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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 30 novembre - 1 dicembre 2020) L ’O SSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Unicuique suum Non praevalebunt Anno CLX n. 277 (48.601) lunedì 30 novembre 2020 Città del Vaticano y(7HA3J1*QSSKKM( +"!=!$!"!= La virtù cristiana della gentilezza NOSTRE INFORMAZIONI PAGINA 11 SEGUE A PAGINA 2 OGGI, IN PRIMO PIANO - UNA RIFLESSIONE A PA R T I R E DA «FR AT E L L I TUTTI» Massacro di contadini in Nigeria ABUJA, 30. Orrore senza fine in Nigeria. In un terribile attacco nei pressi del villaggio di Kosho- be, vicino alla città di Maidugu- ri, almeno 110 contadini sono stati sgozzati dai jihadisti di Bo- ko Haram. «È l’attacco più vio- lento contro civili innocenti que- st’anno», ha denunciato Edward Gallon, coordinatore delle Na- zioni Unite per le questioni umanitarie nel Paese africano. PAGINA 4 Morto l’imam Kobine Layama BANGUI, 30. Artigiano infa- ticabile della pace e del dia- logo interreligioso: la Re- pubblica Centrafricana piange la perdita dell’imam Omar Kobine Layama, morto sabato notte, a 66 anni, in un ospedale della capitale, dopo una breve malattia. Presidente del Consiglio superiore islami- co, era con il cardinale arci- vescovo di Bangui, Dieu- donné Nzapalainga, e il pastore evangelico Nicolas Guérékoyame-Gbangou l’anima della Piattaforma delle confessioni religiose del Centrafrica, impegnata da anni negli sforzi di me- diazione fra le comunità dopo la fine della guerra ci- vile nel Paese. di ANDREA MONDA T re dei 287 punti che compongo- no l’enciclica Fratelli tutti il Papa li dedica per parlare del tema della gentilezza. Potrebbe suo- nare strano: in fondo che c’entra la genti- lezza con tutto il resto dell’enciclica? E che senso ha riservarle tutto questo spa- zio nel drammatico momento storico che il mondo intero sta vivendo? Insomma la cosa lascia pensare e quindi è giusto pen- sare un po’ a questa cosa qui, questa cosa “strana” che è la gentilezza, un oggetto sconosciuto o almeno dimenticato nel frenetico mondo contemporaneo (e vie- ne da dire che il motivo è proprio per ri- spondere a questa dimenticanza). Se dunque ci pensiamo con attenzione, la prima domanda che sovviene è quella re- lativa a Gesù, anche perché l’autore del testo è il vicario di Cristo e ogni cosa che dice, scrive, fa ha come primo e ultimo punto di riferimento proprio la figura di Gesù; e la domanda è: ma Gesù era un uomo gentile? A sentirlo come si scaglia contro gli ipocriti e a vederlo come si co- struisce con le proprie mani delle fruste per scacciare i mercanti dal tempio, non viene proprio da pensare alla gentilezza come alla prima delle sue virtù. Eppure.. forse è meglio vedere un po’ più da vici- no. E se ci avviciniamo a Gesù troveremo in lui un vero, il vero gentiluomo. Pensiamo ad esempio alla sua atten- zione verso tutti, la cura e la delicatezza con cui si dava a ciascuno che incontras- se lungo la strada. La sua apertura verso i bambini e le donne era così forte, costan- te e dirompente rispetto ai canoni del tempo da creare sconcerto e disorienta- mento tra tutti i presenti, anche all’inter- no della cerchia più stretta dei suoi ami- ci. Ma gli esempi di questa gentilezza ab- bondano. Quando gli portano un infer- mo, un cieco o un malato il più delle vol- te la sua prima domanda è “cosa posso fare per te?” o, ”cosa desideri?”, come potrebbe fare un cameriere o un alberga- tore che accoglie l’ospite mettendosi al suo servizio. Allora comprendiamo che la gentilezza non è essere affettato ma in- vece affettuoso, non è amore per il quieto vivere ma per l’inquietudine dell’altro che ho di fronte, non è debolezza ma for- za potente che rovescia la logica del po- tere e la soppianta con quella del servi- zio. Una forza che è anche resistenza. Pensiamo all’episodio narrato nel diciot- tesimo capitolo di Giovanni quando Ge- sù viene schiaffeggiato nel sinedrio du- rante il processo-farsa da una guardia che, senza alcun vero motivo, lo colpisce violentemente e Gesù gli risponde: «Se Il dovere del dialogo «Il dovere primario del dialo- go» è stato ribadito da Papa Francesco nell’annuale mes- saggio inviato a Bartolomeo I in occasione della festa di san- t’Andrea, patrono del Patriar- cato ecumenico. Lunedì 30 novembre il testo del Papa è stato letto dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontifi- cio Consiglio per la promozio- ne dell’unità dei cristiani. PAGINA 11 Papa Francesco ha creato tredici nuovi cardinali nel settimo Concistoro del Pontificato Sulla strada con Gesù La visita a Benedetto XVI e la concelebrazione della messa nella prima domenica di Avvento «D a fuori strada, andare sulla strada di Dio»: è que- sto l’atteggiamento di conver- sione raccomandato da Papa Francesco ai tredici nuovi cardi- nali creati in occasione del Con- cistoro ordinario pubblico pre- sieduto nel pomeriggio di saba- to 28 novembre, nella basilica Vaticana. Un rito caratterizzato dall’emergenza sanitaria che ha impedito la presenza fisica di due neo porporati e ha imposto misure di distanziamento volte a contrastare la diffusione del con- tagio, a cominciare dall’altare dove è stato celebrato, la Catte- dra e non la Confessione. Al ter- mine Francesco e gli undici nuo- vi cardinali presenti si sono reca- ti al monastero Mater Ecclesiae, nei Giardini vaticani, in visita al Papa emerito Benedetto XVI e al mattino seguente hanno conce- lebrato insieme la messa nella prima domenica di Avvento. PAGINE 5, 6, 7 E 8

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

Unicuique suum Non praevalebunt

Anno CLX n. 277 (48.601) lunedì 30 novembre 2020Città del Vaticano

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

+"!=!$!"

!=

La virtù cristiana della gentilezza

NOSTREINFORMAZIONI

PAGINA 11 SEGUE A PAGINA 2

OGGI, IN PRIMO PIANO - UNA RIFLESSIONE A PA R T I R E DA «FR AT E L L I TUTTI»M a s s a c rodi contadiniin Nigeria

ABUJA, 30. Orrore senza fine inNigeria. In un terribile attacconei pressi del villaggio di Kosho-be, vicino alla città di Maidugu-ri, almeno 110 contadini sonostati sgozzati dai jihadisti di Bo-ko Haram. «È l’attacco più vio-lento contro civili innocenti que-st’anno», ha denunciato EdwardGallon, coordinatore delle Na-zioni Unite per le questioniumanitarie nel Paese africano.

PAGINA 4

Morto l’imamKobine Layama

BANGUI, 30. Artigiano infa-ticabile della pace e del dia-logo interreligioso: la Re-pubblica Centrafricanapiange la perdita dell’imamOmar Kobine Layama,morto sabato notte, a 66anni, in un ospedale dellacapitale, dopo una brevemalattia. Presidente delConsiglio superiore islami-co, era con il cardinale arci-vescovo di Bangui, Dieu-donné Nzapalainga, e ilpastore evangelico NicolasGuérékoyame-Gbangoul’anima della Piattaformadelle confessioni religiosedel Centrafrica, impegnatada anni negli sforzi di me-diazione fra le comunitàdopo la fine della guerra ci-vile nel Paese.

di ANDREA MONDA

Tre dei 287 punti che compongo-no l’enciclica Fratelli tutti il Papali dedica per parlare del temadella gentilezza. Potrebbe suo-

nare strano: in fondo che c’entra la genti-lezza con tutto il resto dell’enciclica? Eche senso ha riservarle tutto questo spa-zio nel drammatico momento storico cheil mondo intero sta vivendo? Insomma lacosa lascia pensare e quindi è giusto pen-sare un po’ a questa cosa qui, questa cosa“strana” che è la gentilezza, un oggettosconosciuto o almeno dimenticato nelfrenetico mondo contemporaneo (e vie-ne da dire che il motivo è proprio per ri-spondere a questa dimenticanza). Sedunque ci pensiamo con attenzione, laprima domanda che sovviene è quella re-lativa a Gesù, anche perché l’autore deltesto è il vicario di Cristo e ogni cosa che

dice, scrive, fa ha come primo e ultimopunto di riferimento proprio la figura diGesù; e la domanda è: ma Gesù era unuomo gentile? A sentirlo come si scagliacontro gli ipocriti e a vederlo come si co-struisce con le proprie mani delle frusteper scacciare i mercanti dal tempio, nonviene proprio da pensare alla gentilezzacome alla prima delle sue virtù. Eppure..forse è meglio vedere un po’ più da vici-no. E se ci avviciniamo a Gesù troveremoin lui un vero, il vero gentiluomo.

Pensiamo ad esempio alla sua atten-zione verso tutti, la cura e la delicatezzacon cui si dava a ciascuno che incontras-se lungo la strada. La sua apertura verso ibambini e le donne era così forte, costan-te e dirompente rispetto ai canoni deltempo da creare sconcerto e disorienta-mento tra tutti i presenti, anche all’inter-no della cerchia più stretta dei suoi ami-ci. Ma gli esempi di questa gentilezza ab-

bondano. Quando gli portano un infer-mo, un cieco o un malato il più delle vol-te la sua prima domanda è “cosa possofare per te?” o, ”cosa desideri?”, comepotrebbe fare un cameriere o un alberga-tore che accoglie l’ospite mettendosi alsuo servizio. Allora comprendiamo chela gentilezza non è essere affettato ma in-vece affettuoso, non è amore per il quietovivere ma per l’inquietudine dell’a l t roche ho di fronte, non è debolezza ma for-za potente che rovescia la logica del po-tere e la soppianta con quella del servi-zio. Una forza che è anche resistenza.Pensiamo all’episodio narrato nel diciot-tesimo capitolo di Giovanni quando Ge-sù viene schiaffeggiato nel sinedrio du-rante il processo-farsa da una guardiache, senza alcun vero motivo, lo colpisceviolentemente e Gesù gli risponde: «Se

Il doveredel dialogo

«Il dovere primario del dialo-go» è stato ribadito da PapaFrancesco nell’annuale mes-saggio inviato a Bartolomeo Iin occasione della festa di san-t’Andrea, patrono del Patriar-cato ecumenico. Lunedì 30novembre il testo del Papa èstato letto dal cardinale KurtKoch, presidente del Pontifi-cio Consiglio per la promozio-ne dell’unità dei cristiani.

PAGINA 11

Papa Francesco ha creato tredici nuovi cardinali nel settimo Concistoro del Pontificato

Sulla strada con GesùLa visita a Benedetto XVI e la concelebrazione della messa nella prima domenica di Avvento

«D a fuori strada,andare sullastrada diDio»: è que-

sto l’atteggiamento di conver-sione raccomandato da PapaFrancesco ai tredici nuovi cardi-nali creati in occasione del Con-cistoro ordinario pubblico pre-sieduto nel pomeriggio di saba-to 28 novembre, nella basilicaVaticana. Un rito caratterizzatodall’emergenza sanitaria che haimpedito la presenza fisica didue neo porporati e ha impostomisure di distanziamento volte acontrastare la diffusione del con-tagio, a cominciare dall’a l t a redove è stato celebrato, la Catte-dra e non la Confessione. Al ter-mine Francesco e gli undici nuo-vi cardinali presenti si sono reca-ti al monastero Mater Ecclesiae,nei Giardini vaticani, in visita alPapa emerito Benedetto XVI e almattino seguente hanno conce-lebrato insieme la messa nellaprima domenica di Avvento.

PAGINE 5, 6, 7 E 8

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 lunedì 30 novembre 2020

Oggi in primo piano - Una riflessione a partire da «Fratelli tutti»

Il nostro sorprendercidi fronte a un gesto di attenzione

l’enciclica del Papa. Su questoci viene chiesto di riflettere.

C’è un unico motivo per ilquale ricordiamo persone dicui non conosciamo il nome eche non abbiamo mai più in-contrato: sono state gentilicon noi. Senza motivo.

Farà sorridere ma ciò cheinchioda nella nostra testaquei volti di cui altro non sap-piamo è che non avevano al-cuna ragione apparente percomportarsi in modo gentile,eppure essi ci hanno sorpreso.

In questo nostro sorpren-derci della gratuità di un’at-tenzione c’è tutta la dispera-zione dei tempi. L’idea, tantoinconscia quanto di conse-guenza radicata, che non sologli altri non meritino attenzio-ne ma nemmeno noi.

Serve dunque motivo peroffrire un gesto di gentilezza?

Non basta il fatto che quel-l’uomo o quella donna sianolì, davanti a noi?

Passiamo la vita a chiedereprove di ogni cosa, esigiamodi vedere e toccare tutto ma

quando abbiamo un essereumano di fronte non lo vedia-mo.

In questo modo chi abbia-mo davanti diventa un invisi-bile spettatore della nostracorsa quotidiana, talvolta ad-dirittura un intralcio al nostrofurioso sfinirci di giorni chesaziano senza nutrire.

Il fatto è che la gentilezza èfuorimo da.

Provate a consegnare unsoggetto cinematografico nelquale il protagonista del filmsia un uomo gentile. Quel filmse la passerà malino.

Gli editor reclamano chia-roscuri, personaggi ambiva-lenti. E pensare che più chia-roscuro dell’uomo non c’è nul-la, solo che è un chiaroscuroche fa luce, che indica una de-stinazione.

Ma questa luce indisponeperché essa è la radice umanadi un bene irriducibile, lo stig-ma di un destino che non ha laforma della morte, l’apparte-nenza a un padre.

Se ormai al cinema e in let-teratura il “cattivo tira” e ilbuono no è perché ci siamocosì rincretiniti da fissare ilgrottesco negli occhi del malee non in quelli del bene.

Ma non ogni forma di maleè colpa del male stesso, c’èuna forma di bene di facciata,insincero che fa ancora piùdanni.

Il rischio in questo caso èancor peggiore, ovvero quellodi cadere in una gentilezza ar-tificiale e in questa deriva disentimentalismo senza senti-mento ci viene in ausilio Flan-nery O’C o n n o r.

Passiamo la vita, ricordavaFlannery O’Connor «... difronte al male, a guardarlo infaccia e, il più delle volte, tro-varvi quel nostro riflesso ghi-gnante con cui non facciamo iconti; ma il bene è un’altrafaccenda. Pochi l’hanno fissa-to abbastanza a lungo da ac-cettare il fatto che anche il suoaspetto è grottesco, che in noiil bene è qualcosa in costru-zione. Le forme del male disolito ricevono espressioneadeguata. Le forme del benedevono accontentarsi di uncliché o di una lisciatina chefinisce per indebolire il lororeale aspetto».

E così, la narrazione richie-sta dai tempi (e da una fettadella macchina culturale) fin-ge di nobilitare il proprio cam-mino attraverso una forma ditenerezza che quando anch’es-sa ha radice inautentica non èmeno pericolosa dell’o dio.«Una tenerezza — ammonivala scrittrice americana — cheda tempo, staccata dalla per-sona di Cristo, è avvolta nellateoria. Quando la tenerezza èseparata dalla sorgente dellatenerezza, la sua logica conse-guenza è il terrore. Finisce neicampi di lavoro forzato e neifumi delle camere a gas». Lafalsa tenerezza sta sostituendola piccola, onesta luce dellagentilezza.

La grande arte, si esprimaessa attraverso le parole o le

La virtù cristiana della gentilezza

Dall’enciclica«Fratelli tutti»

222. L’individualismo consumista provocamolti soprusi. Gli altri diventano meriostacoli alla propria piacevole tranquillità.Dunque si finisce per trattarli come fastidie l’aggressività aumenta. Ciò si accentua earriva a livelli esasperanti nei periodi dicrisi, in situazioni catastrofiche, in momentidifficili, quando emerge lo spirito del “sisalvi chi può”. Tuttavia, è ancora possibilescegliere di esercitare la gentilezza. Ci sonopersone che lo fanno e diventano stelle inmezzo all’oscurità.

223. San Paolo menzionava un frutto delloSpirito Santo con la parola greca c h re s t o t e s(Gal 5,22), che esprime uno stato d’animonon aspro, rude, duro, ma benigno, soave,che sostiene e conforta. La persona chepossiede questa qualità aiuta gli altriaffinché la loro esistenza sia piùsopportabile, soprattutto quando portanoil peso dei loro problemi, delle urgenze edelle angosce. È un modo di trattare glialtri che si manifesta in diverse forme:come gentilezza nel tratto, come attenzionea non ferire con le parole o i gesti, cometentativo di alleviare il peso degli altri.Comprende il «dire parole diincoraggiamento, che confortano, chedanno forza, che consolano, chestimolano», invece di «parole cheumiliano, che rattristano, che irritano, ched i s p re z z a n o » . 208

224. La gentilezza è una liberazione dallacrudeltà che a volte penetra le relazioniumane, dall’ansietà che non ci lasciapensare agli altri, dall’urgenza distratta cheignora che anche gli altri hanno diritto aessere felici. Oggi raramente si trovanotempo ed energie disponibili persoffermarsi a trattare bene gli altri, a dire“p ermesso”, “scusa”, “grazie”. Eppure ognitanto si presenta il miracolo di una personagentile, che mette da parte le suepreoccupazioni e le sue urgenze perprestare attenzione, per regalare un sorriso,per dire una parola di stimolo, per renderepossibile uno spazio di ascolto in mezzo atanta indifferenza. Questo sforzo, vissutoogni giorno, è capace di creare quellaconvivenza sana che vince leincomprensioni e previene i conflitti. Lapratica della gentilezza non è unparticolare secondario né un atteggiamentosuperficiale o borghese. Dal momento chepresuppone stima e rispetto, quando si facultura in una società trasformaprofondamente lo stile di vita, i rapportisociali, il modo di dibattere e diconfrontare le idee. Facilita la ricerca diconsensi e apre strade là dovel’esasperazione distrugge tutti i ponti.esasperazione distrugge tutti i ponti.

ho parlato male, dimostramidov’è il male; ma se ho parla-to bene, perché mi percuo-ti?». Gli esempi che vengonoin mente, come quelli appenacitati, dimostrano il gusto diGesù di approcciarsi all’a l t rocon una domanda, un detta-glio che rivela qualcosa dellagentilezza: essa è costituita daquell’apparente ossimoro cheè una “curiosità discreta”. Unuomo gentile è necessaria-mente un uomo discreto, pe-rò è anche attento e interessa-to all’altro, a chi gli sta da-vanti.

Pensiamo a quando apparea Paolo facendolo cadere dacavallo (capitolo 9 degli Attidegli Apostoli) e si presentarivolgendogli una domanda:«Saulo, Saulo, perché mi per-seguiti?». Questo gesto, ilfarlo cadere da cavallo, nonsembra un gesto gentile ep-pure a volte è l’unico modoper aiutare una persona a cuisi vuole bene, cambiargli bru-scamente la prospettiva, main questo brano è importantela domanda, che è vera, since-ra, come tutte quelle di Gesù:egli vuole conoscere l’a l t ro ,vuole comprendere le sue ra-gioni e vuole che anche luiponga questa domanda a sestesso, alla propria coscienzacome a dire “sei consapevoledi quello che stai facendo?”.

La curiosità discreta di Ge-sù è la sana curiosità di chiveramente si interessa all’al-tro perché gli vuole bene evuole stringere con lui un le-game sincero. E qui la genti-lezza s’incontra con la suaeterna promessa sposa: l’u-miltà. Felice l’intuizione delloscrittore inglese C.S. Lewis suquesto punto: «Non immagi-

CO N T I N UA DA PAGINA 1 natevi che un uomo davveroumile, se vi capiterà di incon-trarlo, corrisponda a ciò cheoggi si suole designare conquell’aggettivo: una personauntuosa e viscida, che dichia-ra a ogni piè sospinto di nonessere nessuno. Probabilmen-te vi troverete di fronte un uo-mo vivace e intelligente, chesi interessa davvero a ciò chevoi gli dite. Se vi riesce anti-patico, sarà perché vi sentiteun po’ invidiosi di uno chesembra godersi così facilmen-te la vita. Costui non pensaall’umiltà: non pensa affatto ase stesso». Eccolo qua il pro-filo del gentiluomo: un uomoaperto all’altro, capace del-l’attitudine più rara e prezio-sa, l’ascolto. Da questo ap-proccio sano verso gli altri ilpiù delle volte scaturisce laleggerezza, ma anche la gioiao quanto meno il buon umo-re, tutte caratteristiche checontraddistinguono le perso-ne umili e gentili.

Gesù era curioso, la sua in-carnazione stessa è un modoper “i n t e re s s a r s i ” agli uomini(in latino inter-esse: essere den-tro, stare, “abitare in mezzo anoi”): è il paradosso di unDio che si fa uomo per condi-videre la natura e il destinodegli uomini, compresa l’e-sperienza estrema della mor-te, un Dio che si fa compagnodi viaggio lungo il camminodella nostra esistenza. Gesùcamminava per le strade degliuomini e amava incontrarli efare loro domande come facon i discepoli di Emmaus,ma la sua era appunto unacuriosità discreta, capace cioèdi preservare la libertà altrui,di non invadere il campo del-l’altrui responsabilità.

Gesù tra l’altro usava an-che quelle parole che il Papa

spesso raccomanda nei suoidiscorsi, come “p ermesso” o“grazie” e che ripete anchenell’enciclica (n.224); tutta lasua vita è stata una “eucari-stia”, un rendimento di grazieal Padre, che a volte sembranon riuscire a trattenere comead esempio quando esplodenell’inno di giubilo di Matteo11, 25: «Ti rendo lode, Padre,Signore del cielo e della terra,perché hai nascosto questecose ai sapienti e ai dotti e lehai rivelate ai piccoli».

E Gesù chiede anche “p er-messo?”, lo dice lui stesso disé nell’ultimo libro della Bib-bia: «Ecco, sto alla porta ebusso. Se qualcuno ascolta lamia voce e mi apre la porta, ioverrò da lui, cenerò con lui edegli con me» (Ap 3, 20). Eccola discrezione di un Dio che sipropone ma non s’impone, ri-spetta la sfera d’autonomia diogni uomo chiamato ad eser-citare la propria libera scelta.

Com’è difficile dunquequest’atteggiamento dellagentilezza, difficile ma nonimpossibile come ricorda ilPapa nell’enciclica: «Eppureogni tanto si presenta il mira-colo di una persona gentile,che mette da parte le suepreoccupazioni e le sue ur-genze per prestare attenzio-ne, per regalare un sorriso,per dire una parola di stimo-lo, per rendere possibile unospazio di ascolto in mezzo atanta indifferenza» (Fra t e l l itutti, n.224). Sono queste per-sone gentili i “giusti” di cuiparlava il poeta argentinoBorges, quelle persone chevogliono «giustificare un ma-le che gli hanno fatto», chepreferiscono «che abbianoragione gli altri, / tali perso-ne, che si ignorano, stannosalvando il mondo».

di CRISTIANO GOVERNA

San Paolo menzionava un frut-to dello Spirito Santo con laparola greca chrestotes (Gal 5,22), che esprime uno stato d’a-nimo non aspro, rude, duro,ma benigno, soave, che sostie-ne e conforta. La persona chepossiede questa qualità aiutagli altri affinché la loro esi-stenza sia più sopportabile,soprattutto quando portano ilpeso dei loro problemi, delleurgenze e delle angosce. È unmodo di trattare gli altri che simanifesta in diverse forme: co-me gentilezza nel tratto, comeattenzione a non ferire con leparole o i gesti, come tentativodi alleviare il peso degli altri.Comprende il «dire parole diincoraggiamento, che confor-tano, che danno forza, checonsolano, che stimolano», in-vece di «parole che umiliano,che rattristano, che irritano,che disprezzano»

Recuperare la gentilezza.Questo è il senso, la necessitàche emerge dallo stralcio del-

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 30 novembre 2020 pagina 3

Oggi in primo piano - Una riflessione a partire da «Fratelli tutti»

immagini, non mette in rilievole gesta degli eroi bensì la sfi-da quotidiana degli invisibili ela più invisibile delle necessitàche essa reclama: la gentilez-za.

Ogni grande autore ha sa-puto raccontare il motivo peressere gentile perché nellagentilezza, nella sua forma piùautentica, si nascondono i ba-gliori della pietà.

Che arte è quella nella qua-le i gentili non assurgono ae ro i ?

Magari attraverso la storiadi un uomo al quale la genti-lezza indica una strada, unapossibilità, anche nei giornipiù cupi.

Ne La vita è meravigliosa(1946) Frank Capra ci raccon-ta di un uomo qualsiasi, taleGeorge Bailey.

Un uomo che ha passato lavita ad essere umano e gentilecon tutti, dalla sua famiglia aiclienti del suo piccolo istitutodi credito che adesso è in seriadifficoltà.

George sta pensando di far-la finita.

Ma c’è un’ultima gentilezza

cui aggrapparsi, quando Diofinisce gli uomini spediscequalcos’a l t ro .

Il suo nome è Clarence ed èun aspirante angelo cui è stataaffidata la sorte di George e sequesti si ammazza Clarencenon avrà le sue ali.

Chi avrebbe il coraggio og-gi di produrre in film del ge-nere? Lontano dalla caritàtrendy, dall’insincero senti-mentalismo che ci fa amaretutto purché a noi non reclaminulla in termini di fatica.

La gentilezza poi, ha un’al-tra dote, per usare una locu-zione del mondo dell’i m p re s apotremmo dire che “sa fare si-stema” e nel caso diventa im-battibile.

C’è un piccolo film danesedal titolo Italiano per principianti(2000) di Lone Scherfig chedipinge perfettamente taleschema.

Un film corale, Altmanianodiremmo, nel quale i protago-nisti sono tutte persone sem-plici che la vita ha travolto conqualcosa di complesso e dolo-roso. Ci troviamo in una citta-dina della provincia danese,

Andreas è il nuovo pastore ar-rivato per sostituire tempora-neamente il titolare Wred-mann, in congedo (e in crisi difede) per la morte della mo-glie. Nonostante la giovaneetà Andreas è a sua volta ve-dovo. Il ristorante dell’hotelpresso il quale alloggia è gesti-to da Jørgen Mortensen cheha appena ricevuto l’incaricodal direttore di licenziare ilsuo amico Halvfinn (Finn),che lavora come cameriere.Nel locale lavora anche l’ita-liana Giulia, che ascolta invo-lontariamente una confidenzadi Jørgen all’amico Finn: l’uo-mo teme di essere divenutoimpotente e di conseguenzavede a rischio la sua voglia difamiglia. Lei gli suggerisceche forse non ha ancora trova-to la donna giusta. Finn è in-namorato della parrucchieraKaren; tuttavia ogni volta checerca di tagliarsi i capelli Ka-ren deve interrompere il lavo-ro per l’irruzione dell’anzianamadre, alcolizzata e malatagrave, soggetta a frequenteospedalizzazione. Abbiamoinfine la giovane pasticcieraOlympia che vive con il padrescontroso che la tratta come sefosse ancora bambina e nondimostra per lei il minimo af-fetto.

La vita dispone le proprieprove e il proprio pedaggio didolore in questa comunità, pa-rallelamente a tali prove qual-cos’altro in essi si attiva o me-glio, è lì ad attenderli.

Una specie di ragnatela digentilezza. Sono pronti a sor-reggersi, ora serve un motivocomune per farlo che coordinie alimenti la loro voglia di far-cela e questo arriva sotto lastramba forma di un corso d’i-taliano. Uno dopo l’altro iprotagonisti arriveranno inquesto curioso corso per im-

parare l’italiano organizzatodal Comune. Quella piccolaaula diverrà una specie di al-veare della gentilezza e diascolto. Una palestra di picco-le attenzioni e di gesti di con-forto che lasciati lì, uno sul-l’altro, costruiscono una torredi bene e custodia reciprocainvalicabile alle mareggiatedel male.

Ma c’è un momento nelquale la gentilezza svela defi-nitivamente il suo volto, lasantità della sua gratuità: ed èdi fronte alla morte. La genti-lezza “smascherata” diventapietà umana allo stato puro esi manifesta sotto forma diistinto, quasi un tic, in rispo-sta al tentativo della morte diavere l’ultima parola.

Nino Pedretti era un formi-dabile poeta dialettale roma-gnolo, quella che segue è latraduzione di una delle suepoesie più belle e si concludecon un gesto che da solo con-tiene e custodisce il misterodel vivere. Un gesto gentileapparentemente fuori tempomassimo.

I posti dove stanno

Mia mamma sta dentro nei bambinicon i colletti bianchi che sbagliano lerighe. Sta dentro i fiori che crescondentro i vasi, sta dentro nei gallettiche gridan come matti, sul far delgiorno. Sta nelle campanelle delmattino, che battono, in fretta infretta, come se avevan freddo. Miamamma sta dentro di me, fissa, conla sua voce, quando diceva «Grazie,Signore», andando a letto. E miobabbo sta in una donnina magra –mi trema ancora le ginocchia,quando la vedo – che l’ha pettinatocon le mani, quando è morto.

(Nino Pedretti,El vuosi, cit., p. 24)

Nella poesia di Mary Oliver

L’apertura orante alla bellezza del mondo esterno

Gratuità inattesae libertà del beneinasp ettato

Henry Travers nei panni di ClarenceOddbody, “Angelo di Seconda Classe”,con James Stewart, in una scenadel film «La vita è meravigliosa»di Frank Capra (1946)

di DANIELE MENCARELLI

Che nessuno vada via da voi scontento. Sonoparole di Don Bosco.Basterebbe l’applicazione di questa sempliceregola per rendere il mondo un luogototalmente diverso. Un luogo dove la vitadegli altri è simmetrica alla nostra, e ha lostesso identico valore.La prima volta che ho sentito le parole di DonBosco sono rimasto sconvolto. Per la lorogenialità assoluta. Per la loro luciditàstraordinaria. Per la verità che ci inchioda allanostra pochezza.Perché per non mandare via da noi nessunoscontento occorre dedizione, disciplina, unadisponibilità che è spesso ai limiti della nostranatura.Il più delle volte, ci fermiamo tutti a unateoria sterile, oppure al giudizio rivolto versogli altri. Perché resta sempre più sempliceannotare le mancanze e gli insuccessi deinostri vicini.Restare distanti dai bisogni dei nostri simili,dalla loro gioia, anche quando potremmocontribuire con un gesto semplice, leggero,come può essere un sorriso, o uno sguardo dicomunione dentro la stessa esperienza. Inmezzo al traffico, in fila al supermercato,renderci presenza accogliente.Non servono miracoli.Non servono nemmeno parole. Basta la

postura del corpo e degli occhi.Per dire: io ci sono. Sono come te.Per arrivare a questo obiettivo non c’è altrastrada oltre quella della rivelazione piùgrande. Almeno per come è arrivata nella miavita.Quando accolgo l’altro, quando la sua vita èmigliorata dalla mia presenza, raggiungo vettedi felicità che non potrei sfiorare attraverso ungesto rivolto a me stesso.Proprio così.Conoscere la vetta della gioia attraverso larealizzazione di quella altrui.Attraverso la gratuità inattesa, il gesto chespezza l’abitudine, la libertà del beneinasp ettato.E come fioriscono le persone quando sisentono accogliere dalla gentilezza.Perché gli altri non sono monoliti, perchésono i nostri gesti a innalzarli, o schiacciarli,dentro la loro identità, dentro il potenzialeche hanno a disposizione.Tanta cattiveria di fronte alla gentilezza siscioglie, sparisce.E non dimentichiamoci mai: i gestirimangono.Quello che compiamo resta. Non il gestoeroico, ma la certezza di uno slancio sincero,presente, costante.Io voglio migliorare la vita degli altri, e lamia, attraverso la semplice condivisione delb ene.Non aspettiamo mai quello degli altri.Iniziamo noi il lavoro.

I VERSI

«Perché mi sveglio presto»

Salve, sole sul viso.Salve, tu che crei la mattinae la diffondi sui campie sui visi dei tulipanie delle campanule che annuisconoe persino sulle finestre deimiserabili e degli irascibili —

miglior predicatore che sia mai esistito,cara stella, che per casosei dove sei nell’universo,per tenerci lontano dalle tenebre eterne,per darci sollievo con tiepido tocco,per cingerci in grandi mani di luce —buongiorno, buongiorno, buongiorno.

Guarda, ora, come inizio la giornatacon felicità, con gentilezza.

(traduzione di Elena Buia Rutte Andrew Rutt)

di ELENA BUIA RUTT

L’individualismo di cui parla Papa Francesco in Fratelli tutti ri-guarda un atteggiamento di chiusura, di incapacità di aprirsialla bellezza del creato, che si spaccia come vincente nella no-stra attuale società. L’individualista, in realtà, è la prima vit-tima di se stesso, poiché è divorato da una brama che lo portaall’accaparramento vorace e al consumo immediato di ciòche, con una valutazione miope, reputa essere il suo interesse.L’individualista prende ed è incapace di ricevere; guarda anziil ricevere stesso con sospetto, come debolezza, come porta diingresso in cui l’altro potrebbe avvicinarsi per sopraffarlo. Èincapace di inserire la sua esistenza in un ciclo generale di cuifa parte e a cui è chiamato a contribuire. Da qui l’a g g re s s i v i t à ,che nasce dal considerare l’altro da sé un nemico, anziché undono e un’opp ortunità.

Questa poesia di Mary Oliver ci mostra invece come l’a-pertura orante alla bellezza del mondo esterno, in questo casorappresentata dal sole, permette di sentirsi inondati dai raggidi un amore eccedente, da non tesaurizzare, ma da condivide-re, rendendolo gioioso canto di lode. È per questo che la gior-nata di chi si sente amato può iniziare all’insegna di una gra-titudine che prende le forme della gentilezza nel vivere quo-tidiano. Una gentilezza che non è una postura formale, fattadi codici e maniere, ma affonda le sue radici in un discerni-mento spirituale in presa diretta sull’esperienza vissuta.

L’a b b ra c c i otra due migranti

venezuelaniscampati

a un naufragio( R e u t e rs )

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì 30 novembre 2020

Centodieci contadini massacrati da Boko Haram

Orrore senza finein Nigeria

Le forze governative riconquistano Macallè. Cresce l’allarme umanitario

Etiopia: ancora violenze

DAL MOND O

Covid: non si fermanoi contagi in Europa

Sono oltre 9.700 i nuovi casi di positi-vità al covid-19 registrati ieri in Fran-cia. I decessi in 24 ore sono stati 198,per un totale dall’inizio della pande-mia di 52.325. Balzo dei casi anche inGermania: circa 11.160 in un solo gior-no, secondo l’istituto Robert Koch.

Accordo sui migrantitra Londra e Parigi

Pattugliamenti raddoppiati e l’uso deidroni. Sono due delle misure previstenel nuovo accordo firmato da Parigi eLondra per fermare l’immigrazione il-legale attraverso il canale della Mani-ca. Nel fine settimana sono stati soc-corsi 64 migranti nel canale.

Vicino oriente: Abbasin Giordania ed Egitto

Giordania ed Egitto sono le principalitappe del viaggio del presidente pale-stinese Mahmoud Abbas. Oggi è pre-visto l’incontro con il presidente egi-ziano Al Sisi. Al centro gli ultimi svi-luppi riguardo la questione palestinesee altri dossier internazionali.

Afghanistan: autobombanella provincia di Ghazni

Almeno 30 persone, tra cui numerosimembri delle forze di sicurezza, sonostate uccise e altre 27 ferite ieri in Af-ghanistan in un attentato suicida conun’autobomba nella provincia diGhazni.

Con Biden nuova politica migratorianegli Stati Uniti

ABUJA, 30. Orrore senza fine inNigeria. In un terribile attacconei pressi del villaggio di Ko-shobe, vicino alla città di Mai-duguri, capitale dello Staton o rd orientale di Borno, almeno110 contadini sono stati sgozzatidai jihadisti di Boko Haram. «Èl’attacco più violento contro ci-vili innocenti quest’anno», hadenunciato Edward Gallon,coordinatore delle NazioniUnite per le questioni umanita-rie nel Paese africano. Secondoil racconto di alcuni superstitialla furia dei terroristi, i contadi-ni sono stati attaccati nei campidi riso dove stavano lavorando.

Il numero dei feriti non èchiaro e ci sono dei dispersi, ol-tre ad almeno dieci donne rapi-te, ha spiegato ancora il funzio-nario dell’Onu, che ha chiesto«il loro immediato rilascio e as-sicurare alla giustizia gli autoridi questo attacco atroce e insen-

sato». Tanto più feroce perchéha preso di mira inermi contadi-ni che erano venuti dallo Statonordoccidentale di Sokoto, lon-tano mille chilometri, alla ricer-ca di lavoro nei campi.

Nelle ultime settimane, i ter-roristi di Boko Haram e dell’I-swap (acronomio per Islamicstate west Africa province), unafazione di militanti nigerianiche hanno giurato fedeltà al se-dicente stato islamico (Is), han-no iniziato a colpire agricoltori,pescatori e pastori, perché accu-sati di passare informazioni sulloro conto alle autorità militari ealle forze di polizia locali.

In un crescendo di inauditeviolenze, il gruppo di Boko Ha-ram — attivo in Nigeria dai pri-mi anni 2000, quando si è for-mato — ha massacrato almeno36.000 persone e costretto al-meno due milioni di persone adabbandonare le loro abitazioni.

L’America centraledevastata dagli uragani

Eta e IotaTE G U C I G A L PA , 30. Il mese dinovembre, con il passaggio diben due uragani — Eta e Iota— a distanza di quindici giornil’uno dall’altro, ha messo inginocchio l’America centrale.In tutta la regione circa tre mi-lioni di persone hanno visto leproprie abitazioni, il proprioraccolto o le proprie attivitàcommerciali subire ingentidanni a causa del passaggiodei due violenti fenomeni at-mosferici, con venti fino a 240chilometri orari. Lo fa saperel’ufficio delle Nazioni Uniteper gli affari umanitari(Ocha), che sta coordinandola distribuzione di migliaia dirazioni alimentari, prodottiper l’igiene, litri di acqua po-tabile, mascherine e altri gene-ri di prima necessità negli Statipiù colpiti. In questi giorni staemergendo la vera entità delladevastazione portata dal pas-saggio successivo dei due ura-gani sulla stessa zona.

Primo fra tutti l’Honduras,seguito da Guatemala, Nicara-gua, El Salvador, e per finire

l’arcipelago colombiano diSan Andrés e Providencia, do-ve il 100% della popolazione èstata colpita e sono stati rileva-ti danni al 98% delle infra-strutture. Secondo i dati uffi-ciali, più di 200 persone sonomorte in tutta la regione, 94delle quali in Honduras, doveil governo deve ancora calcola-re la perdita economica: quasi300 strade sono state danneg-giate, 48 ponti distrutti e altri32 sono stati danneggiati; SanPedro Sula, il polo industrialedel Paese è stato devastato.

L’uragano Iota è stato il 30°dall’inizio dell’anno abbattu-tosi in America centrale. Nu-meri in crescita per questi fe-nomeni sia nella frequenza chenell’intensità, a causa dei cam-biamenti climatici. Secondoalcuni studi recenti il riscalda-mento delle acque degli ocea-ni, dovuto proprio ai cambia-menti climatici, comporta unamaggiore frequenza e intensi-tà. Un fenomeno, secondo gliesperti, destinato ad aumenta-re nei prossimi decenni.

I funerali di alcune delle vittime di Boko Haram (Afp)

WASHINGTON, 30. La nuova ammini-strazione statunitense guidata dalpresidente eletto Joe Biden avvierà,in tema di immigrazione, un decisivoe repentino cambio di rotta rispettoall’amministrazione Trump. Tra leprime misure annunciate ieri da unodei consiglieri del leader democrati-co, il blocco della costruzione delmuro al confine col Messico e la finedel "travel ban" da alcuni Paesi mu-sulmani. Per i primi cento giorni delsuo mandato poi, Biden avrebbe pre-visto di stoppare i rimpatri forzati edi istituire una task force per riunirele famiglie di immigrati. Inoltre, co-me anticipato nei giorni scorsi dalNew York Times, il futuro presidenteha scelto Alejandro Mayorkas — p erla prima volta un americano di origi-ni ispaniche — per guidare il diparti-mento per la Sicurezza interna. Insie-me a Mayorkas il neo presidente in-

vierà poi al Congresso una legge cheindichi un percorso di cittadinanzaper 11 milioni di immigrati irregolarie un provvedimento per rafforzare ilprogramma per i Dreamer (migrantientrati negli Usa illegalmente quan-do erano bambini).

Intanto nell’ambito del processodi transizione, Biden e la sua vice Ka-mala Harris cominceranno da oggi aricevere una serie di briefing dall’in-telligence statunitense. Prosegue altempo stesso la definizione dell’agen-da dei primi cento giorni alla CasaBianca e la messa a punto della futu-ra squadra di governo. Ieri la presen-tazione del team, tutto al femminile,che dovrà occuparsi della comunica-zione; Jen Psaki sarà la nuova porta-voce. «Una squadra — ha detto Bi-den — che avrà una grande responsa-bilità nel connettere le persone allaCasa Bianca».

ADDIS ABEBA, 30. Cresce l’allarme uma-nitario in Etiopia. Aumenta da più partila preoccupazione per il numero elevatodi vittime e delle persone sfollate a cau-sa del conflitto in corso tra l’Esercito fe-derale e il Fronte popolare di liberazio-ne del Tigray (Tplf), partito di governodella regione tigrina. Venerdì scorsol’ong International Crisis Group — cita-ta dall’Ansa — ha riportato un impreci-sato «migliaia» di morti per le oltre tresettimane di conflitto, civili inclusi.

Le strutture mediche del Tigray sonoin crisi e non ce la fanno a fare fronte aiferiti nei combattimenti. A lanciare l’al-larme è la Croce rossa internazionale(Cicr). La sanità tigrina, fa sapere la Ci-cr, sta facendo i conti con una dramma-tica carenza di medicine, attrezzaturemediche, cibo e anche, purtroppo, disacche per i cadaveri. «L’80 per centodei pazienti — ha constatato — ha ripor-tato ferite di origine traumatica e il flus-so ingente delle persone colpite ha ob-bligato l’ospedale a sospendere molti al-tri servizi medici», assorbendo il perso-nale medico e sanitario.

Intanto, il primo ministro etiope,Ahmed Abiy, nel fine settimana ha di-chiarato «completate e concluse» leoperazioni militari nella regione del Ti-gray, dopo la «conquista del capoluogotigrino Macallè», che ora passa sotto il

controllo governativo, secondo quantoasserito da Addis Abeba. Resta tuttaviaestremamente difficile verificare le noti-zie sul posto a causa di un blackout del-le comunicazioni. Dal proprio accountTwitter, il premier ha poi fatto sapereche «l’attenzione sarà ora rivolta alla ri-costruzione della regione e alla fornituradi assistenza umanitaria, mentre la poli-zia federale cattura la cricca del Tplf».

La cosiddetta «fase finale» dell’offen-siva in Tigray è stata lanciata il 28 no-vembre, a due giorni dall’annuncio dellascadenza delle 72 ore di tregua, concesseal Tplf da parte di Abiy per deporre learmi, dopo che le sue forze avevanoconquistato la parte occidentale della re-gione. L’obiettivo dell’ultimo round diattacchi era proprio la conquista dellacapitale regionale, dove vive mezzo mi-lione di persone e che è stata presa ve-nerdì, a poche ore dall’inizio dei bom-bardamenti dell’Esercito federale sullacittà.

Al momento non è chiaro se le ostilitàsiano definitivamente cessate. La Crocerossa — una rara fonte di informazioneda Macallè — fa sapere che ieri la situa-zione in città appariva «calma». Ma al-cune ore dopo l’annuncio di Abiy, in unmessaggio inviato a Reuters il leader delTplf, Debretsion Gebremichael, ha di-chiarato che il gruppo continuerà a

combattere contro le forze governative.Intanto, il Dipartimento di Stato Usa

ha denunciato ieri una serie di esplosio-ni nella capitale dell’Eritrea, Asmara, lacui causa resta ancora da verificare. An-che fonti locali riferiscono che fra quat-tro e sei «deflagrazioni» sono state udite«a metà serata» del 28 novembre adAsmara. La città era stata già colpita daattacchi missilistici lanciati dal Tigray il14 novembre e il 28 novembre. L’E r i t re aè accusata dal Tplf di sostenere le forzedel governo di Abiy contro il Tigray.

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 30 novembre 2020 pagina 5

Concistoro ordinario pubblico

ROMA, 28 NOVEMBRE

Il Sommo Pontefice France-sco ha tenuto nel pomeriggiodi sabato 28 novembre, nellaBasilica vaticana, il Concisto-ro ordinario pubblico per lacreazione di tredici nuovi Car-dinali, l’imposizione della ber-retta, la consegna dell’anello el’assegnazione del titolo o del-la diaconia.

Il Santo Padre ha fatto in-gresso alle ore 16, giungendoin processione fino all’a l t a redella Cattedra. Preso posto,ha ricevuto un indirizzo di sa-luto dal Segretario Generaledel Sinodo dei Vescovi, primotra i nuovi porporati. Quindi,dopo aver pronunciato l’ora-zione iniziale e dopo la pro-clamazione del Vangelo (Ma rc o10, 32-45), il Papa ha tenutol’allocuzione. Successivamen-te ha letto la formula di crea-zione dei Cardinali procla-mando i loro nomi:

— Mario Grech, Vescovoemerito di Gozo, SegretarioGenerale del Sinodo dei Ve-scovi;

— Marcello Semeraro, Pre-fetto della Congregazione del-le Cause dei Santi, Ammini-stratore Apostolico di Alba-no;

— Antoine Kambanda, Ar-civescovo di Kigali (Rwan-da);

— Wilton Daniel Gregory,Arcivescovo di Washington(Stati Uniti d’America);

— Josef F. Advincula, Arci-vescovo di Capiz (Filippine);

— Celestino Aós Braco, Ar-civescovo di Santiago de Chile(Cile);

— Cornelius Sim, Vescovotitolare di Puzia di Numidia,Vicario Apostolico di Brunei;

— Augusto Paolo Lojudice,Arcivescovo di Siena - Colle diVal d’Elsa - Montalcino (Ita-lia);

— Mauro Gambetti, Arcive-scovo titolare di Tisiduo;

— Felipe Arizmendi Esqui-vel, Arcivescovo emerito diSan Cristóbal de Las Casas(Messico);

— Silvano Maria Tomasi,Arcivescovo titolare di Asolo,Nunzio Apostolico, DelegatoSpeciale presso il Sovrano Mi-litare Ordine di Malta;

— Raniero Cantalamessa,Predicatore della Casa Pontifi-cia;

— Enrico Feroci, Arcivesco-vo titolare di Passo Corese.

Tra i nuovi Cardinali creatinon erano presenti in Basilica— a motivo della contingentesituazione sanitaria — gli Emi-nentissimi Advincula e Sim.Sono seguite l’imp osizionedella berretta ai nuovi porpo-rati, la consegna dell’anello el’assegnazione a ciascuno diessi del titolo o della diaconia.La cerimonia si è conclusa conla Benedizione Apostolica cheil Santo Padre ha impartito aipresenti e il canto dell’antifo-na mariana «Salve Regina».

Papa Francescoha creato tredici cardinali

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì 30 novembre 2020 lunedì 30 novembre 2020 pagina 7

Ai nuovi cardinali il Papa ricorda che il rosso porpora non è un’eminente distinzione

Sulla strada

Gesù e i discepoli erano in strada,per la strada. La strada è l’am-biente in cui si svolge la scenadescritta dall’evangelista Marco(cfr. 10, 32-45). Ed è l’ambientein cui sempre si svolge il cam-mino della Chiesa: la stradadella vita, della storia, che è sto-ria di salvezza nella misura incui è fatta con Cristo, orientata alsuo Mistero pasquale. Gerusa-lemme è sempre davanti a noi.La Croce e la Risurrezione ap-partengono alla nostra storia,sono il nostro oggi, ma sonosempre anche la meta del no-stro cammino.

Questa Parola evangelica haaccompagnato spesso i Conci-stori per la creazione di nuoviCardinali. Non è solo uno“sfondo”, è una “indicazione dip ercorso” per noi che, oggi, sia-mo in cammino insieme conGesù, che procede sulla stradadavanti a noi. Lui è la forza e ilsenso della nostra vita e del no-

stro ministero.D unque,

cari Fratelli,oggi tocca anoi misurarcicon questa Pa-ro l a .

Marco met-te in risaltoche, lungo lastrada, i disce-poli «eranosgomenti [...]erano impauri-ti» (v. 32). Maperché? Per-ché sapevanoquello che li

attendeva a Gerusalemme; lointuivano, anzi, lo sapevano,perché Gesù ne aveva già parla-to a loro più volte apertamente.Il Signore conosce lo stato d’a-nimo di quelli che lo seguono, equesto non lo lascia indifferen-te. Gesù non abbandona mai isuoi amici; non li trascura mai.Anche quando sembra che vadadritto per la sua strada, Luisempre lo fa per noi. E tutto

quello che fa, lo fa per noi, perla nostra salvezza. E, nel casospecifico dei Dodici, lo fa perp re p a ra rl i alla prova, perché pos-sano essere con Lui, adesso, e so-prattutto dopo, quando Luinon sarà più in mezzo a loro.Perché siano sempre con Lui sullasua strada.

Sapendo che il cuore dei di-scepoli è turbato, Gesù chiamai Dodici in disparte e, «di nuo-vo», dice loro «quello che stavaper accadergli» (v. 32). Lo ab-biamo ascoltato: è il terzo an-nuncio della sua passione, mor-te e risurrezione. Questa è lastrada del Figlio di Dio. La stradadel Servo del Signore. Gesù si iden-tifica con questa strada, al puntoche Lui stesso è questa strada.«Io sono la via» (Gv 14, 6). Que-sta via, e non un’altra.

E a questo punto succede il“colpo di scena”, che smuove lasituazione e consentirà a Gesùdi rivelare a Giacomo e a Gio-vanni — ma in realtà a tutti gliApostoli e a tutti noi — il desti-no che li attende. Immaginia-mo la scena: Gesù, dopo avernuovamente spiegato ciò chegli deve accadere a Gerusalem-me, guarda bene in faccia i Do-dici, li fissa negli occhi, come adire: “È chiaro?”. Poi riprendeil cammino, in testa al gruppo.E dal gruppo si staccano due,Giacomo e Giovanni. Si avvici-nano a Gesù e gli esprimono illoro desiderio: «Concedici disedere, nella tua gloria, uno allatua destra e uno alla tua sini-stra» (v. 37). E questa è un’a l t ras t ra d a . Non è la strada di Gesù,è un’altra. È la strada di chi,magari senza nemmeno render-sene conto, “usa” il Signore perpromuovere sé stesso; di chi —come dice San Paolo — cerca ipropri interessi e non quelli diCristo (cfr. Fil 2, 21). Su questoSant’Agostino ha quel Discorsostupendo sui pastori (n. 46),che sempre ci fa bene rileggerenell’Ufficio delle Letture.

Gesù, dopo aver ascoltato

Giacomo e Giovanni, non si al-tera, non si arrabbia. La sua pa-zienza è davvero infinita. An-che con noi, c’è stata, c’è pa-zienza, e ci sarà. E risponde:«Voi non sapete quello chechiedete» (v. 38). Li scusa, inun certo senso, ma contempo-raneamente li accusa: “Voi nonvi rendete conto che siete fuoris t ra d a ”. In effetti, subito doposaranno gli altri dieci apostoli adimostrare, con la loro reazionesdegnata verso i figli di Zebe-deo, quanto tutti fossero tentatidi andare fuori strada.

Cari Fratelli, tutti noi voglia-mo bene a Gesù, tutti vogliamoseguirlo, ma dobbiamo esseresempre vigilanti per rimaneresulla sua strada. Perché con i pie-di, con il corpo possiamo esserecon Lui, ma il nostro cuore puòessere lontano, e portarci fuoris t ra d a . Pensiamo a tanti generidi corruzione nella vita sacer-dotale. Così, ad esempio, il ros-so porpora dell’abito cardinali-zio, che è il colore del sangue,può diventare, per lo spiritomondano, quello di una emi-nente distinzione. E tu non sa-rai più il pastore vicino al po-polo, sentirai di essere soltanto“l’eminenza”. Quando tu senti-rai questo, sarai fuori strada.

In questo racconto evangeli-co, ciò che sempre colpisce è ilnetto contrasto tra Gesù e i discepoli.Gesù lo sa, lo conosce, e lo sop-porta. Ma il contrasto rimane:Lui sulla strada, loro fuori strada.Due percorsi inconciliabili. So-lo il Signore, in realtà, può sal-vare i suoi amici sbandati e a ri-schio di perdersi, solo la suaCroce e la sua Risurrezione. Perloro, oltre che per tutti, Lui salea Gerusalemme. Per loro, e pertutti, spezzerà il suo corpo everserà il suo sangue. Per loro,e per tutti, risorgerà dai morti, e

col dono dello Spirito li perdo-nerà e li trasformerà. Li metteràfinalmente in cammino sulla suas t ra d a .

San Marco — come pureMatteo e Luca — ha inseritoquesto racconto nel suo Vange-lo perché è una Parola che sal-va, una Parola necessaria allaChiesa di tutti i tempi. Anchese i Dodici vi fanno una bruttafigura, questo testo è entratonel Canone perché mostra la veri-

tà su Gesù e su di noi. È unaParola salutare anche per noioggi. Anche noi, Papa e Cardi-nali, dobbiamo sempre rispec-chiarci in questa Parola di veri-tà. È una spada affilata, ci ta-glia, è dolorosa, ma nello stessotempo ci guarisce, ci libera, ciconverte. Conversione è pro-prio questo: da fuori strada, an-dare sulla strada di Dio.

Che lo Spirito Santo ci doni,oggi e sempre, questa grazia.

All’Angelus la preghiera di Francesco

Per le popolazioni dell’America Centrale colpite dagli uragani

ALLO CUZIONE

Questo il testodell’allocuzione del Ponteficedurante il Concistoroordinario pubblico perla creazione di tredici nuovicardinali, presiedutonel pomeriggio di sabato 28novembre nella basilicaVa t i c a n a .

Concistoro ordinario pubblico

Una attestazione di vicinanza alle popolazioni dell’Am e r i c aCentrale colpite da forti uragani è stata assicurata da PapaFrancesco al termine dell’Angelus del 29 novembre. Affaccia-tosi a mezzogiorno dalla finestra dello Studio privato, il Pon-tefice ha guidato la recita della preghiera mariana, introdu-cendola con una riflessione sul brano del Vangelo propostodalla liturgia nella prima domenica di Avvento.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Oggi, prima domenica di Avvento, comincia unnuovo anno liturgico. In esso la Chiesa scandisce ilcorso del tempo con la celebrazione dei principalieventi della vita di Gesù e della storia della salvez-za. Così facendo, come Madre, illumina il cammi-no della nostra esistenza, ci sostiene nelle occupa-zioni quotidiane e ci orienta verso l’incontro finalecon Cristo. L’odierna liturgia ci invita a vivere ilprimo “tempo forte” che è questo dell’Avvento, ilprimo dell’anno liturgico, l’Avvento, che ci prepa-ra al Natale, e per questa preparazione è un tempodi attesa, è un tempo di s p e ra n z a . Attesa e speranza.

San Paolo (cfr. 1 Cor 1, 3-9) indica l’oggetto del-l’attesa. nella Qual è? La «manifestazione del Si-gnore» (v. 7). L’Apostolo invita i cristiani di Co-rinto, e anche noi, a concentrare l’attenzione sul-l’incontro con la persona di Gesù. Per un cristia-no la cosa più importante è l’incontro continuocon il Signore, stare con il Signore. E così, abitua-

ti a stare con il Signore della vita, ci prepariamoall’incontro, a stare con il Signore nell’eternità. Equesto incontro definitivo verrà alla fine del mon-do. Ma il Signore viene ogni giorno, perché, conla sua grazia, possiamo compiere il bene nella no-stra vita e in quella degli altri. Il nostro Dio è unDio-che-viene — non dimenticatevi questo: Dio èun Dio che viene, continuamente viene — : Eglinon delude la nostra attesa! Mai delude il Signo-re. Ci farà aspettare forse, ci farà aspettare qual-che momento nel buio per far maturare la nostrasperanza, ma mai delude. Il Signore sempre vie-ne, sempre è accanto a noi. Alle volte non si fa ve-dere, ma sempre viene. È venuto in un precisomomento storico e si è fatto uomo per prendere sudi sé i nostri peccati, — la festività del Natale com-memora questa prima venuta di Gesù nel mo-mento storico — ; verrà alla fine dei tempi comegiudice universale; e viene anche una terza volta,in una terza modalità: viene ogni giorno a visitareil suo popolo, a visitare ogni uomo e donna che loaccoglie nella Parola, nei Sacramenti, nei fratelli enelle sorelle. Gesù, ci dice la Bibbia, è alla porta ebussa. Ogni giorno. È alla porta del nostro cuore.Bussa. Tu sai ascoltare il Signore che bussa, che èvenuto oggi per visitarti, che bussa al tuo cuorecon una inquietudine, con un’idea, con un’ispira-zione? È venuto a Betlemme, verrà alla fine del

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì 30 novembre 2020 lunedì 30 novembre 2020 pagina 7

La messa del Pontefice nella prima domenica di Avvento

Vicinanza e vigilanzaLe Letture di oggi suggerisconodue parole-chiave per il tempodi Avvento: vicinanza e vigilanza.Vicinanza di Dio e vigilanzanostra: mentre il profeta Isaiadice che Dio è vicino a noi, Ge-sù nel Vangelo ci esorta a vigi-lare in attesa di Lui.

Vicinanza. Isaia inizia dandodel tu a Dio: «Tu, Signore, seinostro padre» (63, 16). E conti-nua: «Mai si udì [...] che unDio, fuori di te, abbia fatto tan-to per chi confida in lui» (64,3). Vengono alla mente le paro-le del Deuteronomio: chi, «co-me il Signore, nostro Dio, è vi-cino a noi ogni volta che lo invo-chiamo?» (4, 7). L’Avvento è iltempo in cui fare memoria dellavicinanza di Dio, che è scesoverso di noi. Ma il profeta vaoltre e chiede a Dio di avvici-narsi ancora: «Se tu squarciassii cieli e scendessi!» (Is 63, 19).L’abbiamo chiesto anche noinel Salmo: “Ritorna, visitaci,vieni a salvarci” (cfr. Sal 79,15.3). «O Dio, vieni a salvarmi» èspesso l’inizio della nostra pre-ghiera: il primo passo della fedeè dire al Signore che abbiamobisogno di Lui, della sua vici-

nanza.È anche il

primo messag-gio dell’Av-vento e del-l’Anno liturgi-co, riconoscereDio vicino edirgli: “Avvici-nati ancora!”.Egli vuole ve-nire vicino anoi, ma si pro-pone, non siimpone; sta anoi non stan-carci di dirgli:

“Vi e n i ! ”. Sta a noi, è la preghie-ra dell’Avvento: “Vi e n i ! ”. Gesù— ci ricorda l’Avvento — è venu-to tra noi e verrà di nuovo allafine dei tempi. Ma, ci chiedia-mo, a che cosa servono questevenute se non viene oggi nellanostra vita? Invitiamolo. Fac-ciamo nostra l’invocazione tipi-ca dell’Avvento: «Vieni, Signo-

re Gesù» (Ap 22, 20). Con que-sta invocazione finisce l’Ap o ca-lisse: «Vieni, Signore Gesù».Possiamo dirla all’inizio di ognigiornata e ripeterla spesso, pri-ma degli incontri, dello studio,del lavoro e delle decisioni daprendere, nei momenti più im-portanti e in quelli di prova:Vieni, Signore Gesù. Una piccolapreghiera, ma nasce dal cuore.Diciamola in questo tempo diAvvento, ripetiamola: «Vieni,Signore Gesù».

Così, invocando la sua vici-nanza, alleneremo la nostra vigi-lanza. Il Vangelo di Marco oggici ha proposto la parte finaledell’ultimo discorso di Gesù,che si condensa in una sola pa-rola: «Vegliate!». Il Signore laripete quattro volte in cinqueversetti (cfr. Mc 13, 33-35.37). Èimportante rimanere vigili, per-ché uno sbaglio della vita è per-dersi in mille cose e non accor-gersi di Dio. Sant’Agostino di-ceva: «Timeo Iesum transeuntem»(Sermones, 88, 14, 13), “ho paurache Gesù passi e io non me nea c c o rg a ”. Attratti dai nostri in-teressi — tutti i giorni noi que-sto lo sentiamo — e distratti datante vanità, rischiamo di smar-rire l’essenziale. Perciò oggi ilSignore ripete «a tutti: veglia-te!» (Mc 13, 37). Vegliate, stateattenti.

Ma, se dobbiamo vegliare,vuol dire che siamo nella notte.Sì, ora non viviamo nel giorno,ma nell’attesa del giorno, traoscurità e fatiche. Il giorno arri-verà quando saremo con il Si-gnore. Arriverà, non perdiamo-ci d’animo: la notte passerà,sorgerà il Signore, ci giudicheràLui che è morto in croce pernoi. Vigilare è attendere questo,è non lasciarsi sopraffare dalloscoraggiamento, e questo sichiama vivere nella speranza. Co-

me prima di nascere siamo statiattesi da chi ci amava, ora sia-mo attesi dall’Amore in perso-na. E se siamo attesi in Cielo,perché vivere di pretese terre-ne? Perché affannarci per unp o’ di soldi, di fama, di succes-so, tutte cose che passano? Per-ché perdere tempo a lamentarcidella notte, mentre ci aspetta laluce del giorno? Perché cercaredei “padrini” per avere una pro-mozione e andare su, promuo-verci nella carriera? Tutto pas-sa. Vegliate, dice il Signore.

Stare svegli non è facile, anziè una cosa molto difficile: dinotte viene naturale dormire.Non ci riuscirono i discepoli diGesù, ai quali Lui aveva dettodi vegliare “alla sera, a mezza-notte, al canto del gallo, al mat-tino” (cfr. v. 35). Proprio a quel-

le ore non furono vigilanti: disera, durante l’ultima cena, tra-dirono Gesù; di notte si assopi-rono; al canto del gallo lo rin-negarono; al mattino lo lascia-rono condannare a morte. Nonavevano vegliato. Si erano asso-piti. Ma anche su di noi puòscendere lo stesso torpore. C’èun sonno pericoloso: il sonno del-la mediocrità. Viene quando di-mentichiamo il primo amore eandiamo avanti per inerzia, ba-dando solo al quieto vivere. Masenza slanci d’amore per Dio,senza attendere la sua novità, sidiventa mediocri, tiepidi, mon-dani. E questo corrode la fede,perché la fede è il contrario del-la mediocrità: è desiderio ar-dente di Dio, è audacia conti-nua di convertirsi, è coraggio diamare, è andare sempre avanti.

La fede non è acqua che spe-gne, è fuoco che brucia; non èun calmante per chi è stressato,è una storia d’amore per chi èinnamorato! Per questo Gesùdetesta più di ogni cosa la tiepi-dezza (cfr. Ap 3, 16). Si vede ildisprezzo di Dio per i tiepidi.

E dunque, come possiamosvegliarci dal sonno della me-diocrità? Con la vigilanza dellap re g h i e ra . Pregare è accendereuna luce nella notte. La pre-ghiera ridesta dalla tiepidezzadi una vita orizzontale, innalzalo sguardo verso l’alto, ci sinto-nizza con il Signore. La pre-ghiera permette a Dio di starcivicino; perciò libera dalla soli-tudine e dà speranza. La pre-ghiera ossigena la vita: comenon si può vivere senza respira-re, così non si può essere cristia-ni senza pregare. E c’è tanto bi-sogno di cristiani che veglinoper chi dorme, di adoratori, diintercessori, che giorno e notteportino davanti a Gesù, lucedel mondo, le tenebre della sto-ria. C’è bisogno di adoratori.Noi abbiamo perso un po’ ilsenso dell’adorazione, di starein silenzio davanti al Signore,adorando. Questa è la medio-crità, la tiepidezza.

C’è poi un secondo sonnointeriore: il sonno dell’i n d i f f e re n z a .Chi è indifferente vede tuttouguale, come di notte, e nons’interessa di chi gli sta vicino.Quando orbitiamo solo attornoa noi stessi e ai nostri bisogni,indifferenti a quelli degli altri,la notte scende nel cuore. Ilcuore diventa oscuro. Presto sicomincia a lamentarsi di tutto,poi ci si sente vittime di tutti einfine si fanno complotti su tut-to. Lamentele, senso di vittimae complotti. È una catena. Og-gi questa notte sembra calata sutanti, che reclamano per sé e sidisinteressano degli altri.

Come ridestarci da questosonno dell’indifferenza? Con lavigilanza della carità. Per portareluce a quel sonno della medio-crità, della tiepidezza, c’è la vi-gilanza della preghiera. Per ri-destarci da questo sonno del-l’indifferenza c’è la vigilanzadella carità. La carità è il cuorepulsante del cristiano: comenon si può vivere senza battito,così non si può essere cristianisenza carità. A qualcuno sem-bra che provare compassione,aiutare, servire sia cosa da per-denti! In realtà è l’unica cosavincente, perché è già proiettataal futuro, al giorno del Signore,quando tutto passerà e rimarràsolo l’amore. È con le opere dimisericordia che ci avviciniamoal Signore. Lo abbiamo chiestooggi nell’orazione Colletta:«Suscita in noi la volontà di an-dare incontro con le buone opere altuo Cristo che viene». La vo-lontà di andare incontro a Cri-sto con le buone opere. Gesùviene e la strada per andargliincontro è segnata: sono le ope-re di carità.

Cari fratelle e sorelle, pregaree amare, ecco la vigilanza.Quando la Chiesa adora Dio eserve il prossimo, non vive nellanotte. Anche se stanca e prova-ta, cammina verso il Signore.Invochiamolo: Vieni, SignoreGesù, abbiamo bisogno di te.Vieni vicino a noi. Tu sei la lu-ce: svegliaci dal sonno dellamediocrità, destaci dalle tene-bre dell’indifferenza. Vieni, Si-gnore Gesù, rendi vigili i nostricuori che adesso sono distratti:facci sentire il desiderio di pre-gare e il bisogno di amare.

All’Angelus la preghiera di Francesco

Per le popolazioni dell’America Centrale colpite dagli uragani

OMELIA

Pubblichiamo il testodell’omelia pronunciatada Papa Francesco durantela celebrazione della messacon i cardinali di nuovacreazione, svoltasi domenicamattina, 29 novembre,nella basilica di San Pietro.

Concistoro ordinario pubblico

mondo, ma ogni giorno viene da noi. State atten-ti, guardate cosa sentite nel cuore quando il Si-gnore bussa.

Sappiamo bene che la vita è fatta di alti e bassi,di luci e ombre. Ognuno di noi sperimenta mo-menti di delusione, di insuccesso e di smarrimen-to. Inoltre, la situazione che stiamo vivendo, se-gnata dalla pandemia, genera in molti preoccu-pazione, paura e sconforto; si corre il rischio dicadere nel pessimismo, il rischio di cadere in quel-la chiusura e nell’apatia. Come dobbiamo reagiredi fronte a tutto ciò? Ce lo suggerisce il Salmo dioggi: «L’anima nostra attende il Signore: egli ènostro aiuto e nostro scudo. È in lui che gioisce ilnostro cuore» (Sal 32, 20-21). Cioè l’anima in atte-sa, un’attesa fiduciosa del Signore fa trovare con-forto e coraggio nei momenti bui dell’esistenza. Eda cosa nasce questo coraggio e questa scommes-sa fiduciosa? Da dove nasce? Nasce dalla s p e ra n z a .E la speranza non delude, quella virtù che ci portaavanti guardando all’incontro con il Signore.

L’Avvento è un incessante richiamo alla spe-ranza: ci ricorda che Dio è presente nella storiaper condurla al suo fine ultimo e per condurla allasua pienezza, che è il Signore, il Signore Gesù Cri-sto. Dio è presente nella storia dell’umanità, è il«Dio con noi», Dio non è lontano, sempre è connoi, al punto che tante volte bussa alle porte del

nostro cuore. Dio cammina al nostro fianco persostenerci. Il Signore non ci abbandona; ci ac-compagna nelle nostre vicende esistenziali peraiutarci a scoprire il senso del cammino, il signifi-cato del quotidiano, per infonderci coraggio nelleprove e nel dolore. In mezzo alle tempeste dellavita, Dio ci tende sempre la mano e ci libera dalleminacce. Questo è bello! Nel libro del Deuterono-mio c’è un passo molto bello, che il profeta dice alpopolo: “Pensate, quale popolo ha i suoi dèi vicinia sé come tu hai vicino me?”. Nessuno, soltantonoi abbiamo questa grazia di avere Dio vicino anoi. Noi attendiamo Dio, speriamo che si manife-sti, ma anche Lui spera che noi ci manifestiamo aLui!

Maria Santissima, donna dell’attesa, accompa-gni i nostri passi in questo nuovo anno liturgicoche iniziamo, e ci aiuti a realizzare il compito deidiscepoli di Gesù, indicato dall’apostolo Pietro.E qual è questo compito? Rendere ragione dellasperanza che è in noi (cfr. 1 Pt 3, 15).

Dopo l’Angelus e l’appello per il Centro America, il Papa hasalutato come di consueto i fedeli presenti.

Cari fratelli e sorelle!Desidero esprimere nuovamente la mia vici-nanza alle popolazioni dell’America Centrale

colpite da forti uragani, in particolare ricor-do le Isole di San Andrés, Providencia eSanta Catalina, come pure la costa pacificadel nord della Colombia. Prego per tutti iPaesi che soffrono a causa di queste calami-tà.

Rivolgo il mio cordiale saluto a voi, fedeli diRoma e pellegrini di diversi Paesi. Saluto in parti-colare quanti — purtroppo in numero assai limita-to — sono venuti in occasione della creazione deinuovi Cardinali, avvenuta ieri pomeriggio. Pre-ghiamo per i tredici nuovi membri del CollegioC a rd i n a l i z i o .

Auguro a tutti voi una buona domenica eun buon cammino di Avvento. Cerchiamodi ricavare del bene anche dalla situazionedifficile che la pandemia ci impone: mag-giore sobrietà, attenzione discreta e rispet-tosa ai vicini che possono avere bisogno,qualche momento di preghiera fatto in fa-miglia con semplicità. Queste tre cose ciaiuteranno tanto: maggiore sobrietà, atten-zione discreta e rispettosa ai vicini che pos-sono avere bisogno e poi, tanto importante,qualche momento di preghiera fatto in fa-miglia con semplicità. Per favore, non di-menticatevi di pregare per me. Buon pranzoe arrivederci.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì 30 novembre 2020

Concistoro ordinario pubblico

Nel saluto del primo dei cardinali Mario Grech

La sinodalità come formae stile della Chiesa

In preghiera con Benedetto XVIConcistoro, quasia riempire le sedierimaste vuote.

Proprio a causadella contingenteemergenza sanita-ria, anche tra le fi-la dei nuovi cardi-nali c’erano alcu-ne assenze, perchéi due asiatici — Jo-se Fuerte Advin-cula, arcivescovodi Capiz nelle Fi-lippine, e Corne-lius Sim, vicarioapostolico di Bru-nei — non hannopotuto lasciare leloro diocesi. Perquesto la beretta,l’anello e la bollacon il titolo asse-gnato verrannoloro consegnatisuccessivamenteda un rappresen-tante del Papa.

Altre limitazioni, nell’ottica dievitare contagi e rispettare le nor-me di sicurezza sanitarie, l’obbligodi indossare la mascherina e la par-tecipazione ridotta a dodici tra par-roci e rettori dei titoli cardinalizi e acirca cento tra accompagnatori, lai-ci, sacerdoti e vescovi. Presenze ri-dotte anche per le delegazioni uffi-ciali e per i membri della Curia ro-mana. Tra gli altri, hanno parteci-pato al rito quarantotto cardinali,tra i quali, il decano del Collegiocardinalizio, Giovanni Battista Re,e il segretario di Stato, Pietro Paro-lin. La Segreteria di Stato era rap-presentata anche dagli arcivescoviEdgar Peña Parra, sostituto, PaulRichard Gallagher, segretario per iRapporti con gli Stati, e Jan Ro-meo Pawlowski, delegato per leRappresentanze Pontificie.

È stato il maltese Mario Grech,segretario generale del Sinodo deivescovi, a rivolgere al Papa un salu-to di omaggio e di gratitudine co-me primo dei cardinali. Poi, gli un-dici hanno rinnovato la professionedi fede e giurato fedeltà e obbe-dienza a Papa Francesco e ai suoisuccessori attraverso la formula ri-tuale. È seguita l’imposizione dellozucchetto e della berretta cardinali-zia, con la consegna dell’anello daparte del Pontefice. Secondo l’or-dine di creazione, uno alla volta inuovi porporati sono saliti all’alta-re per ricevere le insegne della nuo-va dignità e la bolla di assegnazio-ne del titolo o della diaconia, a si-gnificare la partecipazione alla cu-ra pastorale del vescovo di Romaper la sua diocesi. È stato peròomesso l’abbraccio di pace che nor-malmente i neocardinali si scam-biano con gli altri di più antica

creazione. Al termine del rito — di-retto da monsignor Marini, mae-stro delle celebrazioni liturgichepontificie — la Cappella sistina haintonato il Salve Regina.

Dopo il rito, non si sono svolte,nel rispetto delle norme sanitarieper evitare il contagio, le consuetevisite di cortesia, dette “di calore”,di amici e conoscenti, che avveni-vano in alcune sale del Palazzoapostolico e nell’Aula Paolo VI.Tuttavia, il covid-19 non ha impedi-to che Papa Francesco e i nuovi car-dinali andassero a far visita a Bene-detto XVI nella cappella del mona-stero vaticano Mater Ecclesiae. Inun clima di affetto, i porporati so-no stati presentati individualmenteal Papa emerito, il quale ha espres-so la propria gioia per la visita e,dopo il canto del Salve Regina, haimpartito loro la benedizione. Lavisita si è conclusa poco dopo le 17.

La mattina successiva, domenica29, sempre all’altare della Cattedra,Papa Francesco ha presieduto laconcelebrazione eucaristica con gliundici neo porporati. Anche que-sta messa si è svolta con alcune li-mitazioni, a cominciare dalla parte-cipazione ridotta, senza la presenzadi quanti fanno parte della Cappel-la papale. La preghiera universale èstata letta da un diacono e sono sta-te elevate intenzioni per il Papa, icardinali e i vescovi, per i sacerdoti,i consacrati, i battezzati, e per la pa-ce. Non si è svolta la processioneoffertoriale. Al momento della con-sacrazione eucaristica, sono salitiall’altare i cardinali Grech e Seme-raro, che si sono collocati ai lati enon a fianco del Papa. Al termine,la Cappella Sistina ha intonato l’Al -ma Redemptoris Mater.

Titolie diaconie— Mario Grech, diaconia SantiCosma e Damiano

—Marcello Semeraro, diaco-nia Santa Maria in Domnica

— Antoine Kambanda, titoloSan Sisto

— Wilton Daniel Gregory, ti-tolo Immacolata Concezione diMaria a Grottarossa

— Jose F. Advincula, titoloSan Vigilio

— Celestino Aós Braco, titoloSanti Nereo ed Achilleo

— Cornelius Sim, titolo SanGiuda Taddeo Apostolo

— Augusto Paolo Lojudice,titolo Santa Maria del BuonConsiglio

— Mauro Gambetti, diaconiaSantissimo Nome di Maria alForo Traiano

— Felipe Arizmendi Esqui-vel, titolo San Luigi Maria Gri-gnion de Montfort

— Silvano Maria Tomasi,diaconia San Nicola in Carcere

— Raniero Cantalamessa,diaconia Sant’Apollinare alleTerme Neroniane-Alessandrine

— Enrico Feroci, diaconiaSanta Maria del Divino Amorea Castel di Leva.

La presa di possessodel cardinale Felipe Arizmendi Esquivel

di NICOLA GORI

L a pandemia da covid-19 hacondizionato anche ilConcistoro ordinariopubblico per la creazione

di 13 nuovi cardinali — p re s i e d u t oda Papa Francesco il 28 novembre,vigilia della prima domenica di Av-vento — che si è svolto con alcunelimitazioni e nel rispetto del distan-ziamento.

Nel pomeriggio il Pontefice hapresieduto il rito per l’imp osizionedella beretta, la consegna dell’anel-lo e l’assegnazione del titolo o delladiaconia, all’altare della Cattedradella basilica Vaticana. Non più,quindi, come di consueto, all’a l t a redella Confessione, sulla tomba del-l’apostolo Pietro. Quello che poi ilcoronavirus ha impedito e allonta-nato, cioè la presenza fisica di molticardinali, soprattutto di quelli resi-denti all’estero, la tecnologia ha av-vicinato. Gran parte, infatti, deimembri del Collegio era collegatacon la basilica in diretta da remotoattraverso una piattaforma digita-le. Nei due schermi rettangolaricollocati ai lati dell’altare, si vede-vano i volti dei vari porporati chepartecipavano virtualmente al

Al l ’inizio del Concistoro di sabato 28, il cardinaleMario Grech, segretario generale del Sinodo dei ve-scovi, come primo dei nuovi porporati ha rivolto alPontefice l’indirizzo d’omaggio che pubblichiamoquasi integralmente.

Le drammatiche circostanze che la Chiesae il mondo stanno attraversando ci sfidanoad offrire una lettura della pandemia cheaiuti tutti e ciascuno a cogliere in questatragedia anche l’opportunità di «ripensarei nostri stili di vita, le nostre relazioni, l’or -ganizzazione delle nostre società e soprat-tutto il senso della nostra esistenza» (Fra -telli tutti, n. 33). E questo lo diciamo nonsoltanto per il mondo, ma anche per noi,per la Chiesa.

Posta come «sacramento, cioè segno estrumento dell’intima unione con Dio edell’unità del genere umano» (Lumen gen-tium, 1), la Chiesa è chiamata ad aprirecammini, anzi a rimettersi Lei stessa incammino. Per il Nuovo Testamento la con-dizione dei cristiani è quella dei pellegrini,i quali vivono nel mondo come stranieri,ben sapendo che la pienezza la potremoraggiungere soltanto nel Regno di Dio.Ancora una volta, all’inizio di uno nuovomillennio, lo Spirito sembra dirci che dob-biamo tornare ad essere «quelli della via»(cfr. At 9, 2). Se il santo popolo fedele diDio cammina insieme, non sbaglia strada,perché come totalità dei battezzati esercitaquella capacità «infallibile in credendo», ilsensus fidei che Lei, Santità, tanto invita adascoltare per discernere «ciò che lo Spiritodice alla Chiesa». Erano queste le solleci-tazioni che Lei, Santità, dava a tutti in oc-casione del 50° dell’istituzione del Sinodo,quando disegnava il profilo di una «Chie-sa costitutivamente sinodale».

Una Chiesa sinodale è «una Chiesa del-l’ascolto». L’ascolto reciproco come ascol-to dello Spirito è forse la forma più vera direalizzare quel «pensiero aperto, cioè in-completo, sempre aperto al maius di Dio edella Verità, sempre in sviluppo» che Lei,Santità, sottolinea volentieri come dispo-sizione del buon filosofo, del buon teolo-go, ma anche del “buon vescovo”. Non sitratta di relativismo; piuttosto, si cogliequi il dinamismo stesso della Tradizione,in forza della quale «la Chiesa tende versola pienezza della verità divina, finché in es-sa giungano a compimento le parole diDio» (Dei Verbum, 8).

Dentro questo dinamismo si chiarisce ilprofilo della Chiesa sinodale, della sinoda-lità come forma e stile della Chiesa. È que-sta la visione che Lei, Santo Padre, ci pro-pone con forza. La costituzione Episcopalis

communio prova ad attuarlo, interpretandoil Sinodo dei vescovi non più come evento,ma come processo, nel quale sono coinvol-ti in sinergia il Popolo di Dio, il Collegiodei vescovi e il Vescovo di Roma, ciascunosecondo la sua funzione. Sottolineo il ruo-lo irrinunciabile che in questo processo ri-copre il Popolo di Dio. In questo modo ilsensus fidei recupera la funzione attiva, chepermette di praticare l’ascolto come prin-cipio di una Chiesa veramente tutta sino-dale.

La sinodalità immette tutti i livelli di vi-ta e missione della Chiesa in una dinamicadi circolarità feconda: le Chiese particola-ri, le province, regioni ecclesiastiche, laChiesa universale, in cui anche noi, il Col-legio dei Cardinali, offre la sua parte, sonoinserite in quel processo sinodale che ma-nifesta «un dinamismo di comunione cheispira tutte le decisioni ecclesiali».

È questa la base del compito che insie-me siamo chiamati a svolgere, e al cui ser-vizio si pone la Segreteria del Sinodo. Essapuò collaborare a rendere più facili i pas-saggi tra i livelli di esercizio della sinodali-tà. Il suo primo contributo è quello dell’a-scolto: ho già scritto a tutti i vescovi, of-frendo la nostra disponibilità, e molti cihanno confermato l’importanza del reci-proco ascolto. Ma desidero che la Segrete-ria possa fare di più, ad esempio sostenen-do i vescovi e le Conferenze episcopali nel-la maturazione di uno stile sinodale, senzainterferire, ma accompagnando i processiin atto ai diversi livelli della vita ecclesiale.Può essere questa la modalità con cui laSegreteria del Sinodo partecipa al dinami-smo della «Chiesa in uscita», in un mon-do, che, nelle circostanze drammaticheche stiamo attraversando, ha ancora biso-gno che la Chiesa sia veramente «sacra-mento universale di salvezza» (Lg, 48).

A sostenerci è la speranza, dono delloSpirito Santo per i tempi difficili. CharlesPéguy la immaginava come «una bambinada niente», la più piccola delle sorelle, trala fede, paragonata a una sposa, e la carità,vista come una madre. E concludeva: «Ilpopolo cristiano non fa attenzione che alledue sorelle grandi, la prima e l’ultima...Ciechi che sono a non vedere che invece èlei nel mezzo a tirarsi dietro le due sorellegrandi».

«Non lasciamoci rubare la speranza!»(Eg, 86). Maria, la Stella maris, che noiMaltesi veneriamo sotto il titolo di Ma-donna Ta’ Pinu, ci infonda questa speran-za. A Lei, Santo Padre, che ha voluto sce-glierci per un servizio più diretto alla Chie-sa, chiediamo che ci benedica.

Domenica 29 novembre, alle 19, il car-dinale messicano Felipe ArizmendiEsquivel, vescovo emerito di San Cri-stóbal de Las Casas, ha solennementepreso possesso del titolo di San LuigiGrignion de Montfort.

Nella chiesa romana di viale deiMonfortani, nel quartiere Primavalle, ilporporato è stato accolto dal parroco,padre Luigi Colleoni, che gli ha presen-tato il crocifisso per il bacio e la venera-zione. Dopo aver asperso i presenti conl’acqua benedetta, il cardinale ha pre-sieduto la messa.

All’inizio padre Colleoni ha dato let-tura della bolla pontificia. Hanno con-celebrato, tra gli altri, monsignor JorgeCarlos Patrón Wong, anch’egli messica-no, arcivescovo-vescovo emerito di Pa-pantla e oggi segretario della Congre-gazione per il clero; e padre Luiz Augu-

sto Stefani, superiore generale dellaCompagnia di Maria (missionari Mon-fortani). Tra i presenti, l’a m b a s c i a t o redel Messico presso la Santa Sede, Al-berto Medardo Barranco Chavarría.

Il rito è stato diretto dal cerimonierepontificio monsignor Krzysztof Mar-cjanowicz.

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 30 novembre 2020 pagina 9

O ltreil consenso immediato

A colloquio con Ferruccio Resta, neo presidente della Crui

Fe r r u c c i oResta

di SI LV I A CAMISASCA

I l tema della formazione dellenuove generazioni, inclusa dellaclasse dirigente dei prossimi de-cenni, incrocia trasversalmente

l’idea di futuro cui tendiamo, l’e re d i t àmorale, valoriale e culturale che voglia-mo consegnare ai nostri figli, i sogniche per loro coltiviamo. Chi si scontraquotidianamente con gli oneri e glionori di tracciare la strada perché i gio-vani possano investire al meglio i pro-pri talenti, e perché ognuno, indipen-dentemente dalle condizioni di parten-za, abbia la possibilità di farlo, è benconsapevole della centralità dei luoghiin cui ci si prepara alle sfide del tempo:un tempo di profonde incertezze, maanche di entusiasmanti opportunità.Alla guida del Politecnico di Milano,prima università tecnica in Italia e tra leprime venti in Europa in tre aree di stu-dio e di ricerca (architettura, design eingegneria) dal 2017, Ferruccio Resta,

già eletto segretario generale, da pochimesi è stato nominato presidente dellaCrui (Conferenza dei rettori delle Uni-versità italiane). Di poche settimane,l’onorificenza di Commendatore dellaRepubblica italiana, conferitagli dalpresidente Sergio Mattarella.

Oltre alle tradizionali responsabilità cui èchiamato il mondo dell’università, quale vuotova ora colmare e in quale direzione può contri-buire a farlo?

L’università è, innanzitutto, chia-mata a riempire un grande vuoto so-ciale. La distanza imposta dalla pan-demia ha privato gli studenti di unaparte essenziale della loro crescita,che sta nell’interazione, nello scam-bio, nel confronto reciproco. Seguirele lezioni online è un ottimo salvagen-te in un mare in tempesta: è un utilerimedio, ma non la soluzione. Perquesto, il Politecnico ha voluto riapri-re le porte a settembre e accogliere inaula le matricole, alla loro primaesperienza, e gli studenti più svantag-giati, con difficoltà logistiche. Abbia-mo poi ritenuto di dover mettere a di-sposizione i laboratori e le competen-ze del personale scientifico per test,sperimentazioni e prove, in aiuto aistituzioni e imprese in un passaggiodi grande delicatezza. Le universitàsono chiamate anche, però, a essereuna presenza forte sul territorio e perle comunità: quando, ad esempio, a

fatica si reperivano i materiali diemergenza, abbiamo ritenuto dove-roso produrre liquido igienizzanteper la Protezione civile e testare i ma-teriali per le mascherine.

Le università sono le palestre per chi guiderà leistituzioni, l’economia, la società: l’esempio dileadership qui proposto sarà il loro modellod’ispirazione. Come dimostrato in questi mesi,è fondamentale la capacità di trovare una sin-tesi tra posizioni, bisogni e interessi, anche con-trapposti, mantenendo sempre l’equilibrio nelriconoscere e anteporre le giuste priorità in fasedecisionale. Come si gestisce questa grande re-sponsabilità?

Restituendo significato al concettodi meritocrazia e facendone un metrodi discernimento, uno strumento divalutazione che renda giustizia e pre-mi l’impegno e il senso del dovere.Oltre a lavorare a una buona forma-zione di base senza sconti, senza alibi,che, nel caso di facoltà tecnico-scien-tifiche, significa una solida prepara-

zione nelle materie Stem(Science, Technology,Engineering, Mathema-tics), destinate a un ruolofondamentale nei prossi-mi anni, ma anche forma-re professionisti consape-voli, oltre che competen-ti, dunque, attenti ai bi-sogni sociali, lucidi nelconsiderare l’impatto delproprio operato sulla col-

lettività e preparati a prevenire le pos-sibili conseguenze. Inoltre, è impor-tante insegnare alle nuove generazio-ni a progettare il futuro con coraggio,pesando il valore delle proprie scelte.Il dramma di questo tempo è quellodi misurarci con il presente, il consen-so, il riscontro immediato e, così fa-cendo, siamo destinati all’egoismo ealla miopia.

Il Politecnico è tra i più avanzati e rinomatiatenei del mondo: quali sono i pilastri su cuiregge un’istituzione che, al di là del ruolo acca-demico, intende mantenersi riferimento pertutta la comunità?

Il Politecnico ha individuato treassi portanti al suo sviluppo e li hasottolineati nero su bianco nel Pianostrategico, abbandonando le tradi-zionali logiche accademiche. I nostripilastri sono: l’individuo, quindi lacentralità della persona nel definire lepolitiche, l’attenzione ai suoi bisognie il rispetto delle inclinazioni perso-nali, che si tratti di studenti o ricerca-tori, e la dimensione di “campus glo-bale”, sinonimo di comunità aperta alconfronto multiculturale e multifor-me. Come ci ha insegnato la pande-mia, la nostra condotta ha conse-guenze dirette sul mondo che ci cir-conda, pertanto, ognuno deve ricer-care il proprio spazio come soggettoattivo per affermare, all’interno deiprocessi sociali e culturali, i principi

fondanti per una crescita collettiva euna convivenza solidale e pacifica.

Cosa caratterizza il sistema universitario ita-liano, rendendolo unico nel panorama inter-nazionale?

La qualità. La preparazione deinostri studenti è dimostrata ampia-mente nel confronto con gli ateneistranieri. La produzione scientifica eil numero di pubblicazioni dei nostriricercatori sono tra i più alti d’Euro -pa. Inoltre l’università italiana, a dif-ferenza dei grandi campus all’e s t e ro ,non è isolata: è parte integrante dellacittà che la ospita, del contesto civicoe civile in cui cresce, si nutre delle ri-sorse del territorio, della sua cultura etradizioni.

Come si sposa la “centralità dell’individuo”con l’invadenza della tecnologia esponenziale ela tendenza ad astrarre la dimensione del con-tatto e della fisicità nei rapporti umani?

Il nuovo umanesimo è auspicabileaffinché la tecnologia, che corre a deiritmi impressionanti, in questa acce-lerazione non finisca per superarci. Ilrapporto tra etica e tecnologia è fon-damentale e lo sarà sempre di più neiprossimi anni. Dobbiamo sventare ilrischio che le macchine, che inizial-mente si sono sostituite all’uomo nel-le azioni meccaniche e ripetitive, con-dizionino o indirizzino il nostro agi-re. Per farlo, dobbiamo rivestire diumanità la tecnologia, trasferendolela nostra impronta, valorizzandoaspetti e qualità umane, come l’empa -tia, il sentimento, le emozioni. Le fra-gilità stesse, che accomunano tuttinoi, come dimostrato in questi mesi.

Recentemente è stata inaugurata la prima se-de del Politecnico, e di un’università italiana,all’estero, a Xi’an in Cina: perché lì e che sensoassume questa partnership?

Il Politecnico di Milano è statouna delle prime università in Italia astabilire rapporti con la Cina. Nel2004 abbiamo nominato un proretto-re dedicato. Non accordi sporadici,ma relazioni solide con i migliori ate-nei sono sfociate nell’apertura, loscorso anno, del primo campus aXi’an presso la Jiao Tong University.Così come a un progetto ambiziosocome il China-Italy Design Innova-tion Hub con la Tsinghua University,tra le prime nove università in Cina. Ilsuo incubatore d’impresa, Tus Star,uno dei più grandi al mondo, ha scel-to Milano come punto di contattocon l’Europa. Un’Europa che ha unruolo chiave in un contesto globaledominato da Cina, da un alto, e StatiUniti dall’altro, in termini di prodot-to interno lordo, ma anche di crescitae innovazione tecnologica. Un’Euro -pa che deve trovare al suo internoquella coesione che le permetterà diaffermarsi come il terzo attore nelloscenario mondiale.

La formazione deve mettere al centrola persona, i suoi bisognie il rispetto delle inclinazioniChe si tratti di studenti o di ricercatori

Gli esordi della Cavani nella Rai degli anni Sessanta

Con gli occhidi Liliana

di SI LV I A GUIDI

T omba di tanti autori, «inqualche raro caso la televi-sione ne è stata la culla, co-me accadde agli albori della

Rai di Ettore Bernabei. La giovane re-gista Liliana Cavani — scrive NanniDelbecchi sul Fatto quotidiano del 23 ot-tobre scorso — trascorre gli anni del-l’apprendistato nel servizio pubblico elo prende in parola. Anche troppo, co-me va rievocando Massimo Bernardi-ni su Rai Storia».

Delbecchi sta parlando del pro-gramma La tv di Liliana Cavani. Un ro-manzo di formazione, in onda il mercoledìalle 22, firmato da Massimo Bernardi-ni, Alessandra Bisegna, Sara Chiaret-ti, Giovanni de Luna, con la collabo-razione di Serena Valeri e la regia diMassimo Latini. Due puntate dellaserie (quella del 25 novembre scorso el’ultima, che andrà in onda il prossimo2 dicembre) sono particolarmente in-tense, e permettono diriscoprire aspetti poconoti della regista inna-morata del santo di As-sisi. Nella prima, intito-lata La radicalità del Van-gelo, viene ripropostoun documentario del1965 sui Piccoli fratelli ele piccole sorelle diCharles de Foucauld,«mai più andato in on-da da allora» spiega Massimo Bernar-dini. Testimonianze commoventi nel-la loro scabra essenzialità. «Fin dalleprime immagini di scontri — chiosaBernardini, interpellando direttamen-te l’autrice — all’uso di The House of ARising Sun nella versione così aspra da-gli Animals, lei colloca i Piccoli Fra-telli dentro il presente: lavoratori co-

me gli altri, cittadini come gli altri, ep-pure “in privato” uomini e donne dipreghiera innamorati di Gesù». Ca-mionisti, operai, giovanissime “s u o rein incognito”, santi della porta accan-to come li chiamerebbe Papa France-sco, che non osano nemmeno fareesplicitamente il nome di Dio a chi glichiede ragione delle loro scelte di vita,e dello sguardo degli altri nei loro

confronti. «I colleghi capiscono chec’è una specie di Mistero nella nostravita» si limita a dire uno degli intervi-stati, attento a non banalizzare quelloche vive, a non oscurare con l’inva-denza del proprio io un miracolo chesi rinnova tutti i giorni e che mai puòessere posseduto interamente.

La puntata del 3 dicembre, invece(l’ultima, in prima serata) sarà dedica-ta alla riproposta del primo Francesco diAs s i s i della Cavani del 1966, protagoni-sta Lou Castel, primo suo film e primofilm in assoluto prodotto dalla Rai.Una serata che ospita una nuova in-tervista con quello che fu il padre del-l’operazione, Angelo Guglielmi, e unframmento dei primi anni Settanta incui si chiede conto dei loro “Fr a n c e -sco” a Cavani, a Zeffirelli e a Rosselli-ni. Il tutto introdotto, come per l’inte-ro ciclo, da una conversazione con laregista. «Per me, lo confesso — con-clude Bernardini — è stato commo-vente, in particolare per queste due

puntate, ritrovare intatta la curiositàlaica di un’artista affascinata dalla ra-dicalità di chi segue Gesù e il suo Van-gelo».

Gli esordi di una cineasta così pie-na di talento e passione per il suo lavo-ro riservano molte sorprese ai non ad-detti ai lavori. Appena diplomata alCentro sperimentale di cinematogra-

fia, in soli cinque anni, dal1961 al 1966, Cavani produceoltre dieci programmi, spa-ziando dal documentario sul-la storia del Novecento all’in-chiesta. Un viaggio per im-magini che arriva fino al filmtv su Francesco, il primo del-la trilogia sul santo, trait d’u-nion tra le sue due “vo cazioni”anime professionali. Nel cor-so di una lunga intervista,

vengono ripercorse le tappe di questoitinerario, a partire dalla vittoria alconcorso pubblico Rai del 1960 per lanascita del secondo canale, che le faincontrare personalità come AngeloGuglielmi, Sergio Silva, Angelo Ro-manò, Pier Emilio Gennarini chescommettono su di lei, non ancoratrentenne, come giovane narratrice vi-siva di un’Italia in cambiamento.

Nella puntata «La radicalità del Vangelo»viene riproposto il documentario del 1965sui Piccoli fratelli e le Piccole sorelledi Charles de Foucauld

Appena diplomata in cinematografiain soli cinque annila regista produceoltre dieci programmi

# C a n t i e re G i o v a n i

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 10 lunedì 30 novembre 2020

Ricordo di don Luigi Mazzucato storico direttore di Medici con l’Africa - Cuamm

Prete umile dal cuore forte

Campagna delle Chiese in Germania contro l’antisemitismo

Più vicinidi quanto si pensi

Manifestazioni sostenute dai vescovi in Argentina

In marciaper la vita

BUENOS AIRES, 30. Una marcia perla vita con manifestazioni davanti alCongresso nazionale e in oltre quat-trocento città del Paese: in questomodo “la maggioranza celeste” dellanazione argentina, questo uno deglislogan dell’iniziativa, ha voluto di-mostrare, sabato 28 novembre, lapropria contrarietà al progetto dilegge sull’interruzione del-l’aborto, in discussione alParlamento, ritenuto pocoattento alla vita del feto e diquella della madre. All’e-vento, organizzato da più di150 associazioni pro vita delPaese, hanno aderito anchela Conferenza episcopale ar-gentina (Cea) e l’Alleanzacristiana delle Chiese evan-geliche della repubblica ar-gentina (Aciera).

La Commissione per lavita, i laici e la famiglia dellaCea aveva incoraggiato neigiorni scorsi i fedeli a parte-cipare “con fervore” a ogni manife-stazione pubblica a favore del dirittoalla vita di tutte le persone garantitodalla Costituzione nazionale, sottoli-neando come la nuova iniziativa le-gislativa contemplasse per la primavolta, in democrazia, «la morte diuna persona per salvarne un’altra».

E lo stesso avevano fatto i vescovi,diocesani, in numerosi a partecipareall’evento tra cui il cardinale arcive-scovo di Buenos Aires, Mario Aure-

lio Poli, con videomessaggi e letterepastorali. In questo tempo di conta-gio mondiale da covid — hanno scrit-to in un comunicato congiunto inti-tolato «Il problema dell’aborto è unaquestione di etica umana» il vescovodi Merlo-Moreno, Fernando CarlosMaletti, e quello ausiliare, Óscar Mi-ñarro — in cui si sono viste tante si-

tuazioni dolorose ma anche momentidi speranza, la vita umana è al di so-pra di tutto. Per questo, affermano,«riteniamo non sia il momento giu-sto per presentare un dibattito chepuò generare maggiori divisioni ingiorni in cui il Paese ha bisogno diunità per affrontare la pandemia. Èquindi ora di coltivare l’arte del dia-logo, «per trovare soluzioni che af-frontino tutte le realtà, impegnando-ci nella vita che Dio ci dona».

di CHARLES DE PECHPEYROU

Ebrei e cristiani «più vicini diquanto si pensi»: è la certezzache fa da cardine alla nuovacampagna contro l’antisemiti-smo avviata congiuntamentedalla Chiesa cattolica e quellaevangelica in Germania, che sisono ispirate da un progettogià attuato a livello regionaledalla Chiesa evangelica di Ber-l i n o - B r a n d e b u rg o - S a l e s i a - A l t aLusazia. Sono due le principa-li iniziative. La prima si rivol-ge al grande pubblico con laproduzione di tredici posterdestinati ad essere affissi suedifici in tutto il paese da gen-naio 2021 a gennaio 2022, perspiegare le somiglianze — maanche le differenze — tra festi-vità e tradizioni ebraiche ecristiane, come Hanukkah eNatale o Purim e Martedìgrasso. D’altro canto, è stato

elaborato un programma diaccompagnamento alle attivitàdelle parrocchie e delle istitu-zioni ecclesiastiche, con unaserie di spunti per le omelie,progetti di educazione religio-sa ed eventi speciali.

Presentando questa campa-gna in videoconferenza, mon-signor Ulrich Neymeyr, vesco-vo di Erfurt e responsabile deirapporti con l’ebraismo in se-no alla Conferenza episcopaletedesca, ha sottolineato innan-zitutto che la fede cristiananon può essere compresa sen-za l’ebraismo. Deplorando poiche l’antisemitismo è tornatoad aumentare in Germania dadiversi anni, il presule ha lan-ciato un appello a non restareindifferenti di fronte a tale si-tuazione: «Non dobbiamoguardare dall’altra parte quan-do gli ebrei vengono insultatio attaccati — ha dichiarato il

vescovo tedesco — e non dob-biamo far finta di niente quan-do si ride delle barzellette su-gli ebrei, quando si spettegolasu una presunta cospirazionemondiale ebraica o si demo-nizza lo stato di Israele».«Ebrei e cristiani hanno unforte sentimento di apparte-nenza comune, vogliamo por-tare questo messaggio alla so-cietà», ha spiegato Neymeyr,per il quale «i cristiani hannoil dovere di opporsi con ener-gia nei confronti di tutte leforme di antisemitismo».

Esprimendosi attraverso unmessaggio video, il vescovoHeinrich Bedford-Strohm,presidente del Consiglio dellaChiesa evangelica in Germa-nia (Ekd), ha ribadito che«l’antisemitismo è un peccatoe contraddice tutto ciò cherappresenta il cristianesimo».Eppure, ha sottolineato il pa-store, bisogna ricordarsi chelungo la storia in Germania, lapersecuzione contro gli ebreiera anche opera di cristiani.Dal canto suo, il presidentedella Conferenza rabbinica ge-nerale in Germania, il rabbinoAndreas Nachama, ha definitol’iniziativa come un «tentativomeraviglioso» di favorire ildialogo ebraico-cristiano.

La Commissione episcopale per i rapporti con l’ebraismo

Rafforzare la solidarietà

D i fronte all’antisemitismobisogna non solomigliorare la conoscenzareciproca, ma anche

incoraggiare incontri e azioni comunitra religioni: una vera necessità,secondo monsignor Ulrich Neymeyr,presidente della Commissioneepiscopale per i rapporti religiosi conl’ebraismo.

Perché l'antisemitismo sta crescendo inGermania? Si diffonde anche tra i cristiani?

Sfortunatamente, gli attacchiantisemiti sono aumentati inGermania da diversi anni. Le ragionisono molteplici. Soprattutto in tempidi crisi come nel periodo attuale, sidiffondono teorie del complottospesso contaminatedall’antisemitismo. Gli ebrei sono

quindi facilmente trasformati in capriespiatori dell’attuale pandemia delcoronavirus, per esempio. Purtroppo,a volte c’è anche una mancanza diconoscenza del giudaismo tra icristiani. Ecco perché la campagna disensibilizzazione è così importante.In questo modo diventa anche chiaroquanto il messaggio cristiano siastrettamente connesso al giudaismo.Qui si tratta del dialogo con ilgiudaismo vissuto, credo che gliincontri personali e il dialogo siano ilmezzo migliore per combatterel’antisemitismo.

In che modo l'iniziativa locale dell’Ekbo èdiventata nazionale ed ecumenica? Comeavete collaborato?

Ben presto anche altre Chieseprotestanti e diocesi cattoliche hannomostrato interesse per il progettodella Chiesa protestante di Berlino.

Così, in Bassa Sassonia hanno estesoquesto progetto a livello ecumenico.La Conferenza episcopale tedesca ela Chiesa protestante in Germaniasostengono questa campagnanazionale. Tuttavia, è anche unmovimento di prossimità, che sirivolge in particolare a tutte leparrocchie, scuole e istituzioni dieducazione degli adulti. Le questioniimportanti si devono svolgere inloco. Sono molto contento chequesta campagna sostenga non solola cooperazione ecumenica, maanche i nostri rapporti con lacomunità ebraica.

Ci sono altre iniziative che la Dbk haorganizzato o organizzerà per combatterel’antisemitismo?

L’istruzione religiosa e le scuolecattoliche sono luoghiimportanti in cui vieneimpartita la conoscenzadel giudaismo e dellerelazioni ebraico-cristiane. Ma non sitratta solo diconoscenza, moltescuole organizzanoanche visite allesinagoghe o incontricon giovani ebrei. Nel2021 celebreremo i 1.700anni di presenza ebraicain Germania ma ancheil 900° anniversario

della comunità ebraica in Turingia, laregione in cui sono vescovo. Anchela Chiesa cattolica sostiene questeiniziative.

Cosa far capire ai cattolici che sono legatiagli ebrei? Come possono integrare questadimensione nella loro fede e nel loro modo diessere cristiani?

Dal concilio Vaticano II, lerelazioni ebraico-cristiane si sonosviluppate molto positivamente.Oggi ci sono incontri regolari travescovi e rabbini, un vivace scambiointellettuale e una moltitudine dioccasioni di incontro nelle diocesi.Tuttavia, la consapevolezza deglistretti rapporti con l’ebraismopotrebbe essere un po’ più forteall’interno delle parrocchie. Miauguro vivamente che la campagnaaiuti i cristiani a sostenere lasolidarietà tra cristiani ed ebrei. (cdp)

di ROBERTO CU TA I A

U na figura «di prete umiledal cuore forte»: conqueste parole don DanteCarraro, attuale diretto-

re di Medici con l’Africa - Cuamm(Collegio universitario aspiranti emedici missionari), ricorda il suopredecessore don Luigi Mazzucato(1927-2015) scomparso il 26 novem-bre di cinque anni fa a Padova.«Perché era un prete vero, un gran-de motivatore capace di portare inAfrica circa duemila volontari tramedici, infermieri e tecnici, con unimpegno di servizio di tre-quattroanni e altri anche per otto-dieci annie alcuni addirittura tutta la vita».Prosegue con voce emozionata donCarraro, contattato telefonicamen-te: «Don Luigi per me è stato unamico, un fratello mag-giore: arrivato nelCuamm nel 1955 è rima-sto direttore per cin-quantatré anni fino al2008. Nei ventuno annidi stretta collaborazio-ne — sono arrivato alCuamm nel 1994 — hoimparato tanto da lui.Era ammirevole, dauna parte, la sua capa-cità di abbinare con-temporaneamente at-tenzione profondissimaverso le persone e so-prattutto verso i poveri, caratteristi-ca quest’ultima che tutti gli hannosempre riconosciuto; è stato ungrande insegnamento che ci ha la-sciato. E dall’altra la grande capaci-tà di agire nelle realtà complesse ecomplicate. Ricordo quando lui piùdi altri decise di portare Medici conl’Africa - Cuamm nel 1997 in un Pae-se come l’Angola, che in quel mo-

mento era in guerra; le condizionisembravano non consentire l’ap er-tura di un intervento di lavoro dilunga permanenza sulla formazio-ne. E lui: “Se non lo facciamo noichi è che lo fa?”. Ecco, era questa laforza che portava dentro al cuore eda lì la determinazione nelle deci-sioni che diventavano scelte corag-giose».

L’ong sanitaria, impegnata so-prattutto nelle nazioni dell’Africasub-sahariana (Angola, Etiopia,Tanzania, Repubblica Centrafrica-na, Mozambico, Sierra Leone,Uganda, Sud Sudan) nella promo-zione e tutela della salute delle po-polazioni africane, nasce nel 1950 aPadova con Francesco Canova, di-ventandone poco dopo direttoredon Mazzucato. «Egli — ha dettoPapa Francesco durante l’udienza a

Medici con l’Africa - Cuamm nel2016 — è stato il vero ispiratore dellescelte di fondo, prima fra tutte lapovertà. Così ha lasciato scritto nelsuo testamento spirituale: “Natopovero, ho sempre cercato di viverecon il minimo indispensabile. Nonho nulla di mio e non ho nulla da la-sciare. Il poco vestiario che possie-do lo si dia ai poveri”». Don Maz-

zucato oggi riposa nel cimitero diCreola-Saccolongo, paesino in pro-vincia di Padova dove era nato. «Havoluto essere seppellito nel cimiterodi un paesello nella periferia di Pa-dova fra la gente comune», sottoli-nea don Carraro.

Ordinato sacerdote nel 1950, nel 1955 consegue la laurea in teologiapresso l’Università Gregoriana e asettembre viene chiamato a dirigereil Collegio universitario degli aspi-ranti medici missionari (Cuamm),all’età di 28 anni. Fin da subito fasuo il motto evangelico Euntes curateinfirmos (Ma t t e o , 10, 6-8) scolpito sul-la vetrata d’ingresso della sede, scel-to dai fondatori del collegio a indi-care le finalità e l’ispirazione di Me-dici con l’Africa - Cuamm, il sensodel suo esistere e lo scopo del suoop erare.

In una delle lapidarie considera-zioni don Mazzucato ebbe a dichia-rare: «Nei miei centodieci viaggi inmissione in Africa ho visto la pover-tà, la sofferenza. Ho provato l’ango-scia davanti al primo reparto di qua-ranta letti per malati di aids. Hoprovato l’angoscia davanti alle vitti-me della guerriglia in Mozambico,alle chiese piene di cadaveri nel ge-nocidio in Rwanda, ai bambini mal-nutriti gravi in Etiopia. Ho sentito ilgrido straziante di una madre in unanotte a Catió, in Guinea-Bissau, chepiangeva disperata la morte del suobambino».

Una figura interessante e avvin-cente, come ebbe a rimarcare nel te-legramma di cordoglio il presidentedella Repubblica, Sergio Mattarel-la: «È stato l’animatore, instancabi-le e appassionato, di Medici con l’A-frica - Cuamm. Don Mazzucato èstato un grande italiano che ha spe-so la sua intera vita per i valori di so-lidarietà, pace e giustizia sociale».

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 30 novembre 2020 pagina 11

Messaggio al patriarca ecumenico

Il dovere primariodel dialogo

PER LA F E S TA DI SANT’ANDREA

Nel quadro del tradizionale scambio di delegazioni per le ri-spettive feste dei santi patroni — il 29 giugno a Roma per lacelebrazione dei santi Pietro e Paolo e il 30 novembre aIstanbul per la celebrazione di sant’Andrea – il cardinaleKurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la pro-mozione dell’unità dei cristiani, ha guidato la delegazionedella Santa Sede per la festa del Patriarcato ecumenico. Acomporla erano il segretario del dicastero, il vescovo BrianFarrell, e il sottosegretario, monsignor Andrea Palmieri. AIstanbul, si è unito il nunzio apostolico in Turchia, l’a rc i v e -scovo Paul F. Russell.La delegazione della Santa Sede ha preso parte alla solenneDivina liturgia presieduta dal patriarca ecumenico Bartolo-meo I nella chiesa patriarcale di San Giorgio al Fanar.Il cardinale Koch ha consegnato al patriarca ecumenico unmessaggio autografo del Santo Padre, di cui ha dato pubbli-ca lettura alla conclusione della Divina liturgia. Ne pubbli-chiamo in questa pagina una traduzione dall’inglese.

NOSTREINFORMAZIONI

In data 29 novembre, il Santo Padre ha accoltola rinuncia al governo pastorale della Diocesidi Hearst-Moosonee (Canada), presentata daSua Eccellenza Monsignor Robert OvideBourgon e ha nominato Amministratore Apo-stolico della medesima sede Sua EccellenzaMonsignor Terrence Thomas Prendergast, S.I.

Provvista di Chiesa

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Ho-ma Bay (Kenya) il Reverendo Michael OtienoOdiwa, del clero della medesima Diocesi, fino-ra Sacerdote «Fidei Donum» nell’Arcidio cesiMetropolitana di Adelaide (Australia).

Il provvedimento è stato reso noto in data 29n o v e m b re .

Nomina episcopalein Kenya

†La Segreteria di Stato nel comunicarecon dolore che è deceduto

Sua Eccellenza Monsignor

MARCO DINOBRO GI

Arcivescovo titolaredi Città Ducale

Nunzio Apostolicoeleva preghiere al Signore, Buon Pa-store, affinché conceda il riposo eter-no al compianto Presule. Possa eglivivere nella luce della Risurrezione diCristo che ha amato e servito fedel-mente.

†Il Cardinale Leonardo Sandri, con iSuperiori e gli Officiali della Congre-gazione per le Chiese Orientali, affi-da al Signore Risorto

S.E. Monsignor

MARCO DINO BRO GIArcivescovo Titolare

di Città DucaleNunzio Apostolico

e già Sotto-Segretariodella Congregazione

per le Chiese OrientaliRicordandone l’amore per l’O-

riente, in modo particolare l’Egitto, eil servizio competente e discreto cheha potuto offrire sempre al Dicastero.

I funerali e la tumulazione si ter-ranno presso il Convento di La Ver-na, giovedì 3 dicembre alle ore 15.30.

Monsignor Bonifácio Piccinini, salesiano, arcivesco-vo emerito di Cuiabá, in Brasile, è morto nella nottedi sabato 28 novembre. Era ricoverato nell’osp edaledi Cuiabá da alcuni giorni. Aveva 91 anni. Era natoil 13 maggio 1929 a Luiz Alves, nella diocesi di Blu-menau. Il 31 gennaio 1948 aveva emesso la primaprofessione religiosa nella Società salesiana di SanGiovanni Bosco. Era stato ordinato sacerdote a To-rino l'11 febbraio 1960. Eletto il 27 giugno 1975 allaChiesa titolare di Torri di Bizacena, con titolo per-sonale di arcivescovo, e nominato coadiutore diCuiabá, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 31agosto successivo. E il 15 agosto 1981 era divenutoarcivescovo di Cuiabá, succedendo per coadiuzione.Il 9 giugno 2004 aveva rinunciato al governo pasto-rale dell’arcidiocesi. Le esequie sono state celebratelunedì mattina, 30 novembre, nella cattedrale diCuiabá, nella cui cripta monsignor Piccinini è statosep olto.

Monsignor José Rafael Barquero Arce, vescovoemerito di Alajuela, in Costa Rica, è morto domeni-ca 29 novembre a Heredia. Aveva 89 anni. Era infat-ti nato il 27 ottobre 1931 a San Rafael de Heredia,nella diocesi di Alajuela. Era divenuto sacerdote il22 dicembre 1956. Eletto il 28 marzo 1979 alla Chie-sa titolare di Arindela, era stato nominato vescovoausiliare di Alajuela. Il 1° maggio successivo avevaricevuto l’ordinazione episcopale. Quindi il 12 di-cembre 1980 era stato nominato vescovo di Alajuelae il 3 luglio 2007 aveva rinunciato al governo pasto-rale della diocesi. Le esequie sono state celebrate lu-nedì mattina 30 novembre nella cattedrale di Ala-juela, nella cui cripta il compianto vescovo è statopoi sepolto.

Lutti nell’episcopato

Michael Otieno Odiwadi vescovo di Homa Bay

Nato l’11 novembre 1962 aSori Karungu, nella diocesidi Homa Bay, ha frequenta-to le scuole primarie locali(1972-1979) e le secondariepresso il Saint John’s Semi-nary di Rakwaro (1980-1983)e il Mother of the ApostlesSeminary di Eldoret (1984-1985). Dopo l’anno prope-deutico al Saint Mary’s Se-nior Seminary, nella diocesidi Nakuru (1986), ha com-piuto gli studi di Filosofia alSaint Augustine’s Senior Se-minary di Mabanga, nelladiocesi di Bungoma (1987-1988) e quelli di teologia alSaint Matthias MulumbaSenior Seminary di Tindi-nyo, nella diocesi di Eldoret(1989-1992). Ordinato sacer-dote il 3 luglio 1993 per ilclero di Homa Bay, ha svol-to ministero pastorale pres-so la parrocchia di SaintTheresa ad Asumbi (1993-

1997) ed è stato formatorepresso il Saint John’s Semi-nary (1997-1998) e parrocodi Our Lady of Fatima a Ra-kwaro (1998-2000).

Ha studiato a Roma, allaPontificia università Urba-niana, dove ha conseguito ildottorato in Diritto canoni-co, risiedendo presso il Col-legio San Pietro (2000-2005). Inoltre è stato parro-co di Sacred Heart ad An-g’iya (2005-2009), di SaintArnold a Nyalieng’a (2009-2012), della cattedrale diSaint Paul’s (2012-2015) e alcontempo vicario generale(2007-2015). Dal 2015 fin adora è stato sacerdote Fideidonum nell’arcidiocesi me-tropolitana di Adelaide, inAustralia, svolgendo anchegli incarichi di vicario par-rocchiale dell’AnnunciationChurch a Hectorville e di-fensore del vincolo del Tri-bunale ecclesiastico provin-ciale.

Giunto in piazza San Pietro l’albero di Natale

Dalle foreste della Slovenia

La mortedel nunzioap ostolico

B ro g i

È morto domenica 29, ilnunzio apostolico MarcoDino Brogi, arcivescovotitolare di Città Ducale.Il compianto presule eranato il 12 marzo 1932 adAlessandria d’Egitto edera stato ordinato sacer-dote dei frati minori il 5maggio 1963. Laureato inDiritto canonico, nel 1973aveva iniziato il suo servi-zio nella Congregazioneper le Chiese orientali,divenendone capo ufficionel 1984 e sotto-segreta-rio nel luglio 2001. Elettoalla Chiesa titolare diCittà Ducale il 13 dicem-bre 1997 ed al contemponominato nunzio aposto-lico in Sudan e delegatoapostolico in Somalia,aveva ricevuto l’o rd i n a -zione episcopale il 6 gen-naio 1998. Il 5 febbraio2002 era stato trasferitocome rappresentantepontificio nella Repub-blica araba d’Egitto, e il 3gennaio 2006 si era ritira-to dal servizio diplomati-co.

Proviene da Novi Lazi, KočevskaReka, in Slovenia sud-orientale,l’abete rosso o peccio (Picea abies )che verrà illuminato e addobbatoin piazza San Pietro per il Natale.È giunto nella notte tra domenica29 e lunedì 30 novembre ed è statoinnalzato al mattino dal Serviziogiardini e ambiente della Direzioneinfrastrutture e servizi del Gover-natorato dello Stato della Città delVaticano. L’imponente abete misu-ra 30 metri di altezza, ha un diame-tro, a terra, di 67 centimetri, un pe-so di 7 tonnellate e un’età di 75 an-

ni. La cerimonia di illuminazionesi svolgerà, nel rispetto delle normesanitarie per il contenimento dellapandemia, venerdì 11 dicembre, alle16.30. La presiederanno il cardinaleGiuseppe Bertello e il vescovo Fer-nando Vérgez Alzaga, rispettiva-mente presidente e segretario gene-rale del Governatorato dello Statodella Città del Vaticano. L’albero eil presepe rimarranno esposti inpiazza San Pietro fino a domenica10 gennaio 2021, festa del Battesi-mo del Signore, con la quale siconclude il tempo di Natale.

A SUA SANTITÀ BARTOLOMEOARCIVESCOVO DICO S TA N T I N O P O L I

PAT R I A R C A ECUMENICO

Nella festa dell’Apostolo An-drea, amato fratello di san Pie-tro e santo patrono del Patriar-cato Ecumenico, esprimo congioia a Sua Santità la mia vici-nanza spirituale ancora unavolta attraverso la delegazione.Mi unisco a lei nel rendere gra-zie a Dio per i ricchi frutti della

divina provvidenza, manifestinella vita di sant’A n d re a .

Allo stesso modo prego af-finché, attraverso la potente in-tercessione di nostro Signore,che lo chiamò per essere tra isuoi primi discepoli, benedicaabbondantemente lei, i suoi fra-telli nell’episcopato e i membridel Santo Sinodo, e tutto il cle-ro, i monaci e i laici fedeli riunitiper la Divina Liturgia celebratanella Chiesa Patriarcale di SanGiorgio al Fanar. Richiamarealla mente la carità, lo zelo apo-stolico e la perseveranza di san-t’Andrea, è una fonte d’inco-raggiamento in questi tempidifficili e critici. Rendere gloriaa Dio rafforza anche la nostrafede e la nostra speranza in co-lui che accolse nella vita eternail santo martire Andrea, la cuifede resistette nell’ora di prova.

Ricordo con grande gioia lapresenza di Sua Santità all’in-contro internazionale per la pa-ce tenutosi a Roma il 20 ottobre

scorso, con la partecipazione dirappresentanti di varie Chiese edi altre tradizioni religiose. Ol-tre alle sfide poste dall’attualepandemia, la guerra continuaad affliggere molte aree delmondo, mentre nuovi conflittiarmati emergono per rubare levite di innumerevoli uomini edonne. Indubbiamente tutte leiniziative prese da organisminazionali e internazionali, voltea promuovere la pace, sono utilie necessarie, tuttavia conflitto eviolenza non cesseranno maifinché tutte le persone non rag-giungeranno una più profondaconsapevolezza di avere una re-sponsabilità reciproca comefratelli e sorelle. Alla luce di ciò,le Chiese cristiane, insieme conaltre tradizioni religiose, hannoun dovere primario di offrire unesempio di dialogo, mutuo ri-spetto e cooperazione pratica.

Con profonda gratitudine aDio, ho sperimentato questafraternità in prima persona neivari incontri che abbiamo con-diviso. A tale proposito, ricono-sco che il desiderio di una sem-pre maggiore vicinanza e com-prensione tra cristiani si è mani-festato nel Patriarcato Ecume-nico di Costantinopoli primache la Chiesa cattolica e altreChiese s’impegnassero nel dia-logo. Ciò si può chiaramentevedere nella lettera enciclica delSanto Sinodo del PatriarcatoEcumenico rivolta alle Chiesein tutto il mondo esattamentecento anni fa. Infatti, le sue pa-role risultano ancora oggi perti-nenti: «Quando le diverseChiese sono ispirate dall’a m o ree lo pongono prima di qualsiasialtra cosa nel loro giudizio de-gli altri e nella relazione gli universo gli altri, saranno capaci,invece di accrescere e ampliare idissensi esistenti, di attenuarli eridurli il più possibile; e pro-

muovendo un costante interes-se fraterno per la condizione, lastabilita e la prosperità delle al-tre Chiese, con il loro forte desi-derio di vedere che cosa sta ac-cadendo in quelle Chiese, e ot-tenendo una più accurata cono-scenza di esse, e con la loro di-sponibilità a dare, ogni voltache si presenterà l’o ccasione,una mano di aiuto e di assisten-za, allora faranno e otterrannomolte cose buone per la gloria ea beneficio sia di se stesse siadell’intero corpo cristiano, eper il progresso del tema dell’u-nione».

Possiamo rendere grazie aDio per il fatto che le relazionitra la Chiesa cattolica e il Pa-triarcato ecumenico sono cre-sciute molto nell’ultimo secolo,anche se continuiamo ad anela-re all’obiettivo della restaura-zione della piena comunioneespressa attraverso la partecipa-zione allo stesso altare eucari-stico. Sebbene gli ostacoli ri-mangano, sono fiducioso checamminando insieme nell’amo-re reciproco e perseguendo ildialogo teologico, raggiungere-mo questo obiettivo. Tale spe-ranza è basata sulla nostra fedecomune in Gesù Cristo, inviatoda Dio Padre per riunire tuttigli uomini in un corpo, e pietrad’angolo della Chiesa una esanta, santo tempio di Dio, nel-la quale tutti noi siamo pietreviventi, ognuno secondo il pro-prio particolare carisma o mini-stero conferitogli dallo SpiritoSanto.

Con questi sentimenti, rin-novo i miei migliori auspici perla festa di sant’Andrea, e scam-bio con Sua Santità un abbrac-cio di pace nel Signore.

Roma, san Giovanni in Late-rano, 30 novembre 2020

FRANCESCO

Page 12: Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente ......forse è meglio vedere un po’ più da vici-no. E se ci avviciniamo a Gesù troveremo in lui un vero, il vero gentiluomo.

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 12 lunedì 30 novembre 2020

Tutta la nostra speranza è in Cri-sto; egli è tutta la nostra gloria,gloria vera e salutare. La vostraCarità non ode oggi per la pri-ma volta queste cose: voi infattiappartenete al gregge di coluiche provvidamente pasceIsraele. Ma, siccome ci sonopastori che amano esser chia-mati pastori mentre si rifiutanod’adempiere l’ufficio di pasto-ri, scorriamo le parole ad essirivolte dal profeta secondo lalettura che abbiamo or oraascoltato. Voi ascoltate con at-tenzione; noi ascolteremo cont re m o re .

Vescovi e cristianiIl Signore mi rivolse la parola e mi

disse: Figlio dell’uomo, profetizza con-tro i pastori d’Israele e di’ ai pastorid’I s ra e l e

Abbiamo ascoltato poc’anzila lettura di questo testo, sulquale abbiamo stabilito d’in-trattenerci alquanto con la vo-

stra Santità.Ci aiuterà ilSignore a dir-vi il vero; e aciò riuscire-mo se nonp re s u m e re m odirvi cose no-stre. Infatti,se diremo delnostro, sare-mo pastoriche pasciamonoi stessi,non le peco-re; se invece civiene dal Si-gnore quelche diciamo,qualunque

sia la persona che vi pasce, èsempre il Signore a pascervi.Queste cose dice il Signore Iddio:Guai ai pastori d’Israele! Essi pasco-no soltanto se stessi. Non è invece com-pito dei pastori pascere le pecore?

Vuol dire: i pastori non deb-bono pascere se stessi ma le pe-core, sicché questo è il primomotivo per cui vengono rim-proverati tali pastori: perchépascono se stessi e non le peco-re. Chi sono coloro che pasco-no se stessi? Son coloro deiquali dice l’Apostolo: Tutti cer-cano i propri interessi, non gli interessidi Gesù Cristo

Consideriamo un istante noistessi. Il Signore ci ha posti inquesto luogo (di cui dovremorendere stretto conto) per untratto della sua condiscenden-za e non certo per i nostri meri-ti. Ebbene, noi siamo insignitidi due dignità che occorre bendistinguere: la dignità di cri-stiani e quella di vescovi. Laprima, cioè l’essere cristiani, èper noi; l’altra, cioè l’essere ve-scovi, è per voi. Nel fatto di es-sere cristiani vanno sottolineatii vantaggi che derivano a noi;nel fatto di essere vescovi, ciò

che conta è esclusivamente lavostra utilità. Vi sono moltiche, essendo cristiani e non ve-scovi, raggiungono Dio e la lo-ro via è forse più agevole [chenon la nostra], ed essi possonocamminare tanto più speditiquanto più è leggero il pesoche portano. Noi, invece, oltread essere cristiani, per cui do-vremo render conto a Dio dellanostra vita, siamo anche vesco-vi, e quindi dovremo rendergliconto anche del nostro mini-stero. Vi fo presente tale diffici-le situazione affinché vogliatecompatirci e pregare per noi.Verrà infatti il giorno in cui tut-to sarà sottoposto a giudizio; equel giorno, se per il mondointero è lontano, per i singoliuomini è vicino, coincidendocon l’ultimo giorno della pro-pria vita. Inoltre, Dio ha volu-to che a noi fosse celato sia ilgiorno della fine del mondo siaquello della fine della vita deisingoli uomini: per cui, vuoinon aver paura del giorno chenon conosci? Fa’ che quandoarriva ti trovi preparato. Quan-to al compito dei vescovi, essoè di curare il bene dei loro sud-diti, e nella funzione stessa delcomando non debbono assolu-tamente mirare al proprio tor-naconto ma al bene di colorodei quali sono i servi. Ogni ve-scovo pertanto che godesse per

il posto che occupa e cercasse ilsuo onore e guardasse esclusi-vamente ai suoi interessi priva-ti, sarebbe di quelli che pasco-no se stessi e non le pecore. E acostoro è diretta la profezia.Quanto a voi, ascoltate comepecore di Dio e osservate comeDio vi abbia posti al sicuro.Qualunque sia il comporta-mento di chi vi sta a capo, cioèdi noi, voi state sempre al sicu-ro per la sicurezza che vi ha do-nato il Pastore d’Israele. Dionon abbandona le sue pecore:sicché i cattivi pastori sconte-ranno le loro colpe, mentre lepecore conseguiranno i beniloro promessi. [...]

Una predicazione aberranteMai dunque succeda che ve-

niamo a dirvi: Vivete come vipare! State tranquilli! Dio noncondannerà nessuno: basta checonserviate la fede cristiana.Egli vi ha redenti, ha sparsoper voi il sangue: quindi non vidannerà. Che se vi viene la vo-glia d’andarvi a deliziare congli spettacoli, andateci pure!Alla fin fine che male c’è? Equeste feste che si celebranonell’intera città, con grande tri-pudio di gente che banchetta e— come essa crede — si esilara,mentre in realtà si rovina, allemense pubbliche... andatecipure, celebratele tranquilli:

tanto la misericordia di Dio èsenza limiti e tutto lascerà cor-rere! Coronatevi di rose primache marciscano! E anche den-tro la casa del vostro Dio,quando ve ne venisse la voglia,banchettate pure! rimpinzatevidi cibi e bevande insieme con ivostri amici. Queste creatureinfatti ci sono state date pro-prio affinché ne godiate. O cheDio le avrebbe mai date agliempi e ai pagani, negandolepoi a voi? Se vi facessimo diquesti discorsi, forse radune-remmo attorno a noi folle piùnumerose; e, se pur ci fosseroalcuni che s’accorgessero comenel nostro parlare diciamo del-le cose inesatte, ci inimiche-remmo questi pochi, ma gua-dagneremmo il favore dellastragrande maggioranza. Tut-tavia, comportandoci in questamaniera, vi annunzieremmonon le parole di Dio o di Cri-sto, ma le nostre parole; e sa-remmo pastori che pascono sestessi, non le pecore.

Il pastore che uccidele pecore sane

Dopo aver detto che cosaamino questi pastori, [il profe-ta] ci dice che cosa trascurino.Pecore viziate si trovano infattiper ogni dove, mentre sono po-chissime le pecore sane e gras-se, cioè nutrite del solido cibodella verità e capaci, per donodi Dio, di cibarsi in buoni pa-scoli. Ora i cattivi pastori nonrisparmiano nemmeno queste.Non basta loro trascurare leprime, cioè le malate, le deboli,le fuorviate, le sperdute; perquanto sta in loro, essi ammaz-zano anche le forti e le grasse.Eppure esse vivono: vivonoper un dono della misericordiadi Dio, ma, per quel che dipen-de dai pastori cattivi, essi le uc-cidono. In che modo, mi chie-derai, le uccidono? Vivendomale, dando cattivo esempio.O che forse fu detto invano aquel tal servo di Dio, esimio trale membra del sommo Pastore:Offri a tutti te stesso quale modello diopere buone , e ancora: Sii modelloper i tuoi fedeli ? Succede infattitalora che la pecora, anchequella forte, rilevi la condottacattiva del suo pastore. Se perun istante essa distoglierà losguardo dai comandamenti delSignore, e lo fisserà sull’uomo,inizierà a dire in fondo al suocuore: Se il mio pastore vive in

questa maniera, chi sono io chenon debba permettermi le stes-se cose che egli fa? In tal modouccide la pecora forte. Ora, seuccide la pecora forte, cosa maifarà delle altre, lui che con lasua cattiva condotta è statocausa di morte per quelle che,pur non avendole lui rese fortie robuste, tuttavia le aveva tro-vate tali? Dico e ripeto alla vo-stra Carità: Facciamo pure ilcaso che le pecore siano vive eforti per la parola del Signore eche si ricordino di quanto udi-to dal loro Signore: Fate ciò che vidicono ma non fate ciò che essi stessifanno. Ebbene, anche in tale ca-so, uno che pubblicamente vi-ve male, per quanto sta in luiuccide quelli che vedono il suocomportamento. Non si lusin-ghi costui [d’essere innocente]per il fatto che l’altro non èmorto. È vero che questi vive,ma egli è ugualmente omicida.È come quando un uomo lus-surioso guarda una donna conintenzioni cattive. La donna ri-mane casta, ma quel tale è unadultero. La sentenza del Si-gnore è, al riguardo, tanto ve-race quanto risaputa: Chiunqueguarda una donna desiderandolamalamente ha già commesso con leiadulterio in fondo al suo cuore. Nongli fu dato di raggiungere il dilei talamo, ma egli nel suo gia-ciglio interiore tresca con lei.Allo stesso modo ogni superio-re che si comporti male in pre-senza di coloro che egli devegovernare, per quanto sta in luiuccide anche le pecore forti.Chi lo imita muore, chi non loimita vive; ma il pastore, perquanto sta in lui, è causa dimorte per l’uno e per l’a l t ro .Dice: Voi ammazzate le pecore gras-se, e non pascete le mie pecore.

Preannunziare al cristianole prove che l’attendono

Avete ormai udito che cosa[tali pastori] amino; ascoltateche cosa trascurino. Voi non so-stenete le pecore deboli, non rinvigoritequelle che sono malate, non fasciatequelle che hanno le ossa spezzate, cioèrotte; non richiamate [all’ovile] lefuorviate, né ricercate quelle che si so-no perdute; anzi, uccidete quelle cheson forti , cioè le ammazzate,macellate. La pecora è debolequando ha debole il cuore, sic-ché può cedere alla tentazioneche non ha prevista né vi si èpreparata. A uno che ha taliconvinzioni, il pastore negli-gente non dice: Figlio, quando timetti al servizio del Signore, sta’ saldonella giustizia e nel timore, e preparala tua anima alla tentazione. Chiparla così sorregge il debole eda debole lo rende robusto, sic-ché egli, aderendo alla fede,non se ne ripromette delle co-modità materiali. Se al contra-rio fosse stato educato a ripro-mettersi dei vantaggi materiali,si troverebbe infrollito dallecomodità e, al sopraggiungeredelle avversità, ne verrebbe fe-rito e forse anche ucciso. Chi loeduca in tale maniera non locostruisce sopra la roccia masopra la sabbia. Poiché la roccia èCristo , e il cristiano deve imita-re i patimenti di Cristo, nonandare a caccia di piaceri. Vice-versa, il debole è incoraggiatoquando gli si dice francamen-te: Da questo mondo aspèttatipure delle tribolazioni, ma datutte ti libererà il Signore; se iltuo cuore non si allontanerà dalui né si volgerà indietro. Infat-ti, per infondere coraggio altuo cuore egli venne a patiree a morire; fu coperto di sputie coronato di spine; udì ol-traggi, e infine fu confitto incroce. Tutte queste cose eglisubì per te, e tu non vorrestisopportare nulla! Non per lui,ma per te.

Da un discorso di sant’Angostino

Non i propri interessima quelli di Cristo

SUI PA S T O R I

La citazione del Papa

Un brano «stupendo sui pa-stori, che sempre ci fa benerileggere nell’Ufficio delleLetture»: così Papa France-sco, durante il Concistoro del28 novembre, ha fatto riferi-mento al Discorso n. 46 disant’Agostino «sui pastori»,del quale pubblichiamo inquesta pagina un ampio stral-cio.

Preghiera del Ponteficeper l’Immacolata

Martedì 8 dicembre, solennità dell’Imma-colata Concezione della Beata Vergine Ma-ria, Papa Francesco compirà un atto di de-vozione privato affidando alla Madonna lacittà di Roma, i suoi abitanti e i tanti ma-lati in ogni parte del mondo. Lo hacomunicato oggi, 30 novembre, MatteoBruni, direttore della Sala stampa dellaSanta Sede.

La scelta di non recarsi in piazza di Spa-gna, nel pomeriggio, per il tradizionale At-to di venerazione dell’Immacolata davantialla colonna con la statua mariana, è dovu-ta — ha spiegato Bruni — alla perdurante si-tuazione di emergenza sanitaria e al fine dievitare ogni rischio di contagio provocatoda assembramenti.