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COME AIUTARE LA CONgREgAzIONE E LE NOSTRE MISSIONI Con l’invio di offerte Intestate a: OPERA DON ORIONE Via Etruria, 6 - 00183 Roma Conto Corrente Postale n° 919019 Conto Corrente Bancario - INTESA SANPAOLO - Roma 54 - IBAN: IT19 D030 6903 2901 0000 0007 749 Con legare per testamento Alla nostra Congregazione beni di ogni genere. In questo caso la formula da usare correttamente è la seguente: “Istituisco mio erede (oppure: lego a) la Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione con sede in Roma, Via Etruria, 6, per le proprie finalità istituzionali di assistenza, educazione ed istruzione… Data e firma”. SWIFT (per coloro che effettuano bonifici dall’estero) BPVIIT21675 Intestato a: OPERA DON ORIONE - Via Etruria 6 - 00183 Roma www.donorione.org RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA SOSTIENI ANCHE TU LE NOSTRE MISSIONI NEL MONDO! Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, BERGAMO n. 10 Dicembre 2018 La Congregazione di San Luigi Orione è presente in molti Paesi in via di sviluppo con attività missionarie e di promozione umana per famiglie, bambini, disabili e anziani... Essa tiene “la porta aperta a qualunque specie di miseria morale o materiale”, come gli ha insegnato Don Orione. Gesù, tu sei venuto per dar pace, salvezza ed amore insaziabile a tutti gli uomini di buona volontà!

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COME AIUTARE LA CONgREgAzIONEE LE NOSTRE MISSIONICon l’invio di offerteIntestate a: OPERA DON ORIONE Via Etruria, 6 - 00183 Roma

• Conto Corrente Postale n° 919019

• Conto Corrente Bancario - INTESA SANPAOLO - Roma 54 - IBAN: IT19 D030 6903 2901 0000 0007 749

Con legare per testamentoAlla nostra Congregazione beni di ogni genere. In questo caso la formula da usare correttamente è la

seguente: “Istituisco mio erede (oppure: lego a) la Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione

con sede in Roma, Via Etruria, 6, per le proprie finalità istituzionali di assistenza, educazione ed

istruzione… Data e firma”.

SWIFT (per coloro che effettuano bonifici dall’estero)

BPVIIT21675 Intestato a: OPERA DON ORIONE - Via Etruria 6 - 00183 Roma

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RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

SOSTIENI ANCHE TU LE NOSTREMISSIONI NEL MONDO!

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n. 10 Dicembre 2018

La Congregazione di San Luigi Orione è presente in molti Paesi in via di sviluppocon attività missionarie e di promozione umana per famiglie, bambini,disabili e anziani... Essa tiene “la porta aperta a qualunque specie di miseriamorale o materiale”, come gli ha insegnato Don Orione.

Gesù, tu sei venuto per dar pace,salvezza ed amore insaziabile a tuttigli uomini di buona volontà!

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RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

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EDITORIALE

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RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

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n. 10 Dicembre 2018

Gesù, tu sei venuto per dar pace,salvezza ed amore insaziabile a tuttigli uomini di buona volontà!

Direzione e amministrazioneVia Etruria, 6 - 00183 RomaTel.: 06 7726781Fax: 06 772678279E-mail: [email protected]

Spedizione in abbonamentopostale BergamoRegistrata dal Tribunale di Roman° 13152 del 5/1/1970.

Nostro CCP è 919019 intestato a:OPERa DON ORIONEVia Etruria, 6 - 00183 Roma

Direttore responsabileFlavio Peloso

RedazioneGiampiero Congiuangela CiaccariGianluca Scarnicci

Segreteria di redazioneEnza Falso

Progetto graficoangela Ciaccari

Impianti stampaEditrice VELaR - Gorle (BG)www.velar.it

Fotografiearchivio Opera Don Orione

Hanno collaborato:

Flavio PelosoOreste FerrariPaolo ClericiLaureano De La Red MerinoGianluca ScarnicciEnza Falsoalain Jacques SawadogoM. anna atzeniVirgilio Merelli

Spedito nel DICEMBRE 2018

3EDITORIALEGesù è qui, tra noi!

La rivista è inviata in omaggio a

benefattori, simpatizzanti e amici e a

quanti ne facciano richiesta, a nome

di tutti i nostri poveri e assistiti

6IN CAMMINO CON PAPA fRANCESCOCombattimento, vigilanza e discernimento

24PICCOLE SUORE MISSIONARIE DELLA CARITàCiò che cambia e ciò che resta

19ANgOLO gIOvANIGrazia e fiducia in Dio

12DAL MONDO ORIONINOProtagonisti nel cambiamento della ChiesaLa nuova parrocchia di Kayao

21PAgINA MISSIONARIANelle aule o in chiesa, la scuola ricominciaPovertà, fede e speranza

27IN bREvENotizie flash dal mondo orionino

Sommario

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5IL DIRETTORE RISPONDEICI: come stanno le cose?

Don Orione oggi

30“SPLENDERANNO COME STELLE”P. José Baldussi

8STUDI ORIONINIGiulio Salvadori, il “Poeta di Dio”

31NECROLOgIORicordiamoli insieme

In copertina:

Pieter Paul Rubens, Adorazione dei Magi, 1620 circa,Hermitage, San Pietroburgo.

10CON DON ORIONE OggIEppure sono felici

15DOSSIERGiovani e famiglia, i veri orizzonti del nostro futuro

26DIARIO DI UN ORIONINO AL PICCOLO COTTOLENgOUno scambio non proprio commerciale

Gesù è qui, tra noi!Il parroco di una comunità cristiana era molto preoccupato. Anni prima, aveva vissuto nella sua

parrocchia tempi di grande splendore. Le stanze per la catechesi erano piene di bambini e digiovani e gli adulti frequentavano settimanalmente i gruppi di formazione e di crescita nella fede.

Le campane suonavano per richiamare, con successo, la gente del luogo alla preghiera.

«Ma quanto son cambiate le cose!» Rifletteva tristemente parroco: la gente ormai non veniva più inchiesa per nutrire il proprio spirito. Solo di tanto in tanto un gruppetto di anziani ancora passava perl’Eucaristia della domenica. Le risate e gli strilli di bambini e di giovani avevano lasciato il posto a unsilenzio monacale che invadeva gli uffici parrocchiali. Insomma restavano solo pochi adulti e anziani checon abitudinaria malinconia rimanevano fedeli ai loro obblighi religiosi.

Un giorno il parroco inquieto, decise di chiedere il parere all’abate del vicino monastero, un religiosoanziano e noto per essere molto saggio, da tutti definito un sant’uomo. Così quando si trovò di fronte alvecchio saggio, gli illustrò la questione e chiese: «Perché questa triste situazione? Abbiamo, forse,commesso nella comunità parrocchiale qualche grosso peccato?». Il vecchio abate subito rispose:«Sì. Avete commesso un peccato di ignoranza. Il Signore Gesù Cristo si è travestito e vive in mezzo a voi,e voi non lo sapete. Lo state ignorando e rifiutando». Non aggiunse altro e si ritirò in monastero.Il sacerdote un po’ sorpreso e deluso dalla repentina risposta ricevuta, fece ritorno, perplesso, versocasa. Durante il viaggio, mentre meditava sulle parole dell’abate, sentì a un tratto come se il cuore gliuscisse dal petto. Non poteva crederci! Lo stesso Figlio di Dio viveva lì, in mezzo alla sua comunità!

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Come mai non era stato in grado di riconoscerlo? Forse Gesù Cristo era il sacrestano? Qualcuno deicatechisti? Oppure il vicario parrocchiale? No, lui no, pensò. Ha troppi difetti. Ma l’abate aveva detto cheGesù era stato “mascherato”. Questi difetti allora farebbero parte del suo travestimento? Tutto considerato,nella comunità parrocchiale ciascuno aveva qualche difetto. E uno di loro deve essere Gesù Cristo! Quandoarrivò in parrocchia, convocò subito un’assemblea per comunicare quello che aveva scoperto parlando conl’abate. Tutti, increduli e sorpresi, iniziarono a guardarsi l’un l’altro e a domandarsi in silenzio: «GesùCristo, qui? Incredibile! Certo. Ma se è mascherato... Quindi, forse... Potrebbe essere lui... O quello?O quell’altro?». Una cosa era certa: se il Figlio di Dio era lì in incognito di sicuro nessuno avrebbe potutoriconoscerlo. Allora, poiché Gesù Cristo era lì tra loro, tutti iniziarono a trattarsi con rispetto, affetto egentilezza. «Non si sa mai», pensavano. Così i rapporti tra le persone cambiarono radicalmente così comecambiò il panorama, il clima religioso e il risultato fu che la comunità parrocchiale riacquistò il suo anticosplendore, la sua atmosfera familiare e felice; tornò di nuovo la gioia in modo traboccante. Bambini,adolescenti e giovani riempirono nuovamente le aule del catechismo, fu riaperto il vecchio oratorio e laMessa domenicale si celebrò con la solennità dei tempi migliori. Tutto, assolutamente tutto, cambiò inmeglio perché i cuori erano pieni di Dio, perché tutti avevano trovato tra la gente del posto, in ciascunodei parrocchiani la presenza di Gesù, del Figlio del Uomo, di Dio.

Fin qui arriva la storia e in questo presente suonano vicine per il tempo di Natale le parole di PapaFrancesco: «Si tratta di imparate a scoprire Gesù nel volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste»(EG, 91). Ed ancora: «La parola di Dio insegna che nel fratello si trova il permanente prolungamentodell’incarnazione di Dio per ognuno di noi» (EG, 179). Sulla questa stessa scia risuonano attuali anche leparole del nostro Fondatore: «Quante lezioni di umiltà, di fede, di semplicità, di povertà, di obbedienza,di abbandono alla Divina Provvidenza ci dà Gesù dal presepio! Sopra tutto, Gesù dal presepio ci grida:“Carità! Carità! Carità!”. Vita di carità: tutto il Vangelo è qui, tutta la vita e il Cuore di Gesù sono qui: tuttoDio è qui: Deus charitas est!!» (Don Orione).

Pensiamo, in questo tempo di Natale, a tutta la famiglia orionina come a una grande e buona comunitàcristiana che si vuole bene e sente e vive la raccomandazione di Don Orione: «Quanto è bello e confortantedarci la mano per camminare insieme, verso Dio e verso il prossimo. Questo Santo Natale riscaldi i nostrivincoli santi, ci riunisca, tutti ci raccolga tutti, o miei Cari, attorno alla culla di Gesù Bambino, come unasola famiglia!».

Buon Natale e felice Anno nuovo 2019 a tutti! A voi, cari confratelli, Figli della Divina Provvidenza,care Piccole Suore Missionarie della Carità, care consacrate degli Istituti Secolari Orionino e di Maria diNazareth, cari laici orionini che lavorate con noi o che frequentate le nostre parrocchie, le nostre scuole,cari residenti, dipendenti, benefattori e volontari delle nostre case di carità, cari amici di Don Orione, cariex allievi, a tutti arrivino gli auguri natalizi dei fratelli, il Direttore generale e i suoi Consiglieri che vibenedicono.

Direttore generale e Consiglieri

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EDITORIALE IL DIRETTORE RISPONDE FLavIO PELOSOD

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Siamo alle solite. La Chiesa non pagal’ICI. La Corte Europea (6 novembre2018) impone allo Stato Italiano dinon fare esenzioni per gli Enti eccle-siastici. Basta privilegi alla Chiesa. Que-sto hanno detto giornali, telegiornali etalk show nel novembre scorso.Io sono nel consiglio per gli affari eco-nomici della mia Parrocchia e so chela Parrocchia paga le tasse come tuttigli altri, secondo le leggi. Si fa confu-sione e nella confusione si spara con-tro la Chiesa.

Michele Ferentino, Spoleto

bisogna avere la pazienza della ve-rità e dei fatti. Me ne ero occupato

anche in passato. L'Imposta Comu-nale sugli Immobili (ICI) ha una storialunga. Va detto che l’ICI, sia nella suaparte impositiva che in quella esen-tiva, è sempre stata corrisposta daglienti ecclesiastici scrupolosamente,come scrupolosamente tali enti sonostati controllati. Tanto più in questocaso, perché si tratta di una tassa co-munale e quindi maggiormente veri-ficabile. Ci sono anche delle regole diesenzione dall’ICI che sono uguali per

tutti e che si applicano fondamental-mente alle attività che siano oggetti-vamente non commerciali.Ne beneficiano non solo gli enti nonprofit cattolici, ma anche quelli dialtre confessioni religiose, dei sinda-cati e della vasta galassia dell'associa-zionismo di ogni tipo e ideologia. Chiparla di “privilegi alla Chiesa” o di“Chiesa paradiso fiscale” fa propa-ganda e dice falsità, perché sia letasse e sia alcune eventuali esenzioniriguardano tutti gli enti non profit enon solo quelli di ambito ecclesiale.C’è una legislazione precisa e minu-ziosa al riguardo.Detto questo, veniamo alla recentedecisione del 6 novembre scorso conla quale la Corte di giustizia del-l'Unione Europea ha annullato le dueprecedenti decisioni della Commis-sione Europea del 2012 e del Tribu-nale Europeo del 2016 che avevanoriconosciuta legittima la rinunciadello Stato Italiano al recupero retro-attivo (periodo 2006-2011) delletasse di alcune attività di tipo com-merciale di enti non profit, di fronteall’“assoluta impossibilità” di calco-

lare retroattivamente il tipo di attivitàe il relativo imponibile sulla base deidati catastali e delle banche fiscali.Solo a questo si riferisce l’ultima deci-sione della Corte Europea.Lo Stato Italiano aveva detto: “È im-possibile calcolare retroattivamentel’imponibile”. La Corte europea perdue volte ha riconosciuto come realequesta impossibilità. Ora, invece, hasentenziato: “Queste sono difficoltàinterne all’Italia”. Staremo a vederecosa succede (per tutti!). Certo che“ad impossibilia nemo tenetur”.

ICI: COME STANNO LE COSE?

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profitta per distruggere la nostra vita,le nostre famiglie e le nostre comu-nità «come leone ruggente va in girocercando chi divorare» (1 Pt 5,8).

Come combattere il male?Per il combattimento abbiamo le po-tenti armi che il Signore ci dà: la fedeche si esprime nella preghiera, la me-ditazione della Parola di Dio, la cele-brazione della Messa, l’adorazioneeucaristica, la Riconciliazione sacra-mentale, le opere di carità, la vita co-munitaria, l’impegno missionario. Seci trascuriamo ci sedurranno facil-mente le false promesse del male.

Che fare per non addormentarsispiritualmente?

Il cammino della santità è una fontedi pace e di gioia che lo Spirito cidona, ma nello stesso tempo richiedeche stiamo con “le lampade accese”(Lc 12,35) e attenti: «astenetevi daogni specie di male» (1 Ts 5,22); «ve-gliate» (cfr  Mc 13,35); non addor-mentiamoci (1 Ts 5,6).

La corruzione spirituale:in che consiste?

La corruzione spirituale è peggioredella caduta di un peccatore, perchési tratta di una cecità comoda e auto-sufficiente dove alla fine tutto sembralecito: l’inganno, la calunnia, l’egoismoe tante sottili forme di autoreferenzia-lità, poiché «anche Satana si mascherada angelo della luce» (2 Cor 11,14).

Come fare discernimentospirituale?

Come sapere se una cosa viene dalloSpirito Santo o se deriva dallo spiritodel mondo o dallo spirito del diavolo?L’unico modo è il discernimento, chenon richiede solo una buona capacitàdi ragionare e di senso comune, èanche un dono che bisogna chiedere.Se lo chiediamo con fiducia allo Spi-rito Santo, e allo stesso tempo ci sfor-ziamo di coltivarlo con la preghiera,la riflessione, la lettura e il buon con-siglio, sicuramente potremo crescerein questa capacità spirituale.

Ne abbiamo bisogno oggi per nonessere burattini?

al giorno d’oggi l’attitudine al discerni-mento è diventata particolarmente ne-

cessaria. Infatti la vita attuale offreenormi possibilità di azione e di distra-zione e il mondo le presenta come sefossero tutte valide e buone. Tutti, maspecialmente i giovani, sono esposti auno  zapping costante. Senza la sa-pienza del discernimento possiamotrasformarci facilmente in burattini allamercé delle tendenze del momento.

Come essere pienamente liberi?

Questo risulta particolarmente impor-tante quando compare una novitànella propria vita, e dunque bisogna di-scernere se sia il vino nuovo che vieneda Dio o una novità ingannatrice dellospirito del mondo o dello spirito deldiavolo. In altre occasioni succede ilcontrario, perché le forze del male ciinducono a lasciare le cose comestanno, a scegliere la rigidità, e alloraimpediamo che agisca il soffio delloSpirito. Gesù ci chiama a esaminarequello che c’è dentro di noi – desideri,angustie, timori, attese – e quello cheaccade fuori di noi – i “segni deitempi” – per riconoscere le vie della li-bertà piena: «Vagliate ogni cosa e te-nete ciò che è buono» (1 Ts 5,21).

Non bastano gli apporti dellescienze umane?

È vero che il discernimento spiritualenon esclude gli apporti delle sapienzeumane, esistenziali, psicologiche, so-ciologiche o morali. Però le trascende.E neppure gli bastano le sagge normedella Chiesa. Ricordiamo che il discer-nimento è una grazia. anche se in-clude la ragione e la prudenza, lesupera, perché si tratta di intravedereil mistero del progetto unico e irripeti-bile che Dio ha per ciascuno.

Qual è l’ambiente idealeper il discernimento?

anche se il Signore ci parla in modi assaidiversi durante il nostro lavoro, attra-verso gli altri e in ogni momento, nonè possibile prescindere dal silenzio della

preghiera prolungata per percepiremeglio quel linguaggio, per interpre-tare il significato reale delle ispirazioniche pensiamo di aver ricevuto.

Nella preghiera bisogna parlare osoprattutto ascoltare?

Occorre ricordare che il discerni-mento orante richiede di partire dauna disposizione ad ascoltare: il Si-gnore, gli altri, la realtà stessa chesempre ci interpella in nuovi modi.Solamente chi è disposto ad ascoltareha la libertà di rinunciare al propriopunto di vista parziale e insufficiente,alle proprie abitudini, ai proprischemi. Così è realmente disponibilead accogliere una chiamata cherompe le sue sicurezze ma che loporta a una vita migliore.

Alla fine a chi dobbiamo obbedire?

Tale atteggiamento di ascolto im-plica, naturalmente, obbedienza alVangelo come ultimo criterio, maanche al Magistero che lo custodisce,cercando di trovare nel tesoro dellaChiesa ciò che può essere più fe-condo per l’oggi della salvezza. Nonsi tratta di applicare ricette o di ripe-tere il passato, poiché le medesimesoluzioni non sono valide in tutte lecircostanze. Il discernimento ci liberadalla rigidità, che non ha spazio da-vanti al perenne oggi del Risorto.

Quali sono i tempi… di Dio?

Una condizione essenziale per il pro-gresso nel discernimento è educarsialla pazienza di Dio e ai suoi tempi,che non sono mai i nostri. Si fa discer-nimento per riconoscere come pos-siamo compiere meglio la missioneche ci è stata affidata nel Battesimo,e ciò implica essere disposti a rinuncefino a dare tutto.

Si può dare sempre di più?

In tutti gli aspetti dell’esistenza pos-siamo continuare a crescere e offrirea Dio qualcosa di più. Ma occorrechiedere allo Spirito Santo che ci li-beri dalla paura che ci porta a vietar-gli l’ingresso in alcuni aspetti dellanostra vita. Colui che chiede tutto dàanche tutto, e non vuole entrare innoi per mutilare o indebolire, ma perdare pienezza.

La vita cristiana una passeggiatao un combattimento?

Non si tratta solamente di un combat-timento contro il mondo e la menta-lità mondana, che ci inganna…

Nemmeno si riduce a una lotta controla propria fragilità e le proprie inclina-zioni (ognuno ha la sua: la pigrizia, lalussuria, l’invidia, le gelosie, e così via).È anche una lotta costante contro ildiavolo, che è il principe del male.

Il diavolo: solo un mito?

Proprio la convinzione che questo po-tere maligno è in mezzo a noi, è ciòche ci permette di capire perché avolte il male ha tanta forza distruttiva.Di fatto, quando Gesù ci ha lasciato il“Padre Nostro” ha voluto che termi-niamo chiedendo al Padre che ci li-beri dal Maligno. L’espressione Indicaun essere personale che ci tormenta.…Non pensiamo che sia un mito, unsimbolo. Tale inganno ci porta ad ab-bassare la guardia, e a rimanere piùesposti. Lui non ha bisogno di posse-derci. Ci avvelena con l’odio, con latristezza, con l’invidia, con i vizi. Così,mentre riduciamo le difese, lui ne ap-D

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Il cammino della santità è unafonte di pace e di gioia che loSpirito ci dona, ma nellostesso tempo richiede chestiamo con “le lampadeaccese” (Lc 12,35) e attenti.

COMbATTIMENTO,vIgILANzA EDISCERNIMENTO«La vita cristiana è un combattimento permanente.Si richiedono forza e coraggio per resistere alletentazioni del diavolo e annunciare il vangelo. Questalotta è molto bella, perché ci permette di fare festa ognivolta che il Signore vince nella nostra vita» (Eg, 153).

gesù ci chiama a esaminare quelloche c’è dentro di noi e quello cheaccade fuori di noi per riconoscerele vie della libertà piena: «vagliateogni cosa e tenete ciò che èbuono» (1 Ts 5,21).

Il messaggio biblico,Marc Chagall, Museo nazionale Marc Chagall, Nizza, Francia.

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PaOLO CLERICISTUDI ORIONINI

gIULIO SALvADORI,IL “POETA DI DIO”

STUDI ORIONINI

Poeta e critico letterario, intellettualedi spicco della letteratura italiana difine ‘800 e inizio’900. Conosciutocome il “Poeta di Dio” e il santo dellelettere italiane. fu uomo di altissimaspiritualità e di eroiche virtù,è dichiarato “Servo di Dio”.

EIl poeta Giulio Salvadori, è uno degli intel-lettuali di spicco della letteratura italiana

di fine ‘800 inizio ‘900 ma la sua fama non siè diffusa quanto meritava per la scelta di es-sere credente convinto e praticante.I suoi anni giovanili sono così tratteggiatidall’amico Tommaso Gallarati Scotti: «Bevevaallora con l’acutezza dei suoi vent’anni, e con lafantasia eccitata dai primi successi, dalle amicizieletterarie, dalla bellezza delle donne decantate inquei cenacoli, l’incanto di una Roma voluttuosa, a cui lanuova generazione mordeva come a un frutto proibito coltoin un precluso paradiso terrestre, contro tutte le minacce; laRoma del Piacere del suo amico D’annunzio».all’incanto della “Roma del Piacere” il consenso di Giulio Sal-vadori fu breve e non profondo; la notte di Natale del 1884 ma-turò la decisione di seguire la legge cristiana: «Non v’è scienza –diceva -, non v’è arte, non v’è vita possibile, se non nella fede»; il ri-torno al cristianesimo illuminò tutta la sua arte e la sua esistenza,ma anche la disseminò di ostacoli e di incomprensioni, poiché nel-l’Italia anticlericale e massonica dei primi anni del secolo scorso, unletterato e un professore coraggiosamente cattolico era una ecce-zione rara. Salvadori non ebbe timore di niente e di nessuno e daquel momento incominciò una vita austera e intensa di autenticocristiano impegnato nella scuola, nella carità, nella testimonianzadella verità cristiana e cattolica. Si legò di particolare conoscenza evenerazione a Don Orione, ne fa testimonianza la frequente corri-spondenza che il poeta indirizzava all’“amato e venerato Padre” enon solo, era risaputo in Congregazione che “I Salvadori hannoverso Don Orione una venerazione straordinaria”.Il Bollettino “L’Opera della Divina Provvidenza” il 15 luglio 1907pubblica un sonetto di Salvadori “a S. Giacinta Marescotti di Vi-terbo”, così presentato dallo stesso Don Orione: «Dall’Illustre prof.Giulio Salvadori della Regia Università di Roma, il gentile autore del

“Canzoniere Civile”, proprio daLui, che è vero e grande poeta

che ha oggi l’Italia cre-dente, abbiamo ricevuto

questo gioiello di poe-sia di S. Giacinta Mare-scotti, di cui a Viterbosi è ora celebrato ilcentenario.Egli poi volle ac-compagnarlo conqueste espressionidi delicatezza squi-sita: “È un onoreche fa a me acco-gliendo queste co-sette sotto le ali dellaDivina Provvidenza;e, quando mi capitialtre le ne manderò

perché voglia darloro ospitalità”.Qui ci sentitutta la bel-lezza e bontàd’animo delPoeta illustre».

Il mese succes-sivo, la stessa rivi-

sta ne pubblicò unaltro dal titolo “S.

Rosa di Lima.Nella ricorrenza del 25.mo

di sacerdozio di Don Orione,celebrato il 13 aprile 1920, ilSalvadori esprime le sue felicita-zioni inviando il sonetto “Per DonOrione” nozze d’argento, che ri-

portiamo integralmente:

Sacerdote e padre amante

il tuo cuore un dì s’aperse

e in arcane nozze sante

allo Spirito si offerse.

Allo Spirito che è vita

della nuova umanità,

per cui schiusa e custodita

è immortal paternità.

Quanti miseri raccolti

son tuoi figli a vita nova:

Tu del vecchio li dispogli,

Tu li tempri all’ardua prova.

E Giuseppe ti sorride

cui il Bambino creator

e Maria che primo ei vide,

sempre vissero nel cuor.

(Giulio Salvadori)

Nel 1929, in preparazione al XV anni-versario del Concilio di Efeso e allaproclamazione del dogma della Di-vina Maternità di Maria, Don Orionepubblicò la bella rivista mariana“Mater Dei”, riccamente illustrata eredatta dai migliori scrittori.Collaborò fin dai primi numeri ancheGiulio Salvadori che nel secondo nu-mero, marzo-aprile 1929, commenta“una canzone inedita di Dante ali-ghieri sull’annunciazione” con unanota a margine stilata da Don Orioneche dice: «Lieti, anche per il bellissimoe devoto commento dell’illustre prof.Giulio Salvadori, il quale aveva rispo-sto entusiasticamente al nostro invitoa collaborare, pochissimo tempoavanti la sua preziosa morte».Mentre il quarto numero di luglio-agosto 1929, pubblica la poesia “aveMaria” con nota a piè pagina «Il ma-noscritto di questa soavissima poesia

dell’indimenticabile Poeta cristianotrovasi presso Don Luigi Orione. Pros-simamente pubblicheremo altro delSalvadori».Sul letto di morte, dette ancora provadi quanto forte fosse l’amicizia che lolegava a Don Orione, ponendolo alprimo posto nell’elenco delle personea cui inviare in omaggio l’ultima suaopera “Ricordi dell’umile Italia”, rac-comando all’editore «Se per caso DonOrione fosse a Torino, chiederei cheuna delle prime copie del volumefosse offerta a lui, a nome mio».

La morte santa del poeta Giulio Salva-dori avvenuta a Roma il 7 ottobre1928 è annunciata da Don Orione inun telegramma alla Congregazione,dopo averne tratteggiato i momentidella sua vita conclude «La sua operaletteraria fu improntata a sentimentielevati e a una grande probità, che loguidò sempre anche nell’insegna-mento universitario e noi fummo ono-rati della di Lui collaborazione nellenostre Riviste».

All’incanto della “Roma delPiacere” il consenso di giulioSalvadori fu breve e nonprofondo.

Divenne amico del gruppo deiletterati più alla moda, tra cuiEdoardo Scarfoglio, MatildeSerao, guido Mazzoni, gabrieleD’Annunzio, soprattutto conl’ultimo fu legato da fraternaamicizia.

«bELLEzzA E bONTà D’ANIMO DELPOETA ILLUSTRE»

Nasce il 14 settembre 1862 a Monte S. Savino in provincia diarezzo. aveva 13 anni quando la sua famiglia per un dissesto

economico si trasferì a Roma. Qui Giulio di ingegno precoce, bril-lante negli studi liceali a 19 anni è già in fama di elegante scrittoree poeta, prese a collaborare con riviste letterarie e con “La CronacaBizantina” pubblicata sotto gli auspici del Carducci. Divenne amicodel gruppo dei letterati più alla moda, tra cui Edoardo Scarfoglio,

Matilde Serao, Guido Mazzoni, Gabriele D’annunzio, soprattutto con l’ultimo fu legato dafraterna amicizia. ammirato per l’eleganza del vestire e la bellezza dell’aspetto, frequentai salotti alla moda della Roma Umbertina. Ma questa vita brillante e vuota lo lascia inquietoe insoddisfatto. Nel 1884 mentre è insegnante di letteratura italiana al Liceo di ascoliPiceno, ritrovò anche la fede e l’anno successivo ritornò ai sacramenti.Da questo momento la sua vita fu interamente dedicata alla sua passione per lo studio, checercò di trasmettere con spirito di servizio nell’insegnamento, e la sua stessa spiritualità siconcretizzò in una continua dedizione di opere di bene, carità e spirituali amicizie. Nel1894 nacque con il suo appoggio l’“Unione per il bene”, formato da persone di ogni fedee cultura, ma tutte desiderose di un rinnovamento morale della società. Fu professore distilistica all’Università di Roma, nel 1923 fu chiamato a ricoprire la cattedra di letteraturaitaliana all’Università Cattolica del Sacro cuore di Milano. Numerose furono le sue opere epubblicazioni: Canzoniere civile(1889); Ricordi dell’umile Italia (1918); raccolte di poesie;studi su S. Francesco, Dante e Manzoni. Muore a Roma il 7 ottobre 1928 in fama di santità.

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Lo hanno trovato abbandonato in unterminal degli autobus un mese di feb-braio, ecco perché gli hanno datoquel nome. La polizia trovò un bam-bino di 4 anni abbandonato in Plazade la Independencia, lo hanno chia-mato Kenneth Plaza. Ha paralisi cere-brale e scoliosi. E il resto dei ragazzihanno alle spalle situazioni simili: chiabbandonato in un mercato, chi in unbar, altri negli ospedali e anche allaporta di Cottolengo. Della maggiorparte dei ragazzi che sono lì non si co-nosce la data di nascita o il nomevero. Hanno disabilità con patologiecome paralisi cerebrale, sindrome diDown, sindrome di apert, autismoe/o iperattività, ecc. Il 90% di loro hadifficoltà di mobilità e quindi ha biso-gno di cure specialistiche quotidiane.Quasi la metà è costretta su sedia a ro-telle e l’80% non articola una parola.

E in queste circostanzecosa può fare unvolontario?Il nostro compito consisteva nel vi-vere con loro e nell’accompagnarli digiorno in giorno, aiutandoli nelle loronecessità primarie (pasti, igiene per-sonale, tempo libero, educazione,ecc.) e, soprattutto, nel dare loro af-fetto, per fargli sentire che eravamoparte della loro famiglia, che eravamoloro amici . Pensa che noi volontaridormivamo nel Cottolengo, face-vamo colazione e mangiavamo riso,come i ragazzi. Il riso è il cibo baseper le famiglie in questa zona, anchenell’“Jollibie” (il “fastfood” delle Filip-pine), non ci sono hamburger ma risocon pollo.La mattina i ragazzi che seguivamoavevano la riabilitazione e la scuolasuddivisi in gruppi a seconda dellaloro disabilità, così seguivamo gli altrinel varie attività: pittura, artigianatoe giochi.Prima della nostra partenza, ci è ve-nuto in mente di preparare una festad’addio mascherando tutti, sedie a ro-telle incluse, realizzando le mascheredelle loro professioni preferite, quelleche siamo riusciti a indovinare connon poca difficoltà: pilota di formula1, pompiere, poliziotto, aviatore, dot-tore , cuoco...

abbiamo “modificato” le loro sediea rotelle, in alcuni casi con più suc-cesso di altri, ma con i cartoni cheavevamo a disposizione non pote-vamo fare di più e dovevamo conti-nuare a muoverci. La Ferrari di Josh èstata spettacolare e anche l’aereo diMatthew, anche se le sue ali non sonodurate a lungo. Durante i giorni dipreparazione alcuni di loro eranomolto entusiasti di essere un poli-ziotto o un vigile del fuoco e deside-rosi di vedere il loro “nuovo veicolo”.alcuni dei ragazzi ci hanno aiutatocon la verniciatura di auto e ma-gliette. angelo, ovviamente, ha di-pinto con il piede. alla fine, la festa èstata un successo, sicuramente lo ri-corderanno per molto tempo.

E poi dove siete andati?Da Montalban siamo andati a Payatasdove la Congregazione ha una par-rocchia. Lì l’ambiente è più sgrade-vole, l’odore della spazzatura èintenso. Ricordo che la nostra primareazione fu di mettere un fazzolettosul naso per la puzza, ma quando vediche per strada tutti sono così normali,non lo fai e a poco a poco ti ci abitui.Le baracche sono accanto alle mon-tagne di spazzatura. Ci hanno dettoche 10 anni fa il 5% della popolazionefilippina era affamato. Oggi questacifra ha raggiunto il 21%, questa situa-zione è particolarmente grave nelcaso di Payatas, chiamata la “disca-

rica di Manila”, da cui dista 20 km.È una delle manifestazioni più crudelidella povertà nelle Filippine. In questoenorme immondezzaio, le famigliesopravvivono raccogliendo qualcosadi “prezioso” tra i rifiuti.Lì la Fondazione PaOFI cerca di co-prire, in questo ordine, tre bisognifondamentali: cibo (con mense perbambini sotto i 5 anni), salute (con di-spensari medici) e istruzione (conaule dove aiutano e rinforzano l’inse-gnamento). Durante il nostro sog-giorno sia Elena (medico) che Paloma(fisioterapista) hanno fatto da consu-lenti dove durante tutto l’anno ven-gono visitati molti pazienti senzarisorse. Mentre Luis, alberto e io ab-biamo collaborato con la “scuola”,dove molte mattine siamo andati perspiegare la matematica.Padre Julio, oltre 70 anni, direttore eanima del Cottolengo e del progettoPayatas, ci ha portato a visitare le“case” di alcune famiglie che aiuta-vano con cibo (riso), coperture (lastredi metallo) in modo che non si ba-gnino quando piove o a posizionareun pavimento più o meno stabile.In tutti quelle case si vedevano, den-tro e fuori, tracce di spazzatura. Sfor-tunatamente, gli ultimi due giornidella nostra permanenza suelle Filip-pine si è abbattuto un tifone, con fortipiogge.Molte delle case che avevamo visto lasettimana precedente si erano alla-gate e i loro abitanti avevano persoquasi tutte le loro cose.L’addio al Cottolengo è stato duro peri ragazzi e per noi, li ricevi molto af-fetto e apprezzano le passeggiate, gliabbracci, i giochi, molte risate...

Da uno smartphone guardo unbreve video di due amici che con-

versano. La scena si svolge nel Cotto-lengo Filippino “Don Orione” diMontalban. I due hanno lo stessonome ma diverse sono la lingua, lanazionalità, la storia e la fortuna. Sichiamano angelo e angel. Filippino ilprimo e spagnolo il secondo.«angelo sei filippino?», domandal’amico. angelo risponde muovendoil suo piede destro in alto e in basso.«Sei spagnolo?», chiede ancoraangel. E questa volta è il piede sinistrodi angelo che si muove su e giù.«Questo è l’unico modo per comuni-care con angelo» mi dice angel, unvolontario spagnolo che quest’annoha trascorso le sue ferie estive nelle Fi-lippine, dove ha conosciuto altrimembri della Famiglia di Don Orione.Molto gentile e desideroso di condivi-dere con me tutto ciò che si portavadentro mi ha regalato i primi minutidi una domenica autunnale.«angelo, il bambino del video – mispiega angel – ha una paralisi cere-brale, sta su una sedia a rotelle, nonparla e non può utilizzare le mani, puòcomunicare solo attraverso il movi-mento dei piedi. Per dire “sì” muove isuo piede destro, per il “no” usa ilpiede sinistro. Con i piedi dipinge, escioglie anche il nodo della tuascarpa, cosa che lo diverte molto.Il Piccolo Cottolengo Filippino è la suacasa, i genitori lo hanno abbandonatodue gironi dopo la sua nascita.Nonostante tutto, è uno dei bambinipiù sorridenti del Centro, anche se fa-cilmente si nota che nel Centro tutti ibambini sono felici, proprio come DonOrione voleva che fossero le sue case.

Angel come ti è venutal’idea di andare nellefilippine?La mia storia di volontario è comin-ciata tempo fa. Le Filippine sono solol’ultimo capitolo, anche se il più im-pressionante. Nella mia famiglia col-laboriamo già da diversi anni conl’Hogar Don Orione di Pozuelo dealarcón a Madrid, così abbiamo pen-sato che questo fosse il momento giu-sto per fare un passo in più e andaredall’altra parte del mondo, dove èpresente la Congregazione. L’avven-tura qui inizia, in particolare, con laPaOFI (Payatas Orione Foundation).

Troviamo coraggio alberto (mio fi-glio), Paloma (la sua ragazza), Luis (ilsuo migliore amico), Elena (un’amica)e io. E così siamo partiti.

E sicuramente avretetrovato lavoro per tuttoil gruppoIl nostro aiuto come volontari si èconcentrato soprattutto in due luo-ghi: il Cottolengo filippino e la parroc-chia di Payatas.

RaccontaciIl Cottolengo Filippino Don Orione sitrova a Montalban, circa 40 Km daManila. attualmente accoglie 40bambini e giovani, dai 4 ai 28 anni,abbandonati dalle loro famiglie.La maggior parte di essi ha storie tra-volgenti. alcuni le ricordo bene: FebTerminal (25 anni), è autistico.

CON DON ORIONE OggILauREanO DE La RED MERInO

CON DON ORIONE OggID

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«Angelo ha una paralisi cerebrale,non parla e non può utilizzare lemani, può comunicare soloattraverso il movimento dei piedi.Per dire “sì” muove i suo piededestro, per il “no” usa il piedesinistro».

«Ricordo che arrivati a Payatasla nostra prima reazione fu dimettere un fazzoletto sul nasoper la puzza».

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EPPURESONO fELICIAngel un volontario orionino di Madrid (Spagna),racconta la sua esperienza nelle missioni orioninedelle filippine.

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giovani inquietiI giovani ci appaiono spesso “inquieti”,la parola “inquietudine” appare varievolte nel documento finale del Sinodo,ma è proprio a partire da questa in-quietudine che si può costruire qual-cosa di nuovo. Essa è una forza, spessodifficile da addomesticare o control-lare, ma forza è e quindi ha in sé moltepotenzialità. La sfida vera, dunque èquella di fare compagnia ai giovani edi accompagnarli a porsi e a condivi-dere tra loro le domande giuste, quellevere, importanti, quelle fondamentali,davanti a un mondo diviso, al vuoto in-teriore e al loro desiderio di vita pienae felice.Forse troppo spesso ci siamo abituatia prendere decisioni a tavolino, guar-dando a fatti, statistiche e studi, ma èmancata la capacità di ascoltare, spe-cialmente chi dovrebbe essere, quindi,l’oggetto, o meglio il soggetto princi-pale del nostro lavoro apostolico. Que-sto vuol dire “Chiesa empatica”.

Lo ha ribadito il Papa stesso durantel’omelia della messa di chiusura del Si-nodo, quando commentando il van-gelo del cieco dice: “Bartimeo giacesolo lungo la strada, fuori casa e senzapadre: non è amato, ma abbando-nato. È cieco e non ha chi lo ascolti; equando voleva parlare lo facevano ta-cere. Gesù ascolta il suo grido.E quando lo incontra lo lascia parlare.Non era difficile intuire che cosaavrebbe chiesto Bartimeo: è evidenteche un cieco voglia avere o riavere lavista. Ma Gesù non è sbrigativo, dàtempo all’ascolto. Ecco il primo passoper aiutare il cammino della fede:ascoltare. È l’apostolato dell’orecchio:ascoltare, prima di parlare”.anche il Card. Bassetti nel discorso diapertura dell’assemblea straordinariadella CEI lo scorso 14 novembre haribadito come quella del Sinodo:“È stata un’esperienza quotidiana,che abbiamo compiuto a nome diuna Chiesa che più che voler farequalcosa per le nuove generazioni

intende con loro crescere nella com-prensione e nella sequela del Van-gelo. Sui passi del Risorto, con e sottola guida di Pietro, abbiamo rinnovatola disponibilità a percorrere la stessastrada dei giovani, pur quando questane segna le lontananze. Con la sag-gezza dell’educatore, ci siamo lasciatiinterrogare dalle loro parole e – forsepiù ancora – dai loro silenzi, accet-tando di entrare anche nella nottedelle loro solitudini.”

Chiesa in camminoallora aver messo i giovani al centrodella riflessione sinodale non è statouna scelta di un tema da trattare, mauna provocazione a cambiare le dina-miche stesse del Sinodo.Il processo, che era già iniziato con ilprecedente Sinodo sulla famiglia, quisi è sviluppato ulteriormente: darevoce agli interpellati dal sinodo attra-verso domande, riflessioni, incontri atutti i livelli. Questo è stato un Sinodosulla Chiesa, sulla sua missione, sulsuo stile di accompagnamento e di-scernimento, in diretto collegamentocon la lezione del Concilio VaticanoII, da Gaudium et spes a Lumen gen-tium. I giovani hanno risvegliato la si-nodalità della Chiesa.La Chiesa, a partire dai suoi pastori, simette in cammino con la gente, simette in gioco direttamente e non silimita a dare indicazioni dall’alto.È quanto il Papa ha ribadito ai Vescovinel saluto finale del Sinodo stesso:“Adesso lo Spirito dà a noi il docu-

mento perché lavori nel nostro cuore.Siamo noi i destinatari del docu-mento, non la gente di fuori.Che questo documento lavori; e biso-gna fare preghiera con il documento,studiarlo, chiedere luce… È per noi, ildocumento, principalmente. Sì, aiu-terà tanti altri, ma i primi destinatarisiamo noi: è lo Spirito che ha fattotutto questo, e torna a noi. Non biso-gna dimenticarlo, per favore”.Ora tutti gli occhi sono puntati allaGiornata Mondiale dei Giovani che siterrà a Panama nel gennaio prossimo,e a tante altre manifestazioni paral-lele in tutte le parti del mondo.

Noi di Don Orione, fedeli al fondatoree pienamente uniti al Papa ci met-tiamo in cammino con lui. Don Orionediceva: “Mi convinco sempre più chenon si semina, che non si ara mai in-vano Gesù Cristo nel cuore della fan-ciullezza e della gioventù. Che se, inun certo periodo della vita può tal-volta sembrare che Cristo sia un se-polto, Egli è tal morto, che sempre,presto o tardi, ma sempre, risuscita”.Un incoraggiamento a tutti perché inquesto anno che si sta affacciandocamminiamo alla luce delle provoca-zioni del Sinodo, con i giovani, per se-minare in loro Cristo.

Èquanto afferma Alessandro Ro-sina, docente di Demografia, di-

rettore del dipartimento di Scienzestatistiche all’Università Cattolica delSacro Cuore di Milano.Si è concluso da poco più di un meseil Sinodo dei Vescovi sui giovani emolti si chiedono: ci saranno deicambiamenti nella Chiesa? Nell’edi-toriale dell’ultimo numero di CiviltàCattolica si fa questa sottolineatura:Il Sinodo è stato “una grande an-tenna che ha intercettato i messaggie le istanze dei giovani non con la

freddezza dell’analista, ma con losguardo caldo e il cuore inquieto deldiscepolo”. L’impressione è che forsenon dovremo aspettarci tanti cam-biamenti nelle decisioni finali del Si-nodo stesso ma piuttosto nel rinno-

vamento che ogni Chiesa locale apartire dai suoi giovani saprà darealla sua vita. Quella che si è vista nell’aula sino-dale è stata una Chiesa in ascolto,una Chiesa empatica fatta di pastoriche insieme ai giovani vogliono an-nunciare il Vangelo non come un’isti-tuzione che fornisce sempre “unarisposta preconfezionata già pronta,- come ribadito dal Pontefice in untweet inviato durante il Sinodo - macome la Parola che pone domande eche fa ardere il cuore”.

PROTAgONISTINEL CAMbIAMENTODELLA CHIESA

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DAL MONDO ORIONINO DAL MONDO ORIONINOa cura della Redazione

“Ecco il primo passo per aiutareil cammino della fede: ascoltare.È l’apostolato dell’orecchio:ascoltare, prima di parlare”.

“È per noi, il documento,principalmente. Sì, aiuterà tantialtri, ma i primi destinatari siamonoi: è lo Spirito che ha fatto tuttoquesto, e torna a noi”.

«Ogni generazione è giovane a suo modo. Oggi, i nostri giovani in un mondo semprepiù complesso e che muta continuamente, se consapevoli del proprio valore socialedi apporto e di costruzione di una nuova società, sono capaci di trasformareil cambiamento in miglioramento».

“Non dovremo aspettarci tanticambiamenti nelle decisionifinali del Sinodo ma piuttostonel rinnovamento che ogniChiesa locale a partire dai suoigiovani saprà dare alla sua vita”.

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Kayao è un paese che si trova a 83km da Ouagadogou (capitale del

Burkina Faso) e che faceva parte dellaparrocchia di Saponè, che dista in-vece circa 25 km. L’arcivescovo diOuagadogou Card. Philippe Oue-draogo ha deciso di elevare Kayao aParrocchia, offrendone la conduzioneagli orionini.Nel distretto di Kayao vi sono 24 vil-laggi, e una decina fanno capo alpaese. Il più lontano dista 32 km.Tutto il distretto, all'ultimo censi-mento del 2014, contava 33.914abitanti. Molti non conoscono ancorail cristianesimo.La scelta di aprire una comunità orio-nina qui è stata presa lo scorso 19 lu-glio, nel corso del Consiglio provincialepresieduto dal direttore Padre JeanBaptiste Komi Dzankani. Da tempo iFigli della Divina Provvidenza chiede-vano al Cardinale Ouedraogo la curapastorale di Kamboinssin, vicino allacasa di filosofia di Ouagadougou.«Il Cardinale, però, ha voluto affidarciKayao - spiega Padre Dzankani - chesarà parrocchia col nuovo anno pasto-rale e che dista poco più di 80 km daOuagadougou. Inoltre, il Cardinale ciha detto che potremo ottenere terrenidi proprietà della Congregazione per

eventuale sviluppo della missione, pos-sibilità poi confermata poi dal capo vil-laggio».La comunità cristiana di Kayao ha la-vorato 10 anni per costruire il tempioe la casa della comunità religiosa. Ilgruppo di catechisti è numeroso, e lacomunità è entusiasta per l'arrivodegli orionini. La casa della comunitàha bisogno di tutti i mobili e il neces-sario per l'alloggio, ma ha energiaelettrica e acqua. Uno dei religiosi ar-rivati parla la lingua locale morè, cosache faciliterà il rapporto con la comu-nità e il servizio di evangelizzazione.

Da settembre la casa destinata allacomunità è abitabile.Vi è lì vicino una vecchia cappella,molto dimessa; accanto vi è la primacappella, più piccola che ora funzionacome magazzino. Vicino è stata co-struita la grotta di Lourdes. Nei pressisi sta costruendo una grande chiesa,in parte crollata. L’inesperienza deicostruttori li aveva indotti a elevaredei muri in laterizio compresso senzalegare le pareti l’una con l’altra e così

il vento l’ha fatta in parte crollare.Ora la stanno ricostruendo avendoprevisto di rinforzarla con colonne dicemento armato nei punti di spinta.«Quando noi siamo arrivati qui laprima volta – racconta Padre JeanBaptiste - vi erano una trentina di uo-mini che stavano lavorando per ri-muovere le macerie ed elevare imuri». «Il progetto non l’ho visto eforse neppure c’è – riferisce ancora ilProvinciale -».Padre Jean Baptiste parla poi dell’in-contro con gli esponenti della comu-nità. Molti non parlano francese, masolo il Morè, lingua del posto parlatain gran parte del Burkina. Sono sem-brati desiderosi di avere i sacerdotinella loro comunità. Qui gli orioniniavranno un grande lavoro da svolgeree sarà un lavoro di collaborazione.Nell’affidare la parrocchia ai religiosiorionini il Cardinale Ouedraogo ha te-nuto a precisare che questa era unagrande sfida per la diocesi, perchéfino a quel momento tutti i religiosiavevano reclamato una parrocchia incittà e quella era la prima volta chedei religiosi accettavano di ammini-strare una parrocchia in campagna.«È stato per lui un avvenimento sto-rico» hanno riferito gli orionini.

10GIOVANI E FAMIGLIA,

I VERI ORIZZONTIDEL NOSTRO FUTURO

Chiudiamo con il numero di dicembre il

dossier speciale che per tutto il 2018 ha

trattato un tema centrale per il futuro del

nostro Paese e della stessa Congregazione:

i giovani, la loro formazione, i loro sogni, le

loro speranze, il loro futuro. Si chiude un

anno speciale che ha visto i lavori del sinodo

straordinario dedicato proprio alle nuove

generazione.

Il nostro dossier ha voluto in un certo senso

aiutare il lettore a prepararsi a questo

grande evento ecclesiale e a comprenderne

i temi e i contributi.

Abbiamo colto la disponibilità del Ministro

per la Famiglia e le disabilità per offrire un

contributo laico ad questa tematica essen-

ziale e strategica.

a cura della Redazione

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DAL MONDO ORIONINOD

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LA NUOvA PARROCCHIADI KAYAOLo scorso 18 novembre 2018, tre religiosi orionini sono arrivati a Kayao, nel burkinafaso, dove all’Opera Don Orione è stata affidata una nuova parrocchia.

Il gruppo di catechisti è numeroso,e la comunità è entusiasta perl'arrivo degli orionini.

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La Chiesa cattolica quest'anno ha voluto dedicare il

sinodo ai giovani, con un occhio di riguardo verso le

sfide e necessità delle nuove generazioni. Cosa signi-

fica questo per la società civile? Cosa ne può trarre la

politica?

“Essere al fianco dei giovani, ripartire dall’ascolto delle loropaure, esigenze, dei loro sogni è una sfida che richiede at-tenzione e impegno. Lo è in un momento nel quale lenuove generazioni sentono di pagare il prezzo più altodella crisi economica degli ultimi anni, e convivono conquel sentimento di incertezza e inquietudine verso il fu-turo che spesso ne condiziona le scelte.In occasione della XV Giornata Mondiale della Gioventù,sua Santità Giovanni Paolo II terminò la veglia di preghieraa Tor Vergata citando un proverbio polacco: “Se tu vivi coni giovani, tu dovrai diventare giovane”. Mi piace ricordarequesto detto e ampliarne il significato. Vivere con i giovani,

rimetterli al centro dellescelte innanzitutto

della politica,vuol dire co-

raggio, en-

tusiasmo, voglia di ricominciare. Significa pensare alla cre-scita e alla costruzione della società e del futuro. Su questola politica, le istituzioni tutte sono chiamate a fare il mas-simo”.

Per i giovani, al giorno d'oggi è difficile costruire un nu-

cleo familiare. Come aiutarli?

“Come Ministero per la Famiglia, abbiamo iniziato un per-corso che va nella direzione di sostenere chi de-

cide di costruire una famiglia. Dopo averpotenziato il Fondo Famiglia e lavo-

rato alle misure di incentivo alle na-scite ora lavoriamo a un vero e

proprio Codice per la Famiglia.Nel nostro pacchetto di misureabbiamo inoltre previsto: 40milioni di euro per il congedodi 4 giorni per i padri, l’istitu-zione del “Fondo di sostegnoper le crisi familiari” - di10milioni di euro annui - ilraddoppio (da 400 a 800euro) delle detrazioni fiscaliper i figli con disabilità.Nella proposta presentata,per le mamme sarà inoltre

possibile scegliere se acce-dere a un periodo di tre mesi

di maternità retribuita al 60%oppure di sei mesi di maternità

retribuita al 30%. Lavoriamoinoltre per mettere in

rete le esperienze disuccesso di wel-

fare fami-liare.

Si tratta di piccoli passi in avanti, con i quali proviamo adinvertire la rotta.La questione demografica è una necessità per il nostroPaese. Il rilancio della natalità è la risposta, anche sotto ilprofilo economico, al futuro del Paese.

Un'altra storia sono i giovani che affrontano la

vita con una sfida in più, quella della

disabilità. Come rimuovere le

barriere e favorire l'integra-

zione con i loro coetanei?

“In questi mesi ho avuto lapossibilità di avvicinarmi aquesta parte di mondo e di in-contrare ragazzi fantastici -autentici campioni di resi-lienza - che hanno fatto dellaloro disabilità un’opportunità,anche per aiutare chi vive lestesse difficoltà.Mi sento di dire grazie al mondodelle associazioni, ai tanti professio-nisti e volontari che ogni giorno lavo-rano per abbattere barriere mentali,prima ancora che fisiche, e promuovereuna cultura davvero inclusiva. Il loro è un lavoro straordi-nario. Noi, per parte nostra, proviamo a semplificare la vitaa quanti, nonostante la loro fragilità, devono scontrarsi conla freddezza dei numeri e la burocrazia. Non è facile, ce lastiamo mettendo tutta”.

Come stare vicini alle neo-mamme e neo-papà al cui fi-

glio è diagnosticata una disabilità, ricordando loro il

valore e la bellezza della vita in un momento così com-

plesso?

“Papa Benedetto XVI affermava che “ogni persona, purcon i suoi limiti fisici e psichici, anche gravi, è sempre un

valore inestimabile, e come tale va con-siderata”. Questa convinzione è la

bussola che ci muove. E perquesto, già nei primi mesidi governo, abbiamo in-teso potenziare - già inddl bilancio - i principalifondi della disabilità, apartire dal fondo per lenon autosufficienze.Vogliamo essere la voceche riaccende l’atten-

zione sui diritti e leistanze della persona con

disabilità e della sua fami-glia. Tutto ciò non vuol dire

sostituirsi a nessuno, ma,anzi, valorizzare il partnera-

riato con tutti i soggetti delterzo settore, interpretando e promuovendo i cambia-menti necessari nel quadro di una nuova visione del wel-fare, plasmata sul "progetto del vivere quotidiano" nelquale le relazioni sociali e la persona nella sua integrità ac-quistano sempre maggiore centralità”.

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GIOVANI E FAMIGLIA, I VERI ORIZZONTI DEL NOSTRO FUTURO

di gIanLuCa SCaRnICCI

Il ministro

Lorenzo Fontana

”SE TU VIVI CONI GIOVANI,TU DOVRAI DIVENTAREGIOVANE”

A colloquio con LorenzoFontana, ministro per lafamiglia e le disabilità suun tema molto dibattuto:i giovani e il loro futuro,con un’attenzioneparticolare a chi è disabile.

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Siamo arrivati alla conclusione di questo dossier che, se-

guendo la strada del sinodo dei Vescovi, è stato dedi-

cato ai giovani. Cosa c’è nel carisma di Don Orione che

ancora oggi può attirare i giovani?

Nel carisma, un po’ tutto, nella forma in cui lo presentiamoe testimoniamo forse dobbiamo migliorare molto. I giovanihanno bisogno di qualcuno che gli lanci delle sfide, gli offradegli ideali attraenti da conquistare. Papa Francesco stasmuovendo molto i giovani in questo senso, ma anche PapaGiovanni Paolo II aveva fatto molto. Ebbene il Carisma diDon Orione con il suo taglio tipicamente ecclesiale e il suomodo di tradurlo in pratica attraverso la carità attiva rap-presenta un’occasione unica per vivere quello che questigrandi pontefici hanno predicato.Quando si parla di ricerca degli ultimi, di uscire di sacrestia,di avere un cuore senza frontiere, di avere un cuore infuo-cato dalla carità, si vede subito la somiglianza e la concor-danza di intenti tra Papa Francesco e Don Orione.

Quanto è importante il ruolo di tutta la famiglia orionina

nel far crescere i giovani fedeli a questo carisma?

Purtroppo al giorno di oggi c’è tanta gente che predica conmessaggi altisonanti ma contraddittori e ambigui. Spesso

chi ascolta rimane confuso. Noi ci proponiamo dipredicare con l’azione più che con la

parola, con la testimonianzadella carità. Questo ri-

chiede però un impe-gno all’autenticità divita per non caderenel detto popolare“predichi bene ma

razzoli male”.

Come è cam-

biato negli ul-

timi anni il ruolo

del formatore?

Quali sono le

difficoltà mag-

giori che oggi

si incontrano?

Il ruolo è cam-biato mol-t i s s i m o

perché è cam-biata la società, ilmodo di vivere, la

religiosità. Fino atrent’anni fa i ra-

gazzi entravano inseminario a 11 anni,pochi erano quelli

che entravano dopo illiceo. avevano la possibilità di

crescere in un ambiente protetto, di ricevere una forma-zione specifica nell’età in cui sono più ricettivi e in cui si sta-vano ancora formando i valori di base della vita. Inoltre essivenivano spesso da famiglie unite, praticanti, e da un am-biente semplice rurale o comunque paesano. Ora la mag-gior parte dei candidati si presenta a noi dopo l’universitào dopo alcuni anni di lavoro. Essi vengono soprattutto dallecittà, il modo di vivere la loro fede durante l’adolescenza èstato caratterizzato dall’interruzione della pratica religiosache è ripresa poi più tardi; il modo di comprendere l’edu-cazione, la disciplina fatta nelle scuole o in famiglia è cam-biato. Molti sono quelli che vengono portandosi alle spallel’esperienza spesso traumatica di rotture nel tessuto fami-gliare. Insomma le persone si presentano con vissuti e conesigenze totalmente diverse da quelle del passato, maanche che la società richiede dalla Chiesa è totalmente di-verso. Il formatore deve essere cosciente di tutto questo.

Proprio nel mese di novembre a Roma si è tenuto il con-

vegno internazionale dei formatori orionini. Uno dei

temi su cui si è ragionato è stato “come costruire su fon-

damenta solide una vita fatta di sostanza e non di appa-

renza?”. Che risposta è stata data a questa domanda?

Si è raccomandato di puntare molto su una formazione per-sonalizzata dei nostri giovani confratelli. Personalizzata nonvuol dire che ognuno va per conto suo, ma che si deve te-nere conto delle esigenze di ognuno e offrirgli tutto ciò dicui può avere bisogno per la sua maturazione personale.Questo richiede di dare molto spazio alla maturità umanadi ciascuno prima ancora di pensare alla formazione spiri-tuale e carismatica; richiede che il formatore incontri spessoogni singolo candidato e con lui faccia un costante lavorodi revisione del cammino di maturazione integrale; richiedeinfine che ci sia la possibilità di avvalersi della consulenza edell’aiuto di esperti esterni e professionali, anche laici. Infinec’è stato un invito a non pensare solo al piccolo orticellodella congregazione o della nazione in cui ci si trova, maad imparare a respirare con tutta la Chiesa e con tutte lenazioni in cui la Congregazione vive e opera.

Ogni qual volta mi viene chiesto diraccontare la storia della mia voca-

zione, mi trovo sempre in difficoltà,perché non so mai da dove comin-ciare. Sono nato in Costa d’avorio,dove sono cresciuto e dove ho cono-sciuto la Famiglia orionina che aveval’incarico della nostra parrocchia SaintPierre Claver di Bonoua. Imiei genitori, cristiani,sono originari dal Bur-kina Faso.Eravamo 8 figli, ma nel2006 una mia sorellaè morta, così siamo ri-masti in 7: 4 maschi etre femmine.

L’incontro con gli orioniniNella seconda metà degli anni 80,mio padre iniziò a lavorare comecuoco per i volontari che frequenta-vano il Centro Don Orione per handi-cappati di Bonoua, ed io avendoall’epoca 6-7 anni, ogni volta che non

avevo scuola, andavo con lui a la-voro e lo aiutavo lavando i piatti.

Terminata la scuola primaria,ho iniziato ad amare la cucinae a sognarla come lavoro perquando fossi diventatogrande. Così con amore epassione, l’ho imparata ac-canto a mio padre e a qual-che volontaria italiana cheera lì: Giuseppina Luppi,

anna Balbi, Lucia Serra, RitaOrrù, l’attuale responsabile

dell’ISO, Francesca Mon-taiuti e altre ancora.

Mi ricordo anche di un oftalmologo, ilDr alessandro Pezzola che mi ha inse-gnato a preparare la salsa alle olive percondire la pasta. Stando insieme a loroiniziavo anche ad imparare le mieprime parole in italiano. Così a poco apoco che sono entrati nella mia vitaanche i sacerdoti orionini: Don angeloGirolami, Don Lorenzo Benzi, Don an-tonio Ierano e altri ancora. Grazie aloro ho imparato a guardare e a vederealla vita sacerdotale. Ma mai mi sa-rebbe passato per la mente di diven-tare religioso né tantomeno sacerdote.

I desideri, i sognie la chiamataa mano a mano che crescevo, cam-biavano anche le mie aspirazioni.Così, prima di finire la scuola secon-daria, il mio desiderio era di diventareun ingegnere informatico o delle te-lecomunicazioni.

GIOVANI E FAMIGLIA, I VERI ORIZZONTI DEL NOSTRO FUTURO10

aLaIn JaCquES SawaDOgO

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I GIOVANICON DONORIONE FUORIDI SACRESTIA

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di Matteo guerrini

Padre Alain Jacques Sawadogo, sacerdote orionino,ci racconta della sua storia vocazionale.

gRAzIA EfIDUCIA IN DIO

A colloquio conDon Oreste Ferrari, Vicariogenerale dell'Opera DonOrione per fare il punto suun tema di grandeattualità come quellodei giovani e la loroformazione.

Terminata la scuola primaria, hoiniziato ad amare la cucina e asognarla come lavoro per quandofossi diventato grande.

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L’ultimo anno delle superiori, quellodella maturità, ho vissuto un periodoin cui il mio cuore era diviso tra la rea-lizzazione dei miei desideri, dei mieisogni e la vita sacerdotale che era in-fatti una chiamata di Dio. all’iniziopensavo che fosse una conseguenzadella mia vicinanza ai sacerdoti cosìebbi un colloquio con Don angelo Gi-rolami su tutti questi miei dubbi e lui

cercò di farmi capire un po’ cosastesse accadendo nella mia vita. Ioperò ho fatto finta di non sentire,come se fossi sordo, e dopo la matu-rità mi sono iscritto all’università.Nei i tre anni successivi ho provato aprendere le distanze da tutto ciò cheriguardava la vita religiosa.Qualche volta, Don Girolami, al-l’epoca Superiore della Vice Provincia,provava ad avere mie notizie chie-dendo a Don Giuseppe Bonsanto cheera il direttore della casa di filosofia aOuagadougou, la città in cui facevol’università. Durante l’anno della li-cenza in fisica e informatica, la chia-mata iniziò a diventare più forte tanto

da non poter resistere. Ne parlai conDon adrien Koffi che era a Ouagadou-gou, con la sua esperienza mi aiutòa capire quello che stava succedendonella mia vita. Così, provai ad avereun colloquio con Don angelo Giro-lami, che mi disse di provare a fareun’esperienza in una comunità orio-nina in Burkina Faso o in Togo.Scelsi il Burkina Faso sospendendo icorsi all’università. La mia famiglia ac-colse positivamente questa notizia adeccezione di mia madre che si op-pose a questa mia decisione tanto davolerne sapere nulla. Ho quindi ini-ziato il mio camino con il solo con-senso di mio padre. Però ogni voltache incontravo mia madre, mi chie-deva: “Sei contento? Sei felice nellatua scelta di vita?” Non ero indiffe-rente a queste sue domande che anzimi facevano ulteriormente rifletteresu quello che stavo facendo.

Quando però ha visto che stavo con-tinuando il cammino con gioia e sere-nità, mi ha dato la sua benedizione,ero già al terzo anno di filosofia.Pertanto il mio cammino non è statosemplice né facile; a volte mi venivail dubbio e ammetto anche un po’ dipaura. Con l’accompagnamento spi-rituale e umano, ho proseguito ilcammino imparando con pazienza edeterminazione a superare le mie de-bolezze e i miei limiti. Nel 2010, quando ho fatto la primaprofessione, ho avuto la convinzioneche era quello che volevo fare. Peròprima della professione perpetua nel2015, ho avuto ancora qualche dub-bio con tante emozioni.Le ordinazioni diaconale (dicembre2015) e sacerdotale (29 giugno2016), non mi hanno fatto viveretante emozioni come quelle dellaprofessione perpetua. Ma quello cheritengo importante è la grazia di Dioe la fiducia in Lui e non in noi, sonoquelle che ci aiutano a percorrerequesto cammino.

L’ultimo anno delle superiori,ho vissuto un periodo in cuiil mio cuore era diviso tra larealizzazione dei miei desiderie la vita sacerdotale.

La mia famiglia accolsepositivamente questa notizia adeccezione di mia madre che sioppose a questa mia decisionetanto da volerne sapere nulla.

All’inizio del mese di novembresono riprese le attività scolastiche

anche per i bambini e per i ragazzi inMadagascar. «Per tutto il mese di ot-tobre – fa sapere il Consigliere dellaDelegazione “Maria Regina del Mada-gascar” Don Jean Clément Rafanome-zantsoa - sono stati organizzati diversiincontri di formazione per gli inse-gnanti in vista del 5 novembre,giorno in cui ad antsofinondry ab-biamo iniziato la scuola per l’asilo, leelementari e le medie».«a distanza di una settimana, il 12 no-vembre, è ripresa anche l’attività dellaMaison de Charitè, il Centro diurno perdisabili, e del liceo – informa poi DonLuigi Piotto, Consigliere ed Economodelegato -. Lo scorso anno scolastico irisultati della maturità dei liceali sonostati molto buoni; la media dei pro-mossi è stata del 76% contro unamedia a livello nazionale del 45%».Con l’inizio dell’anno scolastico, inol-tre, Don Jean Clément Rafanomezan-tsoa, ha cominciato le sue visite aivillaggi, sedici in tutto, che i religiosiseguono dal punto di vista pastorale eche sono supportati anche con alcuniaiuti, in particolar modo con il Soste-gno a Distanza (SaD). La sua prima vi-sita è stata al villaggio di Belanitra,dove è ancora in corso la ricostruzionedella scuola elementare. La scorsaestate, infatti, a causa del crollo delsoffitto, il vecchio edificio divenutoormai pericolante era stato demolito;fortunatamente al momento del crollola scuola era vuota. Per cui, in attesache la scuola sia ricostruita, nel villag-gio di Belanitra alcune classi svolgonole loro lezioni in chiesa.Molti sono gli aiuti dei benefattori edei volontari italiani che consentonoa questi bambini di sperare in un fu-turo diverso. «Con il Sostegno a Di-stanza e ad altre attività che abbiamo

organizzato nel nostro Istituto du-rante lo scorso anno scolastico – rac-conta Luca Muffato membro delSegretariato per le missioni e promo-tore delle molte attività a favore dellemissioni malgasce organizzate dal-l’Istituto Berna di Mestre (VE) - ben 15ragazzini malgasci hanno potuto stu-diare grazie agli aiuti dei nostri ra-gazzi e delle loro famiglie.

Ogni classe del Berna ha avuto unabacheca nella quale mettere foto enotizie che periodicamente abbiamoricevuto dal Madagascar. Il 90% dellefamiglie ha aderito all’iniziativa grazieanche alla bellissima e provvidenzialecollaborazione dei genitori rappre-sentanti di classe che hanno fatto daponte con ogni famiglia per la condi-visione di foto e notizie dalla mis-sione». «Tutto questo – prosegue Luca- è stato realizzato anche con il sup-porto della Comunità religiosa e deidocenti, entusiasti e partecipi perquesto percorso nato da un “provia-

moci” e che, a distanza di poco più diun anno, ha già prodotto un buon rac-colto. Basta pensare che altri 10 so-stegni sono stati richiesti diretta-mente dai docenti o dalle famiglie. In-somma, i maestri in questo caso sonostati i bambini e i ragazzi del nostroIstituto con il loro entusiasmo e la lorovoglia di conoscersi. Noi abbiamofatto e continueremo a fare la nostraparte – conclude Muffato - con la con-sapevolezza di aver trovato un ter-reno fertile, già ben predisposto efavorevole che ha permesso ai semi didare un buon frutto che crescessebene ed in maniera rigogliosa».Intanto in Madagascar Don Jean Clé-ment ha fatto un elenco delle situa-zioni più difficili delle famiglie che, neidiversi villaggi, hanno iscritto i proprifigli a scuola: «Sono famiglie povere ditutto ma ricche di figli; famiglie dovea volte nessuno dei due genitori ha unlavoro sufficiente per garantire la so-pravvivenza ai propri figli e a sé stessi;famiglie nelle quali a volte manca ungenitore... o addirittura entrambi, neicasi più disperati». I bambini di questefamiglie sono quelle a cui diamo il no-stro aiuto, sia che vadano a scuola siache frequentino il Centro Diurno perdisabili di antsofinondry.

a cura della Redazione

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Molti sono gli aiuti deibenefattori e dei volontariitaliani che consentono a questibambini di sperare in un futurodiverso.

NELLE AULE O IN CHIESA,LA SCUOLA RICOMINCIAA novembre è iniziata la scuola anche per i bambini del Madagascar.

In attesa che la nuova scuola sia ricostruita i bambini del villaggio di Belanitra fanno lezione in chiesa.

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misura richiesta. Sicurezza sul lavoro,antinfortunistica, qui non esistono. Silavora a mani nude, infradito ai piedi,ciambelle di stoffa sul capo per tra-sportare le pietre, baldacchini di for-tuna per ripararsi dal sole cocente. Suimucchi di sassi frantumati ci sonoanche i bambini; qualcuno gioca, mala maggior parte è lì per aiutare il papào la mamma nel lavoro, a loro spetta ilcompito di setacciare le pietre.Non vanno a scuola perché i genitorinon possono permettersi la retta sco-lastica. Per questo i religiosi orionini,con l’aiuto di alcune Onlus, hannopensato di creare una struttura ingrado di fornire accoglienza e istru-zione almeno ai bambini più piccoli.Per il momento ci sono solo 2 o 3aule, qualche insegnante e tanti bam-bini; manca però tutta l’attrezzaturascolastica (sedie, banchi, materiale di-dattico, giochi, ecc.).

Dove l’essenziale è tuttoIn Burkina Faso, oltre a Ouagadougou,gli orionini sono presenti a Banfora, aOuessa, a Tampelin e di recente anchea Kayao. Ogni comunità orionina è for-mata da tre o quattro religiosi che svol-gono il proprio apostolato in varieattività: dall’assistenza spirituale ai ma-lati degli ospedali e ai detenuti del car-cere a Banfora, alla cura pastoraledella grande comunità cristiana dellaParoisse “Saint andré” a Ouessa, finoall’assistenza medica del Centro DonOrione di Tampelin.Quest’ultimo offre servizi medici diprima necessità. Sono tante le donneincinte che vi si recano per partorire,la maggior parte di esse arriva damolto lontano ed il Centro offre assi-stenza durante tutto il periodo dellagravidanza. La fama della qualità deiservizi medici del Centro ha fatto sìche la maggior parte degli utenti ven-gano da lontano. Per coloro che ne-cessitano di stare qualche giorno perle cure, ci sono a disposizione un nu-mero limitato di posti letto.

Don Laureano e Don Fernando ci rac-contano di come i loro confratelli vi-vano con l’essenziale, di come perspostarsi da un villaggio all’altro delvasto territorio parrocchiale utilizzinodei motorini o l’unica macchina datain prestito dalla diocesi, o dell’offerta dimicro credito che consente alle donnedi avviare un’attività commerciale…

giovani in fuga dalla povertàDal Burkina il viaggio è proseguito inTogo. La comunità orionina piùgrande, con 7 religiosi, si trova a Bom-bouka dove c’è il Centro “San LuisOrione” per disabili. anche qui sonopresenti le azioni di molte associazionidi medici e amici benefattori stranieriche rendono operativi alcuniservizi  del Centro. «Pur se questeazioni sono importanti – ci spieganoDon Fernando e Don Laureano -, moltestrutture assistenziali  durante l’annorestano inutilizzate». «La causa - prose-guono - in genere è dovuta alla man-canza di medici. C’è un solo medicoprofessionista che svolge il servizio trevolte a settimana; il resto degli impie-gati sono infermieri e tecnici di labora-torio, radiologia, fisioterapisti».Preziosa per il Centro è anche la colla-borazione delle suore orionine.a pochi chilometri da Bombouaka sitrova la comunità orionina di Bogou.I religiosi vivono in una zona molto po-vera con poche possibilità di sviluppoper il territorio, sul quale si trova anchela parrocchia “Saint Odile”. «Maggior-mente colpiti da questa estrema po-

vertà e dalla miseria sono i più giovaniche scappano via perché per loro nonci sono possibilità – ci dicono i dueConsiglieri -. La comunità religiosa avolte sente che non può fare moltoper cambiare questa situazione».altra tappa di questo viaggio è stato ilvillaggio di Baga. Qui la parrocchiaorionina è intitolata a “Saint Joseph Ou-vrier”. Il tempio parrocchiale èmolto grande. La santa messa è cele-brata in lingua locale. «anche questazona che abbiamo visitato è molto po-vera – ci dice Don Fernando descriven-doci il territorio -. C’è una scuola gestitadalla diocesi e la comunità educativa èaccompagnata dai nostri religiosi.C’è molta necessità di un sostegnoeconomico per gli allievi che frequen-tano la scuola che è a pagamento».Da Baga i Consiglieri hanno percorso437 km per raggiungere Lomé, capi-tale del Togo. a Lomé è stata affidataalla Congregazione la cura pastoraledella comunità cristiana della cap-pella che ha come patrona Santa Jo-sefina Bakita; non è parrocchia maoffre tutti servizi di una qualsiasi par-rocchia (battesimi, matrimoni, ecc.).«La messa domenicale - concludono idue religiosi - è stata una grande festadi accoglienza.La celebrazione eucaristica è duratatre ore e mezza, ma è stata animata,gioiosa, partecipativa…».

Rientrati in Italia i due Consiglieri ciraccontano del loro viaggio in Bur-

kina Faso e in Togo, dei confratelli chehanno incontrato nelle varie missionie delle tante attività che essi svolgonoper i più bisognosi in un territorio giàpovero.La prima tappa è stata a Ouagadou-gou capitale del Burkina Faso, dovedal 2005 è operativo il Centro Me-dico Don Orione divenuto negli anniun importante punto di riferimentoper il servizio sanitario del territorio.

I figli della cavaa Ouagadougou il lavoro dei religiosiorionini non si limita alle sole attivitàche ruotano attorno al Centro Me-dico. In una zona periferica della città,ad esempio, i religiosi offrono un ser-vizio di accoglienza e di educazione

a circa 120 bambini da 0 a 5 anni.Sono i figli delle persone che lavoranonella vicina cava di pietra, prima aduso esclusivo dell’esercito e oggi ge-stita da una cooperativa che dà la-voro a decine e decine di persone.Don Fernando ci mostra un video perfarci capire la realtà che si sono tra-vati davanti.

Nulla a che vedere con le cave chequalche volta capita di vedere nellenostre zone. Lì la cava non è altro cheun enorme cratere che si apre nel ter-reno rossiccio e polveroso a ridossodella città. Vi si accede attraverso una

stradina che si dirama lungo il co-stone interno dove, di tanto in tanto,si intravedono dei focolai e gruppi dipersone intente ad estrarre pietre e aspaccare i massi più grandi.Donne e uomini affiorano pian pianoverso la superficie trasportando sulloro capo o sulle spalle, pietre di variagrandezza. Sul bordo della cava sisvolge il lavoro più minuzioso checonsiste nello spaccare le pietre invarie misure, fino a ricavarne dei ciot-toli. Non ci sono macchinari, tutto èfatto artigianalmente con semplici at-trezzi di carpenteria: martello e scal-pello, quando va bene.Ogni spaccapietre ha la propria posta-zione. Seduti a terra o su un massoprendono di volta in volta le pietre ele frantumano, con gesti ormai con-solidati, fino al raggiungimento dellaD

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I Consiglieri generali Don fernando fornerod e Don Laureano De La Red Merinohanno visitato le comunità orionine in burkina faso e in Togo.È stato il loro primo viaggio nei due Paesi dell’Africa occidentale.

La maggior parte dei bambini è lìper aiutare il papà o la mammanel lavoro, a loro spetta ilcompito di setacciare le pietre.

Maggiormente colpiti da questaestrema povertà e dalla miseriasono i più giovani che scappanovia perché per loro non ci sonopossibilità.

Don Fernando Fornerod e Don Laureano De La Red Merinocon alcuni bambini accolti dagli orionini nella struttura alla

periferia di Ouagadougou (Burkina Faso).

Guarda il videosulla cavadi Ouagadougou.

La cava nella periferia di Ouagadougou.

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pliamenti per fare spazio a dormitori,aule scolastiche e laboratori vari.Padre Messina si fece egli stesso archi-tetto e muratore e chiese in conces-sione al Demanio Marittimo il suolonecessario alle nuove costruzioni cheandarono ad unirsi così alla prima ca-sina Cutò, in maniera non troppo ar-moniosa… attirandosi così le critichedi alcuni architetti dell’epoca, comeErnesto Basile ed i suoi allievi.a tali critiche Padre Messina risposecoinvolgendo questi stessi architettiin un progetto che riuscì ad unire inun’elegante armonia tutte le partivecchie e nuove dell’edificio.

Critiche e derisioni non vennero ri-sparmiate a Padre Messina neancheda una parte della popolazione “ben-pensante” della Palermo di allora chemal sopportava le continue richiestedi aiuto del Servo di Dio per i suoibambini bisognosi di tutto… ma luiera il “padre” ed affrontava ogni si-tuazione pur di provvedere al neces-sario dei suoi figli. La sofferenza che portò alla morte ilServo di Dio in pochi giorni (24 mag-gio 1949) fu un ordine ricevuto dalSindaco di demolire l’Istituto per darealla città la bella vista del mare. Inaltre occasioni Padre Messina avevagià detto: In questa casa ci sono piùlacrime che calce, pietre e ce-mento… per cui tale ordine lo addo-lorò e lo portò alla morte.

Lasciò alle Suore da lui fondate, le Or-soline di Sant’angela Merici, l’impe-gno di portare avanti l’opera cheaveva iniziato. Con la trasformazione della norma-tiva per l’assistenza ai minori, dopo laSeconda guerra mondiale (1940-45),la casa venne organizzata come Isti-tuto Educativo assistenziale e così hafunzionato fino alla chiusura dell’ul-tima sezione avvenuta nel 1990, per-ché ormai la normativa prevedeva latrasformazione degli Istituti Educativiassistenziali in Case-famiglia e questaenorme struttura non era di facileadattabilità.all’inizio del 2000, su indicazionianche del Cardinale Pappalardo, fupensato un progetto di trasforma-zione dell’intera struttura dell’Istituto,in favore di persone diversamenteabili, con servizi di degenza e ambu-latoriali di trattamento e riabilita-zione.

a quell’epoca non esistevano a Pa-lermo altre strutture adatte. Ma que-sto progetto, per molteplici difficoltà,non è stato realizzato. Tuttavia, l’Isti-tuto con la presenza delle religioseche si unirono canonicamente, dopoil Concilio Vaticano II, alle PiccoleSuore Missionarie della Carità di S.Luigi Orione, ha continuato a tenerele porte aperte e ad offrire servizi aquanti si rivolgono per un aiuto: unaparola di incoraggiamento, un pezzodi pane, servizi religiosi e di promo-zione sociale, con la collaborazionedell’associazione “amici di P. Messina”e numerosi Volontari.

Le porte si aprono anche a visitatori,sempre più numerosi ed interessati adapprofondire l’animo del Servo di Dio,personaggio “strano”, come tutti co-loro che si lasciano guidare dallo Spi-rito del Signore e non dalle logicheumane. Per questo chiamato “pazzodella carità”, continuatore dellosguardo della Provvidenza verso lacittà che ha visto prima di Padre Gio-vanni Messina, il Beato Giacomo Cu-smano e dopo il Beato Padre Puglisi eattualmente Fra Biagio Conti. Cambiano gli strumenti, ma è eternala fedeltà dell’amore del Signoreverso i poveri di ogni tempo.

Aperta ufficialmente l’8 settembre1900 come “Casa per Orfani ed

abbandonati” questa realtà ha attra-versato una storia segnata daglieventi delle due guerre mondiali e datante calamità: terremoti, alluvioni eperiodi di siccità che hanno lasciatogrande povertà dal Nord al Sud del-l’Italia, particolarmente nelle isole. Padre Giovanni Messina fu contempo-raneo di S. Luigi Orione, nacque a Pa-lermo il 31 marzo 1871.Subito dopo l’ordinazione sacerdo-tale, avvenuta il 21 marzo 1896, ilsuo Vescovo, conoscendo il grandedesiderio che aveva di partire missio-nario per l’africa, lo inviò nell’“africa”di Palermo… così come Don Orionefu inviato da Pio X nel quartiere appiodi Roma, ad inizio ‘900, definita la“Patagonia romana”.

L’“africa” di Padre Messina erano iquartieri periferici e poveri prospi-cienti al mare, abitati prevalente-mente da pescatori che vivevano incasupole malsane con bambini nume-rosi, malvestiti e denutriti.

Quartieri che raramente vedevano unsacerdote e dove parecchie chiesettesi trovavano in uno stato di sconfor-tante abbandono. Padre Messina co-minciò a rimboccarsi le maniche,riportò al culto i luoghi sacri coinvol-gendo cittadini generosi e in partico-lare alcune nobildonne sensibili che losostennero economicamente nella

promozione spirituale e sociale chedesidera intraprendere.Tra i bisogni di quella povera genteemergeva la necessità di curare ibambini ed i ragazzi di strada. Trovatain riva al mare una casa abbandonatadi proprietà dei Principi di Cutò, iniziòad accogliervi un gruppetto di bam-bine: l’affitto venne pagato dai bene-fattori che in seguito riuscirono adacquistare l’immobile, e nell’assi-stenza venne aiutato da alcune gio-vani tra cui due cugine.Questi ambienti però ben presto nonbastarono più per le necessità che sipresentavano: Padre Messina accolsetantissimi orfani dei terremoti di Mes-sina (1905), Reggio Calabria (1908),avezzano (1915) e dell’inondazionedel fiume Oreto a Palermo.La casa aveva bisogno di continui am-D

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Il vescovo, conoscendo ilgrande desiderio che aveva dipartire missionario per l’Africa,lo inviò nell’“Africa” di Palermo…

Dopo il Concilio vaticano II, leSuore da lui fondate, le Orsolinedi Sant’Angela Merici, si unironocanonicamente alle PiccoleSuore Missionarie della Carità diS. Luigi Orione.

Questo articolo presenta la fondazione nata a Palermo alla fine del 1800,grazie all’opera del Servo di Dio Padre giovanni Messina.

Tra i bisogni di quella poveragente emergeva la necessitàdi curare i bambini ed i ragazzidi strada.

CIò CHE CAMbIAE CIò CHE RESTA

Padre Giovanni Messinaa Palermo.

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KENYAOrdinati tre nuovi diaconia Kayole

Nella parrocchia del Verbo Divino ge-stita dai verbiti a Kayole, nei sobborghidi Nairobi (Kenya) si è tenuta la cerimo-nia durante la quale sono stati ordinatidiaconi due religiosi indiani e uno filip-pino: Shibu Packarampel Thomas, Chin-nappa Polishetty e Rey Jones SedariaGuanzon. Insieme a loro, sono stati or-dinati anche due religiosi della Societàdel Verbo Divino.La celebrazione è stata officiata dal Ve-scovo ausiliare di Nairobi David Kamau,e con lui hanno concelebrato ancheDon Marcelo Boschi, Superiore dellaDelegazione Missionaria di lingua in-glese “Mother of the Church” del-l’Opera Don Orione, e il Provinciale deiMissionari del Verbo Divino.

CILE45 anni della fondazionedel Piccolo Cottolendodi Rancagua

alla presenza della “Primera Dama” ci-lena Cecilia Morel e di tutte le autoritàdella regione di O’Higgins, l’Opera DonOrione del Cile ha festeggiato i suoi 45anni di presenza nella regione. Il Pic-colo Cottolengo di Rancagua, fu laprima istituzione non profit della re-gione a ricevere persone con disabilitàgravi. “Con il Cottolengo cerchiamo dicontribuire alla società sensibilizzandosul rispetto dei diritti dei più vulnera-bili”, dichiara il direttore Padre ÁlvaroOlivares. “attualmente – prosegue - ser-viamo quasi 200 residenti: bambini,giovani e adulti con danni neurologiciirreversibili. La maggior parte si trova inuna situazione di totale abbandono daparte delle loro proprie famiglie ed èentrata nella casa come misura di pro-tezione, trovando in un ambiente spi-rituale, sociale e familiare”.

bRASILEProfessioni perpetuea Belo Horizonte

Il 3 novembre scorso presso l’IstitutoTeologico Don Orione, a Belo Horizontein Brasile, si è tenuta la solenne profes-sione perpetua di sei Chierici delle dueProvincie religiose orionine Nord e Sud.Cinque Chierici provengono dalla Pro-vincia del Brasile Nord e sono: antônioJohnes da Silva Barbosa, Getúlio assisarruda, Luís Vieira da Costa, Maicon Jú-nior Machado Miguel, Valmir andradedos Santos e uno, Cícero Tiago deSousa, fa parte della Provincia BrasileSud. Ha presieduto la cerimonia PadreRodinei Thomazella, Provinciale del Bra-sile Sud, mentre l’omelia è stata pro-nunciata dal Provinciale del BrasileNord, Padre Josumar dos Santos.

NOTIzIE fLASH DAL MONDO ORIONINO

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lcune pagine dei libri di storia ci raccontano dei tempi andati, quando gli scambi

avvenivano in natura: un po' di grano per un'oca; una zucca per un pugno di sale.

Negli stessi volumi sono descritte le tante invenzioni dell'ingegno umano, tra que-

ste l'uso delle monete, prima di metallo e poi di tanti pezzetti di carta colorata dove spicca

una frase: "La legge punisce i fabbricanti e gli spacciatori di biglietti falsi".

Ora in tasca teniamo un piccolo "contenitore" chiamato portamonete; quando qualche

sventurato viene alleggerito del portafogli, si strappa i capelli (se ne ha) disperato, perché non

può più operare quegli scambi che alla televisione prendono il nome di sporta della spesa: "La

borsa di Parigi ha avuto un rialzo...la borsa di Milano ha avuto una caduta..."

Mi è successo, mentre vedevo la televisione nell'orario in cui le notizie scappano da tutte

le parti, di sentire: "Oggi sono stati scambiati diecimila milioni”. Ho provato a guardare fuori

dalla finestra, soldi non ne ho scorto; forse il lancio pubblicitario dei soldi non avviene come

quello dei prodotti dei supermercati.

Dal commercio dei grandi azionisti agli scambi di chi è senza conto in banca. Questo tipo

di commercio, per la maggior parte delle volte, consiste in un saluto; bene augurante: "Buon

giorno, buona sera". In un sorriso, in un complimento : "Come va? Ti trovo bene!"

Abolita la schiavitù fisica, rimane quella delle parole, il nostro linguaggio continua a fare i

salti di Venerdì (il servo di Robinson Crusoe) per il padrone; "Ciao"! "Schiavo tuo"! (Almeno per

gli specialisti in vivai di parole).

Una lunga premessa per dire che un pomeriggio d'estate, a Vacciago di Ameno, nell'ora

della siesta, due ospiti con una buona scorta di anni si sedettero nel cortile all'ombra dei tigli

e s'addormentarono. Al risveglio s'accorsero di essere l'uno vicino all'altro e si fecero le con-

gratulazioni a vicenda: "Goeb! ". Disse Mariani al suo dirimpettaio, che portava il soprannome

di "Bellumin" per via della gobba che da una vita gli era compagna fedele.

A sua volta Bellumin contraccambiò il pensiero gentile in termine appropriato con un

"Gos". In realtà Mariani, alleggerito da ogni preoccupazione intellettuale

e sentimentale, si era corre-

dato di un ampio doppio

mento. I due "amici"

senza alterarsi nel-

l'umore, trascorsero

un quarto d'ora a sinte-

tizzare con un monosil-

labo quanto di meglio

l'uno vedeva nell'altro:

"Goeb!". "Gos!". "Goeb!".

"Gos!"....

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DIARIO DI UN ORIONINO AL PICCOLO COTTOLENgOvIRgILIO MERELLI

vOgHERAFesteggiati i 90 anni dellapresenza orionina

Il 6 e il 7 ottobre sono stati ricordati consolenni eventi i novant’anni della pre-senza della Famiglia orionina nella Parroc-chia di “San Pietro” a Voghera (PV).Durante la serata di sabato presso il teatroSan Rocco, sono stati ripercorsi questianni con foto, canti dei bambini del cate-chismo e del coro parrocchiale e altri in-terventi musicali e scenografici.al termine hanno preso la parola le auto-rità religiose e civili presenti quali il sin-daco Barbieri che ha espresso il suoringraziamento sottolineando la bella efattiva collaborazione che li unisce. Il ve-scovo Mons. Viola ha invitato tutti a “Ri-manere dentro il cuore di Don Orione”custodendo il suo carisma ed essere sem-pre raggiunti dall’amore di Dio.“Dobbiamo continuare a tenere altol’amore per il vescovo come volle DonOrione - ha detto il Direttore generaledell’Opera Padre Tarcisio Vieira - e in par-ticolare per il vescovo francescano Vitto-rio”. anche da parte delle suore nellapersona della Superiora provinciale SuorM. Gemma Monceri il ricordo degli anni diservizio che hanno prestato a Voghera. Ladomenica presso la Chiesa parrocchiale,si è svolta la concelebrazione eucaristicapresieduta da Padre Tarcisio Vieira chenell’omelia ha invitato e spronato tutti nelcontinuare a essere una comunità chesogna e che fa sognare i giovani di queisogni grandi che aprono alla vita e risco-prire la vocazione missionaria.

COSTA D’AvORIOL’annuale incontrodei direttori

Da venerdì 26 a martedì 30 ottobre aBonoua in Costa D’avorio si è svolto l’in-contro di tutti i direttori delle comunitàdella Provincia “Notre Dame d’afrique”.Nella sede della Provincia erano pre-senti 18 direttori, oltre al Direttore pro-vinciale e ai suoi Consiglieri.È stato un incontro di fraternità, di con-divisione e di riflessione sulle attività,sulle opere e dei figli di Don Orione inquesta parte del mondo. Il 28 ottobre,i partecipanti hanno concelebrato alSantuario “Notre Dame de la Garde”sempre a Bonoua prendendo così parteanche alla chiusura del mese mariano. D

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fILIPPINEa Montalban il primoincontro del MLO

Si è celebrato a Montalban la fine di ot-tobre il primo incontro del MovimentoLaicale Orionino delle Filippine, alla pre-senza dei laici delle comunità di Lu-cena, Payatas e Montalban e dellePiccole Suore Missionarie della Carità,presenti a Fairview e Caloocan.Negli ultimi mesi, la Congregazionenelle Filippine ha lavorato molto allaformazione del carisma dei laici nellecomunità orionine, e questo incontro èstato il culmine dell’itinerario iniziatonel 2017, nonché l’inizio di un futuropromettente. Durante l’incontro ci sonostati colloqui di formazione per i parte-cipanti e, verso la fine della giornata,c’è stata anche l’elezione e la benedi-zione della commissione di coordina-mento del Movimento Laicale filippino,formata dai rappresentanti di ciascunacomunità. Le guide spirituali sarannoPadre Justin Bamouni e Suor FlorenceMiriko.

PARAgUAYPadre vieira visita il PiccoloCottolengo di Don Orione

Padre Tarcisio Vieira, Direttore generaledell’Opera Don Orione, è in visitapresso il Piccolo Cottolengo “DonOrione” di Mariano Roque alonso (Para-guay). Inaugurato il 19 marzo 1988, ilCentro di accoglienza per le personecon disabilità è attivo ormai da 30 anni.Presto, alle tre strutture esistenti si af-fiancherà un ulteriore centro diurno,per favorire la lunga lista d’attesa.Questi giorni, Padre Vieira ha incontratoi 70 ospiti che vivono nelle case del-l’Opera don Orione. Il Direttore gene-rale ha avuto anche occasione diincontrare la comunità orionina delPaese, pregando accanto ai fedeli dellaparrocchia Sacra Famiglia in occasionedell’insediamento di Padre agustínGauto come parroco della comunità.

ARgENTINAIncontro dei ConsigliProvinciali FDP e PSMC

La fine dello scorso ottobre Padre TarcisioVieira, Direttore generale dei Figli della Di-vina Provvidenza, e Madre Mabel Spa-gnuolo, Superiora della Piccole SuoreMissionarie della Carità, hanno promossoun incontro tra i due Consigli provincialidell’argentina.Lo scopo dell’incontro, che si è tenuto aBuenos aires, è stato quello di favoriresempre di più spazi concreti e istanze dicomunicazione, di scambio, di riflessionee, anche di fraternità fra i due consigli, inmodo da dare sempre più forza all’iden-tità di “famiglia” della Congregazione ealla missione nella Chiesa come “Famigliacarismatica orionina”.Le Congregazioni PSMC e FDP sono infatti,in certo senso, il “cuore” e il “motore”che impulsano la testimonianza ed il vis-suto del carisma di Don Orione anche perle altre realtà, laicali e consacrate.“Ci auguriamo – hanno sottolineato PadreVieira e Madre Spagnuolo – che questo in-contro sia proprio un impulso rinnovatoche dia nuovo inizio ai cammini di parte-cipazione, di comunione e di complemen-tarietà come Famiglia orionina, nelle varierealtà dove siamo presenti come figli e fi-glie di San Luigi Orione”.

bRASILELe celebrazioni per la festa di nostra Signora di aparecida

I religiosi orionini delle Province del Brasile Nord e del Brasile Sud si sono ritrovati insiemeai laici del MLO per le celebrazioni di Nostra Signora di aparecida, patrona del Brasile,presso il Santuario che si trova nello Stato di San Paolo. La Messa solenne è stata cele-brata da Mons. Orlando Brandes, arcivescovo di aparecida, e concelebrata anche daPadre Rodinei Thomazella, Superiore della Provincia religiosa “Nostra Signora dell’an-nunciazione” (Brasile Sud), e da Padre amilar Eurides Giuriato, Consigliere della Provincia“Nostra Signora di Fatima” (Brasile Nord). Era presente anche suor Maria Priscila Oliveria,Provinciale delle Piccole Suore Missionarie della Carità, insieme a tantissimi religiosi,agli eremiti, ai seminaristi e ai membri della comunità locale.Nel Santuario si è poi svolto un incontro, aperto da Suor Priscila Oliveira, in cui PadreRodinei e Padre amilar hanno ricordato l’anno dedicato ai laici e hanno dato ai sacerdotidelle Province l’opportunità di presentare le attività portate avanti, in particolare, nelCottolengo di Brasilia, a Rio Claro e a Guararapes.

LIbRIDon Mario Degaudenz:un discepolo diSan Luigi Orione

«Ricordare un buon sacerdote è un do-vere di riconoscenza verso il Signore, checi fa dono di anime sante per darci la se-gnaletica giusta per arrivare in Paradiso».Inizia così la prefazione del Card. angeloComastri al libro Don Mario Degaudenz:un discepolo di San Luigi Orione , scrittoda Nadia Tieghi e Cinzia Solera.«Don Mario Degaudenz è stato un sacer-dote limpido, con il cuore semplice comequello di un bambino, con l’anima pienadi luce che si irradiava nei suoi occhi e neisuoi gesti e impressionava chiunque lo in-contrava. L’ho conosciuto quando ero ra-gazzo di scuola media – spiega ilcardinale -. Don Mario era assistente nelcollegio degli orionini a Pitigliano (GR) eil Seminario era attiguo al collegio.Ricordo che veniva a confessare noi semi-naristi ed io l’ho incontrato, per la primavolta, nell’esperienza bella della santaconfessione. Sentii subito la bontà straor-dinaria del suo cuore e la gioia traboc-cante della sua consacrazione al Signore.Mi colpì anche la sua devozione alla Ma-donna. Mi diede, infatti, un consiglio cheho sempre custodito come una perla pre-ziosa. Mi disse: “Tieni stretta la manodella Madonna! Con Lei non devi averpaura di nulla, perché è una mamma chenon abbandona mai!”. Più tardi ho cono-sciuto l’iniziativa del Rosario vivente.Dal cuore mariano di Don Mario - con-clude il Card. Comastri - non poteva nonnascere questo splendido fiore di devo-zione verso la Madonna. Continuate acoltivarlo con la certezza che Don Mario,dal Cielo, ci segue con la corona inmano».

NOTIzIE fLASH DAL MONDO ORIONINO

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18NOTIzIE fLASH DAL MONDO ORIONINO

SAN SEvERINO MARCHEIncontro annuale degli ex allievi

Ex allievi provenienti da varie parti d’Italia, il 30 settembre si sono ritrovati nel chiostrodel vecchio istituto Don Orione di San Severino Marche per ascoltare alcune riflessionidel pensiero orionino e assistere alla presentazione del libro di alessandro Priorelli“Noi siamo come le persone che incontriamo” con introduzioni di Carlo Massacci eDon alberto Bindi, ha accompagnato la lettura dei brani il giovane violoncellista set-tempedano Filippo Boldrini. a fare gli onori di casa il Presidente dell’associazione Gil-berto Sacchi e la vice sindaco del Comune di San Severino Marche Vanna Bianconi.Sono intervenuti anche il Grand’ufficiale di San Gregorio Magno annibale Gilardenghi,il Presidente della sezione di Borgonovo Bruno Schinardi e il sempre presente Pierdo-menico Fusini, il Direttore e Vice Direttore dell’Endofap di Fano Roberto Giorgio edElisabetta Giorgi. Nel pomeriggio lo spettacolo Padre Gianfranco Priori conosciutocome frate mago attualmente rettore del santuario della Madonna del Lambro a Mon-tefortino. La bella novità di questa edizione è stata la consegna del premio “a bracciaaperte” destinato allo studente dell’Itis dell’Endofap di Fano distintosi per “gesti disolidarietà, di generosità o per genialità artistica nell’ambito scolastico”. D

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ROMAConvegno annualedegli Ex allievi

La fine di ottobre nel Centro “DonOrione” di Roma - Monte Mariosi è cele-brato il Convegno annuale degli Ex allievidi Don Orione, delle sezioni orfani e mu-tilatini. Hanno partecipato all’incontrooltre 60 persone, tra cui il Presidente Na-zionale Mauro Sala e Padre Laureano Dela Red, Consigliere generale incaricatodelle realtà laicali. L’incontro è iniziatocon il saluto di accoglienza di Don al-berto alfarano, economo del Centro cheha esortato i presenti a vivere “sempre in-sieme orioninamente”, sfidandoli a por-tare all’incontro dell’anno prossimo unodei loro figli, per passare il testimonedell’orioninità alle nuove generazioni.Il presidente Mauro Sala, invece, ha ma-nifestato la sua gioia nel partecipare al-l’incontro, convinto che questo serva adare unità a tutti i gruppi. Infine, Padre Dela Red ha ricordato le attese dell’ultimoCapitolo Generale sul tema dei laici esull’intera Famiglia Orionina e ha dato al-cune informazioni sulla Congregazionefuori dall’Italia. L’incontro è stato chiusoda Don Primo Coletta, che ha espresso unsaluto di incoraggiamento e di ringrazia-mento per quanto significano gli ex allieviper la Famiglia orionina. Nel corso dellamattinata si sono svolte anche le elezionidel Consiglio direttivo delle due sezioni,orfani e mutilatini.

bORgONOvO (PC)60° Raduno degli Ex allievi

Lo scorso settembre, all’Istituto Don Orione di Borgonovo (PC), si è celebrata la tradi-zionale Festa degli Ex allievi che quest’anno ha raggiunto la sua 60° edizione. Per que-sta particolare occasione è stata allestita una mostra fotografica permanente dedicataa Don Orione, intitolata “Servire negli uomini il figlio dell’Uomo”, che è stata inaugu-rata e aperta al pubblico nella Chiesa Beata Vergine della Concezione.La mostra è stata visitata da tante persone sempre guidate dagli Ex allievi che, a turno,si sono prestati ad illustrare la vita del Santo e a far conoscere la Piccola Opera dellaDivina Provvidenza. Durante il Raduno particolare riguardo è stato rivolto agli Ex rimastiin vita che erano presenti anche 60 anni fa nel vecchio Istituto per celebrare il 1° Ra-duno degli Ex allievi borgonovesi; questi sette anziani privilegiati, hanno ricevuto unprezioso attestato di riconoscimento dal Presidente Nazionale Ing. Mauro Sala.L’assemblea generale nell’aula Magna introdotta dal Presidente Bruno Schinardi se-condo le indicazioni generali sul tema “Gli Ex allievi e le nuove povertà”, poi le infor-mazioni relative ai recenti avvicendamenti generali dei dirigenti provinciali dell’Operaelencati dall’Economo della Provincia Italiana Don alessandro D’acunto.La S. Messa è stata concelebrata dai sacerdoti orionini presenti, Don D’acunto, DonLuigi Battistotti, Don alberto Parodi e il parroco emerito di Borgonovo Don Paolo Bu-scarini, alla presenza di tante altre persone appartenenti al MLO locale di cui gli Ex al-lievi si sentono parte importante e trainante perché laici primogeniti direttamenteincaricati dal Santo Fondatore.

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giorni. Padre Baldussi fu per moltianni il “padre spirituale” della Con-gregazione in argentina, una speciedi canonico Perduca, ricercato con-fessore e consigliere di anime. “abbiamo fatto tesoro di molte coseche, a forza di ripeterle, restavano im-presse. Ci parlava della “incompren-sione dei buoni”, della santità “chebisogna volerla”, ci insegnava nonsolo a parlare con Dio, ma a piangerecon lui, diceva: “quando sei irritato,non litigare con gli altri; appàrtati unmomento e scarica tutta la tua rabbiapiangendo davanti al Padre”. Lo ricordano in particolare le Consa-crate dell’Istituto Secolare Orionino.“Era sempre presente nei nostri in-contri e agli esercizi spirituali. Cele-brava l’eucaristia alle nostre riunionimensili, poi pranzava con noi condi-videndo momenti di sana allegria: ri-deva, cantava e mostrava la gioia diessere con noi. Ci insegnava ad amaremolto la Madonna, ripetendo sempre“abbiamo una madre che amiamomolto, molto, e si chiama…” Tutte do-vevamo rispondere forte: Maria!“L’Ave Maria e… avanti!” era il suo sa-luto finale, unito alla benedizione chemai mancava” (Lina Gulino).

Discreto, positivo, di molta pietà e de-vozione. Conservo di lui un ricordobello, di stima e di affetto per la suapersona e per la sua totale dedizionealle anime: di novizi, di chierici, diconfratelli, di suore, di disabili e dipersone semplici e povere del “bar-rio” di Claypole cui si dedicava conentusiasmo e sacrificio. aveva alcuneconvinzioni umane e religiose ferme

e poi era molto aperto e comprensivocon tutti. Ha vissuto per la Congrega-zione e godeva di ogni suo bene.ad ogni incontro con lui, mi facevafare il giro del mondo della Congre-gazione con le sue domande, interes-sato a conoscere persone, opere esviluppi. Era un vero figlio della Fami-glia orionina e ne divenne un buonPadre.

José Oscar Baldussi nacque a Buenosaires il 21 gennaio 1923. Studiò

teologia con i Gesuiti e divenne sacer-dote il 2 dicembre 1951. Mentresvolgeva il ministero nell’OspedaleRawson di Buenos aires, conobbe ildott. Romolo Garona Garbia e donGino Carradori, che gli fece visitare al-cune opere orionine dicendogli: “Noisiamo i Gesuiti dei poveri”.Entrò in Congregazione il 9 novem-bre 1956, a 33 anni, e, fatto il suoanno di Noviziato a Claypole, pro-fessò l’8 dicembre 1957.Fu Padre maestro dei novizi a più ri-prese (1964-1967, 1971-1977, 1989-1997, 2001-2005); formatore e diret-

tore dei chierici a San Miguel dal 1977al 1989; per molti anni consigliere e vi-cario provinciale, anche superiore pro-vinciale dal 1967 al 1970. Nel 2006,passò al Piccolo Cottolengo di Claypolee rimase sino alla fine disponibile agliimpegni nella parrocchia e soprattuttoal ministero della confessione e del con-siglio. Morì il 17 settembre 2013,quando aveva 90 anni di età, 55 di pro-fessione e 61 di sacerdozio.

Mi piace ricordare padre José Baldussicon alcuni tratti di personalità de-scritti nel 1960 da padre Pablo Busso-lini, suo superiore, in vista dellaprofessione perpetua.“È sereno, buono, aperto; generoso,più preoccupato delle necessità delprossimo che di se stesso. ama i lavoriumili, l’apostolato intimo e quello chenon è appariscente. Disponibile sem-pre e a tutti; lavoratore, mortificato,non si lamenta mai delle incomoditàe delle fatiche. È un elemento moltoprezioso per la Congregazione”.Quanti l’abbiamo conosciuto, pos-siamo testimoniare che queste carat-teristiche le ha vissute fino agli ultimi

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“SPLENDERANNO COME STELLE”FLavIO PELOSO

“È sereno, buono, aperto;generoso, più preoccupatodelle necessità del prossimoche di se stesso...”

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“SPLENDERANNO COME STELLE”

RICORDIAMOLI INSIEME

DOn gIOvannI DaLLa MORa

Deceduto il 1° novembre 2018 nellacasa di Trebaseleghe (PD - Italia). Natoa Feltre (BL -Italia) il 16 agosto 1913,aveva 105 anni di età, 75 di profes-sione religiosa e 65 di sacerdozio. ap-parteneva alla Provincia “Madre dellaDivina Provvidenza” (Italia).

SuOR MaRIa ISaBEL

Deceduta l’ 11 novembre 2018 a Tor-tona (Italia), presso la Casa Madre.Nata a Rivadavia ( Buenos aires - ar-gentina) il 29 agosto 1927, aveva 91anni di età e 69 di Professione Reli-giosa. apparteneva alla Provincia“Mater Dei” – Italia.

SuOR MaRIa MônICa

Deceduta il 27 ottobre presso l’Hospi-tal IVa Dr Benedicto Montenegro (Bra-sile). Nata a Gravatal Tubarão (SC –Brasile) il 21 marzo 1943, aveva 75anni di età e 55 di Professione Reli-giosa. apparteneva alla Provincia“N.S. aparecida” – Brasile.

SuOR MaRIa ERnESta

Deceduta il 28 ottobre 2018 pressola Casa Madre a Tortona (Italia). Nataad anguillara Sabazia (RM – Italia), il28 dicembre 1926, aveva 91 anni dietà e 54 di Professione Religiosa. ap-parteneva alla Provincia “Mater Dei”– Italia.

P. JOSé bALDUSSIPadre spirituale dell’Argentina orionina.