Specchio Economico_Marzo 2010

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Specchio Economico Anno XXIX, n. 3Marzo 2010Ciuffa EditoreMensile nazionale di attualità, politica e cultura Diretto da Victor CiuffaVicedirettore: Romina CiuffaAmministratore Unico: Anna Maria Branca Redazione: Via Rasella 13900187 Romatel. +39.06.48.21.150fax +39.06.48.59.64mail: [email protected] di Milano:Via Fabio Mangone 120100 Milano

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P A R T N E R U F F I C I A L E NAZIONALE I T A L I A N A D I C A L C I O

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Ogni giorno Acea si impegna e lavora per gestire in modo sostenibile le risorse naturali e l’energia, valorizzandone

l’impiego, prestando particolare attenzione alla riduzione degli sprechi e incrementando il ricorso alle fonti rinnova-

bili. Perché l’uso razionale dell’energia, il risparmio energetico, il rispetto per il territorio e la tutela dell’ambiente sono

le primissime cose che migliorano la qualità della vita. Perché il nostro futuro inizia da qui, ora.

I L F U T U R O N O N È P I Ù Q U E L L O D I U N A V O LTA .

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5SPECCHIOECONOMICO

a grande attenzione el’estremo interessemostrato dai politici

per la riforma della magi-stratura e attualmente ancheper le elezioni regionali han-no eliminato dal dibattitopubblico il vero, principaleargomento che sta a cuoredi tutti indistintamente gliitaliani, quello sulla crisieconomica e soprattutto sul-le prospettive cui va incon-tro ogni singola famiglia eimpresa. Lettori di giornali etelespettatori sono sommersi di noti-zie di tutt’altro genere: episodi di cor-ruzione e di immoralità di cui sonoprotagonisti personaggi di primo pia-no della politica e della burocrazia;raffiche di iniziative governative eparlamentari riguardanti l’ordina-mento giudiziario; rivoluzionarieriforme delle massime istituzioni del-lo Stato e addirittura della Costituzio-ne; accesa competizione elettorale inatto per la conquista o il mantenimen-to del governo delle Regioni.

Ma nulla sull’immediato futurodei portafogli della massa. Di econo-mia si parla solo citando il debitopubblico che aumenterebbe in conti-nuazione, argomento sempre usatoper spaventare i digiuni di politicaeconomica e monetaria. Un tempoesisteva una Banca d’Italia che, indi-pendente dal potere politico tantoche il Governatore veniva nominatoa vita, doveva tutelare con la «levamonetaria» l’andamento dell’econo-mia e i destini delle famiglie e delleimprese. Oggi non è più così: chi havoluto l’attuale tipo di adesione del-l’Italia all’Unione Europea, ha tradi-to i principi che spinsero l’Italia afondare la Comunità Europea e hatolto ogni potere alla Banca d’Italia,la cui influenza sull’andamento del-l’economia oggi è pressoché nulla;non potendo più agire sulla quantitàe sulle modalità di circolazione dellamoneta, può solo fare periodici pre-dicozzi impotenti come quelli dome-nicali dei buoni curati di campagna.

Per la ripresa dell’economia la clas-se politica non fa nulla; niente inve-stimenti puliti ed efficaci in infra-strutture ed opere pubbliche, solo in-citamenti verbali a famiglie e impre-se ad aumentare i consumi, a rico-minciare a spendere spensierata-mente e pericolosamente, il che tral’altro per buona parte di famiglie eimprese è impossibile. In tal modo, sidice superficialmente e artatamente,aumenterebbe la produzione e quin-

di l’occupazione. Tutti felici e con-tenti quindi? No. A mio giudizio,della prospettiva di una tale ripresadei consumi e quindi dello sviluppoeconomico dovrebbero invece esseretutti infelici e scontenti.

E spiego il mio parere. Ricordiamoquello che è avvenuto nell’ultimodecennio con l’introduzione dell’eu-ro voluta dalla nostra classe politica,e più recentemente con l’inarrestabi-le aumento del prezzo del petroliotrasferitosi a cascata su tutte le ope-razioni di produzione, distribuzio-ne, commercializzazione dei prodot-ti: una vigorosa scalata dell’inflazio-ne, una forte riduzione del poteredi acquisto della moneta e conse-guentemente di stipendi, salari, red-diti e rendite varie. Ma anche un no-tevole ridimensionamento, in termi-ni reali, del debito pubblico.

Un conto è, ad esempio, un debitopubblico di 1.750 miliardi di euro,quale è all’incirca quello attuale,quando con uno stipendio di milleeuro una famiglia di 4 persone riescea vivere un mese; un altro conto è lostesso debito quando, per l’aumentodei prezzi, quella famiglia riesce acamparci solo 20 giorni. In terminireali, a causa dell’inflazione lo Statodeve restituire a chi gli ha prestato icapitali - ossia a risparmiatori, pos-sessori di Bot e Cct - solo due terzidel debito.

Lo Stato quindi beneficia di un su-

per-sconto di cui i suoi cre-ditori non si rendono nep-pure conto, continuando afidarsi del Tesoro che co-munque è sempre più affi-dabile e solvibile di tantibanchieri e faccendieri del-la finanza e della Borsa. LoStato, infatti, non ingannadeliberatamente, ma si av-vantaggia di un fenomeno,l’inflazione, del quale sonotanti i responsabili: le stes-se istituzioni pubbliche cheperiodicamente aumenta-

no imposte, tasse e tariffe dei servizipubblici; il sistema bancario; alcunecategorie che stabiliscono autonoma-mente i propri compensi, come com-mercianti, artigiani e professionisti.

Ma l’inflazione arreca allo Statoanche un altro grande beneficio: l’in-controllato aumento dell’introito fi-scale. Perché più aumentano i prezzi,più il Fisco incassa per l’Iva e per lealtre imposte su redditi, cresciuti no-minalmente ma non sostanzialmen-te. La riduzione sostanziale del debi-to pubblico e l’aumento del gettito fi-scale forniscono pertanto maggioririsorse da spendere allo Stato, e piùprecisamente alla classe politica atutti i livelli, statale, regionale e co-munale. Se ne avvantaggiano soloparzialmente le spese correnti, ossiaquelle per stipendi e salari che cre-sceranno molto più lentamente e adistanza; ma soprattutto quelle inconto capitale, destinate ad operepubbliche, appalti, consulenze.

Ma al sopraggungere di una crisicome quella recentissima, che impo-ne a famiglie e imprese una drasticariduzione dei consumi, l’erosione deldebito pubblico dovuta all’inflazionesi arresta, il gettito delle imposte nonaumenta, i politici hanno meno capi-tali da spendere appunto in operepubbliche, appalti, consulenze; con-seguentemente si riduce la parte de-stinata alla corruzione, alle tangenti,alle illegittimità.

In un certo senso la crisi comportaun parziale, temporanea e forzatamoralizzazione del sistema. Ma difronte agli illeciti messi in luce dalleinchieste della magistratura, dobbia-mo vedere sotto vari aspetti gli invitiad aumentare i consumi rivolti allamassa dai politici, alcuni dei qualisono interessati magari solo ad attri-buirsi il merito della ripresa econo-mica; altri, invece, ad aumentare ledisponibilità finanziarie pubblicheper opere e appalti su cui imbastireoscure e illecite operazioni.

LL

PIÙ CONSUMI,PIÙ RISORSEFINANZIARIEPUBBLICHE,

PIÙ CORRUZIONEd i V I C T O R C I U F FA

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F Ernesto Auci F Giorgio BenvenutoF Ettore BernabeiF Giorgio BerniniF Pier Luigi BersaniF Giorgio BertoniF Luca BorgomeoF Salvo Bruno F Umberto Cairo F Gildo Campesato F Fausto Capalbo F Sergio M. CarboneF Salvatore CardinaleF Nazzareno CardinaliF Elio CataniaF Claudio ClaudianiF Romualdo CovielloF Massimo D’Alema F Sergio D’AntoniF Dario De MarchiF Cesare De PiccoliF Maurizio de TillaF Antonio Di PietroF Viviana D’IsaF Bruno ErroiF Delfo Galileo Faroni F Piero FassinoF Cosimo Maria Ferri F Domenico Fisichella F Ilario Floresta F Giorgio FozzatiF Antonio Gambino F Silvio Garattini F Antonio Ghirelli F Pier F. GuarguagliniF Cesare ImbrianiF Pietro Larizza

F Costantino LauriaF Luigi LocatelliF Alessandro LucianoF Antonio MartuscielloF Antonio MarzanoF Giulio MazzocchiF Luigi Mazzella F Alberto Mazzuca F Vittorio MeleF Alberto Mucci F Nerio NesiF Michele NonesF Giancarlo Pagliarini F Claudio PetruccioliF Nicoletta PicchioF Cesare PucciF Serena PurarelliF Giorgio Ricordy F Silvano Rizza F Pierfilippo Roggero F Anneli RukkoF Stefano SalettiF Carlo SalvatoriF Angelo SanzaF Stefano Sassi F Enzo SavareseF Luigi ScimìaF Francesco Signoretta F Tiziano TreuF Lanfranco TurciF Adolfo UrsoF Domenico B.ValentiniF Mario ValducciF Francesco VerderamiF Emilio VinciguerraF Gustavo VisentiniF Vincenzo Vita

H A N N O S C R I T T O P E RS P E C C H I O E C O N O M I C O

L’ITALIAALLO SPECCHIOdi Victor Ciuffa

VITO ZUCCHI: CERCHIAMODI VENDERE ALL’ESTERO PIÙ OLIO DI OLIVAintervista al presidente dell’omonimo oleificio

MARIO VALDUCCI: AEROPORTI, AUMENTARNEEFFICIENZA E QUALITÀ, PIÙ CHE IL NUMEROintervista al presidente della Commissione Trasporti-Camera

LUIGI MARTINI: L’ENAV, COORDINATOREUNICO PERCHÉ L’ITALIA VOLI IN EUROPAintervista al presidente della Società per l’assistenza al volo

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il personaggiodel mese

PAOLO VIGEVANO: ACQUIRENTE UNICO,SPORTELLO PER IL CONSUMATORE D’ENERGIAintervista all’amministratore delegato

BANCHE. IL RINNOVO UNILATERALEDI CONDIZIONI CONTRATTUALIdi Fabio Picciolini, segretario nazionale dell’Adiconsum

GEOGRAFIA GIUDIZIARIA, NONCONDIVISIBILE LA PROPOSTA DEL CSMdi Maurizio de Tilla, presidente dell’OUA

FRANCO TRAVERSO: SILFAB, VERSOLA FILIERA INTEGRATA DEL FOTOVOLTAICOintervista all’amministratore delegato della società

GIOVANNI MONCHIERO: PER LA SANITÀUN FINANZIAMENTO A PROVA DI EFFICIENZAdi Paolo Russo

EMANUELE SPAMPINATO: PER SICILIA E-SERVIZIINNOVARE VUOL DIRE CORAGGIO DI CAMBIAREintervista al presidente della società

VITO RIGGIO: L’ENAC PROTAGONISTAEFFICIENTE NEL CIELO UNICO EUROPEOintervista al presidente dell’Ente per l’Aviazione civile

ADALBERTO CAPURSO:COME FUNZIONA IL CAF, L’OFFICINA DEI 730intervista al presidente del Caf Consulenti del Lavoro

ANNA MARIA CIUFFAAmministratore unico

Direttore editoriale

Direttore R.E. e ComunicazionePaola NardellaConsulenza fotografica Lino Nanni

Direzione e redazioneAmministrazione e pubblicità:Roma: Via Rasella 139, 00187Tel. (06) 482.11.50 - 482.11.52Telefax (06) 485.964e-mail: [email protected]://www.specchioeconomico.com

VICTOR CIUFFAEditore eDirettore responsabile

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Direttore Marketing Giosetta Ciuffa

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L’Organismo Unitario dell’Avvocatura non discutela necessità di una revisione delle sedi giudiziarie,ma non è d’accordo sull’ipotesi di accorpamentoo di soppressione dei Tribunali minori

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Vice DirettoreRomina Ciuffa

28 GIUSTIZIA di Antonio Marini

1) TRIBUNALI: LA CLASS ACTIONNEI CONFRONTI DELL'IMPRESA

2) LA CLASSE ACTION NEI CONFRONTIDELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

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Mensile di economia,politica e attualità

3A N N O X X I X

M A R Z O2 0 1 0

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Abbonamento: annuo 60 euro Copie arretrate: 12 euro

Conto corrente postale:n. 25789009

Registrazione: Tribunale di Romanumero 255 del 5 luglio 1982

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Tipografia: Futura GraficaVia Anicio Paolino 2100178 Roma

CORSERA STORY. TRANSATLANTICOCON SUITE O SUPERMERCATO CON BOUTIQUE l’opinione del Corrierista

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FABRIZIO CRISCUOLO: AVVOCATURA,TRA ATTIVITÀ D’IMPRESA E ARTE LIBERALEintervista al docente di Diritto civile dell’Università Calabria

DIANA BATTAGGIA: UNIDO, STRUMENTIE KNOW HOW AI PAESI IN VIA DI SVILUPPOintervista al direttore dell’Itpo Italy

AFFARI & CULTURA. MOSTRE,PRESENTAZIONI, AVVENIMENTIpiccolo viaggio tra opere d’arte in tutta Italia

L’ACQUA È DI PROPRIETÀ PUBBLICA MAPER GESTIRLA NON BASTANO I CAPITALI PUBBLICIdi Giancarlo Cremonesi, presidente della Confservizi

SISTEMA GIUDIZIARIO. GLI EFFETTIPOSITIVI DEL DECRETO SUI REATI DI MAFIAdi Cosimo Maria Ferri, componente del CSM

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ANTITRUST.TUTTI SOTTO GLI OCCHI DEL GARANTEnel mirino editoria on line, negozi di elettronica, guard-rail

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La tecnologia messa a punto dalla società consentedi offrire a imprese produttive ed editoriali e allaPubblica Amministrazione tutti i servizi necessariper magazine e pubblicazioni di nuova generazione

Una truffa internazionale consumata all’estero si èripercossa in Italia per la trascuratezza delle bancheverso i clienti; e le carte di credito non sono poicosì sicure come vorrebbero far credere...

50 CHIRURGIA.LA NUOVA FRONTIERA DELLA VIRILITÀdi Gianluca D’Elia, direttore di Urologia al S. Giovanni di Roma

MARIO MALZONI: IN DIRETTA CONIL MONDO LAPAROSCOPIA E UMANITÀintervista al direttore del Centro di Endoscopia Malzoni

AMERICA AMERICA. EUROMESS:POVERA SPAGNA, SE SOLO FOSSE AMERICANAdi Romina Ciuffa

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REGIONE LAZIO. CONCESSI DUE ETTARIAI CITTADINI PER CREARE ORTICELLI PRIVATIne sorgeranno 300 ma l’iniziativa sarà estesa

ETICA BANCARIA: FORSE UNA SCATOLAVUOTA CHE TRASCURA IL CLIENTEdi Massimiliano Dona, segretario dell’UNC

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MAURIZIO MARCHETTA: VRWAY,MONDO VIRTUALE CHE DIVENTA REALE intervista all’amministratore delegato

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MARIO VALDUCCI: AEROPORTI,AUMENTARNE EFFICIENZAE QUALITÀ, PIÙ CHE IL NUMERO

MARIO VALDUCCI: AEROPORTI,AUMENTARNE EFFICIENZAE QUALITÀ, PIÙ CHE IL NUMERO

il cielo unico europeo quelloche si profila all’orizzonte deltrasporto aereo continentale.

Il futuro è alle porte: saranno infatti isatelliti a guidare gli aerei, permet-tendo di realizzare le cosiddette au-tostrade dell’aria nelle quali incolon-nare, a 850 chilometri orari, serie divelivoli commerciali destinati al tra-sporto passeggeri, una vera e propriarivoluzione che consentirà di tripli-care la capacità di controllo del traffi-co aereo in Europa. Una sfida tecno-logica che l’Europa ha già intrapresoe che costringe i singoli Paesi europeiad attrezzarsi se vogliono far parte diun mercato dalle potenzialità ancoraelevate. Ma se tanti aerei volano, al-trettanti decollano e atterrano, e allo-ra la sfida si sposta da cielo a terra.

La corsa alla capacità di gestire iltraffico non è più nell’aria, ma sisvolge sui nastri d’asfalto delle pisteaeroportuali. L’Italia è pronta algrande balzo? La Commissione Tra-

sporti della Camera si è posta il que-sito e ha svolto un accurato lavoro diindagine che ha dato vita a un’ap-profondita relazione, presentata neigiorni scorsi. Ne parliamo con il pre-sidente della Commissione on. Ma-rio Valducci. Firmatario con SilvioBerlusconi dello Statuto di Forza Ita-lia nel 1994, dal 1997 è responsabiledel partito per gli Enti locali. Elettoalla Camera dei Deputati nel 1994,nel 2001 è stato sottosegretario al Mi-nistero delle Attività Produttive.

Domanda. Non ritiene che l’altonumero di aeroporti sia un fattore li-mitante per lo sviluppo del sistema?

Risposta. Certo. Ma bisogna parti-re dalla parte positiva. Dei 100 aero-porti che abbiamo, ben 47 sono com-merciali. Questo è sicuramente unpatrimonio per un Paese come il no-stro che ha il turismo tra i settori dimaggiore sviluppo economico e stra-tegico. Ovviamente questo alto nu-mero evidenzia anche la necessità di

rendere efficiente il sistema aeropor-tuale, che invece presenta alcunigrandi problemi. Il primo è costituitodal fatto che solo 7 aeroporti registra-no un volume di traffico superiore ai5 milioni di passeggeri. E questo si-gnifica che soli 7 aeroporti copronol’85 per cento del traffico passeggeridel nostro Paese; e che, di conse-guenza, ben 40 aeroporti si spartisco-no il restante 15 per cento, ossia unoscarso volume di traffico passeggeri.

D. Il lavoro della Commissione èstato accurato. Quali aspetti ha evi-denziato nella relazione svolta?

R. La prima considerazione enun-ciata è che dobbiamo rendere effi-ciente l’attuale sistema, senza pensa-re alla creazione di nuovi aeroporti.E cioè che un eventuale nuovo aero-porto debba essere visto solo come laricollocazione di un aeroporto giàesistente. Ricollocazione che può av-venire, per esempio, per problemi diimpatto ambientale, di inquinamen-

L’on. Mario Valducci,presidente della

Commissione Trasporti della Camera dei Deputati

È

a cura di ROMINA CIUFFAIN-VOLO

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ne di questi scali investano in tale di-rezione. D’altronde è emerso con evi-denza che le nostre società di gestio-ne aeroportuali devono ancora com-piere grandi passi nella qualità delservizio, e devono cercare una mag-giore collaborazione con i vettoriprincipali. Perché con un lavoro con-giunto società di gestione e vettoreprincipale possono potenziare gliscali nella maniera più efficiente. Ilvettore conosce bene le esigenze dicui ha bisogno. Un caso analogo èavvenuto nell’aeroporto di Monacodi Baviera, oggi ritenuto uno dei piùefficienti, nel quale alcuni anni fa unterminal è stato addirittura progetta-to e realizzato insieme dalla societàdi gestione e dalla Lufthansa. Riten-go quindi auspicabile una maggiorecollaborazione tra società aeropor-tuali e compagnie aeree.

D. Che idea ha degli aeroporti? R. Amo definirli le cattedrali del

terzo millennio. Ovvero centri neiquali transitano centinaia di milionidi persone. L’aeroporto rappresentaper un Paese uno dei principali bi-

to acustico o atmosferico, perchémolto a ridosso delle città. Mi riferi-sco ad esempio all’aeroporto romanodi Ciampino, del quale la RegioneLazio ha già stabilito il trasferimentodi gran parte dei voli che vi gravita-no, in particolare dei «low cost», nel-la vicino Viterbo. Questa è stata scel-ta per la presenza di un aeroportomilitare; lo sviluppo infrastrutturaledovrà essere incentrato sull’intermo-dalità, cioè su quel sistema di colle-gamenti che devono rendere l’aero-porto facilmente raggiungibile equindi utilizzabile.

D. E la seconda considerazione?R. Riguarda appunto i collegamen-

ti infrastrutturali che la Commissio-ne ha analizzato nello svolgimentodel proprio compito. I nostri aero-porti, anche i più importanti, hannouno scarso livello di intermodalità.Questo significa, ad esempio, chenessun aeroporto è collegato con unametropolitana cittadina, che solo 6areoporti hanno collegamenti su fer-ro e che gli attuali collegamenti sugomma risultano superati. Facciamol’esempio di Fiumicino: lungo l’auto-strada, che fu realizzata quando que-sto aeroporto nacque, vi sono oragrandi centri commerciali e il polofieristico; un’arteria diretta che colle-gava l’aeroporto con la città è orauna trafficata strada di scorrimentorispondente a diverse esigenze. Deveessere evidente che la carenza di in-termodalità è un problema chiave.Ad oggi nessun aeroporto è collegatoall’alta velocità. Quindi l’altro puntosu cui dobbiamo concentrarci, sia co-me Governo che come Regioni edEnti locali, è lo sviluppo di una mag-giore intermodalità degli aeroportiprincipali in cui il Paese vuole inve-stire. È un tema cruciale. Riteniamoche nei prossimi 10 anni il volume ditraffico possa raddoppiare dagli at-tuali 110 milioni di passeggeri ai 230-240 milioni nel 2020. È assolutamen-te necessario investire da subito inun settore così strategico, per esserepronti tra 10 anni.

D. Che cosa afferma la relazione inmerito alla scarsa efficienza del siste-ma aeroportuale di terra?

R. È indubbio che la qualità delservizio è carente. I nostri aeroportispesso non sono all’altezza dei volu-mi di traffico che gestiscono. Il riferi-mento va soprattutto allo scalo diFiumicino, che oggi è stato ritenutodall’Italia l’hub principale, ma che haimpianti per la distribuzione dei ba-gagli obsoleti e insufficienti. Il Go-verno però si è mosso, ha varato unalegge che, grazie a una tariffa di treeuro inserita nel ticket, consentirà dipotenziare gli scali più importanti,quelli sopra i 5 milioni di passeggeri,a condizione che le società di gestio-

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glietti da visita. E poiché siamo lea-der mondiali dei beni culturali, arti-stici e architettonici, potremmo ab-bellire i nostri aeroporti con opereche ora giacciono abbandonate negliscantinati dei nostri tanti musei. È unaspetto che dobbiamo assolutamenteapprofondire. Non solo, ma la realiz-zazione di nuovi scali potrebbe costi-tuire un’occasione per gli architettiitaliani che rappresentano nel mon-do la grande scuola del designe ita-liano, per contribuire in modo piùche adeguato alla promozione delmade in Italy.

D. A prescindere dal comparto ri-guardante i passeggeri, non le sem-

bra incom-piuto il nostrosistema di tra-sporto aereoin riferimentoad altri seg-menti di mer-cato?R. Per quantoriguarda glialtri segmen-ti, in effetti èpoco svilup-pato quellorelativo allemerci, spe-cialmente perun Paese co-me il nostroche ha una

forte componente di prodotti ad altovalore aggiunto in termini di innova-zione e di tecnologia; il trasporto del«fresco», ad esempio, avviene massi-mamente su gomma. Insomma, se vifosse un trasporto merci aeroportua-le più adeguato rispetto ad oggi, po-tremmo sviluppare i comparti piùdeficitari. Un altro settore cui inter-venire è quello dei piccoli aerei. At-tualmente paghiamo la differenzaesistente con altri Paesi europei, co-me la Francia e la Spagna, dovuta al-le maggiori limitazioni imposte dallanostra legislazione. Il numero di ae-rei di piccole dimensioni immatrico-lati in Italia è molto inferiore a quellidi Francia e Germania. In seno allaCommissione si ritiene che l’Enac,Ente Nazionale per l’Aviazione Civi-le, che oggi gestisce sia i grandi jum-bo che i piccoli aerei, possa delegarela gestione di questi ultimi all’Aero-club d’Italia, mantenendo tutte leproprie funzioni nell’ambito deigrandi aerei commerciali.

D. Per l’Enac la relazione ha evi-denziato due problemi: il suo sotto-

Aeroporti«Vanno resipiù efficienti

gli aeroporti attuali senza crearne nuovi;

eventuali interventivanno visti solo come

ricollocazionedi scali esistenti

per problemidi impatto ambientale,inquinamento acustico

o atmosferico,estrema vicinanza

con le città»Un aereo sorvolala zona di Fiumicino

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dimensionamento e la necessità ditrasformarsi in un’Autorità indipen-dente, secondo l’orientamento dellaCommissione europea. Quali sono leprospettive?

R. Secondo l’Unione Europea, l’E-nac dovrebbe diventare un’Autoritàintesa in senso anglosassone. In Ita-lia, invece, c’è la tendenza delle Au-torità ad essere molto legate al Go-verno. Inoltre siamo dinanzi a unacontraddizione, perché l’Enac rap-presenta le aree destinate al settoreaeroportuale, che sono di proprietàdemaniali e quindi del Governo. Inquesta veste esso sottoscrive intesecon le varie società di gestione aero-portuali per l’ammodernamento e losviluppo delle infrastrutture di ser-vizio. Ma come Autorità dovrebbeanche svolgere un’attività di con-trollo e di ispezione degli aeroporti;in questo senso, il fatto di rappre-sentare un bene pubblico, e quindidi essere uno dei protagonisti del si-stema aeroportuale, contrasterebbecon l’imparzialità che un’Autoritàdeve invece avere. Il legislatore do-vrebbe, pertanto, considerare la ne-cessità di distinguere questi dueruoli. Questo è un nodo certamenteda risolvere. Però bisogna anche ri-cordare come l’Enac e l’Enav, Entedi Assistenza al Volo, garantisconoal nostro sistema di trasporto aereoun livello di sicurezza che ha pochieguali nel mondo.

D. Abbiamo 100 aeroporti di cuiuna quarantina passeggeri, e di essisolo 7 di livello nazionale. Si registramolto municipalismo, accentuatodalla modifica apportata nel 2000 alTitolo V della Costituzione. Che cosaspinge le Regioni e gli altri Enti loca-li a puntare sugli aeroporti?

R. Il loro interesse nasce in primoluogo dalla carenza infrastrutturaledella rete dei trasporti locali e nazio-nali. Se esistessero collegamentistradali e ferroviari adeguati ed effi-cienti, non si andrebbe a costruireun aeroporto a 100 chilometri da unaltro. Un ulteriore elemento è checon la modifica del Titolo V dellaCostituzione lo Stato concorre con leRegioni a determinare la rete degliaeroporti. Di fatto le Regioni sonoautonome nella decisione di realiz-zare o meno un aeroporto nel pro-prio territorio. Infine esiste un fatto-re municipalistico e campanilistico:creare una pista di un chilometro emezzo è sicuramente più sempliceche costruire una superstrada di 100chilometri o una linea ferroviariadella stessa lunghezza.

D. Ma affinché funzionino, le in-frastrutture non bisogna pagarle?

R. È esatto. È per questo che laCommissione ha affermano che, se sivuole realizzare un aeroporto con

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fondi privati, nonvi sono ostacoli,pur nel rispetto delnecessario equili-brio economico-fi-nanziario. Il pro-blema nasce peròquando si chiede aRegioni, Provincee Comuni di forni-re l’infrastrutturaesigendo di fattodallo Stato le risor-se finanziarie per ilsuo funzionamen-to e la sua gestio-ne. Questi servizi,quindi, potranno essere resi, ma pre-via l’assunzione degli oneri finanzia-ri da parte della società di gestionedell’aeroporto.

D. Quanto all’efficienza del siste-ma, si può affermare che un grandenumero di aeroporti equivalga a ungrande numero di passeggeri?

R. Guardiamo i dati. Escludendo ila Gran Bretagna che è un’isola,Germania e Spagna registrano 165milioni di passeggeri l’anno, l’Italia105 milioni, la Francia 125 milioni.Non credo che l’Italia abbia una ca-pacità di attrazione inferiore ai Pae-si che ho citato, anzi. Questo signifi-ca che, di fronte a un potenziale no-tevole come ha riconosciuto nel pro-prio lavoro la Commissione, abbia-mo una scarsa capacità di attrarrealtri passeggeri. Fa riflettere il fattoche 40 aeroporti abbiano un numerodi passeggeri tra i 15 mila e i 150 mi-la. È evidente che registrano unosquilibrio finanziario che finisce pergravare sui conti dello Stato, vistoche usufruiscono dei servizi dell’E-nav, dei Vigili del Fuoco ecc.

D. Quali dovrebbero essere le li-nee per il settore, nel prossimo futu-ro?

R. La Commissione è chiara suquesto. Entro 10 anni raddoppiere-

mo il numero dei passeggeri. Biso-gna investire ora per essere prontiall’epoca. Ma, dato che realizzare leinfrastrutture intermodali necessarieè un’impresa rilevante, bisogna nondisperdere le energie ma concentrar-si su quegli aeroporti che effettiva-mente necessitano di esse a causadel numero di passeggeri serviti, an-che perché le risorse finanziarie nonsono illimitate. Questo pensiamoche vada fatto e che sia l’indirizzoseguito dal Ministero delle Infra-strutture e dei Trasporti.

D. Le Ferrovie dello Stato hannoinstaurato la con-correnza nel cor-to raggio. Di fattoil treno sembranon più comple-mentare ma com-petitivo, e ha mi-gliorato l’inter-modalità. Qualisono le prospetti-ve?R. Le Fs hannoprevisto due col-legamenti in AltaVelocità con gliaeroporti di Fiu-micino e Veneziaperché i due si-stemi di traspor-to sono comple-mentari. Per ivettori i viaggipiù sono lunghi

più sono convenienti, per cui essitrovano le loro economicità sui volieuropei e intercontinentali. Il tra-sporto ferroviario rappresenta unacomplementarietà, come dimostranole tratte Barcellona-Madrid e Lon-dra-Parigi; per quest’ultima il servi-zio ferroviario ha scalzato di fattoquello aereo.

D. L’infrastruttura dei trasporti nonva ritenuta di interesse nazionale?

R. Così è. Per questo pensiamo auna ripartizione che definisca nazio-nali gli aeroporti con più di 5 milio-ni di passeggeri l’anno, regionaliquelli da uno a 5 milioni, locali glialtri. Con un’approssimazione del10 per cento, ovviamente. È una ri-partizione che il Governo dovrebbefare nella redazione del Piano nazio-nale del sistema aeroportuale. Soloquelli di interesse nazionale dovreb-bero avere una partecipazione azio-naria dello Stato.

D. Qual è il contributo dell’Enavall’evoluzione del sistema?

R. È grandissimo. L’Enav possie-de una scuola di formazione di altis-simo livello, si mostra ai vertici perl’efficienza e per l’innovazione ri-spetto ai partner europei, può ven-dere queste capacità ad altri Paesieuropei che non possono vantare al-

«Nessun aeroportoitaliano è collegato con

una metropolitanacittadina, solo 6 hannocollegamenti su ferro,quelli su gomma sonosuperati; l’autostrada

di Fiumicino, realizzata quando questo nacque,è ora intasata di centricommerciali e risponde

a diverse esigenze»

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Towards a wider world

VERTIPASS. COSTRUIAMO SOLUZIONI

Un progetto lanciato da The European House-Ambrosetti e AgustaWestland

per lo sviluppo del trasporto aereo a decollo verticale nel contesto di un sistema

di mobilità all’avanguardia per il Paese.

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12 SPECCHIOECONOMICO

LUIGI MARTINI: L’ENAV,COORDINATORE UNICO PERCHÉL’ITALIA VOLI IN EUROPA

LUIGI MARTINI: L’ENAV,COORDINATORE UNICO PERCHÉL’ITALIA VOLI IN EUROPA

Comandante Luigi Martini,presidente dell’Enav spa,Società nazionale per i servizidi assistenza alla navigazione

Luigi Martini, pilota, prima comandante Alitaliae oggi presidente dell’Enav

- Società nazionale per l’Assistenza al Volo

una volta azienda autonoma,dal 1996 ente pubblico economico e dal 2001

società per azioni a totalecontrollo pubblico - crede

nella possibilità di riportare il sistema del trasporto

all’efficienza e alla sicurezzavalorizzando lo stesso

spazio aereo.E candida l’Enav, già parte

del sistema di Air TrafficManagement europeo,

al ruolo di coordinatore unicoper le operazioni aeroportuali.

Una responsabilità enorme, è vero, ma necessariaperché l’Italia riprendaa volare, perché riviva

la fiducia negli utenti e perché il trasporto

non sia elitario

a cura di ROMINA CIUFFAIN-VOLO

Page 13: Specchio Economico_Marzo 2010

R. Una visione dall’«alto» che ci con-sente di capire le effettive potenzialità diun aeroporto in relazione alla sua disloca-zione e al suo territorio. Alcune non han-no ragione di essere: un sistema efficientedeve fare perno principalmente su un ful-cro centrale, che allo stato attuale è quellorappresentato da Fiumicino. L’Enav, perla sua natura operativa e per il suo status,ha un ruolo squisitamente neutrale che leconsente di rispondere esclusivamente alogiche di sicurezza e di efficienza del si-stema, al servizio del Paese.

D. È soddisfatto del vostro operato?R. Siamo orgogliosi di riuscire a svol-

gere pienamente il nostro compito istitu-zionale. La qualità e l’efficienza nel ser-vizio che diamo è stata peraltro ricono-sciuta dall’Europa, che ci considera unodei perni su cui costruire il «Cielo UnicoEuropeo», un progetto che coinvolge lafase di rotta degli aerei, dove l’Enav èchiamata a gestire il traffico nello spazioaereo italiano in strettissimo coordina-mento con gli altri fornitori di servizi eu-ropei. Ma il problema del trasporto aereoin Italia sta soprattutto negli aeroporti,considerati il collo di bottiglia del com-parto. Mancano le piste e non sono statiattivati per tempo gli investimenti perquelle infrastrutture che nel prossimo fu-turo garantiranno di accogliere più aereie più passeggeri. L’aeroporto è un siste-ma in cui operano diversi attori. Se cia-scuno non fa la propria parte ne risentetutta la struttura aeroportuale. I nostriscali, non sembrano ancora in grado, perefficienza e livello servizi, di gestire nelmodo migliore il volume attuale di pas-seggeri, soprattutto nei periodi più criticicome l’estate.

D. La mancanza di coordinamento trale varie fasi di vita e lavoro di un aero-porto è ritenuta dalla Commissione unproblema da affrontare. Si parla anche diun coordinatore unico: che ne pensa?

R. Anche la Commissione parlamenta-re ha avanzato l’ipotesi di un coordinato-re unico operativo per aeroporto. Faccioun esempio che ho portato all’attenzionedi rappresentanti dell’Alitalia: il caso diun volo che provochi un ritardo con rin-vii ogni 15 minuti fino a un totale com-plessivo di tre ore; uno stillicidio, soprat-tutto se si pensa che si sarebbe potuto sti-mare da subito avendo un corretto qua-dro di tutte le varie fasi operative con-nesse. Il passeggero preferisce conosceresubito e compiutamente i tempi d’attesaper poter decidere serenamente delleproprie azioni conseguenti, mentre lacompagnia in questo modo perde la suafiducia. Come Enav abbiamo invece unavisione «privilegiata» sul controllo gene-ralizzato del sistema e delle cause dei ri-tardi dei voli. La stessa Alitalia troveràl’ipotesi del coordinatore unico operati-vo convincente; non sempre infatti lacompagnia aerea riesce a svolgere il ruo-lo di raccordo con tutti gli altri operatoridello scenario aeroportuale. Bisognainoltre considerare che i ritardi creatidalla scarsa o inefficiente circolazionedelle informazioni rappresentano un ag-gravio economico per tutti. Vi è quindiun interesse generale a sopperire alle ca-renze del sistema con la figura del coor-dinatore, che comporterebbe positive ri-cadute economiche e di immagine.

D. Candida l’Enav a svolgere il ruolodi coordinatore unico?

R. Se un qualsiasi soggetto compo-nente il sistema può, con la propria inef-ficienza o manchevolezza, inceppare ilsistema stesso, facendo sì che quest’ulti-mo risulti inadeguato nella sua totalità, ènecessario che vi sia un coordinatoreunico, in possesso di tutte le informazio-ni utili al suo buon funzionamento, cosìda limitare disagi e ritardi. L’Enav, per ilruolo strategico che occupa e per i com-piti che già svolge, sarebbe pronta ad as-

13SPECCHIOECONOMICO

n coordinatore operativo unico inogni aeroporto per rendere effi-ciente un sistema su cui gravano

non solo la crisi dell’Alitalia e la parcel-lizzazione degli scali, ma quella dell’in-tero settore, anche dovuta alla sfiduciaormai interiorizzata degli utenti: è questal’ipotesi del presidente della Società ita-liana per i servizi alla navigazione aerea.Dal luglio del 2009 al vertice dell’Enav,Luigi Martini possiede una visione a 360gradi del sistema aeroportuale, anche inragione della propria esperienza ai co-mandi: se prima era un tenace difensoredi spinta della Lazio di Giorgio China-glia e dello scudetto, dopo la morte del-l’amico Luciano Re Cecconi lasciò ilcalcio per intraprendere la carriera di pi-lota di aeroplani, fino a diventare un co-mandante dell’Alitalia. Entrato in Parla-mento nel 1996 tra le file di Alleanza Na-zionale, vi rimane fino al 2006. Oggi«tiene la cloche» sulla sicurezza degliaerei.

Domanda. La Commissione Trasportidella Camera fornisce un quadro preoc-cupante del sistema aeroportuale italia-no; di esso l’Enav costituisce uno deisoggetti principali. Che idea si è fatta?

Risposta. Il compito dell’Enav è quel-lo di far viaggiare sicuri gli aerei. Uncompito gravoso in un contesto difficile,perché l’Italia ha avuto una propria pe-culiare storia. Si potrebbe sintetizzarenella situazione esistente nella maggiorparte dei Paesi europei, in cui c’è ungrande scalo, come vero e proprio puntodi riferimento, insieme con altri pur im-portanti aeroporti nazionali. Dobbiamopartire da questo. Facemmo un grave er-rore, io compreso in qualità di membrodella Commissione Trasporti della Ca-mera e comandante dell’Alitalia, quandol’amministratore delegato DomenicoCempella e l’allora ministro dei Traspor-ti Claudio Burlando ci convinsero - con-vinti essi per primi - della bontà dell’o-perazione Malpensa. Credettero in unprogetto che doveva attrarre due milionidi passeggeri business, ma che si rivelòsbagliato. Prima di quella scelta l’Alita-lia, con Fiumicino e Linate, registrava unavanzo di 630 milioni di euro; la scelta dieleggere Malpensa a grande scalo di rife-rimento fu, insieme ad altre concause,l’inizio della fine della Compagnia dibandiera. Comunque, oggi, in seguitoagli interventi posti in essere e all’impe-gno profuso dagli enti locali e dagli ope-ratori del settore, l’aeroporto milanese siè aperto verso una nuova dimensione disviluppo. Altra caratteristica negativa delnostro sistema aeroportuale è l’accentua-ta parcellizzazione. In realtà la frammen-tazione degli aeroporti conviene solo alpolitico locale, nella malsana idea chebasti costruire una pista per fare un aero-porto, quando invece servono strutture einfrastrutture, soprattutto intermodali.

D. Che visione ha l’Enav delle infra-strutture locali?

Una centrale operativa dell’Enav

UU

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14

sumersi questa ulteriore responsabilità:siamo convinti che un buon coordina-mento a monte limiterebbe disagi e di-stonie del sistema con effetti benefici an-che sul carico di lavoro di tutti gli enticoinvolti. È una responsabilità moltogrande, ma che ci sentiamo di assumere.

D. Uno dei problemi è la mancata ese-cuzione di interventi infrastrutturali daparte delle società aeroportuali. Che faràil coordinatore unico?

R. Bisogna assolutamente sedersi in-torno a un tavolo e costruire tutti insiemeun sistema sinergico nel quale la figuradel coordinatore unico operativo abbia lapossibilità di svolgere nel modo migliorele proprie funzioni, aumentando le risor-se disponibili e riducendo l’incidenza diquesti limiti sul sistema.

D. La crisi del nostro sistema ha postol’Alitalia in competizione con le societàdi gestione aeroportuali?

R. Sicuramente. L’assenza di una com-pagnia di bandiera crea disordine nel si-stema, ma l’Alitalia sta facendo moltissi-mo. Passare da un sistema assistito a unadiretta responsabilità dei costi economiciè un passo che ha bisogno del contributodi tutti, e che solo allora saprà ritrovare unproprio equilibrio. È presto per prevedereil futuro dell’Alitalia; deve crescere anco-ra e soprattutto, poter contare sull’effi-cienza del sistema per divenire la compa-gnia nazionale di riferimento.

D. I numeri parlano di circa 110 milio-ni di passeggeri che dovrebbero raddop-piare entro i prossimi 10 anni. Cito alcu-ni elementi: l’avvento delle compagnielow cost, la necessità di strutture inter-modali, il destino degli aeroporti non re-munerativi. Dove sta andando il sistema?

R. Se oggi avessimo il doppio del traf-fico, nessun service provider europeo,Enav inclusa, sarebbe in grado di gestir-lo. Ciò sarà possibile solo grazie al «Cie-lo Unico Europeo» e al sistema europeodi nuova generazione «Sesar» per la ge-stione del traffico aereo che i service pro-vider stanno sviluppando, con onerosi maindispensabili investimenti economicisostenuti dai rispettivi Stati membri edalla stessa Unione europea. Ma se dauna parte il Sesar e la tecnologia satellita-re dovranno fornire le soluzioni di effi-cienza e di sicurezza nella fase di volo,sono soprattutto gli aeroporti che dovran-no rapidamente crescere e adeguatamen-te attrezzarsi per far fronte a tale volumedi passeggeri. Altrimenti il sistema im-ploderà. Fiumicino, ad esempio, sta inve-stendo molto nelle proprie infrastrutture econ esso può crescere anche Malpensa.

D. Che cosa pensa delle compagnielow cost?

R. Sono convinto che siano un fenome-no maturo. Anche esse dovranno conver-gere su tariffe più adeguate ai reali costi diesercizio. La Ryanair e la EasyJet hannoinvestito per togliere gran parte del mer-cato all’Alitalia, ma ora dovranno trovareun equilibrio. Nello stesso tempo anche le

compagnie tradizionali dovrannoporre in essere iniziative, conver-gendo tuttavia verso il basso sotto ilprofilo della proposta tariffaria. Vo-lare dovrà essere considerata una ti-pologia di trasporto di massa, nonpiù d’élite, e se ciò avverrà sarà an-che grazie al ruolo svolto dalle com-pagnie «low cost». Dovrà esserviuna politica delle tariffe, che l’Alita-lia sta attuando attribuendo all’Ai-rOne il ruolo della compagnia a bas-so costo.

D. Come vede la sfida lanciatadalle FS al trasporto aereo?

R. Non credo che le compagnieaeree debbano difendersi, è un mer-cato molto diverso, ma certamentedevono prestare attenzione. Vi so-no, in effetti, nuove opportunità peril passeggero, ma ciò non dovrebbeincidere significativamente sulmercato del volo. Certo il treno adalta velocità può essere una validaalternativa e le compagnie devonofarci i conti.

D. Molti aeroporti sono privi diun efficiente sistema di collega-mento con la città. Come far fronteai problemi di intermodalità?

R. In effetti non vi è una rete ade-guata di connettività intermodale;mi riesce difficile pensare che il no-stro Paese possa affrontare l’evolu-zione necessaria a mantenere il pas-

so dello sviluppo del trasporto aereo sen-za intervenire anche sulle infrastrutturedi terra. Il futuro prossimo ci impone diessere lungimiranti, si parla di un forteridimensionamento dell’aeroporto diCiampino, ad esempio, in favore delnuovo scalo di Viterbo, dove esiste unaeroporto militare; ma occorreranno ade-guati collegamenti infrastrutturali con lacapitale per non vanificare le previsionidi sviluppo.

D. Suggerirebbe la chiusura di alcuniaeroporti?

R. Capisco di fare un’affermazioneforte, ma degli attuali 39 aeroporti com-merciali, ne chiuderei moltissimi la not-te. Questo perché pochi sanno che oggirestano aperti quasi esclusivamente perassicurare il servizio postale, con oneririlevanti per la Pubblica Amministrazio-ne. Chiuderli la notte comporterebbe unpiccolo ritardo nella consegna - alle 9anziché alle 7 del mattino - ma un granderisparmio per la collettività. Vi sono poiaeroporti che hanno gravi problemi eco-nomici per la mancanza di un serio volu-me di passeggeri anche di giorno e so-pravvivono solo con il sostegno pubbli-co. Sono un onere per lo Stato, senza da-re un sufficiente servizio per i cittadini.L’Enav ha un contratto di servizio con loStato per fornire loro assistenza: è il no-stro compito e lo svolgiamo nel miglioredei modi, ma è inopinabile che il sistemavada riformato. Sono scelte spesso impo-polari e tuttavia necessarie per giungerea una sua prima razionalizzazione.

(con la collaborazione di Francesco Rea)

SPECCHIOECONOMICO

«Mi riesce difficilepensare che il nostro

Paese possa affrontarel’evoluzione necessaria amantenere il passo dello

sviluppo del trasporto aereo senza intervenire

sulle infrastrutture diterra. Il futuro ci impone

di essere lungimiranti.Dei circa 40 aeroporti

commerciali, 36 la notteandrebbero chiusi: un piccolo ritardo

nella consegna di pacchi postali corrisponderebbe

a un grande risparmio.Vi sono aeroporti che

sopravvivono con il solosupporto pubblico e

l’assistenza dell’Enav»

Torre di controllodi Milano Malpensa

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16 SPECCHIOECONOMICO

VVIITTOO RRIIGGGGIIOO:: LL’’EENNAACCPPRROOTTAAGGOONNIISSTTAA EEFFFFIICCIIEENNTTEENNEELL CCIIEELLOO UUNNIICCOO EEUURROOPPEEOO

VVIITTOO RRIIGGGGIIOO:: LL’’EENNAACCPPRROOTTAAGGOONNIISSTTAA EEFFFFIICCIIEENNTTEENNEELL CCIIEELLOO UUNNIICCOO EEUURROOPPEEOOV ari aspetti del settore aereo rientrano nel mandato

istituzionale dell’Ente Nazionale per l’AviazioneCivile, che ha il compito di garantire la qualità dei

servizi e la sicurezza del trasporto aereo e tutelare i dirit-ti dei passeggeri. Per cui, in base alle indicazioni dell’U-nione Europea, ha redatto la Carta dei Diritti del Passeg-gero e la Carta dei Servizi standard degli aeroporti. Al-trettanta importanza l’Enac dedica al rispetto e alla tute-la dell’ambiente e del territorio, con valutazioni sull’im-patto ambientale e sull’inquinamento acustico e atmosfe-rico prodotto dagli aerei. L’ente rappresenta l’Italia nelle

maggiori organizzazioni internazionali dell’aviazione ci-vile, con i quali intrattiene rapporti di confronto e di col-laborazione; ha la propria sede a Roma e dispone di unapropria rete territoriale dislocata in ogni scalo italiano: leDirezioni aeroportuali. Il presidente Vito Riggio descrivei problemi relativi alle infrastrutture, alla definizione diun piano strategico per lo sviluppo del Paese, al periodosuccessivo al collasso dell’Alitalia con l’entrata dellenuove compagnie «low cost». Ma soprattutto ai timori diperdere le opportunità di essere protagonisti nel CieloUnico Europeo.

a cura di ROMINA CIUFFAIN-VOLO

Vito Riggio, presidente dell’EnteNazionaleper l’Aviazione civile

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do legislativo darisolvere.

D. In che mododistinguere le re-sponsabilità loca-li da quelle nazio-nali in merito alfinanziamento?

R. Ad oggi loStato si fa caricodegli oneri relati-vi ai servizi del-l’Enav: bisognadecidere se èquesta ancora lavia da seguire, anche laddove l’infra-struttura non rientri in un piano stra-tegico di sviluppo del Paese, o se in-vece non sia necessario compiere unascelta più radicale, lasciando agli Entilocali gli oneri relativi al funziona-mento dell’aeroporto, oggi a caricodella finanza pubblica. Questi aero-porti potrebbero successivamenterientrare tra le priorità dello Stato, nelcaso in cui il settore dovesse prevede-re un ulteriore sviluppo; a quel punto,sarebbe corretto fare affidamento suinfrastrutture già esistenti nel territo-rio, piuttosto che crearne di nuove.

D. A chi spetta la valutazione sullarilevanza territoriale di un’infrastrut-tura aeroportuale ai fini dell’otteni-mento dei fondi pubblici?

R. Dovranno comunque essere gli

enti locali a valutare se gli oneri deri-vanti dai costi del proprio funziona-mento - attualmente a carico dello Sta-to - siano compatibili con le necessitàche il territorio di competenza espri-me. Bisogna però tenere presente chequesta scelta è ben diversa da quellache il legislatore negli anni ha perse-guito favorendo il municipalismo.Personalmente, sarei per una scelta ra-dicale, cioè decidere di non interveni-re a sostegno degli interessi locali maconcentrarsi su quelli statali; è unascelta che compete al Parlamento.

D. L’Italia ha un volume annuale dicirca 130 milioni di passeggeri, leprospettive per il prossimo decennioindicano un incremento fino a oltre240 milioni: in che modo è possibilesviluppare il sistema a tali livelli?

R. In realtà, abbiamo già un poten-ziale di 200 milioni di passeggeri l’an-no, invece dei circa 130 che registria-mo ora. Questo risultato, decisamen-te inferiore alle potenzialità, dipendein gran parte dall’assai carente infra-struttura intermodale. I nostri aero-porti sono mal collegati e non compe-titivi con le altre realtà del trasportoesistenti. Ciò si deve anche al regimedi monopolio in cui ha operato il set-tore in questi anni, creando un livello

tariffario dei voli aerei fuori concor-renza e in parte influendo sulla stessacrisi della nostra compagnia di ban-diera. Una nuova base di sviluppo ècostituita dalle compagnie «low co-st», che stanno sottraendo alcune fet-te di mercato alla nuova Alitalia.Quest’ultima deve ridurre le tariffeper essere realmente competitiva: nelsistema complessivo non solo nazio-nale ma internazionale, le compagnielow cost sono destinate essenzial-mente al trasporto nel breve e medioraggio, le grandi compagnie invecemaggiormente alla gestione dei voliintercontinentali, in una sinergia chetrova il proprio equilibrio nello stessomercato.

D. La scelta del doppio scalo Fiu-micino e Malpensa e l’ipotesi che la

17SPECCHIOECONOMICO

Tra gli attori principali di un sistema, quello

aeroportuale, di estremaimportanza per il Paese,

l’Enac subisce i disagicausati da normative

inadeguate: per il bloccodelle assunzioni pubbliche

non può assumereil personale necessario

malgrado ne sia carentené svolgere formazione,essendo utopia pensaredi pianificare l’entrata digiovani da formare; ed è

costretto ad assistere alcalo di efficienza causato

dal municipalismo dellestrutture aeroportuali

che operano in un’ottica soltanto clientelare

La nuova aerostazione passeggeri di Roma Urbe, realizzata con fondi dell’Enac per un importo di circa 800 milioni di euro

nac, l’Ente Nazionale per l’A-viazione Civile, si occupa deimolteplici aspetti della regola-

zione dell’aviazione civile, del con-trollo e della vigilanza sull’applica-zione delle norme adottate, della di-sciplina degli aspetti amministrativied economici del sistema del traspor-to aereo. Tra i propri obiettivi ha, inparticolare, quello di garantire laqualità dei servizi resi all’utente e lasicurezza del trasporto aereo e di tu-telare i diritti dei passeggeri. È, quin-di, uno degli attori principali di un si-stema che, a detta della CommissioneTrasporti della Camera, ha molte lucied altrettante ombre. Ne parla il suostesso presidente, il prof. Vito Riggio,ex docente universitario, già deputa-to al Parlamento nella X e XI Legisla-tura, componente delle CommissioniAffari costituzionali, Bilancio, Anti-mafia e Questioni regionali, e sottose-gretario alla Presidenza del Consigliodei ministri con delega alla Protezio-ne Civile e ai Servizi tecnici nazionalinel Governo Ciampi. Per lunghi anniconsigliere del Cnel, nel 2001 è statonominato presidente del Servizio diControllo interno del Ministero delleInfrastrutture e dei Trasporti e, suc-cessivamente, presidente della Com-missione di studio per la Riforma del-l’Aviazione civile; nel 2003 commis-sario straordinario prima, presidentedell’Ente Nazionale per l’AviazioneCivile poi, carica confermata nel set-tembre 2007.

Domanda. La Commissione Tra-sporti della Camera ha svolto un’in-dagine conoscitiva sul sistema aero-portuale italiano e ne ha messo in lucegli aspetti positivi ma anche le diffi-coltà derivanti dalla sua sottodimen-sionata capacità di accoglienza. Con-divide le analisi della Commissione?

Risposta. I problemi evidenziatidalla relazione della Commissione so-no anche, e forse soprattutto, il pro-dotto di un’indagine conoscitiva chenoi stessi abbiamo realizzato su ri-chiesta del Governo. Conosciamoperfettamente le difficoltà che caratte-rizzano il sistema del trasporto aereo.Nell’esporre le criticità e le peculiaritàdel sistema italiano dinanzi alla Com-missione, abbiamo richiesto al legisla-tore e al Governo un atto di indirizzoper rispondere alle attese del mercato,ormai da considerarsi unico a livelloeuropeo e nazionale. Lo Stato sostienei costi per fornire, ai circa 40 aeroportiitaliani aperti al traffico commerciale,i servizi di assistenza al volo attraver-so l’Enav, nonché quelli antincendioattraverso i Vigili del Fuoco. Di que-sta quarantina di scali commercialiuna metà ha ragione di essere in ter-mini economici e di servizio, gli altririspondono più a una esigenza di ser-vizi di tipo locale. Vi è, quindi, un no-

EE

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compagnia di bandiera, allora in atti-vo, potesse gestire entrambe le strut-ture nel tentativo di recuperare 2 mi-lioni di passeggeri business, secondoalcuni è stato il motivo del collassodell’Alitalia e della successiva parcel-lizzazione del sistema: è d’accordocon quest’analisi?

R. Pur non essendo stata l’unicacausa della sua crisi, è chiaro che lascelta dell’Alitalia per il doppio hubMalpensa e Fiumicino si è rivelatauna follia: 4 miliardi di euro per unaeroporto che non aveva i numeri percompensare l’investimento. In questalogica l’Alitalia si è autodistrutta, perscelta propria o indotta ormai pocoimporta. Quel che è certo è che unadecisione di quel tipo, per una com-pagnia che non aveva la possibilità diinvestire per divenire proprietaria divettori, è stata suicida. Una sola gran-de compagnia aerea in Europa puòpermettersi due scali, la tedescaLufthansa, ma la compagnia di ban-diera della Germania ha in proprietàben 400 vettori.

D. Com vede il «post-Alitalia»?R. Con la fine del monopolio della

nostra compagnia di bandiera, il mer-cato del trasporto italiano si è aperto,divenendo terreno fertile per moltealtre compagnie, le low cost per pri-me. Attualmente il mercato si compo-ne per il 50 per cento di una quotaAlitalia, per il 20 per cento di unaquota Meridiana, per il restante, maaffatto residuale, 30 per cento dellequote delle due compagnie inglesiRyan Air ed Easy Jet, più società mi-nori ma dinamiche, come Blu Pano-rama e Wind Jet. Da alcune localitàdel Sud d’Italia il volo low cost per ilNord rappresenta la scelta primarianel traffico passeggeri, tanto che ver-rebbe da dire che sarebbe più utile in-vestire nelle infrastrutture intermo-dali piuttosto che in dispendiose altevelocità ferroviarie.

D. A breve avremo il Cielo UnicoEuropeo e la Commissione avverte: omettiamo mano da subito alle caren-ze infrastrutturali e di servizi, o il ri-schio è di rimanere nelle retrovie delsistema, in preda alle grandi compa-gnie europee. È così?

R. Il Cielo Unico Europeo offre co-munque una grande opportunità tec-nologica. La vera sfida sarà a terra,nella nostra capacità di gestire il volu-me di traffico che questa opportunitàpotrebbe creare. Dobbiamo comincia-re a ragionare in termini di volumeeuropeo. Non possiamo reggere unconfronto su tale scala se la visionecon cui si guarda al futuro del tra-sporto aereo è prettamente nazionale.Per esempio, dobbiamo avere benchiaro che la Cai potrà operare solo seproseguirà la strada già intrapresa,divenendo parte integrante di una

delle poche compagnie europee at-trezzate per tale sfida. Gli ammini-stratori della Nuova Alitalia hannoscelto l’Air France, mi sembrerebbenormale che proseguano su questastrada.

D. Quanto detto sinora riguarda ilvettore. Il risultato dell’indagine sugliaeroporti a sua volta non è esattamen-te lusinghiero e i servizi sembrano in-sufficienti. Da che cosa dipende?

R. In parte è vero, ma il primo pro-blema deriva da un’errata scelta difondo: l’aver affidato la gestione diinfrastrutture così importanti a Co-muni, Regioni e Camere di Commer-cio, realtà avulse dalle necessità im-plicite di un settore così strategico.Per tale motivo molte società di ge-stione aeroportuale si sono in granparte rivelate inadeguate al compitoche è stato affidato loro. L’unicagrande privatizzazione che è statafatta è quella dell’aeroporto di Fiumi-cino, ma è stata una privatizzazione adebito, nella quale il settore privatoha riversato su quello pubblico glioneri che un sistema bloccato gli haimposto. E ciò è reso tanto più inevi-tabile se si considera il blocco delletariffe, che per i sistemi aeroportualisono ferme da sette anni.

D. La Commissione ha rilevato unsottodimensionamento del persona-le, in particolare di quello qualificato,dell’Enac, e ha sottolineato comemanchi l’espletamento di una funzio-ne di garanzia di cui il suo Ente do-vrebbe prendersi carico in quantomandatario della tutela degli interes-si del Governo e dello Stato in gene-rale. In che modo supplite alla caren-za di personale?

R. L’Enac è un ente senza fini di lu-

cro che svolge bene i compiti tradi-zionali, ma già qui si crea un proble-ma: per formare un nostro ispettoresi richiedono tempo e investimenti,mentre siamo nella curiosa situazio-ne, causata dal blocco delle assunzio-ni negli Enti pubblici, di non potersostituire gli ispettori o il personaleche va in pensione, né aumentarne ilnumero. Diventa quindi pura utopiapensare di poter pianificare l’entratadi giovani da formare, per svolgerequel compito professionale che all’E-nac spetta. Risparmiamo ogni anno15 milioni di euro e vorremmo poter-li investire nelle risorse umane e nellaformazione, ma le norme esistenti loimpediscono.

D. Alle inefficienze del sistema ae-roportuale, individuate nella man-canza di coordinamento, sembra po-ter porre rimedio il coordinatore uni-co, figura professionale di collega-mento tra i diversi operatori aeropor-tuali e funzionante negli Stati Uniti.Crede in questa figura?

R. Si tratta di una soluzione tampo-ne che non risolve il problema. Il limi-te dei nostri aeroporti è legato al mu-nicipalismo a cui sono affidati, mossoda esigenze clientelari e non professio-nali. Le grandi compagnie gestisconoin proprio il coordinamento delle atti-vità tra esse e le autorità aeroportuali.La figura del coordinatore unico è unpalliativo: il vero nodo da sciogliere èil livello professionale e di efficienzadelle società di gestione aeroportuale,affinché non siano lasciate in mano ainteressi localistici ma siano spinte adivenire efficienti aziende private, ca-paci di creare utili e non generaresprechi di cui i cittadini dovranno poifarsi carico.

SPECCHIOECONOMICO

Un MD80 Alitalia sulle Alpi, durante un volo Roma-Amsterdam

Page 19: Specchio Economico_Marzo 2010

ADALBERTO CAPURSO:COME FUNZIONAIL CAF, L’OFFICINA DEI 730

Domanda. Uno slogan e un invito,«Non permettere che altri soggettisfruttino il tuo lavoro senza cono-scerlo, solo per avere le dichiarazionidei tuoi assistiti», non sono forse unpo’ corporativi?

Risposta. La frase successiva aquella che lei ha citato spiega bene lenostre ragioni. Il nostro Caf è pensa-to e gestito da colleghi che hannouna conoscenza profonda di tutti iproblemi della nostra professione. Lasocietà a responsabilità che abbiamocostituito sette anni fa è ormai unarealtà consolidata e in continua cre-scita, e il nostro intento non è certo

meglio avere accanto uncollega!»: dalle paginedel più diffuso quoti-diano nazionale, il CafCdl, Centro di assisten-za fiscale nazionale dei

consulenti del lavoro, invita all’asso-ciazione, per diventare incaricati del«primo Caf creato da professionisti esostituti d’imposta autorizzato dal-l’Agenzia delle Entrate». Ne parlia-mo con il presidente Adalberto Ca-purso, abilitato alla professione dal1978, revisore ufficiale dei conti e exconsigliere nazionale dell’Ordine deiconsulenti del lavoro.

19SPECCHIOECONOMICO

corporativo. Piuttosto, intendiamoriportare nei nostri studi tutti queiclienti cui siamo stati costretti a ri-nunciare quando è stata introdotta,per determinate categorie di contri-buenti, una modalità semplificata dielaborazione e trasmissione delle di-chiarazioni dei redditi. Mi riferiscoin particolare al modello 730.

D. Si è trattato di una rinuncia opiuttosto sono stati i clienti ad ab-bandonarvi? E per quale ragione?

R. Il sistema era nato soprattuttoper far sì che il contribuente ottenes-se i rimborsi dovuti più rapidamentedi quanto non avvenisse con il mo-

Adalberto Capurso,presidentedel Caf deiConsulenti del Lavoro

«È

ADALBERTO CAPURSO:COME FUNZIONAIL CAF, L’OFFICINA DEI 730

a cura diSERENAPURARELLI

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dello 740, ma l’autorizzazione ad as-sistere lavoratori dipendenti e pen-sionati nella loro dichiarazione 730era stata riservata ai Caf, costituitisoprattutto presso i sindacati o le as-sociazioni di categoria. I professioni-sti tutti ne erano esclusi, compresinaturalmente i consulenti del lavoro.È stato dunque un atto di responsa-bilità da parte nostra indicare aiclienti la nuova strada, in alternativaalla presentazione del 740. I rimborsiarrivavano dopo cinque, sei o setteanni. La nostra rinuncia però, nell’in-teresse del cliente, è stata solo tempo-ranea perché non ci siamo rassegnatia una normativa che non ci sembravagiusta. Con il patrocinio dell’Ordinedei consulenti di Roma e la lungimi-ranza dell’attuale presidente provin-ciale Adalberto Bertucci e di altri va-lidissimi colleghi quali MassimilianoPastore, Massimo Albiani, GianlucaTorresi, ci siamo costituiti in associa-zione e abbiamo superato l’ostacolo.La prima iniziativa dell’Anaco, Asso-ciazione nazionale consulenti e dato-ri di lavoro, è stata la costituzione delCaf dei consulenti del lavoro, auto-rizzato il 9 aprile 2003 dall’Agenziadelle Entrate all’esercizio dell’attivitàdi assistenza fiscale ai lavoratori di-pendenti e pensionati previsto dal-l’articolo 34 del decreto legge n. 241del 9 luglio 1997. Siamo iscritti all’Al-bo Caf Dipendenti con il numero 67.

D. È stata la vostra rivincita?R. Certamente, anche se all’inizio

abbiamo avuto qualche titubanza,perché per poter compilare i 730 oc-corre attrezzarsi in un certo modo, sti-pulare polizze assicurative obbligato-rie, compiere investimenti consistenti.Ma i clienti sono frazionati tra i tantiprofessionisti e, a conti fatti, al singolonon conviene dotarsi di un impianto.Per questo abbiamo scelto la formulaassociativa per riprenderci i clientiche avevamo dirottato sui Caf.

D. Chi e come può diventare sog-getto incaricato del Caf Cdl?

R. Occorre essere consulente delLavoro e sostituto d’imposta, e darela disponibilità a svolgere un ruolooperativo nella diffusione e nello svi-luppo, nel territorio, dei servizi istitu-zionali del Caf. Compilando il modu-lo di adesione si inoltra la richiesta e,dopo una breve fase istruttoria, si sot-toscrive la convenzione con il CafCdl. L’Ufficio periferico deve ancheaderire all’Anaco e, una volta com-pletato questo iter, si ricevono le cre-denziali elettroniche, i codici utente ela password personali per l’identifi-cazione web sul nostro sito www.caf-consulentidellavoro.it. In tal modo sipossono compilare on line le dichia-razioni 730 Red, Isee, Unico, PF e F24.Le nostre competenze sono identiche

a quelle attribuite ai Caf sindacali,che sono nati come alternativa al 740;prima era sufficiente essere proprie-tari di un appartamento per essereobbligati a presentarlo.

D. Quali sono i vantaggi del 730per i contribuenti?

R. Si tratta di una forma di dichiara-zione dei redditi semplice da compila-re, che non richiede calcoli. Ma il van-taggio più rilevante è dato dalla possi-bilità di ottenere in tempi rapidi glieventuali rimborsi, che vengono riac-creditati direttamente sulla retribuzio-ne o sulla pensione. Il datore di lavorodiventa in tal modo sostituto d’impo-sta nelle due direzioni. Versa le impo-ste allo Stato e restituisce al contri-buente, rivalendosi naturalmente su-gli importi da versare allo Stato. Unabella fetta di attività perché inizial-mente il 730 era destinato solo ad alcu-

ni tipi di reddito, lavoratori di-pendenti e pensionati, ma ne-gli anni si sono aggiunti anchei collaboratori a vario titolo, e ilavoratori con contratto a tem-po determinato, con duratanon inferiore all’anno. Allafonte deve esservi sempre unreddito da lavoro dipendenteo una pensione, i soli previstiinizialmente; ma a questi si so-no aggiunti i redditi da fabbri-cati, i cococo, i cocopro, assimi-lati ai lavoratori dipendenti, eanche qualche reddito occasio-nale. Quindi la fascia di coloroche sono ammessi a questo si-stema si è molto ampliata. Ed èproprio in ragione di questoampliamento che ci siamo resiconto che man mano si stavaallargando la fascia di clientiche si allontanava dai nostri

studi. Sulla scorta di queste considera-zioni è nato il nostro Caf, che è rivoltoai professionisti, in particolar modo aiconsulenti del lavoro, ma al quale sisono associati anche altri. La nostrapubblicità è dunque finalizzata a otte-nere l’adesione dei professionisti, al-meno per ora, non è mai stata rivoltaall’utente finale, al contribuente singo-lo. Contiamo però di indirizzare dalprossimo anno la nostra comunicazio-ne anche ai singoli. Perché tuttora isindacati detengono la fetta di merca-to più grande, insieme alle associazio-ni di categoria, che sono pure benpiazzate.

D. Ma come e da chi viene remune-rato il lavoro dei Caf? Dai clienti?

R. L’Agenzia delle Entrate corri-sponde un compenso per ogni di-chiarazione trasmessa e, per agevola-re i contribuenti, ha fissato dei palettiprecisi. Non si può chiedere alcuncompenso a chi è in grado di predi-sporre autonomamente il propriomodello, che siamo obbligati a tra-smettere. Se invece il contribuente ciporta i propri documenti, in praticaci chiede una consulenza per elabo-rare i dati e compilare il modello. Inquesto caso noi siamo retribuiti siadall’Agenzia, per la trasmissione delmodello, sia dal contribuente, per lacompilazione. Ma con importi fran-camente esigui, che non coprononeppure lontanamente lo sforzo e lapreparazione di un nostro professio-nista. Ma non possiamo certo chiede-re le cifre che si chiedevano per un740. I costi sono molto più contenuti.

D. Cosa fa esattamente un profes-sionista associato al vostro Caf e co-me viene remunerato?

R. I nostri professionisti raccolgo-no le dichiarazioni, le fanno confluirepresso di noi, le elaboriamo usando ilnostro programma e le trasmettiamo

«Il nostro Caf è gestito da colleghi che hanno una conoscenzaprofonda di tutti i problemi della nostraprofessione; intendiamoriportare nei nostri studitutti i clienti cui dovemmo rinunciare quando fu introdottoun tipo semplificatodi dichiarazione dei redditi: mi riferiscoal modello 730»

Un ufficio del Caf dei Consulenti del Lavoro

20 SPECCHIOECONOMICO

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21SPECCHIOECONOMICO

«Il servizio è gratuitose la dichiarazioneè già compilata, mentreil professionista cuisi rivolge il contribuente con i documentinecessari può chiedere una parcella per la qualenoi indichiamo importidi massima cui attenersi;le cifre richieste sonocalmierate e davveroesigue, 15-30 euro,secondo la complessitàdella dichiarazionedei redditi»

all’Agenzia. Per ogni dichiarazionepresentata riconosciamo un compen-so, stornando una fetta di quello pre-visto per legge. I clienti non sostengo-no alcun costo, ed è questo l’elemen-to di maggior interesse. Per svolgerequest’attività direttamente, comeprofessione, dovrei acquisire i pro-grammi, tenermi aggiornato, archi-viare, coprire i rischi stipulando unapolizza assicurativa obbligatoria. Do-vrei sostenere costi rilevanti che, suuna media di circa 100-150 modelliper professionista, non sarebberoproporzionali alle possibilità di fattu-rato. I costi del servizio che forniamoal nostro associato sono tutti a nostrocarico, dalla polizza assicurativa aiprogrammi, alle attività di assistenzae consulenza, all’archiviazione. Ilprofessionista non spende nulla perattrezzarsi, ma riceve un compenso.

D. Come sono state accolte questenovità?

R. Posso dire con orgoglio che ab-biamo infranto il mercato, perchéprima della nostra iniziativa nessunCaf riconosceva nulla, al contrario sifaceva remunerare. All’inizio, per ac-cedere ai servizi forniti da altri Caf ilprofessionista doveva pagare. Noiabbiamo ribaltato il sistema e tutti sisono dovuti adeguare. Ora è in attouna sorta di guerra dei compensi, trachi riconosce 8 euro per dichiarazio-ne e chi meno; noi 9,50 euro. Ma so-prattutto rivendichiamo il merito diaver rivoluzionato il mercato. L’ab-biamo fatto per recuperare la nostraclientela e poi per un ritorno econo-mico. Siamo una società a responsa-bilità limitata e cerchiamo di guada-gnare. Certo, senza i ristorni guada-gneremmo cifre astronomiche.

D. Dunque un giro di interessi im-ponente per quello che all’inizio eraun monopolio, soprattutto dei sinda-cati, cui si rivolgeva il pensionato o illavoratore con la casa di proprietà. Ilservizio reso era ugualmente gratui-to per il contribuente?

R. È gratuito sempre e solo di fron-te a una dichiarazione già compilata.In questo caso nessun Caf può chie-dere compenso, ha solo l’obbligo ditrasmetterla. Anche se va detto che silavora più su un 730 già fatto che nonsu quello che si compila, perché an-che in questo caso noi assumiamo laresponsabilità, e dobbiamo comun-que verificare che sia redatto corret-tamente. Il nostro Caf appone un vi-sto di conformità. Il professionista acui si rivolge il contribuente con i do-cumenti necessari, può chiedere unaparcella per la quale noi indichiamoimporti di massima cui attenersi,davvero esigui. I prezzi sono calmie-rati e le cifre chieste a chi, oltre al red-dito di lavoro dipendente, ha una ca-

sa o due, sono in gran parte compresetra i 15 e i 30 euro. Naturalmente di-pende dalla complessità della dichia-razione che occorre predisporre; al la-voratore dipendente che arriva conun elenco di quaranta fabbricati, conrelative locazioni, si può chiedere uncompenso maggiore. Perché le possi-bilità di ottenere vantaggi economiciper il contribuente sono tante e noidobbiamo studiare. Per il 2009 c’è an-che la possibilità di detrarre le speseper i mobili o per gli elettrodomestici,e quelle mediche, comprese le som-me spese per l’acquisto di farmaci.

D. Qual’è la differenza tra voi e unCaf tradizionale?

R. Venendo da noi il contribuenteha la possibilità di ricevere un’assi-stenza che ritengo unica, perché sitrova davanti un professionista pre-parato. I Caf dei sindacati redigonomilioni di dichiarazioni usando per-sonale non sempre adeguatamentepreparato. Non voglio fare critiche,ma spesso non sono neanche diplo-mati ed hanno più probabilità dicommettere errori. Perché un conto èfarsi fare il lavoro da un professioni-sta, un altro è affidarlo a persone in-gaggiate da febbraio a giugno. Èquanto feci osservare al senatoreGiorgio Benvenuto in merito alla cir-colare dell’Agenzia delle Entrate cheescludeva i professionisti, ma con-sentiva a un qualunque impiegato diun centro di raccolta sindacale di ap-porre il visto di conformità sulla di-chiarazione. Il nostro ricorso mostra-va la contraddittorietà del contenutodella circolare, che poi è stata modifi-

cata. Compilare la dichiarazione da-vanti a un professionista significa po-ter utilizzare tutti i vantaggi fiscaliprevisti dalla legge. Non si tratta dinon pagare le tasse, ma di risparmia-re quello che è possibile.

D. Come e quando avviene il rim-borso di quanto eventualmente ver-sato in eccesso?

R. Il datore di lavoro del contri-buente è informato da noi del risulta-to dei conteggi della dichiarazione edell’entità del rimborso. I tempi sonoben definiti. Una volta ricevuta la co-municazione del credito di imposta,il datore deve provvedere al rimbor-so con la retribuzione del mese di lu-glio. Nel caso dei pensionati, la resti-tuzione avviene nel mese di agosto. Ilpunto di partenza di tutto il sistema èil CUD, il modello che riepiloga i red-diti da lavoro dipendente, che deveessere fornito dal datore di lavoro en-tro il 28 febbraio.

D. Per farne che cosa?R. Dal primo marzo al 31 maggio il

contribuente si reca al Caf con il 730precompilato o con la documentazio-ne necessaria per farlo. Entro il 15giugno, salvo proroghe, il Caf verifi-ca la conformità dei dati e invia il ri-sultato della dichiarazione, cioè lacomunicazione dell’eventuale credi-to o debito a carico del contribuente.Entro il 30 giugno si inviano le di-chiarazioni all’Agenzia delle Entratee il mese successivo il contribuentericeve il rimborso o la trattenuta. Peri pensionati slitta tutto di un mese.Altre scadenze sono previste per cor-rezioni o integrazioni. Attraversoquesto circuito abbiamo recuperatouna parte di quei clienti che noi stes-si avevamo dirottato sui Caf. L’intro-duzione del 730 ha agevolato moltoil contribuente ma anche l’Agenziadelle Entrate che, grazie ai visti diconformità, può essere tranquilla. Difatto i Caf lavorano per loro e il nu-mero di dichiarazioni da controllare,sistemare, lavorare, si è molto ridottorispetto ai dieci milioni di un tempo.Naturalmente l’Agenzia compie co-munque dei controlli, su di noi, sulnostro comportamento, sui modellitrasmessi. Il modello Unico, che con-tiene tutte le dichiarazioni Irpef, Ivae modello 770, è ormai riservato aimprenditori e professionisti.

D. Lei ha citato più volte i program-mi di elaborazione dati per compilarei modelli di dichiarazione. Sono forni-ti direttamente dall’Agenzia?

R. I nostri sono programmi di ela-borazione diversi. Ma la verifica delledichiarazioni, una volta elaborate evistate, è fatta con quelli dell’Agen-zia. La nostra responsabilità è limita-ta alla dichiarazione compilata in ba-se alla documentazione presentata.

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PPAAOOLLOO VVIIGGEEVVAANNOO:: AACCQQUUIIRREENNTTEEUUNNIICCOO,, UUNNOO SSPPOORRTTEELLLLOO PPEERR IILL CCOONNSSUUMMAATTOORREE DD’’EENNEERRGGIIAA

PPAAOOLLOO VVIIGGEEVVAANNOO:: AACCQQUUIIRREENNTTEEUUNNIICCOO,, UUNNOO SSPPOORRTTEELLLLOO PPEERR IILL CCOONNSSUUMMAATTOORREE DD’’EENNEERRGGIIAA

consumatori hanno a dispo-sizione nuove misure perconoscere quali opportunitàdi mercato si sono determi-nate, anche in Italia, con ilcompleto avvio del proces-

so di liberalizzazione del settore elettri-co. In questo contesto, l’Acquirente Uni-co SpA, società del gruppo GSE-GestoreServizi Energetici, svolge un ruolo diprimo piano e, per assecondare la diffu-sione di queste informazioni, ha già fattocrescere e reso ancor più efficienti leproprie funzioni per la tutela del consu-matore. L’ingegner Paolo Vigevano, am-ministratore delegato di Acquirente Uni-co SpA, fa il punto della situazione.

Domanda. Quanto ancora si può fareper creare «informazione» che aiuti ilconsumatore a comprendere la libera-lizzazione?

Risposta. La liberalizzazione del set-tore elettrico, partita il primo luglio2007, è in costante evoluzione. A più didue anni dal suo avvio, c’è stata una gra-duale presa di coscienza e, contestual-mente, gli scenari sono cambiati con lapartecipazione attiva delle istituzioni,degli operatori e degli utenti. Proprio perassecondare le esigenze di questi ultimi,che risentono maggiormente di quantosta accadendo, le istituzioni - dal Mini-stero dello Sviluppo Economico all’Au-torità per l’energia elettrica e il gas - han-no disposto la creazione di strumenti uti-li a fare chiarezza e a garantire che i con-sumatori siano in grado di scegliere ilproprio fornitore di energia elettrica inmaniera consapevole, nel rispetto deipropri diritti.

D. Lo Sportello per il consumatore dienergia avvicina realmente l’Acquirente

Unico al cosiddetto utente finale?R. L’esperienza acquisita e maturata

dall’Acquirente Unico, che ha gestito perconto dell’Autorità per l’energia elettricae il gas un Call Center informativo sulleopportunità della liberalizzazione e suidiritti dei consumatori dei mercati ener-getici, è stata messa al servizio del con-sumatore finale per sostenerlo nel nuovoscenario. Proprio per questo dal primodicembre 2009 è stato avviato lo Sportel-lo per il consumatore di energia, fruttodell’integrazione del Call Center conl’Unità Reclami dell’Autorità, dedicataalla gestione di reclami, istanze e segna-lazioni. L’integrazione di queste due fun-zioni, sotto la responsabilità operativadell’Acquirente Unico, ha consentito dimettere a disposizione dei consumatoriuno strumento ancora più agile ed effica-ce, rendendoli protagonisti del processo

22 SPECCHIOECONOMICO

L’ingegner Paolo Vigevano,amministratore delegatodell’Acquirente Unico spa

(FONTE IMAGO ECONOMICA)

I

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ri sappiano apprezzare la disponibilitàdiretta di informazioni che possano for-nire loro una migliore conoscenza delleopportunità offerte dalla liberalizzazionedel mercato elettrico e del gas.

D. Per quanto riguarda l'attività dell'U-nità Reclami?

R. La sua funzione è quella di gestire leistanze inoltrate dai consumatori per idisservizi ricevuti dagli esercenti i servizidi vendita e distribuzione di energia elet-trica e gas. Nel 2009 si sono registrati 12mila nuovi reclami con la ricezione me-dia di 3 mila lettere al mese. L’argomentoprevalente dei reclami riguarda la fattura-zione, mentre le richieste di informazionivertono soprattutto sul Bonus Elettrico.Per gestire i volumi in costante aumentolo Sportello utilizza un sistema di «Cu-stomer Relationship Management» chepermette non solo di snellire ma anche diagevolare la lavorazione dei reclami e laconseguente attività di resoconto.

D. A seguito della presentazione uffi-ciale dello scorso gennaio e delle succes-sive campagne informative, l’attività èdestinata a svilupparsi. Quali sono i vo-stri piani futuri?

R. Stiamo attualmente potenziando siail Call Center che l’Unità Reclami, conl’inserimento di ulteriori risorse e l’ado-zione di altri strumenti informativi persoddisfare nel modo migliore le esigenzedei consumatori e supportare la continuaapertura ed evoluzione dei mercati ener-getici. La liberalizzazione e il funziona-mento di un mercato deve tradursi in unreale beneficio per l’utente finale, chepotrà esserne il vero protagonista solograzie ad una piena consapevolezza delleproprie scelte e dei propri diritti.

prio piano tariffario, è attivo il numerofisso 06.8013.4060. Per richiedere infor-mazioni all’Unità Reclami si può usarela posta tradizionale, il fax verde800.185.025 e l’e-mail [email protected]. Tutte le informa-zioni si possono anche trovare sul sitodell’Acquirente Unico (www.acquiren-teunico.it) e su quello dell’Autorità(www.autorita.energia.it).

D. Quali sono stati i volumi registratinel 2009 dal Call Center?

R. Dalla sua attivazione l’attività ècresciuta costantemente mantenendo ele-vati standard di servizio. Nel 2009 lechiamate sono state circa 290 mila, siaper la richiesta d’informazioni sul fun-zionamento dei mercati e sullo stato deireclami presentati, sia sul Bonus Elettri-co e sul Bonus Gas, per i quali lo Spor-tello ha collaborato alla campagna socia-le promossa dall’Autorità e dal Ministe-ro dello Sviluppo Economico. In corri-spondenza delle campagne informativesui bonus energetici si è registrato un au-mento delle richieste fino a un valoremedio giornaliero di 5 mila chiamate,con picchi di quasi 14 mila. Al fine dimigliorare i servizi offerti, oltre a sem-plificare l’accesso alle informazioni, dadicembre 2009, il Call Center ha aderitoal protocollo «Mettiamoci la faccia»,promosso dal Ministero per la PubblicaAmministrazione e l’Innovazione per larilevazione della soddisfazione dei con-sumatori per i servizi offerti. I risultatisono stati decisamente incoraggianti: suoltre 1.600 segnalazioni raccolte, il 95per cento è risultato soddisfatto. Questitrend di utilizzo dei punti di contattoconfermano come i cittadini-consumato-

di liberalizzazione, che ha come obietti-vo quello di consentire di cogliere le op-portunità del mercato derivanti dallaconcorrenza tra gli operatori.

D. Qual è l’obiettivo dello Sportello?R. Lo Sportello per il consumatore di

energia, che è all’interno della strutturadell’Acquirente Unico, è stato istituitoda una parte per fornire in modo chiaroinformazioni ai consumatori sui diritti esulle opportunità derivanti dalla libera-lizzazione dei mercati energetici e suiprovvedimenti dell’Autorità; dall’altraper assistere i clienti finali in caso dicontroversie relative al rispetto dei livel-li qualitativi e tariffari dei servizi dell’e-nergia elettrica e del gas non direttamen-te risolte dai fornitori o distributori.

D. Come è strutturato? R. Il personale è composto sia da

esperti del settore dei mercati energeticiche da operatori tecnici specializzati. So-no in tutto circa 40 persone che usufrui-scono di una formazione continuamenteaggiornata sulla normativa di settore. Èinteressante notare che il 47 per cento ècomposto da donne e il 53 per cento dauomini; hanno un’età media di 35 anni eil 70 per cento ha conseguito un titolopost-diploma o una specializzazione.

D. Quali canali si possono utilizzareper contattare lo Sportello?

R. Tutti i servizi sono forniti attra-verso un accesso multicanale. Per ilCall Center è a disposizione il numeroverde 800.166.654, attivo dal Lunedì alVenerdì, dalle ore 8 alle 18; sono anchedisponibili il fax verde 800.185.024 el’e-mail [email protected] le chiamate da telefono mobile, concosto a carico dell’utente secondo il pro-

23SPECCHIOECONOMICO

Composizione delle richieste di informazioni e reclami arrivati (Elaborazione AU su dati Sportello per il consumatore di Energia)

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24 SPECCHIOECONOMICO

VITO ZUCCHI: CERCHIAMODI VENDEREALL’ESTERO PIÙ OLIO DI OLIVA

VITO ZUCCHI: CERCHIAMODI VENDEREALL’ESTERO PIÙ OLIO DI OLIVA

Il nostro oleificio raffinaoli di semi grezzi sull’a-sta del canale navigabi-le collegato dal porto diCremona al fiume Po.Quando decisi di creare

l’attuale stabilimento vicino al porto,pensavo che dopo vent’anni avreipotuto usarlo. Purtroppo dovrò an-cora aspettare l’attivazione di questotratto del canale». Racconta così l’ul-timo capitolo della storia dell’Oleifi-cio Zucchi il presidente della societàVito Zucchi, in occasione dei due se-coli di vita dell’azienda. Forse è unadelle più antiche del Paese, con un

fatturato di circa 120 milioni di euroe di 150 milioni nelle annate migliori,con tre società operative collegate, dicui una in Lombardia, una in Venetoe una in Romania, e un mercato checomprende, oltre a Italia, Europa eStati Uniti, il Sud America, l’Africa, egran parte dei Paesi dell’Est. La suaattività consiste nella produzione dioli di oliva e di semi. La sua storia èesemplare, dimostra quanto continola capacità di lavoro e l’intelligenzaoperativa, quanto la fede nel lavoroanimi gran parte degli italiani. Equanto questa voglia di fare sia prati-cata con semplicità, senza esibizioni-

smi né aiuti di vario tipo, sebbene so-stenga in silenzio l’economia, lo svi-luppo e la tranquillità sociale.

Oggi, mentre la crisi economico-fi-nanziaria mondiale deve essere an-cora superata e le condizioni del bi-lancio statale non consentono grandiiniziative al Governo e alle Regioni,Zucchi illustra i programmi di svi-luppo dell’azienda in corso di realiz-zazione, l’espansione in nuovi mer-cati, il costante incremento di fattura-to. La storia dell’Oleificio Zucchi eb-be inizio nella metà del 1700 da unmodesto torchio azionato a mano, incasa. «All’inizio–racconta Zucchi–i

a cura didi LUIGILOCATELLI

«

Vito Zucchi,presidente dell’omonimoOleificio Zucchi

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to l’attuale unità pro-duttiva di Cremona,con 110 dipendenti, suun terreno di 80 milametri quadrati di cui 30mila coperti e con tutti iprocessi produttivi diraffinazione e confezio-namento. Quest’annofesteggiamo i 200 annidi un’attività che è ri-masta quella degli inizi,con una raffineria per laproduzione degli oli disemi quali arachide,mais, girasole e soia, eun impianto per confe-zionare gli oli di semi edi oliva».

Domanda. Nel corsodella lavorazione que-sti oli vengono poi me-scolati insieme?

Risposta. No. Normalmente ognitipo di olio viene lavorato e confezio-nato singolarmente. C’è una miscela-zione solo dell’olio di soia e di gira-sole, per produrre l’olio etichettatocome olio di semi vari, e che vieneusato per cucinare. La nostra produ-zione è per il 55 per cento di oli con-fezionati in bottiglie da uno, cinque edieci litri. L’altro 45 per cento è ven-duto sfuso a industrie agroalimentarie a grandi aziende che usano questioli come ingrediente per maionese eper vegetali sottolio e gastronomia.

miei antenati non sapevano neppurecosa fosse un’azienda. Conoscevanola terra e il lavoro. Avevano un fran-toio a Sant’Angelo Lodigiano e neiprimi dell’800 si trasferirono a SanFiorano. Cercando nei libri delle ani-me delle parrocchie tra battesimi esposalizi, siamo riusciti ad arrivare al1810, epoca in cui si coltivava il semedel lino. La parte tessile della piantaera usata per le filande, il seme veni-va spremuto a freddo ricavando unolio vergine che condiva il pane. Imiei avi andavano a venderlo casci-na per cascina. Dal seme del linospremuto si ricava anche un pannel-lo per alimentare il bestiame. Alla fi-ne dell’800 da San Fiorano si trasferi-rono a Pizzighettone in provincia diCremona, lungo il fiume Adda, alconfine con la Bassa Lodigiana».

Il trasferimento sulla riva sinistradel Serio morto fu fondamentale pergli sviluppi dell’attività della fami-glia Zucchi. Con il «salto» dell’acquache si riversava nell’Adda comincia-rono ad azionare i macchinari per laspremitura dei semi e la tessitura dellino, incrementando la produzione.Non fu più necessario andare di ca-scina in cascina per vendere i prodot-ti. Aggiunge Vito Zucchi: «Poi co-minciarono a produrre energia elet-trica, ed essendo la famiglia diventa-ta numerosa, nel 1920 mio nonno Vi-tale decise di trasferirsi a Cremona.Anch’io avrei dovuto avere il nomeVitale, ma mia madre si oppose os-servando che era antiquato, per cuifui chiamato Vito». Da allora Cremo-na è rimasta la sede della famiglia edell’azienda, trasformata in societàper azioni nel 1946. Nel 2006 ha fe-steggiato i primi 60 anni di S.p.a.

Nato nel 1941, il piccolo Vito andòin collegio dai Salesiani a Treviglio,dalla quarta elementare alle medie. Ilpadre Giuseppe era agricoltore a Ca-stelleone, in provincia di Cremona; lozio Gianni provvedeva allo stabili-mento della spremitura. Ottenuto ildiploma di geometra, Vito non si in-teressava dell’azienda, preferiva di-segnare e costruire case. Compiuto ilservizio militare, ebbe dallo zio Gian-ni la proposta di gestire l’oleificio e,quando questi si ammalò, fu costrettoa lasciare l’Università Cattolica di Mi-lano e ad occuparsi a tempo pienodell’azienda. Aveva 23 anni, e oggi, a69, è ancora al proprio posto. Il primofiglio, Giovanni, dopo un’esperienzain un’azienda meccanica, entrò inazienda e oggi è il direttore generale;la figlia Alessia si occupa nell’azien-da della programmazione e dell’ac-quisto di materie prime; lo scorso di-cembre è stata eletta presidente delComitato regionale dei Giovani Im-prenditori della Confindustria Lom-bardia. «Nel 1990 abbiamo inaugura-

25SPECCHIOECONOMICO

D. Avete altri stabilimenti oltre aquello di Cremona?

R. Abbiamo partecipazioni in Italiae all’estero. L’Olearia del Garda diBardolino, sulla riva orientale delGarda, è partecipata al 50 per cento.Oltre a una piccola produzione di unolio extra vergine d’oliva Dop, confe-ziona la gamma alta degli oli extravergini di oliva per l’80 per cento de-stinati all’esportazione nel Nord Eu-ropa e negli Stati Uniti. Abbiamo unapartecipazione del 25 per cento inun’industria di Orzinuovi in provin-cia di Brescia, che produce margari-ne poco usate per la tavola ma moltodall’industria dolciaria. Adesso lasocietà deve spostarsi da Orzinuovi,perché lo stabilimento è quasi al cen-tro dell’abitato. Quello nuovo, in co-struzione pure in provincia di Bre-scia, entrerà in attività nel prossimogiugno, con una capacità molto piùelevata e con nuove tecnologie per laproduzione di margarine speciali perl’industria. Questa società a sua voltapossiede il 50 per cento di un’azien-da creata in Romania, per distribuirei nostri prodotti, prima dell’entrata

di questo Paese nell’Unione europea.Per evitare dazi e costi di trasportoaltissimi, decidemmo di creare unajoint venture in quel Paese per ven-dere oli vegetali, panna vegetale emargarine prodotte in loco. Non sia-mo andati all’estero per usare manod’opera meno costosa, ma per distri-buire in mercati nuovi e più ampi.Siamo soddisfatti dell’entrata in quelgrande mercato dell’Est. In brevissi-mo tempo abbiamo ammortizzatol’investimento.

D. Come supera le difficoltà del-l’attuale crisi?

«Quest’annofesteggiamo i 200

anni di un’attivitàche è rimasta quella

degli inizi, conuna raffineria per la

produzione deglioli di semi oleosi

quali arachide, mais,girasole e soia

e di vinaccioli di uva,e con un altro impiantoper confezionare gli oli

di semi e di oliva;normalmente ogni tipo

di olio viene lavoratoe confezionato

singolarmente»

Riempimento di bottiglie

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R. Possiamo svilupparci perché hosempre investito tutti gli utili dell’a-zienda in nuovi impianti e in tecno-logie. Sin dalle origini è stata la filo-sofia della nostra famiglia. Gli inve-stimenti si compiono nei momenti dicrisi per essere pronti alla ripresa.Stiamo anche progettando una jointventure in un Paese dell’Est in cui so-no prodotte grandi quantità di semidi girasole, olio che ormai costituiscela metà della nostra vendita di oli disemi, che hanno conquistato unapresenza rilevante anche in Italia,dove pure esiste una cultura dell’oliodi oliva: possiamo dire che quest’ul-timo prevale sulla tavola, quello disemi in cucina. A Cremona confezio-niamo olio di semi, olio di oliva edextravergine di oliva per le sedici ca-tene distributive che serviamo e cheprestano molta attenzione alla qua-lità e al prezzo. Poi forniamo catenedi hotel e di ristorazione che registra-no il maggior consumo di oli di semi.Nell’impianto di Bardolino, invece,produciamo solo olio d’oliva di altaqualità per l’esportazione.

D. Qual’è la differenza tra l’oliod’oliva e quello di semi?

R. L’olio di oliva extravergine è so-lo spremuto a freddo, è un prodottonaturale, non subisce alcun processo.Mentre l’olio di oliva provieneugualmente dalle olive, ma subiscelo stesso processo di raffinazione de-gli oli di semi, come l’olio di semigrezzo; anche questo viene raffinatocon procedimenti meccanici e chimi-ci per renderlo più chiaro perché cosìlo desiderano i consumatori. Intro-dotto poi in una colonna per la deo-dorizzazione, l’olio di semi raffinatoperde i cattivi odori, diventa neutromantenendo solo piccole caratteristi-che di sapore per ogni tipo di seme.

D. I semi sono di vostra produzio-ne o sono acquistati da coltivatori?

R. Acquistiamo oli grezzi soprattut-to all’estero perché in Italia la produ-zione di semi oleosi è ridotta a poco,rappresenta solo il 10 per cento delconsumo italiano. Parlo di semi disoia e di girasole. Le grandi produzio-ni di soia sono negli Stati Uniti, inBrasile e in Argentina, dove si produ-ce anche molto girasole. Ma il bacinoproduttivo più ricco per quest’ultimoè quello del Mar Nero, cioè Russia,Ucraina, Romania e Bulgaria. QuestiPaesi puntano a estrarre loro dai semigli oli grezzi e ad usare le farine resi-due per uso zootecnico. Gli oli grezziche importiamo vengono raffinati econfezionati e lo stesso avviene perl’olio di arachide che importiamo dalSenegal, che è uno dei maggiori pro-duttori mondiali. Gli oli di semi sonomolto soggetti a speculazioni, con for-ti oscillazioni di prezzo da quando nevengono usate grandi quantità per

26 SPECCHIOECONOMICO

produrre biodiesel, carburante alter-nativo al petrolio. Gli oli vegetali con-creti come l’olio di palma vengonousati anche per produrre energia elet-trica, bruciandoli in motori speciali.La conseguenza è che, quando ilprezzo del petrolio sale superando i70-80 dollari al barile, automatica-mente diventa interessante produrrebiodiesel come carburante, o energiaelettrica dagli oli di palma. Si creanocosì grandi speculazioni, con fortioscillazioni di prezzi delle materieprime che noi usiamo per produzionialimentari. Negli ultimi tre anni ab-biamo avuto variazioni molto ampie,con prezzi delle materie prime tripli-cati dal 2007 al 2008 perché, come det-to, il biodiesel è ottenuto dagli stessioli vegetali da noi usati. Nel 2008 sia-mo arrivati a un fatturato di oltre 150milioni di euro, ma alla fine del 2009il petrolio è sceso intorno ai 40 dollari,i raccolti sono rimasti invenduti e au-tomaticamente i prezzi degli oli di se-mi sono crollati a un terzo rispetto aquelli dell’anno precedente.

D. Come avete chiuso il 2009?R. Con queste imprevedibili varia-

zioni del mercato nel 2009 abbiamofatturato circa 115 milioni di europur in presenza di un incremento divendita dell’8 per cento. Gli oli di se-mi sono soggetti a forti speculazioni,bisogna essere molto accorti, perchél’Italia deve importarne l’80 per cen-to del consumo nazionale, non essen-dovi produzione, in quanto per lanostra agricoltura i prezzi non sonocompetitivi. Alle variazioni del mer-cato degli oli dobbiamo aggiungerel’andamento del dollaro le cui quota-zioni possono variare dall’1 al 2 percento dalla mattina alla sera e, pernoi, questo è un problema serio per-ché il margine netto dei nostri pro-dotti è intorno al 2 per cento; ognigiorno il dollaro può vanificarlo.Dobbiamo essere molto attenti ad ac-quisti, prezzi, quotazioni della valuta

e del petrolio, speculazioni compiutedai grandi fondi d’investimento, an-damento economico delle varie aree.

D. Come vede l’attuale momento?R. Il settore agroalimentare ha una

marginalità abbastanza ridotta, manei momenti di crisi ha meno fluttua-zioni negative perché, bene o male,la gente deve nutrirsi. Quindi abbia-mo risentito poco la crisi, ma sentia-mo le difficoltà della clientela nel pa-gare le forniture, con ritardi di circa30 giorni. Un tempo lungo, perchédobbiamo pagare le materie primeall’arrivo delle navi a Genova. Ac-quistiamo il carico totale di navi da4-6 mila tonnellate con un costo me-dio dai tre ai cinque milioni di dolla-ri. Vendiamo circa 120 mila tonnella-te di prodotto oleario; trattiamo unaventina di navi l’anno tra oli di semie olio di oliva, che oggi rappresentacirca il 15 per cento del nostro fattu-rato. Dall’anno scorso abbiamo conGenova un collegamento ferroviariocon due treni settimanali per traspor-tare l’olio a Cremona con ferro-ci-sterne.

D. Programmi per il futuro?R. Sviluppare la vendita, special-

mente per l’esportazione, degli oli dioliva. Nel 2008 abbiamo esportatol’11 per cento di questi, nel 2006 il 13,tendiamo al 15 e possibilmente al 20per cento puntando sui Paesi dell’Estche, migliorando il loro tenore di vi-ta, segnano un buon consumo. Oltre-ché in Romania e in Russia, ne abbia-mo avviato l’esportazione in Cina enegli Stati Uniti. Un altro mercato nelquale esportiamo è il Nord Europa;in Danimarca, Svezia, Norvegia, Fin-landia e Islanda esportiamo olio dioliva e di semi. Infine intendiamo in-crementare i rapporti con Ungheria eUcraina, che hanno una notevoleproduzione di semi di girasole edesportano olio di girasole grezzo, perpoter incrementare in loco la raffina-zione di questo prodotto.

Lo stabilimento Zucchi di Cremona

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Tribunali:la class actionnei confrontidell’impresa

28 SPECCHIOECONOMICO

Tribunale pro-nuncia sentenzadi condannacon cui liquidale somme defi-nitive dovute acoloro che han-no aderito all’a-zione, o stabili-sce il criterio dicalcolo per laloro liquidazio-ne. C’è il ri-schio che que-st’ultima possi-

bilità possa divenire la regola, privandoil consumatore di qualsiasi utilità delgiudizio collettivo e costringendolo adazionare individualmente un giudizio dicompletamento in merito all’applicazio-ne delle somme a suo favore. La senten-za che definisce il giudizio fa stato anchenei confronti degli aderenti, ma rinuncee transazioni intervenute tra le parti nonpregiudicano i diritti degli aderenti chenon vi hanno espressamente consentito.

È fatta comunque salva l’azione indi-viduale dei soggetti che aderiscono all’a-zione collettiva. In caso di accoglimento

di un’azione di classe proposta nei con-fronti di gestori di servizi pubblici o dipubblica utilità, il Tribunale tiene contodi quanto riconosciuto, a favore degliutenti o dei consumatori danneggiati,nelle relative carte dei servizi eventual-mente emanate. Non sono proponibili ul-teriori azioni di classe per i medesimifatti e nei confronti della stessa impresaal di fuori del termine fissato dal giudicenell’ordinanza con cui decide l’ammissi-bilità. Le azioni collettive eventualmenteproposte nel rispetto del termine asse-gnato dal giudice per aderire alla primavengono riunite d’ufficio se pendenti da-vanti allo stesso Tribunale; altrimenti ilgiudice successivamente adito ordina lacancellazione della causa dal ruolo, fis-sando un termine di due mesi per la rias-sunzione davanti al primo giudice.

In pratica, l’azione di classe è in gradodi assolvere ad una pluralità di funzioni.In primo luogo essa realizza la garanziadell’accesso alla giustizia per le contro-versie di modico valore. I vantaggi diquesto strumento lo lasciano preferirenon solo alle tradizionali azioni seriali,ma anche ai procedimenti di conciliazio-ne individuale. In caso di danni di massaper i soggetti lesi coinvolti, ma di entitàcosì lieve che non vale la pena di dedurliin giudizio isolatamente, l’aggregazioneprocessuale delle pretese individuali adopera di un rappresentante abbatte i costie costituisce un elemento fondamentaledi una risposta giudiziaria tesa a rimuo-vere le ragioni della rinuncia dei consu-matori e degli utenti. In secondo luogo,l’azione di classe esplica anche una fun-zione di deterrenza nei confronti dellacommissione di illeciti dannosi per unacerchia più o meno ampia di consumato-ri e di utenti.

In particolare, essa realizza una reazio-ne compatta dei consumatori nei con-fronti dell’illecito plurioffensivo del-l’impresa. Sotto questo profilo, l’iniziati-va giudiziaria collettiva privata si affian-ca all’attività pubblica di prevenzione edi controllo nei confronti del potere eco-nomico dell’impresa. La prima associa-zione di consumatori ad aver usufruitodella nuova normativa è stata il Coda-cons che, a tutela di 25 milioni di corren-tisti, ha promosso due azioni di classe inTribunale contro due giganti bancari:Unicredit e Intesa San Paolo. La medesi-ma associazione ha annunciato anche lacitazione in giudizio per la Voden Medi-cal Instrument, distributrice del test perl’influenza H1N1, davanti al Tribunaledi Milano. Purtroppo la nuova normati-va, pur essendo notevolmente miglioratarispetto a quella inizialmente prevista,non ha efficacia retroattiva. Rimangonoperciò privi di tutela i recenti scandaliche hanno colpito alcune grandi multina-zionali e hanno comportato notevoli dan-ni per migliaia di consumatori e utenti.

a legge 23 luglio 209 n. 99 (Di-sposizioni per lo sviluppo e l’in-ternazionalizzazione delle im-

prese, nonché in materia di energia) haintrodotto il nuovo testo dell’articolo140 bis del Codice di consumo relativoall’azione collettiva risarcitoria, comu-nemente detta class action, in vigore dalprimo gennaio 2010 per gli illeciti com-messi a partire dal 15 agosto 2009. Sitratta di un’azione risarcitoria proponibi-le da qualsiasi consumatore, componen-te della classe di riferimento, autonoma-mente o mediante associazione cui dàmandato o comitati cui partecipa, e miraa tutelare i diritti contrattuali di una plu-ralità di consumatori e utenti che versa-no, nei confronti di una stessa impresa,in situazione identica, inclusi i diritti re-lativi a contratti stipulati ai sensi degliarticoli 1341 e 1342 del Codice civile,riguardanti i contratti conclusi medianteformulari; i diritti identici, spettanti aiconsumatori finali di un determinatoprodotto nei confronti del relativo pro-duttore, anche a prescindere da un diret-to rapporto contrattuale; i diritti identici,al ristoro di un pregiudizio derivante aglistessi consumatori e utenti da pratichecommerciali scorrette o da comporta-menti anticoncorrenziali.

I consumatori e utenti che intendonoavvalersi di tale strumento di tutela pos-sono aderire, anche senza l’assistenza diun difensore, all’azione proponibile daciascun componente della classe. L’ade-sione comporta rinuncia ad ogni azionerestitutoria o risarcitoria individuale,fondata sul medesimo titolo. La doman-da deve essere presentata al Tribunaleordinario avente sede nel capoluogo del-la regione in cui ha sede l’impresa, fattesalve le seguenti eccezioni: per la Valled’Aosta è competente il Tribunale di To-rino, per il Trentino Alto Adige e il Friu-li Venezia Giulia è competente quello diVenezia, per le Marche, l’Umbria, l’A-bruzzo e il Molise il Tribunale di Roma eper la Basilicata e la Calabria è compe-tente il Tribunale di Napoli.

Il giudice adito verifica l’ammissibilitàdella domanda, che può essere dichiaratainammissibile quando è manifestamenteinfondata, o sussiste un conflitto di inte-ressi, o non si ravvisa l’identità dei dirittiindividuali tutelabili, o il proponente nonappare in grado di rappresentare adegua-tamente l’interesse della classe. Il giudi-ce si pronuncia sull’ammissibilità con or-dinanza, impugnabile davanti alla Corted’Appello; in caso d’inammissibilità, re-gola le spese anche per l’opportuna pub-blicità da dare al provvedimento.

In caso di ammissibilità dispone chesia data idonea pubblicità al provvedi-mento, fissando un termine massimo di4 mesi entro cui i soggetti interessatipossono aderire all’azione. All’esito delprocedimento, se la domanda è accolta il

L’azione collettivarisarcitoria realizzauna reazione compatta dei consumatorinei confronti dell’illecitoplurioffensivodell’impresa, chesi affianca all’attivitàpubblica di prevenzionee di controllo nei confronti del potereeconomico

di ANTONIO MARINI

GIUSTIZIA 1L

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281 del 1997 (sede congiunta delle Con-ferenze Stato-Regioni, Stato-città e Au-tonomie locali).

Ai sensi dell’articolo 10 delle preleg-gi, dunque, la nuova normativa è entratain vigore il 15 gennaio 2010 soltanto for-malmente, perché in concreto rimarràinutilizzabile fintantoché non verrannoemanati i decreti del presidente del Con-siglio dei ministri, previsti dalla disposi-zione transitoria contenuta nell’articolo7 del provvedimento in esame. Ciò pre-messo, passando a una rapida rassegnadelle disposizioni contenute in tale prov-vedimento, va innanzitutto rilevato cheesso circoscrive la possibilità di promuo-vere l’azione collettiva soltanto ai consu-matori o utenti, o alle associazioni, o aicomitati di consumatori o utenti, a tuteladei propri associati.

Sono da considerarsi consumatore outente e associazioni dei consumatori e

degli utenti, rispettivamente la personafisica che agisce per scopi estranei all’at-tività imprenditoriale o professionaleeventualmente svolta o le formazioni so-ciali che abbiano per scopo statuarioesclusivo la tutela dei diritti e degli inte-ressi dei consumatori o degli utenti. L’a-zione ha come presupposto oggettivo lalesione diretta, concreta e attuale degliinteressi giuridicamente rilevanti e omo-genei per una pluralità di utenti e consu-matori derivante dalla violazione dei ter-mini; dalla mancata emanazione degli at-ti amministrativi generali obbligatori enon aventi contenuto normativo, da ema-narsi obbligatoriamente entro e non oltreun termine fissato da una legge o da unregolamento; dalla violazione degli ob-blighi contenuti nelle carte dei serviziovvero dalla violazione di standard qua-litativi ed economici stabiliti, per i con-cessionari di servizi pubblici, dalle auto-rità preposte alla regolazione e al con-trollo del settore e, per le Pubbliche Am-ministrazioni, definiti dalle stesse inconformità alle disposizioni in materia diperformance contenute nel decreto legi-slativo n. 150 del 2009.

L’aspetto più innovativo delle nuovenorme è costituito proprio da quest’ulti-ma previsione che, consentendo ai con-sumatori o utenti di far valere la viola-zione degli standard qualitativi ed eco-nomici stabiliti sia per i concessionari diservizi pubblici sia per le P.A. medesime,rende sindacabile l’azione amministrati-va anche ove questa sia legittima, cioèconforme alle norme di legge. Apprezza-bile anche la previsione di una diffidapreventiva all’Amministrazione, cheviene così resa edotta tempestivamentedella pretesa collettiva e può porre rime-dio ai vizi lamentati scongiurando la pro-posizione dell’azione. La quale vienepresentata attraverso un ricorso al giudi-ce amministrativo, in grado di esercitarequel controllo penetrante sull’operatodella P. A. che l’ambito oggettivo dellanorma richiede e consente.

Va però, rilevato che il ricorso nonconsente di ottenere il risarcimento deldanno cagionato dagli atti e dai compor-tamenti previsti dalla norma; a tal finerestano fermi i rimedi ordinari. Il giudi-zio, dunque, si svolge principalmentenell’interesse generale del corretto svol-

gimento della funzione o dellacorretta erogazione del servi-zio. La sentenza che accoglieil ricorso ordina alla P.A. o alconcessionario di porre rime-dio entro un congruo termine aviolazioni, omissioni o ina-dempimenti, nei limiti delle ri-sorse strumentali, finanziarie eumane già assegnate in via or-dinaria e senza nuovi o mag-giori oneri per la finanza pub-blica. Antonio Marini

29SPECCHIOECONOMICO

La nuova normativaconsente ai consumatoridi far valere la violazionedegli standard qualitativi

ed economici verso concessionari di servizi eP.A., e rende sindacabilel’azione amministrativaanche ove sia legittima

La class actionnei confrontidella PubblicaAmministrazione

GIUSTIZIA 2l 15 gennaio scorso è entrato in vi-gore il D.lgs. n. 198 del 2009 cheintroduce nel nostro ordinamento

giuridico il «ricorso per l’efficienza delleAmministrazioni e dei concessionari deiservizi pubblici», meglio conosciuto co-me class action nei confronti della Pub-blica Amministrazione, uno strumentogiurisdizionale nuovo di zecca che si af-fianca ma che differisce profondamentedall’azione collettiva risarcitoria previstadall’articolo 140 bis del Codice di con-sumo, modificato di recente dalla leggen. 99 del 2009. Quest’ultima, infatti, ri-guarda le lesioni dei diritti di consumato-ri e utenti in ambito contrattuale e percerti aspetti extracontrattuale, ma non ilrapporto tra cittadini e P. A. Inoltre, men-tre l’azione di classe prevista dal Codicedi consumo mira a proteggere la partedebole nello squilibrio di posizioni sulmercato, con effetti limitativi alla fasedel contratto, l’azione collettiva nei con-fronti della P. A. si propone, più incisiva-mente, di intervenire nello stesso proces-so di produzione del servizio, correggen-done le eventuali storture.

In entrambi i casi si persegue l’obietti-vo di indurre il soggetto erogatore del-l’utilità a comportamenti virtuosi nel suociclo di produzione, ma la class actioncontro la P. A. lo fa in modo più diretto,perché tutela la strumentalità dell’orga-nizzazione amministrativa alla realizza-zione del bene pubblico. Infatti, la nuovanormativa ha lo scopo di garantire il cit-tadino-utente da qualsiasi violazione de-gli standard di qualità del servizio pub-blico, a prescindere dalla natura pubblicao privata del soggetto che lo eroga.

Considerata la necessità di definire invia preventiva gli obblighi contenuti nel-le carte di servizi e gli standard qualitati-vi ed economici cui fa riferimento il de-creto legislativo, nonché di valutarel’impatto finanziario e amministrativodegli stessi nei rispettivi settori, è previ-sto che la concreta applicazione delprovvedimento sarà determinata pro-gressivamente da uno o più decreti delpresidente del Consiglio dei ministri, chedovranno essere adottati da un lato per lecondotte delle Amministrazioni e deiconcessionari dei servizi pubblici su pro-posta del ministro per la Pubblica Ammi-nistrazione e l’Innovazione di concertocon il ministro dell’Economiae delle Finanze e per quanto dicompetenza, con gli altri mini-stri interessati; dall’altro per lecondotte delle Regioni e degliEnti locali su proposta del mi-nistro per la Pubblica Ammini-strazione e l’Innovazione diconcerto con il ministro dell’E-conomia e delle Finanze, suconforme parere della Confe-renza unificata di cui all’artico-lo 8 del decreto legislativo n.

Il

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30 SPECCHIOECONOMICO

to dal cliente per compensare l’interme-diario dell’onere di dover essere semprein grado di fronteggiare una rapidaespansione nell’utilizzo dello scoperto diconto; tale compenso, che di norma vie-ne applicato allorché il saldo del clienterisulti a debito per oltre un determinatonumero di giorni, viene calcolato in mi-sura percentuale sullo scoperto massimoverificato nel periodo di riferimento».

Ma ancora nella giurisprudenza è statosostenuto che la CMS, enunciata qualecorrispettivo per il mantenimento dell’a-pertura di credito indipendente dall’uti-lizzazione dell’apertura stessa, possa es-sere considerata nulla per mancanza dicausa, atteso che si sostanzia in un ulte-riore e non pattuito addebito di interessicorrispettivi rispetto a quelli convenzio-nalmente previsti per l’utilizzo dell’aper-tura di credito; così almeno il Tribunaledi Milano con sentenza del 4 luglio2002. Più di recente, in particolare nel2006, la Corte di Cassazione, con la sen-tenza n. 870, dava una corretta definizio-ne di CMS, intesa come la remunerazio-ne accordata alla banca per la messa a di-sposizione dei fondi a favore del corren-tista indipendentemente dall’effettivoprelevamento della somma. Sulla base diquesta definizione essa doveva esserecalcolata o sull’intera somma messa a di-sposizione della banca, in altre parolesulla somma rimasta disponibile in queldato momento e non utilizzata dal clien-te, ad esempio 2 mila euro, se il clientene ha utilizzato 3 mila euro, sui 5 milatotali affidati.

La banca infatti nel momento in cuiassume l’obbligo di tenere a disposizio-ne del cliente una determinata somma didenaro, ad esempio 5 mila euro, per untempo determinato, in teoria e solo inteoria destina quella determinata sommaa quell’utente per la durata dell’affida-mento a prescindere della sua effettivautilizzazione, poiché deve tenerla a di-sposizione di quel cliente che può utiliz-zarla totalmente ma anche parzialmente,in qualsiasi momento lo decida.

D’altra parte però la banca spesso si ri-servava di revocare in tutto o in parte ilfido concesso, in maniera unilaterale: ta-le circostanza va solo a dimostrare il ri-dimensionamento, quantitativo e qualita-tivo del servizio di pronta disponibilità

ella prassi bancaria la commis-sione di massimo scoperto(CMS) è stata definita come

quella percentuale che la banca applica almassimo saldo negativo registrato duran-te un trimestre, solitamente applicata perl’intero trimestre, anche se in tale arcotemporale il cliente affidato fosse andatoin rosso anche per un solo giorno. Nellapratica, dunque, il cliente, divenuto debi-tore della banca, si trovava a corrisponde-re oltre agli interessi passivi intesi qualifrutti civili che si ritraggono dalla cosacome corrispettivo del godimento che al-tri ne abbia ex art. 820 del Codice civile,anche una commissione che veniva a vol-te calcolata una sola volta sul massimoscoperto cioè sulla massima esposizionedebitoria del periodo, in una determinataunità di tempo, il trimestre.

C’è altresì da premettere come la CMSusualmente era applicata solo a determi-nati contratti bancari, riconducibili allanozione dell’apertura di credito, per lopiù in conto corrente, nonché ai fidi difatto, le cosiddette scoperture e sconfina-menti. In particolare, da quasi costantegiurisprudenza di merito e in assenza diuna norma precisa che ne prevedesse lemodalità applicative, essa era fatta consi-stere in un onere aggiuntivo alla sommagià dovuta dal cliente per interessi passi-vi, in base ad unilaterali modalità di cal-colo. Da molti istituti bancari dunque,essa era intesa come un accessorio del-l’interesse passivo.

I problemi di trasparenza contrattualee di liceità della CMS hanno dunque in-dotto il legislatore a introdurre nel nostroordinamento l’art. 2 bis della legge n. 2del 2009. Orbene, sebbene debbano, edovessero anche prima della citata rifor-ma, essere redatti in forma scritta, i con-tratti bancari di solito non contemplava-no una clausola normativa che definivala nozione e i criteri di applicazione del-la Commissione di Massimo Scoperto,limitandosi piuttosto a indicarne il merovalore, espresso in termini percentuali,nella sezione contrattuale dedicata allecondizioni economiche.

La natura della CMS è stata a lungodibattuta, essendo difficile trovarne unfondamento chiaro e univoco, essendorimasto senza risposta per lungo tempo ilproblema della sua corretta qualificazio-ne giuridica e della conseguente funzio-ne economico-sociale. Secondo la dottri-na tradizionale, nell’apertura di creditol’accreditato è innanzi tutto obbligato acorrispondere alla banca la cosiddetta«provvigione di conto» che rappresente-rebbe essenzialmente il corrispettivo del-l’obbligo della banca di tenere a disposi-zione dell’accreditato una determinatasomma per un certo tempo, indipenden-temente dall’utilizzazione che egli facciadel credito.

L’ambiguità stessa della natura dellaprovvigione di conto ha contribuito inmodo decisivo a rendere difficile la qua-

N

lificazione di una delle sue manifestazio-ni d’uso, in altre parole la CMS. Tali pro-blemi interpretativi sono stati oggetto dinumerose pronunce giurisprudenziali:così, la potenziale ambivalenza dellaCMS è stata colta dalla Suprema Cortedi Cassazione, con sentenza 11.772 del2002, secondo cui essa può essere assi-milata, per un verso «ad un accessorioche si aggiunge agli interessi passivi».Può tuttavia assumere, per altro verso,anche una diversa funzione, «remunera-tiva dell’obbligo della banca di tenere adisposizione dell’accreditato una sommaper un determinato periodo di tempo, in-dipendentemente dal suo utilizzo».

In sintesi, sino alla pubblicazione dellalegge n. 2 del 2009, alla CMS, secondo ilcriterio con cui è stata applicata, è stataattribuita una natura assimilabile a quelladegli interessi passivi, oppure è stataconsiderata un corrispettivo autonomodagli interessi stessi. Nella prassi banca-ria, infatti, la CMS si è progressivamentediscostata dall’ampia e generica nozionedi provvigione per la messa a disposizio-ne delle somme, assumendo di fatto lecaratteristiche proprie di una remunera-zione aggiuntiva al tasso di interesse.

Questo processo evolutivo si è potutoevincere anche dalle Istruzioni di vigi-lanza della Banca d’Italia, secondo cui«tale commissione nella tecnica bancariaviene definita come il corrispettivo paga-

di FABIO PICCIOLINISegretario nazionaledell’ADICONSUM

BANCHE

Commissione di massimo scopertoe rinnovo unilaterale delle condizionicontrattuali: queste le regole

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dei fondi. E allora una corretta identifi-cazione della natura della CMS, comestoricamente e originariamente disegna-ta, avrebbe dovuto indurre la banca apercepire una commissione sull’interasomma affidata, ad esempio 5 mila euro,anche nel caso in cui il cliente non aves-se utilizzato alcuna delle somme messe asua disposizione dall’istituto di credito.Nell’ipotesi in cui il cliente invece aves-se utilizzato solo in parte 3 mila eurodella somma affidata (5 mila euro), labanca avrebbe dovuto percepire un inte-resse corrispettivo per la somma utilizza-ta (3 mila euro) e una commissione per laresidua somma tenuta a disposizione (2mila euro).

Tuttavia sino ad oggi, contrariamentealla natura e alla definizione che ne fa laSuprema Corte, la CMS non è stata cal-colata sulla somma affidata o rimasta di-sponibile bensì, al contrario sulla sommamassima utilizzata nel periodo, solita-mente il trimestre, e per tutti i giorni delperiodo di riferimento. Nel corso degliultimi anni dunque abbiamo assistito auna incolmabile contraddizione tra me-todo di calcolo e funzione tradizionaledella CMS: contraddizione che ha porta-to spesso la giurisprudenza di merito e dilegittimità a dichiarare la nullità di quel-l’addebito, non trovando una giustifica-zione causale.

Per tali motivi sinteticamente illustratiil problema della CMS si è posto, alme-no sino alla novella, sul piano della vali-dità negoziale: tale commissione, è statoaffermato, per essere valida, o meglioesistente dovrebbe essere determinatacontrattualmente o comunque determi-nabile, nel suo ammontare e nella moda-lità di computo. Dunque, un primo puntofondamentale è che la CMS non può es-sere considerata come un «naturalia ne-gotii», ma deve essere convenuta ad hocin una ben precisa clausola contrattuale.

A causa di tali problemi interpretativie applicativi la CMS è stata disciplinata,in sede di conversione del decreto leggen. 185 del 2008, dall’art. 2 bis della leg-ge n. 2 del 2009, rubricato «Ulteriori di-sposizioni concernenti contratti banca-ri», frutto di una scelta volta ad elimina-re ogni problema di legittimità della cita-ta commissione, andando così legislati-vamente a superare il precedente orienta-mento, propenso all’abrogazione dellaCMS e comunque tendente a revocarnein dubbio la legittimità.

Come rilevato, il testo dell’art. 2 bisdella legge n. 2 è soggetto a dubbie inter-pretazione a causa del tenore non chiarodella norma. E infatti il primo comma de-linea in realtà due distinte fattispecie ne-goziali: esse rispecchiano diverse com-missioni, non necessariamente alternati-ve ma potenzialmente cumulative l’unarispetto all’altra. Questo è il grave pro-blema dell’attuale regolamentazione del-la CMS. La prima commissione, denomi-nata «commissione di massimo scoper-

to», è legittima solose il saldo del clienterisulti a debito per unperiodo continuativopari o superiore a 30giorni e può esserecalcolata entro i limi-ti dell’utilizzo dell’a-pertura di creditoconcessa. La normasancisce, per conver-so, la nullità di tuttele altre clausole aven-ti ad oggetto ulteriorie diverse nozioni di CMS, calcolate inqualunque altro modo. Anche eventualiremunerazioni su scoperti o sconfina-menti dovranno con ogni probabilità es-sere ricomprese entro la componente dicosto tipica per la concessione - anche difatto - del credito, vale a dire il tasso diinteresse. Attenzione, che tale primo tipodi CMS, in base alla norma, sarebbe nul-la in assenza di fidi.

La seconda tipologia di commissione,rintracciabile dopo un lungo inciso mol-te righe più sotto, è invece chiamata«corrispettivo per il servizio di messa adisposizione delle somme» (I comma,secondo alinea). Le due definizioni dellecommissioni, espresse prima in negativopoi in positivo, sono tra loro collegatedall’avverbio «altresì»: da ciò se ne po-trebbe dedurre una possibile convivenzanell’ambito dello stesso contratto. Dun-que, per la prima volta il nostro dirittopositivo menziona e definisce, sebbenecon una certa approssimazione, la no-

zione di questa commissione. Poiché è ragionevole immaginare che

il legislatore, nel preservare la legittimità(condizionata) della CMS, abbia intesomitigare l’effetto della preannunciataabrogazione, dovrebbe essere altrettantoragionevole ritenere che la CMS, di cuitratta la prima parte della norma, siaquella che in concreto il sistema banca-rio da anni sta richiedendo alla propriaclientela, e che da tempo è sottoposta alvaglio critico di dottrina, giurisprudenzae Antitrust, che recentemente ha apertonumerose procedure sanzionatorie neiconfronti di altrettanto numerosi istitutibancari italiani. In sostanza la nuova leg-ge ha svolto una mera ricognizione dellarealtà esistente, confermando che laCMS rappresenta una remunerazione ac-cessoria rispetto agli interessi passivi.

È divenuto norma ciò che sino ad oggiè stato sentenza. In tal modo si superanoanche molte critiche della giurispruden-za: da un lato quella dell’assenza di cau-sa, che è ora individuata ex lege. La nuo-va disposizione tratteggia inoltre, sebbe-

ne con una certa approssimazione, lamodalità di calcolo della CMS, lasciandointendere che essa si applichi sul piccomassimo entro il periodo di riferimento,purché il cliente risulti a debito per untempo pari o superiore a 30 giorni. Ciòva certamente a favore dei clienti che ri-chiedano un fido temporaneo, ma va cer-tamente a discapito di quelli che invecerientrino gradualmente e nel tempo neimargini dell’affidamento.

La seconda commissione, vale a dire il«corrispettivo per il servizio di messa adisposizione delle somme», per avere unsenso deve pertanto riguardare una fatti-specie diversa e non già disciplinata nel-la prima parte della norma. Ma in tal ca-so si realizza una potenziale duplicazio-ne di commissioni, poiché il «servizio dimessa a disposizione delle somme» cui èconnesso questo corrispettivo altro nonpuò essere se non il «contratto con ilquale la banca si obbliga a tenere a di-sposizione dell’altra parte una somma di

31SPECCHIOECONOMICO

Nel corso degli ultimi anni si è assistitoa un’incolmabilecontraddizione trail metodo di calcoloe la funzione tradizionaledella commissionedi massimo scoperto;tale situazioneha spesso portato la giurisprudenzadi merito e di legittimitàa dichiarare la nullitàdi quell’addebito,non trovandouna giustificazionecausale

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denaro per un dato periodo di tempo o atempo indeterminato», cioè a dire l’aper-tura di credito bancario.

La prassi bancaria conosce innumere-voli voci diversamente denominate -provvigioni di conto, commissioni di al-lestimento e rinnovo pratica di fido, spe-se di istruttoria, oneri di revisione, dirittidi segreteria ecc. -, tutte connesse al«servizio di messa a disposizione dellesomme»; in sintesi remunerazioni acces-sorie al contratto di apertura di credito,per lo più commisurate all’ammontaredell’importo accordato. Ebbene, d’ora inpoi tutte queste voci di spesa, «comun-que denominate», pare, dovrebbero ri-spondere ai nuovi requisiti previsti dallaseconda parte del primo comma dell’art.2 bis e non si dovrebbero cumulare conla previsione di cui al comma I.

Purtroppo successivamente all’intro-duzione della nuova disciplina molti in-termediari bancari hanno interpretato eapplicato in senso distorto, per la cliente-la, la CMS, mediante l’introduzione dialtre voci di spesa analoghe alla CMScosì come richiamata nel primo commadell’art. 2 bis, quali ad esempio: com-missioni per istruttoria urgente, corri-spettivo sull’accordato, commissione permessa a disposizione di fondi, recuperospese per affidamenti, corrispettivo perdisponibilità creditizia, indennità persconfinamenti, corrispettivo per scopertodi conto. In aperta violazione della nuo-va disciplina, però, molti istituti bancarihanno inviato ai propri correntisti unalettera con cui, sul presupposto erratodella possibile applicazione dell’art. 118del Testo unico bancario (D.Lgs.385/93), si è proceduto alla modificaunilaterale delle condizioni contrattualiintroducendo, nel contratto di conto cor-rente stipulato antecedentemente all’in-troduzione della nuova legge, nuovecommissioni prima non previste, anche acoloro i quali non avessero contrattatocon la banca un’apertura di credito incontro corrente.

Si ricorda, infatti, che l’art. 2 bis dellalegge 28 gennaio 2009 n. 2 citato preve-de come, per ammettersi la commissionedi massimo scoperto nella nuova versio-ne, occorra un «patto scritto non rinno-vabile tacitamente», e cioè un’esplicitamanifestazione di volontà, avente formascritta, riguardante l’introduzione, incontratto, della clausola in questione. Seè presumibile che nuove tipologie diclausole, nei limiti ammessi dalla legge,entrino nei contratti che le banche an-dranno a stipulare con i nuovi clienti,non è ammissibile ammettere l’introdu-zione unilaterale di nuove commissioni-clausole per contratti che in precedenzanon le prevedevano.

Illegittimi, infatti, debbono conside-rarsi i comportamenti che le banche han-no adottato nel tentativo di reintegrare acarico della clientela esistente, con vocidi addebito, a nuovo e diverso titolo gli

introiti forniti dall’abolita commissionedi massimo scoperto, tentando ovvia-mente di evitare di incorrere nel divietoimposto dalla legge grazie a un’illegitti-ma applicazione dell’art. 118 del Testounico bancari. Questa norma, di indub-bio favore per il settore bancario, realiz-za una deroga profonda ai principi gene-rali del contratto che non riconoscono al-cun valore al silenzio di una delle parti,prevedendo che le banche, se ricorre ungiustificato motivo e in presenza di unapattuizione apposita, hanno la facoltà dimodificare unilateralmente i tassi, i prez-zi e le altre condizioni contenute nei con-tratti formali che ne regolano i rapporticon la clientela.

Il congegno adottato dalla legge consi-ste in una sorta di silenzio-assenso percui la banca invia al proprio cliente una«Proposta di modifica unilaterale delcontratto» con un preavviso minimo di30 giorni; il cliente può recedere dal con-tratto senza spese entro 60 giorni. Se nonlo fa, la modifica s’intende da lui accetta-ta. Ma l’applicabilità dell’art.118 del Te-sto unico incontra il limite di non poterintrodurre nuove condizioni contrattuali:ciò è stato chiaramente confermato dallenuove disposizioni sulla trasparenza ban-caria. Ciò, dunque, non consente agli isti-tuti bancari di variare, a proprio arbitrio,il contratto fino ad introdurvi condizionieconomiche, clausole o commissioninuove, a titolo diverso. Dunque le nuove

strutture commissionali, «sostitutive»dell’abolita commissione di massimoscoperto, non possono, neanche se sonovalide, essere introdotte in modo unilate-rale nei vecchi contratti perché occorreche, su di esse, si realizzi e si formalizziun nuovo incontro di volontà delle parti.

Risulta quindi evidente che la normadeve essere al più presto meglio precisa-ta, nel senso che la «commissione di mas-simo scoperto» e quella di «messa in di-sponibilità», comunque denominata, nonpossono essere applicate cumulativamen-te e che nuove commissioni, non previstenel contratto originario, per essere validedevono essere espressamente sottoscrittedal correntista. Le recenti affermazionidella Banca d’Italia in materia di com-missioni applicate alla clientela - «in unnumero non ridotto di casi il passaggiodalla vecchia alla nuova struttura com-missionale ha prodotto un peggioramentodelle condizioni per la clientela» e «So-prattutto per i conti non affidati, per iquali la legge ha sancito la nullità dellacommissione di massimo scoperto, la va-rietà di commissioni introdotte in sua so-stituzione ha ridotto il grado di compara-bilità del costo dello scoperto di conto» -sono, conclusivamente, la migliore di-chiarazione a sostegno dei diritti dei cor-rentisti e dell’esigenza che il sistema ban-cario non continui a puntare su impropo-nibili interpretazioni delle leggi e dellenorme, a danno della clientela.

INALCA (CREMONINI): 80 MILA HAMBURGER L’ORA PER IL MERCATO RUSSO.L’Inalca JBS del Gruppo Cremonini-JBS, ha inaugurato a Mosca un com-plesso produttivo e distributivo con il marchio «Marr Russia» comprenden-te una delle più grandipiattaforme logistiche di-stributive della Russia percommercializzare e distri-buire prodotti alimentari, eun impianto per la produ-zione di hamburger. Pro-gettato dalla Tecnostarduedel Gruppo Inalca JBS, ilcomplesso è stato realiz-zato a Odinzovo, nelle im-mediate vicinanze del rac-cordo anulare di Mosca,su un’area di 25 mila metriquadrati e in tre piani percomplessivi 26 mila metricoperti. Con l’entrata a regime del nuovo stabilimento la società, che ha in-vestito 180 milioni di euro e occupa circa 400 persone, prevede di rag-giungere nel 2010 un fatturato di circa 180 milioni di euro. Per la zootecniae la carne bovina la Russia possiede un decimo delle terre coltivabili delmondo con un’enorme capacità produttiva di prodotti per l’alimentazioneanimale, ma necessita di esperienza, tecnologia e investimenti nei settoridell’allevamento, trasformazione e valorizzazione delle produzioni locali.Le specialità alimentari italiane sono sempre più richieste e apprezzate nelqualificato mercato russo dove la Marr Russia ha sviluppato attività di ser-vizio per alberghi, ristoranti, catene di ristorazione. In particolare, il nuovoreparto di produzione di hamburger, dotato delle più avanzate tecnologie ecompletamente automatizzato, produce 80 mila hamburger l’ora corri-spondenti a 25 mila tonnellate all’anno, aumentabili a 50 mila tonnellate,destinati principalmente ai ristoranti McDonald’s della Federazione Russa.

Il nuovo stabilimento dell’Inalca-JBS di Mosca

32 SPECCHIOECONOMICO

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l cambio al vertice della missioneUnifil - United Nations Interim For-ce in Lebanon - tra il generale di

Corpo d’Armata italiano Claudio Gra-ziano e lo spagnolo major-general Alber-to Asarta Cuevas offre l’occasione perricordare lo scopo della missione che ve-de l’Onu impegnata ormai da anni nel-l’agitato rapporto israelo-libanese. L’U-nifil è stata creata dal Consiglio di Sicu-rezza delle Nazioni Unite che, in seguitoall’invasione israeliana in territorio liba-nese, con la risoluzione n. 425 del 19marzo 1978 impose il ritiro israelianodal Libano allo scopo di ripristinare lapace e la sicurezza internazionale, assi-stendo il Governo libanese a ristabilire lapropria effettiva autorità nella zona.

A causa degli sviluppi successivi quelmandato è stato adattato due volte, nel1982 e nel 2000. Nonostante numerosepiccole violazioni della linea di recesso,la cosiddetta Linea Blu, degli spazi ma-rittimi ed aerei e del cessate il fuoco, fi-no al luglio 2006 la situazione nella zonaè rimasta relativamente calma. Le opera-zioni dell’Unifil consistevano nel con-trollo della Linea Blu e della zona adia-cente, nella quale la Forza interinalecompiva pattugliamenti e osservazioneda posizioni fisse, e forniva assistenzaumanitaria alla popolazione locale svol-gendo anche attività di ricerca e di elimi-nazione di mine e di ordigni inesplosinel Libano meridionale.

Tuttavia i dissapori tra le parti noncessarono mai, anzi esplosero in nuoveostilità sul confine cominciate il 12 lu-glio 2006, quando elementi hezbollahlanciarono numerosi razzi dal territoriolibanese, oltre la Linea Blu, verso posi-zioni delle Israeli Defence Force e nellazona della città israeliana di Zar’it, pro-vocando l’uccisione di otto soldati israe-liani mentre altri sei furono feriti e duecatturati da tali milizie. Al rifiuto alla ri-chiesta di rilascio, Israele avviò un’of-fensiva in Libano diretta ad annientare lemilizie hezbollah e altri elementi armatie la risposta furono altriattacchi contro infra-strutture civili israelianenel Nord di Israele.

Gli scontri durarono34 giorni durante i qualisi svolse un’intensa atti-vità diplomatica inter-nazionale tesa al conse-guimento di una tregua.Il Consiglio di Sicurez-za delle Nazioni Uniteadottò quindi la Risolu-zione n. 1701 dell’11agosto 2006 con la qua-le si sanciva la cessazio-ne delle ostilità a partiredal 14 agosto 2006. Conla stessa risoluzione ilConsiglio modificò si-gnificativamente l’Uni-fil aumentando le forze

33SPECCHIOECONOMICO

comando della missione Unifil. «La ces-sazione delle ostilità e il rispetto dellaBlu Line sono stati osservati dalle partinella maggior parte dei casi–ha riferito ilComandante–, le parti continuano a col-laborare con l’Unifil e la loro costanteosservanza della Risoluzione 1701 del-l’Onu è fondamentale per mantenere talerapporto». Ha elogiato le forze armate li-banesi per tale cooperazione: «L’Unifil ele Forze Armate libanesi hanno realizza-to un’effettiva partnership, che costitui-sce la pietra miliare per la corretta attua-zione di tale Risoluzione». Ha inoltresottolineato i compiti che attendono leforze presenti in Libano: «È responsabi-lità delle parti approfittare dell’opportu-nità fornita dalla presenza dell’Unifil perraggiungere definitivamente il cessate ilfuoco nel lungo periodo».

La cerimonia del passaggio di conse-gna ha avuto luogo a Naqoura, alla pre-senza dei ministri della Difesa libaneseElias Murr e spagnolo Carme Chacon;del sottosegretario alla Difesa italianoGiuseppe Cossiga; del comandante delleForze Armate libanesi generale JeanKahwagi; dei capi di Stato Maggiore del-la Difesa italiano generale VincenzoCamporini, e spagnolo generale Rodri-guez Fernandez; oltre a rappresentantipolitici e funzionari del Governo locale,ambasciatori ed alti funzionari dell’Onu.

Il comandante entrante major-generalAsarta, nel proprio discorso di insedia-mento come capo della missione Unifilha ricordato di aver già svolto un incari-co nell’United Nations Interim Force inLebanon quale comandante del settoreEst, dal dicembre 2008 all’aprile 2009.«Siamo qui per aiutare le parti ad evitarele ostilità e procedere verso un cessate ilfuoco permanente, e siamo determinati afarlo», ha dichiarato assicurando che faràquanto possibile per garantire il successodel mandato Onu nel sud del Libano.

Attualmente sono circa 12 mila i mili-tari impegnati provenienti da 29 Paesi, dicui 780 in servizio presso la Maritime

Task Force. La com-ponente civile di staffconta oltre 300 agentiinternazionali e circa700 nazionali. Dopoaver passato in rasse-gna la Guardia d’O-nore dell’Unifil eaver deposto una co-rona in memoria dicoloro che, apparte-nenti alle forze di pa-ce, hanno perso la vi-ta nell’adempimentodel dovere, il genera-le Graziano ha firma-to il «Transfert ofAuthority» e ha con-segnato la bandieradelle Nazioni Uniteal generale AlbertoAsarta Cuevas.

II In collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa

di VALTER CASSARStato Maggiore della DifesaUfficio P.I.

da circa duemila soldati poco prima del-la guerra fino a un massimo di 15 milauomini, da schierare in Libano in fasisuccessive espandendo l’area di opera-zioni a tutto il territorio libanese a suddel fiume Litani.

Per la prima volta, il Consiglio deciseinoltre di includere una forza marittima,la Maritime Task Force, come elementooperativo delle Nazioni Unite per ilmantenimento della pace. Dall’Italia il29 agosto 2006 partì il Gruppo Anfibiointerforze e il 18 settembre 2006 fu com-pletato il trasferimento della Joint Lan-ding Force Lebanon e del suo Comandonella Base di Tibnin, futura sede del Co-mando del Settore Ovest. Il 1° novembre2006 il Comandante della JLF-L assunsela responsabilità del Settore Ovest del-l’Unifil e, contestualmente, il comandodella Brigata Ovest della forza dell’Onu,composta da due battaglioni italiani, unofrancese e uno ghanese. Il 2 febbraio2007 il Generale di Divisione italianoClaudio Graziano dette il cambio al Ge-nerale di Divisione francese Alain Pelle-grinì, assumendo il Comando dell’Unifila Naqoura e mantenendolo fino al 28gennaio scorso.

Nel discorso di commiato, il GeneraleGraziano si è soffermato sui tre anni di

UNIFIL

Forze Armate italiane in Libano,un bilanciodella loro presenza

Firma del passaggio dei poteri tra i comandanti uscente ed entrante

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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA

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on la risoluzione del 13 gen-naio 2010 il Consiglio Supe-riore della Magistratura è in-

tervenuto sull’argomento della cosiddet-ta geografia giudiziaria individuando icriteri per la razionalizzazione delle sedigiudiziarie. Dopo aver ripercorso l’ela-borazione consiliare sul tema della revi-sione, ne delinea le possibili linee guidapartendo dal presupposto che la piantaorganica media ottimale dovrebbe preve-dere tra i 20 e i 40 magistrati, con conse-guente intervento su 88 Tribunali che at-tualmente presentano un organico infe-riore alle 20 unità.

La risoluzione conclude segnalando alministro della Giustizia «l’assoluta e im-prescindibile necessità di attivare unaproposta legislativa diretta a rivedere lecircoscrizioni giudiziarie; la revisionedelle circoscrizioni giudiziarie costitui-sce infatti–a parere del CSM–, lo stru-mento indefettibile per realizzare un si-stema moderno ed efficiente di ammini-strazione della giurisdizione, che sia ingrado di fornire la dovuta risposta di me-rito alle istanze di giustizia, nel rispettodi tempi ragionevoli di durata del pro-cesso, nella consapevolezza che il ritardonel giungere alla decisione si risolve inun diniego di giustizia».

L’Organismo Unitario dell’Avvocatu-ra non ha mai messo in discussione l’op-portunità di rivedere la geografia giudi-ziaria. Non vi è dubbio però che la distri-buzione nel territorio degli Uffici in cuisi amministra la Giustizia, in un momen-to in cui efficienza del sistema e raziona-lizzazione di costi sono un binomio in-dissolubile, è un tema che va affrontatoin maniera complessiva, con riferimentoa tutti gli Uffici presenti nel territorio,Tribunali, Sezioni distaccate di Tribuna-le, Corti di Appello, Giudici di Pace.

Pur non negando, quindi, l’indubbiavalidità all’intervento del CSM, si devepurtroppo evidenziare che, nel deliberatoindicato, si ripresenta ancora una voltaun’affermazione che non ha riscontronella realtà, cioè che i Tribunali minorinon funzionano e costano troppo e che,per sopperire al disservizio endemicodella Giustizia e alla lungaggine dei pro-cessi, unica soluzione sia quella di sop-primerli o accorparli, e questo con meroriferimento al solo numero di magistratiin essi presenti.

Le ragioni di specializzazione o di in-compatibilità del magistrato, su cui sem-bra fondarsi essenzialmente l’individua-zione dell’organico del «Tribunale otti-male», possono essere sì importanti, manon uniche; vi sono aspetti legati al terri-torio, alle comunicazioni, al tessuto so-ciale che non possono essere sacrificatitout court a un’efficienza tutta da accer-tare, non dovendosi dimenticare che ilpresidio di legalità oggi presente in tutti iTribunali italiani costituisce un patrimo-nio non disperdibile. Vale la pena ag-giungere ancora che la giustizia non va

SPECCHIOECONOMICO

CCGEOGRAFIA GIUDIZIARIA,NON SI PUÒ CONDIVIDERELA PROPOSTA DEL CSM

di MAURIZIO DE TILLApresidente dell’O.U.A.,

Organismo Unitario Avvocati

cato non dovrà prescindere da alcuniaspetti che per l’Oua costituiscono puntifermi dai quali avviare la discussione:

1) La revisione delle circoscrizioninon dovrà essere attuata partendo dasemplici dati asettici, estrapolati dal con-testo di ogni singolo Circondario, ma po-trà essere attuata solo dopo un approfon-dito esame della struttura sociale ed eco-nomica del territorio, dall’analisi nonesclusivamente quantitativa ma essen-zialmente qualitativa di dati certi e veri-ficati, cui pervenire con la collaborazio-ne dell’avvocatura locale, unica catego-ria in condizione di fornire indicazionireali di riferimento sui bisogni delle spe-cifiche realtà locali.

2) La revisione della circoscrizioni do-vrà tener conto di quell’esigenza comu-ne, e da tutti sentita come irrinunciabile,di salvaguardare il valore e il principiodella giustizia di prossimità, elementocardine e di riferimento per ogni inter-vento di razionalizzazione.

3) La revisione delle circoscrizionidovrà verificare che non siano venutemeno tutte le ragioni che hanno portatonel tempo all’istituzione delle attuali se-di di Tribunali.

Fermi questi principi, una nuova geo-grafia giudiziaria potrà trovare attuazio-ne non tanto con la generalizzata sop-pressione di Tribunali non capoluogo diprovincia o che non rispettano un nume-ro minimo di magistrati, ma piuttostocon una equa ridistribuzione del territo-rio tra gli esistenti Uffici di primo grado,anche nello spirito della legge istitutivadei Tribunali metropolitani.

Le attuali sedi dei Tribunali sono oggiuffici già organizzati e ciascuno ha unastruttura in grado di fornire il migliorservizio giustizia al proprio Circonda-rio; sopprimere alcune di queste sedi,solo perché attualmente hanno organiciinferiori ad determinate unità, vuol direperdere un patrimonio acquisito neltempo, impoverendo sotto il profilo deiservizi e dell’educazione alla legalità ilcorrispondente territorio; seguendo ilprospettato criterio, ad esempio, per cir-ca 350 chilometri che è la distanza traSalerno e Cosenza, non vi sarebbe piùalcun Tribunale.

Appare più utile quindi valutare lapossibilità di ridistribuire all’interno diciascun Distretto, o per regione laddovevi siano più Distretti, il Circondario degliattuali Tribunali, superando i confini

assolutamente osservata in termini diproduttività aziendale. Pur in presenza dicongiunture particolari come quella at-tuale, essa rimane un bisogno primariodella collettività, come la sanità e lascuola, e come tale i suoi costi devonoconsiderarsi socialmente utili e dovero-samente riassorbibili.

L’Organismo Unitario ritiene comun-que che tutti gli argomenti correlati allageografia giudiziaria debbano essere og-getto di un’ampia discussione e di un ta-volo congiunto al quale partecipino atti-vamente i sottoscrittori del «Patto per laGiustizia e per i cittadini». Sotto taleprofilo l’Oua ritiene che la soppressioneo ridistribuzione delle sezioni distaccate,scelta probabilmente meno condizionatadalle onnipresenti ragioni di campanile,può costituire il primo passo per affron-tare, in misura ponderata e costruttiva, lariorganizzazione degli Uffici, secondo ilbinomio costi-efficienza.

Deve quindi essere rivista l’attuale di-slocazione mantenendo le Sezioni di-staccate esclusivamente presso quei pre-sidi che, per particolare lontananza dallasede del Tribunale, ad esempio quelledelle isole, o per estensione di territorioo elevata urbanizzazione nei cosiddettiTribunali metropolitani, richiedono cheil processo si svolga effettivamente in lo-co. Ogni confronto su un tema così deli-

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canto l’istituzione in tutti i Tribunali diun organismo di conciliazione promossodai Consigli degli Ordini forensi e, dal-l’altro, la formazione di un mediatore-conciliatore dotato di prestigio, autoritàmorale, indipendenza, terzietà, profes-sionalità e integrità. Ciò non sarà moltofacile, e non potrà raggiungersi in breve.

La procedura di conciliazione non puòessere in alcun caso obbligatoria; mentrela figura del mediatore va individuata inun professionista che, dotato dei predettirequisiti, svolge il servizio di concilia-zione senza poter rendere giudizi o deci-sioni vincolanti per i destinatari del ser-vizio stesso, se non nel caso di accordo.La procedura di mediazione - da instau-rarsi solo su concorde istanza delle partie con l’assistenza obbligatoria di un av-vocato - non può, inoltre, comprendere

35SPECCHIOECONOMICO

Luci e ombrenel decretosu Mediazionee Conciliazione

Il Tribunale civile di Roma

introduzione, nell’ordinamen-to italiano, dell’istituto dellaconciliazione per risolvere di-

rettamente le vertenze esistenti tra due opiù parti ed evitare il ricorso alla magi-stratura e gli inconvenienti che questocomporta - principalmente la lunghissi-ma durata dei procedimenti -, non puòcostituire un’alternativa a una giustiziainefficiente. Quello che bisogna innan-zitutto promuovere è la formazione diun «sistema plurale» di tutela dei dirittiall’interno del quale il cittadino, assisti-to dall’avvocato, deve poter scegliere li-beramente tra diversi metodi e mezzi dirisoluzione delle controversie, tutti pari-menti efficienti e garantiti, ma diversinel loro fondamento.

Quello che bisogna evitare è porrel’alternativa tra una giurisdizione pub-blica irrimediabilmente inefficiente e unsistema adeguato di procedure non con-tenziose. Ciò precisato, va rilevato chenon soltanto gli avvocati, ma anche igiudici sono mobilitati nel sostenere laconciliazione come strumento veloceper risolvere le controversie e diminuireil carico giudiziario. Recentemente ilpresidente del Tribunale di Roma, PaoloDe Fiore, strenuo difensore della conci-liazione, ha dichiarato che «si sta pun-tando molto alla giustizia alternativa»,tanto che si sta creando all’interno del-l’Ufficio giudiziario romano un centrodi informazione che può alleggerire ilpeso e il numero delle cause. Bisognanon rassegnarsi, ha aggiunto, e fare cre-scere la cultura della conciliazione.

Siamo d’accordo con il presidente DeFiore. Ma la promozione di tale culturanon autorizza l’emanazione di un decre-to legislativo che, nella sostanza, estro-mette l’avvocato e, in determinati casi,anche l’opera costituente degli Ordiniforensi. Appare centrale, per il successodell’istituto della conciliazione, da un

provinciali, ovvero regionali, così da co-stituire Uffici il più possibile omogenei.Anziché chiudere strutture funzionanti ecomplete sotto il profilo dell’organizza-zione delle persone e dei locali, apparepiù utile e meno oneroso ridistribuire ter-ritorio ed eventualmente parte degli or-ganici trasferendoli da Uffici confinantiqualora questi, per esempio, siano ecces-sivamente oberati, ovvero abbiano orga-nici o popolazione particolarmente supe-riore a quel limite ottimale individuatodall’indicata legge.

In una visione di ampio respiro, si po-trebbe ipotizzare una ridistribuzione ge-nerale, da attuarsi per tutti i Tribunali enon solo per quelli che confinano con i«minori» o per quelli «non capoluogo».Ciò oltretutto non confliggerebbe con icriteri territoriali del deliberato CSM,che ritengono «irrinunciabile la presenzadel Tribunale ordinario in ogni capoluo-go di provincia» e consentirebbe altresì

una puntuale applicazione di quei corret-tivi che sempre il CSM ritiene applicabi-li in relazione ad aree maggiormente in-teressate a fenomeni di criminalità orga-nizzata ovvero da peculiare densità im-prenditoriale e commerciale.

Tutto ciò non dovrà però portare a sa-crificare Tribunali sub provinciali a fa-vore dei provinciali, tenendo anche con-to che quest’istituzione, sempre più indiscussione, potrebbe essere presto sosti-tuita da altri Enti territoriali quali l’AreaVasta o Metropolitana. È di tutta eviden-za che la prospettata razionalizzazionedelle sedi distaccate, quale primo passodi una razionalizzata geografia, trovereb-be significativa applicazione in questaipotesi di allargamento, rectius, di rie-quilibrio territoriale.

A conclusione va segnalata una preoc-cupazione. La Giustizia è in questo mo-mento interessata da rilevanti riformeche andranno ad incidere in maniera si-

gnificativa sulla trattazione del processoe in genere sul contenzioso civile e pena-le. Procedere ora ad una revisione deiCircondari potrebbe rivelarsi inutile senon controproducente se prima non siavranno dati certi sugli effetti che questeriforme avranno sul servizio della Giu-stizia nel territorio.

Aumenti di competenza, materie de-mandate a giudici specializzati, trattazio-ne alternativa delle controversie, conci-liazioni pre-contenzioso, uso sempre piùavanzato di diffusi strumenti informatici,processo telematico, potrebbero richie-dere una diversa struttura e un’altrettantadiversa dislocazione degli uffici giudi-ziari di primo grado rispetto a quella at-tuale. Decidere in fretta, solo per ragionidi auspicabile efficienza, potrebbe pena-lizzare in maniera irreversibile un nume-ro rilevante di cittadini, che vedrebberovenir meno quella efficiente tutela deipropri diritti fino ad oggi goduta.

LL’’ la stesura di verbali, se non nel caso chesi giunga a una conciliazione.

Tra le «luci» del decreto legislativo initinere mi sembra appropriata la normain base alla quale tutte le informazioni ele dichiarazioni rese nel corso della pro-cedura, compresa la documentazione ac-quisita, non possono essere in alcun mo-do usate nel giudizio avente il medesimooggetto, anche parziale. Sulle stesse di-chiarazioni e informazioni non può esse-re ammessa prova testimoniale. Con fa-vore va altresì accolta la possibilità,concessa al giudice nel corso del giudi-zio, di invitare le parti ad esperire untentativo di conciliazione presso un or-ganismo accreditato. Questo può rappre-sentare un concreto incentivo per il ri-corso alle soluzioni consensuali.

La diffusione della conciliazione co-siddetta delegata, che garantisca il colle-gamento tra processo e procedimentoconciliativo, potrà valorizzare il ruolodegli organismi di conciliazione. Gli av-vocati devono favorire il tentativo diconciliazione e, a tale fine, informareadeguatamente il cliente. La violazionedi tale obbligo può costituire un illecitodeontologico. Ma non può assolutamen-te giustificare la nullità del mandato adifendere, altra «ombra» del decreto le-gislativo. Il che costituirebbe un’armaimpropria in mano al cliente per non pa-gare il compenso dovuto, specie nel ca-so di soccombenza nella lite anche sedallo stesso cliente voluta con il conferi-mento al legale del mandato.

Infine, va accolta la richiesta dell’Or-ganismo Unitario dell’Avvocatura se-condo il quale può concorrere al succes-so della giustizia alternativa la predispo-sizione di una tariffa premiale per l’atti-vità dell’avvocato quando questa condu-ce alla conciliazione prima dell’introdu-zione della controversia.

Maurizio de Tilla

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rea interesse l’uomo chesbarca sulla luna. Sembrache ne crei meno, invece,l’uomo che sbarca sul so-

le. Franco Traverso l’ha fatto, e si èbruciato al punto tale da voler trasfe-rire parte della propria attività all’e-stero, nel Nord America. Certo è cheinvestire chiama in causa il futuro; èuna scommessa nella maggior partedei casi, che va sostenuta da un fortecredo, quello nelle proprie potenzia-lità ma soprattutto da un sistema che

consenta l’introduzione del cam-biamento. Questo pioniere - im-

prenditore nel settore dell’e-nergia fotovoltaica dal 1981,

anno in cui fondò l’HeliosTechnology acquisendouna tecnologia califor-

niana per produrre cel-le e pannelli - è oggi

amministratore de-legato della Sil-

fab spa, multi-n a z i o n a l e

con sede aP a d o v aoperantenell’inte-ra filieradel foto-

voltaico, apartire dalla

materia prima,il polysilicon, sino

alla realizzazione diparchi solari chiavi inmano.Innanzitutto, un po’ di

glossario per un tema chenon a tutti è chiaro. Il«Conto Energia», in Italiaentrato tramite della Di-rettiva comunitaria per lefonti rinnovabili - la n.77 del 2001 recepita daldecreto legislativo n.

387 del 2003 -, consiste nel program-ma europeo di incentivazione venten-nale in conto esercizio della produ-zione di elettricità da fonte solare me-diante impianti fotovoltaici: il privatopercepisce somme in modo continua-tivo per i primi 20 anni di vita del-l’impianto purché quest’ultimo siaconnesso alla rete. Nessun incentivo èattribuito a impianti destinati ad uten-ze isolate, non raggiunte dalla reteelettrica. Dal 2005 per accedervi è ne-cessario presentare la domanda al Ge-store del sistema elettrico - oggi Ge-store Servizi Energetici (GSE) - e dal2007 la procedura è stata snellita, nonessendo più necessario attendere l’ac-coglimento da parte del GSE delledomande di tariffe incentivate: richie-sto l’allaccio al Gestore di rete locale,si può realizzare l’impianto, collegar-lo alla rete elettrica ed ottenere il rico-noscimento della tariffa, su tutta l’e-nergia prodotta e non solo su quellaprodotta e consumata in loco.

Il timore degli operatori del paven-tato taglio degli incentivi del 10 percento annuo, rispetto al 4 per centoche essi richiedevano, si è rivelato inparte fondato: dal 2011 i «buoni-so-le» potrebbero esser ridotti del 6 percento. Per questo e per altri motivioggi, esattamente come quando co-minciò la propria attività, resta diffi-cile per Traverso e gli altri imprendi-tori del sole mantenersi ottimisti sul-la possibilità che in Italia - parados-salmente uno dei Paesi più assolati,soprattutto nel Meridione, tanto daessere spesso a rischio siccità - il set-tore fotovoltaico si sviluppi con cri-terio e fiducia, anche a ricordare cheproprio in questo settore l’Italia è trai meno sviluppati nel mondo, propriomentre nell’Illinois un gruppo di ri-cercatori annuncia di aver creato untipo di celle in silicio monocristallinospesse un decimo di quelle conven-

36 SPECCHIOECONOMICO

C

FFRRAANNCCOO TTRRAAVVEERRSSOO:: SSIILLFFAABB,,VVEERRSSOO LLAA FFIILLIIEERRAAIINNTTEEGGRRAATTAA DDEELL FFOOTTOOVVOOLLTTAAIICCOO

FFRRAANNCCOO TTRRAAVVEERRSSOO:: SSIILLFFAABB,,VVEERRSSOO LLAA FFIILLIIEERRAAIINNTTEEGGRRAATTAA DDEELL FFOOTTOOVVOOLLTTAAIICCOO

a cura di GIOSETTA CIUFFA

Franco Traverso,amministratoredelegatodella Silfab

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anche da regolatore di carica, batteria eaccessori; questo ci ha collocato in unasituazione di preferenza rispetto al pro-dotto americano. Oltre a questo, la vici-nanza al mercato è stata certamente unfattore determinante.

D. Chi erano i vostri concorrenti?R. In Italia c’era innanzitutto l’Ansal-

do, primo produttore che poi chiuse per-ché le perdite nel settore erano elevate;quindi l’Eni con Italsolar, poi Pragma,poi Eurosolare; si tratta di società che la-voravano principalmente con gli appaltidell’Enel, dell’Enea e delle grosse com-messe nazionali. C’era un mercato na-zionale pubblico al quale partecipavoguadagnandomi spazio anno dopo anno,un mercato privato e un mercato estero,che era quello che ci dava maggior linfa.Concorrenti all’estero erano Arcosolar,compagnia petrolifera americana che og-gi non esiste più, ma che allora era un’a-zienda importante nel fotovoltaico a li-vello mondiale, Solarex, poi acquisitadalla British Petroleum, Solec da cui hoacquistato la tecnologia, la giapponeseKyocera. Si trattava di aziende interna-zionali che vendevano con procedure didumping e avevano costi più elevati deiprezzi di vendita.

D. In che modo è riuscito a ritagliarsila sua fetta di mercato?

R. Innanzitutto aggiungendo la com-ponentistica e fornendo un prodottocompleto, in modo da differenziare lamia posizione rispetto ai concorrenti. Misono dedicato anima e corpo alla proget-tazione e all’innovazione tecnologica,creando una competenza interna all’a-zienda per realizzare impianti perfor-manti e produrre le celle e pannelli piùefficenti. Con questi requisiti negli anni90 ho sviluppato la presenza all’estero.

D. I suoi studi l’hanno portata a farequeste scelte?

R. Sono diplomato in Meccanica, co-minciai a frequentare l’università mal’abbandonai per seguire l’azienda pater-na che ancora oggi opera nelle materieplastiche; da autodidatta cominciai a stu-diare Fisica e Chimica e acquisii quellecompetenze che poi ho sfruttato inven-tando i processi che sono poi stati allabase del successo della mia azienda.

D. Una scelta difficile, se si pensa cheil fotovoltaico allora era, soprattutto inItalia, molto lontano. Cosa l’ha spinta?

R. Ero affascinato dall’idea di produr-re l’energia dal sole. Quindi, tramite unamico, conobbi un professore dell’Uni-versità di Ferrara che lavorava nel setto-re del silicio e aveva contatti con l’azien-da americana dalla quale successivamen-te acquisii la relativa tecnologia.

D. Nel 2007, con Silfab ha voltato pa-

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SilfabParchi solari Silfab

filiera fotovoltaica integrata perché l’Ita-lia scoraggia ogni forma di investimentomentre il Governo americano, al contra-rio, appoggia il progetto ed è pronto adar garanzie per le aziende che investononelle energie rinnovabili ed è ben dispo-sto verso l’occasione - che l’Italia ha per-so - di creare migliaia di posti di lavoro enon burocraticamente scoraggiante. Perun imprenditore il cui scopo è stato sem-pre quello di «promuovere attivamentel’uso delle energie rinnovabili in mododi ridurre l’inquinamento ambientale emigliorare la qualità della vita sul piane-ta», queste sono premesse sufficienti perrinunciare al tricolore.

Domanda. Come si caratterizzava ilmercato agli inizi della sua attività?

Risposta. Combattevo contro 3 o 4multinazionali americane che lavoravanoin passivo perdendo anche 20 milioni didollari l’anno, società petrolifere chepuntavano sul fotovoltaico come possibi-le sorgente di energia futura; la mia so-cietà era un «vaso di terracotta» che do-veva sopravvivere in un mercato sostan-zialmente inesistente. Non era ancora ilmomento dei Conti Energia e i nostriclienti richiedevano installazioni in zoneisolate dove era possibile usare il fotovol-taico, come nelle case di campagna o bai-te. Gli impianti di telecomunicazioneavevano la fetta di mercato più rilevantee la richiesta riguardava l’alimentazionedi ripetitori in Italia o all’estero, di cen-traline, di valvole per il gas tra cui quelladella Snam, e partecipavamo a gare inter-nazionali, come nei Paesi arabi o in Afri-ca. Il mercato era molto altalenante, oltreche dispersivo e di dimensioni ridotte.

D. In che modo è riuscito a sostenere ilsuo progetto in un settore che allora erasolo una scommessa?

R. Uno dei fattori vincenti è stata lamia passione per l’elettromeccanica.Grazie alle conoscenze acquisite in ma-teria ho potuto inventare quella compo-nentistica che è andata ad aggiungersi alpannello e ha permesso di integrare ilpacchetto offerto al cliente, composto

zionali; tipo che, attraverso la propriaelevata flessibilità, può essere arrotolatointorno a una matita. Un silicio elastico,in poche parole.

E c’è bisogno di un sognatore che, alpari del nuovo silicio, sia elastico. Fran-co Traverso, in tempi non sospetti ed an-che nelle giornate di pioggia, ha credutofermamente nel progetto dell’energia so-lare. In qualità di amministratore delega-to della Helios Technology ha sviluppatopiccoli e grandi sistemi fotovoltaici adalto contenuto tecnologico e progettatopersonalmente numerosi brevetti inter-nazionali. Nel corso degli anni si è dedi-cato alla produzione di lingotti di altaqualità e di wafer per il settore fotovol-taico, oltre a dare vita a trasferimenti tec-nologici in India, Svezia e Sud Africa.

Agli inizi degli anni Novanta ha siglatouna joint-venture con un’azienda russa efinanziato una compagnia di Taiwan spe-cializzata nella produzione di wafer di si-licio. Più recentemente ha fondato un’a-zienda estera di produzione di moduli fo-tovoltaici, di cui è tuttora azionista dimaggioranza. La Helios Technology è in-vece entrata a far parte nel 2006 del Grup-po Kerself, quotato in borsa, costituito nel1998 per operare nel settore della movi-mentazione dell’acqua e che dal 2005 svi-luppa l’attività d’integrazione verticalenel settore della produzione, progettazio-ne e installazione di impianti solari foto-voltaici di ogni dimensione, in Italia e al-l’estero, anche attraverso una serie di ac-quisizioni di aziende di eccellenza.

Franco Traverso è anche tra i fondatoridel Grid Parity Project, il progetto dellaKenergia avente lo scopo di fornire glistrumenti idonei a verificare nel tempo econ periodicità il livello di competitivitàdell’energia elettrica fotovoltaica rispet-to a quella prodotta, in Italia, con le at-tuali fonti primarie. La Silfab sarà pre-sente al Salone veronese del Solarexpo2010, ma con una consapevolezza. Me-glio partire che rimanere. Per questo Tra-verso opta per il Nord America, dove tra-sferisce il suo progetto di costruire una

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gina avviando un progetto di produzionedi polisilicio di grado solare. Come hapreso la decisione di entrare nella produ-zione di silicio?

R. Negli anni 80 e 90 fino ai primi annidel nuovo millennio il silicio che utilizza-vo alla Helios Technology proveniva da-gli scarti dell’industria dei semicondutto-ri. All’epoca progettai un processo chimi-co per rimuovere i dispositivi elettronicidal silicio ed utilizzarne la base per co-struire le celle fotovoltaiche. L’uso di unmateriale di scarto, quindi di basso costo,mi consentì per diversi anni di non anda-re incontro alle enormi perdite che invecehanno subito i miei concorrenti. Non hobrevettato il metodo, ma esso ha permes-so alla mia società di allora, la Helios, disopravvivere non solo grazie alla produ-zione di componentistica e impiantisticache ogni giorno veniva implementata connuove applicazioni. Il mio progetto diproduzione di polysilicon puntava invecea risolvere la problematica, più recente,di carenza della materia prima del settorefotovoltaico.

D. Negli ultimi anni ha introdottoprofondi cambiamenti strutturali nellesue società: come?

R. Nel 2006 ho capito che era il mo-mento di un cambiamento. Il settore fo-tovoltaico andava sviluppandosi: perquesto ho venduto il 70 per cento dellequote della Helios Technology alla Ker-self che, a partire dal 2006, è pertantoentrata nel settore delle energie rinno-vabili. Con tale accordo abbiamo fattoun salto di qualità, che ha comportatol’installazione di nuove linee produttiveed un aumento della capacità produtti-va. Nel 2007 ho invece fondato Silfabcon l’obiettivo di costruire la filiera in-tegrata del fotovoltaico a partire dalpolysilicon. Per questo progetto abbia-mo dovuto però rinunciare all’Italia peril concatenarsi di vari fattori: la crisi fi-nanziaria, la drastica riduzione del prez-zo del silicio sceso dai 400-500 dollarial chilo fino ai 50-60, l’elevato costodell’energia e il difficile accesso al de-bito. Abbiamo così dovuto guardare al-l’estero e ci siamo orientati a riposizio-nare il progetto in un Paese, il NordAmerica, che ha tanta energia, addirit-tura idroelettrica, a basso costo.

D. La crisi ha inciso sul settore foto-voltaico?

R. Proprio nel pieno della crisi, nel2008, ho coinvolto altri soci e la compa-gnia è stata oggetto di una capitalizzazio-ne per 84 milioni di euro, con l’obiettivodi realizzare la filiera e attrarre altri inve-stitori, nonostante la prudenza non spingaa rischiare. Abbiamo trovato più facil-mente investitori per la realizzazione diparchi solari piuttosto che per la parte in-dustriale. Abbiamo investito 40 milionidi euro in Puglia per realizzare 9 parchi dinuova generazione da 1 Megawatt cia-scuno, che a breve collegheremo alla reteelettrica. Sono dotati di tecnologie avan-

38 SPECCHIOECONOMICO

R. Per la sindrome Nimby, «not in mybackyard», ossia «fate tutto quello chevolete ma non qui da me». Molte Regio-ni, Province ed Enti che rilasciano le au-torizzazioni pongono tutti i divieti possi-bili in modo che il fotovoltaico non pos-sa concretizzarsi. Anche le procedure au-torizzative per i parchi fotovoltaici spes-so sono legate alla valutazione di impat-to ambientale. È un percorso ad ostacoli.

D. Dove l’Italia è più frenata?R. Per esempio nell’agricoltura: le

campagne si stanno spopolando e, quan-do finiranno i contributi europei, anche igiovani spariranno; già oggi alcuni agri-coltori preferiscono non seminare pur dinon subire perdite e, nonostante questeconsiderazioni, non si vuole che si rea-lizzi su quei campi un impianto fotovol-taico, a basso impatto ambientale, chepermetterebbe loro di ottenere una rendi-ta per i prossimi venti anni, oltre al red-dito agrario. Le Amministrazioni, miopi,si giustificano sostenendo che non inten-dono sottrarre terreno all’agricoltura. Perquesto sto cercando di creare un modellonuovo di energie rinnovabili, la cui rea-lizzazione lasci sul territorio un segnopositivo, un profitto che aiuti la comu-nità locale, dia posti di lavoro e crei unindotto concreto anche per i locali.

D. Come sono coinvolti gli investitori?R. Ci contraddistingue la comparteci-

pazione azionaria dei parchi, ora pocousata sul mercato. Poiché, per le espe-rienze negative proprie o altrui, l’investi-tore è diffidente, se lo desidera restiamonella quota azionaria e co-investiamo, adimostrazione della professionalità dellaSilfab. Nel 1986 ho fornito all’Enea pan-nelli che ancora oggi registrano l’80 percento della potenza originaria. Purtroppoil mercato del fotovoltaico al momento èspinto da fondi speculativi stimolati dapossibilità di forti guadagni che ne pre-giudicano la qualità.

D. Investite anche nella ricerca?R. Disponiamo di un budget dedicato

allo sviluppo delle competenze per potercreare la catena del valore in Italia. Ilprogramma di ricerca è attivo e ambizio-so, ma purtroppo è autofinanziato inmancanza di altro sostegno. Sembra pro-prio che facciano il possibile per disto-glierci dall’impresa.

zate e pertanto hanno rendimenti energe-tici molto elevati, risultando particolar-mente appetibili per gli investitori.

D. Cosa contraddistingue la Silfab dal-la concorrenza italiana ed estera?

R. In questa fase, non avendo ancorauna vera e propria sede produttiva, usia-mo materie prime tratte dalla nostra cate-na all’interno della compagine sociale.La Sino-American Silicon Products, adesempio, nostra socia di Taiwan, è attivanella ricerca, nello sviluppo, nella produ-zione e nella vendita di lingotti e wafer disilicio, inclusi wafer con substrato diffu-so e fortemente concentrato, nonché wa-fer in silicio mono e multicristallino. Unaltro socio, la Pan Asia Solar con sedi aNew York, Hong Kong e Londra, e attivanel settore delle energie rinnovabili, haun’esperienza nel solare fotovoltaico dioltre 25 anni; la sua presenza risulta esse-re di primaria importanza per la Silfab: isuoi soci fondatori operano infatti nel-l’industria dell’energia solare come part-ner e investitori di aziende di successo at-tualmente quotate negli Stati Uniti. LaPAS, attraverso un’affiliata, opera infattinella produzione di celle solari ad alta ef-ficienza. La mia fabbrica di pannelli inCroazia, che opera già da 10 anni, oraproduce per la Silfab utilizzando le celledei miei soci. È in questo modo che in-contriamo il mercato, offrendo un prodot-to di alta qualità.

D. Burocraticamente quali difficoltàha trovato in Italia?

R. Avevo il sogno di una filiera tuttaitaliana e ho dovuto accantonare l’idea acausa dei costi elevati, ma non ho abban-donato la speranza di realizzare la parte«midstream», ossia dal lingotto o dal wa-fer alla produzione di celle e moduli, enon appena appariranno migliori pro-spettive di mercato renderò concreto ilmio progetto in Italia, dove purtroppol’aspetto più certo è l’incertezza: non sisa cosa sarà del Conto Energia e ciò fre-na gli investimenti. Oltre alle difficoltàlegislative, vi sono quelle burocratichee non solo: gli stessi Verdi ed ecologistia livello locale sono i peggiori opposi-tori delle energie alternative.

D. Perché crede che le difficoltà di si-stema, anche quelle poste dagli ecologi-sti, siano pregiudiziali?

Un wafer di polysilicon

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GIOVANNI MONCHIERO:PER LA SANITÀ SERVEUN FINANZIAMENTO A PROVADI EFFICIENZA

5 miliardi di disavanzo sanita-rio per il 2009? «Basta saperleggere bene dietro le cifre perscoprire che in realtà siamo di

fronte a un forte rallentamento deltrend di crescita della spesa e com-prendere che il deficit è il prodotto diuno storico sottofinanziamento delsistema». E per tradurre in fatti glislogan della campagna elettorale diallontanare la politica dalla sanità eridurre gli sprechi nei servizi»? «Co-minciamo col rendere più trasparentii criteri di nomina e di valutazionedei manager sanitari, e adottiamo unsistema di finanziamento che premil'efficienza gestionale anziché ade-guarsi e pagare per quel che si spen-de storicamente».

Su come mettere le gambe alle pa-role d'ordine bipartisan dei partiti hale idee chiare Giovanni Monchiero,piemontese doc, una vita spesa adamministrare Asl e ospedali, tra cui il«Molinette» di Torino, e da quasi unanno presidente della Fiaso, la Fede-razione che rappresenta oltre il 60per cento delle Aziende sanitarie eospedaliere d'Italia. Un’associazioneche con i problemi della sanità si con-fronta quotidianamente sul campo, eche proprio per questo sarebbe beneche la politica ne ascoltasse riflessio-ni e suggerimenti.

Domanda. La campagna elettoraleper le elezioni regionali è ormai al ru-sh finale e, come sempre, la sanitàtiene banco. Però, mentre si discutesu come migliorare il servizio ridu-cendo i costi, la spesa continua a lie-vitare. E la Legge finanziaria 2010parla chiaro: se le Regioni vanno inrosso, scatta il commissariamento e ilmanagement di Asl e ospedali va acasa. Temete un pre-pensionamento?

Risposta. Bisogna andare a vederechi non sta dentro i tetti di spesa e chiquei tetti li rispetta, pur offrendo unservizio di qualità incontestabile. Suiconti sarà bene prima di tutto fare un

SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

ILa diagnosi del presidente della Fiaso, che rappresenta oltre il 60 per cento delle Aziende sanitarie e ospedaliereI conti rivelano che è fortemente rallentato l’incremento finale della spesa sanitaria delle ASL e degli ospedali,calato dal 10,79 del 2004 al 2,81 del 2009 - Solo alcune Regioni hanno la responsabilità del deficit

rale, basta analizzare meglioquei numeri per scoprire chein realtà siamo di fronte a unforte rallentamento dell'in-cremento finale della spesadelle ASL e degli ospedali,che dal ritmo di un incre-mento del 10,79 per centonel 2004 sembra attestarsi,nel 2009, a un ben più mode-sto 2,81 per cento. Solo alcu-ne Regioni, tuttavia, hannoresponsabilità del deficit,perché non hanno avviato ohanno avviato in ritardo for-me di controllo della spesa.È vero che su questo deficitpesa un disavanzo di ben 1,7miliardi di euro della spesafarmaceutica ospedalierache, per evitare sfondamentidel tetto di spesa della far-maceutica convenzionale, hadovuto accollarsi i costi deifarmaci innovativi inseriti

sempre più massicciamente nella fa-scia H dei prodotti dispensabiliesclusivamente in ospedale. Il ripia-no della spesa della farmaceuticaconvenzionale, è bene ricordarlo,

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po’ di chiarezza. Le ultime stime go-vernative per la sanità parlano di undisavanzo nel 2009 vicino ai 5 miliar-di di euro. E, messa così, non c'è diche rallegrarsi. Ma parlando in gene-

Giovanni Monchiero

di PAOLO RUSSO

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spetterebbe in buo-na parte alla filieradei produttori e di-stributori, mentre ilripiano della farma-ceutica ospedalieraricade solo su chigestisce gli ospedali.

D. Tutto questoper dire che cosa?

R. Tutto questoper dire che il deficitè il prodotto di unostorico sottofinan-ziamento del siste-ma, e che forse lagestione delle Asl edelle aziende ospe-daliere in questi an-ni non è stata poi uncosì colabrodo, se iltrend di spesa è diminuito nonostan-te il fatto che l'andamento dell'infla-zione sanitaria - con i crescenti biso-gni della popolazione e con i costidell'innovazione tecnologica - sia as-sai maggiore dell'inflazione genera-le. E questo è anche merito di un'a-zione di alcune Amministrazioni re-gionali che hanno governato i fattoridi spesa migliorando la quantità e laqualità dell'offerta.

D. Sulla sanità in questi giorni ab-biamo sentito lanciare parole d'or-dine bipartisan. Tipo: «Via la politi-ca dalla sanità» oppure «Più serviziriducendo sprechi e costi burocrati-ci». Ma come si fa a passare daglislogan ai fatti?

R. Questo è propriamente un com-pito della politica, che sulle scelte dacompiere nella sanità non può farepassi indietro. Siamo chiamati al vo-to anche per decidere quali «regole»deve darsi la sanità per coniugarebuona qualità dei servizi e buona ge-stione economica. Il che non significagiustificare invasioni di campo inde-bite della politica nella gestione sani-taria, specie su appalti, fornitured'acquisto o, peggio ancora, sulle no-mine dei primari.

D. Da dove si dovrebbe cominciareallora per evitare che la politica si so-stituisca indebitamente ai manager?

R. È chiaro che la discrezionalitàdelle nomine e dei criteri di valuta-zione per la conferma o meno degliincarichi rende meno forti i managerrispetto al loro «azionista». Per que-sto si dovrebbero stabilire criteri piùrigidi sia di selezione del manage-ment che di valutazione dei risultati,ancorando la conferma o meno degliincarichi a parametri di efficienza ge-stionale. Tra i requisiti per la nominaa direttore generale, ad esempio, sidovrebbe inserire anche la formazio-ne in management sanitario. Che og-gi può essere acquisita invece dopol'incarico.

ra peraltro già avviataautonomamente in alcu-ne regioni, che Fiaso hadichiarato di condivide-re, sia per il sostegno cheoffre agli stessi direttorigenerali chiamati co-munque alla scelta fina-le, sia per quelle dellaprofessionalità dei can-didati. Lo stesso dicasiper i criteri di selezione,nomina e valutazionedegli stessi direttori ge-nerali, che pur con qual-che lacuna vanno co-munque nella direzioneauspicata dalla Fiaso.Non altrettanto bene sipuò dire del collegio didirezione, il quale si pre-

figura più come un organo pletoricoche non come luogo di condivisionedelle scelte tra amministrazione e iprofessionisti sanitari, chiamati poi arealizzare quelle scelte condivise. In-fatti prevedere, così come fa il dise-gno di legge, la presenza di «rappre-sentanti» delle professioni sanitariefa sì che in futuro i collegi di direzio-ni richiamino alla memoria i certa-mente non rimpianti consigli dei sa-nitari. Questa volta di marca un po'più sindacale che politica, che rap-presenterebbero una contraddizionerispetto alle parole che la stessa poli-tica ha pronunciato in campagnaelettorale.

D. Un'altra delle parole d'ordinelanciate in campagna elettorale è«Meno sprechi e più servizi». Comemetterla in pratica?

R. Gli slogan sono sicuramente ri-duttivi e talvolta demagogici. Indi-pendentemente dal modello seguitodalla Regione, occorre che il sistemariesca a produrre miglioramenti del-l'efficienza e dell'economicità. Repu-to che ciascuna Regione debba trova-re, sulla base delle proprie risorse,capacità di governo per attuare ilmodello più idoneo. L'obiettivodev'essere avvicinare l'offerta ai realie diversificati bisogni del territorio.

D. Per ridurre gli sprechi si parlaanche di fissare dei costi standard aiquali agganciare il finanziamento.Che cosa ne pensa?

R. I criteri di finanziamento dellesingole aziende sanitarie non sonosempre trasparenti e si basano, di fat-to, sull'ancora imperante criterio del-la spesa storica, per cui si finanzia inbase a quello che si spende, e non infunzione di come lo si spende e perquali reali bisogni. Ben venganoquindi anche i «costi standard», pur-ché non si finisca per traslare tali co-sti da qualche esperienza locale fintroppo positiva e di aggravare, di fat-to, il sottofinanziamento del sistema.

SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

«Il deficit è il prodottodi uno storicosottofinanziamentodel sistema; la gestionedi Asl e ospedaliin questi anni non è statapoi un tale colabrodo,il trend di spesa è calatononostante i bisognicrescenti e i costi delletecnologie. Merito anchedi Regioni che hannocontrollato i contie migliorato i servizi»D. E per arginare le nomine politi-

che dei primari?R. Riguardo alle nomine dei medi-

ci e degli altri professionisti alle cari-che apicali, per mettere in pratica ibuoni propositi il Parlamento ha datempo avviato la discussione del di-segno di legge sul «governo clinico»che stabilisce criteri meno discrezio-nali per la scelta dei responsabili distruttura complessa, come un po' bu-rocraticamente si preferiscono oggichiamare i vecchi primari. In praticail direttore generale nomina unacommissione di esperti presiedutadal direttore sanitario e composta dadue dirigenti di struttura complessa,individuati attraverso pubblico sor-teggio. A questa commissione spet-terà proporre una terna all'internodella quale il direttore generale no-minerà il vincitore. Così si riducono imargini discrezionali della scelta, equesto è un bene per tutti. In primisper i direttori generali. Una procedu-

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è un ponte invisibile in Sicilia,che è ancora più inafferrabile diquello che congiunge Messina

con la Calabria. È quello che la societàper azioni Sicilia e-Servizi si propone direalizzare, un allaccio virtuale dei resi-denti al resto del mondo e allo stesso ter-ritorio interno, ossia opportunità di svi-luppo socio-economico create dall’infor-matica e dalle telecomunicazioni. L’inno-vazione diviene, per il presidente Ema-nuele Spampinato, un ponte da costruireaffinché, percorrendolo, l’imprenditoria-lità sicula giunga nelle altre regioni italia-ne, in Europa, in America, nel vicino Me-diterraneo, e crei a sua volta nuovo valo-re. Una laurea in Ingegneria informatica aCatania, un master in Gestione e Strate-gia di impresa, esperienze imprenditoria-li in aziende del settore dell’ICT (Infor-mation & Communication Technology) ein Confindustria - ha creato in Sicilia ildistretto produttivo Etna Valley, il Con-sorzio Etna Hi Tech e la sezione High Te-ch e ICT per la Confindustria catanese - èquesto il più realistico e pragmatico uo-mo del ponte siciliano (virtuale) di questomillennio, che nella società dell’informa-zione vede l’unico, il più efficace canaledi crescita di una regione terrorizzata dal-la maturità imprenditoriale anche per unaburocrazia frenante. Si ripromette, a 37anni, di ringiovanire i modi che la politi-ca usa per operare: non amministrare va-lore, ma crearlo; non misurare i chilome-tri di fibra ottica realizzati, ma aggiornarei software che su di essa si sviluppano;non isolarsi come farebbe per costituzio-ne un’isola, ma far fronte comune con lealtre società regionali che credono nelpotere dell’innovazione. In quello nondella sola fibra, bensì dell’ottica.

Domanda. Sicilia e-Servizi: la «e» staper tecnologia. In che modo, nella prati-ca, riesce a congiungere la Sicilia con iservizi?

Risposta. Sicilia e-Servizi è una so-cietà mista - il 51 per cento di proprietàdella Regione Sicilia e il 49 per cento diun socio privato - che ha il compito direalizzare e gestire tutte le soluzioni diInformation & Communication Techno-logy (ICT) della Regione Sicilia. Rientratra quelle società regionali - secondo un

42 SPECCHIOECONOMICO

CC’

EMANUELE SPAMPINATO: INNOVAREVUOL DIRE, PER SICILIA e-SERVIZI,TECNOLOGIA E CORAGGIO DI CAMBIARE

EMANUELE SPAMPINATO: INNOVAREVUOL DIRE, PER SICILIA e-SERVIZI,TECNOLOGIA E CORAGGIO DI CAMBIARE

a cura diROMINACIUFFA

Emanuele Spampinato,presidente di Sicilia e-Servizi

modello abbastanza consolidato a livellonazionale - che fanno da regia all’adozio-ne delle tecnologie nel territorio e costi-tuiscono lo strumento dell’amministra-zione pubblica per realizzare e fornire iservizi di informatica e telecomunicazio-ne in collaborazione con le imprese pri-vate, in un confronto costante.

D. Chi rappresenta il socio privato?

R. Esso è stato selezionato con gara dievidenza pubblica secondo il modello delpartenariato pubblico-privato definito alivello comunitario. Nella gara è stato de-finito il soggetto che diviene responsabiledel servizio da rendere privatamente inqualità di socio operativo o industriale enell’ambito di una partecipazione a tem-po. Obbligate dal bando ad operare tra-

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finito dall’Unione Europea, nel quale ilcontratto sociale tra Pubblica Ammini-strazione e mondo privato per la realizza-zione, l’erogazione e la manutenzione dideterminati servizi è l’espressione più in-novativa del rapporto fra pubblico e pri-vato.

D. A che punto è il progetto di innova-zione della Regione Sicilia?

R. La nostra Sicilia e-Servizi nasce allafine del 2005, quindi è una realtà decisa-mente giovane e, facendo la fotografiadello stato dell’innovazione e della tec-nologia nella regione, sicuramente c’èmolta strada da fare, per la quale il pianod’investimenti utilizzerà prevalentemen-te fondi comunitari e cercherà di impie-gare le risorse destinate alla Regione, ol-tre a reperire ulteriori risorse.

D. Il discorso di una Sicilia tecnologicaè legato principalmente a fattori politicio, più eclatantemente, infrastrutturali?

R. Dovremmo chiederci se la politicavede l’innovazione come obiettivo priori-tario e strategico per lo sviluppo del terri-torio. Prima del maggio 2009, quando hoassunto il ruolo di presidente all’internodella società, seguivo questa vicenda conun’altra giacca, quella di un esperto im-prenditore che, dalle file della Confindu-stria, si occupava di innovazione ICT:dall’esterno della macchina regionale giàosservavo come la politica non avesse lasensibilità di intendere l’innovazionequale leva per lo sviluppo. Feci ancheuna ricerca per rispondere a una doman-da: la Sicilia come esce, in tema di inno-vazione, dal confronto con le altre Regio-ni d’Europa? L’Eris,ossia l’European Re-gional Innovation Scoreboard, strumentoadoperato dalla Commissione Europeaper valutare il livello di innovazione diun sistema, colloca la Sicilia in posizionidi estrema retroguardia. Ciò ci impone diseguire, innanzitutto, un primo obiettivoquantitativo: oggi siamo 140esimi, dob-biamo puntare a scalare la classifica ren-

dendo la nostra Regione un’opportunitàper numero di laureati in materie scienti-fiche e tecnologiche e di imprese operan-ti nel settore, per tasso di «digital divide»e, più in generale, per tutti quei fattoriche, insieme, costituiscono l’indice ag-gregato di innovazione. La politica devefarsi carico di una nuova strategia, vedereoltre, avere una finestra di riferimento si-mile a quella della nuova programmazio-ne comunitaria, che dà un limite - il 2013- per confrontare gli obiettivi con i risul-tati. Puntiamo ad avere l’indice di inno-vazione più alto e spingeremo ogni sin-gola voce che lo costituisce.

D. In che modo intende operare?R. Vengo scelto dalla politica e faccio

parte della nuova classe dirigente checerca di modificare il modo di pensare,attuando strategie. Il problema è il coro:una sola voce fa poco e il rinnovamentodella classe dirigente consentirebbe unapolitica giovane, basata sugli obiettivi esul confronto con i risultati. Non si trattadel problema di amministrare l’esistente,strategia utilizzata dalla classe dirigentemeno giovane solo per mantenere il pro-prio posto, bensì di amministrare per co-struire qualcosa di nuovo.

D. Non è un problema di fondi?R. Le risorse ci sono, inutile accanirsi

nel ripetere il contrario: il problema è laclasse dirigente e quanto essa sia dispostaa lavorare in questo modo sulla creazionedi un nuovo modo di amministrare la co-sa pubblica creando valore. L’ammini-strazione dell’esistente mantiene il valo-re, ma ciò richiede che siano sopportaticosti rilevanti; creare nuovo valore è si-curamente più rischioso e non sempre gliobiettivi perseguiti sono raggiunti. Riten-go che la cultura di capire l’errore siafonte di nuove opportunità e di crescita,non lo è invece il modo classico di vede-re nell’errore il fallimento di un’azionepolitica. Se l’obiettivo non viene rag-giunto, possiamo leggere i nostri sforzi in

43SPECCHIOECONOMICO

Uno scorcio di Catania. Se Palermo è il motore amministrativo della Sicilia, Catania, da cui proviene Emanuele Spampinato, ne è il motore imprenditoriale

mite una società di capitali congiunta chesi configura come socio operativo e indu-striale, le due società di consulenza sele-zionate - Engineering ed Accenture - han-no creato una joint venture, la societàconsortile a responsabilità limitata Siciliae-Servizi Venture.

D. In che modo il socio pubblico, ossiala Regione Sicilia, è legato al privato?

R. Sicilia e-Servizi realizza esclusiva-mente i progetti commissionati dalla Re-gione siciliana, che costituisce il sociooperativo per un tempo di 5 anni dalla co-stituzione della società. Oltre a tale termi-ne il socio privato non potrà essere ricon-fermato, ma si procederà a nuova garaoppure la Regione ne acquisirà le quotein modo da lavorare in autonomia. Il pri-vato, entrato nel dicembre del 2005, re-sterà di diritto fino ai 5 anni successivi, aiquali sono aggiunti ulteriori 18 mesi cosìgiungendo alla data del giugno 2012.

D. La separazione prevista tra la «ven-ture» privata e la Regione comporterà ef-fetti destabilizzanti?

R. La scossa nella struttura si farà sen-tire prima, al momento della preparazio-ne della nuova gara, che coincide anchecon la scadenza del Consiglio di ammini-strazione da me presieduto e con l’appro-vazione del bilancio 2011 nel maggio2012. Il 2010, invece, sarà un anno inte-ramente dedicato al nostro lavoro.

D. A cosa si dedica Sicilia e-Servizi?R. Il nostro compito è la realizzazione

della «società dell’informazione» attra-verso lo svolgimento delle attività infor-matiche di competenza delle amministra-zioni regionali, la gestione della piat-taforma telematica integrata e l’uso ditutte le nuove componenti info-telemati-che prodotte. Non si parla esclusivamen-te della fornitura di beni e servizi: la tec-nologia, infatti, è solo il primo passo diun percorso di innovazione generale cheva a modificare i processi di funziona-mento dell’amministrazione e di interlo-cuzione tra essa e il cittadino o l’impresa.È necessario avere una visione a 360 gra-di del presente e del futuro attraverso ilcoinvolgimento diretto dei privati che of-frono tecnologia e, nel contempo, è indi-spensabile modificare i processi sottesi alsuo utilizzo, cosa non facile. Lasciarequesto compito all’amministrazione sen-za che essa sia dotata di una visione im-prenditoriale risulta particolarmente ar-duo, ed è questo il motivo per cui si è svi-luppato il modello di una società rivoltaall’informazione e alla comunicazionetecnologica, mutuato da altre regioni d’I-talia come nel caso della Ciesse Piemon-te o della Lombardia Informatica.

D. Nel vostro codice etico vi definiteuna società «post-moderna»: perché?

R. L’accezione di «post-moderno» fariferimento al rapporto esistente tra laparte pubblica e la parte privata; in qual-che modo Sicilia e-Servizi è un esempioconcreto di partenariato pubblico e priva-to istituzionalizzato, così come viene de-

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un’altra chiave: l’aver appreso un metodonon è sinonimo di fallimento, perché da-gli errori compiuti possiamo ripartire. Ilproblema della politica, non solo sicilia-na ma nazionale, è quello di intenderlicome una sconfitta irreparabile dalla qua-le non si può uscire; nella cultura anglo-sassone, invece, l’errore è opportunità diconfronto e di rilancio.

D. Quali sono gli altri freni, oltre aquello politico, che a suo parere impedi-scono la crescita?

R. Le difficoltà che vive il Paese sonoamplificate in Sicilia, una terra che ha ilreddito pro capite più basso del Paese egli indici di invivibilità più alti, ha un si-stema politico e un tessuto sociale basatisulla clientela che non premiano l’impre-sa né il merito, ma solo l’amicizia. Que-sto è un grande freno rispetto agli obietti-vi strutturati e strategici che richiedono lerisorse, le competenze, i cervelli migliori.

D. In tema di ICT, in quale modo èpossibile valutare l’innovatività di unastruttura?

R. Per anni in Italia, soprattutto in Sici-lia, si è guardato all’ICT tenendo in con-siderazione il divario digitale rappresen-tato dagli accessi alle nuove tecnologie,spostando quindi il problema. La misura-zione del grado di innovatività di un terri-torio va effettuata su qualcosa di immate-riale, legato alla conoscenza, all’innova-zione dei processi e agli strumenti che lisupportano, alle soluzioni organizzativeche diventano software. Cambiamo ilprocesso perché comunichiamo in ma-niera diversa, non utilizziamo carta masoftware e l’interlocuzione verbale divie-ne una soluzione informatica. Invece dimisurare le soluzioni informatiche e il lo-ro grado di penetrazione, si è pensato so-lo a misurare quanto è materiale, i colle-gamenti a internet e la loro velocità, laquantità di fibra ottica collocata in un da-to territorio, mantenendosi dunque su unlivello esclusivamente quantitativo e nonqualitativo. Il tasso di accessibilità a in-ternet supera abbondantemente il 90 percento, nel 2004 si assestava intorno al 65per cento, ma la connessione oggi non èun problema né è idonea a dare un indicedell’innovazione di un luogo: ciò che vaverificato è il modo in cui le reti vengonoutilizzate, la qualità di questo uso.

D. Un Codice dell’amministrazione di-gitale è stato emanato, con il decreto legi-slativo n. 82 del 2005, allo scopo di rego-lare l’emissione e la fruibilità dell’infor-mazione digitale, utilizzando le tecnolo-gie dell’informazione e della comunica-zione all’interno dell’Amministrazione;di recente il ministro per la Pubblica Am-ministrazione e l’Innovazione RenatoBrunetta ne ha avviato positivamente l’e-same della riforma: dal 2006, anno della

sua entrata in vigore, cosa è cambiato?R. Considero il Codice un libro dei so-

gni che, pur contenendo buoni propositi,non ha mai acquisito quella sistematicità,strutturazione e pervasività nella Pubbli-ca Amministrazione e nei rapporti con iprivati che da esso ci si doveva aspettare.Il Cad deve disegnare un nuovo modellodi funzionamento della P.A. in cui i pro-cessi di comunicazione vengano ridise-gnati sulla base di soluzioni informati-che: posta elettronica certificata, firmadigitale, archiviazione sostitutiva, ossiale tre grandi rivoluzioni che, una volta at-tuate, sostituirebbero la carta e spingereb-bero a modificare i processi di informa-zione e interlocuzione. Oggi tali strumen-ti sono difficilmente utilizzati, pur impor-tando un risparmio notevole. Uno deigrandi poteri che hanno i burocrati, e cheintendono mantenere, è il controllo delprotocollo, la possibilità di cambiare lapratica e sostituirla a proprio comodo,che verrebbe meno una volta che tutto siastato informatizzato e automatizzato. Ciòcostituisce sotto tutti gli aspetti una per-dita di potere.

D. Quale è il senso più pregnante delladefinizione di una cosiddetta «societàdell’informazione»?

R. Le società sono sempre state basatesull’informazione; il punto è come que-st’ultima circola. In quella che è per noila società dell’informazione lo spettro èpiù ampio perché si parla di un’informa-zione che viaggia in modo nuovo e auto-matico; l’informatica significa informa-zione automatica che, tramite le macchi-ne, comincia a girare. All’interno delFondi per le Aree Sottosviluppate (Fas)che il Cipe dovrebbe riconoscere alle Re-gioni ad Obiettivo 1, l’unico piano regio-nale approvato è stato quello per la Sici-lia ad agosto del 2009, con un capitolo dicirca 90 milioni di euro per la realizza-zione del Cad della Regione siciliana. Ta-le finanziamento, per quanto ci riguarda,è più rivolto alla modifica dei processiche non alle componenti, essendoci dotatidella posta elettronica certificata ed aven-

do già distribuito i kit per la firma digita-le. Le nostre difficoltà riguardano la resi-stenza al cambiamento. Noi oggi abbiamoil protocollo informatico installato ma lacarta ha ancora valenza legale, cosicché ilprimo è solo la fotografia informatica diun protocollo cartaceo: è questo l’ultimomiglio da percorrere con i fondi Fas.

D. Operate solo in Sicilia, o anche inItalia e all’estero?

R. Dal punto di vista del rapportotransattivo economico possiamo lavora-re solo con l’ente che ci partecipa, quin-di con la Regione Sicilia, accettandocommesse solo da essa nel territorio na-zionale; a livello internazionale siamouna società per azioni a tutti gli effetti, equesto è uno dei fronti in cui stiamo cer-cando di muoverci, considerato che lenostre imprese hanno grandissime diffi-coltà ad operare all’estero. Facendofronte comune con le altre società regio-nali per l’innovazione intendiamo anda-re all’estero, incontrare opportunità dilavoro, ricevere commesse come societàregionali e coinvolgere il nostro territo-rio, così assumendo il ruolo di veicoloper le imprese nazionali che hanno diffi-coltà fuori dal territorio italiano fino inAmerica. La Sicilia e-Servizi farà datraino per le imprese siciliane, mentreciascuna agenzia regionale penserà alleproprie imprese di riferimento. Stiamocercando opportunità con gli Stati Uniti,con l’America Latina e con i Caraibi perrealizzare servizi e progetti di ICT a fa-vore delle nostre imprese.

D. La vostra vicinanza ai Paesi del Me-diterraneo non vi sprona a investire?

R. Guardiamo con particolare atten-zione ai Paesi del Nord Africa, anche inlinea con l’indirizzo del presidente dellaGiunta regionale Raffaele Lombardo,sia da un punto di vista di infrastrutturemateriali che, nel nostro caso, immate-riali, per creare un ponte tra la Sicilia ela Libia, la Tunisia, Malta, e per portarele nostre imprese fuori, far crescere ilprodotto interno del territorio e dare va-lore alla Sicilia.

SPECCHIOECONOMICO

Emanuele Spampinato, a destra,insieme a Giovanni Di Stefano,

responsabile della Comunicazionedi Sicilia e-Servizi spa

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Quella che vedete è la vostra posizione nel mondo dell’energia che stiamo costruendo. Sarà una posizione centrale: ogni volta che premerete un interruttore o inserirete una spina, attiverete un sistema di cui voi siete parte attiva. Con le reti intelligenti costruiremo l’internet dell’energia: tuttosarà collegato. Le grandi centrali che, grazie al carbone pulito, al nucleare e all’idrogeno, produrrannoenergia sempre più pulita e disponibile. Le rinnovabili che grazie alle nuove tecnologie saranno piùcompetitive. E voi che potrete scambiare l’energia che vi serve e quella che produrrete, utilizzandolaanche in nuovi contesti, come l’auto elettrica. Così tutti potremo usare meglio l’energia senza modificarele nostre abitudini. Un segno tangibile di cambiamento per il futuro dell’ambiente e dell’uomo.

INIZIAMO A CAMBIARE,IL FUTURO CI SEGUIRÀ.

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1999, là dove c’era un’ideadi quattro ingegneri svizzeriche volevano usare internet

per rendere in modo tridimensionalepaesaggi e territori, oggi, 2010, c’èVRWay Communication, un gruppoattivo nel settore online, offline emobile, quotato nel mercato AIMItalia. È la forza dell’idea che «peròne ha fatta di strada»: 10 anni, ognianno un passo avanti guidati dallatecnologia fino ad arrivare ad essereuna «media company» con presenzacommerciale in Italia, Svizzera eFrancia. Sembra l’adagio di Celen-tano sulla Via Gluck, e invece è unabella storia, reale, fatta di personeche con determinazione hanno sapu-to costruire su un’intuizione, con lostudio e l’applicazione di tecnologied’avanguardia, quello che i tecnicidi Apple hanno definito senza mezzitermini «il primo sito internet di ter-za generazione».

«La decisione di collocarci sulmercato AIM, la nuova piattaformadi Borsa Italiana, risale alla fine del2008–afferma Maurizio Marchetta,amministratore delegato di VRWay–,una decisione che ci ha consentito diavere una maggiore notorietà e conse-guentemente maggiori chance commer-ciali. VRWay Communication è una so-cietà del settore high-tech ad alto poten-ziale di crescita, il cui azionista di riferi-mento, con oltre l’89 per cento dellequote, è VRWay International, mentre ilrestante 11 per cento è suddiviso tra variinvestitori, ciascuno dei quali non superail 3 per cento del capitale sociale. È chia-ro–conclude Marchetta–, che la quota-zione non è stata dettata dalla ricerca dicapitali, perché abbiamo ultimato la no-stra fase di sviluppo mentre contiamo diaccelerare vieppiù la nostra politicacommerciale: nel 2008 avevamo un fat-turato di 324 mila euro, nel 2009 abbia-mo superato i 2,5 milioni di euro e stia-mo registrando un’ulteriore crescita».

Domanda. Quali sono i vostri puntimaggiori di forza?

Risposta. Grazie all’impegno esclu-sivo nella realizzazione di prodotti direaltà virtuale, il brand VRWay ha ac-

MMAAUURRIIZZIIOO MMAARRCCHHEETTTTAA::VVRRWWAAYY,, UUNN MMOONNDDOOVVIIRRTTUUAALLEE CCHHEE DDIIVVEENNTTAA RREEAALLEE

46 SPECCHIOECONOMICO

quisito nel tempo notorietà a livello in-ternazionale nel settore di riferimento.La società vanta una leadership ricono-sciuta nella community della realtà vir-tuale, come confermato dalla posizionedelle pubblicazioni VRWay nei più notimotori di ricerca e dalla popolarità rag-giunta tra i professionisti e le società delsettore, anche attraverso la creazione diprodotti particolarmente apprezzati da-gli operatori, come Vrmag e Panodigg.Inoltre VRWay ha sviluppato un databa-se di proprietà costituito da circa seimi-la immagini, di cui tremila sferiche etremila cilindriche, che rappresenta unnotevole vantaggio competitivo nel set-tore della realtà virtuale. Con la nostrainfrastruttura tecnologica e organizzati-va possiamo governare il processo pro-duttivo ed editoriale di tutti i servizi of-ferti attraverso un’unica piattaforma

web; per esempio, nuovi magazine ealtre pubblicazioni interattive e im-mersive di nuova generazione. Ab-biamo il controllo dell’intero pro-cesso di generazione delle immaginiin realtà virtuale, dalla fotografia al-lo stitching, dal rendering alla pub-blicazione sul web, garantendo co-stantemente la qualità e l’omoge-neità del risultato.D. Si è parlato tanto di sviluppo com-merciale e di punti di forza, ma alloraqual è il target di riferimento diVRWay?R. Per la nostra espansione nel mer-cato abbiamo individuato come tar-get primario il settore del turismo edè questa la ragione per cui siamoqui, nel Paese che vanta il patrimo-nio culturale e ambientale più im-portante nel mondo. Ed è questa laragione per la quale la società, nataal di là delle Alpi, con sede operati-va a Lugano, è sbarcata in Italia e inFrancia aprendo due sedi commer-ciali a Milano e a Parigi. Abbiamocreato e consolidato un ampionetwork di collaborazioni con leAmministrazioni locali. L’accordocon il Comune di Milano è stato il

capostipite dei nostri rapporti con questienti per la realizzazione di immaginivirtuali per il turismo. L’Italia è un Pae-se ricco di spiccate tipicità: per poterconiugare correttamente tutte le oppor-tunità di offerta, la politica di promozio-ne turistica deve passare, e sta passan-do, da un turismo generalista «di desti-nazione» a un turismo di scopo «moti-vazionale» che segua linee specialisti-che legate a tipicità culturali, religiose,enogastronomiche.

D. Chi sono i vostri clienti?R. Ecco allora che sono nostri clienti

potenziali Regioni, Province, consorzi,tutti quegli operatori pubblici e privatiche possono riunire situazioni attrattivedi zona. E poi ancora alcuni Ministeri, epenso in particolare a quello dei Beni edelle Attività culturali che si sta adope-rando per la promozione museale e ar-cheologica del Paese; al Ministero del-l’Agricoltura, a quello del Turismo. Sia-mo in grado di usare le nostre immagini

«

Maurizio Marchetta, amministratore delegato di VRWay

a cura diANGELA RICCIO

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più volte, articolandole diversamente aseconda delle necessità di fruizione del-l’utenza. Per gli alberghi, ad esempio,possiamo realizzare una presentazionetridimensionale dell’hotel e di alcunisuoi ambienti, poi la inseriamo nellastruttura mondiale che figura nei mag-giori motori di ricerca e, infine, stabilia-mo un cross-link con il sito dell’alber-go. Ne consegue che la struttura ricetti-va che ci ha scelto avrà una visibilitàmondiale con un investimento relativo.Il nostro prodotto Arounder dopo l’esta-te scorsa si è attestato sul 99,7 per centodel nostro fatturato e sono proprio lestrutture di ricettività a costituire il 60-

VRWay, disponibile gratuitamente suiTunes Store o APP Store; è l’ultimo pro-dotto dell’offerta VRWay, oggi uno deimaggiori content provider di immagini didestinazioni turistiche in modalità mobi-le, con una copertura territoriale semprepiù capillare. L’innovativa tecnologia svi-luppata da VRWay propone immaginiimmersive e interattive ad alta definizio-ne, in cui è possibile navigare muoven-dosi a 360 gradi. «ArounderTouch» per-mette il virtual tour non solo dei punti diinteresse turistico-culturale, ma anchedelle principali attività commerciali - qua-li alberghi, ristoranti, cinema, negozi ecc.- presenti in cittào sul territorioselezionato, vi-sualizzandone lecaratteristiche etutte le informa-zioni di contatto(telefono, email,indirizzo, sito in-ternet). Graziealla funzione «vi-cinanze» di geo-local izzazioneattraverso il GPSintegrato in iPho-ne, «Arounder-Touch» presentai luoghi «imperdibili» più vicini, che èpossibile salvare tra i «preferiti» oppurecontattare tramite e-mail o telefono, sen-za uscire dall’applicazione.

«ArounderTouch» estende le possibi-lità di impiego di «Arounder Territory»permettendo l’accesso a tutte le cittàpresenti nel portale, con più di 500 ap-profondimenti dedicati a monumenti,chiese, eventi, musei, corredati da oltre2.500 immagini panoramiche virtuali adalta definizione; inoltre è disponibile gra-tuitamente su iTunes Store o direttamen-te su APP Store dal menu di iPhone; og-gi i download sono oltre 120 mila.

Panogames.com è il fiore all’occhiellodella società anche se non ha un’inci-denza significativa sul fatturato. Creatonel 2005, è la più importante fonte onlinedi screenshot panoramici a 360 gradi,

realizzati partendo dalle immagini di vi-deogiochi, ideato per permettere alle ca-se produttrici di presentare in anteprima iloro prodotti attraverso una serie di im-magini immersive e interattive ad altadefinizione. Panogames pone l’utente alcentro dell’ambiente e permette di avvi-cinare, allontanare e spostare il punto divista in ogni direzione. Gli screenshotpanoramici non hanno precedenti nelmondo dei videogiochi e rappresentanouna profonda innovazione rispetto alleimmagini tradizionali. I maggiori operato-ri di mercato tra cui Atari, Sony, Activi-sion, 10tacle Studios hanno scelto già

dal 2006 Panogames per la presentazio-ne on line di alcuni videogiochi primadella loro effettiva commercializzazione.

Negli ultimi anni, infatti, le maggioricase produttrici di videogiochi hannosperimentato nuove modalità di promo-zione commerciale, sempre più vicinealla comunità degli utenti,soprattutto aigiovani che apprezzano le modalità dipromozione commerciale on line rispet-to a quelle tradizionali, e sempre più ac-cattivanti nelle modalità di presentazio-ne del prodotto. Il sito Panogames, chead oggi accoglie oltre 700 immagini vir-tuali, è ormai diventato un punto di riferi-mento autorevole per gli appassionati divideogame, che lo visitano regolarmen-te per visionare le anteprime on line deivideogames interattivi per pc e consoledi prossimo lancio.

47SPECCHIOECONOMICO

70 per cento dei clienti. Un altro mondointeressante è quello fieristico: conArounder possiamo rappresentare comeè fatta una fiera, vedere e «visitare» lostand che ci interessa in modo tridimen-sionale e, con l’applicazione su iPhone,possiamo essere guidati nella ricercadello show room per incontrare il clien-te. In fondo le mostre sono limitate neltempo e quello che resta ad evento fini-to è solo un catalogo: con la nostra tec-nologia si può abbinare il nostro servi-zio per ricordare come era la mostra at-traverso una rappresentazione a costidel tutto competitivi e in maniera asso-lutamente oggettiva.

D. Quali i motivi della scelta?R. Innanzitutto Arounder è uno stru-

mento molto coinvolgente che valorizzain modo incredibile i luoghi che rappre-senta e ha un’ottima posizione su Google.

D. E nel futuro?R. Abbiamo già portato su iPhone la

possibilità di fruire di tutti i nostri conte-nuti senza essere fermi ad una scrivania,ma iPhone è solo uno degli strumenti.VRWay ha messo a punto un software ec-cezionale, unico, ma gli hardware posso-no essere diversi. Il futuro potrebbe of-frirci di apparire non solo su iPhone, maanche su altri tipi di telefonini che usinoad esempio Android.

VRWay realizza, elabora e pubbli-ca immagini di realtà virtuale perenti pubblici e associazioni che

intendano promuovere il territorio e peraziende operanti nel settore turistico, al-berghiero, commerciale. Il suo è un mo-dello editoriale esclusivo, basato sullacombinazione delle moderne tecnologieelettroniche e multimediali, con immaginivirtuali a 360 gradi immersive e interatti-ve, che consentono veri e propri tour vir-tuali di città o aree di interesse turistico,culturale e paesaggistico.

«Arounder», prodotto di punta natonel 2003, è oggi uno dei principali con-tent provider di immagini di destinazionituristiche in modalità online e mobile, at-traverso l’applicazione per iPhone«ArounderTouch», disponibile gratuita-mente su iTunes Store o APP Store.«Arounder» permette di visitare virtual-mente oltre 40 città e 21 Paesi, compre-sa la Luna, muovendosi a 360 gradi al-l’interno di immagini virtuali ad alta riso-luzione; ed è declinato secondo due di-verse modalità di fruizione, tra loro stret-tamente complementari, «Arounder Ter-ritory» e «Arounder Directory».

«Arounder Territory» è dedicata aglienti pubblici locali - Comuni, Province,Regioni e altri Enti di gestione locale -che commissionano la realizzazione epubblicazione di immagini virtuali deiluoghi di maggior interesse storico, arti-stico e culturale, con l’obiettivo di pro-muovere le risorse del territorio; «Aroun-der Directory» è il prodotto ideato per glioperatori economici - hotel, ristoranti,centri benessere, centri sportivi ecc. - econsente di collegare ad ogni città o ter-ritorio già presente su Arounder Territoryla visita virtuale di attività commerciali.

Pubblicato anche sul sito ufficiale delcliente committente (della città, dell’a-zienda di promozione turistica locale odaltro), «Arounder Territory» è accessibi-le anche attraverso siti quali www.tg-com.it e www.focus.de (uno dei princi-pali per l’informazione turistica in Ger-mania), ed è connesso con oltre 3.600siti e blog in tutto il mondo. «Arounder-Touch» è l’applicazione per iPhone di

Un’immagine VRWay

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Ciò non è più possibile e alla Florida eu-ropea si richiede un lento, opprimenteprocesso deflattivo.

Povera Spagna, che è europea: se solofosse stata americana! Lo dichiara aper-tamente l’editorialista: «(...) le cose nonsarebbero andate così male». Perchéprezzi e costi non sarebbero fuoriuscitiin tal misura dalla linea di confine crisi-non crisi: la Florida, in grado di attrarre ilavoratori dagli altri Stati e mantenerne icosti bassi, non ha mai sperimentato lasituazione iberica. Ma, soprattutto, unaSpagna americana sarebbe stata ricoper-ta di sostegni automatici: infatti, daquando è scoppiata in Florida la bollaimmobiliare, Washington invia assegnid’assistenza sociale e sanitaria.

Non vuol essere uno Stato americano?Ne paga le conseguenze. La Spagna crol-la, il debito delle familias è tra i più altid’Europa in un periodo in cui i rubinettisono chiusi al credito con prevedibilecrollo dei consumi (ricorda l’Italia dalmomento dell’entrata dell’euro sino adora senza soluzione di continuità). E laGrecia - lo sostiene Krugman - è in pro-blemi anche maggiori, perché in un pic-colo sistema economico si stanno stillan-do problemi da grandi sistemi. Questodice. La risposta ateniese, non a lui ma almondo che vuole il Paese ormai perduto,giunge dal ministro delle Finanze Geor-ge Papaconstantinou: la Grecia è in anti-cipo sul programma di riduzione del de-ficit e non ha bisogno di alcun salvatag-gio da parte dell’Unione europea. Avràconvinto gli americani?

E per il neo-keynesiano non è stata unagrande sorpresa il fallimento dell’euro:molto prima che fosse introdotto il nuovoconio, spiega, gli economisti erano stativeggenti, l’Europa non era pronta. Affin-ché l’euro torni a funzionare è necessarioandare avanti (tornare a più monete cree-rebbe «la madre di tutte le crisi»), lavora-re sull’unione politica. Fare in modo chegli Stati europei si considerino più comeStati americani, uniti. In Italia si direbbe«olio di gomiti». Ma Krugman ci lasciacon una pessimistica considerazione: ciòche accadrà negli anni a venire sarà undoloroso disordine, salvataggi volti allaricerca di una bruta austerità, accompa-gnati da alti livelli di disoccupazione euna deflazione stringente.

Si va in vacanza in Grecia e in Spagna,gli italiani ballano nelle spiagge diMykonos e mangiano tapas sulle Ram-blas catalane. Il film «Avatar» ha supera-to in incassi «Titanic» e tutti gli altri filmmai prodotti finora, e se prima con Tita-nic veniva da dire: «ballano mentre lanave affonda», per aggiornarci useremouna metafora fresca. Avatar in sanscritovuol dire «disceso» - dio che discende inun corpo fisico - e oggi è anche la rap-presentazione di se stessi in un ambientevirtuale. Quello di un’Europa unita, ap-punto, la discesa di un dio tracotante nelcorpo di un homo oeconomicus.

uromess, letteralmente «eurocasi-no». Così lo definisce l’economi-sta Paul Krugman nel proprio edi-toriale («op-ed») sul New York Ti-mes giusto il giorno di San Valen-

tino. Mentre gli innamorati si schierava-no in due opposte fazioni - consacrare ilconsumismo con baci Perugina ovverorendere il santo un santo qualunque inun’Italia laica - Krugman, premio Nobel2008 per l’Economia «per la sua analisidegli andamenti commerciali e dell’atti-vità economica», rifletteva: «Pessima fo-tografia. Ma è importante capire la natu-ra della fatale tara europea. Taluni Go-verni non hanno responsabilità; il pro-blema fondamentale è stata la tracotanza,arrogantemente credere che l’Europa po-tesse creare un solo conio sebbene tuttolasciasse pensare che non fosse pronta».

Traduco con «tracotanza» il terminescelto, «hubris», parola greca che spiegatutti i poemi omerici e metà delle operegreche di quel tempo e attorno alla qualesi stringono ancor oggi opere di pregio,come «Il cacciatore di aquiloni» di Kha-led Hosseini. Un’arroganza onorevole,che maschera l’egoismo delle gesta, no-civa per l’uomo in quanto diretta sfidaalla superiorità degli dei: se ne macchiòUlisse andando oltre i limiti fissati pergli uomini, se ne macchia l’Europa allecolonne d’Ercole. Krugman con «hu-bris» chiude l’articolo.

L’apre con «profligacy». Dal vocabo-lario: spreco, sciupo, sregolatezza, dissi-pazione, dissolutezza, corruzione. Ascelta. L’op-ed, che sembra seccato daldover scrivere quasi esclusivamente deideficit europei, si è fatto un’impressione- «profligacy» è nel testo riferito a «go-vernment», ossia corruzione dei gover-nanti -, ma soprattutto ne trae una mora-le: prendere quella greca come una lezio-ne. La carenza di disciplina non è il prin-cipale problema per l’Europa e non lo ènemmeno per la Grecia, per di più nonresponsabile (anzi: i greci hanno copertoil bilancio «con contabilità creativa»).L’«euromess» nasce non tanto dalla cor-ruzione dei nostri politici quanto daquell’arroganza delle élites, in particola-re di quelle che hanno spinto l’Europaverso l’adozione di una moneta comune,un esperimento privo di fondamenta.

È citato con esemplarità il caso dellaSpagna, epicentro del terremoto conti-nentale, che sulla cresta di una crisi euro-pea si era dimostrata modello di fiscalità:debito non elevato - il 43 per cento delPil nel 2007 contro il 66 per cento tede-sco - e surplus di budget, con imitabileregolazione bancaria. Sarà stato meritodi un nuovo presidente, Luis Zapatero,allora quasi un profeta dell’ambizione(quella di superare la Gran Bretagna, al-meno), o dell’ottimismo spagnolo: l’A-merica di Krugman lo nota proprio orache si sta trasformando in pessimismo.Ma per lo studioso la Spagna, «con il suocaldo clima e le spiagge», era una Flori-

AMERICA AMERICA

Euromess: poveraSpagna, se solofosse americana

E

da europea e, come tale, ha goduto delboom immobiliare, portando capitali dalresto dell’Europa. Il risultato: una rapidacrescita e la significativa inflazione che,tra il 2000 e il 2008, ha fatto lievitare ilprezzo di beni e servizi prodotti in Spa-gna del 35 per cento contro il 10 per cen-to della Germania. Ciò avrebbe reso leesportazioni spagnole poco competitivema mantenuto il mercato del lavoro so-stenendolo con l’industria immobiliare.Poi la bolla - via libera alla «burbuja», laspeculazione edilizia -. Poi la disoccupa-zione. Poi il deficit. Un’«inondazione diinchiostro rosso» che è l’effetto, si badi,non la causa dei problemi spagnoli, unostrillo di immobili non sorretto da unasolida base industriale, che è divenutourlo non appena Wall Street è crollata.

E «non c’è niente che il Governo spa-gnolo possa fare per migliorare la situa-zione»: è stata oltrepassata la linea dellecolonne di Ercole. Ed ecco qui il sillogi-smo contenuto nell’articolo: se la Spa-gna avesse ancora la peseta, potrebbe ri-mediare velocemente attraverso la svalu-tazione, riducendone il valore del 20 percento rispetto alle altre monete europee.

di ROMINA CIUFFA

Il premio Nobel Paul Krugman. In alto, un’immagine di Miami, in Florida

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Tutta la veritàsu un fenomeno falsato

Redatto in forma di cronaca e di reportagequotidiano attraverso la descrizioneminuto per minuto, notte per notte, di una serie di avvenimenti cui l’autoreha partecipato e personaggi che haconosciuto, questo racconto ha l’intentodi spiegare i profondi motivi della nascita di un fenomeno, di una mentalità, di un costume.

Sono moltissimi gli episodi e soprattutto i nomi che esso contiene, destinati a suscitare nostalgie negli anziani ecuriosità nei giovani, misti a riferimentie a dati essenziali di carattereeconomico, politico, sociale e sindacale, che servono perinquadrare il fenomeno in un’epoca.

Quell’epoca esercita tuttora edeserciterà sempre una forte attrazionesul pubblico europeo, americano,mondiale. La dolce vita harappresentato per l’Italia degli anni50-60 quello che prima la Belle Époque poi gli Anni Ruggentirappresentarono per l’Europa di fine’800 e inizio ’900: un fenomenoessenzialmente di costume, che poteva fiorire solo in un certo contesto economico, politico, sociale e culturale.

In libreria dal 16 marzo

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GGIIAANNLLUUCCAA DD’’EELLIIAA::LLAA NNUUOOVVAAFFRROONNTTIIEERRAADDEELLLLAA VVIIRRIILLIITTÀÀ

a mia professione continua adessere oggetto di barzellette.Spesso i pazienti mi chiedono ilperché mi sia voluto specializza-re in Urologia. Per il loro diverti-

mento, dopo aver risposto di essere sem-pre stato affascinato dagli organi genitalimaschili solo per vedere la sorpresa neiloro occhi, spiego che l’Urologia è unadelle discipline mediche più all’avan-guardia. Nessuna specialità chirurgica ècambiata tanto negli ultimi 20 anni. Nesono un esempio la diagnosi e il tratta-mento di neoplasie urologiche. Vent’annifa, in caso di tumore maligno della vesci-ca urinaria e dopo l’asportazione radica-le dell’organo, era necessario, nella qua-si totalità dei casi, applicare un’urosto-mia, ovvero una sacchetta sulla pareteaddominale per drenare verso l’esternol’urina prodotta dai reni. Ciò comportavaun impatto drammatico sulla vita socialee di relazione della persona coinvolta.Oggi siamo in grado di ricostruire la ve-scica con un segmento di intestino, per-mettendo al paziente di urinare per vianaturale, evitandogli il dramma fisico epsicologico dell’urostomia.

Con un metodo multidisciplinare l’u-rologo è stato capace, insieme all’onco-logo, di sconfiggere il cancro del testico-lo. A differenza di quanto avveniva sinoagli anni 70, in cui i tassi di mortalità perquesto tumore erano impressionanti, og-gi le percentuali di guarigione si avvici-nano ormai al 100 per cento. Ne è unesempio il ciclista Lance Armstrong. Al-cuni anni fa gli fu diagnosticato un can-cro del testicolo avanzato, con metastasidiffuse addirittura all’encefalo. Dopo laterapia chirurgica e chemioterapica èguarito completamente ed è stato capacedi vincere ben sette Tour de France.

Con l’avvento del PSA (antigene pro-statico specifico) abbiamo rivoluzionatoil sistema diagnostico e terapeutico del

carcinoma della prostata. Fino alla finedegli anni 80 la maggior parte dei pa-zienti si presentava dal medico con tu-mori prostatici in stadi talmente avanzatiche limitavano le nostre possibilità nonsolo di cura, ma anche di palliazione.Oggi il concetto di prevenzione, a livellosociale già insito da molto più tempo peril sesso femminile, si sta facendo stradaanche per il carcinoma della prostata, ilpiù frequente tumore maligno del sessomaschile. Con una visita annuale dallospecialista urologo e con il test del PSA,valutabile con un semplice prelievo disangue, siamo oggi capaci di diagnosti-care in fase sempre più precoce questo ti-po di tumore, quando è possibile curarloin maniera efficace.

Per quanto riguarda le neoplasie rena-li, se ancora nei primi anni 1980 erava-mo costretti a rimuovere tutto il rene, og-gi, in presenza di piccoli tumori localiz-zati nella periferia dell’organo, possiamooffrire al paziente la possibilità di aspor-tare in maniera radicale solo il tumore,conservando la restante parte di organonon coinvolto dalla neoplasia, con ovvibenefici a lungo termine. Anche in cam-po non oncologico i progressi dell’Uro-logia negli ultimi venti anni sono stati ri-marchevoli. Se si pensa che fino a 15 an-ni fa l’unico modo per alleviare i fasti-diosi disturbi urinari dovuti all’iperplasiaprostatica, ovvero all’ingrossamento dicarattere benigno della prostata, era l’in-tervento chirurgico (endoscopico o tradi-zionale), si può immaginare cosa abbiapotuto significare per molte persone l’in-troduzione di farmaci specifici all’iniziodegli anni 1990. Sappiamo che il 40 percento degli uomini soffriranno, nel corsodella loro vita, di sintomi urinari che ne-cessitano di terapia, e che la metà di que-sti traggono giovamento dall’assunzionedi questi farmaci. Pertanto, in poco piùdi un decennio, abbiamo dimezzato la

percentuale di persone che devono esse-re sottoposte ad intervento chirurgico periperplasia prostatica.

Il silenzio può essere d’oro, ma nonquando ci trattiene dal chiedere aiuto sudue aspetti più intimi e sottaciuti dellamedicina: l’impotenza e l’incontinenzaurinaria. Il pudore che per tanti anni haaccompagnato queste condizioni sta peressere lentamente superato con la divul-gazione e l’educazione dei pazienti daparte degli urologi. Il riserbo e il disagiocon i quali venivano trattati questi argo-menti erano anche dovuti al fatto che inpassato esistevano solo trattamenti chi-rurgici invasivi poco accetti dai pazienti:protesi peniene per l’impotenza e inter-venti tradizionali per l’incontinenza.

Queste due patologie sono assurte adignità da quando abbiamo la possibilitàdi offrire ai pazienti nuove opzioni tera-peutiche. Con l’avvento dei farmaci «in-tracavernosi», da iniettare direttamentenel pene, e soprattutto, dalla fine deglianni 90, dei farmaci da assumere per viaorale, la cura della disfunzione erettile èstata rivoluzionata e portata all’attenzio-ne del grande pubblico. D’altro canto ilvelo di pudore che cela l’incontinenza,dovuto in parte anche al background cul-turale e sociale cui si appartiene, sta peressere sollevato grazie all’opportunità dioffrire tecniche chirurgiche di ottima ef-ficacia, con brevissima convalescenza esoprattutto poco invasive.

Quello che in effetti ha sempre caratte-rizzato l’Urologia come unica tra le di-scipline chirurgiche è stata la sua capa-cità di adattarsi alle nuove tecnologiecontribuendo a svilupparle. Siamo stati iprimi a usare la Chirurgia mini-invasiva,prima ancora che diventasse un terminedi moda in ambito medico. Questo ancheperché nella nostra specialità siamo par-ticolarmente fortunati, in quanto tutte levie urinarie possono essere studiate in

LLdi GIANLUCA D’ELIA, Direttore dell’Unità di Urologiadell’Ospedale San Giovanni di Roma e Direttore scientificodella Fondazione per la Ricerca in Urologia

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endoscopia, sfruttando gli orifici naturalidel corpo. L’Urologia deve infatti la pro-pria identità, come specialità a se stante,allo sviluppo degli endoscopi, reso pos-sibile dall’evoluzione del cistoscopio.Con l’avvento delle fibre ottiche e dellatecnologia digitale abbiamo tutti i giornia disposizione in sala operatoria sofisti-cati strumenti che ci consentono di trat-tare in maniera non invasiva patologieun tempo di esclusivo appannaggio dellachirurgia tradizionale a cielo aperto.

Ad esempio, per una persona con sin-tomi urinari dovuti all’ingrossamentobenigno della prostata, quando questipersistono dopo un tentativo di terapiacon farmaci, non rimane altro che ese-guire un intervento chirurgico. L’inter-vento endoscopico - resezione transure-trale della prostata - ha ormai totalmentesostituito nella pratica clinica il corri-spettivo intervento chirurgico tradiziona-le «a cielo aperto». È’ stato addiritturastimato che la resezione transuretraledella prostata sia, dopo l’intervento percataratta, l’intervento più frequentemen-te eseguito negli ospedali italiani.

Ma ciò che ha realmente rivoluziona-to, gli ultimi vent’anni della Chirurgiaurologica, riguarda due delle maggioriapplicazioni della Chirurgia mini-invasi-va: il trattamento dei calcoli urinari equello del carcinoma della prostata. Senei primi anni 80 eravamo costretti a sot-toporre tutti i pazienti con calcoli urinaria interventi chirurgici invasivi, oggi lofacciamo solo in un caso su 100. Conl’avvento della litotrissia extracorporeaad onde d’urto e delle tecniche endosco-piche mini-invasive siamo in grado di ri-muovere la quasi totalità dei calcoli sen-za incisioni cutanee e sfruttando le cavitànaturali del corpo.

Per guarire dal carcinoma della prosta-ta si era sottoposti, sino a venti anni fa, ainterventi chirurgici demolitivi, cheesponevano ai rischi di divenire inconti-nente e quasi sempre impotente. Oggil’obiettivo di questo tipo di chirurgia nonè più solo l’asportazione radicale dellaprostata con il tumore, ma è quello diasportare radicalmente la prostata e, nelcontempo, conservare la continenza e lapotenza. L’evoluzione della terapia chi-rurgica di questo tumore ci ha portato aperfezionare la tecnica operatoria in mo-do tale da rendere quasi mai incontinentie solo qualche volta impotenti.

Il tumore maligno della prostata è oggicurabile non solo con la tecnica chirurgi-ca tradizionale, che offre ottimi risultatiin termini di asportazione radicale dellaneoplasia, mantenimento della continen-za urinaria e della potenza sessuale. Maanche con la tecnica laparoscopica che,potenzialmente, permette, a parità di ri-sultati oncologici, di migliorare le già al-te percentuali di preservazione di conti-nenza e potenza. Questo grazie alla mi-gliore visibilità delle strutture anatomi-che che ci offre l’immagine ingrandita

trasmessa dallatelecamera lapa-roscopica.

Ma il progres-so della tecnicachirurgica del-l’asportazioneradicale dellaprostata non fi-nisce qui. Pocomeno di ventianni fa si parlòdi miracolo perla nuova moda-lità laparoscopi-ca. Adesso è giàin corso unanuova rivoluzio-ne: la chirurgiarobotica. La chirurgia ro-botica è molto meno in-vasiva e traumatica emolto più delicata e pre-cisa rispetto alla tradizio-nale. È una chirurgia piùgentile nei confronti delpaziente. Evita le grandiincisioni e, come per lalaparoscopia, fa uso disottili strumenti chirurgi-ci e di una telecamera,che vengono inseriti al-l’interno dell’addome at-traverso piccoli fori. Alcontrario della laparo-scopia, nella quale stru-menti chirurgici e teleca-mera sono manovratidalle mani del chirurgo,nella chirurgia robotica sono sostenutidalle braccia di un robot, che li rende piùstabili e precisi.

Il robot non fa nulla da solo, non haautonomia decisionale o di movimenti.Non si sostituisce mai al chirurgo. Alcontrario, lo affianca, ne esalta l’abilitàmanuale e ne perfeziona i movimenti. Èsempre e comunque il chirurgo che ope-ra. Infatti il chirurgo da una consolleguarda il campo operatorio in un visoretridimensionale ad alta definizione, e daquesta consolle manovra la telecamera egli strumenti chirurgici miniaturizzati.Uno dei vantaggi principali della chirur-gia robotica è la migliore visione dellestrutture anatomiche. Una visione tridi-mensionale e ad alta definizione, che faletteralmente immergere il chirurgo nelcampo operatorio. È come vedere al ci-nema i film in 3-D con occhiali tridi-mensionali: sembra esserci immersi al-l’interno della scena del film. Un chirur-go che vede meglio, opera meglio.

Un altro vantaggio della chirurgia ro-botica è rappresentato dalla ultradisse-zione dei piani anatomici permessa daisofisticati strumenti chirurgici robotici,che riproducono esattamente, in modofluido, «senza scatti», i movimenti delledita e delle mani del chirurgo. Grazie aparticolari articolazioni meccaniche, i

gradi di movimentodella parte finale diquesti strumenti robo-tici sono superiori aquelli della manoumana o dei classicistrumenti laparosco-pici. La stabilità, igradi di movimento,la filtrazione del tre-more, in altri terminila dolcezza con cui simuovono questi stru-menti permettonomanovre più precise,delicate e meno trau-matiche. Il pazientetrae il massimo van-taggio dalla chirurgiarobotica quando sono

richiesti livelli di precisione chirurgicaelevatissimi, di demolizione o di rico-struzione, in campi operatori ristretti e didifficile accesso, come nell’asportazioneradicale della prostata per cancro. Laprostatectomia radicale robotica ci stafacendo conoscere nuove dimensioni.

L’eccezionale amplificazione della vi-sione permette di riconoscere dettaglianatomici fino ad ora trascurati anche dachi ha eseguito centinaia di interventicon le tecniche tradizionali. Appartengoalla generazione di urologi che ha avutola possibilità di cimentarsi con tutte letecniche di prostatectomia radicale, daquella tradizionale «a cielo aperto» aquella laparoscopica, sino alla robotica.Questa esperienza mi permette di affer-mare, che, nelle mie mani, la prostatecto-mia radicale robotica è superiore. Perquesto sulla base dei miei risultati, spie-go ai pazienti i vantaggi della tecnica ro-botica e offro quasi esclusivamente que-sto tipo di chirurgia. Eseguo con le vec-chie tecniche solo gli interventi con con-troindicazioni specifiche alla robotica.

Fino agli anni 80 le malattie urologi-che erano considerate imbarazzanti e ve-nivano spesso diagnosticate troppo tardi;negli ultimi vent’anni hanno portato lafigura dell’urologo a occupare una posi-zione preminente nella Medicina.

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fino agli anni 80le malattie urologiche erano considerateimbarazzanti ed eranospesso diagnosticatetroppo tardi; negliultimi 20 annila figura dell’urologoha conquistatouna posizionepreminentenella Medicina

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MARIO MALZONI: IN DIRETTACON IL MONDOLAPAROSCOPIA E UMANITÀ

MARIO MALZONI: IN DIRETTACON IL MONDOLAPAROSCOPIA E UMANITÀ

a cura di ROMINA CIUFFA

Nella foto, il prof. Mario Malzoni,direttore del Centro di Endoscopia

Ginecologica Avanzata del Gruppo Malzoni e tra i maggiori esperti nel mondo

nella chirurgia laparoscopica

Un gruppo di strutture sanitarieprivate, una sola missione:

la medicina intesa come incontrotra umanità e tecnologia, tra

professione medica e rispetto per la vita in un percorso integrato

per la salute della donna e del neonato, ed anche riferimento

oncologico tra i più completi per le patologie femminili,

l’alta specialità di nefrourologia, le più aggiornate tecniche ortopediche e la chirurgia

endoscopica. Dirige il Centro di Endoscopia Ginecologica

Avanzata il chirurgo avellinese Mario Malzoni che, con interventi

trasmessi in diretta da sale operatorie dedicate, insegna

la tecnica che ha appreso da un pioniere, l’americano

Harry Reich, e che egli stesso ha sviluppato al punto da rendere

il proprio nome - che è già il nome diun’intera famiglia di medici -

sinonimo di chirurgia laparoscopicaavanzata. Nell’ottica di una

indispensabile specializzazione, ha chiamato i migliori ginecologi

in un team che principalmenteopera in Campania, conferendo

alla regione l’opportunità di un forte riscatto qualitativo

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la Scuola di Alta Formazione: i semi-nari, i simposi, le conferenze e l’atti-vità formativa e di aggiornamentocrescono insieme alla famiglia, in unmeccanismo di interazione che è unforum di esperienze e conoscenze aimassimi livelli del settore. Fannoparte del Gruppo la Casa di cura pri-vata Malzoni Villa dei Platani, laDiagnostica Medica, il Laboratorio diBiodiagnostica Montevergine Malzo-ni, il Centro Cobaltoterapia, la Mal-zoni Servizi e la Società SanitariaConsortile.

Ciò che più di altro distingue ilGruppo Malzoni è la fine preparazio-ne nel campo della laparoscopia, mo-derna tecnica chirurgica che permettel’esecuzione di trattamenti ginecolo-gici senza l’apertura della parete ad-dominale, praticando incisioni sullacute. Giovandosi dei progressi tecno-logici e della miniaturizzazione dellastrumentazione, l’équipe operatoria èin grado di eseguire la chirurgia at-traverso l’osservazione delle immagi-ni provenienti dall’interno dell’addo-me su un monitor esterno, usandonello stesso tempo strumenti moltosottili e compiendo le incisioni nellaporzione interessata.

La chirurgia laparoscopica gineco-logica nasce nel 1940; oggi è il giova-ne prof. Mario Malzoni uno dei piùesperti nel mondo, diretto allievo diun pioniere, l’americano Harry Reichche nel 1989 effettuò la prima isterec-tomia totalmente laparoscopica.Questa tecnica limita di molto il trau-matismo addominale e più dell’80per cento della patologia benigna gi-necologica che necessita di interven-to chirurgico può avvalersene.

Mario Malzoni dirige il Centro diEndoscopia Ginecologica Avanzata,punto di riferimento internazionaleper il trattamento endoscopico dellepatologie ginecologiche. La creazio-ne di un’unità chirurgica autonomarispetto alla struttura ospedalieraconferisce enormi vantaggi; l’avveni-ristica struttura dà risposta alla cre-scita dell’attività chirurgica del

Gruppo, senza perdere di vista lacentralità del malato ma assicurandoprofessionalità e deontologia medi-ca, assistenza infermieristica, svilup-po tecnologico.

Domanda. Come si è evoluta l’u-nità Endoscopica Malzoni rispettoalle attività originarie del Gruppo?

Risposta. Il Centro di EndoscopiaGinecologica Avanzata nasce a metàdegli anni 90 e ad essa abbiamo datosempre più peso nel reparto di gine-cologia fino a dedicarle, nel 2006, unreparto completamente a se stante,per il quale ho chiamato giovani gi-necologi promettenti che avevo indi-viduato in tutto l’ambiente dell’Ita-lia meridionale. Ho formato unasquadra di medici che dirigo e cheoperano in una struttura completa-mente dedicata.

D. Come si colloca la vostra unitàrispetto alle altre strutture sanitarieeuropee e mondiali che si dedicanoall’endoscopia?

R. Il Centro costituisce una dellepoche esperienze in Europa, in cuiun gruppo di medici, infermieri e au-siliari è interamente dedito ad unasola branca, tanto da avere sale ope-ratorie di ultima generazione com-pletamente dedicate che permettonodi sviluppare la migliore chirurgialaparoscopica e fanno parte di un cir-cuito tecnologicamente integrato checonsente la diretta di immagini e lacomunicazione tra medici non pre-senti, dando la possibilità ai chirur-ghi di dialogare nel corso dei diversiinterventi. Gli interventi sono proiet-tati anche all’esterno in aule per ladidattica e attraverso schermi «tou-ch screen»; dal tavolo operatorio ilchirurgo invia le immagini tramiteIsdn e Internet. La stessa tecnica con-sente settimanalmente di effettuarecollegamenti con corsi e congressi si-multanei in vari punti del mondo, alcosto di una telefonata.

D. Il Gruppo Malzoni, e il suo stes-so Centro «Endoscopica», sono unarealtà predominante nel panoramanon solo campano, bensì meridiona-

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ampania, 1956. La Sanità nonva (Italia 2010, idem). Il gine-cologo Mario Malzoni mette a

punto un progetto che sembra quasiquello di un visionario: creare unacasa di cura privata, a regime mu-tualistico, in cui abbinare prestazio-ni mediche di alta qualità con un ri-covero adeguato e con l’umanizza-zione dell’apporto medico: seguireil paziente dalla prima diagnosi sinoalla guarigione. Nasce ad Avellinola Casa di Cura Malzoni Villa deiPlatani con 30 posti letto, un primonucleo esclusivamente destinato al-l’ostetricia, alla ginecologia e all’o-torinolaringoiatria.

Prima il figlio del fondatore, Carmi-ne Malzoni, quindi la nuova genera-zione di medici, i fratelli Mario e An-namaria, hanno portato avanti quellavisione, ampliando il centro, che oggiospita 160 posti letto, e l’offerta spe-cialistica verso la chirurgia generale,l’ortopedia, la chirurgia oncologica, lanefrologia e l’urologia, nonché crean-do, nel 1978, la Diagnostica Medicaspa, che in un’unica struttura di 7 pia-ni e di 6 mila metri quadrati concentratutte le discipline a Mercogliano, inprovincia di Avellino.

La politica di famiglia è quella di«operare nel pubblico per il pubbli-co» attraverso l’integrazione con ilServizio Sanitario Nazionale, in unregime di competitività e di serratoconfronto con le maggiori istituzioniscientifiche, dando al paziente un’ef-fettiva scelta sul medico curante esulla struttura ospitante. Nell’otticadi una crescita consolidata dell’atti-vità chirurgica, oggi il Gruppo Mal-zoni ha dotato il modulo di endosco-pia ginecologica di un blocco opera-torio con due sale connesse di ultimagenerazione, di un reparto con 20 po-sti letto e di un’apposita équipe me-dica e infermieristica, un’esperienzatra le poche nel mondo che ha richie-sto grandi investimenti, ma che ha re-so il Centro di Endoscopia Ginecolo-gia Avanzata un punto di riferimentoper pazienti e medici di ogni Paese,con una casistica operatoria di oltre1.200 interventi laparoscopici annui e300 isteroscopie e resettoscopie.

Il Centro opera nella divulgazionedelle conoscenze, delle innovazioni edei risultati delle ricerche in un’ope-razione di trasferimento del proprioknow-how attraverso seminari e cor-si di aggiornamento professionale,programmi di formazione continua,diretta degli interventi; sono attiveconvenzioni con i maggiori centrimondiali per la formazione dei colle-ghi stranieri provenienti da Spagna,Portogallo, Israele, Ucraina, Russia,Emirati Arabi. Questa vocazione ani-ma il progetto per il primo ente for-mativo nel settore sanitario in Italia,

Un intervento in laparoscopia eseguito in una speciale sala operatoria dedicata a circuito integrato, che consente la diretta internazionale anche nel corso di seminari

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le per non dire italiano. In che modoriuscite ad essere presenti fino ad ef-fettuare circa 1.200 interventi laparo-scopici annui?

R. L’esperienza è stata particolar-mente positiva, l’attività nel tempo ècresciuta molto, la squadra si è allar-gata e abbiamo ginecologi che si oc-cupano esclusivamente di chirurgiaendoscopica ginecologica. Inoltre,abbiamo creato dei centri di riferi-mento a Napoli, Salerno e Agropoli.

D. Oltre a ciò opera attraverso l’as-sociazione Gineva, di cui è fondato-re. Di cosa si tratta?

R. A Roma operiamo da circa 10anni nella Casa di CuraVilla del Rosario, che ospi-ta la sede operativa di «Gi-neva», un’associazioneprofessionale di medici gi-necologi fondata per com-piere la sintesi della lungaesperienza del nostrogruppo di lavoro. L’Asso-ciazione ha come obiettivola cura della donna in tuttele fasi della sua vita: dallaprima adolescenza alle in-dagini di prevenzione deltumore della cervice uteri-na e delle altre patologieoncologiche a carico deigenitali femminili, dalladiagnosi prenatale alla ge-stione della gravidanza.L’aspetto più qualificante eattuale è rappresentato daltrattamento avanzato del-l’endometriosi, malattia diforte interesse sociale perle gravi conseguenze che comportasulla qualità della vita della donna.La gestione clinica, la definizionediagnostica e il trattamento chirurgi-co mediante un metodo multidisci-plinare consentono di guardare aquesta patologia con più speranza dirisoluzione. Inoltre l’Associazionesvolge formazione professionale delpersonale medico in Chirurgia Gine-cologica Laparoscopica - Education& Training -, con il conseguimentodei crediti formativi previsti nell’am-bito degli ordinamenti delle profes-sioni sanitarie.

D. È presente personalmente intutti gli interventi di laparoscopia?

R. Sono a Roma diverse volte almese e coordino le attività svolte nel-le varie sedi.

D. Arrivate dove la chirurgia tradi-zionale non può giungere, o vi arri-vate semplicemente in un modo di-verso?

R. Trattiamo patologie benigne gi-necologiche, per lo più fibromatosiuterina ed endometriosi, tra le piùdiffuse e caratterizzate da un’inci-denza altissima stimata in milioni dipazienti solamente in Italia. Per l’en-

dometriosi non esiste ancora una te-rapia farmacologica, per cui quasisempre è richiesto un intervento chi-rurgico in laparoscopia, che è il mo-do migliore per trattare la patologiama non il più semplice; fin quandol’endometriosi è ad uno stato inizialel’intervento è alla portata di tutti i gi-necologi, ma quando diventa infil-trante e va in profondità verso gli or-gani interni esso diviene molto com-plicato, tanto da esser considerato trai più complessi in chirurgia pelvica eda richiedere un’esperienza dedicatae specifica, che è quella che noi of-friamo.

D. Chi, fa parte, insieme a lei, del-l’équipe di Gineva?

R. Il gruppo dedicato alla chirurgialaparoscopica è costituito dai dottoriPierfrancesco Maggiora Vergano, Fa-bio Imperato e Filippo Perniola, iquali lavorano all’interno della salaoperatoria; altri medici si interessanodi diverse problematiche, come l’o-stetricia, la diagnostica ecografica, lacolonscopia, l’isteroscopia, le gravi-danze a rischio, le diagnosi prenatali,la chirurgia senologica ed altro.

D. Una famiglia di medici o di im-prenditori?

R. Il Gruppo Malzoni è stata fon-dato da mio nonno, Mario Malzoni,nel 1956, e ne abbiamo festeggiato direcente i 50 anni di attività. La nostrafamiglia ne ha seguito le orme, dap-prima mio padre Carmine, quindi ioe mia sorella Annamaria, tutti medi-ci. La sede principale è ad Avellino,nata come piccola casa di cura e svi-luppatasi negli anni; attualmentepossiede più di 150 posti letto con-venzionati, ma allora nasceva comeuna clinica di 30 posti letto. Dappri-ma mio nonno, poi mio padre eadesso noi.

D. Ginecologia; c’è altro?R. La casa madre di Avellino si oc-

cupa di una serie di discipline chevanno dall’ortopedia alla chirurgiagenerale, alla nefrologia, oltre a unaserie di servizi collegati e inseriti neicentri di medicina della riproduzio-ne, di sterilità, di dialisi, di diagnosti-ca per immagine, di radioterapia,una serie di strutture collocate al difuori della clinica nel centro polifun-zionale della Diagnostica Medica.

D. Da dove provengono i vostripazienti?

R. In alcuni settori siamo un puntodi riferimento anche per il Nord, co-

me nel caso dell’oncologiaginecologica e dell’endo-scopia. Moltissimi giungo-no dal Centro Italia, dalleIsole, dalla Sicilia e dal Set-tentrione. Ne danno attoanche le visite al nostro sitoInternet, circa 2.500 mensili,e di queste più della metàprovengono dal Nord Ita-lia, solo dalla città di Mila-no abbiamo in media 450collegamenti al mese a ga-ranzia di visibilità. D. Non uno, ma tutti medi-ci in famiglia: è stata unascelta obbligata?R. Assolutamente sponta-nea. Per me non è stato af-fatto obbligatorio bensì nor-male immaginare la gineco-logia nel mio futuro; non homai valutato altra carriera emi iscrissi alla Facoltà diMedicina pensando che

avrei fatto il ginecologo. Frequentavogià la clinica di famiglia e facevo sinda molto giovane pratica in ginecolo-gia. È stato un percorso naturale an-che per mia sorella. Dopo la laurea al-l’Università di Napoli SUN, compiil’ultimo anno di specializzazione nel-la Columbus University di New York,ed è lì che entrai attivamente nellachirurgia endoscopica ginecologica.

D. L’America cosa le ha dato?R. Harry Reich è stato il mio ispira-

tore. Nel 1979 effettuò la prima iste-rectomia totalmente laparoscopica,un pioniere e il primo al mondo adeseguire questo tipo di intervento, inparticolare l’asportazione dell’uteroin laparoscopia; e a lui, che è ancoraoggi un operatore brillante, va il me-rito di aver fatto conoscere questatecnica in tutto il mondo, oltre che ame. Harry sarà il presidente del no-stro «12th International Meeting»che si svolgerà dal 5 all’8 maggio adAvellino, quattro giornate di chirur-gia intensa, praticata in diretta comeè nostra abitudine, da specialisti scel-ti tra i migliori del mondo, che mette-ranno a confronto le loro tecnichechirurgiche.

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Il prof. Mario Malzoni con la sua équipe

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li Rodriguez - Paolo Emilio Per-siani Editore - 24,90 euro. Gliautori spiegano come muo-versi senza perdersi tra pro-duzione, promozione e di-stribuzione musicale. Qual’èla prima cosa che deve sape-re un musicista? Cos’è il di-ritto di sincronizzazione?Quali diritti può cedere uncompositore? Quale sarà ilfuturo del P2P? Una guidanella giungla, stilisticamentenon perfetta ma fondamen-tale per tutti i professionistidel settore che necessitano diconoscere i propri diritti e gliaspetti legati alla prassi, allaformalizzazione (contrattidiscografici, di edizione mu-sicale, di management ecc.).Include anche un formulario(scritture private, liberatorie,moduli Siae ed altro), infor-mazioni utili e pratiche, in-terviste a professionisti.

Storie di Tre Monti (1999-2003) di Victor Ugo Ciuffa -Ciuffa Editore - 3 euro. Per

chi ama i Castelli Romani,per chi ama la politica e perchi ama il modo di scriveredi un veterano del giornali-smo, ecco un libro autopub-blicato che racconta le crona-che di un Comune arroccatoai confini di Roma, Monte-compatri, che dall’alto laguarda e un po’ la snobba.Un resoconto che lo stessoautore definisce «spietato», ese lo può permettere: damonticiano, da ex sindacodel proprio paese, da sinceroespositore dei fatti. Risale al2003 l’ultimo dei fatti di cro-naca descritti; da allora moltialtri sono stati gli articoli cheannualmente quest’osserva-tore è andato raccontando.Ma per capire il presente èbene guardare al passato, eper capire le grandi realtà ènecessario conoscere quellepiccole. Per questo le storiedi Tre Monti son come lemetafore per un filosofo: ne-cessarie a intendere laprofondità di un sistema.Che sia umano o politico.

Asilo e diritti umani - L’e-voluzione del diritto d’a-silo nel diritto interna-

zionale di Federico Lenzerini -Giuffrè Editore - 70 euro. Nonche non vi siano nel panora-ma letterario testi che descri-vano il diritto d’asilo e le suetrasformazioni nell’evolversie nell’armonizzazione deldiritto internazionale. L’au-tore di questo capiente volu-me è «fermamente convin-to» che il diritto debba essere«al servizio dei valori che es-so stesso difende» e definiscequello d’asilo un «santuariodi fronte al quale molto spes-so anche i tiranni più ferocisi sono dovuti, loro malgra-do, arrestare». Tuttavia an-cora oggi il valore spesso re-gredisce a livelli di «virtualenullità» e per questo Lenze-rini sviluppa il lato più uma-nitario dell’asilo in un saggioche descrive precisamente ilprincipio del «non-refoule-ment» e le sue patologie.

iccola guida a libri utiliILLUSTRAZIONE DIQUINT BUCHOLZ

P SPECCHIOECONOMICO 55

Guida per viaggiatori nel-la Terra di Mezzo di Ro-berto Fontana - Edizioni del-

l’Età dell’Acquario - 24 euro.Questo è il vademecum perchi voglia avventurarsi nel-l’universo immaginario de-scritto da Tolkien ne «Il Si-gnore degli Anelli»: il viag-gio alla scoperta della Terradi Mezzo proposto dall’au-tore è nello stesso tempogeografico (monti altissimi,praterie sconfinate, boschiincantati, città cinte da murae strade ricoperte di polveredi diamante) e temporale.Suddivisa in tre Ere princi-pali - la quarta ha inizio conil termine delle vicende nar-rate da Tolkien -, la guidadescrive le caratteristiche ge-nerali delle terre in ciascunaepoca, suggerendo i percorsipiù suggestivi. Gli itinerariconducono il viaggiatore at-traverso i luoghi di maggio-re interesse paesaggistico,storico-artistico, culturale egastronomico, rievocando diogni località i tempi del mas-simo splendore e narrandogli avvenimenti che l’hannovista protagonista.

Panorama 2010 su scenariinternazionali di crisi diNicola Pedde, Karim Mez-

ran e Valter Cassar - Gan Edi-tori - 16 euro. Eliot Cohen hadefinito il periodo successi-vo alla Guerra Fredda «L’eradelle sorprese», mentre aGeorge W. Bush piacevachiamarlo «Il nuovo ordinemondiale». Il testo ha la pre-fazione di Vincenzo Campo-rini, Capo di Stato Maggioredella Difesa, ed è il primo diuna serie annuale frutto del-la collaborazione dello StatoMaggiore della Difesa e del-l’Institute for Global Studies,«think tank» di ricerca e ana-lisi sulla politica internazio-nale e la sicurezza nelle areedi crisi. Costituisce un ap-puntamento di collaborazio-ne per rendere costante la ca-pacità di divulgazione alpubblico di temi quali la si-curezza, la politica interna-zionale e l’impegno delleForze Armate italiane.

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LL’’AACCQQUUAA ÈÈ DDII PPRROOPPRRIIEETTÀPPUUBBBBLLIICCAA MMAA PPEERR GGEESSTTIIRRLLAA NNOONNBBAASSTTAANNOO II CCAAPPIITTAALLII PPUUBBBBLLIICCII

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LL’’AACCQQUUAA ÈÈ DDII PPRROOPPRRIIEETTÀPPUUBBBBLLIICCAA MMAA PPEERR GGEESSTTIIRRLLAA NNOONNBBAASSTTAANNOO II CCAAPPIITTAALLII PPUUBBBBLLIICCIIL’acqua è un bene pub-

blico e, soprattutto,primario. Su questo

non ci sono dubbi. Bisogna,quindi, gestirla perché tuttine possano fruire. Il serviziodi distribuzione della prezio-sa risorsa tuttavia è un altrodiscorso, deve essere di qua-lità e deve soddisfare le esi-genze dei cittadini. È questouno dei temi che, nelle ultimesettimane, stanno tenendo vi-va una discussione importan-te che coinvolge la politica, leaziende e la società civile delnostro Paese.

In Italia infatti, per rilancia-re il settore servono, entro il2020, oltre 60 miliardi di euro,il 45 per cento per investi-menti negli acquedotti e il re-stante 55 per cento per la rac-colta e il trattamento delle ac-que reflue. A mio avviso, l’ot-timizzazione del servizio sipuò e si deve attuare seguen-do tre direttrici: maggiori in-vestimenti, più concorrenza el’istituzione di un’Autoritàdell’acqua.

Il dibattito in corso su ac-qua pubblica o privata è, se-condo me, un falso problema. Dasempre le risorse idriche sono dema-niali, così come le relative infrastrut-ture sono pubbliche e quindi nonalienabili per legge. In Italia, in nes-sun provvedimento passato o attua-le, come il decreto Ronchi, è messa indiscussione la proprietà pubblica delbene acqua o delle infrastrutture.

Questione differente è invece il te-ma della proprietà delle società acui è delegato il compito di gestire ilservizio. Nel nostro Paese la gestio-ne è stata affidata storicamente adaziende comunali, trasformate insocietà per azioni, in alcuni casi an-

una solida industria del setto-re. Sono di tutta evidenza i li-miti: si pensi che solo pocopiù di un terzo della popola-zione ha visto concretamenteavviato il Servizio Idrico Inte-grato; dei 68 affidamenti, dicui circa 30 attraverso contrat-ti di gestione con società quo-tate o a capitale misto pubbli-co-privato, solo 5 sono stati fi-nanziati dal sistema bancario.E, particolare di notevole rile-vanza, è stato realizzato appe-na il 50 per cento degli inve-stimenti previsti.Fa eccezione il Servizio IdricoIntegrato dell’Ato 2 centraledel Lazio, (che include Romae 111 Comuni), dove l’esten-sione del servizio è garantitaal 94 per cento della popola-zione ivi residente. L’esempiodell’Ato 2 è particolarmentecalzante: nel 2008 è stato si-glato un accordo tra Acea,Prefettura, Provincia, Regionee Segreteria Tecnica dell’Atoper ribadire con forza l’emer-genza scaturita dalla presa incarico, da parte dell’Acea, de-gli impianti dei singoli Comu-ni. La maggioranza di questi

non era a norma, e di conseguenza laresponsabilità degli investimenti perla riqualificazione è a carico del sologestore.

Anche in altri ambiti gli obiettivi diriforma contenuti nella legge Gallinon sono andati dispersi. L’esperien-za del modello Toscana rappresentaun successo nel quadro nazionaleper investimenti realizzati e servizioreso. Occorre sottolineare che già pri-ma del decreto Ronchi si sono svi-luppate partnership tra pubblico eprivato che hanno portato significati-vi risultati.

In Italia, sia ben chiaro, il Servizio

di GIANCARLO CREMONESIpresidente della Confservizi

che quotate in Borsa. In seguito allalegge Galli del 1994, emanata dun-que 16 anni fa, si è provveduto al-l’organizzazione del cosiddetto Ser-vizio Idrico Integrato, non più ge-stione della sola acqua, ma anche direti fognarie e depurazione.

I magri risultati prodotti dall’at-tuazione della Galli impongono unariflessione e alcune energiche corre-zioni se si intende dotare il Paese diinfrastrutture adeguate e dare vita a

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Idrico Integrato è un settore regolato,nel quale è un soggetto pubblico astabilire le tariffe in base ai piani diinvestimento e a un metodo norma-lizzato definito con decreto ministe-riale. Anche la discussione acquapubblica o privata, in merito al tema«tariffa», è, a mio parere, un falsoproblema. La tariffa non dipendedalle caratteristiche del gestore, pub-blico, privato o misto, ma dalle ne-cessità infrastrutturali del territorio edalla densità abitativa.

Nel settore c’è una situazione distallo e gli impianti e le reti in Italiasono tra i peggiori in Europa. C’è dachiedersi in quale misura il decretoRonchi cambierà le cose. Il provvedi-mento, in definitiva, scommette sulmotore dell’impresa e sull’industria-lizzazione del settore, imponendo aiComuni un passo indietro nella ge-stione. Spesso, malgrado regole chel’imponevano, quando si è trattatod’incrementare le tariffe o di riorga-nizzare le aziende per una maggioreefficienza si è finito per rinviare iproblemi alle generazioni future con-traendo spesa e investimenti. La ta-riffa dell’acqua, infatti, è tra le piùbasse d’Europa e quella di Roma, nelconfronto con le altre capitali, è in as-soluto la più bassa.

Il provvedimento impone che i Co-muni diminuiscano le proprie parte-cipazioni sotto il 30 per cento nellegrandi imprese quotate, come Acea,Hera e A2A, e che in quelle intera-mente pubbliche sia ceduto almeno il40 per cento a un partner industrialeresponsabile della conduzione del-l’azienda. Si spera così che il settorepossa divenire appetibile per quegliinvestitori interessati a rendimentistabili, al punto che si possa innesca-re un ciclo finanziario che si traduca

in concreti investimenti, servizi diqualità e più lavori pubblici con con-seguente occupazione.

Resta da rafforzare il sistema diregolazione. È auspicabile la crea-zione di un’Autorità dell’Acqua: unsoggetto terzo rispetto al territorioche fissi le tariffe in relazione agliinvestimenti fatti, e che dispongadel potere sanzionatorio. L’attualemeccanismo regolatorio non garan-tisce sia la realizzazione di quantopianificato, sia la corrispondenzatra la tariffa applicata e gli investi-menti previsti.

In conclusione, sarebbe bene che ildibattito facesse un salto di qualità eche i diversi soggetti coinvolti si con-centrassero, piuttosto, su come assi-curare al sistema una capacità pub-blica di compiere scelte strategiche dipianificazione in maniera efficace etempestiva. È necessario garantireun sistema di regolazione pubblicaautorevole e capace e, infine, il soste-gno allo sviluppo di una grande in-dustria italiana dell’acqua in gradodi vincere le sfide tecnologiche, fi-nanziarie ed economiche che la at-tendono.

57SPECCHIOECONOMICO

La sorgente del fiume Peschiera

«L’acqua è un benepubblico e primario,su questo non ci sonodubbi, ma per gestirlaaffinché tutti possanofruirne, sia di qualitàe soddisfi le esigenzedei cittadini occorronoingenti investimentiche, soprattuttonell’attuale situazioneeconomica, gli entipubblici non hanno»

CHE COSA’È LA CONFSERVIZIConfservizi è il sindacato d’im-

presa che rappresenta, promuove etutela aziende ed enti che gestisco-no i servizi di pubblica utilità. Sog-getti decisivi per lo sviluppo pro-duttivo locale, la cui tutela è perConfservizi una tradizione che du-ra da quasi un secolo. Attraversan-do diverse denominazioni, Conf-servizi ha contribuito a raccoglierele forze e le potenzialità di quante

realtà operano nella pubblica uti-lità. Settori a rilevanza industrialecome acqua, gas, energia elettrica,igiene ambientale, trasporti locali.Pertanto azzerate le distinzioni diforma societaria e assetto istituzio-nale, Confservizi vuole porre l’ac-cento sulla qualificazione e l’evolu-zione delle imprese, ma ancor dipiù sull’esigenza di rendere dispo-nibili, accessibili ed efficaci i servizirivolti alla qualità della vita.

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58 SPECCHIOECONOMICO

creto legge, deve ritenersi scongiurato,essendo esplicitamente stabilita la defi-nitiva permanenza della competenza deiTribunali per reati di mafia.

D’altra parte, nella stesura dell’ultimaora del decreto si è anche posto rimedio aun problema interpretativo che potevasorgere in ragione del testo originaria-mente formulato quanto alla competenzadel Tribunale per il delitto di cui all’art.74 del decreto del presidente della Re-pubblica n. 309 del 1990 (associazionifinalizzate al traffico illecito di sostanzestupefacenti).

L’art. 5 del Codice di procedura pena-le, sul quale è intervenuto il decreto leg-ge, alla lettera a) del primo comma esclu-deva, infatti, la competenza della Corte diAssise per i reati di cui al suddetto decre-to presidenziale, mentre la lettera e) delmedesimo comma, introdotta proprio daldecreto legge, nel prevedere la compe-tenza della Corte di Assise per i delitti dicui all’art. 51 comma 3 bis diversi daquelli di stampo mafioso, nella sua origi-naria formulazione rischiava di farvirientrare anche l’art. 74 dello stesso de-creto presidenziale che appartiene, infat-ti, proprio a questi ultimi. Ciò avrebbecreato due diversi problemi.

Il primo, legato al fatto che, poichéspesso si procede contestualmente per ildelitto di cui all’art. 416 bis del Codicepenale e per quello di cui all’art. 74 deldecreto presidenziale in applicazionedelle norme sulla connessione, in molticasi si sarebbe corso il rischio che l’asso-ciazione di stampo mafioso ritornasse al-la competenza della Corte di Assise. Ilsecondo avrebbe, invece, determinato ilconcreto rischio di un’inutile duplicazio-ne di processi.

Se si considera infatti che quasi sem-pre, oltre al delitto di cui all’art. 74 deldecreto presidenziale, sono contestatianche i delitti di cui all’art. 73 di que-st’ultimo, nei non pochi casi in cui ilgiudice avesse ritenuto che tra i reatinon ci fosse connessione - e la regolainterpretativa generale è che non sussi-ste connessione tra delitto associativo edelitto scopo -, si sarebbe determinatolo smembramento del processo per cui,nei confronti degli stessi imputati laCorte di Assise, avrebbe proceduto peril delitto di cui all’art. 74 del decreto n.309 mentre il Tribunale avrebbe giudi-cato quelli di cui all’art. 73 del decretopresidenziale.

Nella stesura definitiva del decretolegge, invece, si è ovviato anche a taleproblema e il combinato disposto dellelettere a) ed e) dell’art. 5 del Codice diprocedura penale, così come riformulato,è ormai tale da non lasciare dubbi sul fat-to che il reato di cui all’art. 74 (associa-zione finalizzate al traffico illecito di so-stanze stupefacenti) non rientra nellacompetenza della Corte di Assise bensìresta assegnato a quella del Tribunale.

Il decreto legge n. 10 del 2010, recen-temente emanato dal Governo, si è pre-fisso di «salvare» alcune centinaia diprocessi in materia di criminalità mafio-sa che fino a ieri rischiavano l’annulla-mento. La questione è venuta all’atten-zione del Governo in seguito a una pro-nunzia della Cassazione la quale, risol-vendo un conflitto di competenza fra ilTribunale e la Corte di Assise di Catania,ha affermato la competenza di quest’ulti-ma in materia di reati di associazione adelinquere armata di tipo mafioso, per iquali la legge n. 251 del 5 dicembre2005, ex legge Cirielli, ha elevato a 24anni di reclusione la pena massima pre-vista per capi, promotori e organizzatoridell’associazione.

Il più elevato limite di pena fa scatta-re l’art. 5 del Codice di procedura pena-le che prevede appunto la competenzadella Corte di Assise. Nonostante taleprevisione, molti processi in corso sonostati incardinati davanti al Tribunale co-me accadeva prima del 2005, ed eradunque tangibile il rischio che su di essisi abbattesse la scure dell’annullamentoper incompetenza dell’organo giudican-te. Il decreto legge ha stabilito inveceche i processi in corso e quelli futuri re-lativi a delitti di associazione a delin-quere di tipo mafioso di cui all’art. 416bis del Codice penale, comunque aggra-vati - e dunque anche laddove sia conte-stata l’aggravante dell’associazione ar-mata - siano attribuiti alla competenzaper materia del Tribunale anziché allaCorte di Assise.

Sono evidenti gli effetti positivi di talemisura che da un lato scongiura l’annul-lamento di tutte le sentenze di condannagià emesse, ma non ancora passate ingiudicato, nei confronti di capi e promo-tori di associazioni mafiose e camorristi-che; dall’altro stabilisce che tutti i pro-cessi attualmente pendenti in primo gra-do per la medesima tipologia di imputatidi quei reati debbano ricominciare dac-capo innanzi alla Corte di Assise, con ilconcreto rischio di scarcerazione di bossmafiosi per decorrenza dei termini; siconsideri che si tratta di persone quasisempre detenute in regime di 41 bis delCodice penale proprio in ragione dellaloro elevatissima pericolosità sociale.

Nel decreto legge, benché sia previstoanche l’ampliamento della competenzaper materia delle Corti di Assise a nuovefigure di reato ritenute di particolare gra-vità, ne rimangono però esclusi quelli distampo mafioso in quanto la competenzaper materia del Tribunale viene chiara-mente determinata non solo per il delittodi cui all’art. 416 bis del Codice penale(comunque aggravato), ma anche per tut-ti i delitti commessi avvalendosi dellecondizioni previste dal predetto articolo,ovvero al fine di agevolare l’attività del-le associazioni mafiose, se non già rien-tranti nella competenza della Corte

d’Assise per effetto delle altre disposi-zioni dell’art. 5 del Codice di procedurapenale, a parziale modifica del quale èintervenuto il decreto legge.

Ciò segna un cambio di indirizzo delGoverno rispetto al disegno di legge diriforma del processo penale tuttora all’e-same delle Camere, il quale ampliava an-ch’esso la competenza della Corte di As-sise includendovi, però, il reato di asso-ciazione a delinquere di tipo mafioso. Suquesto punto, nel parere al disegno dilegge reso alcuni mesi or sono, il Consi-glio Superiore della Magistratura avevaespresso valutazioni critiche soprattuttoperché l’attribuzione dei processi perreati di mafia a collegi giudicanti inte-grati da giudici popolari avrebbe espostoquesti ultimi a possibili pressioni o inti-midazioni, che ne avrebbero potuto con-dizionare l’operato. Tale rischio, secon-do quanto prevede il testo del nuovo de-

di COSIMO MARIA FERRIComponente del Consiglio

Superiore della Magistratura

SISTEMA GIUDIZIARIO

Gli effetti positividel decretosui reati di mafia

Scongiurato l’annullamentodelle condanne già emanatecontro capi e promotoridi associazioni mafiosee camorristichee la loro scarcerazione

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59SPECCHIOECONOMICORETROSPECCHIO

Anno di crescita record in un mer-cato dei giochi che è cresciuto nel 2009del 14,4 per cento con una raccoltacomplessiva pari a 54,4 miliardi di eu-ro: la Sisal, concessionaria dello Stato,ha visto crescere la propria quota dimercato dal 10,9 per cento del 2008 al12,3 per cento del 2009; il SuperEna-lotto ha superato i 3,3 miliardi di eurodi raccolta, segnando una crescita del33 per cento rispetto l’anno preceden-te; «Vinci per la Vita-Win for Life», in-trodotto nelle ricevitorie il 29 settem-bre 2009 e la cui intera quota erariale(il 23 per cento) è destinata dallo Statoalla ricostruzione delle aree terremo-tate, ha registrato oltre 430 milioni dieuro di raccolta ed è stato il primo gio-co in Italia a offrire come premio prin-cipale una rendita mensile. Il volumed’affari in termini di valore della rac-colta di giochi e servizi ha raggiunto i9,4 miliardi di euro, con una crescitadel 43 per cento rispetto all’anno pre-cedente; i ricavi totali del Gruppo sistimano in 426 milioni di euro con unacrescita del 27 per cento rispetto l’an-no precedente. La Sisal ha intrapresoun ampio progetto di «Corporate So-cial Responsibility», che individua nei

Sisal, eccellenza al servizio del giocosano e di supporto

Fragagnano,elettricità dal soleper 700 famiglie

giovani i principali destinatari e si svi-luppa nelle aree di Sisal Junior Stars,Sisal Academy, Sisal per lo Sport, Si-sal per le Arti. L’impegno etico si ètradotto in una piena adesione al pro-gramma di gioco responsabile del-l’Amministrazione Autonoma deiMonopoli di Stato con l’avvio di unaserie di iniziative di comunicazioneper supportare e informare giocatori epunti vendita. L’assunzione di oltre100 nuovi dipendenti da parte dellasocietà di giochi è poi in controten-denza rispetto all’attuale contesto eco-nomico; ne dà atto anche il Premio Ec-cellenza 2009 di Manageritalia-Conf-commercio dedicato alle aziende chehanno espresso il massimo livello dieccellenza manageriale, d’impresa eprofessionale per la capacità di inno-vare e contribuire alla crescita e allosviluppo. «Nel 2010 continueremo ad

Ubicata nel Comune di Fragagna-no in provincia di Taranto, a fine di-cembre è entrata in attività la nuovacentrale fotovoltaica di Acquacandi-da. Vi sono stati installati 3.564 mo-duli in silicio policristallino, ciascunodella potenza di 270 watt, montati sustrutture fisse in acciaio e alluminio,progettate dal dipartimento di Inge-gneria e Innovazione del Gruppo ita-lo-spagnolo 9Ren. Composto di 3 in-verter ad elevata efficienza, l’impian-to genera, dal sole di Fragagnano,ogni anno energia elettrica equiva-lente al fabbisogno di circa 700 fami-glie ed evita l’emissione di oltre 950tonnellate di anidride carbonica. Fi-nanziata dalla Leasint con un leasingimmobiliare della durata di 18 anni,e facente parte della pipeline 9Renche sta realizzando solo in Italia im-pianti per la produzione complessivadi 300 megawatt di elettricità, la

struttura di Acquacandida si aggiun-ge alle 4 già realizzate dalla stessa9Ren nella sola provincia di Taranto.Tre di esse sono nel Comune di Liz-zano. Si tratta di due parchi fotovol-taici con strutture fisse, cui è statoaggiunto un impianto minieolico co-stituito da 4 aereogeneratori da 25chilowatt ciascuno; la quarta struttu-ra è ubicata nel Comune di Marug-gio. Costituito nell’aprile del 2008, il

impegnarci per poterci confer-mare partner affidabili dell’Am-ministrazione Autonoma deiMonopoli di Stato, e guardiamocon particolare interesse all’avviodel settore delle Videolotterie ealla crescita e al completamentodel gioco online», ha dichiaratoEmilio Petrone, amministratoredelegato dell’azienda italiana cheha inventato il mondo dei giochia pronostico. Dal 1946, tramite ilgioco e con una rete di 38 milapunti capillarmente distribuitisul territorio nazionale, la Sisalgenera risorse per lo sviluppo so-

ciale e culturale del Paese. È oggi unGruppo composto da diverse società:Sisal, Sisal Match Point, Sisal Slot, Si-sal Bingo e Sisal Holding Finanziaria.La prima, in qualità di capogruppo, èattiva nel comparto dei giochi con Su-perEnalotto e «Win for Life» e offreun’ampia gamma di servizi al cittadi-no. Sisal Match Point è attiva nel set-tore delle scommesse e distribuisceTris, Totocalcio, Totogol, Big Matchcon circa 4 mila punti vendita - di cui160 fra agenzie e negozi - operativaanche nei canali Internet e mobile; Si-sal Match Point ha ampliato la pro-pria offerta di gioco con Sisal Poker, ilsito dedicato al poker on line; SisalSlot è attiva nel settore degli apparec-chi d’intrattenimento, con oltre 25 mi-la apparecchi collegati. Il Gruppo Si-sal si completa con Sisal Bingo e la suapropria società finanziaria.

Gruppo 9Ren svolge attività princi-palmente di sviluppo, progettazionee realizzazione di impianti di energiarinnovabile; di esercizio, manuten-zione e miglioramento delle presta-zioni di impianti di terzi; di investi-menti nella realizzazione di impiantipropri. Le referenze del Gruppo in-cludono impianti fotovoltaici per 100megawatt, gran parte dei quali rea-lizzati in Spagna, 175 solari termici e

170 mila metri quadrati di col-lettori solari. Il Gruppo possie-de in Spagna e in Italia centralifotovoltaiche per complessivi21 megawatt, in grado di pro-durre ogni anno 24 gigawatt dienergia elettrica; nonché 6 in-stallazioni solari termiche cheforniscono acqua calda e cli-matizzazione ad altrettanteaziende. A poco più di un an-no e mezzo dalla sua costitu-zione, il Gruppo ha già realiz-zato in Puglia 10 impianti foto-voltaici per un totale di 10 me-gawatt, cui si aggiunge quellominieolico da 100 chilowatt.Gli impianti sono ubicati nelleprovince di Taranto, Brindisi,Bari e Lecce.

La centrale fotovoltaica di Acquacandida

Le bocce del bingo Sisal

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rano da anni come un’unica entità nelcampo dell’ingegneria, sviluppandospecifiche competenze in campo ar-chitettonico, edilizio, strutturale, im-piantistico, ambientale, infrastruttu-rale e nei servizi di ingegneria inte-grata. Hanno realizzato opere di ur-banizzazione e stradali connesse, co-me quelle a servizio del nuovo palaz-zo per uffici della Regione Piemonte odel nuovo Stadio a Torino, degli inter-porti di Novara-Boschetto e di Tori-no-Orbassano, nonché interventi direcupero di beni architettonici e am-bientali tra cui la stessa Reggia di Ve-naria Reale e il Borgo Castello, il Ca-stello di Rivoli a Torino e il Forte diBard ad Aosta. Fer. Bru.

60 SPECCHIOECONOMICO

RETROSPECCHIO

In etrusco figlio si dice «clan», piat-to «spanti» e no «ein»: esce la nuovaedizione del Thesaurus Linguae Etru-scae, che contiene 13 mila voci, per lopiù nomi di persona e termini trattidal lessico funerario e sacro. Grazie airinnovati studi è stato possibile scio-gliere dei nodi cruciali nella compren-sione dell’etrusco, dalla struttura allapronuncia. Agli 8 mila lemmi pubbli-cati nella prima edizione del 1978, cu-rata da Massimo Pallottino, padre de-gli etruscologi italiani, se ne sono ag-giunti 5 mila nella seconda edizione,curata con un nuovo metodo criticoda Enrico Benelli, ricercatore dell’Isci-ma, l’Istituto di studi sulle civiltà delMediterraneo Antico del Cnr. Le nuo-ve acquisizioni si devono al fatto chegli studi sono aumentati e si sonoestesi anche territorialmente interes-sando non solo l’Etruria settentriona-le, cioè Grosseto, Arezzo, Siena e Pe-rugia, ma anche meridionale, ossia ilViterbese e parte dell’Umbria.

L’Ati, di cui è capogruppo e man-datario l’Ai Engineering, si è aggiudi-cata l’appalto per la progettazione didue parcheggi nel complesso dellaReggia di Venaria Reale. Le aree inoggetto sono comprese in un contestodi grande pregio architettonico e na-turalistico-paesaggistico, antistanti iltorrente Ceronda presso la Reggia. Larealizzazione è in linea con l’Accordodi programma quadro si-glato nel settembre del 1999tra il Ministero dei Beni e leAttività Culturali, la Regio-ne Piemonte, la Provincia diTorino, i Comuni di Torino,Venaria e Druento al fine dicreare nel complesso dellaReggia-Mandria - inseritonel circuito delle ResidenzeSabaude - un grande centrodi cultura europea di inte-resse internazionale. L’AiEngineering s.r.l. e l’Ai Stu-dio, con sede a Torino, ope-

ChampagnePommery: bollicinein crescita

In calo le venditedi macchine permovimento terra

Oltre 300 mila bottiglie vendute perun giro di affari di 7 milioni di euro:questi i risultati raggiunti dalla filialeitaliana del GruppoVranken-Pommery nel suoprimo anno di attività diret-ta in Italia. La filiale italianadi Champagne Pommery,voluta dal Gruppo franceseVranken-Pommery Mono-pole, è guidata dall’ammi-nistratore delegato IlarioIannone, affiancato da unasquadra composta da Mim-ma Posca, Massimo Fra-schina, Martina Tomasig eda una capillare rete vendi-ta specializzata nelle «bolli-cine importanti». La Pom-mery Italia ha sede a River-garo in provincia di Piacen-za. L’Italia è nel settore del-lo champagne tra i primimercati di riferimento a li-vello mondiale per le im-portazioni, composto daconsumatori affezionati eattenti alla qualità del pro-

La vendita in Italia di macchineper il movimento terra ha registratonel 2009 un calo complessivo del 37per cento rispetto al 2008: di frontealle 23.393 macchine del 2008, ne so-no state vendute in totale 14.732. Unpassivo particolarmente pesante perun settore che, oltre alla crisi sul mer-cato nazionale, ha subito un crolloanche nelle esportazioni. La crisi eco-nomica, che ha investito anche i set-tori dell’edilizia e delle grandi opere,si è riflessa sul comparto delle mac-chine impiegate nei cantieri, nellemanutenzioni stradali, negli inter-venti di sistemazione territoriale. Lavendita delle macchine tradizionali -apripista, motolivellatrici, escavatorie pale - è diminuita del 31,4 per cen-to; quella delle macchine piccole -miniescavatori, minipale compatte,gommate e cingolate - ha registratoun calo del 37,8; le terne del 48,4; idumper del 54,6; i sollevatori tele-scopici del 40,3 per cento. Netta fles-sione anche per le macchine per i la-vori stradali, come rulli compattato-ri, vibrofinitrici e martelli demolitori.

dotto. Nonostante le ricerche di mer-cato abbiano registrato una sensibilefrenata del prodotto sul mercato ita-liano, la Pommery Italia ha comun-que avvertito una crescita anche conl’inserimento del marchio Pommeryin oltre 1.500 nuovi punti vendita, ri-sultato di una precisa strategia com-merciale finalizzata alla conquista delcanale tradizionale anche con l’esclu-siva di una nuova etichetta, quella del

« P o m m e r yNoir». LoChampagnePommery èoggi tra i pro-dotti più ven-duti nel mer-cato dellebollicine inItalia, e ha giàgli obiettiviper il 2010 e ilbusiness planper il prossi-mo triennio,che lo do-v r e b b e r oportare a rag-giungere unaposizione piùs t r a t e g i c aconferendoun ruolo ista-bile al mar-chio anche in

Ati: due parchegginella Reggia di Venaria Reale

Lavori nella Reggia di Venaria Reale

Un dizionario dellalingua etrusca percapir meglio l’Italia

Ilario Iannone, amministratoredelegato del Gruppo

Vranken-Pommery Monopole

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61SPECCHIOECONOMICORETROSPECCHIO

mettersi i biglietti per i Mondiali, in-tendiamo favorire la visione delle ga-re con le nostre stazioni tv solari: nel-lo stesso tempo potremo far conosce-re le molteplici applicazioni dell’e-

nergia fotovoltaica». Da tempo im-pegnata in Africa in progetti di svi-luppo sociale, la Solar World intendeinstallare dispositivi Sun-Tv nell’A-frica meridionale. I Football for HopeCenter diffondono istruzione e alfa-betizzazione; forniscono conoscenzeessenziali su virus Hiv, parità di di-ritti, integrazione di persone affetteda handicap mentali; rientrano nelprogramma «20 Centri per il 2010»che ne prevede la costruzione in va-rie parti dell’Africa. Operante nelletecnologie di alta qualità per la pro-duzione di energia solare, il GruppoSolar World è impegnato ad ogni li-vello nel campo dell’energia solare esvolge tutte le relative attività, dallaproduzione della materia prima, ilsilicio, al riciclo dei moduli fotovol-taici usati. È presente in tutti i merca-ti internazionali interessati allo svi-luppo dell’energia solare, con unaproduzione riguardante in particola-re la Germania e gli Stati Uniti. I suoisiti produttivi maggiori sono a Frei-berg in Sassonia e ad Hillsboro negliUsa, la sede centrale è a Bonn. Oltrealla vendita di sistemi solari chiavi inmano e di moduli solari per il com-mercio, l’attività centrale è la distri-buzione di wafer di silicio all’indu-stria di celle fotovoltaiche. Il Gruppo,che conta 2.700 dipendenti nel mon-do, commercializza anche apparec-chi per la produzione autonoma dienergia solare. Fer. Bru.

Composto da 12 pannelli solari,una batteria, un televisore dotato diparabola satellitare e un lettore dvd,alimentato dall’energia prodotta dalsole, il Sun-Tv è un dispositivo chefarà funzionare l’apparecchio tv maalimenterà anche 12 computer porta-tili e illuminerà i locali per gli allena-menti di calcio. Il dispositivo è statodonato dalla Solar World al primodei 20 «Football for Hope Center»nato nella comunità di Khayelitsha, aCittà del Capo in Sudafrica, nell’am-bito di un’iniziativa promossa dallaStreet Football World in cooperazio-ne con la Fifa. Una volta in funzione,l’apparecchio avrà una potenza dipicco di 2,64 kilowatt e produrrà cir-ca 4.400 kilowattora all’anno. «Inquei Centri i giovani avranno la pos-sibilità di giocare a calcio e di seguirele partite dei Campionati mondiali,ma soprattutto di migliorare la pro-pria istruzione, al di là della praticasportiva–ha spiegato Gregor Küp-per, responsabile della Solar WorldAfrica–. Il calcio è un gioco capace diabbattere le barriere tra i popoli; poi-ché molti africani non potranno per-

Aperto a Seulun nuovo NatuzziStore, il terzo

Il Gruppo Natuzzi, azienda italia-na che opera nel settore dell’arreda-mento e tra le prime nel mondo nelsettore dei divani in pelle, ha apertoun Natuzzi Store a Seul. È il primonegozio monomarca nella Corea delSud, e rappresenta un significativopasso nel programma di espansionedel Gruppo Natuzzi previsto per il2010. Il punto vendita si trova inNonhyun-Dongnel Street, detta an-che Furniture Street, luogo nel qualesi possono visitare i più noti negozi diarredamento di Seul. Elegante e acco-gliente, il primo Natuzzi Store sudco-reano si sviluppa su una superficietotale di 635 metri quadrati, articolatiin tre livelli collegati da una scala in-terna caratterizzata da pareti lumino-se che guidano i clienti alla scopertadei prodotti Natuzzi. Gli elementi ar-chitettonici che compongono lo spa-zio espositivo sono in armonia condivani, poltrone, mobili e accessori emettono in risalto l’offerta totale del

stile, della qualità e dellaricercatezza distintive delmade in Italy. PasqualeNatuzzi, presidente e sti-lista del Gruppo, ha spie-gato: «Seul è una metro-poli in continua trasfor-mazione, una città inter-nazionale situata in unluogo strategico per tuttoil Sud Est asiatico. Sap-piamo quanto sia apprez-zato il made in Italy inquell’area e quanto siastimata la qualità, l’ele-ganza e la raffinatezza deinostri prodotti. Il GruppoNatuzzi ha pianificato unprogetto di sviluppo mol-to consistente per tuttal’Asia; questo mercato èper noi di notevole im-portanza». Per il 2010 il

Gruppo ha programmato nuoveaperture, a Pechino, Ningbo in Cina eSingapore. Il Natuzzi Store si è ag-giunto alle due Natuzzi Gallery giàpresenti nella capitale coreana, inau-gurate rispettivamente nel 2006 e nel2007. Oggi i Natuzzi Store nel mondosono 298; le Natuzzi Gallery, apertein partnership con i principali de-partment store sono 437. Fer. Bru.

Tv solari permostrare i Mondialiagli africani

brand Natuzzi. Sviluppate su due li-velli, le vetrine conferiscono un ulte-riore tocco di classe ed eleganza. Al-l’interno la Natuzzi presenta ai clien-ti la propria collezione. Il pubblicocoreano troverà una vasta gamma didivani e poltrone in pelle, in tessuto ein microfibra, ma anche una lineaesclusiva di complementi d’arredo.Tutto all’insegna del comfort, dello

Il Sun-Tv della Solar World

Il nuovo Natuzzi Store di Seul

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rilevante per l’economia del nord Ita-lia e dell’Europa centrale. L’obiettivo èquello di rafforzare il sistema di tra-sporto idroviario, aumentare il ricorsoalle vie d’acqua come strade naturalidi traffici e togliere dalle strade il nu-mero esorbitante di mezzi, con effettipositivi sul traffico, sull’affidabilitàdel trasporto, sui costi di produzione,sulla qualità ambientale. Il trasportoidroviario nel Nord Italia è innegabil-mente una soluzione: l’asse trasversa-le Est-Ovest della pianura padana, in-terconnesso alle aree metropolitane diTorino, Milano e del Veneto, è fra i piùcongestionati in Europa e presenta lemaggiori difficoltà per carenza distrutture logistiche, per i bassi livellidi affidabilità ferroviaria, stradale eautostradale, per l’elevata curva di in-cidenti stradali e per l’impatto sul-l’ambiente e sui consumi energetici.

62 SPECCHIOECONOMICO

RETROSPECCHIO

La stessa Unione Europea ha inseritotra gli obiettivi principali l’idrovia Mi-lano-Cremona-Mantova-mare nellaRete Transeuropea dei Trasporti. Sot-to il profilo della tipologia delle merci,la Lombardia, l’Emilia e il Venetoesprimono un’elevata domanda ditrasporto di containers, che si adattaparticolarmente alla via fluvio-marit-tima. Non manca l’esperienza concre-ta. Su un’idea originaria dell’Interpor-to di Rovigo, alla quale ha aderito ilPorto di Venezia in collaborazione consoggetti privati, è nato il progetto perla realizzazione di un terminal mercirelativo allo scarico di navi ad elevatopescaggio, al largo della costa di PortoLevante. L’idea del «porto a mare» ènata per servire una vasta area padanacompresa tra Mantova e Rovigo utiliz-zando modalità fluvio-marittima erendendo il trasporto merci economi-co, con valenza ambientale; quindi perattivare una rete di collegamenti com-merciali e attirare sul terminal rotte dinavi che si dirigono oggi verso l’altoAdriatico, in porti a bassi fondali, conbenefici sull’intero sistema portuale einterportuale marittimo di Emilia, Ve-neto e Friuli. Il terminal ha la funzionedi luogo di sbarco e di imbarco dimerci dirette verso le grandi rotte ditutto il sistema intermodale.

Il ricorso al trasporto merci via ac-qua consente un abbattimento dei co-sti, a vantaggio del sistema produtti-vo, della gestione delle aziende, dellacompetitività, dell’apertura di nuovimercati e della sostenibilità. Un’espe-rienza particolare è quella propostanel Nord Est italiano: la Consvipo, laRegione Veneto e l’Unione di Naviga-zione Interna Italiana hanno presenta-to il progetto per la realizzazione diun terminal merci al largo della costadi Porto Levante, infrastruttura chedarebbe un contributo estremamente

DRS Technologies:100 milioni di dollariper vedere di notte

Società del Gruppo Finmeccanicada 40 anni al servizio del settore delladifesa per la fornitura di prodotti in-tegrati, servizi e assistenza alle Forzearmate, ai reparti di intelligence e aiprime contractor diretti di tutto ilmondo, la DRS Technologies ha rag-giunto i 100 milioni di dollari di ordi-nativi provenienti dal settore militarestatunitense per i Driver’s VisionEnhancers a infrarossi. Gli ordinigiungono nell’ambito di un contratto«Family of Systems» asse-gnato nel settembre del2009 dall’Army Communi-cations and ElectronicsCommand di Fort Mon-mouth, New Jersey, e rela-tivo agli ordini di Esercito,Marina, Marines, Aero-nautica e Comando Opera-zioni Speciali. Tra i prodot-ti ordinati figurano sistemiDVE completi per veicoliruotati tattici e da combat-timento, nonché kit per i ri-cambi, moduli per sensori,display e altra componen-

L’Ibm ha realizzato un unico racco-glitore virtuale per archiviare miliar-di di file, il BM Scale Out NetworkAttached Storage (Sonas), che forni-sce accesso alle informazioni in ogniluogo e momento. Quando un dispo-sitivo tradizionale collegato alla reteha raggiunto il limite di capacità, itecnici devono aggiungere un altrodispositivo, finendo per creare isoledi dati che, nel tempo, sono semprepiù difficili da localizzare e da gesti-re; il Sonas vuole essere la risposta aquesti problemi. Usando una tecno-logia massivamente scalabile (fino a14,4 petabyte in un unico sistema),esso offre la possibilità di aggiungerecapacità di archiviazione addizionalein un unico ambiente a gestione uni-ficata, basato su una potente tecnolo-gia automatizzata in grado di esegui-re la scansione di oltre un miliardo dioggetti nel giro di pochi minuti, edeffettuare lo spostamento periodicodei file in base a regole prestabilitecome la loro importanza per l’azien-da, il reparto di appartenenza o lafrequenza di accesso.

tistica. Le consegne sono cominciatelo scorso novembre e andranno avan-ti fino al prossimo settembre. Con 40mila unità già acquistate dal 2004 perl’impiego su veicoli quali i carri ar-mati Abrams, i veicoli da combatti-mento Bradley, gli Stryker, i veicoliprotetti anti-imboscate resistenti allemine, i veicoli anfibi d’assalto e i vei-coli multiuso gommati ad alta mobi-lità, i DVE realizzati dalla DRS utiliz-zano tecnologie avanzate per imma-gini a infrarossi in grado di aiutare lemanovre in condizioni di scarsa visi-bilità di notte o a causa di fumo, neb-bia, sabbia o altri agenti oscuranti delcampo di battaglia. Le unità fornisco-no un quadro avanzato della situa-zione aiutando a rilevare, evitare eneutralizzare le potenziali minacce.

Un Terminal nelPorto Levante comeidrovia del Nord-Est

Ibm: miliardidi file reperibiliin un unico spazio

Valle La Bagliona a Porto Levante (Porto Viro, Rovigo), l’osservatorio, il mare Adriatico a sinistra, la laguna a destra

La sede della DRS Technologies a Parsippany, Usa

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63SPECCHIOECONOMICO

RETROSPECCHIO

Produttrice su scala mondiale dimoduli fotovoltaici a film sottile perl’integrazione architettonica e per lecoperture commerciali e industriali,distribuiti nel mercato dalla control-lata United Solar Ovonic con il mar-chio Uni-Solar, la multinazionaleamericana Energy Conversion Devi-ces ha annunciato l’insediamento diuno stabilimento in Francia con unacapacità produttiva di 30 megawatt.L’azienda ha avviato il processo diselezione dei siti, concentrandosinella regione dell’Alsazia. Mark Mo-relli, presidente e direttore generaledella società, spiega: «In Francia ilmercato dell’energia solare sta cre-scendo rapidamente e si sta svilup-pando una forte coscienza sociale atutela e rispetto dell’ambiente». Eaggiunge: «Dal punto di vista esteti-co il nostro prodotto rispetta l’ere-dità culturale francese, inserendosiarmoniosamente nell’architetturadegli edifici. Siamo felici che la Fran-cia continui ad esercitare la propriainfluenza per evitare la bolla specu-lativa cui abbiamo assistito in passa-to in altri mercati dell’energia sola-re». I moduli fotovoltaici della

Energy ConversionDevices: energiasolare per la Francia

Telespazio: ancorasatelliti Eutelsat per le notizie Rai

Istituzionalmente,destinazione Lagodi Bracciano

Energy Conversion Devices conver-tono la luce del sole in energia me-diante una tecnologia brevettata dicui la compagnia è proprietaria, chefacilita la flessibilità e l’installazionee garantisce produzione di energiaad alte temperature e basso irraggia-mento. In Italia i prodotti Uni-Solarsono disponibili attraverso la filialeitaliana di United Solar Ovonic,multinazionale americana del Grup-po ECD, e sono offerte in soluzioniBIPV da una rete di partner.

Destinazione Lago di Bracciano: è ilnuovo biglietto da visita del territoriosabatino, ora che le istituzioni scen-dono in campo per promuovere le at-trattive turistiche del Lago di Braccia-no, nell’area a nord di Roma. L’ini-ziativa è promossa dal Consorzio La-go di Bracciano, dai Comuni di An-guillara Sabazia, Bracciano e Trevi-gnano Romano, dall’Ente Parco Re-gionale di Bracciano-Martignano edal Museo Storico dell’Aeronautica

Militare di Vigna di Valle. Insiemehanno promosso una pubblicazione,prima presentazione dell’offerta turi-stica dell’intera area sabatina, soste-nuta da tutte le istituzioni locali, unprogetto ambizioso arricchito dallabrochure multilingue dal titolo «Setteitinerari alla scoperta del territoriosabatino: ambiente, paesaggio, storiae attività di una terra meravigliosa».La pubblicazione propone itinerariper ammirare le bellezze artistiche,naturalistiche, storico-archeologichee architettoniche del Lago e conosce-re le tradizioni enogastronomiche e iprodotti tipici. Si uniscono all’inizia-tiva, partecipando anche alla sua pre-sentazione nel Museo Storico del-l’Aeronautica Militare di Vigna diValle diretto dal Tenente Colonnello

Massimo Mondini, l’assessore al Tu-rismo della Regione Lazio ClaudioMancini; gli assessori della Provinciadi Roma ai Trasporti, al Turismo e alBilancio; il consigliere provincialeEmiliano Minnucci; il direttore del-l’AT Lazio Bruno Manzi; il presiden-te del Parco naturale regionale diBracciano-Martignano Cesare Bassa-nelli. Tra gli altri, a fare gli onori dicasa il presidente del Consorzio delLago di Bracciano, Rolando Luciani,e gli assessori e consiglieri delegati alTurismo dei tre Comuni del Lago, Ri-naldo Borzetti (Bracciano), CarloFranchini (Trevignano Romano) eAugusto Giontella (Anguillara Saba-zia), insieme al Colonnello Alessan-dro Gresta, comandante dell’Aero-porto Militare di Vigna di Valle.

Il lago di Bracciano dal Castello Orsini Odescalchi

La società Telespazio ha rinnovatoil contratto di locazione di due satel-liti gestiti dall’Eutelsat Communica-tion per contributi video e trasmis-sioni Rai. Due transponder a 72 me-gahertz sono stati noleggiati per unperiodo pluriennale al fine di fornirecopertura in Italia per la raccolta dinotizie nazionali e per la loro diffu-sione in ausilio alle esigenze della te-levisione pubblica. L’Eutelsat Com-munications è la holding dell’Eutel-sat S.A; con sede centrale a Parigi euno staff di 610 persone tra esperticommerciali, tecnici e personale ope-rativo provenienti da 28 Paesi, graziea 27 satelliti che forniscono coperturain Europa, Medio Oriente, Africa, In-dia e in molte parti dell’Asia e delleAmeriche, è uno dei tre maggiorioperatori satellitari nel mondo perfatturato. Al 30 settembre 2009 laflotta satellitare Eutelsat trasmettevaquasi 3.300 canali televisivi e 1.100stazioni radio. La Skylogic Italia,controllata italiana di Eutelsat, com-mercializza e gestisce servizi a bandalarga attraverso piattaforme multi-mediali in Francia e Italia, servendoEuropa, Africa, Asia e Americhe.

Mark Morelli, presidente e direttore generale dell’Energy Conversion Devices

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64 SPECCHIOECONOMICO

RETROSPECCHIO

Una convenzione, epilogo di unconsolidato rapporto interistituzio-nale tra il Sistema Sanitario Regionalee quello militare, prevede che i pa-zienti ricoverati nell’Ospedale SanGiovanni-Addolorata possano esseretrasferiti al Policlinico del Celio per ilproseguimento delle cure nel rispettodei trattamenti clinico-assistenziali. Isettori su cui convergerà l’attenzionedelle due istituzioni sono l’emergen-za e la telemedicina, ambiti in cui ilcomplesso ospedaliero ha sviluppatoesperienza anche con la sperimenta-zione, assieme ad altri ospedali ro-mani, del sistema Infarto-net. Recentisono i collegamenti tra il San Giovan-ni e l’Arusha in Tanzania per i refertidi elettrocardiogrammi di pazienticon patologie cardiologiche, e tra ilPoliclinico del Celio e il Villaggio Ita-lia nel Kossovo per approfondire, viasatellite, il tema dell’emissione di re-ferti relativi ad immagini radiologi-

Nel 2008, su 4.731 morti per inci-dente stradale, si sono registrate 449vittime di età compresa tra 15 e 20 an-ni, pari al 9,4 per cento del totale deimorti. La Fondazione Ania per la Si-curezza Stradale, in collaborazionecon l’Aiscat ed Autostrade per l’Ita-lia, entra negli istituti scolastici con ilprogetto «La scuola ti guida», un touritinerante voluto per avviare gli stu-denti delle scuole medie superioriverso comportamenti di guida corret-ti e responsabili. L’iniziativa si com-pone di una sessione teorica di sicu-rezza stradale, rivolta principalmenteagli alunni del-le prime classiche devonoconseguire ilpatentino per ilciclomotore, edi prove su si-mulatori diguida sicura,

Componente essenziale della giu-risdizione che trova una giustifica-zione sostanziale nel fatto che i prin-cipi fondamentali della stessa ven-gono attuati con il suo concorso de-cisivo, l’Avvocatura italiana riven-dica il riconoscimento ufficiale diquesta sua nobilissima funzione.Promossa dall’avv. Maurizio de Til-la, presidente dell’Organismo Uni-tario dell’Avvocatura, si è svolta aRoma nell’Hotel Hilton, il 20 e il 21novembre scorso, un’affollatissimaConferenza Nazionale della catego-ria, nel corso della quale sono statidibattuti a fondo questo ed altri te-mi, esigenze ed emergenze di gran-de attualità, al centro di accesi dibat-titi in sede politica e parlamentare ein tutto il Paese. La Conferenza havisto una nutrita partecipazione dipolitici oltreché di avvocati e magi-strati, ed ha avuto un’ampia riso-nanza attraverso la stampa. Ora laCiuffa Editore pubblica un nuovo li-bro, «L’Avvocatura soggetto costi-tuzionale nella giurisdizione», cheraccoglie gli atti dell’eloquente ses-sione. «L’Avvocatura entra a pieno

titolo nel processo attuativo deiprincipi costituzionali, acquistandola veste di protagonista del processoe, quindi, uno specifico rilievo isti-tuzionale–spiega in esso il presiden-

Ania: La scuolati guida e ti insegnaa guidare bene

OUA: all’Avvocaturapari dignitàcon la Magistratura

Roma. L’ospedalemilitare Celio curaanche pazienti civili

te de Tilla–. Se è vero che ilprocesso risulta essere la sededell’esercizio della funzionegiurisdizionale, è innegabileche la rilevanza costituzionaledi quest’ultima debba esten-dersi a tutti i soggetti che adesso partecipano da protagoni-sti: non solo, quindi, alla magi-stratura, ma anche all’Avvoca-tura, coerentemente con quan-to stabilito dall’articolo 24 del-la Costituzione. La magistratu-ra e l’Avvocatura sono, conpari dignità, le componentidella giurisdizione». Nei dueruoli distinti l’ordine giudizia-rio è, infatti, autonomo e indi-pendente da ogni potere el’Avvocatura è libera e indi-pendente, cosicché la difesaassume una funzione indecli-nabile in ogni procedimentogiudiziario. «Pari rilevanza co-stituzionale dei soggetti dellagiurisdizione vuol dire opera-re un bilanciamento all’internodi tale assetto, che si presentacome garanzia di neutralizza-zione delle possibili distorsio-ni e degenerazioni–aggiunge ilpresidente de Tilla–. L’avvoca-

to nel processo diventa il deposita-rio e l’affidatario della quota di so-vranità appartenente alle parti pro-cessuali che non possono restarenella totale disponibilità del giudi-

Uno dei camion impiegati dall’Aniain una campagna di sensibilizzazione

dedicate agli studenti delle quarte edelle quinte superiori che si appresta-no ad affrontare gli esami per la pa-tente B. Nella prima scuola, per i ra-gazzi del primo anno la Fondazioneha tenuto un corso teorico di sicurez-za stradale; i giovani hanno ricevutoun cd-rom che consente di prepararsial meglio per conseguire il certificatodi idoneità per la guida del ciclomo-tore accedendo gratuitamente all’esa-me. Durante le sessioni teoriche glistudenti sono stati anche sensibiliz-zati sui rischi della guida in stato diebbrezza e sulla pratica del guidatoredesignato o «Bob», ovvero colui chenon beve per accompagnare a casa gliamici in piena sicurezza. Invece glistudenti di quarta e quinta superiore,dopo una breve lezione teorica, si so-no cimentati al volante dei simulatoridi guida della Fondazione Ania.

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RETROSPECCHIO

la vendita dei biglietti, che dovrebbefruttare 8 milioni 299 mila euro. Que-sto ottimismo sarebbe basato sulleaspettative connesse, annuncia unun comunicato, al più elevato livelloqualitativo della produzione artisticadel 2010 rispetto a quella dello scorsoanno, sulla quale comunque dovràpronunciarsi il pubblico pagante.Anche per quanto riguarda i tagli al-le spese, gli amministratori ostenta-no sicurezza: «L’attesa riduzione deicosti, fissi e variabili, deriva dall’a-dozione di politiche gestionali orien-tate all’efficienza», affermano. Contali prospettive ritengono che il bi-lancio previsionale 2010 sia una pre-messa fondamentale per il rilanciodel Teatro dell’Opera.

Sono previste in 62 milioni 416 mi-la euro le entrate del Teatro dell’O-pera di Roma per l’anno 2010, men-tre i costi, le spese e gli oneri dellaproduzione sono calcolati in 61 mi-lioni 483 mila euro. Pertanto, al nettodegli oneri finanziari e delle imposte,l’utile dell’esercizio ammonterà a 26mila euro. Queste sono le cifre indi-cate nel bilancio di previsione appro-vato dal Consiglio di amministrazio-ne del Teatro, che ha calco-lato i ricavi e i proventi siadella programmazione ar-tistica inerente alla stagio-ne 2010, sia quelli derivan-ti degli spettacoli del mesedi dicembre della stagione2010-2011. Gli amministra-tori dell’Opera puntano araggiungere un sostanzialeequilibrio economico. Inparticolare, prevedono unaumento del gettito dellesponsorizzazioni rispetto aquello registrato nel 2009,complessivamente 3 milio-ni 583 mila euro; previsio-ni soddisfacenti anche per

Kart Factory: a scuoladi produzione snellaper risparmiare

Gli agricoltori Ciaavvertono: attenzio-ne ai cibi contraffatti

A Castellanza, in provincia di Va-rese, nasce la prima «fabbrica simu-lata» italiana, la Kart Factory. Svilup-pata dalla Jmac in collaborazione conil CerTo, ente specializzato nella cer-tificazione dei Sistemi di Gestione, laLiuc, Libera Università Carlo Catta-neo di Castellanza e il MIP, ossia laBusiness School del Politecnico diMilano, la Kart Factory è la riprodu-zione di un vero e proprio ambienteindustriale, uno spazio protetto de-stinato alla formazione avanzata dimanager e imprenditori in tema di«Lean Production», ossia «produzio-ne snella», filosofia industriale ispi-rata al Toyota Production System,che mira a minimizzare gli sprechi fi-no ad annullarli. La nuova fabbricavuole costituire una palestra in cui sistudia la filosofia Lean e si sperimen-tano gli strumenti e le metodologievolti allo snellimento dei processiproduttivi, attraverso un’esperienzareale di ottimizzazione dei risultati

La Confederazione Italiana Agricol-tori lancia l’allarme: molti prodottinon sono sicuri, sono contaminati daelementi nocivi alla salute, vengonospacciati per italiani, l’etichetta è unrebus, manca sempre la scadenza. So-no triplicati i sequestri da parte delleautorità competenti. Ogni anno entra-no in Italia prodotti alimentari clande-stini e pericolosi per oltre 2 miliardi dieuro, poco meno del 5 per cento dellaproduzione agricola nazionale. I cibipiù colpiti dalle sofisticazioni sono isughi pronti, i pomodori in scatola, ilcaffè, la pasta, l’olio di oliva, la mozza-rella, i formaggi, le conserve alimenta-ri. L’allarme maggiore è per ciò cheviene dalla Cina, nonostante il calodelle esportazioni «ufficiali» in Italianel 2009. Secondo la Cia, occorronostrumenti diversificati: rapporti bilate-rali con i Paesi partner, sinergie di si-stema tra produttori e distributori,rafforzamento della tutela legale con-tro i fenomeni dell’agropirateria.

Opera di Roma:previsto un utiledi 26 mila euro

per un risparmio visibile e quantifi-cabile di tempo e risorse. Molti sonooggi i corsi che si avvalgono di giochidi ruolo e di simulazioni per illustra-re le difficoltà che rendono non effi-cienti in termini di tempo e costi lefasi di produzione industriale, maqui sono veri i «kart» che si costrui-scono sulle linee dedicate, vere lestrumentazioni che si usano per bi-lanciare le fasi produttive ed assem-blare in modo corretto le varie partidei veicoli, vere le discussioni e ilconfronto tesi a progettare nuove so-luzioni, prevedere e risolvere proble-mi, mentre cruciale è l’assetto del la-voro di squadra.

AgustaWestland:commesse per oltre130 milioni di euro

L’AgustaWestland si è aggiudicatacommesse per un importo totale dioltre 130 milioni di euro nel corso delSalone Heli-Expo 2010 svoltosi aHouston dal 21 al 23 febbraio. Lasocietà elicotteristica ha venduto dieciAW139 all’Era Helicopters e quattroAW139 al Bristow Group perl’assistenza alle attività dell'industriapetrolifera; quattro elicotteri - dueAW119Ke, un Grand e un AW139 -all’Esperia Aviation Services e dueGrand New alla Vinair Aeroserviçosper il trasporto aziendale; quindi unAW109 Power alla compagniagiapponese Kaigai Aviotech. Inoltre,un Grand New è stato acquistato dalprimatista Scott Kasprowicz deciso astabilire un nuovo record di velocitàper il giro del mondo a bordo delproprio elicottero AgustaWestland. Icontratti siglati durante lamanifestazione, riguardanti elicotteriad usi commerciali AgustaWestlandnelle classi monoturbina, biturbinaleggeri e biturbina medi, confermanocome una delle più competitive nelmercato mondiale la gamma deiprodotti firmati AgustaWestland.

Attività di gruppo all’interno della nuova Kart Factory di Castellanza

Il Teatro dell’Opera di Roma

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ell’ultimo mese la Regione La-zio ha dato il via a varie azionimirate a promuovere l’attività

agricola e a rafforzare la tutela del terri-torio e della qualità della vita dei citta-dini. L’Assessorato regionale all’Agri-coltura ha erogato un contributo pubbli-co di 73 milioni di euro per 25 Progettiintegrati di filiera nelle 5 province perun investimento complessivo di oltre157 milioni di euro. A beneficiarne ol-tre 1.655 aziende agricole e altri sog-getti operanti nella trasformazione e di-stribuzione delle produzioni agricole,di frutta a guscio, vitivinicola, olivico-la, cerealicola, lattiero-casearia, fore-sta-legno, funghi e piccoli frutti.

Si comincia con i nullaosta ai primi 4progetti di filiera, di cui tre nel territo-rio di Roma relativi a carne e latte, euno nel Viterbese sui cereali. Sostegniche coinvolgono 30 aziende di trasfor-mazione. I Progetti finanziano non sologli agricoltori ma l'intera lavorazioneche porta al consumatore un prodottoagricolo. Nel programma di svilupporurale la Regione Lazio ha affiancatooltre 100 tutor che hanno aiutato le im-prese ad elaborare master plan e proget-ti. Un tutoraggio che dà qualità.

La Progettazione integrata di filierapermette la realizzazione di interventiche coinvolgano una molteplicità dioperatori pubblici e privati dei compar-ti agricolo, agroalimentare e dei serviziconnessi, operanti nei diversi segmentidi una filiera produttiva e che, attraver-so una strategia di sviluppo comune,persegue l’obiettivo di migliorare l’effi-cacia degli interventi e di aumentare ilrendimento dell’investimento pubblico.

Altro intervento dell’Assessorato al-l’Agricoltura: la messa di quasi 300 ortibiologici a disposizione dei cittadini ro-mani che vorranno trascorrere il propriotempo libero coltivando la terra, nelcuore della capitale. È l’obiettivo delprotocollo d’intesa siglato da RegioneLazio, Arsial, Roma Natura - ente re-gionale per la gestione delle aree natu-rali protette nel Comune di Roma -, Le-gambiente e l’associazione Acqua SoleTerra per concedere in como-dato d’uso gratuito due ettaridi proprietà dell’Arsial, all’in-terno delle aree protette di Ro-ma, ai romani che faranno ri-chiesta, secondo requisiti indi-cati nel bando che sarà pubbli-cato in primavera. I requisitisaranno relativi soprattutto al-le fasce d’età, alla residenzanel Comune di Roma, al red-dito e al nucleo familiare.

L’idea, lanciata dalla Le-gambiente e dall’Associazio-ne Acqua Sole Terra, punta asoddisfare la voglia di natura edi campagna che sembra stiacrescendo tra i cittadini; l’ortogarantisce una migliore qua-

66 SPECCHIOECONOMICO

le regole del biologico e senza l’uso dipesticidi.

Secondo il commissario dell’ArsialMassimo Pallottini la vocazione del-l’ente è concedere terreni in comodatoai cittadini per tutelare la salute dellepersone e la salubrità delle terre. Per laLegambiente è simbolico partire dagliimmensi spazi agricoli all’interno dellearee protette della campagna romanaper rilanciare un’agricoltura di qualità,gestita direttamente dal cittadino, conun obiettivo anche educativo e come ri-sposta al desiderio sempre più diffuso disapere cosa si mangia.

L’azione della Regione si è anche ri-volta alla tutela dell’ambiente. All’ini-zio di febbraio è stato presentato unostrumento per misurare l’inquinamentoatmosferico e un sito web nel quale icittadini possono leggere i livelli dismog. Il modello, sviluppato dall’ArpaLazio, permette di conoscere in anticipoeventuali problemi ambientali, permet-tendo alle Amministrazioni di prenderesubito le contromisure. Le simulazionisono costituite da tre insiemi di previ-sioni: la prima dedicata all’intero terri-torio regionale, un’altra alla zona di Ro-ma e dintorni, e l’ultima all’area di Fro-sinone.

La Regione Lazio è fra le prime a do-tarsi di uno strumento simile. Il sistemaanalizza dati in tutta la Regione, conparticolare attenzione alle due aree criti-che individuate dal Piano regionale diqualità dell’aria. L’Arpa Lazio potrà co-municare il rischio di sfondamento deilimiti di inquinamento imposti dalle di-rettive europee ai Comuni, che potrannoprovvedere in maniera tempestiva ed ef-ficace. Il modello si basa su 4 fonti diinformazione: la situazione meteo delLazio e dell’Italia Centrale, le previsio-ni a grande scala derivanti da modelli adarea limitata, le previsioni sulla disper-sione degli inquinanti, sul trasporto diparticolato a grande distanza e sulle nu-merose reazioni chimiche e fotochimi-che, l’evoluzione delle sorgenti di emis-sione di inquinanti presenti.

Infine la Regione Lazio ha stanziatofondi fino a 4 milioni 900 mila euro perle spese di gestione delle 22 Comunitàmontane del Lazio e per la Comunitàdell’arcipelago delle isole ponziane.«Siamo soddisfatti perché il nostro la-voro è stato sempre rivolto a valorizza-re il ruolo delle Comunità montane nelterritorio regionale. Nel 2009 sono statigià stanziati oltre un milione e mezzo dieuro in più rispetto al passato, ai qualisi aggiungono due milioni di euro cheportano a poco meno di cinque milioni ifondi per il 2010. Secondo la RegioneLazio, le Comunità montane devono di-ventare nel territorio per i cittadini e leattività produttive punti di riferimentoper lo sviluppo sociale ed economicodella regione, e inoltre punto di forzadella crescita.

NN

lità di vita e di alimentazione e rispondeanche al bisogno di aggregazione; pos-sedere un orto significa spendere menoed è un ulteriore incentivo nella crisiche stiamo vivendo.

I primi due ettari, che saranno suddi-visi in appezzamenti di circa 70 metriquadrati ciascuno, si trovano all’internodel monumento naturale Quarto degliEbrei-Tenuta di Mazzalupetto, nel qua-drante nord della Capitale. Ma l’intentoè quello di allargare l’iniziativa in altrezone di Roma e di estenderla ai parchidella capitale. Il comodato avrà una du-rata di 8 anni (con un contratto 4+4) epermetterà agli ortisti di coltivare qual-siasi prodotto alimentare in sintonia con

L’iniziativa puntaa soddisfare la vogliadi natura e di campagnache sembra stiacrescendo tra i cittadini;l’orto garantisce migliorequalità di vita edi alimentazione; avereun orto significa spenderemeno e usufruiredi un ulteriore incentivoper affrontare la crisi

REGIONE LAZIO

Concessi due ettariin comodato per 8 annia cittadini per crearvi300 orticelli privati

Nel Lazio cresce l’interesse per l’agricoltura

Page 67: Specchio Economico_Marzo 2010

igliaia di utenti si sono visti bloccarela propria carta di credito. Improvvi-samente, senza alcun preavviso e pro-prio verso metà dicembre, quandoerano ormai imminenti le consuetespese natalizie o le vacanze all’estero.Sconcerto e preoccupazione tra i clien-ti che si sono visti rifiutare inspiega-bilmente la carta. La causa di tuttiquesti disagi sembra riconducibile auna megatruffa internazionale che si èconsumata lontano dal nostro Paese:le autorità spagnole hanno infatti sco-perto il più grande furto di dati sensi-bili della storia con il conseguente ri-schio di clonazione per centinaia dimigliaia di carte di credito e bancomatdi cittadini europei che, nel corso del2009, hanno fatto un viaggio in Spa-gna. Addirittura in Germania sonostate bloccate più di centomila carte ascopo precauzionale ed è stato cosìanche in altre parti d’Europa.

In Italia l’allarme, in un primo mo-mento solo molto blando, è arrivatocon tutto il suo fragore verso gennaio,tanto che anche le nostre banche hannoprovveduto a rendere inutilizzabili lecarte di chi è passato per la Spagna. Macon notevoli problemi per gli utenti.Molti istituti di credito hanno, infatti,«dimenticato» di avvisare il cliente pri-ma di interrompere il servizio: così, inmodo del tutto inaspettato, i titolaridelle carte si sono visti catapultare nel-la situazione di grave disagio di nonpoter effettuare pagamenti, anche per-ché non c’è stata alcuna notizia da par-te degli organi di informazione che po-tesse costituire per essi un campanellod’allarme.

Al di là della truffa, che si ricorderàcome una tra le più gravi, quello chebalza agli occhi è la trascuratezza conla quale ha operato il mondo bancario.Ma da ogni storia, anche da quelle tri-sti come questa, vale la pena di trarreuna morale. Per prima cosa va sottoli-neata l’amara considerazione per laquale le carte di credito non sono cosìsicure come vorrebbero farci credere:ad oltre un anno di distanza sembra,infatti, che non sia ancora chiaro se latruffa sia opera dell’iniziativa di un di-pendente infedele di una banca (e di si-curo non lo diranno mai) o dell’azionedi abili hacker informatici. In entrambii casi, perché sono i clienti a dover pa-gare l’inefficienza del sistema che met-te in circolazione carte di credito poco

sicure e poi non sa rimediare ai disagicausati alla clientela?

In secondo luogo appare chiaro, no-nostante gli spot pubblicitari, che lebanche - sono proprio gli istituti di cre-dito i responsabili dell’emissione dellecarte di credito - non mettono i cliential centro, ma si preoccupano solo delproprio interesse: perché ad oltre unanno dalle prime notizie non si è fattoalcuno sforzo informativo per diffon-dere notizie tempestive sulla situazio-ne in atto? È davvero impensabile chenel nostro mercato una banca (ma an-che un produttore di automobili difet-tose o una compagnia telefonica) ac-quisti spontaneamente una pagina digiornale per avvisare i clienti ed evitarloro qualche disagio?

Se a ciò aggiungiamo il fatto che, sesi volesse scrivere una raccomandataalla Visa, all’American Express, allaMastercard) si scoprirebbe che la mag-gior parte di esse non ha una sede lega-le (e cioè un indirizzo postale) in Italia,viene da chiedersi se l’etica e la tantosbandierata responsabilità sociale diimpresa non siano semplicemente del-le scatole vuote.

La constatazione più amara riguardala totale trascuratezza del cliente, la-sciato senza un briciolo di informazio-ne e soprattutto senza alcun servizio. Èproprio sulle sue spalle che grava l’in-tera situazione: per la sostituzione del-la carta le banche richiedono infatti lavisita in filiale per consegnare la vec-chia e firmare un po’ di scartoffie. Masoprattutto impongono l’attesa, chepuò protrarsi da una settimana a 40giorni, per l’arrivo di una nuova carta.Ma sarà più sicura della vecchia?

Dall’ipertecnologico mondo banca-rio era lecito aspettarsi più correttez-za, più professionalità, più celeritàd’intervento: è davvero fantascienzapretendere di ricevere la carta a casacon una lettera di scuse e un bonus diun euro per un caffè di riconciliazio-ne? Non resta che attendere la prossi-ma occasione, augurandoci di poterciricredere sull’etica di un mercato chead oggi sembra solo imporre la leggedel più forte. Da parte nostra, prose-guiamo la raccolta di segnalazioni nelsito www.classaction.it, al fine di va-lutare l’ipotesi di azionare un proces-so collettivo per il risarcimento deglieventuali danni causati agli utenti daldisservizio.

SPECCHIOECONOMICO

M

ETICA BANCARIA: FORSEUNA SCATOLA VUOTACHE TRASCURA IL CLIENTE

ETICA BANCARIA: FORSEUNA SCATOLA VUOTACHE TRASCURA IL CLIENTE

DI MASSIMILIANO DONA

SEGRETARIO GENERALEDELL UNIONE NAZIONALE

CONSUMATORI

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Una truffa internazionale si è consumata fuori

dal Paese, ed ha avutoripercussioni in Italia

a causa della trascuratezzadelle banche verso i clienti.

Le carte di credito non sonosicure quanto gli istituti

di credito vorrebberofar credere; forse la truffa

è opera di un infedeledipendente di una banca,

ma le carte di creditosono state bloccate

senza dare alcunpreavviso ai clienti;

non esistono sedi legaliitaliane responsabili,

alle quali rivolgersi

Page 68: Specchio Economico_Marzo 2010

Riformare la giustizia è compito alto edifficile. Non dobbiamo e non possiamoarroccarci su posizioni precostituite. Nonservono e non possono essere eretti muri che

impediscono il libero confronto, che potrà anche essereaspro e fortemente dialettico, ma che dovrà essere connota-to da volontà costruttive da parte di tutti. Quello che serve èumiltà nel trattamento dei complessi problemi che si presente-ranno, intenzione ferma e decisa di trovare adeguate soluzioni,con vero intento di raggiungere l’obiettivo che ci accomuna tut-ti: il bene dei cittadini, il bene del nostro Stato. In questa ottica,dinanzi al raggiungimento di quanto di più alto e nobile è rac-chiuso nel fine ultimo da perseguire, a ciascuno verrà chiesto difare la propria parte». Così Renato Schifani, presidente del Se-nato, concludeva il proprio discorso relativo all’Avvocatura ealla riforma della giustizia nella Costituzione e nell’ordinamen-to nel corso della VI Conferenza nazionale dell’OrganismoUnitario dell’Avvocatura il 20 novembre scorso. Premettendo:«Sono certo della totale adesione e della piena collaborazionedell’Ordine Forense».

Aderisce innanzitutto l’avvocato civilista Fabrizio Criscuolo,docente di Istituzioni di diritto privato nella Facoltà di Economiadell’Università della Calabria, specializzato nello studio delcontratto, dell’arbitrato e, più ingenerale, dell’autonomia priva-ta, e con all’attivo numerosemonografie. È titolare a Roma diuno studio legale che assiste al-cuni tra i maggiori operatori na-zionali e internazionali e che haseguito diverse operazioni diprivatizzazione, di cartolarizza-zione di crediti di enti pubblici eprivati per conto di Banche d’af-fari italiane e straniere oltre acontenziosi anche arbitrali, pre-valentemente nel settore delleopere pubbliche, sia in qualità diavvocato che di presidente ocomponente di collegi arbitrali;è preside della Facoltà di Giuri-sprudenza dell’Università tele-matica e-Campus e ha ricopertonumerosi incarichi di consiglieredi amministrazione in gruppibancari ed industriali.

Domanda. In un momento digenerale riassetto della discipli-na delle professioni, il Senatosta discutendo un progetto diriforma dell’Avvocatura. Inquale contesto sta maturandoquesta evoluzione?

Risposta. Il nucleo centrale del progetto diriforma non può che prendere atto che l’organiz-

zazione e il modo di operare degli avvocati stannosubendo trasformazioni radicali. È infatti forte la

spinta a considerare i servizi professionali alla stregua diun’attività d’impresa da esercitarsi in un mercato concor-

renziale. L’Antitrust, in particolare, batte da tempo questastrada e, conseguentemente, fa sentire il peso dei propri inter-venti sulle varie categorie sollecitando la modifica dei codicideontologici, l’abrogazione di ogni forma di esclusiva, il ridi-mensionamento degli ordini, l’eliminazione dei minimi tariffarie del divieto di società interprofessionali, un più facile accessodei giovani. L’assimilazione all’attività d’impresa, come ovvio,trova forti resistenze tra i professionisti i quali, in particolare,contestano che si possa equiparare il servizio professionale -basato sulla personalità della prestazione e sul rispetto di regolespecifiche e peculiari - a una qualsiasi merce da vendere.

D. La principale critica all’intervento di eliminazione dei mi-nimi tariffari, operato nella scorsa legislatura, verte sul rischioche ciò possa incidere negativamente sulla qualità della presta-zione. È fondata tale preoccupazione?

R. Mi sembra che questa impostazione non colga il reale pro-blema. Infatti, non necessariamente una tariffa garantita nei mi-

nimi assicura la qualità dellaprestazione, non potendo certoescludersi che un’efficiente or-ganizzazione o una particolarecapacità di generare economie discala consentano di proporre unaprestazione di qualità a prezzipiù bassi. Occorrerebbe piuttostoprendere atto che non esiste unsolo ed omogeneo «mercato» deiservizi professionali e, conse-guentemente, che regole pensateper disciplinare, ad esempio,l’attività di grandi studi legali in-ternazionali (che rendono i loroservizi agli operatori economicidi maggiori dimensioni) mal siadattano al mercato delle attivitàprofessionali «artigianali» e in-dividuali, le quali rappresentanoancora la modalità più diffusa diorganizzazione della professioneintellettuale nel nostro territorio.Tra l’altro, quest’ultima è la mo-dalità organizzativa più rispon-dente alla nostra tradizione e chemeglio si attaglia all’esigenza dicontatto fiduciario che la diri-genza della piccola e media im-presa - entrambe costituenti il

SPECCHIOECONOMICO

«Il Senato sta discutendo il progetto di riforma della giustizia, che richiede la partecipazione di tutti i professionisti.

È una presa d’atto dei cambiamenti radicali che l’Avvocatura ha subito, dei quali deve divenire parte attiva

FABRIZIO CRISCUOLO: IL PROGETTODI RIFORMA DELLÕAVVOCATURA, TRA

ATTIVIT¸ DÕIMPRESA E ˙ ARTE LIBERALE¨

L’avv. Fabrizio Criscuolo, con studio in Roma,professore ordinario di Diritto civile nell’Università

della Calabria

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Page 69: Specchio Economico_Marzo 2010

tessuto principale della nostra economia -continua ad avere nei confronti del pro-fessionista. Tale tipologia di professionistiresta invece insensibile alle esigenze dellagrande impresa, il cui obiettivo dichiaratoè proprio quello di abbattere i costi, spes-so ingenti, dei servizi professionali noncostituendo questo, di fatto, un suo pro-blema.

D. Tra i problemi di coloro che ricorro-no ai professionisti la qualità dei servizirimane, però, il più importante e attuale.Come può essere regolato?

R. Non c’è dubbio che la qualità deiservizi debba essere garantita da un siste-ma di regole, anche deontologiche, moltorigorose. Spesso a mancare è proprio laselezione preventiva di qualità giacché,mentre in passato il professionista era so-stanzialmente selezionato nell’ambito diuna ristretta élite, oggi le cose sono cam-biate e, come si è verificato per l’univer-sità, si assiste al fenomeno dell’accessodi massa anche alle professioni. È evi-dente che, sui grandi numeri, gli Ordiniprofessionali molto più difficilmente rie-scono a preservare il livello medio diqualità della prestazione; né può confi-darsi sulla circostanza che la selezionevenga dal mercato, giacché non sempre,per una serie di ragioni, il cliente, che èanche un consumatore medio, è in gradodi percepire se un professionista fa bene omale il proprio lavoro. La professione le-gale, come è facile intuire, conserva una

posizione di particolare delicatezza in quanto concorre a tute-lare interessi di rilevanza costituzionale; e malgrado tale inve-stitura gli avvocati si trovano oggi stretti tra le inefficienze del-la giustizia, il numero eccessivo degli iscritti all’Ordine e laspinta ad eliminare il loro ruolo in tutte le vicende che non sia-no strettamente processuali.

D. Gli avvocati chiedono anche che torni ad essere vietato ilcosiddetto «patto di quota lite» reso possibile dalla riformaBersani, ossia l’accordo stretto tra il legale e il cliente in baseal quale l’avvocato viene pagato in percentuale sull’eventualerisultato economico della causa, secondo una modalità moltodiffusa nel mondo anglosassone. Perché vietarlo?

R. Il patto di quota lite, secondo mol-ti, sarebbe lesivo del decoro dellaprofessione e spingerebbe a una sortadi accordo associativo tra cliente eavvocato, il quale potrebbe essere in-centivato a comportamenti deontolo-gicamente non corretti pur di ottenereil risultato; secondo altri costituireb-be, invece, un incentivo a far ottenereal cliente il miglior risultato possibilenel più breve tempo. Anche in rela-zione a questa opzione, come si puòfacilmente intuire, sono determinantile modalità attraverso le quali l’atti-vità del singolo professionista vieneorganizzata.D. In questo contesto, come si ponela legge di riforma attualmente in di-scussione al Senato?R. La riforma per ora si muove su trelivelli: anzitutto, quello della confer-ma, anzi dell’ampliamento delle atti-vità riservate in esclusiva agli iscrittiall’ordine; quindi, quello di garantireun filtro più stringente per l’accessoalla professione; infine, quello del ri-torno alle tariffe minime vincolanti einderogabili. In relazione a quest’ul-tima scelta si tratta evidentemente diun ritorno al passato e contro di essasi è prontamente sollevata l’AutoritàGarante della Concorrenza e delMercato - da qualche anno solita in-terloquire in tema di riforma dellaprofessioni -, ricevendo una pronta

replica del Consiglio NazionaleForense. D. Qual è il punto della riformasu cui concentra la sua atten-zione?R. I termini della scelta di fon-do rimangono quelli di cui par-lavo all’inizio: lo statuto delleattività libero-professionali,quelle che un tempo venivanonon a caso definite «arti libera-li», deve essere oggi inevitabil-mente omologato a quello delleattività di impresa? Se la rispo-sta fosse positiva, nessun dub-bio che le novità all’esame delParlamento si porrebbero incontrotendenza rispetto all’evo-luzione della società. Se, inve-ce, si considerassero ancorapreminenti o comunque essen-ziali nello svolgimento delle

professioni - e di quella forense in particolare - la componente«umanistica» e l’apporto personale, si dovrebbe prendere attoche erano le precedenti modifiche a collidere con lo spirito piùautentico della professione, con ogni conseguenza sul giudizioattinente all’attuale inversione di rotta. Il mio pensiero in propo-sito è che non dovrebbe entusiasmare l’idea che le scelte in me-rito ai contenuti delle regole che disciplinano l’attività di un cul-tore e studioso del diritto siano affidate alla sempre più frequen-te interlocuzione dell’Autorità Garante della Concorrenza e delMercato, come se tutta la professionalità dell’avvocato si esau-risse nel perseguimento di uno scopo lucrativo, sia pure in unospirito di corretta competizione con gli altri iscritti all’Ordine.

Lo statuto delle attività libero-professionali,

un tempo definite artiliberali, deve essere

omologato a quello delleattività di impresa? In caso

affermativo le novitàall’esame del Parlamento

sarebbero in controtendenzarispetto all’evoluzione

della società. Se si considerassero

la componente «umanistica»e l’apporto personale ancorapreminenti nello svolgimento

della professione forense, si dovrebbe prendere atto

che erano le precedentimodifiche a collidere

con lo spirito più autenticodella professione

SPECCHIOECONOMICO

Palazzo Madama a Roma, sede del Senato

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Page 70: Specchio Economico_Marzo 2010

DDIIAANNAA BBAATTTTAAGGGGIIAA:: UUNNIIDDOO,,SSTTRRUUMMEENNTTII EE KKNNOOWW HHOOWWAAII PPAAEESSII IINN VVIIAA DDII SSVVIILLUUPPPPOO

DDIIAANNAA BBAATTTTAAGGGGIIAA:: UUNNIIDDOO,,SSTTRRUUMMEENNTTII EE KKNNOOWW HHOOWWAAII PPAAEESSII IINN VVIIAA DDII SSVVIILLUUPPPPOO

maggio saranno sei annida quando Diana Bat-taggia si occupa dell’Uf-ficio per la PromozioneTecnologica e degli In-vestimenti dell’Unido,

Organizzazione delle Nazioni Uniteper lo Sviluppo Industriale. Tale uffi-cio, operante dal 1987 sulla base diun accordo tra Unido e Governo ita-liano, ha il compito di favorire lacooperazione industriale con le im-prese dei Paesi in via di sviluppo,fornendo una serie di servizi nelle di-verse fasi di un progetto di investi-mento, quali la ricerca di partner in-dustriali e l’assistenza tecnica ai pro-grammi industriali individuati.

Diana Battaggia ha dedicato lapropria vita ai valori, per primo al-l’impegno nella solidarietà. Sin daquando, laureatasi in Scienze politi-che, ha cominciato la propria carrieraviaggiando e lavorando presso le or-ganizzazioni internazionali di mag-gior rilievo. Ora che è a Roma, man-tiene alto il livello di sensibilità versoil capitale umano, la cultura e tuttiquei valori che anche l’Unido condi-vide: osare dove non oserebbero glialtri.

Anche in ambito privato la direttri-ce dell’Itpo Italy è impegnata con ilmarito, l’onorevole Mario Baccini, apromuovere la cultura italiana nelmondo attraverso la FondazioneFoedus, costituita nel 2003 con sede aRoma e a New York, con l’intento di«trasformare l’italianità da fattore disimpatia in garanzia di affidabilità–sono parole dello stesso Baccini–, efare del modello italiano un esempiodi qualità della vita». Insieme condi-vidono valori con cui hanno impron-tato non solo l’attività professionale,ma anche la vita familiare e l’impe-gno nel campo sociale. Diana BacciniBattaggia spiega in che modo.

Domanda. Cos’è l’Unido e qualesignificato ha per lei?

Risposta. Ho cominciato la mia at-tività nell’Unido con un compito: da-re a questo ufficio una sferzata in ter-

mini di concretezza. L’Unido è l’a-genzia delle Nazioni Unite, con sedea Vienna, che si occupa di industria-lizzazione; noi abbiamo la funzionedi braccio operativo in Italia: dobbia-mo stimolare gli imprenditori italia-ni a prendere in considerazione iPaesi in via di sviluppo e i loro ope-ratori e con essi intraprendere unrapporto, aiutandoli a trovare unastrada propria da percorrere poi dasoli attraverso una serie di iniziative;

è il caso di dire, fornire le canne dapesca e non il pesce. Innanzituttopuntiamo sul trasferimento di tecno-logia per rendere questi Paesi com-petitivi nel mercato; quindi sulla loropartecipazione al know how attra-verso joint ventures, che noi stimo-liamo.

D. Qual’è la particolarità dell’Uni-do rispetto alle altre agenzie checompiono lo stesso tipo di attività?

R. L’operatività, la presenza capil-

70 SPECCHIOECONOMICO

Diana Battaggia,direttore dell’Itpo Italy,

costola italiana dell’Unido, l’Organizzazione dell’ONU per lo Sviluppo industriale

a cura diROMINA

CIUFFA

A

Page 71: Specchio Economico_Marzo 2010

una famiglia che li segue per tutto iltempo di permanenza, da un mese atre mesi, nel quale conoscono unarealtà diversa con il compito di tra-sferire quanto appreso nel proprioPaese. Anche il nostro è un ufficiomultietnico e multiculturale: abbia-mo personale italiano ma anche pro-veniente da Paesi come il Sud Ameri-ca o l’Africa.

D. Collaborate con altri enti?R. In primis con la Cooperazione

Italiana, inoltre lavoriamo sia con laSimest, Società Italiana per le Impre-se all’Estero, che con l’Ice, Istitutonazionale per il Commercio Estero,perché riteniamo importante non an-dare in ordine sparso: si perde moltomeno tempo, le risorse sono limitateed è necessario creare una sinergia.Inoltre ci dà molta soddisfazione la-vorare con il Ministero dell’Ambien-te: l’ambiente è infatti una nostrapriorità e il Ministero è sensibilissi-mo non solo per quanto riguarda l’I-talia, ma anche per i Paesi in via disviluppo, soprattutto il Nord Africa,dove stiamo stimolando l’uso dienergie alternative. Tali enti ci ap-prezzano e riconoscono il nostro la-voro. Lo dimostra il fatto di aver con-sentito, per la prima volta nella suastoria, il debutto dell’Unido ai lavoripreparatori del G8 nel campo ener-getico e ambientale. La nostra parte-cipazione ha dato un’importantecontributo al dibattito e l’Unido èstato riconosciuto come uno dei pro-tagonisti nel complesso quadro delleiniziative internazionali per la salva-guardia dell’ambiente.

D. In che modo l’Itpo Italy è colle-gata all’Unido internazionale?

R. Il nostro ufficio è nato 22 anni famediante un accordo siglato tra l’U-nido e l’Italia. Inizialmente avevauna sede a Milano, poi trasferita aBologna, infine a Roma per coinvol-gere, dal centro, tutto il Paese serven-do da Nord a Sud e nello stesso tem-po intrattenendo relazioni con le al-tre agenzie delle Nazioni Unite che sioccupano di agribusiness, come laFao (Food and Agriculture Organiza-tion), l’Ifad (International Fund forAgricultural Development), il Pam(Programma Alimentare Mondiale) etutte le altre istituzioni che lavoranocon le imprese. Il trasferimento a Ro-ma ci consente di lavorare, ad esem-pio, con le aziende baresi per quantoriguarda l’olio di oliva, con la Sicilia ela Campania per quanto riguarda lapesca nel Mediterraneo; e con leaziende bolognesi, modenesi, vene-

landosi di importanza fondamentalenei Paesi in via di sviluppo nei qualila catena del freddo non consentel’esportazione di prodotti locali.

D. Stimolate l’impresa chiedendola collaborazione dagli imprenditoriitaliani: quale risposta trovate?

R. Le risposte sono sempre positi-ve, gli imprenditori italiani mai comeora si sentono parte di un mondo im-prenditoriale più ampio e globalizza-to; capiscono anche che l’erba del vi-cino è la loro erba, che se si inquinaaltrove la cosa riguarda anche noi,quindi c’è una grande attenzione.

D. Quali progetti in particolare so-no oggi in corso?

R. Come Unido in generale, abbia-mo 3.956 progetti che coinvolgono iPaesi africani per un ammontare di520 milioni di dollari. In questo mo-mento stiamo cercando di aiutare an-che l’Armenia, piccolo Paese conmolte potenzialità. Pochi sanno chela parola «armenia» vuol dire albi-cocca, e questo è infatti il più grandeproduttore di albicocche: oltre a svi-luppare tale fase, si potrebbe dare ilvia a un processo di inscatolamento eai passaggi successivi, ma anche svi-luppare la produzione di patate, ab-bondanti nel Paese. Per questo stia-mo cercando di portare gli imprendi-tori a produrre in Armenia e di coin-volgere i Paesi che la circondano.Stiamo lavorando molto anche in Su-damerica, in Messico abbiamo orga-nizzato un forum sulle energie alter-native cui hanno partecipato 2 milatra esperti e imprenditori, di cui unacinquantina italiani: è stato un gran-de successo. Inoltre ospitiamo in Ita-lia i delegati dai Paesi in via di svi-luppo con un pacchetto di progetti, egiriamo in lungo e in largo per pro-muoverli, naturalmente selezionan-do i progetti, compiendo una sceltache possa interessare l’imprenditoreitaliano. In Italia i delegati trovano

lare nel luogo e il rapporto direttocon gli imprenditori. L’Unido si recanei Paesi di nicchia, dove non an-drebbe nessuno. Quindici anni fa nelMediterraneo, ad esempio in Egitto ein Marocco, dove oggi è facile andareproprio perché anche l’Unido haaperto la strada. Siamo alla continuaricerca di nuove strade da spianare:ad esempio Africa, Sudamerica, Ser-bia. Siamo presenti in Pakistan, seb-bene la nostra sede sia saltata e glioperatori lavorino da casa, dove ge-stiamo una linea di credito di circa 7milioni di euro e stimoliamo gli im-prenditori a creare joint ventures; loscorso ottobre 15 aziende pakistaneoperanti nel campo della pietra sonogiunte in Italia per acquistare macchi-ne e know how italiani. Come in pas-sato siamo stati in Cina, oggi guar-diamo al Vietnam e all’India dovetrasferiamo il know how della pellet-teria e insegniamo alla popolazione atrattare le acque reflue, estremamen-te inquinanti, per evitare che sianodisperse nel terreno dopo il tratta-mento della pelle.

D. In che modo vi ponete rispettoal talento italiano?

R. Una delle nostre iniziative con-siste proprio nell’individuare nuovitalenti nel campo delle tecnologie.Abbiamo scoperto ad esempio, estiamo lanciando, l’idea di un im-prenditore di Lecco incentrata sulconcetto di refrigerazione passiva,ossia su frigoriferi e celle frigorifereche funzionano ad energia solare.Tale refrigerazione non produce ani-dride carbonica e soprattutto può es-sere praticata anche in luoghi dovenon è presente la corrente elettrica.Abbiamo fatto una comparazionecon i metodi normali ed è risultatoche la carne dura 20 giorni in più semantenuta in refrigerazione passiva.Ciò comporta anche il vantaggio diuna maggiore conservazione, rive-

71SPECCHIOECONOMICO

Unido

Da sinistra: Kandeh K. Yumkella, direttore generale dell’Unido, Diana Battaggia e Mahmoud El Bassouny, direttore dell’egiziano Etrace Centre

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ziane e tutte le altre nel Nord, al finedi valorizzarne la relativa esperienza.Saremo a Vicenza tra pochi giornicon la delegazione pakistana nelcampo dell’oro; lavoriamo molto conle Marche per quanto riguarda la pel-letteria e le scarpe ed è marchigiano ilknow how che stiamo trasferendo inIndia. Da Roma siamo in grado di la-vorare a 360 gradi, e questa scelta èdefinitiva. Siamo una rete e comuni-chiamo quotidianamente con i variuffici nel mondo e con la casa madre,in un costante scambio di informazio-ni. Sviluppiamo varie attività in coo-perazione con gli HQs. Uno dei mo-menti più significativi è stata la visitain Italia del direttore generale dell’U-nido, Kandeh K. Yumkella, nell’otto-bre 2008. Durante tale visita, organiz-zata proprio dal mio ufficio, vi sonostati colloqui con i responsabili dellemaggiori istituzioni italiane come iMinisteri degli Esteri e dell’Ambien-te, culminati con un incontro con ilpremier Silvio Berlusconi. Il summitè stato un successo; al presidente Ber-lusconi tanto di cappello, anche se haancora un credito nei miei confronti,ovviamente squisitamente politico.

D. In che modo create informazio-ne fra le imprese?

R. Organizziamo forum che pro-muovono l’incontro tra gli imprendi-tori italiani e quelli dei Paesi in via disviluppo, svolgiamo presentazioni-Paese soprattutto quando ospitiamoin Italia i delegati e invitiamo non so-lo imprenditori ma direttori di agen-zie regionali e altri interessati. Cer-chiamo di far capire alle Regioni chepotremmo essere un buon veicolocreando una maggiore sinergia. Ab-biamo anche un’ottima collaborazio-ne con la Confindustria. Disponiamoinoltre di un sito ricco d’informazio-ni (www.unido.it) e di un databasecon oltre 3 mila aziende.

D. È recente un accordo con la fieradi sistema Ipack-Ima: di che si tratta?

R. In Italia abbiamo una serie di in-dustrie che costruiscono macchineoperative nei processi alimentari.Noi contribuiamo portando alla fieratriennale imprenditori stranieri; ab-biamo appena stretto un accordo conl’Ipack-Ima al fine di stimolare, entrol’Expo 2015, una serie di progetti e diprogrammi sulla sicurezza alimenta-re. È durante l’edizione Ipack-Ima2009 che è sorto l’interesse a collabo-rare maggiormente.

D. In che modo le nostre istituzionisi rivolgono alle istituzioni dei PVS?

R. L’Itpo Italy si rivolge alle istitu-zioni dei Paesi in via di sviluppo conla collaborazione del Governo italia-no rappresentato dalla Cooperazioneallo Sviluppo del Ministero degli Af-fari Esteri, che con il suo accordo ciconsente di operare ed è sempre sta-

72 SPECCHIOECONOMICO

appreso cosa vuol dire cooperazionee i modi per farla seriamente. In ra-gione dell’occasione di lavorare conl’Unido sono rientrata.

D. Com’è stato tornare in Italia?R. Sono felice di essere rientrata in-

nanzitutto perché qui ho la mia fami-glia. Mi hanno unito a mio maritoMario Baccini soprattutto i valori coni quali abbiamo portato avanti un’e-sperienza non solo di unità familiare,ma anche lavorativa e sociale.

D. In che modi concreti lei e suomarito usate questo slancio comuneverso la solidarietà?

R. Innanzitutto abbiamo costituitola Fondazione Foedus, di cui miomarito è presidente, anche con altriamici interessati alla solidarietà e allapromozione dell’impresa e della cul-tura italiana nel mondo, con la qualeorganizziamo anche mostre d’arte dicui io sono appassionata. Ci ritenia-mo fortunati non solo di essere natiin Italia, ma di aver avuto una seriedi opportunità nella vita; per questoparte del nostro tempo crediamodebba essere dedicata a chi è menofortunato. Con i nostri amici abbia-mo aiutato delle missioni in Brasile ein Argentina, mentre a Roma ci sia-mo occupati di togliere i giovani dal-la strada creando delle sale polifun-zionali adiacenti alle parrocchie diperiferia, che stanno dando risultaticoncreti. Lo scorso dicembre abbia-mo replicato una grande iniziativa,«Un dono per un sorriso», per racco-gliere fondi che da due anni devol-viamo all’Ospedale del Bambin Ge-sù, per comprare macchinari di ulti-ma generazione per i bambini.

D. Cosa metterebbe dunque perprima, tra le priorità?

R. Ho improntato la mia vita suivalori, così mio marito, e tutto ciòche facciamo - nella famiglia, nel la-voro, nelle iniziative - lo portiamoavanti attraverso una coerenza che

to presente nei nostri sforzi volti almiglioramento dell’imprenditoriadei Paesi in via di sviluppo. Oltre al-la collaborazione con il Ministerodell’Ambiente, lavoriamo anche conquello dello Sviluppo Economico pertutte le attività che il ministro Clau-dio Scajola e il viceministro AdolfoUrso hanno avviato in Africa.

D. Vi occupate di formazione?R. Formiamo i delegati e, su richie-

sta dei Governi dei Paesi in via disviluppo, organizziamo attività dicapacity building nei diversi settoriin cui gli italiani esprimono eccellen-ze. Con la propria metodologia l’U-nido dà la possibilità ai corsisti di ac-quisire le conoscenze per poter com-piere una corretta valutazione deiprogetti che vengono loro presentati,relativa alla bontà degli stessi nonchéalla giustificazione degli investimen-ti in modo tale da evitare i flop, so-prattutto dovuti agli entusiasmi delmomento. Bisogna saper valutare be-ne le potenzialità di un Paese in viadi sviluppo anche dal punto delle di-verse culture: le diversità devono es-ser capite e affrontate e di ciò devonoesser informate le aziende che deci-dono di investire altrove.

D. Anche nella vita privata lei sioccupa di solidarietà e beneficenza.In che modo si è sviluppata questasua attitudine al settore sociale?

R. Nata a Venezia, mi sono laurea-ta in Scienze politiche a Padova e hocontinuato i miei studi in Irlanda e inFrancia; quindi sono stata eletta par-lamentare nelle file della Lega Norda 28 anni. La mia esperienza è duratauna legislatura, tanto è bastato perconoscere i meccanismi della politi-ca. Quindi sono partita per Ginevradove per 5 anni ho guidato un pro-getto dell’Unctad (l’United NationsConference on Trade and Develop-ment) viaggiando in Africa e nel Me-diterraneo; con quest’esperienza ho

Kandeh K. Yumkella, direttore generale dell’Unido,con Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio dei ministri italiano

Page 73: Specchio Economico_Marzo 2010

Nancy Storp è ilnuovo capo delle Venditeinternazionali e delMarketing dell’Alphabet,società del Gruppo BMWche si occupa di gestionee noleggio a lungo termi-ne di flotte aziendaliinternazionali, fondata inInghilterra nel 1997, conpiù di 300 mila vetture in 13 Paesi.

Vincenzo de Martinoè il nuovo presidente diAssoAscensori, associa-zione nazionale delleindustrie di ascensori escale mobili, che raggrup-pa le più rappresentativeassociazioni nazionali disettore; aderisce all’Aniedella Confindustria eall’European Lift Association.

Guido Cerretani(nella foto) entra a farparte dell’agenzia dic o m u n i c a z i o n eAdverteam con il ruolo didirettore generale, affian-cando Alberto Damianie Lucia Santangelo, socidell’agenzia milanese,nella supervisione dellagestione dei clienti e di tutti i progetti.

La M&G, che nel 1931lanciò il primo fondocomune d’investimentoeuropeo in Inghilterra eoffre fondi azionari,obbligazionari, immobi-liari e multi-asset, nominaMicaela Forelli direttoredella rete di vendita e leaffida le relazioni con ilmanagement delle banche nei altri Paesi.

La filiale italianaVodafone ha nominatoPaolo Bertoluzzo mem-bro del CdA di Vodacom,gruppo di comunicazionimobili, per l’Africa sub-sahariana, dove ha unapresenza significativa inSudafrica, Tanzania,Repubblica Democraticadel Congo, Lesotho e Mozambico.

Valérie Lavigne guiderà la cantinaCasato Prime Donne di Montalcino diDonatella Cinelli Colombini, la prima inItalia con un organico tutto femminile,supportando il lavoro dell’enotecnicoBarbara Magnani e delle cantiniere.

Adriana Mavellia,presidente dell’agenziaMS&L Italia, è statanominata consigliereindipendente nel CdAdella GC GovernanceConsulting, che si occu-pa di consulenza per lacorporate governance efa parte del gruppoBoard Consultants International.

Leonardo Arduinicoordinerà le attività Citiin Italia; a questo suonuovo ruolo si aggiungela responsabilità direttadella divisione italianadi Global Markets. Citi,società di servizi finan-ziari, ha circa 200 milio-ni di relazioni con iclienti e opera in oltre 140 Paesi.

La Towers Watson haannunciato la direzionedi Maurizio Valsecchinell’attività di consulen-za per l’Italia. La com-pagnia, che conta 14mila associati nelmondo, fornisce consu-lenza nella gestione delpersonale, dei rischi edella finanza, e sui benefit aziendali.

Marco Santucci(nella foto) è il nuovodirettore generale dellaJaguar Italia, presiedutada Daniele Maver, fon-data nel 1922. La filialeitaliana, con sede aRoma e dipendente dallaJaguar Cars, opera dalgennaio del 1991 comeimportatore dei prodotti Jaguar in Italia.

Roberto Perego è ilnuovo direttore del fran-chising italiano dellaGrimaldi Immobiliare,marchio che opera dapiù di 40 anni nel merca-to immobiliare, parte diTree Real Estate, jointventure che oltre ad essapossiede le reti GabettiFranchising e Professione Casa.

Per la Edison Giovanni Brianza è ilnuovo direttore del settore Fusione,Acquisizioni e Disinvestimenti, operanteper il consolidamento in Italia e all’estero,mentre Marco Tagliapietra è il nuovodirettore Pianificazione e Controllo.

Da New York un pre-stigioso incarico va a unitaliano: il presidentedell’Opera Orchestra diNew York NormanRaben ha annunciatoche il maestro AlbertoVeronesi (nella foto)sarà il direttore musicaleper la presente stagionemusicale e per quella 2011-2012.

Il Gruppo Banzai lan-cia il polo di BanzaiMedia in cui fa confluirele società partecipate, leattività editoriali (comeAltervista, Studenti.it,Soldionline) e la conces-sionaria di pubblicità,ponendo a capo dell’or-ganizzazione operativa esocietaria Andrea Santagata.

L’azienda farmaceuti-ca Sanofi-Aventis Italiaha nominato DomenicoBarletta direttore delreparto relativo alla salu-te dei consumatori. InItalia ha circa 3.200 col-laboratori, di cui 1.400nei 5 stabilimenti in cuisono confezionati farma-ci destinati ai mercati di 5 continenti.

Richard Pinder, diret-tore della PublicisWorldwide, società dicomunicazione e di mar-keting operante con 9mila professionisti in 82Paesi, ha nominatoKevin Ramsey presi-dente e amministratoredelegato della PublicisAsia Pacific, parte del Gruppo Publicis.

L’Assemblea dei socidel Firenze ConventionBureau, società non-pro-fit nata nel 1995 percoordinare nel modomigliore la filiera con-gressuale fiorentina rac-cogliendo oltre 50 soci,ha nominato presidentel’assessore al Turismodella Provincia di Firenze Giacomo Billi.

Antonio Gaudioso è il nuovo respon-sabile della rete dei procuratori dei cittadi-ni di Cittadinanzattiva che, dal 1996, sioccupa di politica dei cittadini operandoper la tutela dei diritti e la promozionedella partecipazione civica nella P. A.

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73SPECCHIOECONOMICO

Page 74: Specchio Economico_Marzo 2010

AIMÉ MAEGHT, CIOÈCOSA C’È DIETRO I PIÙ GRANDI

ARTISTI DEL NOVECENTO

Ferrara, nel Palazzodei Diamanti, fino al2 giugno domina una

figura chiave della sce-na artistica del secondo No-vecento, Aimé Maeght, ami-co di maestri come Bonnard,Matisse, Braque, Chagall,Miró e Giacometti. Maeght,editore di fama, fondò a Pari-gi una delle gallerie più inno-vative del secolo, e a Saint-Paul de Vence fissò la Fonda-tion Marguerite et AiméMaeght, tempio dedicato allacreazione artistica e croceviainternazionale di pittori,scultori, scrittori, musicisti eintellettuali che egli incitò epromosse, attento anche allericerche delle generazionipiù giovani. La mostra «DaBraque a Kandinsky a Cha-gall. Aimé Maeght e i suoi ar-tisti» presenta un aspettodella storia dell’arte del No-vecento ancora poco studiatoma assolutamente fonda-mentale: il mercato dell’artee i suoi principali animatori, imercanti e i galleristi.

A

74 SPECCHIOECONOMICO

tessuti preziosi sonostati la componenteornamentale predi-

letta di re e nobili ditutta Europa, e dalla metàdel Trecento gli arazzi nehanno rappresentato la par-te primaria. Quei tessuti didimensioni gigantesche, ve-ri e propri affreschi mobilifacili da trasportare da unaresidenza all’altra, non si li-mitavano a difendere dalfreddo ma dovevano costi-tuire uno sfondo variopintoe conforme ai desideri deicommittenti manifestando-ne il prestigio. Ce ne parla ilPalazzo Te di Mantova dal14 marzo al 27 giugno nellamostra primaverile «Gliarazzi dei Gonzaga nel Rina-scimento. Da Mantegna aRaffaello e Giulio Romano».

I

AffariAffari && CulturaCultura a cura diRomina Ciuffa

Palazzo delle Esposi-zioni di Roma mo-stra, fino al 4 mag-

gio, l’impegno dellarivista National GeographicItalia per la salvaguardia delPianeta. Sulla scia delle pre-cedenti mostre («Acqua,Aria, Fuoco, Terra» e «Ma-dre Terra»), «Il NostroMondo» costituisce la terzarassegna fotografica dedica-ta alla natura e all’uomo.Con l’ausilio delle immaginirealizzate dai fotografi dellaNational Geographic, la mo-stra racconta la vita umanaattraverso situazioni che necaratterizzano l’esistenza: lafamiglia, la vita in città, l’uo-mo e la natura, il lavoro. Lefoto sono una testimonianzadella vita di popoli e gruppiumani che vivono anche incondizioni limite. Accantoad esse, dibattiti con espertisu impatto ambientale, ri-scaldamento globale, svilup-po energetico, nuove risorse,alimentazione, biosostenibi-lità, nuova economia.

Il

ARAZZI, GLI AFFRESCHI MOBILI DEI R E

A RO M A L’UMANITÀ D I SITUAZIONIQUOTIDIANE NELLE FOTO

D I UNA QUOTIDIANITÀ IGNOTA

LIBER LIBERTAS

al 12 al 14 marzo, nel Palazzo della Permanente diMilano, la 21esima edizione della Mostra del Li-bro Antico espone veri e propri gioielli bibliogra-

fici e artistici selezionati da circa 60 tra le miglioribiblioteche antiquarie italiane e internazionali, cui si af-fianca una mostra, omaggio a Pier Paolo Pasolini nel35esimo anniversario della morte. Vari i filoni: dagli in-cunaboli di fine Quattrocento ai libri miniati del Rinasci-mento, a fotografie e documenti delle avanguardie delNovecento. Tra le opere sopravvissute spiccano edizionirare di classici come la Ventisettana del Decamerone diGiovanni Boccaccio, stampata a Firenze nel 1527, le Fa-vole di Esopo pubblicate a Venezia nel 1505 e la primaedizione del 1490 del Convivio di Dante Alighieri.

D

sss

Dall’alto, foto di E. Mancuso, M.Farlow, T. Laman e A. Gandolfi

Wassily Kandinsky, «Nodo rosso», 1936; Fernand Léger, «Ele-menti su fondo blu», 1941; Marc Chagall, «Sole giallo», 1958

Alcuni degli arazzi esposti nel Palazzo Te di Mantova

Page 75: Specchio Economico_Marzo 2010

75SPECCHIOECONOMICO

Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura

DONNA PIONIERA

ANNUNCIO D’ANNUNZIO BEAT FERLINGHETTI

Alcune opere di Lawrence Ferlinghetti

Marco Mazzoni, «D’Annunzio»; Paolo Schmidlin, «Corè»

All’interno del Vittoriale degli italia-ni, cittadella voluta da Gabriele d’An-nunzio a memoria della propria vita edella Guerra vittoriosa, per tutto l’an-no una mostra è dedicata al «vate»con opere già in collezione nella casamuseo e alcune di artisti contempora-nei, poste nell’Auditorium dove è col-locato il grande biplano SVA usato peril volo dimostrativo sopra Vienna del 9agosto del 1918. Tra gli altri, il «Dop-pio comando di aereo Caproni», scul-tura del 1938 di Filippo Tommaso Ma-rinetti, padre del Futurismo, i figurinie bozzetti scenici de «La Figlia di Io-rio» di Giorgio de Chirico (1934), unagrande ceramica irriverente di LuigiOntani («D’Annunziazione dei Mari-nett», doppio ritratto dei due amiciMarinetti-d’Annunzio) e il bronzo po-licromo di Paolo Schmidlin «Corè»dedicato alla marchesa Luisa CasatiStampa, amante dello scrittore.

Il 19 marzo la Fondazione Galleriad’Arte Moderna e Contemporanea Sil-vio Zanella inaugura una nuova sededel museo, storicamente conosciutocome Civica Galleria d’arte moderna diGallarate, che oggi acquisisce il nomedi Museo d’Arte di Gallarate MAGa. Lamostra inaugurale è un omaggio adAmedeo Modigliani e 20 suoi capola-vori trovano collocazione intorno al«Nudo coricato con le mani unite»della Pinacoteca Giovanni e MarellaAgnelli. A chiudere la mostra 50 dise-gni provenienti dai più grandi musei edalle più grandi collezioni italiane e in-ternazionali, e oltre 250 documentioriginali che ripercorrono la vita del-l’artista a 90 anni dalla morte. Il Nuo-vo MAGa aprirà le porte al pubblico, aquarant’anni dalla sua costituzione, inun complesso architettonico di oltre 5mila metri quadrati, costituito da duecorpi edilizi attigui e comunicanti. Ilprimo è un fabbricato industriale deglianni Trenta del Novecento, apposita-mente ristrutturato, il secondo è unedificio costruito ex novo.

MAGIA DEL MAGA

A Prato, otto artisti contemporaneicreano un evento storico-musealenel Centro per l’arte contemporaneaLuigi Pecci. Fino all’11 aprile la mo-stra «Alla maniera d’oggi. Base a Fi-renze» mette in connessione i luoghipiù importanti del Polo museale fio-rentino con la produzione artisticaespressa negli ultimi decenni in To-scana. Gli artisti interpretano, attra-verso il linguaggio della contempora-neità, celebri spazi storici e museali,annullando le distanze temporali trail luogo ospitante e il loro intervento,ponendo nello stesso orizzonte visivol’antico e il nuovo. Il titolo richiamal’espressione con cui il Vasari indica-va nelle sue Vite le novità introdottenel linguaggio artistico proprio deipittori della Firenze rinascimentale.

Mario Airò, «5.500.000anni fa», 2007. Sotto,

Marco Bagnoli, «Paesaggio», 2007

A Roma la Galleria nazionaled’arte moderna e contemporanea,fino al 16 maggio e in collaborazio-ne con Sammlung Verbund diVienna, offre al pubblico una sceltadi 200 opere di 17 artiste che neglianni Settanta, oltre ad aver messoin discussione il proprio ruolo at-traverso la ricerca di nuovi linguag-gi o usando riferimenti surrealisti econcettuali, hanno trattato da pio-niere temi come il corpo, l’identitàfemminile e la differenza uomo-donna. La mostra s’incentra su unatematica e un decennio non suffi-cientemente esplorati, su una colle-zione d’impresa costituita a Viennaa partire dal 2004, che riunisce ar-tisti internazionali dagli anni Set-tanta ad oggi e che si accresce.

BASE ANTICA, ALTEZZA MODERNA

Nel Museo di Roma in Trastevere incorso fino al 25 aprile e nel Foyer delTeatro Francesco Cilea di Reggio Cala-bria, dal 5 maggio al primo luglio sonooltre 50 opere provenienti dallo studiodi Lawrence Ferlinghetti di San Fran-cisco. L’artista oggi novantenne - auto-re di «Coney Island of the Mind», suc-cesso editoriale in poesia, e fondatoredella celebre casa editrice City LightsBookstore che pubblicò i capolavoridella beat generation -, è uno dei piùragguardevoli e significativi artisti eintellettuali statunitensi.

Il nuovo MAGa di Gallarate

Due opere esposte

Page 76: Specchio Economico_Marzo 2010

Siamo in Italia e il calcio è, per molti versi, al primo po-sto. Lo riguarda un nuovo provvedimento dell’AutoritàGarante per la Concorrenza e il Mercato: un nuovo

pacchetto per i diritti televisivi di serie A e la divisione in tredel pacchetto Platinum Live per la serie B sono le misurepresentate dalla Lega Calcio, accettate e rese vincolanti dal-l’Antitrust, che ha ricevuto il parere positivo della Commis-sione Europea e dell’Autorità per le garanzie nelle comuni-cazioni. Si chiude così la procedura avviata il 22 luglio 2009nei confronti della Lega per verificare un possibile abuso diposizione dominante nella commercializzazione in via cen-tralizzata dei diritti stessi. Aperta inizialmente per l’assegna-zione dei diritti televisivi per le partite di serie A delle sta-gioni 2010-2011 e 2011-2012, l’istruttoria era stata estesa, ilprimo ottobre 2009, alle procedure di assegnazione dei dirit-ti di serie B.

Per la serie A la Lega Calcio si è impegnata a proporre unpacchetto, ulteriore a quelli precedentemente individuati egià assegnati, destinato alla piattaforma satellitare: conterrài diritti di trasmissione a pagamento delle sintesi di tutti glieventi del Campionato di serie A. Le sintesi potranno averela durata massima di 10 minuti per ciascun tempo e sarannotrasmissibili subito dopo la fine degli incontri. Per la serie Bla Lega si è impegnata a suddividere il pacchetto Platinumper la piattaforma satellitare in tre pacchetti autonomi, daoffrire mediante procedura competitiva da effettuarsi entroil 26 febbraio 2010. Per il campionato 2012-2013 verrannopresentate nuove linee guida in sostituzione di quelle già va-rate e nei confronti delle quali l’Antitrust aveva sollevatopreoccupazioni in materia di formazione dei pacchetti: laLega si è impegnata a recepire le indicazioni.

Secondo l’Antitrust, gli impegni complessivamente pro-posti dalla Lega Calcio promuovono una più accesa compe-tizione nella fase di acquisizione dei diritti tv e stimolanouna maggiore concorrenza nel mercato della pay tv sia tra lediverse piattaforme (satellitare e digitale) sia all’interno del-le singole piattaforme; nello stesso tempo assicurano l’os-servanza delle indicazioni fornite dall’Autorità a partire dal-le prossime linee guida.

Nell’ambito dell’editoria quotidiana, periodica e multi-mediale, l’Antitrust ha riscontrato distorsioni dellaconcorrenza e del corretto funzionamento del merca-

to. Grandi difficoltà sono provocate dai mutamenti legati al-l’evoluzione tecnologica: l’editoria on-line compie aggior-namenti dell’informazione in tempo reale, ponendo in dub-bio la capacità dei mezzi classici di costituire il veicolo pri-vilegiato per la diffusione delle notizie; la tempestività si co-niuga con la portabilità e si dimentica che internet non è unmero mezzo di diffusione ma una piattaforma in grado diospitare e combinare contenuti e formati di natura diversa.

La diffusione on-line dell’informazione ha permesso lacomparsa nel settore di nuovi soggetti: accanto ai siti inter-net delle testate tradizionali, propongono notizie on-line iportali e i motori di ricerca, i siti delle agenzie di stampa, igiornali diffusi esclusivamente on line, gli operatori del-l’informazione radiotelevisiva, i blog, i gruppi di discussio-ne, gli ambienti di social networking. L’attuale contestocompetitivo comprende soggetti caratterizzati da diversestrutture dei costi e flessibilità organizzative. La legge n. 62del 2001, di revisione delle modalità di erogazione delleprovvidenze e di riordino della normativa sull’editoria, haaggiornato la nozione di prodotto editoriale rispetto alle in-novazioni tecnologiche, includendo ogni prodotto realizzatosu supporto cartaceo o su supporto informatico destinato al-la pubblicazione o alla diffusione di informazioni.

Tuttavia un contesto così radicalmente mutato implicauna profonda revisione dei criteri che presiedono all’eroga-zione dei contributi pubblici all’editoria, in modo da ridefi-nire i soggetti potenzialmente beneficiari e la ripartizione traquesti delle risorse. Risulta pertanto imprescindibile un sol-lecito intervento del Legislatore volto a rinnovare il quadrogiuridico del settore, eliminando le disposizioni che limita-no o impediscono il libero esplicarsi di dinamiche concor-renziali. Le tre principali aree individuate dall’Autorità co-me meritevoli di tempestive iniziative da parte del Legisla-tore riguardano il sostegno economico alle iniziative im-prenditoriali, le regole di funzionamento del sistema distri-butivo e la qualificazione dei prodotti come «editoriali».

SPECCHIOECONOMICO76

ANTITRUST

TUTTISOTTOGLI OCCHIDELGARANTE

A CURA DI

ROMINA CIUFFA

LEGA CALCIO: LE NUOVELINEE-GUIDA PER PROMUOVEREIL MERCATO DELLE PAY-TV

EDITORIA: LA RETE PENALIZZAL’INFORMAZIONE CARTACEA,

IL LEGISLATORE INTERVENGA

Page 77: Specchio Economico_Marzo 2010

L’Antitrust chiede di potere sollevare, direttamente nel-l’ambito dei propri procedimenti di accertamento diilleciti o tramite il Consiglio dei Ministri, questioni di

legittimità costituzionale in relazione a normative che violanoil principio costituzionalmente protetto della libera concorren-za, e di impugnare davanti al giudice amministrativo gli attidella Pubblica Amministrazione di particolare rilevanza eco-nomica che violino norme comunitarie e nazionali sulla con-correnza. Per la tutela del consumatore è essenziale superarela frammentazione delle competenze amministrative con-centrandole nell’Antitrust, che dovrebbe anche inibire, invia amministrativa, le clausole vessatorie inserite nei con-tratti di massa e standardizzati. Per contrastare più efficace-mente gli spot ingannevoli in tv, va introdotta una norma checonsenta all’impresa responsabile del messaggio di proporreed eseguire impegni in grado di rimuovere i profili di ingan-nevolezza. Infine vanno introdotte sanzioni per i casi in cuiil proprietario del mezzo di diffusione, impiegato per la dif-fusione del messaggio ingannevole, rifiuti senza giustificatomotivo di identificarne il committente o di fornire copia del-la comunicazione commerciale, oppure fornisca informazio-ni non corrispondenti al vero.

Occorrono riforme continue e progressive, a partire daisettori più critici, per modernizzare il Paese e proteggere laconcorrenza nei servizi postali, ferroviari, autostradali e ae-roportuali, e ciò chiede l’Antitrust nella segnalazione invia-ta al Governo e al Parlamento in vista della prima legge an-nuale sulla concorrenza. Le riforme, continue nel tempo eprogressive, dovranno partire dai settori più critici e svilup-parsi verso quelli meno protetti in un disegno complessivo egraduale. Poste, Ferrovie, Autostrade e Aeroporti sono i set-tori sui quali intervenire in via prioritaria. Nelle poche areeliberalizzate del settore postale, la concorrenza è ostacolatadalle scelte normative compiute alla fine degli anni 90, checonsentono alle Poste Italiane di estendere il monopolio inriserva legale anche nelle aree già aperte alla competizione.Nel settore dei trasporti ferroviari le difficoltà si traduconoin condizioni di offerta scarsamente concorrenziali sia intermini di prezzo che di qualità del servizio, e nell’emissio-ne di sussidi pubblici troppo elevati.

I servizi autostradali e aeroportuali, gestiti da concessio-nari in monopolio, sono insoddisfacenti ed è necessario pro-cedere a selezioni ad evidenza pubblica per l’individuazionedel concessionario, e di limitare durata e ambito delle con-cessioni. Sulle gestioni aeroportuali pesano i sistematici rin-novi di concessioni di durata ingiustificatamente lunga (finoa 40 anni) e l’elevata frammentazione dell’attività regolato-ria, svolta dall’Enac e dal Cipe. Nel settore energetico la di-stribuzione dei carburanti è caratterizzata da un grado moltoelevato di inefficienza, e in quello del gas è fondamentaleche si consolidi il ricorso a procedure ad evidenza pubblica,mentre per banche e assicurazioni è ribadita l’esigenza diuna legge di principi che riformi la disciplina.

L’Antitrust ha avviato un’i-struttoria per verificare sele sette principali imprese

che producono guard-rail abbianorealizzato un’intesa restrittiva del-la concorrenza per alterare le dina-miche concorrenziali nell’aggiudi-cazione di gare d’appalto e nellafornitura alle imprese che installa-no le barriere metalliche di sicu-rezza. Il procedimento è stato noti-ficato a Steam Generators, Imeva,Tubosider, San Marco, Car Segna-letica Stradale, Ilva Pali Dalmine

Industries, Metalmeccanica Fracasso e al Consorzio Manu-fatti Stradali Metallici Comast.

Secondo la segnalazione, in occasione di riunioni svoltesinell’ambito del Consorzio Manufatti Stradali Metallici (Co-mast), le imprese avrebbero scambiato informazioni e con-cordato le loro azioni per spartirsi il mercato della vendita dibarriere stradali, garantendo di volta in volta alle consorzia-te l’applicazione del miglior prezzo di offerta preventiva-mente concordato e condividendo un listino prezzi comunerelativo ai diversi tipi di barriere stradali, per quantificaregli importi da offrire per ogni singola commessa. Avrebberoanche ripartito le partecipazioni a gare d’appalto pubblichee adottato comportamenti finalizzati a ostacolare, diretta-mente o indirettamente, le aziende concorrenti.

SPECCHIOECONOMICO 77

ALL’ANTITRUST IL POTEREDI SOLLEVARE QUESTIONI

DI LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE

NEGOZI DI ELETTRONICA:NELLE PRATICHE SCORRETTE

CI SONO PARAGONI

Procedimenti nei confronti di Mediamarket (marchioMediaworld), Unieuro, SGM Distribuzione (marchioMarcoPoloExpert), Euronics e Nova (marchio Euro-

nics), DPS Group e DML (marchio Trony) anche per verifi-care il riconoscimento del diritto di recesso: l’Antitrust haavviato 5 istruttorie per possibili pratiche commerciali scor-rette nei confronti delle sette imprese rappresentanti le prin-cipali catene commerciali di prodotti di elettronica, infor-matica, tecnologia e elettrodomestici. Avviati alla luce dellemolte segnalazioni inviate dai consumatori, i procedimentidovranno verificare se le aziende abbiano agito corretta-mente nell’informare i consumatori sull’esistenza della ga-ranzia legale sui prodotti e sulle differenze con la garanziaconvenzionale offerta a pagamento. Le istruttorie dovrannoinoltre accertare se le imprese abbiano correttamente rico-nosciuto ai consumatori l’esercizio della garanzia legale e ildiritto di recesso.

Secondo le denunce arrivate anche al contact center del-l’Antitrust, dai comportamenti commercialmente scorrettiemerge la difficoltà di individuare il soggetto cui rivolgersiper l’assistenza: molti consumatori si rivolgono direttamen-te ai produttori, non al venditore, per far valere la garanzialegale della durata biennale. Spesso sono indirizzati daglistessi venditori ai Centri di assistenza tecnica dei produtto-ri, con il pretesto che in questo modo possono ottenere la ri-parazione in un tempo più breve. Ugualmente incompletesarebbero le informazioni sulle garanzie convenzionali of-ferte nonché sull’esercizio del diritto di recesso.

GUARD-RAIL: 7 IMPRESESBARRANO LA STRADA

ALLE BARRIERE STRADALI

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tart-Up - di Claudio F. Fava -Terza Edizione - Egea - 29 euro.Questo manuale per giovani

imprenditori nell’era della globaliz-zazione si rivela utile per coloro che,confusi dal proliferare di leggi e re-gole in capo alla società ma pronti arendere un progetto impresa, hannotempo, un attimo prima di iniziare,di leggerlo. Se è necessario il capitaleper comprare un’impresa, e di un’i-dea per crearla, ciò non basta: l’ideaimprenditoriale va valutata, vannoorganizzati i fattori che possono ren-derla operativa, il marketing, la pro-duzione, la finanza. La filosofia dellaglobalizzazione non è più qualcosadi futuristico, ma una realtà di mec-canismi e sistemi che le grandi e pic-cole aziende devono considerare.Oltre alle energie rinnovabili, vi è uncapitolo speciale dedicato a quelloche viene definito il «petrolio biancodell’Italia», ovvero il turismo diffu-so, dal bed&breakfast all’agrituri-smo, una rete incredibile di valoriz-zazione del nostro territorio con am-pi margini di sviluppo. Claudio F.Fava, docente di Management e Or-ganizzazione d’Impresa presso l’U-niversità San Pio V di Roma, ha rico-perto la carica di consigliere in di-verse aziende internazionali; autoredi pubblicazioni di project financing,in questo testo ha voluto mettere adisposizione dei futuri imprenditoril’esperienza acquisita sul campo inun momento storico nel quale la glo-balizzazione sta scardinando le tra-dizionali regole del mercato.

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Un manuale per iUn manuale per igiovani imprenditorigiovani imprenditoridel futuro presentedel futuro presente

Non più dietro al Non più dietro al filo spinato, l’idilliofilo spinato, l’idilliodell’orrore nazistadell’orrore nazista

Uilm, «non aveteUilm, «non avetebisogno di bussarebisogno di bussareperché vi sia aperto»perché vi sia aperto»

ietro al filo spinato - di Gwen-dolyn Simpson Chabrier - Co-losseo Editore - 18 euro. «Pri-

ma della guerra, forse non senza unaqualche ironia, la mia fanciullezza aRiga avrebbe potuto essere considera-ta idilliaca. Come molti ebrei, prove-nivo da una famiglia unita. Mio padreera un tedesco del Baltico, di religioneluterana, mia madre e la sua famigliaerano ebrei...», reca la quarta di coper-tina di questo nuovo libro della Cha-brier, incentrato sulla Seconda GuerraMondiale e sull’Olocausto, commi-stione di lusso e povertà, «di vecchidal destino ormai segnato e di giova-ni la cui brama di vivere è più fortedella sofferenza», come scrive, nellaprefazione, la newyorkese GertrudeSchneider. Ispira la professoressa (chededica il libro ai tutti i suoi bambini aquattro zampe) un amico ebreo letto-ne, George Schwab, attuale presiden-te del National Commitee Foreign Po-licy, originario di Liepaja che, nono-stante il dualismo della nascita, fuconsiderato a tutti gli effetti ebreo edinternato nel ghetto della città nell’e-state del 1942 insieme alla madre e alfratello, dopo che il padre era stato as-sassinato dai nazisti. Il fratello fu ucci-so in seguito nel campo di concentra-mento di Kaiserwald, nel corso di unaselezione sotto la supervisione dell’SSHeinz Wisner. Lo stesso Schwab, nel-la prefazione, parla di «come la mentedistorta di Hitler conquistò i tede-schi» e, sopravvissuto, racconta al-l’autrice la propria storia come un gri-do, resoconto fedele e documentato.

illenovecentosessantanove -di Giorgio Benvenuto, a cu-ra di Sandro Roazzi - Fon-

dazione Bruno Buozzi. La storia del-l’autunno caldo è raccontata avendocome punto di riferimento la Uil e laUilm e si basa sulla documentazionedella Fondazione Bruno Buozzi, del-la Fondazione Anna Kuliscioff e del-l’Istituto per gli Studi Storici dellaUil, costituendo la cronaca delle trat-tative, minuto per minuto. Sono ri-portate le interviste dei protagonistidi quella stagione: Pierre Carniti (nel1969 segretario nazionale della Fim,alla vigilia di succedere a Luigi Ma-cario), Bruno Trentin (segretario ge-nerale assieme a Piero Boni dellaFiom, poi, dall’estate del 1969, segre-tario generale unico), Giorgio Benve-nuto (nuovo segretario generale del-la Uilm). Presenti anche i saggi deisegretari generali della Uilm succe-dutisi dopo Benvenuto, ossia EnzoMattina, Silvano Veronese, FrancoLotito, Luigi Angeletti, Tonino Re-gazzi; quindi un’ampia carrellata didichiarazioni e opinioni tra cui quel-le dei ministri Carlo Donat Cattin edEmilio Colombo e una minirassegnastampa degli articoli che commenta-rono il contratto; i giornalisti sonoSergio Turone, Indro Montanelli, Sil-vano Revelli, Ugo Indrio e GiancarloFossi. A conclusione del libro sonoriportate le circolari che raccontanole fasi finali della trattativa. Il libro èaccompagnato da un cd di ArnaldoPlateroti: è la cronaca dell’autunnocaldo e merita un video.

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L E T T U R EL E T T U R E

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Q U E S T

SPECCHIOECONOMICO

DAL MONDO DEI MOTORI

M A H I N D R A

CORRE IL GIAGUARO

200 ANNI E NON SENTIRLI

La nuova JaguarRSR da corsa ha de-buttato in Europa lo scorso gennaio, inoccasione del Salone dell’automobili-smo sportivo internazionale 2010 diBirmingham, dopo essere passata perWhitley e Castle Bromwich (sede delquartier generale della Jaguar) e primadi rientrare negli Usa e competere nel-l’American Le Mans Series 2010. Lavettura è stata esposta nello stand Ja-guar insieme alla XKR, alla XFR di seriee al prototipo della XFR che Paul Genti-lozzi, socio della JaguarRSR, ha guidatosul Lago Salato di Bonneville raggiun-gendo la velocità di 363,188 km/h.

Compie 200 anni la Peugeot: era il1810 quando un mulino di Sous Cra-tet, in Alsazia, fu trasformato in unafonderia di acciaio per utensili, poi in-granaggi, infine macinini e molle di pre-cisione per orologi o crinoline per i ve-stiti delle dame. Dal 1880 ArmandPeugeot produsse biciclette e 10 annidopo automobili in 5 insediamenti econ 2 mila operai. La Peugeot ha fe-steggiato questo compleanno nel cor-so di «Retromobile», la manifestazioneparigina dedicate alle auto d’epoca; maha anche proposto una nuova monovo-lume di taglia media, la 5008, basatasulla Cïtroën C4 Picasso.

Il nuovo Quest Kodiak 100, ingegnoso aereo umanitario

Il Mahindra That Hard-Top prende il nome dal Grande Deserto Indiano

Il costruttore indiano propone un veicolo polivalente, il Mahindra Thar Hard-Top, per-sonalizzabile, che reinterpreta il fuoristrada classico e si propone per coloro che voglionoavvicinarsi per la prima volta alla guida off-road senza spendere somme elevate. Il vei-colo è a trazione anteriore e ha un aspetto volutamente classico; semplice, compatto, ro-busto, prende nome dal Deserto del Thar o Grande Deserto Indiano, un’ampia regionearida nella parte nord-occidentale del subcontinente indiano con una superficie di oltre20 mila chilometri quadrati. Esposto in anteprima europea in veste di prototipo nel Bolo-gna Motor Show 2008, il Mahindra Thar Hard-Top ha un cambio manuale con 5 rappor-ti; le sospensioni anteriori sono indipendenti a barre di torsione, e quelle posteriori ad as-sale rigido con molle a balestra e ammortizzatori; i freni anteriori sono a disco autoventi-lanti e quelli posteriori a tamburo; ha un autotelaio a longheroni d’acciaio che sostieneuna carrozzeria aperta rivestita da tettino rigido realizzato in materiale plastico. La gam-ma comprende una versione a 2 posti e una a 4 posti.

Lo scopo di questa casa americana, nata a Sandpoint nell’Idaho nel 2002, è dichiarata-mente quello di ideare e produrre aeroplani per interventi in zone e condizioni di emer-genza o di bisogno, isolate, cui normalmente è difficile accedere: aviazione umanitaria. IlKodiak 100 - lungo 10,23 metri e con 13,72 di apertura alare - ha il nome di un orso bru-no dell’Alaska; è uno Stol (Short Take-Off and Landing, ossia decollo e atterraggio cor-to, campione di carico, capace di trasportare 10 persone e 997 kg, oltre a pilota e carbu-rante. Nel marzo 2009 ne è stato consegnato il primo all’associazione di voli missionariMaf (Mission Aviation Fellowship), che con esso ha rimpiazzato un classico, il Cessna C206, anche per il lungimirante risparmio che consente il nuovo aereo per «bush pilots»,ossia piloti che volano in zone brade. I primi tre esemplari sono intanto impegnati nel col-laudo e uno di essi, acquistato dall’Afd Software e poi da questa donato alla Ma, ha di re-cente coperto la rotta Idaho-Kalimantan nell’isola indonesiana del Borneo, per essere im-piegato in scuole, ospedali, trasporti sanitari nelle impenetrabili foreste fluviali.

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Y A M A H A

SPECCHIOECONOMICO

È dell’italiana Cantieri Opera quello che è stato definito il Suv del mare, ossia loSport utility vessel, un’imbarcazione tra il gommone e lo yacht concepita nel 2007 pernavigare con qualsiasi condizione del mare, dichiaratamente «inaffondabile» nellascheda tecnica e dall’autonomia elevata grazie ai bassi consumi derivanti da una parti-colare carena brevettata a geometria variabile a tre scalini. Si aggiungono i 2 mila litridi carburante di cui è capace il serbatoio per alimentare i due motori che, a scelta del-l’armatore, possono avere da 320 a 800 cavalli l’uno. L’Opera 60 misura 18,40 metri dilunghezza e 5,40 di larghezza, ha spazi interni capaci di ricevere 4 ospiti in due am-bienti di pratiche dimensioni ed è il primo esemplare di una generazione di barcheideate da Camillo Franco Bandino, presidente del cantiere salernitano. Nel 2008 questaed altre barche della gamma Opera - la 53 e la 70, quest’ultima nuova e ammiraglia deimaxi gommoni coupé - hanno costituito oggetto di una commessa proveniente da unosceicco di Dubai per la realizzazione di 30 imbarcazioni in 2 anni.

Operativo da 50 anni nel karting, ilGruppo Birel si specializza: con laBmb, mille metri quadrati di superficiea Pavia, diversifica la struttura guar-dando ai motori per kart. L’organizza-zione produttiva della capogruppo sisvolge in 4 reparti disposti su una su-perficie di oltre 6 mila metri quadratidedicati a lavorazioni meccaniche,carpenteria, assemblaggio e magazzi-no. La Bmb, già attiva nella produzionedei motori Easykart e nella trasforma-zione dei motori a 4 tempi destinati al-le gare Endurance e al mercato delnoleggio, dal 2010 opera anche nelsegmento delle corse nelle classi KF eKZ con una struttura di progettazionee produzione all’avanguardia, oltrechéin collaborazioni esterne come l’ac-cordo con il tecnico belga Ligieois cheseguirà lo sviluppo del motore KZ, ocon l’azienda della Repubblica CecaKvs che si occuperà dei motori KF.

La Veteran Cars and Boats, societàpadovana specializzata nell’intermedia-zione di vetture da competizione stori-che e moderne e di prestigio, ha dato vi-ta a una struttura autonoma per l’ac-quisto e l’esposizione in conto vendita diveicoli propri e di terzi, in collaborazionecon la Luigi Moreschi Motorsport cheopera nella preparazione e ricostruzio-ne dei particolarissimi e preziosi mezzi.Il nuovo fabbricato, primo autosaloneitaliano interamente dedicato alle vettu-re che prendono parte a gare automo-bilistiche, è sorto nella zona artigianale-Industriale di Quingentole, nell’Oltrepòmantovano, su una superficie di 850metri quadrati completamente accessi-bile al pubblico, capace di contenere fi-no a 80 mezzi per volta.

Un’Opera 60, tra il gommone e lo yacht

Il 12 marzo è il giorno atteso per svelare un segreto: quello della Nuova Yamaha FZ82010, la cui immagine ufficiale è stata messa in circolazione a gennaio dalla casa moto-ciclistica di Iwata per riparare ai danni commessi da una (voluta?) fuga di notizie e fotoche non rendevano giustizia all’originale, pensata per fare concorrenza alla KawasakiZ750. La Yamaha Motor Italia ha riunito, nel Motor Bike Expo di Verona 2010, conces-sionari e club ufficiali per mostrare quello che rappresenterà l’avvio della nuova stagionemotociclistica. Ed anche durante la precedente presentazione genovese del nuovo «ruotealte sportivo» X-Max 2010 (disponibile dal dicembre scorso in versione 250 cavalli, damarzo nella versione 125), erano state date indicazioni sulle nuove uscite, prodotti nuovie non solo aggiornamenti dei precedenti, che avrebbero affiancato la SuperTènèrè pre-sente al Tokyo Motor Show, definita il «Signore della sabbia» per il design che l’avvici-na a un tuareg, pastore nomade del Sahara anche simbolo della Dakar, la dura gara moto-ciclistica. Per quest’ultimo modello bisognerà aspettare l’estate, l’arsura che esso merita.

LA KART VINCENTE

VETTURE DA VETERANICANTIERI OPERA

La Nuova Yamaha FZ8 si è fatta attendere fino a marzo

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ondato nel 1968 da Achille Cardi-ni, il Centro di Documentazionegiornalistica di Roma continua a

pubblicare annualmente l’Agenda delGiornalista, costituita inizialmente dapoco più di un elenco dei giornali egiornalisti, ma diventata via via, so-prattutto in questi ultimi anni, una mi-niera di notizie su tutto il panoramadella comunicazione italiana, oltrechésullo specifico settore dell’informazio-ne. Sotto la direzione di Marcella Car-dini, subentrata allo scomparso e com-pianto fondatore, l’Agenda si è arric-chita spaziando anche nel campo deinuovi mezzi di comunicazione e delmarketing.

Ed è proprio da quest’opera, dellaquale nei giorni scorsi è stato pubblica-to il primo, ponderoso volume di quasi1.100 pagine, che si può avere un’ideadel peso dei giornali italiani. Qual’è laprima impressione, o meglio la primaconstatazione che può trarsi sulla con-sistenza, funzione e influenza dellastampa italiana? Basta scorrere la se-zione riguardante l’organico del Cor-riere della Sera, che occupa ben 5 pagi-ne, per capire, o meglio per avere laconferma che quest’ultimo è sempre ilprimo quotidiano italiano, il più auto-revole, scrupoloso, efficiente, che sod-disfa di più le esigenze e le aspirazionidi una massa di lettori.

È vero che, poco oltre, anche l’orga-nico di Repubblica occupa un pari spa-zio, ma un particolare non indifferentedistingue le due testate: precisamenteil fatto che per condensare la storia delCorriere della Sera sono state necessa-rie circa 75 righe, per quella di Repub-blica ne sono bastate appena una quin-dicina. È vero che un racconto può al-largarsi o restringersi a fisarmonica,ma è anche vero che la storia del Cor-riere si estende per ben 135 anni di vi-ta, quella di Repubblica per soli 35, unintero secolo quindi in meno.

Non intendo con ciò affatto sminuireil merito, il valore e l’influenza di que-st’ultima testata; riconosco anzi che èstato l’unico quotidiano, tra i tanti natinel dopoguerra, che sia riuscito ad af-fermarsi in maniera così solida e diffu-sa; Il Giorno ad esempio, nato vent’an-ni prima, nonostante fosse abbondan-temente finanziato dall’Eni ossia dalloStato, dopo uno smagliante sprint ini-ziale è finito in seconda o terza linea.

L’Agenda del Giornalista 2010, per-tanto, non fa che confermare la defini-zione che ho sempre dato del Corrieredella Sera: che nella stampa italiana èun transatlantico rispetto alla miriadedi imbarcazioni che gli navigano intor-no; è una portaerei dalla potenza difuoco eccezionale nei riguardi dell’o-

pinione pubblica. Più commercialmen-te l’ho definito anche il più ricco e at-trezzato supermercato in cui tutti pos-sono trovare tutto: dai prodotti, ossiadalle notizie su Milano a quelle sui piùsperduti villaggi della foresta amazzo-nica o equatoriale.

Non raramente negli ultimi anni misono rammaricato, però, che il gigante-sco transatlantico non avesse più lelussuosissime suite di un tempo, chenel fornitissimo supermercato non sitrovassero più le raffinatissime bouti-que di allora, ossia le firme di grandis-simi giornalisti come quelli di un tem-po. Ma in questi ultimi mesi ho dovutoricredermi. Certamente non soltantosono cambiati i gusti dei lettori, ma hasubito mutamenti epocali l’organizza-zione stessa dei mezzi di informazionecon l’introduzione di nuove tecnolo-gie, informatica, telematica, internet,computer, telefonini, telefoni satellita-ri, e non è certamente finita.

Pur non essendo nato nell’800,quando cominciai a fare il giornalistacon l’Olivetti Lettera 22 da 30 mila li-re pagate in 10 rate mensili di 3 mila, itesti nei giornali si componevano conla linotype, ma i titoli venivano ancoracomposti a mano, lettera per lettera.Nel 1954 entrò in tipografia la titolatri-ce, che fondeva in piombo titoli interi,come la linotype; le immagini si tra-smettevano per telefoto; e, meraviglia,i testi si inviavano per telescrivente:battendo un tasto a Roma si stampavala relativa lettera a Milano; addio

«trombettiere», mitico personaggioche leggeva gli articoli agli stenografi.

Nel pomeriggio di un Primo Maggioal largo di Marsala si rovesciò una bar-ca diretta all’isola di Mozia e perirono17 studenti. Vi arrivai alle 10 del 2maggio, mi impadronii dell’unico te-lefono esistente nella zona, ma per cer-care parenti e testimoni, affidai la cor-netta a un ragazzo del luogo, impegna-dolo a non cederla a nessun costo. Riu-scii a trasmettere il servizio a Milanoin tempo per il Corriere d’Informazio-ne di mezzogiorno. Qualche mese do-po mi ritrovai nella redazione romanadel Corriere quel ragazzo; voleva di-ventare e lo diventò, giornalista: Ro-berto Tumbarello.

Oggi siamo nel boom della tecnolo-gia, è difficile anche per i giovani ag-giornarsi su tutti i ritrovati, anche acausa del numero e della rapidità conla quale si susseguono novità, inven-zioni, applicazioni. Molti si chiedonose è più possibile il giornalismo di untempo, ossia le suite nel transatlantico,le boutique nel supermercato; in prati-ca se è possibile ospitare ancora grandifirme o se, come si è visto in alcunigiornali, al posto dei grandi inviati cheun tempo viaggiavano e conoscevanotutto il mondo - Luigi Barzini, VittorioG. Rossi, Max David, Virgilio Lilli,Egisto Corradi, Indro Montanelli, GianGaspare Napolitano ecc. -, opererannoin redazione oscuri assemblatori di no-tizie prelevate da internet.

Oltre alla scarsità di giornalisti pre-parati, indipendenti e coraggiosi, undirettore deve subire oggi troppi condi-zionamenti impostigli da proprietà,management, budget, pubblicità e poli-tica; lo sforzo e la capacità richiestigliper fare un buon giornale è immenso,spesso insostenibile. Per questo c’è dameravigliarsi nel veder apparire ognimattina in edicola un giornale come ilCorriere, spesso perfino a 72 pagine digrande formato, ricchissimo di articoli,servizi, cronache, corrispondenze datutto il mondo, commenti ecc.

Ma non per questo mi stupisco, mirallegro e mi compiaccio; come non miinfastidisco per l’estremo carico dipubblicità, che dimostra quanto i com-mittenti lo ritengano largamente diffu-so, seguito e approvato. La mia soddi-sfazione, che penso comune alla massadei lettori, si basa sul coraggio del suoattuale direttore Ferruccio de Bortoli edel suo staff di dire la verità, di scrive-re tutto, di non nascondere né alterareniente, di andare contro poteri, lobby einteressi, perfino contro Governi e uo-mini di Governo, Di costituire, di nuo-vo, un imbattibile baluardo della li-bertà. Victor Ciuffa

FF Corsera Story

Transatlanticocon suite,

o supermercatocon boutique

SPECCHIOECONOMICO

L’opinione del Corrierista

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