Esercitazioni per il corso di Chimica Fisica I II° anno ... · dU C dT U CV T cV m T T T V U U f i...
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Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
www.chimica.unipd.it/vincenzo.amendola 18/09/2017 www.chimica.unipd.it/alberta.ferrarini
Esercitazioni per il corso di Chimica Fisica I
II° anno della laurea in Scienza dei Materiali
Parte I
E1.1
Si supponga di bere dell’acqua da un bicchiere per mezzo di una cannuccia lunga 20 cm. Dire
quale differenza di pressione bisogna applicare con la bocca per bere l’acqua (quando si
succhia attraverso la cannuccia si crea una depressione sulla superficie di liquido all’interno
della cannuccia).
La pressione (p) è definita come la forza diviso l’area sulla quale è applicata. L’unità di misura
utilizzata nel S.I. è il Pascal:
1 Pa = 1 N m-2
A pressione standard si ha op =105 Pa.
A pressione atmosferica si ha p=101325 Pa.
Altre unità di misura sono
bar: 1 bar = 105 Pa
atmosfera: 1 atm = 101325 Pa
torr: 1 Torr = 133.32 Pa = 101325/760 Pa
millimetri di mercurio: 1 mmHg = 133.32 Pa = 101325/760 Pa
Il liquido deve salire di 20 cm sopra il livello nel bicchiere. Il liquido nel bicchiere si trova a
pressione atmosferica
p=1 atm=101325 Pa
mentre nella cannuccia p0<p perchè si abbia risalita del liquido, ed in particolare la differenza di
pressione deve essere tale da bilanciare il peso della colonna di acqua alta h e di diametro pari a
quello della cannuccia:
pAhAgF ∆ρ ==
dunque
Pa1962sm
kg1962m2.0s/m81.9m/kg10ghp
2
233 =⋅
=⋅⋅== ρ∆
dato che la densità dell’acqua è ρ=1g/cm3=1000 kg/m3.
Parte I
2
Si osserva che è sufficiente una depressione pari a 1962/101325~1/51 volte la pressione atmosferica
per ottenere la salita del liquido.
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E1.2
Qual è la forza esercitata sul corpo umano dall’atmosfera? Cosa accadrebbe al corpo umano
se la pressione esterna fosse ridotta fino a 10-6 atm? In base al risultato, 1 atm può essere
considerata una pressione “elevata”?
Per calcolare la forza F esercitata sul corpo umano si usa la definizione di pressione:
A
Fp =
dove A è l’area sulla quale viene esercitata la forza F.
Nel caso del corpo umano, assumiamo che la superficie complessiva sia ~2 m2. Dunque
N202650m2Pa101325ApF 2 =⋅=⋅=
Tale forza equivale a quella esercitata da un oggetto del peso di 2 ton (F/g~20000 kg). Tuttavia, non
risentiamo di questo peso perchè la pressione dei fluidi al nostro interno è in equilibrio meccanico
con la pressione esterna.
Se la pressione esterna scendesse a 10-6 atm, i fluidi all’interno del corpo umano comincerebbero a
bollire ed evaporare (la temperatura di ebollizione diminuisce con il diminuire della pressione),
raffreddando e poi congelando il resto dell’organismo.
La definizione di “elevata” in generale è qualitativa e priva di senso, mentre una considerazione
quantitativa necessita di un confronto con un caso preso come riferimento. Ad esempio, la pressione
in uno pneumatico di automobile è di ~2 atm, e 4 ruote sono sufficienti a sorreggere il peso di ~1
ton. La pressione all’interno della Terra, ad una profondità di 1000 km, ammonta invece a 250000
atm. Prendendo come riferimento uno di questi casi, si può valutare se la pressione atmosferica sia
“elevata” o meno rispetto ad essi.
Parte I
4
E1.3
Un sottomarino si trova alla profondità di 10 m sotto il livello del mare. La pressione dell’aria
dentro il sottomarino è di 1 atm. Un marinaio vuole aprire lo sportello superiore per
consentire ad un sub di andare all’esterno. Lo sportello ha un’area di 2 m2. Calcolare la forza
che il marinaio deve applicare per sollevare lo sportello.
Il sommergibile si trova alla stessa pressione dell’atmosfera, per cui lo sportello risentirà di una
pressione p0 dovuta solo alla colonna d’acqua alta 10 m (senza il contributo della pressione
atmosferica), che è pari a
242330 m/N1081.9m10s/m81.9m/kg10ghp ⋅=⋅⋅== ρ
dunque la forza F è
N1062.19m2Pa1081.9ApF 4240 ⋅=⋅⋅=⋅=
che corrisponde al peso esercitato da un oggetto di 20 ton (F/g~20000 kg).
Chiaramente, non è possibile esercitare una tale forza per sollevare lo sportello. Nella realtà, la
procedura di apertura dello sportello in fondo al mare prevede che prima la camera stagna sia
riempita d’acqua alla stessa pressione di quella esterna, in modo che la forza da applicare sia pari a
quella del peso dello sportello meno la forza di galleggiamento dovuta alla spinta idrostatica.
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E1.4
Assumendo che tutta l’aria sia contenuta in uno strato spesso h=10 km intorno alla Terra, che
la pressione sia 1 atm e che la temperatura sia 14 °C, calcolare il numero totale di moli di gas
nell’atmosfera. Assumendo che l’ossigeno sia il 21%, calcolare le moli totali di ossigeno. Dato
che gli organismi viventi usano 0.5 1016 mol di ossigeno all’anno, quanto velocemente si
consumerebbe nell’atmosfera se la sua quantità non fosse mantenuta costante in modo
naturale grazie alla fotosintesi?
Per rispondere ai quesiti di questo esercizio, è necessario assumere che il gas che costituisce
l’atmosfera sia perfetto e in equilibrio termodinamico con l’ambiente circostante, anche se questo
non è vero dato che sia la temperatura che la pressione non sono costanti nel tempo e uniformi nello
spazio, ed esiste anche un flusso macroscopico di aria da e verso l’atmosfera. Tuttavia, questa
assunzione consente di stimare la quantità di ossigeno nell’atmosfera.
Il gas perfetto (anche detto gas ideale) è un gas che può essere descritto dalla seguente equazione di
stato:
RT
pVnnRTpV =→=
dove V è il suo volume, T la temperatura, n il numero di moli del gas ed R la costante dei gas, che
vale 8.314(47) J K-1 mol-1.
Quindi, per prima cosa calcoliamo il volume del gas, sapendo che il raggio della Terra è r= 6500
km, per cui lo strato sferico ha volume
( ) ( ) 31823322333 m103.5hr4rhrh3hr3r3
4r
3
4hr
3
4V ⋅=≈−+++=−+= ππππ
dove si è sfruttato il fatto che h<<r . Dunque si ottiene
( ) mol102molJ
mN102
K15.287Kmol/J314.8
m103.5m/N101325n 2020
3182
⋅=⋅⋅⋅=⋅⋅
⋅⋅=
di cui il 21% sono moli di ossigeno:
mol104.0mol10221.0n 20202O ⋅=⋅⋅=
per cui servirebbero idealmente
year8000year/mol105.0
n16
2O ≈⋅
Parte I
6
per consumare tutta la riserva di ossigeno. In realtà, se la concentrazione di ossigeno scende al di
sotto del 21%, ci sarebbero seri problemi di respirazione, per cui si percepirebbero gli effetti già
dopo un centinaio di anni.
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E1.5
Quale altezza dovrebbe avere un barometro che utilizzasse olio di semi di lino (ρ ρ ρ ρ = 0.94 g cm-
3) al posto del mercurio (ρ ρ ρ ρ = 13.6 g cm-3) per misurare la pressione atmosferica sulla Terra?
E1.6
La temperatura sulla superficie del sole è di ~6000K e la quantità di energia emessa per unità
di tempo e di area sotto forma di fotoni è data da
4
cTI
4γ=
dove γγγγ=7.56 10-16 J K-4 m-3 e c=3 108 m/s. Il raggio del sole è R=700000 km.
Calcolare l’energia E irradiata dal sole in 1 s.
Parte I
8
E1.7
Un uomo necessita di 2000 kcal al giorno, in media, per far funzionare l’organismo in modo
appropriato. Calcolare la potenza utilizzata da un uomo.
In base alla prima legge della Termodinamica, il calore q può essere definito come
wUq −= ∆
dove ∆U è la variazione di energia interna (ovvero dell’energia totale) del sistema in seguito ad una
trasformazione, e w il lavoro eseguito sul sistema. Il calore si considera positivo se è assorbito dal
sistema, negativo se è ceduto.
Per risolvere l’esercizio, innanzitutto si esprime il calore in Joule (S.I.)
q = 2000 kcal . 4.184 J/cal = 8368 kJ
a questo punto, la potenza P consumata da un uomo si ottiene come
t
qP =
dove
t =1 day . 24 hour/day . 60 min/hour . 60 s/min = 86400 s
dunque
P=8368 kJ / 86400 s = 96.85 W
in pratica la stessa potenza assorbita da una lampadina a incandescenza.
I primi studi sul calore prodotto dagli organismi viventi sono stati eseguiti da Lavoisier e Laplace su
animali, utilizzando dei calorimetri (XVIII° secolo). In questo modo, la termodinamica ha fornito le
basi per determinare la dieta umana dal punto di vista energetico.
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E1.8
Un blocco metallico di massa 1.4 kg è stato riscaldato alla temperatura di 400 K e
successivamente posto in 0.3 kg di acqua. La temperatura dell’acqua aumenta da 294 K a 300
K. Calcolare il rapporto dei calori specifici del metallo e dell’acqua, assumendo che non
dipendano dalla temperatura e dal volume nell’intervallo considerato.
Il calore specifico c [J K-1 kg-1] di una sostanza è definito come la capacità termica C [J K-1] per
unità di massa:
mcC ⋅=
Se assumiamo che C è indipendente dal volume, come suggerito dal problema, allora si può
ricorrere alla definizione di CV:
dTCdUT
UC V
VV =→
∂∂=
dove U è l’energia interna della sostanza di massa m.
A questo punto, se assumiamo che CV sia indipendente dalla temperatura, come suggerito dal
problema, si può integrare membro a membro dallo stato iniziale i a quello finale f nel modo
seguente
TmcTCUdTCdU VV
T
T
V
U
U
f
i
f
i
∆∆∆ ==→= ∫∫
Trattandosi di un sistema chiuso, la differenza di energia interna (ovvero dell’energia totale) del
sistema deve essere 0
0UUU acquametalloTot =+= ∆∆∆
per cui è possibile scrivere
( ) ( ) ( )( )i
metallof
metallometallo
iacqua
facquaacqua
acqua
metalloiacqua
facquaacquaacqua
imetallo
fmetallometallometallo
TTm
TTm
c
c0TTmcTTmc
−−
−=→=−+−
dove
K294T
kg3.0m
K300TT
K400T
kg4.1m
iacqua
acqua
facqua
fmetallo
imetallo
metallo
=
=
==
=
=
dunque si ottiene
Parte I
10
( )( ) 78
101285716.0
K400K300kg4.1
K294K300kg3.0
c
c
acqua
metallo ≈=−−
−=
il che significa che l’acqua richiede ~78 volte più energia per aumentare la propria temperatura allo
stesso valore del metallo in questione. L’elevato calore specifico, nell’intervallo di temperatura in
esame, rende l’acqua un ottimo materiale per il raffreddamento.
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E1.9
Una corrente elettrica i=1 A passa attraverso una resistenza alla quale è applicata una
differenza di potenziale ddp=12 V per un tempo ∆∆∆∆t=3000 s. Tutto il lavoro eseguito dalla
corrente elettrica è trasformato in calore dalla resistenza ed è usato per riscaldare di 5.5 K
una sostanza. Qual è la capacità termica della sostanza? Se ne trascuri la dipendenza dal
volume e dalla temperatura.
Nel caso del sistema proposto dal problema, la capacità termica C è legata al calore q e alla
variazione di temperatura ∆T dalla seguente relazione:
TCqUdTCdU VV ∆∆ ==→=
dove assumiamo che C sia indipendente dal volume e dalla temperatura nell’intervallo considerato.
Dunque per determinare C devo prima calcolare il calore generato dal passaggio di corrente:
J36000sC
J
s
C36000AVs36000s3000V12A1tddpitRitPq 2 ===⋅⋅=⋅⋅=== ∆∆∆
dove P è la potenza generata dal passaggio di corrente ed il prodotto della resistenza R per la
corrente i è la ddp applicata.
Arrivo così a
K/J6545K5.5
J36000
T
qC ===
∆
Parte I
12
E1.10
La capacità termica molare a volume costante CV,m di una sostanza è espressa dalla formula
BTAC m,V +=
dove A e B sono delle costanti. Calcolare la variazione di energia interna della sostanza in un
processo di riscaldamento isocoro dalla generica temperatura iniziale Ti alla temperatura
finale Tf.
Eseguire il calcolo nel caso in cui CV,m sia espressa dalla formula 2
m,V CTBTAC −−+=
dove C è un’altra costante.
La variazione infinitesima di energia interna dU a volume costante è legata alla capacità termica
molare dalla seguente relazione
dTnCdU m,V=
dove n è il numero di moli. Integrando membro a membro si ha
( ) ( )2i
2fif
T
T
T
T
m,V
T
T
TT2
BnTTnABTdTAndTnCdUU
f
i
f
i
f
i
−+−=+=== ∫∫∫∆
Nel secondo caso si ha
( ) ( )
++−+−=−+= ∫
−
if
2i
2fif
T
T
2
T
1
T
1nCTT
2
BnTTnAdTCTBTAnU
f
i
∆
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E1.11
Calcolare la variazione di entropia S di 1 mol di una sostanza la cui temperatura varia da Ti a
Tf e la cui capacità termica a volume costante è data dalla formula 2
V CTBTAC −−+=
dove A, B e C sono delle costanti.
L’entropia è una funzione di stato (estensiva) introdotta dal II° principio della termodinamica, il
quale afferma che, per un sistema chiuso:
- in una trasformazione adiabatica reversibile si ha ∆S=0
- in una trasformazione adiabatica non reversibile ∆S>0
- la variazione di S in una qualsiasi trasformazione reversibile dallo stato iniziale i a quello finale
f può essere calcolata integrando
∫∫ ==f
i
revf
i T
qdSS
δ∆
dove qrev è il calore scambiato durante la trasformazione.
Si noti che la variazione infinitesima di calore è indicata con qδ anziché con dq a significare che
non si tratta necessariamente di un differenziale esatto, mentre lo diventa solo dividendo per T (che
si dice appunto fattore integrante).
Dato che
VV T
UC
∂∂=
e che
pdVTdSdU −=
deriva che la variazione di entropia con la temperatura a volume costante è data da
VVV T
ST
T
UC
∂∂=
∂∂=
per cui
( )
−+−+=−+=→= ∫
−
2i
2f
ifi
fT
T
2V
T
1
T
1
2
CTTB
T
TlnAdT
T
CTBTASdT
T
CdS
f
i
∆
Parte I
14
E1.12
Qual è la variazione di entropia di 100 g di acqua riscaldati, a pressione costante, dalla
temperatura di 20 °C fino a quella corporea di 37 °C? La capacità termica molare dell’acqua
liquida vale Cp,m=75.5 J mol-1 K -1 e si può considerare costante in questo intervallo di
temperatura.
Per definizione, l’entropia (funzione di stato) è espressa dalla seguente relazione:
T
qdS revδ
=
dove la variazione di calore è riferita ad un processo reversibile.
Inoltre, nel problema si fa riferimento ad un processo di scambio di calore a pressione costante, che
coincide con la definizione di entalpia (H):
dHq =δ
ovvero in queste condizioni è possibile sostituire qδ con un differenziale esatto (dH).
A questo punto per esplicitare dH posso utilizzare la definizione di capacità termica a pressione
costante:
dTCdHqT
HC p
pp ==→
∂∂= δ
per cui integrando membro a membro nell’ipotesi che Cp sia indipendente da T si ha
i
fp
T
T
pS
S T
TlnCSdT
T
CdS
f
i
f
i
=→= ∫∫ ∆
Dato che
m,pp nCC =
devo calcolare le moli di acqua
mol55.5mol/g01.18
g100n ==
dunque
K/J62.23K15.293
K15.310ln
Kmol
J5.75mol55.5S =
⋅⋅=∆
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E1.13
Un campione di acqua (mA=35.0 g) alla temperatura di TA=25.0 °C viene mescolato in un
recipiente adiabatico contenente un secondo campione di acqua (mB=160.0 g) alla
temperatura di TB=86.0 °C. Sapendo che la capacità termica molare a pressione costante
dell’acqua è Cp,m=75.5 J mol-1 K -1, calcolare la variazione di entropia dei due campioni e
dell’intero sistema.
Analogamente a quanto visto con l’esercizio precedente, a pressione costante la variazione di
entropia può essere calcolata mediante
i
fm,p
i
fp
T
T
pS
S T
TlnnC
T
TlnCSdT
T
CdS
T
qdS
f
i
f
i
==→=→= ∫∫ ∆δ
dunque è necessario conoscere il numero di moli e la temperatura finale del sistema. Il calcolo del
numero di moli è immediato:
mol943.1mol/g01.18
g0.35nA ==
mol881.8mol/g01.18
g0.160nB ==
Il calcolo di Tf richiede di utilizzare il fatto che, per il sistema in esame, la variazione di entalpia
HA=-HB, per cui
( ) ( ) K20.348nn
TnTnTTTCnTTCn
BA
AABBfBfm,pBAfm,pA =
++
=→−−=−
La variazione di entropia risulta pertanto
K/J998.1SSS
K/J704.20T
TlnCnS
K/J702.22T
TlnCnS
BAtot
B
fm,pBB
A
fm,pAA
=+=
−==
==
∆∆∆
∆
∆
Parte I
16
E1.14
Calcolare la variazione di entropia che risulta miscelando mA=100 g di acqua alla temperatura
TA=80 °C con mB=100 g di acqua a TB=10 °C in un recipiente adiabatico, sapendo che per
l’acqua liquida Cp,m=75.5 J mol-1 K -1.
E1.15
Un oggetto di oro (Cp,m=25.42 J K-1mol-1) alla temperatura TAu=25 °C è immerso in un
recipiente isolato termicamente contenente mH2O=12 g di acqua a TH2O=8 °C. La temperatura
dell’acqua raggiunge i 13°C. Calcolare la massa dell’oggetto di oro e la variazione di entropia
totale.
E1.16
La capacità termica dell’ossigeno a pressione costante, in unità di J K-1 mol-1, nell’intervallo
di temperatura compreso fra 300 K e 1200 K è data dalla seguente relazione: 273
m,p T1062.38T1098.1272.25C −− ⋅−⋅+=
Calcolare la variazione di entropia quando una mole di ossigeno molecolare è riscaldata a
pressione costante da 400 K a 1000 K.
E1.17
La capacità termica molare del cloro gassoso segue la seguente relazione (unità in J K-1 mol-1)
T008.00.31C m,p +=
Calcolare la variazione di entropia quando 2 mol del gas sono riscaldate da 300 K a 400 K a
pressione costante.
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17
p
V V1
V2
p2
p1
2) isobara
4) isobara
1)
iso
cora
3)
iso
cora
E1.18
Un processo ciclico avviene su una mole di gas ideale monoatomico e consiste dei seguenti
stadi:
1) aumento di pressione da p1 a p2 a volume costante V=V1
2) aumento di volume da V1 a V2 a pressione costante p=p2
3) diminuzione di pressione da p2 a p1 a volume costante V=V2
4) diminuzione di volume da V2 a V1 a pressione costante p=p1
Calcolare il lavoro w svolto nel processo, il cambio di energia interna ∆∆∆∆U del gas e il calore q
trasferito al o dal sistema ad ogni stadio e al termine di un ciclo completo.
Calcolare l’efficienza di una macchina termica basata su un ciclo di questo tipo.
Il processo descritto in questo esercizio si compone di 4 trasformazioni, dove per trasformazione si
intende il passaggio di un sistema da uno stato iniziale, descritto da un ben definito set di variabili
di stato del sistema, ad uno stato finale in cui almeno una delle variabili di stato ha cambiato valore.
Lo stato di un gas è definito dalla sua “equazione di stato”, che per il gas perfetto è
RT
pVnnRTpV =→=
Per cui le variabili che descrivono una qualsiasi trasformazione in un gas perfetto sono p, V e T
(assumendo n costante):
i
i
i
V
p
T
→ionetrasformaz
f
f
f
V
p
T
In un ciclo termodinamico, il sistema è sottoposto ad una sequenza di trasformazioni che lo
riportano allo stato iniziale, ovvero al termine del ciclo tutte le variabili di stato assumono lo stesso
valore che avevano all’inizio.
Per risolvere il problema, si comincia calcolando w, ∆U e q per
uno stadio alla volta, sapendo che
∆U=w+q
Inoltre è essenziale distinguere le funzioni di stato (U, S, H, p,T,
V), che in termini differenziali sono integrabili (differenziali
esatti: dU, dS, dH, dp, dT, dV), dalle grandezze che non lo sono
(q, w).
Parte I
18
1) Per definizione, il lavoro svolto da un sistema gassoso è dato da
δw=-pextdV
dove pext è la pressione esterna. Il segno – sta ad indicare che il lavoro compiuto dal sistema (lavoro
di espansione) è considerato negativo nel computo dell’energia interna.
Consegue che in una trasformazione isocora (dV=0) si ha lavoro nullo:
w1=0
da cui deriva
∆U1=w1+q1→ ∆U1=q1
Per definizione di gas ideale monoatomico, la variazione di energia interna dipende solo dalla
temperatura secondo
TnR2
3U ∆∆ =
ed essendo
nR
pVTnRTpV =→=
si ha
( ) ( )121121
1 ppV2
3pp
nR
VnR
2
3U −=−=∆
2) In questo stadio p è costante, per cui pext=p2 e posso integrare per ottenere w
( )122
V
V
22 VVpdVpw2
1
−−=−= ∫
mentre l’energia interna varia di
( ) ( )122122
2 VVp2
3VV
nR
pnR
2
3TnR
2
3U −=−== ∆∆
Il calore scambiato nel processo lo ottengo come di consueto dalla differenza tra energia interna e
lavoro
q2=∆U2-w2 ( ) ( ) ( ) 0VVp2
5VVpVVp
2
3122122122 >−=−+−=
dove si osserva che il calore assorbito dal sistema è >0 nel computo dell’energia interna.
3) Al terzo stadio si avrà, in modo analogo al primo
dV=0→w3=0
∆U3=q3 ( )212 ppV2
3 −=
4) Al quarto stadio si avrà, in modo analogo al secondo
w4=-p1(V1-V2)
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( )2114 VVp2
3U −=∆
q4=∆U4-w4= ( ) ( ) ( ) 0VVp2
5VVpVVp
2
3211211211 <−=−+−=
Complessivamente, trattandosi di uno ciclo ed essendo U funzione di stato (mentre w e q non lo
sono), deve valere
( ) ( ) ( ) ( )2112121221214321ciclo VVp2
3ppV
2
3VVp
2
3ppV
2
3UUUU0U −+−+−+−=+++== ∆∆∆∆∆
Per il lavoro totale si ha
( ) ( ) ( )( ) 0VVppVVp0VVp0wwwww 12122111224321ciclo <−−−=−−+−−=+++=
Il calore totale posso ottenerlo dalla differenza tra energia interna e lavoro
( )( ) ( )( )12121212ciclociclociclo VVppVVpp0wUq −−=−−+=−= ∆
per controllo posso anche eseguire la somma del calore scambiato nei 4 stadi:
( ) ( ) ( ) ( )
( ) ( ) ( ) ( )
( ) ( ) ( )( ) ( )( )
( )( ) 0VVpp
VVpp2
5VVpp
2
3VVp
2
5p
2
5V
2
3V
2
3pp
VVp2
5ppV
2
3VVp
2
5ppV
2
3
VVp2
5ppV
2
3VVp
2
5ppV
2
3qqqqq
1212
121212121212112
121122122121
2112121221214321ciclo
>−−=
=−−+−−−=−
−+
−−=
=−−−−−+−=
=−+−+−+−=+++=
E’ quindi evidente come il sistema esegua lavoro (wciclo<0) per effetto del calore assorbito
(qciclo>0).
Sui cicli termodinamici si basa il funzionamento delle macchine termiche,
le quali servono a trasformare il calore in lavoro. In particolare, le
macchine termiche sfruttano la tendenza spontanea del calore a fluire da
una riserva calda ad una fredda, ricevendo energia sotto forma di calore
(qh) da un serbatoio termico ad alta T (Th), utilizzano parte di questa
energia per compiere lavoro e infine scaricano il resto del calore (qc) ad un
serbatoio termico a bassa T (Tc).
Il fattore di conversione del calore in lavoro è detto efficienza (η ) di una
macchina termica. Per definizione, η è data dal rapporto tra il lavoro eseguito dalla macchina, che è
uguale a -wciclo (ovvero al lavoro eseguito dal sistema cambiato di segno perchè per convenzione il
lavoro eseguito dal sistema è negativo) e il calore assorbito dalla macchina qh
Parte I
20
h
ciclo
q
w−=η
In questo esercizio, dato che qh è il calore trasferito al sistema (ovvero >0), si ha che
( ) ( )12212121h VVp2
5ppV
2
3qqq −+−=+=
e dunque
( )( )( ) ( )122121
1212
VVp2
5ppV
2
3
VVpp
−+−
−−=η
Dato che, fissate le temperature Th e Tc, il calore assorbito dal sistema durante il ciclo
termodinamico dipende dalla sua capacità termica (vedi esercizio 1.10), sostanze con capacità
termica più elevata avranno qh maggiore e, a parità di lavoro eseguito, η minore. Per esempio, un
gas ideale biatomico ha capacità termica più elevata di uno monoatomico, per cui avrebbe un
omonoatomich
biatomicoh qq > che comporterebbe un’efficienza inferiore a parità di lavoro eseguito w.
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
21
E1.19
Si desidera mantenere la temperatura interna di una stanza a 23 °C mentre la temperatura
esterna è di 0 °C. Di quanto si ridurrebbe il consumo di energia elettrica usando una pompa
di calore con comportamento ideale reversibile invece di un riscaldatore elettrico?
Il problema chiede di prendere in considerazione una pompa di calore,
ovvero una macchina che utilizza lavoro per trasferire il calore qh ad
un sistema a temperatura più elevata (Th da “hot”), prelevandolo da un
sistema a temperatura inferiore (Tc da “cold”).
L’efficienza della pompa di calore è per definizione data da
ciclo
h
w
q−=η
che nel caso di comportamento ideale reversibile è uguale a
ch
h
TT
T
−=η
Tale efficienza può essere >1 (al contrario delle macchine termiche, le quali utilizzano calore per
eseguire lavoro e nelle quali 0<η<1).
Dunque la pompa di calore ha efficienza
( )cicloh w87.12q87.12K15.273K15.296
K15.296 −=→=−
=η
Nel caso di riscaldamento mediante resistenza, tutto il lavoro elettrico we è trasformato in calore per
cui
qe=we
Se l’efficienza reale di una pompa di calore fosse uguale a quella teorica, il riscaldamento sarebbe
più efficiente con questo dispositivo.
Parte I
22
p1V1
p2V2
p4V4 p3V3
E1.20
In una macchina di Carnot, contenente 1 mol di gas perfetto, la temperatura della sorgente di
calore è Th=726.85 °C mentre quella del refrigerante è Tc=96.85 °C. Nell’espansione isoterma
il volume finale è il doppio di quello iniziale (Vf=2Vi). Calcolare il lavoro compiuto da questa
macchina in un ciclo completo e il suo rendimento.
Per definizione, la macchina di Carnot esegue lavoro
assorbendo calore da una sorgente a temperatura più
elevata e cedendo calore ad un serbatoio a
temperatura inferiore. Il ciclo di Carnot attraverso il
quale la macchina esegue lavoro è composto da 4
trasformazioni reversibili:
1) espansione isoterma, nella quale si ha cessione
di calore dalla sorgente al sistema, per cui
essendo T costante e qrev=qh si ha
0T
qS h
1 >=∆
2) espansione adiabatica, nella quale non si ha scambio di calore e pertanto
0T
0S2 ==∆
mentre la temperatura passa da Th a Tc.
3) compressione isoterma, nella quale si ha cessione di calore dal sistema al serbatoio
refrigerante, per cui
0T
qS c
3 <=∆
4) compressione adiabatica, nella quale non si ha scambio di calore e pertanto
0S4 =∆
mentre la temperatura passa da Tc a Th.
Dunque la variazione di entropia totale del sistema dopo un ciclo è data da
T
q
T
qS ch
tot +=∆
mentre l’efficienza della macchina termica è data da
h
ch
h
ciclo
T
TT
q
w −=
−=η
che in questo caso corrisponde a
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
23
63.0K1000
K370K1000 =−=η
Cominciamo calcolando il lavoro per ciascuno stadio del ciclo di Carnot.
Per quanto riguarda le due trasformazioni adiabatiche, dato che il calore scambiato è q2=q4=0, vale
4444
2222
wqwU
wqwU
=+==+=
∆∆
Inoltre per il gas perfetto si ha che l’energia interna è funzione esclusivamente della temperatura del
gas. Ad esempio, per un gas perfetto monoatomico si ha
( ) RT2
3nTUU ==
Il problema non specifica che si tratti di un gas monoatomico, tuttavia per gli stadi 2 e 4 è possibile
scrivere
( ) ( )( ) ( )c
i4h
f44
hi2c
f22
TUTUU
TUTUU
−=
−=
∆∆
dove si deve avere necessariamente
( ) ( ) ( )( ) ( ) ( )fh
i2h
f4
cci4c
f2
TUTUTU
TUTUTU
==
==
Pertanto è evidente che si tratta di due contributi uguali in valore assoluto e opposti in segno, dai
quali deriva che la somma
( ) ( ) ( ) ( ) 42chhc42 ww0TUTUTUTUUU +==−+−=+ ∆∆
Il contributo delle due trasformazioni adiabatiche al lavoro totale del ciclo di Carnot è 0.
Per quanto riguarda le due trasformazioni isoterme, sapendo che per un gas vale
dVpw ext−=δ
con pext=p dato che si tratta di trasformazioni reversibili, è possibile sostituire
3
4
3
4c
V
V
3
1
2h
V
V
1
V
VlnK370
Kmol
J314.8mol1
V
VlnnRTdV
V
nRTw
2lnK1000Kmol
J314.8mol1
V
VlnnRTdV
V
nRTw
dVV
nRTw
V
nRTp
4
3
2
1
⋅⋅⋅−=−=−=
⋅⋅⋅−=−=−=
→−=→
=
∫
∫
δ
Parte I
24
Per calcolare il lavoro totale durante il ciclo devo quantificare il rapporto V4/V3. Posso farlo
utilizzando l’equazione di stato dei gas perfetti e l’equazione di Poisson valida per le trasformazioni
adiabatiche reversibili dei gas perfetti, la quale stabilisce che:
pVγ=costante
dove
V
p
C
C=γ
Dunque nel caso dell’esercizio si ha che:
BVpVp
AVpVp
3322
4411
==
==γγ
γγ
dove A e B sono delle costanti, per cui
3
41
1
2
1
c14
c13
h12
h11
44
c4
33
c3
22
h2
11
h1
V
V
A
B
V
V
A
nRTV
B
nRTV
B
nRTV
A
nRTV
V
A
V
nRTp
V
B
V
nRTp
V
B
V
nRTp
V
A
V
nRTp
=
=→
=
=
=
=
→
==
==
==
==
−
−
−
−
−
γ
γ
γ
γ
γ
γ
γ
γ
γ
Dunque anche V4/V3=1/2 ed il lavoro totale è
J3631
02
1lnK370
Kmol
J314.8mol102lnK1000
Kmol
J314.8mol1wwwww 4321tot
−=
=+⋅⋅⋅−+⋅⋅⋅−=+++=
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
25
E1.21
Dimostrare l’equazione di Poisson per trasformazioni adiabatiche reversibili in gas ideali.
In base al primo principio
qwdU ∂+∂=
in una trasformazione adiabatica si ha
wdU0q ∂=→=∂
Per un gas ideale vale sempre
dTCdU V=
perchè U è funzione di stato e nel gas ideale dipende esclusivamente da T.
Inoltre per un gas vale sempre
dVpw ext−=δ
ed in questo caso si ha pext=p dato che si tratta di trasformazioni reversibili.
Dunque è possibile sostituire
pdVdTCpdVw
dTCdUV
V −=→
−=∂=
e trattandosi di un gas ideale posso sostituire
dVV
nRdT
T
CdV
V
nRTdTC
V
nRTp V
V −=→−=→=
Integrando membro a membro e utilizzando il fatto che CV è indipendente dalla temperatura in un
gas ideale, ho
f
i
i
f
i
fV
V
V
T
T
V
V
VlnnR
V
VlnnR
T
TlnCdV
V
nRdT
T
C f
i
f
i
=−=→−= ∫∫
Posso riscrivere il risultato come
nR
f
i
C
i
f
nR
f
i
C
i
f
V
V
T
T
V
Vln
T
Tln
VV
=
→
=
Essendo
nR
pVT =
ho
VV C
nR
f
i
ii
ff
nR
f
i
C
ii
ff
V
V
Vp
Vp
V
V
Vp
Vp
=
→
=
Parte I
26
V
V
V C
CnR
f
i
1C
nR
f
i
i
f
V
V
V
V
p
p+
+
=
=
→
A questo punto considero che per gas ideale vale
Cp=nR+CV
e ponendo
γ=V
p
C
C
ho
γγ
γ
iiff
f
i
i
f
VpVp
V
V
p
p
=→
=
→
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27
E1.22
La temperatura dell’acqua in un pozzo artesiano è di 5 °C, mentre all’esterno del pozzo la
temperatura è di 20 °C. Una macchina termica a contatto con il pozzo e con l’esterno, avente
la stessa efficienza di una macchina di Carnot, esegue un lavoro w=-500 kJ. Quanto calore
trasferisce al pozzo?
Nel sistema proposto dal problema, il pozzo artesiano svolge la funzione di
radiatore, ricevendo il calore qc dalla macchina, mentre l’aria all’esterno del
pozzo è il serbatoio di calore che cede qh alla macchina per consentirle di
svolgere il lavoro w.
L’efficienza della macchina termica è data, per definizione, da
h
ciclo
q
w−=η
che nel caso della macchina di Carnot è anche pari a
051.0K15.293
K15
T
TT
q
w
h
ch
h
ciclo ==−
=−
=η
in quanto il ciclo di Carnot si compone di 4 trasformazioni reversibili.
In un ciclo, deve valere
0qwU ciclociclo =+=∆
dove il calore totale è la somma di calore assorbito dal serbatoio caldo e del calore ceduto (qc<0, da
“released”) al serbatoio freddo
chciclo qqq +=
con
ηciclo
h
wq −=
dunque
kJ9304051.0
11kJ500
11w
ww
qwq0qqw
ciclociclo
ciclo
hciclocchciclo
−=
+−⋅−=
=
+−=
−−−=
=−−=→=++
ηη
Parte I
28
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
www.chimica.unipd.it/vincenzo.amendola 18/09/2017 www.chimica.unipd.it/alberta.ferrarini
Parte II
Derivate di funzioni termodinamiche
E2.0
Relazioni utili.
Le seguenti relazioni, relative a sistemi idrostatici (c’è solo lavoro di volume) chiusi (non
scambiano materia ma solo energia sotto forma di lavoro o calore) a un componente, sono di
interesse per lo svolgimento degli esercizi della Parte II:
Energia interna: pdVTdSdU −=
Entalpia: VdpTdSdH +=
Energia libera di Gibbs: VdpSdTdG +−=
Energia libera di Helmholtz: pdVSdTdA −−=
Si noti come i 4 potenziali termodinamici U, H, A e G sono esprimibili in funzione delle 4 funzioni
termodinamiche T, S, p, V. In particolare, ogni potenziale termodinamico è esprimibile in funzione
di due sole variabili indipendenti, che sono dette variabili “naturali”, mentre tutte le altre sono dette
variabili “coniugate”.
Dunque è possibile affermare che le variabili “naturali” di U, H, A e G sono rispettivamente
U=U(S,V)
H=H(S,p)
G=G(T,p)
A=A(T,V)
Dalle suddette relazioni è possibile ricavare le 4 relazioni di Maxwell, che si basano sul teorema
di Schwartz per derivate miste di differenziali esatti in base al quale, data una generica funzione
x(y,z) si ha che
yzzy y
x
zz
x
y
∂∂
∂∂=
∂∂
∂∂
Dunque si ha
VS
S
V
S
p
V
T
pV
U
TS
U
pdVTdSdU
∂∂−=
∂∂
→−=
∂∂
=
∂∂
→−=
Parte II
2
A
G
H
U
V T
p S
e analogamente
pSS
V
p
TVdpTdSdH
∂∂=
∂∂→+=
pTT
V
p
SVdpSdTdG
∂∂=
∂∂−→+−=
VTVT T
p
V
S
T
p
V
SpdVSdTdA
∂∂=
∂∂→
∂∂−=
∂∂−→−−=
Le suddette relazioni possono essere schematizzate tramite il seguente “quadrato”:
Dove le variabili naturali di ciascun potenziale termodinamico (ad esempio U) si trovano sullo
stesso lato del quadrato (ad esempio per U sarebbero V, S), mentre le derivate prime si trovano sul
lato opposto (ad esempio per U sarebbero T, p). La correlazione tra le derivate e le variabili è
indicata dalle frecce. Le frecce servono anche ad identificare il segno della derivata: quando la
freccia punta verso la derivata, essa ha segno positivo, e viceversa per freccia orientata in direzione
opposta a quella della derivata.
Si osservi che, delle 4 funzioni termodinamiche solitamente utilizzate per esprimere i potenziali
termodinamici, solo p, V, e T sono facilmente accessibili sperimentalmente (le tre funzioni che
descrivono l’equazione di stato di un fluido quale, ad esempio, il gas perfetto o il gas di Van der
Waals), mentre S è di difficile quantificazione.
Per questo motivo, le derivate di funzioni termodinamiche contenenti S sono solitamente espresse in
modo più agevole tramite le seguenti grandezze misurabili sperimentalmente:
- la coefficiente di compressibilità isoterma
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
3
T
T p
V
V
1k
∂∂−=
- il coefficiente di espansione termica
pT
V
V
1
∂∂=α
- il rapporto
VT T
p
k
∂∂=α
- la capacità termica a pressione costante
ppp T
ST
T
HC
∂∂=
∂∂=
- la capacità termica a volume costante
VVV T
ST
T
UC
∂∂=
∂∂=
Parte II
4
E2.1
L’energia interna di una sostanza può essere espressa in funzione del volume V, dell’entropia
S e del numero di moli n come: nR3/S23/23/5 eVAnU −=
con A costante. Dimostrare che la sostanza in questione è un gas ideale.
Per vedere se è un gas ideale ne scrivo l’equazione di stato. Dato che
pdVTdSdU −=
ho che
nR3/S23/23/5
V
enR3
2VAn
S
UT −=
∂∂= (1.a)
e
nR3/S23/53/5
S
eV3
2An
V
Up −
−=
∂∂=−
per cui
V
nR
enR3
2VAn
eV3
2An
T
p
nR3/S23/23/5
nR3/S23/53/5
=
−=
−
−
nRTpV =
che è l’equazione di stato dei gas perfetti.
Sostituendo l’espressione della temperatura (1.a) in U, verifico che l’energia interna è funzione
della sola T come deve essere per un gas ideale:
nRT2
3e
nR3
2VAnnR
2
3U nR3/S23/23/5 =
= −
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
5
E2.2
Dimostrare che per un sistema chiuso si ha 0p
S
H
<
∂∂
.
Un sistema chiuso è un sistema che non scambia materia con l’esterno ma può scambiare energia
(sotto forma di lavoro o calore). Nell’esercizio è specificato questo aspetto in quanto in questo caso
è possibile utilizzare le relazioni termodinamiche viste in E2.0.
Comincio usando la relazione ciclica valida per tutti i differenziali esatti (ovvero per tutte le
funzioni di stato)
1S
H
H
p
p
S
pSH
−=
∂∂
∂∂
∂∂
da cui
pS
H
S
H
H
p
1
p
S
∂∂
∂∂
−=
∂∂
Osservo che ho una derivata di una funzione termodinamica (p) rispetto ad un potenziale
termodinamico (H), mentre di solito è più conveniente il contrario. Allora faccio uso della regola
S
1
Sz
z
1
z p
H
H
p
y
x
x
y
1
x
y
∂∂=
∂∂→
∂∂=
∂∂
=
∂∂ −−
per ottenere
p
S
H
S
H
p
H
p
S
∂∂
∂∂
−=
∂∂
Dato che per definizione VdpTdSdH +=
ho che
TS
H
Vp
H
p
S
=
∂∂
=
∂∂
per cui 0T
V
S
H
p
H
p
S1
pSH
<−=
∂∂
∂∂−=
∂∂ −
Parte II
6
E2.3
Esprimere H
JT p
T
∂∂=µ in termini di coefficienti facilmente misurabili sperimentalmente e
determinare il suo valore per il gas perfetto e per il gas di sfere impenetrabili.
Il coefficiente di Joule – Thomson è per definizione
H
JT p
T
∂∂=µ
dunque descrive la variazione della temperatura al variare della pressione in un processo ad entalpia
costante, ed è un parametro utile per studiare il processo di raffreddamento e liquefazione dei gas.
Come prima cosa bisogna cercare di esprimere JTµ come derivata di H.
Si può usare la relazione ciclica:
1T
H
H
p
p
T
pTH
−=
∂∂
∂∂
∂∂
pTH
JT T
H/
p
H
p
T
∂∂
∂∂−=
∂∂=µ (3.a)
dove si ha ( )T,pHH = mentre le variabili naturali sarebbero ( )p,SH :
VdpTdSdH +=
Dunque si deve passare da ( )p,SH ad ( )T,pH e lo si può fare sostituendo dS in funzione di p e T
dpp
SdT
T
SdS
Tp
∂∂+
∂∂=
per cui
dpVdpp
STdT
T
STVdpdp
p
SdT
T
STVdpTdSdH
TpTp
+
∂∂+
∂∂=+
∂∂+
∂∂=+=
e differenziando rispetto a p si ha:
+
∂∂+=
∂∂
Vdpp
ST0
p
H
TT
ora, usando le relazioni di Maxwell si può effettuare la sostituzione:
pTT
V
p
S
∂∂−=
∂∂
e dato che per definizione il coefficiente di espansione termica è
pT
V
V
1
∂∂=α
si ha che
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
7
VT
V
p
α−=
∂∂−
per cui ottengo
( )T1VVVTp
H
T
αα −=+−=
∂∂
che posso sostituire in (3.a):
( )ppTH
T
H/T1V
T
H/
p
H
p
T
∂∂−−=
∂∂
∂∂−=
∂∂ α
A questo punto, uso la definizione di Cp:
pp T
HC
∂∂=
per cui arrivo all’espressione di JTµ in termini di coefficienti misurabili:
( ) p
H
JT C/1TVp
T −=
∂∂= αµ (3.b)
Usando la (3.b) è possibile determinare il valore di JTµ per un gas perfetto, partendo dal fatto che in
questo caso vale
pV=nRTp
nRTV =→
per cui
T
1
p
nR
nRT
p
T
V
V
1
p
==
∂∂=α
dunque
0C/1TT
1V
p
Tp
H
JT =
−=
∂∂=µ
ovvero nell’espansione isoentalpica di un gas perfetto la temperatura non cambia.
Nel caso di gas di sfere dure, invece, bisogna tenere conto del volume delle particelle, per cui si ha
la seguente equazione di stato
p(Vm-b)=RT p
bpRTb
p
RTVm
+=+=
Per definizione, si ha che
Parte II
8
bpRT
R
p
R
bpRT
p
T
V
V
1
T
nV
nV
1
T
V
V
1
p
m
mp
m
mp +=
+=
∂∂
=
∂∂
=
∂∂=α
dunque sostituendo in (3.b) ho:
( )mpppp
pJT V
b
C
V
bpRT
pb
C
V
bpRT
bpRTRT
C
V
C
1TbpRT
RV
C/1TV −=
+−=
+−−=
−
+=−= αµ
ora sfrutto il fatto che
m,p
m
p C
V
C
V =
per ottenere
m,pmm,p
mJT C
b
V
b
C
V−=−=µ
Osservo che, essendo b>0 e Cp,m>0, si avrà JTµ <0, ovvero nell’espansione isoentalpica di un gas di
sfere dure si ha aumento di temperatura.
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
9
E2.4
Ricavare l’espressione di TV
U
∂∂
a) per il gas perfetto
b) per il fluido di sfere impenetrabili
c) per il fluido di van der Waals
d) per un gas reale il cui fattore di compressione Z sia esprimibile mediante la relazione:
m
10
V
Tbb1Z
++=
dove b0 e b1 sono coefficienti che dipendono dalla natura del gas considerato.
Le variabili naturali di U sono (S,V):
pdVTdSdU −=
Quindi per cominciare bisogna passare da ( )V,SU ( )V,TU sostituendo
dVV
SdT
T
SdS
TV
∂∂
+
∂∂
=
per avere
dVpV
STdT
T
STpdVdV
V
SdT
T
STdU
TVTV
−
∂∂+
∂∂=−
∂∂+
∂∂=
A questo punto, differenziando rispetto a V ho:
pV
ST
V
U
TT
−
∂∂=
∂∂
ed usando la relazione di Maxwell
VT T
p
V
S
∂∂=
∂∂
arrivo a
pT
pT
V
U
VT
−
∂∂=
∂∂
(5.a)
a) Per il gas perfetto si ha
p=nRT/V V
nR
T
p
V
=
∂∂
dunque
Parte II
10
0pppV
nRTp
T
pT
V
U
VT
=−=−=−
∂∂=
∂∂
Per definizione, infatti, l’energia interna di un gas perfetto dipende solo dalla temperatura, ovvero
( )TUU = .
b) Per il fluido di sfere impenetrabili si ha
p(Vm-b)=RT bV
RTp
m −=
dunque
bV
R
T
p
mVm−
=
∂∂
e sostituendo in (5.a)
0pppbV
RTp
T
pT
V
U
mVT
=−=−−
=−
∂∂=
∂∂
per cui anche in questo caso U è indipendente da Vm.
c) Per il fluido di van der Waals si ha
( ) RTbVV
ap m2
m
=−
+
2mm V
a
bV
RTp −
−=
dunque
bV
R
T
p
mVm−
=
∂∂
e sostituendo in (5.a)
2m
2mmmmVT V
a
V
a
bV
RT
bV
RTp
bV
RTp
T
pT
V
U =+−
−−
=−−
=−
∂∂=
∂∂
In questo caso U dipende da Vm (a T costante).
d) Per un gas reale il cui fattore di compressione Z sia esprimibile mediante la relazione:
m
10
V
Tbb1Z
++=
dato che per definizione
RT
pV
nRT
pVZ m==
uguagliando le due espressioni per Z si ha
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
11
2m
12
2m
0
m V
bRT
V
RTb
V
RTp ++=
2m
12
m
0
mV V
RTb2
V
Rb
V
R
T
p
m
++=
∂∂
e sostituendo in (5.a)
2m
12
2m
12
2m
12
m
0
mVT V
bRTp
V
bRTpp
V
RTb2
V
Rb
V
RTp
T
pT
V
U =−+=−
++=−
∂∂=
∂∂
anche in questo caso U dipende da Vm.
Parte II
12
E2.5
Dimostrare che, per il gas di van der Waals, la cui equazione di stato è:
( ) RTbVV
ap m2
m
=−
+
la capacità termica a volume costante (CV) dipende solo dalla temperatura.
Si suggerisce di dimostrare prima la relazione generale:
V2
2
T
V
T
pT
V
C
∂∂=
∂∂
Per definizione la capacità termica a volume costante è
VV T
UC
∂∂=
Il problema ci suggerisce di arrivare alla soluzione considerando CV come funzione di V e T
( )T,VCC VV =
e considerandone la dipendenza dal volume:
TVT
V
T
U
VV
C
∂∂
∂∂=
∂∂
se CV risultasse indipendente da V, allora è chiaro che l’unica variabile da cui può dipendere si
riduce a T.
Procediamo esplicitando la struttura della derivata mista dell’energia interna, considerando la
definizione di U
pdVTdSdU −=
ed essendo
dVV
SdT
T
SdS
TV
∂∂+
∂∂=
ho
dVpV
STdT
T
STpdVdV
V
SdT
T
STdU
TVTV
−
∂∂+
∂∂=−
∂∂+
∂∂=
da cui
VV T
ST
T
U
∂∂=
∂∂
Osservo però che la derivata dell’entropia rispetto alla temperatura a volume costante non è di facile
manipolazione, ad esempio tramite uso delle relazioni di Maxwell. Al contrario, se considero:
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
13
pV
ST
V
U
TT
−
∂∂=
∂∂
posso usare la relazione di Maxwell
VT T
p
V
S
∂∂=
∂∂
per eliminare S dalla derivata di U rispetto a V.
In effetti, nel caso di questo esercizio, posso passare da VT
U
∂∂
a TV
U
∂∂
usando la relazione di
Schwartz sull’eguaglianza delle derivate seconde miste
xyyxx
f
yy
f
x
∂∂
∂∂=
∂∂
∂∂
in base alla quale posso riscrivere
VTTVT
V
V
U
TT
U
VV
C
∂∂
∂∂=
∂∂
∂∂=
∂∂
(6.a)
Dunque, usando la relazione di Maxwell
VT T
p
V
S
∂∂=
∂∂
arrivo a
pT
pTp
V
ST
V
U
VTT
−
∂∂=−
∂∂=
∂∂
Quindi sostituendo in (6.a) si ha
V2
2
VV2
2
VVVVTT
V
T
pT
T
p
T
pT
T
pp
T
pT
TV
U
TV
C
∂∂=
∂∂−
∂∂+
∂∂=
−
∂∂
∂∂=
∂∂
∂∂=
∂∂
Ora posso calcolare CV considerando l’equazione di stato per il gas di van der Waals
( ) 0T
p
bV
R
T
p
V
a
bV
RTpRTbV
V
ap
V2
2
mV2
mmm2
m
=
∂∂→
−=
∂∂→−
−=→=−
+
dunque anche
0T
pT
V
C
V2
2
T
V =
∂∂=
∂∂
Dunque CV(V,T) non dipende dal volume e pertanto ho verificato che per il gas di van der Waals
vale CV=CV(T).
Parte II
14
E2.6
Scrivere l’espressione per la variazione di entalpia di un sistema che subisce un’espansione
adiabatica reversibile.
a) Scrivere l’espressione per un gas ideale;
b) Scrivere l’espressione per una fase condensata, nell’ipotesi di compressibilità isoterma
indipendente dalla densità.
Osservo che in un’espansione adiabatica reversibile non si ha scambio di calore con l’esterno, per
cui si ha
0T
qdS == δ
Dunque il problema suggerisce di considerare la variazione di H con V a S costante:
?V
H
S
=
∂∂
Per definizione
VdpTdSdH +=
ovvero le variabili naturali di H sono S e p, dunque devo passare ad un’espressione di H in funzione
di V ed S:
( )p,SH ( )V,SH
Procedo come di consueto differenziando la funzione di stato da sostituire rispetto alle funzioni di
stato che mi interessano
dVV
pVdS
S
pVTdS
S
pdV
V
pVTdSdH
dSS
pdV
V
pdp
VdpTdSdH
SVVSVS
∂∂+
∂∂+=
∂∂+
∂∂+=
∂∂+
∂∂=
+=
quindi
SS V
pV
V
H
∂∂=
∂∂
(7.a)
Ora devo cercare di esprimere la (7.a) in funzione di grandezze misurabili facilmente.
Posso sfruttare la relazione ciclica
1p
S
S
V
V
p
VpS
−=
∂∂
∂∂
∂∂
Vp
S
p
S
S
V
1
V
p
∂∂
∂∂
−=
∂∂
Dato che vale la regola generale dei differenziali esatti
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
15
1
z
z
zx
y
x
y
1
y
x−
∂∂=
∂∂
=
∂∂
posso riscrivere
Vp
Vp
S S
p
V
S
p
S
S
V
1
V
p
∂∂
∂∂−=
∂∂
∂∂
−=
∂∂
e sfruttando il fatto che opero con differenziali esatti per i quali vale (conseguenza della regola della
catena)
( ) ( )hhh
z
z,hx
y
z
y
z,hx
∂∂
∂∂=
∂∂
posso riscrivere tutto come
VVppVpS T
p
S
T
V
T
T
S
S
p
V
S
V
p
∂∂
∂∂
∂∂
∂∂−=
∂∂
∂∂−=
∂∂
dove è possibile identificare (si vedano le dispense di lezione):
VT
V
1
VVVV
1
ppp
p
pppp
T
p
k
C
T
T
S
S
T
T
STC
V
1
T
V
V
T
T
V
V
1
T
C
T
S
T
ST
T
HC
∂∂=
=
∂∂=
∂∂→
∂∂=
=
∂∂=
∂∂→
∂∂=
=
∂∂→
∂∂=
∂∂=
−
−
α
αα
dove si ricorda che
T
T p
V
V
1k
∂∂−=
per cui sostituendo arrivo a
TV
p
TV
p
VVppS k
1
V
1
C
C
kVCT
TC
T
p
S
T
V
T
T
S
V
p −=−=
∂∂
∂∂
∂∂
∂∂−=
∂∂
αα
e la (7.a) diventa
TV
p
SS k
1
C
C
V
pV
V
H −=
∂∂=
∂∂
Posso corroborare la bontà del calcolo eseguendo un controllo dimensionale:
Parte II
16
[ ][ ] 3m
J
V
H = [ ][ ] [ ] 322
TV
p
m
J
m
m
m
N
N/m
1
K/J
K/J1
C
C===
κ
Dunque la variazione di entalpia in un processo a S costante come l’espansione adiabatica
reversibile è data da
dVk
1
C
CdH
TV
p−=
a) Nel caso di gas ideale ho che
p
1
p
nRT
nRT
p
p
p
nRT
V
1
p
V
V
1k
2
T
T
T =
−−=
∂
∂−=
∂∂−= pdV
C
CdH
V
p−=
e nel caso di variazione da un valore iniziale Hi ad un valore finale Hf:
∫∫ −=f
i
f
i
V
V V
pH
H
pdVC
CdH
e dato che per una trasformazione adiabatica reversibile vale
'KtetancosVpVppV ffii ==== γγγ
dove γ=Cp/CV, e supponendo Cp/CV indipendente da V si ha
( )1i
1f
V
V
1V
VV
pV
V V
pH
H
VV1
'K
1
V'KdVV'K
C
CpdV
C
CdH
f
i
f
i
f
i
f
i
+−+−+−
− −−
=
+−−=−=−= ∫∫∫
γγγ
γ
γγ
γγ
b) Nel caso di fase condensata, nell’ipotesi di Cp/CV e kT indipendenti da V, si ha più semplicemente
( )ifTV
pV
V TV
pH
H
VV1
C
CdV
1
C
CdH
f
i
f
i
−−=−= ∫∫ κκ
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
17
E2.7
Un gas è contenuto in un recipiente a volume costante e gli viene fornito calore. Dimostrare
che
( )T1VkC
p
H Tp
V
αα
−+=
∂∂
e commentare la differenza tra le variazioni di entalpia nei processi a volume costante e a
temperatura costante. Determinare di quanto varia l’entalpia del gas ideale in seguito ad un
raddoppio della pressione nei due casi.
Cominciamo dalla definizione di entalpia
VdpTdSdH +=
dalla quale devo passare ad ( )p,VH , per cui sostituisco
dVV
Sdp
p
SdS
pV
∂∂+
∂∂=
ed ottengo
dpVp
STdV
V
STVdpdV
V
Sdp
p
STdH
VppV
+
∂∂+
∂∂=+
∂∂+
∂∂=
dunque
Vp
ST
p
H
VV
+
∂∂=
∂∂
e dato che per differenziali esatti vale (conseguenza della regola della catena)
( ) ( )hhh
z
z,hx
y
z
y
z,hx
∂∂
∂∂=
∂∂
posso scrivere
VVVp
T
T
S
p
S
∂∂
∂∂=
∂∂
ed usando le definizioni
αα
TV
VVV
V
T
VV
k
T
C
p
T
T
S
p
S
p
TkT
STC
=
∂∂
∂∂=
∂∂→
∂∂=
∂∂=
per cui posso sostituire
Parte II
18
Vk
CVp
ST
p
H TV
VV
+=+
∂∂=
∂∂
α
Usando la relazione (vedi dispense di lezione relativamente alla relazione tra Cp, CV, α, kT)
T
2
pV k
TVCC
α−=
arrivo a
( )αα
ααα
αα
T1Vk
CVTVk
CVk
k
TVkC
p
H Tp
Tp
T
T
2T
p
V
−+=+−=+−=
∂∂
Nel caso di T costante, si ha (vedi esercizio 2.3)
( )αT1Vp
H
T
−=
∂∂
Nel caso di raddoppio di pressione in un gas ideale:
p
1
p
V
V
1k
T
1
T
V
V
1
p
nRTV
T
T
p
=
∂∂−=
=
∂∂=
=
α
dunque
( ) 0H0T
1T1VT1V
p
H
T
=→=
−=−=
∂∂ ∆α
e, analogamente,
( )nR
VC
nRT
TVC
p
TCT1V
kC
p
Hppp
Tp
V
===−+=
∂∂ α
α
dunque posso integrare
( ) ip
iip
p2
p
pH
H
pp
nR
VCpp2
nR
VCdp
nR
VCdHHdp
nR
VCdH
i
i
f
i
=−===→= ∫∫∆
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
19
E2.8
Calcolare la densità del ferro (MAFe=55.854 g mol-1) in kg/m3 a T1=200 K sapendo che a
T0=293 K la sua densità è di 7.874 g/cm3 ed il coefficiente di espansione termica del ferro è
αααα=0.354 10-4 K -1. Supporre che il coefficiente di espansione termica sia costante con la
temperatura. Indicare la variazione % di volume molare.
E2.9
In un dato intervallo di temperatura e pressione, il coefficiente di compressione Z di un gas
reale è esprimibile mediante la relazione:
( )pT/bb1Z 10 +−=
dove b0 e b1 dipendono esclusivamente dalla natura del gas considerato. Ricavare l’espressione
che fornisce il coefficiente ( )Tp/H ∂∂ del gas in tale intervallo.
E2.10
Dimostrare che per il fluido di van der Waals vale la relazione m,V
2mUm CV
a
V
T
m
−=
∂∂
Come si potrebbe misurare mUmV
T
∂∂
?
E2.11
Un gas obbedisce all’equazione di stato ( ) RTbVp m =−
con b costante. Calcolare di quanto varia l’energia interna se si raddoppia il volume e di
quanto varia l’entalpia se si dimezza la pressione, assumendo in entrambi i casi che il sistema
nel corso del processo rimanga in contatto con un termostato.
E2.12
Ricavare l’espressione del secondo coefficiente del viriale B2 per il gas di sfere impenetrabili e
per il gas di van der Waals, facendo uso dell’espansione in serie rispetto alla densità di moli
per unità di volume n/V (ovvero 1/Vm).
E2.13
Determinare la variazione di potenziale chimico di un sistema, in contatto con un termostato a
300 K, che si espande fino a raddoppiare il volume. Si considerino i seguenti casi:
Parte II
20
a) gas perfetto
b) fluido con compressibilità isoterma indipendente dal volume.
E2.14
Il comportamento di un gas reale è descrivibile mediante l’equazione di stato:
( )pbTaTRRTpV 2m ++=
dove a e b dipendono esclusivamente dalla natura del gas considerato. Ricavare la relazione
che fornisce la variazione di potenziale chimico quando il gas viene compresso
isotermicamente dalla pressione p1 alla pressione p2.
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
www.chimica.unipd.it/vincenzo.amendola 18/09/2017 www.chimica.unipd.it/alberta.ferrarini
p
V
A
TA TB
B
Parte III
Trasformazioni
E3.1
Una mole di gas ideale con CV,m=(3/2)R, inizialmente a T=300 K e p=1 bar, subisce le seguenti
trasformazioni:
a) il gas è scaldato a 450 K alla pressione esterna di 1 bar;
b) il gas è scaldato a 450 K mantenendo costante il volume;
c) il gas, rimanendo in contatto con una riserva termica a 300 K, si espande in modo
reversibile fino a raggiungere una pressione finale che è la metà di quella iniziale.
Per ciascun processo calcolare il calore e il lavoro scambiati, la variazione di energia interna,
di entalpia e di entropia.
a) Si tratta di una trasformazione isobara (traiettoria da A a B nella figura, con linea tratteggiata in
quanto il problema non dice espressamente che si tratta di un processo reversibile). Corrisponde al
passaggio da
A
AA
5A
A
p
nRTV
Pa10bar1p
K300T
=
===
isobara
bar1pext
→=
B
BB
5AB
B
p
nRTV
Pa10pp
K450T
=
===
Per n=1 mol
335
A
AA m1094.24
Pa10
K300Kmol/J314.8mol1
p
nRTV −⋅=⋅⋅==
335
B
BB m1041.37
Pa10
K450Kmol/J314.8mol1
p
nRTV −⋅=⋅⋅==
CV,m=(3/2)R Cp,m= CV,m +R=(5/2)R
Per definizione di gas ideale si ha
( ) J1871K300K450KJmol314.82
3mol1TnCU 11
m,V =−⋅⋅⋅== −−∆∆
e
( ) J3118K300K450KJmol314.82
5mol1TnCH 11
m,p =−⋅⋅⋅== −−∆∆
Essendo la pressione costante, il lavoro è pari a
Parte III
2
p
V
A TA
C
TC
( ) J1247K300K450KJmol314.8mol1TnRp
nRT
p
nRTpVpw 11
A
A
A
BAext −=−⋅⋅−==
−−=−= −−∆∆
Il calore è pari a
J3118wUq =−= ∆
tuttavia osservo che si tratta di un processo a p costante, con lavoro di solo volume, per cui vale
q=∆H
Per calcolare ∆S considero un processo AB reversibile (S è funzione di stato):
T
qdS revδ
=
dato che si tratta di un processo a p costante, con lavoro di solo volume, vale
T
dTnC
T
dH
T
qdS m,p
rev ===δ
Ora eseguo l’integrale da TA a TB:
K/J43.8K300
K450lnKmol/J314.8
2
5mol1
T
TlnnC
T
dTnCS
A
Bm,p
T
T
m,p
B
A
=⋅⋅=== ∫∆
b) In questo caso si tratta di una trasformazione isocora (traiettoria con linea tratteggiata da A a C
nella figura), definita nel modo seguente:
A
AA
5A
A
p
nRTV
Pa10bar1p
K300T
=
===
isocora
tcosV
→=
AC
C
CC
C
VVV
nRTp
K450T
=
=
=
con
Pa1025.1m1094.24
K450Kmol/J314.8mol1
V
nRTp 5
33C
CC ⋅=
⋅⋅⋅== −
Dunque si ha
J1871K150KJmol314.82
3mol1TnCU 11
m,V =⋅⋅⋅== −−∆∆
Inoltre, dato che l’entalpia di un gas ideale dipende solo dalla temperatura, per qualsiasi
trasformazione vale sempre
TnCHdTnCdH m,pm,p ∆∆ =→=
e posso quindi calcolare facilmente
J3118K150KJmol314.82
5mol1TnCH 11
m,p =⋅⋅⋅== −−∆∆
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
3
p
V
A
TA
D
pA
pD
Il lavoro è pari a
0dVpw ext =−=δ 0w =
Il calore è pari a
J1871UwUq ==−= ∆∆
Per la variazione di entropia sfrutto il fatto che
dTnCqqwdU0dVpw0dV m,vext ==+=→=−=→= δδδδ
dunque il calore scambiato è funzione di stato per cui posso sostituire in dS
T
dTnC
T
qdS m,V
rev ==δ
ed eseguendo l’integrale da TA a TC:
K/J06.5K300
K450lnKmol/J314.8
2
3mol1
T
TlnnC
T
dTnCS
A
Cm,V
T
T
m,V
B
A
=⋅=== ∫∆
c) In questo caso la trasformazione avviene a T costante ed è definita nel modo seguente:
A
AA
5A
A
p
nRTV
Pa10bar1p
K300T
=
===
isoterma
tcosT
→=
AA
A
D
DD
5AD
AD
V22/p
nRT
p
nRTV
Pa510.02
pp
K300TT
===
==
==
Dunque si ha
0TnCU m,V == ∆∆
e
0TnCH m,p == ∆∆
Il lavoro è pari a
dVpw ext−=δ
ed essendo il processo reversibile, pext=p per cui
dVV
nRTdVpw ext −=−=δ
J17281
2lnK300Kmol/J314.8mol1
V
VlnnRT
V
dVnRTw
A
DA
V
V
A
D
A
−=⋅⋅⋅−=−=−= ∫
Il calore è pari a
J1728wwUq =−=−= ∆
Per la variazione di entropia procedo sapendo che la trasformazione è reversibile, per cui ho
wqq rev δδδ −==
Parte III
4
e di conseguenza:
V
dVnR
T
1dV
V
nRT
T
w
T
qdS
A
A
AA
rev ==−== δδ
ed eseguendo l’integrale da VA a VD
K/J76.51
2lnKmol/J314.8mol1
V
VlnnR
V
dVnRS
A
DV
V
D
A
=⋅⋅=== ∫∆
ovvero, essendo un processo a temperatura costante, ho qrev=-w e quindi
K/J76.5K300
J1728
T
w
T
qS
AA
rev ==−==∆
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
5
E3.2
Una mole di gas ideale monoatomico (CV,m=3R/2) è contenuta in un cilindro con pistone, sul
quale agisce dall’esterno una pressione di 3 bar. Il sistema inizialmente si trova in equilibrio
con un termostato alla temperatura di 500 K; successivamente viene messo in contatto con un
termostato alla temperatura di 1500 K e il gas viene lasciato espandere a pressione costante
pari a quella esterna fino a raggiungere il nuovo stato di equilibrio. A questo punto il pistone
viene bloccato e il sistema viene messo in contatto nuovamente con il termostato a 500 K;
dopo che si è raggiunta la condizione di equilibrio, il pistone viene sbloccato. Calcolare la
variazione di entropia totale.
Il sistema è definito nel modo seguente:
A
AA
5A
A
p
nRTV
Pa310bar3p
K500T
=
===
isobara
→
AA
BB
AB
B
V3p
nRTV
pp
K1500T
==
==
isocora
→
BC
C
C
VV
p
K500T
=
=
Dato che S è funzione di stato, il modo più conveniente per
calcolare la sua variazione in seguito alle trasformazioni
A→B→C è quello di considerare l’isoterma reversibile che
passa da A e C, ovvero
ACBCABtot SSSS ∆∆∆∆ =+=
In questo caso
ACACACACAC wq0qwdU δδδδ −=→=+=
e trattandosi di una trasformazione reversibile
pdVwAC −=δ
con
V
nRTp A=
per cui
∫ =⋅⋅===→
===−
==
C
A
V
V A
A
A
C
A
A
AA
ACrev
K/J133.9V
V3lnKmol/J314.8mol1
V
VlnnR
V
dVnRS
dVV
nR
T
dV
V
nRT
T
pdV
T
w
T
qdS
∆
δδ
p
V
A
C
pA B
VC
TA
Parte III
6
p
V
A
B
pA
pA/2
E3.3
Una mole di gas ideale con CV,m=(5/2)R, inizialmente a T=250 K e p=1 bar, viene portato ad
una pressione che è la metà di quella iniziale in modi diversi:
a) una trasformazione adiabatica reversibile;
b) un’espansione adiabatica contro una pressione esterna costante uguale a 0.5 bar;
c) un’espansione adiabatica contro una pressione esterna nulla (si ferma quando la
pressione del gas è uguale a metà di quella iniziale).
Per ciascun processo calcolare il calore e il lavoro scambiati, la variazione di energia interna,
di entalpia e di entropia.
a) Nel caso della trasformazione adiabatica, il sistema è definito nel modo seguente:
A
AA
5A
A
p
nRTV
Pa10bar1p
K250T
=
===
ereversibil
adiabatica→
2/p
nRT
p
nRTV
Pa510.02
pp
T
A
B
B
BB
5AB
B
==
==
inoltre per n=1 mol ho che
335
A
AA m1078.20
Pa10
K250Kmol/J314.8mol1
p
nRTV −⋅=⋅⋅==
R2
7RR
2
5RCC m,Vm,p =+=+=
Se la trasformazione è adiabatica reversibile vale
tetancospV =γ
dove
5
7
C
C
m,V
m,p ==γ
per cui
γγBBAA VpVp =
3333
7/5
5
5
A
/1
B
AB m1009.34m1078.20
Pa105.0
Pa10V
p
pV −− ⋅=⋅
⋅=
=
γ
per cui
K205Kmol/J314.8mol1
m1009.34Pa105.0
nR
VpT
335BB
B =⋅
⋅⋅⋅==−
Essendo adiabatica
qAB=0
dunque
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
7
( ) J935K250K205Kmol/J314.82
5mol1TnCUw ABm,VABAB −=−⋅⋅=== ∆∆
mentre la variazione di entalpia per il gas perfetto è data da
( ) J1309K250K205Kmol/J314.82
7mol1TnCH ABm,pAB −=−⋅⋅== ∆∆
e la variazione di entropia è nulla essendo 0qqrev == δδ :
0ST
0
T
qdS rev =→== ∆δ
.
E’ possibile calcolare il lavoro in un altro modo in base alla definizione
dVpw ext−=δ
essendo la trasformazione reversibile vale pext=p per cui
pdVw −=δ
ed essendo adiabatica reversibile vale sempre
γγAAVppV =
dunque
γγδ
V
dVVpw AA−=
Integrando ho
[ ] ( )1A
1B
AAV
V1AA
V
V
AA VV1
VpV
1
Vp
V
dVVpw B
A
B
A
+−+−+− −−
=+−
−=−= ∫γγ
γγ
γ
γγ
γγ
b) Nel caso della trasformazione adiabatica (non viene detto che sia reversibile), il sistema è
definito nel modo seguente:
A
AA
5A
A
p
nRTV
Pa10bar1p
K250T
=
===
adiabatica
tcospext
→=
2/p
nRT
p
nRTV
Pa510.02
pp
T
A
C
C
CC
5AC
C
==
==
Trattandosi di una trasformazione adiabatica
qAC=0
dunque
∆UAC=wAC
dove
( )ACm,VAC TTnCU −=∆
Parte III
8
( )ACextACext VVpwdVpw −−=→−=∂
Per cui ho
( ) ( )2
nRTnRT
p
T
p
TnRpVVpTTnC A
CA
A
C
CextACextACm,V +−=
−−=−−=−
e raggruppando per le due temperature arrivo a
( )
+=+2
nRnCTnRnCT m,VAm,VC
K28.214
2
72
6
K250RR
2
52
RR
2
5
T RC
2
RC
TT AmV,
m,V
AC =
=
+
+=
+
+=
Posso così calcolare
( ) J742K72.35Kmol/J314.82
5mol1TnCwU ACm,VACAC −=−⋅⋅=== ∆∆
La variazione di entalpia del gas ideale è invece data da
( ) ( ) J1039K25028.214Kmol/J314.82
7mol1TTnCH ACm,pAC −=−=−=∆
Si osservi che qH ≠∆ in quanto non si tratta di un processo in cui la pressione del sistema p è
costante, dato che pA ≠ pB.
Per il calcolo della variazione di entropia, posso sfruttare il fatto
che S è funzione di stato e posso quindi scomporre la
trasformazione A→D nella somma di un’isocora ed un’isobara
reversibili:
isobaraisocoraAC SSS ∆∆∆ +=
Questo approccio è generale e può essere usato ogni qual volta non vi siano strategie più
convenienti.
Per l’isocora reversibile vale
i
fm,Visocora
m,Visocora
rev
T
TlnnCS
T
dTnC
T
dU
T
qdS
qqdU0pdVdw
=→
===→
==→=−=
∆
δδδ
dove
p
V
A
C
pA
pA/2
VA VC
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
9
p
V
A
D
pA
pA/2
nR
VpT
nR
VpTT
ACf
AAAi
=
==
dunque
K/J41.142
1lnKmol/J314.8
2
5mol1
p
plnnCS
A
Cm,Visocora −=⋅==∆
Per quanto riguarda l’isobara vale
'T
'TlnnCS
T
dTnC
T
dH
T
qdS
dTnCqdH
i
fm,pisobara
m,pisobara
m,p
=→
===→
==
∆
δδ
dove la T iniziale dell’isobara coincide con la T finale dell’isocora precedente
nR
VpT'T
nR
Vp'T
CCCf
ACi
==
=
dunque
335
C
CC m1063.35
Pa105.0
K28.214Kmol/J314.8mol1
p
nRTV −⋅=
⋅⋅⋅==
K/J69.15m1078.20
m1063.35lnKmol/J314.8
2
7mol1
V
VlnnCS
33
33
A
Cm,pisobara =
⋅⋅⋅== −
−
∆
e in totale
K/J28.1K/J69.15K/J41.14V
VlnnC
p
plnnCS
A
Cm,p
A
Cm,VAC =+−=+=∆
Infatti in caso di trasformazioni non reversibili in un sistema isolato adiabaticamente si ha sempre
∆S>0.
c) Nel caso di espansione adiabatica contro una pressione esterna nulla, il sistema è definito nel
modo seguente:
A
AA
5A
A
p
nRTV
Pa10bar1p
K250T
=
===
adiabatica
0pext
→=
2/p
nRT
p
nRTV
Pa510.02
pp
T
A
D
D
DD
5AD
D
==
==
Trattandosi di una trasformazione adiabatica si ha
Parte III
10
qAD=0
ed essendo pext=0 si ha anche
0dVpw ext =−=δ wAD=0
di conseguenza
∆UAD=qAD+wAD=0
e dato che l’energia interna per il gas ideale è funzione della sola temperatura (U=U(T)), si ha
∆UAD=nCV,m∆TAD=0TD=TA
ovvero si tratta di un processo isotermo.
Dunque anche ∆HAD=0.
Posso dunque calcolare la variazione di entropia considerando un’isoterma reversibile, nel qual caso
vale
revrevrevrev qwqw0dU δδδδ =−→+==
per cui la differenza di entropia è data da
dVV
nRdV
VT
nRTdV
T
p
T
w
T
qdS revrev ===−==
δδ
Si noti che per una ipotetica trasformazione isoterma reversibile vale p=pext, mentre è solo per la
trasformazione AD che si ha pext=0 per ipotesi del problema.
Dunque integrando ottengo
K/J76.5m1078.20
m1078.202lnKmol/J314.8mol1
V
VlnnR
V
dVnRS
33
33
A
DV
V
AD
D
A
=⋅
⋅⋅⋅⋅=== −
−
∫∆
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
11
p
V
A
TA TB
B
E3.4
Un cilindro adiabaticamente isolato, munito di pistone mobile sul quale agisce una pressione
esterna costante di due bar, contiene una mole di gas perfetto (Cp,m=5R/2) alla temperatura di
25 °C. Facendo passare corrente attraverso una resistenza elettrica contenuta nel cilindro si
ha un aumento della temperatura del gas, con conseguente espansione. Il processo viene
interrotto quando il volume del gas è raddoppiato rispetto al valore iniziale. Determinare il
lavoro elettrico utilizzato per tale processo e le variazioni di entalpia e di energia interna e di
entropia del sistema.
Il sistema è definito nel modo seguente:
A
AA
5A
A
p
nRTV
Pa210bar2p
K15.298C25T
=
===°=
adiabatica
→
AB
5AB
AABBB
V2V
Pa210ppnR
Vp2
nR
VpT
===
==
inoltre vale
Cp,m=(5/2)R
CV,m= Cp,m -R=(3/2)R
Trattandosi di una trasformazione adiabatica si ha
q=0
La variazione di energia interna è
( ) J3718K15.298KJmol314.82
3mol1TT2nCTnCU 11
AAm,Vm,V =⋅⋅⋅=−== −−∆∆
e la variazione di entalpia del gas ideale è
( ) J6197K15.298KJmol314.82
5mol1TT2nCTnCH 11
AAm,pm,p =⋅⋅⋅=−== −−∆∆
Il lavoro sarà dato dalla somma di lavoro di volume (wvol) e lavoro dovuto al passaggio di corrente
elettrica (wel)
elvol www +=
dove a pressione costante ho
( )
J2479Pa102
K15.298Kmol/J314.8mol1Pa102
p
nRTpVpVVpVpw
5
5
A
AAAAABAextvol
−=⋅
⋅⋅⋅⋅−=
=−=−=−−=−= ∆
e ottengo wel semplicemente per differenza dall’energia interna
∆U=q+w=0+w vol+wel wel = ∆U - wvol=6197J
Parte III
12
In alternativa, potrei anche calcolare wel come
wel = ∆H
in quanto si tratta di un processo a p costante, per il quale si ha
∆H=q+(w - wvol)
Invece la differenza di entropia si può ottenere considerando l’isobara reversibile equivalente, per la
quale si ha:
T
dTnC
T
H
T
qdS m,p
rev =∂==δ
per cui integrando
111
A
Bm,p
T
T
m,p JK41.142lnKJmol314.82
5mol1
T
TlnnC
T
dTnCS
B
A
−−− =⋅⋅=== ∫∆
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
13
p
V
pB,V
B,
T B
pA,VA, TA
E3.5
Una mole di gas perfetto è contenuta in un cilindro munito di pistone mobile senza attriti,
avente un diametro di 10 cm, in equilibrio termico e meccanico con l’ambiente esterno alla
temperatura di 25 °C e alla pressione di 1 bar. Sul pistone viene istantaneamente appoggiata
una massa di 100 kg che provoca la compressione del gas. Sapendo che l’accelerazione di
gravità a cui è soggetta la massa è pari a 9.81 m/s2, determinare il lavoro di volume fatto sul
sistema e la corrispondente variazione di entropia del sistema e dell’ambiente.
Il sistema è definito nel modo seguente:
A
AA
5A
A
p
nRTV
Pa10bar1p
K15.298C25T
=
===°=
tetancospext =→
B
BB
AB
AB
p
nRTV
'ppp
TT
=
+==
La massa apporta istantaneamente una pressione aggiuntiva p’ pari a
( )Pa10249.1
4
m1.0
sm91.8kg100
2
d
mg
A
mg
A
F'p 5
2
2
2⋅=
⋅
⋅⋅=
===
−
ππ
A questo punto avviene una variazione di volume a pressione costante, per cui
'pppp ABext +==
e
( )( ) J10097.3m10479.2m10102.1Pa10249.2
Pa10
K15.298Kmol/J314.8mol1
Pa10249.1Pa10
K15.298Kmol/J314.8mol1Pa10249.1Pa10
Vpw
332325
55555
B
⋅=⋅−⋅⋅−=
=
⋅⋅−⋅+
⋅⋅⋅+−=
=−=
−−
∆
Osservo che w>0 in quanto il sistema riceve lavoro per effetto della compressione.
Per il calcolo della variazione di entropia del sistema, sfrutto il fatto che lo stato iniziale (A) e finale
(B) si trovano sulla stessa isoterma (TA=TB), e che l’energia interna di un gas perfetto è funzione
della sola temperatura per cui lungo un generica trasformazione isoterma reversibile da A a B deve
valere in ogni punto
revrev wq0dU δδ −=→=
per cui posso scrivere
V
nRdV
VT
nRTdV
T
pdV
T
w
T
qdS revrev ==+=−==
δδ
ed integrando membro a membro
Parte III
14
∫ −=⋅⋅⋅⋅=== −
−B
A
V
V32
32
A
B K/J740.6m10479.2
m10102.1lnKmol/J314.8mol1
V
VlnnR
V
dVnRS∆
La variazione di entropia dell'ambiente (termostato) sarà in generale data da
A
ambienteambiente T
qdS
δ=
Dato che il “supersistema” costituito da sistema e ambiente può essere considerato un sistema
isolato adiabaticamente, il calore assorbito dal sistema sarà pari a quello ceduto dall’ambiente
qqqq ambienteambiente −=→−= δδ
In generale si assume che nel termostato avvengano solo trasformazioni reversibili (si vedano le
lezioni su entropia di sistema e termostato), per cui il calore ceduto dall’ambiente coincide con il
calore reversibile, e quindi è possibile scrivere
T
q
T
qS ambiente −==∆
A questo punto sfrutto il fatto che il sistema ha subito una trasformazione con temperatura iniziale e
finale uguali, per cui
wq0U −=→=∆
e posso scrivere
K/J39.10K15.298
J10097.3
T
w
T
q
T
qS
3
AAA
ambienteambiente =⋅==−==∆
E’ interessante osservare che
0SSS ambientetot >+= ∆∆∆
Infatti in presenza di trasformazioni non reversibili in un “supersistema” isolato adiabaticamente
come quello costituito dal sistema e dall’ambiente, si ha sempre ∆S>0.
Inoltre si noti che, essendo per definizione il supersistema isolato, vale
0dUdU0dUdU ambientesistemaambiente =−=→=+
quindi anche per l’ambiente si ha
( )ambienteambienteambiente wq0dU δδ −=→= wq δδ =−= .
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
15
p
V
A=D
B
C
E3.6
Un campione contenente 2.5 mol di gas ideale monoatomico (CV,m=3R/2) si trova inizialmente
a T=450 K e p=1 bar. In seguito ad un’espansione adiabatica reversibile, il volume raddoppia,
quindi il campione viene scaldato a volume costante fino a tornare alla temperatura iniziale.
Infine viene riportato anche alla pressione iniziale con una compressione isoterma reversibile.
Calcolare ∆∆∆∆U, ∆∆∆∆H, ∆∆∆∆S, q e w per ciascuno stadio e per l’intero processo.
Il sistema è definito nel modo seguente:
A
5A
A
V
Pa10bar1p
K450T
===
ereversibil
adiabatica→
AB
B
B
V2V
p
T
=
isocora
→
AC
C
AC
V2V
p
TT
=
=
ereversibil
isoterma→
AD
AD
AD
VV
pp
TT
===
Comincio dalla trasformazione A→B.
∆U, ∆H, ∆S sono funzioni di stato, per cui posso calcolarle
individuando le trasformazioni con le stesse condizioni iniziali e
finali che mi consentono di esprimerle nel modo più semplice, sulla
base delle informazioni a disposizione. Dunque ho
( )( )
T
qdS
TTnCH
qwTTnCU
AB
ABm,pAB
ABABABm,VAB
δ∆∆
=
−=+=−=
Per prima cosa calcolo TB sfruttando la relazione per le trasformazioni adiabatiche reversibili dei
gas perfetti
γγ
γγγγ
2
1p
V
VppVpVptetancospV A
B
AABBBAA ==→=→=
e dato che per gas perfetto monoatomico vale
3
5
R2/3
RR2/3
C
RC
C
C
m,V
m,V
m,V
m,p =+=+
==γ
ho
Pa10315.02
1Pa10
2
1pp 5
3/55
AB ⋅=== γ
e conoscendo
33335
A
AAB m10706.18m10353.92
Pa10
K450K/J314.8mol5.22
p
nRT2V2V −− ⋅=⋅⋅=⋅⋅===
Parte III
16
posso calcolare
K5.283Kmol/J314.8mol5.2
m10706.18Pa10315.0
nR
VpT
335BB
B =⋅
⋅⋅⋅==−
Sostituendo in ∆U e ∆H ho
( ) ( )
( ) ( ) J8652K450K5.283K/J314.82
5mol5.2TTnCH
J5191K450K5.283K/J314.82
3mol5.2TTnCU
ABm,pAB
ABm,VAB
−=−⋅⋅=−=
−=−⋅⋅=−=
∆
∆
Per quanto riguarda ∆S, trattandosi di una trasformazione adiabatica reversibile, non si ha scambio
di calore, per cui
0q
0ST
0
T
qdS
AB =
=→== ∆δ
e di conseguenza
J5191UqUw ABABABAB −==−= ∆∆
Nella trasformazione isocora B→C, dove TC=TA, ho
( ) ( )( ) ( ) J8652HTTnCTTnCH
J5191UTTnCTTnCU
ABBAm,pBCm,pBC
ABBAm,VBCm,VBC
=−=−=−==−=−=−=
∆∆∆∆
Infatti se la temperatura ritorna al valore di A, la variazione di energia interna del gas ideale deve
essere uguale e opposta a quella della trasformazione precedente.
Inoltre, essendo
0w0dVpw0dV BCext =→=−=→= δ
ho
J5191UwUq BCBCBCBC ==−= ∆∆
Per il calcolo di ∆S considero il processo isocoro reversibile da B a C, per il quale vale
qdU0w δδ =→=
dunque
T
dTnC
T
dU
T
qdS m,V=== δ
quindi ho
K/J41.14K5.283
K450lnK/J314.8
2
3mol5.2
T
TlnR
2
3n
T
dTnCS
T
dTnCdS
B
CT
T
m,Vm,VC
B
=⋅===→= ∫∆
Per la trasformazione isoterma reversibile da C a D=A, si avrà
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
17
( )( ) 0TTnCH
0TTnCU
DCm,pCD
DCm,VCD
=−==−=
∆∆
inoltre
wq0dU δδ −=→=
dunque
T
w
T
qdS
δδ −==
Trattandosi di un’isoterma reversibile vale pext=p e
pdVdVpw ext −=−=δ
con
dVV
nRTw
V
nRTpnRTpV −=→=→= δ
per cui
∫ =
−−=D
C
V
V C
DCD V
VlnnRdV
T
1
V
nRTS∆
ed essendo VC=VB=2VA e VD=VA
K/J41.142
1lnK/J314.8mol5.2
V
VlnnRS
C
DCD −=⋅⋅==∆
Per quanto riguarda il lavoro
J64832
1lnK450K/J314.8mol5.2
V
VlnnRTdV
V
nRTw
D
C
V
V C
DD
DCD ∫ =⋅⋅⋅−==
−=
e quindi
J6483wq CDCD −=−=
Per quanto riguarda la variazione di ∆U, ∆H, ∆S, q e w nell’intero ciclo, per le funzioni di stato vale
0UUUU CDBCABtot =++= ∆∆∆∆
0HHHH CDBCABtot =++= ∆∆∆∆
0SSSS CDBCABtot =++= ∆∆∆∆
mentre per il lavoro vale
J1292J64830J5191wwww CDBCABtot =++−=++=
e per il calore
J1292J6483J5191J0qqqwwUq CDBCABtottottottot −=−+=++=−=−= ∆
Parte III
18
E3.7
Un recipiente a volume costante adiabaticamente isolato contiene 1 mol di Ne (Cp,m=5R/2) alla
pressione di 1 bar e alla temperatura di 25 °C. All’interno del recipiente è presente un
conduttore elettrico con resistenza r di 10 ΩΩΩΩ, collegato a un generatore esterno. Ai capi di tale
conduttore viene applicata una tensione (d.d.p.) di 10 V per 2 minuti.
a) Determinare la temperatura raggiunta dal gas al termine della trasformazione e la
corrispondente variazione di entropia.
b) Determinare quali sarebbero la temperatura finale e la variazione di entropia se il
processo, anziché a volume costante, avvenisse a pressione costante.
Si assuma che il conduttore abbia capacità termica trascurabile rispetto a quella del gas e
resistenza indipendente dalla temperatura. Si assuma che il gas abbia comportamento ideale.
Il sistema è definito nel modo seguente:
A
AA
5A
A
p
nRTV
Pa10bar1p
K15.298C25T
=
===°=
adiabatica
→
AB
B
B
VV
p
T
=
a) Per determinare la temperatura considero inizialmente la
variazione di energia interna del gas, che è pari al solo lavoro elettrico in quanto il contenitore è a
volume costante ed adiabatico e non si ha scambio di calore con l’esterno (q=0):
elm,V wTnCU == ∆∆
dove
( ) ( )J1200
C
s
C
JC
Js
1200sV
120010
V10utimin
s60utimin2
r
.p.d.dtw
2
22
2
el =
⋅==
⋅⋅=⋅=
ΩΩ∆
Se suppongo che il gas abbia comportamento ideale, allora vale
R2
3RR
2
5RCC m,pm,V =−=−=
In questo modo ricavo la temperatura finale come
K37.394K22.96K15.298Kmol/J314.8
2
3mol1
J1200K15.298
R2
3n
wT
nC
UTT el
Am,V
AB =+=⋅
+=+=+= ∆
Per calcolare ∆S considero una trasformazione isocora reversibile da A a B per la quale deve valere
p
V
.A
.B
VA
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19
dTnCdUq0w m,Vrevrev ==→= δδ
per cui
K
J488.3
K15.298
K37.394lnKmol/J314.8
2
3mol1
T
TlnR
2
3ndT
T
nCS
T
dTnC
T
qdS
A
BT
T
m,V
m,Vrev
B
A
=⋅⋅===→
==
∫∆
δ
b) Se la trasformazione avvenisse a pressione costante, il sistema sarebbe definito nel modo
seguente
A
AAA
5A
A
p
RTnV
Pa10bar1p
K15.298C25T
=
===°=
adiabatica
→
B
5AB
B
V
Pa10pp
T
==
Per individuare la temperatura finale posso utilizzare la
definizione di entalpia a pressione costante
( ) TnCqwwH m,pvol ∆∆ =+−=
dove wvol è il lavoro di volume. Dato che q=0 perchè il contenitore è adiabatico e elvol www =−
posso riscrivere
K88.355K73.57K15.298Kmol/J314.8
2
5mol1
J1200K15.298
R2
5n
wTTTnCw el
ABm,pel =+=+=+=→= ∆
Osservo che il gas raggiunge una temperatura inferiore rispetto all’analoga trasformazione isocora,
perchè nella trasformazione isobara viene compiuto anche lavoro di espansione.
Avrei potuto ottenere la temperatura finale anche con un altro metodo, calcolando la variazione di
energia interna
qwTnCU m,V +== ∆∆
dove, come detto prima, q=0 e w=wvol+wel
Il lavoro di volume è
( )ABext
V
V
extvolextvol VVpdVpwdVpwB
A
−−=−=→−= ∫δ
Essendo la pressione del sistema costante e uguale a pext si avrà
( ) TnRp
nRT
p
nRTpVVpw
A
A
A
BAABextvol ∆−=
−−=−−=
p
V
. A
. B
pA
Parte III
20
da cui
R2
5n
wTT
nRnC
wTwTnRTnCU el
ABm,V
elelm,V +=→
+=→+−== ∆∆∆∆
Per il calcolo di ∆S considero il processo isobaro reversibile da A a B per il quale vale
K
J679.3
K15.298
K88.355lnKmol/J314.8
2
5mol1
T
TlnR
2
5ndT
T
nCS
T
dTnC
T
dH
T
qdS
A
BT
T
m,p
m,prev
B
A
=⋅⋅===→
===
∫∆
δ
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
21
E3.8
Una mole di argon gassoso alla temperatura di 600 K e alla pressione di 1 bar viene
compressa in modo isotermo e reversibile fino a raddoppiarne la pressione; successivamente il
gas viene fatto espandere adiabaticamente e reversibilmente in modo da ottenere un lavoro di
volume uguale in valore assoluto a quello fornito al sistema nella precedente compressione.
Assumendo ideale il comportamento del gas determinare temperatura e pressione finale del
sistema e la variazione complessiva di energia interna, di entalpia e di entropia. Si assuma
Cp,m=(5/2)R.
Il sistema è definito nel modo seguente:
A
AA
5A
A
p
nRTV
Pa10bar1p
K600T
=
===
ereversibil
isoterma→
B
AB
AB
AB
p
nRTV
p2p
TT
=
==
ereversibil
adiabatica→
C
C
C
V
p
T
Per la trasformazione da A a B in approssimazione di gas ideale,
ABABABAB qw0U0T −=→=→= ∆∆
Trattandosi di trasformazione isoterma reversibile, pext=p per cui
J3457
p
nRTp2
nRT
lnK600Kmol/J314.8mol1
V
VlnnRTdV
V
nRTpdVwpdVdVpw
A
A
A
A
V
V A
BA
AV
V
ABext
B
A
B
A
=⋅⋅⋅−=
=−=−=−=→−=−= ∫∫δ
Per la trasformazione da B a C non si ha scambio di calore, dunque qBC=0
BCm,VBC wTnCU == ∆∆
e so dal problema che il lavoro di espansione (<0) è uguale in valore assoluto al lavoro eseguito sul
sistema (>0) nella trasformazione precedente
wBC=-wAB=3457J
dunque, essendo
m,pm,V CRC =+
ho
p
V
B
C
A T costante
S costante
Parte III
22
K323K277K600Kmol/J314.8
2
3mol1
J3457K600
nC
wTT
m,V
BCBC =−=
⋅
−+=+=
Trattandosi di una trasformazione adiabatica reversibile di un gas perfetto, la pressione finale pC la
calcolo usando la relazione
γγγCCBB VpVptetancospV =→=
con
3
5
C
C
m,V
m,p ==γ
ed essendo
( ) ( )
Pa1052.0K323
K600Pa102
K323
K600Pa102
T
Tpp
nRTpnRTp
p
nRTp
p
nRTp
p
nRTV
p
nRTV
53/51
3/5
53/51
3/5
51
C
BBC
C1CB
1B
C
CC
B
BB
B
BB
C
CC
⋅=
⋅=
⋅=
=→
=
=
→
=
=
−−−
−−
γγ
γγγγ
γγ
Osservo poi che, trattandosi di una trasformazione adiabatica reversibile di un gas perfetto, avrei
potuto calcolare il lavoro wBC anche usando la relazione
λ
γγγ
V
VppVptetancospV BB
BB =→==
per cui
dVVVpdVpwC
B
C
B
V
V
BB
V
V
BC ∫∫−−=−= γγ
La variazione complessiva di U ed H è data da
BCm,VBCBCABtot wTnCU0UUU ==+=+= ∆∆∆∆∆
( ) J5757K600K323Kmol/J314.82
5mol1TnCHHH m,pBCABtot −=−⋅⋅==+= ∆∆∆∆
La variazione di S tiene conto del fatto che la prima trasformazione è una isoterma reversibile, per
cui
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
23
K/J76.5K600
J3457
T
qS
T
qdS
A
ABAB
rev −=−==→= ∆δ
mentre la trasformazione B→C è adiabatica reversibile, per cui
0S0T
qdS BC
rev =→== ∆δ
per cui la variazione complessiva di entropia è
K/J76.50SSSS ABBCABtot −=+=+= ∆∆∆∆
Parte III
24
E3.9
Un recipiente con pareti adiabatiche è diviso in due parti da un pistone adiabatico che può
scorrere senza attrito. Inizialmente ciascuna parte contiene 50.0 L di un gas ideale
monoatomico (CV,m=3R/2), alla temperatura di 298 K e alla pressione di 1 bar. A seguito del
passaggio di corrente attraverso una resistenza inserita nella parte sinistra, il pistone
lentamente si sposta; il processo si interrompe quando la pressione nella parte destra
raggiunge il valore di 7.50 bar. Calcolare:
- il lavoro fatto nel processo sulla parte destra e la temperatura finale nella parte destra;
- la temperatura finale nella parte sinistra e il lavoro elettrico fatto sulla parte sinistra.
Si supponga che la compressione del gas nella parte destra sia un processo reversibile.
Il sistema è definito nel modo seguente:
L0.50V
Pa10bar1p
K298T
L0.50VPa10bar1p
K298T
R
5R
R
L
5L
L
===
=
===
= →
'V
Pa1050.7'p
'T
'VPa1050.7'p
'T
R
5R
R
L
5L
L
⋅=
⋅=
Per prima cosa converto il volume da L a m3
323L m1000.5dm0.50L0.50V −⋅===
Ora posso calcolare anche il numero di moli
mol02.2RT
Vpn
mol02.2K298Kmol/J314.8
m1000.5Pa10
RT
Vpn
R
RRR
325
L
LLL
==
=⋅
⋅⋅==−
Osservo che, quando il pistone si ferma in seguito al riscaldamento, la pressione nei due
compartimenti deve essere uguale, per cui pL’=p R’ . Inoltre viene detto che il pistone opera in
condizioni di reversibilità. Dunque per una trasformazione adiabatica reversibile vale
tetancospV =γ
Posso così calcolare il volume nel lato destro del pistone dopo la trasformazione
γγγγR
R
R'R
'RRRR V
'p
pVV'pVp =→=
L R
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
25
33
5/3
5
532
/1
RR
R'R m1093.14
Pa1050.7
Pa10m1000.5V
'p
pV −− ⋅=
⋅⋅=
=
γγ
A questo punto posso calcolare TR’
K667Kmol/J314.8mol02.2
m1093.14Pa1050.7
Rn
'V'p'T
335
R
RRR =
⋅⋅⋅⋅==
−
Trattandosi di trasformazione adiabatica, il calore scambiato è nullo, per cui
( ) J9300K298K667Kmol/J314.82
3mol02.2TCn0wqwU Rm,VRRRRR =−⋅==+=+= ∆∆
che è un modo più semplice di calcolare wR rispetto all’integrale
dVVVpdVpw'V
V
RR
'V
V
R
R
R
R
R
∫∫−−=−= γγ
Nel lato sinistro avrò
( ) 333333RLRRtotL m1007.85m1093.14m100.100'VVV'VV'V −−− ⋅=⋅−⋅=−+=−=
e quindi
K3799Kmol/J314.8mol02.2
m1007.85Pa1050.7
Rn
'V'p'T
335
L
LLL =
⋅⋅⋅⋅==
−
Trattandosi di una trasformazione adiabatica, vale anche in questo caso
Lm,VLelLLelLL TCn0wwqwwU ∆∆ =++=++=
dove bisogna considerare non solo il lavoro di volume ma anche il lavoro elettrico da parte della
resistenza. Per questo motivo, non è possibile utilizzare la relazione
tetancospV =γ
in quanto essa è valida solo in caso di lavoro di solo volume.
Tuttavia, nel sistema proposto dal problema, il lavoro di volume eseguito sulla parte destra è uguale
e contrario a quello della parte sinistra
RL ww −=
per cui posso ottenere wel come
( ) J97570J9300K298K3799Kmol/J314.82
3mol02.2wTCnwTCnw RLm,VLLLm,VLel =+−=+=−= ∆∆
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
www.chimica.unipd.it/vincenzo.amendola 18/09/2017 www.chimica.unipd.it/alberta.ferrarini
Parte IV
Transizioni di fase in sistemi a un componente
E4.1
Alla pressione di 1 bar il piombo (MA = 207.2 g/mol) fonde alla temperatura di 600.6 K e il
calore latente di fusione molare vale 5.076 kJ/mol. Determinare quale pressione p’ deve essere
applicata affinché la temperatura di fusione del metallo risulti pari a T’=601.0 K, sapendo che
le densità del metallo solido e liquido valgono, rispettivamente, ρρρρs====11.01 e ρρρρl=10.65 g/cm3.
Dato che alla transizione di fase tra solido e liquido si ha
per definizione che le due fasi (solida e liquida) sono in
equilibrio tra loro
ls µµ =
allora ad ogni variazione infinitesima del potenziale
chimico di una delle due fasi, lungo la curva di coesistenza,
deve corrispondere una uguale variazione di potenziale
chimico:
ll,ml,ms,ms,ms ddTSdpVdTSdpVd µµ =−=−=
posso scrivere
V
S
dT
dp
fus
fus
∆∆
=→
che è l’equazione di Clapeyron per transizioni solido-liquido e solido-solido.
***
Si noti che, per convenzione, le grandezze termodinamiche di transizione, salvo diversamente
specificato, si esprimono sempre considerando come stato finale quello a più alta entropia (quindi lo
stato liquido per fusione, quello gassoso per vaporizzazione e sublimazione).
***
Si noti che le grandezze termodinamiche tabulate sono espresse per mole di sostanza, per cui nel
seguito si intende mtrtr HH ∆∆ = e così via per ∆S, ∆G ecc., salvo dove diversamente specificato.
***
Alla transizione di fase solido-liquido vale per definizione anche
p
T
p
p’
T T’
liquido
solido
gas
punto triplo
punto critico
Parte IV
2
0STHTSHTSH fusfusm,lm,lm,sm,sls =−→−=−→= ∆∆µµ
per cui si ha
→=T
HS fus
fus
∆∆
dTVT
Hdp
VT
H
V
S
dT
dp
fus
fus
fus
fus
fus
fus
∆∆
∆∆
∆∆
=→==
che posso integrare assumendo che sia Hfus∆ che Vfus∆ siano indipendenti dalla temperatura, per
ottenere
f
f
fus
fus
T
'Tln
V
Hp'p
∆∆
=−
A questo punto, partendo dall’evidenza sperimentale che le curve di coesistenza liquido-solido sono
sostanzialmente delle rette con pendenza elevata (ovvero a grandi variazioni si p corrispondono
piccole variazioni di T), posso approssimare
f
ff
f
ff
f
f
T
T'T
T
T'T1ln
T
'Tln
−≈
−+=
dove ho ipotizzato che (Tf’-T f)/Tf<<1.
Sostituendo arrivo così a
( )fffusf
fus T'TVT
Hp'p −+=
∆∆
Ora posso calcolare Vfus∆ sapendo che
mol
m10636.0
m/kg1001.11
1
m/kg1065.10
1
mol
kg102.207
11MAVVV
n
MAn
n
VV
36
33333
sls,ml,mmfusm
−− ⋅=
⋅−
⋅⋅=
=
−=−=→
⋅⋅==
ρρ∆
ρ
Il calore molare latente di transizione di fase qL è per definizione pari all’entalpia molare di
transizione
Ltr qH =∆
dunque
( ) =−+= fffusf
fus T'TVT
Hp'p
∆∆
( ) Pa1015.54K6.600K0.601mol/m10636.0K6.600
mol/J10076.5Pa10 5
36
35 ⋅=−
⋅⋅⋅+= −
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
3
E4.2
La tensione di vapore del mercurio liquido vale p0=1.186 Torr a T0=130°C e p1=2.807 Torr a
T1=150°C. Determinare la temperatura T2 in corrispondenza della quale la tensione di vapore
del mercurio vale p2=250 Pa.
Per prima cosa passo alle unità di misura del sistema
internazionale
Pa2.374atm1
Pa101325
Torr760
atm1Torr807.2p
Pa1.158atm1
Pa101325
Torr760
atm1Torr186.1p
K15.423C150T
K15.403C130T
1
0
1
0
==
==
=°==°=
Osservo che p0<p2<p1.
In base all’equazione di Calusius-Clapeyron per transizioni di fase liquido-gas o solido-gas si ha
( ) ( )
−=→−==
20
vap
0
2vap
T
1
T
1
R
H
p
pln
R
H
T/1d
plnd
T/1d
dp
p
1 ∆∆
dove considero la derivata rispetto a T-1 invece di T ed ho considerato le due pressioni tra loro più
vicine (p0 e p2), dato che la Clausius-Clapeyron è una relazione approssimata dove si suppone che
- il gas abbia comportamento ideale
- il volume delle fasi condensate sia trascurabile rispetto a quello del vapore.
Inoltre in genere si trascura la dipendenza di H da T .
Dunque ora devo trovare il valore dell’entalpia di vaporizzazione tramite
K7349Pa1.158
Pa2.374ln
15.423
1
15.403
1
p
pln
T
1
T
1
R
H
T
1
T
1
R
H
p
pln
1
0
1
1
10
vap
10
vap
0
1
=
−=
−=→
−=
−−∆
∆
Dunque
K5.413K15.403
1
Pa1.158
Pa250ln
K7349
1
T
1
p
pln
H
RT
T
1
p
pln
H
R
T
1
T
1
T
1
R
H
p
pln
11
01
2
vap2
01
2
vap220
vap
0
2
=
+−=
+−=→
+−=→
−=
−−
∆
∆∆
p
T
p0
p1
T0 T2 T1
p2
Parte IV
4
E4.3
Un composto fonde a Tf=250 K (temperatura normale). La tensione di vapore del liquido è
pari a p1=10539 Pa a T1=290 K e p2=74518 Pa a T2=340 K. La tensione di vapore del solido è
p3=270 Pa a T3=232 K e p4=1092 Pa a T4=250 K. Calcolare il calore latente di fusione, la
temperatura di ebollizione normale e il corrispondente ∆∆∆∆vapS, e determinare il punto triplo.
In base all’equazione di Calusius-Clapeyron per transizioni
di fase liquido-gas (o solido-gas) si ha
−=
21
vap
1
2
T
1
T
1
R
H
p
pln
∆
dunque
mol/J101.32
Pa10539
Pa74518ln
K340
1
K290
1
Kmol/J314.8
p
pln
T
1
T
1
RH
3
1
2
21
vap
⋅=
=
−=
−
=∆
e analogamente per il processo di sublimazione
−=
43
sub
3
4
T
1
T
1
R
H
p
pln
∆
mol/J104.37Pa270
Pa1092ln
K250
1
K232
1
Kmol/J314.8
p
pln
T
1
T
1
RH 3
3
4
43
sub ⋅=
−=
−
=→ ∆
Trascurando la dipendenza di Hvap∆ e Hsub∆ dalla temperatura a cui avviene la transizione di fase,
posso scrivere
( )mol/J103.5mol/J101.32mol/J104.37
HHHHHHHHH333
vapsubl,mg,ms,mg,ms,ml,mfus
⋅=⋅−⋅=
=−=−−−=−= ∆∆∆
La temperatura di ebollizione alla pressione normale (101325 Pa) la individuo partendo da
K5.349Pa74518
Pa101325ln
mol/J101.32
Kmol/J314.8
K340
1
p
pln
H
R
T
1T
T
1
p
pln
H
R
T
1
T
1
T
1
R
H
p
pln
1
3
1
2
b
vap2b
b2
b
vap2b2
vap
2
b
=
⋅−=
−=→
=−→
−=
−−
∆
∆∆
Si noti che scelgo p2 perchè è la più vicina a pb, infatti la Clausius-Clapeyron è una relazione
approssimata che si basa su alcune ipotesi quali assumere che la fase gassosa abbia comportamento
p
T
pT
1atm
TT T4=Tf
p4 p3
p1
p2
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
5
ideale e che i volumi delle fasi condensate (solida per sublimazione e liquida per vaporizzazione)
siano trascurabili rispetto a quello del gas.
Dunque la variazione di entropia molare all’ebollizione vale
Kmol/J8.91K5.349
mol/J101.32
T
HS0STH
3
b
vapvapvapbvap =⋅==→=−
∆∆∆∆
Il punto triplo è il punto di intersezione tra le curve di vaporizzazione e di sublimazione ed è
definito da TT e pT nel piano (p,T), per cui posso ottenere TT dalla relazione di Clausius-Clapeyron
(per le coppie di punti p,T più vicine al punto triplo - ovvero p1,T1 e p4,T4 - dato che l’equazione di
Clausius Clapeyron si basa su alcune approssimazioni):
−=→
−=
T1
vap
1
T
T1
vap
1
T
T
1
T
1
R
Hexp
p
p
T
1
T
1
R
H
p
pln
∆∆
−=→
−=
T4
sub
4
T
T4
sub
4
T
T
1
T
1
R
Hexp
p
p
T
1
T
1
R
H
p
pln
∆∆
per cui equagliando pT ho
K264
Kmol/J314.8K290
mol/J101.32
Kmol/J314.8K250
mol/J104.37
Pa1092
Pa10539ln
Kmol/J314.8
mol/J104.37mol/J101.32
RT
H
RT
H
p
pln
R
HHT
pT
1
T
1
R
Hexpp
T
1
T
1
R
Hexppp
13333
1
1
vap
4
sub
4
1subvapT
TT4
sub4
T1
vap1T
=
=
⋅⋅−
⋅⋅−⋅−⋅=
=
−−
−=→
=
−=
−=
−
−∆∆∆∆
∆∆
Osservo che TT > Tf (1atm), per cui la curva di coesistenza solido-liquido ha pendenza negativa
(vedi grafico precedente).
A questo punto, sostituendo indifferentemente in una delle due precedenti espresisoni ottengo
Pa1084.2T
1
T
1
R
Hexppp 3
T4
sub4T ⋅=
−=
∆
Parte IV
6
E4.4
La differenza di energia libera standard per la transizione di fase da grafite a diamante
dipende dalla temperatura secondo la relazione: ∆G(J/mol) = 1895 + 3.363 T(K).
Determinare ∆trH e ∆trS e valutare la pressione alla quale diamante e grafite sono in
equilibrio a 25°C. Si assuma che le densità del diamante e della grafite siano rispettivamente
uguali a 3.51 g/cm3 e 2.25 g/cm3 e che i due solidi siano incomprimibili.
Si determini la pressione di equilibrio tra diamante e grafite a 25 °C anche con una procedura
alternativa utilizzando i valori di energia libera di formazione disponibili in tabelle di dati
termodinamici
Per definizione
( ) mol/JT363.31895STHG otr
otr
otr ⋅+=−= ∆∆∆
da cui posso calcolare l’entalpia standard di transizione utilizzando l’equazione di Gibbs-Helmholtz
mol/J1895mol/J
T
1d
363.3T
1895d
T
1d
T
Gd
HH
T
1T
Go
tr
otr =
+=
=→=
∂
∂∆
∆
e l’entropia standard di transizione è per definizione pari a
→+−= dpVdTSd mmµ
( ) Kmol/J363.3Kmol
JT363.31895
dT
d
dT
GdS
TS
otro
trp
m −=+−=−=→
∂∂=−
∆∆µ
dove si sfrutta il fatto che le grandezze standard sono definite alla pressione costante di 1 bar (si
veda la lezione sulle grandezze standard).
Per individuare la pressione p alla quale si ha transizione da grafite a diamante per la temperatura di
298.15 K, si può provare ad utilizzare l’equazione di Clapeyron
T
'Tln
V
Hpp
VT
H
dT
dp
fus
fuso
fus
fus
∆∆
∆∆
=−→=
dove T è la temperatura per la quale grafite e diamante sono in equilibrio alla pressione esterna op :
( ) K363.3
1895TT363.318950Go
tr −=→+==∆
dato che ottengo un valore negativo di T, tale condizione non è termodinamicamente possibile a
op , e l’equazione di Clapeyron non è utilizzabile.
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
7
Dunque uso una procedura alternativa in cui considero che per definizione ho che (si ricordi che la
variazione di energia libera è generalmente espressa e tabulata per unità di mole, ovvero in J/mol)
mtr
T
trm
T
Vp
GV
p∆∆µ =
∂∂
→=
∂∂
dove si sfrutta la proprietà di linearità della derivata.
Dunque a T costante ho
( ) dpVGd mtrtr ∆∆ =
che integrando membro a membro diventa
( )( )∫∫ =
p
op mtr
pG
oG tr dpVGdtr
tr
∆∆∆
∆
Assumendo che mtrV∆ sia indipendente da p perchè kT è nullo (solidi incomprimibili per ipotesi del
problema), si ottiene
( ) ( )omtr
otrtr ppVGpG −=− ∆∆∆
e dato che per definizione, alla pressione p alla quale le due fasi sono in equilibrio si ha ( ) 0pGtr =∆
deriva
( )omtr
otr ppVG0 −+=→ ∆∆
o
mtr
otr pV
Gp +−=→
∆∆
dove
Pa10p 5o =
e alla T di 25 °C si ha
( ) mol/J2898mol/JK15.298363.31895Gotr =⋅⋅+=∆
Per il calcolo di mtrV∆ posso utilizzare le densità grazie all’ipotesi di incompressibilità isoterma dei
solidi (kT nullo):
mol
m1042.3
cm
m10
cm/g51.3
mol/g01.12MAV
36
3
36
3d
dm
−− ⋅===ρ
mol
m1034.5
cm
m10
cm/g25.2
mol/g01.12MAV
36
3
36
3g
gm
−− ⋅===ρ
mol
m1092.1
mol
m1034.5
mol
m1042.3VVV
36
36
36g
md
mmtr−−− ⋅−=⋅−⋅=−=→ ∆
dunque
Pa1051.1Pa10mol/m1092.1
mol/J2898p
V
Gp 95
36o
mtr
otr ⋅=+
⋅−−=+−= −∆
∆
Parte IV
8
Dai valori tabulati si può calcolare la pressione di equilibrio a 25 °C ricavando direttamente otr G∆
( ) ( ) ( ) mol/J109.2mol/J0mol/J109.2K15.298,gGK15.298,dGK15.298G 33of
of
otr ⋅=−⋅=−= ∆∆∆
Dove osservo che l’energia libera di formazione di un composto puro nel suo stato di riferimento
(grafite) è nulla per definzione.
Inoltre dai valori tabulati posso ottenere anche
( ) ( ) ( ) mol/J10895.1mol/J0mol/J10895.1K15.298,gHK15.298,dHK15.298H 33of
of
otr ⋅=+⋅=−= ∆∆∆
Dove osservo che l’entalpia di formazione di un composto puro nel suo stato di riferimento (grafite)
è nulla per definzione.
( ) ( ) ( ) Kmol/J363.3Kmol/J740.5Kmol/J377.2K15.298,gSK15.298,dSK15.298S of
of
otr =−=−= ∆∆∆
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
9
E4.5
La temperatura di ebollizione normale dell’acqua è T0=100 °C. Qual è la tensione di vapore
dell’acqua a 20 °C?
Fare uso di tabelle di dati termodinamici per i dati necessari per la risoluzione del problema.
Per individuare la tensione di vapore p1 a 20 °C utilizzo la
versione dell’equazione di Calusius-Clapeyron per transizioni di
fase liquido-gas dove considero la derivata rispetto a T-1 invece di
T
( )( )
−=→−=
01
vap
0
1vap
T
1
T
1
R
H
p
pln
R
H
T/1d
plnd ∆∆
dove l’integrazione è possibile perchè si assume ∆vapH
indipendente da T.
Inoltre, avendo a che fare con tabelle di dati termodinamici, posso calcolare ∆vapH facendo
riferimento alla ovapH∆ misurata alla pressione standard op di 1 bar:
−=
10
ovap
0
1
T
1
T
1
R
H
p
pln
∆
Quindi posso individuare p1 come
−=
10
ovap
01 T
1
T
1
R
Hexppp
∆
Ottengo ovapH∆ dai valori tabulati, considerando che per definizione ho
( ) ( ) ( )mol/kJ01.44
mol/kJ83.285mol/kJ82.241K15.298,lHK15.298,gHK15.298H of
of
ovap
=
=+−=−= ∆∆∆
per cui
Pa1011.2K15.293
1
K15.373
1
mol/J314.8
mol/kJ01.44expPa101325
T
1
T
1
R
Hexppp 3
10
ovap
01 ⋅=
−⋅=
−=
∆
dove ho fatto uso del fatto che la pressione normale è pari a 1 atm (101325 Pa).
p
T
p1
p0
T1 T0
Parte IV
10
E4.6
Per l’ammoniaca liquida e solida, nell’intorno del punto triplo la dipendenza della tensione di
vapore (in Torr) dalla temperatura è descritta dalle equazioni:
ln (p* / Torr) = 19.49 – 3063 K / T ln (p* / Torr) = 23.03 – 3754 K / T
dove T è la temperatura assoluta. Determinare la temperatura e la pressione del punto triplo
e l’entropia di fusione dell’ammoniaca solida in corrispondenza di tale punto.
Il problema fornisce le curve di vaporizzazione (ovvero di
equilibrio liquido-gas, anche dette curve di coesistenza o di
confine tra le fasi)
T
K306349.19
Torr
pln −=
e di sublimazione (equilibrio solido-gas)
T
K375403.23
Torr
pln −=
Le due curve si intersecano nel punto triplo:
TT T
K375403.23
T
K306349.19 −=−
K2.195TK69154.3TT
K3063
T
K375449.1903.23 TT
TT
=→=⋅→−=−→
Dunque ottengo facilmente la pressione al punto triplo sostituendo TT
Pa506Torr760
Pa101325
K2.195
K306349.19expp
K2.195
K306349.19
Torr
pln T
T =
−=→−=
L’entropia di fusione al punto triplo è per definizione
SSSSSSSSS subvaps,mg,mg,ml,ms,ml,mfus ∆∆∆ +−=−+−=−=
e dato che alla transizione di fase si ha
T
subsubsubsubsub
T
vapvapvapvapvap
T
HS0STHG
T
HS0STHG
∆∆∆∆∆
∆∆∆∆∆
=→=−=
=→=−=
A questo punto posso utilizzare l’equazione di Clausius-Clapeyron per ottenere la differenza di
entalpia
( )( )
( ) R
H
T/1d
plnd
T/1d
dp
p
1 tr∆−==
p
T
solido-gas
liquido-gas
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
11
Applicando tale relazione alle curve di vaporizzazione e sublimazione ottengo
( )( ) R
HK3063
T/1d
plnd vap∆−=−=
( )( ) R
HK3754
T/1d
plnd sub∆−=−=
per cui
Kmol/J9.159K2.195
Kmol/J314.8K3754
T
HS
Kmol/J5.130K2.195
Kmol/J314.8K3063
T
HS
T
subsub
T
vapvap
=⋅==
=⋅==
∆∆
∆∆
e si arriva così a
Kmol/J4.29Kmol/J9.159Kmol/J5.130SSS subvapfus =+−=+−= ∆∆∆
Parte IV
12
E4.7
La tensione di vapore del metanolo è 120 mmHg a T0=23 °C e 250 mmHg a T1=39 °C.
a) Calcolare la temperatura di ebollizione normale Tb.
b) Usando tabelle di dati termodinamici confrontare il valore ottenuto con il dato
sperimentale.
c) Valutare la variazione percentuale del calore latente di vaporizzazione tra la temperatura
di T1=39 °C e la temperatura di ebollizione normale Tb.
a) Per temperatura di ebollizione normale si intende quella alla
pressione di 1 atm (101325 Pa).
Utilizzando l’equazione di Clausius-Clapeyron
−=
01
tr
1
0
T
1
T
1
R
H
p
pln
∆
posso individuare ∆vapH come
mol/kJ26.35
mmHg250
mmHg120ln
K15.296
1
K15.312
1Kmol/J314.8
p
pln
T
1
T
1RH
1
1
0
1
01vap
=
=
−=
=
−=
−
−
∆
A questo punto posso applicare l’equazione di Clausius-Clapeyron per calcolare Tb alla pressione
atmosferica (760 mmHg):
K0.340mmHg250
mmHg760ln
mol/kJ26.35
Kmol/J314.8
K15.312
1
p
pln
H
R
T
1T
11
1
b
vap1b =
−=
−=→
−−
∆
b) Il valore sperimentale tabulato per la Tb standard del metanolo è 337.75 K. Osservo però che la
pressione standard (1 bar = 105 Pa) è leggermente diversa dalla pressione normale (1 atm = 101325
Pa).
c) Si chiede di calcolare la variazione percentuale tra ( )bvap TH∆ e ( )1vap TH∆ , utilizzando i valori
tabulati per le capacità termiche delle fasi gassose e liquide a pressione standard.
Dai valori tabulati delle capacità termiche a 298.15 K ho
p
T T0 T1
−=
b1
vap
1
b
T
1
T
1
R
H
p
pln
∆
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13
Kmol/J0.37C
Kmol/J1.81C
Kmol/J1.44C
m,p
lm,p
gm,p
−=
=
=
∆
ed usando
m,p
p
vap CT
H∆
∆=
∂∂
ho che
dTCHd m,pvap ∆∆ =→
A questo punto, trascurando la dipendenza di m,pC∆ da T (in quanto dalla traccia del problema non
ho informazioni a disposizione per quantificare tale dipendenza), posso integrare membro a
membro per avere
∫∫ = dTCHd m,pvap ∆∆
( ) ( ) ( ) =−=−→ 1bm,p1vapbvap TTCTHTH ∆∆∆ ( ) mol/kJ02.1K15.312K0.340Kmol/J0.37 −=−−
per cui la variazione percentuale di Hvap∆ tra T1 e Tb è
( ) ( )( ) %9.2
mol/kJ26.35
mol/kJ02.1100
TH
THTH
1vap
1vapbvap −=−=−
∆∆∆
NOTA BENE: quando si utilizzano dati tabulati (tipicamente a 298.15 K) come punto di partenza
per calcolare l’entalpia di transizione ad una temperatura diversa, è importante tenere presente che
l’entalpia è funzione della temperatura. In questo caso, se le tabelle forniscono anche le capacità
termiche, e se le si assume indipendenti dalla temperatura, allora è possibile calcolare l’entalpia alla
temperatura di interesse con un accettabile livello di approssimazione, utilizzando la procedura
mostrata in questo esercizio.
Parte IV
14
E4.8
Stimare il punto triplo (g, l, s) dell’acqua sapendo che a -10 °C la tensione di vapore del solido
è pari a 259.90 Pa e quella del liquido sottoraffreddato è di 286.5 Pa, e che il calore latente di
fusione a 0 °C è pari a 333.5 J g-1. Si assuma la densità del liquido pari a 1.000 g cm-3 e quella
del solido uguale a 0.917 g cm-3. Per gli altri dati usare la tabella allegata.
* Commentare i risultati (possibili fonti di errore ).
Posso ottenere il punto triplo (pT, TT) usando l’equazione di
Clausisu Clapeyron per le curve di equilibrio dei processi di
sublimazione e vaporizzazione:
−+=→
−=
T1
subsT
T1
sub
s
T
T
1
T
1
R
Hplnpln
T
1
T
1
R
H
p
pln
∆∆
e
−+=→
−=
T1
vaplT
T1
vap
l
T
T
1
T
1
R
Hplnpln
T
1
T
1
R
H
p
pln
∆∆
dove per la vaporizzazione devo tenere presente che si tratta di un liquido sottoraffreddato, per cui
pl<pT e T1<TT.
Dunque
1
vap
1
subls
vapsub
T T
1
R
H
T
1
R
Hplnpln
R
H
R
H
T
1 ∆∆∆∆−+−=
−
1
vapsub
1
vapsub
l
s
T
R
H
R
H
T
1
R
H
R
H
p
pln
T
−
−
−+
=→ ∆∆
∆∆
(*)
e la pressione
−+=→
−+=→
T1
subsT
T1
subsT T
1
T
1
R
Hplnexpp
T
1
T
1
R
Hplnpln
∆∆
pl
p
T
ps
T1
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
15
Il problema fornisce i valori di ps = 259.90 Pa, pl = 185.5 Pa, T1 = 263.15 K, mentre per calcolare
∆subH e ∆vapH si deve usare la tabella, facendo attenzione alla temperatura di riferimento. Infatti
osservo che la tabella riporta i valori a 298.15 K, mentre interessa eseguire il calcolo in prossimità
dei punti utilizzati per la Clausius Clapeyron (il punto iniziale 263.15K, o 273.15 K al quale il
problema fornisce il calore latente di fusione).
Devo quindi utilizzare anche i valori di Cp,l e Cp,g riportati in tabella per calcolare le entalpie alla T
di interesse, dal momento che
m,pp
m,pp
CT
HC
T
H ∆∆ =
∂∂→=
∂∂
dunque
dTCHd m,p∆∆ =→ ∫∫ =→ dTCHd m,p∆∆
A questo punto, trascurando la dipendenza di m,pC∆ da T, posso integrare membro a membro per
avere
( ) ( ) ( )12m,p12 TTCTHTH −=− ∆∆∆
Nel caso della vaporizzazione ho
( ) ( ) ( ) mol/kJ0.44mol/kJ8.285mol/kJ8.241K15.298HK15.298HK15.298H olf
ogf
ovap =+−=−= ∆∆∆
e
( ) ( )( ) ( )
( )( )mol/kJ04.45
K15.298K15.273molK/kJ3.75molK/kJ6.33mol/kJ0.44
TCCK15.298H
TCK15.298HK15.273Hl
m,pg
m,po
vap
m,pvapo
vapo
vap
==−−+=
=−+=
=+=
∆∆
∆∆∆∆
Nel caso della sublimazione ho
( ) ( ) ( )( ) ( )[ ] ( ) ( )[ ]( ) ( )K15.273HK15.273H
K15.273HK15.273HK15.273HK15.273H
K15.273HK15.273HK15.273H
ovap
ofus
osf
olf
olf
ogf
osf
ogf
osub
∆∆
∆∆∆∆
∆∆∆
+=
=−−−=
=−=
con
( ) mol/kJ00.6mol/g02.18g/J5.333K15.273H ofus =⋅=∆
dunque
( ) mol/kJ04.51mol/kJ00.6mol/kJ04.45K15.273H osub =+=∆
Ora posso sostituire in (*)
Parte IV
16
K8.272
Kmol/J314.8
mol/kJ04.45
Kmol/J314.8
mol/kJ04.51K15.263
1
Kmol/J314.8
mol/kJ04.45
Kmol/J314.8
mol/kJ04.51
Pa5.286
Pa90.259ln
R
H
R
H
T
1
R
H
R
H
p
pln
T
1
1
vapsub
1
vapsub
l
s
T
=
=
−
−+=
=
−
−+
=→
−
−
∆∆
∆∆
e la pressione
Pa82.595
K8.272
1
K15.263
1
Kmol/J314.8
mol/kJ05.51Pa90.259lnexp
T
1
T
1
R
Hplnexpp
T1
subsT
=
=
−+=
=
−+=
∆
I valori reali (tabulati) per l’acqua sono 273.16K e 611.7 Pa.
In effetti, l’equazione di Clausius-Clapeyron si basa su alcune approssimazioni (vedi E4.2).
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
17
E4.9
Il punto triplo dell’anidride carbonica è caratteri zzato dalla pressione di 3884 Torr e dalla
temperatura di −56.35 °C. Sapendo che in corrispondenza di tale punto il calore latente di
fusione della CO2 solida vale 8326 J/mol mentre il calore latente di evaporazione della CO2
liquida vale 17580 J/mol, determinare, sulla base di appropriate approssimazioni (da
indicare), la relazione che esprime la tensione di vapore (espressa in bar) della CO2 solida in
funzione della temperatura assoluta in vicinanza del punto triplo.
Come cambia l’espressione se la tensione di vapore viene espressa in Torr?
Ipotizzando che
- la fase gassosa abbia comportamento ideale
- i volumi delle fasi condensate siano trascurabili rispetto a
quello della fase gassosa
posso utilizzare l’equazione di Calusius-Clapeyron per
transizioni di fase solido-gas
( )( ) R
H
T/1d
plnd sub∆−=
che, trascurando la dipendenza di Hsub∆ dalla temperatura, posso integrare come
−=
T
1
T
1
R
H
p
pln
T
sub
T
∆
dove
mol/J25906mol/J8326mol/J17580HH
HHHHHHH
fusvap
s,ml,ml,mg,ms,mg,msub
=+=+=−+−=−=
∆∆∆
e convertendo la pressione del punto triplo in bar
bar178.5Pa10
bar1
Torr760
Pa101325Torr3884p
5T ==
posso riscrivere
T
K95.3115016.16
T
K95.3115372.14178.5ln
bar
pln
T
1
K80.216
1
Kmol/J314.8
mol/J25906
bar178.5
pln
−=−+=→
−=
In Torr la relazione tra tensione di vapore e temperatura diventa
p
T
punto triplo
Parte IV
18
T
K95.3115637.22
Torr
pln
T
1
K80.216
1
Kmol/J314.8
mol/J25906
Torr3884
pln
−=→
−=
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19
E4.10
La variazione della tensione di vapore del freon liquido (in Pa) al variare della temperatura
(in K) è espressa dalla relazione
ln (p* / Pa) = 79.4 - 5540.2 K / T - 9.26 ln (T / K) + 0.085 T / K
Determinare l'entalpia di evaporazione molare, ∆∆∆∆vapH, e la differenza tra le capacità termiche
molari (Cp,m) del vapore e del liquido, alla temperatura di 298.15 K.
Data l’espressione della pressione fornita dal problema, il modo più vantaggioso per mettere in
relazione la pressione e l’entalpia di evaporazione è quella di utilizzare la versione dell’equazione di
Clausius Clapeyron dove considero la derivata rispetto a T-1 invece che a T
( )( )
( ) R
H
T/1d
plnd
R
H
T/1d
dp
p
1 vapvap ∆∆−=→−=
In questo caso si ha
( )( ) ( )
R
HT085.0T26.92.5540
T/1d
plnd vap2∆
−=−−−−=
dove per facilitare la derivazione posso sostituire
x
1085.0
x
1ln26.9x2.55404.79
T
1x +−−→=
2x
1085.0
x
126.92.5540
dx
plnd −+−=→
( ) R
HT085.0T26.92.5540
T/1d
plnd vap2∆
−=−+−=→
( )[ ] =+−+−=→ RT085.0T26.92.5540H 2vap∆
( ) ( )mol/J109.85Kmol/J314.8
K
K15.298085.0K15.29826.9K2.5540 3
2
⋅=
+−+−=
Per definizione, Cp,m è data da
p
mm,p T
HC
∂∂
=
dunque la differenza di Cp,m è data da
( )
( ) Kmol/J344Kmol/J314.8K15.298085.0226.9
RT085.02K26.9T
HCCC
p
vaplm,p
gm,pm,p
=⋅⋅+−=
=⋅+−=
∂∂
=−=∆
∆
Parte IV
20
E4.11
Il punto triplo dell’acqua è caratterizzato dalla temperatura TT=273.16 K e dalla pressione
pT=4.580 Torr. Sapendo che la tensione di vapore del ghiaccio a –5 °C vale 3.013 Torr, mentre
quella dell’acqua liquida a 15 °C vale 12.79 Torr, determinare l’entalpia di fusione molare del
ghiaccio nell’intorno del punto triplo.
L’entalpia di fusione è data da
HH
HHHHHHH
subvap
s,mg,mg,ml,ms,ml,mfus
∆∆∆
+−==−+−=−=
per cui devo calcolare le entalpie di vaporizzazione e
sublimazione, utilizzando l’equazione di Clausius-Clapeyron
−=
T
1
T
1
R
H
p
pln
T
tr
T
∆
mol/kJ90.50Torr580.4
Torr013.3lnKmol/J314.8
K15.268
1
K16.273
1
p
plnR
T
1
T
1H
1
T
1
Tsub =⋅
−=
−=→
−−
∆
mol/kJ83.44Torr580.4
Torr79.12lnKmol/J314.8
K15.288
1
K16.273
1
p
plnR
T
1
T
1H
1
T
1
Tvap =⋅
−=
−=→
−−
∆
Dunque
mol/kJ07.6mol/kJ90.50mol/kJ83.44HHH subvapfus =+−=+−= ∆∆∆
p
T T0 T3 T1
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
21
E4.12
Calcolare la tensione di vapore dell’etanolo a T1=100 °C usando le grandezze di formazione
tabulate per l’etanolo liquido e gassoso, relative a T0=25 °C. Si assuma che il vapore abbia
comportamento di gas ideale ed il liquido sia incompressibile (kT=0).
Tramite l’equazione di Clausius-Clapeyron posso ottenere p1 se prima riesco a ricavare la tensione
di vapore p0 alla temperatura T0:
−=
10
vap
0
1
T
1
T
1
R
H
p
pln
∆
−=→
10
vap01 T
1
T
1
R
Hexppp
∆ (11.a)
ma il problema non fornisce la tensione di vapore dell’etanolo a 25°C.
Tuttavia, tramite i dati tabulati e le assunzioni proposte dalla traccia del problema, posso ricavare p0
se, per prima cosa, osservo che all’equilibrio tra le due fasi si ha
( ) ( )p,Tp,T gl µµ =
dove per il gas utilizzo in prima approssimazione il modello del gas ideale
( ) ( )o
ogg
p
plnRTTp,T += µµ
mentre per il liquido utilizzo l’ipotesi di incompressibilità isoterma
ommT VV0k =→=
per cui Vm del liquido non dipende da p e posso scrivere
( ) ( ) ( )oom
ollm
T
ppVTp,TVp
−+=→=
∂∂ µµµ
Dato che il volume molare delle fasi condensate è molto minore di quello delle fasi gassose, posso
considerare 0V om ≈ per arrivare alla seguente espressione approssimata
( ) ( )o
og
ol
p
plnRTTT +≈ µµ
( ) ( )
−=→
RT
TTexp
p
pog
ol
o
µµ
che posso quindi riscrivere come
Parte IV
22
( ) ( ) ( ) ( )
−=
−=
RT
TGTGexp
RT
TTexp
p
pogf
olf
og
ol
o
∆∆µµ
Prendendo i valori tabulati per i ∆G di formazione a 25 °C in condizioni standard si ha
( ) ( ) ( )
Pa1018.6
K15.298Kmol/J314.8
mol/J109.167mol/J108.174expPa10
RT
TGTGexppp
3
335
ogf
olfo
0
⋅=
=
⋅⋅−−⋅−⋅=
−=
∆∆
A questo punto ho individuato p0 e posso applicare la (11.a) per ottenere p1 alla T1 di 100°C, purchè
riesca a ricavare anche Hvap∆ .
Per calcolare Hvap∆ sfrutto il fatto che, per definizione delle funzioni di stato, si ha
lfgfl,mg,mvap HHHHH ∆∆∆ −=−=
A questo punto, se assumo ideale il comportamento del gas posso sostituire l’entalpia di formazione
della fase gassosa a partire dagli elementi nel loro stato di riferimento con quella standard, in quanto
l’entalpia dei gas ideali dipende solo dalla temperatura (e non dalla p)
ogfgf HH ∆∆ ≈
Inoltre, grazie all’ipotesi di liquido incomprimibile (kT=0) e di volume trascurabile rispetto a quello
del gas (Vm=0), posso semplificare l’espressione dell’entalpia per liquidi incomprimibili nel modo
seguente
( ) ( ) ( )[ ] ( )olflf
om
oom
oommT
HH
HppVTT1THp,TH0k
∆∆α
≈→
≈−−+=→=
per cui arrivo a
( ) mol/kJ8.42mol/kJ6.277mol/kJ8.234HHHHH olf
ogflfgfvap =−+−=−≈−= ∆∆∆∆∆
Ora posso sostituire in (11.a)
Pa1099.1
K15.373
1
K15.298
1
Kmol/J314.8
mol/kJ8.42expPa1018.6
T
1
T
1
R
Hexppp
5
3
10
vap01
⋅=
=
−⋅⋅=
−=
∆
Osservo che, essendo p1>101325 Pa, l’etanolo a 100 °C è in fase gassosa.
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
www.chimica.unipd.it/vincenzo.amendola 18/09/2017 www.chimica.unipd.it/alberta.ferrarini
Parte V
Miscele
E5.1
Di una soluzione binaria viene misurato il volume molare Vm=22 cm3 e il volume parziale
molare del primo componente VA=20.5 cm3 alla composizione xA=0.4. Qual è il volume
parziale molare VB del secondo componente nelle medesime condizioni?
Una qualsiasi grandezza termodinamica, come il volume molare, relativa ad una miscela di N
componenti, sarà una funzione di due variabili termodinamiche (tipicamente T e p) e di N
componenti
( )N21mm n,...,n,n,p,TVV =
per cui una sua variazione infinitesima sarà esprimibile come
∑= ≠
+
+
=N
1jj
nn,p,Tj
m
n,T
m
n,p
mm dn
dn
dVdp
dp
dVdT
dT
dVdV
jijj
In questo caso, si definisce grandezza parziale molare della componente j-esima la derivata
ji nn,p,Tj
mj dn
dVV
≠
=
Come è stato dimostrato a lezione, a T e p costanti è possibile esprimere la grandezza molare della
miscela in funzione delle grandezze parziali molari come
∑=
=N
1jjjm VxV
Dunque, nel caso proposto dal problema, osservo che essendo Vm>VA si deve avere necessariamente
VB>Vm>VA (come indicato nel grafico, dove l’asterisco *
indica il volume del composto puro).
Il modo più semplice e ragionevole per risolvere il problema
è ricorrere alla definizione di volume molare
( )ABAABBAAm x1VxVxVxVV −+=+=
per cui
xA
VA* VA
VB VB* Vm
Parte V
2
333
A
AAmB cm23
4.01
4.0cm5.20cm22
x1
xVVV =
−−=
−−
=
In alternativa, si può utilizzare un approccio più generale che coinvolge la relazione tra grandezze
parziali molari e grandezza molare correlata
AA
mmB x
dx
dVVV −=
( )AA
mmA x1
dx
dVVV −+=
Per fare pratica con le grandezze parziali molari è utile ricordare l’origine di tali equazioni, prima di
procedere al calcolo di VB.
L’equazione di Gibbs-Duhem dice che la variazione a T e p costanti di una variabile termodinamica
parziale molare Ej con la composizione xj non è indipendente dalla variazione delle altre N-1
variabili parziali molari, ovvero dato
∑=
=N
1jjjm ExE
si deve avere (Gibbs-Duhem)
∑=
=N
1jjj 0dEx
In questo caso, come già visto poco fa, il volume parziale molare è dato da
( )ABAABBAAm x1VxVxVxVV −+=+= (1.a)
per cui dalla Gibbs-Duhem deriva
( ) BAAABBAA dVx1dVx0dVxdVx −+==+
Inoltre ho che
( )A
BAB
A
AAA
A
BAB
A
B
A
AAA
A
m
dx
dVx1V
dx
dVxV
dx
dVxV
dx
dV
dx
dVxV
dx
dV−+−+=−−++=
che applicando la Gibbs-Duhem si riduce a
BAA
m VVdx
dV−=
che posso sostituire in (1.a) per arrivare a
( ) ( ) AA
mBABABABAAm x
dx
dVVxVVVx1VxVV +=−+=−+= (1.b)
Quindi è possibile scrivere VB come
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
3
AA
mmB x
dx
dVVV −= (1.c)
In questo caso a noi serve individuare Am dx/dV per conoscere VB, per cui si può utilizzare
l’espressione analoga che riguarda VA che si ottiene nel modo seguente da (1.b)
( )1xdx
dVVx
dx
dV
dx
dVVx
dx
dVVVVV A
A
mAA
A
m
A
mAA
A
mAABm −+=+−=+−+=
( )AA
mmA x1
dx
dVVV −+=→
( ) 33
A
mA
A
m cm5.26.0
cm225.20
x1
VV
dx
dV−=−=
−−
=→
che sostituendo in (1.c) diventa
333A
A
mmB cm234.0cm5.2cm22x
dx
dVVV =⋅+=−=
Osservo che la relazione tra le grandezze parziali molari di un sistema a due componenti e la
relativa grandezza molare della miscela sono di validità generale, ovvero sono comuni a qualsiasi
grandezza termodinamica parziale molare. Infatti relazioni simili saranno utilizzate anche negli
esercizi seguenti.
Parte V
4
E5.2
Dalla seguente espressione per il volume V di una miscela di due liquidi con frazione molare
x1 e x2:
V/n (cm3/mol)=30 - 10 x1 + 0.1 x1 x2 (3x1-1)
dove n è il numero totale di moli,
(i) scrivere l’espressione per il volume di eccesso;
(ii) calcolare i volumi parziali molari dei due componenti per la composizione a cui non
si ha variazione di volume totale di mescolamento.
i) Per definizione il volume di eccesso VE è dato da
idmixmix
E VVV ∆∆ −=
dove ∆mixV è la variazione di volume in seguito al
mescolamento, che corrisponde alla differenza tra il volume della miscela nVm meno quello dei
componenti puri separati Vj* :
∑−=j
*mjjmmix VnnVV∆
Invece ∆mixVid è il volume di mescolamento nel caso di miscela con comportamento ideale, che per
definizione è nullo
0V idmix =∆
per cui
∑−==j
*mjjmmix
E VnnVVV ∆
che dividendo per n diventa
*2m2
*1m1m
mixEm VxVxV
n
VV −−==
∆
Per definizione
( ) *m1121121m V20010301)-(3x x x 0.1 x 10 - 300x,1xV ==+−=+===
( ) *m2121121m V3000301)-(3x x x 0.1 x 10-301x,0xV ==+−=+===
Per cui
( )( )
( )1x3xx1.0
x30301x3xx1.0x3030
x30x201x3xx1.0x1030
VxVxVV
121
11211
211211
*22
*11m
Em
−==+−−+−=
=−−−+−==−−=
Osservo che VmE coincide con la parte non lineare di Vm.
VmE
Vmid
Vm
=Vm*
∆mixV
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5
ii) I volumi parziali molari sono per definizione (vedi problema E5.1)
1
m2m1 dx
dVxVV +=
1
m1m2 dx
dVxVV −=
Dunque devo individuare
( ) ( )
( )12
2121
211221
2111121
m
x1.0x1.0x3.06.0xx10
x3.0x1.0x1.03.03.0xx10
3xx1.01x3x1.01x3x1.010dx
dV
+−−+−=
=−+−++−=
=⋅+−−−+−=
da cui
=+−−+−−+−=+=→ 21222
21
2212212
211
1
m2m1 xx1.0x1.0xx3.0xx6.0x10xx1.0xx3.0x1030
dx
dVxVV
( )( )
( )1x6x1.020
x1.06.0xx20
x1.0xx6.011030
x1.0xx6.0xx1030
122
22
221
22
221
22
22121
−+=
=−+=
=−+⋅−=
=−++−=
e analogamente per V2
( )
( )221
212
21
221
21
212
21
221
212
21
31
212
21
2121
312
211212
211
1
m1m2
x31x2.030
x2.0xx6.030
xx3.0x3.0x1.0xx3.030
x1x3.0x1.0xx3.030
x3.0x1.0xx3.030
x1.0xx1.0x3.0xx6.0x10xx1.0xx3.0x1030dx
dVxVV
−+=
=+−=
=−+−−=
=−+−−=
=+−−=
=−++−+−+−=−=→
Posso verificare il risultato calcolando Vm e VE
( )=+−−=
=+−−+−+=
=+−+−+=+=
221
2211
221
22
2111
22
22
211
221
22
2121
22
22
2112211m
xx2.0xx1.0x1030
xx2.0xx6.0x130xx1.06.0xxx20
xx2.0xx6.0x30xx1.06.0xxx20VxVxV
ed usando il fatto che
( ) 22121121
221 xx1.0xx1.0x1xx1.0xx1.0 +−=−−=−
ho
Parte V
6
( )1x3xx1.0x1030
xx2.0xx1.0xx1.0x1030V
1211
2212
21211m
−+−=
=++−−=
E per VE
( )( ) ( ) ( )1x3xx1.01x3xx1.0xx3030
1x3xx1.0x10x20x3030x20x30V
VxVxVV
12112121
12111212m
*2m2
*1m1m
Em
−=−++−==−+−−−=−−=
=−−=
Per la composizione a cui non si ha variazione di volume totale di mescolamento deve essere
( ) 01x3xx1.0V 121E
m =−=
Si tratta di un’equazione di terzo grado con tre soluzioni, due corrispondenti al caso in cui i
composti sono puri
( )1x;0x 21 == , ( )0x;1x 21 ==
e la terza
==→=−3
2x;
3
1x01x3 211
In questo caso ho
( ) 044.2027
2.120
27
2.14.220
9
41.06.0
27
4201x6x1.020
mol
cmV 1
22
3
1 =+=−+=−+=−+=
( ) 977.2927
6.030
27
6.02.130
9
12.0
27
26.030x31x2.030
mol
cmV 2
21
3
2 =−=+−+=+−=−+=
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7
E5.3
Calcolare l’energia libera di Gibbs di eccesso, l’entropia di eccesso e il volume di eccesso a
T=25°C e p=1.2 bar di una miscela binaria formata da 4 moli di tetraidrofurano (THF, T) e 6
moli di cloroformio (CHCl 3, C), sapendo che l’energia libera di Gibbs di mescolamento è
uguale a:
[ ])x1(x)bpaT(xlnRTxxlnRTxnG CC2
TTCCmix −+++=∆
e che a = 0.05 J K-1mol-1 e b = 4×10-12 m5 N-1mol-1 sono costanti.
Dato che ∆mixG dipende da xC comincio con calcolare
6.064
6
n
nx C
C =+
==
Per definizione, l’energia libera di eccesso GE è data da
idmixmix
E GGG ∆∆ −=
dove ∆mixG è l’energia libera di mescolamento, la cui espressione è fornita dal problema, e
corrisponde alla differenza tra l’energia libera della miscela Gm meno quella dei componenti puri
separati Gj* :
∑−=j
*jjmmix GnnGG∆
Invece ∆mixGid è l’energia libera di mescolamento nel caso di miscela con comportamento ideale,
che per definizione è definita come
0xlnxnRTGj
jjid
mix <= ∑∆
Infatti essa corrisponde a
−+=−= ∑ ∑∑
== j
N
1j
*jjjj
N
1j
*jj
*ididmix xxlnxRTxnGGG µµ∆
Nel caso del problema si ha
[ ]TTCCid
mix xlnRTxxlnRTxnG +=∆
per cui sostituendo in GE ho
[ ] ( ) ( ) [ ]
( ) ( ) ( )J3.26
4.06.0Pa102.1Nmol
m104K15.298
Kmol
J05.0mol10x1xbpaTn
xlnRTxxlnRTxnx1xbpaTnxlnRTxxlnRTxnG
255
12CC
2
TTCCCC2
TTCCE
=
=⋅
⋅⋅+⋅=−+=
=+−−+++=
−
Per definizione essendo
GE
∆mixGid
∆mixG Gid
Gpuri-separati
G
Parte V
8
∑=
++−=N
1jjj dnVdpSdTdG µ
operando a composizione costante ho che
( ) K/J12.06.04.0Kmol
J5.0mol10x1nax
T
GS CC
p
EE −=⋅⋅−=−−=
∂∂−=
( ) 3555
12CC
T
EE m1096.06.04.0Pa102.12
Nmol
m104mol10x1px2nb
p
GV −− ⋅=⋅⋅⋅⋅⋅⋅=−=
∂∂=
In generale, nelle miscele reali, le grandezze di eccesso possono essere sia > che < 0. In questo caso
osservo SE<0 e VE>0. Dunque, le due sostanze in esame accrescono il loro volume rispetto al caso
della miscela ideale (ovvero dei composti puri separati, dato che per miscela ideale ∆mixV=0), ma
formano anche una soluzione più “ordinata” rispetto al caso della miscela ideale (per la
quale ∆mixS>0).
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9
E5.4
La variazione di energia libera di mescolamento per una soluzione binaria è uguale a:
[ ])xaxa(xx)cTbp(xlnRTxxlnRTxnG 2211212211mix ++++=∆
dove a1, a2, b e c sono costanti indipendenti da T, p e composizione. Per la soluzione binaria
calcolare ∆mixS, ∆mixV, e l’andamento del volume parziale molare del componente 1 in
funzione della composizione.
E5.5
L'entalpia di mescolamento a temperatura e pressione costanti di due liquidi A e B è espressa
dalla relazione
∆∆∆∆mixH / n = a xA xB (xA- xB)
dove n è il numero di moli, xA, xB sono le frazioni molari dei due componenti e a è una
costante.
i) Si tratta di una miscela ideale?
ii) Esprimere la dipendenza dalla composizione delle entalpie parziali molari dei due
componenti.
iii) Riportare l'espressione delle entalpie parziali molari alla composizione alla quale
non si ha calore di mescolamento e commentare (con riferimento a una miscela
ideale).
i) Per una miscela ideale si ha
0xlnxnRTGxlnRT
0xlnxnRSxlnRSS
0HHH
0VVV
iii
idmixi
*ii
iii
idmixi
*ii
idmix
*ii
idmix
*ii
<=→+=
>−=→−=
=→=
=→=
∑
∑
∆µµ
∆∆
∆
Dunque una miscela ideale non ha calore latente di miscelazione, per cui si ha
0H idmix =∆
e l’entalpia molare di miscelazione coincide con l’entalpia di eccesso di miscelazione
Em
idmmix
Emmmix HHHH =+= ∆∆
Dunque la miscela proposta dal problema non è ideale.
ii) Per definizione di grandezza parziale molare (vedi esercizio E5.1) si ha
Parte V
10
( )
−=
−+=
A
mAmB
A
mAmA
dx
dHxHH
dx
dHx1HH
dove Hm è per definizione pari all’entalpia dei composti puri separati *mH più il calore latente di
miscelazione:
∑ +=i
mmix*iim HHxH ∆
Dunque
( )BABA*BB
*AAm xxxaxHxHxH −++=
e posso calcolarne la derivata da inserire in HA e HB
( ) ( ) ( )
( )( )2
B2ABA
*B
*A
BABA2A
2BAB
*B
*A
BABAABAB*B
*A
A
m
xxxx4aHH
xx2xxxxxxaHH
11xaxxxaxxxaxHHdx
dH
−−+−=
=++−−+−=
=++−−−+−=
Sostituendo in HA e HB ho
( ) ( )( ) ( )
( )( )( )1x4axH
x1x3axH
xx3axH
xxxxx4xxxxaHx1Hx
xxxx4axHxHxxxxaxHxHxH
A2B
*A
AA2B
*A
BA2B
*A
3BB
2A
2BA
2BAB
2A
*AA
*AA
2B
2ABAB
*BB
*ABBABA
*BB
*AAA
−+=
=+−+=
=−+=
=−−+−+−+=
=−−+−+−++=
e
( ) ( )( ) ( )
( )( )( )B
2A
*B
BB2A
*B
AB2A
*B
3AA
2B
2AB
2BAB
2A
*BB
*BB
2B
2ABAA
*BA
*AABABA
*BB
*AAB
x41axH
x1x3axH
xx3axH
xxxxx4xxxxaHx1Hx
xxxx4axHxHxxxxaxHxHxH
−+=
=+−−+=
=+−+=
=++−−+−+=
=−−−+−−++=
iii) Se l’entalpia di mescolamento è nulla si ha
( )BABAmix xxxax0n
H−==
∆
che è verificata per
∆mixHm
Hm*=Hm
id
Hm
HmE
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11
( )( )1x;0x
1x;0x
AB
BA
====
oppure
==2
1xx BA
In tal caso HA e HB assumono i seguenti valori
4
aH1
2
14
2
1aHH *
A
2*AA +=
−
+=
4
aH
2
141
2
1aHH *
B
2*BB −=
−
+=
si vede che *AA HH ≠ e *
BB HH ≠ , dunque a questa composizione la variazione delle due entalpie è
uguale e opposta, ma la miscela continua ad avere comportamento non ideale.
Parte V
12
E5.6
L’entalpia di mescolamento molare relativa ad una soluzione binaria costituita da due liquidi
completamente miscibili, A e B, è esprimibile mediante la relazione:
∆∆∆∆mixHm = xA xB (CxA + DxB)
Determinare il valore di C e D a 25 °C e 1 bar, sapendo che in tali condizioni la differenza tra
l’entalpia parziale molare a diluizione infinita e l’entalpia molare della corrispondente specie
pura vale 80 e 120 J mol-1, rispettivamente per il componente A e B.
Per entalpia parziale molare a diluizione infinita si intende il valore a cui tendono le entalpie
parziali molari di A e B quando la frazione molare tende a 0, ovvero (si veda grafico analogo per
costante di Henry in esercizio 5.18)
( )( )1xHH
0xHH
ABooB
AAooA
==
==
Dunque il problema fornisce i valori di
mol/J120HH
mol/J80HH*B
ooB
*A
ooA
=−
=−
Per individuare ooAH ed oo
BH posso scrivere HA ed HB,
utilizzando la relazione tra grandezze parziali molari e
grandezze molari:
( )
A
mAmB
A
mAmA
dx
dHxHH
dx
dHx1HH
−=
−+=
Dato che
( )( ) *
AAm
*BAm
H1xH
H0xH
==
==
posso riscrivere
( )0xA
m*B
ooA
A
mAmA
Adx
dHHH
dx
dHx1HH
=
+=→−+= (18.a)
1xA
m*A
ooB
A
mAmB
Adx
dHHH
dx
dHxHH
=
−=→−= (18.b)
A questo punto posso usare la definizione di entalpia di mescolamento molare per individuare Hm in
funzione di xA
HAoo
HB*
HBoo
xA
HA*
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
13
( )BABA*BB
*AAmmixmm
mmmmix
DxCxxxHxHxH*HH
*HHH
+++=+=→
−=
∆∆
Facendone la derivata ho
( ) ( ) ( )
( ) ( )( ) ( )ABBABA
*B
*A
BABA2BBA
2ABA
*B
*A
BABAABAB*B
*A
A
m
x2xDxxx2CxHH
xxxxxDxxxxxCHH
DCxxDxCxxDxCxxHHdx
dH
−+−+−=
=−−++−+−=
=−++−++−=
dove si è fatto uso di
( )1
dx
x1d
dx
dx
A
A
A
B −=−
=
Dunque posso calcolare
( ) ( )
( ) ( ) CHH200D101CHHdx
dH
DHH011D020CHHdx
dH
*B
*A
*B
*A
1xA
m
*B
*A
*B
*A
0xA
m
A
A
−−=−⋅+−⋅+−=→
+−=−⋅+−⋅+−=→
=
=
Infine sostituendo nell’espressione delle entalpie parziali molari a diluizione infinita (18.a e 18.b)
ottengo i valori richiesti
mol/J120HHCCHCHHHH
mol/J80HHDDHDHHHH*B
ooB
*B
*B
*A
*A
ooB
*A
ooA
*A
*B
*A
*B
ooA
=−=→+=++−=
=−=→+=+−+=
Parte V
14
E5.7
Per una soluzione binaria l’energia libera di mescolamento molare risulta:
212,1i
0iimmix xx)T(RTAxlnRTxG ∑=
+=∆
dove A0(T) è una costante che dipende solo dalla temperatura. Scrivere l’espressione per
l’entropia, l’entalpia e il volume di eccesso e il potenziale chimico della specie 1 di tale miscela.
Dato che il problema chiede di calcolare le grandezze di eccesso, conviene passare innanzitutto a
GE.
Per definizione
idmmix
Em
midm
idmm
mmmmix
GG
*GGGG
*GGG
∆
∆
+=
=−+−=
=−=
Poichè per definizione
∑=
=2,1i
iiidmmix xlnxRTG∆
si ha
( ) 2102,1i
ii212,1i
0iiE xxTnRTAxlnRTxxx)T(nRTAxlnRTxnG ∑∑
==
=−+=
A questo punto, essendo
dpVdTSdG EEE +−=
posso calcolare facilmente
210
210
p
EE xx
dT
dAnRTxxnRA
T
GS
−−=
∂∂−=
0p
GV
T
EE =
∂∂=
Inoltre, applicando la Gibbs-Helmholtz ho
( )( ) ( ) ( )
( )
( ) 2120
21
1
20
21
1
021
021
0
p
EE
xxTdT
dAnRxx
T
1
dT
dAnR
xxdT
T/1d
dT
dAnRxx
T/1d
dT
dT
dAnRxx
T/1d
dAnR
T/1
T/GH
−
=
−
=
=
=
=
=
∂∂=
−
−
−
GE
∆mixGid
∆mixG Gid
G*
G
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15
Per quanto riguarda l’espressione del potenziale chimico del componente 1 nella miscela, uso
l’espressione per le grandezze parziali molari (vedi esercizio E5.1):
( )1
m1m1 dx
dGx1G −+=µ (13.a)
Dato che per definizione l’energia libera della miscela è data da
( ) 2102211*22
*11
210i
iii
*iimmixmm
xxTRTAxlnRTxxlnRTxxx
xxRTAxlnxRTxG*GG
++++=
=++=+= ∑∑
µµ
µ∆
posso calcolare
( ) ( )12021*2
*1
1
m xxRTA11xlnxlnRTdx
dG−+−+−+−= µµ
dove la derivazione può essere eseguita sostituendo x2=1-x1 oppure applicando le regole seguenti
1dx
dx
1
2 −=
e
22
22
1221
2
1 x
1xln
dx
dxln
dx
d
dx
d
dx
d
dx
dx
dx
d −=−=→−==
Sostituendo il risultato in (13.a)
( ) ( )( )( ) ( ) ( )
( )( )2201
*1
2201111
*1
12222101211
*11
*11
1220
2212*22
*122102211
*22
*111
xRTAxlnRT
xRTAxlnx1xlnxRT
xxxxxRTAxlnxxlnxRTx1x
xxxRTA
xlnxxlnxRTxxxxRTAxlnxxlnxRTxx
++=
=+−++=
=−++++−+=
=−+
+−+−+++++=
µµ
µµ
µµµµµ
Osservo che in una miscela reale vale per definizione
11*11 lnRTxlnRT γµµ ++=
per cui
( )2201
2201
xAexp
xAln
=→
=→
γγ
Analogo risultato si otterrebbe per µ2. Infatti non occorre rifare tutti i conti, si deduce dalla
simmetria di ∆mixGm rispetto a x1 e x2
Dimostrazione della relazione tra i coefficienti di attività in una miscela binaria.
E’ possibile utilizzare anche un secondo metodo per ricavare l’espressione del potenziale chimico
del componente 1 nella miscela, il quale parte dalla seguente definizione di ∆mixGm
Parte V
16
( ) ( ) ( ) ( )*222
*111
*22
*112211mmix xxxxxxG µµµµµµµµ∆ −+−=−−+=
ed essendo per definizione
iiii*iiii
*ii xlnRTlnRTxlnRTxlnRT +==−→+= γγµµγµµ
posso riscrivere
( ) ( )
( )22112,1i
ii
22221111
*222
*111mmix
lnxlnxRTxlnRTx
xlnRTxlnRTxxlnRTxlnRTx
xxG
γγγγ
µµµµ∆
++==+++=
=−+−=
∑=
Dato che il problema aveva fornito la seguente espressione
212,1i
0iimmix xx)T(RTAxlnRTxG ∑=
+=∆
deriva
( ) 2211210 lnxlnxxxTA γγ +=
Per conoscere l’espressione di µ1 devo individuare anche γ1. Quindi devo individuare una relazione
che consenta di legare γ1 direttamente ad A0 indipendentemente da γ2.
Derivando entrambi i membri rispetto a x1 ho
21
221
1
111020 ln
dx
lndxln
dx
lndxxAxA γγγγ
−++=−
Dall’applicazione della Gibbs-Duhem all’energia libera di Gibbs delle due componenti nella
miscela ottengo una relazione tra RTlnγ1 e RTlnγ2. Infatti
∑=
=N
1jjj 0dx µ
dove
22*22
11*11
lnRTxlnRT
lnRTxlnRT
γµµγµµ
++=
++=
per cui eseguendo la derivata rispetto a x1 si ha
1
2
21
2
1
1
11
1
dx
lndRT
x
10
dx
d
dx
lndRT
x
10
dx
d
γµ
γµ
+−=
++=
che sostituendo nella Gibbs-Duhem da
0dx
dx
dx
dx
1
22
1
11 =+
µµ
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17
0dx
lndRTx
x
1x
dx
lndRTx
x
1x
1
22
22
1
11
11 =+
−++→
γγ
0dx
lndx
dx
lndx
1
22
1
11 =+→
γγ
per cui
211020 lnlnxAxA γγ −=−
Derivando di nuovo
1
2
1
100 dx
lnd
dx
lndAA
γγ−=−−
dove posso sostituire
1
1
2
1
1
2
1
22
1
11 dx
lnd
x
x
dx
lnd0
dx
lndx
dx
lndx
γγγγ−=→=+
per cui
=
+=+=−−
2
1
1
1
1
1
2
1
1
100 x
x1
dx
lnd
dx
lnd
x
x
dx
lndAA
γγγ
21
1
2
11
1
1
x
1
dx
lnd
x
xx1
dx
lnd
γ
γ
=
=
+−=
Ora per comodità posso passare dalla derivata rispetto a x1 a quella rispetto a x2
22
1
21
1
x
1
dx
lnd
x
1
dx
lnd γγ−=
dunque arrivo a 202
1 xA2dx
lnd−=→
γ
A questo punto posso integrare membro a membro
( )
( )
∫∫ =
=→
=
221
21
x
0
220
xln
0xln
1
2201
dxxA2lnd
dxxA2lndγ
γ
γ
γ
( )2201
22
01
xAexp
02
xA20ln
=
−=−
γ
γ
con cui posso finalmente scrivere
( )[ ] 2201
*1
2201
*1 xRTAxlnRTxAexplnRTxlnRT ++=++= µµµ
Parte V
18
E5.8
Toluene e benzene formano una soluzione ideale in tutto l'intervallo di composizione. A 80 °C
le tensioni di vapore di benzene e toluene puri valgono rispettivamente 1.3608 bar e 0.5421
bar. Calcolare la composizione della soluzione che, a tale temperatura, è in equilibrio con il
vapore costituito da una miscela gassosa equimolare dei due componenti, e la corrispondente
tensione di vapore della soluzione.
E5.9
A 313 K le tensioni di vapore di dicloroetano e benzene sono rispettivamente 2.066××××104 Pa e
2.433××××104 Pa.
a) A quale composizione la miscela dei due liquidi bolle a 2.267××××104 Pa?
b) Nel caso del punto precedente, qual è la composizione del vapore in equilibrio con il
liquido?
c) Spiegare perché si può escludere l'esistenza di una miscela che bolle a 2.5××××104 Pa.
Si assuma comportamento ideale della miscela.
E5.10
Calcolare la composizione a 80 °C della fase vapore in equilibrio con il liquido costituito da
benzene (tensione di vapore uguale a 1.343 atm) e toluene (tensione di vapore pari a 0.535
atm) in proporzione 1:3, assumendo comportamento ideale per ambedue le fasi.
E5.11
In una soluzione ideale di A e B, 2.75 mol di miscela sono nella fase liquida e 4.255 mol sono
nella fase gassosa. La frazione molare totale (stechiometrica) di A è 0.420 e quella nella fase
liquida è 0.310.
a) Determinare la frazione molare nella fase gassosa.
b) Verificare la sussistenza della regola della leva.
E5.12
Una soluzione ottenuta mescolando 5.8 moli di cloruro di etilene e 4.2 moli di benzene, è
contenuta in un recipiente chiuso, termostatato alla temperatura di 50 °C e munito di un
pistone mobile sul quale agisce inizialmente dall’esterno una pressione superiore alla tensione
di vapore della soluzione. Tale soluzione viene quindi fatta evaporare parzialmente,
diminuendo appropriatamente la pressione che agisce sul sistema, fino a realizzare una
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19
pressione pari a 0.3320 bar. Sapendo che la soluzione in esame si comporta idealmente in tutto
il campo di composizione, e che alla temperatura considerata la tensione di vapore del cloruro
di etilene e del benzene puri valgono, rispettivamente, 0.3149 e 0.3573 bar, calcolare
composizione e numero di moli di ciascuna fase presente nel sistema in condizioni di
equilibrio.
E5.13
Una soluzione regolare è costituita dai liquidi completamente miscibili A e B per i quali, ad
una certa temperatura, il coefficiente di attività è espresso dalle relazioni:
ln γγγγi =0.458(1-xi)2 (i=A,B).
Ricavare la composizione della miscela azeotropica sapendo che a tale temperatura la
tensione di vapore di A puro è 1.4 volte quella di B puro. Specificare le approssimazioni usate.
Parte V
20
E5.14
I liquidi A e B formano un azeotropo, la cui composizione è xA=yA=0.70 alla temperatura di
298 K. A questa temperatura il rapporto delle tensioni di vapore è pA*/pB*=2.5. Calcolare i
coefficienti di attività, assumendo che la soluzione abbia un comportamento da miscela
regolare e il vapore abbia un comportamento ideale. Si tratta di un azeotropo positivo o
negativo?
Per miscela regolare si intende una miscela per la
quale
BAE xncxH =
dove c è una costante dipendente da T e p. In tal
caso, è possibile scrivere
BAE
BABBAA
mixmixmix
xncxG
xxRT
cxlnxxlnxnRT
STHG
=→
++=
=+= ∆∆∆
Eguagliando tale espressione con l’analoga in funzione dei potenziali chimici delle fasi liquide, che
è
−= ∑ ∑
i i
*iiiimix xxnG µµ∆
la quale, essendo il potenziale chimico della fase liquida pari a
ii*l,il,i xlnRT γµµ +=
corrisponde a
( ) ==
−= ∑∑ ∑
iiii
i i
*iiiimix xlnxnRTxxnG γµµ∆ ( )BBAABBAA lnxlnxxlnxxlnxnRT γγ +++
Dunque deve valere
BABBAA xxRT
clnxlnx =+ γγ
che è soddisfatta per
RT
cxln
RT
cxln
2A
B
2B
A
=
=
γ
γ
Posso verificare questa cosa sostituendo
xA=yA
pA*
pB*
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21
BA
2A
B
2B
A xxRT
c
RT
cxx
RT
cxx =+
ed utilizzando
( ) BABABAB2A
2BA xxxxxxxxxx =+=+
In conclusione, per una soluzione regolare è possibile scrivere
=
RT
cxexp
2B
Aγ
=
RT
cxexp
2A
Bγ
Dunque per rispondere al quesito del problema, bisogna individuare c oppure direttamente uno tra
γA e γB.
Se si applica la legge di Raoult generalizzata
AA*AA xpp γ=
BB*BB xpp γ=
e si usa la legge di Dalton ed il fatto che all’azeotropo la frazione molare della fase gassosa e
liquida si equivalgono per ciascuna componente, si ha
AAAAA pxpypyx ==→=
BBBBB pxpypyx ==→=
per cui
pppxxp A*AAAA
*A =→= γγ
pppxxp B*BBBB
*B =→= γγ
che posso eguagliare per avere
B*BA
*A pp γγ =→
( )
−==→ 2B
2A
A
B*B
*A xx
RT
cexp
p
p
γγ
( )2B
2A*
B
*A xx
RT
c
p
pln −=→
29.25.2ln3.07.0
1
p
pln
xx
1
RT
c22*
B
*A
2B
2A
=−
=−
=→
mol/J5675K298Kmol/J314.829.2c =⋅⋅=→
Parte V
22
Dato che 10c >→> γ , vuol dire che si hanno deviazioni positive dalla legge di Raoult (azeotropo
positivo). I termini azeotropo positivo e azeotropo negativo fanno riferimento al fatto che nei due
casi si hanno scostamenti positivi e negativi dalla legge di Raoult.
In generale, l'azeotropo può presentare un punto di ebollizione più basso o più alto di ognuno dei
componenti della miscela. Nel primo caso viene detto azeotropo bassobollente o azeotropo di
minima o azeotropo positivo, nel secondo azeotropo altobollente o azeotropo di massima o
azeotropo negativo. Le espressioni di minima o di massima fanno riferimento al fatto che in un
diagramma T-xi una miscela azeotropica presenta un punto di minimo o di massimo (estremi
esclusi). Da notare che in un diagramma p-xi invece la concavità viene a essere invertita.
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23
E5.15
I coefficienti di attività dei componenti 1 e 2 di una soluzione liquida binaria, costituita da due
liquidi completamente miscibili in tutte le proporzioni, sono esprimibili, alla temperatura di
50.0 °C, mediante le relazioni:
ln γ γ γ γi = A (1-xi)2 i=1,2
dove A è una costante. Ricavare il valore di A sapendo che, alla stessa temperatura, la miscela
azeotropica ha composizione x1=0.587, e le tensioni di vapore dei due liquidi puri valgono p1*=
0.807 bar e p2* = 0.586 bar. Si supponga che i vapori si comportino come gas ideali.
Qual è la tensione di vapore dell’azeotropo?
Data l’espressione per il coefficiente di attività del componente 1, che cosa si può dire per il
componente 2 ?
All’azeotropo si ha
22
11
yx
yx
==
che per la legge di Dalton equivale a
p
pyx
p
pyx
222
111
==
==
Per cui, utilizzando la legge di Raoult generalizzata
(valida per miscele reali ma aventi vapori con
comportamento ideale), posso scrivere
( )[ ] ( )[ ] ( )[ ]1*2
*12
1121*
2
*12
122*
2
*1
Ax
Ax
*2
*1
2*2
1*1
22*2
11*1
2
1
2
1
x21Aexpp
pxx2x1Aexp
p
pxxAexp
p
p
e
e
p
p
p
p1
xp
xp
p
p
x
x
21
22
−=−−+=−===→
==→
γγ
γγ
( )[ ]
( )
839.1807.0
586.0ln
587.021
1
p
pln
x21
1A
x21Ap
pln
x21Aexpp
p
*1
*2
1
1*1
*2
1*1
*2
=⋅−
=−
=
−=→
−=→
xA=yA
pA*
pB*
Parte V
24
Per individuare la tensione di vapore dell’azeotropo posso partire dalle leggi di Dalton e di Raoult
generalizzata
[ ] bar368.1413.0839.1expbar807.0px
xp
x
p
y
pp 2
1*1
1
11*1
1
1
1
1 =⋅⋅===== γγ
Per quanto riguarda l’espressione per il coefficiente di attività del componente 2, dall’applicazione
della Gibbs-Duhem all’energia libera di Gibbs delle due componenti nella miscela ottengo una
relazione tra lnγ1 e lnγ2. Infatti
∑
∑
=
=
=→
=
N
1jjj
N
1jjjm
0dx
xG
µ
µ
dove
22*22
11*11
lnRTxlnRT
lnRTxlnRT
γµµγµµ
++=
++=
per cui eseguendo la derivata rispetto, ad esempio, ad x1 si ha
1
2
21
2
1
1
11
1
dx
lndRT
x
10
dx
d
dx
lndRT
x
10
dx
d
γµ
γµ
+−=
++=
che sostituendo nella Gibbs-Duhem
0dx
lndRTx
x
1x
dx
lndRTx
x
1x
0dx
dx
dx
dx
1
22
22
1
11
11
1
22
1
11
=+
−++→
=+
γγ
µµ
0dx
lndx
dx
lndx
1
22
1
11 =+→
γγ
Ritornando all’esercizio, dunque, dalla relazione di Gibbs-Duhem segue
( )
∫ −−=→
−−=→
=−+
1x
0
11
1
1
12
11
12
2111
dxdx
lnd
x1
xln
lndx1
xlnd
0lndx1lndx
γγ
γγ
γγ
usando l’espressione per 1lnγ
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25
( )
( )∫ ==−−
=→
−−=
1x
0
21
21
111
12
11
1
Ax2
xA2dxx1
x1
xA2ln
x1A2dx
lnd
γ
γ
Dunque, partendo da γ1 ed applicando la Gibbs-Duhem è stato possibile verificare anche la
veridicità della relazione fornita dal problema per γ2.
Parte V
26
E5.16
Una soluzione liquida di cloroformio ed etanolo viene formata mescolando 4 moli di
cloroformio ed una di etanolo, a 35°C. A tale temperatura la soluzione ha una tensione di
vapore di 304.2 Torr e la frazione molare del cloroformio nella fase vapore in equilibrio vale
0.862. Sapendo che alla stessa temperatura le tensioni di vapore del cloroformio e dell’etanolo
valgono 295.1 Torr e 102.8 Torr, rispettivamente, calcolare l’energia libera di mescolamento
relativa alla formazione di una mole della soluzione liquida considerata.
Per prima cosa calcolo le frazioni molari dei due componenti
2.0x
8.0nn
nx
E
l,El,C
l,CC
=
=+
=
Per definizione l’energia libera di mescolamento delle fasi liquide è
−= ∑ ∑
i i
*iiii
lmmix xxG µµ∆
ed essendo il potenziale chimico della fase liquida pari
a
ii*l,il,i xlnRT γµµ +=
ottengo
( )∑∑ ∑ =
−=
iiii
i i
*iiii
lmmix xlnxRTxxG γµµ∆
che per il caso a due componenti corrisponde a
( )EEECCClmmix xlnxxlnxRTG γγ∆ +=
Usando la legge di Dalton e la legge di Raoult generalizzata
*i
iii
ii*ii
ii
p
pyx
xpp
pyp=
=
=γ
γ
ho
mol/J0.701Torr8.102
Torr2.304138.0ln2.0
Torr1.295
Torr2.304862.0ln8.0K15.308Kmol/J314.8
p
pylnx
p
pylnxRTG
*E
EE*
C
CC
lmmix
=
⋅+⋅⋅=
=
+=∆
yC
pC*
pE*
p
xC
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27
E5.17
A 75°C una soluzione costituita da 1-nitropropanolo (composto 1) e clorobenzene (composto
2) in cui la frazione molare è x1 = 0.711, è in equilibrio con un vapore la cui pressione è pari a
0.167 bar e la frazione molare è y1 = 0.665. Assumendo un comportamento ideale per i vapori,
sapendo che a tale temperatura le tensioni di vapore dei due liquidi puri valgono p1* = 0.151
bar e p2* = 0.160 bar, calcolare l’energia libera di Gibbs di mescolamento relativa alla
formazione di una mole della soluzione liquida considerata.
In quali condizioni il calore di mescolamento totale (liquido +vapore) risulta uguale a zero?
Per definizione l’energia libera di mescolamento della
fase liquida (numero di moli nella miscela liquida nl) è
−= ∑∑i
*ii
iiillmix xxnG µµ∆
ed essendo
( )ii*ii xlnRT γµµ +=
si ha
( )∑∑∑ =
−=i
iiili
*ii
iiillmix xlnxRTnxxnG γµµ∆
Utilizzando la legge di Dalton e la legge di Raoult
generalizzata (vapori con comportamento ideale) ho
*i
iiiii
*iii p
pyxxppyp =→== γγ
dunque
350.0bar160.0
bar167.0335.0x
735.0bar151.0
bar167.0665.0x
22
11
=⋅=
=⋅=
γ
γ
che posso sostituire in
( ) J1151350.0ln289.0735.0ln711.0K15.348Kmol
J314.8mol1Glmix −=+⋅=∆
Il calore di mescolamento totale è quello che include sia il contributo della fase liquida che della
fase gassosa
gmixlmixmix HHH ∆∆∆ +=
y1
p2*
p1*
p
x1
Parte V
28
Se il vapore ha comportamento ideale allora
lmixmix
gmix
HH
0H
∆∆∆
=→
=
A questo punto posso utilizzare la Gibbs-Helmholtz
( )( )
( ) ( )
( ) ( ) ( )
∂∂
+
∂∂
=
∂∂
=
=
∂∂=
=
∂∂
=
∑
∑
p
22
p
11l
i p
iil
piiiil
p
lmixlmix
T/1
lnx
T/1
lnxRn
T/1
lnxRn
xlnxRTnT
1
T/1
T/1
T/GH
γγγ
γ
∆∆
Dunque il calore di mescolamento risulta pari a 0 se
0H lmix =∆ se ( ) ( )p
22
p
11 T/1
lnx
T/1
lnx
∂∂−=
∂∂ γγ
per cui
( )( )
1
2
p2p
1
x
x
ln
T/1
T/1
ln −=
∂∂
∂∂
γγ
1
2
p2
1
x
x
ln
ln −=
∂∂→
γγ
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29
E5.18
Allo stato liquido benzene (B) e cicloesano (C) sono miscibili in tutte le proporzioni e formano
una soluzione per la quale, in tutto il campo di composizione, i coefficienti di attività sono
espressi dalla relazione:
ln γγγγj =A(1-xj)2 per j=B,C
Alla pressione di 1 bar e alla temperatura di 40 °°°°C, A è pari a 0.459.
a) Determinare le relazioni che esprimono energia libera, entalpia ed entropia di eccesso
molari in funzione della composizione a 40 °°°°C, sapendo che il coefficiente A diminuisce di
4⋅⋅⋅⋅10-3 unità se si aumenta la temperatura di 1 °°°°C a pressione costante.
b) Determinare il valore della costante di Henry per il cicloesano in benzene a 40 °°°°C, sapendo
che la corrispondente tensione di vapore del cicloesano puro vale 0.246 bar.
a) Per definizione l’energia libera di eccesso è data da
idmmixmmix
Em
idmmix
Emmmix
GGG
GGG
∆∆∆∆−=→
+=
Essendo
ii*ii lnRTxlnRT γµµ ++=
GmE equivale pertanto a
( )∑∑ −==i
2ii
iii
Em x1AxRTlnxRTG γ
che nel caso di due componenti è
( ) ( )[ ] ( )( )
CBCB
CBCBCB
2BC
2CB
2CC
2BB
Em
xxmol
J1195xx459.0K15.313
Kmol
J314.8
xRTAxxxxRTAx
xxxxRTAx1Axx1AxRTG
=⋅=
==+==+=−+−=
Ora posso individuare l’entalpia di eccesso mediante la Gibbs-Helmholtz
( )( )
( ) ( )( ) ( )2
CB
1
CB
CBCB
EmE
m
TdT
dAxRx
dT
T/1d
dT
dAxRx
T/1d
dT
dT
dAxRx
T/1d
dAxRx
T/1d
T/GdH
−=
=
===
==
−
A questo punto, assumendo
GE
∆mixGid
∆mixGm Gm
id
Gmpuri-separati
Gmmiscela
Parte V
30
13 K104T
A
dT
dA −−⋅−=≈∆∆
posso sostituire
( ) ( ) ( ) CBCB1322
CBEm xxmol/J3261xxK104K15.313
Kmol
J314.8T
dT
dAxRxH ⋅=⋅−−=−= −−
L’entropia di eccesso è
CBCB
EmE
m
EEE
xxdT
dARTxRAx
dT
dGS
dpVdTSdG
−−=−=→
+−=
In alternativa, avrei potuto ottenere SmE mediante
CBCB
Em
EmE
mEm
Em
Em xRAxxTx
T
AR
T
GHSTSHG −−=
−=→−=
∆∆
( )
CB
CB
CB13
CBEm
xxKmol
J594.6
xxKmol
J41.10
Kmol
J816.3
xxK15.313K104459.0Kmol
J314.8T
T
AAxRxS
=
=
+−=
=⋅−−=
+−= −−
∆∆
b) Per determinare il valore della costante di Henry per il cicloesano in benzene a 40 °C considero
la definizione di legge di Henry, che vale per soluti volatili con frazione molare nella fase liquida
che tende a 0 (mentre non ci sono restrizioni alla frazione molare nella fase gas)
iii xkp =
dove ki è la costante di Henry ed ha le dimensioni di una
pressione (si ricorda invece che nel limite di soluzione diluita, il
comportamento del solvente può essere considerato ideale e
quindi è ben descritto dalla legge di Raoult per miscele ideali).
In condizioni di diluizioni ordinarie, la pressione parziale del
cicloesano è espressa mediante la legge di Raoult generalizzata
( )[ ] C
2
C*CCC
*CC xx1Aexppxpp −== γ
Invece per 0xC → l’espressione derivante dalla legge di Raoult
generalizzata deve tendere alla legge di Henry
CCC xkp = xi
pi*
p i=
pi* γ ix
i
p i* =
k ix i
per
x i=>
0
ps*
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
31
ovvero
( )[ ] ==−== →→
A*C
2C
*C
0xC
*C
0xC
epx1Aexpplimplimk
CC
γ
bar389.0ebar264.0 459.0 =⋅=
Un metodo alternativo consiste nel considerare che la costante di Henry è definita come
0xC
CC
Cdx
dpk
=
=
per cui
( )[ ]( )[ ] ( )[ ] ( ) ( )[ ]( ) bar389.0epx2x21x1Aexpp
2x1xx1Aexppx1Aexpp
xx1Aexppdx
d
dx
dpk
A*C
0x
2CC
2C
*C
0xCC
2C
*C
2C
*C
0x
C2
C*C
C0xC
CC
C
C
CC
==+−−=
=−−−−=
=−=
=
=
=
==
Parte V
32
E5.19
Si ha una miscela liquida binaria in equilibrio con il suo vapore, con p1*=120 Torr e p2*=140
Torr. La dipendenza dalla composizione della pressione parziale di uno dei componenti è
esprimibile nella forma:
p1=x1 p1* exp(ααααx22 + ββββx2
3)
(i) Dimostrare che p2=x2 p2* exp[(α+3β/2) α+3β/2) α+3β/2) α+3β/2) x12 - ββββx1
3)];
(ii) ricavare l’espressione per l’energia libera di Gibbs di eccesso e confrontarla con quella
per una miscela regolare;
(iii) determinare i valori delle costanti di Henry k1 e k2.
i) In base alla legge di Raoult generalizzata, ho che
( )32
22
*1111
*11 xxexppxxpp βαγ +==
22*22 xpp γ=
Dunque ho che
( )( )3
2221
32
221
xxln
xxexp
βαγβαγ
+=→
+=→
ma devo trovare γ2 per poter dimostrare che p2 è esprimibile tramite la relazione fornita dal
problema.
Grazie alla Gibbs-Duhem, posso mettere in relazione tra loro il logaritmo dei coefficienti di attività
11
1
1
12
1
22
1
11 dx
dx
lnd
x1
xlnd0
dx
lndx
dx
lndx
γγγγ−
−=→=+
che posso integrare
( )∫∫ −
−==
12
12
x
0
11
1
1
1ln
0xln
2 dxdx
lnd
x1
xlnd
γγγ
γ
Per completare il calcolo, esplicito il valore della derivata all’interno dell’integrale
( ) ( )211
222
1
1 x13x12x3x2dx
lnd−−−−=−−= βαβαγ
per cui
( )( ) ( )[ ] =−−−−
−−= ∫∫
=
12
12
x
0
12
111
1ln
0xln
2 dxx13x12x1
xlnd βαγ
γ
γ
( )[ ] =−−= ∫1x
0
111 dxx132x βα
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
33
( )[ ] =−
+=−+= ∫1
11x
0
31
x
0
21
x
0
1211 xx
2
3dxx3x32 ββαββα
31
21 xx
2
3 ββα −
+=
−
+=→ 31
212 xx
2
3exp ββαγ
A questo punto, uso la legge di Raoult generalizzata per il componente 2
−
+=
==
31
212
*2
22*22
xx2
3expxp
xpp
ββα
γ
ii) La definizione di energia libera di eccesso è
( )
( )
( )
−+=
=
−+=
=
−+−++=
=
−+++=
=
−+++=
=
−
+++==−= ∑=
22121
12112
2111
212112
211
22212112
2312
212
211
321
22
31
212
32
221
2,1iii
idmixmix
E
xx2
xxnRT
x2
11xxxxnRT
xx2
3x2x1xxxxnRT
xx2
3xxxxxxxnRT
xxxx2
3xxxxxxnRT
xx2
3xxxxnRTlnxnRTGGG
ββα
βα
βα
βα
ββαβα
ββαβαγ∆∆
Per definizione di miscela regolare si ha
21E xnRTAxG =
ovvero manca il termine 221 xx (asimmetrico)
iii) Data la legge di Henry
0xiiii
xkp→
=
per definizione, le costanti di Henry k1 e k2 sono
( ) ( )( )[ ]βα
βαβαβα
+
==
=
=−−+++==
ep
x3x2xxexppxxxexppdx
dpk
*1
0x222
32
22
*11
32
22
*1
0x1
11 1
1
Parte V
34
2/*2
211
31
212
*2
31
21
*2
0x2
22
ep
x3x2
32xx
2
3expxpxx
2
3expp
dx
dpk
2
βα
ββαββαββα
+
=
=
=
−
+−
−
++
−
+==
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
www.chimica.unipd.it/vincenzo.amendola 18/09/2017 www.chimica.unipd.it/alberta.ferrarini
Parte VI
Soluzioni diluite
E6.1
In un recipiente chiuso, dal quale è stata aspirata l’aria, è presente un bicchiere contenente il
liquido A; in tale recipiente viene iniettato del vapore della sostanza B ed il tutto è
termostatato alla temperatura di 50°C. Ad equilibrio raggiunto, la pressione all’interno del
recipiente risulta pari a 0.984 bar e l’analisi chimica indica che nel bicchiere è contenuta una
soluzione in cui la frazione molare della specie B vale 0.0080. Sapendo che alla temperatura di
50°C la tensione di vapore della specie A vale 0.125 bar, stimare la costante di Henry della
specie B nel solvente A, alla temperatura considerata.
La legge di Henry relaziona la pressione parziale di un composto volatile
con la sua frazione molare all’interno di una miscela liquida, mediante una
costante di proporzionalità detta costante di Henry
B
BB
BBB
x
pk
xkp
=→
=
Dunque devo calcolare prima pB.
La tensione di vapore della miscela è
AB
BA
ppp
ppp
−=→+=
Come regola generale vale che, se il soluto segue la legge di Henry, il solvente segue la legge di
Raoult (dunque la miscela ha comportamento ideale, cosa ragionevole dato che si tratta di una
soluzione diluita):
A*AA xpp =
dunque
( )B*AA
*AAB x1ppxppppp −−=−=−=
Quindi posso sostituire in kB
( ) ( )bar5.107
008.0
008.01bar125.0bar984.0
x
x1pp
x
pk
B
B*A
B
BB =−−=
−−==
Bv, Av
A,B
Parte VI
2
E6.2
Il volume di sangue di un corpo umano di 70 kg ammonta a circa 5.00 L. Si calcoli il numero
di moli di azoto disciolte in una tale quantità di sangue, quando esso si trova all’equilibrio con
dell’aria composta per l’ 80% da N2 alla temperatura di 298 K e alla pressione
rispettivamente di 1 bar (livello del mare) o di 50 bar (in fondo al mare). Calcolare il volume
di azoto rilasciato come bolle nel sangue se un sommozzatore passa repentinamente al livello
del mare da una profondità a cui la pressione è pari a 50 bar. Si tratti il sangue come fosse
acqua, con densità uguale a 1.00 kg L-1, MM=18.02 g mol-1, e costante di Henry per N2 pari a
9.04·104 bar.
Essendo nota nH2O, posso calcolare nN2 se trovo la frazione molare xN2
O2H2N
2N2N nn
nx
+=
La frazione molare di N2 dissolta nel sangue la calcolo con la legge di Henry
2N
2N2N k
px =
Utilizzando la legge di Dalton posso calcolare xN2 alla p=1 bar
54
2N
2N2N
2N2N
10885.0bar1004.9
80.0bar1
k
pyx
pyp
−⋅=⋅
⋅==→
=
Dunque il numero di moli di N2 corrisponde a
( ) O2H2N2N2N
O2H2N
2N2N
nxx1n
nn
nx
=−→+
=
Calcolo nH2O
mol5.277mol/kg1002.18
L/kg00.1L00.5
MM
V
MM
mn
3O2H
O2HO2H
O2H
O2HO2H =
⋅⋅=== −
ρ
per cui
( ) mol1046.210885.01
mol5.27710885.0
x1
nxn 3
5
5
2N
O2H2N2N
−−
−
⋅=⋅−
⋅⋅=−
=
A p’= 50 bar cambierà la frazione molare di N2 disciolta in H2O secondo
44
2N
2N2N 10425.4
bar1004.9
80.0bar50
k
y'p'x −⋅=
⋅⋅==
e di conseguenza
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
3
( ) mol1228.010425.41
mol5.27710425.4
'x1
n'x'n
4
4
2N
O2H2N2N =
⋅−⋅⋅=
−= −
−
Dunque, passando rapidamente da 50 bar a 1 bar si rilasciano
mol1203.0mol00246.0mol1228.0n'nn 2N2N =−=−=∆
in approssimazione di gas ideale, questo ∆n corrisponde ad un volume di
L98.2m00298.0Pa10
K15.298Kmol/J314.8mol1203.0
p
RTnV 3
52N
2N ==⋅⋅==
L'importanza dei fenomeni fisici e chimici legati alla applicazione della legge di Henry è
fondamentale nel campo subacqueo, soprattutto per le ripercussioni di ordine fisiologico: soluzione
dei gas inerti nei tessuti organici del sommozzatore, patologia embolica, problemi fisiologici e
tecnici connessi alla decompressione.
Nel caso della formazione di emboli gassosi, è utile ricordare l'azoto presente naturalmente a livello
atmosferico è poco solubile e solamente una minima parte di esso è presente in soluzione nella
circolazione sanguinea. I sommozzatori, respirando però aria sotto pressione, riescono ad avere una
percentuale di azoto disciolto nel torrente circolatorio maggiore durante l'immersione e se risalgono
troppo rapidamente, la pressione dell'azoto solubilizzato diventa maggiore alla pressione
atmosferica tornando allo stato aeriforme. Ciò causa delle bollicine di azoto nel sangue che portano
ad uno stato di embolia, ovvero all'ostruzione di un vaso sanguigno venoso o arterioso.
Parte VI
4
E6.3
A T=20 °C la tensione di vapore del solvente CCl4 in una soluzione diluita con un soluto poco
volatile è di 1.170 × 105 dyn cm-2. Alla stessa temperatura il CCl4 puro ha tensione di vapore
uguale a 1.194 × 105 dyn cm-2 e densità di 1.5867 g cm-3. Calcolare:
a) la tensione di vapore della soluzione in Pascal (1 dyn = 1×10-5 N);
b) l’entalpia di fusione standard del CCl4 puro, sapendo che la temperatura di fusione
della soluzione è 246.10 K;
c) la pressione osmotica della soluzione a T=30°C.
Il CCl 4 ha massa molecolare pari a 153.82 g mol-1 e temperatura di fusione uguale a 250.25 K.
a) Il dyn/cm2 è l’unità di misura solitamente associata alla tensione superficiale, dove il dyn sta per
dyne ed è l’unità di misura della forza nel sistema CGS. Per passare in SI bisogna considerare che
1dyn = 10-5N, per cui
Pa10194.1m
cm10
dyn
N10
cm
dynPa10194.1p
Pa10170.1m
N10170.1
m
cm10
dyn
N10
cm
dyn10170.1p
42
245
25*
42
42
245
25
⋅=⋅=
⋅=⋅=⋅=
−
−
b) L’entalpia di fusione standard è presente nella relazione tra temperatura di fusione del composto
puro (Tf* ) e non puro (Tf)
f*f
4CCl2*
fofus
ofus
4CCl2*
ff
*f
TT
xlnRTH
H
xlnRTTT
−−=→
−=−
∆
∆
Trattandosi di una soluzione di CCl4 contenente una piccola quantità di un soluto poco volatile (per
ipotesi del problema), posso calcolare xCCl4 se trascuro il contributo dato dal soluto poco volatile
alla tensione di vapore della miscela (p), dunque considerando che la pressione parziale di CCl4
nella miscela è sostanzialmente uguale alla tensione di vapore totale. Dunque, usando la legge di
Raoult ho
980.0Pa10194.1
Pa10170.1
p
px
xppp
4
4
*4CCl
4CCl
4CCl*
4CCL4CCL
=⋅⋅=≈→
=≈
In effetti xCCl4~1.
Dunque
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
5
( )mol/J2535
K10.246K25.250
980.0lnK25.250Kmol
J314.8
H
2
ofus =
−
⋅−=∆
Dato che x0=1-xCCl4<<1, avrei anche potuto usare l’espressione approssimata ottenuta considerando
che ( ) ii4CCl xx1lnxln −≈−=
mol/J2509TT
xRTH
f*f
i2*
fofus =
−≈∆
che corrisponde ad un errore di
%11002535
25092535 =−
c) La pressione osmotica della soluzione a T’=30°C è data da
Pa1025.5mkg105867.1/mol/kg1082.153
980.0lnK15.303Kmol
J314.8
/MM
xln'RT
V
xln'RT
5333
4CCl4CCl
4CCl
*)4CCl(m
4CCl
⋅=⋅⋅⋅
−=
=−=
=−=
−−
ρ
Π
dove ho trascurato la variazione di densità del CCl4 tra 20°C e 30°C.
Anche in questo caso avrei potuto usare l’espressione approssimata
( )
Pa1020.5mkg105867.1/mol/kg1082.153
020.0K15.303Kmol
J314.8
V
x'RT
5333
*4CClm
i
⋅=⋅⋅⋅
⋅−=
=≈
−−
Π
corrispondente ad un errore di
%110025.5
20.525.5 =−
In effetti è possibile valutare preventivamente l’errore commesso considerando il fattore
( ) ii4CCl xx1lnxln ≈−−=−
dove 0202.0980.0lnxln 4CCl −==
per cui l'errore è pari a %11000202.0
020.00202.0 =−
Parte VI
6
E6.4
Sciogliendo 30 g di glucosio (MMg=180.16 g mol-1) in acqua la temperatura di congelamento
della soluzione diventa 272.07 K. Calcolare:
a) il volume di acqua in m3;
b) l’entropia di fusione standard dell’acqua pura;
c) la pressione osmotica della soluzione a T=360 K.
Altri dati: costante crioscopica Kcr = 1.86 K kg mol-1; per l’acqua pura densità pari a 1 kg L-1
e massa molecolare di 18.06 g mol-1.
a) Il volume del liquido può essere ricavato dalla variazione di temperatura di congelamento. Tale
variazione è data da
gcrf*ff bKTTT =−=∆
dove bg è la concentrazione molale del soluto (espressa in mol di soluto per kg di solvente, quindi
mol/kg):
O2H
gg m
nb =
Dunque posso riscrivere
33
3
3
f*fO2H
ggcrO2H
O2HO2H
ggcr
O2H
gcrgcrf
*ff
m10287.0
K07.272K15.273
1
m/kg1000
mol/kg1016.180/kg030.0
mol
Kkg86.1
TT
1MM/mKV
V
MM/mK
m
nKbKTTT
−
−
⋅=
=−
⋅=−
=→
====−=
ρ
ρ∆
Ora posso anche calcolare la frazione molare dell’acqua, per verificare che sia soddisfatta la
condizione xg<<x H2O, necessaria per la validità della relazione tra ∆Tf e Kcr:
0105.0n
n
mol89.15mol/g06.18
m10287.0m/g10
MM
V
MM
mn
mol1665.0mol/g16.180
g30
MM
mn
O2H
g
3336
O2H
O2HO2H
O2H
O2HO2H
g
gg
=→
=⋅===
===
−ρ
b) L’entropia di fusione standard dell’acqua pura entra nella definizione di Kcr
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
7
Kmol/J05.22mol/Kkg86.1
mol/kg1006.18K15.273Kmol
J314.8
K
MMRTS
S
MMRTK
3
cr
O2H*fo
O2Hfus
oO2Hfus
O2H*f
cr
=⋅
==→
=
−
∆
∆
c) La pressione osmotica della soluzione a T=360 K si ottiene da
==*
)O2H(m
g
V
xRTΠ
Pa1074.1mol89.15/m10287.0
mol89.15mol1665.0
mol1665.0K360
Kmol
J314.8
n/V
nn
n
RT
633
O2HO2H
O2Hg
g
⋅=⋅
+=
=+
=
−
Parte VI
8
E6.5
Calcolare la solubilità di H2S in acqua (in mol L-1) a 25 °C se la sua pressione parziale sulla
soluzione ammonta a 3.25 bar. Si assuma la densità dell’acqua pari a 997 kg m-3. Determinare
la costante di Henry per l’acido solfidrico in acqua a 25 °C e discutere come si deve cambiare
la temperatura per aumentare la solubilità a parità di pressione parziale di H2S. Ove
necessario usare i dati termodinamici tabulati.
La legge di Henry consente di calcolare la frazione molare di un soluto volatile ad alta diluizione
nota la sua pressione parziale e la relativa costante di Henry K
S2H
S2HS2H
S2HS2HS2H
K
px
xKp
=→
=
Però in questo caso non viene fornita KH2S, dunque devo seguire un altro approccio.
La solubilità di H2S in acqua è
[ ]sol
aq,S2H
aq2 V
nSH =
che in approssimazione di soluzione diluita posso scrivere come
[ ]
O2H
O2H
O2H
O2H
O2H
aq,S2H
O2H
aq,S2H
sol
aq,S2H
aq2 1b
m
Vm
n
V
n
V
nSH
ρ
==≈=
Dunque posso calcolare la solubilità di H2S dopo averne ricavato la molalità all’equilibrio tra la fase
gassosa e la fase liquida.
Dato che all’equilibrio si deve avere
gas,S2Haq,S2H µµ =
se uso il modello di soluzioni diluite ideali e miscele gassose ideali posso scrivere
RT
GG
RTp
p
b
bln
p
plnRT
b
blnRT
oaq,S2Hf
ogas,S2Hf
oaq,S2H
ogas,S2H
O2H
o
o
aq,S2H
oS2Ho
gas,S2Ho
aq,S2Hoaq,S2H
∆∆µµ
µµ
−=
−=→
+=+
Osservo che la differenza tra i ∆fG corrisponde a oS2HsolvG∆− , ovvero alla variazione di energia
libera necessaria per dissolvere in fase acquosa l’H2S gassoso, ovvero per passare da H2S(gas) ad
H2S(aq).
Proseguendo con i conti, posso riarrangiare l’espressione precedente come
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
9
−=→
RT
GGexp
p
pbb
oaq,S2Hf
ogas,S2Hf
oS2Ho
aq,S2H
∆∆ (5.a)
A questo punto posso prendere i dati dalle tabelle
mol/J1056.33G
mol/J1083.27G3o
aq,S2Hf
3ogas,S2Hf
⋅−=
⋅−=
∆
∆
inoltre so che la concentrazione molale standard equivale ad una mole di soluto per kg di solvente
(ovvero bo=1mol/kg) dunque
kg/mol322.0K15.298
Kmol
J314.8
mol/J1083.27mol/J1056.33exp
bar1
bar25.3
kg
mol1b
33
aq,S2H =
⋅+⋅−=
Ora posso trovare la concentrazione di H2S in acqua
[ ] 33
O2H
O2Haq2 m/mol321m/kg997kg/mol322.0
1b
SH =⋅=≈
ρ
La costante di Henry può essere calcolata come
aq,S2H
O2Haq,S2HS2H
S2H
S2HS2H
S2HS2HS2H
n
nnp
x
pK
xKp
+==→
=
Posso scrivere questa relazione in funzione della molalità del soluto per evitare di dover calcolare
direttamente il numero di moli di soluto e solvente:
bar562mol/kg1006.18kg/mol322.0
11bar25.3
MMb
11p
mb
n1p
n
n1p
n
nnpK
3
O2Haq,S2HS2H
O2Haq,S2H
O2HS2H
aq,S2H
O2HS2H
aq,S2H
O2Haq,S2HS2HS2H
=
⋅⋅+=
=
+=
=
+=
=
+=
+=
−
Per valutare come la temperatura influenza la solubilità di H2S in acqua a parità di pressione
parziale di H2S, parto dalla legge di Henry
Parte VI
10
O2Haq,S2H
S2H
aq,S2H
O2HS2H
aq,S2H
O2Haq,S2HS2H
S2H
S2HS2H
S2HS2HS2H
MMb
p
n
np
n
nnp
x
pK
xKp
=
≈
≈+
==→
=
che posso riscrivere sostituendoci la (5.a) come
=
−≈
RT
GGexp
p
pb
1
MM
pK
oaq,S2Hf
ogas,S2Hf
oS2HoO2H
S2HS2H ∆∆
=
−−=
RT
GGexp
pb
p
MM
po
aq,S2Hfo
gas,S2Hf
S2Ho
o
O2H
S2H∆∆
−−=
RT
GGexp
MMb
po
aq,S2Hfo
gas,S2Hf
O2Ho
o ∆∆
Se considero il logaritmo del primo e del secondo membro ho
RT
GG
MMb
1ln
p
Kln
oaq,S2Hf
ogas,S2Hf
O2Hoo
S2H∆∆ −
−=
e posso farne la derivata rispetto a 1/T per avere
( ) 0R
mol/kJ70.39mol/kJ63.20
R
HH
T/1d
p
Klnd o
aq,S2Hfo
gas,S2Hfo
S2H
<+−−=−
−=
∆∆
dove ho usato la Gibbs-Helmholtz
( )( )
pT/1d
T/GdH
=
A questo punto, se considero la derivata rispetto a T ho
( )( )
( ) ( )
0 R
mol/kJ70.39mol/kJ63.20
T
1
R
HH
T
1
T/1d
p
Klnd
T
1
T/1d
p
Klnd
dT
T/1d
Td
p
Klnd
2
oaq,S2Hf
ogas,S2Hf
2
oS2H
2
oS2H
oS2H
>
+−−
−=
=
−−
−=
−=
=
∆∆
Dunque aumentando T si ha l’aumento di KH2S, il che corrisponde ad una diminuzione di xH2S a
pressioni parziale costante, ovvero la solubilità di H2S diminuisce.
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
11
E6.6
Quando si sciolgono 20 g di tetracene (MMt=228.18 g mol-1) in 1.4 L di un solvente incognito
la temperatura di ebollizione è pari a 350.097 K. Per il solvente: ρ = 1594 kg m-3, ∆vapHo=
31.125 kJ mole-1, Tb= 349.900 K. Calcolare
a) ∆vapSo
b) la massa molecolare e del solvente;
c) la pressione osmotica della soluzione a T=280 K;
d) il solvente è CH2Cl2 o CCl4?
a) Per definizione, alla temperatura alla quale le fasi liquida e gassosa sono in equilibrio, si ha
0Gtr =∆ , per cui
molK/kJ95.88K900.349
mol/kJ125.31
T
HS
b
ovapo
vap ===∆
∆
b) Posso ricavare la MM del solvente se conosco n0
0
*00
0
00 n
V
n
mMM
ρ==
Per risalire alle moli di solvente sfrutto l’informazione sull’innalzamento della temperatura di
ebollizione. Per definizione
( ) =≈−−=
=−=−=
tovap
bto
vap
b
0ovap
bbbb
xS
RTx1ln
S
RT
xlnS
RTT'TT
∆∆
∆∆
Inserendo l’entalpia di vaporizzazione ho
( )
mol46.14
K197.0mol/J10125.31
K900.349Kmol
J314.8
1mol/kg1018.228
kg1020
TH
RT1
MM
m
TH
RT1nn
TH
RTnn
nn
n
H
RTT
3
2
3
3
bo
vap
2b
t
t
bo
vap
2b
ttovap
2b
t0
0t
to
vap
2b
b
=
=
⋅⋅+−
⋅⋅=
+−=
=
+−=+−=→
+=
−
−
∆∆
∆∆∆∆
∆∆
ora posso calcolare la massa molecolare del solvente
Parte VI
12
mol/g3.154mol/kg1543.0mol46.14
m104.1m
kg1594
n
V
n
mMM
333
0
*00
0
00 ==
⋅===
−
ρ
c) La pressione osmotica della soluzione a T=280 K è data da
Pa1045.1mol46.14/m104.1
mol46.14mol08765.0
mol08765.0K280
Kmol
J314.8
V
nn
n
RT
V
xRT
533
*0m
0t
t
*0m
t
⋅=⋅
+=
=+
=
==
−
Π
d) Per capire se il solvente è CH2Cl2 o CCl4 guardo le rispettive MM
MMCH2Cl2=84.93 g/mol
MMCCl4=153.82 g/mol
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
13
H2O H2O + saccarosio
∆p=Π
E6.7
L’attività dell’acqua in una soluzione 2.00 m (molale) di saccarosio è uguale a 0.95807. Quale
pressione esterna si deve applicare alla soluzione per rendere il potenziale chimico dell’acqua
nella soluzione uguale a quello dell’acqua pura? Si assuma di operare a 25 °C e 1 atm,
condizioni in cui la densità dell’acqua è pari a 0.997 g mL-1.
Il potenziale chimico dell’acqua in cui è dissolto il saccarosio deve eguagliare quello dell’acqua
pura in seguito all’applicazione della pressione aggiuntiva
( ) ( ) O2H*
l,O2H*
l,O2H alnRTp,Tp,T ++= Πµµ (7.a)
dove utilizzo il simbolo Π in quanto corrisponde alla definizione
di pressione osmotica, ovvero la pressione aggiuntiva che si
dovrebbe esercitare dall’esterno su un ipotetico pistone mobile
perchè il volume delle due soluzioni, separate da una membrana
semipermeabile, sia uguale in condizione di equilibrio chimico.
Dato che, per definizione,
dpVdTSd mm +−=µ
a temperatura costante si ha
dpVd *l,O2H
*l,O2H =µ
che integrando membro a membro dalla condizione di liquido puro a quella della soluzione di
saccarosio sarebbe
( ) ( ) ( ) ΠΠµΠµ
µΠ
*l,O2H
*l,O2H
*l,O2H
*l,O2H
p
p
*l,O2H
*l,O2H
VppVp,Tp,T
dpVd
=−+=−+→
= ∫∫+
Dunque posso sostituire in (7.a)
Pa1087.5mol/kg1002.18
m/kg10997.095807.0lnK15.298molK
J314.8
MM
alnRT
V
alnRT
alnRTV
63
33
O2H
O2HO2H
*l,O2H
O2H
O2H*
l,O2H
⋅=⋅
⋅⋅−=
=⋅
−=
=−=→
−=
ρ
Π
Π
Parte VI
14
E6.8
Sapendo che la pressione osmotica di una soluzione ottenuta sciogliendo 722 g di
tetrasolfonatofenil-porfirina (MM p=935 g mol-1) in una quantità incognita di metanolo è pari
a 24.66 bar a T=300 K, calcolare:
a) il volume del metanolo in mL;
b) la temperatura di ebollizione della soluzione;
c) la costante ebullioscopica del metanolo.
Per il metanolo: ρρρρ=0.7918 kg L-1, MM 0 = 32.04 g mol-1, Tb = 338 K e ∆∆∆∆vapHo=35.3 kJ mol-1.
a) Il volume della soluzione in presenza del soluto è dato dal numero di moli di solvente per il suo
volume molare
*0m00 VnV =
Il volume molare è pari a
mol/m1046.40m/Kg107918.0
mol/Kg1004.32MMV 36
33
3
0
0*0m
−−
⋅=⋅
⋅==ρ
Il numero di moli di solvente posso ricavarlo dalla relazione che lega la frazione molare alla
pressione osmotica
p0
00
53
6*0m
0
*0m
0
nn
n961.0x
0400.0K300
Kmol
J314.8
Pa1066.24mol
m1046.40
RT
Vxln
V
xlnRT
+==→
−=⋅⋅
−=−=→
−=
−
Π
Π
mol028.19961.01
961.0mol/g935
g722
x1
xMM
m
x1
xnn
0
0p
p
0
0p0
=−
=
=−
=−
=→
Dunque ora posso calcolare il volume del solvente
333
6*0m00 m10770.0
mol
m1046.40mol028.19VnV −− ⋅=⋅⋅==
b) La temperatura di ebollizione della soluzione è data da
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
15
ovap
02
bbbb H
xlnRTT'TT
∆∆ −=−= (8.a)
( )K08.339K08.1K338
mol/J103.35
961.0lnK338Kmol
J314.8
K338
H
xlnRTT'T
3
2
ovap
02
bbb
=+=⋅
−=
=−=→∆
c) La costante ebullioscopica del metanolo correla la variazione di temperatura alla molalità della
soluzione secondo
bebeb bKT =∆
E’ possibile ricavare tale costante riarrangiando l’espressione (8.a) in modo di passare dal lnx0 alla
molalità considerando che 1x1x b0 ≈−= per cui
( )bovap
2b
ovap
02
bb x
H
RT
H
xlnRTT −−≈−=
∆∆∆
e dato che
0b00
b
0
0
0
b
0
b
0b
bb MMbMM
m
n
MM
MM
n
n
n
n
nn
nx ===≈
+=
posso sostituire per arrivare a
( ) bebb0ovap
2b
bovap
2b
b bKbMMH
RTx
H
RTT ==−−≈
∆∆∆
Dunque Keb corrisponde a
( )mol/Kkg862.0
mol/J103.35
mol/Kg1004.32K338Kmol
J314.8
H
MMRTK
3
32
ovap
02
beb
⋅=⋅
⋅=
==
−
∆
Parte VI
16
E6.9
Alla pressione di 1 bar, un composto organico liquido solidifica alla temperatura di 5.50°C e
bolle alla temperatura di 80.10°C. In tali condizioni il calore richiesto per la fusione di una
mole del composto solido è pari a 10.59 kJ, mentre il calore richiesto per l’evaporazione di
una mole di liquido è pari a 30.8 kJ. Una soluzione costituita da tale composto e da una
piccola quantità di un soluto non volatile bolle alla temperatura di 80.60°C. Determinare la
temperatura di fusione di tale soluzione, assumendo che il soluto non sia solubile nel solvente
solido (perché è necessario specificarlo?)
Se si ipotizza che le due sostanze (soluto e solvente) formano solidi non miscibili (per esempio
NaCl e acqua), allora la temperatura di fusione è espressa da
ofus
02f
fffH
xlnRT'TTT
∆∆ −=−= (9.a)
Osservo che, per comodità, si considera ∆Tf positivo, per cui è pari a Tf -Tf’ dato che i soluti hanno
l’effetto di abbassare la temperatura di fusione (la stessa convenzione è stata usata negli esercizi
precedenti).
Dunque per determinare Tf’ mi serve conoscere ln x0, che posso determinare da
2b
bo
vap0
ovap
02
bbbb
T
THxlnR
H
xlnRTT'TT
∆∆
∆∆
−=→
−=−=
In questo caso osservo che si considera ∆Tb positivo, per cui è pari a Tb’-Tb dato che l’effetto dei
soluti è quello di alzare la temperatura di ebollizione.
Sostituendo in (9.a) ottengo
K75.277
K90.0K65.278
K50.0mol/J1059.10
mol/J108.30
K25.353
K65.278K65.278
TH
H
T
TT
T
TH
H
TT'T
3
32
bofus
ovap
2b
2f
f
2b
bo
vap
ofus
2f
ff
==−=
=⋅⋅
−=
=−=
=
−+=
∆∆∆
∆∆∆
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
www.chimica.unipd.it/vincenzo.amendola 18/09/2017 www.chimica.unipd.it/alberta.ferrarini
Parte VII
Equilibri di reazione
E7.a
A 27 °C e 1 atm, N2O4(g) è dissociato al 20% in NO2(g). Trovare K.
La reazione di equilibrio è
N2O4(g) ↔ 2NO2(g)
moli all’inizio (mol) n 0
moli all’equilibrio (mol) n-0.20n=0.80n 2.0.20n=0.40n
moli totali all’equilibrio (mol) 0.80n+0.40n=1.20n
frazione molare all’equilibrio 0.80n/1.20n=0.667 0.40n/1.20n=0.333
pressione parziale all’equilibrio
(bar)
p.yN2O4=0.667.1.01325=0.67584 p.yNO2=0.333.1.01325=0.33741
Per definizione, la costante di equilibrio di una reazione è data dal rapporto tra le attività a dei
prodotti e le attività dei reagenti, ciascuna delle quali elevata al rispettivo coefficiente
stechiometrico, ovvero in questo caso sarebbe
4O2N
22NO
a
aK =
In generale, l'attività è definita come il rapporto tra la fugacità f che la sostanza presenta nelle
condizioni della reazione e la fugacità della stessa sostanza allo stato standard fo. Trattando i gas
come se fossero ideali, tuttavia, le fugacità possono essere sostituite con la pressione parziale e la
pressione standard
oi
oi
i p
p
p
fa ≈=
Dunque per la reazione proposta dal problema si ha
( )16845.0
bar1bar67584.0
bar33741.0
pp
p
p
p
p
p
K
2
o4O2N
22NO
o4O2N
2
o2NO
=⋅
=
==
=
Parte VII
2
E7.b
In un recipiente a 1000 K sono poste 1.00 mol di CO2 (∆∆∆∆fGo = -394.359 kJ/mol) e 1.00 mol di
COF2 (∆∆∆∆fGo = -619.2 kJ/mol) con un catalizzatore affinché avvenga la seguente reazione
( ) ( ) ( )gCFgCOgCOF2 422 +↔
Il tetrafluorometano ha energia libera di Gibbs di formazione ∆∆∆∆fGo = -879.0 kJ/mol.
I valori di ∆∆∆∆fGo sono da considerare validi anche alla temperatura di 1000 K. Trovare la
costante di equilibrio K a 1000 K e la composizione all’equilibrio.
La variazione dell’energia libera di Gibbs di reazione risulta essere
( ) ( ) ( )( )
mol/kJ959.34
mol/kJ2.6192mol/kJ0.879mol/kJ359.394
g,COFG2g,CFGg,COGG 2o
f4o
f2o
fo
r
−==−⋅−−−=
=−+= ∆∆∆∆
da cui si ottiene la costante di equilibrio
67K1000Kmol/J314.8
mol/J34959exp
RT
GexpK
or
=
⋅−=
=
−=
∆
Se considero che all’equilibrio una certa frazione x delle moli iniziali di reagente trasformate in
prodotti, per la reazione di equilibrio si può scrivere
2COF2(g) ↔ CO2(g) + CF4(g)
moli all’inizio (mol) n n 0
moli all’equilibrio (mol) (1-2x)n (1+x)n xn
moli totali all’equilibrio (mol) (1-2x+1+x+x)n=2n
frazioni molari all’equilibrio
2
x21−
2
x1+
2
x
Per quanto detto al problema precedente, la costante di equilibrio si può scrivere come
22COF
4CF2CO2
2COF2
4CF2CO
22COF
4CF2CO2
o2COF
o4CF
o2CO
y
yy
yp
pypy
p
pp
p
p
p
p
p
p
K
==
==
=
A questo punto, sapendo che le frazioni molari sono rispettivamente
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
3
2
x21y
2
xy
2
x1y
2COF
4CF
2CO
−=
=
+=
la costante di equilibrio è data da
56.0x
45.0x
067x269x267
67
2
x212
x
2
x1
K
2
1
2
2
=→=→
=+−→
=
−
+
=
Delle due soluzioni, solo x1 ha significato fisico perchè con x2 la frazione molare di COF2 sarebbe
<0. Pertanto la composizione all’equilibrio sarà
1-2.0.45=0.1mol di COF2
1+0.45=1.45mol di CO2
0.45mol di CF4
Parte VII
4
E7.c
Si consideri la decomposizione termica del carbonato di calcio
( ) ( ) ( )gCOsCaOsCaCO 23 +↔
Le pressioni di vapore dell’anidride carbonica sono 22.6 Torr a 700°C e 1829 Torr a 950 °C.
Calcolare l’entalpia standard della reazione.
La costante di equilibrio associata alla reazione di decomposizione del CaCO3 è la seguente
3CaCO
2COCaO
a
aaK =
Tuttavia l’attività delle sostanze solide può essere considerata unitaria (ipotesi di Vm nullo, ovvero
di potenziale chimico indipendente dalla pressione, e di specie solide che non formano soluzioni
solide, altrimenti avrei a che fare con attività non unitarie e l’espressione di K dipenderebbe anche
dalle frazioni molari delle specie coinvolte nella soluzione solida). Inoltre, in approssimazione di
gas ideale per la CO2 si può scrivere
o2CO
o2CO
2CO p
pK
p
pa =→≈
quindi il solo valore della tensione di vapore della CO2 determina la costante di equilibrio. Questo
vuol dire anche che i valori di tensione di vapore alle due diverse temperature sono collegati tra loro
allo stesso modo in cui sono collegati i due valori che assume la costante di equilibrio a tali
temperature.
Le temperature in K sono
T1=700°C=973.15 K
T2=950°C=1223.15K
e si può quindi usare l’equazione di van’t Hoff per determinare l’entalpia standard di reazione
( )( )
( )dT
RT
TH
TK
TKln
2
1
T
T2
or
1
2∫= ∆
Se assumiamo che or H∆ sia indipendente dalla temperatura, allora l’equazione si può integrare nel
modo seguente
( )( )
( )( ) =
−=→
−=
−=
1
2
12
12or
12
12o
r
21
or
1
2
TK
TKln
TT
TTRH
TT
TT
R
H
T
1
T
1
R
H
TK
TKln
∆
∆∆
mol/kJ93.173Torr6.22
Torr1829ln
K15.973K15.1223
K15.1223K15.973
Kmol
J314.8 =
−⋅=
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
5
E7.1
A temperatura elevata Ca(HCO3)2(s) si decompone secondo la reazione:
Ca(HCO3)2(s) = CaCO3(s) + H2O(g) + CO2(g)
Si consideri il caso in cui si mette Ca(HCO3)2(s) in un contenitore chiuso e si aspira l’aria,
quindi si scalda e si raggiunge la pressione di 0.115 Pa. Determinare la costante di equilibrio e
i rapporti ∆∆∆∆rGo/T e ∆∆∆∆rG/T in queste condizioni. Specificare le ipotesi fatte.
In ipotesi di gas ideale per le fasi gassose, la costante di equilibrio in questo caso è data da
o2CO
oO2H
p
p
p
pK =
Usando la legge di Dalton
2CO2CO
O2HO2H
pyp
pyp
==
ho
2o2COO2H
o2CO
oO2H
p
pypy
p
p
p
pK ==
dato che il contenitore è chiuso ed è stata aspirata l’aria, l’unico gas presente è dovuto ad H2O e
CO2, che sono prodotti dalla reazione in uguali proporzioni, per cui
yH2O+yCO2=1
e inoltre per la reazione in esame si ha
yH2O=yCO2=0.5
per cui
( )( )
131025
2
2o
2
103.30033.010Pa104
Pa115.0
p
p
2
1
2
1K −− ⋅====
Dunque posso calcolare ∆rGo/T (si noti che K dipende solo da T e non dalla p a cui si trova il
sistema):
KlnRTGor −=∆
( )Kmol/J96.238
103.3lnKmol
J31447.8KlnR
T
G 13o
r
−=
=⋅−=−=→ −∆
Per quanto riguarda ∆rG/T, all’equilibrio si deve avere ∆rG=0, per cui
0T
Gr =∆
Parte VII
6
E7.2
Si consideri la seguente reazione:
FeO(s) + CO(g) = Fe (s) + CO2(g).
Si calcoli la composizione della fase gassosa a 600 °C e a 1000 °C, sapendo che la costante di
equilibrio vale rispettivamente 0.9 e 0.396. Si calcoli inoltre ∆∆∆∆rGo, ∆∆∆∆rH
o e ∆∆∆∆rSo a 600°C (si
assuma ∆∆∆∆rHo indipendente dalla temperatura). Si tratta di una reazione endotermica o
esotermica?
La costante di equilibrio è data da
CO
2CO
CO
2CO
py
py
p
pK ==
in assenza di altri gas oltre a quelli coinvolti nella reazione chimica, vale
K1
Ky
0yKyK
y1
yK
1yy
2CO
2CO2CO
2CO
2CO
CO2CO
+=→
=++−→−
=→
=+
Dunque a 600°C
474.09.01
9.0y 2CO =
+=
e a 1000°C
284.0396.01
396.0y 2CO =
+=
Osservo che a temperatura più alta la frazione molare dei prodotti (CO2) diminuisce. Questa cosa
indica che la reazione è esotermica. In realtà, questa cosa è evidente già dal fatto che K diminuisce
al crescere della temperatura.
A 600°C (873.15K), K=0.9 e
mol/J9.7649.0lnK15.873Kmol
J314.8KlnRTGo
r =−=−=∆
Integrando l’equazione di van’t Hoff (grazie alla possibilità di assumere ∆rHo indipendente dalla
temperatura per ipotesi del problema) ho
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
7
( )( )
( )( )
mol/kJ97.18
9.0
396.0ln
K15.873K15.1273
K15.1273K15.873
Kmol
J314.8
TK
TKln
TT
TTRH
TT
TT
R
H
TK
TKln
1
2
12
12or
12
12o
r
1
2
−=
=
−⋅=
=
−=→
−=
∆
∆
Dunque la reazione è esotermica, ovvero durante il suo svolgimento sviluppa calore (il segno
negativo sta appunto ad indicare che il calore è ceduto dai composti chimici al sistema circostante).
Al contrario, se 0H or >∆ , la reazione chimica assorbe calore dall’esterno durante il suo
svolgimento e si dice endotermica (il segno positivo sta ad indicare che i composti chimici
aumentano la loro energia assorbendola dal sistema circostante).
Osservo però che, in base all’equazione di van’t Hoff, il segno di or H∆ è determinato dal fatto che
K2<K1, per cui non è necessario quantificare l’entalpia di reazione per sapere che la reazione è
esotermica.
Infine
Kmol/J9.20K15.873
mol/J1076.0mol/J1097.18
T
GHS
STHG
33
or
oro
r
or
or
or
−=⋅+⋅−=
=−
=→
−=
∆∆∆
∆∆∆
Parte VII
8
E7.3
In un recipiente chiuso che contiene 10 moli di azoto e viene mantenuto alla pressione costante
di 1 bar si introduce del MgCO3 e si instaura così l'equilibrio
MgCO3 (s) = MgO (s) + CO2 (g)
Si determini la quantità di MgO che si forma alla temperatura di 150 °C, date le grandezze di
formazione a 25 °C riportate nel seguito. Si assuma che ∆∆∆∆rCpo=0 e che carbonato e ossido non
formino soluzioni solide [perché è necessario specificarlo?]
MgCO3 (s) MgO (s) CO2 (g)
∆∆∆∆fHo (kJ/mol) -1095.8 -601.70 -393.51
∆∆∆∆fGo (kJ/mol) -1012.1 -569.43 -394.36
Posso risolvere il problema considerando che la costante di equilibrio della reazione mi fornisce
l’informazione sulle moli di CO2 presenti all’equlibrio, che sono uguali alle moli di MgO
(nCO2=nMgO).
Per cominciare scrivo K(T1):
( )o
2CO2COo
2CO
s,3MgCO
s,MgOg,2CO1 p
p
1
1p
f
a
aaTK
γ===
dove uso il fatto che le specie solide non formano soluzioni solide, per cui le loro attività possono
essere considerate unitarie (in caso contrario avrei a che fare con attività non unitarie e l’espressione
di K dipenderebbe anche dalle frazioni molari delle specie coinvolte nella soluzione solida). Poi,
utilizzando l’ipotesi di miscela gassosa perfetta, il coefficiente di attività γCO2 vale 1.
Ora utilizzo l’informazione sulla composizione della fase gassosa:
( )2N2CO
2COo2COoo
2CO1 nn
n
p
py
p
p
p
pTK
+===
( ) ( ) 2COo12N2CO1 np
pTKnnTK =+→
( ) ( )12No12CO TKnp
pTKn −=
−→
( )( )1o
12N2CO
TKp
pTKn
n−
=→
A questo punto devo calcolare K(T1), e posso farlo partendo da K(T0), che ottengo dalle grandezze
tabulate grazie a
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
9
( ) ( )
−=
0
0o
r0 RT
TGexpTK
∆
e poi utilizzando l’equazione di Van’t Hoff
( )( )
( )
−=
10
0o
r
0
1
T
1
T
1
R
TH
TK
TKln
∆ ( ) ( ) ( )
−=→
10
0o
r01 T
1
T
1
R
THexpTKTK
∆
Il problema ci informa che ∆rCpo=0 ed essendo
p
oro
prp
p T
HC
T
HC
∂∂=→
∂∂= ∆∆
questo vuol dire che possiamo considerare or H∆ indipendente dalla temperatura nell’intervallo di
interesse, quindi se ne può utilizzare il valore tabulato alla temperatura T0.
Dunque ho
( ) ( ) ( )
( ) ( )
( ) ( )
( ) ( )( ) ( )=
−−=
=
−+
−=
=
−
−=
=
−=
1
0o
r0
or0
or
0
10
0o
r
0
0o
r
10
0o
r
0
0o
r
10
0o
r01
RT
THTGTH
RT
1exp
T
1
T
1
R
TH
RT
TGexp
T
1
T
1
R
THexp
RT
TGexp
T
1
T
1
R
THexpTKTK
∆∆∆
∆∆
∆∆
∆
41052.5
K15.423Kmol
J314.8
mol/J100590
mol
J48310
mol
J100590
K15.298Kmol
J314.8
1exp
−⋅=
=
−
−=
Dove ho usato i valori tabulati a T0=298.15K come segue
( ) ( ) ( )( )
( ) ( ) ( )( ) mol/kJ590.100mol/kJ8.1095mol/kJ51.393mol/kJ70.601
s,MgCOHs,MgOHg,COHH
mol/kJ310.48mol/kJ21.1012mol/kJ43.569mol/kJ36.394
s,MgCOGs,MgOGg,COGG
3o
fo
f2o
fo
r
3o
fo
f2o
fo
r
=−−−−=
=−+=
=−−−−=
=−+=
∆∆∆∆
∆∆∆∆
Dunque ( )( )
mol1052.51052.51
1052.5mol10
TKp
pTKn
n 34
4
1o
12N2CO
−−
−
⋅=⋅−
⋅⋅=−
=→
Parte VII
10
E7.4
A 2000 K e 1 bar il vapore acqueo è dissociato allo 0.53%, a 2100 K e 1 bar è dissociato allo
0.88%. Calcolare il valore di ∆rHo per la dissociazione dell’acqua.
Specificare le approssimazioni usate.
Detto n il numero di moli di H2O e definito il grado di dissociazione α come
( ) ( )ααα −=→−=→−
= 1nnnnnn
nn0eqeq00
0
eq0
posso descrivere il sistema come
moli H2O(g) ↔ H2(g) + 2
1O2(g)
all’inizio n0 0 0
all’equilibrio n0(1-α) α n0
2
αn0
moli totali all’equilibrio ( )
+=++−2
1n2
nn1n 0000
αααα
frazioni molari ( )
+
−
21n
1n
0
0
αα
+2
1n
n
0
0
αα
+2
1n
2/n
0
0
αα
Utilizzando la legge di van’t Hoff ho
( )( )
( )( ) =
−=→
−=
1
2
12
12or
12
12o
r
1
2
TK
TKln
TT
TTRH
TT
TT
R
H
TK
TKln
∆
∆
Dunque devo calcolare le costanti di equilibrio per conoscere l’entalpia standard di reazione.
In approssimazione di gas ideale, si ha
O2H2/1o
2H2/1
2O
pp
ppK =
Usando la legge di Dalton ho
O2H
2H2/1
2O
2/1
oO2H
2/1o2H
2/12O
2/1
y
yy
p
p
pyp
pyypK
==
Se assumo che le uniche specie gassose presenti siano quelle coinvolte nella reazione, posso
ottenere yi dalla tabella precedente. Inoltre uso l’informazione che p=1bar:
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
11
O2H
2H2/1
2O
2/1
o y
yy
p
pK
=
2/1
2/1
212/1
12/1
2/
2/1
+−=
+−
++=α
αα
α
αα
αα
αα
Dato che a 2100K ho α=0.0088 posso sostituire
42/1
10876.50088.02
0088.0
0088.01
0088.0K −⋅=
+−=
A 2000K ho α=0.0053 e
42/1
10739.20053.02
0053.0
0053.01
0053.0K −⋅=
+−=
Dunque posso sostituire nell’espressione dell’entalpia di reazione
( )( ) =
−=
1
2
12
12or TK
TKln
TT
TTRH∆
mol/kJ5.266
10739.2
10876.5ln
K2000K2100
K2000K2100
Kmol
J314.8
4
4
=
=⋅⋅
−⋅= −
−
Parte VII
12
E7.5
Un sistema gassoso contiene le specie A e B che generano le specie C e D mediante le due
reazioni indipendenti:
A (g) + B (g) = C (g)
A (g) + B (g) = D (g)
Sapendo che alla temperatura di 600 K un sistema all’equilibrio contenente tutte e quattro le
specie più un gas inerte è caratterizzato dalle pressioni parziali pC = 0.12 bar e pD = 0.36 bar, e
che l’energia libera standard della prima reazione alla temperatura indicata vale −3.45
kJ/mol, determinare l’energia libera standard di reazione della seconda reazione alla stessa
temperatura. Si assuma che i coefficienti di fugacità dei due prodotti nella miscela di
equilibrio siano uguali (γγγγC=γγγγD). Perchè è necessario specificarlo?
Le costanti di equilibrio per le due reazioni sono
BA
oC
oB
oA
oC
1 ff
pf
p
f
p
fp
f
K ==
e
BA
oD
2 ff
pfK =
Dunque posso ricavare il prodotto fAfB da K1 e sostituire in K2:
−
==→=
RT
Gexp
pf
K
pfff
ff
pfK
o1r
oC
1
oC
BABA
oC
1∆
−=
==
RT
Gexp
pf
pf
ff
pfK
o1r
oC
oD
BA
oD
2
∆
A questo punto, sapendo che i coefficienti di fugacità γ delle specie C e D sono uguali posso
riscrivere tutto in funzione delle pressioni parziali (in caso contrario avrei dovuto supporre
comportamento ideale per le due specie gassose per procedere)
DC γγ =
=
−=→
RT
Gexp
pf
pfK
o1r
oC
oD
2
∆
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
13
−=
=
−=
RT
Gexp
p
p
RT
Gexp
pp
pp
o1r
C
D
o1r
oCC
oDD
∆
∆γγ
Per definizione, l’energia libera di reazione è legata alla costante di equilibrio da
−=
RT
GexpK
o2r
2
∆
per cui posso scrivere
mol/kJ931.8mol/J345012.0
36.0lnK600
Kmol
J314.8
Gp
plnRT
RT
G
p
plnRTKlnRTG o
1rC
Do1r
C
D2
o2r
−=−−=
=+−=
−−=−= ∆∆∆
Parte VII
14
E7.6
Si vuole produrre Br atomico da Br2 gassoso. Se la pressione è pari a 20 Torr, a quale
temperatura si deve operare per avere un grado di dissociazione del 50% ?
Quale valore della pressione farebbe aumentare il grado di dissociazione al 65% a questa
temperatura?
Usare i valori tabulati per i dati mancanti.
[Risultati: T=1457K; p=1215 Pa]
Posso descrivere la reazione nel modo seguente
moli Br2(g) ↔ 2Br(g)
all’inizio n0 0
all’equilibrio n0(1-α) 2αn0
moli totali all’equilibrio ( ) ( )ααα +=+− 1nn21n 000
frazioni molari
αα
+−
1
1
αα
+1
2
Dove il grado di dissociazione è ( ) ( )
0
00
0
eq0
n
1nn
n
nn αα −−=
−=
La pressione in Pa è
Pa2666Torr760
Pa101325Torr20Torr20p ===
Se suppongo comportamento ideale la costante di equilibrio è
( )2Br
o
2Br
2Br
o
2o
2Br
2Br
2Br
pp
p
p
p
p
p
a
aTK =≈=
Usando la legge di Dalton e assumendo che i soli gas presenti nel sistema siano quelli coinvolti
nella reazione (per cui posso calcolare le frazioni molari yi in funzione del numero di moli delle sole
specie coinvolte nella reazione):
( )
( )( )( )
( )( ) 2
2
o
2
o
2
2
o
2Br
2Br
o2Br
o
2Br
2
1
4
p
p
11
4
p
p
1
1
1
4
p
p
y
y
p
p
pyp
ypTK
αα
ααα
αα
αα
−
=
−+
=
=−+
+
=
===
Se il grado di dissociazione deve essere 0.5, allora
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15
( )
03555.05.01
25.04
Pa10
Pa2666
1
4
p
pTK
25
2
2
o
=−⋅=
=−
=
αα
La dipendenza di K da T è descritta dalla legge di van’t Hoff, che è espressa nella forma seguente se
si assume ( )0o
ro
r THH ∆∆ = (indipendente da T)
( )( )
−=
T
1
T
1
R
H
TK
TKln
0
or
0
∆
per cui posso trovare la temperatura alla quale K=0.03555 (ovvero α=0.5) come
( )( )
( ) ( )1
0or
or0
1
0o
r0
TKlnH
RTKln
H
R
T
1
TK
TKln
H
R
T
1T
−
−
+−=
=
−=→
∆∆
∆
Come T0 scelgo la temperatura a cui sono forniti i dati tabulati, ed essendo
( ) ( )0
0o
r0 RT
TGTKln
∆−=
posso sostituire
( )
( )1
or
or
or
0
1
0
or
or
or0
TKlnH
R
H
G1
T
1
RT
G
H
RTKln
H
R
T
1T
−
−
−
−=
=
−−=→
∆∆∆
∆∆∆
A questo punto posso utilizzare le tabelle di dati termodinamici a T0=298K per ottenere or H∆
( ) ( )( ) mol/J192853mol/J30907mol/J1118802
g,BrHg,BrH2H 2o
fo
fo
r
=−=
=−= ∆∆∆
Analogamente, per quanto riguarda l’energia libera di reazione standard ho
( ) ( )( ) mol/J161682mol/J3110mol/J823962
g,BrGg,BrG2G 2o
fo
fo
r
=−=
=−= ∆∆∆
Dunque posso sostituire in T
Parte VII
16
( )
K1457
03555.0lnmol/J192853
Kmol/J314.8
mol/J192853
mol/J1616821
K298
1
TKlnH
R
H
G1
T
1T
1
1
or
or
or
0
=
=
−
−=
=
−
−=
−
−
∆∆∆
Infine, nota la costante di equilibrio alla temperatura T di lavoro, la pressione che comporta un
grado di dissociazione del 65% si ottiene facilmente da (6.a)
( )2
2
o 1
4
p
pTK
αα
−
=
( ) Pa121565.04
65.0103555.0Pa10
4
1TKpp
2
25
2
2o =
⋅−⋅=−=→
αα
Infatti K è funzione della sola temperatura in quanto, per definizione, è legato all’energia libera di
reazione a pressione standard. Tuttavia, come si vede da questo calcolo, la pressione influisce sulla
resa dei prodotti, anche se non modifica direttamente K.
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
17
E7.7
Un recipiente rigido, termostato alla temperatura di 1000 K, contiene inizialmente una mole
di SO3 gassosa, che nel tempo si trasforma in SO2 e O2, entrambi gassosi. Sapendo che a
quella temperatura la costante di equilibrio per la reazione di decomposizione di una mole di
anidride solforosa vale 0.536, determinare per quale valore della pressione si ha il 50% di
dissociazione. Supporre che la miscela gassosa si comporti in modo perfetto. Perché è
necessaria l'ultima precisazione?
Determinare di quanto si dovrebbe cambiare il volume del recipiente per avere il 30% di
dissociazione.
E7.8
Nell’intervallo di temperatura compreso tra 500 e 1670 K, per la reazione:
Si3N4(g) = 3 Si(s) + 2 N2(g)
la dipendenza di ∆rG (in J/mol) dalla temperatura T [K] è espressa dalla relazione:
∆rG = 7.41×105 + 10.5×T×lnT−403×T
Determinare i valori dell’energia libera, dell’entalpia e dell’entropia standard di formazione
della specie Si3N4(g) alla temperatura di 1100 K.
[Risultati: ∆fG = -379 kJ/mol; ∆fH
=-729 kJ/mol; ∆fS =-319j/Kmol]
E7.9
In un recipiente vuoto, termostatato alla temperatura di 400 K, viene introdotto n-pentano
gassoso che si trasforma parzialmente sia nell’isomero isopentano, sia nell’isomero
neopentano, entrambi gassosi. Sapendo che l’energia libera standard di formazione di n-
pentano, isopentano e neopentano alla temperatura di 400 K vale, nell’ordine, 40.2, 34.4 e 37.6
kJ/mole, determinare la composizione del sistema in condizioni di equilibrio supponendo che
le deviazioni dal comportamento ideale delle tre specie gassose siano simili. Perché è
necessario specificarlo?
[Risultati: y p=0.112 ; yi=0.642 ]
E7.10
In un recipiente vuoto (V = 500 cm3) vengono introdotte 3.0 × 10−3 moli di iodio solido, e il
sistema viene riscaldato alla temperatura di 800 °C. A tale temperatura lo iodio solido
sublima completamente e si decompone parzialmente in iodio atomico, secondo la reazione:
I2(g) = 2 I(g)
Parte VII
18
Sapendo che la pressione di equilibrio raggiunta dal sistema vale 0.58 bar e assumendo che la
miscela gassosa si comporti in modo perfetto, determinare la costante di equilibrio
termodinamica della reazione alla temperatura considerata.
[Risultati: K=0.0162]
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
19
E7.11
Sapendo che a 25°C l’entalpia standard di formazione di H(g) vale 217.97 kJ mol-1, che ∆∆∆∆fS
di H(g) e di H2(g) valgono rispettivamente 114.71 e 130.68 J K-1 mol-1, che la capacità termica
molare standard di H2(g) è pari a 28.82 J K-1 mol-1, mentre quella di H(g) vale 5R/2,
determinare:
a) il grado di dissociazione a 25°C e p=p;
b) la costante di equilibrio a 2500 K.
Il sistema può essere descritto nel seguente modo
moli H2(g) ↔ 2H(g) Tot
all’inizio n0 0 n0
all’equilibrio n0(1-α) 2n0α n0(1+α)
Frazione molare yi
all’equilibrio αα
+−
1
1
αα
+1
2 1
con grado di dissociazione0
0000
2H
2H0
2H
n
nnn
n
nn αα +−=
−=
a) Il grado di dissociazione è legato alla costante di equilibrio nel modo seguente
( )( ) 2
22
2
2H
2H
2Ho
2H
2
2Ho
2H
o2H
2o
2H
2H
2H
1
4
11
4
1
11
2
y
y
pyp
yp
pp
p
p
pp
p
a
aK
αα
ααα
αα
αα
−=
+−=
+−
+======
Dove è stata usata (in sequenza) l’approssimazione di miscela di gas ideali, la legge di Dalton e
l’ipotesi del problema che p=po.
Posso esplicitare α come
4K
K
1
4K
2
2
++=→
−=
α
αα
dove chiaramente solo la radice positiva ha significato fisico.
Dunque devo calcolare K per conoscere α.
Per definizione ho che
−=
RT
GexpK
or∆
Parte VII
20
e a 25°C posso esprimere l’energia libera di reazione standard in funzione di entalpia e entropia di
formazione standard come
( ) ( ) ( ) ( )[ ]( ) mol/J406501
mol
J68.13071.1142K15.29801097.2172
g,HSg,HS2Tg,HHg,HH2STHG
3
2o
fo
f2o
fo
fo
ro
ro
r
=−⋅−−⋅⋅=
=−−−=−= ∆∆∆∆∆∆∆
per cui
( )164expK15.298
Kmol
J314.8
mol/J406501exp
RT
GexpK
or −=
−=
−=
∆
e dunque
0e2
1
4e
e
4K
K 82164
164
≈+≈+
=+
= −−
−
α
b) La costante di equilibrio a 2500K è data per definizione da
+−=
−=
1
or1
1
or
1
or
RT
ST
RT
Hexp
RT
GexpK
∆∆∆
Pertanto devo prima calcolare or H∆ e o
r S∆ a T1=2500K.
Per definizione, la variazione di or H∆ con la temperatura è data da
opr
p
or CT
H ∆∆ =
∂∂
Se suppongo opr C∆ indipendente da T posso integrare da T0=298.15K a T1=2500K
( ) ( )
( ) ( ) ( )01o
pro
ro
r
T
T
opr
or
or
TTCK25HK2500H
dTCK25HK2500H1
0
−=−→
=− ∫
∆∆∆
∆∆∆
A questo punto scrivo in modo esplicito la capacità termica standard di reazione come la capacità
termica dei prodotti meno quella dei reagenti, ciascuna moltiplicata per i rispettivi coefficienti
stechiometrici
( ) ( )g,HCg,HC2C 2o
m,po
m,po
pr −=∆
per cui
( ) ( ) ( ) ( )( )( ) =−−=− 012o
m,po
m,po
ro
r TTg,HCg,HC2K25HK2500H ∆∆
( ) =−
−⋅= K15.2982500Kmol
J82.28314.8
2
52
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
21
mol/J28078=
dunque
( ) ( )( ) ( )
( )mol/J464018
mol/J2807802179702
mol/J28078g,HHg,HH2
mol/J28078K25HK2500H
2o
fo
f
or
or
==+−⋅=
=+−=
=+=
∆∆∆∆
Analogamente è necessario calcolare la variazione di or S∆ con la temperatura, che per definizione
a pressione costante è data da
T
C
T
S
T
dHdS
opr
p
or
∆∆=
∂∂
→=
Dunque, supponendo opr C∆ indipendente da T posso integrare
( ) ( )
Kmol/J117.27
K15.298
K2500ln
Kmol
J82.28314.8
2
52
T
TlnC
T
dTCK25SK2500S
0
1opr
T
T
opr
or
or
1
0
=
=
−⋅=
==
==− ∫
∆
∆∆∆
Dunque
( ) ( )( ) ( )[ ]
( )Kmol/J86.125
Kmol/J12.2768.13071.1142
Kmol/J12.27g,HSg,HS2
Kmol/J12.27K25SK2500S
2o
fo
f
or
or
==+−⋅=
=+−=
=+=
∆∆∆∆
Ora si può sostituire in K
000757.0Kmol
J314.8
Kmol/J86.125
K2500Kmol
J314.8
mol/J464018exp
RT
ST
RT
HexpK
or
or
=
=
+−=
=
+−= ∆∆
Una procedura alternativa, ma un pò più complicata, consiste nell’usare l’equazione di van’t Hoff
considerando la dipendenza dell’entalpia standard di reazione dalla temperatura:
Parte VII
22
opr
p
or CT
H ∆∆ =
∂∂
( ) ( ) ( ) ( )0o
pro
r
T
T
opr
or
or TTCK25HdTCK25HTH
0
−+=+=→ ∫ ∆∆∆∆∆
( )( )
( ) ( ) ( )dT
RT
TTCK25HdT
RT
TH
TK
TKln
1
0
1
0
T
T2
0o
pro
rT
T2
or
0
1∫∫
−+==
∆∆∆
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23
E7.12
Per la reazione di combustione di anidride solforosa a anidride solforica da parte dell'ossigeno
(con prodotti e reagenti in fase gassosa) si ha
∆∆∆∆rG(T) = - 94558 + 89.37 T
dove si intende l'energia libera di reazione espressa in J/mol di anidride solforosa e la
temperatura espressa in K. Determinare a quale pressione si deve lavorare per avere la
combustione del 99% di anidride solforosa in presenza di larghissimo eccesso di ossigeno a
1000 K. Si supponga che la fase gassosa abbia un comportamento ideale.
Determinare il calore di reazione (per mole di anidride solforosa).
Discutere come si potrebbe aumentare la resa della reazione.
[Risultati: p=2815 bar ; ∆∆∆∆rH=-93612 J/mol]
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
www.chimica.unipd.it/vincenzo.amendola 18/09/2017 www.chimica.unipd.it/alberta.ferrarini
Parte VIII
Elettrochimica
E8.a
Calcolare il potenziale elettrico per la seguente cella elettrochimica alla temperatura di 25°C:
( ) ( ) ( ) ( )sAgkg/mol2.0,aqAgNOkg/mol02.0,aqAgNOsAg 33
Considerare i coefficienti di attività unitari.
Il problema riguarda una cella galvanica, ovvero una cella che converte energia chimica in energia
elettrica attraverso un processo spontaneo (termodinamicamente favorito, 0Gr <∆ ). Le pile sono
un esempio di cella galvanica.
La cella galvanica è descritta mediante la convenzione per cui si indicano solo le specie che
partecipano attivamente alla reazione di ossidoriduzione, tra tutte quelle presenti effettivamente nel
sistema (ad esempio, il solvente in cui sono disperse le specie ioniche non è indicato direttamente).
A destra della cella viene riportato il catodo e a sinistra l’anodo.
Per catodo si intende l’elettrodo nel quale avviene la semireazione di riduzione (una sostanza
chimica riceve elettroni).
Per anodo si intende l’elettrodo nel quale avviene la semireazione di ossidazione (una sostanza
chimica cede elettroni).
E’ utile ricordare anche il significato dei seguenti simboli:
indica la separazione tra due fasi,
indica la presenza di un ponte salino,
, indica la separazione tra diverse specie chimiche contenute nella stessa fase.
In particolare, la sequenza prevede che agli estremi della cella si indicano i conduttori elettronici
(tipicamente metalli). Dunque lo schema generale ha la forma
CatodoCatodoAnodoAnodo RedOxOxRed
dove per Oxi e Redi si intendono rispettivamente le specie ossidate e ridotte all’anodo (sinistra) e al
catodo (destra).
Tuttavia, se al catodo si trova una coppia redox in cui sia il composto ossidato che quello ridotto
sono nella stessa fase acquosa (ad esempio Fe3+,Fe2+), si può anche scrivere questa parte di schema
di cella nell’ordine Red,Ox come di seguito riportato
Parte VIII
2
CatodoCatodoAnodoAnodo Ox,RedOxdRePt
Nel caso proposto dal problema si tratta di una cella a concentrazione, ovvero una cella galvanica
che genera energia elettrica sfruttando la differenza di concentrazione di una medesima specie
chimica tra anodo e catodo.
Per quanto detto, è possibile individuare le semireazioni di destra e sinistra (evitando di scrivere il
controione NO3- perchè non partecipa direttamente alla reazione di ossidoriduzione)
Catodo (dx): ( ) ( )sAgeb,aqAg C ↔+ −+
Anodo (sx): ( ) ( )sAgeb,aqAg A ↔+ −+
dove b indica la molalità delle soluzioni.
Gli elettroni scambiati sono v=1.
Complessivamente, la reazione di cella si ottiene come la reazione del catodo meno la reazione
dell’anodo (reazione dell’anodo invertita perchè si deve avere ossidazione e non riduzione)
( ) ( ) ( ) ( )( ) ( )AC
AC
b,aqAgb,aqAg
eb,aqAgsAgsAgeb,aqAg++
−+−+
↔⇒
++↔++
A questo punto, posso calcolare il potenziale elettrico utilizzando l’equazione di Nernst
QlnvF
RTEE o −=
dove Q è il quoziente di reazione, ovvero
∏=i
vi
iaQ
dove ai sono le attività di reagenti e prodotti e vi il rispettivo coefficiente stechiometrico (positivo
per prodotti e negativo per reagenti). Q è riferito alla reazione di ossidoriduzione, per cui non
rientrano le attività delle altre specie quali, ad esempio, eventuali controioni.
Dunque, in questo caso l’equazione di Nernst è
=−= QlnvF
RTEE o
=
⋅−=
oCC
oAAo
b/b
b/bln
F1
RTE
γγ
=
−=
C
Ao
b
bln
F
RTE
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
3
V059.0
kg/mol2.0
kg/mol02.0lnV0257.00
=
=
−=
Dove ho supposto i coefficienti di attività γC e γA unitari come detto dal problema.
Osservo in particolare che il potenziale elettrico standard è nullo essendo per definizione
0EEEEE oAg/Ag
oAg/Ag
oanodo
ocatodo
o =−=−= ++
Inoltre ho usato il valore del fattore RT/F a 298.15K che è
V0257.0mol/C96485
K15.298Kmol/J314.8
F
RT =⋅=
Parte VIII
4
E8.b
Per la cella elettrochimica a temperature prossime ai 25°C
( ) ( ) ( ) ( ) ( )sPtaqFe,aqFeaqFesFe 322 +++
si trova che ( ) K/V1014.1dT/dE 3p
o −⋅= . I potenziali standard dei due elettrodi sono
rispettivamente V771.0E Co = e V44.0E A
o −= .
Calcolare or G∆ , o
r H∆ e or S∆ per la reazione di cella a 25°C.
Le semireazioni sono
Catodo (dx): ( ) ( )aqFeeaqFe 23 +−+ ↔+ V771.0E Co =
Anodo (sx): ( ) ( )sFee2aqFe2 ↔+ −+ V44.0E Lo −=
La reazione di cella è pertanto
( ) ( ) ( )( ) ( )aqFe3)s(FeaqFe2
e2aqFeaqFe2)s(Fee2aqFe223
223
++
−++−+
↔+⇒
++↔++
dove la semireazione al catodo è stata moltiplicata per 2 per bilanciare il numero di elettroni
scambiati nella semireazione all’anodo. Dunque il numero di elettroni scambiati nella cella è v=2.
Il potenziale elettrico standard è
V211.1V44.0V771.0EEE Ao
Coo =+=−=
Osservo che il potenziale standard della semireazione catodica non va moltiplicato per 2. Infatti, il
potenziale elettrico standard è legato all’energia libera di Gibbs di reazione standard dalla seguente
relazione
F
G
v
1E
vFEGo
ro
oor
∆∆
−=→
−=
dove compare il fattore 1/v, per cui si può agire sui potenziali standard indipendentemente dal
numero di elettroni scambiati nella reazione redox.
E’ utile ricordare anche che il potenziale standard di riduzione di una specie chimica ad una certa
temperatura è il potenziale di riduzione misurato per una concentrazione 1 molale di ogni ione
partecipante alla reazione, alla pressione parziale di 1 bar per ogni gas partecipante alla reazione, e
utilizzando come elettrodi metalli puri.
Il potenziale standard di riduzione viene definito rispetto a quello dell’elettrodo standard a idrogeno
(standard hydrogen electrode, SHE), a cui viene assegnato il valore arbitrario di 0 V.
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5
A questo punto, usando la relazione tra energia libera di Gibbs di reazione standard e potenziale
elettrico ottengo
mol/kJ69.233
V211.1mol/C964852
vFEG oor
−==⋅⋅−=
=−=∆
Ora posso calcolare l’entropia di reazione utilizzando la definizione
( )
Kmol/J98.219
K/V1014.1mol/C964852
T
EvF
T
vFE
T
GS
3
p
o
p
o
p
oro
r
==⋅⋅⋅=
=
∂∂=
=
∂−∂−=
=
∂∂−=
−
∆∆
A questo punto posso calcolare l’entalpia di reazione facilmente come
mol/kJ10.168
Kmol/kJ1098.219K15.298mol/kJ69.233
STGH3
or
or
or
−==⋅⋅+−=
=+=−
∆∆∆
Parte VIII
6
E8.c
Una cella elettrochimica in cui avviene la reazione
( ) ( ) ( ) ( )lHg2aqPbClsClHgsPb 222 +↔+
ha un potenziale elettrico standard di 0.5357V a 25°C e aumenta di 1.45 10-4V/K
all’aumentare della temperatura. Schematizzare la cella elettrochimica e determinare or H∆ e
or S∆ .
Dalla reazione di cella si deducono le semireazioni di destra e sinistra, osservando che il mercurio
passa da Hg(II) ad Hg(0) e il piombo passa da Pb(0) a Pb(II):
Catodo (dx): ( ) ( ) ( )aqCl2lHg2e2sClHg 22−− +↔+
Anodo (sx): ( ) ( )sPbe2aqPb2 ↔+ −+
Osservo che in questo caso devo indicare il controione Cl- nella semireazione catodica, in quanto il
calomelano Hg2Cl2 è un composto solido.
Il numero di elettroni scambiati è v=2
E’ possibile scrivere il seguente schema di cella elettrochimica
( ) ( ) ( ) ( ) ( )sPtlHgsClHgaqPbClsPb
RedOxOxRed
222
CatodoCatodoAnodoAnodo
→
dove è stato considerato a sinistra un elettrodo al piombo e il suo sale solubile e a destra l’elettrodo
a calomelano (il calomelano è l’Hg2Cl2). Le specie non coinvolte direttamente nella reazione redox
sono state omesse dallo schema della cella galvanica.
Osservo che non è presente il ponte salino, in quanto esiste solo una specie in fase acquosa
(all’anodo), e pertanto essa può essere in contatto diretto con il catodo che è in fase solida o liquida
non miscibile (Hg liquido). In questo caso si usa il simbolo per indicare la separazione tra due
fasi.
Inoltre osservo che all’anodo è presente una fase conduttrice solida (Pb metallico), mentre al catodo
la fase conduttrice è liquida ed è necessario indicare anche la presenza di un conduttore solido (il
Pt).
Il calcolo dell’entropia standard di reazione è possibile mediante la relazione
Kmol/J98.27
K/V1045.1mol/C964852
T
EvF
T
GS
4
p
o
p
oro
r
==⋅⋅⋅=
=
∂∂=
∂∂
−=
−
∆∆
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7
Per la variazione di entalpia posso usare
[ ]mol/kJ03.95
K/V1045.1K15.298V5357.0mol/C964852
T
ETEvF
T
ETvFvFESTGH
4
p
oo
p
ooo
ro
ro
r
−==⋅⋅−⋅−=
=
∂∂−−=
=
∂∂+−=+=
−
∆∆∆
Parte VIII
8
E8.d
Calcolare, servendosi dei potenziali di riduzione standard e schematizzando la cella
elettrochimica, la costante di equilibrio della reazione
( ) ( ) ( ) ( )aqCuaqFeaqCuaqFe 223 ++++ +↔+
La cella elettrochimica può essere schematizzata guardando nella reazione di cella quale specie si
riduce (Fe3+ a Fe2+, che sarà dunque il catodo) e quale si ossida (Cu+ a Cu2+, che sarà dunque
l’anodo). Ne deriva lo schema seguente (si vedano le convenzioni per lo schema di cella
nell’esercizio E8.a):
( ) ( ) ( ) ( )PtaqFe,aqFeaqCu,aqCuPt 322 ++++
In questo caso è necessario aggiungere il conduttore elettronico solido sia al catodo che all’anodo,
dato che le specie redox coinvolte sono in fase acquosa.
Dato che entrambi i componenti del catodo e dell’anodo sono in fase acquosa, è necessario indicare
la presenza di un ponte salino con a separare le due fasi.
Alla cella galvanica corrispondono le seguenti semireazioni e relativi potenziali elettrici standard
tabulati
Catodo (dx): ( ) ( )aqFeeaqFe 23 +−+ ↔+ V77.0E Co =
Anodo (sx): ( ) ( )sCueaqCu2 +−+ ↔+ V16.0E Ao =
da cui la reazione di cella
( ) ( ) ( )( ) ( ) ( )aqCuaqFe)aq(CuaqFe
eaqCuaqFe)aq(CueaqFe223
223
++++
−+++−+
+↔+⇒
++↔++
con numero di elettroni scambiati v=1.
Il potenziale elettrico standard è
V61.0V16.0V77.0EEE Ao
Coo =−=−=
A questo punto posso ottenere la costante di equilibrio sapendo che
oor
or
vFEG
RT
GKln
−=
−=
∆
∆
dunque
RT
vFEKln
o−−=
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
9
11
o
102032.0
V61.0V0257.0
1exp
RT
vFEexpK
⋅=
=
=
=
=→
Parte VIII
10
E8.e
Calcolare il potenziale elettrico della seguente cella elettrochimica a 25°C:
( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( )sPtaqSnCl,aqSnClaqSOFe,aqFeSOsPt 423424
dove gli elettroliti, da sinistra a destra, hanno rispettivamente le seguenti concentrazioni
molali: 0.2, 0.1, 0.3 e 0.1 mol/kg.
Alla cella elettrochimica corrispondono le seguenti semireazioni
Catodo (dx): ( ) ( )aqSne2aqSn 24 +−+ ↔+ V15.0E Co =
Anodo (sx): ( ) ( )aqFeeaqFe 23 +−+ ↔+ V77.0E Ao =
da cui la reazione di cella
( ) ( ) ( )( ) ( ) ( )aqFe2aqSn)aq(Fe2aqSn
e2aqFe2aqSn)aq(Fe2e2aqSn3224
3224
++++
−+++−+
+↔+⇒
++↔++
dove la reazione all’anodo è stata moltiplicata per due per equilibrare il numero di elettroni
scambiati con la reazione al catodo. Pertanto il numero di elettroni scambiati v=2.
L’equazione di Nernst corrispondente è
22Fe4Sn
23Fe2Sn
Ao
Co
aa
aaln
vF
RTEEE
++
++−−=
dove l’attività a per ogni ione i-esimo è data da
oi
iib
ba γ=
Mentre le molalità b sono fornite dalla traccia del problema, in assenza di altre informazioni i
coefficienti di attività possono essere calcolati mediante la legge di Debye-Huckel per il
coefficiente di attività medio
IzzAlog i10−+
± −=γ
oppure
Izz'Aln i−+
± −=γ
dove z+ e z- sono le cariche dei cationi e degli anioni, I è la forza ionica della soluzione ed A o A’
sono delle costanti che dipendono dal tipo di solvente e dalla temperatura. In acqua a 25°C vale
A=0.509 ed A’= 1.173.
Si osservi che, trattandosi del coefficiente di attività medio, γi è uguale per il catione e per l’anione
dell’elettrolita a cui si riferisce.
La legge di Debye-Huckel vale solo per soluzioni diluite, per le quali è lecito ipotizzare che i
coefficienti di attività dipendano solo dalle cariche degli elettroliti e non dal loro tipo. Infatti nella
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
11
legge di Debye Huckel non c’e’ nessuna grandezza fisica legata al tipo di molecola (non ci sono
informazioni chimiche a parte la carica dello ione).
Per trovare i coefficienti di attività γi è necessario calcolare prima la forza ionica nei due
compartimenti elettrodici, che è una grandezza legata alla concentrazione totale di cariche ioniche
presenti in una soluzione. Dunque, per il calcolo di I si deve tenere conto di tutte le specie ioniche
presenti, anche quelle non coinvolte direttamente nella reazione redox. Nel compartimento di
sinistra si ha
( ) ( ) ( ) ( )( ) ( ) ( )aqSOaqFeaqFeSO
aqSO3aqFe2aqSOFe2
42
4
24
3342
−+
−+
+↔
+↔
e la forza ionica è
∑=i
2io
i zb
b
2
1I
dove il termine bo serve per rendere adimensionale I. Dunque
( )
( ) ( ) ( ) ( )( )3.2
22.01.0322.031.022
1
zbzbzbb2
1I
222
24SO4SO
22Fe2Fe
23Fe3FeoA
=
=−⋅+⋅++⋅++⋅⋅=
=++= ++++
dove
( ) 4FeSO34SO2Fe4SO b1b3b ⋅+⋅=
a cui corrisponde
( ) ( ) ( ) 56316.43310 1034.210Fe6316.43.223509.0Felog −−++ ⋅===→−=⋅⋅−= γγ
( ) ( ) ( ) 40877.32210 1017.810Fe0877.33.222509.0Felog −−++ ⋅===→−=⋅⋅−= γγ
Nel compartimento di destra si ha:
( ) ( ) ( )( ) ( ) ( )aqCl2aqSnaqSnCl
aqCl4aqSnaqSnCl2
2
44
−+
−+
+↔
+↔
e la forza ionica è
( )
( ) ( ) ( ) ( )( )3.3
11.023.0421.043.02
1
zbzbzbb2
1I
222
2ClCl
22Sn2Sn
24Sn4SnoC
=
=−⋅⋅+⋅++⋅++⋅=
=++= −−++++
dove
2SnCl4SnClCl b2b4b ⋅+⋅=−
Parte VIII
12
a cui corrisponde
( ) ( ) ( ) 46986.34410 10002.210Sn6986.33.314509.0Snlog −−++ ⋅===→−=⋅⋅−= γγ
( ) ( ) ( ) 28493.12210 10415.110Sn8493.13.312509.0Snlog −−++ ⋅===→−=⋅⋅−= γγ
L’equazione di Nernst diventa pertanto
( )( )
V5693.0
2.01017.83.010002.2
2.01034.21.010415.1ln
2
V0257.0V77.0V15.0
b
b
b
bb
b
b
b
lnvF
RTEEE
244
252
2o
22Fe2
2Feo4Sn
4Sn
2o
23Fe2
3Feo2Sn
2Sn
Ao
Co
−=
=⋅⋅⋅⋅⋅⋅⋅⋅⋅⋅−−=
=−−=
−−
−−
++
++
++
++
γγ
γγ
Osservo che il potenziale è minore di 0 ovvero, essendo
vF
GE r∆−=
ho che ad E<0 corrisponde un 0Gr >∆ .
Dunque la cella elettrochimica non è una cella galvanica (che converte energia chimica in energia
elettrica) ma può lavorare invece da cella elettrolitica se viene fornita energia elettrica dall’esterno
per produrre una reazione di elettrolisi.
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
13
E8.f
Nella cella
( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( )sPtlHgsClHgaqKClaqSolbar1,gHsPt 222
“Sol” è una soluzione tampone a pH1 = 6.86. A 25°C il potenziale della cella è di E1=740.9 mV.
Sostituendo la soluzione con una a pH incognito, il potenziale della cella (sempre a 25°C)
diventa E2=609.7 mV. Trovare il pH della soluzione incognita.
Questo esercizio mostra come il potenziale di un elettrodo ad H+ dipende dal pH. Dunque con
misure elettrochimiche si può misurare il pH:
+−= H10 alogpH
A tale cella elettrochimica corrispondono le seguenti semireazioni
Catodo (dx): ( ) ( ) ( )aqCl2lHg2e2sClHg 22−− +↔+
Anodo (sx): ( ) ( )gHe2aqH2 2↔+ −+
da cui la reazione di cella
( ) ( ) ( ) ( ) ( )( ) ( ) ( ) ( ) ( )aqH2aqCl2lHg2gHsClHg
e2aqH2aqCl2lHg2gHe2sClHg
222
222
+−
−+−−
++↔+⇒
+++↔++
Il potenziale elettrico della cella si può scrivere come la differenza tra il potenziale del catodo meno
quello dell’anodo
AC EEE −=
Non conosco EC perchè non ho informazioni sulla molalità del KCl, essendo
−−= ClCo
C alnvF
RTEE
Tuttavia, posso risolvere il problema considerando EA, che è dato da
2H
o2H
Ao
2H
2HA
oA
a
p
f
lnvF
RTE
a
aln
vF
RTEE
+
+
−=
=−=
Supponendo che H2 si comporti come gas ideale ed essendo a pressione di 1bar posso scrivere
=−=+
2H
o2H
Ao
Aa
p
p
lnvF
RTEE
Parte VIII
14
=−= −+2
HAo aln
vF
RTE
( )
( )( )pHV05916.0
pH10ln22
V0257.00
alog10ln22
V0257.00 H10
⋅−=
=−−−=
=−−= +
Dove è stata usata la seguente regola per passare da logaritmo naturale a logaritmo in base 10
( ) ( ) 10lnxlog10ln10log10lny10lnxln10x 10y
10yy ====→=
e ln10=2.303.
Inoltre il potenziale elettrico standard per la reazione anodica è 0 per definizione, essendo lo SHE di
riferimento.
Quindi per il caso a pH noto avremmo
( )V33506.086.6V05916.0V7409.0E
86.6V05916.0EV7409.0
EEE
C
C
1AC1
=⋅−=→⋅−−=→
−=
da cui è possibile calcolare il potenziale del catodo.
A questo punto, il pH della soluzione incognita è dato da
( )64.4
V05916.0
V33506.0V6097.0pH
pHV05916.0V33506.0V6097.0
EEE 2AC2
=−=→
⋅−−=→−=
In alternativa, avrei potuto calcolare il pH anche nel modo seguente:
nel caso a pH noto ho 1AC1 EEE −=
nel caso a pH incognito ho 2AC2 EEE −=
con EC uguale in entrambi i casi, per cui facendone la differenza ho
=+−−=− 2AC1AC21 EEEEEE
=−++−= −+
−+
22HA
o21HA
o alnvF
RTEaln
vF
RTE
22H
21H
a
aln
vF
RT−
+
−+=
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
15
( )
( ) 1H212H
211H
2H
alnEERT2
vFaln
EERT
vF
a
aln2
++
+
+
+−=→
−=→
( )
( )
( ) 1212
1H10212H10
1H10212H10
pHEERT10ln2
vFpH
aLogEERT10ln2
vFaLog
aLog10lnEERT2
vFaLog10ln
+−=→
+−=→
+−=→
++
++
Parte VIII
16
E8.1
Si consideri la cella di Daniell (a 25 °C):
4 4Zn(s)|ZnSO (aq,0.3m)||CuSO (aq, 0.2m)|Cu(s)
per la quale 2Zn /ZnE + = -0.76 V e Cu/2Cu
oE + =0.34 V.
a) Scrivere le reazione di cella;
b) calcolare i coefficienti di attività media sulla base della teoria di Debye-Hückel e
confrontarli con i valori sperimentali: )(CuSOγ 4± =0.104 e )(ZnSOγ 4± =0.0835;
c) calcolare la f.e.m. e determinare l’errore percentuale che si commette usando
l’approssimazione di Debye-Hückel.
a) Alla cella elettrochimica corrispondono le seguenti semireazioni
Catodo (dx): ( ) ( )sCue2aqCu2 ↔+ −+ V34.0EoC =
Anodo (sx): ( ) ( )sZne2aqZn2 ↔+ −+ V76.0EoA −=
da cui la reazione di cella
( ) ( ) ( ) ( )( ) ( ) ( ) ( )sCuaqZnaqCusZn
sCue2aqZne2aqCusZn22
22
+↔+⇒
++↔++++
−+−+
b) Per il calcolo dei coefficienti di attività mediante la legge di Debye-Huckel
Izz173.1ln i−+−=γ
devo prima quantificare la forza ionica
∑=i
2io
i zb
b
2
1I
All’anodo dove
−+ +↔ 24
24 SOZnZnSO
ho
( ) 2.13.023.022
1I 22 =⋅+⋅=
per cui
( ) 005858.02.122173.1exp4ZnSO =⋅⋅⋅−=γ
che è piuttosto diverso dal valore sperimentale di 0835.0 .
Al catodo dove
−+ +↔ 24
24 SOCuCuSO
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
17
ho
( ) 8.02.022.022
1I 22 =⋅+⋅=
per cui
( ) 015045.08.022173.1exp4CuSO =⋅⋅⋅−=γ
che è piuttosto diverso dal valore sperimentale di104.0 .
c) La forza elettromotrice (f.e.m.) equivale al potenziale elettrico della cella galvanica, che si ottiene
dall’equazione di Nernst
+−=
=−=
=−=
=−=
+
+
+
+
++
++
+
+
2Cu
2Zn
2Cu
2Zno
2Cu2Cu
2Zn2Zno
2Cu
2Zno
o
lnb
bln
vF
RTE
b
bln
vF
RTE
a
aln
vF
RTE
QlnvF
RTEE
γγ
γγ
A questo punto, utilizzando i coefficienti di attività ricavati dalla legge di Debye-Huckel ho
V10690.1
197.4140.52.0
3.0ln
2
V0257.010.1
lnlnb
bln
vF
RTEE 2Cu2Zn
2Cu
2Zno
=
=
+−−=
=
−+−= ++
+
+ γγ
Mentre utilizzando i valori sperimentali dei coefficienti di attività ho
V09761.1
104.0ln0835.0ln2.0
3.0ln
2
V0257.010.1E
=
=
−+−=
Dunque la differenza tra i due casi è di
%84.0
V00930.0V09761.1V10690.1
+→=−
La differenza è piccola ma questo non vuol dire che la legge di Debye Huckel dia buoni risultati
(infatti il disaccordo con il risultato sperimentale è notevole). Al contrario, la piccola differenza è
dovuta al fatto che la cella galvanica lavora in condizioni vicine a quelle standard, per cui il
Parte VIII
18
potenziale è poco diverso da quello standard e il contributo derivante dai coefficienti di attività è
limitato.
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
19
E8.2
Si consideri la cella:
2Pt(s)|H (g)|HCl(aq,0.01m)|AgCl(s)|Ag(s)
per la quale: AgCl|Ag,Cl
E − =0.22V e ( ) 4
,1.71 10
pE T ξ
−∂ ∂ = × V K -1.
a) Scrivere la reazione che avviene nella cella ed indicare quali sono anodo e catodo;
b) Calcolare la f.e.m. della cella a 298.15 K quando 2Hp = 1.5 bar e bHCl =0.01 moli/kg.
Considerare il gas ideale e usare la legge limite di Debye - Hückel per calcolare i coefficienti di
attività in soluzione.
c) Calcolare r rH e S∆ ∆ .
E8.3
Data la pila
Ag(s)|AgCl(s)|HCl(aq)|(g)H|Pt(s) 2
sapendo che se2Hp =1 bar e mHCl=3.00 mol/kg la f.e.m. a 25°C risulta pari a 0.1521 V,
calcolare il coefficiente di attività medio di HCl. Usare tabelle di dati termodinamici.
E8.4
Determinare il prodotto di solubilità di AgCl a 25°C utilizzando tabelle di dati termodinamici.
[Risultati: ΚΚΚΚs=1.57 10-10]
E8.5
Si consideri la cella elettrochimica (a T=298.15 K):
Zn(s)|ZnCl2(aq, 0.01 m)||FeCl3(aq, 0.02 m), FeCl2(aq, 0.04 m)|Pt(s)
a. scrivere la reazione che avviene nella cella;
b. calcolare la f.e.m. standard sapendo che: ΔfG (Zn2+,aq) = −147.1 kJ mol-1, ΔfG
(Fe2+,aq) = −78.9 kJ mol-1 e ΔfG (Fe3+,aq) = −4.7 kJ mol-1
c. calcolare la f.e.m. della cella supponendo che tutte le specie in soluzione si comportino
in maniera ideale;
d. calcolare la f.e.m. della cella utilizzando l’approssimazione di Debye-Hückel per
calcolare i coefficienti di attività medi.
[Risultati: E o=1.5313V ; Eideale=1.5726V ; EDH=1.5631V]
Parte VIII
20
E8.6
Si consideri la cella elettrochimica alla temperatura di 25 ˚C:
Mg(s) | Mg(NO3)2 (aq, 0.02 m) || HBr (aq, 0.001 m) | AgBr(s) | Ag(s)
a) scrivere la reazione che avviene nella cella;
b) sapendo che AgBr/Ag,Br-E = 0.071 V e or G∆ = -469.1 kJ mol-1, calcolare il potenziale
standard dell’anodo;
c) sapendo che il coefficiente di attività media per HBr (aq) è 0.964 e che Ecella=2.665 V,
calcolare il coefficiente di attività medio del Mg(NO3)2;
d) confrontare il valore ottenuto per il coefficiente di attività medio del Mg(NO3)2 con
quello stimato sulla base della legge limite di Debye-Hückel;
e) sapendo che +Ag /AgE = 0.80 V calcolare la costante di solubilità di AgBr.
[Risultati: E oA=-2.360V ; γγγγ=0.660; γγγγDH= 0.563; Ks=4.78E-13]
E8.7
Si consideri la cella elettrochimica alla temperatura di 25 °C:
Pt(s) |Fe(NO3)2(0.04 m), Fe(NO3)3(0.01 m) || HCl (0.03 m)| AgCl(s) |Ag(s)
a) Scrivere la reazione globale della cella;
b) sapendo che ∆fGo (AgCl,s)=–109.8 kJ mol-1, ∆fG
o (Cl¯,aq)=–131.2 kJ mol-1, ∆fGo
(Fe3+,aq)=–4.7 kJ mol-1, ∆fGo (Fe2+,aq)= –78.9 kJ mol-1 calcolare Eo per la cella;
c) calcolare la f.e.m. della cella usando la legge limite di Debye-Hückel per stimare i
coefficienti di attività delle specie acquose e dire se la cella si comporta da pila;
d) calcolare la f.e.m. standard della cella a 310 K, sapendo che ∆rSo=159.07 J/Kmol.
[Risultati: E o=-0.547V ; EDH=-0.4986 V; Eo(310K)=-0.527V oppure –0.3265V se si usa Gibbs-
Helmholtz]
E8.8
Le pile alcaline si basano sulle seguenti reazioni redox:
ZnO(s) + H2O(l) + 2e- = Zn(s) + 2OH-(aq)
2MnO2(s) + H2O(l) + 2e- = Mn2O3(s) + 2OH-(aq)
a) schematizzare la pila e scrivere la reazione di cella;
b) determinare la f.e.m. e il suo coefficiente di temperatura;
c) determinare il lavoro massimo ottenibile dalla cella per mole di Zn che reagisce;
d) determinare il calore sviluppato dalla cella facendola lavorare reversibilmente e
cortocircuitandola.
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
21
e) determinare coefficiente di temperatura della f.e.m.;
Assumere una temperatura di 25 °C. ∆∆∆∆fGo(Mn2O3)=-881.1kJ/mol; ∆∆∆∆fG
o(MnO2)=-465.1kJ/mol.
[Risultati: E o=1.406V; dE/dT=3.3166E-5V/K; w=-271.4E3J; qr=1.9kJ/mol; qc=-269.5kJ/mol]
Parte VIII
22
E8.9
La batteria al piombo si basa sulla seguente reazione:
PbO2(s) + Pb(s) + 2H2SO4(aq) = 2 PbSO4(s) + 2H2O(l).
Si è trovato sperimentalmente che in una soluzione 1m in H2SO4(aq) la dipendenza dalla
temperatura della f.e.m. è descritta dalla funzione: E(V)=1.91737+56.1·10-6 T +108·10-8 T 2,
dove T è la temperatura nella scala Celsius.
a) Schematizzare la cella e scrivere le semireazioni che avvengono all’anodo e al catodo;
b) calcolare il lavoro massimo ottenibile dalla cella per mole di Pb(s) che reagisce, alle
temperature di -5°C e +40°C (si supponga che la concentrazione di H2SO4 venga mantenuta
costante);
c) calcolare il calore sviluppato dalla cella cortocircuitata a 40°C ed il calore sviluppato in
condizioni reversibili alla stessa temperatura.
[Risultati: w(-5°C)=-369.95kJ; w(40°C)=-370.76kJ; q=-379.37kJ; qrev=-8.61kJ]
a) Dalla reazione di cella osservo che le specie che cambiano stato di ossidazione sono
++ → 24 PbPb che si riduce e, pertanto, sarà nella semireazione catodica
+→ 2PbPb che si ossida e, pertanto, sarà nella semireazione anodica
per cui posso scrivere il seguente schema di cella
CatodoCatodoAnodoAnodo RedOxOxRed
( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( )sPtsPbSOsPbOaqSOHsPbSOsPb 42424
osservo che in questo caso non è necessario il ponte salino in quanto la soluzione acquosa di H2SO4
mette in contatto anodo e catodo.
Dato che in questa cella il H2SO4(aq) è necessariamente in contatto con il PbSO4(s), è solitamente
usato lo schema di cella seguente
( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( )sPtsPbOsPbSOaqSOHsPbSOsPb 24424
in cui le specie catodiche sono riportate in un ordine che rispecchia la logica di interazione delle
diverse specie durante il funzionamento della cella.
Dunque le semireazioni sono
Catodo (dx): ( ) ( ) ( ) ( )lOH2sPbSOe2sPbOaqSOH4 24224 +↔+++ −−+
Anodo (sx): ( ) ( ) ( )aqSOsPbe2sPbSO 244
−− +↔+
con numero di elettroni scambiati v=2.
Per cui la reazione di cella (per verifica) è
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
23
( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( )( )
( ) ( ) ( ) ( ) ( )lOH2sPbSO2sPbsPbOaqSO2H4
e2sPbSO
lOH2sPbSOaqSOsPbe2sPbOaqSOaqH4
24224
4
24242
24
+↔+++⇒
++
++↔+++++
−+
−
−−−+
b) Il lavoro elettrico massimo per reazione di 1 mole di Pb è quello ottenibile in condizioni
reversibili a T e p costanti, che per definizione è pari alla variazione di energia libera di Gibbs del
sistema
∫==1
0
rrev,el GdGw ξ∆∆
Per calcolare il ∆G (unità di misura J) devo integrare il ∆rG, che invece è una grandezza parziale
molare (unità di misura J/mol), rispetto al grado di avanzamento della reazione ξ. Infatti vale per
definizione che
p,T
r
GG
∂∂=
ξ∆
Si noti che nelle celle galvaniche l’energia chimica è appunto convertita in energia elettrica.
Il grado di avanzamento della reazione, ovvero la coordinata che misura il procedere della reazione,
è per definizione pari a
i
i0i
v
nn −=ξ
dove 0in ed in sono, rispettivamente, il numero di moli iniziali e finali dell’i-esimo reagente con
coefficiente stechiometrico vi (se si tratta di prodotti, la relazione è la stessa ma cambiata di segno).
Dunque in questo caso, avendo che le moli di Pb metallico che vengono ossidate sono 1, si ha
mol11
mol1
v
nn
Pb
Pb0Pb ==
−=ξ
Per calcolare il ∆G (unità di misura J) devo integrare il ∆rG, che invece è una grandezza parziale
molare (unità di misura J/mol) sul numero di moli che reagiscono ξ.
Dato che
2v
vFEGr
=−=∆
ho
mol1FE2EdF2Gdw1
0
1
0
rrev,el ⋅−=−== ∫∫ ξξ∆
Dove ho supposto che E (ovvero il ∆rG) sia indipendente dal progredire della reazione. Con
l’equazione di Nernst posso verificare la validità di questa ipotesi:
Parte VIII
24
24SO
22HPb2PbO
2O2H
24PbSOo
aaaa
aaln
vF
RTEE −=
se suppongo che i solidi siano immiscibili e siano presenti come composti puri e separati, allora le
loro attività sono unitarie indipendentemente da ξ ed il potenziale si riduce a
24SO
22H
2O2Ho
aa
aln
vF
RTEE −=
A questo punto, posso sfruttare l’ipotesi del problema che la molalità dell’H2SO4 sia costante, per
cui le attività dei soluti e del solvente non variano con il procedere della reazione. In tal caso, è
legittimo portare E fuori dall’integrale, come è stato fatto.
Ora devo calcolare il potenziale elettrico alle due temperature richieste dal problema, usando la
relativa espressione fornita (dove la temperatura va espressa in gradi celsius)
( ) ( )( ) ( ) =⋅⋅+⋅⋅−=°−→
=⋅⋅+⋅⋅−=−−
−−
V25101085101.5691737.1C5E
VT10108T101.5691737.1TE86
286
( ) V92134.1C40E
V91712.1
=°→=
Dunque
a –5°C: kJ95.369V91712.1mol1mol/C964852mol1FE2w rev,el −=⋅⋅⋅−=⋅−=
a 40°C: kJ76.370V92134.1mol1mol/C964852w rev,el −=⋅⋅⋅−=
c) Il calore sviluppato dalla cella cortocircuitata a 40°C è per definizione
ξ∆ξ∆∆ HHdHq r
1
0
r∫ ===
Anche in questo caso, se ∆rH è indipendente dal progredire della reazione, posso portare fuori
dall’integrale. Nelle condizioni proposte dal problema (p costante e dipendenza di E da T nota), il
modo più semplice per esprimere ∆rH è
STGH rrr ∆∆∆ +=
Dunque posso sostituire in funzione del potenziale elettrico come
( ) =+= ξ∆∆ STGq rr
( ) =
∂−∂+−= ξ
ξ,pT
vFETvFE
ξξ
∂∂+−=
,pT
ETEF2
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
25
Dove
( ) ( ) ( )( ) V92134.1V4010108401015691737.1C40E 286 =⋅+⋅⋅+=° −−
e posso calcolare
( )
K/V10425.1T
E
T210108101.56T
E
4
,p
86
,p
−
−−
⋅=
∂∂→
⋅⋅+⋅=
∂∂
ξ
ξ
Infine, essendo ξ=1mol, ho
kJ15.362
mol1K
V10425.1K15.313V92134.1mol/C964852q 4
−=
=⋅
⋅⋅−⋅−= −
Il calore in condizioni reversibili è per definizione pari a
GHSTqT
qS rev
rev ∆∆∆∆ −==→=
dunque
( )kJ61.8
kJ76.370kJ15.362
wqq elrev
−==−−−=
=−=
Proff. Amendola – Ferrarini Chimica Fisica I Laurea in Scienza dei Materiali
www.chimica.unipd.it/vincenzo.amendola 18/09/2017 www.chimica.unipd.it/alberta.ferrarini
Parte IX
Cinetica Chimica
E9.1
Data la reazione
2 NO2(g) + F2(g) →→→→ 2 NO2F(g)
si determini quale dei due meccanismi riportati nel seguito è compatibile con l’osservazione
sperimentale che, in presenza di grande eccesso di fluoro, il tempo di dimezzamento di NO2 è
indipendente dalla sua concentrazione iniziale.
I) →2 2 2 2
NO +NO + F 2NO Fk
II) →12 2 2
NO + F NO F + Fk
→22 2
NO + F NO F k
con k1<<k2.
Il tempo di dimezzamento è per definizione il tempo necessario perchè la concentrazione iniziale di
reagente [ ]02NO si dimezzi rispetto al suo valore iniziale, dunque
[ ] [ ]022/1t2 NO2
1NO =
Il problema ci dice che tale tempo t1/2 non dipende da [ ]02NO .
Per rispondere alla domanda del problema comincio esprimendo la velocità di reazione V, che per
una generica reazione omogenea (ovvero che avviene in fase omogenea)
JvBvAv jBA →+
è definita come
[ ] [ ] [ ]dt
Bd
v
1
dt
Ad
v
1
dt
Jd
v
1V
BAj
−=−==
dove [ ] [ ]A,J e [ ]B sono le concentrazioni molari (mol/L) dei prodotti e dei reagenti, e v i relativi
coefficienti stechiometrici.
Parte IX
2
Dunque la velocità può essere scritta in funzione di una qualsiasi delle specie coinvolte nella
reazione chimica (nel nostro esempio, A, B o J), per cui V non dipende dalla specie considerata ed è
sempre positiva.
Nei casi più comuni, la velocità di reazione risulta proporzionale a potenze della concentrazione dei
reagenti, ed è possibile scrivere
[ ] [ ]mBmA BAkV =
dove k è la costante cinetica (o costante di velocità) che dipende dalla temperatura, ma NON
dipende dalla concentrazione dei reagenti e, quindi, dal tempo t. Le unità di misura di k dipendono
dall’ordine di reazione, essendo la velocità sempre espressa in mol L-1s-1.
Gli esponenti mA e mB definiscono l’ordine di reazione rispetto ai reagenti A e B, mentre l’ordine di
reazione complessivo della reazione è mA+mB.
L’ordine di reazione dei reagenti non è necessariamente uguale ai rispettivi coefficienti
stechiometrici della reazione complessiva, ma dipende dal numero di molecole di reagenti
effettivamente coinvolti nei diversi stadi intermedi (processi elementari) che compongono il
meccanismo di reazione chimica che parte dalle due specie A e B e arriva a J.
Nel caso (I) la velocità di reazione può essere espressa come
[ ]dt
FNOd
2
1V 2=
Il problema fornisce un meccanismo di reazione ad un solo stadio, il che consente di esprimere
direttamente l’ordine di reazione per ciascun reagente come il rispettivo coefficiente stechiometrico,
per cui
[ ] [ ] [ ]22
22 FNOk
dt
FNOd
2
1V ==
Se si lavora con grande eccesso di F2, la concentrazione di F2 è circa costante nel tempo e posso
approssimare V come
[ ] [ ] [ ] [ ]222
22
2 NO'kFNOkdt
FNOd
2
1V ≈==
Dunque, esprimendo la velocità di reazione in funzione del reagente NO2 invece che del prodotto
NO2F, ho la tipica forma di una legge cinetica del 2° ordine
[ ] [ ]22
2 NO'kdt
NOd
2
1V ≈−=
che posso riarrangiare come
Esercitazioni per il corso di Chimica Fisica II per la laurea in Scienza dei Materiali
3
[ ][ ] dt'k2NO
NOd2
2
2 −≈
ed integrare membro a membro per avere
[ ] [ ] ( )
[ ] [ ] t'k2NO
1
NO
1
0t'k2NO
1
NO
1
02t2
02t2
+=→
−−=+−
Quando t=t1/2 ho [ ] [ ] 2/NONO 022/1t2 = dunque
[ ] [ ]
[ ]022/1
2/1
0202
NO'k2
1t
t'k2NO
1
NO
2
=→
+=
che dipende da [ ]0NO ed è dunque incompatibile con l’osservazione sperimentale.
Adesso bisogna verificare che il meccanismo (II), composto da due stadi, sia compatibile con
l’esperimento.
Per i due stadi con due diverse costanti cinetiche k1 e k2 posso scrivere:
[ ] [ ][ ][ ] [ ][ ]FNOk
dt
FNOdV
FNOkdt
FNOdV
222k2
2
2211k2
1
==
==
Dunque posso sostituire nella velocità di reazione complessiva, che è riferita alla reazione chimica
complessiva e dunque include il coefficiente stechiometrico ½:
[ ] ( ) =+== 212
tot VV2
1
dt
FNOd
2
1V
[ ][ ] [ ][ ]( )FNOkFNOk2
122221 +=
A questo punto devo capire come esprimere [ ]F , che è un intermedio di reazione (non è presente nè
tra i reagenti nè tra i prodotti della reazione chimica complessiva).
Il problema mi informa però che k1<<k 2 e in questo caso si dimostra che è possibile considerare
costante la concentrazione dell’intermedio di reazione (vedi slides lezione), ovvero
[ ]0
dt
Fd ≈
Parte IX
4
Allora, usando il fatto che la velocità di formazione del [ ]FNO2 con costante cinetica k2 nello
stadio 2 è uguale e opposta alla velocità di formazione di [ ]F , ho
[ ] [ ][ ] [ ]dt
FdFNOk
dt
FNOd 2k22
2k2 −==
e pertanto
[ ] [ ][ ] [ ][ ][ ][ ] [ ][ ]FNOkFNOk
0FNOkFNOkdt
Fd
22221
22221
≈→
≈−=
Dunque posso scrivere la velocità di reazione complessiva come
[ ] ≈=dt
FNOd
2
1V 2
tot [ ][ ] [ ][ ]( ) [ ]2"1221221 NOkFNOkFNOk
2
1 ≈+
dove ho utilizzato l’ipotesi di largo eccesso di F2 (ovvero [ ] [ ]022 FF ≈ ).
Ora, esprimendo la velocità di reazione in funzione del reagente NO2 invece che del prodotto NO2F,
ho la tipica forma di una legge cinetica del 1° ordine
[ ] [ ]2"1
2 NOkdt
NOd
2
1V =−=
che posso riarrangiare come
[ ][ ] dtk2NO
NOd "1
2
2 −≈
ed integrare membro a membro per avere
[ ][ ] ( )0tk2NO
NOln "
1
02
t2 −−=
Quando t=t1/2 ho [ ] [ ] 2/NONO 022/1t2 = dunque
2lnk2
1t
tk22ln
tk22
1ln
"1
2/1
2/1"1
2/1"1
=→
=→
−=
che NON dipende da [ ]0NO ed è dunque compatibile con l’osservazione sperimentale.
Esercitazioni per il corso di Chimica Fisica II per la laurea in Scienza dei Materiali
5
E9.2
Si consideri la decomposizione del primo ordine del ciclobutano a 438°C a volume costante:
C4H8(g) →→→→2 C2H4(g)
a) si esprima la velocità di reazione in termini di dipendenza temporale della pressione;
b) si determini il tempo di dimezzamento, sapendo che la costante di velocità è uguale a
2.48·10-4 s-1;
c) a partire dall’inizio della reazione, dopo quanto tempo la pressione è aumentata del
50% rispetto al valore iniziale?
a) La pressione è legata al numero di moli di prodotti e reagenti, essendo temperatura e volume di
reazione costanti. Usando l’approssimazione di gas ideale ho
[ ] [ ]( )4284
tottot
HCHCRTV
nRT
V
RTnp
+=
===
Dunque devo trovare la dipendenza temporale di [ ]84HC e [ ]42HC per conoscere la pressione.
Per farlo, comincio dall’esprimere la velocità di reazione per una cinetica del primo ordine è
[ ] [ ] [ ]dt
HCdHCk
dt
HCd
2
1V 84
8442 −===
che posso riarrangiare ed integrare membro a membro per ottenere
[ ][ ]
[ ][ ] ( )
[ ] [ ] kt084t84
084
t84
84
84
eHCHC
0tkHC
HCln
kdtHC
HCd
−=→
−−=→
−=→
Per esprimere la dipendenza temporale di [ ]42HC considero il fatto che si deve avere
[ ] [ ] [ ]084t42
t84 HC2
HCHC =+
dunque posso scrivere
[ ] [ ] [ ]( )[ ] ( )kt
084
t84084t42
e1HC2
HCHC2HC−−=
=−=→
Sostituendo l’espressione delle concentrazioni in funzione del tempo ho
Parte IX
6
[ ] [ ] ( )( )
[ ] ( ) =−+=
−+=−−
−−
ktkt084
kt084
kt084
e22eHCRT
e1HC2eHCRTp
[ ] ( )( )kt
0
kt084
e2p
e2HCRT−
−
−=
=−=
Osservo che ( )
→∞→=−==
0
00
0
p2p:t
pe2pp:0t
b) A t=t1/2 si ha
[ ] [ ]2
HCHC 084
2/1t84 =
dunque
[ ] [ ] [ ]2
HCeHCHC 084kt
0842/1t84 == −
s2795s1079.2s104.2
2ln
k
2lnt
kt2ln
342/1
2/1
=⋅=⋅
==→
=→
−
c) Un aumento del 50% della pressione vuol dire che
( )
s2795k
5.0lnt
5.0lnkt
5.05.12e
e2pp5.1kt
kt00
=−=
=−=−=→
−=−
−
Esercitazioni per il corso di Chimica Fisica II per la laurea in Scienza dei Materiali
7
E9.3
Le banane sono lievemente radioattive a causa dell’elevato contenuto di potassio. L’isotopo 40K (0.0118% abbondanza naturale) decade mediante due processi:
40 401
19 20K Ca+
k β→ (89.3%)
40 402
19 18K Ar+
k β +→ (10.7%)
Sapendo che il tempo di dimezzamento del potassio è 1.3·109 anni:
a) determinare la costante di velocità per i singoli processi;
b) determinare il numero disintegrazioni che hanno luogo in un secondo in 500 mg di
potassio (contenuto medio di una banana di 150 g).
In natura, il decadimento radioattivo degli elementi, dovuto all’instabilità dei nuclei di alcuni
isotopi, può produrre radiazioni γ (radiazione elettromagnetica), β (elettroni), β+ (positroni) o α
(nuclei di elio).
a) Comincio scrivendo la velocità di decadimento per i due processi e per la reazione complessiva
[ ] [ ][ ] [ ]Kk
dt
Kd
Kkdt
Kd
402
2k40
401
1k40
=−
=−
[ ] ( )[ ]Kkkdt
Kd 4021
40
+−=→
Si tratta di una legge cinetica del I° ordine che posso integrare membro a membro per avere
[ ][ ] ( )
[ ][ ] ( )( )
[ ] [ ] ( )tkk0
4040
210
40t
40
2140
40
21eKK
0tkkK
Kln
dtkkK
Kd
+−=→
−+−=→
+−=
Il problema fornisce il t1/2 al quale si ha
[ ] [ ] ( )tkk0
40040
21eK2
K +−=
( )
212/1
2/121
kk
2lnt
tkk2ln
+=→
+−=−→
Parte IX
8
Dunque, convertendo il tempo da anni in secondi
1 anno = 365 giorni . 24h . 60minuti . 60s = 3.1536 107 s
ottengo la costante cinetica complessiva
116
792/121 s101690.0
anni
s101536.3anni103.1
2ln
t
2lnkk −−⋅=
⋅⋅⋅==+
Ora sfrutto l’informazione che il primo processo contribuisce per l’89.3% e il secondo per il 10.7%,
per cui
1161162
1161161
s100181.0s101690.0107.0k
s101509.0s101690.0893.0k−−−−
−−−−
⋅=⋅⋅=
⋅=⋅⋅=
b) Per definizione, la velocità di reazione dipende dal numero di moli di K nel modo seguente
[ ] ( )[ ]
( )
( ) K4021K40
K4021K40
4021
40
nkkdt
dn
nV
1kk
dt
dn
V
1
Kkkdt
Kd
+−=→
+−=→
+−=
che può essere scritto in funzione del numero di atomi di 40K moltiplicando per il numero di
Avogadro NA
( ) K40A21K40
A nNkkdt
dnN +−=→
Dunque per conoscere il numero di disintegrazioni che avvengono in 1s in 500mg di K devo prima
calcolare il numero di moli n40K di 40K presenti nel campione
mol10509.1mol/g0983.39
g5.0000118.0
MM
m%n
6
K
KK40K40
−⋅==
==
Sostituendo questo valore ottengo
s
atomi36.15
mol10509.1mol
atomi10022.6s101690.0
dt
dnN 623116K40
A
−=
=⋅⋅⋅⋅⋅−=→ −−−
Esercitazioni per il corso di Chimica Fisica II per la laurea in Scienza dei Materiali
9
E9.4
Dimostrare che per una reazione
A →→→→ P
di ordine n (n>1) il rapporto tra il tempo di dimezzamento e il tempo al quale la quantità di
reagente si riduce al 75% del valore iniziale è indipendente dalla quantità iniziale.
Se la reazione è di ordine n vuol dire che è compatibile, ad esempio, con un meccanismo di reazione
del tipo
PA...AAtermini n
→+++44 344 21
In ogni caso, posso cominciare scrivendo la velocità di reazione
[ ] [ ]nAkdt
Ad −=
per trovare il tempo di dimezzamento devo integrare membro a membro
[ ][ ]
[ ] [ ] ( )
( ) [ ] [ ]
−
−=→
−−=
−
−−→
−=→
−−
−−
1n0
1n
1n0
1n
n
A
1
A
1
k1n
1t
0tkA
1
A
1
1n
1
kdtA
Ad
Per t1/2 ho
( ) [ ] [ ] ( ) [ ]
−−
=
−
−= −
−
−−
−
1n0
1n
1n0
1n0
1n
2/1A
12
k1n
1
A
1
A
2
k1n
1t
Per t3/4 ho
( ) [ ] [ ] ( ) [ ]
−−
=
−
−= −−
−−
−−−
−
1n0
1n
1n1n
1n0
1n0
1n
1n
4/3A3
34
k1n
1
A
1
A3
4
k1n
1t
dunque il rapporto tra i due è
Parte IX
10
( ) [ ]
( ) [ ]
( )( )1n
1n1n1n
1n
1n1n
1n
1n0
1n
1n1n
1n0
1n
4/3
2/1
3
3412
3
341
12
A3
34
k1n
1
A
12
k1n
1
t
t
−
−−−
−
−−
−
−−
−−
−
−
−−=−
−
=
=−
−
−−
=
indipendente da [ ]0A .