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La dekulakizzazione e la deportazione degli specpereselency

Introduzione

Nel 1930-31, quasi due milioni di contadini sovietici, identificati come kulaki, vennero deportati nelle regioni pi remote di Siberia, Kazakhstan e del Nord e impiegati in lavori forzati. Altre deportazioni di minore entit avvenute successivamente avrebbero portato il totale a quasi 3 milioni. Si trattava della prima grande deportazione e uso del lavoro forzato di massa dell'epoca stalinista. La deportazione dei dekulakizzati forn da preludio al sistema repressivo staliniano per lo sviluppo del sistema Gulag e, al contempo, fu per un certo periodo vista dai suoi ideatori come una possibile alternativa all'espansione di quest'ultimo. Ancora fino alla met degli anni '30 le zone di deportazione dei dekulakizzati contenevano pi persone del sistema Gulag vero e proprio. Solo dal 1991, con l'apertura degli archivi e la possibilit dei sopravvissuti di condividere le proprie esperienze, divenuto possibile tracciare con precisione le linee degli avvenimenti. 1

La collettivizzazione delle campagne

L'origine

immediata

della

collettivizzazione

delle

campagne

era

sorta

dall'impressione che Stalin si era fatto della crisi degli approvvigionamenti di grano del 1927-28 e delle forme di resistenza contadina che avevano preso forma nel corso di essa per fare fronte alle confische statali. L'avvento della crisi economica in occidente nel corso del 1929 sembrava all'interno della leadership sovietica finalmente l'espressione della crisi del capitalismo e della superiorit di un economia pianificata. Stalin prese la decisione di risolvere una volta per tutte la tensione fra potere sovietico e campagne che era stata caratteristica fin dall'inizio dell'evoluzione dell'Unione Sovietica. Nel corso del 1929 la nuova offensiva delle autorit sovietiche volta ad aumentare gli ammassi di grano statali a scapito dei contadini incontr largo successo. Questa vittoria del potere sovietico convinse Stalin che il momento di avviare la collettivizzazione delle campagne era arrivato. Come conseguenza dell'accrescimento degli ammassi sembrava difficile che, se lasciati a se stessi, i contadini avrebbero lavorato per il prossimo raccolto e, d'altro canto, il successo della campagna per gli ammassi rendeva evidente che la resistenza contadina era battibile se affrontata con la necessaria energia. Stalin e la leadership sovietica non si erano fatti illusioni comunque sul fatto che solo con misure ferree si sarebbe potuta portare a compimento una tale sottomissione di decine di milioni di contadini. Lo strumento principale attraverso cui questo processo sarebbe dovuto essere portato a termine era la dekulakizzazione, l'arresto e deportazione di quella parte della popolazione rurale che era considerata pi ostile al regime. Oltre all'immediato scopo di eliminare in tal modo elementi indesiderabili della popolazione, la deportazione sarebbe dovuta inoltre servire in funzione intimidatoria nei confronti del resto dei contadini, rendendo chiaro quale sarebbe stato il destino degli oppositori della collettivizzazione. Inoltre le propriet confiscate

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ai deportati sarebbero dovute servire come base iniziale delle risorse dei nuovi kolchoz.

La deportazione

I

kulaki

individuati

vennero

divisi

in

tre

categorie:

1)

Gli

'elementi

controrivoluzionari attivi tra i kulaki', destinati alla deportazione in lager o alla fucilazione immediata; 2) Gli 'altri elementi attivi fra i kulaki', da deportare in localit sperdute dell'Unione; 3) i kulaki ritenuti meno pericolosi a cui era consentito rimanere nelle zone di residenza ma solo nei terreni peggiori. Nel gennaio 1930 una commissione del Politbjuro elabor le quote per la prima deportazione: circa 60.000 kulaki della prima categoria, ritenuti di immediata pericolosit, sarebbero dovuti essere deportati nei campi di lavoro, mentre 150.000 altre famiglie sarebbero dovuto essere deportate in localit isolate nel Nord, negli Urali, nel Kazakhstan ed in Siberia. Si trattava in totale di circa 200.000 famiglie da deportare, portando quindi i repressi a circa un milione1. Era la prima parte di quella che avrebbe dovuto essere una quota totale di circa un milione di famiglie kulake (circa 6 milioni di individui in totale) destinate all'espropriazione dei beni e alla deportazione verso gli insediamenti speciali2. Le modalit di attuazione della deportazione vennero stabilite con l'ordine dell'OGPU n. 44/21 del 2 febbraio 1930, che creava, per esaminare i casi della prima categoria, delle trojki, commissioni di tre persone formate da rappresentanti locali di Partito, OGPU e Procura, e stabiliva in dettaglio le modalit della deportazione delle prime due categorie. L'implementazione sul territorio delle quote di kulaki fu assegnato all'OGPU che a sua volta elabor quote locali di deportati che sarebbero1 Chlevnjuk, Oleg V., Storia del Gulag: Dalla collettivizzazione al Grande terrore, Torino, Einaudi, 2006, p. 16. 2 Figes, Orlando, The Whisperers: Private Life in Stalin's Russia, New York, Metropolitan Books, 2007, p.88.

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dovuti essere selezionati dalle organizzazioni locali di Partito e OGPU. Spesso nel corso di questo processo le cifre vennero ritoccate verso l'alto da parte di queste organizzazioni subordinate per dimostrare in questo modo il proprio zelo e dedizione al dovere ai superiori. La deportazione fu condotta sul campo nei primi mesi del 1930 dalle stesse forze militari che si stavano parallelamente occupando del trasferimento dei contadini nei kholkoz. Queste unit erano composte, non da unita regolari dell'Armata Rossa, ritenute a rischio di simpatizzare con i contadini, ma, cos come era principalmente stato fatto per l'offensiva degli ammassi, da distaccamenti misti che comprendevano unit speciali dell'OGPU, membri del Partito Comunista e del Komsomol, l'organizzazione giovanile del Partito. Erano inoltre presenti milizie volontarie composte da membri degli stessi villaggi. Tali unit spesso comprendevano individui che intendevano approfittare della situazione per compiere vendette personali o, semplicemente, per cogliere l'opportunit di depredare i deportati1. Insieme alle direttive provenienti dall'alto, che rendevano chiaro che esitazioni nell'adempimento dei propri doveri sarebbero state considerate come pi gravi di qualsiasi eccesso2, la presenza di tali elementi contribu ad aumentare la brutalit del processo di cattura e deportazione. necessario a questo punto sottolineare quanto arbitraria la classificazione di un deportato come kulak fosse. I veri kulaki, piccoli proprietari terrieri che operavano all'interno del villaggio come capitalisti, erano stati liquidati dagli stessi contadini nel corso del 1917-18. I deportati si erano trovati identificati con questa categoria per una variet di ragioni. Vi erano i contadini pi intraprendenti, spesso ex partigiani o soldati dell'Armata Rossa, che erano riusciti ad approfittare del periodo della NEP, arricchendosi in maniera relativamente maggiore al resto del villaggio. Vi erano coloro che erano sospettati di opposizione al regime, spesso semplicemente per aver votato contro la collettivizzazione ad una riunione di villaggio, o familiari e discendenti di coloro che lo erano stati. Ma la maggior parte dei deportati erano1 Graziosi, Andrea, L'URSS di Lenin e Stalin: Storia dell'Unione Sovietica 1914-45, Bologna, Il Mulino, 2010, p. 263. 2 Figes, Whisperers, cit., pp. 84-85.

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semplicemente scelti dai consigli di villaggio o dalle rappresentanze locali del Partito per far fronte, ed eccedere, alle quote giunte dall'alto, situazione che faceva in modo che vendette e rancori personali o, spesso, il puro caso, fossero ragioni molto pi importanti per la deportazione della maggior parte dei repressi rispetto al loro status sociale o politico. L'OGPU non incontr eccessivi problemi nell'occuparsi dell'eliminazione,

incarcerazione e deportazione dei kulaki di prima categoria, nell'ottobre 1930 le operazioni al riguardo erano gi terminate, 114.000 dei condannati dalle trojki erano stati deportati nei lager, altri 20.000 fucilati, eccedendo quindi di gran lunga la stima originale. L'esistenza di una struttura di campi di concentramento preesistenti alla deportazione gestiti direttamente dall'OGPU, sancita dalla decisione del Politbjuro del 27 giugno 19291, rese relativamente pi semplice lo smistamento di questa categoria.

Lo stabilimento degli insediamentispeciali

I deportati di seconda categoria erano quelli per cui le direttive centrali prevedevano il piano pi complesso. Designati come specpereselency, abbreviazione dell'eufemismo 'coloni speciali', i deportati avrebbero dovuto essere trasportati in zone remote dell'URSS e stanziati in Spetsposlki, 'insediamenti speciali' da 2-300 famiglie l'uno, che essi stessi avrebbero contribuito a costruire. Una volta stabiliti i propri alloggi, gli specpereselency avrebbero dovuto dare inizio, mediante il proprio lavoro forzato, allo sfruttamento economico delle rispettive aree di deportazione, trasformandole da periferie desolate ad aree produttive. Ideati da Genrich Jagoda, leader de facto dell'OGPU, gli insediamenti speciali avrebbero dovuto costituire

1 Chlevniuk, Storia del Gulag, cit., p. 13.

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un'alternativa meno costosa e pi produttiva di sfruttamento della manodopera forzata rispetto ai lager. Questa visione si scontr subito con le grandissime difficolt dalle difficolt nella gestione dei deportati di seconda categoria. Gli organismi locali incaricati di gestire la deportazione furono subito messi in estrema difficolt dalla mancanza di risorse allocate dall'alto per gestire il trasporto di centinaia di migliaia di persone. I convogli ferroviari incaricati del trasferimento erano estremamente sovraffollati, la distribuzione di cibo e acqua all'interno dei vagoni rara e insufficiente alle necessit dei passeggeri. I lunghi viaggi a piedi a marce forzate, prima quello dai villaggi di origine alla stazione di partenza e, successivamente, quello dalla stazione d'arrivo alla localit di insediamento, dovuto all'isolamento di gran parte di queste ultime, aggravarono ancora di pi la situazione. Gi in questa iniziale fase della deportazione indebolimento e denutrizione degli specpereselency, diffusione di epidemie ed alta mortalit infantile raggiunsero livelli critici. Una volta giunti a destinazione i deportati erano di nuovo costretti a vivere in strutture sovraffollate, o addirittura a provvedere da soli a costruire il proprio riparo scavando una buca nel terreno, e costretti a sopravvivere con ridottissime distribuzioni di generi di prima necessit e pochissima assistenza sanitaria. Gli uomini adulti erano solitamente destinati a luoghi di lavoro separati rispetto alle famiglie, che erano lasciate cos senza l'assistenza del capofamiglia. Anche i deportati non destinati alle strutture di lavoro (donne, bambini, anziani, infermi) erano periodicamente rastrellati per il subbotnik (lavoro straordinario non retribuito). Coloro che all'interno del regime sovietico avevano fatto affidamento sul fatto che il la deportazione dei kulaki avrebbe prodotto grandi ricchezze per lo stato, sia attraverso la confisca dei beni che attraverso il loro lavoro forzato rimasero delusi. Si ritiene che le confische del 1930 abbiano fruttato solo 400 milioni di rubli, l'equivalente del costo di costruzione di una singola fabbrica1 Le proteste e richieste di aiuto inviate dai prigionieri in questo primo periodo a varie istituzioni governative erano moltissime, molte di esse sopravvissute nei relativi1 Graziosi, L'URSS, cit., p. 290.

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archivi. Le lettere contengono in gran parte, con consistenza fra le varie aree, rapporti di esperienze simili a quelle sopra riportate, testimoniando delle simili condizioni e difficolt che tutti i deportati incontravano1. Il coro di proteste che era stato causato dalla brutalit dell'iniziale deportazione, sommandosi alle proteste e ai movimenti di resistenza che si stavano sviluppando contro la collettivizzazione spinsero Stalin a fare pubblicare sulla 'Pravda' l'articolo "Vertigini da successo", in cui, presentandosi secondo il modello dello 'zar buono', deluso dai suoi subordinati, scaricava le responsabilit di ogni eccesso commesso nei mesi precedenti sui quadri locali, sebbene fossero state direttive provenienti dall'alto ad incoraggiare le loro violenze. Gran parte delle lettere di protesta dei deportati contenevano dichiarazioni di innocenza e richieste di revisione del proprio caso. L'enorme dimensione di questo fenomeno costrinse il governo sovietico ad avviare un processo di revisione. Si trattava per di provvedimenti di facciata pi che di veri tentativi di riesaminare i casi dei deportati. Esempio emblematico di come questa revisione avvenisse e di come andasse a servire ben altri interessi rispetto a quelli dichiarati, il caso della commissione Bergavinov. Il capo commissione era Sergei Bergavinov, Segretario della sezione del VKP(b) del Kraj Settentrionale dal 1927. Essa era stata creata nell'aprile del 1930, con il compito di esaminare i casi di coloro fra gli specpereselency che avevano inoltrato richiesta di revisione del proprio caso, per determinare quali fra questi fossero stati veramente arrestati per errore. I casi esaminati erano quelli del Kraj Settentrionale, la regione amministrativa sovietica che comprendeva la zona polare e subpolare a ovest degli Urali, con capitale ad Arcangelo. Grandi controversie sorsero all'interno della commissione su quale fosse la percentuale degli ingiustamente deportati e quali misure dovessero essere prese per liberarli. Uno dei membri della commissione, Vladimir Tolmachev, un Vecchio Bolscevico, aveva condotto le proprie indagini sul campo a diretto contatto con i deportati ed era rimasto inorridito dalle loro condizioni. Giunse alla conclusione che1 Chlevniuk, Storia del Gulag, cit., p. 13.

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oltre il 40% degli specpereselency erano stati deportati ingiustamente e avrebbero dovuto essere rilasciati. Bergavinov, propose invece nel suo rapporto finale al Politbjuro cifre inferiori al 10% e propose che solo a coloro che fra questi erano stati soldati dell'Armata Rossa o partigiani, una frazione insignificante del totale dei deportati, dovesse essere permesso il ritorno alle regioni d'origine, mentre il resto si sarebbero dovuti accontentare di un trattamento privilegiato all'interno degli insediamenti speciali. La proposta Bergavinov fu accettata dal Politbjuro e quella Tolmachev bocciata, inoltre Tolmachev fu di l a poco rimosso dalla sua posizione di coordinatore della deportazione per il 'liberalismo' dimostrato nel corso della sua indagine. Oltre al suo risultato, scontato vista l'arbitrariet con cui la definizione di kulak era stata in primo luogo creata, la vicenda della commissione Bergavinov e i documenti da essa prodotta fanno luce su un altro tipo di conflitto portato allo scoperto dalle deportazioni, quello fra centro e periferia. L'esperienza di Bergavinov, rappresentativa delle difficolt che tutte le autorit locali responsabili delle zone di insediamento speciale ebbero nella gestione dei deportati. Bergavinov era un giovane ed entusiasta stalinista, determinato a farsi strada nel sistema sovietico. Aveva accolto con gioia la proclamazione del piano di trasformazione dei kulaki in manodopera forzata. Era determinato di fare del Nord, le cui sue immense foreste mancavano al momento della manodopera necessaria per essere sfruttate pienamente, il 'Donbas del legno', in riferimento all'importanza economica che le miniere di carbone del bacino del Don avevano per la nazione, ora che la necessaria manodopera sarebbe stata disponibile grazie alle deportazioni. Il modo in cui il potere centrale aveva gestito la situazione lo deluse amaramente. Era arrivato a portare rabbia verso il potere centrale, che aveva rovinato i suoi piani economici e che di l a poco l'avrebbe sicuramente usato, insieme con tanti altri leader regionali del Partito, come capro espiatorio per il fallimento del progetto degli insediamenti speciali. L'umanitarismo di Tolmachev e il regionalismo di Bergavinov, pur entrando in conflitto diretto, erano entrambi ideologie che li ponevano in diretto conflitto con l'espansione del potere staliniano, conflitto che port entrambi alla stagnazione della

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propria carriera politica ed infine ad essere giustiziati, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, durante la stagione delle Grandi Pughe

Le nuove deportazioni del 1931

Alla fine del 1930 il numero degli specpereselency era circa 550.000, poco pi della met rispetto alle quote stabilite a inizio anno1. Le difficolt di trasporto e di sistemazione ebbero senza dubbio un ruolo cruciale nel ritardare la deportazione. Per compensare a questi ritardi il governo decise di avviare nel 1931 una nuova campagna di deportazione, portando alla fine del 1931 a un totale di residenti negli insediamenti speciali di circa 1.800.000 persone2. Il numero di kulaki di prima categoria, sia deportati che fucilati, and invece a ridursi. Per supervisionare queste nuove deportazioni ed esaminare la situazione nei villaggi speciali nel marzo 1931 fu creata una commissione presieduta da stretti collaboratori di Stalin. Il 15 maggio 1931 nel suo rapporto finale la commissione stabil che, a causa dell'insuccesso che l'amministrazione decentralizzata dei deportati aveva fino a quel momento incontrato nel trasformare gli specpereselency in una forza lavoro efficiente ed economica, l'OGPU avrebbe avuto da allora in poi, non solo il compito di organizzare le deportazioni, ma anche quello di gestire direttamente ogni villaggio speciale. In risposta al nuovo compito che era stato ad essa assegnato, la direzione dell'OGPU ordin immediatamente l'ispezione delle zone di insediamento ,al fine di dimostrare quanto orribile la gestione di esse fosse stata sotto il precedente regime. Lo scopo di questa mossa era ovviamente contrastare l'efficacia delle misure correttive che l'OGPU avrebbe preso d'ora in poi alla precedente inefficienza.1 Ivi, p. 14. 2 Ivi, p. 15.

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I rapporti di questa ispezione sono fra i pi precisi e attendibili documenti che descrivano la situazione dei deportati. Essi illustrano come, anche una volta passati i primi mesi di incuria totale, le condizioni degli specpereselency rimasero brutali. I rapporti delle ispezioni raccontano di una situazione terribile, in cui le morti per fame e freddo, le epidemie e gli abusi da parte delle guardie continuavano ad essere comuni. La mortalit infantile si era mantenuta fin dall'inizio a livelli particolarmente spaventosi, sul 10% mensile1, mortalit causata da un'incidenza delle malattie sui bambini pari al 70-75%2. La situazione nei villaggi degener in alcuni casi nella rivolta armata dei deportati, che non si svilupp per mai in situazioni che minacciavano seriamente il controllo delle zone di deportazione da parte del potere sovietico. La pi significativa di queste rivolte, in cui parteciparono da alcune centinaia a un paio di migliaia di deportati armati di oggetti di lavoro ma anche di un certo numero di armi da fuoco, prese luogo nel luglio 1931 nell'insediamento siberiano di Parbig, ma anch'essa venne repressa con relativa facilit. La presenza di un'enorme quantit di fuggitivi fra gli specpereselency deportati nel 1930-31 fra le caratteristiche pi importanti dell'esperienza della dekulakizzazione. La facilit della fuga era causata principalmente dalla mancanza di sorveglianza ferrea dei deportati, causata dalla stessa carenza di risorse assegnate alla deportazione che rendeva terribili le condizioni di vita negli insediamenti speciali. Questa situazione faceva in modo che quasi chiunque fra i deportati fosse disposto a darsi alla macchia e a cercare di sopravvivere girovagando per il paese invece di affidarsi alle scarse risorse dei villaggi speciali ne trovasse prima o poi l'opportunit. Non mancavano neanche casi, in cui i comandanti stessi dei campi incoraggiavano un certo numero di fughe per ridurre il numero di bocche da sfamare con le proprie limitate risorse3. Nel gennaio 1932, sebbene il numero totale dei deportati verso i villaggi speciali fosse 1,8 milioni, solo 1,3 milioni di specpereselency4. Sebbene1 Graziosi, L'URSS, cit., p. 315. 2 Chlevnjuk, Storia del Gulag, cit., p. 22. 3 Chlevnjuk, Storia del Gulag, cit., p. 22. 4 Graziosi, L'URSS, cit., p.315.

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parte dei 500.000 individui mancanti all'appello fossero fra coloro che erano morti a causa della deportazione, buona parte si era dato alla fuga. Nel 1933 l'OGPU calcol che 423.000 kulaki erano fuggiti negli anni precedenti, di questi solo 92.000 erano stati ricatturati1. L'OGPU prese subito provvedimenti per arginare le fughe, reclutando reti di informatori fra gli specpereselency, stabilendo posti di blocco sui probabili itinerari di fuga e offrendo ricompense per la cattura dei fuggitivi. Sebbene queste misure limitassero le nuove fughe, le centinaia di migliaia di fuggitivi ancora liberi sarebbero stati in maggioranza ricatturati solo al momento della creazione della passaportizzazione interna. Nel frattempo le fughe di massa dagli insediamenti speciali era risultata nella presenza all'interno dell'Unione Sovietica di centinaia di migliaia di ricercati che vagavano in lungo e in largo il paese, spesso percorrendo migliaia di chilometri a piedi dalle isolate zone di insediamento per tornare al proprio villaggio di origine e cercare aiuto presso familiari. Sommandosi ai milioni di contadini che cercavano di emigrare verso le citt a causa di collettivizzazione e carestia, gli specpereselency fuggitivi contribuirono a creare nell'URSS dei primi anni trenta una combinazione di enormi movimenti di popolazione fuori dal controllo del potere sovietico, situazione che causer la decisione di Stalin di istituire la passaportizzazione interna.

La stabilizzazione del sistema degli insediamenti

Era per chiaro a met 1931 che solo un programma di rafforzamento organizzativo dei villaggi speciali. Per raggiungere questo obiettivo era necessaria un'interruzione nelle deportazioni per alleviare il problema del sovraffollamento. Il 20 luglio del 1931 il Politbjuro decise si sospendere per il momento i trasferimenti in massa dei kulaki e di procedere a nuove deportazioni solo su base individuale. Nel corso del1 Figes, Whisperers, cit., p. 105.

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1932 solo 71.000 nuovi specpereselency, di solito provenienti da quelle zone che ancora si mostravano restie alla collettivizzazione, si sarebbero aggiunti alla popolazione dei villaggi speciali1. Per indurre i kulaki a rimanere nei villaggi e a collaborare maggiormente al lavoro forzato venne deciso di dare loro una speranza di via di uscita. Il 3 luglio 1931 il Comitato Esecutivo Centrale dell'URSS eman un decreto che stipulava che i kulaki deportati, a patto che avessero cessato la lotta contro i kholkhoz e avessero lavorato volenterosamente, sarebbero stati reintegrati nei loro pieni diritti civili dopo cinque anni dalla data di deportazione. Non si faceva alcuna menzione del diritto di lasciare il villaggio dopo i cinque anni ma nel comunicare il decreto ai detenuti le autorit di villaggio preferirono spesso non sottolineare questo particolare. Insieme a questa promessa il Politbjuro cerc di stimolare la produttivit degli insediamenti, formulando una risoluzione che, decidendo di fare leva sull'attaccamento alla terra degli specpereselency, assegnava loro capi di bestiame e appezzamenti di terra da coltivare all'interno degli insediamenti. Si decise inoltre di tentare di abbassare i carichi di lavoro nei sovkhoz interni agli insediamenti e di diminuire le trattenute sul salario. Si fece inoltre uno sforzo per prevenire almeno in parte i soprusi delle guardie degli insediamenti. Il problema di cosa fare coi membri minorenni delle famiglie deportati era rimasto all'inizio poco chiaro nelle proposte provenienti dal centro. In generale c'era accordo sul fatto che si dovesse cercare di staccarli dalle proprie famiglie ed educarli come cittadini sovietici, ma poche preparazioni al riguardo erano state fatte inizialmente, abbandonando i bambini a s stessi e portando alla spaventosa mortalit infantile. Sotto il nuovo corso gli specpereselency vennero incoraggiati a inviare i figli presso conoscenti non deportati, con lo scopo di alleggerire i villaggi da elementi non abili al lavoro. Per i figli di kulaki rimasti nei villaggi, nel corso del 1931 la spinta verso la rieducazione assunse nuovo vigore. Il sistema scolastico all'interno dei villaggi venne rafforzato e orfanotrofi istituiti per prendersi cura di coloro che avevano perso i genitori nell'anno precedente.

1 Chlevnjuk, Storia del Gulag, cit., p. 23.

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Fu incoraggiata la separazione dei giovani dagli adulti sul lavoro mediante la creazione di brigate speciali giovanili all'insegna dell'emulazione del lavoro. Come premio ai giovani che avessero compiuto 18 anni dopo aver completato la propria educazione all'interno del campo venne promessa loro la piena reintegrazione nella societ, compreso il diritto di libera residenza, decisione per revocata dopo poche settimane da Stalin. Le nuove misure dell'amministrazione degli insediamenti e, cosa forse ancora pi importante, l'adattamento e la capacit di resistere dei deportati, permisero di evitare nel 1932 il collasso totale del sistema, nonostante il duro inverno del 1931-32 e l'arrivo della carestia nel resto del paese. La situazione restava comunque drammatica, come mostrato dalla drastica diminuzione del numero di specpereselency nel conteggio di fine 1932. Esso era infatti sceso a 1.142.000 persone nonostante l'influsso di nuovi deportati, 90.000 specpereselency risultavano deceduti, 207.000 fuggiti1.

Passaportizzazione e trudposelency

Mentre il sistema degli insediamenti speciali si stava stabilizzando, il resto dell'Unione Sovietica era scosso da una delle pi grandi crisi della sua storia. Il raccolto del 1932 fu scarso e ulteriormente danneggiato dalla politica degli ammassi e dalla collettivizzazione, provocando un'immane catastrofe. Milioni di persone morirono per fame mentre altri milioni fuggivano dalle campagne per sopravvivere, riversandosi verso le citt. Alla fine del 1932 il governo sovietico decise di risolvere la situazione di crisi e disordine sociale creata dalla grande carestia con una nuova feroce ondata di repressione. L'epurazione fu sistematizzata a inizio 1933 mediante la reintroduzione1 Chlevnjuk, Storia del Gulag, cit., p. 27.

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del sistema dei passaporti interni, la cui abolizione era stata fino ad allora considerata nella propaganda sovietica una delle pi grandi conquiste della Rivoluzione. L'identificazione e la ricattura degli specpereselency fuggiti dagli insediamenti speciali, la maggior parte dei quali era riuscito a trovare rifugio nelle grandi citt, fu una delle ragioni principali dell'applicazione della passaportizzazione interna. Furono proprio le grandi citt ad essere oggetto della prima implementazione del sistema. I membri delle categorie passibili di immediata espulsione comprendeva, oltre ai dekulakizzati fuggiti dalle zone di insediamento, i contadini recentemente immigrati successivamente alla collettivizzazione e chiunque fosse ritenuto socialmente pericoloso. Una volta riconosciuto il pericolo che la passaportizzazione comportava, gli ex kulaki iniziarono ad evitare le citt incluse nei provvedimenti essenziali, concentrandosi in regioni ancora non passaportizzate. La completa implementazione del sistema era per solo questione di tempo. Per trovare una sistemazione al numero enorme di nuovi prigionieri, la direzione dell'OGPU tornarono a progettare una nuova deportazione di massa. Venne avanzato un progetto di creazione di un nuovo sistema di insediamenti isolati con residenza forzata per i deportati, in aggiunta a quello gi esistente dei villaggi speciali. Denominati Trudovye Poslki o Trudposlki , insediamenti di lavoro, questi nuovi avrebbero dovuto essere costruiti in Siberia occidentale e Kazakhstan e stanziati da coloni del lavoro, trudposelency. Dal punto di vista giuridico questi nuovi deportati dovevano essere equiparati agli specpereselency. Questa decisione segna una nuova svolta nelle politiche di repressione sovietiche. Infatti, mentre nel corso del 1932 l'OGPU aveva preferito inserire nuovi prigionieri nel sistema del Gulag e tentato di stabilizzare la quantit di deportati negli insediamenti speciali per evitare il loro collasso, esso decise adesso di nuovo di fare un voltafaccia totale e tornare ai vecchi metodi di deportazione. probabile che l'alto costo che mantenimento del sistema dei lager era venuto a costituire per lo stato indirizzasse la dirigenza a reindirizzarsi verso la vecchia idea di far creare villaggi autosufficienti poco costosi ai deportati stessi, credendo di poter fare meglio rispetto al 1930-31. 14

Nel febbraio 1933 giunse alle autorit locali delle regioni designate per la deportazione l'ordine di prepararsi all'arrivo di due milioni di nuovi arrivi. L'irrealisticit di tale cifra attir subito un coro di proteste, le autorit locali dichiararono che, anche se lo stato avesse concesso tutte le risorsa avessero richiesto, un trasferimento di popolazione di tale entit non avrebbe potuto risolversi che in disastro. Dopo varie discussioni l'OGPU aggiust il numero di nuove deportazioni da compiere a un milione, met di quanto originariamente stipulato. Nel corso delle operazioni di deportazione del 1933 venne compiuta l'unificazione amministrativa di insediamenti speciali, insediamenti di lavoro e del sistema Gulag. Il termine specpereselency divenne intercambiabile nelle fonti ufficiali con quello di trudposelency, applicato sia a coloro che erano stati deportati durante la dekulakizzazione, sia ai deportati del 1933. I deportati del 1933 costituivano un gruppo radicalmente diverso rispetto alle vittime della dekulakizzazione, sebbene parte dei trudposelency fossero stati in passato specpereselency. Oltre ai fuggitivi degli insediamenti speciali rastrellati nel corso dell'applicazione della passaportizzazione interna, nel numero dei deportati era inclusa anche una significativa percentuale di componenti delle popolazione cittadine a cui era stato rifiutato il passaporto in quanto 'elementi socialmente indesiderabili', di nuovi contadini dalle campagne, identificati come kulaki in quanto 'sabotatori' degli ammassi di grano, e anche un certo numero di criminali comuni. La deportazione era stata effettuata su base individuale, non familiare, col risultato che la maggioranza dei coloni del lavoro era composta da adulti, andando cos ad evitare la mortalit infantile che aveva colpito gli specpereselency. Se questo fatto faceva ben sperare alle autorit per la capacit di resistenza alla mortalit nel corso del trasporto dei trudposelency, altre considerazioni avrebbero dovuto temperare questa opinione. I deportati di questa nuova ondata erano infatti, essendo appena passati attraverso l'esperienza della grande carestia, ancora pi denutriti e tendenti a cadere vittima di epidemie rispetto agli specpereselency. Inoltre quella percentuale composta da elementi urbani e non da ex contadini non era abituata alle intemperie quanto gli abitanti rurali .

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Bench la cifra iniziale proposta dall'OGPU fosse stata dimezzata, l'organizzazione del trasferimento pianificato incontr gravi problemi. A causa di ritardi nell'organizzazione dei convogli molti di coloro designati per la deportazione furono costretti a passare lunghi periodi nelle comuni prigioni, che stavano diventando via via sempre pi sovraffollate e invivibili a causa del continuo flusso di arresti dovuti alla passaportizzazione interna. Arrivati nelle zone di confino i trudposelency trovarono una situazione tanto disperata quanto lo era stata nel 1930 per quanto riguardava l'inospitabilit degli insediamenti del lavoro. Esempio emblematico quello del destino dell'insediamento pianificato sull'isola di Nazino, situata nel mezzo del fiume Ob, nella parte settentrionale del Territorio della Siberia Occidentale. 6000 Trudposelency, catturati a Mosca e Leningrado, erano state traghettati lungo il fiume da Tomsk per stabilire un villaggio sull'isola nel maggio 1933. Una volta a destinazione fu scoperto che questa era completamente priva di ogni forma di alloggio o fonte di cibo. Nei due mesi trascorsi prima che le autorit inviassero seri aiuti ai deportati, 4000 dei prigionieri morirono per fame e brutalit delle guardie e il cannibalismo era diventato comune. Le difficolt incontrate nella deportazione del resto dei trudposelency indussero l'OGPU ad abbassare gradualmente le quote previste, fino a giungere nel giugno 1933 a prevedere la deportazione di un totale di 550.000 persone, un quarto di quabto era previsto all'inizio dell'anno. Di fatto il primo gennaio del 1934 solo 268.000 nuovi deportati erano giunti nelle zone di insediamento e solo 116.500 di coloro si trovavano ancora l, il resto era morto, fuggito o trasferito nei lager1. Il totale dei trudposelency e degli specpereselency, era sceso da 1.142.000 a 1.072.0002. Nel frattempo la popolazione dei lager era, nonostante l'alta mortalit, quasi raddoppiata. L'esito delle deportazioni del 1933, ancora pi fallimentare di quello del 1930-31, segn il passaggio del sistema Gulag a centro del sistema punitivo staliniano e la sua sostituzione al sistema degli insediamenti forzati.

1 Ivi, p. 79. 2 Ibidem.

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Gli insediamenti speciali dopo la fine delle deportazioni

Una volta stabilizzata definitivamente la popolazione degli esiliati, le autorit sovietiche si trovarono a dover decidere se e in che modo essi potessero venire reintrodotti nella societ sovietica. Nel corso del 1934 vennero lanciate periodiche campagne di restituzione dei diritti civili verso piccoli gruppi di deportati ritenuti meritevoli, a cui venne talvolta anche consentito lasciare le zone di insediamento. Si trattava per la maggior parte di giovani figli di kulaki, passati attraverso il sistema rieducativo organizzato dall'OGPU e riconosciuti come leali al potere sovietico, secondo il famoso contemporaneo motto di Stalin: "Il figlio non risponde delle colpe del padre"1. Il mutamento della situazione politica seguito all'assassinio di Kirov segn la fine di questo breve e limitato liberalismo. Jagoda rese chiaro che il numero di coloro a cui venivano restituiti i diritti civili avrebbe dovuto essere limitato e che, soprattutto, a nessuno sarebbe dovuto essere consentito lasciare il proprio villaggio. Una proposta a met 1935 che proponeva di passare la gestione degli insediamenti dall'NKVD alle autorit locali, sostenuta fra l'altro da Jagoda, che desiderava liberare l'NKVD dal peso dell'amministrazione di un sistema che era ormai fallito nell'obiettivo che egli si era prefissato nel 1930, venne respinta. Venne comunque di nuovo allentata. La restrizione alla concessione di diritti civili ai giovani, venne inoltre concesso il trasferimento di orfani e invalidi rimasti negli insediamenti in strutture pi appropriate. Il periodo di cinque anni dalla deportazione dopo il quale gli ex kulaki avrebbero dovuto riacquistare i propri diritti civili pass definitivamente per la grande maggioranza degli esiliati fra il 1935 e il 1938, scadenza anticipata iin ogni caso dalla nuova Costituzione dell'URSS del dicembre 1936 che proclamava la reintegrazione nei diritti elettorali per tutte le categorie che ne erano state private.

1 Ivi, p. 145.

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Sebbene non fosse certo il diritto di voto ad interessare agli esiliati e le restrizioni al libero movimento rimanessero tali, questa proclamazione accompagnava quella che era una normalizzazione della situazione degli specpereselency, che stavano diventando col tempo sempre meno distinguibili dalla popolazione locale. L'ultima deportazione, l'unica dopo il 1933 equiparabile per tipo e per definizione dei deportati come specpereselency a quelle originali risale al 1939-41 . Si trattava dei contadini polacchi, ucraini e bielorussi della parte della Polonia annessa dall'URSS in seguito al patto Molotov-Ribbentrop. Definiti osadniki, questi nuovi deportati, circa 250.000 in totale, furono equiparati agli specpereselency originali e trattati con simili modalit e, come solito, con inefficienza e mancanza di risorse assegnate alla creazione di nuovi insediamenti. La maggiore prosperit delle zone di insediamento rese l'esperienza della deportazione relativamente pi sopportabile per gli osadnikispecpereselency rispetto agli esiliati originali, ma il risultato fu comunque una mortalit del 7,7% nei primi 16 mesi1. L'obbligo di residenza degli esiliati negli insediamenti speciali sarebbe finito per la maggior parte di essi solo a met degli anni '50, con la morte di Stalin, dopo pi di vent'anni dalla loro originale deportazione.

Conclusione

L'esperienza degli specpereselency rappresentativa di quelle che erano le forze e le debolezze del regime staliniano. Nei piani dei suoi ideatori, gli insediamenti speciali avrebbero dovuto essere la pi essenzialmente sovietica delle forme di repressione, una in cui la brutale repressione di una supposta minaccia al regime fosse accompagnata dal suo sfruttamento economico e dalla sua eventuale riabilitazione. La realt sul campo fece crollare l'utopistico progetto economico-sociale di

1 Ivi, 302.

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colonizzazione di territori vergini mediante la deportazione, facendo s che solo la parte repressiva del progetto fosse pienamente portata a termine. La storia degli specpereselency anche la storia di un difficile rapporto politico fra una periferia impreparata e carente di risorse e un centro che governava per astrazione, noncurante delle particolarit e difficolt locali delle regioni ad essa soggette. Il fallimento di gran parte degli obiettivi che il governo sovietico si era prefissato per i deportati ebbe grande importanza per l'evoluzione del sistema staliniano. I lager, visti come forma poco efficiente e troppo costosa di gestione dei prigionieri all'inizio degli anni '30, furono trasformati dal fallimento della politica degli insediamenti speciali nel fulcro del sistema repressivo sovietico, arrivando con le Grandi Purghe a superare di gran lunga i villaggi degli esiliati quanto a consistenza numerica. Al contempo il fenomeno delle fughe di massa dagli insediamenti speciali e del riflusso dei fuggitivi verso le citt, contribu a creare all'interno del mondo sovietico quel disordine sociale che indusse Stalin a procedere a misure drastiche come l'istituzione della passaportizzazione interna e, pi tardi, le operazioni di massa del 1937-38.

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