù, seguite dalle italiane (Tab. 9.3). Il gruppo più consistente di intervistate

62 Per questo nel rapporto ci riferiamo ai nostri intervistati declinando i termini al femminile.

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 9. Indagine campionaria

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proviene quindi dall’America Latina (metà del campione), minore la rappresentanza dell’Europadell’Est (26% circa) e delle africane 13,3%; assenti invece quelle di origine asiatica (Tab. 9.4).

Tab. 9.3 – Paese di origine assistenti familiari

Paese di origine V.a.Ecuador 5Moldavia 5Perù 5Italia 3Bolivia 2Marocco 2Ucraina 2Costa d'Avorio 1Cuba 1Nigeria 1Porto Rico 1Repubblica Domenicana 1Romania 1Totale 30

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.4 – Area geografica di provenienza

Area geografica V.a. %America Centro-Sud 15 50,0Europa Est 8 26,7Africa 4 13,3Italia 3 10,0Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Per quanto riguarda lo stato di convivenza, più di un terzo delle intervistate dichiara di viverecon il partner e/o con i figli, mentre poco più di un quarto vive presso il domicilio dell’assistito(Tab. 9.5). Significativa anche la quota di assistenti familiari (30%) che vive da sola. La quota dicoabitazione con gli anziani si è ridotta notevolmente in questi anni.

Tab. 9.5 – Stato di convivenza

Con chi vive V.a. %Con il partner e/o con i figli 11 36,6Sola 9 30,0Presso il domicilio dell'assistito 8 26,6Altro 2 6,6Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

La presenza dei familiari in Italia è probabilmente legata anche al lungo radicamento che lebadanti intervistate hanno sul territorio. Dalla Tab. 9.6 infatti, è possibile osservare la longevitàdella presenza delle assistenti familiari in Italia: mediamente risiedono nel nostro Paese da 11anni. In particolare, oltre la metà del campione vi soggiorna da oltre 10 anni, e la restante metà dacomunque più di 5 anni. Solamente una badante è presente da meno di tre anni. Si tratta dunque

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 9. Indagine campionaria

83

di immigrate di lungo corso, che non si trovano più nella fase di inserimento, ma che hannoconsolidato percorsi di integrazione nel nostro Paese.

Tab. 9.6 – Presenza in Italia

Da quanto tempo è in Italia: V.a. %Meno di 5 anni 1 3,7Da 5 a 10 anni 12 44,4Più di 10 anni 14 51,9Totale 27 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Al momento dell’intervista63, 14 intervistate risultavano occupate come assistenti familiari,mentre le restanti 16, in seguito alla cessazione del precedente contratto64, risultano alla ricerca diun lavoro (Tab. 9.7). Tra le occupate, la metà di esse ha trovato lavoro da poco tempo e prestaservizio presso l’attuale famiglia da meno di cinque mesi. Le restanti si dividono tra coloro chehanno un contratto da 5-10 mesi e coloro che sfiorano o superano l’anno di attività presso lastessa famiglia (Tab. 9.8).

Infine, i destinatari del lavoro di cura sono quasi esclusivamente anziani: nel 90% dei casi infatti,la badante assiste persone anziane, mentre solo poco più del 13% assiste persone con disabilità(Tab. 9.9).

Tab. 9.7 – Condizione lavorativa

Condizione lavorativa V.a. %Lavora 16 53,0Non lavora 14 47,0Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.8 – Numero di mesi lavorati presso l’attuale/ultima famiglia

N. Mesi V.a. %Meno di 5 mesi 8 50,05-10 mesi 4 25,0Più di 10 mesi 4 25,0Totale 16 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.9 – Destinatari del lavoro di cura

Per chi svolge il lavoro di badante V.a. %Anziani 25 83,3Persone con disabilità 2 6,7Entrambi 2 6,7Non sa/non risponde 1 3,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

63 Tra settembre e ottobre 2013.64 Tutte le badanti presenti del database fornitoci avevano un contratto di lavoro regolarmente depositato in qualità diassistenti domiciliari. Al momento dell’intervista però la condizione di occupata era venuta meno.

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 9. Indagine campionaria

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9.1.2. Identikit delle famiglie intervistate

Tab. 9.10 – Intervistati per sesso

Sesso V.a. %Maschio 17 56,7Femmina 13 43,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.11 – Intervistati per età

Classi di età V.a. %Fino a 50 anni 7 23,3Tra i 51 e i 60 anni 10 33,3Oltre i 60 anni 13 43,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Sul versante delle famiglie osserviamo che i rispondenti all’intervista sono prevalentementeuomini – 56,7% dei casi – e hanno in media 61,2 anni (l’età varia tra i 41 e gli 89 anni). Nellospecifico, ha più di 60 anni il 43% del campione, mentre un terzo ha tra i 51 e i 60 anni (Tab. 9.10 eTab. 9.11). Si tratta, per oltre il 53% dei casi, del/la figlio/a della persona assistita, per il 17% delpartner e nel restante dei casi di altri parenti. Nella quasi totalità dei casi inoltre, chi ha rispostoall’intervista corrisponde all’effettivo caregiver, ovvero alla persona di riferimento chegeneralmente si occupa dei bisogni del soggetto fragile (Tab. 9.12 e Tab. 9.13).

Tab. 9.12 – Intervistati per grado di parentela con l’assistito

Parentela V.a. %Figlio/a dell'assistito 16 53,3Partner dell'assistito 5 16,7Cognato/genero dell'assistito 3 10,0Fratello/sorella dell'assistito 1 3,3Altro parente 2 6,7Altro soggetto 3 10,0Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.13 – Intervistati per care-giver di riferimento dell’assistito

Chi si occupa dei bisogni dell’assistito? V.a. %

Figlio dell'assistito 16 53,3Il coniuge dell'assistito 5 16,7Altro parente 4 13,3La badante 2 6,7Altro soggetto 3 10,0Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Per quanto riguarda il domicilio dell’assistito, gli ambiti Territoriali più rappresentati risultanoquelli di Carate, Monza e Vimercate. Sottorappresentati invece gli ambiti di Seregno e Desio (Tab.9.14).

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Tab. 9.14 – Famiglie per Ambito territoriale di domicilio dell’assistito

Ambito territoriale V.a. %Carate Brianza 9 30,0Monza 8 26,7Vimercate 6 20,0Desio 4 13,3Seregno 2 6,7Milano 1 3,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Rispetto al Paese di Provenienza della badante assunta, le tre nazionalità prevalenti sonoEcuador, Moldavia e Ucraina, seguite da Marocco e Perù (Tab. 9.15); il gruppo più consistente diassunte proviene dall’Est Europa (43%), seguito dalle sudamericane (37%), residuale il numerodelle africane (13%) e del tutto assenti invece lavoratrici assunte di origine asiatica e dell’EuropaOccidentale, eccezion fatta per due italiane (Tab. 9.16).

Tab. 9.15 – Famiglie per Paese di origine della badante assunta

Paese di origine V.a.Ecuador 5Moldavia 5Ucraina 4Marocco 3Perù 3Italia 2Romania 2Santo Domingo 2Albania 1Bulgaria 1Colombia 1Madagascar 1Totale 30

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.16 – Famiglie per area di provenienza badante assunta

Area di provenienza V.a. %Europa Est 13 43,3America Centro-Sud 11 36,7Africa 4 13,3Italia 2 6,7Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Relativamente al tipo di convivenza, osserviamo come la metà degli anziani del campioneconvive con l’assistente familiare, in 6 vivono con il coniuge e in 5 con il figlio e/o la sua famiglia;solamente 3 anziani vivono da soli (Tab. 9.17).

Le famiglie intervistate hanno inoltre una badante alle proprie dipendenze mediamente da 7mesi; nello specifico circa la metà delle badanti lavora per la famiglia intervistata da 5-10 mesi, unterzo da meno di 5 mesi e solamente 4 da quasi un anno. Si tratta dunque di rapporti di lavoro

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leggermente più lunghi rispetto a quelli registrati nelle interviste con le assistenti familiari (Tab.9.8).

Tab. 9.17 – Famiglie per tipologia di convivenza dell’assistito

Con chi vive l’assistito V.a. %Con la badante 15 50,0Con il coniuge 6 20,0Con il/la figlio/a e/o la sua famiglia 5 16,7Solo/a 3 10,0Altro65 1 3,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.18 – Famiglie per numero di mesi di lavoro prestasti dall’attuale/ultima badante

N. Mesi V.a. %Da meno di 5 mesi 10 33,3Da 5 a 10 mesi 16 53,3Da più di 10 mesi 4 13,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

9.2. Percorsi lavorativi e dinamiche motivazionali

Cercheremo ora di analizzare i percorsi di accesso al mercato del lavoro e le motivazioni cheorientano le badanti intervistate nella ricerca di un’occupazione nell’ambito del lavoro di cura.

Innanzitutto, osserviamo che la presenza nel settore del lavoro di cura domiciliare è abbastanzaconsolidata: le intervistate vantano mediamente 7 anni di esperienza alle spalle. In particolare ilcampione è quasi equamente ripartito tra coloro che svolgono l’attività da meno di 5 anni, coloroche la svolgono da 5-10 anni e coloro che vantano un’esperienza più che decennale.

Confrontando il tempo medio di presenza in Italia con gli anni di attività, notiamo uno scarto dicirca 3 anni. Nello specifico, si osserva che 16 intervistate su 2666 si sono fin da subito occupate diassistenza domiciliare: il loro arrivo in Italia coincide infatti con l’inizio di esperienze occupazionalinel settore di cura. Sembrerebbe dunque che siano arrivate in Italia con l’intenzione diintraprendere quel percorso lavorativo.

Tab. 9.19 – Badanti per anni dedicati al lavoro di cura

N. di anni V.a. %Da meno di 5 anni 9 30,0Da 5-10 anni 11 36,6Oltre i 10 anni 8 26,6Non sa/Non risponde 2 6,6Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Indagando le scelte che spingono ad intraprendere questo tipo di professione, si nota come lamaggioranza delle badanti intervistate sia fortemente motivata: “mi piace lavorare con gli anziani”

65 Si tratta di un anziano attualmente ricoverato in RSA in seguito all’aggravamento delle condizioni di salute.66 3 intervistate sono Italiane, per cui il confronto non è effettuabile ed 1 non ha dichiarato gli anni di attività in quantonon in grado di stimarli.

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raccoglie il 60% delle risposte delle intervistate. La professione sembrerebbe dunque una sceltavolontaria e consapevole, dettata dalla loro preferenza per questo tipo di lavoro. Nel restante 40%dei casi invece, la decisione di svolgere questo lavoro sembrerebbe essere invece una necessità,indotta da motivi contingenti. In particolare, le motivazioni addotte sono riconducibili alla“debolezza contrattuale” sul mercato del lavoro: 9 intervistate dichiarano infatti di non aver avutoalternative tra cui scegliere (“non ho trovato altro”), mentre le restanti 3 ammettono che “è unlavoro molto facile da trovare” (Tab. 9.20).

Andando poi ad indagare sulle ambizioni e sui progetti futuri, l’attività di assistenza familiarenon sembra essere comunque provvisoria e transitoria, ma al contrario “definitiva” e conprospettive di lungo periodo. Quasi l’unanimità delle intervistate (90%) esprime infatti la volontàdi proseguire anche in futuro in questo settore (Tab. 9.21). Anche per coloro che sono menomotivate registriamo la volontà di continuare ad operare in questo ambito. Le poche che hannoespresso la volontà di non continuare, sono accomunate dal fatto di aver già intrapreso percorsi diformazione o di vita inconciliabili con l’attività di assistente domiciliare67.

Tab. 9.20 – Badanti per motivazione per cui svolgono tale lavoro

Come mai ha scelto di svolgere il lavoro di badante? V.a. %

Mi piace lavorare con gli anziani 18 60,0Non ho trovato altro 9 30,0È un lavoro molto facile da trovare 3 10,0Totale 30 100

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.21 – Badanti per intenzione a continuare questo lavoro

Ha intenzione di lavorare anche in futurocome badante?

V.a. %

Sì 27 90,0No 3 10,0Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.22 – Badanti per motivazioni per cui svolgeranno tale lavoro anche in futuro

Se sì, perché? V.a. %Perché mi piace questo lavoro 16 59,3Perché è difficile trovare altri lavori 9 33,3Altro 2 7,4Totale 27 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

9.3. La qualità attesa nel rapporto di lavoro

Al di là delle aspirazioni e delle motivazioni personali, è importante considerare il climafamiliare all’interno del quale si sviluppa la relazione tra badante e assistito e capire dunque da unlato, il livello di soddisfazione e di gratificazione che le assistenti familiari manifestano per il

67 In particolare le motivazioni addotte sono:-“Ho una casa in affitto e il lavoro di badante mi porterebbe a vivere fuori casa”;- “Sto studiando per diventare medico”;- “Voglio intraprendere un percorso di studi per svolgere il lavoro per cui ho studiato al mio Paese [settoreturistico]”.

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proprio lavoro e dall’altro, la soddisfazione e la valutazione espresse dalle famiglie sul lavoro esulla preparazione delle assistenti familiari.

Dal punto di vista delle assistenti familiari (Graf. 9.1), per tutti gli aspetti che caratterizzano ilrapporto di lavoro, le intervistate esprimono un buon livello di soddisfazione: la percentuale di“molto” o “abbastanza soddisfatta” supera quasi sempre il 75%. In particolare, percentuali digradimento più elevate sono riscontrabili per gli aspetti legati alla sfera relazionale dell’attività dicura (“Relazione con l’assistito”, “Relazione con la famiglia dell’assistito”). Zone critiche, seppurcontenute, sono invece ravvisabili negli aspetti legati alle condizioni contrattuali: orario di lavoro(20% “poco” o “per nulla soddisfatte”) e soprattutto nel trattamento economico (33% diinsoddisfatte). Nello specifico, relativamente alle intervistate che mostrano poca e nullasoddisfazione rispetto al loro orario di lavoro, si osserva che sono tutte lavoratrici part-time concontratti inferiori alle 24 ore settimanali; la loro insoddisfazione non è quindi dovuta ad orari dilavoro troppo lunghi, ma al contrario ad un volume di ore settimanali considerato insufficiente perle loro esigenze economiche (il loro stipendio si attesta tra i 200,00 € e i 500,00 € al mese).

Graf. 9.1– Badanti per livello di soddisfazione nel rapporto di lavoro

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Passando al giudizio delle famiglie, registriamo una percentuale di intervistate“molto/abbastanza soddisfatta” che sfiora o supera quasi sempre l’80% in tutti gli aspetti (Graf.9.2). L’aspetto che raccoglie il livello di soddisfazione più elevato, è la relazione instauratasi traassistente familiare e famiglia dell’assistito (100% di “molto/abbastanza soddisfatta”); seguono lacompetenza e la formazione professionale e la continuità nel lavoro. Qualche criticità, seppurmolto contenuta, si registra nella qualità della pulizia e della cura della casa. Infine, l’area grigiaosservabile nel grafico in corrispondenza della cura dell’igiene personale dell’anziano è dovuta alfatto che in sette casi la badante assunta non si occupa di tale mansione e le famiglie non sonodunque in grado di esprimere un giudizio in merito.

Effettuando un confronto tra le risposte delle assistenti familiari e quelle delle famiglie sullastessa batteria di domande, fermo restando i giudizi positivi espressi da entrambe le parti,sembrerebbe emergere un livello di soddisfazione leggermente più elevato per le famiglie. Questoè certamente spiegabile dal fatto che sono le famiglie a scegliere l’assistente familiare più adatta arispondere alle proprie esigenze e ai bisogni dell’anziano, e non il contrario; alle badanti è quindirichiesta una maggiore flessibilità nell’adattarsi.

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0% 25% 50% 75% 100%

Relazione con l'assistito

Relazione con la famigliadell'assistito

Orario di lavoro

Trattamento economico

Ferie/festività

Molto Abbas ta nza Poco Per nul la Nonsa /non risponde

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Graf. 9.2 – Famiglie per livello di soddisfazione nel rapporto di lavoro

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Ma quali sono gli aspetti più rilevanti che guidano una famiglia nella scelta dell’assistentefamiliare68? I tre aspetti più citati dagli intervistati risultano essere, in ordine, la presenza direferenze, il livello di conoscenza della lingua italiana e la presenza di esperienze pregresse (Tab.9.23). Di minor importanza gli atri aspetti. Dunque, più che sulla valutazione di titoli e qualificheprofessionali formali, le famiglie tengono fortemente in considerazione l’esperienza maturata e lebuone referenze di chi ha già avuto rapporti lavorativi precedenti con la candidata. Trattandosi poidi una professione delicata, ad alto contenuto relazionale, è comprensibile come per le famiglie siadi fondamentale importanza la conoscenza della lingua italiana.

Tab. 9.23 – Famiglie per aspetti più importanti nella scelta della badante

Criteri di selezionePrimo aspetto

(v.a.)Secondo aspetto

(v.a.)Uno dei due aspetti

(%)

Referenze 9 4 43,3Livello di conoscenza della lingua italiana 9 3 40,0Esperienze precedenti 7 4 36,7Professionalità - 5 16,7Caratteristiche anagrafiche 1 3 13,3Carattere - 4 13,3Prima impressione 2 1 10,0Costo 1 1 6,7Flessibilità oraria - 2 6,7La presenza della famiglia in Italia - - -Altro 1 1 6,7Totale 30 28

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

68 Agli intervistati è stato chiesto di indicare, in ordine di importanza, il primo e il secondo aspetto più importante almomento di selezionare un’assistente familiare.

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0% 25% 50% 75% 100%

Relazione con l'assitito

Relazione con la famiglia

Continuità nel lavoro

Competenze e formazione

Qualità della pulizia e della curadella casa

Cura dell'igiene personaledell'anziano

Molto Abbastanza Poco Per nulla Non sa/Non risponde

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9.4. Processi formativi e competenze professionali

Consideriamo adesso la formazione professionale delle badanti e i fabbisogni formativinell’ambito del lavoro di cura. L’obiettivo è quello di capire se e quanto le assistenti familiari e lefamiglie avvertono la presenza di carenze professionali che sarebbe opportuno colmare per potersvolgere in modo adeguato il lavoro di cura e in quali aspetti si manifestano le maggiori criticità.

Innanzitutto, dalle interviste effettuate rileviamo una scarsa qualificazione professionale. Dueassistenti familiari su tre dichiarano infatti di non aver mai frequentato alcun corso nell’area socio-assistenziale; solo 11 intervistate su 30 invece, hanno frequentato corsi inerenti alla professione(due dichiarano di aver frequentato più corsi) (Tab. 9.24). Nello specifico, 4 hanno frequentato uncorso per assistenti familiari finanziato dalla Regione Lombardia (di cui 3 di nazionalità italiana), 4un corso A.S.A., 3 un corso O.S.S. e 2 corsi per assistenti familiari promossi da altri enti (Tab. 9.25).

Tab. 9.24 – Badanti intervistate per numero di corsi frequentati

N. di corsi V.a. %Ha frequentato solo un corso 9 30,0Ha frequentato due o più corsi 2 6,7Non ha frequentato nessun corso 19 63,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.25 – Badanti intervistate per tipo di corso socio-assistenziale frequentato in Italia

Tipo di corso V.a. %Corso per assistenti familiari finanziati dalla RegioneLombardia presso un ente accreditato

4 13,3

Corso A.s.a. 4 13,3Corso O.s.s. 3 10,0Corso per assistenti familiari non promossi dalla RegioneLombardia

2 6,7

Corso per infermieri - -

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Relativamente al corso finanziato dalla Regione, il giudizio espresso dalle assistenti familiariintervistate che lo hanno frequentato è sostanzialmente buono.

Anche le risposte date dalle famiglie sembrano ricalcare la situazione vista fin ora: un terzodelle famiglie afferma infatti che la badante assunta alle proprie dipendenze al momentodell’intervista non ha frequentato alcun corso di formazione ad hoc; a questi bisogna aggiungere 8famiglie che non sanno nulla di eventuali attestati o qualifiche professionali (Tab. 9.26). Ciòsembrerebbe confermare quanto già visto in precedenza: ovvero che il possesso di diplomi e dititoli professionali non costituisce un requisito fondamentale nella selezione della badante.

Tab. 9.26 – Famiglie per badanti assunte che hanno frequentato corsi di formazione

La sua badante ha frequentato un corsodi formazione per assistenti familiari?

V.a. %

Sì 11 36,7No 11 36,7Non so 8 26,7Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

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Inoltre, solamente due famiglie su undici affermano di notare una maggior preparazione dellabadante che ha frequentato il corso di formazione rispetto a quelle precedenti che non avevanofrequentato alcun corso; 3 famiglie affermano invece di non notare differenze nel livello dipreparazione e 6 affermano di non poter effettuare confronti perché sono alla prima esperienzalavorativa con un’assistente familiare (Tab. 9.27).

Tab. 9.27 – Famiglie per differenze riscontrate tra badanti in possesso di qualifiche e non

Notadelledifferenzetra l’attualebadantee leprecedentichenonavevano seguito corsidi formazione?

V.a. %

Non noto alcuna differenza 3 27,3Trovo l'attuale badante molto più preparata 2 18,2Non posso effettuare confronti 6 54,5Totale 11 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Al di là degli attestati professionali che formalizzano il livello di competenze, è importantecapire quanto le assistenti familiari si sentano adeguate e preparate nello svolgimento delle loromansioni, e quanto le famiglie percepiscono la presenza di carenze formative. Sono state cosìindividuate sette macro-aree per capire in quali di queste le badanti avrebbero bisogno dirafforzare le proprie competenze. La stessa batteria di domande è stata proposta sia alle assistentifamiliari che alle famiglie intervistate. È stato quindi creato un indice, con valori da 0 a 7, checonsentisse di misurare il livello di fabbisogno formativo.

Le assistenti familiari intervistate rilevano mediamente solo 1 aspetto su 7 in cui si sentonoparticolarmente carenti (Tab. 9.28). Nello specifico il 60% delle intervistate mostra di non averalcun fabbisogno formativo (non indicano infatti nessun aspetto sul quale necessiterebbero di unamaggior formazione), mentre il restante 40% dichiara di avere una o più carenze professionali.

L’area in cui manifestano maggiori criticità è quella relativa alla gestione delle emergenze(cadute, svenimenti, ecc.): una badante su 3 dichiara di aver bisogno di una maggiore formazione ariguardo. Le altre aree in cui sono emerse problematicità sono quelle relative alla sfera sanitaria,ovvero alla gestione di piccoli interventi infermieristici e alla conoscenza della patologiadell’assistito, e alla sfera psicologica-relazionale (supporto psicologico, animazione dell’anziano,relazione con l’anziano e la sua famiglia). Nessuna badante invece esprime difficoltà nella sferaassistenziale, ovvero nell’alimentazione dell’anziano (dieta, come preparare e somministrare icibi), nella cura dell’igiene personale dell’assistito e nella sfera domestica (gestione della casa,spesa, pulizie ecc.) (Tab. 9.29).

Tab. 9.28 – Indicedifabbisognoformativo:badantichenecessitanodiformazionepernumerodiaspettideficitari

Risposte badanti Risposte famiglieN. di aspetti

V.a. % V.a. %0 18 60,0 18 60,01 3 10,0 4 13,32 2 6,7 4 13,33 6 20,0 3 10,04 1 3,3 1 3,3Totale 30 100,0 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

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Tab. 9.29 – Badanti per aspetto del lavoro di cura in cui necessitano di una maggiore formazione

Risposte badanti Risposte famiglieAspetti del lavoro di cura

V.a. % V.a. %Gestione emergenze 10 33,3 3 10,0

Piccoli interventi infermieristici 7 23,3 5 16,7

Malattia dell'anziano 6 20,0 7 23,3

Sfera psicologica-relazionale 5 16,7 4 13,3

Alimentazione dell'anziano 1 3,3 3 10,0

Igiene personale dell'anziano - - - -

Gestione della casa - - 3 10,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Dal lato delle famiglie, il 60% dichiara di non notare alcuna carenza nella formazioneprofessionale della propria badante, mentre il restante 40% nota da 1 a 4 aspetti deficitari (Tab.9.28). L’aspetto sul quale le famiglie lamentano maggiori lacune è quello relativo alla malattiadell’anziano e alle modalità di cura (indicato da 7 intervistati su 10) (Tab. 9.29). In generale lepercezioni delle famiglie e quelle delle assistenti familiari sembrerebbero corrispondere. Inoltre, lapresenza di qualifiche o di attestati professionali non sembra essere direttamente correlata allivello di competenze percepite come carenti.

L’unica divergenza di valutazione tra famiglie e badanti riguarda il fabbisogno di formazionenell’area giuridica. Infatti, mentre secondo la percezione delle famiglie, nessuna tra le badantiassunte mostra carenze in merito ai contratti di lavoro e ai servizi di tutela, tra le badanti una sutre manifesta la necessità di avere maggiori informazioni a riguardo (Tab. 9.30).

Tab. 9.30 – Necessità di formazione della badante nell’area giuridica

Intervistati Sì NoNon sa/

Non RispondeTotale

Risposte badanti 10 20 - 30Risposte famiglie - 29 1 30

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

9.5. Accesso ai Servizi del lavoro e agli sportelli

Per quanto riguarda i percorsi di accesso al mercato del lavoro di cura, il canale prevalente èquello informale sia per il lato della domanda sia per il lato dell’offerta.

Per quanto riguarda le assistenti familiari, hanno trovato l’ultimo lavoro tramite canali informali(passaparola o privato sociale) 2 intervistati su 3. Nello specifico, quasi la metà delle intervistateafferma di averlo trovato grazie al passaparola di amici o conoscenti. Il secondo canale citato daquasi un’intervistata su 3, è rappresentato dallo Sportello Assistenti Familiari. Nonostante dunquetutte le intervistate risultino iscritte ai Saf, nel complesso per 18 intervistate su 30, il canaleinformale sembra si sia mostrato più efficace nella ricerca del lavoro.

Ancora più marcato il ricorso ai canali informali da parte delle famiglie: la quasi totalità di esseha trovato l’attuale assistente familiare grazie al “tam tam” e al passaparola di amici, conoscenti,parenti (50%) o grazie ad associazioni del privato sociale (33%). Soltanto tre famiglie intervistatehanno risolto la propria ricerca grazie ai SAF (Tab. 9.31). Inoltre, solamente 6 tra le 30 famiglieintervistate affermano di conoscere e di essersi rivolte almeno una volta agli sportelli SAF (Tab.9.32).

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Tab. 9.31 – Badanti e famiglie per canale attraverso il quale si è trovato l’attuale (ultimo)lavoro/assistente familiare

Offerta di lavoro di cura(Badanti)

Domanda di lavoro di cura(Famiglie)Canale

V.a. % V.a. %Tramite lo sportello assistenti familiari 9 30,0 3 10,0Tramite il centro per l'impiego 1 3,3 - -

Tramite il Comune 1 3,3 - -

Tramite passaparola 14 46,6 15 50,0Tramite il privato sociale 3 10,0 10 33,3Altro 269 6,6 270 6,7Totale 30 100,0 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.32 – Famiglie per utilizzo o meno dello sportello SAF?

Si è mai rivolto allo Sportello SAF? V.a. %

Sì 6 20,0No 23 76,7Non sa/Non risponde 1 3,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Alle badanti e alle famiglie che almeno una volta si sono interfacciate con lo sportello diassistenza familiare è stato chiesto di esprimere una valutazione su alcuni aspetti del servizio.

Come mostra la Tab. 9.33, le badanti esprimono un giudizio positivo unanime per ciò checoncerne la disponibilità degli operatori, i colloqui effettuati e il livello di approfondimento delbilancio delle competenze. Qualche criticità emerge invece in riferimento alla tempestivitàdell’intervento: quasi la metà del campione esprime una valutazione poco/per nulla soddisfacente.La criticità emersa non riguarda quindi gli operatori e il loro lavoro, ma bensì i tempi di intervento.

Tab. 9.33 – Badanti per valutazione dello sportello SAF (V.a.)

Aspetti servizio Molto buono Buono Poco buonoPer nulla

buonoNon sa/Non

rispondeTotale

Tempestività dell'intervento 5 9 13 1 2 30

La disponibilità degli operatori 12 15 2 - 1 30Colloqui effettuati con glioperatori

12 16 1 - 1 30

Il livello di approfondimentodel bilancio delle competenze

8 19 2 - 1 30

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Per quanto riguarda le famiglie invece, anche se numericamente ridotte, esprimono un giudiziopositivo per tutti gli aspetti considerati. In particolare, la tempestività dell’intervento è ritenutamolto/abbastanza soddisfacente da tutte; mentre sugli altri aspetti registriamo diverse mancaterisposte.

69 Le risposte alla modalità “altro” sono state: “Ho sostituito un’amica per un mese”, “Tramite l’assistente sociale delComune”.

70 Le risposte alla modalità “altro” sono state: “Acli” e “Agenzia Privata”.

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Tab. 9.34 – Famiglie per valutazione dello sportello SAF (V.a.)

Aspetti del servizioMolto/

AbbastanzaNon sa/

Non rispondeTotale

Tempestività dell'intervento 6 - 6La disponibilità degli operatori 3 3 6Colloqui effettuati con gli operatori 4 2 6La rispondenza dei profili proposti alle sue esigenze 4 2 6Il numero di colloqui proposti 4 2 6

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Alle famiglie è stato poi chiesto di valutare quanto l’intervento dello sportello abbia supportatola ricerca e l’inserimento delle badanti (Tab. 9.35). Anche in questo caso i numeri sono troppoesigui per poter effettuare qualsiasi valutazione; appare però opportuno sottolineare che siregistrano valutazioni positive nelle fasi di matching, mentre più critica è la fase successiva, ossial’agevolazione dell’inserimento della badante e la mediazione di eventuali conflitti insorti. Occorreperò evidenziare che, come visto nel capitolo 5, paragrafo 5.4, tali compiti non rientrano tra quelliattribuiti agli sportelli, ma sono svolti in via del tutto informale e volontaria solo da alcuni di essi.

Tab. 9.35 - Quanto invece l'intervento e la mediazione dello sportello SAF:

Aspetti matchingMolto/

AbbastanzaPoco/

Per nullaNon sa/

Non rispondeTotale

Ha preso in carico la situazione della famiglia 4 2 - 6

Ha capito le esigenze della famiglia 5 1 - 6

Ha sostenuto i familiari nella fase di ricerca della badante 5 1 - 6Ha facilitato l’inserimento della badante all’interno dellafamiglia

- 3 3 6

Ha pianificato e mediato gli eventuali conflitti insorti - 1 5 6

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

L’assistenza domiciliare privata è, come visto, una tra le diverse soluzioni al bisogno diassistenza. Si è cercato pertanto di capire dalle famiglie intervistate se avessero valutato anchealtre soluzioni, tra cui anche il ricorso all’istituzionalizzazione della persona non autosufficiente.

Nella maggior parte dei casi l’ipotesi non è ancora stata valutata, o perché la famiglia ritiene siameglio che l’anziano venga assistito a domicilio (33%) o perché le condizioni di salute dell’assistitonon sono ancora così gravi da richiederne il ricovero (26%). Negli altri casi o l’anziano è in listad’attesa per essere ricoverato in futuro (3 casi) o non c’è il consenso dell’interessato (4 casi) (Tab.9.36).

Tab. 9.36 – Famiglie per intenzione di ricoverare l’assistito

Ha mai pensato alla soluzione di ricoverare l’assistito? V.a. %No, ritengo sia meglio venga assistito al suo domicilio 10 33,3No, è ancora autosufficiente e la badante è solo un aiuto 8 26,7Sì, ma l'assistito non era d'accordo 4 13,3Verrà ricoverato in futuro 3 10,0Altro 2 6,6Non sa/Non risponde 3 10,0Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 9. Indagine campionaria

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9.6. Condizioni contrattuali

L’ultima parte della rilevazione campionaria è volta ad indagare le condizioni contrattuali ed iltrattamento economico delle assistenti familiari.

Relativamente all’orario di lavoro, il campione delle badanti intervistate si divide, quasiequamente, tra coloro che lavorano per meno di 25 ore a settimana e coloro che lavorano più di 25ore. Tra queste ultime è abbastanza consistente (quasi un intervistata su 3) la quota di coloro chehanno un contratto di 54 ore settimanali. Tra coloro che lavorano meno di 25 ore a settimana, duedichiarano di essere state assunte senza regolare contratto di lavoro (Tab. 9.37). Dalle intervistesembrerebbero inoltre emergere situazioni in cui le effettive ore di lavoro sono in realtà superioririspetto a quanto stabilito nel contratto di lavoro (Tab. 9.38). Cinque intervistate dichiarano infine dinon poter disporre di ferie, malattie e permessi pagati (Tab. 9.39). Ciò farebbe pensare a situazionilavorative non correttamente regolarizzate.

Tab. 9.37 – Badanti per n. di ore di lavoro previste da contratto

Ore V.a. %Fino a 25 ore 13 43,4Da 26 a 40 ore 7 23,3Da 41 a 54 ore 10 33,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.38 – Badanti per n. di ore di lavoro effettive dichiarate

Ore effettive V.a. %Lavora effettivamente le ore previste 12 40,0Lavora qualche ora in più delle ore previste 5 16,7Più di 54 ore 13 43,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.39 – Badanti intervistate che godono di permessi, malattia e ferie

Con l’attuale contratto dilavoro lei gode di:

Sì NoNon sa/Non

rispondeTotale

Permessi pagati 24 5 1 30Malattia pagata 23 5 2 30Giorni di ferie retribuiti 23 5 2 30

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Dal lato delle famiglie invece, risultano stipulati con le badanti prevalentemente contratti conun monte ore settimanale superiore alle 25 ore (60% dei casi). Tra questi i contratti di 54 ore sonosoltanto 5 contro i 9 segnalati dalle badanti intervistate (Tab. 9.40).

Tab. 9.40 – Famiglie per n. di ore di lavoro settimanali prestate dalle proprie badanti

Ore di lavoro V.a. %Fino a 25 ore 12 40,0Da 26 a 40 ore 8 26,7Da 41 a 54 ore 6 13,3Non sa/Non risponde 4 13,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 9. Indagine campionaria

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Passando ora ad analizzare i compensi, abbiamo calcolato lo stipendio mensile medio nettodelle badanti intervistate, che risulta pari a 731,6 € (Tab. 9.41). Articolando i compensi in base alcarico di lavoro, osserviamo che lo stipendio medio fino a 30 ore la settimana è pari a 532,1 €,mentre coloro che superano tale soglia oraria guadagnano mediamente 964,4 €.

Tab. 9.41 – Badanti per stipendio mensile netto dichiarato

Classi di stipendio V.a. %Meno di 500 € 4 13,3Tra 500 € e 750 € 5 16,6Tra 750 € e 800 € 1 3,3Tra 800 € e 850 € 2 6,6Tra 850 € e 1.000 € 12 40,0Tra 1.000 € e 1.200 € 1 3,3Tra 1.200 € e 1.500 € 1 3,3Non risponde 4 13,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Se passiamo dalle risposte delle badanti alle dichiarazioni delle famiglie gli stipendi cresconoleggermente, ma probabilmente qualcuno ha dichiarato l’importo lordo anziché quello netto. Lostipendio medio mensile al netto dei contributi risulta parti a 860 € (Tab. 9.42). I contributiprevidenziali superano, nella maggior parte dei casi i 300 € a trimestre (Tab. 9.43). Il 37% dellefamiglie inoltre sostiene che la somma complessiva sostenuta per la badante sia sostenibile mache comporti grossi sacrifici. Il 40% afferma che la spesa sia sostenibile con qualche o nessunadifficoltà, anche perché con i risparmi e la pensione dell’anziano non intacca le loro entratecorrenti. Per un numero ristretto di famiglie invece la spesa non risulta sostenibile nel lungoperiodo (Tab. 9.44). Per gli adempimenti contrattualistici e fiscali le famiglie si rivolgono inprevalenza ai Caf dei sindacati (Tab. 9.45).

Tab. 9.42 – Famiglie per ammontare stipendio mensile netto corrisposto alla badante

Classi di costo V.a. %Meno di 500 € 3 10,0Tra 500 € e 750 € 5 16,7Tra 850 € e 1.000 € 12 40,0Tra 1.000 € e 1.200 € 4 13,3Oltre 1.500 € 1 3,3Non sa/Non risponde 5 16,7Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.43 – Famiglie per ammontare contributi trimestrali pagati alla badante

Classi di costo V.a. %Fino a 300 € 6 20,0Più di 300 € 15 50,0Non sa/Non risponde 9 30,0Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

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Tab. 9.44 – Famiglie per opinione sulla spesa complessiva sostenuta per la badante

Il costo complessivo sostenuto per labadante è:

V.a. %

Sostenibile con molti sacrifici 11 36,7Sostenibile con qualche sacrificio 6 20,0Sostenibile senza grosse difficoltà 6 20,0Eccessiva, non a lungo sostenibile 4 13,3Non sa/Non risponde 3 10,0Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Tab. 9.45 – Famiglie per soggetti a cui hanno chiesto aiuto per gli adempimenti contrattualistici e fiscali

A chi si è rivolto per gli adempimenticontrattualistici e fiscali?

V.a. %

Caf/Patronati Acli convenzionati 17 56,7Commercialista 5 16,7Privato sociale 4 13,3Me ne sono occupato personalmente 3 10,0Amici/conoscenti/parenti 1 3,3Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Dalla presente rilevazione sembra emergere un mercato del lavoro di cura per la maggior parteregolarizzato, ma ciò dipende probabilmente dal tipo di target consultato, ovvero badanti cheattraverso il progetto Isla sono state veicolate dalla rete dei servizi lungo binari istituzionali.Facendo riferimento alle esperienze lavorative precedenti all’attuale, circa due intervistate su tre,dichiarano di essere state assunte quasi sempre con dei regolari contratti di lavoro71; un quarto delcampione ha invece alternato periodi di regolarità a esperienze irregolari, mentre 3 intervistatedichiarano di non essere mai state, o quasi, assunte regolarmente (Tab. 9.46).

Chi ha alle spalle almeno un’esperienza lavorativa irregolare, la attribuisce all’indisponibilità deldatore di lavoro. Solo un’intervistata riconosce un interesse personale nel mantenere “in nero” ilrapporto di lavoro. Infine, in tre casi la situazione lavorativa irregolare era legata alla mancanza delpermesso di soggiorno (Tab. 9.47).

Tab. 9.46 – Badanti per frequenza di assunzione con contratto non regolare

Nelle esperienze lavorative precedenti all’attuale, è stata assunta concontratti di lavoro regolari?

V.a. %

Sì, sempre o quasi sempre 18 64,3Sì, qualche volta 7 25,0No, mai/quasi mai 3 10,7Totale 28 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

71 Nello specifico, 7 sono sempre state assunte regolarmente, mentre 11 hanno almeno un’esperienza di assenza dicontratto.

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Tab. 9.47 – Badanti per motivazione dell’assunzione non regolare

Per quale motivo è stata assunta senza contratto? V.a. %

Il datore di lavoro non era disposto a metterla in regola 6 54,5

Io preferivo non essere messa in regola 1 9,1Altro72 4 36,4Totale 11 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

Anche le famiglie sembrano per la maggior parte stigmatizzare il comportamento di chi assumeun’assistente familiare senza regolare contratto di lavoro: per 7 intervistati non è infatti uncomportamento giustificabile e per 11 la regolarizzazione è sinonimo di sicurezza sia per lafamiglia che per la badante. Soltanto 5 persone intervistate assumono un tono più tollerante versochi assume “in nero” per sostenere una spesa che appare troppo onerosa (Tab. 9.48).

Tab. 9.48 – Famiglie per opinione sui contratti non regolari

Cosa pensa di chi assume una badante senzaregolare contratto di lavoro?

V.a. %

Conviene per la sicurezza della famiglia e dellabadante

11 36,7

Non è un comportamento giustificabile 7 23,3

Si è costretti a farlo per la spesa troppo onerosa 5 16,7

Contrario, ma non giudico le scelte altrui 3 10,0È nell'interesse della badante non essereassunta

1 3,3

Altro 3 10,0

Totale 30 100,0

Fonte: Centro Studi ALSPES 2013

72 Nello specifico: 4 riconducono la mancanza di contratto alla loro presenza irregolare in Italia, mentre 1 alla brevitàdell’esperienza lavorativa (solo un paio di settimane).

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza 10. Percorsi dotali e servizi alle famiglie (AFOL)

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10. PERCORSI DOTALI E SERVIZI ALLE FAMIGLIE: IL RUOLO DELL’AFOL

In questo capitolo si riporta quanto prodotto da AFOL Monza e Brianza in merito al partenariatoprovinciale per la realizzazione di interventi in materia di servizi alla persona promosso dalProgetto PRISMA

10.1. Obiettivi del Progetto e il Partenariato

Il progetto “Prisma: Famiglie – Assistenti – Servizi” si è posto l’obiettivo di costituire sulterritorio della Brianza un partenariato provinciale per l’erogazione, in forma dotale, di servizi allapersona, valorizzando gli attori già presenti sul territorio e le “buone prassi” già messe in atto daalcune Amministrazioni Comunali.

L’aumento della popolazione anziana e delle relative attese di vita, nonché le profondemodifiche della struttura familiare, hanno reso sempre più attuale e prioritario il tema del lavorodi cura e dell’assistenza familiare.

Il progetto ha voluto facilitare il rapporto tra le famiglie, gli assistenti familiari e i servizi presentisul territorio, articolandosi in particolar modo in tre aree di attività:

• Valorizzare, consolidare e implementare la rete pubblico/privata presente sul territorio;• Qualificare l’attività di matching domanda offerta;• Sviluppare le competenze degli assistenti familiari.

Attraverso questi interventi si è inteso:• Migliorare la capacità di governance e di programmazione in materia di servizi alla persona;• Migliorare l’efficacia delle reti dei servizi già esistenti nei territori di riferimento;• Favorire l’incrocio domanda-offerta di lavoro attraverso il coinvolgimento dei Servizi per

l’Impiego, delle associazioni datoriali e del privato sociale;• Promuovere la crescita di un mercato del lavoro regolare e di qualità;• Diffondere reti di servizi per il lavoro dedicati su tutto il territorio, condividendo sistemi

informativi e gestionali per l’incontro domanda-offerta, con l’obiettivo di potenziare emigliorare il sistema di monitoraggio sul fenomeno immigrazione già operativo sulterritorio regionale.

Il progetto è stato presentato da AFOL Monza e Brianza (capofila di progetto) in partenariatocon gli ambiti territoriali di Carate Brianza, Desio, Monza, Seregno, Vimercate e gli Sportelli SAFpresenti sul territorio gestiti da: Brianza Formazione Lavoro e Sviluppo Scarl, Consorzio DesioBrianza, Consorzio Comunità Brianza, Cooperativa Sociale Monza 2000 e Associazione ProgettoLavoro Vimercate.

Gli ambiti territoriali hanno svolto un ruolo di monitoraggio sulla territorialità mentre AFOLMonza e Brianza e gli Enti gestori degli sportelli SAF, hanno in maniera sinergica contribuitoall’erogazione dei servizi rivolti agli assistenti familiari previsti dalla dote e dal servizio di supportonella ricerca di personale destinato alle famiglie.

Attraverso il progetto si sono integrati e implementati i servizi gestiti dagli Sportelli SAF e daiCentri per l’Impiego (CPI). Gli Sportelli sono stati valorizzati nel ruolo di raccolta del bisognoterritoriale specifico, sia delle famiglie sia degli assistenti familiari oltre che nella valutazione dellecompetenze dei candidati, mentre i CPI hanno potuto mettere a disposizione il proprio know howin merito alla consulenza in materia di rapporto di lavoro e alla messa in rete dell’incontrodomanda-offerta tramite il software Joshua.

Un contributo fondamentale è stato dato dai soggetti pubblico-privati (in particolar modo leorganizzazioni sindacali e i relativi sportelli) presenti sul territorio che già collaboravano a diversotitolo con i partner del presente accordo per la fornitura di servizi di informazione e consulenzaorientativa alle famiglie e agli assistenti familiari, ad integrazione e supporto delle attività previstedal progetto.

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Il loro ruolo, in ottica sinergica, è sintetizzabile nella fornitura di:• informazioni e consulenza tecnica alle famiglie e agli assistenti familiari;• servizi per la stipula e la gestione del contratto di lavoro (stipula contratto, calcolo

retribuzione e indennità varie, TFR, iscrizione INPS, INAIL, ecc.)• informazioni e servizi finalizzati all’emersione del lavoro nero

Prima dell’avvio delle attività è stato realizzato un momento formativo in ogni AmbitoTerritoriale per condividere gli strumenti di lavoro e visionare l’applicativo per la gestione delprogetto.

10.2. I percorsi dotali degli Assistenti Familiari

Il progetto ha inizialmente previsto l’erogazione di 225 doti alle quali, se ne sono aggiunte 13 aseguito dell’accertamento di risorse residue in conseguenza della mancata conclusione delpercorso da parte di alcuni assistenti familiari. Le doti sono state suddivise equamente tra i cinque“Ambiti territoriali”, presenti sul territorio della Provincia di Monza e Brianza.Il totale delle doti assegnate è risultato pari a 238 così suddivise tra i diversi Partners:

AMBITO TERRITORIALE ENTE DOTI ASSEGNATECarate Brianza Cooperativa Monza 2000 48Desio Consorzio Desio Brianza 49Monza Cooperativa Monza 2000 47

Brianza Formazione Lavoro e Sviluppo 42Seregno

Consorzio Desio Brianza 3Associazione Progetto Lavoro Vimercatese 24

VimercateConsorzio Comunità Brianza 25

TOTALE 238

I percorsi dotali sono stati destinati ad assistenti familiari cittadini comunitari edextracomunitari, regolarmente presenti sul territorio italiano, residenti o domiciliati in Provincia diMonza e Brianza che hanno superato la maggiore età e il percorso di analisi attitudinalepropedeutico alla sottoscrizione del PIP.

Gli interessati al percorso sono stati accolti presso gli “Sportelli SAF” aderenti al progetto chehanno provveduto alla presa in carico dell’utente e alla richiesta di dote, tramite il sistemainformativo Sintesi.

Il percorso dotale, della durata complessiva di 13 ore, è stato articolato come segue: colloquiodi accoglienza di primo livello, definizione del percorso, colloquio specialistico, bilancio dicompetenze e orientamento alla ricerca attiva del lavoro.

Colloquio di accoglienza (durata 1 ora)Durante il colloquio di accoglienza, l’operatore dello sportello SAF, ha presentato all’assistentefamiliare i contenuti del percorso previsto dalla dote e, a seguito della verifica amministrativa deirequisiti di ammissibilità del destinatario, ha formalizzato la richiesta di dote, terminando con lapresa in carico dell’assistente familiare e con l’elaborazione della scheda anagrafica.

Definizione del percorso (durata 1 ora)Successivo al colloquio di accoglienza, ha avuto l’obiettivo di supportare il destinatario della dote,nell’individuazione di percorsi formativi e/o lavorativi con particolare riferimento alla declinazionedei fabbisogni individuali di formazione, competenze, conoscenze e abilità.

Colloquio specialistico (durata 2 ore)Si è posto l’obiettivo di effettuare una valutazione approfondita delle caratteristiche deldestinatario e l’analisi delle esperienze lavorative per individuare gli ambiti di sviluppo esupportare lo stesso nella redazione del curriculum vitae in formato europeo.

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Bilancio di competenze (durata 6 ore)L’erogazione del servizio è stata effettuata per 3 ore presso lo Sportello SAF e per le restanti 3presso i CPI di AFOL Monza e Brianza.Durante le prime 3 ore, erogate presso lo Sportello SAF, l’assistente familiare è stato supportatonell’analisi delle esperienze formative, professionali e sociali, al fine di individuare le propriecompetenze e gli elementi valorizzabili, per progettare un piano di sviluppo professionale per ilraggiungimento di specifici obiettivi..Le successive 3 ore sono state realizzate dagli operatori dei CPI di AFOL Monza e Brianza, hannoprovveduto ad effettuare con l’utente, la rilettura dell’esito del bilancio, l’importazione dellascheda di competenze in Joshua e la compilazione della scheda di profilo professionale. Le schededegli Assistenti Familiari, sono state, inserite in una “vetrina” virtuale Joshua, accessibile tramite ilsito di AFOL Monza e Brianza agli operatori SAF, alle famiglie.

Orientamento alla ricerca attiva del lavoro (durata 3 ore)All’interno di questa azione l’assistente familiare è stato supportato con l’ausilio di strumentiinformatici e cartacei, individuati dall’operatore, nello sviluppo di tecniche di ricerca attiva dellavoro e ha potuto ricevere informazioni a supporto della comprensione della normativa vigente inmateria di contratti di lavoro.Con riferimento all’ambito territoriale di Desio l’attività si è svolta in sinergia con il Consorzio DesioBrianza, in funzione di una più ampia progettualità territoriale volta a valorizzare lo sviluppo dellepolitiche attive del lavoro a livello di Ambito.

Esiti 01/09/2012 – 30/09/2013AMBITOTERRITORIALE

ENTE DOTI APERTE DOTI CONCLUSE DOTI INTERROTTE

Carate Brianza Cooperativa Monza 2000 48 37 11

Desio Consorzio Desio Brianza 49 49 0Monza Cooperativa Monza 2000 47 43 4

Brianza Formazione Lavoro e Sviluppo 42 37 5Seregno

Consorzio Desio Brianza 3 3 0

Associazione Progetto Lavoro Vimercatese 24 21 3Vimercate

Consorzio Comunità Brianza 25 20 5

TOTALE 238 210 28

Le interruzioni del percorso sono avvenute quasi esclusivamente al termine del percorso con glioperatori degli Sportelli SAF. Nel complesso si sono registrate 23 dichiarazioni di rinuncia tacita e 5dichiarazioni di rinuncia espressa.Il totale delle ore realizzate è risultato pari a 2.935 così suddivise:

TIPOLOGIA AZIONE ORE PREVISTE ORE REALIZZAREColloquio di accoglienza di I° Livello 238 238Definizione del percorso 238 238

Colloquio specialistico 476 473

Bilancio di competenze 1.428 1.345Orientamento alla ricerca attiva del lavoro 714 631Totale 3.094 2.935

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10.3. Il servizio alle famiglie e il servizio IDO

Le famiglie sono state supportate nella ricerca di personale di assistenza e di cura e sono stateorientate nella comprensione della normativa vigente in materia di contratti di lavoro degliassistenti familiari.

Il Servizio alle famiglie è stato erogato in maniera sinergica tra gli operatori dei Centri per l’Impiegoe gli operatori degli Sportelli SAF che hanno messo a disposizione le proprie competenze aiutando lefamiglie che si sono rivolte al servizio nell’individuare soluzioni adeguate alle necessità espresse.

Il servizio d’incontro domanda/offerta di lavoro è stato gestito con il supporto della banca datiJoshua utilizzata dai Centri per l’Impiego di AFOL Monza e Brianza che ha permesso la gestione e ilmonitoraggio dell’intero processo di reclutamento.

L’implementazione dell’applicativo, ha consentito la predisposizione della ”vetrina Joshua”,consultabile on line sul sito di AFOL Monza e Brianza nella quale sono stati inseriti tutti i profilidegli assistenti familiari dotati rappresentanti l’intera offerta del territorio.

L’accesso al servizio è avvenuto:• direttamente on line sul sito di AFOL Monza Brianza• attraverso uno degli Sportelli SAF aderenti al progetto

Nel primo caso AFOL Monza e Brianza ha direttamente avviato il servizio di incontro domanda offertae ha effettuato l’incrocio informatico per l’individuazione della rosa di candidature in quanto la famiglia siè autonomamente registrata a portale e ha compilato il format per chiedere supporto nella ricerca.

Nel secondo caso l’operatore dello Sportello SAF, ha supportato la famiglia nella compilazionedel format idoneo a raccogliere i fabbisogni professionali di assistenza e cura e nel visionare la“vetrina Joshua”, tramite il sito di AFOL Monza e Brianza richiedendo ai Centri per l’Impiegocompetenti, per territorio, i profili autonomamente individuati o il supporto nella ricerca.

Le famiglie che hanno consultato la vetrina registrandosi a portale nel periodo 01/10/2012 –30/09/2013 sono pari a 102 mentre 88, dopo aver consultato la vetrina, hanno effettuato unarichiesta di supporto per la ricerca di personale di assistenza e cura:L’accesso al servizio da parte delle famiglie è avvenuto attraverso i seguenti canali:

ENTE RICHIESTECPI AFOL Cesano Maderno 3CPI AFOL Monza Brianza 3CPI AFOL Seregno 2CPI AFOL Vimercate 2Consorzio Desio Brianza 33Cooperativa Monza 2000 (Ambito Monza) 25Cooperativa Monza 2000 (Ambito Carate) 2Associazione Progetto Lavoro Vimercatese 10Consorzio Comunità Brianza 8TOTALE 88

Di seguito gli esiti del servizio incontro domanda offerta di lavoro:

Numero famiglie registrate 102Numero famiglie richiedenti 88Ricerche commissionate 88Posti di lavoro offerti 88Candidati contattati 81Contatti effettuati 145Candidati segnalati 66Segnalazioni 126Colloqui realizzati 52Idoneità 39Inserimenti 13

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10.4. Analisi degli avviamenti

Gli assistenti familiari avviati nel periodo 01/10/2012 – 30/09/2013 sono pari a 85; gliavviamenti registrati sono invece 102. La maggior parte delle assunzioni (91) si riferiscono amansioni attinenti l’assistenza e la cura mentre le restanti (11) si sono realizzate all’interno diimprese di pulizia.

Di seguito si fornisce un quadro sinottico degli avviamenti registrati con l’obiettivo dievidenziare la tipologia di datore di lavoro, la mansione e il contratto di inserimento:

FAMIGLIE 77di cui in qualità di assistenti familiari 56

di cui con contratto a tempo indeterminato con convivenza 18di cui con contratto a tempo indeterminato full-time 3di cui con contratto a tempo indeterminato part-time 29di cui con contratto a tempo determinato con convivenza 1di cui con contratto a tempo determinato part-time 5

di cui in qualità di addetti a lavori domestici 21di cui con contratto a tempo indeterminato con convivenza 1di cui con contratto a tempo indeterminato full-time 3di cui con contratto a tempo indeterminato part-time 15di cui con contratto a tempo determinato part-time 2

COOP./ CONSORZI SERV. SOCIO ASSISTENZIALI 9di cui in qualità di assistenti domiciliari 3

di cui con contratto a tempo indeterminato part-time 1di cui con contratto a tempo determinato part-time 2

di cui in qualità di operatore socio-assistenziale 3di cui con contratto a tempo determinato part-time 3

di cui in qualità addetto al trasporto 1di cui in tirocinio 1

di cui in qualità di operatore sociosanitario 2di cui con contratto a tempo determinato full-time 1di cui con contratto a tempo determinato part-time 1

RESIDENZE PER ANZIANI 5di cui in qualità di addetti all'assistenza anziani 2

di cui con contratto a tempo determinato full-time 2di cui in qualità di operatore socio-assistenziale 2

di cui con contratto a tempo determinato full-time 2di cui in qualità di ausiliari ospedalieri 1

di cui con contratto a tempo determinato full-time 1IMPRESE DI PULIZIA 11

di cui in qualità pulitori di locali 11di cui con contratto a tempo indeterminato full-time 1di cui con contratto a tempo indeterminato part-time 3di cui con contratto a tempo determinato part-time 7

TOTALE 102

Le comunicazioni obbligatorie possono essere effettuate anche dall’INPS. Considerando i tempitecnici per l’interoperabilità alcune assunzioni potrebbero non essere state monitorate.

10.5. Le Customer Satisfaction

Al fine di monitorare il livello di gradimento rispetto al percorso intrapreso dagli utenti, leschede di customer satisfaction sono state sottoposte ai beneficiari in due momenti diversi delpercorso dotale: la prima schede al termine delle azioni erogate dagli Sportelli SAF e la seconda al

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termine delle azioni erogate dai CPI di AFOL Monza Brianza. Gli utenti hanno espresso un giudiziodi riportando valori compresi su scala da 1 a 10.

Diverse sono state le aree indagate: qui di seguito si analizzano le medie degli Sportelli SAF.

Aree indagate Sportelli SAFMedia dei livelli di

gradimento espressi(1=Poco; 10=Tanto)

Adeguatezza degli spazi in cui si sono svolti gli incontri 9,3Pulizia dei luoghi 8,9Adeguatezza degli strumenti (schede, test, informative etc,) 9,1Giudizio sugli orari proposti per gli incontri 9,3Puntualità degli orientatori 9,6Gentilezza/disponibilità degli operatori e degli orientatori 9,6Chiarezza delle spiegazioni degli operatori e degli orientatori 9,6Competenza degli operatori e degli orientatori 9,6Soddisfazione per l'attenzione ricevuta (tempo dedicatoLe) 9,6Giudizio sulla durata totale del servizio 9,2

Aree indagate CPI AFOL MBMedia dei livelli di

gradimento espressi(1=Poco; 10=Tanto)

Adeguatezza degli spazi in cui si sono svolti gli incontri 9,4Pulizia dei luoghi 9,4Adeguatezza degli strumenti (schede, test, informative etc,) 9,5Giudizio sugli orari proposti per gli incontri 9,5Puntualità degli orientatori 9,5Gentilezza/disponibilità degli operatori e degli orientatori 9,7Chiarezza delle spiegazioni degli operatori e degli orientatori 9,7Competenza degli operatori e degli orientatori 9,7

Soddisfazione per l'attenzione ricevuta (tempo dedicatoLe) 9,7Giudizio sulla durata totale del servizio 9,6

Come si può notare dal dato quantitativo, i giudizi espressi si attestano su punteggidecisamente elevati: in particolare la professionalità degli orientatori che hanno seguito gli utenti,declinata in puntualità, gentilezza/disponibilità, chiarezza e competenza, ha “conquistato” idestinatari finali. Un punteggio elevato inoltre è stato ottenuto dalla tempistica di svolgimento delservizio (“Durata totale del servizio”), dato che indica che l’impostazione della dote è stata pensatacorrettamente ed ogni servizio è stato ritenuto efficace dall’utenza.

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BIBLIOGRAFIA

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Istituto per la Ricerca Sociale (2006), Il lavoro privato di cura in Lombardia. Caratteristiche etendenze in materia di qualificazione e regolarizzazione, in “Qualificare”, http://www.qualificare.info

Istituto per la Ricerca Sociale (2008 a), Badanti: la nuova generazione. Caratteristiche e tendenzedel lavoro privato di cura, in “Qualificare”, http://www.qualificare.info

Istituto per la Ricerca Sociale (2008 b), Qualificare il lavoro privato di cura. Assistenti familiari nelDistretto Sociale Sud Est Milano, conoscenza del fenomeno e sviluppi futuri, in “Quaderni diapprofondimento”, Distretto Sociale Sud Est Milano, n.1.

Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia, 2008, Famiglie e assistenti familiari. Analisi deibisogni e delle risposte nell’incontro domanda/offerta, Rapporto di ricerca.

Pasquinelli S. e Rumini G. (a cura di) (2013), Badare non basta. Il lavoro di cura: attori, progetti,politiche, Roma, Ediesse.

Ufficio Statistica e Studi del Comune di Monza, (2013), a speranza La speranza di vita nellaProvincia di Monza e della Brianza, Notiziario Statistico n. 3.

Ufficio Statistica e Studi del Comune di Monza (2013), Donne a Monza, Studio Statistico.

Ufficio Statistica e Studi del Comune di Monza (2012), La famiglia a Monza, Studio Statistico.

Ufficio Statistica e Studi del Comune di Monza (2011), Stranieri a Monza, Studio Statistico.

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106

ALLEGATI

I – Traccia per l’intervista ai responsabili degli sportelli badanti

I soggetti attuatori, rete dei servizi e risorse locali coinvolte

1. Quale è l’ente erogatore che ha titolarità dello sportello? quali sono i soggetti attuatori che gestiscono losportello (enti pubblici, privati, non profit)?

2. In che anno è stato attivato il Servizio?

3. Lo sportello badanti ha potuto contare su risorse ed esperienze locali preesistenti l’attivazione del servizio? inche modo sono state valorizzate?

4. Come si articola il servizio sul territorio? Vi sono più sedi? Quali?

5. Vi è una rete di servizi in cui lo sportello è inserito? come è strutturata la rete? in che modo si inserisce losportello?

6. Nell’ambito dei servizi e degli interventi legati all’assistenza familiare domiciliare sono stati coinvolti o sonoattivi altri progetti locali? Quali?

7. Sono stati coinvolti attivamente altri soggetti? Quali?

Servizi Offerti

8. Quali servizi offre lo sportello?

9. In particolare, che supporto offre alle famiglie per gli adempimenti contrattualistici, fiscali e contributivi?

10. E che supporto offre alle assistenti familiari?

11. In quali giorni della settimana e in quali orari lo sportello è in servizio?

12. È possibile fornire un quadro completo del personale che viene impiegato e dei tempi dedicati alle attivitàdello sportello?

13. In che modo altri servizi non dedicati, quali i servizi sociali, il segretariato sociale, ecc., giocano un ruolo inquesto ambito? in generale quanto contribuiscono a favorire l’incontro tra domanda delle famiglie e offertadelle assistenti familiari?

Albo/registro delle Assistenti familiari

14. Chi ha promosso l’istituzione di un registro/elenco/albo delle badanti? Chi sono i soggetti promotori e cheruoli hanno? Quando è stato istituito?

15. Chi ha la titolarità dell’Albo? Chi invece gestisce gli elenchi/albi delle assistenti familiari? Come intervengono iCentri per l’Impiego?

16. Quali informazioni sono disponibili nell’Albo? come sono organizzati i dati?

17. Esiste un Regolamento che norma l’accesso all’Albo? E’ possibile averne una copia? (anche in formatoelettronico)

18. Quali sono le modalità di iscrizione al Registro/Albo? (dove ci si iscrive, modulistica e documenti dapresentare, tempi, ecc.)

19. Quali sono i requisiti necessari perché venga accolta la domanda di iscrizione?

20. Con quali modalità viene effettuato il monitoraggio sulla persistenza dei requisiti di ammissibilità e sulladisponibilità al lavoro di cura domiciliare da parte delle iscritte agli elenchi/albi?

21. Quando e con quali modalità è prevista la cancellazione dagli elenchi/albi?

22. Chi può avere accesso alle informazioni dell’Albo? è consultabile on line? da chi?

23. Quando e come viene aggiornato l’Albo?

24. Quali sono i canali attraverso i quali si pubblicizza la presenza dell’Albo delle assistenti familiari?

25. Per l’assegnazione delle doti lavoro alle assistenti familiari, sono state promosse delle azioni per tener contodella ripartizione richiesta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che prevede che almeno il 51% dei

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107

destinatari degli interventi siano cittadini extracomunitari? (informazioni mirate, coinvolgimento di gruppietnici, ecc.)

La domanda delle famiglie

26. Attraverso quali canali la famiglia viene a conoscenza dei servizi disponibili presso lo sportello badanti?

27. Come le famiglie accedono al servizio e come avviene la richiesta?

28. Come viene raccolta la domanda, come viene analizzata e valutata?

29. Quante sono le famiglie che si sono rivolte allo sportello nel 2012 (2011) per richiedere un’assistentefamiliare?

30. Vi sono dati storici precedenti sulle richieste presentate allo sportello? quali?

L’offerta di lavoro delle assistenti familiari

31. Quante sono le assistenti familiari disponibili al lavoro comprese negli elenchi/iscritte all’albo delle badanti?

32. Quante sono invece le assistenti familiari che si sono iscritte nel 2012 (2011)?

33. Quali sono i loro paesi di provenienza? (comprese italiane)

34. Vi sono dati storici precedenti sulle iscrizioni all’albo? quali?

Matching domanda/offerta

35. Come viene realizzato il matching tra i bisogni delle famiglie richiedenti e le disponibilità e i profili delleassistenti familiari?

36. Vi sono dati relativi agli esiti del matching tra domanda e offerta? Quali?

37. È prevista qualche forma di accompagnamento nella fase di inserimento lavorativo dell’assistente familiare?Quale?

38. È prevista qualche forma di controllo/monitoraggio sull’andamento dell’inserimento lavorativo? Quale?

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108

II – Traccia per l’intervista ai referenti degli Ambiti distrettuali

1. In generale che valutazione dà dello sportello badanti di (Ambito)?

2. Risponde adeguatamente all’esigenza di facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro di cura domiciliare?

3. Vi sono sul territorio altri soggetti che si adoperano nella stessa direzione? Che svolgono un ruolo di matching tradomanda e offerta? Quali?

4. Si può dire che lo sportello si inserisce in una rete di servizi? Quanto è integrata questa rete? E in che modo losportello si inserisce?

5. Qual è il grado di copertura della domanda di assistenza familiare che lo sportello badanti riesce a soddisfare?(molto scarso, scarso, discreto, elevato)

6. Quali cambiamenti ha notato in questi ultimi anni rispetto al ricorso alle assistenti familiari da parte delle famiglie?

7. Che cosa è cambiato, cosa sta cambiando nell’offerta di lavoro di cura da parte delle assistenti familiari?

8. Quali sono a suo avviso i punti di forza dello sportello badanti di Desio?

9. Quali sono i punti di debolezza che andrebbero migliorati?

10. Che valutazione dà invece dell’Albo/Registro delle assistenti familiari? Com’è percepito dagli operatori?

11. Conosce il suo regolamento? Che giudizio dà dei requisiti di ammissione?

12. Che giudizio dà della sua gestione? (aggiornamento, modalità di iscrizione, cancellazioni)

13. Quali aspetti andrebbero migliorati?

14. Ritiene auspicabile l’istituzione di un Albo delle assistenti familiari provinciale? Perché? Quali i vantaggi e quali glisvantaggi?

15. Che raccomandazioni si sente di fare nell’istituire un albo provinciale unico delle assistenti familiari?

16. Quali linee guida andrebbero considerate nell’istituire un Albo Unico Provinciale?

17. Come valuta il Progetto ISLA? Cosa ha aggiunto ai servizi preesistenti?

18. Cosa potrebbe essere migliorato / potenziato / innovato?

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109

III – Questionario per le assistenti familiari

Premessa

Buon giorno, sono ………….. del Centro Studi Alspesla Provincia di Monza Brianza ha incaricato il nostro istituto di effettuare una indagine sugli sportelli di assistenza familiare (SAF). Eci ha dato il suo numero perché risulta iscritta all’elenco provinciale della badanti.Le farò pertanto una serie di domande sul lavoro di assistente familiare. L’intervista non durerà più di 10 min.Le risposte rimarranno anonime, e verranno trattate in forma aggregata, per cui non sarà possibile risalire in nessun modo al suonominativo.

PARTE I - CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE1. Sesso 1. Maschio 2. Femmina

2. Anno di nascita: ___________________________

3. Comune di domicilio: _______________________

4. Paese di origine:____________________________

5. Con chi vive: 1. Sola 2. Con il partner e/o con i figli 3. Presso il domicilio dell’assistito 4. Altro (specific.)__________________

6. Da quanti anni è in Italia? N. anni: _____________

7. Da quanti mesi lavora come assistente famigliarepresso la famiglia attuale? N. mesi________________

8. Per chi svolge il suo lavoro di badante? 1. Anziani 2. Disabili 3. Altro (spec)_________________________

PARTE II - QUALIFICHE PROFESSIONALIAREA MOTIVAZIONE/ESPERIENZE

9. Da quanti anni svolge l’attività di badante?N. di anni_______________________________

10. Come mai ha scelto di svolgere il lavoro dibadante? (solo una risposta) 1. È un lavoro molto facile da trovare 2. Ho studiato per lavorare in questo settore 3. Non ho trovato altro 4. È un lavoro ben pagato 5. Mi piace lavorare con gli anziani

11. Ha intenzione di lavorare anche in futuro comebadante? 1. Sì (vai alla domanda n. 12) 2. No (vai alla domanda n. 13)

12. Se sì, perché? (domanda successiva n. 14) 1. Perché mi piace questo lavoro 2. Perché è difficile trovare altri lavori 3. Perché si guadagna bene 4. Altro (spec.)_________________________

13. Se no, perché? 1. Perché non mi piace questo lavoro 2. Perché è un lavoro troppo duro

3. Perché è un lavoro poco pagato 4. Perché vorrei dedicarmi di più alla mia famiglia 5. Altro (spec.)_________________________

14. Con riferimento all’attuale lavoro di badante,quanto si ritiene soddisfatta dei seguenti aspettiAREA FORMAZIONE

15. Ha frequentato un corso per assistente familiarefinanziato dalla Regione Lombardia presso un ente

accreditato (corso 160 che da diritto ai creditiformativi)? 1. Si 2. No (vai alla domanda n. 19)

16. Quale e dove?_____________________________

17. Come valuta tale corso? 1. Molto buono 2. Abbastanza buono 3. Poco buono 4. Per niente buono

18. Quali aspetti sono stati più utili per il suo lavorodi cura?________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

19. Ha frequentato altri corsi nell’area socio-assistenziale?

(1) (2) (3) (4) (5)

Mol

to

Abb

ast

Poco

Per

nulla

Nons

aNo

nrisp

.

a. Relazione con l’assistito b. Relazione con la famiglia dell’assistito c. Orario di lavoro d. Trattamento economico e. Ferie/Festività

(1) (2)Sì NO

a. Corso per assistenti familiari non promossi dallaRegione Lombardia

b. Corso A.s.a. c. Corso O.s.s. d. Corso per infermieri

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110

20. Ora le elenco una serie di aspetti relativi al suolavoro. Per ciascuno mi dovrebbe dire se si sentepreparata o ha bisogno di maggioreformazione/preparazione.

(1) (2)

Sì Noa. Per gli aspetti legati alla malattia dell’anziano che cura (comesicura lamalattiadell’anziano)

b. Per la gestione di piccoli interventi infermieristici (pressione,punture,medicazioni,usodipiccoleapparecchiaturemediche,ecc.)

c.Pergestire leemergenze(cadute,svenimenti,ecc.)

d. Per gli aspetti legati all’igiene personale dell’anziano (modi dilavare/cambiare/vestire/spostare l’anziano)

e. Per gli aspetti legati alla sfera dell’alimentazione dell’anziano(la dieta dell’anziano, come preparare i cibi per l’anziano, comesomministrarli)

f. Per gli aspetti legati alla gestione della casa (organizzazionecasa,spesa,puliziedomestiche, igienedegliambienti)

g. Per gli aspetti legati alla sfera psicologica-relzionale (supportopsicologico, animazione dell’anziano, relazione con l’anziano ela famiglia)

h. Per gli aspetti legati alla sfera giuridica (informazioni sui propridiritti, contrattidi lavoro,servizia tutela,ecc)

PARTE II -SERVIZI PER IL LAVORO – INCONTRO DOMANDA OFFERTA

21. Come ha trovato il suo attuale impiego comebadante? 1. Tramite lo Sportello Assistenti Familiari (SAF) 2. Tramite il Centro per l’impiego (AFOL) 3. Tramite il Comune 4. Tramitepassaparola (conoscenti,parenti,amiciecc.) 5. Tramite ilprivatosociale(Caritas,Coop.sociali,ecc.) 6. Altro (specificare) _________________

22. In passato, a chi si è rivolto per trovare lavoro?____________________________________________________________________________________________________________________________________

23.[Se nella 21 e 22 non cita il SAF]Si è mai rivolta allo sportello Saf del suo ambitoterritoriale (distretto socio-sanitario ASL)? 1. Sì 2. No

24. In merito allo sportello Saf di _______, comevaluta per ciascun aspetto, l’attività dello sportellobadanti?

PARTE IV - CONTRATTO E CONDIZIONI DI LAVORO

25. N. ore previste da Contratto:__________________

26. Quante ore alla settimana lavora come assistentefamiliare? N. ore:______________________________

27. Più o meno quanto guadagna al mese per il suolavoro di badante?[Lasciare libera la domanda. Se non risponde proporrele classi]

(a) _______________________________________

(b) 1. Meno di 500 euro 2. Tra 500 e 750 euro 3. Tra 750 e 800 euro 4. Tra 800 e 850 euro 5. Tra 850 e 1.000 euro 6. Tra 1.000 e 1.200 euro 7. Tra 1.200 e 1.500 euro 8. Oltre 1.500 euro

28. Con l’attuale contratto di lavoro, gode di:

(1) (2)

Sì NOa. Permessi pagati b. Malattia pagata c. Giorni di ferie retribuiti

29. Nelle esperienze lavorative precedenti all’attuale,è stata assunta con contratti di lavoro regolari? 1. Sì, sempre/quasi sempre 2. Sì, qualche volta 3. No, mai/quasi mai

30. Se in passato è stata assunta senza contratto dilavoro, qual è stata la motivazione principale? 1. Il suo datore di lavoro non era disposto a

metterla in regola 2. Lei preferiva non essere messa in regola 3. Entrambi: il suo datore di lavoro non era disposto a

metterla in regola e lei preferiva non essere messain regola

4. Altro (spec.)_________________________

L’intervista si è conclusa, la ringrazio molto per la suadisponibilità e collaborazione.

PER L’INTERVISTATORE

31. DATA: |_|_| / |_|_| / 2013

32. ORA: |_|_| . |_|_|

33. Intervista effettuata da ____________________

34.Livello di comprensione della lingua italiana 1. Ha compreso tutto/gran parte del questionario 2. Ha avuto qualche difficoltà di comprensione 3. Ha avuto molte difficoltà di comprensione

(1) (2) (3) (4) (5)

Molt

obu

ono

Buon

o

Poco

buon

o

Pern

ulla

buon

o

Non

saN

onris

p

a. Tempestività dell’intervento b. La disponibilità degli operatori c. Colloqui effettuati con glioperatori

d. Il livello di approfondimentodel bilancio delle competenze

Centro Studi ALSPESper Provincia di Monza e della Brianza Allegati

111

IV – Questionario per le famiglie

PremessaBuon giorno, sono …………..,la Provincia di Monza Brianza ha incaricato il Centro Studi ALSPES di effettuare una indagine sugli sportelli di assistenza familiare(SAF). Nell’ambito di questa iniziativa è prevista un’azione di ascolto rivolta alle famiglie che hanno assunto una badante conregolare contratto di lavoro. Le farò pertanto una serie di domande sul lavoro dell’assistente familiare. L’intervista non durerà più di10 min.Le risposte rimarranno anonime, e verranno trattate in forma aggregata, per cui non sarà possibile risalire in nessun modo al suonominativo

PARTE I - CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE

1. Sesso 1. Maschio 2. Femmina

2. Anno di nascita: ___________________________

3. Comune di domicilio dell’anziano: ____________

4. Chi risponde all’intervista: 1. Figlio/a dell’assistito 2. Partner dell’assistito 3. Cognato/genero dell’assistito 4. Fratello/sorella dell’assistito 5. Nipote dell’assistito 6. Altro (specific.)_______________

5. Chi, generalmente si occupa dei bisognidell’anziano? 1. Io stesso 2. Il mio partner 3. Il coniuge dell’assistito 4. Il fratello/sorella dell’assistito 5. I nipoti dell’assistito 6. Altro (specific.)_______________

6. Con chi vive l’assistito: 1. Sola/o 2. Con il coniuge 3. Con il/la figlia e la sua famiglia 4. Con la badante 5. Altro (specific.)_______________________

7. Da quanti mesi, l’attuale badante, presta lavoronella vostra famiglia? N. di mesi_____________

8. Qual è il paese di origine dell’assistentefamiliare?__________________________________

PARTE II - VALUTAZIONE ASSISTENTE FAMILIARE

9. Tra i criteri che le elenco, quali sono, nell’ordine, iprimi 2 aspetti più importanti nella selezione di unabadante?

(1) (2)

11. Secondo lei, in quale dei seguenti aspetti èparticolarmente carente la formazione professionaledell’attuale badante?

Sì Noa. Negli aspetti legati alla malattia dell’anziano che cura (come si

cura la malattia dell’anziano

b. Nella gestione di piccoli interventi infermieristici (pressione,punture, medicazioni, uso di piccole apparecchiaturemediche, ecc.)

c. Nella gestione delle emergenze (cadute, svenimenti, ecc.) d. Negli aspetti legati all’igiene personale dell’anziano (modi di

lavare, cambiare, vestire, spostare l’anziano)

e. Negli aspetti legati alla sfera dell’alimentazione dell’anziano(la dieta dell’anziano, come preparare i cibi per l’anziano,come somministrarli)

f. Negli aspetti legati alla gestione della casa organizzazionecasa,spesa, pulizie domestiche, igiene degli ambienti)

g. Negli aspetti legati alla sfera psicologica-relzionale (supportopsicologico, animazione dell’anziano, relazione con l’anzianoe la famiglia)

h. Negli aspetti legati alla sfera giuridica (informazioni sui propridiritti, contratti di lavoro, servizi a tutela, ecc)

1° 2°1. Le caratteristiche anagrafiche: età e paese di provenienza 2. La flessibilità oraria 3. Il livello di conoscenza della lingua italiana 4. Il costo 5. La presenza di esperienze precedenti 6. La presenza di referenze 7. La presenza della famiglia in Italia 8. Altro (spec)__________________________

(1) (2) (3) (4) (5)10. Con riferimento all’attuale assistentefamiliare, quanto si ritiene soddisfatta deiseguenti aspetti

Molt

o

Abba

st.

Poco

Pern

ulla

Nons

aNo

nris

a. Relazione con l’assistito b.Relazioneconlafamigliadell’assistito c.Continuitànellavoro(pocheassenze/ferie/malattie) d.Competenzaeformazioneprofessionaledellabadante e.Qualitàdellapuliziaedellacuradellacasa f. Cura dell’igiene personale dell’anziano

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12. La sua badante ha frequentato un corso diformazione per badanti? 1. Si (spec.)________________________ 2. No (vai alla domanda n. 14) 3. Non so (vai alla domanda n. 14)

13. Nota delle differenze tra l’attuale badante e lebadanti precedenti che magari non avevano seguitocorsi di formazione? 1. Trovo l’attuale badante molto più preparata 2. Trovavo la precedente più preparata 3. Non noto alcuna differenza 4. Non posso effettuare confronti in quanto

non ho mai avuto altre badanti o badantiche non avevano frequentato corsi diformazione

PARTE III - SERVIZI PER IL LAVORO – INCONTRODOMANDA-OFFERTA

14. Come ha trovato l’attuale badante? 1. Tramite lo Sportello Assistenti Familiari (SAF) 2. Tramite il Centro per l’impiego (AFOL) 3. Tramite il Comune 4. Tramitepassaparola(conoscenti,parenti,amici,ecc.) 5. Tramiteilprivatosociale(Caritas,Cooperativesociali,ecc.) 6. Altro (specificare) _________________

15. A chi altro si è rivolto?____________________________________________________________________________________________________________________________________

16.[Se nella 14 e 15 non cita il SAF]Si è mai rivolta allo sportello Saf del suo ambito

territoriale (distretto socio-sanitario Asl)? 1. Sì 2. No (vai alla domanda n. 19)

17. In merito allo sportello Saf di _______, comevaluta per ciascun aspetto, l’attività dello sportellobadanti?

18. Quanto invece l’intervento e la mediazione dellosportello Saf:

PARTE IV – CONTRATTO E CONDIZIONI DI LAVORO

19. Ha mai pensato alla soluzione di ricoverarel’assistito? 1. No, perché ritengo sia meglio che venga

assistito al suo domicilio 2. No, perché è ancora autosufficiente e la

badante è solo un aiuto 3. Sì, ma l’assistito non era d’accordo 4. Sì, ma il costo era troppo elevato 5. Sì, ma la lista d’attesa era troppo lunga 6. Altro ______________________________

20. Quante ore settimanali lavora la suo attualebadante?N. ore: ______________________________________

21. Più o meno quanto le costa al mese, al netto deicontributi?________________________________________[Lasciare libera la domanda. Se non risponde proporre le classi]

1. Meno di 500 euro 2. Tra 500 e 750 euro 3. Tra 750 e 800 euro 4. Tra 800 e 850 euro 5. Tra 850 e 1.000 euro 6. Tra 1.000 e 1.200 euro 7. Tra 1.200 e 1.500 euro 8. Oltre 1.500 euro

22. Più o meno quanto le costano i contribuitimensili?_______________________________________

23. Come ritiene la spesa complessiva sostenuta perla badante? 1. Eccessiva per le risorse della nostra famiglia

e quindi a lungo non sostenibile. 2. Sostenibile con molti sacrifici 3. Sostenibile con qualche sacrificio 4. Sostenibile senza grosse difficoltà.

(1) (2) (3) (4) (5)

Molt

obu

ono

Buon

o

Poco

buon

o

Pern

ulla

buon

o

Non

saN

onris

p

a. Tempestività dell’intervento b. Colloqui effettuati con gli operatori c. La disponibilità degli operatori d. La rispondenza dei profili proposti

alle esigenze

e. Il numero di colloqui proposti

(1) (2) (3) (4) (5)

Mol

to

Abb

asta

nza

Poco

Per

nulla

Non

saN

onri

sp

a. Ha preso in carico la situazione dellafamiglia

b. Ha capito le esigenze della famiglia c. Ha sostenuto i familiari nella fase di

ricerca della badante

d. Ha facilitato l’inserimento dellabadante all’interno della famiglia

e. Ha pianificato e mediato glieventuali conflitti insorti

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113

24. A chi si rivolge/si è rivolto per gli adempimenticontrattualistici, fiscali, contribuitivi? 1. Me ne sono occupato personalmente 2. Ad un commercialista 3. Ai Caf/Patronati Acli convenzionati 4. Ad amici/conoscenti/parenti 5. Altro_______________________________

25. Che cosa ne pensa di chi assume una badantesenza regolare contratto di lavoro? 1. Si è costretti a farlo per la spesa troppo

onerosa 2. È nell’interesse della badante non essere

assunta in regola 3. Non è un comportamento giustificabile 4. Altro ______________________________

L’intervista si è conclusa, la ringrazio molto per la suadisponibilità e collaborazione.

25. DATA: |_|_| / |_|_| / 2013

26. ORA: |_|_| . |_|_|

27. Intervista effettuata da ____________________

28. Grado di collaborazione 1. Collaborativo 2. Poco collaborativo 3. Per nulla collaborativo