IL FESTIVAL DEL GIORNALISMO ALIMENTARE 2019 Altrimenti...
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IL FESTIVAL DEL GIORNALISMO ALIMENTARE 2019
Altrimenti detto informarsi in modo critico e pluralistico.
25 febbraio 2019
Avrei voluto possedere un clone per poter partecipare a tutti i convegni, a tutte le serate, a tutti gli eventi off, a
tutti i press tour e a tutti gli incontri B2B organizzati e messi a disposizione dal Festival del Giornalismo Alimentare
2019.
Non essendo attrezzata in tal senso, ho cercato comunque di assorbire informazioni attraverso i cinque sensi e
mediante l’interazione con avvenimenti e persone, perché un festival dedicato all’informazione nell’ambito del
cibo e delle bevande e di tutto ciò che ruota loro attorno, è davvero una stimolazione sensoriale e un
arricchimento a tuttotondo.
Partiamo dall’inizio. In un giovedì 21 febbraio soleggiato, all’ombra della sede che ospita la Camera di
Commercio di Torino, ho fatto il mio ingresso al Centro Congressi Torino Incontra con la netta sensazione che ne
sarei uscita diversa, arricchita e profondamente stimolata.
Ad accogliermi una welcome bag nella quale, oltre
alla documentazione utile, un mela accompagnava
cioccolatini, latte al cacao, latte in polvere, formaggini
e zucchero. Parliamone.
In un momento storico che ci mette davanti alla
necessità di riconoscere il cibo buono, etico, sostenibile
e salutare da quello che non lo è, credo sia importante
soffermarsi su due aspetti coinvolti da tale tema: la
demonizzazione di alcuni alimenti ed il concetto di
cibo “industriale”, aggettivo spesso utilizzato in senso
negativo. È davvero così? Ciò che è fatto
artigianalmente è sempre buono e ciò che è prodotto
con metodologie meccanizzate o automatizzate non
lo è mai?
Da adepta della ricerca della lucidità intellettuale e
dell’approccio critico alla pluralità di fonti, credo sia
molto importante imparare a conoscere i cibi e i loro
produttori, piccoli o grandi essi siano, di capire come
gli alimenti artigianali e/o industriali possano essere
collocati nella dieta quotidiana -anche in relazione ad
eventuali restrizioni o patologie- e a fare le proprie
libere e sacrosante scelte con serenità, rispetto e
intenti democratici.
I confronti che ho avuto con rappresentanti di aziende, organizzazioni ed enti nel foyer di Torino Incontra, sono
stati un rafforzamento per la riflessione di cui sopra e hanno generato il mantra “Informarsi, conoscere,
confrontare, ascoltare, apprendere per decidere liberamente cosa mangiare e bere” che mi ha
accompagnato per tutta la durata del Festival e che non abbandonerò tanto facilmente, visto ciò che mi ha
dato.
I convegni ai quali ho partecipato sono stati illuminanti e autenticamente arricchenti: dal bisogno che il cibo
italiano ha di ambasciatori seri e preparati, ai tranelli del digital food e dalle attualissime Fake News alimentari
ai casi di successo dei comunicatori del cibo quali blogger, instagrammer e youtubers.
L’aperitivo che ha concluso la giornata di giovedì 21 febbraio e che si è tenuto a Palazzo Birago, ha visto
protagoniste alcune eccellenze del cibo e della miscelazione innovativa edificata nel rispetto della tradizione
territoriale. È stato un viaggio pluridimensionale e multisensoriale nelle eccellenze della città e delle sue terre
limitrofe. Tra miele, cioccolato, pane, bevande alcoliche, salumi, vermouth e bevande alcoliche innovative, ho
assaggiato, conosciuto, parlato, raccolto informazioni e sensazioni divenute immediatamente ricordi impossibili
da cancellare, di quelli che mettono buonumore e stimolano a lavorare con devozione a ciò che si fa e ai
destinatari del proprio mestiere.
I protagonisti della miscelazione, tra prodotti tradizionali e novità assolute, sono stati Vermouth Anselmo con
L’Turineis, il Taggiasco ExtravirGin, il primo gin con olive Taggiasche 100% Italiano, l’Hempatico, il Vermouth con
Erbaluce di Caluso e canapa del canavese, Baladin con il Beermout, Affini Torino, Evho e Gli Aironi con il primo
saké italiano a base di riso nero vercellese.
I Maestri del Gusto presenti con le loro eccellenze sono stati Cascina Savoiarda, Birrificio Grado Plato, Ballesio
Cioccolato, Apicoltura La Margherita, La Perla di Torino, Fattoria Roggero, Macelleria Giampaolo Cru, Cascina
Fontanacervo, Il Forno del Borgo, Guido Castagna, Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino.
La mia esperienza al Festival del Giornalismo Alimentare si è conclusa con
la partecipazione al press tour Chicchi e Impasti partito con una visita
didattica allo stabilimento di Caffè Costadoro, proseguito presso il Pastificio
Bolognese Muzzarelli a Torino dal 1949, Maestro del Gusto, e terminato alla
Cookin’Factory di Claudia Fraschini.
Questo tour profumato di caffè e pasta fresca, è iniziato con una full
immersion nel mondo del caffè Costadoro durante il quale, oltre a visitare
la linea produttiva, ho avuto la possibilità di fare una degustazione con
analisi sensoriale che mi ha permesso di imparare che, di là dal gusto
personale, è possibile individuale alcune caratteristiche fisiche,
organolettiche e metodologiche che aiutano a capire se il caffè del bar è
fatto a regola d’arte oppure no. Il Pastificio Bolognese Muzzarelli, luogo
autenticamente intessuto di storia famigliare proiettata verso il futuro, ha
rivelato che la produzione automatizzata, per dare origine a cibo sano e
buono, non può prescindere dalla scelta di materie prime di alta qualità e
dall’intervento dell’uomo: l’impasto va guardato, annusato, toccato, deve
essere “sentito”, ci è stato detto.
Claudia Fraschini è stata l’ultima ad accogliere me e i miei compagni di viaggio nella sua Cookin’Factory: in
una location sinceramente suggestiva, regalandoci preziosi consigli ci ha offerto un laboratorio di cucina
durante il quale abbiamo utilizzato la pasta del Pastificio Bolognese e il Caffè Costadoro per realizzare tortelli
fritti ripieni di carciofi. Hanno completato la degustazione le mezzelune di patate con ripieno di speck e brie e
le tagliatelle con il ragù di Claudia.
Cosa posso dirvi di più? Sono ancora emozionata e guardo gli omaggi che le varie realtà incontrate mi hanno
riservato, con un po’ di nostalgia.
Non lo nascondo: questo per me è un periodo a dir poco difficile. Ciò che ho vissuto tra giovedì 21 e sabato 23
febbraio è stato davvero di aiuto. A conferma del fatto che il cibo e la cucina, approcciati in modo
consapevole, hanno tante virtù, non ultima dare un po’ di sollievo.
Grazie di cuore agli organizzatori del Festival del Giornalismo Alimentare e ai suoi protagonisti che si sono spesi
per creare un evento capace di dare rilievo e lustro a una città che ha tanto da dire e da regalare.
Paola Uberti, fondatrice di LIBRICETTE.eu
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