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SPETTACOLI, LABORATORI, INCONTRI PER LE SCUOLE SUPERIORI Anno scolastico 20182019

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SPETTACOLI, LABORATORI,

INCONTRI PER LE SCUOLE SUPERIORI

Anno  scolastico  2018-­‐2019  

     

   

Teatro Cavallerizza Lunedì 29 ottobre 2018, ore 10.30

Cold Blood Una creazione di Michèle Anne de Mey, Jaco van Dormael, Collective Kiss and Cry Compagnie Astragales - Michèle Anne De Mey testo Thomas Gunzig

Ingresso: euro 10 Su questo spettacolo è possibile Destinatari: biennio e triennio attivare un’attività laboratoriale Durata: 75 minuti Al termine dello spettacolo incontro con la Compagnia

Luci, camera, azione! Dita che scorrazzano in un incantevole set in miniatura. Le macchine da presa che si muovono a tempo di musica. Una voce narrante. Il regista Jaco van Dormael e la coreografa Michèle Anne de Mey riprendono tutto davanti ai nostri occhi. Un viaggio in aereo, una foresta immersa nella nebbia, sette inaspettati modi di morire… Come un sogno ad occhi aperti che si realizza, Cold Blood attraversa vite diverse con una storia ipnotica dallo humor non convenzionale. Con una certa leggerezza, la vita viene celebrata nei suoi momenti finali di felicità e di ricordi, a volte languidi, a volte più vivi. È la vita che resiste per danzare. E quando la morte arriva, è assurda, spesso immorale, a volte comica. C’è vita prima della morte? sembra essere la domanda di Cold Blood. E la risposta risiede in queste mani che danzano per noi, in queste dita virtuosistiche aggrappate alla vita, illuminate dalla luce dei proiettori. Racchiudendo in se una geniale sintesi tra danza, capacità visionaria, poesia gesto e parole, Cold Blood è un vero e proprio viaggio poetico che attraverso un linguaggio nuovo e sorprendente celebra le meraviglie della vita. L’azione live, il set che la circonda, lo schermo che la sovrasta: lo spettatore è continuamente chiamato a scegliere cosa guardare. Cold Blood ti porta a riflettere su questo, sul significato di una parte rispetto al tutto. La complessità, infatti, genera stupore. Per dirla con le parole del regista, “se mostri il trucco, il tutto è ancora più magico”.

Teatro Municipale Valli Giovedì 29 novembre 2018, ore 20.00 Domenica 2 dicembre 2018, ore 15.30

Le Villi Opera-ballo in due atti

libretto Ferdinando Fontana musica Giacomo Puccini Interpreti Maria Pia Piscitelli, Fabian Veloz, Matteo Lippi Filarmonica dell'Opera Italiana Bruno Bartoletti Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena direttore Pier Giorgio Morandi regia Cristina Pezzoli Ingresso: euro 10 Destinatari: biennio e triennio Durata: 60 minuti Prima opera di Puccini, scritta per un concorso che non la premiò (il Sonzogno del 1883 vinto da Zuelli), Le Villi fu subito ripresa, grazie anche all’editore Ricordi, con un successo pieno che non venne meno negli anni successivi (la diresse anche Mahler nel 1892). Ambientata nella Foresta Nera e basata su un soggetto fantastico (lo stesso del balletto romantico Giselle, del 1841), con un personaggio femminile (Anna) che è la prima delle eroine pucciniane dedite all’amore fino al sacrificio - Le Villi mostra già le qualità compositive che Puccini avrebbe sviluppato negli anni successivi: «originalità melodica, ricercatezza armonica, intuito drammatico» (M. Girardi). «Puccini ha qualche cosa di più», scrive Ricordi: sapeva di avere trovato quello che cercava da decenni: un “vero maestro” - ovvero l’erede di Verdi, il quale scriveva in merito al successo delle Villi "(...) ho sentito dir molto bene del musicista Puccini. Ho visto una lettera che ne dice tutto il bene. Segue le tendenze moderne, ed è naturale, ma si mantiene attaccato alla melodia che non è né moderna né antica. Pare però che predomini in lui l'elemento sinfonico!" (G.Verdi a Oprandino Arrivabene, 10 giugno 1884).

Teatro Cavallerizza Mercoledì 12 dicembre 2018, ore 11,30

Emanuele Ferrari, pianista Il teatro del mondo: Mozart

W. A. Mozart, 12 Variazioni su “Ah, vous dirai-je, Maman” KV 265

lezione-concerto Ingresso: 6 euro Destinatari: biennio e triennio Durata: 90 minuti

La musica di Mozart incarna al più alto grado la virtù dell’esprit: un misto d’intelligenza, sensibilità e umorismo tipico dell’uomo dell’Illuminismo. Tra scenette mimate, irriverenze e perfezione sublime ci trascina in un irresistibile viaggio nel teatro del mondo e nella “commedia umana”. Ma cosa significa la parola “variazioni” che compare nel titolo? Possono spiegarcelo la letteratura, grazie agli Esercizi di stile di R. Queneau, in cui una breve, banale storiella è raccontata in novantanove modi diversi, e la pittura, grazie alle numerose… variazioni sul tema della Montagne Sainte-Victoire dipinte da Cézanne.

Uno spettacolo emozionante come un concerto, interessante come una conferenza, coinvolgente come un dramma teatrale. Sul palcoscenico c’è un uomo solo, ma sembrano in tre: Ferrari suona il pianoforte da concertista, racconta e spiega da musicologo, si muove e incanta il pubblico da attore. Non c’è tregua: dal primo istante un pezzo di musica diventa un mondo da ascoltare, abitare, capire e gustare come non avremmo mai sperato di fare. Ferrari suona, canta, spiega, interroga e provoca il pubblico, recita poesie, cita con naturalezza i pittori, i filosofi, i letterati, e tutto diventa improvvisamente facile. Presentata così, la musica “classica” è divertente, sconcertante, piena di imprevisti, di paradossi e conti che non tornano. Apre finestre su mondi che ci invitano a pensare, conoscere e farci sorprendere. “Vedere e ascoltare Ferrari mentre suona, spiega e racconta è davvero uno spettacolo che può lasciare attoniti gli spettatori… affronta il palcoscenico con una naturalezza e una spontaneità davvero impressionanti… una magica alchimia che si ripete ad ogni spettacolo”. (“Amadeus”)

Teatro Cavallerizza Martedì 22 gennaio 2019, ore 9.00 e 11.00

Filarmonica dell’Opera Italiana Bruno Bartoletti

Shakespeare in music

Voce Roberta Giallo Attori della Scuola di Teatro di Bologna "Alessandra Galante Garrone" direttore ed orchestratore Valentino Corvino Ingresso: 5 euro Destinatari: biennio e triennio Durata: 90 minuti

Henry Purcell The Fairy Queen Suite per archi (30') Elvis Costello The Juliet Letters per voce e archi (estratti - 30')

Considerato il più grande drammaturgo di tutti i tempi, William Shakespeare ha ispirato con la sua produzione teatrale tantissimi lavori musicali. The fairy Queen di Purcell, tratta da A Midsummer Night’s Dream, venne rappresentata per la prima volta il 2 maggio 1692 al Queen’s Theatre Dorset Garden di Londra. Era invece la fine del 1991 quando nacque la collaborazione tra un autore rock, Elvis Costello, e un quartetto d’archi, il Brodsky Quartet. Il risultato è the Juliet letters, disco di canzoni per voce e quartetto d’archi, uno degli esempi più riusciti di fusione tra rock e musica classica. La storia dietro The Juliet Letters è quella di un professore di Verona che rispondeva alle lettere indirizzate a Giulietta Capuleti. Basta una curiosità come questa a metà tra realtà e fantasia per far nascere un concept in cui ogni canzone rappresenta un personaggio e una lettera diversa. Due artisti, Purcell e Costello, lontanissimi e diversissimi, impegnati però nella stessa missione: trasporre in musica l’eredità artistica e culturale di Shakespeare. La Filarmonica dell’Opera italiana e gli attori della Scuola di Teatro “Alessandra Galante Garrone” presenteranno alla platea di ragazzi le due opere, introducendole ed inframmezzandole con commenti ed approfondimenti.

Teatro Ariosto Martedì 29, mercoledì 30 gennaio 2019, ore 20.30

MATILDE e il tram per San Vittore di Renato Sarti, dal libro di Giuseppe Valota Dalla fabbrica ai lager con Maddalena Crippa, Debora Villa, Rossana Mola scena e costumi Carlo Sala musiche Carlo Boccadoro regia Renato Sarti produzione Teatro della Cooperativa con il sostegno di ANED Ingresso: euro 10 Destinatari: biennio e triennio Durata: 80 minuti A causa degli scioperi che, a partire dal 1943 paralizzarono i grandi stabilimenti del Milanese, le case operaie di Sesto San Giovanni, Milano, Cinisello e dei comuni limitrofi furono teatro di retate spietate. Cinquecentosettanta furono le persone deportate, più della metà non fece ritorno e per i sopravvissuti, e per i loro familiari, la vita non fu più la stessa. Interpretato da uno straordinario trio di attrici, Matilde e il tram per San Vittore vuole mettere in luce il “non eroismo” di migliaia di uomini e donne che si opposero al fascismo e al nazismo pagando un caro prezzo. Lo fa attraverso le voci di quelle madri, mogli, sorelle e figlie che, dopo l’arresto dei propri uomini, si ritrovarono improvvisamente a gestire, da sole, un quotidiano di fame e miseria. Alla loro disperata ricerca, si precipitavano a San Vittore e in altri luoghi di detenzione di Milano, fra cui la sede della famigerata Legione Ettore Muti, un luogo di tortura che nel dopoguerra diventerà il Piccolo Teatro di Milano. “Viviamo tempi veramente bui. Oltraggiare il ricordo di Anna Frank non è un fatto marginale ma la punta di un iceberg grande e inquietante. In tutto il mondo assistiamo al risorgere di pericolosi populismi, che fanno leva sugli istinti più beceri e viscerali, sulla xenofobia, sul razzismo e sulla paura dello straniero. Il modo migliore per opporvisi mi è sembrato quello di partire dalle donne, perché fin dalle tragedie greche (da I sette a Tebe a Le troiane) la loro voce è quella che meglio di ogni altra riesce a rievocare l’orrore della guerra, che sempre nuovo si ripete.” Renato Sarti

Teatro Ariosto Venerdì 15, sabato 16 febbraio 2019, ore 20.30

Domenica 17 febbraio 2019, ore 15.30

La scuola delle mogli di Molière traduzione di Cesare Garboli con Arturo Cirillo, Valentina Picello, Rosario Giglio, Marta Pizzigallo, Giacomo Vigentini scene Dario Gessati costumi Gianluca Falaschi musiche Francesco De Melis regia Arturo Cirillo produzione MARCHE TEATRO – Teatro dell’Elfo – Teatro Stabile di Napoli Ingresso: euro 10 Su questo spettacolo è possibile Destinatari: biennio e triennio attivare un’attività laboratoriale  

«Una commedia sapiente e di sorprendente maturità: vi si respira un’amarezza e una modernità come solo negli ultimi testi Molière riuscirà a trovare. Vi è la gioia e il dolore della vita, il teatro comico e quello tragico, come in Shakespeare. Il tutto avviene in un piccolo mondo con pochi personaggi. M’immagino una scena che è una piazza, come in una città ideale, con la sua prospettiva, la sua geometria, ma dove dentro all’abitazione principale, vi è una lunga scala di ferro che porta ad una camera che è come una cella, una stanza delle torture, e un giardino che assomiglia anche ad una gabbia... Una commedia alla Plauto che nasconde uno dei testi più moderni, contraddittori ed inquieti sul desiderio e sull’amore. Dove si dice che la natura dà maggiore felicità che non le regole sociali, che gli uomini si sono dati. Dove il cuore senza saperlo insegna molto di più di qualsiasi scuola. Dove Molière riesce a guardarsi senza pietismo, senza assolversi, ma anzi rappresentandosi come il più colpevole di tutti, il più spregevole (ma forse anche il più innamorato), riuscendo ancora una volta a farci ridere di noi stessi, delle nostre debolezze ed incompiutezze, della miseria di essere uomini.» (Arturo Cirillo)

Teatro Cavallerizza Mercoledì 6, giovedì 7, venerdì 8, sabato 9 marzo 2019, ore 20.30

Macbettu di Alessandro Serra tratto dal Macbeth di William Shakespeare traduzione in sardo e consulenza linguistica Giovanni Carroni regia, scene, luci, costumi Alessandro Serra produzione | Sardegna Teatro e compagnia Teatropersona con il sostegno di Fondazione Pinuccio Sciola | Cedac Circuito Regionale Sardegna Ingresso: euro 10 Destinatari: biennio e triennio Su questo spettacolo è possibile Durata: 90 minuti attivare un’attività laboratoriale Lingua: sardo con sovratitoli in italiano

Premi:  Miglior  Spettacolo  UBU  2017    Premio  ANCT  2017  (Associazione  Nazionale  dei  Critici  di  Teatro)    

Il Macbeth di Shakespeare recitato in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini. L’idea nasce nel corso di un reportage fotografico tra i carnevali della Barbagia. Sorprendenti le analogie tra il capolavoro shakespeariano e i tipi e le maschere della Sardegna. La lingua sarda non limita la fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura. “La Sardegna risuona anche nei rumori, nei versi dei porci, nei campanacci, nelle maschere di sughero che alludono alla foresta di Birnam che avanza inesorabile. Ed è così che Macbeth diventa per incanto Macbettu, in uno spettacolo di grande forza espressiva.” Mario Bianchi, Hystrio “È Macbettu che Alessandro Serra ed i suoi attori ci propongono, in una lingua incomprensibile ai più, eppure, come sempre avviene quando il teatro affonda le sue radici nel sapere profondo della nostra storia, leggibile e chiara, avvincente e commovente per la purezza del disegno drammaturgico e per la chiarezza netta e assoluta della messa in scena.” Giulio Baffi, Repubblica.it

 

Teatro Cavallerizza Sabato 16 marzo 2019, ore 9,00 e 11,00

The Dreaming Prince A Boy Called Oscar

da un’idea di Laura Pasetti scritto da Rebekah King regia Laura Pasetti con Philip Kingscott produzione Charioteer Theatre Ingresso: euro 10 Destinatari: biennio e triennio Durata: 60 minuti Spettacolo in lingua inglese

Un testo ispirato da L’importanza di essere Onesto, Il ritratto di Dorian Gray e Il principe felice. Per il giovane Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde, essere recluso in compagnia dei suoi sogni non significa affatto essere recluso. Nella solitudine della sua cella, egli sogna personaggi e storie per dilettare il suo pubblico immaginario. Nonostante il suo genio e la sua vivacità, questo giovane principe ha molta tristezza che si nasconde dietro il suo grande sorriso. L’unica persona in grado di comprendere la sua genialità e il suo dolore, è lui stesso. Philip Kingscott, diretto da Laura Pasetti, dà vita ad un personaggio che così legato alla propria così ben costruita facciata, da essere a malapena in grado di riconoscere e analizzare cosa vi risiede, davvero, al di sotto.

• Ai docenti sarà consegnato un dossier dettagliato di guida alla visione degli spettacoli. • Gli attori e la regista si fermeranno a parlare con i ragazzi al termine delle recite e risponderanno

ad eventuali domande in italiano o inglese.

Teatro Ariosto Venerdì 22, sabato 23 marzo ore 20.30, domenica 24 marzo 2019 ore 15.30

Va Pensiero di Marco Martinelli ideazione e regia Marco Martinelli e Ermanna Montanari in scena Ermanna Montanari, Alessandro Argnani, Salvatore Caruso, Tonia Garante, Roberto Magnani, Mirella Mastronardi, Ernesto Orrico, Gianni Parmiani, Laura Redaelli, Alessandro Renda scene Edoardo Sanchi costumi Giada Masi produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro delle Albe / Ravenna Teatro Ingresso: euro 10 Destinatari: biennio e triennio Durata: 2 ore, 30 minuti Una creazione corale, ideata e diretta da Martinelli e Montanari, che racconta il “pantano” delI’Italia di oggi in relazione alla “speranza” risorgimentale inscritta nella musica di Giuseppe Verdi. Il testo si ispira ad un fatto di cronaca: un vigile urbano di Brescello si fa licenziare pur di mantenere la propria integrità di fronte agli intrecci di mafia, politica e imprenditoria collusa, capaci di avvelenare il tessuto sociale della regione che ha visto nascere il socialismo e le cooperative. Lo spettacolo vede in scena l’ensemble del Teatro delle Albe insieme ad attori “ospiti” e un coro che eseguirà alcuni brani dalle opere verdiane. “Come definire Va pensiero? Come individuare, in questo lavoro così denso e complesso, una chiave univoca che ne circoscriva il territorio senza apparire limitante? Il testo di Marco Martinelli tratta in primo luogo delle infiltrazioni mafiose nei comuni del Nord, ma anche della corruzione politica in senso lato, del venir meno della possibilità di riconoscersi negli ideali dei vecchi partiti, del declino complessivo del costume nazionale. L’autore-regista mescola questi elementi in un magma inestricabile che fa un tutt’uno con la nostra vita collettiva. La carne al fuoco è tanta, a volte fin troppa, ma si tratta di uno dei più importanti tentativi di questi anni di cogliere il tempo che stiamo attraversando, forse del primo vero dramma scritto oggi sull’Italia di oggi.” Renato Palazzi, Il Sole24Ore

   

Teatro Municipale Valli Mercoledì 27 marzo 2019, ore 15,30

Serse opera in due atti, prima rappresentazione 1738 al King’s Theatre di Londra.

Musica di Georg Friedrich Händel Interpreti principali: Arianna Vendittelli, Marina De Liso, Delphine Galou Accademia Bizantina - Direttore Ottavio Dantone Regia Gabriele Vacis Scene costumi e luci, Roberto Tarasco Nuovo allestimento Ingresso: euro 5 Destinatari: biennio e triennio Durata: 3 ore 30 minuti circa Händel, scrive il Serse con l’intento di portare in Inghilterra l’opera buffa italiana; il suo è un tentativo di coinvolgere il pubblico con una rappresentazione che ricalchi lo stile in auge in quel periodo in Italia. Serse però non incontra immediatamente i favori del pubblico; i contemporanei sono frastornati, disorientati da quest’opera che non rientra nei canoni tradizionali. L’ultima opera di Haendel per il King’s Theatre, narra la storia dell’antico re persiano Serse I e della sua spedizione contro i greci. Sebbene lo scenario sia ampiamente romanzato, vi sono presunti riferimenti storici: per esempio, il tentativo di Serse di erigere un ponte di barche sull’Ellesponto per unire l’Asia all’Europa; e poi, la venerazione del re per un platano espressa nell’aria Ombra mai fu e universalmente nota in una versione sentimentalista come Largo di Haendel. Il Serse contiene elementi di commedia, di satira addirittura, a discapito delle convenzioni dell’opera seria, una caratteristica che lo rende adatto al tipo di rappresentazioni postmoderniste che divennero popolari negli anni Ottanta e Novanta del Novecento. Accanto al ruolo principale dell’arrogante Serse figura il personaggio comico del Servo Elviro, spesso considerato un’anticipazione dei servi nell’opera buffa. In effetti, l’opera oscilla tra la farsa e la tragedia, e molte delle musiche più incisive si trovano nelle arie di Romilda, Arsamene e Amastre, scritte in tonalità minore.

Teatro Ariosto Mercoledì 27, giovedì 28, venerdì 29 marzo 2019, ore 10.00

DON CHISCIOTTE Nuovo Balletto Classico

versione senza intervalli per le Scuole musica Ludwig Minkus coreografie Marinel Stefanescu e classica russa Scene di Basilio Chalkidiotis e Hristofenia Cazacu Costumi di Marinel Stefanescu Ingresso: € 5 Destinatari: biennio e triennio Durata: 75 minuti Tecnica: danza classica Attraverso gli anni il capolavoro letterario di Cervantes è stato un soggetto affascinante e fortunato per musicisti e coreografi. Cominciando dal XVIII secolo, la vicenda del Don Chisciotte ha avuto una lunga storia nel balletto. Il Nuovo Balletto Classico offre al giovane pubblico uno spettacolo molto vivace senza tempi morti, trovando il giusto equilibrio tra i personaggi letterari proposti da Cervantes, Don Chisciotte e Sancho Pancha, ed i veri e propri protagonisti del balletto, Kitri e Basil, lasciando incastonati come perle preziose, le ‘variazioni’ e il ‘gran pas de deux’ del secondo atto, attribuiti alla tradizione russa. Balletto, del grande repertorio classico, trova il suo vero successo nell’aver saputo unire con grande maestria la tecnica classica con lo stile delle danze popolari spagnole e zingare, a volte proposte in versione di ‘carattere’ con scarpe col tacco, a volte invece in versione ‘classica’ sulle punte. Questa simbiosi arricchisce ancor più la bellezza e la ‘verve’ tipica e coinvolgente del suo Paese d’origine: la Spagna.

Teatro Cavallerizza Martedì 30 aprile 2019, ore 11.30

Gershwin Suite MM Contemporary Dance Company

Concept Michele Merola e Cristina Spelti Coreografia Michele Merola Musica George Gershwin, Stefano Corrias Disegno luci e ideazione scenografie Cristina Spelti Laboratori introduttivi a cura di Cinzia Beneventi Spettacolo preceduto da laboratorio a scuola. Ogni laboratorio sarà concordato preventivamente con le insegnanti anche per quel che riguarda la durata e verrà realizzato a scuola in un ambiente adatto all’attività. Ingresso: euro 10 (comprensivo di ingresso a teatro e laboratorio) Destinatari: biennio e triennio Durata spettacolo : 40 minuti Tecnica: danza contemporanea “Partendo dai migliori brani di Gershwin e dalle suggestioni provenienti dalle opere pittoriche di un altro grande artista americano del ‘900, Edward Hopper (1882-1967), Michele Merola ha realizzato Gershwin Suite, la cui colonna sonora antologizza le più accattivanti pagine dell’autore, come, tra le altre, Summertime, che sigla lo spettacolo e ricorre in più momenti e in diverse versioni, e Rhapsody in blue. Ispirati direttamente ai quadri di Hopper, sfilano l’intimità dei passi a due e degli assoli, ma anche le scene di insieme, dove voglia di vivere e riscatto dal quotidiano prendono il sopravvento. In scena tanta varietà assume i modi di un set cinematografico, grazie anche ad una scenografia che cambia in continuazione, proprio come in un set, e ad una coreografia che tocca più tasti, grazie alla versatilità del coreografo, capace di declinare la propria creatività e il proprio talento al passo con i tempi della contemporaneità.” Ermanno Romanelli

Teatro Cavallerizza Mercoledì 3, giovedì aprile 2019, ore 20.30

L’abisso di Davide Enia tratto da Appunti per un naufragio (Sellerio Editore) musiche composte ed eseguite da Giulio Barocchieri produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale / Teatro Biondo Palermo / Accademia Perduta – Romagna Teatri Ingresso: euro 10 Destinatari: biennio e triennio Lampedusa come metafora di un naufragio, personale e collettivo. Davide Enia attinge ai suoi Appunti per un naufragio (Premio Mondello 2018) per raccontare un’esperienza indicibile: lo spaesamento, il dolore e la rabbia che affiorano dinanzi alla grande tragedia contemporanea degli sbarchi sulle coste del Mediterraneo. Per trovare le parole più efficaci, Enia è andato a Lampedusa, ha assistito agli sbarchi dei profughi, ha raccolto per mesi le testimonianze dei sopravvissuti e dei testimoni. Enia e Barocchieri hanno lavorato su più registri, includendo nella loro ricerca gli antichi canti dei pescatori, intonati lungo le rotte tra Sicilia e Africa, e il cunto palermitano, spostando l’elemento epico dallo scontro tra i paladini a un nuovo campo di battaglia: il mare aperto, dove il salvataggio è una questione di secondi per riuscire a recuperare più corpi vivi in mare, per sopravvivere in prima persona alla forza delle onde. L’abisso è una riflessione, figlia del lavoro sul campo, su quanto sta accadendo, per riportare con urgenza, nello spazio condiviso del teatro, il tempo presente e la sua crisi.

Crescere spettatori Un laboratorio di educazione allo sguardo per il teatro e le arti

Costo di partecipazione: euro 10 (corrispondenti al costo del biglietto dello spettacolo scelto) Periodo: da concordarsi Durata: 2 incontri a scuola di 2 ore ciascuno (il secondo incontro potrà durare di più a seconda della modalità di restituzione scelta) Destinatari: biennio e triennio

I due incontri saranno intervallati dalla visione dello spettacolo scelto tra le seguenti proposte: Cold Blood – teatro visuale Macbettu – prosa La scuola delle mogli - prosa 1. Nel primo incontro verranno condivisi strumenti per comprenderne i linguaggi e le questioni che il teatro di oggi pone allo spettatore, per stimolare i ragazzi a costruire una prospettiva in grado di analizzarlo e comprenderlo. 2. Il secondo incontro accompagna i ragazzi dopo la visione, cercando di depositare una forma di racconto dell’esperienza che possa tener conto delle domande che dai ragazzi affiorano e facendo emergere i punti forza e i punti critici dell'opera, contribuendo così alla costruzione di un punto di vista argomentato da esprimere nella forma del racconto scelta. Le classi potranno orientarsi all'interno delle seguenti forme: • Recensione scritta: si forniranno elementi legati alla descrizione e all'analisi dello spettacolo dal vivo; si affronteranno alcuni spunti prettamente stilistici, attraverso lettura e consegna di materiali didattici specifici; si discuterà infine del ruolo e degli obiettivi della critica teatrale per arrivare alla produzione di due testi scritti, una recensione e una rubrica. • Velocità di cronaca - audio e podcast: costruzione di un ideale programma radiofonico sul teatro capace di rivolgersi a una “terza” figura: l'ascoltatore. Costruzione di una redazione radiofonica di classe per la registrazione del programma da diffondere sul web. • Videoracconto: prendendo spunto dalle forme di diaristica online oggi diffuse, elaboriamo un formato di racconto video che rispetti alcune caratteristiche della critica culturale. Creazione di una troupe video di classe che progetti e realizzi una breve videorecensione. • Graphic Journalism: recuperando la possibilità del disegno di farsi racconto, si invitano studenti e studentesse a raccontare e analizzare lo spettacolo producendo alcune “tavole” grafiche che contengano fumetti e illustrazioni

Performance at school Fascinum

Arturo Cannistrà coreografo Francesco Germini consulenza musicale Viviana Sassi drammaturgia

Costo di partecipazione a classe: euro 200,00 + IVA Periodo: da concordarsi Durata: 3 incontri di 2 ore ciascuno (comprensivi di performance finale) a scuola Destinatari: biennio e triennio La performance finale avrà per interpreti gli stessi studenti

È una scelta intenzionale quella del termine fascinum da cui deriva la parola italiana fascino. L’ambiguità del suo significato di attrazione seduttiva con l'accezione negativa di malia, di incanto, di “stregoneria”, interessa il nostro percorso che intende proporre in chiave ironica una riflessione sul comportamento o meglio sui comportamenti soprattutto giovanili di fronte a certe situazioni. Il tema del grottesco e dell'assurdo si intreccia con la riflessione sulle capacità dei giovani di gestire il proprio mondo emotivo in relazione agli input negativi e positivi che provengono dal mondo esterno […]Ecco che in una condizione grottesca, paradossale, il tema del “fascinum” si intreccia con quello della maschera. Questo termine dal latino medievale “masca” (strega) significa per derivazione fantasma o travestimento spaventoso. Usato dalle società arcaiche in riti dal significato magico-sacrale, ha assunto nel tempo significati diversi fino ad arrivare in età moderna a rappresentare metaforicamente il mondo dell’apparenza nel contrasto vita-forma, persona-personaggio. “La vita è come un palcoscenico su cui possono accadere le cose più strane ed insensate, è uno spettacolo a cui possiamo decidere se partecipare o meno” afferma Luigi Pirandello. Le maschere interpretano la loro parte, “fanno il loro gioco”; potremmo restare tutta la vita spettatori o scegliere di metterci in gioco anche noi. Quello che è certo è che potremo lasciare cadere la maschera e ritrovare la gioia di essere noi stessi solo quando ci sentiremo “abbastanza” e non avremo paura del confronto, paura che minaccia la nostra autostima e mette un collare alla nostra vita. Viviana Sassi