Speciale Festival del giornalismo culturale

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il Ducato Mensile - 22 aprile - Anno 24 - Numero 5 Ducato online: ifg.uniurb.it Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Distribuzione gratuita Poste Italiane Spa-Spedizione in a.p. - 70% - DCB Pesaro a pagina 2 a pagina 3 a pagina 4 “Gli intellettuali parlino alla classe dirigente” L’INTERVISTA Quelle lacrime di coccodrillo che reggono tutto LA TENDENZA a pagina 2 e 3 Anteprima il 24 poi tre giorni ricchi di eventi IL PROGRAMMA I giovani e le news tra (molto) amore e (poco) odio QUELLI CHE LEGGONO P erché un festival del giornalismo culturale? E perché proprio a Urbino? Innanzitutto per- ché Urbino è sinonimo di cultura: per la sua storia, per i suoi tesori d’arte, per la prestigiosa Università che da oltre 500 anni “coltiva” il sapere e la conoscenza. Poi perché all’interno dell’ate- neo ci sono realtà come il dipartimento di Scien- ze della comunicazione e discipline umanistiche (che da anni lavora e svolge ricerche nell’ambito dei media) e una Scuola di giornalismo fra le migliori d’Italia (come dimostrano dati e ricono- scimenti, ultimo quello della Condè Nast). Discutere di cultura e giornalismo non è pura accademia, ma significa ragionare sulla cono- scenza come possibile investimento per il futuro. Vediamo alcuni dati: siamo il Paese con il maggior numero di siti Unesco; nel 1979 eravamo i primi al mondo per presenze straniere e incassi turisti- ci; oggi nella classifica della competitività turisti- ca siamo sprofondati al 28° posto. Siamo il fanali- no di coda in Europa per spesa statale in cultura: solo lo 0,19% del bilancio (la Francia è all’1%, l’In- ghilterra all’1,20%). Anche il dato della spesa in cultura delle famiglie è penalizzante: siamo sotto la media europea (8,9%), fra gli ultimi in classifica. Il nostro orgoglio culturale crolla insieme alle mura di Pompei. Spendiamo appena l’1,1% delle risorse pubbliche per mantenere e promuovere un patrimonio ine- guagliabile. Ci sorpassa, seppur di poco, anche la Grecia, con l’1,2% Gli altri sono lontanissimi. Nonostante tutto, l’indotto del nostro disastrato settore culturale è di 68 miliardi l’anno e dà lavo- ro, in tempi difficili, a un milione e mezzo di per- sone. Il marketing del sapere rappresenta una leva in grado di risollevare, se non il mondo, per- lomeno le sorti di una città o di un Paese. Cosa c’entra tutto questo con il Festival? C’entra perché il patrimonio che ci viene dal passato non è qualcosa di immutabile fissato dal tempo. La cultura è una cosa viva che va alimentata. O non è cultura. E la cultura italiana è viva non solo perché è visitata da milioni di turisti, ma perché dialoga con il mondo. Sembra paradossale, ma anche nell’in- dustria c’è il riverbero della nostra gloriosa storia. Nel made in Italy lo straniero vede la grandezza dell’antica Roma e del nostro Rinascimento. Tutto questo è esaltato dalla fama dei nostri poeti, dei musicisti (inventori dell’opera lirica), dei fon- datori della scienza galileiana, ovvero di quel metodo che è alla base dello straordinario pro- gresso tecnico e scientifico degli ultimi quattro secoli. Ciò dimostra quando sia sbagliato soste- nere che “con la cultura non si mangia”: è invece proprio il nutrimento economico e civile di un paese, la linfa per la crescita di una Comunità e di ogni singolo cittadino, veicolo di inclusione e di sviluppo. Il nutrimento di una comunità La cultura oggi L’EDITORIALE Scatta con il tuo smartphone leggi gli articoli sulla scorsa edizione e segui il festival in diretta SPECIALE FESTIVAL DEL GIORNALISMO CULTURALE 2014

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E’ in edicola il numero speciale de “Il Ducato” dedicato al Festival del giornalismo culturale in programma a Urbino dal 25 al 27 aprile

Transcript of Speciale Festival del giornalismo culturale

  • ilDucatoMensile - 22 aprile - Anno 24 - Numero 5

    Ducato online: ifg.uniurb.it

    P e r i o d i c o d e l l I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

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    a pagina 2

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    a pagina 4

    Gli intellettualiparlino allaclasse dirigente

    LINTERVISTA

    Quelle lacrimedi coccodrilloche reggono tutto

    LA TENDENZA

    a pagina 2 e 3

    Anteprima il 24poi tre giorniricchi di eventi

    IL PROGRAMMA

    I giovani e le newstra (molto) amoree (poco) odio

    QUELLI CHE LEGGONO

    Perch un festival del giornalismo culturale? Eperch proprio a Urbino? Innanzitutto per-ch Urbino sinonimo di cultura: per la suastoria, per i suoi tesori darte, per la prestigiosaUniversit che da oltre 500 anni coltiva il saperee la conoscenza. Poi perch allinterno dellate-neo ci sono realt come il dipartimento di Scien-ze della comunicazione e discipline umanistiche(che da anni lavora e svolge ricerche nellambitodei media) e una Scuola di giornalismo fra lemigliori dItalia (come dimostrano dati e ricono-scimenti, ultimo quello della Cond Nast).Discutere di cultura e giornalismo non puraaccademia, ma significa ragionare sulla cono-scenza come possibile investimento per il futuro.Vediamo alcuni dati: siamo il Paese con il maggiornumero di siti Unesco; nel 1979 eravamo i primial mondo per presenze straniere e incassi turisti-ci; oggi nella classifica della competitivit turisti-ca siamo sprofondati al 28 posto. Siamo il fanali-no di coda in Europa per spesa statale in cultura:solo lo 0,19% del bilancio (la Francia all1%, lIn-

    g h i l t e r r aall1,20%). Ancheil dato dellaspesa in culturadelle famiglie penal izzante:siamo sotto lamedia europea(8,9%), fra gli ultimi in classifica. Il nostro orgoglioculturale crolla insieme alle mura di Pompei.Spendiamo appena l1,1% delle risorse pubblicheper mantenere e promuovere un patrimonio ine-guagliabile. Ci sorpassa, seppur di poco, anche laGrecia, con l1,2% Gli altri sono lontanissimi. Nonostante tutto, lindotto del nostro disastratosettore culturale di 68 miliardi lanno e d lavo-ro, in tempi difficili, a un milione e mezzo di per-sone. Il marketing del sapere rappresenta unaleva in grado di risollevare, se non il mondo, per-lomeno le sorti di una citt o di un Paese. Cosa centra tutto questo con il Festival? Centraperch il patrimonio che ci viene dal passato non

    qualcosa di immutabile fissatodal tempo. La cultura una cosaviva che va alimentata. O non cultura. E la cultura italiana viva non solo perch visitatada milioni di turisti, ma perchdialoga con il mondo. Sembraparadossale, ma anche nellin-

    dustria c il riverbero della nostra gloriosa storia.Nel made in Italy lo straniero vede la grandezzadellantica Roma e del nostro Rinascimento.Tutto questo esaltato dalla fama dei nostri poeti,dei musicisti (inventori dellopera lirica), dei fon-datori della scienza galileiana, ovvero di quelmetodo che alla base dello straordinario pro-gresso tecnico e scientifico degli ultimi quattrosecoli. Ci dimostra quando sia sbagliato soste-nere che con la cultura non si mangia: inveceproprio il nutrimento economico e civile di unpaese, la linfa per la crescita di una Comunit e diogni singolo cittadino, veicolo di inclusione e disviluppo.

    Il nutrimento di una comunit

    La cultura oggiLEDITORIALE

    Scatta con il tuo smartphoneleggi gli articoli

    sulla scorsa edizionee segui il festival in diretta

    SPECIALE FESTIVAL DEL GIORNALISMO CULTURALE 2014

  • 2ilDucato

    Come tuttele epocheanche lanostra un epocaideologica.

    E miope. Nel senso che siamoimbevuti di ideologia ma non cene accorgiamo, ci illudiamo dinon esserlo. Ci professiamolaici. Dobbiamo stare attenti ariconoscere le ideologie e a sma-scherarle. E questo il tipicocompito degli intellettuali. Giu-seppe Laterza, uno dei pi gran-di editori italiani, ospite a Urbi-no per il Festival del giornalismoculturale, non ha dubbi: di intel-lettuali la societ contempora-nea ha bisogno. Il perch pre-sto detto: sono loro che aprono avisioni del mondo pi approfon-dite e inconsuete e ci traghetta-no verso una percezione dellarealt meno limitata. E poi per-ch, citando Keynes, non ci sipu orientare nel mondo senzaidee e lelaborazione di queste compito degli intellettuali. Pro-prio per spiegare costruzionicomplesse come quella euro-pea, Laterza ha avviato il proget-to di Eutopia, una rivista multi-lingue nata dalla collaborazionecon le case editrici S. FischerVerlag (Germania), EditorialDebate (Spagna), dition duSeuil (Francia) allinterno dellaquale si confrontano i maggioriintellettuali europei. A quale scopo?Eutopia vuole rimettere al cen-tro il dibattito sullEuropa. Permolti anni sembrato che que-sta fosse stata pensata solo pernecessit economica. Ma non quello che in realt volevano ipadri fondatori, tra cui AltieroSpinelli. Loro desideravanounEuropa nella quale si realiz-zassero ideali di giustizia, liberte socialit. Invece durante que-sti anni di crisi economica lEu-ropa stata usata maldestra-mente dalle classi dirigenti pergiustificare politiche di tagli esacrifici, con il risultato delladisaffezione di una larga parte

    C ancora bisogno di ideeLeditore Giuseppe Laterza parla del ruolo degli intellettuali nellEuropa di oggi

    Il duro lavoro di chi orienta lopinione pubblica tra falsi laicismi, toni esasperati e visioni di breve termine

    GIUSEPPINA AVOLA dellopinione pubblica. La rivi-sta parte dal presupposto chetutto vada discusso ciclicamen-te, anche la politica europea. Lelimitazioni nellautodetermina-zione dei paesi che ladesionealla comunit europea compor-ta possono giustificarsi solo innome di un grande progettointellettuale, culturale e quindianche politico ed economico.Ritiene che queste idee non cir-colino allinterno dei 28 paesidellUnione?S, ma la loro elaborazione nonsi pu fare solo attraverso dibat-titi nazionali, come avvieneoggi, i tedeschi discutono tratedeschi, gli italiani tra italiani,alimentando peraltro pregiudizireciproci e diffidenza. AttraversoEutopia, invece, il dibattitodiventa intraeuropeo e accessi-bile a tutti non solo a circuitiaccademici e specialistici.Quindi, secondo lei, gli intellet-tuali sono mediatori tra granditematiche e problemi dellasociet contemporanea e opi-nione pubblica.Non proprio in questi termini.Gli intellettuali non parlano atutti. A me basta che siano ingrado di svolgere un ruolo neiconfronti della classe dirigente,per come la intendeva PieroCalamandrei, ovvero una classeche comprende politici, impren-ditori e insegnanti. Gli intellet-tuali devono convertire le pro-prie competenze specialistichein unanalisi critica della societche consenta, poi, a politici,imprenditori e insegnanti di tra-durre a loro volta questa in con-tenuti attivi. E pensa che ci sia qualcuno inItalia in questo momento asvolgere questo tipo di lavoro?Certo. Abbiamo tantissimiintellettuali che si spendono neldibattito pubblico in Italia. Ste-fano Rodot, Tullio De Mauro,Gustavo Zagrebelsky, SergioRomano, Ernesto Galli dellaLoggia, solo per dirne alcuni.Che ne dice di Tito Boeri? ungrande intellettuale: intervienesu La Repubblica, ha fatto festi-val di economia, ha creato unsito Lavoce.info. un economi-

    sta, s, ma che fa un lavoro pub-blico. Ma sono solo alcuni. Hocitato finora solo uomini dipenna ma ci sono intellettualianche tra musicisti, registi oaltro. Fiorella Mannoia, peresempio, o ancora Gino Stradasono intellettuali ma non nel-laccezione stretta del termine.Nel momento in cui ciascunspecialista svolge unattivit chenon costretta entro i confinidel suo lavoro tecnico e fa unservizio per la collettivit attra-verso lanalisi e il dibattito, falavoro intellettuale. Ed unbene che ce ne siano tanti per-ch la societ ha bisogno divisioni del mondo e non possia-

    mo relegarle ai politici, che per-seguono spesso una logica dibreve periodo.E gli intellettuali che sposanodeterminate cause politiche?Penso ai casi di Barbara Spinel-li e Moni Ovadia candidati nellalista Tsipras per le prossime ele-zioni europee.Credo che gli intellettuali pos-sano scegliere di entrare nella-rena politica, di diventare essistessi politici. Per questo signi-fica che cambiano mestiere. Inquesti casi lintellettuale smetteil suo habitus perch egli perdefinizione non ha partiti presi,anzi ha una geografia mobile dalpunto di vista del suo impegno

    pubblico. Lintellettuale deveessere una persona libera, devedare fastidio a tutti, non pucostringersi in logiche di effica-cia politica.Per quanto riguarda il linguag-gio del dibattito culturale inve-ce? Non crede che ci si sia spo-stati dalla critica allinvettiva?S, direi che c stato un condi-zionamento dei mezzi di comu-nicazione che ci ha spinto tuttial grido, allurlo, come nei talkshow in cui non si pu ragionareperch tutto va buttato in cacia-ra.Colpa dei social network?Hanno condizionato il modo diesprimersi di chi fa lavoro intel-

    ilfesti valprogramma

    Gioved 24 aprile

    ASPETTANDO IL FESTIVAL

    Montefeltro Libriore 18Presentazione del volume I cento libri di Piero Dorfles

    Venerd 25 aprile

    Palazzo DucaleSalone del trono ore 16.30 Apertura dei lavori e presen-tazione dei dati di ricercasullinformazione culturaledegli italiani a cura di LellaMazzoli e Giorgio Zanchini,

    direttori del Festival. La cultura consumatacon Stefano Pivato, RettoredellUniversit di Urbino

    Simone Zanchini eseguirmusiche di Bach, Piazzola eZanchini a cura dellente con-certi Pesaro

    ore 17.45Lectio diapertura delgiornalistaBeppeSevergniniLa vita un sogno (e gli ita-liani viaggiano soli)

    Palazzo DucaleGrandi cucineore 19.00Il buono, il gustoso e il sanoStefano Ciotti (Urbino deiLaghi) e Davide Paolini(Gastronauta, Radio 24, IlSole 24 Ore)

    Sabato 26 aprile

    PRIMA SESSIONELegato Albani - Sala Raffaello

    Di cosa dovrebbe occuparsi ilgiornalismo culturale?

    ore 9.30Lectio di Marco Belpoliti(scrittore e critico letterario)

    Il pulviscolo e la cornice.Come fare cultura nel prossi-mo futuro

    ore 10.15 Dialogo tra Christian Raimo(scrittore) e Enzo Golino(giornalista e saggista)

    ore 11.30Tavola rotonda con GiovanniBoccia Artieri (Universitdegli Studi di Urbino CarloBo), Raffaella De Santis (LaRepubblica), Piero Dorfles(giornalista e critico lettera-rio), Anna Longo (GiornaleRadio Rai), Luigi Mascheroni(Il Giornale) e Marco Pivato(giornalista scientifico)

  • 3SPECIALE FESTIVAL DEL GIORNALISMO CULTURALE 2014

    La nostra culturasi fonda sui morti

    Italo Moscati regista, scrittore e giornalista

    Dura critica dellautore contro labuso di coccodrilli nei media

    lettuale?Penso che i social networksiano un mezzo molto interes-sante ma sappiamo ancora pococome utilizzarli. Presto per tro-veremo un equilibrio. Dobbia-mo stare attenti a non perdere laqualit in nome della velocit. Iouso Twitter, per esempio, ma sepensassi che il mio universomentale si concentri solo in untweet limiterei le mie modalitespressive. come mangiare alMcDonalds. Certo ha dei van-taggi, costa poco e mangio unprodotto di sicuro gusto. Per semangio sempre e solo quellodivento come quegli americaniobesi che passano tutto il loro

    Abbiamo una cultura atroce, pesan-te e nefasta. Che frequenta un potroppo i cimiteri. Italo Moscati regista, scrittore, giornalista. Haalle spalle molte pubblicazioni, halanciato alcuni tra i

    maggiori registi italiani, ha datovita a programmi televisivi spe-rimentali. La cultura la cono-sce bene, lha sempre fatta ela fa ancora. E quando diceche la nostra una infor-mazione di commemora-zione, non lascia spazio aequivoci. Per lui il nostroPaese formato sui cadutidella prima guerra mon-diale e sugli eroi del Risor-gimento. Come direbbeGentile chiosa i nostrifondamenti sono mortuari. Lautore terr al Festival delgiornalismo culturale una lectiodal titolo impressionistico coslha commentata - che parler di coccodrilli, dipersone che leggono il futuro nelle sfere di cri-stallo e di nuovismo. Il coccodrillo, in gergo gior-nalistico, quellarticolo che si scrive con largoanticipo e che si pubblicher alla morte di un per-sonaggio, di norma ben conosciuto. Il suo uso un abuso che Moscati denuncia per tutta la cultu-ra che passa nei media italiani. Se si sfogliano spiega - le pagine culturali dei quotidiani, dei set-timanali, se si guardano i programmi tv si notaunabbondanza di commemorazione per chi sene va. Sono pagine riempite con i ricordi, di unrimpianto molto spesso giusto e articolato. Maquel che si nota davvero una ripetizione, neglianni, che sa di nostalgia e attaccamento al passa-to. E che denota, in tutte quelle parole dedicateallscomparsa, la necessit di assolverci dallanostra realt. I giornali ne sono pieni continua- forse perch oggi mancano i giusti riferimenti. proprio qui, nella mancanza di punti solidi,che subentra il nuovismo. Ovunque spiegaancora Moscati troviamo cose che sanno dinovit. Provengono soprattutto dagli Stati Uniti efiniscono per diventare per noi un focus obbliga-torio. I media, ma anche il cinema italiano, damolti anni guardano laggi come a una guida.

    Stiamo riempiendo il vuoto che abbiamo conriferimenti che provengono da una cultura cheha sicuramente cose da raccontare, ma stiamodimenticando la nostra, la forza delle nostreradici, delle nostre tradizioni. Il motivo? Per luisiamo sostanzialmente impreparati. E forse losiamo sempre di pi. Basta guardare prosegue

    - a quanto spazio viene dedicato a questomodo di costruire, che tiene forse in piedila fortuna del mercato, ma che somi-glia pi a consigli per gli acquisti. Il riferimento in particolare per gliscrittori. A quelli che cerano, alcentro di quegli articoli dedicati aldefunto e al compianto, e a quelliche dovrebbero esserci e non cisono. Gli editori dice - promuo-vono i giovani autori, ma nonsempre li cercano. Affidano loroun compito, una formula di con-sumo. E cos abbiamo tantissimecollane letterarie e concorsi che

    fioccano come mai successo prima.Ma i premi Strega muoiono uno dopo

    laltro, la loro gloria effimera. E il risulta-to una intellettualit che non sta in piedi da

    sola. Come direbbe Gillo Dorfles, un fattoide,qualcosa che non esiste ma si costruisce nelleintenzioni. I risultati non confortano: conferma-no, piuttosto, la solitudine e la chiusura della cul-tura. Digerita la suggestione iniziale, insomma,attorno a s Moscati non vede che fallimenti cla-morosi: Non vedo scrittori spiega di qualitrisoluta e indiscussa. Qualche libro, in fondo, sipotrebbe anche saltare. Moscati, per, si dice ottimista. E per salvare lacultura da una copia a carbone convinto chesia necessaria una maggiore ricerca. Tutto som-mato dice - i giornali passano un buonmomento. Le maggiori denunce della condizio-ne del nostro Stato vengono dai giornalisti. Asmascherare la cattiva politica, la gestione deglienti, la burocrazia, sono stati i giornali. Sia quel-li di sinistra, sia quelli pi moderati, hanno capi-to il nostro senso di smarrimento. Hannomostrato la gracilit di questo Paese e luso chese n fatto. Un barlume di speranza potrebbequindi esserci. Stiamo invertendo la rotta, ma civuole tempo. Perch leggere una pagina cultu-rale pu ancora avere il suo senso, ma solo se ben fatta. Quando reale scoperta - conclude -ma succede raramente.

    Qui soprauna fotodelledizione2013 delfestival del giornalismoculturale (credits:Donatello Trisolino)Sopra, GiuseppeLaterza

    SECONDA SESSIONETeatro Raffaello Sanzio

    Gli intellettuali e il pubbli-co, la qualit, i mass media,dialoghi difficili

    ore 15.00Lectio di Italo Moscati (scrit-tore, regista, sceneggiatore)Coccodrilli e sfere di cristallo.Il giornalismo culturale affa-scianto dalle commemorazionie dal nuovismo anche senzafuturoore 15.45Dialogo tra Luca Mastrantonio(Corriere della Sera) e AlbertoSaibene (Doppiozero)ore 16.45Tavola rotonda con Michele

    De Mieri (giornalista e criticoletterario), Mariarosa Mancu-so (Il Foglio), MassimilianoPanarari (La Stampa), AlessioTorino (scrittore, Universitdegli studi di Urbino CarloBo), Wu Ming 2 (scrittore)

    ore 18.00Speciale UnioneEuropea Tavola rotondasul rapporto tracultura italiana ecultura europeacon Lucio Batti-stotti (direttoredella Rappresen-tanza in Italia della Commis-sione europea), RaffaeleBrancati (economista, Met-

    economia e Donzelli editore),Pietro Marcolini (assessorealla Culturaregione Mar-che), Eric Jozef(Libration)

    ore 19.15Tra Boccaccio e il Dottor Djem-bDavid Riondino (attore, can-tautore e scrittore)

    ore 21.00 Premiazione dei vincitori delconcorso

    ore 21.45Concerto lirico con AnnaMaria Chiuri (mezzosoprano acura dellente Concerti Pesaro

    Domenica 27 aprile

    TERZA SESSIONE Legato Albani - Sala Raffaello

    La cultura come motore disviluppo. Dopo il Manifestode Il Sole 24 ore

    ore 9.30Lectio di Armando Massarenti(Il Sole 24 Ore) Il ruolo degli intellettuali

    ore 10.15Dialogo tra Giuseppe Laterza(editore) e Elena Stancanelli(scrittrice e giornalista)

    ore 11.15Le istituzioni e la cultura

    Giorgio Zanchini incontra Isa-bella Don-francesco(Rai Edu)e RenataGiannella(direttricebibliotecadel Senato della Repubblica

    ore 12.00Intervista sulla cultura

    Marino Sinibaldi (Rai Radio 3)incontra Flavio Soriga (scritto-re), Alessandra Tarquini (stori-ca), Alessandro Zaccuri (Avve-nire)

    MARTA MANZO

  • ilDucato

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    SPECIALE FESTIVAL DEL GIORNALISMO CULTURALE 2014

    ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: STEFANO PIVATO, Rettore dell'Universit di Urbino "Carlo Bo". Con-siglieri: per l'Universit: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI; per l'Ordine: NICOLA DI FRANCESCO, STEFANO FABRIZI, SIMONETTA MARFOGLIA; per la RegioneMarche: JACOPO FRATTINI, PIETRO TABANELLI; per la Fnsi: GIOVANNI ROSSI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRICO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI

    IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 http://ifg.uniurb.it/giornalismo; e-mail:[email protected] Direttore responsabile: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733 Regi-strazione Tribunale Urbino n. 154 del 31 gennaio 1991

    Mi attira, mi piace, lo leggoIl rapporto di studenti e urbinati con la cultura. Tra (molto) amore e (poco) odio

    Raramente giornali, tanto web e la convinzione che ogni argomento abbia un aspetto culturale, basta trovarlo

    STEFANO CIARDI

    Basta mostrare unarticolo che rac-conta dellultimofilm di Woody Al-len o un pezzo sul-la sociologia che

    gli studenti di Urbino sillumi-nano: Lo leggerei, mincurio-sisce dicono un gruppetto diragazze mentre osservano unarticolo dal titolo Perch sia-mo diventati tutti transindivi-duali. Peccato che questi giovani noncomprino i giornali: Usiamointernet per informarci - dico-no Laura e Geralda, due stu-dentesse di scienze motorie non possiamo spendere soldiper i giornali. Inoltre con ilcomputer o il cellulare puoiavere accesso direttamente al-linformazione che ti interes-sa. I gusti in fatto dinforma-zione, si sa, sono molto sogget-tivi. Su una cosa per quasitutti gli studenti intervistatisono daccordo: la cultura una categoria in cui pu entra-re qualsiasi argomento, tuttodipende dal punto di vista concui trattato. Per Lucia, nataad Urbino ma residente adAmsterdam, linformazioneculturale dovrebbe avere lob-biettivo di rendere accessibilela conoscenza dei pi svariatiambiti ad un pubblico nonspecializzato. Ci che arric-chisce la conoscenza del mon-do e di se stessi cultura: dallaletteratura al cinema, dallamusica alle scienze naturali. Io studio scienze della nutri-zione dice Ilaria, una ragazzadi Rimini che sfoglia un gior-nale e sorseggia un caff inpiazza della Repubblica - epenso che un articolo sullo sti-

    le di vita nellalimentazionepossa avere un aspetto cultu-rale. Secondo Ilaria per, nonbisogna fare lerrore di bana-lizzare la conoscenza pur direndere accattivante un argo-mento. Su un giornale generalista sostiene Ilaria - bisogna ren-dere qualsiasi tipo di informa-zione accessibile anche ad unpubblico non specializzatosenza toglierne gli aspetti chearricchiscono il lettore. Forseuna rivista specializzata dnotizie pi complete e mi sod-disfa di pi, ma anche un arti-colo che tratta di scienza su unquotidiano nazionale pu es-sere utile. E continua: Poi ovvio, se un articolo parla di ci-bo riferendosi alla prova co-stume per lestate non ha nes-sun valore culturale. Bisognasaper distinguere i contenutiche hanno qualit da quelliche non ne hanno. Laspetto qualitativo dellin-formazione sembra essere lacaratteristica pi cercata daigiovani, anche sulla rete. Mar-go, amica olandese di Lucia,dice che nel suo Paese da po-co nata su internet una testatagiornalistica basata sullap-profondimento che piacemolto ai giovani: Il sito sichiama the Corrispondent dice Margo non incentratosulla cronaca, ma raccontastorie di qualit che vanno afondo negli argomenti chetrattano. The Corrispondentnon piace solo per il modo incui sono scritti i suoi pezzi, maanche per i contenuti che vei-cola: Questo sito ha preso pie-de perch parla di temi cultu-rali non legati al flusso main-stream racconta Margo lpuoi trovare informazioni su

    gruppi musicali emergenti,romanzi poco conosciuti, re-gisti allavanguardia e repor-tage su luoghi sconosciuti. Suquesto tema anche Lucia vuo-le dire la sua: In Italia si d po-ca importanza alla cultura dice la ragazza - per anchevero che in altri Paesi c piofferta ed meglio comunica-ta: in Olanda i teatri e i cinemafanno di pi per attrarre lepersone normali, non solo gliintellettuali.Non tutti per sono appassio-

    nati alla cultura: Io non leggoun libro da 5 o 6 anni ammet-te Lorenzo, un giovane came-riere di Urbino. Neanche i reportage di quelloche succede nel mondo sem-brano interessarlo: Ho gi imiei problemi dice Lorenzo figuriamoci se penso a quel-lo che succede in altri Stati.Per Ilaria, invece, impor-tante avere coscienza di quel-lo che succede nel resto dEu-ropa e nel mondo. Per la gio-vane anche le vicende di per-

    sone in Paesi come lUcrainahanno un aspetto culturale.In aiuto della diffusione del-linformazione tra i pi giova-ni ci sono anche i social net-work. Se qualcuno pubblicaun articolo che trovo interes-sante sulla sua bacheca Face-book, magari gli do unoc-chiata dicono ancora Laura eGeralda. Poi per le ragazzeammettono: Leggiamo poco,al massimo la sera prima diandare a dormire. Siamo trop-po impegnate con lo studio.